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I grandi fiumi della terra. Il problema della sete nelle diverse aree della terra. Testi argomentativi Mappa

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I grandi fiumi della terra.

Il problema della sete nelle diverse aree della terra.

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India (nome ufficiale Bharat Juktarashtra, Unione Indiana), stato dell'Asia meridionale che comprende parte della regione himalayana e l'intera penisola indiana. Confina a nord con la Cina, il Nepal e il Bhutan, a est con il Myanmar e il Bangladesh, a ovest con il Pakistan. La zona penisulare è delimitata a ovest dal mar Arabico e a est dal golfo del Bengala, entrambi settori dell’oceano Indiano; lo stretto di Palk e il golfo di Mannar separano l’India dallo Sri Lanka. L'India ha una superficie complessiva di 3.165.596 km²; l’estensione costiera è di 7.000 km. La capitale è New Delhi. Lo stato indiano di Jammu e Kashmir è oggetto di contesa da parte del Pakistan e della Cina. Quest’ultima avanza inoltre una rivendicazione sulla sezione nordorientale dello stato indiano dell’Arunachal Pradesh

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L’ intera regione indiana rientra nel dominio del clima tropicale monsonico . Le variazioni stagionali, determinate dai monsoni influiscono in modo notevole sulla temperatura , sul grado di umidità e sulle precipitazioni in tutto il subcontinente .

Si possono in genere distinguere due stagioni , una piovosa e una secca . La stagione in cui si concentrano le piogge è caratterizzata dal monsone di sud-ovest . L’ assenza di questo monsone è la causa di gravi siccità .

La stagione fredda del monsone di nord-est è solitamente caratterizzata da un clima estremamente asciutto , nonostante si verifichino talvolta violenti temporali .

Il periodo peggiore della stagione calda si verifica in maggio , la temperatura può superare i 50°C.

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Le aree monsoniche sono le più intensamente abitate della terra. Qui la vegetazione è notevolmente ridotta: c’ è troppa gente da nutrire perché si possa lasciar spazio alle foreste e ai pascoli per il bestiame. La risaia è la grande protagonista del paesaggio monsonico.

Il riso è una coltura che ha bisogno di molta acqua e umidità : le precipitazioni monsoniche, insieme ai grandi fiumi, forniscono l’elemento vitale. Dove le precipitazioni sono meno abbondanti al riso si affiancano altri cereali come il frumento , il mais e il sorgo .

In alcune aree inoltre si sono diffuse le colture di piantagione: il tè, le palme da olio e da cocco , l’albero del caucciù sono intensamente coltivati.

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La pianura gangetica è attraversata dall’ fiume Gange e da i suoi affluenti . Il Gange è un fiume dell’ India e del Bangladesh, nasce nell’ Himalaya meridionale, nello stato indiano dell’ Uttar Pradesh. A eccezione del suo delta, in Bangladesh, il fiume scorre interamente nella parte settentrionale dell’ India. Il bacino del Gange, occupa una superficie di oltre 1 milione di km2.

Importanza storica economica

La parte settentrionale del delta è fertile e ben coltivata. La sezione meridionale è costituita da zone paludose. Le paludi sono abitate da diverse varietà di coccodrilli .Di anno in anno il Gange forma sempre nuovi rami fluviali.La deforestazione delle valli del Gange ha provocato numerose alluvioni e ha aumentato la sedimentazione nella zona circostante il delta in Bangladesh. Il Gange è considerato dagli indù un fiume sacro e il bagno nelle acque è ritenuto uno dei riti di purificazione più importanti dell’ induismo. Numerose cerimonie religiose hanno luogo lì .

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Nell’ India dei monsoni non c’è vita senza acqua, senza irrigazione e i fiumi trasportano quest’ acqua preziosa .

L’acqua regola tutto dall’ insediamento delle capanne e delle città. Nell’ india ,caratterizzata , da un’ afa arroventata , sotto un sole cocente e nella polvere che pervade l’ atmosfera la vita è possibile solo grazie all’ acqua. Siccità , carestia, epidemia incombono sugli abitanti; la vita media degli indiani era e resta tutt’ora drammaticamente bassa.

Dalle forme prosperose e ben nutriti , e dall’ aspetto ideale , sfuggiti al loro karma e liberati per sempre dalla catena di reincarnazione che li perseguitava .

Questo universo ideale dell’ arte indiana rappresentato da creature per fette , paradossalmente è più reale agli occhi degli indiani che non ai loro vicini contemporanei , effimeri e destinati a scomparire e perciò di scarso significato .

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Da cui deriva l’aspetto profondamente spirituale del pensiero indiano , da qui ha origine l’indifferenza degli indù per le realtà contingenti e l’attrazione che provano per la spiritualità elevata , come testimonia tutta la loro arte , che non si cura mai di rendere emozioni passeggere .

Chiusa tra i mari e l’ himalaya ,l’India svolse in tutta l’Asia fino alla Cina e al Gippone ,un potente ruolo civilizzatore, influenzando con la sua visione e il suo pensiero tutto l’ estremo oriente ; il buddismo nato in india , scomparve dopo 7 secoli dal suo territorio , ma continuò a fiorire in numerosi paesi dell’ Asia , modificandoli profondamente .

Per sole tre volte in 5 o 6 secoli l’ India ha conosciuto l’unità politica: con la dinastia Maurya, poco prima della nostra era ,con quella dei Gupta, nei secoli 4 e 5 ,e con i Gran Mogol, di origine musulmana , dal xvi al xviii sec .Negli intervalli principi e reucci innalzarono effimere capitali ma anche templi e palazzi stupefacenti ,ma a parte questo il risultato fu lo smembramento politico e non l’unità .

L’India eè un vasto subcontinente, clima diversi , e paesaggi che vanno dal deserto alle valli glaciali ,con popolazioni di razze diverse che parlano lingue differenti ; la “ colla” che ha legato tutti gli indiani fu sempre il Bramanesimo.

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Per ovviare ai drammatici problemi della sovrappopolazione e della carenza di risorse alimentari l’India, ovvero circa 1/6 della popolazione mondiale , ha dovuto adottare strategie di sviluppo agricolo e industriale che hanno comportato e comportano pesanti ripercussioni in ambito ecologico. L’India si trova ancora oggi a dover affrontare gravi minacce ambientali quali la deforestazione, dovuta in gran parte alla raccolta di legname impiegato come combustibile , lo sfruttamento eccessivo dei pascoli e la desertificazione , causata principalmente dalla pratica della monocoltura .

Fra gli altri problemi ambientali vi sono l’erosione e la salinizzazione del suolo e l’inquinamento idrico ,causato, dal mancato trattamento delle acque di scolo e dello scarico dei pesticidi agricoli .

Problema rilevante è in fine l’ inquinamento atmosferico, causato dagli scarichi industriali e dai gas di scarico dei veicoli . I l peggiore incidente industriale della storia che si verificò nel 1984 a Bhopal provocò la morte di circa 3.300 persone.

Il paese ospita circa il 6% delle specie vegetali del mondo, il 33% delle quali è endemico. Il 10% della flora è però in via d’ estinzione soprattutto a causa della deforestazione . Il 4,4% della superficie territoriale è sotto tutela ambientale .

In india il concetto di protezione delle aree naturali risale a migliaia di anni fa le prime leggi forestali furono approvate verso la metà del XIX secolo. La legislazione moderna ha incorporato un certo numero di leggi in materia di diritto ambientale continuando così a considerare la conservazione ambientale

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Nonostante gran parte dell’ agricoltura venga ancora condotta con metodi tradizionali ,all’indomani dell’indipendenza sono state introdotte alcune importanti trasformazioni tecnologiche . Nei primi anni novanta le superfici irrigate rappresentavano quasi il 45% dell’ intera superficie coltivata . La richiesta di fertilizzanti chimici è di sementi ad alto rendimento è significativamente aumentata. Il sostentamento di oltre 2/3 della popolazione indiana dipende dalla agricoltura . La maggior parte dei fondi coltivati ha estensioni molto limitate e più di 1/3 degli appezzamenti è addirittura al disotto del livello di sussistenza di una famiglia di contadini . La coltura più estesa è il riso ,il frumento ,la canna da zucchero ,il tè, il cotone e la iuta . Colture di primaria importanza sono in oltre gli ortaggi , il sorgo ,il miglio ,il mais , l’orzo, i ceci e la banana .

Tra le colture per l’industria e il commercio si annoverano il caucciù , il caffè , il lino le arachidi e numerose spezie.

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L’allevamento del bestiame e, in particolare di bovini, bufali, cavalli e muli, l’India è al primo posto mondiale dell’allevamento dei bovini, utilizzati essenzialmente per il lavoro nei campi e il latte; la religione Induista vieta infatti il consumo di carne bovina. Notevole anche l’allevamento di capri e ovini.

Il riso è la principale coltura dell’India. Questo cereale costituisce l’alimento principale della popolazione del paese, la raccolta,viene praticata a mano, come quasi in tutti i paesi del Sud-Est Asiatico.

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Risorse energetiche e minerarie.

L’India dispone di abbondanti risorse minerarie ed energetiche. Il paese è tra i principali produttori mondiali di ferro, carbone e bauxite. Importante è anche l’estrazione del petrolio, manganese, mica, ilmenite, rame, amianto, cromite, grafite, fosfati naturali, zinco, oro, diamanti e argento. Da tempo è stato intrapreso il potenziamento del settore nucleare.

Risorse forestali e pesca.

Il 21,6% del territorio complessivo indiano è ricoperto da foreste, il cui sfruttamento a fini commerciali non è tuttavia molto sviluppato. Le foreste forniscono essenze e legnami pregiati oltre che noci, fibre,oli, gomme e resine. La pesca rappresenta un’attività vitale per molte regioni come il delta del Gange.

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Sono gli ecosistemi più ricchi e più importanti. Infatti, gli alberi e le piante forniscono frutti, resine, gomme e foraggio per il bestiame. Regolano la portata d’acqua dei fiumi, difendono il terreno dall’erosione controllando la caduta della pioggia, proteggono le coltivazioni, producono ossigeno e conservano grandi quantità di carbonio, che altrimenti contribuirebbero all’effetto serra mitigando le variazioni climatiche.

Circa l’80% delle foreste del pianeta è stato distrutto. Le cause? Diverse da regione a regione. Agricoltura, estrazione mineraria, piantagioni, costruzioni…. Ma la principale è il taglio del legname che rischia di estinguere specie molto rare come i grandi primati. Gli incendi in gran parte provocati dall’uomo hanno devastato immensi ettari di bosco e per la ricostruzione di un bosco occorrono decine di anni.

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Cina (nome ufficiale Zhonghua Renmin Gongheguo, Repubblica Popolare Cinese), stato dell'Asia orientale, il terzo per estensione dopo Russia e Canada. È delimitato a nord dalla Mongolia e dalla Russia; a nord-est dalla Russia e dalla Corea del Nord; a est dal Mar Giallo e dal Mar Cinese orientale; a sud dal Mar Cinese meridionale, dal Vietnam, dal Laos, dal Myanmar, dall'India, dal Bhutan e dal Nepal; a ovest dal Pakistan, dall'Afghanistan e dal Tagikistan; a nord-ovest dal Kirghizistan e dal Kazakistan. Al di fuori della superficie continentale comprende 2.900 isole, la maggiore delle quali è Hainan Dao. La superficie totale del paese è di 9.571.300 km²; l’estensione delle coste è di 14.500 km. La capitale è Pechino.

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Il clima della Cina è prevalentemente continentale . Le regioni settentrionali e occidentali hanno condizioni semiaride o aride, nelle regioni orientali e meridionali hanno condizioni temperate o temperate umide; nell’ estremo sud e a sud- est si trova un clima tropicale.

I monsoni esercitano una profonda influenza sul clima della Cina . Durante l’inverno, venti freddi e secchi soffiano dal sistema di alte pressioni della Siberia , portando temperature basse nelle regioni a nord del Chang jiang e siccità della maggior parte del paese; in estate, aria umida e calda penetra verso l’interno del oceano pacifico , portando precipitazioni e causando spesso tempeste e manifestazioni climatiche violente. Le temperature in estate sono uniformi in tutto il paese , in inverno variano notevolmente da nord a sud .

Sulle zone costiere si abbattono spesso tifoni che portano forti venti e piogge. Le piogge superano i 990 mm all’ anno in quasi tutta la Cina meridionale. La Cina settentrionale ha inverni rigidi. Tutte le precipitazioni sono concentrate nel periodo estivo, l’ambiente tipico è la steppa.

In Manciuria il clima è simile a quello della Cina settentrionale, ma più freddo , le piogge sono concentrate in estate. Nella Mongolia interna e a nord-ovest prevale un clima semiarido.

Per le sue elevate altitudini, l’altopiano del Tibet ha un clima artico, con precipitazioni annuali ovunque inferiori ai 100mm .

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Il Chang Jiang è il fiume più lungo della Cina e il maggiore dell’ Asia . Ha una lunghezza di 6300 km. La portata media del Chang Jiang è di circa 34000m3 al secondo.

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Importanza storico-economica Durante i periodi di piogge intense, i laghi Dongting e Poyang ricevono parte delle acque in eccesso del Chang Jiang. Nonostante questo sfogo, le inondazioni causate dal fiume hanno spesso arrecato grandi distruzioni e mietuto moltissime vittime; nel XX secolo, le più devastanti sono avvenute nel 1905, nel 1980, nel 1981 e nel luglio 1995, anno in cui si sono verificate le peggiori alluvioni del secolo, aggravate dallo scioglimento di nevi generalmente permanenti nelle regioni più elevate del bacino idrografico del Chang Jiang, che hanno causato oltre 1.200 morti. Per risolvere il problema delle inondazioni le autorità cinesi hanno dato il via alla realizzazione della diga cosiddetta "delle Tre Gole”.I generatori della diga produrranno un totale di 18.200 MW elettrici, la più grande potenza idroelettrica installata nel mondo. Quando sarà terminata, la diga dovrebbe coprire circa il 10% del fabbisogno di elettricità di tutta la Cina. il Chang Jiang costituisce un'importante via di comunicazione che collega alcune tra le regioni più densamente popolate ed economicamente importanti della Cina.

Le principali città che il grande fiume attraversa, si ricordano Nanchino, Yuejiang e Anqing. La provincia dello Jiangsu, costituita in gran parte da una piana deltizia consistente di limo depositato dal Chang Jiang (oltre 170 milioni di m³ ogni anno), è una delle principali aree di

coltivazione del riso di tutta la Cina.

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Huang He Fiume della Cina, il secondo per lunghezza dopo il Chang Jiang, con uno sviluppo di 5.464 km e un bacino idrografico di circa 750.000 km².

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Importanza storico - economica

Gli argini sono stati costruiti attraverso i secoli per controllare le piene e prevenire le inondazioni, ma hanno ottenuto l'effetto opposto. Il grande quantitativo di sedimenti ha colmato con l'andare del tempo il fondo dell'alveo, il livello del fiume è progressivamente cresciuto. In molti tratti del suo basso corso, il fiume è pensile, cioè scorre circa 20 m al di sopra della pianura circostante, La deforestazione delle montagne, ha provocato un aumento del dilavamento superficiale e quindi un aumento ulteriore dell'altezza delle piene. Le inondazioni dello Huang He sono state, nel corso della storia della Cina, tanto frequenti e devastanti che il fiume è stato soprannominato "il dolore della Cina". La peggiore nella storia del fiume avvenne nel 1931. Lo Huang He ha cambiato corso, nella sua parte orientale, un gran numero di volte.L’antica foce era nel mar Giallo . Dopo il corso si è spostato a nord e le sue acque si sono versate nel fiume Bo Hai nella guerra Cino- Giapponese, i Cinesi deviarono lo Huang He nel suo antico alveo e nel 1946-47 , deviarono nuovamente il fiume nel Bo Hai.

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L'imponente impianto idroelettrico delle Tre Gole, in costruzione sul fiume Yangtze in Cina, prevede la realizzazione di una diga lunga 2 km e alta 100 m. Più grande di qualsiasi costruzione edificata in Cina dall'epoca della Grande Muraglia, il bacino artificiale formato dalla diga, che si estenderà su una superficie di 600 km, sarà il più lungo del mondo. Le Tre Gole forniranno energia elettrica a Shanghai e al bacino dello Yangtze superiore, e proteggeranno ben 10 milioni di persone dalle frequenti inondazioni che si verificano attualmente nella pianura alluvionale del fiume, dove si coltivano i due terzi del riso prodotto in Cina. Per realizzare la diga si procederà allo sbarramento della gola di Xiling: l'immenso lago artificiale sommergerà numerosi centri abitati, obbligando al trasferimento oltre un milione di persone

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A partire dagli anni settanta la crescita della popolazione,lo sviluppo dell’economia e il continuo miglioramento del livello di vita hanno avuto come conseguenza una forte pressione sulle risorse e l’ambiente della Cina.L’aumento della richiesta idrica potrebbe provocare nel paese un grave problema di disponibilità d’acqua; a ciò si aggiunge il problema dell’inquinamento dei fiumi sostanze nocive vanno a inquinare corsi d’acqua con gravissime conseguenze sulla salute sull’ambiente sulla pesca fluviale . La principale fonte di energia del paese, è il carbone ,responsabile del grave inquinamento atmosferico. Il paese dispone di limitate riserve di petrolio e di gas naturale . Il grande potenziale idroelettrico è sfruttato solo in parte; la costruzione di nuove dighe determinerebbe l’ inondazione di intere vallate coltivate che costituiscono la principale fonte di reddito della popolazione rurale. Per questo la Cina è interessata allo sviluppo di fonti di energia alternative. Il governo, inoltre partecipa a un programma per lo sviluppo dell’ energia solare.

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La riserva naturale di Xishuangbanna è uno dei territori asiatici più ricchi dal punto di vista biologico ed etnico; le popolazioni locali utilizzano le acque del fiume Mekong per l’ irrigazione dei campi. Nell’ ultimo secolo vaste aree sono state disboscate e destinate alle colture dell’ albero della gomma, che ha reso difficile per le minoranze etniche gli stili di vita tradizionali. La Cina ha un’ antichissima tradizione in materia di protezione ambientale. L’ attuale governo ha istituito 400 nuove aree protette. La Cina possiede 7 riserve della biosfera sotto la tutela dell’ UNESCO. La più famosa è la riserva naturale nazionale Wolong istituita nel 1975 per la tutela dei panda. Le autorità cinesi hanno consentito la fondazione di un’ organizzazione ambientalista non governativa, la AGC ( Academy of Green Culture ), uno dei suoi principali progetti è stato quello di impedire un piano di disboscamento che avrebbe messo in pericolo l’ habitat della scimmia nasica.Il governo cinese ha sottoscritto alcuni accordi internazionali sull’ ambiente concernenti biodiversità, desertificazione, specie in via di estinzione, protezione dell’ ozonosfera, zone umide; inoltre ha sottoscritto la Convenzione sul Diritto del mare, il Trattato Antartico e i Trattati per il legname tropicale.

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Le risorse forestali cinesi sono limitate. La distribuzione delle foreste è molto irregolare: si trovano soprattutto in Manciuria, nel Tibet sud-orientale e nello Yunan. Un progetto importante prevede l’ impianto di una cintura forestale continua lungo il lato nord-occidentale delle regioni semiaride, nel bassopiano cinese e nella Manciuria occidentale.

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L’ agricoltura, continua a rappresentare un settore importante. I terreni coltivabili non coprono più del 16,6 % della superficie complessiva del paese e si trovano soprattutto nelle regioni orientali. L’ aumento della produzione agricola e il raggiungimento dell’ autosufficienza alimentare furono dovuti all’ introduzione di moderne tecniche di coltivazione. Nonostante soltanto il 16,6% della superficie del paese sia coltivabile, l’ agricoltura è uno dei settori principali dell’ economia cinese. In Cina sono presenti quasi tutti i tipi di colture.

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Un sistema permise di condurre lo sviluppo di nuovi metodi di irrigazione e drenaggio. Questi permisero di ottenere fino a tre raccolti l’ anno, soprattutto nelle valli del bassopiano cinese e nel medio e basso corso del Chang Jiang, causando l’ impoverimento dei suoli.

Negli anni ’90 lo stato, per combattere la carenza di derrate alimentari conseguente all’ aumento della media dei consumi procapiti.

Per integrare la produzione, sono state recentemente create più 2000 aziende agricole statali. Queste aziende si trovano spesso in zone vergini dove la densità di popolazione rurale è bassa e dove attrezzature moderne, normalmente poco diffuse , possono essere utilizzate con efficacia.

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La popolazione sedentaria vive concentrata in piccoli villaggi.L’unica città della regione è Khartoum (Sudan) ed è vasta 25 volte rispetto l’Italia.Essa ospita una popolazione che è soltanto la metà di quella italiana e ha il reddito medio pro capite più basso del mondo

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Nel Sudan, una guerra civile tra il governo di Khartoum e l’ esercito la liberazione popolare ha segnato 35 dei 44 anni di indipendenza ed è costata la vita a 2 milioni di persone, condannando altri 4 milioni a vivere da rifugiati.Questa guerra, non solo distrugge fisicamente le dotazioni infrastutturali di un paese, ma impedisce anche la crescita economica che avrebbe bisogno di certezza del diritto e della aspettative positive sul futuro, falcia la generazione degli adulti potenzialmente più abili sul piano economico, dissangua le casse dello stato per investimenti altamente improduttivi, e azzera la certezza di accesso ai servizi sociali essenziali, e colpisce permanentemente e direttamente anche le nuove generazioni.La guerra distrusse le strade, scuole, ospedali e impoverì la gente. La mancanza di istruzione e di prospettive per il futuro, distrusse le famiglie e i comunitari. Gli insediamenti di rifugio sono sfollati nei luoghi più facile reclutare nei bambini. I minori erano a rischio e anche quelli che già si trovano in circostanze difficili, abbandonati sulla strada.I ragazzi che sopravvivono, la guerra ha effetti permanenti devastanti.La malnutrizione cresce durante le guerre e rende le persone,soprattutto i bambini, più vulnerabili alle infezioni diffuse, per effetto delle guerre, in aree dove erano tradizionalmente sotto controllo.

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A Juba ( situata nel sud del paese ), terra fertilissima in riva al Nilo del Sud, la gente non ha l’acqua, non ha elettricità,non ha da mangiare. Non ci sono strade, né strutture mediche. Questo perché quando certi politici inseriti ad alti livelli del governo sono più assetati di potere e di denaro che di servizio, arrivano a non rispettare più la vita e, pur di fare denaro, arrivano a rendere schiava la popolazione, specie i bambini e le donne.È una lotta di razza, una lotta tra chi vuole accumulare denaro e potere e chi invece vuole produrre vita. Un massacro che ha già prodotto decine di migliaia di morti e milioni di sfollati.Molte persone sono scappate dal Sudan durante la guerra e si sono nel nord Uganda, dove hanno continuato a servire i più poveri,in mezzo alle guerre contro i ribelli, che massacravano e radono al suolo interi villaggi. Hanno continuato a crescere il numero, sono state preservate dai massacri,nessuno di loro è mai stato ucciso ed hanno continuato con sofferenze e difficoltà incredibili a sostenere i poveri, cominciando dai bambini

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In questi anni di guerra, ci hanno sentiti vicini, questo gli hanno resi forti e piena di speranza, in mezzo alle sofferenze che hanno avuto nelle loro case, nelle scuole, nelle chiese.All’inizio, quando nel Sud del Sudan è scoppiata la guerra tra i ribelli, le forze che volevano impadronirsi delle ricchezze del Sud del paese, gli stessi ribelli, mossi dall’istinto di non essere sopraffati, purtroppo si sono legati al movimento comunista dell’Etiopia. A causa di questo condizionamento comunista, anch’essi distruggevano e decimavano le popolazioni.La chiesa locale ha svolto un lungo e paziente lavoro di educazione di questi ribelli, aiutandoli a rinvenire ed a mettersi accanto alla gente che per natura cerca di mantenere l’ identità e di non diventare schiavo. In queste zone, i bambini sono soprattutto mussulmani ed hanno genitori musulmani, ma che vogliono accettare nessuna forma di capitalismo dei fondamentalisti islamici, sia al capitalismo delle multinazionali che, come abbiamo potuto constatare, sono con loro coinvolte.

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GEOGRAFIA:Il Nilo si trova a nord est dell’ Africa settentrionale . La sua direzione è sud nord .Il Nilo costeggia il Mar RossoParallelamente per circa 1000km ed è diviso da esso col deserto Orientale. Sfocia sul mar Mediterraneo, la sua foce si trova tra Alessandria e porto Said e ha una forma triangolare ; viene alimentato dal Nilo bianco e dal Nilo Azzurro. . La valle del Nilo è lunga 1000 km(circa) porta molte coltivazioni , le rive hanno un significato preciso ,la riva destra è la città dei vivi con i grandi tempi di Karnak e di Luxor e la riva sinistra viene detta la città dei morti ;la valle ospita le tombe dei faraoni più prestigiosi ,sono visibili ancora oggi dall’interno .

Il Nilo complessivamente è lungo 6671 km il maggiore per lunghezza.Esso scorre attraverso la Nubia restringendosi in un alveo incassato e ricevendo l’ultimo affluente l’Otbora. Il Nilo scende da 350 a 85 metri di altitudine scorrendo in un letto che nei periodi di secca ha una larghezza di 500 metri a valle ha inizio il delta assai fertile e densamente popolato,intersecato da un intreccio di bracci e limitato da due rami di Rosetta e di Dimetta a est .Caratteristiche sono le piene (da Giugno a Novembre)che ricoprono gli argini di una fanghiglia fertilissima chiamata “limo”

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Il Nilo

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SFRUTTAMENTO:Nelle valli del Nilo spesso l’acqua veniva fornita dalle inondazioni e per trattenere l’acqua quindi bastava costruire degli argini .In Egitto invece fu introdotta una tecnica di sollevamento d’acqua come lo “Shaduf o Sakia” ,la costruzione e la manutenzione dei fiumi a secco però implicavano alti costi. I terrazzamenti permisero all’ agricoltura di svilupparsi sempre più marginalmente .Col passare del tempo le nuove tecniche di agricoltura modificarono il territorio rendendolo eroso sterile e salato per via dell’ intenso sfruttamento.

COSTRUZIONE DELLA DIGA:

Nel 1899 gli inglesi iniziarono a costruire una diga nei pressi di Assuan, la costruzione terminò nel 1902. Alcuni siti archeologici della zona, come il tempio di Philae dovettero essere spostati per non essere sommersi dall'acqua del bacino che si sarebbe creato con la diga.

Il progetto iniziale prevedeva una diga lunga 1900 m e alta 54 m, ben presto queste dimensioni si dimostrarono inadeguate, per questo in due fasi successive si alzò la diga, prima tra il 1907 e il 1912 e poi tra il 1929 e il 1933.

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LA DIGA DI ASSUANRipresa della diga dal memoriale dell’amicizia Egitto - Sovietica

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Quando, nel 1946 il livello dell'acqua quasi superò l'altezza della diga si decise che invece di aumentare per la terza volta l'altezza della diga sarebbe stato più utile costruire una nuova e più grande diga 6 km a monte della vecchia diga.Il progetto iniziò nel 1952 esattamente dopo la rivoluzione di Nasser. All'inizio gli Stati Uniti si proposero per finanziare la costruzione con un prestito di circa 270 milioni di dollari.Nel 1956 in seguito a disaccordi di tipo politico, l'offerta statunitense fu ritirata, il governo egiziano decise di proseguire nel progetto utilizzando le entrate dovute alla nazionalizzazione del Canale di Suez. Nel 1958 in piena guerra fredda intervenne l'Unione Sovietica proponendo di pagare come regalo all'Egitto un terzo dei costi della costruzione e di fornire assistenza sia a livello tecnico che progettuale, che di macchinari.

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La costruzione iniziò nel 1960, la diga alta, El saad al Aali fu terminata il 21 luglio del 1970, mentre la creazione del bacino che avrebbe accolto le acque si era completata nel 1964 e da quel momento si era iniziato a riempire anche se la diga non era ancora stata completata, fino a raggiungere la capacità massima nel 1976.

La diga fin dall'inizio spaventò gli archeologi, in quanto il sito archeologico di Abu Simbel e molti altri templi della Nubia rischiavano di essere sommersi dalle acque del bacino che si sarebbe creato. Nel 1960 l'UNESCO lanciò una grandiosa operazione internazionale per risolvere questo problema, vennero localizzati i monumenti che sarebbero stati sommersi, quindi spostati in posti più sicuri e qualcuno fu regalato ai paesi che contribuirono a questa opera di salvataggio, come il tempietto di Ellesiya, ora conservato al Museo Egizio di Torino, donato all'Italia.

Memoriale dell’amicizia Egitto - Sovietica

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La diga nuova è un'opera immensa, è lunga 3600 metri e larga 980 metri alla base e 40 sulla sommità, per un' altezza di 111 metri, il volume è di 43 milioni di metri cubi. Le chiuse se aperte al massimo possono far uscire fino a 11000 metri cubi di acqua al secondo.Il lago artificiale che ha formato, il lago Nasser ha una superficie di circa 6000 chilometri quadrati, è lungo 480 km e largo fino a 16 km e contiene tra i 150 e i 165 km cubi di acqua.Più di 90000 persone dovettero lasciare le loro abitazioni per non essere sommerse dal lago.

BENEFICI DELLA DIGAGli effetti delle pericolose inondazioni del 1964 e del 1973 e delle carestie del 1972-73 e del 1983-84 furono mitigati dalla presenza della diga. Inoltre nelle vicinanze del lago Nasser si è sviluppata una industria di pesca che però non riesce a decollare poichè si trova lontana da mercati significativi.La diga ha 12 generatori di corrente ciascuno di 175 megawatt e produce energia per più di 2 gigawatt. La diga riesce a generare più della metà dell'energia elettrica necessaria all'Egitto e negli anni settanta permise a quasi

tutti gli egiziani di avere per la prima volta una connessione elettrica.

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PROBLEMI AMBIENALI:

La realizzazione della diga di Assuan ha avuto grandi conseguenze sul fragile equilibrio dell'ecosistema che durava ormai da migliaia di anni, soprattutto perché in fase di progettazione non si è tenuto conto dell'impatto ecologico che l'opera avrebbe avuto sulla fauna, la flora e anche l'economia delle popolazioni che abitavano la zona

Le conseguenze ambientali sono state numerose, si possono elencare:

sedimentazione eccessiva nelle acque a monte della digaerosione di quelle a vallescomparsa di specie che migravano lungo il corso del Nilodistruzione e aumento della salinità dei delta diminuzione della forza del Nilole acque salate del Mediterraneo sono avanzate lungo il Nilodiminuzione della produttività della pesca lungo il fiumediminuzione della fertilità dei terreni a valle della diga perché senza inondazioni il limo non raggiunge il suolomigrazione di animali marini nel fiume a causa dell'aumento della salinitàaumento del livello delle acque freatiche nei campi vicini al fiumeinquinamento del fiume dovuto a fertilizzanti e pesticidi.

Per le popolazioni c'è stato un aumento di rischi sanitari visto che i canali di irrigazione e le rive del lago Nasser sono l'habitat ideale di animali che trasmettono malattie come la zanzara che trasmette la malaria e alcune lumache che diffondono il parassita della bilharziosi.

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Introduzione

Rio delle Amazzoni (portoghese e spagnolo Rìo Amazonas), fiume dell’America meridionale, il cui corso si sviluppa per gran parte in Brasile.Nasce nelle sezione nord occidentale del continente, sulla Cordigliera delle Ande, e si dirige verso est fino a sfociare nell’ Oceano Atlantico. E’ il secondo fiume del mondo per lunghezza, dopo il Nilo, con i suoi 6.400 km, dalla sorgente alla foce; è invece il primo per vastità del bacino idrografico, per numero di tributari e per volume di acqua complessivo

Descrizione fisica

Con i suoi numerosi affluenti (solo in Brasile sono più di duecento), il Rio delle Amazzoni raccoglie le acque di un territorio di circa 6.000.000 km2, metà del quale appartiene al Brasile, e per il resto al Perù, all’Ecuador, alla Bolivia e al Venezuela. Si stima che la portata del fiume sia compresa tra 34.000 e 121.000m3 di acqua al secondo e la quantità media giornaliera di sedimenti depositati alla foce sia circa 3 milioni di tonnellate. Il volume totale di acqua che annualmente si riversa nell’ Atlantico costituisce circa un quinto dell’acqua dolce che raggiunge gli oceani in tutto il mondo. L’apporto di acqua e sedimenti è così ingente che la sanità e il colore dell’ oceano risultano alterati fino a una distanza di circa 320km dall’ estuario del fiume.

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I maggiori rami sorgenti del Rio delle Amazzoni sono il Rio Ucayali e il Rio Marano’n che nascono, a quote superiori ai 5.000 metri, dalle nevi e dai ghiacci perenni delle Ande e seguono corsi paralleli in direzione nord prima di confluire presso Nauta, una località situata in Perù, poco a sud in Iquitos.Dopo questa confluenza il ramo principale del Rio delle Amazzoni scorre tendenzialmente verso est, penetrando nel territorio brasiliano e ricevendo un gran numero di affluenti; i principali sono, da destra, il Rio Juruà, il Rio Purus, il Rio Madeira, il Rio Tapajòs e il Rio Xingu; da sinistra, il Rio Japurà e il Rio Negro.Il Rio delle Amazzoni sfocia nell’ Atlantico con un vasto estuario, la cui larghezza è stimata in circa 240 km e all’interno del quale i depositi di sedimenti hanno formato un labirinto di isole che separano il fiume in diversi rami; la maggiore di queste isole è l’isola di Marajò, che ha una superficie (comprese le paludi salmastre) di 40.100km2.La bocca del ramo principale, chiamato Rio Parà, ha un’ ampiezza di circa 80 km2.Durante le fasi di luna piena, l’onda dell’alta marea risale il corso del fiume per circa 650 km2.Il bacino del Rio delle Amazzoni comprende la più vasta pianura fluviale del mondo, corrisponde grosso modo alla regione dell’Amazzonia, caratterizzata da un clima caldo umido e da una fitta foresta pluviale. Le precipitazioni sono intense per gran parte dell’ anno, ma in particolar modo tra gennaio e giugno; la media annuale oscilla tra 2.000 mm e i 3.000 mm. Durante i mesi di pioggia, vaste aree attraversate del Rio delle Amazzoni sono soggette a inondazioni. In Brasile la larghezza del fiume è compresa tra 1,5 e 10 km in fase di magra, ma si espande fino o oltre 48 km durante le piene annuali; la velocità di flusso varia tra 2,4 e 8 km orari e il livello dell’acqua durante le piene spesso sale di oltre 15 m.

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La grande massa d’acqua del Rio delle Amazzoni ha scavato un letto fluviale di notevole profondità: in un tratto presso Obidos, in Brasile, supera i 90m. Per la sua vastità, per le piene annuali e la sua totale navigabilità, il Rio delle Amazzoni è spesso chiamato “fiume oceano”. Il grande fiume, che costituisce un’arteria di grande importanza per l’Amazzonia, è navigabile da imbarcazioni di qualunque tonnellaggio per circa due terzi del suo corso. I transatlantici giungono regolarmente fino a Manuas, situata nel punto di confluenza con il Rio Negro, a quasi 1.600km dalla foce, mentre navi di 3.000 tonnellate possono raggiungere Iquitos, in Perù, a 3.700km dalla foce, il punto più lontano del mare in cui si trovi un porto in grado di gestire traffico oceanico. Imbarcazioni fluviali di tonnellaggio più modesto possono navigare su oltre un centinaio degli affluenti più importanti.

Importanza storico-economica

La foce del Rio delle Amazzoni fu molto probabilmente scoperta da Vicente Ya’nez Pinzo’n all’inizio del XVI secolo, ma l’esplorazione del fiume non ebbe inizio prima del 1540-41, quando una spedizione guidata da Francisco de Orellana, partendo dal fiume Napo, in quello che oggi è l’Equador, raggiunse l’oceano Atlantico. Pedro Teixieria intraprese il primo viaggio contro corrente. Tra l’Ottobre del 1637 e l’Agosto del 1638 egli risalì il Rio delle Amazzoni fino alle sorgenti del Napo e attraversò le Ande fino a Quito, in Ecuador. Più tardi, fece lo stesso percorso in senso inverso. In tempi moderni il fiume è stato esplorato da numerose spedizioni scientifiche, tra cui quella guidata nel 1914 da Theodore Roosevelt e altre finanziate dalla Royal Geographical Society, dalla National Geographic Society e dal governo del Brasile.

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Nonostante secoli di sforzi per aver la meglio sulla natura, l’impatto dell’uomo sul bacino del Rio delle Amazzoni è stato sensibile soltanto negli ultimi decenni.

Nessun ponte attraversa il fiume tranne che in prossimità della foce, il bacino del fiume rappresenta una delle aree meno densamente popolate del mondo. Gran parte del territorio drenato dal sistema idrografico del Rio delle Amazzoni non è mai stata completamente esplorata: si può volare per ore al di sopra della foresta che ricopre l’Amazzonia senza scorgere traccia di insediamenti umani. Lungo il corso di molti tributari del fiume, gli indio vivono in comunità che non hanno subito condizionamenti dall’arrivo dei colonizzatori europei e che sono ancora basate sulla caccia, sulla pesca e sulla raccolta dei prodotti della foresta. Il turismo e l’industria hanno un ruolo molto limitato, ma l’attività estrattiva, la produzione di legname e l’allevamento di bovini hanno uno spazio sempre maggiore nell’economia dell’Amazzonia. Una vasta area della foresta amazzonica (e sulla quantificazione della vastità le stime sono assai diverse, a seconda delle fonti) è stata disboscata per produrre legname, o per ottenere spazi per l’allevamento del bestiame, o per la realizzazione di strade, o ancora per la costruzione di nuovi insediamenti urbani. Uno studio della NASA basato su fotografie da satellite ha concluso che l’area deforestata fino al 1993 era inferiore a 280.000 km2 (ovvero circa il 5% dell’area totale della foresta) e che il tasso di deforestazione è sceso a 11.000 km2. all’anno, in seguito all’abolizione degli incentivi fiscali per il disboscamento in Brasile. Altri hanno contestato queste cifre, affermando che esse non tengono conto degli alberi persi nelle aree di vegetazione mista e del degrado della foresta in diretta prossimità delle aree già disboscate. Nel 1993 l’associazione Amici della Terra ha valutato che l’area totale interessata da deforestazione ammonta al 14% del totale, circa 700.000 km2, sostenendo inoltre che il rallentamento del tasso di distruzione sia dovuto soltanto a una temporanea crisi dell’economia. Il problema continua ad essere oggetto di un intenso dibattito.

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ARAWAK E’ uno dei tre principali gruppi etnolinguistici dell’America centromeridionale, insieme ai caribi ed ai tupiguaranì. Sono considerati tra i più diretti discendenti dei popoli che giunsero in America attraverso lo stretto di Bering circa 50.000 anni fa. Organizzati in numerose tribù parlanti diversi dialetti, gli Arawak abitavano un’ampia porzione del territorio americano, che si estendeva dalle coste della Florida alle Antille, dall’Amazzonia alle coste del Brasile. La loro economia era basata sulla caccia, sulla raccolta e sull’agricoltura, oltre che su una raffinata produzione ceramica e tessile e sulla lavorazione del metallo e del legno. Organizzati secondo un’articolata struttura sociale di tipo matrilineare e comunitario, elaborarono una religione animistica in cui centrale era il ruolo dello sciamano.

Numerosi nelle Antille, gli Arawak furono i primi indigeni incontrati da Cristoforo Colombo in occasione del suo primo viaggio in America. All’epoca già sottomessi ai caribi ed in parte fusi con essi, vennero sterminati nel corso di pochi decenni dalle malattie portate dai colonizzatori e dalle severe condizioni di schiavitù alle quali questi ultimi li sottoposero.Grazie alla maggiore dispersione delle tribù sul territorio, gli effetti della colonizzazione europea per gli Arawak dell’America meridionale furono meno devastanti. Nel XVII secolo gli Arawak della costa stabilirono rapporti commerciali con i colonizzatori olandesi e britannici e nel secolo successivo diedero un ulteriore impulso all’agricoltura impiantando piantagioni di mais, cacao, tabacco e cotone.All’inizio del XX secolo la popolazione Arawak ammontava a circa 400.000 individui, raccolti in 150 tribù. Alla fine del secolo ne contavano circa 30.000 in Guyana, oltre a piccoli gruppi in Suriname, Guyana Francese ed Amazzonia.

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TUPI’ – GUARANI’Gruppo di indiani dell’America meridionale, della famiglia linguistica tupì e dell’area culturale dell’estremo sud, che abitano le coste orientali a sud del Rio delle Amazzoni e, all’interno del continente, dal sud del fiume fino alle pendici delle Ande. Le lingue principali del gruppo sono il tupì ed il guaranì. Si parlano lingue tupì soprattutto in Paraguay, Bolivia e Brasile; il guaranì, la lingua più diffusa nella regione amazzonica, è la seconda lingua del Paraguay.In passato, i missionari gesuiti avevano concentrato le popolazioni tupì e guaranì in villaggi comuni, chiamati reducciones. Con l’espulsione dei gesuiti nel XVIII secolo, i gruppi più influenzati dagli europei si integrarono negli insediamenti spagnoli e gli altri si spostarono ad ovest, verso territori inesplorati. Abili nel lavorare la ceramica e la pietra i tupì – guaranì vivevano di caccia e di pesca e, in misura minore, di agricoltura.

S.O.S Amazzonia

La foresta Amazzonica è la più grande foresta pluviale del mondo. Ha un terreno di circa 370 milioni di ettari, il 35% di tutte le foreste del mondo. La foresta Amazzonica è situata tra Brasile, Venezuela, Columbia, Ecuador, Perù, Bolivià, Guyana, Suriname, e Guyana francese, offre riparo, cibo e medicine a circa 20 milioni di persone e ospita circa 60.000 specie si piante e 1.000 di uccelli, 2.000 specie di pesci di acqua dolce e oltre 300 mammiferi, ma gran parte delle sue specie animali e vegetali che sono ancora sconosciute. Ma anche la foresta Amazzonica è a rischio: negli ultimi 30 anni ne sono stati distrutti più di 55 milioni di ettari, grande come la Francia. Insieme con le piante si sono estinte più di 90 tribù indigene. In Brasile, dove la foresta è grande quanto l’ Europa occidentale, un piano di grandi opere come (autostrade, ponti, canali navigabili,porti, dighe, centrali elettriche, miniere, gasdotti, pozzi petroliferi…) avviata nel 2001 dal Governo, minaccia di distruggere oltre 25.000 ettari nei prossimi 20 anni. Inoltre, nell’ Amazzonia brasiliana l’ 80% della legna viene tagliata illegalmente, per fornire compensato economico e pregiato legno tropicale.

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Qualcosa si sta modificando negativamente nel delicato rapporto tra le acque marine, quelle dolci, quelle atmosferiche, e le specie viventi che il pianeta ospita. Si estendono le zone aride o semi-aride; i cicli climatici sembrano più irregolari che in passato, le riserve d’acqua dolci, concentrate principalmente nell’ Antartide cominciano a diminuire; le foreste pluviali si disidratano; le terre coltivabili, stressate dall’agricoltura intensiva che deve sfamare una popolazione in continua crescita, si impoveriscono e degradano. Intere regioni sono stremate da lunghissimi periodi di siccità, altre vengono periodicamente devastate da disastrosi eventi atmosferici. Nel terzo mondo i deserti avanzano inesorabilmente mentre le riserve di acqua dolce diminuiscono paurosamente. Il Sahara avanza verso sud, nel Sahel. e alluvioni, erosione del suolo, distruzione delle coperture arboree, cementificazione sottraggono alle terre coltivabili fra i 24 e i 26 miliardi di tonnellate di humusCirca un miliardo di esseri umani, principalmente in Africa e in Asia, vede oggi la propria sopravvivenza minacciata dai processi di desertificazione del suolo e dalla carenza di acque potabili.

Tra l’uomo e le acque c’è un’interazione costante e vitale, il rapporto con le acque è stato sempre fondamentale per la nostra specie e per la sua storia.

Le grandi civiltà della Mesopotamia, dell’Egitto, dell’Indo, del Fiume Giallo, sono nate e si sono sviluppate sui grandi fiumi.

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Il sorgere dei grandi imperi dell’antichità non sarebbero stati possibili senza l’acqua.

Ma è anche stata la causa della prime catastrofi ecologiche prodotte dalla stessa ingegnosità umana: la ricca pianura della Mezzaluna fertile si è trasformata in deserto proprio in conseguenza dell’eccessivo sviluppo dei sistemi di canalizzazione per l’irrigazione, che alla lunga hanno provocato la salinizzazione del fragile e sottile strato di terreno fertile.E lo stesso fenomeno si sta verificando oggi in numerose aree, specie del Terzo Mondo: l’irrigazione ha “avvelenato” già 61 milioni di ettari. E intanto, nel giro di 20 anni sono stati eliminati 200 milioni di ettari di foreste tropicali, che costituiscono il “polmone verde” del pianeta, ma anche un prezioso sistema di conservazione delle acque piovane, che altrimenti defluiscono verso i mari e si perdono.

Ogni giorno l’italiano medio utilizza per lavarsi, bere, cucinare, innaffiare le piante 350 litri di acqua. Gli abitanti degli Stati Uniti ne consumano esattamente il doppio. Nelle città africane la disponibilità di acqua pro-capite è di appena 29 litri al giorno.

Ogni giorno decine di migliaia di bambini del Terzo Mondo muoiono per la scarsità di acqua, decimati dalle malattie infettive, dalla carenze igieniche, dalla sete.

Gli esperti prevedono che potrebbe essere proprio il possesso dell’acqua, la possibilità di impadronirsi delle sorgenti, e di controllare i territori percorsi dai fiumi, la causa dei prossimi conflitti.

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Il mondo rischia la sete

Oggi l’acqua è un bene importante. Fra 30 anni diventerà un bene prezioso e raro al punto che potrebbe scatenare guerre tra Stati e conflitti fra gli abitanti delle città a monte e a valle di un fiume.

Il possesso di acquedotti e sorgenti e la gestione di reti idriche saranno di importanza strategica per i Paesi e fonte di potere economico per le società private.

L’acqua dolce (e potabile) scarseggia.Se oggi un miliardo e mezzo di persone soffre di penuria di acqua, tra un quarto di secolo il numero sarà triplo con conseguenze disastrose.

Bisogna risparmiare la preziosa risorsa.

Come?

La tentazione è di “privatizzare” l’acqua, lasciare al mercato la gestione dell’”oro bianco” del 2000.

C’è chi si oppone a questa filosofia, dimostrando i pericoli insiti nel monopolio del bene più prezioso, occorre invece investire somme ingenti per creare tre miliardi di nuovi “rubinetti”.

Ci vorranno 10 anni.Un miliardo e mezzo di persone ne ha bisogno ora. Mappa