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I miei occhi nuovi LA TUA FINESTRA SUL MONDO Luca Carbone

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I miei occhi nuovi

LA TUA FINESTRA SUL MONDO

Luca Carbone

Copyright © 2014 Luca Carbone

All rights reserved.

ISBN-10:1499610289 ISBN-13:978-1499610284

A mia Madre e mio Padre: la prima ha saputo

crescere un grande Lucariello, il secondo un ottimo Luca Carbone.

Il connubio di questi due fa di me quel che sono oggi.

SOMMARIO

Prefazione............................................................................... 1

Introduzione........................................................................... 3

Le Fondamenta Della Tua

Vita...............................................

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Non Fate La Fine Della Rana Bollita..................................... 12

Cosa Ho E Quanto È Importante Veramente?....................... 23

L'importanza Del Sognare...................................................... 34

Volare Con I Piedi Per

Terra...................................................

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Siamo Noi I Pittori................................................................. 46

La Vita

Allargata.....................................................................

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Un Piccolo Viaggio Dentro E Fuori Da Te Stesso................. 59

Grazie a tutti i personaggi della mia vita: quelli che mi hanno saputo vivere per un lungo tempo; quelli che mi hanno insegnato a godere l'attimo o a guardare le cose con la lente d'ingrandimento... e quelli che sono usciti di scena, ma che con la loro assenza mi fanno

capire ancor di più quanto sia importante il "Qui e Ora".

I MIEI OCCHI NUOVI

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PREFAZIONE

Questo libro nasce dalla voglia di mettere insieme una serie di concetti che da adolescente prima e personcina poco più matura dopo, ho appuntato nel tempo su carta e mentalmente, riguardo alla vita e al modo di viverla.

E’ stato come mettere insieme i pezzi di un puzzle complesso e distorto che, caduti dalla scatola, attendevano di essere affiancati uno all’altro per capire quale immagine rappresentassero e quali sensazioni potessero trasferire. Ricreata l’immagine, vorrei condividerla con voi che leggete che – mi ci gioco mezzo mignolo – vi siete trovati o siete nella mia stessa situazione mentale.

Cercherò di trasferirvi una possibile chiave di lettura del mondo, di farvi vedere dalla

finestra con occhi nuovi. Spero che questo panorama possa in qualche modo stimolarvi, permettervi di gustare, amare, odiare e sentire nel modo più profondo possibile.

Abbiamo passato parte della nostra esistenza a rincorrere il tempo, abbiamo passato le nostre giornate a chiederci tanti “perché”, “come”, “dove”, “quando”; abbiamo cercato risposte che non abbiamo mai trovato e a volte non abbiamo capito né la risposta che ci siamo dati, né la domanda che ci stavamo facendo.

Bene, proviamo a guardare il tutto con occhi diversi, proviamo a farci queste domande: in che modo sto guardando fuori dalla finestra dei miei occhi? E' il modo giusto? Perché vedo quel che vedo e come posso vederci più chiaro?

L'intento di questo libro non è fornire risposte, piuttosto creare dubbi e stimolare

domande. Solo ponendosi interrogativi su quel che diamo per scontato possiamo davvero cambiare il corso delle cose e dare loro un senso. Potreste anche scoprire che la vostra visione della vita è proprio quella giusta, quella che fa al caso vostro, e allora queste pagine la rafforzeranno, perché non saranno state in grado nemmeno di scalfire il giusto e preciso cammino che avete deciso di percorrere.

LUCA CARBONE

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I MIEI OCCHI NUOVI

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INTRODUZIONE

Nella prima parte del libro cerco di condividere con voi le domande che nel tempo mi sono posto per capire chi sono; come vedo il mondo e perché lo vedo in questo modo. Nella seconda come provo ad analizzare i miei sogni, i piani per il futuro, il modo in cui questi collimano o vanno in conflitto con la persona che sono e come e quali realizzare.

Nel corso della lettura, oltre a fornirvi una mia visione romanzata del

mondo, vi racconterò delle storie. Alcune sono mie e altre rubacchiate in giro (cercherò ovviamente di citare tutte le fonti in modo che possiate approfondire, dove vorrete farlo). Quelle che vi racconterò mi hanno fatto riflettere tanto, spero che anche su di voi abbiano lo stesso effetto. Credo che le piccole storie, ricche di metafore, siano lo strumento più adatto a stimolare il nostro pensiero e imprimere concetti importanti nella nostra mente.

Non sono un terapeuta e nemmeno un esperto di training o di

formazione. Le pagine di questo libro, molto concentrate, riassumono mesi, forse anni di meditazione personale. Riportano alcuni dei metodi che utilizzo giorno dopo giorno per capire dove sono, come ci sono arrivato, dove voglio andare e come godermi il presente. Spero che alla fine della lettura avrete cambiato, fortificato o disturbato la vostra visione del mondo.

Voglio chiedervi una cosa per la lettura di questo libro, per assaporarlo

appieno: cercate di leggerlo a occhi chiusi e occhi aperti contemporaneamente.

La sua lettura sarà molto densa di pause, richieste dai tanti spunti di meditazione e dalle domande che, di tanto in tanto, spero saranno capaci di

LUCA CARBONE

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incuriosirvi e creare in voi dubbi e perplessità. Spero penserete a queste domande anche quando non lo starete leggendo e vi abituerete a farvene di vostre, chiedendovi cose che magari prima non vi chiedevate. Vivere questo libro quando è chiuso è forse più importante di farlo quando lo terrete sott’occhio o tra le mani.

Nell'ultima parte vi chiederò di mettervi in gioco, in prima linea.

Proveremo insieme a scavare in voi stessi e a cercare di razionalizzare quelle domande che non vi siete mai posti, o che forse non vi siete mai posti consapevolmente. Spero che questo percorso d'indagine introspettiva sia utile a creare in voi una visione della vita più consapevole, piena e ragionata; a mettere in evidenza i vostri veri obiettivi e darvi la chiave per aprire la porta del mondo in cui essi diverranno realtà.

Buona lettura!

Lucariello

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LE FONDAMENTA DELLA TUA VITA

Se ve lo chiedessi ora: “Quali sono i perni, i valori forti della tua vita?” Sapreste rispondere? Questa domanda è fondamentale perché nella vita bisogna assegnare

sempre delle priorità. Capire quali sono le fondamenta dovrebbe essere una cosa abbastanza semplice, ma sono consapevole del fatto che spesso, consapevoli, non lo siamo per niente.

Quante volte vi hanno chiesto di presentarvi? Che cosa avete risposto? Sono sicuro che avete detto: «Sono Tizio, lavoro/studio in questo o

quell’altro posto». Questo è giustissimo, ma questa risposta non descrive completamente la

vostra identità. Volete sapere quali sono i punti forti della vostra vita? Provate a

rispondere a questa domanda in modo più esaustivo, non siete solo il vostro lavoro, ma qualcosa di più!

Cosa vi piace fare? Quali sono le vostre passioni? Cosa amate? Cosa vi

fa stare bene? Ricordate sempre che il vostro tempo è limitato e se non capite quali

sono le cose importanti della vostra vita rischiate di dedicare loro meno importanza di quel che meritano, passando le vostre giornate indaffarati con quelle che meno v'interessano.

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Il grande economista italiano Vilfredo Pareto, ormai tanti anni fa, studiando la distribuzione dei redditi, dimostrò che in una regione solo pochi individui possiedono la maggior parte della ricchezza. In particolare che il venti per cento della popolazione detiene l’ottanta per cento della ricchezza complessiva.

Successivi esperimenti nel tempo hanno dimostrato che questo principio si può applicare a tanti ambiti differenti e che spesso il venti per cento delle cause genera l’ ottanta per cento degli effetti. Questi esperimenti hanno consolidato quella che nel tempo ha preso nome di “legge dell’80/20”. Che cosa vuol dire questo? Una cosa molto importante e illuminante. Vuol dire che il venti per cento delle cose che facciamo è realmente importante e può avere effetti sull’ ottanta per cento della nostra vita, mentre il resto è in grado solo minimamente di cambiare le cose. E’ quindi fondamentale capire qual è quel venti per cento e dedicarvisi con molta costanza e attenzione, il resto fa solo da contorno.

Vi riporto una storia che ho sentito raccontare in tante versioni diverse.

Se ne parla talmente tanto che a dire la verità non sono riuscito a trovare nemmeno il vero autore. Riporto una tra le tante, quella che più mi è piaciuta, scovata nelle tante letture fatte in Internet:

Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vasetto di

marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi, di circa 3 cm. di diametro. Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì.

Allora il professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vasetto e lo scosse delicatamente. Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi. Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì.

Allora il professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vasetto. Ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto. Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa

volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno. Allora il professore tirò fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò

completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero. "Ora," disse il professore non appena svanirono le risate, "voglio che voi capiate che

questo vasetto rappresenta la vostra vita. I sassi sono le cose importanti - la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli - le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti: come il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto.

La sabbia è tutto il resto... le piccole cose." "Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia," continuò il professore "non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita. Se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi

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sono importanti. Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l'auto. Prendetevi cura dei sassi per prima - le cose che veramente contano. Fissate le vostre priorità... il resto è solo sabbia."

Una studentessa allora alzò la mano e chiese al Professore cosa rappresentasse la birra.

Il Professore sorrise. "Sono contento che me l'abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa quanto piena possa essere la vostra vita, perché c'è sempre spazio per un paio di birre. Quali sono le pietre della vostra vita? I familiari; gli amici; lo studio; i sogni; una giusta causa; fare le cose che amate; avere tempo per voi stessi, per la salute e per gli altri?

Ricordate di mettere queste pietre prima, altrimenti poi non entreranno più. Queste identificano chi siete veramente, lo scheletro, le ossa della vostra vita, su cui costruire tutto il resto.

Il grande Massimo Troisi nel suo film “Ricomincio da tre”, in un

minuscolo dialogo, descriveva molto bene la forza di questi concetti. Faceva capire come le nostre “pietre”, custodite con cura e con forza, non può portarcele via nessuno. Riporto letteralmente il dialogo: Gaetano: Cioè, se ti sto dicendo che parto, parto... e poi me ne vaco Rafè, nun ci'a faccio cchiù! Cioè, chello che è stato è stato, basta! Ricomincio da tre! Lello: Da zero! Gaetano: Eh? Lello: Da zero! Ricominci da zero! Gaetano: Nossignore, ricomincio da... cioè, tre cose me so' riuscite ind'a vita, pecchè aggià perdere pure cheste?! Aggià ricominciare da zero?! Da tre!... Me ne vaco, nun ci'a faccio cchiù...

Troisi (alias Gaetano) era molto chiaro, voleva partire e darsi un nuovo inizio, ma sapeva bene che non si può e non si deve mai iniziare da zero. Ovunque andiamo portiamo con noi la nostra identità, fatta di: valori, affetti ed esperienze. Quelle cose ci seguiranno ovunque andremo con la mente, col fisico e col cuore. Sono quelle cose che vanno amate e custodite più di qualunque altra, perché pur se qualche volta cadremo e dovremo rialzarci, loro saranno sempre lì a tenerci per mano.

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Per Riflettere: Il Turista e il Pescatore

[Da: Il nano e la bambola. Racconti 1950 1970, Einaudi] In un porto della costa occidentale europea un uomo vestito poveramente se ne sta sdraiato nella sua barca da pesca e sonnecchia. Un turista vestito con eleganza sta appunto mettendo una nuova pellicola a colori nella sua macchina fotografica per fotografare quella scena idillica: cielo azzurro, mare verde con pacifiche, candide creste di spuma, barca nera, berretto da pescatore rosso. Clic. Ancora una volta: clic, e siccome non c’è due senza tre, ed è sempre meglio essere sicuri, una terza volta: clic. Quel rumore secco, quasi ostile sveglia il pescatore mezzo addormentato, che si drizza pieno di sonno, cerca, pieno di sonno, il suo pacchetto di sigarette, ma prima di averlo trovato lo zelante turista gliene mette già un altro sotto il naso, gli ha infilato una sigaretta non proprio in bocca ma tra le dita, e un quarto clic, quello dell’accendino, conchiude quella sollecita cortesia. Quell’eccedenza quasi impercettibile, assolutamente indimostrabile di scattante cortesia ha provocato un irritato imbarazzo che il turista, il quale conosce la lingua locale, cerca di superare entrando in conversazione. – Oggi lei farà una buona pesca. Il pescatore scuote la testa. – Perché? Non uscirà al largo? Il pescatore scuote la testa; crescente nervosismo del turista. Deve stargli proprio a cuore il bene di quell’uomo poveramente vestito, e certo lo tormenta il pensiero di quell’occasione perduta. – Oh, lei non si sente bene? Finalmente il pescatore passa dal linguaggio dei segni alla parola articolata. – Mi sento benone, – dice. – Non mi sono mai sentito meglio – . Si alza, si stira come per far vedere l’atleticità del suo fisico. – Mi sento una cannonata. Il volto del turista assume un’espressione sempre più infelice, non può più reprimere la domanda che, per così dire, minaccia di fargli scoppiare il cuore: – Ma allora perché non esce al largo? La risposta arriva subito, asciutta. – Perché l’ho già fatto stamattina. - E’ stata una buona pesca? - Talmente buona che non ho bisogno di uscire un’altra volta, ho preso quattro aragoste, quasi due dozzine di maccarelli… Il pescatore, finalmente sveglio, ora si scioglie e dà qualche rassicurante pacca sulla spalla al turista. La sua faccia preoccupata gli sembra l’espressione di un’ansia magari fuori posto ma commovente. – Ne ho persino abbastanza per domani e dopodomani, – dice per sollevare l’animo dello straniero. – Fuma una delle mie sigarette? – Sì, grazie.

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I due mettono in bocca le sigarette, un quinto clic, lo straniero si siede scuotendo la testa sul bordo della barca, mette da parte l’apparecchio fotografico perché adesso gli servono tutte e due le mani per dare forza al suo discorso. – Io non voglio immischiarmi nei suoi affari privati, – dice, – ma immagini di uscire al largo, oggi, una seconda, una terza, magari una quarta volta e di pescare tre, quattro, cinque, forse addirittura dieci dozzine di maccarelli… se lo immagini un po’. Il pescatore annuisce. – Faccia conto, – continua il turista, – che non solo oggi, ma domani, dopodomani, in ogni giorno favorevole lei esca al largo due, tre, magari quattro volte… Io sa che cosa succederebbe? Il pescatore scuote la testa. - In un anno al massimo lei potrebbe comprarsi un motore, entro due anni una seconda barca, fra tre o quattro anni lei potrebbe forse avere un piccolo cutter, con le due barche o il cutter lei naturalmente pescherebbe molto di più. Un bel giorno lei avrebbe due cutter, e allora… – L’entusiasmo gli strozza la voce per qualche istante. – Allora lei si costruirebbe una piccola cella frigorifera, magari un affumicatoio, più tardi una fabbrica di pesce in salamoia, andrebbe in giro nel suo elicottero personale, scoprirebbe dall’alto le schiere di pesci e lo comunicherebbe via radio ai suoi cutter. Potrebbe acquistare il diritto alla pesca del salmone, aprire un ristorante specializzato in pesce, esportare direttamente a Parigi, senza intermediari, le aragoste; e poi… – Ancora una volta l’entusiasmo impedisce allo straniero di parlare. Scotendo il capo, afflitto nel profondo del cuore, avendo già quasi perso il piacere delle vacanze, guarda le onde che avanzano dolcemente e dove è tutto un allegro guizzare di pesci non pescati. - E poi, – dice, ma ancora una volta l’eccitazione lo rende muto. Il pescatore gli batte sulla schiena come a un bambino a cui sia andato un boccone di traverso. - Che cosa? – gli chiede sottovoce. - E poi, – dice lo straniero con un entusiasmo estatico, – e poi lei potrebbe starsene in santa pace qui nel porto, sonnecchiare al sole… e contemplare questo mare stupendo. - Ma questo lo faccio già, – dice il pescatore, – me ne sto in santa pace qui nel porto e sonnecchio, è solo il suo clic che mi ha disturbato. Il turista così ammaestrato se ne andò via pensoso, perché un tempo anche lui aveva creduto di lavorare per non dover più lavorare un giorno, e in lui non restava traccia di compassione per quel pescatore poveramente vestito, solo un poco d’invidia.

Questa storia mi ha fatto riflettere tanto, soprattutto perché ancora oggi

non so quale dei due abbia ragione: il turista o il pescatore? Forse a questa domanda io non riuscirò a dare mai una risposta. Quello che di sicuro mi fa ragionare e mi affascina è il grado di consapevolezza del pescatore che, senza farsi contagiare da nessuna attesa o visione esterna, riesce a vivere la sua vita proprio nel modo in cui l'ha scelta, già nel presente. Lo stesso invece non si potrebbe dire del turista che, nonostante sembra essere un tizio molto preparato sul modo di far piani per il futuro, non ha ancora

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imparato a vivere il suo “oggi” e alla fine se ne va con un pizzico d'invidia per quel pescatore che, sulla capacità di godere della vita senza contagi esterni e senza dover porre troppe speranze nel futuro, la sa molto più lunga di lui.

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NON FATE LA FINE DELLA RANA BOLLITA

Nel 1975 due studiosi di nome Fishbein e Ajzen misero a punto la “Teoria dell'azione ragionata”. Si chiesero cosa influenzasse la scelta di una persona di mettere in atto determinate azioni o comportamenti.

Dalle loro analisi emerse che un soggetto è guidato nella scelta non solo dalla sua “attitudine”, che potremmo vedere come la valutazione circa i ritorni di quel particolare comportamento, ma anche da “norme soggettive”, che rappresentano la sua percezione rispetto a cosa potrebbero pensarne le persone rilevanti nella sua vita.

Comprare un particolare modello di auto, ad esempio, potrebbe essere valutato da me come una cosa molto positiva. Mi aspetto che quel modello sia il migliore sul mercato, che è proprio l'auto che fa per me. Poi ricordo che i miei amici la pensano diversamente, così decido di non agire, di non comprarla.

Quanto le due variabili, “attitudine personale” e “norme soggettive”,

pesano sulla scelta di tenere o meno quel comportamento, muta da individuo a individuo e spesso queste possono essere in conflitto tra di loro. Quando dobbiamo fare qualcosa, pensiamo alle attese che altre persone per noi significative hanno rispetto al nostro comportamento, cioè cerchiamo approvazione. Inoltre cerchiamo di farci una nostra idea rispetto a quel che potremmo ottenere agendo in un determinato modo, in base alle nostre credenze.

Ovviamente parliamo di percezioni, non abbiamo la certezza di ottenere

quei determinati risultati e nemmeno che gli altri la penseranno proprio nel modo che ci attendiamo, tuttavia queste percezioni ci guidano nelle scelte.

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Tutte queste percezioni nascono da credenze che costruiamo nel tempo. Queste creano i nostri “modelli mentali”, che non sono altro che degli schemi consolidati nella nostra mente che ci permettono di classificare e interpretare ogni cosa che ci accade in modo veloce e a volte inconsapevole.

Quel che dobbiamo chiederci è: Come nascono queste credenze? Sono

giuste? Come possiamo modificarle? Facciamo un passo indietro...

Le nostre credenze: Il filtro sul mondo

La nostra vita e noi stessi siamo fatti di esperienze, che passo dopo

passo ci hanno resi quel che siamo e che in qualche modo ci hanno dato una visione delle cose, una percezione del mondo che lo modifica e lo rende unico ai nostri occhi, diversi da quelli di chiunque altro.

Sono le nostre esperienze che, alimentate giorno dopo giorno da “fatti ed effetti”, generano in noi delle valutazioni circa le cose che ci accadono. Senza accorgercene, queste valutazioni, quando l'esperienza si ripete nel tempo, si sedimentano nel nostro cervello sviluppando delle credenze: ad esempio pensiamo che i biscotti di quella marca non siano buoni, oppure che “cambiare la via vecchia per la nuova” non sia una cosa corretta. E' con queste credenze che leggiamo il mondo ed è in queste credenze che spesso restiamo ingabbiati testardamente vedendo le cose come noi percepiamo che siano e non come effettivamente sono.

Quel che stiamo dicendo ci fa capire che non esiste una realtà unica, ma

tante quante sono le differenti percezioni di chi osserva. I cani ad esempio confondono tra loro alcuni colori, non riescono bene a distinguere il rosso, l’arancione, il giallo e il verde quando li visualizzano allo stesso tempo. Molti si arrabbiano col loro cane perché questo non riesce a trovare la palla da tennis gialla lanciata sul prato. Chiediamoci: perché continuano a lanciare quella palla gialla da tennis come fanno tutti? Beh, forse perché non hanno questa informazione e non si è generata in loro questa conoscenza, che modifica una loro credenza. La visione che hanno ora è quella del tizio col cane che lancia la palla da tennis sul prato e che soddisfatto se la vede riportare.

Come vedete alcune di esse possono trarre in errore o essere limitanti.

Prima di porre in essere un'azione, chiedetevi sempre: da quali credenze nasce la mia scelta?

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Prendete lo specchio e per una volta voltatelo verso l'interno, scoprite quali sono le vostre rappresentazioni interne del mondo, portatele in superficie ed esaminatele attentamente.

Magari non volete comprare un'auto perché nessuno a casa vostra ne ha mai comprata una di tale valore (o di tale squallore!). Potreste scoprire che alcune di esse sono dettate da convinzioni senza alcuna base e che quindi sono da rivedere. Fatelo anche e soprattutto quando non riuscite a prendere delle decisioni, stilate l'elenco delle vostre credenze in proposito e chiedetevi da dove nascono, vedrete che la vostra visione sarà molto più chiara.

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Non abituatevi alla vita

In questo mondo, lo diceva lo stesso Darwin, non sopravvive la specie più forte o la più intelligente, ma quella che più velocemente si adatta al cambiamento. La percezione del cambiamento però non è una cosa insita in noi e quando questo procede lento, a volte non lo percepiamo per niente, rischiando di restare immischiati in una vita, in delle esperienze che non avremmo voluto vivere. Di seguito vi riporto una metafora appresa in un libro di Peter Senge (La quinta disciplina) che ha preso il nome della “Parabola della Rana Bollita”. Questa ci fa capire come le minacce più pericolose non sono rappresentate da eventi improvvisi, piuttosto da processi lenti e graduali che pian piano cambiano il sistema che ci circonda e le variabili del gioco senza farcene rendere conto:

Se mettete una rana in una pentola di acqua bollente, essa cercherà immediatamente

di saltare fuori. Ma se la mettete in acqua a temperatura ambiente e non la spaventate, se ne resterà ferma. Ora, se la pentola è su una fonte di calore, e se aumentate gradualmente la temperatura, succede qualcosa di molto interessante. All’aumento della temperatura da ventuno a ventisette gradi la rana non farà nulla. Anzi essa dimostrerà in tutti i modi di godersela. Con il graduale aumento della temperatura, la rana diventerà sempre più malferma, finché non sarà più in grado di saltare fuori dalla pentola. Perché? Perché l’apparato interno della rana che percepisce le minacce alla sopravvivenza è orientato a reagire a cambiamenti improvvisi, nel suo ambiente, e non a lenti e graduali.

Imparare a vedere processi lenti e graduali impone di rallentare il nostro

passo frenetico per prestare attenzione non soltanto agli eventi straordinari, ma anche agli aspetti sottili della vita e delle esperienze di tutti i giorni.

Se ci fermiamo a guardare una pozza d'acqua, all'inizio non vedremo molto, poi dopo dieci minuti essa magicamente prenderà vita e scopriremo che c'era un mondo che aspettava solo di essere scorto.

Non abituiamoci alla vita e non rendiamola un insieme di cose

automatiche. Nei momenti di silenzio abituiamoci a vedere le cose, spontaneamente come fanno i bambini. Cerchiamo di stupirci della realtà che ci circonda e di ogni piccola cosa.

Prendiamo il movimento di un braccio: vi sembra una cosa ovvia ma, avete mai pensato a quanti neuroni si attivano e lampeggiano per far in modo che un nostro braccio si muova? E' una cosa che facciamo centinaia o forse migliaia di volte al giorno senza pensarci, eppure è un processo magico che ormai non siamo più abituati a vedere come tale.

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Abbiate dubbi, tanti! Non date per scontato che quel che vedete sia quel che realmente è e, quando siete in difficoltà, prima di chinare il capo e mettervi le mani nei capelli cercate invece di guardare il mondo dall'alto perché, forse, state guardando le cose troppo da vicino e troppo nello specifico.

A volte capita di guardare il mondo con uno zoom troppo alto, come fa

una fotocamera. Volete fotografare una casa e poi all'improvviso vi rendete conto che ha delle finestre stupende. Ne volete fotografare una e cominciate ad avvicinarvi zoomando con l'obiettivo. Alla fine siete troppo vicini e non riuscite a vedere altro che un’immagine bianca, la facciata della casa. Che fine hanno fatto le finestre? Se volete trovarle, dovete tornare indietro, abbattere i dettagli, allontanarvi e riguardare le cose dalla distanza giusta. Solo dopo potrete riavvicinare la vista e carpire quell'immagine che desiderate tanto e che volete portare con voi nel vostro bagaglio di esperienze.

Il grande Einstein diceva: “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello

di pensiero che li ha generati”. Quando avete una questione da risolvere, dovete fare un passo indietro

e collocarla in un universo più grande. Vi accorgerete che la soluzione può essere più semplice di quel che sembra e che non avreste potuto risolverla se non in questo modo.

Vi racconto una storiella, non mia ma ascoltata da una persona. Non so

quindi se citare una fonte, quel che potrei dire qui è il nome dell'amico che me l'ha fatta conoscere, Giuseppe:

Tanto tempo fa una giovane donna passeggiava con suo padre lungo il fiume del

paese. L'acqua era di un verde talmente denso da non lasciar intravedere nemmeno lo stelo delle tante piante acquatiche che ne arricchivano l'estetica. Sembrava che quelle piante galleggiassero su di esso, ma stranamente non ne erano trascinate.

Il vecchio sovrano del posto, barbuto e puzzolente, si era invaghito di questa ragazza e voleva a tutti i costi che diventasse sua moglie. Non poteva portarla al castello con la forza, ma avrebbe dovuto ricattarla in qualche modo, dando parvenza al popolo di averle concesso almeno una possibilità.

Anche il sovrano, con la sua scorta, stava passeggiando lungo il fiume. Quando li vide decise di fare l'ennesimo tentativo, aveva avuto un'idea. Andò dai due e per l'ennesima volta chiese alla ragazza se voleva seguirlo al castello. Questa rispose ovviamente di no.

Il vecchio propose: «Ho due biglie nella mia tasca, una bianca e una nera. Puoi mettere dentro la tua mano e sceglierne una: se prendi quella bianca, verrai al castello con

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me e in tal caso, se scapperai, tuo padre morirà; se invece sceglierai quella nera, potrai restare, non ti darò più fastidio».

Il vecchio purtroppo aveva fatto la sua offerta e non si poteva venir meno a quanto proponeva. Tutti sapevano che non ci si poteva fidare e che era un essere malvagio, che avrebbe rovinato la vita della ragazza e quella della sua famiglia se si fosse sottratta al gioco.

A questo punto il vecchio mostrò le due biglie, una bianca e una nera, poi qualcosa di strano successe:

la ragazza notò che questo aveva infilato nella sua tasca due biglie bianche, mettendo

quella nera nell'altra! Non poteva denunciarlo e dire quel che aveva fatto, sarebbe stata un'offesa troppo

grande e in casi come quello il vecchio avrebbe trovato il modo di farli uccidere entrambi immediatamente, pur di non rovinarsi la reputazione.

La ragazza non sapeva cosa fare... così iniziò a pensare...

Quante volte vi siete trovati in situazioni come questa, in cui non sapevate come fare per uscirne?

E' in questi casi che bisogna fare zoom out, allontanarsi dalla questione da risolvere e cercare una soluzione laterale che non potremmo vedere se restiamo incastrati nella visione delle cose che abbiamo in quel momento.

La soluzione arrivò: La ragazza estrasse la pallina dalla tasca, ovviamente era quella bianca, ma la

teneva stretta nella sua mano. Tutti attendevano con ansia che l'aprisse per vedere quale delle due avesse pescato, ma finse di scivolare nel fiume e, solo quando cadde nell'acqua, aprì la mano e lasciò scivolare la biglia sul fondo, rendendone impossibile la vista e il ritrovamento.

Il padre si tuffò a prenderla e in un attimo furono fuori dal fiume. Fu così che la ragazza disse al vecchio:

«Purtroppo la mia biglia è caduta, ma basterà che io prenda quella che è rimasta

nella tua tasca per capire di che colore era quella che avevo scelto». La ragazza estrasse dalla tasca del vecchio la biglia bianca e questo, alla presenza di

tutti, non poté che affermare che la biglia che aveva scelto era la nera. Tutti vissero felici e contenti tranne il vecchio, che da quel giorno cominciò a mangiare

le unghie.

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Ripensate a una volta che avete affrontato una questione da risolvere in questo modo, oppure prendete una questione di oggi e provate a farlo con qualche passo indietro, guardando le cose dall'alto. Potreste accorgervi che i vostri crucci non hanno alcuna ragione di esistere o addirittura che quel che vi sembrava un problema è qualcosa di positivo che vi sta accadendo proprio sotto il naso. Non tralasciamo che con la sua idea la ragazza ha trasformato il trucco del vecchio in una sua vittoria certa!

E i dettagli? - “Quando gli uccelli volano basso, affretta

il passo! Questo detto popolare spesso funziona. Se vedete degli uccelli che volano basso, soprattutto delle rondini, affrettate il passo perché probabilmente inizierà a piovere. Cosa ne sappiamo noi del perché le rondini, prima di piovere volano basso? Sarà perché hanno paura di essere braccate dalla pioggia nel cielo? No... il motivo ve lo dirò dopo. Quel che voglio dire qui è che questo dettaglio, la risposta a questa domanda, per noi non è importante, non ci serve a decidere che dobbiamo sbrigarci perché tra poco inizierà a piovere. Ci basta avere la conoscenza generica di questo detto e la cosa è semplice: vedi delle rondini che volano basso e allunghi il passo per cercare un posto al coperto, o ti procuri un ombrello. I dettagli però non sono messi lì a caso, possono essere importanti perché è grazie ad essi che il tutto raggiunge il suo equilibrio e le cose funzionano come devono. Abbiamo visto che è più semplice prendere decisioni guardando le cose dall'alto, con pochi dettagli. Quando decidiamo di agire, però è il momento di considerarli, perché con la nostra decisione potremmo rompere equilibri che hanno impiegato anni a crearsi.

Le rondini hanno un piccolo sistema di misurazione della pressione, una

sorta di barometro interno, che permette loro di capire quando quella ambientale va su o giù.

Dovete sapere che questi uccelli che vedete passare sulla vostra testa di tanto in tanto, nutrono della mia più profonda stima. A settembre ogni piccolo aeroplanino piumato parte dall'Italia e percorre diecimila chilometri per svernare in Africa, percorrendo anche più di trecento chilometri per giorno e senza sprecare una sola goccia di benzina. Immaginate quanti strumenti interni hanno per sentire le correnti aeree da sfruttare, la

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pressione, la pioggia... se non li avessero non riuscirebbero a fare ogni anno questo viaggio. Sono dei portenti della natura!

Bene, le rondini hanno capito che quando la pressione è bassa e c'è umidità, gli insetti di cui vanno ghiotte, soprattutto moscerini, escono allo scoperto e volteggiano a pochi metri dal suolo. Per questo si tuffano e vanno in cerca di cibo. Questo è il dettaglio che fa funzionare questo magico detto popolare, il dettaglio che, pur se serve alla piccola rondine per procurarsi il cibo, non serve a noi per capire che dobbiamo muoverci per evitare di bagnarci. Per noi il segnale è a un livello superiore: “Gli uccelli volano basso”. Il perché non ci interessa.

E' però su questo dettaglio che si fondano tutti gli equilibri ed è questo

che va preservato e conosciuto per evitare di distruggerli. Che cosa accadrebbe se domani, l'uomo, stanco dei moscerini, li abbattesse tutti con un potente insetticida? Le nostre rondini non volerebbero più basso e il sistema perderebbe il suo equilibrio così come tanti altri in cui i moscerini fanno la loro parte. Il detto popolare non funzionerebbe più.

In sostanza: Decidiamo guardando dall'alto, ma non dimentichiamo i

dettagli! Solo in questo modo possiamo preservare l'equilibrio su cui la nostra

decisione si basa. Modificandolo tutto il sistema ne sarebbe coinvolto e la decisione presa non sarebbe più corretta per il nuovo mondo che si verrebbe a creare.

I MIEI OCCHI NUOVI

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NON FATE LA FINE DELLA RANA BOLLITA

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Per Riflettere: Ho visto e guardo ancora Ho visto apparire nella polvere visi sorridenti alla ricerca di pioggia; ho visto visi pallidi con sorrisi finti, alla ricerca della beatitudine.

Ho visto elefanti ascoltare il sussurro delle formiche; ho visto formiconi giganti schioccare le dita per azzittire cuccioli di elefante.

Ho visto attori della vita recitare sempre la stessa parte; ho visto personaggi spettacolari recitare se stessi con tante sfumature diverse.

Ho visto lamentarsi delle proprie noie chi può bere ogni giorno il migliore dei vini; ho visto sorridere chi poteva permettersi solo dell’acqua fresca, ma che sapeva apprezzarla;

Ho visto mangiare il migliore dei cioccolati senza fermarsi un attimo a goderne il sapore; ho visto un sorriso da bimbo, sul volto di un uomo, che immaginava il momento in cui avrebbe mangiato il cioccolato che nascondeva tra le mani.

Ho visto sguardi vuoti che cercavano di comunicare a parole il loro niente; ho visto uno sguardo di un momento, raccontare una vita senza dire una parola.

Ho visto piangere, ho visto ridere, ma nessuna delle due cose, sola con se stessa, mi rende triste o mi fa gioire.

Ho visto una mano tesa per ore senza nessuno che la stringesse forte; ho visto prendere per mano chi non lo aveva chiesto.

Ho riso, ho pianto… ….a volte nessuno dei due. Ma guardo ancora…

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COSA HO E QUANTO E' IMPORTANTE

VERAMENTE?

Questo titolo non è a caso, anzi è una delle domande che mi pongo più

spesso. Come tutti noi ogni mese mi preoccupo di quanto ho messo da parte e di cosa sono riuscito a costruire. Tutto questo cerco ovviamente di contabilizzarlo con dei numeri e mi chiedo quanti soldi ho, come vanno le mie attività e quanto stanno crescendo. Poi però un attimo dopo mi chiedo: ma è tutto qua? Sto tralasciando qualcosa?

Beh, se mi pongo questa domanda, vuol dire che qualcosa lo sto

sicuramente dimenticando. Vuol dire che non bastano i numeri a descrivere quel che ho costruito in un mese, in un anno o in una vita.

Quel che ho costruito in realtà è fatto anche di esperienze, di stati d'animo, di cose apprese che arricchiscono la mia persona e fanno in modo che io possa vivere più consapevolmente. Tutto questo mi fa capire di non aver sprecato tempo e fa molto bene. Mi fa rendere conto che quel che ho è più di una semplice somma di valori numerici.

La sera vado a letto e penso: «cosa ho imparato oggi?». Anche una piccola cosa appresa rende una giornata molto più ricca.

La vostra vita non è fatta solo di certezze e di numeri, ma anche di

conoscenza, emozioni e sentimenti che vi portano a elevarvi verso livelli superiori di “saper vivere”.

Nulla è sprecato e nulla è senza importanza. Pensate a un acquisto

errato: andate in un negozio e vi lasciate imbambolare dalle cose che sono sugli scaffali, comprate quel cellulare tanto pubblicizzato, la nuova tastiera

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senza fili con mouse incorporato per il vostro Pc. Poi vi accorgete che non vi piacciono o che non sono adatti a voi. Beh, di certo potevate evitarlo ma, con quei soldi avete capito che quell’oggetto non faceva per voi e avete spento la voglia di averlo in futuro. Avete comprato questa conoscenza che, ad averla prima, non vi avrebbe permesso di fare quella scelta sbagliata. Ora è vostra! I soldi non sono stati buttati, ma vi hanno arricchito in termini di esperienza e conoscenza.

Per Riflettere: La scatola Alberto, figlio di un impiegato, un ragazzo normalissimo, andava ogni anno con la famiglia a casa di sua nonna per le vacanze. La nonna aveva una casetta al mare niente male! Aveva risparmiato una vita per comprarla e ci passava gran parte delle sue vacanze a riposarsi e rigenerarsi dalla vita cittadina di un anno intero.

La mattina uscivano tutti insieme dopo la colazione, facevano il bagno, prendevano il sole e poi con la pelle ancora rovente, dopo pranzo si giocava tutti a Monopoli.

Alberto non era un grande giocatore e la maggior parte delle volte era il primo a

uscire dal gioco, non so se lo conoscete: i giocatori competono su un tabellone di 40 caselle, sul quale si spostano in base al punteggio del lancio di due dadi. Lo scopo è di guadagnare denaro acquistando, affittando e commerciando vari tipi di proprietà mediante denaro finto. Anche se abbastanza semplice nella struttura, esso è la rappresentazione delle principali variabili di un sistema economico reale che dipendono: da un lato dalla bravura dell’imprenditore, dall’altro dal caso e dall’incertezza del gioco (della vita), che può creare opportunità o questioni da risolvere, secondo quella che è la bravura di chi la vive (o di chi la gestisce). A dar maggiore importanza all’imprevisto e al caso, ci sono due mazzetti di carte, che quando si cade su alcune caselle vanno scelte dal giocatore. Il nome dei due mazzetti è “Imprevisti” e “Possibilità”, queste possono offrire una serie di buone notizie o di contrattempi meno simpatici, che stimolano il giocatore a far del suo meglio per trasformare tutto in opportunità o, al minimo, limitare i danni.

Dimenticavo, lo scopo del gioco è mandare tutti gli altri individui in bancarotta, guadagnando tutti i loro soldi, una cosetta da nulla!

Il nostro Alberto non aveva proprio capito come funzionava questo gioco e si ritrovava sempre a perdere tutto e uscire prima degli altri, passando ore intere sotto un albero. Al fresco, attendeva nel giardino che gli altri finissero di giocare e poi finalmente tornavano tutti insieme al mare a fare il bagno serale, con un tramonto che ogni sera faceva commuovere almeno uno dei membri della famiglia.

QUANTO E' IMPORTANTE QUEL CHE HO E COSA HO VERAMENTE?

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Ogni anno Alberto tornava a casa con il ricordo di quelle giornate passate sotto l’albero ad aspettare, fino a quando un giorno decise di leggere bene le regole del gioco e allora, documentandosi, scoprì che prendeva il suo nome dal concetto economico di monopolio, un mercato in cui un singolo operatore ha il dominio incontrastato. L’anno dopo tornò dalla nonna e le raccontò quello che aveva scoperto, la nonna gli disse: « BRAVO! Ora che hai capito come funziona, potrai fare molto meglio! ».

Quell’anno Alberto cominciò a giocare aggressivamente, aveva capito che lo scopo del gioco era comprare tutto quanto poteva e che poi pian piano avrebbe recuperato il denaro investito in seguito. Quell’anno non restò mai solo il pomeriggio, quell’anno non aspettò gli altri sotto l’albero nel giardino… quell’anno si godeva il sole del tramonto col volto fiero e con la voglia di ricominciare subito una nuova sfida per dimostrare che studiando il meccanismo, era diventato il più bravo di tutti!

L’ultimo giorno di vacanza Alberto vinse per l’ennesima volta, era felicissimo quell’estate… allora la nonna lo chiamò e gli disse:

«Figliolo, prima di partire, quest’anno, voglio insegnarti una cosa che ti servirà nella vita e su cui magari potrai spendere qualche attimo a pensare, questo inverno. Ecco: Vedi i tuoi soldi? Vedi tutte le case e i terreni che hai comprato? Hai visto quanto tempo hai impiegato per conquistarle? Bene! Adesso tutto quanto torna nella scatola! Queste cose erano qui prima che tu arrivassi, sono state qui mentre ci giocavamo e saranno qui anche dopo di noi. Non dimenticarlo mai!».

Quel pomeriggio, Alberto volle andare a salutare il suo albero, quello che negli anni

precedenti lo aveva tenuto al fresco nei momenti di attesa. Poi l’inverno arrivò e tutti tornarono in città ma quella scatola piena non abbandonò mai i pensieri di Alberto.

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I MIEI LIBRI

Credo che ognuno debba lasciare qualcosa dietro di sè. Nel mio piccolo ho deciso di lasciar qualche parola e, siccome spesso tendono a volare, ho pensato bene di custodirle in questi piccoli contenitori chiamati “libro”:

Il folle viaggio di un Cercatore …alla ricerca del senso delle cose

Un libro per chi sa che nel nostro percorso, la direzione, è tutto. Il protagonista - Il Cercatore - si racconterà attraverso i suoi cicli di vita. In ogni segmento andrà alla ricerca di quei pezzi del puzzle che gli permetteranno di ricostruire la mappa che lo porterà sul sentiero giusto. «…quando scoprirai da dove vieni e dove stai andando, il tuo cammino sceglierà il suo

percorso senza indugi e senza rimorsi, spontaneamente. Parola di Cercatore».

Il libro è diviso in dodici capitoli ed ognuno

di essi rappresenta una tappa del viaggio interiore del Cercatore, che in esso acquisirà una nuova consapevolezza. Egli affronterà il suo viaggio alla scoperta di se stesso, nel mondo d'oggi. Lo farà attivando i vari archetipi del suo Io, in un percorso

farraginoso, incerto e pieno di insidie. Grazie alla sua curiosità ed alla perseveranza farà di tutto per non restare impantanato nei cicli della vita, fermo nella convinzione che il suo vagare non sarà vano, ma che lo porterà a destinazione.

QUANTO E' IMPORTANTE QUEL CHE HO E COSA HO VERAMENTE?

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Un Bardotto purosangue Il Fascino del “quasi”

Un bambino di un paesino di campagna si perde nel bosco dietro casa, per poi finire spaventato nel cortile di una cascina. Qui incontra l'uomo che prenderà il nome di

Bardotto e che, con i suoi racconti e la sua filosofia del Vivere, lo guiderà nella scoperta di un mondo dove il tempo non si inganna, ma si dilata: - Ti fai tante domande caro mio e non ti rendi conto che è il fascino del non avere risposte a tenerti vivo. "Il fascino è nel quasi" diceva il mio professore di matematica. Se tutto fosse certo, se tutto fosse come dovrebbe essere e ogni cosa finisse nell' esatto modo in cui sarebbe dovuta finire, allora sarebbe davvero tutto senza senso! - suggerì Bardotto... e da quel

momento il tempo iniziò a dilatarsi! I miei occhi nuovi La tua finestra sul mondo

Questo libro cerca di mostrare una nuova ed ipotetica vista sul mondo, per non ritrovarsi "a due passi dal vivere". Cerca di stimolare domande sulle cose che ormai diamo per scontato per abbattere la

routine che attraversa e standardizza le nostre vite al punto da rendere ogni giorno uguale ad un altro. Porta il lettore a scavare sotto i suoi piedi attraverso metafore, storie ed addirittura esercizi, per disegnare (nel vero senso della parola) la propria vita su carta e rimettere ordine nel proprio cassetto dei desideri. L'interessante percorso nascosto nelle pagine mira alla ricerca del giusto modo di guardare alla vita per amare l'Oggi e saper guardare a Domani ed ai propri sogni,

quello che nel libro viene definito come imparare a "Volare con i piedi per terra".

Buona lettura! P.S. per maggiori informazioni cercate su Google! ..su Amazon! ...e su http://www.liberidiesserefree.com/mieilibri/

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