i …………………….. del gruppo · - Come è nato il convento della storia che oggi ......

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Quaderno di …………………….. del gruppo ….…………………… Parrocchia S. STEFANO da Nicea – ArchiCEP (RC)

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Marcellino, l’amico di Gesù 1

Quaderno di ……………………..

del gruppo ….……………………

Parrocchia S. STEFANO da Nicea – ArchiCEP (RC)

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1. QUASI CENT’ANNI FA....

CAMERIERA: Mi perdoni signor Sindaco, ma ci sono di là alcuni fraticelli che

vorrebbero parlare con lei

SINDACO: Ci mancavano solamente i frati e la compagnia è al completo. Va bene

d’accordo, facciamoli entrare… (entrano tre fraticelli) Oh, benvenuti nella

mia casa, che cosa posso fare per voi?

FRA PORTA: Scusate il disturbo signor Sindaco, mi chiamo frate Porta e questi

miei confratelli sono frate Campana sacrestano e Fra Battesimo. Abbiamo

fatto sosta nei pressi di questo paesello e….

FRA BATTESIMO: …ed abbiamo veduto un vecchio casale abbandonato e

diroccato

CAMERIERA: Si, è una vecchia casa abbandonata che appartiene al Comune. La

ricorda signor Sindaco?

FRA CAMPANA: Ecco appunto signor sindaco vorremmo chiederle il permesso

di poterlo riparare ed abitare e fare in modo che sia un’oasi di pace e di

preghiera, una piccola chiesetta a disposizione della comunità

SINDACO: Penso che non ci sia nulla in contrario ma, ci vorrà tanto lavoro ce la

farete voi da soli e con scarsi mezzi? Perché sia ben chiaro che io vi concedo

il casale ed il terreno circostante, ma, ad eccezione di pochi soldi per iniziare,

non posso darvi null’altro

FRA PORTA: Sorella povertà non ci fa paura, è nostra compagna di vita ma il

Signore è grande e la sua provvidenza non ci mancherà.

FRA BATTESIMO: Pregheremo ogni giorno la Vergine Maria che vi ricompensi

per la vostra generosità.

NARRATORE: Dopo tanti anni di duro lavoro, i fraticelli costruirono un bel con-

vento: solido, robusto e conosciuto. Tanto conosciuto che da ogni parte della

regione venivano fedeli e pellegrini. E tanta era la fama che circondava quel

luogo che la gente dei posto ci fece pure una canzone. Sì, sì! Una canzone

allegra e vivace che narra la storia di come è sorto questo piccolo convento…

“Quasi cent’anni fa” ( p.14 n.1)

- Come è nato il convento della storia che oggi avete iniziato a leggere? - Il convento del racconto Marcellino pane e vino” è un po’ come la

parrocchia per voi. Cosa sapreste raccontare della storia della parrocchia?

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2. ERA UN MATTINO PRESTO....

NARRATORE: Con gli anni era cresciuto non solo il convento, ma anche il

numero dei fraticelli… gli anni passarono finchè un mattino qualcosa venne

a sconvolgere la piccola comunità, quando il frate portinaio va ad aprire la

porta del convento e fa una strana scoperta….

FRA PORTA: E tu, da dove spunti?, chi può avere lasciato alla nostra porta un

così bel bambino? Su…su…non piangere….adesso ci sono io…….forse

avrai fame.. (prende un guanto di gomma, lo fora, ci mette del latte e lo da

al piccolo) ecco incomincia a succhiare questo poi…quando si sveglieranno

gli altri …vedremo cosa fare di te…..ecco….così….bravo…

Suona la campanella della sveglia ed i frati entrano

FRA MALATTIA: Oh bravo frate Porta, hai già raccolto il bucato, adesso posa

subito i panni altrimenti si stropicciano

FRA PORTA: No…..no……il bucato è ancora nell’orto ad aspettare, questi non

sono panni è….è…insomma è un bambino

FRA PAPETTA: Un bambino? E da dove arriva?

FRA CAMPANA: Sicuramente era sulla porta del nostro convento perché noi non

usciamo quasi mai …povero piccolino chi può averlo abbandonato?

FRA PORTA: Non saprei, io non ho visto nessuno e lui povero innocente non può

certo dirci nulla….è così piccino!

FRA PANCIONE: Bisogna avvisare immediatamente il Padre Superiore,

Nel frattempo entra il Padre superiore e tutti lo attorniano

FRA CAMPANA: Padre, padre guardi qui….questa mattina frate Porta ha trovato

davanti al nostro convento un cesto e dentro c’era lui, povero bimbo, lo hanno

abbandonato, povera creatura

PADRE SUPERIORE: È veramente un bel bambino… un bel problema! Ora che

fare di lui, dovremo portarlo al paese, magari al Sindaco che provvederà a

trovare una famiglia che si prenda cura di lui e che lo allevi come si conviene

FRA MALATTIA: Ma…non potremo allevarlo noi? Nella stalla c’è una capretta

che ci darà il suo latte e poi a turno ci prenderemo cura di lui

FRA PAPETTA: Giusto… lo faranno crescere sano e forte come un torello

PADRE SUPERIORE: Calma fratelli, calma, posso comprendere l’affetto che già

nutrite per il bimbo, ma, credetemi la soluzione migliore è quella di informare

subito il sindaco e consegnarlo ad una famiglia

FRA BATTESIMO: Ma, Padre, non dovremo prima battezzarlo?

PADRE SUPERIORE: Anche questo è giusto, vorrà dire che aspetteremo domani

a portarlo in paese

FRA BATTESIMO: E che nome gli metteremo?

FRA CAMPANA: Chiamiamolo Francesco, come il poverello di Assisi

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FRA PORTA: Credo sarebbe una bella cosa chiamare il piccolo con il nome del

santo di oggi, che è San Marcellino

FRA BATTESIMO: Che bel nome! E sia chiamiamolo così Marcellino

TUTTI: Evviva Marcellino!!!!!

NARRATORE: Detto, fatto: tutti i fraticelli andarono in chiesa e con tanta gioia

ed emozione il padre Superiore fece il battesimo: il piccolo divenne

“Marcellino”

- Cosa può aver spinto i genitori di Marcellino ad abbandonarlo alla porta del convento del frati?

- Questo episodio vi fa ricordare qualche avvenimento attuale? - Come Marcellino, anche voi in questo periodo estivo siete accolti nella

parrocchia. Provate a elencare tutte le persone che si impegnano ad accogliervi. Come vi sentite accolti?

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3. MARCELLINO, BAMBINO BIRICHINO!! NARRATORE: Dal giorno dell’arrivo e del battesimo di Marcellino sono passati

alcuni anni. Il Padre superiore aveva subito informato il Sindaco e mandato più

volte i fraticelli a cercare una famiglia che lo adottasse, ma nessuno sembrava

disposto ad occuparsi del bimbo e così Marcellino, con grande gioia dei frati,

continuò a vivere e crescere nel convento dove tutti facevano a gara per dargli la

pappa, farlo giocare, nascondere le sue marachelle e curarlo quando era malato.

Cresceva bene Marcellino, ma ogni tanto ne combinava qualcuna delle sue e faceva

arrabbiare i fraticelli che lo amavano tanto. (entra Marcellino con alcuni barattoli e si mette a giocare, subito dopo entra FRA

PAPETTA con il grembiule e si mette a cucinare. Ad un certo punto il piccolo va alle sue

spalle e gli slaccia il grembiule, il frate lo rincorre scherzosamente per la cucina)

FRA PAPETTA: Se ti acchiappo monello ti faccio vedere io….lo sai che questa è

l’ora in cui preparo il pranzo... e poi senza grembiule mi ritrovo sempre il saio

infarinato e gli altri mi prendono in giro

MARCELLINO: Non ti arrabbiare, Fra Papetta del mio cuore, lo sai che io voglio

solo giocare e…e..anche gli altri ti vogliono un sacco di bene proprio come te ne

voglio io (lo abbraccia e lo bacia)

FRA PAPETTA: Con un bacino mi comperi sempre monellaccio, ed io sai che

faccio per pranzo? La torta di patate che ti piace tanto. Ma attento a non fare

indigestione come la settimana scorsa golosone!

(entra frate Campana arrabbiatissimo)

FRA CAMPANA: Marcellino ero sicuro di trovarti qui a quest’ora, adesso ti

spolvero per bene i pantaloni, si può sapere perchè hai legato i tuoi barattoli alla

coda del gatto? I suoi miagolii si sentivano fin sul campanile del convento.

MARCELLINO: Frate campana, tu sai che io sono sempre solo e allora con il

gatto giochiamo a nascondino, e con i barattoli capisco subito dove si trova...

entrano frate priore e Fra Battesimo ed il piccolo corre loro incontro

FRA BATTESIMO: Allora Marcellino hai mantenuto la promessa di imparare per

bene la poesia per la festa della Madonna?

MARCELLINO: Certamente ascoltatemi tutti:

O Vergin Maria, o Madre di Dio: come il tuo Bambinello son piccolo anch’io,

ascolta la voce che viene dal cuore, è un sussurro che dice tutto il mio amore.

Dal cielo proteggi, tu, pura qual giglio, coloro che tanto aman tuo Figlio

Avete sentito? La so proprio bene e domani la dirò alla presenza del sindaco e di

tutti coloro che verranno alla festa.

TUTTI: Bravissimo! Sei stato veramente in gamba.

- Marcellino trova negli animali la mancata amicizia di un semplice compagno

di giochi. Avete qualche animale che considerate tale? Se no, quale conside-rate più adatto?

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4. MAMMA, DOLCE MAMMA

PADRE SUPERIORE: Allora, Marcellino? Quand’è che mettiamo la testa a

posto? Ormai hai l’età giusta per incominciare a studiare.

MARCELLINO: Io non voglio mettere la testa a posto! Io voglio la mia mamma!...

E poi voglio anche un nome vero, come tutti i bambini del mondo!

PADRE SUPERIORE: Perché? Non ti piace «Marcellino »?

MARCELLINO: E il cognome? Si può sapere quale è il mio cognome?

PADRE SUPERIORE: Ma cosa te ne fai di un cognome?!

MARCELLINO: Io voglio sapere!

PADRE SUPERIORE: Ma benedetto figliolo.., credi che io non abbia cercato di

sapere? Credi che io non abbia chiesto in giro? Ma, purtroppo, non sono

riuscito a scoprire nulla.

MARCELLINO: Ah sì? E sei andato in cielo?

PADRE SUPERIORE: In cielo!?! A fare cosa?

MARCELLINO: A cercare la mia mamma!... Ogni volta che chiedo qualcosa sulla

mia mamma, tutti mi rispondono: «In cielo, figliolo, in cielo... ». Ci sei stato

tu in cielo?

PADRE SUPERIORE: Non ancora... ma vedrai che col tempo ci andrò di sicuro.

MARCELLINO: E allora cerca di sbrigarti, perché io sono stufo di aspettare!... E

non mi va di essere preso in giro!

PADRE SUPERIORE: Ah! E da chi, se è lecito sapere?

MARCELLINO: Da quella testa vuota di fra Pancione! Ormai lo so che i bambini

non nascono sotto i cavoli, non sono mica stupido io! So benissimo che li porta

la cicogna!

PADRE SUPERIORE: La cicogna?... Questa non la sapevo!

MARCELLINO: Lo vedi? Se non c’ero io a dirtelo, nemmeno lo sospettavi!

PADRE SUPERIORE: Ti ringrazio per questa informazione.

MARCELLINO: Non mi faccio incantare da certe zucche vuote io!

PADRE SUPERIORE: (spazientito) Riempiremo la testa a fra Pancione!

MARCELLINO: Ben detto! E lo sai cosa faccio? La prima cicogna che vedo, la

prendo, ci monto sopra e mi faccio portare in cielo dalla mia mamma.

PADRE SUPERIORE: (fintamente preoccupato) E noi qui resteremo soli?

MARCELLINO: Stai tranquillo, Padre, che appena troverò la mia mamma, tornerò

di sicuro! Io voglio la mia mamma!

PADRE SUPERIORE: E l’avrai la tua mamma! Tutti abbiamo una mamma!

MARCELLINO: Ah sì? E la mia dov’è?

PADRE SUPERIORE: (imbarazzato) Ehm... In cielo, figliolo, in cielo...

NARRATORE: Il padre Superiore non aveva altre parole per rispondere a

Marcellino, che se ne andò quasi seccato e contrariato.

Canzone: Mamma, dolce mamma (p.14 n.2)

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5. UN AMICO PER SEMPRE

FRA PORTA — Padre Superiore... Padre Superiore..,!

PADRE SUPERIORE — (entrando) Cos’è questo gridare durante l’ora di

preghiera, fratello Porta? Va a fuoco il convento?

(anche gli altri frati, richiamati da frate Porta, si affacciano incuriositi),

FRA PORTA — Macché! Pensate un po’: è arrivato... il circo!

FRA PANCIONE — Il circo!? Il circo in un convento?

FRA PORTA — Certo, è qui alla porta del convento! Dovevano debuttare ieri sera

in città, quando un’improvvisa raffica di vento ha rovesciato il tendone!

Quindi ora sono qui con le tasche bucate e la pancia vuota!... E chiedono un

po’ di ospitalità: per loro e per gli animali dello spettacolo.

PADRE SUPERIORE — Non abbiamo mai rifiutato niente a nessuno. Quindi sia

dato loro di ristorarsi e di riposare prima del viaggio.

FRA PORTA — Ma...! Fratello padre... sono più di un centinaio! Se diamo loro

da mangiare noi resteremo a digiuno per un bei pezzo!

FRA MALATTIA — Quando i primi frati arrivarono qui, mica si sono preoccupati

di cosa avrebbero trovato da mangiare o di cosa avrebbero trovato da bere:

sono venuti e basta. Sono arrivati spensierati come gli uccelli del cielo e

semplici come i gigli dei campi. sicuri che il buon Dio avrebbe pensato a loro.

FRA CAMPANA - Però io dico: giusto aprire la porta a gente così? Gente di

spettacolo, gente di mondo! E poi: i loro animali strani, le loro bestie feroci?

PADRE SUPERIORE — Il nostro fondatore, il santo Francesco d’Assisi, ci ha

insegnato che tutto, in questo mondo, è dono di Dio: la luna, il sole, le stelle,

gli alberi, gli animali.., e perché no? Anche il circo! Fratello Porta: fate

accomodare questa povera gente. (Fra Porta esce).

FRA BATTESIMO — Io andrò a chiamare Marcellino: a lui non dispiacerà di

sicuro! (va a cercare Marcellino).

NARRATORE: Tra le tante persone del circo, c’era anche un bambino, di nome

Emanuele. Fu il primo coetaneo che Marcellino ebbe modo di conoscere;

subito i due bambini fecero amicizia.

EMANUELE — Ciao! Io mi chiamo Emanuele! E tu?

MARCELLINO — Io Marcellino,

EMANUELE — Come mai sei qui in un convento?

MARCELLINO — Io ci vivo qui! Perché?

EMANUELE — Credevo che nei conventi ci andassero solo i grandi! Io sto con la

mia mamma. La tua dov’è?

MARCELLINO — (imbarazzato) La mia?... E partita!... -

EMANUELE — Ah sì? Per dove?

MARCELLINO — Sta facendo un lungo viaggio!... Sai, lei ha tanto da fare...

EMANUELE — Viaggia molto la tua mamma?

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MARCELLINO — Abbastanza: ha sempre un seguito di servitori e maggiordomi.

Adesso si trova... alla corte del re di Francia!

EMANUELE — (meravigliatissimo) Allora è importante!

MARCELLINO — (mente per nascondere la verità) Importantissima!

EMANUELE — E molto bella la tua mamma?

MARCELLINO — (estasiato) È bellissima!

NARRATORE: E mentre Emanuele racconta della vita del circo, porta Marcellino

tra gli animali del circo, finchè una voce rompe l’incantesimo: è la mamma di

Emanuele che chiama.

MAMMA DI EMANUELE — Emanuele! Vieni! La minestra si raffredda!

EMANUELE — Devo andare. Quella è la mia mamma... Vieni anche tu: ti farò

conoscere tutti gli artisti del circo!

MARCELLINO — (triste) No, io rimango qui. Aspetto una... carrozza! Quando

la vedrò arrivare vorrà dire che la mia mamma è rientrata dal lungo viaggio.

EMANUELE — Allora ciao.

MAMMA DI EMANUELE — Emanuele! Presto! Dobbiamo andare! Il circo

riparte subito!

EMANUELE — Uffa! Proprio sul più bello!... È sempre così: quando mi affeziono

a un posto è già ora di cambiario! Ciao Marcellino, devo andare in un’altra

città. Ciao... (Esce).

NARRATORE: Marcellino non riuscì più a dimenticare quel bambino, con il quale

aveva stretto amicizia per poche tempo. Da allora Emanuele era sempre al suo

fianco nella fantasia

(canto: Dall’amicizia in poi, p.15 n.4)

- Cosa fanno i frati quando il circo si presenta per chiedere accoglienza? - Quali sono le difficoltà che i frati dimostrano all’inizio nell’accogliere il circo?

Chi convince tutti ad essere ospitali? Con quale motivazione? - Chi è Emanuele? Marcellino cosa ha trovato in lui? - Provate ad elencare cosa distingue un amico da un semplice compagno?

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6. LA SCALA DELLA SOFFITTA NARRATORE: Il convento per Marcellino era come un bel paradiso terrestre,

dove però c’era anche un “albero del bene e del male” che non doveva toccare; una

sola proibizione ed era quella di salire la scala che portava alla soffitta, troppo

insicura e pericolosa per un bambino così piccolo. Dapprima i buoni frati lo avevano

spaventato dicendogli che lassù c’erano dozzine di topi enormi e neri, e poi ragni a

non più finire. Ma un giorno Marcellino fu vinto dalla curiosità e incominciò a salire

i gradini. Fortunatamente fu subito sorpreso dai frati.

FRA PAPETTA: (spaventato) Fermo, Marcellino, non andare!

FRA CAMPANA: Non ti muovere: è pericoloso!

FRA BATTESIMO: La scala è vecchia e traballante.

MARCELLINO: (salta sul gradino per saggiarne la resistenza) A me non sembra

poi così pericolosa, è solida invece, e molto robusta.

FRA PAPETTA: No, Marcellino, non fare così! (Accattivante) Vieni giù...

MARCELLINO: Ma perché non posso andare a vedere cosa c’è in quella stanza?

FRA BARBETTA: Se tu sapessi cosa si nasconde in quella stanza!...

MARCELLINO: Se credete che io abbia paura dei ragni o dei topi state freschi!

NARRATORE: I frati allora gli raccontarono che lassù stava nascosto un uomo

altissimo che, se lo avesse visto, lo avrebbe di certo preso e portato via per

sempre.

FRA PAPETTA — Chi vi entra è sicuro di non tornare più indietro

NARRATORE: Alla fine la storia dell’omone che porta via i bambini aveva

convinto Marcellino a scendere dalla scala. Ma il capitolo non era ancora

finito: i giorni passarono e Marcellino guardava malinconicamente la scala

proibita e cominciò a pensare all’uomo misterioso della soffitta. Proprio

cattivo non doveva essere ed il piccolo cuore del bimbo cominciò a provare

compassione per quell’uomo tutto solo e forse anche malato, visto che non

usciva mai. Approfittò di una giornata tranquilla in cui c’erano pochi frati in

convento e, armato di un robusto bastone, cominciò a salire la scala. Arrivato

in soffitta avanzò di qualche passo e fu di fronte all’omone in croce: fissò il

viso del Signore, la grande ferita del costato, e sentì che gli occhi gli si

riempivano di lacrime. Gesù era magrissimo e la barba gli cadeva fluente sul

petto; le guance erano scavate e il suo sguardo infondeva a Marcellino una

profonda compassione.

MARCELLINO: Mamma mia come sei magro! Di sicuro hai una gran

fame… Sfido io che non hai la forza di muoverti!... Aspettami torno subito.

(Marcellino esce e torna con un pezzo di pane) Mi dispiace, ho trovato

solo un pezzo di pane… Prendilo su è fresco ed è buonissimo (Gesù

lentamente allunga un braccio e, preso il pane, lo mangia)….

Senti: adesso me ne devo andare perché se i frati si accorgono che sono

stato qui, mi mettono in castigo. Ciao a domani

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7. LA STORIA DI GESÙ

NARRATORE: Passarono molti giorni prima che Marcellino riuscisse a tornare

dal suo nuovo amico, il giorno della festa di San Francesco ci fu un grande

pranzo e Marcellino approfittando della confusione prese una bella fetta di

pane e un bicchiere di vino rosso, poi quando i frati andarono in chiesa per la

preghiera, salì in soffitta.

MARCELLINO: Ciao, oggi ti ho portato un bel pezzo di pane ed anche un bel

bicchiere di vino (si avvicina a Gesù). Senti, potresti anche scendere a

mangiare in santa pace (Gesù lentamente, scende dalla croce e si avvicina

sedendosi a tavola)

GESÙ: Non hai paura di me?

MARCELLINO: No, non ho paura

GESÙ: Allora tu sai chi sono?

MARCELLINO: Si, tu sei Gesù. Senti ma tu hai molto sangue sul viso, sulle mani

e sui piedi, ma non ti fanno male tutte queste ferite? Non potrei curartele io?

NARRATORE: Gesù accarezza Marcellino chinando il capo ed il bimbo ne

approfitta per togliergli la corona di spine

GESÙ: Sei davvero un bravo ragazzo, e io ti ringrazio! Vedi Marcellino, in questo

modo io sono vicino ad ogni uomo che soffre, sono la sua speranza, io non

scenderò mai da questa croce……se vuoi ti racconto la mia storia...

(il bambino accenna di si con la testa e siede su una cassetta vicino a Gesù

– si può ascoltare il canto: “La storia di Gesù” p.15 n.3).

GESÙ: Io sono nato in una poverissima grotta e sono dovuto fuggire subito perché

Erode voleva uccidermi. Quando sono tornato a Nazareth e fino a circa 30

anni, aiutavo Giuseppe nella sua bottega. Ma come tu sai il mio compito era

un altro ed un giorno iniziai a parlare alla gente del Regno di Dio, del Padre

che ama tutti in ugual modo e di come siamo tutti fratelli. La gente mi

ascoltava e mi seguiva e comprendeva la buona notizia, ma tutto ciò dava

molto fastidio ai potenti e così mi fecero arrestare e dopo avermi insultato e

picchiato mi crocifissero alla presenza della mia mamma, ma dopo tre giorni

sono Risorto. (Gesù si alza e torna sulla croce mentre Marcellino piange).

Ora devi tornare giù Marcellino, è tardi…

NARRATORE: Dopo quel giorno Marcellino pensò spesso alle parole di Gesù ed

ogni tanto tornava alla soffitta portando il cibo che riusciva a prendere dalla

cucina di frate Pappina. Marcellino ormai aveva un altro amico: Gesù

- Vi piacerebbe essere al posto di Marcellino nella scena di oggi? Pensate che

sia possibile realizzarla in qualche modo? quando? - Voi cosa avreste detto o domandato a Gesù se foste stati nei panni di

Marcellino? - Provate a raccontare la storia di Gesù come voi lo conoscete

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8. MARCELLINO, PANE E VINO

NARRATORE: Quella notte Marcellino dormì molto bene e si svegliò il giorno

dopo senza aver sognato nulla, né insetti né temporali. Ricordò subito la

promessa fatta all’Uomo della soffitta e, appena gli fu possibile, si diresse

rapido verso la scala, portando il pane e il vino all’amico Gesù.

MARCELLINO: Ti piacciono molto il pane e il vino?

GESÙ: Sì, certo! Molto più di quanto tu non creda... Vedi Marcellino è questo il

modo che ho scelto per rimanere sempre con gli uomini, il pane ed il vino

che il sacerdote consacra durante la messa sono il mio corpo ed il mio sangue.

E io ti dico che d’ora in poi ti chiamerai Marcellino Pane e Vino!

MARCELLINO — Oh sì, mi piace! Marcellino Pane e Vino! Finalmente anch’io

ho un nome con il cognome come tutti!

GESÙ: Ascolta Marcellino: ieri io ti ho raccontato la mia storia, ma tu non mi hai

detto nulla di te

MARCELLINO: Oh, la mia storia dura davvero poco: non ho mai conosciuto i

miei genitori e sono stato allevato dai frati con latte di capra. Frate Pappina

mi cucina tante cose buone e gli altri mi fanno giocare e studiare. Sai io non

ho mai avuto un bacio dalla mia mamma……tu ce l’hai la mamma vero?

GESÙ: Certamente è in Paradiso, con la tua

MARCELLINO: Senti Gesù, mi dici come sono fatte le mamme? Mi piacerebbe

tanto vedere la mia, anche solo per un momento

GESÙ: Le mamme Marcellino, sono come gli angeli del Paradiso! Hanno tanta

dolcezza e tanto amore per i loro bambini e sarebbero disposte anche a donare

la propria vita per loro

MARCELLINO: Anche la mia mamma è così?

GESÙ: Si Marcellino, anche la tua mamma

MARCELLINO: Ora devo andare, altrimenti i frati se ne accorgono. NARRATORE: In quei giorni Marcellino era come inebriato di felicità, sembrava

non ricordare niente e viveva assorto nei suoi pensieri. Si recava spessissimo

nella cappella a contemplare il crocifisso.Vi si addormentava addirittura e

qualche sera dovette essere trasportato in camera dai frati. Un giorno

Marcellino portò a Gesù un regalo speciale

MARCELLINO — Ti ho portato una coperta per la notte. E’ la mia, io non ne ho

bisogno: ho un pigiamino caldo caldo...

GESÙ: (scende dalla croce e si siede) Sei stato davvero buono con me, Marcellino!

E io voglio premiarti: voglio darti quello che desideri di più.

MARCELLINO — Sei molto buono, ma qui al convento non mi manca nulla...

NARRATORE: Tutti i frati, che si erano accorti del comportamento strano di

Marcellino e delle sue continue “fughe” in soffitta, alla chetichella nel più assoluto

silenzio si erano appostati vicino alla porta e, con il cuore pieno di stupore e gioia,

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ascoltano il dialogo tra Gesù e Marcellino.

GESÙ: Dimmi: vuoi farti frate?…. Vuoi tanti giocattoli?... Dimmi cosa vuoi! Vuoi

che torni a giocare con te il piccolo Emanuele?...

MARCELLINO: No!... No!... No!..

GESÙ: Dimmi allora cosa vuoi, e io te la darò!

NARRATORE: Allora il bambino, con l’aria assente, ma con gli occhi fissi in

quelli del Signore, rispose

MARCELLINO — Io... voglio solo.., la mia mamma! e poi anche la tua!

NARRATORE: Gesù lo strinse a sé e lo fece sedere sulle sue ginocchia nude e

ossute. Poi gli mise una mano sugli occhi e disse dolcemente

GESÙ: Ebbene: chiudi gli occhi, Marcellino, e abbi fede!

NARRATORE: Tutto ormai era tranquillo: Marcellino riposava tra i braccioli del

seggiolone e sembrava addormentato. I frati caddero in ginocchio e vi

restarono fino a quando si accorsero che il bambino non si svegliava. Il padre

superiore gli si avvicinò e, dopo averlo toccato, fece cenno ai confratelli di

cominciare a scendere, dicendo soltanto:

PADRE SUPERIORE — Il Signore l’ha portato con sé, benedetto sia il Signore.

NARRATORE: I frati scesero nella cappella e vi trascorsero la notte, fra lacrime

di gioia, intorno al corpo di Marcellino steso sui gradini dell’altare. Di fronte

all’altare maggiore collocarono il grande crocifisso della soffitta, inclinato,

data la sua altezza. Marcellino dormiva nella pace del Signore: sicuramente

stava andando ad incontrare la sua mamma, che non aveva mai conosciuto.

- Quale è il desiderio più grande che Marcellino chiede a Gesù? - La mentalità comune ha paura di pensare alla morte e di parlare della morte.

Perchè? Cosa è invece che aiuta ad essere sereni anche quando si pensa alla morte?

- Ricordate l’insegnamento e qualche frase di Gesù a riguardo?

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Con MARCELLINO preghiamo GESÙ che è PANE E VINO

1. Signore, voglio mettermi davanti a Te,

faccia a faccia con Te, per essere guardato da Te, che sai tutto di me. Come un bambino piccolo è felice quando si sente guardato e difeso dalla mamma, così io sono contento di essere sotto il tuo sguardo. Essere guardato da Te, Signore, è sentirmi come avvolto dalla luce del sole, che rende chiaro e purifica ciò che è sporco e illumina e rischiara ciò che in me è bello. Perché Tu vuoi il mio bene. Mi sento abbracciato e accostato, con infinita tenerezza, alla tua guancia. Sono certo che nessuno mai potrà strapparmi da Te. Perché io ti sto a cuore.

2. Aiutami ad esser un amico

Signore aiutami ad essere per tutti un amico, che attende senza stancarsi, che accoglie con bontà, che ascolta con pazienza, che ringrazia con gioia. Un amico che si è sempre certi di trovare quando se ne ha bisogno. Un amico disponibile e generoso quando c'è da dare una mano. Un amico attento a tutti, soprattutto ai più deboli ed indifesi. Un amico gioioso e sempre allegro. Gesù, aiutami ad essere tuo amico!

3. Il Tuo volto, Signore, io cerco.

Mostrami il Tuo volto. Prendimi in disparte, e fa’ risplendere su di me il Tuo volto. Fa’ che io Ti incontri e Ti conosca sul serio. Non Ti conosca solo per sentito dire, non Ti conosca solo per qualche pezzo, non mi illuda di conoscerTi già ma fa’ che Ti conosca davvero, e non finisca mai di conoscerTi e di scoprire chi sei. Il Tuo volto, Signore, io cerco. Mostrami il Tuo volto. Imprimilo, stampalo nel mio cuore; il mio cuore sia quel fazzoletto che porta impresso il Tuo volto.

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CANTIAMO con MARCELLINO

1. QUASI CENT’ANNI FA 1. Quasi cent’anni fa tre frati francescani decisero d’accordo - di fare un bel convento. Fidando solo in Dio - senza calce nè cemento, pietra dopo pietra - il convento incominciò.

2. E gli alberi del bosco la legna han regalato, dalla montagna grande mille pietre hanno portato... Vicino al ruscelletto, al canto degli uccelli, veniva su il convento dei nostri fraticelli!

3. Al pianterreno han fatto - la Chiesa per pregar e un grande refettorio - vicino alla cucina. Al primo piano invece - han tutti una stanzina... Pietra dopo pietra - il convento s’ingrandì!

4. E mentre il tempo scorre, la vita fa il suo corso: se un fraticello muore, altri due sono al suo posto... Vicino al ruscelletto, al canto degli uccelli, cresceva pure il numero dei nostri fraticelii!

5. Ora non son più in tre ma dodici fratelli che pregano e lavorano - là sopra la collina. Se state bene attenti - sentite alla mattina squillar la campanella e il convento rifiorir.

6. E il pellegrino stanco ha pronto sempre un letto, chi bussa a quella porta trova amore, trova affetto! Vicino al ruscelletto, al canto degli uccelli, che opere d’amore fanno i nostri fraticelli.

2. MAMMA, DOLCE MAMMA Da tanto tempo cerco la mia mamma, ormai non posso vivere senza lei. Voglio accarezzare il dolce suo bel viso. Voglio sentirmi stringere, e voglio stringerla a me. Mamma, quando penso al tuo viso, al tuo dolce sorriso, si riscalda il mio cuor. Mamma, mamma mia, ritorna a me, ritorna a me! Tutti mi dicon che tu sei nel cielo, ma tu dovresti essere qui con me, perché io sono tuo, io sono il tuo bambino, e ormai non posso vivere senza pensare a te... Mamma, quando penso al tuo viso...

2b. CHI HA UN SEME Chi ha un seme, avrà un albero; chi ha un albero, avrà dei frutti; chi ha dei frutti, li dà a tutti: e tutti quanti, staremo bene! Chi pianta un seme, avrà del bene; chi avrà del bene, sarà contento; chi è contento, fa tanto bene: fa tanto bene, chi pianta un seme! Se stiamo bene, saremo amici; se siamo amici, ci sarà pace; chi avrà la pace, avrà del bene: e nel suo cuore, avrà l’amore! Chi pianta un seme nel proprio cuore avrà la pace, avrà l’amore. Avrà gli amici sarà contento... chi pianta un seme e non Io butta al vento! Fu così che Marcellino, Marcellino Pane e Vino seminando quel suo seme, ha raccolto tanto bene; ha raccolto tanti frutti che ha donato poi a tutti. ha donato quel suo bene sia ai grandi, sia ai bambin... Marcellino, Marcellin!!!

Marcellino, l’amico di Gesù 15

3 LA STORIA DI GESÙ Io sono come te; son stato anch'io bambino giocavo a piedi scalzi, senza un cappottino. Anch' io, come te, ho fatto marachelle, mi son perduto un giorno laggiù a Gerusalemme Di giorno, con mio padre, che era falegname, mi guadagnavo il pane e pregavo il mio Signor! Non importa dove sei nato, o se un conto in banca hai depositato; conta, invece, quello che sei, se ami tutti i fratelli miei. Mi sono fatto amico dei poveri e dei vecchi ne ho sfamati tanti, moltiplicando i pesci. Guarivo gli ammalati, dicevo "Pace e amore! Amatevi tra voi come vuole il mio Signore. E non piangete se vi mancherà un fratello: ci troveremo tutti nella casa del Signor!". Non importa... Ma un giorno m'hanno preso, mi hanno bastonato, dimenticando tutto il ben che avevo fatto. Davanti a mia madre che mi guardava fisso, son stato condannato e mi hanno crocifisso. Però, come tu sai, sono risuscitato e son salito al cielo, nella casa del Signor!. Non importa...

4. DALL’AMICIZIA IN POI 1. C’è un piano che è forte lo slogan sa “O amici, o amici puoi scegliere già” Allora spargi i tuoi colori dove passi le cose più belle che hai l’arcobaleno per un mondo nuovo coi doni che abbiamo saremo noi. Dall’amicizia in poi.. oh oh non resti più solo sulla strada di chi costruisce quel mondo nuovo. Dall’amicizia in poi… eh eh che scoprirai un amico che non ti lascerà mai. Chi sa amare sa dov’è la felicità piano piano ognuno la troverà. E se qualche sasso vedi sulla via Tu fai un salto e poi via 2. Quello piano che è forte ognuno lo sa non nasce da sola la pace si fa.

5. SPERA Spera nella gente e la vita cambierà; credi fortemente e il miracolo avverrà! Se tu hai un granellino di speranza, si vedrà camminare le montagne per paesi e per città... Marcellino, Marcellino Pane e Vino è riuscito a spostare le montagne! Chi ha fede può cambiare il suo destino come ha fatto Marcellino Pane e Vino! Anche noi, come ha fatto Marcellino, riusciremo a spostare le montagne. Dentro noi si nasconde un bambino: Marcellino, Marcellino Pane e Vino! La la la... Chi ha fede può cambiare il suo destino come ha fatto Marcellino Pane e Vino (2v.) Marcellino, Marcellin!!!

Allora spargi i tuoi … Chi sa amare sa dov’è la felicità piano piano ognuno la troverà. Non tornare indietro guarda avanti e poi vai 3. Col piano che è forte la pace verrà, è un piano segreto ognuno lo sa. Allora spargi i tuoi colori dove passi… Chi sa amare sa dov’è la felicità piano piano ognuno la troverà. Se ti senti stanco, se non ti va più, guarda ancora più su. Un amico, tanti amici e la pace c’è.