I PROBLEMI DELLAPEDAGOGIA - … · comportamento ispirato alla disnomia dei valori, ovvero ad una...

14
I PROBLEMI DELLA PEDAGOGIA Rivista bimestrale diretta da IGNAZIO VOLPICELLI Paolina Mulè e Letterio Todaro (a cura di) LE PROSPETTIVE DELLA PEDAGOGIA: LA SCUOLA E L’IMPEGNO SOCIALE

Transcript of I PROBLEMI DELLAPEDAGOGIA - … · comportamento ispirato alla disnomia dei valori, ovvero ad una...

I PROBLEMI DELLA PEDAGOGIA

Rivista bimestrale diretta da IGNAZIO VOLPICELLI

Paolina Mulè e Letterio Todaro(a cura di)

LE PROSPETTIVE DELLA PEDAGOGIA:LA SCUOLA E L’IMPEGNO SOCIALE

0- Indice.qxd 20/09/2006 11.05 Pagina 207

I PROBLEMI DELLA PEDAGOGIARivista bimestrale diretta da IGNAZIO VOLPICELLI

Consulenti:Hervé A. Cavallera, Marco Dallari, Antonio Erbetta, Maria Teresa Gentile,

Luciano Pazzaglia, Fabrizio Ravaglioli, Nicola Siciliani de Cumis, Giuseppe

Spadafora

Prezzo abbonamento 2005: Italia 51,65 - Estero 56,81 + 15,49 s.p. e bancarieFascicolo doppio: Italia 22,30 - Estero 24,00 + 15,43 s.p. e bancarie

Per abbonamenti, fascicoli separati, richiesta pubblicità indirizzare a:ANICIA s.r.l. - Via S. Francesco a Ripa n. - 00153 Roma

(c.c.p. 55571004) - Tel. 06/5894742 (anche Fax)

Il fascicolo non recapitato dovrà essere reclamato entro un mese dalla ricezionedel fascicolo successivo.I manoscritti, i libri per recensione, le richieste di cambio debbono essere indiriz-zati alla Direzione de:

«I PROBLEMI DELLA PEDAGOGIA» Via Corsini n. 12 - 00165 ROMALa direzione de «I Problemi della Pedagogia» esaminerà soltanto i contributi ori-ginali non ancora pubblicati o in via di pubblicazione.

Anno LI Maggio/Agosto 2005 n. 3-4

SOMMARIO

VOLUME IILE PROSPETTIVE DELLA PEDAGOGIA: LA SCUOLA E L’IMPEGNO SOCIALE

(a cura di Paolina Mulè e Letterio Todaro)

I SEZIONELA SCUOLA

(a cura di Paolina Mulè)

P. MULÈ, Introduzione p. 211

P. BERTOLINI, La scuola tra responsabilità culturale e progettazione politica p. 223

A. ERBETTA, Quale scuola per quale lavoro? p. 233

P. MULÈ, La pedagogia critica per la formazione del docente p. 249

M. MUSCARÀ, Il contributo delle lingue straniere nella formazione

scolastica primaria p. 259

C. ROVERSELLI, I musulmani e le scuole confessionali inglesi, ovvero la relazione

tra una comunità e una società. Problematiche che toccano l’educazione p. 277

S. PULVIRENTI, Premesse e caratteri di una “pedagogia dell'alternanza” p. 291

II SEZIONEL'IMPEGNO SOCIALE

(a cura di Letterio Todaro)

L. TODARO, Introduzione p. 305

G. SPADAFORA, Educazione, democrazia e potere mediatico p. 317

D. PALOMBA, Educazione e cittadinanza europea p. 329

L. TODARO, Una pedagogia orientata per ripensare la ‘polis’ p. 347

S. GALLO, Educazione alla cittadinanza democratica e globalizzazione p. 359

M. S. TOMARCHIO, Tra saperi e discipline: l’impegno per una pratica culturale

pedagogicamente fondata p. 373

F. PULVIRENTI, L'assunzione di responsabilità: asse paradigmatico di una

pedagogia progettuale p. 385

R. FAVARA, La responsabilità educativa della famiglia nel processo

della formazione dei minori p. 395

C. MUSCARÀ, Delinquenza minorile e responsabilità pedagogica p. 405

O. M. VALASTRO, Pedagogia relazionale e approccio transversale p. 415

E. GIAMBALVO, La Biblioteca Filosofica di Palermo e la sua funzione formativa p. 429

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:P. BERTOLINI, A. ERBETTA, R. FAVARA, S. GALLO, E. GIAMBALVO, P. MULÈ, C. MUSCARÀ,M. MUSCARÀ, D. PALOMBA, F. PULVIRENTI, S. PULVIRENTI, C. ROVERSELLI, G. SPADAFORA,L. TODARO, M. S. TOMARCHIO, O. M. VALASTRO

Direttore Responsabile: IGNAZIO VOLPICELLIAutorizzazione del Presidente del Tribunale di Roman. 4453 del Registro della Stampa 3-2-1955

Indice Vol.II.qxd 13/09/2006 16.41 Pagina 1

I PROBLEMI DELLA PEDAGOGIARivista bimestrale diretta da IGNAZIO VOLPICELLI

Consulenti:Hervé A. Cavallera, Marco Dallari, Antonio Erbetta, Maria Teresa Gentile,

Luciano Pazzaglia, Fabrizio Ravaglioli, Nicola Siciliani de Cumis, Giuseppe

Spadafora

Prezzo abbonamento 2005: Italia 51,65 - Estero 56,81 + 15,49 s.p. e bancarieFascicolo doppio: Italia 22,30 - Estero 24,00 + 15,43 s.p. e bancarie

Per abbonamenti, fascicoli separati, richiesta pubblicità indirizzare a:ANICIA s.r.l. - Via S. Francesco a Ripa n. - 00153 Roma

(c.c.p. 55571004) - Tel. 06/5894742 (anche Fax)

Il fascicolo non recapitato dovrà essere reclamato entro un mese dalla ricezionedel fascicolo successivo.I manoscritti, i libri per recensione, le richieste di cambio debbono essere indiriz-zati alla Direzione de:

«I PROBLEMI DELLA PEDAGOGIA» Via Corsini n. 12 - 00165 ROMALa direzione de «I Problemi della Pedagogia» esaminerà soltanto i contributi ori-ginali non ancora pubblicati o in via di pubblicazione.

Anno LI Maggio/Agosto 2005 n. 3-4

SOMMARIO

VOLUME IILE PROSPETTIVE DELLA PEDAGOGIA: LA SCUOLA E L’IMPEGNO SOCIALE

(a cura di Paolina Mulè e Letterio Todaro)

I SEZIONELA SCUOLA

(a cura di Paolina Mulè)

P. MULÈ, Introduzione p. 211

P. BERTOLINI, La scuola tra responsabilità culturale e progettazione politica p. 223

A. ERBETTA, Quale scuola per quale lavoro? p. 233

P. MULÈ, La pedagogia critica per la formazione del docente p. 249

M. MUSCARÀ, Il contributo delle lingue straniere nella formazione

scolastica primaria p. 259

C. ROVERSELLI, I musulmani e le scuole confessionali inglesi, ovvero la relazione

tra una comunità e una società. Problematiche che toccano l’educazione p. 277

S. PULVIRENTI, Premesse e caratteri di una “pedagogia dell'alternanza” p. 291

II SEZIONEL'IMPEGNO SOCIALE

(a cura di Letterio Todaro)

L. TODARO, Introduzione p. 305

G. SPADAFORA, Educazione, democrazia e potere mediatico p. 317

D. PALOMBA, Educazione e cittadinanza europea p. 329

L. TODARO, Una pedagogia orientata per ripensare la ‘polis’ p. 347

S. GALLO, Educazione alla cittadinanza democratica e globalizzazione p. 359

M. S. TOMARCHIO, Tra saperi e discipline: l’impegno per una pratica culturale

pedagogicamente fondata p. 373

F. PULVIRENTI, L'assunzione di responsabilità: asse paradigmatico di una

pedagogia progettuale p. 385

R. FAVARA, La responsabilità educativa della famiglia nel processo

della formazione dei minori p. 395

C. MUSCARÀ, Delinquenza minorile e responsabilità pedagogica p. 405

O. M. VALASTRO, Pedagogia relazionale e approccio transversale p. 415

E. GIAMBALVO, La Biblioteca Filosofica di Palermo e la sua funzione formativa p. 429

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:P. BERTOLINI, A. ERBETTA, R. FAVARA, S. GALLO, E. GIAMBALVO, P. MULÈ, C. MUSCARÀ,M. MUSCARÀ, D. PALOMBA, F. PULVIRENTI, S. PULVIRENTI, C. ROVERSELLI, G. SPADAFORA,L. TODARO, M. S. TOMARCHIO, O. M. VALASTRO

Direttore Responsabile: IGNAZIO VOLPICELLIAutorizzazione del Presidente del Tribunale di Roman. 4453 del Registro della Stampa 3-2-1955

Indice Vol.II.qxd 13/09/2006 16.41 Pagina 1

Delinquenza minorile e responsabilità pedagogica

di Corrado Muscarà

Le suggestioni offerte dal presente convegno, in particolare gliinterventi che in questa sede sono stati proposti a proposito delleresponsabilità pedagogiche sul ‘terreno’ dell’extramuros, hanno sti-molato alcune riflessioni attinenti al fenomeno della delinquenzaminorile, alle risposte che la riflessione pedagogica deve offrire acodesto fenomeno, all’elaborazione e alla definizione di modelli epercorsi efficaci di formazione a favore dei minori coinvolti nel pro-blema della delinquenza che, qui di seguito, tenterò di esporre.

Generalmente gli studi relativi al fenomeno della delinquenzaminorile privilegiano predisposizioni fisico-genetiche, condizionisociali, psicopatologiche, ecc. Nella nostra società, ogni qual voltasi presenta un problema legato a fenomeni di delinquenza, si ricor-re, per lo più, ai pareri degli psicologi, dei neuropsichiatri, dei cri-minologi, dei sociologi, mettendo da parte il parere degli studiosi dieducazione. L’assenza dell’interpretazione pedagogica determina, amio avviso, modelli socio-psicologici d’analisi non efficaci che sfo-ciano, il più delle volte, nell’assistenzialismo piuttosto che nellaprogettazione e riprogettazione della vita del minore, bisognoso,soprattutto, di formazione.

Di fronte al fenomeno della delinquenza minorile, la pedagogiadeve essere necessariamente convocata perché ha grosse responsa-bilità, in quanto, a mio avviso, si tratta di un problema relativo,soprattutto, ai processi formativi. Infatti la non promozione delminore alla sua piena umanità, all’inserimento attivo nella società,l’incapacità di acquisire, mediare ed elaborare la cultura ed i valori,rappresentano problemi inerenti alla storia della formazione di ogniminore e, quindi, campo specifico della riflessione pedagogica.

Il fenomeno della delinquenza minorile fa parte di quel settoredell’educazione abbastanza vasto che si denomina dell’ ‘extrascuola’e che richiede alla pedagogia, non solo la riconcettualizzazione e laridefinizione teorica dell’educazione ma, anche e soprattutto, la

405

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 405

costruzione di una mappa dei problemi e delle possibili soluzioni chela scienza pedagogica ha il dovere di affrontare con intenso impegno,perché qui è coinvolta la persona nell’intero arco della sua vita e neinumerosi luoghi della sua realizzazione e la persona è, come ribadi-sce Flores d’Arcais, «insieme soggetto e fine dell’educazione»1.

Non è mia intenzione soffermarmi, in questa sede, a definire ecommentare il fenomeno della delinquenza minorile, anche perchéla letteratura in merito è molto diversificata, complessa e articolatae richiederebbe un impegno specifico, mi limito, ai fini del miodiscorso, a delineare, in prosieguo, il profilo del soggetto delinquen-te, in riferimento al rapporto che quest’ultimo costruisce con i valo-ri della società, con l’avvertenza immediata che quando parlo diminori delinquenti mi riferisco a tutti quei minori con età compresatra i quattordici e diciotto anni non compiuti, in grado di intenderee di volere, che manifestano il loro stato di effettivo disadattamen-to sociale infrangendo le norme del codice penale e che essendoimputabili, in base all’art. 98 del codice citato, vengono sottopostia procedimenti penali minorili.

Ma, al di là di questo status giuridico, chi è il soggetto ‘delin-quente’? Quali caratteristiche presenta? Quali contributi la pedago-gia può offrire al problema della delinquenza minorile? Qualimodelli e percorsi efficaci di formazione può proporre? Quale rap-porto deve avere la pedagogia con le altre scienze che, anch’esse,sono impegnate nel tentativo di soluzione dello stesso problema, macon ottiche diverse? È possibile l’elaborazione e la messa in atto diun modello prospettico che riesca a fare interagire positivamente lapedagogia con tutte le altre scienze, impegnate in questo problema,ai fini della risoluzione?

Queste le problematiche che, successivamente, vorrei affrontare.La delinquenza minorile è, come ho già accennato, un proble-

ma pedagogico e, pertanto, come giustamente sostiene Bertolini,«rinvia necessariamente al problema della persona in generale, delprocesso della sua formazione e delle sue caratteristiche essenzialiin quanto soggetto vivente»2.

Tra le tante peculiarità della persona, a mio avviso, quella del-l’ambivalenza si impone, ineludibilmente, all’attenzione di chi haa cuore i problemi dei minori in questione. In tal senso consideria-

CORRADO MUSCARÀ

1 G. Flores d’Arcais, Per una pedagogia della persona, in G. Flores d’Arcais (a curadi), Nuovo dizionario di pedagogia, Roma, Ed. Paoline, 1987, p. 980.

2 P. Bertolini, Per una pedagogia del ragazzo difficile, Bologna, Ed. G. Malipiero,1965, p. 27.

406

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 406

mo la persona «capace di affermare e realizzare i valori, ma anchedi distorcerli e calpestarli sacrificandoli agli interessi, agli istinti,alle passioni, anche più efferate; una caratteristica che rende la per-sona capace di mistificare i significati dei valori»3, assumendo e tra-smettendo un codice di comportamento non accettato dalla societàe prodotto, in questo caso, da una coscienza ‘falsa’. Perché è pro-prio la coscienza o meglio, come sostiene Bertolini, secondo l’ap-proccio fenomenologico, la ‘intenzionalità della coscienza’ che per-mette all’individuo di rapportarsi al mondo, di costruirsi una suapersonale visione del mondo4. Nel momento in cui un individuoadotta e persegue, in base all’intenzionalità della sua coscienza, uncomportamento ispirato alla disnomia dei valori, ovvero ad unacondizione «caratterizzata dalla presenza intrecciata di valori misti-ficati che sconvolgono e adulterano i valori largamente condivisi edeontologicamente riconosciuti»5, questo individuo si pone fuoridall’ordine sociale, ossia fuori da un sistema sociale regolato daleggi scritte e da valori condivisi, accettato e trasmesso da un’inte-ra società politicamente e giuridicamente organizzata. In questocaso l’individuo diventa un ‘deviato’, un ‘disadattato’, ed entra a farparte nel mondo della disnomia, della sub-cultura, della delinquen-za: un mondo fondato su falsi e mistificati presupposti assiologici;un mondo di ‘valori’ alienati. Un mondo in cui, in questo caso,impera la condotta delinquenziale o, per dirla con Merton, l’ano-mia, ossia quello squilibrio tra valori finali e valori strumentaliall’interno di un determinato gruppo sociale6.

Ma oltre all’ambivalenza, un’altra caratteristica che dobbiamoevidenziare è quella che consente alla persona la possibilità di usci-re da questa anomica condizione esistenziale. Pati ci ricorda, a talproposito, che una caratteristica fondamentale della persona è la sua‘redimibilità’, ossia la sua capacità di intraprendere un cammino di‘conversione’, di cambiamento, allorché si avvede della situazionenegativa in cui si trova7. Il Nostro ci rimanda al grande personalistaMounier, il quale sostiene che l’uomo è contrassegnato da una sortadi ‘ottimismo tragico’, ossia «dall’attitudine a risollevarsi dallostato di disagio esistenziale in cui può cadere ed a intraprendere

Delinquenza minorile e responsabilità pedagogica

3 G. Catalfamo, Educazione della persona e socializzazione, Messina, Ed. Dr. A.Sfameni, 1989, p. 18.

4 Cfr. P. Bertolini, L. Caronia, Ragazzi difficili. Pedagogia interpretativa e linee diintervento, Scandicci (FI), La Nuova Italia, 1994, pp. 39-56.

5 G. Catalfamo, Educazione della persona e socializzazione, cit., p. 32.6 Ibidem.7 Cfr. L. Pati, L’educazione nella comunità locale, Brescia, La Scuola, 1990, p. 67.

407

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 407

inedite e costruttive vie di comportamento personale»8. Questovuol dire che nel momento in cui una persona è cosciente della suacondizione anomica vuole uscire da questa dimensione che rico-nosce negativa per entrare a far parte di un altro mondo: un mondoin cui coesistono valori largamente condivisi e deontologicamen-te riconosciuti.

Il punto è, ritornando al nostro discorso, che per comprendere ilfenomeno della delinquenza minorile, per cercare di elaboraremodelli e percorsi efficaci di formazione atti a provocare cambia-menti e nuove consapevolezze nel soggetto che ha deviato, si devedare molta importanza ai fattori educativi ed a tutte quelle compo-nenti che si intersecano con il processo di crescita del soggetto inquestione.

Secondo la definizione pedagogica il minore ‘delinquente’ ècolui il quale non è stato mai esposto ad una vera educazione, ossiaa quel «processo in cui società e individuo sono correlativamenteimplicati in ordine ad un sistema di finalità in cui la socialità è unadimensione della formazione personale senza esaurirla, perché lapersona individuale ha una dignità e un valore, per se stessa»9.Processo, quello dell’educazione, che sta in stretto rapporto con lasocietà, che è forma di vita all’interno della quale si definisconorelazioni intersoggettive allo scopo di realizzare un fine comune econdiviso che inerisce ai valori. Il minore ‘delinquente’ è, invece,quel soggetto che è stato esposto ad un processo di socializzazione,ovvero, ad un «processo di inserimento dell’individuo in seno algruppo in cui è nato e al quale appartiene o in seno al gruppo in cuiè immerso e inscritto»10, ma ad un processo di socializzazione allacultura dei disvalori, ossia alla sub-cultura: un processo formativonon assiologicamente motivato che non ha consentito, quindi, alsoggetto di crescere, di arricchirsi di significati e di interagire nelsistema dei valori.

I minori ‘delinquenti’ o ‘ragazzi difficili’, per dirla conBertolini, sono minori, quindi, che vivono all’insegna di significatidistorti dei valori che, come poc’anzi abbiamo detto, costituisconoil mondo della disnomia. Ma di questa condizione sociale non sonocoscienti perché essa per loro rappresenta la normalità, sia da unpunto di vista valoriale che da un punto di vista normativo. Sonominori che hanno una visione del mondo diversa dalla ‘persona nor-male’ ossia ‘integrata’. Tutto questo dipende dalle esperienze che

CORRADO MUSCARÀ

8 Ibidem.9 G. Catalfamo, Educazione della persona e socializzazione, cit., p. 9.10 Ivi, p. 10.

408

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 408

l’ambiente nel quale sono costretti a vivere, la sub-cultura, offreloro, obbligandoli ad agire in un certo senso.

Il punto fondamentale è, quindi, comprendere come il vissutodel minore che ha deviato non si è svolto all’insegna dei valori con-divisi dalla società ma, al contrario, all’insegna di valori alienati:valori prospettatigli da adulti ritenuti significativi. Infatti, quando,con l’intenzionalità della coscienza, l’individuo si costruisce una‘sua personale visione del mondo’, scopre, ad un certo punto, chenon è solo, che il suo ‘essere’ al mondo è un ‘esser-ci’ insieme adaltri soggetti, pertanto la sua visione del mondo sarà anche tributa-ria della visione del mondo altrui11. In poche parole il «soggetto ini-zia la sua specifica attività intenzionale entro un territorio dai con-fini già tracciati, all’interno di un universo già circoscritto»12. Iprimi modi di interpretazione della realtà saranno influenzati dalmondo in cui è inserito e di conseguenza anche la sua stessa capa-cità di intenzionare sarà vincolata. L’individuo, in questo senso,«non è mai esposto all’attività fondamentale della coscienza inquanto tale, la capacità di intenzionare dell’altro non si dà mai nellasua forma pura ma sempre in modo localmente espresso: i modi par-ticolari con cui l’altro intenziona il mondo, le forme tipiche del suosignificare attivo influiscono sulla capacità del soggetto di intenzio-nare a sua volta»13.

In poche parole, diciamo che i minori che delinquono si ‘edu-cano’ mediante il modellamento sui familiari e/o sul gruppo socialeche frequentano. I minori generalmente imitano dei modelli; se ilpadre o l’amico-capo del suo gruppo è mafioso, l’ideale di uomo,per il minore, diventa l’essere mafioso, diventa quello di rubare, diuccidere, di entrare a far parte dell’onorata società. Questi modellie/o ideali funzionano nella mente del minore come valori, comesistema di valori. Il risultato è la proliferazione di comportamentidannosi per la società.

Da qui la necessità dell’intervento della pedagogia, la quale ha,nei confronti dei minori che delinquono, responsabilità non solo perquel che concerne le linee di riflessione e di interpretazione, maanche e soprattutto per quel che riguarda la proposta di modelli epercorsi efficaci di formazione, ossia la proposta operativa di pro-getti educativi.

Delinquenza minorile e responsabilità pedagogica

11 Cfr. P. Bertolini, L. Caronia, Ragazzi difficili. Pedagogia interpretativa e linee diintervento, cit., p. 44.

12 Ivi, p. 47.13 Ibidem.

409

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 409

Quale tipo di progetto si addice per il minore che ha deviato?Diciamo che definire un progetto educativo, in tal senso, per

questa categoria di soggetti, è una questione estremamente difficilee complessa.

Il progetto deve essere rivolto alla persona nella sua interezza edeve avere a cuore il suo equilibrio, sia interno che esterno, ossia lasua realizzazione con il mondo e con gli altri, in una crescita armo-nica. Un progetto educativo, quindi, perché gli obiettivi appenaindividuati sono educativi; obiettivi che possono essere raggiuntiattraverso l’elaborazione, costruzione e messa in atto di modelli epercorsi di formazione in grado di rendere altresì agevole il proces-so, in questo caso, di ‘risocializzazione’ o meglio di personalizza-zione: «processo mediante il quale l’individuo si fa persona, ossiasoggetto responsabile e consapevole inserito nella società che avan-za con la storia»14.

Nel caso dei nostri minori, gli obiettivi che per prima devonoessere raggiunti, in un progetto studiato per loro, saranno quelli cheintendono dirigere il minore delinquente verso la progressiva con-quista della sua coscienza come coscienza intenzionale, verso laconsapevolezza della sua capacità di intenzionare attivamente ilmondo e, in un secondo momento, verso una via che inerisce almondo dei valori condivisi.

La formulazione di questo progetto esige un’organizzazioneeducativa integrata e polivalente, che sia capace di prospettare solu-zioni articolate e di raggiungere traguardi che il più delle volte sem-brano essere utopici ma che la pedagogia, in quanto scienza dell’e-ducazione che promuove il processo di personalizzazione, può ren-dere perseguibili perché mette l’uomo e tutta la società nelle condi-zioni di poter sperare nella propria piena realizzazione, nonostante,oggi, si accentua, sempre di più, una forte crisi di valori.

L’organizzazione integrata e polivalente si declina operativa-mente, per prima, in un intervento sinergico tra la pedagogia, lealtre scienze umane (sociologia, psicologia, antropologia, ecc.) e lescienze giuridiche, che permettono, innanzitutto, di avere un’artico-lata conoscenza della realtà di vita del minore, ossia una conoscen-za della sua rete di relazioni e del ‘territorio’ sociale e culturale incui è inserito e, in una seconda fase, di elaborare e mettere in atto lestrategie idonee che mirano ad aiutare il soggetto che ha deviato a«realizzare una socializzazione alternativa in grado di sottrarlo al

CORRADO MUSCARÀ

14 G. Catalfamo, Educazione della persona e socializzazione, cit., p. 36.

410

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 410

richiamo della sirena disnomica, ossia di quel sistema di valoridistorti e finalizzati su obiettivi eversivi»15.

Un progetto di intervento educativo, quindi, come percorso effi-cace di formazione per il minore che ha deviato, deve consisterenella costruzione naturale, sociale, storica, culturale di questa per-sona. Si devono comprendere tutti quei fattori appartenenti al con-testo storico e sociale ove è inserita la persona, la quale, ricordiamo,rende possibile l’educazione. Si tratta, in questo caso, di compren-dere la condizione sociale del minore delinquente, condizione chepuò essere interpretata grazie ai contributi teorici offerti dalla peda-gogia e dalle scienze sopra richiamate e di conseguenza dal lororapporto.

A livello operativo, di realizzazione concreta, tale organizzazio-ne esige la convergenza collaborativa e funzionale di tutti gli opera-tori esperti nelle scienze sopra richiamate (pedagogisti, psicologi,sociologi, giudici, assistenti sociali). Ma questa organizzazione,ancor prima di essere collaborativa e funzionale deve avere una‘zona’ di convergenza.

Orbene, dove avviene questo incontro fecondo?Per rispondere a questa domanda mi pare opportuno ritornare

alle avvertenze che all’inizio sono state fatte, riguardanti i soggettiin argomento.

È il caso di precisare che, quando il minore infrange intenzio-nalmente le norme del codice penale, diventa per la giurisprudenzaun ‘delinquente’ e viene sottoposto a procedimenti penali minorilitraducibili in modalità d’intervento. Queste possono essere peresempio la detenzione nel carcere minorile e/o altre misure alterna-tive all’istituzione penale.

Il D.P.R. 448/88, il successivo D.L. 272/89 e la legge 216/91sono, attualmente, gli strumenti giuridici che, secondo il principiodella residualità della detenzione, prevedono una serie ampia dimodalità di intervento, di misure cautelari al di fuori dell’istituzio-ne penale, alternative, quindi, alla custodia detentiva16. Tra queste,l’inserimento nella comunità educativa rappresenta una modalità diintervento che ha lo scopo di realizzare una socializzazione alterna-tiva per i minori che hanno deviato.

La comunità educativa è una struttura territoriale in grado diospitare, per un determinato periodo, i minori che hanno deviato eche pertanto sono stati collocati in essa con provvedimento del

Delinquenza minorile e responsabilità pedagogica

15 Ivi, p. 85.16 Cfr. G. De Leo, La devianza minorile. Il dibattito teorico, le ricerche, i nuovi

modelli di trattamento, Roma, Carocci, 2002, p. 225.

411

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 411

Tribunale Minorile. Tale struttura ha lo scopo di aiutare, durante ilperiodo di permanenza, il minore con un serio intervento educativo.La comunità educativa, in quanto struttura ove operano professioni-sti (educatori ed operatori esperti nelle scienze umane e giuridiche),rappresenta un’occasione di ri-educazione per il minore che hadeviato, un’esperienza di vita che permette a quest’ultimo di ‘con-vertirsi’, di orientarsi in un mondo in cui coesistono valori larga-mente condivisi e deontologicamente riconosciuti.

Il progetto educativo è lo strumento che viene utilizzato dallecomunità educative per intervenire sul processo di crescita delminore. Il progetto generalmente viene denominato ‘progetto edu-cativo individualizzato’ perché risponde al criterio di personalizza-zione degli interventi educativi. Individualizzazione degli interven-ti significa che questi sono declinati in rapporto alla rete di vita delminore.

Ogni persona, infatti, per essere ben compresa e valorizzatanella sua singolarità ed originalità deve essere considerata in rela-zione alla sua rete di vita. Solo dopo aver individuato, attraversoun’attenta ricerca, la rete malata, in questo caso, in cui il soggetto èrimasto imbrigliato, sarà possibile definire le linee d’intervento checonsentiranno di aiutare il minore a creare nuove relazioni sociali enuove costruzioni valoriali su cui orientare la propria esistenza,verso un autentico processo di personalizzazione, partendo dal pre-supposto che i problemi della persona sono generati da relazionisociali negative.

Tutto questo può essere reso possibile grazie al progetto educa-tivo individualizzato che viene elaborato e messo in atto dalla col-laborazione funzionale di tutti i professionisti che sono coinvoltinell’azione di aiuto al minore collocato nella comunità educativa.

Tale collaborazione, affinché sia funzionale, deve essere coor-dinata da un esperto in grado di interloquire con tutti gli operatoriimpegnati nella risoluzione del problema; un esperto, quindi, chesia in grado di capire tutti i linguaggi disciplinari ed i contributi cheda essi vengono offerti al fine di risolvere i problemi dei minori inquestione. Questo esperto deve coordinare, orientare, sostenere econtrollare l’andamento del progetto educativo che viene messo inatto nella comunità educativa.

Ricordiamo che l’obiettivo generale di questo progetto è di pro-muovere, nel minore che ha deviato, il processo di personalizzazio-ne: processo che deve essere necessariamente intessuto di orienta-menti e principi pedagogici. Di conseguenza, possiamo dire che ilcoordinamento del progetto educativo deve essere affidato ad un

CORRADO MUSCARÀ

412

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 412

esperto di educazione; un pedagogista, quindi, che coordini il pro-getto grazie ad azioni che si esplicano attraverso strategie sorrettedal paradigma della ‘relazione’.

Il paradigma della ‘relazione’ è un modello di lavoro che per-mette la convergenza funzionale di due azioni congiunte e fonda-mentali ai fini della riuscita del progetto. La prima è un’azione diraccordo tra tutti i componenti dell’azione collaborativa; tutti glioperatori si pongono in ‘relazione’ tra di loro e con il problema daaffrontare. La ‘relazione’, in questo caso, è da intendere come unrapporto di dialogo scientifico che permette una feconda conver-genza degli esiti di riflessione e di proposizione di tutti gli espertiche, in questo caso, sono coinvolti nell’azione di aiuto al minore indifficoltà. La seconda azione, afferente sempre al paradigma della‘relazione’ permette, oltre allo studio delle relazioni sociali in cui ilminore è coinvolto, l’elaborazione e l’attuazione di strategie diintervento educativo rivolte al soggetto ‘situazionale’ per orientarloa prendere coscienza della sua condizione anomica e, in un secon-do momento, ad intraprendere quel cammino di ‘conversione’, dicambiamento che gli permetta di far parte, dignitosamente, delmondo in cui coesistono valori condivisi e deontologicamente rico-nosciuti.

Il pedagogista è, di conseguenza, l’esperto che, nella problema-tica della delinquenza minorile, ha una doppia responsabilità, eglioffre maggiori contributi per la buona riuscita del progetto educati-vo: da un lato è responsabile della collaborazione di tutti gli esper-ti interpellati nell’azione di aiuto al minore ‘situazionale’; dall’altro,è responsabile delle azioni di intervento che devono essere offerteai fini dell’attuazione del progetto.

La pedagogia e il pedagogista, impegnandosi nella problemati-ca della delinquenza minorile, hanno la possibilità di misurarsi sulcampo, con una difficile prassi, traendo spunti per ulteriori soluzio-ni da dare ai problemi in cui sono coinvolti.

Delinquenza minorile e responsabilità pedagogica

413

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 413

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

P. Bertolini, Per una pedagogia del ragazzo difficile, Bologna,Ed. G. Malipiero, 1965.

P. Bertolini - L. Caronia, Ragazzi difficili. Pedagogia interpre-tativa e linee di intervento, Scandicci (FI), La Nuova Italia, 1994.

G. Catalfamo, Educazione della persona e socializzazione, Messina,Ed. Dr. A . Sfameni, 1989.

G. De Leo, La devianza minorile. Il dibattito teorico, le ricer-che, i nuovi modelli di trattamento, Roma, Carocci, 2002.

G. Flores d'Arcais (a cura di), Nuovo dizionario di pedagogia,Roma, Ed. Paoline, 1987.

L. Pati, L'educazione nella comunità locale, Brescia, La Scuola,1990.

CORRADO MUSCARÀ

414

17- Muscar�.qxd 06/09/2006 12.22 Pagina 414