i Probiotici

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I probiotici Il termine “Probiotico” significa letteralmente: “A favore della vita” e sembra assolutamente certo che i probiotici rappresenteranno per la medicina del ventunesimo secolo quello che gli antibiotici (il termine antibiotico letteralmente significa “che sopprime la vita”) hanno rappresentato per il ventesimo. In realtà la nascita dei probiotici è in qualche modo collegata all’introduzione degli antibiotici nella pratica medica. Gli antibiotici come arma vincente Verso la fine degli anni venti Alexander Fleming scoprì il primo antibiotico della storia della medicina: la penicillina! In seguito a questa scoperta rivoluzionaria e alla quale si deve la salvezza di migliaia di vite umane di quel tempo, cominciò uno smisurato, incontrollato e spesso ingiustificato uso di questo antibiotico. I medici iniziarono a prescrivere prima la penicillina e poi tutti gli altri antibiotici che ad essa seguirono per ogni tipo di malattia: i successi immediati che ne conseguirono in termini di vite umane salvate furono incredibili e ciò indusse la classe medica a prescrivere gli antibiotici ancora e ancora… Ogniqualvolta un antibiotico veniva ingerito o iniettato, il batterio causa della malattia moriva e il paziente guariva! Verso gli anni settanta il mondo scientifico fu preso da una specie di delirio di onnipotenza: non sarebbe esistita mai più una malattia batterica incurabile! Gli scienziati delle case farmaceutiche erano sicuri che non ci fosse più alcuna ragione per proseguire l’intenso lavoro di ricerca a 360 gradi che aveva caratterizzato i decenni precedenti: per immettere sul mercato un nuovo farmaco a quel tempo ci volevano 600 miliardi di vecchie lire e il processo richiedeva cinque anni! Con gli antibiotici si andava sul sicuro: per le aziende farmaceutiche investire denaro ed energie per studiare un nuovo antibiotico da immettere sul mercato era una scelta vincente! Tutti erano assolutamente sicuri che, grazie agli antibiotici, entro l’anno 2000 le malattie infettive di origine batterica sarebbero scomparse per sempre! Una previsione scientifica sbagliata Sfortunatamente i medici avevano sbagliato i loro calcoli: oggigiorno più di 19.000 persone muoiono ogni anno per malattie incurabili provocate da batteri resistenti ai farmaci, batteri che continuano a proliferare anche se attaccati dai farmaci potentissimi! Ma perché quelle previsioni ottimistiche degli scienziati di tutto il mondo si sono, poi, rivelate sbagliate? Cosa è successo? Qual è stato l’errore se di errore si è trattato? Le considerazioni da fare a riguardo sono più d’una.

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Il termine “Probiotico” significa letteralmente: “A favore della vita” e sembra assolutamente certoche i probiotici rappresenteranno per la medicina del ventunesimo secolo quello che gli antibiotici(il termine antibiotico letteralmente significa “che sopprime la vita”) hanno rappresentato per ilventesimo.

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I probioticiIl termine “Probiotico” significa letteralmente: “A favore della vita” e sembra assolutamente certo che i probiotici rappresenteranno per la medicina del ventunesimo secolo quello che gli antibiotici (il termine antibiotico letteralmente significa “che sopprime la vita”) hanno rappresentato per il ventesimo.

In realtà la nascita dei probiotici è in qualche modo collegata all’introduzione degli antibiotici nella pratica medica.

Gli antibiotici come arma vincenteVerso la fine degli anni venti Alexander Fleming scoprì il primo antibiotico della storia della medicina: la penicillina!In seguito a questa scoperta rivoluzionaria e alla quale si deve la salvezza di migliaia di vite umane di quel tempo, cominciò uno smisurato, incontrollato e spesso ingiustificato uso di questo antibiotico.

I medici iniziarono a prescrivere prima la penicillina e poi tutti gli altri antibiotici che ad essa seguirono per ogni tipo di malattia: i successi immediati che ne conseguirono in termini di vite umane salvate furono incredibili e ciò indusse la classe medica a prescrivere gli antibiotici ancora e ancora… Ogniqualvolta un antibiotico veniva ingerito o iniettato, il batterio causa della malattia moriva e il paziente guariva!

Verso gli anni settanta il mondo scientifico fu preso da una specie di delirio di onnipotenza: non sarebbe esistita mai più una malattia batterica incurabile!

Gli scienziati delle case farmaceutiche erano sicuri che non ci fosse più alcuna ragione per proseguire l’intenso lavoro di ricerca a 360 gradi che aveva caratterizzato i decenni precedenti: per immettere sul mercato un nuovo farmaco a quel tempo ci volevano 600 miliardi di vecchie lire e il processo richiedeva cinque anni!

Con gli antibiotici si andava sul sicuro: per le aziende farmaceutiche investire denaro ed energie per studiare un nuovo antibiotico da immettere sul mercato era una scelta vincente!

Tutti erano assolutamente sicuri che, grazie agli antibiotici, entro l’anno 2000 le malattie infettive di origine batterica sarebbero scomparse per sempre!

Una previsione scientifica sbagliataSfortunatamente i medici avevano sbagliato i loro calcoli: oggigiorno più di 19.000 persone muoiono ogni anno per malattie incurabili provocate da batteri resistenti ai farmaci, batteri che continuano a proliferare anche se attaccati dai farmaci potentissimi!

Ma perché quelle previsioni ottimistiche degli scienziati di tutto il mondo si sono, poi, rivelate sbagliate?

Cosa è successo? Qual è stato l’errore se di errore si è trattato?Le considerazioni da fare a riguardo sono più d’una.

• Nessuna differenziazione. Prima di tutto è’ importante ricordare che gli antibiotici sono stati concepiti per uccidere i batteri in proliferazione!Tuttavia essi non hanno capacità di discernere fra batteri cattivi e batteri buoni: un antibiotico, una volta penetrato nel nostro organismo, stermina tutto ciò che somiglia ad un batterio che incontra lungo il suo cammino!

E questo fatto ha già un risvolto negativo che gli scienziati degli anni cinquanta avevano sottovalutato: una terapia antibiotica, in tutti i casi, indebolisce le difese naturali dell’organismo.

Le difese naturali sono un esercito di circa 400 specie batteriche amiche che vivono e si riproducono disseminate soprattutto nel nostro apparato gastro-intestinale oltre che in altri distretti corporei, con un numero enorme di funzioni benefiche per l’organismo ospite, prima fra tutte la produzione di anticorpi naturali utili nella difesa da agenti estranei pericolosi.

• Evoluzione batterica.La seconda conseguenza dell’uso indiscriminato delle terapie antibiotiche che gli scienziati non avevano potuto prevedere fu la capacità dei batteri nemici di riorganizzarsi brillantemente, proprio come fa un esercito di consumata esperienza quando prende le contromisure, organizza le contromosse dopo una sconfitta in battaglia!

Il popolo dei batteri patogeni, di fronte a antibiotici sempre più forti, ha saputo inventare nuove armi e strategie per vincere di nuovo… e, ahimè… spesso e volentieri ha vinto e continua a vincere!

Questa brevissima cronistoria mi è sembrata obbligata per introdurre l’argomento “Probiotici” perché la loro importanza e il loro utilizzo è strettamente legato all’abuso passato e, a volte ancora presente, degli antibiotici e alla loro sconfitta nella loro concezione di “panacea di tutti i mali”!

Gli abitanti dell’apparato gastrointestinale umanoTralasciando momentaneamente gli altri distretti corporei, quali per esempio l’apparato genito-urinario, anch’esso sede dei nostri batteri amici, concentrerei la nostra attenzione sull’apparato gastrointestinale.

Il tratto gastrointestinale che, come tutti sanno, inizia con la bocca e termina con l’ano, è la zona preferita dai nostri batteri amici!

Pensiamo che la lunghezza completa del tratto gastrointestinale umano corrisponde di norma da 5 a 6 volte l’altezza della persona: assumendo come valore normale cinque volte e mezzo, questo significa che il sistema digerente di un adulto alto 1 metro e 83 cm è lungo circa 10 metri!!

Questa vastissima superficie è abitata da più di 400 specie batteriche tutte diverse fra loro ma aventi tutte un denominatore comune: un patto di non belligeranza con l’organismo ospite.

I batteri simbiontiNormalmente non appena un microbo estraneo penetra nel corpo innesca una serie lunga ed efficace di meccanismi di difesa volti ad allontanare o distruggere l’invasore; i microbi amici, al contrario, non vengono mai attaccati dai sistemi di difesa dell’organismo ospite!

Si è creata tra loro, nel tempo, quella che la scienza chiama “Tolleranza immunologica”, una sorta di simbiosi fra le due parti: il corpo si rende conto che questi batteri amici sono essenziali per la sua stessa salute e li lascia stare; i batteri si nutrono e sopravvivono utilizzando le risorse del corpo e si sdebitano con esso difendendolo ed esplicando tutta una serie di funzioni che andrò qui di seguito ad elencare e ad analizzare più dettagliatamente.

Il numero dei batteri simbionti è impressionante: solo nel tratto gastrointestinale se ne contano migliaia di miliardi per un peso totale di un chilo e mezzo!

L’organismo umano possiede più batteri simbionti che cellule!!

E tali batteri sono distribuiti in quantità diverse lungo l’intero apparato gastrointestinale:

ORGANO NUMERO DI BATTERI TIPOLOGIA DEI BATTERI

Bocca Da 10.000 a 1 miliardo/ml Streptococci, Lactobacilli, Bacteroides, Staphylococci,

CorynebacteriaStomaco 1.000/ml

Intestino Tenue Da 100.000 a 10 milioni/ml Lactobacilli: Lactobacillus Acidophilus

Intestino Crasso Da 100 a 1000 miliardi/ml Bifidobacteria: Bifidobacterium Bifidum, Bifidobacterium

Longum, Bifidobacterium Infantis

Come si può notare nello specchietto precedente, nello stomaco sono presenti pochissimi batteri

simbionti e ciò è dovuto all’estrema acidità di questo organo: sono pochissimi i batteri che riescono a sopravvivere ad un pH così basso (e questo vale sia per i batteri amici che per i germi patogeni): il succo gastrico è un’arma letale fortissima e fondamentale se si pensa all’enorme quantità di germi che arrivano nello stomaco con il cibo ma anche con la semplice acqua del rubinetto.

Il trucco è non variare mai il pH dello stomaco!

Difese naturali: PH acido e movimento perstaltico.E’ molto importante mantenere il normale ambiente acido dello stomaco: l’uso indiscriminato di antiacidi o del semplice bicarbonato di sodio altera l’equilibrio acido-base dell’organo e permette la sopravvivenza di specie batteriche nemiche che altrimenti non riuscirebbero mai ad insidiarsi in questo organo ostile.

La Natura ha comunque previsto anche l’eventualità che qualche germe sopravviva all’acidità gastrica e ha “inventato” il movimento peristaltico: con tale movimento ondulatorio che avviene dall’alto verso il basso l’organismo cerca meccanicamente di forzare il passaggio dei germi patogeni verso le sedi inferiori fino all’eventuale ed auspicabile espulsione all’esterno.

Naturalmente è noto che il movimento peristaltico ha la funzione primaria di spostare il bolo alimentare lungo il canale gastrointestinale durante il processo digestivo, ma tale movimento può anche spostare germi patogeni incautamente penetrati nell’organismo e sopravvissuti alla prima parte dell’apparato digerente.

Il trucco è non rallentare mai l’azione peristaltica!

E ciò è possibile inserendo nell’alimentazione quotidiana l’opportuna quantità di fibre e fluidi: se un soggetto non mangia verdura può accadere che la peristalsi rallenti o addirittura si interrompa, di conseguenza il cibo ristagna e subisce un processo di putrefazione.

Questo cibo stagnante in putrefazione diventa terreno fertile per lo sviluppo eccessivo di lieviti e batteri pericolosi.

Una scarsa peristalsi provoca anche stipsi che, a sua volta, può portare alla diverticolite, un disturbo per cui il cibo resta intrappolato in piccole aree dell’intestino, conformate a tasca, che prendono il nome di diverticoli.Una volta intrappolati i residui di cibo, i diverticoli possono infiammarsi o infettarsi causando dolori e febbre.

Un individuo che lamenta stitichezza in genere necessita di un giusto riequilibrio della flora batterica intestinale oltre che di un cambiamento della propria alimentazione.

L'intestino e i batteri “amici”L’intestino tenue non è solo l’organo in cui avviene la maggior parte della digestione degli alimenti, è anche il luogo dove arrivano tutti i batteri pericolosi che sono sopravvissuti allo stomaco.

I batteri simbionti si ritrovano in quantità crescente andando dalla parte superiore a quella inferiore: il duodeno e il digiuno sono scarsamente popolati; l’ileo, al contrario pullula di batteri amici. Come si evince dallo specchietto precedente l’intestino tenue è sostanzialmente la casa dei

Lactobacilli di cui parlerò diffusamente nei prossimi paragrafi.

Se il tenue è fortemente popolato dai batteri amici, l’intestino crasso è addirittura sovraffollato!

Il crasso ha l’importante funzione di assorbire l’acqua, trasformando la sostanza liquida in materiale solido che verrà espulso sotto forma di feci.Questo processo deve essere eseguito velocemente prima che le sostanze residue possano putrefare diventando tossiche e prima che i rifiuti possano diventare terreno di coltura per i batteri nemici.

Quando nell’intestino crasso sono presenti un numero sufficienti di batteri simbionti, si verifica una putrefazione scarsa e i rifiuti vi passano attraverso tempestivamente.

Ma se i batteri amici sono presenti in numero scarso o se le varie specie batteriche sono in rapporti squilibrati fra loro, le conseguenze possono essere disastrose.

• I batteri patogeni possono moltiplicarsi, aderire alle pareti intestinali, affollandovisi fino a scalzare i batteri amici.

• Una volta insediatisi stabilmente i prodotti chimici potenzialmente cancerogeni si possono trasformare in veri agenti cancerogeni.

O in patologie quali, per esempio, la colite ulcerosa (infezione della parete intestinale) diventano un rischio concreto.

L’intestino crasso è un ambiente anaerobico, cioè senza ossigeno e i batteri che vi abitano sono quindi sostanzialmente anaerobici: i Bifidobatteri sono sicuramente gli abitanti benefici più rappresentati di questo organo.

La famiglia dei lactobacilli

Le specie appartenenti alla famiglia dei Lactobacilli che popolano l’apparato gastrointestinale umano sono numerose.

Le più rappresentate nell’intestino umano sono le seguenti:

• L. acidophilus• L. bifidus o Bifidobacterium bifidum• L. brevis• L. buchneri• L. bulgaricus• L. casei• L. cellobiosus o Lactobacillus fermentum• L. leichmannii• L. plantarum• L. salivarius • L. sporogenes• L. vaginalis• L. reuteri

I Lattobacilli sono microrganismi a forma di bastoncello, aerobi facoltativi, raramente anaerobi obbligati, quasi sempre immobili.

Aerobi facoltativi significa che riescono a vivere in presenza o anche in assenza di ossigeno.

Il loro nome, oltre che alla forma (bacillo = bastoncello), fa riferimento alla loro capacità di fermentare gli zuccheri con produzione di acido lattico. Sono molto esigenti dal punto di vista nutritivo, e per la crescita necessitano di substrati ricchi di glucosio, vitamine (soprattutto del complesso B), aminoacidi, acidi grassi e sali di ferro, magnesio e manganese).

Si sviluppano bene anche in ambiente debolmente acido, anzi il loro pH ottimale di crescita oscilla tra 5,5 e 6,2 ; sono però sensibili alla maggior parte degli antibiotici utilizzati per combattere le comuni infezioni da batteri gram-positivi.

I Lattobacilli sono presenti in molti vegetali, ma soprattutto si trovano in tanti prodotti alimentari di largo consumo, ad esempio lo yogurt, i formaggi (Svizzero, Grana, Parmigiano, Gorgonzola, ecc.), il sidro, i crauti, gli insaccati crudi, quali responsabili di alcune fermentazioni biologiche naturali, che conferiscono ai cibi caratteristici sapori ed aromi.

Questi batteri simbionti esplicano un gran numero di attività.

Tanto per incominciare i Lattobacilli partecipano enzimaticamente alla predigestione di alcuni componenti del cibo aumentandone la biodisponibilità: scindono, ad esempio, proteine e grassi in molecole più semplici (proteolisi e lipolisi) e convertono il lattosio in acido lattico.

PROTEOLISI:Proteine Polipeptidi Aminoacidi (proteinasi da lattobacilli) (polipeptidasi da lattobacilli) LIPOLISI:Trigliceridi Acidi grassi + glicerolo (lipasi da lattobacilli) TRASFORMAZIONE DEL LATTOSIO IN ACIDO LATTICO: Lattosio Glucosio + galattosio (lattasi da lattobacilli) Glucosio Acido piruvico (complesso enzimatico glicolitico da lattobacilli) Acido piruvico Acido lattico (lattico deidrogenasi da lattobacilli)

La trasformazione del lattosio in acido lattico è estremamente importante per tutti gli organismi che risultano intolleranti al lattosio: l’intolleranza al lattosio è provocata da una carenza dell’enzima “lattasi” che trasforma il lattosio in glucosio e galattosio.Quando una persona intollerante al lattosio beve un bel bicchiere di latte, tutto il lattosio qui presente rimane indigerito a fermentare nel colon con conseguente diarrea, meteorismo, eruttazione e crampi addominali.L’enzima lattasi manca di solito nelle persone originarie dell’Europa del Sud, dell’Asia,o dell’Africa, paesi nei quali il latte non fa parte della dieta al momento dello svezzamento dei bambini.Con il trascorrere delle generazioni, il fatto di non bere latte fa “dimenticare” al corpo come produrre l’enzima lattasi.E’ noto che i Lattobacilli producono una lattasi che, a sua volta, aiuta a stimolare la produzione endogena di lattasi.Questo significa che quando i Lattobacilli sono presenti in gran numero un individuo intollerante al lattosio può superare questo handicap, iniziando, per esempio, col consumare yogurt.Yogurt “vero”, naturalmente!Che è ben diverso dalla stragrande maggioranza degli yogurt presenti in commercio.Ed è necessario soffermarsi un attimo su questo punto!Il vantaggio di cui sopra non si ha con lo yogurt pastorizzato o con qualsiasi forma di yogurt che non contenga batteri attivi.Molti produttori di yogurt pastorizzano ancora i loro prodotti una volta che è completato il processo di coltura.Questo procedimento distrugge qualsiasi batterio patogeno che si annida nello yogurt, ma purtroppo anche i microrganismi usati per innescare la fermentazione.Per questa ragione, anche se come organismi di coltura sono stati utilizzati i migliori batteri in assoluto, essi poi vengono distrutti dal processo di pastorizzazione.Gli unici batteri che devono essere usati per preparare il vero yogurt sono il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus termophilus.Ma, nella società contemporanea è più facile e meno costoso utilizzare batteri manipolati, concepiti per accorciare i tempi di produzione anziché utilizzare i ceppi naturali di L.bulgaricus e S.termophilus: il latte fermenta lo stesso, il risultato finale avrà un bell’aspetto e un ottimo gusto, ma senza la coltura starter giusta i benefici sulla salute andranno persi.E poi c’è la moda degli yogurt alla frutta: innanzitutto la frutta aggiunta non è mai fresca; in secondo luogo lo zucchero della frutta piace ai batteri quanto agli essere umani, forse di più, tanto

che ai batteri vivi piacerà di più buttarsi sullo zucchero della frutta che non darsi da fare a fermentare il latte.Ma non è difficile ovviare a questi rischi ed inconvenienti: basta preparare lo yogurt in casa propria, con una semplice yogurtiera, a partire da ceppi starter di L. bulgaricus e S. termophilus venduti nella maggior parte dei negozi di prodotti dietetici o naturali. Un’altra funzione importantissima dei Lattobacilli è la produzione di Vitamine del gruppo B, quali niacina, acido folico e piridoxina.Le Vitamine sono prodotte in grandi quantità dalla nostra microflora intestinale soprattutto in caso di mancato apporto con la dieta.La motivazione risiede nel fatto che queste vitamine sono essenziali alla vita presiedendo reazioni come la coagulazione o la produzione energetica.La Vitamina B3 (acido nicotinico o niacina o vitamina PP) è prodotta direttamente dai batteri simbionti e particolarmente dai Lactobacilli a partire da NAD e NADP; mentre la Vitamina B8 (biotina) è sintetizzata solo quando manca l’enzima Biotinidasi.Sia la Vitamina B3 che la B8 intervengono nel metabolismo energetico, precisamente nelle reazioni di ossidoriduzione della catena respiratoria e nel Ciclo di Krebs: ecco perché il ruolo svolto dai Lactobacilli deputati a sintetizzarle diventa fondamentale per la produzione e il rifornimento di energia.

A questo riguardo è significativo il fatto che spesso individui che lamentano sintomi quali stanchezza, astenia, svogliatezza superano brillantemente questi disturbi dopo una semplice integrazione con probiotici a base di Lactobacilli.

E non è da trascurare l’ipotesi ben suffragata che la Vitamina B3 (niacina) diminuisca l’immunogenicità degli alimenti grazie alla sua attività di catalizzazione dell’idrolisi proteica.

Il rapporto niacina/proteine presente negli alimenti sembra essere, infatti, uno dei fattori alla base delle reazioni avverse ai cibi: più il valore è alto, tanto minore è l’allergenicità degli stessi.Quindi una microflora intestinale perfettamente funzionante capace di produrre adeguate quantità di niacina può aiutare a prevenire fenomeni di intolleranze alimentari.

Sicuramente una delle funzioni più importanti dei Lattobacilli è la loro azione antimicrobica.

Questa viene esplicata grazie alla produzione di sostanze quali il suddetto acido lattico e anche l’acido acetico che abbassando il pH ambientale rendono difficile l’insediameno di batteri patogeni.

Ma i Lactobacilli producono anche veri e propri antibiotici naturali, quali per esempio il perossido di idrogeno (acqua ossigenata) e una sostanza chiamata Acidofillina, e altre chiamate Acidolina, Lattobacillina, Lactocitidina.

Spesso queste sostanze non distruggono fisicamente il batterio patogeno, ma semmai lo inibiscono o lo mettono in fuga e tale azione inibitrice è, in alcuni casi, anche meglio della soppressione vera e propria perché quest’ultima potrebbe lasciare dietro di sé tossine e scorie; in altri casi questa strategia risulta essere addirittura l’unica possibile.

Per esempio l’attività antibiotica del Lactobacillus acidophilus è particolarmente attiva sia sui batteri Gram-positivi che Gram-negativi ma tale azione viene svolta in modo diverso per le due famiglie batteriche.

Le adesine dei batteri Gram-negativi (le adesine sono sostanze con le quali i batteri patogeni aderiscono all’epitelio intestinale per poter penetrare in profondità) sono mascherate da un capside,

cioè una capsula di rivestimento non essenziale alla sopravvivenza dei batteri stessi: per cui un antibiotico naturale che dovesse distruggere tali adesine, di fatto non ucciderebbe il batterio.I batteri simbionti allora impediscono l’adesione e la moltiplicazione dei patogeni acidificando l’ambiente grazie alla produzione di Acido lattico che specificamente riduce la capacità adesiva e proliferativa.

Al contrario le adesine dei Batteri Gram-positivi sono parte integrante della superficie batterica: in questo caso i batteri simbionti distruggono tali adesine, uccidendo direttamente il batterio patogeno.

I principali batteri patogeni inibiti dai Lattobacilli sono: Bacillus subtilis, Bacillus cereus, Candida albicans, Clostridium perfringens, Escherichia coli, Klebsiella pneumonite, Proteus vulgaris, Pseudomonas aeruginosa, Salmonella typhosa, Shigella dissenteriae, Staphylococcus aureus, Streptococcus fecalis

I Lactobacilli sono risultati essere estremamente efficaci anche nei confronti di infezioni virali.E’ stato dimostrato che il L.acidophilus ha un potere antivirale nei confronti del Virus Herpes Simplex Labialis e Progenitalis (Don Weeks, New York University, 1983).

Per quanto la scienza non abbia ancora capito con precisione l’esatto meccanismo grazie al quale i batteri simbionti impediscono le complicazioni virali, il Dott. Emanuel Revici, fondatore dell’Istituto di Biologia Applicata di New York, ha ritenuto che un indizio può venire dalla gerarchia evolutiva dei microrganismi.Alla luce del fatto che nella scala evolutiva i virus sono più antichi dei batteri, Revici ha ipotizzato che molte forme di batteri dovevano sviluppare dei metodi per controllare i virus in modo da proteggersi nella propria evoluzione.Ovviamente, se tutti i batteri fossero alla mercè dei virus, i batteri, tanto quelli buoni che quelli cattivi, sarebbero scomparsi molto, molto tempo fa.I fattori interni di controllo che i batteri amici hanno a propria disposizione per lavorare contro i virus non sono stati ancora completamente capiti.Tuttavia sappiamo che i Lattobacilli producono grandi quantità di acido lattico e i virus non amano gli ambienti acidi.Sappiamo che i Lattobacilli sono in grado di aumentare la temperatura del proprio territorio e i virus hanno difficoltà ad adattarsi a temperature elevate.Sappiamo che i Lattobacilli producono determinati sottoprodotti come gli acidi grassi essenziali che non sono tollerati dai virus.Inoltre una delle armi più potenti dei Lactobacilli nei confronti dei virus è sicuramente il perossido d’idrogeno. Infine, i Lactobacilli, poiché aderiscono saldamente e specificamente alle mucose intestinali, le proteggono direttamente, con un effetto barriera, dalla possibile penetrazione invasiva di microrganismi indesiderati, oltre che in modo indiretto, per stimolazione delle difese immunitarie dell’ospite. I Lattobacilli, quindi, svolgono un ruolo immunitario diretto combattendo i virus e i batteri nei modi suddetti.

Ma potenziano anche indirettamente il sistema immunitario: quando agenti patogeni esterni riescono a permeare le pareti dell’intestino e a penetrare nel flusso sanguigno, il sistema immunitario deve scattare in azione.Fintanto che le pareti del tratto intestinale sono rivestite da forti colonie di batteri amici in ottima salute, questi microrganismi pericolosi non riescono a passare, alleggerendo così il carico di lavoro

che grava sul sistema immunitario.

I Lactobacilli risultano essere meravigliosamente efficaci nelle Candidosi.

La candidosi intestinale

La Candidosi è un’infezione provocata da una proliferazione eccessiva di Candida Albicans un minuscolo lievito/fungo che popola la bocca, la gola, il tratto digerente, quello genito-urinario e la pelle delle persone sane.La Candida è essenzialmente innocua e vive in modo sano in perfetto equilibrio con i batteri del corpo.Una delle più importanti responsabilità dei batteri simbionti è proprio quella di tenere sotto controllo la Candida Albicans.Le colonie attive di batteri amici sono attente ad impedire a questi organismi di reperire luoghi di possibile insediamento.I guai cominciano quando si permette alla Candida di liberarsi da questi freni per trasformarsi da innocuo lievito in un pericoloso fungo che invade tutto.Tra i lieviti, la Candida è sicuramente la più subdola, nel senso che può trasformarsi da lievito privo di radice in fungo aggressivo e tenace, che butta le radici.Le diramazioni più sottili di queste radici, le cosiddette “ife”, riescono addirittura a penetrare nello strato che riveste le pareti interne dell’intestino umano e, una volta creata una breccia, le particelle di cibo parzialmente digerito, i prodotti del metabolismo del lievito, le scorie tossiche e altri materiali sono in grado di passare nel circolo sanguigno.Si tratta chiaramente di sostanze che non hanno nulla a che fare con il sangue, per cui attivano le difese immunitarie.Ma quando questa stimolazione si ripete all’infinito le difese immunitarie si indeboliscono e l’organismo rimane indifeso ed esposto a tutti gli agenti patogeni possibili.

Cause della candidosi

Ma come fa la Candida a passare dalla sua forma di lievito alla sua forma di fungo patogeno?Le cause sono molteplici.La causa principale è rappresentata dagli antibiotici, che, distruggendo oltre ai batteri patogeni anche quelli simbionti, demoliscono la prima difesa dell’organismo nei confronti della Candida: senza i batteri amici, soprattutto i Lactobacilli, la Candida è libera di proliferare indisturbata.

Dato che la Candida prolifera in un ambiente carico di zuccheri, una dieta ricca di zuccheri rappresenta un’altra causa d’infestazione di questo microrganismo.

I farmaci immunosoppressori, come gli steroidi e la pillola anticoncezionale, come pure le infezioni ricorrenti, come da esempio il virus Epstein-Barr e il citomegalovirus, rallentano l’attività delle cellule del sistema immunitario, rendendole meno capaci di combattere la proliferazione della Candida.

Tra le altre cause di sviluppo eccessivo di questo lievito vi sono gli squilibri ormonali legati al ciclo mestruale, la gestazione, e il diabete.

Un’altra causa è la biancheria intima di nylon perché i materiali sintetici, aumentando la sudorazione, creano un ambiente caldo e umido, ideale per la crescita della Candida.

Sintomi della candidosi

La Candidosi può colpire diversi distretti corporei ed è forse per questo che è difficile diagnosticarla.

La proliferazione della Candida a livello intestinale provoca stipsi e/o diarrea, meteorismo, dolori addominali, aerofagia.All’interno della bocca provoca il cosiddetto “mughetto”, un’affezione caratterizzata da bruciore e/o maculature della lingua, ulcerazione degli angoli della bocca, stomatite e alitosi.Nel tratto urinario la proliferazione della Candida può provocare infezioni renali e vescicali.Nell’apparato genitale femminile, l’aumento del lievito può determinare squilibri ormonali, sindrome pre-mestruale, irregolarità del ciclo, perdita della libido, dolori addominali e vaginite.Se le tossine della Candida vengono incorporate nelle secrezioni ormonali, possono essere colpiti il cervello e il sistema nervoso: i sintomi possono essere apatia, astenia, cefalea, irritabilità, depressione, ansia, sbalzi d’umore, vuoti di memoria.

Terapia nutrizionale della candidosi

Come sempre, anche in caso di Candidosi, il cibo ci viene in aiuto e diventa la nostra medicina, esattamente come diceva Ippocrate all’inizio della storia della Medicina: “Lascia che il cibo sia la tua medicina!”

Se presentiamo uno dei sintomi suddetti e vogliamo seriamente combattere la Candida, per prima cosa dobbiamo cambiare la nostra alimentazione e ciò vale anche se decidiamo di effettuare una terapia farmacologia: non ha alcun senso cercare di uccidere la Candida con dei farmaci e contemporaneamente nutrirla e renderle il soggiorno piacevole.Infatti, come accennato nel paragrafo precedente, la Candida ama e si nutre di zuccheri: la nostra terapia nutrizionale, sarà, quindi assolutamente priva di dolci, caramelle, cioccolatini, bevande dolci.La Candida odia tutto ciò che è amaro: la nostra dieta abbonderà di verdure amare, come la catalogna o la cicoria.La Candida è un lievito: saranno banditi dalla nostra tavola tutti gli alimenti lievitati quali pizze, focacce, pane.

La terapia nutrizionale anti-Candida può sembrare, a prima vista, restrittiva o addirittura punitiva…ma così non è!

Se riflettete un attimo vi rendete conto che tale dieta corrisponde ad un semplice regime alimentare sano e ipocalorico: eliminare dall’alimentazione dolci, pizze e bevande gassate non ha mai fatto male a nessuno, al contrario ha prodotto numerosi effetti benefici, primo fra tutti, un leggero dimagrimento.

APPROCCIO DIETETICO NELLA CANDIDOSI INTESTINALE

CIBI PERMESSI: pesce, carne, ricotta, tutta la verdura e gli ortaggi (soprattutto: cicoria, catalogna, pomodori, cetrioli, rape rosse, patate, carote, zucchine, carciofi, asparagi, cavolfiore, melanzane, sedano, indivia, scarola), pane di segale.BEVANDE PERMESSE: acqua minerale, latte, yogurt, tisane, thè, succo di pomodoro, caffè, succo di limone.CIBI VIETATI: dolci, marmellate, cibi lievitati (pane, focacce, pizze…), riso, pasta.BEVANDE VIETATE: bevande gassate, succhi di frutta.

Indispensabile, in caso di Candidosi, sia che si segua una terapia farmacologica sia che si decida di affrontare il problema in modo naturale, è l’integrazione con probiotici.

La scelta dei probiotici cadrà senza ombra di dubbio sul Lactobacillus Acidophilus che è il batterio più efficace nei confronti della Candida: quando a piastre Petri contenenti colture di Candida si aggiungono ceppi di Lactobacilli, questi ultimi inibiscono e bloccano la crescita della Candida.Questa straordinaria capacità dei Lactobacilli spinge ormai la maggior parte dei medici a somministrare una terapia probiotica durante o dopo una qualsiasi terapia farmacologia o radiante.La chemioterapia, per esempio, è una delle cure farmacologiche più velenose e più devastanti esistenti: uno dei tantissimi suoi effetti collaterali è sicuramente la Candidosi!

Nel 1984 il Dott. Kageyama, medico giapponese, alla luce delle acquisizioni nel campo dei probiotici di quegli anni, somministrò a 56 pazienti leucemici in chemioterapia, aventi livelli elevatissimi di Candida nelle feci (100 milioni di unità/g di feci), 2 miliardi di Lactobacillus Acidophilus e 2 miliardi di Lactobacillus Bifidum per 3 mesi; la quantità di Candida nelle feci si abbassò da 100 milioni a 1 milione di unità/g di feci.

I livelli di Candida rimasero invariati nel gruppo di controllo che non aveva usufruito dell’integrazione probiotica.

Tutti coloro che sono affetti dalla Candida presentano di norma una funzionalità digerente scadente: ecco perché, a volte, accanto ad una integrazione probiotica si effettua una supplementazione con enzimi digestivi (proteasi, bromelina, papaina…) di estrazione naturale, preferibilmente algale, in quanto estremamente bioassimilabile.

Un’altra arma molto efficace a disposizione del nutrizionista è un acido grasso, l’acido caprilico, derivato dalla noce di cocco, un campione nella lotta antifungina, è il corrispettivo naturale della nistatina, il farmaco universalmente utilizzato per le Candidosi, ma mentre questo farmaco, a differenza dell’innocuo acido caprilico, una volta terminata la cura non può evitare una rapida crescita di nuove colonie di Candida, l’acido grasso ha un effetto del tutto favorevole che si protrae nel tempo.

Ma ritroviamo dei potenti antifungini anche fra gli alimenti più comuni: l’aglio ne è un esempio straordinario!Una terapia nutrizionale anti-Candida prevede il consumo di aglio in grandi quantità e, per chi non dovesse gradirne il sapore o il suo retrogusto, in commercio esistono tavolette o capsule di estratto d’aglio che ovviano a questi inconvenienti.

Ultimo della lista ma non per ordine di importanza è il succo di aloe: bastano 2 – 4 cucchiaini di succo d’aloe diluiti in un po’ d’acqua ogni giorno per combattere efficacemente la Candida albicans e per rafforzare le difese immunitarie.

L’azione anti-colesterolo dei lactobacilliLa flora batterica intestinale, in particolar modo, i Lactobacilli svolgono un’azione anti-dislipidemica efficacissima: in termini più semplici, contribuiscono a mantenere sotto controllo il colesterolo, forse agendo sui Sali biliari.

La bile, ricordiamo, è una sostanza prodotta nel fegato a partire proprio dal colesterolo e da 2 amminoacidi quali la glicina e la taurina.La bile, una volta sintetizzata, viene immagazzinata nella cistifellea e dopo un pasto, riversata nel duodeno dove verrà utilizzata per la digestione dei grassi.Una volta che la bile è stata utilizzata essa viene riassorbita dall’intestino tenue e quindi ritrasferita nel fegato per poter poi essere riutilizzata.Prima che la bile possa essere riassorbita, però, deve essere nuovamente decomposta nei suoi costituenti di base: si ipotizza che i lactobacilli facciano proprio questo!

Il colesterolo assorbito nell’intestino viene modificato dalla flora batterica intestinale in coprostanolo e coprostanone; il primo rappresenta circa il 50% degli steroli fecali, il secondo il 10 – 15%.E anche se il meccanismo con cui agiscono non si conosce alla perfezione, il dato importante è che se ad un soggetto con livelli di colesterolo superiori alla norma vengono somministrati probiotici a base di Lactobacilli, il colesterolo si abbassa.

Gli animali “germ free”, cioè senza microflora intestinale, hanno una bile che resta invariata rispetto a quella che gli animali producono per la digestione dei grassi. Essa non può essere riciclata in questa forma.Quando agli stessi animali “esenti da germi” sono somministrate adeguate colture batteriche come ad esempio Bifidobatteri e Lactobacilli, la loro bile è riciclata dal fegato o fatta uscire dal corpo sotto forma modificata: l’azione dei batteri benefici sulla bile ha in qualche modo eliminato il colesterolo dagli apparati di questi animali.

Sembra che i batteri amici si “mangino” il colesterolo: nel 1985 il Dr. Gilliland dimostrò che quando si faceva fermentare l’Acidophilus in presenza di colesterolo, durante la crescita di questi batteri amici, nel loro interno faceva la comparsa una certa quantità di colesterolo; probabilmente il colesterolo serve, ai batteri, per ricavarne energia.

La conclusione alla quale è arrivato il D. Gilliland è stata che la capacità del Lactobacillus acidophilus “renderebbe possibile per l’organismo assimilare in minima parte il colesterolo ingerito con la dieta, non rendendolo disponibile per l’assorbimento nel sangue”.

Per dirla più semplicemente esistono due modi in cui i batteri amici aiutano a ridurre il colesterolo nel sangue: la prima, decomponendolo; la seconda è mediante la sua assimilazione diretta.

A questo proposito è utile ricordare il cosiddetto “fenomeno Masai”.

I Masai sono popolazioni tribali dell’Africa orientale; costoro sono nomadi e la loro vita dipende totalmente dal bestiame che allevano e che portano con sè da un luogo all’altro; si nutrono, infatti, quasi esclusivamente di grassi animali saturi che sappiamo essere causa prima di ipercolesterolemia.

Eppure, i Masai non muoiono per patologie cardio-vascolari e hanno i livelli di colesterolo nella norma o addirittura minori di quelli della popolazione americana.

La spiegazione di questa apparente contraddizione rispetto a tutto ciò che abbiamo detto finora risiede nell’abitudine di queste popolazioni di bere grandi quantità di latte fermentato degli animali di cui si cibano.

In tale latte, che è stato analizzato e studiato, risiede un fattore chiamato AMF che è in grado di ridurre il colesterolo LDL, in quanto pare che tale AMF inibisca l’enzima che sintetizza il colesterolo.

E’ stato visto che l’AMF viene prodotto dal Lactobacillus acidophilus, soprattutto dal ceppo DDS-1, purchè sia presente alla concentrazione di 4 milioni di batteri vivi per ml di latte: ecco perché in caso di dislipidemia, insieme ad una terapia nutrizionale opportuna è assolutamente consigliabile un’integrazione probiotica con L.acidophilus DDS1.

LACTOBACILLUS BULGARICUSUn batterio molto importante e presente nell’apparato gastrointestinale umano è il Lactobacillus Bulgaricus.Esso è conosciuto soprattutto come starter nella produzione dello yogurt ma è anche un batterio amico transiente nel nostro intestino.I ceppi batterici transienti sono quei microbi “di transito”, cioè quei batteri amici che non colonizzano, non si insediano nell’ambiente formando colonie.La loro funzione è quella di acidificare l’ambiente contribuendo a renderlo inospitale per i batteri patogeni.: in questo senso svolgono una potente azione sinergica con gli altri Lactobacilli colonizzatori.Il ceppo Bulgaricus DDS-14 produce un potente antibiotico naturale, il Bulgarican, che si è dimostrato essere ancora più potente dell’Acidofilina prodotta dal Lactobacillus Acidophilus.Inoltre il Bulgaricus, grazie alla sua capacità di scomporre adeguatamente il lattosio risulta di grande aiuto per quei soggetti intolleranti al lattosio.

LACTOBACILLUS REUTERIUn altro batterio autoctono molto interessante appartenente alla famiglia dei Lactobacilli è il Lactobacillus Reuteri, presente a livello intestinale ma anche e soprattutto nel cavo orale.

Come si evince dalla tabella precedente, la bocca è una sede molto frequentata dai batteri, sia endogeni ma anche esogeni, essendo questo organo direttamente a contatto con l’esterno e quindi, più soggetto ad intrusioni non desiderate.

E la situazione si fa seria se pensiamo che i batteri del cavo orale sono in grado di raggiungere tutti gli organi del nostro corpo anche attraverso la circolazione sanguigna.

E’ questo un motivo in più per attuare una attenta igiene orale al fine di salvaguardare la nostra salute generale e il nostro benessere.

Il Lactobacillus Reuteri è isolabile nel latte materno ed è attraverso questa via che viene trasmesso dalla madre al figlio, dove va a popolare l’apparato gastrointestinale, bocca compresa.

La microflora orale può essere facilmente compromessa dagli attuali stili di vita stressanti, errati e frenetici, da una cattiva alimentazione, dall’uso di antibiotici, antidepressivi, contraccettivi orali e, soprattutto, da una scarsa igiene orale quotidiana.

Quando l’equilibrio della microflora orale è alterato, la nostra bocca è più esposta al rischio di malattie parodontali e di carie.

E tali conseguenze non sono da sottovalutare: le malattie parodontali e le carie interessano il 95% della popolazione e sono entrambe causate dalla placca, un biofilm di batteri patogeni che si forma sulla superficie dei denti e della bocca.

Nelle malattie parodontali i batteri patogeni non rimossi si infiltrano nelle gengive e poi nell’osso dei denti provocando un’infezione accompagnata da un’infiammazione di tutte le strutture colpite.La carie, invece, è la distruzione dello smalto dei denti causata da un’interazione nociva tra i batteri della placca e il cibo. Come si è detto per l’intestino, anche nella bocca, è assolutamente necessario che la microflora autoctona sia qualitativamente bilanciata e quantitativamente sufficiente per evitare l’infiltrazione di batteri patogeni.

Una buona supplementazione probiotica può aiutare a tal fine, senza tralasciare un’accurata igiene orale e periodiche visite dal dentista.

Il probiotico più utile, in caso di patologie del cavo orale, è quello contenente il Lactobacillus Reuteri.

Questo batterio possiede molte caratteristiche utili: è capace di risiedere in bocca oltre che nell’intestino; è capace di aderire alla saliva e ai tessuti della bocca, assicurando protezione; produce “reuterina” una sostanza che funziona come un antibiotico naturale e che è capace di combattere i batteri patogeni responsabili delle malattie parodontali e dell’alito cattivo; aiuta a ridurre l’infiammazione gengivale, aiuta a stimolare le difese immunitarie.

Una supplementazione con Lactobacillus reuteri risulta alquanto utile anche e soprattutto in seguito alle terapie antibiotiche prescritte dai dentisti.

I bifidobatteriI Bifidobatteri (soprattutto Bifidobacter bifidum, Bifidobacter longum, Bifidobacter breve negli adulti e Bifidobacter infantis nei bambini) sono germi strettamente anaerobi e sono i principali abitanti dell’intestino crasso.

Essi competono spietatamente tanto per le sostanze nutritive quanto per i siti di insediamento lungo le pareti intestinali, impedendo le invasioni dei batteri patogeni.Sono portentosi produttori di acidi che abbassano il pH, incrementando, così, l’acidità della zona e rendendola poco interessante per i patogeni che prediligono gli ambienti alcalini.

I Bifidobatteri inibiscono i germi patogeni che trasformano i nitrati in nitriti che sono potenziali agenti cancerogeni.

Favoriscono, inoltre, la produzione di Vitamine del gruppo B e agevolano l’elaborazione dei cibi da parte del fegato.

Come dice il nome, il Bifidobacter infantis è il principale colonizzatore dell’apparato gastro-intestinale dei neonati: la maggior parte dei neonati di mamme sane vengono al mondo puliti; tuttavia entro qualche giorno dalla nascita l’intestino dei bambini viene colonizzato dai batteri.Le modalità di nascita, vaginale o per taglio cesareo, influenzano fortemente il tipo di batteri che il neonato presenterà dentro di sé.Ad esempio, alcuni studi mostrano che è stato riscontrato il Bifidobacter infantis nel 60% dei neonati a termine dopo parto naturale, mentre solo il 9% dei bambini nati con taglio cesareo erano colonizzati da tale batterio.Per un misterioso fenomeno di madre natura i bambini assorbono i batteri amici dalla madre durante il loro passaggio attraverso un canale di nascita pulito e sano.

Altro dato importante è rappresentato dall’allattamento: la principale differenza tra neonati alimentati con latte artificiale e quelli alimentati con latte materno è costituita dalla presenza di elevati livelli di pericolosi Bacteroides, Clostridium, e E.coli nei neonati alimentati artificialmente. E questi valori non diminuiscono con il crescere del neonato.

Dopo aver esaminato una varietà di possibili fonti alimentari in grado di migliorare la colonizzazione del tratto gastrointestinale del neonato, gli scienziati hanno concluso che il latte materno è assolutamente il migliore.

Bisogna aggiungere, però, che il latte materno di oggi è molto diverso e meno prezioso di quello di mezzo secolo fa.Questo perché anche il latte materno è stato contaminato dai danni che tutto il nostro ecosistema ha subito negli ultimi decenni.E’ stato provato che la qualità del latte materno si è abbassata in tutto il mondo, quasi certamente per via degli agenti inquinanti creati dall’uomo che si trovano nell’aria, nell’acqua e nella catena alimentare.

Nel latte materno di oggi sono diminuiti i batteri amici e sono aumentati i batteri pericolosi con gravi implicazioni per la salute dei bambini.

A questo proposito ricordiamo che il Bifidobacter infantis, se presente in forze, è in grado di contrastare la diarrea neonatale, una delle cause più frequenti di morte infantile soprattutto nei Paesi sottosviluppati e non solo: ogni anno negli Stati Uniti più di 1000 neonati di età inferiori a 12 mesi muoiono per la diarrea, causata soprattutto dalle tossine di Escherichia coli.

E.coli, Salmonella e Shigella e Yersinia sono batteri cui i Bifidobatteri possono far fronte purchè questi siano ben impiantati nell’intestino.

Un’integrazione probiotica con Bifidobacter infantis nei bambini è sempre consigliabile non solo per il ruolo immunitario svolto da questo microrganismo simbionte, ma anche perché, come tutti i Bifidobatteri, determina un incremento dell’assorbimento di azoto che aiuta il neonato, soprattutto quello sottopeso, a raggiungere il normale incremento del peso corporeo; inoltre migliora l’assorbimento di calcio e produce le Vitamine del gruppo B importantissime per la crescita del bambino.

La scelta del probiotico

Per tutti i motivi elencati e discussi nei precedenti paragrafi risulta evidente che un’integrazione probiotica è benefica se non, a volte, addirittura indispensabile.Ma quali probiotici scegliere?Quando assumerli e per quanto tempo?

I batteri giustiI batteri amici colonizzatori più importanti per mantenere il nostro apparato gastrointestinale in buona salute sono sicuramente: il Lactobacillus Acidophilus, che si insedia soprattutto nell’intestino tenue e il Bifidobacter Bifidum che predilige l’intestino crasso.Insieme ai batteri colonizzatori, un buon probiotico deve contenere anche batteri di transito, i migliori transienti sono: il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus thermofilus.I batteri transienti non formano colonie, non mettono su casa nel nostro intestino, ma svolgono un ruolo non meno importante: nel loro passaggio attraverso il corpo creano le giuste condizioni affinché i batteri colonizzatori possano insediarsi stabilmente e proliferare; proprio allo stesso modo in cui un fertilizzante aiuta le piante a crescere, i batteri di transito aiutano quelli residenti a vivere e moltiplicarsi. Perché il nostro programma di integrazione sia efficace è importante, quindi, che esso comprenda sia i batteri colonizzatori che batteri transienti. Ma la scelta non si deve limitare al genere batterico: al genere Lactobacillus, per esempio, appartengono numerosissime specie batteriche, alcune non dannose ma neanche di grande utilità, altre, al contrario con grandi poteri e attivissime.E questo discorso vale anche per le famiglie batteriche patogene: ad esempio, quasi tutti i ceppi di E. coli sono innocui, ma alcuni stipiti, come il letale 0157:H7 sono così potenti da essere micidiali.Quando si acquistano probiotici bisogna sempre cercare quelli costituiti dai ceppi più potenti di ogni specie.

Il superceppo lactobacillus acidophilus dds-1Ma quando un ceppo batterico può essere definito “potente”?Un ceppo probiotico può essere definito potente o efficace quando presenta una serie di requisiti essenziali:

1) Innanzitutto la coltura in cui esso è stato fatto crescere dovrebbe avere una buona durata nel tempo (molti dei probiotici in commercio sono già morti dopo poco tempo di giacenza sugli scaffali dei negozi)

2) Una volta assunto, il batterio dovrebbe essere in grado di resistere relativamente indenne sia al passaggio attraverso i succhi gastrici, sia al passaggio attraverso la zona alcalina dell’intestino.

3) Ammettendo che il batterio ingerito sia effettivamente in grado di giungere nell’intestino, occorre che esso sia poi capace di attaccarsi alle pareti intestinali e poi di competere con successo con i batteri patogeni già presenti.

4) Ma tutto questo non basterebbe se il batterio in questione non fosse in grado di svolgere tutta una serie di attività: nutrizionali, come la produzione degli enzimi necessari alla digestione dei latticini e la produzione di Vitamine B; e antimicrobiche.

E’ molto difficile trovare ceppi batterici che soddisfino tutti questi requisiti.Uno studio recente pubblicato sul prestigioso Journal of American Nutraceutical Association ha messo a confronto 6 diversi ceppi batterici per verificare appunto la capacità di ciascuno di essi di soddisfare i suddetti requisiti.L’unico ceppo batterico che ha soddisfatto tutti questi requisiti è stato il batterio Lactobacillus acidophilus DDS-1.

Questo e poi numerosi altri studi hanno confermato le seguenti proprietà:1) Il DDS-1 è garantito vitale all’80% dopo un anno dalla produzione senza essere refrigerato.2) Essendo ceppo autoctono del nostro intestino resiste bene sia nell’ambiente acido che basico

del tratto gastrointestinale e riesce a superare la barriera gastrica e ad installarsi nell’intestino tenue. In un recente studio comparativo tra diversi ceppi di Acidophilus e Bifidus, il DDS-1 è stato l’unico a sopravvivere indifferentemente al tratto gastrointestinale acido, basico e neutro, nonché ai Sali biliari.

3) A differenza della maggior parte degli altri ceppi, che sono termofili e prosperano a temperature intorno ai 44°C, il DDS-1, in quanto ceppo umano autoctono, preferisce la temperatura tipica del corpo umano (37°C), grazie alla quale incomincia a riprodursi colonizzando rapidamente l’intestino. La capacità del DDS-1 di attaccarsi alle pareti intestinali è stata recentemente confermata da un importante studio apparso sul JAMA.

4) Una volta installatosi il DDS-1 toglie spazio e cibo alla flora patogena e micotica. L’azione fortemente antagonista del DDS-1 nei confronti dei batteri patogeni è stata ripetutamente dimostrata. Il DDS-1 produce potenti antibiotici naturali quali l’Acidolina e l’Acidophilina, capaci di inibire un ampio spettro di batteri patogeno quali Streptococchi, E. coli, Salmonella, Stafilococchi, Pseudomonas, Proteus e Shigella. Si è visto, per esempio, che il DDS-1 riesce a piazzare 14 unità per ogni singola unità di E.coli presente nell’intestino.

5) L’inibizione della flora batterica patogena ha effetti indiretti sulla prevenzione tumorale, dato che vari batteri patogeni partecipano direttamente alla produzione di sostanze cancerogene, come le nitrosammine.

6) L’azione ipocolesterolemizzante dell’Acidophilus è nota: il DDS-1, in particolare, si è dimostrato estremamente attivo. Quantità relativamente basse di DDS-1 hanno prodotto una significativa riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue. Infine il DDS-1 ha dimostrato di aumentare sensibilmente la produzione delle vitamine B e dell’enzima Lattasi e B-Galattosidasi, necessari alla digestione dei latticini.

7) Infine, last but not least, il DDS-1 è in grado di sopravvivere alla maggior parte dei farmaci

antibiotici e ciò ne fa il supplemento d’elezione in tutti i casi di concomitanti terapie antibiotiche, notoriamente fortemente distruttive della flora batterica intestinale.

In sintesi quando ricorrere ad una supplementazione con DDS-1?

1) In caso di flora intestinale ridotta o compromessa2) Durante o dopo una terapia antibiotica3) In caso di defedazione del sistema immunitario4) In caso di vaginiti e infezioni urinarie5) Nelle Candidosi6) Nelle infezioni ed infiammazioni cutanee (Herpes, acne…)7) Nelle dislipidemie per abbassare il colesterolo. 8) Nelle disbiosi intestinali.

Quando scegliamo un probiotico con Acidophilus se l’azienda produttrice non specifica il ceppo, insospettiamoci.Un prodotto contenente un “qualcosa-dophilus” con tutta probabilità è un prodotto con ceppi di poco prezzo.Quando decidiamo di effettuare una supplementazione con Acidophilus ci conviene sempre scegliere il ceppo DDS-1 e, sulla confezione, deve esserci scritto.DDS sta per Department of Dairy Science dell’Università del Nebraska, dove è stato scoperto questo ceppo.Un’altra informazione da tenere assolutamente presente nella scelta del probiotico è il numero dei batteri vitali: mai scendere al di sotto dei 2 miliardi di batteri vivi!

Il superceppo bifidobacter bifidum malyothCome abbiamo detto nei paragrafi precedenti i Bifidobatteri sono i più importanti batteri colonizzatori del colon degli adulti e dei bambini allattati al seno.Questi batteri diminuiscono con l’età e quando lo stato di salute inizia ad essere compromesso.La popolazione dei Bifidobatteri è molto sensibile a numerosi fattori che tendono a distruggerla, fattori quali: stress, dieta inadeguata, variazioni climatiche, carenze immunitarie.La supplementazione con Bifidobatteri è comunque sempre consigliabile per mantenere il colon funzionale e pulito.Tale supplementazione può essere utile anche:

1) Per antagonizzare la colonizzazione dell’intestino crasso da parte dei batteri patogeni ostili e di lieviti grazie alla produzione di sostanze antibiotiche naturali

2) Per favorire una migliore ritenzione dell’azoto e dunque per sostenere la crescita di peso degli infanti

3) Per inibire quei batteri che possono trasformare i nitrati, portati nell’intestino da cibo e acqua, nei pericolosissimi nitriti cancerogeni (nitrosammine). In tal senso svolgono una funzione di prevenzione dei tumori intestinali.

4) Per migliorare la produzione di Vitamina B e l’intolleranza al lattosio5) Per risolvere in maniera naturale e senza effetti collaterali problemi di stipsi ostinata e

cronica

Oltre a questi effetti diretti, la supplementazione con bifidobatteri può essere importante nei seguenti casi:

1) Nelle malattie autoimmuni: perché è stato ipotizzato che in alcune malattie autoimmuni l’attacco che il sistema immunitario conduce nei confronti del self biologico possa essere dovuto ad un errore di identificazione causato dall’eccessivo proliferare dei batteri patogeni dalle caratteristiche simili a quelle dei tessuti umani.

2) Nelle dislipidemie: per abbassare il colesterolo, perché anche il Bifidus, insieme all’Acidophilus, scompone gli acidi biliari nei loro costituenti originali, preparandoli così alla riutilizzazione energetica e metabolica da parte del corpo o alla evacuazione.

3) In caso di diabete: ci sono evidenze scientifiche che i casi di diabete in cui il paziente ha livelli normali di insulina che però non riesce a svolgere la sua funzione, siano legati ad un’eccessiva produzione di E.coli. Questo microrganismo, infatti, produce una sostanza molto simile all’insulina che si presume blocchi certi recettori nelle cellule che l’insulina deve raggiungere per svolgere la sua funzione adeguatamente.

4) In caso di alcune patologie tiroidee: si sa, infatti, che il batterio Yersinia enterocolitica produce sostanze che attaccano la ghiandola tiroidea, con una conseguente iperproduzione dell’ormone tiroideo. E, rovesciando il discorso, diversi pazienti con alti tassi di Yersinia nel corpo tendono a sviluppare malattie autoimmuni per cui in questi casi è sempre consigliabile una supplementazione di bifidobatteri per combattere il germe Yersinia.

In caso si decida di assumere un probiotico con Bifidobatteri, per la scelta del ceppo, bisogna guardare anche all’età del soggetto.Per gli adulti, il migliore è il ceppo Bifidobacter bifidum Malyoth; mentre per i neonati e i bambini è più idoneo il Bifidobacter infantis NSL.

Il superceppo Bifidobacter infantis NSL è raccomandato come supporto globale dei bambini in quanto stimola l’incremento di peso grazie alla ritenzione dell’azoto, favorisce la produzione di vitamina B e l’assorbimento del calcio e di altre vitamine e sali minerali, aiuta nella produzione di lattasi, aiuta a prevenire la predisposizione alle allergie.L’integrazione con B. infantis NSL risulta particolarmente importante nei bambini nati con taglio

cesareo o per quelli che non vengono allattati al seno.Inoltre è importante durante o dopo una terapia antibiotica o quando il bambino soffre di problemi intestinali, quando è in viaggio, dopo le vaccinazioni o quando c’è un cambiamento di alimentazione.Così come per i probiotici a base di Acidophilus, anche per quelli con Bifidus, è importante controllare la quantità dei batteri vivi presenti nel probiotico che ci prestiamo ad acquistare: anche in questo caso non bisogna mai scendere al di sotto di 2 miliardi di batteri vivi e vitali.

Superceppo lactobacillus bulgaricus lb-51Anche se il L.Bulgaricus è un batterio di transito, e non un colonizzatore, è di grande aiuto per i batteri residenti che formano colonie nel nostro intestino.Il ceppo più efficace è il LB-51.

Il ceppo LB-51 del L.Bulgaricus è famoso per alleviare i problemi digestivi, compreso il reflusso gastrico.E’ raccomandato a sostegno globale dei batteri amici, per incrementare la digeribilità dei latticini e delle altre proteine, per la massima efficacia dello smaltimento delle scorie metaboliche, per la ripulitura del colon senza scombussolare i batteri amici.

Il Dr. I. G. Bogdanov, bulgaro, ha isolato per primo questo ceppo nel 1951 e ha potuto stabilire che il LB-51 sintetizza una sostanza antibiotica naturale caratterizzata da un ampio spettro d’azione che è stato utilizzato per molti anni, con successo, dai medici bulgari per curare le affezioni gastrointestinali come l’enterocolite.

Preparazione dei probiotici

Centrifugazione e ultrafiltrazioneI prodotti probiotici presenti in commercio sono preparati con una tecnica molto simile a quella usata per preparare lo yogurt comune.I batteri selezionati vengono fatti fermentare in un “terreno di coltura” e il latte rappresenta il terreno di coltura preferito.Man mano che i batteri crescono trasformano il latte in una sostanza completamente diversa cui viene dato il nome di “fluido surnatante”, ricco di una grande varietà di sottoprodotti benefici del metabolismo quali: composti antimicrobici (perossido d’idrogeno, acidofilina), vitamine, enzimi, antiossidanti e immunostimolanti.

A questo proposito bisogna ricordare che i prodotti a base di latte (compresi i probiotici fatti fermentare nel latte) possono provocare, nelle persone che soffrono di intolleranza al lattosio o allergiche al lattosio, un gran numero di problemi.

Dato che i batteri amici producono lattasi per soddisfare le proprie necessità, i probiotici, persino quelli a base di latte, possono spesso essere consumati anche dai soggetti intolleranti al lattosio, ma non è sempre così.Alcuni individui fortemente allergici tollerano meglio probiotici che non sono a base di latte.

Preparare probiotici esenti da latte non è difficile.

E’ possibile prendere i batteri che sono stati fatti fermentare nel latte e continuare a farli crescere per alcune generazioni in un terreno di coltura diverso dai latticini.Passate queste generazioni, i batteri “dimenticano” di essere batteri amanti del latte e continuano a crescere perfettamente, generazione dopo generazione.Tuttavia “dimenticano” anche come produrre lattasi, utile per il nostro intestino, non ne producono più semplicemente perché non ne hanno più bisogno.Allora è necessario farli crescere in un terreno di coltura personalizzato, a base vegetariana, che riproduca esattamente il rapporto carboidrati/proteine presente nel latte e che aiuti i batteri a produrre lattasi e tutti gli altri prodotti che si trovano nel supernatante originario.

Quando una partita di batteri che ha completato la crescita, in un terreno a base di latte o vegetariano, è pronta per essere commercializzata, le case produttrici usano metodi diversi per lavorare il prodotto.

La centrifugazione e l’ultrafiltrazione rappresentano due metodi molto diffusi anche se di qualità scadente.In entrambi i metodi la massa batterica viene separata e concentrata, gettando via l’inestimabile supernatante.Una volta processati, tutti i batteri vengono liofilizzati.

La centrifugazione non è un buon metodo perché, durante tale trattamento, molti dei batteri finiscono con le pareti cellulari infrante, mentre altri vengono semplicemente uccisi; inoltre, durante la moltiplicazione, i batteri si organizzano in strutture a catena le quali, durante la centrifugazione successiva, vengono completamente spezzate.

Nonostante questi danni, la centrifugazione è un metodo molto usato dalle ditte produttrici di probiotici perché molto facile, veloce ed economico.

Altre aziende utilizzano il processo di ultrafiltrazione che è meno dannoso della centrifugazione.Questo processo prevede la collocazione dei batteri in un enorme “colino”.Anche se alcune catene batteriche vengono spezzate, il fluido supernatante eliminato, cosa che riduce l’efficacia dei batteri, l’ultrafiltrazione non danneggia le pareti dei batteri ed ha un effetto meno violento della centrifugazione.

L’ultrafiltrazione resta comunque un processo poco valido e dà un risultato non eccellente.

Il principale inconveniente dei processi di centrifugazione ed ultrafiltrazione sta nel fatto che entrambi i metodi prevedono la perdita del benefico supernatante.Senza di esso, i sottoprodotti antimicrobici e una moltitudine di altre sostanze benefiche dei batteri vanno perdute.

Questo significa meno benefici per il nostro intestino e una perdita di protezione per i batteri stessi.Senza il loro terreno di coltura, che agisce da tampone, i batteri restano nudi e esposti al potere letale degli acidi dello stomaco nel loro cammino attraverso il sistema digerente.

Significa che qualsiasi batterio amico che arrivi alla sua destinazione finale si ritrova depredato delle sostanze che combattono i microbi e della fonte di cibo della quale ha bisogno per vivere.

Indipendentemente da come vivessero bene prima che fossero separati dal fluido supernatante, i batteri che sopravvivono al processo di separazione e al furioso assalto degli acidi dello stomaco nei loro viaggi, finiscono per ritrovarsi nel nostro intestino deboli, nudi e affamati.

Purtroppo mantenere i batteri amici nel loro originario fluido surnatante ha un costo, spesso, molto elevato.

Per questo la maggior parte dei probiotici attualmente in commercio non presentano i batteri insieme al loro fluido surnatante, ma in un terreno di crescita diverso, chiamato prebiotico.

Il termine prebiotico sta proprio ad indicare un gran numero di sostanze organiche in grado di favorire la crescita dei batteri amici, in quanto fungono da substrato nutritivo e resistono alla degradazione endogena.

Un prodotto simbiotico non è altro che un probiotico insieme al suo prebiotico opportuno.

I prebiotici più comuni sono: i frutto-oligosaccaridi (FOS), e galatto-oligosaccaridi (GOS).

L’inulina è la più conosciuta fra i FOS e anche la più studiata.Appartiene alla famiglia dei fruttani, è un carboidrato costituito quasi esclusivamente da unità di beta-fruttosio.L’inulina si estrae dalle cipolle, asparagi, carciofi, frumento, soia, banane, aglio, ma a livello industriale viene utilizzata solo la radice di cicoria o indivia belga.

I fruttani di tipo inulinico sono fermentati dai batteri intestinali e i prodotti finali di fermentazione sono acido lattico e acidi carbossilici a catena corta, i quali, ridotti a loro volta, portano agli acidi tricarbossilici, succinico e piruvico, che entrano nel ciclo di Krebs per produrre energia: è questa la fermentazione che ha come prodotto finale l’energia di cui l’essere umano ha tanto bisogno.

Stesso discorso vale per i GOS le due sostanze più importanti sono: lattulosio e lactilolo.

Metodo di lavorazione a coltura integraleIl più auspicabile dei metodi di lavorazione dei batteri è quello a coltura integrale, nel quale l’intera massa batterica, compreso il proprio fluido supernatante, viene liofilizzata e confezionata.Questo tipo di lavorazione garantisce effettivamente che il prodotto sia davvero di buona qualità.

Il processo di liofilizzazione è un fulmineo processo biochimico che essicca i batteri congelandoli sottovuoto.L’unica cosa che viene eliminata è l’acqua.La liofilizzazione preserva il fluido supernatante e ciò non è poco!

Il problema è sempre o stesso: liofilizzare i batteri e supernatante è, per le case produttrici, molto più costoso rispetto agli altri metodi…

La confezione giustaLuce, umidità, e calore sono deleteri per l’efficacia d’azione dei batteri.I probiotici di qualità devono essere protetti con flaconi di vetro scuro spesso, che schermi gli organismi viventi dalla luce e dall’umidità, che risultano particolarmente dannose.

La maggior parte delle aziende produttrici usano capsule in gelatina rigida o capsule a rivestimento enterosolubile.

Le capsule con protezione enterica, che hanno un rivestimento in gommalacca, sono concepite per rompersi una volta che arrivano nello stomaco per liberare i batteri nel tratto intestinale.Tuttavia, se l’apparato digerente non funziona perfettamente, le capsule possono non aprirsi e restare così, intatte, fino a fuoriuscire dal corpo nella stessa forma in cui sono entrate.

Le capsule in gelatina rigida selezionata sono le migliori, particolarmente quelle a rilascio modificato: queste capsule impiegano da cinque a sette ore per rompersi e durante il loro viaggio sono influenzate dalle variazioni di pH del tratto gastrointestinale.Cominciano a lacerarsi e a rilasciare batteri nello stomaco, per poi proseguire il processo nell’intestino tenue e in quello crasso, fino a quando tutti i batteri benefici sono stati liberati all’interno del corpo.

RiepilogandoRiassumendo e riepilogando un buon probiotico deve avere le seguenti caratteristiche:

1) I ceppi batterici devono essere autoctoni, cioè di origine umana o umano-compatibili: la composizione della flora batterica è specie-specifica, cioè i batteri intestinali hanno l’imprinting umano in quanto si sono evoluti in simbiosi con l’uomo e riconoscono una specie sola, quella umana. Somministrare probiotici umani a un cane, per esempio, non serve per creare colonie permanenti.

2) I batteri devono essere vivi (liofilizzati) e vivificabili, cioè devono essere in grado, una volta arrivati a destinazione, di riprodursi attivamente.

3) Non devono provocare effetti collaterali nell’ospite.4) Devono resistere vivi e stabili al periodo di permanenza sugli scaffali dei negozi.5) Devono essere capaci di resistere agli acidi gastrici e ai sali biliari.6) Una volta giunti nell’intestino, devono essere capaci di aderire alle pareti intestinali.7) Una volta adesi alle pareti, devono essere capaci di formare colonie stabili che si rinnovano

per più generazioni.8) Devono essere capaci di produrre sostanze antimicrobiche ed esplicare tutte le altre attività

benefiche per l’organismo e non limitarsi a utilizzare parte del cibo come fanno i commensali e i saprofiti.

Disbiosi intestinale (dismicrobismo)Si intende con il termine di “Disbiosi intestinale” o “Dismicrobismo intestinale” una condizione caratterizzata da uno squilibrio della flora batterica enterica.

Dopo aver descritto lungamente nei paragrafi precedenti l’importanza dei vari ceppi batterici simbionti, delle loro numerose funzioni e preziose qualità, diventa immediato comprendere quali possano essere le conseguenze di una loro carenza quantitativa o qualitativa.

Un soggetto disbiotico è un individuo che, per molte ragioni che tratteremo fra breve, ha il numero di batteri intestinali che si è drasticamente ridotto o uno squilibrio qualitativo fra i vari ceppi batterici con prevalenza di alcuni e carenza di altri.

Le cause della disbiosiLe cause della disbiosi possono essere numerose.Per semplicità possiamo classificarle in: cause esterne (indipendenti da noi) ed interne (dipendenti dalla nostra volontà).

Cause esterneALIMENTARI: purtroppo negli ultimi decenni la qualità e la genuinità dei cibi si è notevolmente ridotta; indipendentemente dalla nostra volontà e dalla nostra consapevolezza noi introduciamo, con l’alimentazione, una quantità inimmaginabile di veleni sotto forma di additivi, coloranti, conservanti, pesticidi, ormoni, metalli tossici e chi più ne ha, più ne metta!Ma anche una alimentazione sana ma squilibrata può causare una disbiosi, come una dieta troppo ricca di proteine e di alimenti raffinati (soprattutto dolci), oppure una combinazione sbagliata di alimenti nello stesso pasto che conduce ad uno spostamento dell’equilibrio dei nutrienti o verso i carboidrati o verso le proteine (pane e pasta insieme). Importante è anche una cattiva masticazione o una disfunzione del fegato o del pancreas che portano ad un’alterazione del pH intestinale.

PATOLOGIE PRESENTI E PASSATE: malattie infettive, particolarmente le parassitosi intestinali, distruggono la flora batterica enterica.

TERAPIE FARMACOLOGICHE: in particolare i farmaci antinfiammatori, lassativi e gli antibiotici sono, forse, i maggiori responsabili della disbiosi. Tali cause iatrogene sono state inserite fra le cause esterne, cioè indipendenti dalla nostra volontà…ma ciò non è sempre vero! Da molti anni esiste il brutto vizio della “terapia fai da te”ed è molto comune che ci imbottiamo di farmaci anche quando non è assolutamente necessario e spesso senza neanche chiedere un parere medico. Esiste ancora la convinzione che sia giusto prendere gli antibiotici in caso di sindromi influenzali, dimenticando che l’influenza è causata da un virus e gli antibiotici non possono fare ASSOLUTAMENTE NULLA contro i virus. In questi casi le terapie farmacologiche vanno inserite fra le cause interne, cioè dipendenti esclusivamente da noi, dalla nostra superficialità ed ignoranza.

CAUSE PSICOLOGICHE: lo stress, l’ansia, le preoccupazioni e tutti gli stati d’animo negativi che non riusciamo a controllare hanno ripercussioni nel nostro intestino.Che la pancia fosse un punto privilegiato nella componente emozionale lo sapevano già le antiche medicine.Ad esempio in molte tradizioni si parla di chakra, le aree in cui avvengono gli scambi di energia tra il corpo e l’ambiente.Il chakra dell’emozione e della risposta istintiva è localizzato nello stomaco e viene chiamato chakra del plesso solare.

Cause interneALIMENTAZIONE SBAGLIATA: un’alimentazione sbagliata e molto comune ai giorni nostri è quella priva di fibre, ricca di cibi raffinati (zuccheri e farina bianca) e poco diversificata.

VITA IRREGOLARE: sovente una vita irregolare è dettata da motivi di lavoro; ma molte altre volte si fa poca attenzione alla propria qualità di vita, indipendentemente dalle esigenze lavorative: si dorme poco senza rispettare i ritmi naturali veglia/sonno, si beve troppo alcool, si fumano troppe sigarette, si fa esercizio fisico inadeguato.

ABUSO DI MEDICINALI E DROGHE: gli spinelli o la cosiddetta “droga leggera” non ha effetti leggeri sul nostro intestino!

MANCANZA DI MOTO: se da una parte non è necessario frequentare assiduamente una palestra, dall’altra non è sufficiente sbrigare le faccende domestiche per mantenersi in forma! Bisognerebbe fare del moto regolare e continuo: basterebbero 40 minuti di passeggiata veloce al giorno o di cyclette.

Sintomi e segnali della disbiosi

• Diarrea e/o stipsi• Difficoltà digestive• Gonfiore addominale post prandiale• Dolori addominali• Meteorismo e flatulenza• Senso di pienezza• Stanchezza al mattino• Allergie• Problemi della pelle: dermatiti e acne giovanile• Micosi vaginali recidivanti• Debolezza immunitaria (tendenza ad ammalarsi frequentemente)• Dislipidemie

Diagnosi della disbiosi

• Anamnesi accuratissima• Esame microbiologica delle feci• Quantizzazione dell’indolo e dello scatolo nelle urine (DISBIOSI TEST)

Disbiosi test (quantizzazione dell’indolo e dello scatolo urinario)

Sappiamo che l’assorbimento dei nutrienti avviene a livello dell’intestino tenue.Le molecole alimentari che non sono state assorbite (acqua, muco…) sono trasportate nell’intestino crasso dove vengono trasformate in feci dai batteri.

Nell’intestino crasso avvengono essenzialmente due processi: la fermentazione e la putrefazione.

Fermentazione nell’intestico crassoLa fermentazione è un processo chimico, ad opera di microrganismi o di loro enzimi, grazie al quale sostanze organiche complesse prive di Azoto (es: carboidrati e cellulosa) vengono scisse in strutture più semplici.

Le fermentazioni principali sono: la fermentazione dell’acido lattico e quella dell’acido butirrico.

Fermentazione dell’acido lattico

Grazie ai batteri simbionti, soprattutto Lactobacilli, il glucosio viene scisso in acido lattico.

GLUCOSIO ACIDO LATTICO + 15.000 cal

Fermentazione dell’acido butirrico

Altri batteri simbionti scindono il glucosio in acido butirrico, anidride carbonica e acqua

GLUCOSIO ACIDO BUTIRRICO + CO2 + 2H2

Putrefazione nell’intestino crasso

Per putrefazione si intende la scissione di proteine ad opera di microrganismi.Le proteine sono prima scisse in Aminoacidi da enzimi batterici.La decarbossilazione degli Aminoacidi, poi, porta alla formazione di ammine che sono i caratteristici prodotti maleodoranti della putrefazione.

ORNITINA PUTRESCINALISINA CADAVERINA

TIROSINA TIRAMINA CRESOLO E FENOLOTRIPTOFANO SCATOLO E INDOLO

ISTIDINA ISTAMINA

Una parte di questi prodotti viene assorbita.

I derivati del Benzolo sono esterificati con acido sulfurico e glucuronico per essere eliminati con le urine.

I campioni di urina di soggetti sani contengono 4 – 20 mg di Indolo, prodotto dalla decomposizione del Triptofano.Un aumento della quantità di Indolo nelle urine indica una putrefazione intestinale anomala.

Anche lo Scatolo deriva dalla decomposizione del Triptofano ed è un precursore dell’Indolo.Lo scatolo è il principale responsabile del tipico odore delle feci.Dopo ossidazione a Scatosile, la parte assorbita di Scatolo viene esterificata con Acido solforico o Acido Glucuronico ed eliminata con le urine.

Come per l’Indolo, anche per lo Scatolo, i valori normali nelle urine sono 4 – 20 mg.Un aumento è significativo di un’anomala putrefazione intestinale.

DISBIOSI TEST

DESCRIZIONE ESAME ESITO VALORI DI RIFERIMENTO

SCATOLO mg/l = 4,00 0 – 10 mcg/l (Disbiosi assente)(metodo HPLC) 10 - 20 mcg/l (Disbiosi lieve) 20 - 40 mcg/l (Disbiosi media) oltre 40 mcg/l (Disbiosi grave)

INDICANO mg/l = 90,00 0 – 10 mg/l (Disbiosi assente)(metodo colorimetrico) 10 - 20 mg/l (Disbiosi lieve) 20 - 40 mg/l (Disbiosi media) oltre 40 mg/l (Disbiosi grave)

Interpretazione dei risultati disbiosi test

Se il risultato del Disbiosi Test è negativo sia per lo Scatolo che per l’Indicano allora il soggetto non necessita di alcuna integrazione probiotica, si trova in una ottimale situazione di Eubiosi, cioè tutte le specie batteriche sono in perfetto equilibrio fra loro.

Se, al contrario, come nell’esempio su riportato, è l’indicano ad essere in eccesso, allora è consigliabile una supplementazione probiotica con prevalenza di ceppi Lactobacilli Acidofili; quando è l’indicano ad essere fuori misura, generalmente la disbiosi è a carico dell’intestino tenue.

Se invece risultasse alterato il valore dello Scatolo è consigliabile una supplementazione con Bifidobacter Bifidus, in tal caso è l’intestino crasso, il colon, nella fattispecie a presentare una condizione disbiotica.

Se risultano aumentati entrambi i valori sia dell’indicano che dello scatolo, conviene ricorrere ad una supplementazione probiotica ad ampio spettro che comprenda sia Lactobacilli che Bifidobatteri.

Le Piante CarminativeMolto interessante, nella cura della disbiosi, è l’utilizzazione delle piante carminative.Infatti, in aiuto del nostro bistrattato intestino, viene proprio Madre Natura con i suoi prodotti: piante, fiori e frutti.

L’uso delle piante carminative, nella terapia dei disturbi gastrointestinali, è noto da centinaia di anni; tuttavia, anche se i risultati sono evidenti e indiscutibili, non si può affermare con certezza quale sia il meccanismo attraverso cui si esplica la loro azione. I carminativi sono molto utili per il trattamento di disturbi digestivi e di alcune sintomatologie ad essi associate, come ad esempio il meteorismo. Il meteorismo e la flatulenza sono disturbi abbastanza comuni, che derivano dalla distensione del tubo digerente, causata dall’accumulo di diversi tipi di gas nel suo interno, principalmente localizzati nello stomaco e nell’intestino crasso. Lo stomaco contiene fondamentalmente aria, che vi giunge insieme al bolo alimentare e con la deglutizione della saliva, e si accumula nella regione del fondo, raccogliendosi in una grande bolla. Nell’intestino crasso si trovano gas prodotti dalla decomposizione del succo pancreatico e gas liberati dai batteri localizzati nel lume intestinale, quando vengono metabolizzati diversi tipi di sostanze nutritive, soprattutto carboidrati. In condizioni normali questi gas non si accumulano, perché vengono espulsi continuamente attraverso il canale anale e perché sono assorbiti nella circolazione sanguigna ed eliminati poi con l’aria espiratoria. Se per qualche motivo però aumenta la formazione o l’entrata di gas, come si verifica soprattutto quando si deglutiscono notevoli quantità di aria, o quando si consumano quantità elevate di carboidrati, o quando i gas non vengono eliminati in modo sufficiente (perchè il tragitto intestinale è bloccato o per la presenza di un processo infiammatorio), si manifesta questo disturbo, con distensione di tutto l’addome o soltanto di un suo settore, dolore addominale, singhiozzo, palpitazioni e difficoltà respiratoria soprattutto dopo i pasti.

Nonostante non sia noto il meccanismo con cui le piante carminative esplicano la loro utile azione, è possibile affermare che certamente la responsabilità della loro efficacia deve essere attribuita soprattutto agli oli essenziali in esse contenuti. Non tutti gli oli essenziali agiscono però in egual modo come carminativi, ed è difficile stabilire il meccanismo attraverso cui tale effetto si realizza. Il problema invece è diverso quando si parla di argilla e carbone nelle loro innumerevoli varietà. Di questi composti infatti si è riusciti a stabilire con certezza la capacità di assorbimento ed a misurarla quantitativamente. E’ comunque indiscutibile che tutti gli assorbenti nel lungo periodo non eguagliano l’effetto dei carminativi vegetali, quando si tratta di rimuovere gas intestinali (Weiss). Alcuni studi sperimentali riconducono verosimilmente l’attività dei carminativi ad una azione diretta sulla parete intestinale, e sui vasi della stessa, con un miglioramento del tono della muscolatura liscia, e conseguente stimolo al riassorbimento dei gas e riduzione delle manifestazioni spastiche.

Tra i carminativi possiamo includere un vasto numero di piante, contenenti oli essenziali, quali: camomilla, menta piperita, melissa, angelica, carvi, cumino, finocchio, anice e coriandolo, ma tra queste solo alcune sono largamente utilizzate. Carvi, finocchio, cumino, anice e coriandolo, tutti appartenenti alla famiglia delle Umbelliferae, con il loro sapore caratteristico, rappresentano poi un punto di transizione tra piante medicinali e spezie, poiché oltre a conferire un particolare aroma e correggere il sapore dei cibi, ne facilitano ed accelerano ilprocesso digestivo.

ANGELICA(Angelica archangelica)

Appartenente alla famiglia delle Umbelliferae, è una pianta erbacea, robusta, con foglie pennate e con grandi ombrelle composte, che può raggiungere i due metri e mezzo di altezza. La droga che si trova in commercio proviene quasi esclusivamente da colture, situate in Polonia, Olanda, Germania, Belgio ed Italia. La parte della pianta utilizzata è la radice, di odore fortemente speziato e sapore aromatico, piccante ed amaro. La radice contiene dallo 0,35% all’1,3% di olio essenziale, composto per l’80-90 % da idrocarburi monoterpenici. Oggi, questa pianta, per il suo particolare aroma, trova impiego in gastronomia, pasticceria e liquoreria. La radice, ha però anche proprietà terapeutiche ed è usata come stomachico, digestivo e carminativo. E’ indicata nelle dispepsie, nelle pirosi, nell’acidità di stomaco, nell’aerofagia, nelle flatulenze, nelle enteriti e nei disturbi gastrointestinali di tipo spastico. Dalla medicina popolare le sono attribuite anche proprietà espettoranti.

Anice verde (Pimpinella anisum)

L’anice è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Umbelliferae. E’ alta 30-60 cm, le sue foglie divengono sempre più suddivise man mano che si sale verso l’alto ed i fiori sono riuniti in un’ombrella. Originaria delle zone mediterranee orientali e dell’Asia occidentale, è oggi coltivata anche in molti paesi dell’Europa meridionale, nel bacino del Mediterraneo, in India e Russia; Spagna, Egitto e Turchia ne sono i maggiori esportatori. La parte della pianta utilizzata come droga sono i frutti, comunemente chiamati semi, ricchi di olio essenziale, generalmente il 2-3%, ma anche fino al 6%. Il principio chimico responsabile dell’odore e del sapore di questo olio essenziale è il trans-anetolo, che rappresenta l’80-90% dell’essenza. Secondo la Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana (X Edizione), il frutto di anice di buona qualità deve contenere non meno del 2% di olio essenziale. L’anice è un buon carminativo, stomachico ed antispasmodico, e, grazie al suo gusto molto gradevole, un ottimo correttore di sapore. E’ infatti ampiamente utilizzata dall’industria alimentare, liquoristica e farmaceutica per conferire odore e sapore o migliorarne di amari e sgradevoli. A dosi adeguate può esercitare una sicura azione antispastica, nelle contrazioni dolorose gastriche ed intestinali; è capace di inibire il manifestarsi di fenomeni fermentativi e la conseguente formazione di gas nello stomaco e nell’intestino. Come il finocchio è utilizzata per alleviare le coliche gassose dei bambini. Viene anche usata per le sue proprietà espettoranti, che sono decisamente superiori a quelle del finocchio e del carvi.

Carvi (Carum carvi)

Il carvi, chiamato anche cumino dei prati, è una pianta perenne, appartenente alla famiglia delle Umbelliferae, che cresce spontaneamente nei prati e ai margini delle strade. E’ originaria dell’Eurasia, ma oggi, pur essendo una specie selvatica piuttosto diffusa, proviene quasi esclusivamente da coltivazioni situate in Polonia, Olanda, Germania ed Egitto. Le più famose sono sicuramente quelle olandesi, destinate nella quasi totalità al mercato tedesco. Del carvi si raccolgono ed utilizzano i frutti, impropriamente chiamati semi, poco prima che raggiungano la maturazione, poiché in tale momento contengono la massima quantità di olio essenziale. I costituenti principali dei semi di carvi sono: l’olio essenziale (3-7%), caratterizzato in carvone, limonene e altri terpeni, oli grassi (10-18%), proteine, carboidrati e flavonoidi. Secondo la Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana (X Edizione), il frutto di carvi di buona qualità deve contenere non meno del 3% di olio essenziale. Il carvi viene impiegato come stomachico, poiché l’olio essenziale favorisce la secrezione gastrica, migliorando la tollerabilità di molti cibi, soprattutto quelli grassi. Per la sua spiccata azione spasmolitica viene considerato un ottimo carminativo e colagogo. La maggior parte del carvi prodotto viene utilizzato come spezia, non solo per la sua particolare fragranza, ma anche perché migliora la digeribilità di alimenti che possono causare flatulenza, come il cavolo ed il pane. Viene usato anche per la produzione di liquori e acquaviti, tra cui il famoso “kümmel”.

Coriandolo (Coriandrum sativum)

Il coriandolo è un’ombellifera annuale, alta circa 60 cm, con foglie pennate e fiori bianchi, riuniti in ombrelle composte. Originaria dell’Oriente, viene frequentemente coltivata come pianta aromatica; i maggiori esportatori ne sono Marocco, Russia, Romania, Bulgaria e Turchia. La droga è costituita dai frutti sferici, di odore speziato-aromatico, contenenti generalmente fino all’1% di olio essenziale. Il coriandolo viene utilizzato come stomachico, spasmolitico e carminativo, in gastriti, diarree e dispepsie di varia natura e contro disturbi come flatulenza e senso di pienezza. Viene spesso associato a preparati a base di antrachinoni (rabarbaro, senna, frangola, cascara), poiché può evitare la comparsa di coliche, che talvolta accompagna l’uso di questi lassativi. Le proprietà della droga sono da collegare alla presenza dell’olio essenziale, che ha anche azione batteriostatica e fungicida. E’ utilizzato come spezia nel pane e nel curry per le gradevoli caratteristiche aromatiche e digestive, poiché stimola la secrezione gastrica ed elimina le fermentazioni intestinali; frequente è il suo impiego come ingrediente in liquoreria.

Cumino (Cuminum cyminum)

Il cumino è una piccola pianta annuale, con fusto snello, ramificato all’apice, appartenente alla famiglia delle Umbelliferae.

E’ originario dell’area mediterranea, ed ancora oggi ampiamente coltivato in Egitto, Marocco, Turchia e Grecia, oltre che in India ed Iran. Le coltivazioni più pregiate sono quelle dell’isola di Malta. La droga è rappresentata dal frutto essiccato e maturo, contenente dal 2 al 5% di olio essenziale, costituito principalmente da aldeidi (fino al 60%), in particolare l’aldeide cuminica. I frutti contengono inoltre circa il 22% di oli grassi, il 18% di proteine, glucosidi flavonoidi, tannini e mucillagini. Possiede attività digestive, antispasmodiche intestinali e carminative così marcate da risultare un valido rimedio anche nelle coliche intestinali severe. Il suo uso è molto antico, era già citato nella Bibbia da Isaia. Pur essendo una delle specie nostrane più apprezzate, il suo utilizzo è andato però quasi del tutto perso dopo la scoperta di altre spezie più gradevoli provenienti dall’Oriente. Il cumino è il costituente principale delle polveri di curry e di chili, oggi ampiamente utilizzate, in cucina, in tutto il mondo. La medicina popolare gli attribuisce anche proprietà galattogoghe, se consumato nel periodo dell’allattamento.

Finocchio (Foeniculum vulgare)

Il finocchio è una pianta perenne, appartenente alla famiglia delle Umbelliferae, che cresce spontanea nell’area mediterranea, anche se è ormai coltivata in tutto il mondo per i suoi semi ricchi di olio essenziale. I produttori principali sono: Cina, Egitto, Bulgaria, Ungheria e Romania. La droga è costituita dai frutti, contenenti dal 4 al 6% di olio essenziale, composto per il 50-80% da trans-anetolo, di sapore dolciastro. Secondo la Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana (X Edizione), il frutto di finocchio di buona qualità deve contenere non meno del 2% di olio essenziale, e non meno dell’80 % di anetolo. Il finocchio possiede proprietà carminative, e il suo sapore gradevole lo rende un eccellente correttore di aroma per molti preparati. E’ in grado di ridurre meteorismo e spasmi intestinali, ed è molto utilizzato nei lattanti affetti da dispepsia, coliche intestinali e diarrea. A queste proprietà associa anche quella di leggero mucolitico per le vie respiratorie, soprattutto per bambini. Nella medicina popolare viene utilizzato inoltre come galattogogo, durante l’allattamento, e come lavanda oculare.

Menta piperita (Mentha piperita)

Questa pianta, appartenente alla famiglia delle Labiate, è un ibrido originatosi in Inghilterra tra alcune specie di menta; la droga, inesistente allo stato spontaneo, proviene quindi esclusivamente da coltivazioni riprodotte vegetativamente. Viene coltivata in Italia, Bulgaria, Grecia, Spagna e Paesi Balcanici. E’ un’erbacea perenne, che raggiunge circa i 60 cm di altezza, con fusto quadrangolare e foglie sottili ed ovali

La droga è rappresentata dalle foglie, di odore caratteristico e molto intenso e sapore aromatico e rinfrescante. Esse sono la parte della pianta con il contenuto più elevato di olio essenziale: oltre

l’1%, fino al 4% a seconda della provenienza. Secondo la Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana (X Edizione), le foglie tagliate di menta piperita di buona qualità devono contenere non meno dello 0,9 % di olio essenziale, e non meno dell’1,2 % se intere. La menta è una delle piante di cui le proprietà terapeutiche sono note fin dai tempi più antichi. Utilizzata da Indiani, Cinesi ed Egiziani era considerata un prezioso rimedio, stomachico e diuretico, anche dai Greci e dai Romani. Viene impiegata esclusivamente come spasmolitico, carminativo e colagogo. Queste proprietà vengono ricondotte principalmente al contenuto in olio essenziale della droga, che ha una azione diretta sugli organi a muscolatura liscia. Il suo uso è indicato nelle gastriti e nelle enteriti acute e croniche, nelle coliche gastrointestinali, nel meteorismo e nelle colecistopatie. Il suo sapore gradevole ne fa anche un ottimo correttore di gusto, da associare a droghe, con lo stesso effetto carminativo, ma meno piacevoli.

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