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ASSESSORATO AGRICOLTURA I SUPPLEMENTI DI 32 A cura di PAOLO ROSSI e ALESSANDRO GASTALDO Centro Ricerche Produzioni Animali, Reggio Emilia I costi di costruzione dei ricoveri zootecnici I costi di costruzione dei ricoveri zootecnici

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A S S E S S O R A T O A G R I C O L T U R A

I S U P P L E M E N T I D I

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A cura di PAOLO ROSSI e ALESSANDRO GASTALDOCentro Ricerche Produzioni Animali, Reggio Emilia

I costidi costruzionedei ricoveri zootecnici

I costidi costruzionedei ricoveri zootecnici

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Introduzione/LE STRUTTURE PER L’ALLEVAMENTO....................................................................................................................... pag. 04

1. UN INVESTIMENTO A MISURA D’IMPRESA....................................................................................................................... pag. 06

2. LA PROGETTAZIONE DI STALLE PER BOVINI DA LATTE....................................................................................................................... pag. 09

3. STRUTTURE PER BOVINI DA LATTE, LA RIPARTIZIONE DELLE SPESE....................................................................................................................... pag. 014

4. LE TIPOLOGIE DI STALLA PER BOVINI DA CARNE....................................................................................................................... pag. 019

5. BOVINI DA CARNE, L’ONERE PRINCIPALE È IL CORPO-STALLA....................................................................................................................... pag. 022

6. GLI EDIFICI PER GLI OVI-CAPRINI....................................................................................................................... pag. 025

7. QUANTO SI SPENDE PER OVILI E CAPRILI....................................................................................................................... pag. 028

8. DA RIPRODUZIONE O INGRASSO, I VARI TIPI DI PORCILAIA....................................................................................................................... pag. 031

9. PER UN BOX PARTO SI ARRIVA FINO A 3.700 EURO....................................................................................................................... pag. 035

10. LE SOLUZIONI PER IL BENESSERE DI BROILER, OVAIOLE E CONIGLI....................................................................................................................... pag. 039

11. ALLEVAMENTO A TERRA O GABBIA, ECCO QUANTO SI SPENDE....................................................................................................................... pag. 043

© Copyright Regione Emilia-Romagna - Anno 2007

Foto di copertina: Archivio CRPA - Archivio SKALe foto delle pagine interne, ove non specificato, sono del CRPA

Coordinamento redazionaleGiancarlo Martelli, Redazione “Agricoltura” - Regione Emilia-Romagna

DistribuzioneRedazione “Agricoltura” – Viale Silvani, 6 - 40122 BolognaTel. 051.284289 – 284701 -Fax 051.284577e-mail: agricoltura @regione.emilia-romagna.it

INDICE

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L e aziende che allevano animali da reddi-to, in particolare quelle della Pianura Pa-

dana e delle aree collinari e montane a zoo-tecnia forte,utilizzano numerose tipologie distrutture rurali.Per struttura rurale si inten-de, in generale, un manufatto realizzato inambito agricolo che prevede una consisten-te,se non preponderante,componente edili-zia. Quando tale componente si manifestacon la presenza di un vero e proprio fabbri-cato,caratterizzato da una struttura portan-te e da una copertura, si parla più precisa-mente di edificio rurale.Gli usi ai quali possono essere destinate lestrutture rurali sono essenzialmente i se-guenti:

allevamento di animali (stalla, ovile, por-cilaia,pollaio,ecc.);svolgimento di specifiche attività inerentil’allevamento (ad esempio la zona dimungitura nelle stalle da latte);stoccaggio,trattamento e preparazione dialimenti (fienili,sili, impianti di essiccazio-ne per foraggi, mangimifici aziendali,ecc.);stoccaggio di lettimi;ricovero di macchine e attrezzi e officinaaziendale per piccole riparazioni;stoccaggio, trattamento e sfruttamentoenergetico di effluenti zootecnici (conci-maie, vasche per liquami, impianti perproduzione di biogas,ecc.).

una migliore organizzazione del lavoro eil risparmio di manodopera nelle opera-zioni di stalla;la limitazione dei consumi energetici e losfruttamento di risorse energetiche alter-native;la possibilità di installare agevolmentenuove dotazioni tecnologiche e di appor-tare modifiche alle strutture.

I vincoli normativi possono tra l’altro ri-guardare:l’impatto ambientale (prevenzione e ridu-zione dei rischi di inquinamento);il benessere animale;la qualità igienico-sanitaria dei prodotti;la salute e sicurezza dei lavoratori;l’assetto urbanistico e il paesaggio.

Ad ulteriore testimonianza di quanto sia ri-levante l’edilizia per il settore zootecnico, sivogliono ricordare due aspetti,fra i tanti:1. la stragrande maggioranza delle indica-

zioni e dei parametri misurabili riportatidalle normative europee sul benessereanimale fa riferimento ad aspetti pretta-mente edilizi (sistemi di stabulazione,superfici minime d’allevamento,controlloambientale dei ricoveri, sistemi per l’ali-mentazione e l’abbeverata, tipi di pavi-mento);

2.le nuove strutture d’allevamento o gli inter-venti di ristrutturazione di ricoveri esistenti,oltre a richiedere investimenti particolar-mente impegnativi che possono inciderein modo rilevante sul bilancio aziendale,condizionano fortemente e per lungo tem-po la vita e la produttività degli animali edell’uomo.

L’ALLESTIMENTO DEI PROGETTI La realizzazione di un nuovo ricovero perl’allevamento di animali,quindi,è un’opera-zione assai complessa dal punto di vista tec-nico-progettuale,per i differentiaspetti chesi devono considerare e per i numerosi vin-coli che si devono rispettare.Una fase parti-colarmente delicata è certamente quellainiziale dell’allestimento del progetto, per-ché da essa dipende in misura rilevante la

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Le strutture per l’allevamentoINTRODUZIONE

L’edilizia rurale, branca tecnico-scientificache si occupa appunto delle strutture e degliimpianti per l’agricoltura, ha assunto negliultimi 40 anni un’importanza crescente nelcomparto agrozootecnico e ha permesso,unitamente al progresso scientifico e tecno-logico in altri campi coinvolti nella produ-zione (genetica, alimentazione, ecc.), il pro-gressivo miglioramento delle tecniche pro-duttive e l’aumento del reddito dell’aziendaagricola.L’edilizia zootecnica,in particolare,è tanto più rilevante in una realtà produttivacome quella padana,nella quale i principalicomparti zootecnici (bovino,suino ed avico-lo) si sono sviluppati con sistemi di alleva-mento in regime stallino e, spesso, con ele-vata concentrazione di animali.

OBIETTIVI AZIENDALIE VINCOLI NORMATIVI Questa complessa materia cerca di fornire ri-sposte a numerose esigenze che, per sempli-cità,possono essere raggruppate in due cate-gorie: fabbisogni degli allevatori e problemiderivanti dall’applicazione di normative va-rie.Tra gli obiettivi delle aziende rientrano:

il miglioramento delle prestazioni produt-tive degli animali;il contenimento delle patologie;l’adeguata assunzione degli alimenti edell’acqua di bevanda, con limitazionedegli sprechi;

Capannone ruraleadibito a depositoalimento/lettime.

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possibilità di realizzare una struttura razio-nale ed adeguata alle necessità aziendali.Per questo è basilare rivolgersi a progettistiqualificati, con esperienza consolidata nelcampo dell’edilizia rurale,che sappiano co-niugare le esigenze del committente con laconoscenza tecnica, la tradizione locale el’innovazione derivante dalla ricerca e dallasperimentazione. È bene ricordare, infatti,che errori commessi nella fase progettuale,così come nelle successive fasi di costruzio-ne dell’opera,determinano inevitabilmenteaggravi nei costi di produzione e un peggio-ramento dell’efficienza gestionale e tecnicadell’allevamento.Bisogna inoltre considerare che l’attuale dif-ficile situazione della zootecnia italiana po-ne molte aziende di fronte ad un bivio: o in-vestire subito, nonostante tutto, per miglio-rare radicalmente la situazione strutturale eorganizzativa del proprio allevamento,pun-tando a un miglioramento della redditivitàdell’impresa, ma esponendosi al contempoa notevoli sforzi finanziari;oppure aspettaretempi migliori, stringendo i denti e conti-nuando a produrre magari in condizioninon ottimali sia per l’uomo (lavoro, sicurez-za),sia per gli animali (benessere,salute,igie-ne), sia per l’impresa (quantità e qualità deiprodotti).Per personale esperienza,possiamo dire chein genere le aziende dotate, almeno sullacarta,di un “solido futuro”in termini di risor-se umane (figli giovani intenzionati a rima-nere in azienda per continuare il lavoro deipadri) scelgono la prima strada, che certonon è sgombra di insidie,ma che spesso è l’u-

nica che consente effettivamente all’impre-sa di avere una continuità generazionale.Fra l’altro,investire in periodi di crisi è mossastrategicamente accorta, benché rischiosa,per la speranza di ritrovarsi alla sospirata ri-presa in condizioni di potenziale vantaggiorispetto alla concorrenza.

UNA SCELTA PONDERATA Si può quindi dire che i ricoveri per animalirappresentano un mezzo di produzione distraordinaria importanza, che può fare lafortuna di un’azienda agro-zootecnica, maanche creare molti problemi se la progetta-zione e la realizzazione non sono state cura-te in modo adeguato. Un ricovero corretta-mente progettato e realizzato consente aglianimali ospitati di dare il meglio delle pro-prie potenzialità produttive, minimizzandol'influenza negativa delle variazioni micro-climatiche giornaliere e stagionali, garan-

tendo superfici e volumi congrui e creandocondizioni di benessere ambientale.È utile ricordare,però,che un “buon”ricoveroper l’allevamento di animali non può suppli-re a carenze gravi nella gestione dell’azienda.Questa semplice constatazione può essereverificata in molte situazioni reali, laddove ilmanagement inadeguato vanifica la vali-dità della dotazione strutturale e impiantisti-ca dell’azienda.Così come è possibile consta-tare anche l’opposto,e cioè che una gestioneparticolarmente curata e attenta riesce, al-meno in parte, a limitare i danni di struttured’allevamento carenti e inefficienti. In so-stanza, la qualità delle strutture d’alleva-mento è elemento fondamentale che non sidiscute, punto di partenza per ogni aziendazootecnica che voglia ottenere reddito daipropri animali, ma poi serve dell’altro. Dettoin altri termini,“una cosa è la qualità del vei-colo,un’altra è l’abilità del conducente”.

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Sopra,silo orizzontale

a trincea.

In alto a destra,vasche fuori terra

di calcestruzzoarmato per

stoccaggio liquami.(Foto Wolf System)

A destra, concimaiaa platea per

stoccaggio letame.

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Un investimentoa misura d’impresaE lemento certamente determinante nel-

le scelte in materia di ricoveri zootecniciè il costo di costruzione,ovvero l’insieme del-le spese che bisogna sostenere per realizza-re l’opera a regola d’arte,secondo le caratte-ristiche delprogetto, con le dotazioni tecno-logiche previste.È utile ricordare che il costodi costruzione di un fabbricato rurale incidesul bilancio dell’azienda per le quote di ammor-tamento e per gli interessi sul capitale investito.La conoscenza dei costi indicativi di costru-zione delle strutture zootecniche è utile,innanzitutto,all’allevatore,che può farsi un’i-dea abbastanza precisa dell’ammontare del-l’impegno finanziario richiesto per diversesoluzioni,confrontando al tempo stesso pre-gi e difetti dei progetti di massima sulla basedelle proprie aspettative e dell’esperienzapersonale. Avendo poi la possibilità di valu-

GLI STUDI PRECEDENTI Il Centro ricerche produzioni animali (Crpa)si è occupato delle spese di costruzione deiricoveri zootecnici, e più in generale dellestrutture rurali a servizio delle aziende agro-zootecniche, fin dai primi anni della sua piùche trentennale storia; numerosi progettisvolti nell’ambito dei piani-stralcio per laricerca e la sperimentazione della RegioneEmilia-Romagna, nonché l’esperienza e lapratica professionale dei tecnici del settoreedilizia, hanno permesso la definizione el’aggiornamento dei costi di costruzione diun’ampia gamma di strutture rurali.Recentemente, un programma di duratatriennale finanziato dalla Regione Emilia-Romagna ha previsto la redazione di oltre40 progetti-tipo di strutture d’allevamentoper i comparti bovino,ovino,caprino,suino,

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tare non solo l’onere finanziario complessi-vo, ma anche il preventivo dei costi suddivi-so per categorie di opere e lavori,può modi-ficare entro certi limiti il progetto in discus-sione,eliminando questa o quella voce ritenutanon indispensabile,oppure individuare quel-le opere sulle quali sarebbe convenienterisparmiare e, in ultima analisi,“personalizza-re ”così il costo totale della struttura.Ma la conoscenza dei costi di indicativi costru-zione può essere utile anche ad altre figureprofessionali (progettisti, tecnici, ammini-stratori pubblici, ecc.) per motivazioni chevanno dalla valutazione preventiva di pro-poste da sottoporre ai clienti,all’indirizzo tec-nico preventivo supportato da valutazioni diordine economico,fino all’esame di praticheche richiedono la verifica della congruità degliimporti di spesa riportati.

Esempio di ricoverozootecnico in fasedi costruzione.(Foto Wolf System)

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

avicolo e cunicolo e la computazione deirelativi costi. Inoltre, altre attività specifichedi studio e di ricerca hanno permesso la defi-nizione degli oneri economici per la realiz-zazione di capannoni rurali generici, di siliorizzontali e di opere per lo stoccaggio deglieffluenti zootecnici.Di una parte di questi argomenti (strutturedi allevamento) si dà conto negli articoli pub-blicati in questo supplemento al mensile“Agricoltura”, sottolineando il fatto che, nelpanorama editoriale italiano, non ci risultal’esistenza di altre pubblicazioni che tratta-no in maniera esaustiva l’argomento,con tan-to di informazioni dettagliate sui costi.Partendoda una fase progettuale di definizione dellediverse tipologie di strutture zootecniche,siè arrivati alla descrizione dei costi unitari lega-ti a parametri facilmente misurabili.

GLI SCHEMI DI PROGETTO Gli schemi di progetto proposti nel presen-te supplemento sono così suddivisi:

16 stalle per vacche da latte;3 stalle per bovini da rimonta;5 stalle per bovini da carne;2 ricoveri per ovini da latte;2 ricoveri per ovini da carne;

2 ricoveri per caprini da latte;18 porcilaie per suini da riproduzione e daingrasso;3 pollai per polli da carne2 pollai per galline ovaiole;2 ricoveri per conigli da riproduzione e daingrasso.

Ogni progetto redatto è articolato nei seguen-ti punti:

dimensionamento analitico delle aree e deivolumi (zone di stabulazione,corsie di ser-vizio, superfici e volumi utili per strutturedi stoccaggio,ecc.),con rappresentazione gra-fica a mezzo di pianta e sezioni tipo;calcoli strutturali di massima relativi allastruttura portante e alle fondazioni degliedifici,assumendo una portanza del terre-no piuttosto bassa (σtamm = 5 N/cm2) e unsovraccarico accidentale da neve di 1,8kN/m2;calcolo delle portate di ventilazione e dimen-sionamento delle superfici ventilanti e illu-minanti;calcolo e dimensionamento delle reti fogna-rie per le acque bianche e per le acque nere;definizione degli impianti tecnologici (idrau-lico, elettrico, di alimentazione, di ventila-zione) e delle attrezzature zootecniche;

calcolo delle esigenze di stoccaggio deglieffluenti zootecnici,nel rispetto delle nor-me vigenti in Emilia-Romagna,e progetta-zione delle opere esterne per il depositodel letame e del liquame (concimaie,vasche,pozzetti di sollevamento).

È utile ricordare che i calcoli strutturali dimassima degli edifici sono stati fatti con rife-rimento alle più recenti normative antisi-smiche, in particolare alle ordinanze delPresidente del Consiglio dei ministri n.3274,n. 3316 e n. 3431 del 2003.

IL CALCOLO ANALITICODEI COSTI Il calcolo analitico dei costi di costruzione diun fabbricato viene eseguito mediante ilcomputo metrico estimativo; questo consi-ste nella moltiplicazione delle quantità del-le singole lavorazioni o opere per i relativiprezzi unitari desunti dall’Elenco prezziunitari (Epu) e nella sommatoria di tutti isub-totali ottenuti. Risulta evidente la co-modità di una computazione mediante ela-boratore elettronico, sia per la ripetitivitàdelle operazioni da eseguire,sia per la preci-sione di calcolo necessaria.I computi metrici estimativi sono stati ese-

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Stalla a cuccetteper vacche da latte.

(Foto PignagnoliImpianti)

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guiti con riferimento ad un Epu apposita-mente allestito e per lo più derivato dal“Prezzario regionale per opere e interventiin agricoltura, revisione e aggiornamento2002”, realizzato dal Crpa per conto dellaRegione Emilia-Romagna. Nei casi ritenutinecessari, sono state create nuove voci apartire da quelle inserite nel Prezzario, conmodifiche alle descrizioni e ai prezzi, oppu-re le voci sono state create ex-novo median-te opportune analisi dei prezzi.Nella compilazione dei computi metrici si èposta particolare attenzione alla possibilità,offerta dai moderni software di cantieristi-

struttura portante e copertura;pavimenti e sistemazione orizzontale;tamponamenti e sistemazione verticale;serramenti;canalizzazioni, fognature e opere da lat-toniere;impianto idrico e di riscaldamento;impianto elettrico;impianto di alimentazione;impianto di ventilazione;impianto e poste di mungitura;impianto di rimozione e trattamento de-gli effluenti;attrezzature.

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ca,di imputare le diverse voci di costo a sot-toinsiemi omogenei di lavori.Nel nostro casoil costo totale è stato ripartito in un certonumero di lotti e mappali, variabili in basealla complessità dell’opera progettata, chefanno riferimento alle diverse parti di cui ècostituita l’opera. Inoltre, sempre con riferi-mento al costo complessivo, si è operataun’ulteriore scorporazione sulla base delle prin-cipali categorie di lavori.Queste ultime,pre-senti in numero variabile a seconda dellastruttura considerata e della specie anima-le allevata, sono le seguenti:

scavi e rinterri;

I PRINCIPALI PARAMETRI UTILIZZATI

P er ogni gruppo di strutture zootecniche descritto negliarticoli a seguire, verranno fornite specifiche sulle tipologie di

opere comprese nelle diverse categorie di lavori. Nelladescrizione delle opere progettate si è fatto riferimento ad uncerto numero di parametri che caratterizzano l’opera stessa(dimensioni, capienza, capacità) e che consentono di esprimeredei costi unitari confrontabili. I principali parametri utilizzati sonoi seguenti:

Sc (superficie coperta): è la superficie coperta all’internodell’edificio, al netto dei muri o delle strutture portantiperimetrali;

Ss (superficie di stabulazione): è la superficie disponibileper la stabulazione degli animali allevati, sia all’interno cheall’esterno dell’edificio;

Capo: è un singolo capo allevato della specie e/o categoriaconsiderata e non sempre corrisponde al posto (in talunetipologie di ricovero il numero di posti è superiore al numero dicapi allevati);

Hpu (Heat producing unit): è l’insieme di animali cheproduce 1.000 watt di calore totale alla temperatura di 20 °C edè un parametro che permette una maggiore confrontabilità fra icosti unitari di strutture destinate ad animali di mole diversa.

Ricoveri per suini.(Foto Wolf System)

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

S econdo il quinto Censimento generaledell'agricoltura del 2000 nel nostro Paese

vengono allevate circa 1.800.000 vacche dalatte, concentrate in poco meno di 80.000aziende. In Emilia-Romagna vengono alle-vate circa 275.000 vacche da latte in pocopiù di 7.600 aziende,con una capienza mediaper azienda di circa 40 capi. Circa il 90% diqueste vacche (246.253 capi), però, sonoallevate in 4.406 aziende con capienza mag-giore di 20 capi, con una media per azien-da praticamente analoga al dato naziona-le. In pratica, mentre il 10% delle vacche dalatte emiliano-romagnole vengono allevatenel 42% delle aziende bovine da latte, cioèin quelle con una capienza inferiore ai 20

capi, il 90% delle vacche è allevato nel 58%delle aziende.Nel nostro Paese l’allevamento dei bovini dalatte si è sviluppato e consolidato con tecni-che che prevedono l’impiego di strutture piùo meno complesse per il ricovero degli ani-mali (allevamento in regime stallino conti-nuativo), a differenza di quanto è avvenutoin altri Paesi europei dove,per ragioni clima-tiche e pedologiche,si è invece potuto diffon-dere l’allevamento al pascolo.Le stalle italia-ne in questi ultimi 50 anni si sono progressi-vamente evolute, sulla scia dello sviluppo edell’innovazione che hanno caratterizzatol’edilizia zootecnica europea e nordameri-cana.Fra le tappe più rilevanti di questo pro-

gresso si deve senz’altro ricordare il passag-gio dalla stabulazione fissa (legata) alla sta-bulazione libera, con l’introduzione dellamungitura in una sala apposita, anziché installa, e la suddivisione delle zone di stabu-lazione in differenti aree funzionali (riposo,alimentazione,esercizio),nelle quali i bovinisono liberi di muoversi.La stalla libera con zona di riposo a cuccetteè indubbiamente la soluzione più diffusa,edè oggi quella più adottata sia nelle nuove rea-lizzazioni, sia nelle ristrutturazioni. La carat-teristica saliente della stalla a cuccette è il

La progettazione di stalleper bovini da latte

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Stalla a cuccette su tre file con lettiera dipaglia.

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fatto che la zona di riposo è suddivisa in areesingole,ben delimitate,nelle quali ogni bovi-no può appartarsi per riposare. In pratica,rispetto alle tradizionali stalle a lettiera, lazona di riposo a cuccette prevede la nettaseparazione fra le aree destinate al riposovero e proprio e quelle destinate agli spo-stamenti (corsia di smistamento e passaggidi collegamento intercalati alle cuccette).

19 PROGETTIPer l’allevamento dei bovini da latte sono sta-ti redatti 19 progetti di stalla,optando per lasola stabulazione libera,certamente la solu-zione più importante e diffusa, e tralascian-do quindi la stabulazione fissa, da conside-rarsi ormai un lascito del passato,non più pro-ponibile oggi,anche alla luce delle normati-ve sul benessere animale.In particolare,sonostate progettate 16 stalle per vacche e trestalle per bovini da rimonta.Un primo gruppo di 7 schemi di progetto pervacche da latte ha tenuto conto della diver-sa capienza complessiva del ricovero e dellasua differente organizzazione interna, man-

BL2 stalla a cuccette “groppa a groppa”su2 file, con sala di mungitura autotandem(4+4 poste) per 100 vacche da latte;BL3 stalla a cuccette “testa a testa”su 2 filecon “recuperi”,con sala di mungitura a spi-na (8+8 poste) per 128 vacche da latte;BL4 stalla a cuccette “groppa a groppa”su4 file, con sala di mungitura a spina conuscita rapida (12+12 poste) per 216 vac-che da latte;BL5 stalla a cuccette “groppa a groppa”su4 file,con sala di mungitura a pettine (12+12poste) per 216 vacche da latte;BL6 stalla a cuccette “groppa a groppa”su8 file (due corpi stalla uguali), con sala dimungitura a pettine (18+18 poste) per 432vacche da latte;BL7 stalla a cuccette “groppa a groppa”su8 file (due corpi stalla uguali), con sala dimungitura a giostra (24 poste) per 432 vac-che da latte.

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tenendo immutati la tipologia di stabulazio-ne (stalla libera a cuccette) e il sistema diasportazione e stoccaggio degli effluenti; inquesto modo si è cercato di valutare l’aspet-to della variabilità dei costi di costruzione alvariare della dimensione della stalla (o dellamandria).Le caratteristiche comuni a questestalle sono:uso di paglia in cuccetta (foto pag.9), zone di alimentazione e corsie di smista-mento a pavimento pieno (foto nella pagi-na),pulizia delle corsie con raschiatori auto-matici ad asta rigida e gruppi di traino oleo-dinamici, pozzetto interrato di sollevamen-to del liquame con pompa sommersa,vascaliquami seminterrata suddivisa in due comparti,nastro trasportatore a moto continuo a palet-te con elevatore fisso per il trasferimento delletame alla concimaia e concimaia a plateacon pareti perimetrali alte 2 metri su 3 lati.

PRIMO GRUPPO Le 7 stalle di questo gruppo sono:

BL1 stalla a cuccette “groppa a groppa”su2 file, con sala di mungitura a spina (6+6poste) per 100 vacche da latte;

Zona di alimentazione a pavimento pienocon asportazione delle deiezioni medianteraschiatore meccanico.

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

Per le tipologie BL1, BL2, BL4 e BL5 lo sche-ma planimetrico di riferimento (fig.1) preve-de un edificio principale (A) destinato allastabulazione delle vacche e un edificio secon-dario (B), posto lateralmente, occupato dal-

la zona di mungitura (sala d’attesa, sala dimungitura e locali di servizio). Per le tipolo-gie di maggiori dimensioni BL6 e BL7 lo sche-ma (fig.2) prevede due edifici principali ugua-li (A),destinati all’allevamento delle vacche,eun edificio secondario (B) per la zona di mun-gitura.Per la sola tipologia BL3,infine,lo sche-ma base (fig.3) prevede il solo edificio principale(A) destinato alla stabulazione degli animali,all’interno del quale è stata ricavata un’area desti-nata alla zona di mungitura (B).

SECONDO GRUPPO Un secondo gruppo di progetti, ponendocome costante la capienza della stalla,ha visto

modificarsi l’allestimento interno ed ester-no, sia come tipologia di stabulazione (let-tiera, cuccette), sia in riferimento alle tecni-che di asportazione e trattamento deglieffluenti zootecnici.Con questa seconda inda-gine,molto attuale,si è voluto dare risposta allaquestione di come varia il costo di costru-zione di una stalla al variare delle scelte tec-nico-progettuali relative alla tipologia di sta-bulazione e alla gestione degli effluenti.Le 9stalle di questo gruppo,accomunate dal fat-to di avere capienza di 100 capi e sala di mun-gitura a spina con 6+6 poste,sono:

BL8 stalla a cuccette “groppa a groppa”su2 file, con uso di paglia, zona di alimenta-zione e corsia di smistamento a pavimen-to pieno, pulizia delle corsie con raschia-tori automatici ad asta rigida e gruppi ditraino oleodinamici, produzione di liqua-me in zona di alimentazione e di letame inzona di riposo,pozzetto interrato di solle-vamento del liquame con pompa som-mersa, vasca liquami seminterrata suddi-visa in 2 comparti, nastro trasportatore amoto continuo a palette con elevatore fis-so per il trasferimento del letame alla con-cimaia e concimaia a platea con pareti peri-metrali alte 2 metri su 3 lati;BL9 stalla a cuccette “groppa a groppa”su2 file, con uso di paglia, zona di alimenta-zione e corsia di smistamento a pavimen-to pieno, pulizia delle corsie con trattoredotato di lama raschiante, produzione diliquame in zona di alimentazione e di leta-me in zona di riposo,pozzetto interrato disollevamento del liquame con pompa som-mersa, vasca liquami seminterrata suddi-visa in 2 comparti e concimaia a platea conpareti perimetrali alte 2 metri su 3 lati;BL10 stalla a cuccette “groppa a groppa”su 2 file, con uso modesto di paglia, zonadi alimentazione e corsia di smistamento apavimento pieno, pulizia delle corsie conraschiatori automatici ad asta rigida e grup-pi di traino oleodinamici, produzione di

liquame in zona di alimentazione e in zonadi riposo,cunettone interrato con idrogettoper il trasferimento del liquame al pozzet-to,pozzetto interrato di sollevamento delliquame con pompa sommersa,separato-re cilindrico rotante per liquami con strut-tura portante,vasca liquami seminterratasuddivisa in 2 comparti e concimaia a pla-tea con pareti perimetrali alte 2 metri sui2 lati corti e unita alla vasca liquami su unlato lungo;BL11 stalla a cuccette “groppa a groppa”su 2 file, con uso modesto di paglia, zonadi alimentazione e corsia di smistamento apavimento pieno in pendenza longitudi-nale,pulizia delle corsie con ricircolo super-ficiale di liquame chiarificato e stoccato,produzione di liquame in zona di alimen-tazione e in zona di riposo,cunettone inter-rato per il trasferimento del liquame al poz-zetto, pozzetto interrato di sollevamentodel liquame con pompa sommersa,sepa-ratore cilindrico rotante per liquami construttura portante, vasca liquami semin-terrata suddivisa in 2 comparti con pom-pa di mandata per il carico del liquame nel-la torre,concimaia a platea con pareti peri-metrali alte 2 metri sui 2 lati corti e unitaalla vasca liquami su un lato lungo e torredi carico per il ricircolo del liquame a gravitànelle corsie della stalla;BL12 stalla a cuccette “groppa a groppa”su 2 file, con uso modesto di paglia, zonadi alimentazione e corsia di smistamento apavimento pieno in pendenza longitudi-nale,pulizia delle corsie con ricircolo super-ficiale di liquame chiarificato e stoccato,produzione di liquame in zona di alimen-tazione e in zona di riposo,cunettone inter-rato per il trasferimento del liquame al poz-zetto (foto pag. 12), pozzetto interrato disollevamento del liquame con pompa som-mersa, separatore cilindrico rotante perliquami con struttura portante,vasca liqua-mi seminterrata suddivisa in 2 comparti

11

Fig. 1 - Schema planimetrico adottato per lestalle BL1, BL2, BL4, BL5 e dalla BL8 alla BL16:A) edificio principale di stabulazione;B) edificio secondario per zona di mungitura.

B

B

B

A

A

A

A

Fig. 2 - Schema planimetrico adottato per lestalle BL6 e BL7:A) edificio principale di stabulazione;B) edificio secondario per zona di mungitura.

Fig. 3 - Schemaplanimetrico adottato

per la stalla BL3:A) edificio principale

di stabulazione;B) zona di mungitura.

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con pompa di mandata per il ricircolo delliquame nelle corsie della stalla e conci-maia a platea con pareti perimetrali alte 2metri sui 2 lati corti e unita alla vasca liqua-mi su un lato lungo;BL13 stalla a cuccette “groppa a groppa”su 2 file, senza uso di paglia e con mate-rassini, zona di alimentazione e corsia dismistamento a pavimento fessurato consottostanti fosse profonde,produzione diliquame in zona di alimentazione e in zonadi riposo e stoccaggio del liquame nellefosse sotto fessurato;BL14 stalla a cuccette “groppa a groppa”su 2 file, senza uso di paglia e con mate-rassini, zona di alimentazione e corsia dismistamento a pavimento fessurato consottostanti fosse poco profonde (foto pag.13), produzione di liquame in zona di ali-mentazione e in zona di riposo,rimozionedegli effluenti dalle fosse mediante ricir-colo di liquame chiarificato e stoccato,cunettone interrato per il trasferimento delliquame al pozzetto,pozzetto interrato disollevamento del liquame con pompa som-mersa, separatore cilindrico rotante perliquami con struttura portante,vasca liqua-mi seminterrata suddivisa in 2 comparticon pompa di mandata per il ricircolo delliquame nelle fosse della stalla e concimaiaa platea con pareti perimetrali alte 2 metrisui 2 lati corti e unita alla vasca liquami suun lato lungo;BL15 stalla a lettiera permanente,zona dialimentazione a pavimento pieno,puliziadella corsia con raschiatore automatico adasta rigida e gruppo di traino oleodinami-co, pulizia della zona di riposo con mezzimeccanici semoventi,produzione di liqua-me in zona di alimentazione e di letame inzona di riposo,pozzetto interrato di solle-vamento del liquame con pompa som-mersa, vasca liquami seminterrata suddi-visa in 2 comparti e stoccaggio del letamenella zona di riposo della stalla;BL16 stalla a lettiera inclinata, zona di ali-mentazione a pavimento pieno,pulizia del-la corsia con raschiatore automatico adasta rigida e gruppo di traino oleodinami-co,autopulizia della zona di riposo (cadu-ta della lettiera in zona di alimentazione),produzione di liquame frammisto a leta-me in zona di alimentazione, nastro tra-

Dal punto di vista costruttivo,le tipologie dal-la BL8 alla BL16 presentano talune caratteri-stiche peculiari che ne modificano in parteaspetti architettonici o strutturali; è il caso,ad esempio,della stalla a lettiera permanen-te,che prevede una struttura di maggiore lar-ghezza, oppure delle due stalle a cuccettecon fessurato,che sono leggermente più stret-

12

sportatore a moto continuo a palette conelevatore fisso per il trasferimento del leta-me alla concimaia,concimaia a platea conpareti perimetrali alte 2 metri su 3 lati,poz-zetto interrato di sollevamento del liqua-me con pompa sommersa e vasca liqua-mi seminterrata suddivisa in 2 comparti.

Queste 9 stalle sono caratterizzate da unoschema planimetrico uguale a quello riportatonella figura 1 a pagina 11, con edificio prin-cipale di stabulazione ed edificio secondarioper la zona di mungitura.

Cunettone interrato per il trasferimento delliquame al pozzetto interrato di sollevamentodel liquame con pompa sommersa.

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

te delle stalle a cuccette senza fessurato.Ovviamente,tutte le differenze inserite sonogiustificate da un procedimento progettua-le corretto e “normalizzato”e sono necessa-rie per rendere valido il confronto fra i diver-si modelli impostati.La stalla BL8 del secondo gruppo è sostan-zialmente uguale alla stalla BL1 del primo

gruppo, fatte salve alcune limitate differen-ze imputabili ai sistemi esterni di prima raccoltae movimentazione degli effluenti e al diver-so allestimento delle testate della stalla (pre-senza o assenza di portoni);queste due stal-le costituiscono, in pratica, l’anello di colle-gamento fra i due gruppi considerati, e ciòconsente di fare valutazioni più efficaci suicosti unitari di costruzione.

TERZO GRUPPO Per i bovini da rimonta, infine,sono stati scel-ti 3 schemi di stalla diversi per tipologia distabulazione, uguali per capienza comples-siva (70 capi),per suddivisione dei gruppi dibovini e per forma in pianta (edifici rettan-golari allungati):

BR1 stalla con una fila di box a lettiera per-manente;BR2 stalla con una fila di box a lettiera incli-nata a pendenza anteriore;BR3 stalla con una fila di box a lettiera incli-nata e zona di alimentazione piana.

LE CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE Le principali caratteristiche costruttive dellestalle per bovini sono le seguenti:

fondazioni a plinti di calcestruzzo armatogettati in opera;

struttura portante di tipo prefabbricatod’acciaio zincato a caldo,a due falde,costi-tuita da pilastri HE,travi principali a capria-ta tipo Polanceau, arcarecci in profilati Ω,cupolino di aerazione e copertura in pan-nelli isolanti autoportanti con struttura asandwich;tamponamenti perimetrali, ove presenti,in blocchi cavi di calcestruzzo leggero colo-rati ed idrorepellenti dello spessore di 0,25metri;pavimentazione di calcestruzzo nelle cor-sie di foraggiamento e di servizio, nellezone di stabulazione e nelle aree esterne(piazzali e marciapiedi), pavimentazionein lastre irregolari di porfido nella sala dimungitura e nell'area di attesa, pavimen-

tazione in piastrelle di grès porcellanatonella fossa di mungitura e nei locali di ser-vizio della zona di mungitura;impianto di mungitura costruito secondonorme ISO;attrezzature di stalla complete per la sud-divisione degli animali in gruppi, com-prendenti rastrelliere,battifianchi,cancel-li, recinzioni, piantane e piastre a muro, iltutto in profilati d'acciaio zincati.

Tutte le opere esterne di stoccaggio dei reflui(concimaie,vasche liquami,pozzetti di solle-vamento) sono realizzate in calcestruzzoarmato gettato in opera.Il dimensionamen-to di tali opere è stato fatto con riferimentoalla legge regionale n.50/95 e successive inte-grazioni, considerando un tempo di stoc-caggio minimo di 4 mesi sia per il liquame,sia per il letame.Per i reflui della zona di mungitura si è adot-tata la gestione che prevede la separazione diquelli “puliti”(lavaggio impianto,buca mun-gitore e sala latte) da quelli “sporchi”(lavaggiozona attesa e poste di mungitura);i primi sonotemporaneamente raccolti in un piccolo poz-zetto interrato posto all’esterno della zonadi mungitura e ricircolati per il primo lavaggiodella zona di attesa, mentre i secondi sonoinviati,mediante rete fognaria,alle vasche distoccaggio del liquame.Tale gestione per-mette la riduzione della produzione di refluidella zona di mungitura.Per quanto riguarda le tipologie BL10,BL11,BL12 e BL14, dotate di separatore per liqua-mi, le produzioni di effluenti sono quelle cal-colate dopo il trattamento di separazione.Inoltre,per tutte le tipologie dotate di conci-maie, la quantità di liquame è comprensivadella quota di acqua piovana raccolta per ilperiodo minimo di stoccaggio.La tipologia BL13 non prevede nessuna strut-tura esterna per la gestione del liquame, inquanto lo stoccaggio avviene nelle fosseprofonde poste al disotto del pavimento fes-surato della stalla. La stalla BL11 prevedeanche una torre di carico fuori terra di calce-struzzo armato per lo stoccaggio tempora-neo del liquame da ricircolare. La tipologiaBL15 a lettiera permanente, infine, non haconcimaia, nonostante produca letame, inquanto lo svuotamento della lettiera avvie-ne ogni 4 mesi e lo stoccaggio è effettuatoin stalla.

13

Stalla a cuccette con corsia di smistamentoa pavimento forato e cuccettecon materassino sintetico.

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N ella tabella 1 sono riassunti i valori disuperficie coperta (SC) e di superficie

di stabulazione (SS) delle 19 stalle descritte nel-l’articolo precedente.Per quanto riguarda lasuperficie coperta,viene riportato sia il dato

riferito al totale della superficie, sia quellorelativo al solo corpo stalla; i due valori,ovvia-mente,sono diversi solo nelle stalle per vac-

SS viene registrata nella stalla a lettiera per-manente (BL15),con 9,5 m2/capo.Nelle stal-le per bovini da rimonta si evidenziano valo-ri di SS da 4,4 a 6,1 m2/capo.

LA SUDDIVISIONE DEI LAVORI I costi delle stalle progettate sono suddivisiin 3 lotti:1.corpo stalla;2.corpo mungitura;3.opere esterne per effluenti.Inoltre, si è prevista un’ulteriore suddivisio-ne nelle seguenti opere (categorie di lavori):cavi e rinterri;

struttura portante e copertura;pavimenti e sistemazione orizzontale;tamponamenti e sistemazione verticale;serramenti;canalizzazioni, fognature e opere da latto-niere;impianto idrico e di riscaldamento;impianto elettrico;impianto e poste di mungitura;impianto di rimozione e trattamento deglieffluenti;attrezzature.

Nella tabella 2 a pagina 15 si riportano i costitotali di costruzione e la loro suddivisionenei lotti corpo stalla (corpo principale), cor-po mungitura (corpo secondario) e opereesterne per stoccaggio affluenti;per le stalleda rimonta, ovviamente, non è presente ilcorpo mungitura.Per la sola tipologia BL13 nonè presente il lotto relativo agli effluenti, inquanto in questo ricovero lo stoccaggio delliquame è realizzato in fosse poste sotto aipavimenti fessurati della stalla; la quota perlo stoccaggio,quindi,è inglobata nel corpo stal-la e non sono presenti opere relative al tra-sferimento degli effluenti.Nel grafico 1 (pag. 16) sono illustrate le inci-denze percentuali del costo di queste 3 sezio-ni della stalla nelle 16 tipologie per vacche dalatte descritte nell’articolo precedente.Come

14

Strutture per bovini da latte, la ripartizione delle spese

che da latte, per la presenza della zona dimungitura.I valori di superficie coperta per capo han-no grande influenza sul costo a capo e sulcosto a metroquadrato delle stalle, vista la

nota relazione fra costodi costruzione e super-ficie coperta di un edi-ficio. In linea generale,le stalle che presenta-no il più basso valoredi SC per capo sonoanche quelle che han-no il più basso costoper capo e il più altocosto per un m2 di SCo di SS,anche se le cosepossono essere com-plicate dal fatto di ave-re,nella medesima stal-la,superfici a costi uni-tari molto diversi (adesempio, corpo stallae corpo mungitura).La superficie copertatotale delle stalle pervacche da latte varia daun minimo di 11,3m2/capo della BL7 (stal-la a cuccette di grandidimensioni) a un mas-simo di 15,5 m2/capodella BL15 (stalla a let-tiera permanente),men-tre per le stalle darimonta abbiamo valo-ri di 7-9 m2/capo.La superficie di stabu-lazione delle stalle acuccette si attestamediamente sugli 8,26

m2/capo,con il valore maggiore per la stallaBL3 di tipo “compatto”(corpo stalla e zona dimungitura sotto lo stesso tetto).La massima

Tab. 1 – Superficie coperta (SC) e superficie distabulazione (SS) unitarie delle stalle progettate.

TIPODI STALLA

BL1

BL2

BL3

BL4

BL5

BL6

BL7

BL8

BL9

BL10

BL11

BL12

BL13

BL14

BL15

BL16

BR1

BR2

BR3

SUPERFICECOPERTA TOTALE

(m2/capo)14,20

14,27

13,71

12,50

12,43

11,71

11,31

14,20

14,20

14,20

14,20

14,20

14,03

14,03

15,53

13,87

8,93

7,11

7,84

SUPERFICE DISTABULAZIONE

(m2/capo)8,27

8,27

8,39

8,30

8,30

8,30

8,30

8,27

8,27

8,27

8,27

8,27

8,11

8,11

9,51

8,11

6,10

4,40

5,12

SUPERFICE COPERTASOLO CORPO STALLA

(m2/capo)12,17

12,17

12,48

10,61

10,61

10,61

10,61

12,17

12,17

12,17

12,17

12,17

12,00

12,00

13,82

12,17

8,93

7,11

7,84

SC = superficie coperta, intesa come superficie interna sottostante agli elementi dicopertura, al netto dei muri perimetrali

SS = superficie di stabulazione, ovvero superficie interna fruibile dagli animali

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

si può notare, la massima incidenza del cor-po stalla è presente nelle tipologie BL6,BL7 eBL13;però,mentre per le prime due la ragio-ne di ciò è da attribuirsi al notevole calo del-l’incidenza della zona di mungitura,tipico del-le stalle di grandi dimensioni,nella terza stal-la la forte incidenza del corpo principale èdovuta al fatto che in esso è conglobato il lot-to relativo allo stoccaggio degli effluenti, inquesto caso del solo liquame (fosse interneall’edificio).Con esclusione delle già citate BL6 e BL7,l’in-cidenza del corpo mungitura è molto simile intutte le tipologie, con valore medio del 28%circa.Le stalle BL11 e BL12,caratterizzate dalricircolo superficiale dei liquami,sono quellecon la massima incidenza delle opere ester-ne per la movimentazione e lo stoccaggiodegli effluenti zootecnici,mentre l’incidenzanettamente minore si registra nella stalla BL15a lettiera permanente,nella quale non è pre-sente la concimaia esterna per il letame.

GLI IMPORTI UNITARI La tabella 3 (pag.17) riporta i costi unitari dicostruzione parametrati al capo, al metro-quadro di superficie coperta e al metroqua-

dro di superficie di stabulazione.Le stalle pervacche da latte evidenziano costi totali percapo variabili da un minimo di circa 4.000euro ad un massimo di circa 7.000 euro.Valutando la variazione del costo unitario alvariare della capienza della stalla,a parità ditecnica di stabulazione e di modalità di allon-tanamento e gestione degli effluenti (prime7 tipologie), si nota una differenza di circa1.850 euro/capo fra la stalla che costa di più(BL1) e quella che costa di meno (BL7); in pra-tica, passando da una stalla da 100 capi aduna stalla da 432 capi, il costo di costruzioneper capo si abbassa del 30% circa.Con i costi medi delle stalle a diversa capien-za, ma escludendo la BL3 perché di impo-stazione differente,è possibile costruire unacurva che fornisce una stima di massima delcosto unitario della stalla sulla base del nume-ro di capi ospitato (grafico 2, pag 18); ovvia-mente, tale stima è valida solo per stalle ditipo simile a quelle considerate,con le carat-teristiche riportate nell’articolo precedente.

15

Tab. 2 – Costo totale di costruzione e sua suddivisione nei 3 mappali.

TIPODI STALLA

BL1

BL2

BL3

BL4

BL5

BL6

BL7

BL8

BL9

BL10

BL11

BL12

BL13

BL14

BL15

BL16

BR1

BR2

BR3

COSTO TOTALE(€)

597.334

594.068

583.076

1.047.613

1.043.782

1.836.853

1.773.892

601.996

577.629

626.230

677.731

680.413

631.668

708.883

577.541

578.887

223.440

201.561

215.575

COSTO DEI MAPPALI (€)CORPO STALLA

349.529

349.528

357.593

644.057

646.010

1.283.170

1.282.308

343.821

330.534

343.709

364.632

367.618

454.203

410.376

365.914

329.197

198.098

175.215

189.229

CORPO MUNGITURA

177.465

174.211

152.414

291.930

286.146

363.427

301.374

177.465

177.465

177.465

185.259

181.457

177.465

177.465

164.435

164.221

----

----

----

STOCCAGGIO EFFLUENTI

70.340

70.329

73.069

111.626

111.626

190.256

190.210

80.710

69.630

105.056

127.840

131.338

----

121.042

47.192

85.469

25.342

26.346

26.346Stalla a cuccette per vacche da latte.

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La tipologia BL3 è un esempio di stalla di tipocompatto,con la zona di mungitura inseritaall’interno del corpo stalla, che consente unabbassamento dei costi di costruzione; infat-ti, questa stalla evidenzia un costo di 4.555€/capo, più basso del costo delle stalle BL4e BL5 da 216 capi.Utilizzando il grafico 2,pos-siamo stimare in 5.500 euro/capo il costo diuna stalla tipo BL1 da 128 capi, quindi circa1.000 euro/capo in più rispetto alla BL3.Ovviamente, la riduzione del costo unitariodi costruzione all’aumentare della capienzadella stalla è principalmente dovuto alla ridu-zione della superficie unitaria della zona dimungitura, che passa da 2,1 m2/capo nellastalla BL2 con sala autotandem a 0,7 m2/caponella BL7 con sala a giostra.Questo fatto com-porta una notevole diminuzione del costoper capo della zona di mungitura all’aumentaredella capienza della stalla (tabella 4,pag.18).Più variegato,invece,è l’andamento dei costiunitari parametrati alla superficie della zonadi mungitura o al numero di poste,con mas-

16

Graf. 1 – Ripartizione percentuale del costo totale di costruzione dellestalle per vacche da latte nei tre lotti corpo stalla,

corpo mungitura e opere esterne per effluenti.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16TIPOLOGIA DALLA BL1 ALLA BL16

Stalla80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Mungitura Effluenti

Mangiatoia e rastrelliera per bovini da latte.

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

simi rispettivamente per la stalla BL7 (quasi990 euro/m2) e per la stalla BL2 con sala auto-tandem (quasi 22.000 euro /posta).Passando al costo unitario delle stalle da 100capi a differente tipologia di stabulazione ea diverso sistema di gestione degli effluenti,si nota che il valore massimo è raggiunto dal-la stalla BL14 a cuccette,con pavimento fes-surato e fosse di veicolazione dei liquami,conquasi 7.100 euro/capo, mentre il costo piùbasso (5.775 euro/capo) accomuna le stalleBL9 a cuccette e BL15 a lettiera permanente;passando dalla prima alle seconde il costodiminuisce del 19% circa.Il costo medio del-

le 9 stalle è pari a circa 6.290 euro/capo; letipologie che stanno sopra alla media sono,oltrealla BL14,la BL11 e la BL12,entrambe con ricir-colo superficiale di liquame chiarificato.

I COSTI PER CAPO Se si osservano i costi per lotto di queste stal-le,si può notare che il corpo stalla nettamentepiù oneroso è quello della tipologia BL13,con circa 4.500 euro/capo;d’altronde questastalla è anche l’unica a non avere nessunaopera esterna per il trattamento e lo stoc-caggio dei reflui, in quanto la gestione è aliquame e lo stoccaggio avviene in fosse poste

al di sotto del pavimento fessurato.Altrettantonettamente la tipologia BL14 si colloca alsecondo posto per il costo del corpo stalla(4.100 euro/capo), e la cosa è ampiamentegiustificata dalla presenza del pavimento fes-surato e delle fosse di veicolazione dei liqua-mi. Il corpo stalla con il costo minore è quel-lo delle stalle BL9 e BL16, con circa 3.000euro/capo.Per quanto riguarda le stalle da rimonta, ilcosto per capo si attesta mediamente sui3.050 euro/capo, con il costo maggiore perla tipologia BR1 a lettiera permanente.Sempre con riferimento alla tabella 3,si puòosservare che il costo totale parametrato adun metro quadrato di superficie coperta tota-le varia da un minimo di 332 euro per la stal-la BL3,a un massimo di 505 euro per la stallaBL14;il costo medio per le stalle per vacche siattesta sui 415 euro/m2 di superficie coper-ta, mentre quello delle stalle da rimonta èovviamente un po’più basso (385 euro/m2 diSC),per l’assenza della zona di mungitura.Siricorda che questi costi sono totali,cioè com-

17

Tab. 3 – Costi unitari di costruzione parametratia capo, metroquadro di superficie coperta (SC) emetroquadro di superficie di stabulazione (SS).

TIPODI STALLA

BL1

BL2

BL3

BL4

BL5

BL6

BL7

BL8

BL9

BL10

BL11

BL12

BL13

BL14

BL15

BL16

BR1

BR2

BR3

COSTO TOTALE€/m2 di SC

421

416

332

388

389

363

363

424

407

441

477

479

450

505

372

417

358

405

393

€/CAPO

5.973

5.941

4.555

4.850

4.832

4.252

4.106

6.020

5.776

6.262

6.777

6.804

6.317

7.089

5.775

5.789

3.192

2.879

3.080

€/m2 di SC

287

287

224 (1)

281

282

280

280

283

272

282

300

302

379

342

265

271

317

352

345

€/m2 di SS

422

422

333 (1)

359

360

358

358

415

399

415

441

444

560

506

385

406

464

569

528

COSTO CORPO STALLA

SC = superficie coperta, intesa come superficie interna sottostante aglielementi di copertura, al netto dei muri perimetraliSS = superficie di stabulazione, ovvero superficie interna fruibile dagli animali(1) In questo caso il costo comprende anche la quota di struttura portante ecopertura di competenza del corpo mungitura, in quanto la zona di mungituraè sotto lo stesso tetto della stalla

Sala di mungitura a pettine.

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prensivi anche del costo delle opere esterneper la movimentazione, il trattamento e lostoccaggio degli effluenti.Se si osserva il costo di costruzione del solocorpo stalla parametrato alla sua superficiecoperta,si può notare come i valori siano mol-to più omogenei,con 8 stalle che si collocanosu valori compresi tra 280 e 287 euro/m2.Altre7 stalle,fra cui le 3 da rimonta,mostrano costisuperiori o uguali a 300 euro/m2, mentre lerimanenti 4 stalle hanno un costo inferiore ouguale a 272 euro/m2, con la tipologia BL3

tre le stalle da rimonta hanno costi di 5.000-5.500 euro/hpu, quindi molto simili a quellidelle stalle da 100 vacche da latte.

L’INCIDENZA DELLE DIVERSE OPERE Relativamente all’incidenza percentuale del-le diverse opere (grandi categorie di lavori)sul costo totale di costruzione,in tutte le stal-le la voce più rilevante è quella della strut-tura portante e copertura edifici, che valedal 34 al 41% dell’ammontare totale dellaspesa stimata nelle tipologie per vacche, edal 42 al 46% nelle tipologie per bovini darimonta.La seconda opera in ordine decrescente è la siste-mazione verticale,con incidenze variabili dal13 al 20%. La percentuale minore si registra,ovviamente, nella stalla BL3, in quanto talesoluzione non prevede tamponamenti fissiper il corpo stalla. Fra le opere in elevazionedella stalla sono particolarmente rilevanti letravi reggimuro e i tamponamenti laterali,conrelativi intonaci e tinteggi; questo porta allasemplice constatazione che l’incidenza di que-sta voce è tanto maggiore quanto minore èla larghezza del fabbricato. In alcune stalle,però, l’opera relativa alla sistemazione oriz-zontale supera quella relativa alla sistema-zione verticale;ciò accade,in particolare,nel-la tipologia BL3 e nelle due tipologie a mag-giore capienza.Un’altra voce con una forte incidenza sulcosto globale di costruzione è quella relati-va all’impianto di mungitura; essa ha ten-denzialmente una percentuale minore nel-le stalle più grandi e in quelle più costose(perché aumenta l’incidenza di altre opere),mentre raggiunge l’incidenza maggiore nel-la stalla BL3.

18

che segna il valore nettamente più basso,disoli 224 euro/m2.Una valutazione interessante,che permetteun più corretto confronto fra i costi di strutturedestinate ad animali diversi,è quella che para-metra il costo totale di costruzione al nume-ro di hpu (heat producing unit, come defini-to nel secondo articolo introduttivo).Rispettoa questa entità, le stalle per vacche da lattemostrano costi unitari variabili fra 3.160 e5.440 euro/hpu, con una graduatoria ugua-le a quella già vista per il costo a capo,men-

Graf. 2 – Interpolazione dei costi medi di costruzione delle stalleper vacche da latte a differente capienza.

100 150 200 250 300 350 400 450numero capi

cost

o uni

tario

(€/c

apo)

6000

5750

5500

5250

5000

4750

4500

4250

4000

Tab. 4 – Costi unitari di costruzione del solocorpo mungitura, parametrati al capo,

al metroquadro di superficie coperta (SC)del corpo mungitura

e al numero di poste di mungitura.

TIPO DI STALLAE SALA

BL2 Autotandem 4+4

BL1 Spina 6+6

BL4 Spina rapida 12+12

BL5 Pettine 12+12

BL6 Pettine 18+18

BL7 Giostra 24

COSTO €/m2 di SC

830

871

714

725

764

988

€/POSTA

21.776

14.789

12.164

11.923

10.095

12.557

€/CAPO

1.742

1.775

1.352

1.325

841

698SC = superficie coperta, intesa come superficie interna sottostante aglielementi di copertura, al netto dei muri perimetrali

Cuccette con materassinosintetico.

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S econdo il quinto Censimento genera-le dell'agricoltura del 2000 nel nostro

Paese vengono allevati circa 2.542.000 bovi-ni da carne (2.096.142 bovini da ingrasso e445.750 vacche fattrici), in poco meno di94.000 aziende. In Emilia-Romagna ven-gono allevati circa 125.500 bovini da carne(107.774 bovini da ingrasso e 17.683 vac-che fattrici) in poco più di 4.300 aziende,con una capienza media per azienda di cir-ca 29 capi.L’allevamento dei bovini per la produzionedi carne è un’attività zootecnica con mar-gini di guadagno limitati; per questo si è svi-luppato soprattutto in aziende di grandidimensioni, in grado di sfruttare al megliole economie di scala e le opportunità com-merciali. I sistemi di allevamento che si sonosviluppati nel nostro Paese sono soprattut-to di tipo stallino, con impiego di strutture

semplici e relativamente economiche, ben-ché non manchino in alcune regioni esem-pi di allevamenti più estensivi o che fanno scar-so uso di strutture fisse (allevamenti semi-bra-di, allevamenti tipo feed-lots).Per i bovini da carne, fatti salvi i vitelli, man-ca un quadro normativo di riferimento e val-gono quindi le indicazioni riportate nelladirettiva 98/58/CE (attuata con il decretolegislativo n. 146/2001), una normativa dicarattere generale riguardante la protezio-ne e il benessere degli animali negli alleva-menti. In questa direttiva vengono indicatialcuni principi generali relativi alle tecnicheper la costruzione dei ricoveri zootecnici,alla libertà di movimento degli animali, alcontrollo del microclima d’allevamento,agliimpianti automatici o meccanici, all’ali-mentazione e all’acqua di bevanda.Riferimenti a livello comunitario specifici

per i bovini da carne sono riportati nel rego-lamento CE n. 1804/99 relativo al metododi produzione biologico e nel documento“The welfare of cattle kept for beef produc-tion”del Comitato scientifico veterinario sul-la salute animale e sul benessere dellaCommissione europea (Health and ConsumerProtection) del 25 aprile 2001. In quest'ulti-mo documento viene fatto un quadro del-la situazione in Europa e vengono forniteindicazioni sul benessere del bovino da car-ne,relativamente ad aspetti comportamentali,tipologie di stabulazione,controllo ambien-tale, spazio attribuito ad ogni capo, micro-clima d’allevamento,pavimentazioni e mate-riali da lettiera, distribuzione dell’alimentoe dell’acqua di bevanda.

Le tipologie di stalla per bovini da carne

19

I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

Box multipli a lettiera per bovini da ingrasso.

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SVEZZAMENTO E INGRASSO Per quanto riguarda la fase di svezzamento,ivitelli di età non superiore alle 8 settimanepossono essere allevati in box individuali,mentre successivamente è obbligatoria la sta-bulazione in gruppo (decreto legislativo n.533/92 e successive modifiche). Il ciclo d’al-levamento per l’ingrasso dei bovini può par-tire da vitelli scolostrati o da animali da ristal-lo del peso di 250-320 chilogrammi e terminareal raggiungimento del peso finale di 400-600chilogrami,a seconda della razza e del bovinoda macello che si vuole ottenere (vitelloneleggero o baby-beef,vitellone medio,vitello-ne pesante).Nel nostro Paese la produzione piùrilevante è quella del vitellone pesante di 550-600 chilogrammi. Nel caso in cui l’aziendaacquisti giovani vitelli non ancora svezzati,il ciclod’allevamento viene suddiviso in due fasi:la pri-ma di svezzamento-accrescimento (“vitelle-ria”),fino a un’età di 4-6 mesi e un peso mediodi 150-200 chilogrammi,la seconda di ingras-so vero e proprio.I bovini da ingrasso vengono generalmen-te allevati in stabulazione libera,utilizzandobox collettivi con soluzioni costruttive diver-se per tipo di pavimentazione e per utilizzoo meno di lettiera; solo nei piccoli alleva-menti di collina e di montagna viene ancorautilizzata la stabulazione fissa alla catena,benché la Commissione Europea (ScientificCommittee on Animal Health and Animal

facile controllo degli animali e per la minoresuperficie richiesta rispetto alle soluzioni alettiera.In alternativa al pavimento fessurato è pos-sibile utilizzare box multipli a lettiera, con ilvantaggio principale di assecondare le piùrecenti tendenze in materia di benessere ani-male. Inoltre, si ha la produzione di letamepaglioso, con benefici sia di ordine agrono-mico,sia di ordine ambientale.Gli aspetti piùproblematici di questa tipologia stabulativasono relativi alla mano d’opera necessariaper la distribuzione della paglia e per l’a-sportazione della lettiera. Per risolvere que-sti inconvenienti sono state studiate inte-ressanti soluzioni a lettiera con pavimenta-zione inclinata.

LINEA VACCA-VITELLOLe vacche fattrici vengono generalmente alle-vate in stalle a stabulazione libera.In base allatipologia della zona di riposo adottata pos-siamo distinguere:

stalle a lettiera permanente;stalle a lettiera inclinata;stalle a cuccette.

Inoltre,è necessario predisporre una zona di

20

Welfare,2001) raccomandi di non tenere lega-ti i bovini da carne.In funzione di tali modalità di stabulazionevariano le caratteristiche dei ricoveri e dei loca-li d’allevamento, in particolare per quantoriguarda le modalità di asportazione e rac-colta delle deiezioni e i valori di superficiedisponibile per capo.Le stalle da ingrasso pos-sono prevedere una fila di box con corsia diforaggiamento laterale,oppure due file di boxcon corsia di foraggiamento centrale.Nel pri-mo caso si utilizzano spesso strutture apertesul lato della mangiatoia, mentre nel secon-do si preferiscono stalle chiuse,ma dotate diampie superfici apribili per la ventilazione. Ilsingolo box viene dimensionato per ospita-re da un minimo di 8 a un massimo di 16 capi,con tendenza a privilegiare le capienze mino-ri al fine di limitare i conflitti e l’agitazioneall’interno del gruppo.In base alla tipologia di box adottata i ricove-ri per bovini da ingrasso si distinguono in stal-le a pavimento fessurato e stalle a lettiera.La tipologia di stabulazione in box multipli supavimento fessurato rappresenta la soluzio-ne che si è maggiormente diffusa nella Pianurapadana, per la grande semplificazione checonsente nelle operazioni di pulizia, per il più

Box multipli a pavimento fessurato per bovinida ingrasso.

Box a lettiera per vacche fattrici e vitelli.

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

stabulazione a lettiera esclusivamente per ivitelli; in tale area,che prevede le attrezzatu-re per la somministrazione degli alimenti edell'acqua di bevanda,i vitelli devono beneficiaredi una superficie sana e confortevole, facil-mente accessibile da parte dell'allevatore.Quest’area è delimitata generalmente da sepa-razioni a ritti verticali, in modo da permettereun agevole passaggio dei vitelli e, al tempostesso, impedire l'ingresso alle vacche.

CINQUE PROGETTI-TIPO Per l’allevamento dei bovini da carne sonostati redatti 5 progetti di stalla,dei quali 2 perla linea vacca-vitello e 3 per l’ingrasso.Le tipo-logie per le vacche fattrici fanno riferimen-to alle due tecniche di stabulazione in regi-me stallino più diffuse per questi animali: lalettiera e le cuccette.Bisogna però tenere con-to del fatto che questo tipo d’allevamento è mol-to più spesso condotto con tecniche esten-sive,con largo impiego del pascolo nei mesi pri-maverili-estivi, e con uso di ricoveri solo peralcuni mesi all’anno. Per questo le struttureper l’allevamento degli animali possono esse-re più facilmente realizzate con soluzionicostruttive a basso costo,mentre i progetti diseguito illustrati, per esigenze di confronta-bilità, adottano tecniche convenzionali deltutto simili a quelle degli altri progetti.

Le 2 stalle-tipo di questo gruppo, con sche-ma planimetrico a corpo unico di forma ret-tangolare allungata,sono:

BC1 stalla a lettiera inclinata, con zona dialimentazione piana,per 80 vacche da car-ne e relativi vitelli;BC2 stalla a cuccette “testa a testa”su 2 fileper 80 vacche da carne e relativi vitelli.

Per i bovini da ingrasso sono stati invece scel-ti 3 schemi di stalla diversi per tipologia di sta-bulazione,ma uguali per capienza comples-siva,per tipo di soggetti allevati (208 vitellonidel peso vivo unitario massimo di 600 chilo-grammi) e per forma in pianta (edifici rettan-golari allungati):

BI1 stalla con due file di box a pavimentototalmente fessurato;BI2 stalla con due file di box a lettiera incli-nata a pendenza posteriore;BI3 stalla con due file di box a lettiera incli-nata a pendenza anteriore e zona di ali-mentazione piana.

CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE Le principali caratteristiche costruttive dellestalle progettate sono le seguenti:

fondazioni a plinti di calcestruzzo armatogettati in opera;

struttura portante di tipo prefabbricatod’acciaio zincato a caldo,a due falde,costi-tuita da pilastri HE, travi principali a capria-ta tipo Polanceau,arcarecci in profilati Ω,cu-polino di aerazione e copertura in pannelliisolanti autoportanti con struttura asandwich;tamponamenti perimetrali,ove presenti,inblocchi cavi di calcestruzzo leggero colora-ti ed idrorepellenti dello spessore di 0,25metri;pavimentazione di calcestruzzo nelle corsiedi foraggiamento e di servizio,nelle zone distabulazione e nelle aree esterne (piazzali emarciapiedi) e, per la sola stalla BI1, pavi-mentazione fessurata in elementi prefab-bricati di calcestruzzo armato vibrato;attrezzature di stalla complete per la suddi-visione degli animali in gruppi, compren-denti rastrelliere,battifianchi,cancelli,recin-zioni, piantane e piastre a muro, il tutto inprofilati d'acciaio zincati.

Tutte le opere esterne di stoccaggio dei reflui(concimaie,vasche liquami,pozzetti di solle-vamento) sono realizzate in calcestruzzo arma-to gettato in opera. Il dimensionamento ditali opere è stato fatto con riferimento allalegge della Regione Emilia - Romagna n.50/95e successive integrazioni, considerando untempo di stoccaggio minimo di 4 mesi per illetame e di 6 mesi per il liquame.

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Paddock per bovini da ingrasso.

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Nella tabella 1 sono riassunti i valori disuperficie coperta (SC) e di superficie di

stabulazione (SS) delle 5 stalle per bovini dacarne descritte nell’articolo precedente. Lasuperficie coperta totale delle stalle per vac-che da carne varia da un minimo di 14,4m2/capo per quella a cuccette a un massimodi 15,8 m2/capo per quella a lettiera.Bisognaconsiderare che entrambe le strutture pre-vedono una corsia per la distribuzione dellapaglia, che incide per circa 2 m2/capo; men-tre però nella stalla BC2 tale corsia è anche lazona di stabulazione riservata ai vitelli,nella stal-la BC1 l’area per i vitelli è in più rispetto allacorsia della paglia.Per queste stesse stalle la superficie di sta-bulazione è pari a circa 10 m2/capo (vacca + vitel-lo), di cui solo l’80% circa destinato alle vac-che nutrici.Nelle tipologie progettate per l’in-grasso la superficie coperta aumenta di cir-

22

Bovini da carne, l’onere principale è il corpo-stalla

Tab. 1 – Superficie coperta (SC) esuperficie di stabulazione (SS)unitarie delle stalle progettate.

TIPODI STALLA

BC1(1)

BC2(1)

BI1

BI2

BI3

SUPERFICECOPERTA TOTALE

(m2/capo)15,77

14.40

4,49

5,23

5,46

SUPERFICE DISTABULAZIONE

(m2/capo)9,77

10,40

2,50

3,50

4,00SC = superficie coperta, intesa come superficieinterna sottostante agli elementidi copertura, al netto dei muri perimetraliSS = superficie di stabulazione,ovvero superficie interna fruibile dagli animali(1) Per queste stalle 1 capo corrispondea 1 vacca + 1 vitello

Box multipli a pavimento fessurato per bovinida ingrasso.

ca 1 m2/capo passando dalla BI1 alla BI3 (da4,5 a 5,5 m2/capo),principalmente per effet-to dell’aumento della SS da 2,5 a 4 m2/capo.

LA SUDDIVISIONE DEI LAVORI I costi delle stalle progettate sono suddivisiin 2 lotti:

corpo stalla;opere esterne per effluenti.

Inoltre,si è prevista un’ulteriore suddivisionenelle seguenti opere (categorie di lavori):

scavi e rinterri;struttura portante e copertura;pavimenti e sistemazione orizzontale;tamponamenti e sistemazione verticale;serramenti;

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

canalizzazioni,fognature e opere da latto-niere;impianto idrico;impianto elettrico;impianto di rimozione degli effluenti;attrezzature.

Il grafico 1 illustra le incidenze percentuali dei2 lotti della stalla nelle 5 tipologie esaminate (vediarticolo precedente,pag.21);è abbastanza evi-dente come l’altezza delle barre sia molto simi-le in tutte le stalle,con il corpo stalla che si posi-ziona sull’86-87% dei costi totali.L’unica ecce-zione è la stalla da ingrasso su fessurato,dovel’incidenza delle vasche liquami e dei pozzet-ti di sollevamento (in questa stalla,infatti,nonc’è la concimaia) raggiunge quasi il 17%.

GLI IMPORTI UNITARI La tabella 2 riporta i costi unitari di costru-zione parametrati al capo,al metroquadro disuperficie coperta e al metroquadro di super-ficie di stabulazione.Le stalle per vacche dacarne hanno costi per capo piuttosti alti,anchese bisogna ricordare che questo costo è para-metrato alle sole vacche,mentre la stalla ospi-ta anche i vitelli allattanti;in media il costo è paria 4.900 euro/vacca.Come già evidenziato nel-l’articolo precedente, questo tipo di alleva-

mento prevede spesso la stabulazione in stal-la per un periodo limitato dell’anno;proprio perquesto,si tende ad adottare soluzioni costrut-tive a basso costo.In media,le stalle per vaccheda carne costano di più di quelle per vaccheda latte di analoga capienza, private ovvia-mente della zona di mungitura; il motivo è

essenzialmente la maggiore superficie coper-ta attribuita a capo,per la presenza delle areedi stabulazione destinate ai vitelli.Le stalle per i vitelloni da ingrasso, nono-stante la notevole diversità delle 3 tipologieprogettate,mostrano costi totali per capo pra-ticamente identici (da 2.037 a 2.065 euro); la

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Tab. 2 – Costi unitari di costruzione parametratia capo, metroquadro di superficie coperta (SC) emetroquadro di superficie di stabulazione (SS).

TIPODI STALLA

BC1(1)

BC2(1)

BI1

BI2

BI3

COSTO TOTALE€/m2 di SC

322

330

457

389

378

€/CAPO

5.073

4.753

2.049

2.037

2.065

€/m2 di SC

281

287

380

335

327

€/m2 di SS

453

397

681

500

446

COSTO CORPO STALLA

SC = superficie coperta, intesa come superficie interna sottostante aglielementi di copertura, al netto dei muri perimetraliSS = superficie di stabulazione,ovvero superficie interna fruibile dagli animali(1) Per queste stalle 1 capo corrispondea 1 vacca + 1 vitello

Graf. 1 – Ripartizione percentuale del costo totale di costruzionedelle stalle per bovini da carne nei due lotti corpo stalla

e opere esterne per effluenti.

BC1 BC2 BI1 BI2 BI3TIPOLOGIA

Stalla100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Effluenti

Zona di stabulazione a lettiera accessibilesoltanto ai vitelli.

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cosa si può spiegare con il fatto che la tipolo-gia più costosa per un metroquadrato di SC oper un metroquadrato di SS,cioè quella a fes-surato, è anche quella che attribuisce menosuperficie per capo. In questo caso, inoltre,siha un effetto di compensazione sul costo com-plessivo,nel senso che le stalle che costano dipiù come edificio (BI2 e BI3) costano menocome opere esterne per lo stoccaggio dei reflui.Sempre in tabella 2 si può osservare che lestalle per la linea vacca-vitello hanno uncosto parametrato a un metroquadrato disuperficie coperta più basso di quello dellestalle da ingrasso,sia per il costo totale,sia peril costo del solo corpo stalla. Il costo totale dicostruzione riferito al numero di hpu (vedi boxa pag.8) mostra valori di 3.900-4.100 euro/hpuper le vacche da carne e di circa 2.830 euro/hpuper i vitelloni da ingrasso;tali costi sono media-mente più bassi di quelli già visti per le vac-che da latte e per i bovini da rimonta.

L’INCIDENZA DELLE DIVERSE OPERE Anche per le stalle destinate a bovini dacarne, l’opera che ha la maggiore incidenzasul costo totale è la struttura portante,che intaluni casi raggiunge quasi la metà del costototale;nell’unico caso in cui l’incidenza scen-de al di sotto del 35% (stalla BI1),abbiamo lacontemporanea forte incidenza di altre ope-re che raggiungono, in questa stalla, il mas-simo assoluto (opere in elevazione al 22%).La stalla che ha la percentuale maggiore perla struttura portante (BC1) è anche quella che

22%, mentre nelle altre 4 stalle rimane suvalori del 14-17%.

LE ATTREZZATURE Un’altra voce rilevante come incidenza sulcosto globale di costruzione del corpo stallaè quella delle attrezzature;essa è tendenzial-mente bassa nelle stalle per vacche fattrici(circa 4%) e su valori più alti nelle stalle pervitelloni (circa 7%).In quest’ultimo caso,ovvia-mente, gioca un ruolo fondamentale la sud-divisione degli animali in tanti piccoli grup-pi,con moltiplicazione dei divisori metallici edei cancelli necessari a delimitare i box.Tutte le rimanenti categorie di lavori mostra-no incidenze abbastanza ridotte, fatta salvala voce serramenti, che nelle stalle a lettieraper vitelloni raggiunge il 5,5-6,6% del costototale.Da notare che l’opera scavi e rinterri haun’incidenza praticamente costante in tutte lestalle esaminate e lo stesso si può dire per levoci relative a lattoneria e fognature,impian-to idrico e impianto elettrico.

24

ha la maggiore luce interna dell’edificio,paria circa 20 metri.La seconda opera in ordine decrescente è lasistemazione orizzontale (vespai,basamenti,massetti,pavimenti,ecc.),con incidenze varia-bili dal 17 al 21%.La percentuale maggiore siregistra nella stalla a lettiera inclinata per vac-che nutrici,per la maggiore superficie coper-ta e per la notevole incidenza dei vespai.Anchela stalla a fessurato per vitelloni ha un valo-re elevato (20%),imputabile alla presenza deibasamenti delle fosse e dello stesso pavimentofessurato.È interessante notare che la stalla acuccette ha la minore incidenza di questavoce di costo.Su percentuali leggermente inferiori alla pre-cedente si pone l’opera relativa alla siste-mazione verticale (opere in elevazione,tam-ponamenti, intonaci,ecc.),che solo nella tipo-logia BI1,come già detto,raggiunge quasi il

Corsia di foraggiamento in stalla per bovinida ingrasso.

Box a lettiera per vacche fattrici e vitelli.

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I n Italia,secondo il quinto Censimento gene-rale dell’agricoltura, vengono allevati cir-

ca 924.000 caprini in poco più di 48.600 azien-de, con una capienza media per azienda disoli 19 capi,mentre in Emilia-Romagna ven-gono allevati circa 10.500 caprini in pocomeno di 1.600 aziende, con una capienzamedia per azienda di 6,6 capi.L’allevamento caprino ha subito,negli ultimi20-30 anni, profonde trasformazioni nellestrutture e nelle tecniche,paragonabili a quel-le avvenute in altri importanti comparti zoo-tecnici,come quello dei bovini da latte.

CAPRINI:TRE INDIRIZZI PRODUTTIVI L’allevamento caprino può avere tre indiriz-zi produttivi: carne, latte e misto (latte/car-ne). L’allevamento da latte viene general-mente realizzato in forma intensiva,con uti-lizzo di razze cosmopolite o gentili ad altaspecializzazione,quali “Saanen”e “Camosciatadelle Alpi”. Oggi si adotta la stabulazione libe-ra,prevedendo in genere la zona di riposo alettiera permanente; la mungitura avviene in

apposita sala,che consente all’operatore unlavoro meno faticoso e più rapido rispettoalla tradizionale mungitura alla posta fissa.La zona di riposo a lettiera permanente pre-vede un pavimento pieno di calcestruzzoposto,di norma,ad un livello più basso rispet-to a quello delle zone limitrofe, in modo darendere possibile l’accumulo della lettieraper periodi anche piuttosto lunghi.La lettie-ra permanente, infatti,può essere mantenu-ta sufficientemente pulita e confortevole acondizione di aggiungere,con frequenza set-timanale o bisettimanale in funzione del perio-

I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

Gli edifici per gli ovi-caprini

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Sala di mungitura per ovi-caprini.

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do climatico, idonei quantitativi di paglia(mediamente 0,2-3 kg/capo per giorno).L’asportazione della lettiera può avvenireogni 3-6 mesi, in relazione ai piani di utilizzoagronomico dell’azienda.La zona di alimentazione è a pavimento pie-no senza lettiera, con una larghezza di circa0,9 metri,e sopraelevata rispetto alla zona diriposo a lettiera,con un dislivello di circa 0,4metri,pari allo spessore della lettiera al momen-to della sostituzione.Per quanto riguarda la suddivisione in grup-pi,il numero di capre in mungitura di ciascungruppo deve essere pari al numero di postiin mungitura o ad un suo multiplo,general-mente 24 o 48 capi per gruppo,consideran-do che gli impianti di mungitura più comu-ni prevedono 6,12,24 o 48 posti.Per i capretti, fino allo svezzamento si con-siglia la stabulazione in box multipli a lettie-ra permanente,mentre per i becchi si consi-glia la stabulazione in box singolo,provvistodi zona di esercizio esterna correttamentedimensionata.Per la movimentazione degli

animali è possibile prevedere corsie di servi-zio (perimetrali o centrali) della larghezza di0,7-0,8 metri, le quali possono essere impie-gate anche per il controllo degli animali.Per quanto riguarda le superfici di stabula-zione,alle capre da latte vengono assegnati1,6-1,8 m2/capo, di cui 1,2-1,4 per la zona diriposo a lettiera, mentre per le caprette da

Ad una pecora da latte vengono attribuiti 1-1,2 metri quadrati di superficie di stabula-zione, mentre una pecora da carne con l’a-gnello ha bisogno di 1,5-2 metri quadrati;perle agnelle da rimonta si considerano circa 0,8m2/capo,mentre gli agnelli da 30 a 90 giornihanno bisogno di 0,5-0,6 m2/capo.Anche per gli ovini, così come per i caprini,manca un quadro normativo specifico rela-tivo al benessere animale;valgono,quindi, leindicazioni generali riportate nella direttiva98/58/CE.

GLI SCHEMI DI PROGETTOPer il comparto ovi-caprino il lavoro ha inte-ressato i seguenti 3 settori:

ovini da latte;ovini da carne;caprini da latte.

Per ogni settore sono stati progettati 2 rico-veri, per un totale di 6 progetti. Per tutte letipologie di ricovero è stata scelta la stabu-lazione su lettiera permanente, certamentela tecnica d’allevamento in regime stallinopiù diffusa per gli ovi-caprini.Per i settori da latte sono state allestite strut-ture complete, comprendenti le aree di sta-bulazione per tutte le categorie animali e tut-te le aree di servizio necessarie. Lo schemabase (figura 1) prevede un edificio principa-le (A),destinato ai capi in produzione,a quel-

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rimonta si va da 1 a 1,6 m2/capo, a secondadel peso vivo e dello stadio fisiologico.Per i caprini manca una norma di riferimen-to relativa al benessere animale e quindi val-gono le indicazioni riportate nella direttiva98/58/CE (attuata con decreto legislativo n.146/2001),una normativa di carattere gene-rale riguardante la protezione e il benesseredegli animali negli allevamenti.

OVINILa consistenza del patrimonio ovino in Italia,sempre stando ai risultati del quintoCensimento,è di circa 6.800.000 capi.In Emilia-Romagna vengono allevati circa 79.500 ovi-ni in poco meno di 1.900 aziende, con unacapienza media per azienda di 42 capi.Circail 90% di questi ovini (71.161 capi), però, èallevato in sole 665 aziende con capienzauguale o superiore a 20 capi,con una mediadi circa 107 capi per azienda.Considerando soltanto le pecore da latte, inItalia vengono allevati circa 4.434.000 capi,inpoco più di 39.000 aziende,in Emilia-Romagna

circa 41.250 capi, in pocopiù di 350 aziende.Nel comparto ovini si distin-guono due tipologie d’al-levamento principali:

pecore da latte (o mistolatte-carne);

ovini da carne.L’allevamento della peco-ra si basa principalmentesulla produzione di latte edi agnelli e si articola su piùlinee: pecore in produzio-ne, agnelle da rimonta,agnelli da latte, arieti.L’allevamento degli ovinida carne si basa sulla pro-duzione e ingrasso degli

agnelli (ciclo chiuso), oppure può limitarsialla produzione e vendita di agnelli da ristal-lo (ciclo aperto).Le indicazioni generali riportate per i caprinida latte possono essere ritenute valide ancheper gli ovini.La principale differenza consistenel fatto che nell’allevamento della pecora,in genere, non è presente una zona di ali-mentazione sopraelevata nettamente distin-ta dalla zona di riposo e l’intera superficie di sta-bulazione è ricoperta di lettiera di paglia.

B

C

A

Stalla a lettiera permanente per caprini.

Fig. 1 - Schema planimetrico adottatoper le stalle OL1, OL2, CL1 e CL2:A) edificio principale di stabulazione;B) edificio secondario per zona di mungiturae locale svezzamento;C) edificio secondario per maschie parto-infermeria.

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

li in asciutta e alla rimonta;un edificio secon-dario (B) posto lateralmente,comprendentela zona di mungitura e i locali per lo svezza-mento dei giovani soggetti;un terzo edificosecondario (C),sul lato opposto,destinato aimaschi e al parto-infermeria.I due ricoveri per le pecore da latte sono:

OL1 ovile con 2 file di box a lettiera per-manente, con sala di mungitura a spina12+12 poste, per 320 pecore da latte, 106

agnelle da rimonta, 48 agnelli in svezza-mento e 9 arieti;OL2 ovile con 4 file di box a lettiera per-manente, con sala di mungitura a spina24+24 poste, per 640 pecore da latte, 212agnelle da rimonta, 75 agnelli in svezza-mento e 18 arieti.

I due ricoveri per le capre da latte sono:CL1 caprile con 2 file di box a lettiera per-manente, con sala di mungitura a spina12+12 poste, per 230 capre da latte, 50caprette da rimonta,40 capretti in svezza-mento e 7 becchi;

CL2 caprile con 2 file di box a lettiera per-manente, con sala di mungitura a spina24+24 poste, per 460 capre da latte, 94caprette da rimonta,75 capretti in svezza-mento e 14 becchi.

Per il settore degli ovini da carne, invece,si èoptato per la suddivisione della fase di ripro-duzione da quella di ingrasso, secondo lastessa logica già adottata per i bovini da car-ne, allestendo un progetto tipo per ognifase:

OC1 ovile con 2 file di box a lettiera per-manente per 320 pecore da carne e rela-tivi redi,98 agnelle da rimonta e 10 arieti;OC2 ovile con 4 file di box a lettiera perma-nente per 800 agnelli da ingrasso del pesovivo unitario finale di 30 chilogrammi.

LE CARATTERISTICHECOSTRUTTIVE Le principali caratteristiche costruttive deiricoveri progettati sono le seguenti:

fondazioni a plinti di calcestruzzo armatogettati in opera;struttura portante di tipo prefabbricatod’acciaio zincato a caldo,a due falde,costi-tuita da pilastri HE,travi principali a capria-ta tipo Polanceau, arcarecci in profilati Ω,cupolino di aerazione e copertura in pan-nelli isolanti autoportanti con struttura asandwich;tamponamenti perimetrali, ove presenti,in blocchi cavi di calcestruzzo leggero colo-rati ed idrorepellenti dello spessore di 0,25metri;pavimentazione di calcestruzzo nelle cor-sie di foraggiamento e di servizio, nellezone di stabulazione e nelle aree esterne(piazzali e marciapiedi);attrezzature di stalla complete per la sud-divisione degli animali in gruppi, com-prendenti rastrelliere, cancelli, recinzioni,piantane e piastre a muro, il tutto in profi-lati d'acciaio zincati.

Tutte le opere esterne di stoccaggio deireflui (concimaie,vasche liquami,pozzetti disollevamento) sono realizzate in calcestruz-zo armato gettato in opera. Il dimensiona-mento di tali opere è stato fatto con riferi-mento alla legge regionale dell’Emilia-Romagnan. 50/95 e successive integrazioni, conside-rando un tempo di stoccaggio minimo di 3mesi per il letame e di 3 mesi per il liquame.

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Rastrelliera catturante per ovini.(Foto Pignagnoli)

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Quanto si spende per ovili e caprili

Tab. 1 – Superficie coperta (SC)e superficie di stabulazione (SC) unitarie dei ricoveri progettati.

TIPODI STALLA

CL1

CL2

OL1

OL2

OC1

OC2

SUPERFICECOPERTA TOTALE

(m2/capo) (1)

4,25

4,07

3,77

3,70

3,36

1,15

SUPERFICIE STABULAZIONECORPO PRINCIPALE

(m2/capo) (1)

2,03

2,01

1,56

1,55

1,85

0,60

SUPERFICIE COPERTA CORPO PRINCIPALE

(m2/capo) (1)

3,26

3,17

3,06

2,99

---

---SC = superficie coperta, intesa come superficie interna sottostante agli elementi di copertura, al netto dei muri perimetraliSS = superficie di stabulazione, ovvero superficie interna fruibile dagli animali(1) Il riferimento è il numero totale di femmine adulte in produzione (capre o pecore) e non il numero totale di animali; soloper la tipologia OC2 è il numero di agnelli

Due esempidi rastrellierae mangiatoiaper ovi-caprini.

La tabella1 riassume i valori di superficiecoperta (SC) e di superficie di stabula-

zione (SS) dei 6 ricoveri descritti nell’artico-lo precedente.Per la superficie coperta vie-ne riportato sia il dato totale, sia, limitata-mente alle prime 4 tipologie, il dato del solocorpo principale (edificio di stabulazionedelle capre/pecore e dei soggetti da rimon-ta).Per capo si intende sempre un soggettoadulto in produzione (capra o pecora), sal-vo il caso del ricovero OC2, dove per capos’intende un agnello all’ingrasso.Per i caprili da latte la superficie copertatotale risulta mediamente pari a 4,16 m2/capoed è questo il valore più alto fra i 6 ricovericonsiderati, mentre gli ovili da latte hannouna superficie coperta totale leggermen-te inferiore (3,73 m2/capo); di poco supe-riore ad 1 m2/capo il dato relativo all’ovileda ingrasso.Per i ricoveri da latte incide in modo non tra-scurabile la presenza della zona di mungi-tura,oltreché della zona destinata ai box par-to-infermeria e ai maschi,previste in edifici late-

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

rali al corpo principale; infatti,considerandoil solo edificio principale, la superficie coper-ta di queste quattro tipologie scende a 3-3,3m2/capo, analoga a quella registrata per latipologia OC1.

LA SUDDIVISIONE DEI LAVORI I costi dei ricoveri progettati sono suddivisiin 4 lotti:

corpo principale;corpo mungitura;corpo parto-maschi;opere esterne per effluenti.

Per le tipologie da carne (OC1 e OC2) si pre-vedono soltanto il lotto 1 e il lotto 4.Si è prevista, inoltre, un’ulteriore suddivi-sione nelle seguenti opere (categorie dilavori):1. scavi e rinterri;2. struttura portante e copertura;3. pavimenti e sistemazione orizzontale;4. tamponamenti e sistemazione verticale;5. serramenti;6. canalizzazioni, fognature e opere da lat-

toniere;7. impianto idrico;8. impianto elettrico;9. impianto e poste di mungitura;10. attrezzature.La verifica dell’incidenza percentuale deidiversi lotti sul costo totale di costruzionemostra, per le tipologie da latte, una nettaprevalenza del corpo principale destinatoalla stabulazione dei capi in produzione eda rimonta; si va da un minimo del 58% per

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il caprile CL1 a un massimo del 66% per l’o-vile OL2. L’edificio secondario che ospita lazona di mungitura e i locali per gli agnel-li/capretti in svezzamento incide per il 17-19% negli ovili e per il 20-24% nei ricoveriper le capre.Nei ricoveri per ovini da carne sono presentisoltanto due lotti e in questo caso il corpostalla vale in entrambe le tipologie il 95%

Tab. 2 – Costi unitari di costruzione parametrati al capoe al metro quadrato di superficie coperta (SC).

TIPODI STALLA

CL1

CL2

OL1

OL2

OC1

OC2

COSTO TOTALE€/CAPO (2)

1.232

1.082

1.055

877

790

356

€/CAPO (1)

1.752

1.513

1.593

1.294

1.155

---

€/m2 di SC

412

372

422

350

344

310

€/m2 di SC

312

296

337

287

329

294

COSTO CORPO PRINCIPALE

SC = superficie coperta, intesa come superficie interna sottostante agli elementi di copertura, al netto dei muri perimetrali(1) Il riferimento è al numero totale di femmine adulte in produzione (capre o pecore)(2) Il riferimento è al numero totale di capi stabulati

Rastrellieracatturante per ovini.(Foto Pignagnoli)

circa del costo totale. Le opere esterne perlo stoccaggio degli effluenti incidono inmodo molto modesto sul costo di costru-zione, ponendosi sul 4-5% in tutte le tipo-logie esaminate.

GLI IMPORTI UNITARI In tabella 2 sono riportati i costi unitari dicostruzione parametrati al capo e al metroquadrato di superficie coperta. Per quantoriguarda il costo a capo, viene indicato siaquello per singola femmina adulta in pro-duzione (pecora o capra), sia quello riferitoal totale degli animali potenzialmente pre-senti nella struttura.Per la tipologia OC2 daingrasso,ovviamente,è presente solo il secon-do valore.Il costo totale parametrato alle capre/peco-re allevate mostra il valore massimo,di oltre1.700 euro/capo, per il caprile più piccolo,mentre il valore più basso, di circa 1.100euro/capo, si registra per la tipologia OC1per pecore da carne,per l’assenza della zonadi mungitura.Se si riferisce il costo totale delricovero al numero totale di animali allevati,il valore più elevato,sempre del caprile CL1,scende a circa 1.200 euro/capo, mentre il

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valore più basso caratterizza ovviamente l’o-vile da ingrasso (con circa 350 euro/capo).Il costo totale medio dei ricoveri per ovi-caprini da latte risulta pari a circa 390 euro/m2

di SC,valore analogo a quello rilevato per lestalle di vacche da latte di capienza medio-grande. Ovviamente, il caprile e l’ovile piùpiccoli costano un po’più della media (+7%circa),mentre quelli più grandi costano leg-germente meno della media (-8% circa).Il costo del solo corpo principale, parame-trato alla SC dello stesso edificio, mostravalori abbastanza simili nei 6 ricoveri, conun dato medio di circa 310 euro/m2,un valo-re massimo di 337 euro /m2 per il ricoveroOL1 e un valore minimo di 287 euro /m2 peril ricovero OL2.Il costo totale di costruzione riferito al nume-ro di hpu mostra valori tra 8.500 e 9.500euro/hpu per il comparto caprino da latte,

canza dell’impianto di mungitura.Quest’ultimo(opera 9) vale il 4-6% nelle strutture per ovi-ni e caprini da latte.In seconda posizione in ordine decrescentesi collocano la sistemazione orizzontale (ope-ra 3) e la sistemazione verticale (opera 4).Nelcomparto carne prevale l’opera 3, con il 15-16%, contro l’11% dell’opera 4, mentre nelcomparto latte le due opere sono media-mente uguali, con il 13,6% circa del costototale di costruzione.Voce assai rilevante per tutte le tipologieprogettate è quella delle attrezzature, chevaria da un minimo dell’8% per il caprile piùpiccolo a un massimo dell’11% per l’ovileda latte più grande e per l’ovile da ingras-so. Le rimanenti categorie di lavori mostra-no incidenze piuttosto basse, mai superiorial 5%, con i valori più alti registrati per l’o-pera 5 (serramenti).

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tra 8.000 e 9.700 euro/hpu per il compartoovino da latte e di 6.000-7.000 euro/hpu peril comparto ovino da carne; tali valori sonodecisamente più alti rispetto a quelli calco-lati per le stalle del comparto bovino, mabisogna ricordare che nel caso degli ovi-caprini le strutture d’allevamento com-prendono tutte le categorie di animali presentiin azienda.

L’INCIDENZADELLE VARIE OPERE La categoria di lavori nettamente prioritarianei ricoveri per ovi-caprini è la struttura por-tante (opera 2),sempre oltre il 40% del costototale.La massima incidenza viene raggiuntanegli ovili da carne, per effetto della man-

Sala di mungitura a giostra.

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

L a consistenza del patrimonio suinicolo ita-liano, secondo il quinto Censimento

generale dell'agricoltura del 2000, è di cir-ca 8.600.000 capi, allevati in poco più di195.000 aziende, con una capienza mediaper azienda di 44 capi. Quasi il 94% di que-sti suini (8.115.562 capi), è allevato in sole6.159 aziende con capienza superiore ai 50capi, con una media di circa 1.318 capi perazienda, mentre il restante 6% dei capi vie-ne allevato nell’altro 97% delle aziende sui-nicole,cioè in quelle con una capienza infe-riore ai 50 suini.In Emilia-Romagna vengono allevati circa1.553.000 suini in poco più di 4.500 azien-de, con una capienza media per azienda dicirca 343 capi. Circa il 99% di questi suini(1.538.412 capi),però,è allevato in 992 azien-de con capienza superiore ai 50 capi, conuna media di circa 1.550 suini per azienda.In Italia l'allevamento dei suini si è svilup-pato secondo modelli organizzativi di tipointensivo, cioè con una forte concentrazio-ne di animali in unità produttive medio-grandi che spesso dispongono di limitatesuperfici agricole.Ciò,ovviamente,ha com-portato l’adozione generalizzata del siste-ma d’allevamento in regime stallino, cioèin porcilaia, a scapito del sistema d’alleva-mento all’aperto o semibrado.L'intensa specializzazione e industrializza-zione che caratterizza il comparto suinicoloha portato alla creazione di complesse strut-ture d'allevamento nelle quali gli aspetti del-l’organizzazione e della suddivisione delciclo di produzione (management) sonodiventati di prioritaria importanza. A taleriguardo si possono distinguere, innanzi-tutto, le due grandi fasi di riproduzione e diingrasso.

LE FASI D’ALLEVAMENTO La fase di riproduzione o d'allevamento halo scopo di fornire suinetti alla successiva

fase d'ingrasso e di consentire il ricambiodei capi riproduttori a fine carriera (rimonta).La fase d’ingrasso, invece, è finalizzata allaproduzione dei suini da macello, leggeri opesanti a seconda della destinazione. Se ledue fasi coesistono nel medesimo alleva-mento si parla di ciclo chiuso,se invece sonodislocate in differenti aziende si ha il ciclo

aperto, che può essere da riproduzione oda ingrasso.Entrambe le fasi sono a loro volta suddivi-se in settori; per la fase d'allevamento si

distinguono:il settore di gestazione, che ospita i ver-

ri, le scrofe gravide, le scrofe in attesa dellafecondazione e le scrofette.Generalmente talesettore è a sua volta suddiviso in due repar-ti: quello di fecondazione,per i verri e per lescrofe e scrofette in attesa del calore o dapoco inseminate,e quello di gestazione verae propria per le scrofe e le scrofette risulta-te positive alla diagnosi di gravidanza;

il settore di maternità (parto-allatta-

mento),comunemente detto sala-parto,cheospita le scrofe da alcuni giorni precedentiil parto fino allo svezzamento delle nidiate;

il settore di svezzamento, o meglio di

Da riproduzione o ingrasso, i vari tipi di porcilaia

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Allevamento di suini da ingrasso su lettiera.

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post-svezzamento,che ospita i suinetti svez-zati fino al raggiungimento dei 20-30 chi-logrammi di peso vivo. Quest'ultimo setto-re può mancare quando i suinetti perman-gono nei box parto dopo l'allontanamentodelle scrofe (tecnica del parto-svezzamento).La fase d'ingrasso comprende in pratica i

Nel comparto suinicolo ha grande rilevan-za la questione del benessere animale,ancheper la presenza di una normativa europeaspecifica, completa e dettagliata. Il primointervento normativo risale al 1991, con ladirettiva 91/630/CEE che stabilisce le nor-me minime per la protezione dei suini: essafornisce indicazioni relative alle tecnicheper la costruzione dei ricoveri zootecnici ealle tipologie di stabulazione, alla libertà dimovimento degli animali, allo spazio attri-buito ad ogni capo da ingrasso, al control-

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soli settori di accrescimento e di ingrassoche ospitano i suini provenienti dai repartidi svezzamento fino al raggiungimento delpeso finale di macellazione. Più precisa-mente, nel settore d'accrescimento per-mangono i magroncelli, fino a un peso vivodi circa 50 chilogrammi, che passano poi alsettore d'ingrasso. Quest'ultimo, nel casodella produzione del maiale pesante, puòessere a sua volta suddiviso in due o piùreparti, l'ultimo dei quali viene comune-mente definito di finissaggio.

Nido per suinetti con riscaldamentolocalizzato mediante lampada a raggiinfrarossi.

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

lo del microclima d’allevamento, alla distri-buzione dell’alimento e dell’acqua di bevan-da. Questa direttiva è stata recepita dalloStato italiano con il decreto legislativo n.534 del 30 dicembre 1992. Più di recentesono state emanate la direttiva 2001/88/CEe la direttiva 2001/93/CE, che modificano eintegrano la direttiva madre (91/630/CEE),entrambe recepite in Italia con il decretolegislativo n.53 del 20 febbraio 2004.In que-sta nuova versione, la normativa sul benes-sere dei suini aggiunge molta carne al fuo-co, con tutta una serie di disposizione par-ticolarmente restrittive per le scrofe e le scro-fette.

GLI SCHEMI DI PROGETTOL’allevamento dei suini in regime stallinoprevede l’adozione di una grande quantità ditipologie diverse di porcilaia; per ogni cate-goria o fase d’allevamento, infatti, si utiliz-zano schemi progettuali tradizionali in mol-teplici varianti,così come soluzioni più moder-ne e innovative, anche con impiego di let-tiere.Proprio questa complessità di soluzio-ni e di proposte ha costretto a una selezio-ne molto attenta,al fine di progettare tipologiestabulative il più possibile rappresentativedella realtà dell’Emilia-Romagna,ma anchecapaci di adeguarsi nel modo migliore allenuove indicazioni della normativa sul benes-sere dei suini.

LA RIPRODUZIONE Le tipologie considerate per la fase di ripro-duzione sono le seguenti:

SR1 porcilaia per la fase di fecondazionecon: A) 7 box da 6 posti ciascuno per lescrofe in attesa del calore; B) 48 gabbiesingole per le scrofe/scrofette insemina-te e in attesa della diagnosi di gravidanza;C) 3 box singoli per i verri; D) 3 box da 8posti ciascuno per le scrofette in attesadel calore; box e gabbie a pavimento par-zialmente fessurato, alimentazione liqui-da automatica e ventilazione naturale;SR2 porcilaia per la fase di fecondazionecon: A) 8 box da 6 posti ciascuno per lescrofe in attesa del calore; B) 9 box da 6posti ciascuno per le scrofe/scrofette inse-minate e in attesa della diagnosi di gra-vidanza; C) 4 box singoli per i verri; D) 4box da 8 posti ciascuno per le scrofette

in attesa del calore; box a pavimento par-zialmente fessurato, alimentazione liqui-da automatica e ventilazione naturale;SR3 porcilaia per la fase di fecondazionecon:A) 180 gabbie individuali per le scro-fe/scrofette; B) 4 box singoli per i verri;gabbie e box a pavimento parzialmente fes-surato, alimentazione secca automaticae ventilazione naturale;SR4 porcilaia per gestazione con 20 boxcollettivi da 10 posti ciascuno a pavimentopieno con corsie esterne di defecazionea pavimento fessurato; alimentazioneliquida automatica e ventilazione natu-rale;SR5 porcilaia per gestazione con 20 boxcollettivi da 8 posti ciascuno a pavimen-to parzialmente fessurato; alimentazioneliquida automatica e ventilazione natu-rale;SR6 porcilaia per gestazione con 16 boxcollettivi da 8 posti ciascuno a pavimen-to parzialmente fessurato con poste sin-gole di alimentazione;alimentazione liqui-da automatica e ventilazione naturale;

SR7 porcilaia per gestazione in gruppo“dinamico”da 190 posti,con zona di ripo-so a lettiera permanente, zona di alimen-tazione a pavimento fessurato, alimenta-zione elettronica a secco con 5 autoali-mentatori e ventilazione naturale:SR8 porcilaia per maternità con 7 saleparto da 10 box ciascuna; box parto deltipo a scrofa disposta diagonalmente coningresso-uscita anteriore; alimentazionesecca manuale e ventilazione artificiale;SR9 porcilaia per maternità con 7 saleparto da 10 box ciascuna; box parto deltipo a scrofa disposta diagonalmente coningresso-uscita laterale; alimentazionesecca manuale e ventilazione artificiale;SR10 porcilaia per svezzamento con 7sale da 10 gabbie flat-deck ciascuna; gab-bia per 11 suinetti fino a 20 kg di pesovivo; alimentazione secca automatica eventilazione artificiale;SR11 porcilaia per svezzamento con 7sale da 10 gabbie flat-deck ciascuna; gab-bia per 9 suinetti fino a 30 chilogrammidi peso vivo; alimentazione secca auto-

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Porcilaia con boxa pavimentofessurato.

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matica e ventilazione artificiale;SR12 porcilaia per svezzamento con 2sale da 5 box collettivi ciascuna; box a let-tiera permanente con zona sopraelevataa nicchia per 70 suinetti fino a 30 chilo-grammi di peso vivo; alimentazione sec-ca automatica e ventilazione naturale.

L’INGRASSO Le tipologie considerate per la fase di accre-scimento-ingrasso sono le seguenti:

SI1 porcilaia per accrescimento con 3 saleda 12 box collettivi ciascuna; box a pavi-mento parzialmente fessurato per 15 sui-

da automatica e ventilazione naturale;SI5 porcilaia per ingrasso con 2 sale da12 box collettivi ciascuna;box a pavimentopieno con corsia esterna di defecazionea pavimento fessurato per 12 suini fino a160 chilogrammi di peso vivo;alimentazioneliquida automatica e ventilazione natu-rale;SI6 porcilaia per ingrasso con 2 sale da12 box collettivi ciascuna;box a pavimentofessurato per 12 suini fino a 160 chilo-grammi di peso vivo; alimentazione liqui-da automatica e ventilazione naturale.

LE CARATTERISTICHECOSTRUTTIVE Le principali caratteristiche costruttive del-le porcilaie sono di seguito elencate:

struttura portante di tipo prefabbricatod’acciaio zincato a caldo, a due falde, co-stituita da plinti di calcestruzzo armatogettati in opera, pilastri HE, travi principa-li a capriata tipo Polanceau, arcarecci inprofilati Ω,manto di copertura in fibroce-mento senza amianto, isolamento a con-trosoffitto con lastre di polistirene espan-so estruso spessore 50 millimetri e cupo-lino di aerazione;tamponamenti perimetrali in blocchi ca-vi di calcestruzzo leggero facciavista del-lo spessore di 0,25 metri e tamponamen-ti divisori interni in blocchi cavi di calce-struzzo spessore 0,25 metri;pavimentazione di calcestruzzo termoi-solante e/o pavimento fessurato/griglia-to nelle zone di stabulazione;fosse di veicolazione dei liquami in calce-struzzo armato gettato in opera, con si-stema di evacuazione dei reflui a tubazio-ni in depressione tipo Vacuum system;attrezzature zootecniche complete,com-prendenti gabbie,box,cancelli, recinzionifisse, piantane e piastre a muro, il tutto inprofilati d'acciaio zincati.

A differenza di quanto illustrato per gli altricomparti zootecnici,per i diversi ricoveri delsettore suinicolo non sono state progetta-te le opere di stoccaggio degli effluenti; infat-ti, tali opere sono normalmente riferite a uninsediamento completo, costituito dall’in-sieme di più porcilaie, spesso di differentetipologia, e ha quindi scarso significato illoro calcolo per un singolo edificio.

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ni fino a 50 chilogrammi di peso vivo; ali-mentazione liquida automatica e venti-lazione naturale;SI2 porcilaia per accrescimento con 3 saleda 12 box collettivi ciascuna; box a pavi-mento parzialmente fessurato per 20 sui-ni fino a 50 chilogrammi di peso vivo; ali-mentazione liquida automatica e venti-lazione naturale;SI3 porcilaia per ingrasso con 2 sale da14 box collettivi ciascuna;box a pavimentoparzialmente fessurato per 15 suini finoa 110 chilogrammi di peso vivo; alimen-tazione liquida automatica e ventilazio-ne naturale;SI4 porcilaia per ingrasso con 2 sale da16 box collettivi ciascuna;box a pavimentofessurato per 15 suini fino a 110 chilo-grammi di peso vivo; alimentazione liqui-

Porcilaia da gestazionecon gabbie singole.(Foto Gong)

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

L a superficie coperta (SC) e la superficiedi stabulazione (SS) unitarie delle 18 por-

cilaie descritte nell’articolo precedente sonoriportate in tabella 1.Nei ricoveri per suini lasuperficie di stabulazione varia in base allacategoria considerata; si ricorda a tale pro-posito che la normativa sul benessere deisuini fissa dei minimi inderogabili per la super-ficie libera disponibile. I valori di SS riporta-ti in tabella,tutti rispettosi di tali vincoli legi-slativi, variano da 0,2 m2/capo per i suinettiin svezzamento fino a 20 chilogrammi in gab-bie tipo flat-deck (SR10), a 2,6 m2/capo per isuini ospitati in porcilaia di fecondazione(SR2). I valori relativi alle porcilaie di mater-nità (SR8 e SR9),apparentemente più eleva-ti, fanno in realtà riferimento al singolo boxparto-allattamento, che ospita sia la scrofain gabbia,sia i suinetti della nidiata.Da nota-re che la superficie di stabulazione delle 3porcilaie di fecondazione è la media dellesuperfici disponibili per le diverse categoriedi suini allevati.

Il rapporto SS/SC ci fornisce un’utile indica-zione del livello di utilizzazione delle super-fici interne dei ricoveri per la stabulazionedegli animali.Ovviamente,le uniche due por-cilaie che restituiscono un rapporto supe-riore a 1 sono quelle che hanno anche aree

Per un box parto si arriva fino a 3.700 euro

35

Tab. 1 – Superficie coperta (SC) esuperficie di stabulazione (SS)

unitarie delle porcilaie progettate.

TIPODI STALLA

SR1

SR2

SR3

SR4

SR5

SR6

SR7

SR8

SR9

SR10

SR11

SR12

SI1

SI2

SI3

SI4

SI5

SI6

SUPERFICIECOPERTA TOTALE

(m2/capo)3,23

3,52

2,37

2,14

2,79

3,41

2,56

5,88(1)

6,18(1)

0,38

0,54

0,60

0,69

0,63

1,11

0,93

1,40

1,25

SUPERFICIE DISTABULAZIONE

(m2/capo)2,10

2,61

1,37

2,30

2,34

2,59

2,54

3,57(2)

3,60(2)

0,20

0,30

0,51

0,56

0,56

0,91

0,75

1,48

1,02

SC = superficie coperta, intesa come superficieinterna sottostante agli elementi di copertura, al nettodei muri perimetraliSS = superficie di stabulazione, ovvero superficieinterna ed esterna fruibile dagli animali(1) SC in m2/box parto(2) SS in m2/box parto

Porcilaia con defecatoi esterni.

La superficie coperta, ovviamente, è condi-zionata da quella di stabulazione,e in gene-re risulta superiore, perchè alle aree di sta-bulazione si sommano le aree di servizio(corsie); solo nelle porcilaie SR4 e SI5, chefanno riferimento alla medesima tipologia sta-bulativa in box a pavimento pieno con defe-catoi esterni, la SS è maggiore della SC, perla presenza delle corsie di defecazione ester-ne che, pur non essendo all’interno dell’e-dificio, rappresentano a tutti gli effetti unaSS aggiuntiva.La superficie coperta totale delle porcilaie dariproduzione che ospitano scrofe (da SR1 aSR9) varia da un minimo di 2,14 m2/capo del-la SR4 (gestazione in box a pavimento pienocon defecatoi esterni) a un massimo di 6,18m2/capo della SR9 (maternità);quest’ultimovalore,è bene ricordarlo,si riferisce alla SC dicompetenza di un box parto-allattamento,all’interno del quale vengono allevati la scro-fa e i lattonzoli.Nel complesso,il valore mag-giore di SC per capo si riscontra nella porci-laia da fecondazione SR2,con 3,52 m2/capo,mentre il valore più basso si evidenzia nella por-cilaia da svezzamento SR10,con 0,38 m2/capo.

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di stabulazione esterne (SR4 e SI5), in quan-to le aree esterne hanno una superficie mag-giore di quelle interne non destinate alla sta-bulazione dei suini. Le rimanenti tipologiehanno un rapporto SS/SC sempre inferiorea 1; in particolare, i valori più bassi, variabilida 0,54 a 0,6, caratterizzano le porcilaie dimaternità e le porcilaie da svezzamento conflat-deck e la cosa è ampiamente giustifica-ta dal fatto che queste 4 soluzioni prevedo-no la suddivisione in molte piccole sale e lapresenza di un corridoio di servizio e di pre-riscaldamento di elevata superficie.All’opposto,

stabulazione. Si evidenziano costi unitarivariabili da un minimo di 235 euro/capo perla porcilaia SR10 (svezzamento su lettiera) aun massimo di circa 3.700 euro/scrofaper la porcilaia di maternità SR8. Le porci-laie da fecondazione-gestazione hanno costivariabili da poco più di 1.000 a poco più di1.500 euro/capo, mentre per le porcilaie diaccrescimento-ingrasso si registrano costi uni-tari variabili da circa 300 a circa 700 euro/posto,con i valori maggiori nei ricoveri destinatia suini pesanti del peso finale di 160 chilo-grammi.

GLI IMPORTI UNITARIPassando ai costi unitari parametrati allasuperficie coperta,è interessante notare cheproprio tre tipologie di porcilaie per svezza-mento evidenziano i valori estremi e oppo-sti: le porcilaie SR10 e SR11 di tipo più tec-nologico (suddivisione in piccole sale e ado-zione della ventilazione forzata in estrazio-ne con camini) hanno il costo maggiore,paria 680 euro/m2, mentre la porcilaia SR12 congrandi box a lettiera di paglia e ventilazionenaturale,ha il costo più basso,pari a circa 400

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Tab. 2 – Costi unitari di costruzioneparametrati al capo, al

metroquadro di superficie coperta(SC) e al metroquadrato di

superficie di stabulazione (SS).

TIPO DI STALLA

SR1

SR2

SR3

SR4

SR5

SR6

SR7

SR8

SR9

SR10

SR11

SR12

SI1

SI2

SI3

SI4

SI5

SI6

COSTO €/m2 di SC

474

432

535

488

432

446

414

629

594

680

681

396

530

451

453

506

518

522

€/m2 di SS

728

582

925

454

516

589

418

1.036

1.019

1.265

1.236

461

658

512

555

628

491

639

€/CAPO

1.531

1.522

1.270

1.044

1.206

1.522

1.059

3.699(1)

3.669(1)

259

371

235

366

284

505

473

726

652SC = superficie coperta, intesa come superficie internasottostante agli elementi di copertura, al netto dei muriperimetraliSS = superficie di stabulazione, ovvero superficieinterna fruibile dagli animali(1) Costo unitario riferito a un box parto

Porcilaia da ingrasso con box a lettiera.un rapporto SS/SC elevato, superiore a 0,8,caratterizza tutte le porcilaie per accresci-mento e ingrasso e alcune porcilaie da ripro-duzione (SR5 e SR7).

LA SUDDIVISIONE DEI LAVORI I costi totali delle porcilaie progettate sonosuddivisi in 2 mappali:

opere edili;impianti e attrezzature.

Inoltre, è stata prevista un’ulteriore suddi-visione nelle seguenti opere (categorie dilavori):1. scavi e rinterri;2. struttura portante e copertura;3.pavimenti e sistemazione orizzontale;4. tamponamenti e sistemazione verticale;5. serramenti;6.canalizzazioni, fognature e opere da latto-

niere;7. impianto idrico;8. impianto elettrico;9. impianto di alimentazione;10. impianto di ventilazione;11.attrezzature.La tabella 2 riportata i costi unitari com-plessivi delle porcilaie parametrati al sin-golo posto, al metroquadrato di superficiecoperta e al metroquadrato di superficie di

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

euro/m2. Abbastanza simili i costi delle por-cilaie per fecondazione e gestazione,media-mente intorno ai 460 euro/m2, con il valore

più basso per la porcilaia a lettiera e quellopiù alto per la porcilaia da fecondazione ingabbia,mentre il costo medio delle porcilaie

per accrescimento e ingrasso si colloca su unvalore un po’più alto (500 euro /m2).Le por-cilaie per maternità, infine,si attestano su uncosto unitario medio di circa 610 euro/m2.I costi parametrati alla superficie di stabula-zione sono superiori a quelli sopra esposti intutte le porcilaie che hanno un rapporto SS/SCminore di 1,con i valori assoluti più elevati perle 4 porcilaie suddivise in numerose sale (oltre1.000 euro/m2), mentre il valore più basso siriscontra nella porcilaia da gestazione SR7con lettiera permanente e autoalimentatori.Nel grafico 1 sono evidenziate le incidenzepercentuali dei due mappali nei quali è statosuddiviso il costo totale di costruzione.Possiamodistinguere un primo gruppo di 11 porcilaienelle quali l’incidenza delle opere edili è pario superiore al 75%:fra queste,5 porcilaie dariproduzione, la sola SR12 da svezzamento(con la percentuale più alta pari a quasi l’87%)e 5 delle 6 porcilaie da ingrasso. In questetipologie di ricoveri è scarsamente rappre-sentata la componente tecnologica,nel sen-so che sono presenti impianti e attrezzaturesemplici e di limitata entità, con una scarsarilevanza economica.Esattamente all’oppo-

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Graf. 1 – Ripartizione percentuale del costo totale di costruzione delleporcilaie nei due mappali opere edili e impianti e attrezzature.

SR1 SR2 SR3 SR4 SR5 SR6 SR7 SR8 SR9 SR10 SR11 SR12 SI1 SI2 SI3 SI4 SI5 SI6TIPOLOGIA

Opere edili100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Impianti e attrezzature

Sala parto.

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sto, invece,stanno le porcilaie per maternitàe la porcilaie da svezzamento in gabbie flat-deck (da SR8 a SR11), nelle quali l’incidenzadella componente impiantistica è ben supe-riore al 30% del costo totale di costruzione.

L’INCIDENZADELLE VARIE OPERE Circa la distribuzione del costo totale nellediverse categorie di lavori, si può dire che intutte le porcilaie la maggiore incidenza è quel-la della struttura portante (opera 2), che inun caso raggiunge quasi il 45% e in ben 7 casisupera il 33%; l’incidenza minore di questavoce di costo si registra nelle porcilaie permaternità e in quelle per svezzamento in gab-bia, non tanto per un basso costo assoluto,quanto piuttosto per la contemporanea ele-vata incidenza delle attrezzature (opera 11),che raggiungono qui la massima percentuale(18-23%).Dopo l’opera 2 abbiamo, in ordine decre-scente d’incidenza, l’opera 4 - opere in ele-

laie servite da impianto automatico per lapreparazione e la distribuzione della “bro-da”; nessuna rilevanza ha questa opera nel-le due porcilaie di maternità,perchè in que-sto caso è stata prevista l’alimentazionemanuale con carrello.L’opera 10 (impianto di ventilazione) hanotevole incidenza nelle porcilaie “tecno-logiche”, dotate per l’appunto di impiantodi ventilazione artificiale (dal 6 all’8% circa),mentre incide scarsamente in tutte le altreporcilaie ventilate naturalmente, ma dota-te di sistema automatico di regolazione del-l’apertura delle finestre.Infine c’è l’opera 11 (attrezzature),per la qua-le si è già ricordata l’elevata incidenza nel-le porcilaie di maternità e in quelle di svez-zamento a flat-deck. Fra le altre porcilaie siregistra il massimo valore relativo nella SR6dotata di poste singole di alimentazione,con quasi il 17%, e il valore più basso nellaporcilaia SR12 da svezzamento su lettiera(appena il 3,3%).

38

vazione (tamponamenti, cordoli, muretti,intonaci, tinteggi), con incidenze variabilidal 13 al 28%.Le percentuali maggiori si regi-strano nelle due porcilaie con defecatoi ester-ni, per l’elevata incidenza dei muretti divi-sori interni e della componente in eleva-zione degli stessi defecatoi; per contro, ilvalore più basso si evidenzia nella porcilaiada gestazione su lettiera.L’opera 3 sistemazione orizzontale (vespai,basamenti,massetti,pavimenti) ha incidenzamolto simile nella maggioranza delle por-cilaie,con variabilità compresa fra 10 e 13%;unica eccezione le porcilaie “tecnologiche”SR8-SR11,nelle quali non si supera il 7%.Perquanto riguarda le opere relative a impian-ti, quella certamente più rilevante è la 9(impianto di alimentazione),soprattutto nel-la porcilaia SR7 dotata di autoalimentatori(massimo valore con il 15%) e nelle porci-

Settore di svezzamento.

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

S ono circa 44.800.000 le galline ovaiole inItalia,secondo il quinto Censimento gene-

rale dell'agricoltura del 2000,allevate in pocomeno di 480.000 aziende. L'11% dei volatiliin questione viene allevato nel 99,5% delleaziende,cioè in quelle con una capienza infe-riore ai 100 capi,mentre il restante 89% del-le ovaiole è allevato nel rimanente 0,5% diaziende con più di 100 capi.In Emilia-Romagna vengono allevate cir-ca 8.620.000 galline ovaiole in poco più di38.000 aziende.Circa il 94% di queste galli-ne (8.120.376 capi), però, è allevato in sole249 aziende, con una media di circa 32.600capi per azienda.

LE GALLINE OVAIOLE La prima normativa europea sul benessereanimale ha interessato proprio il compartoavicolo da uova;la direttiva 86/113/CEE (rece-pita in Italia con il Dpr n.233/1988) indicaval’inadeguatezza del sistema di allevamentoin batteria rispetto alle necessità fisiologichee comportamentali delle galline e fornivaalcuni standard minimi da rispettare (super-ficie per capo, alimentazione, istruzione delpersonale,ecc.).

Successivamente, in seguito a una sentenzadella Corte di giustizia delle Comunità euro-pee,è stata emanata una seconda direttiva,la 88/166/CEE,che modifica e integra la diret-tiva 86/113/CEE.Infine,è stata approvata la diret-tiva 1999/74/CE che stabilisce le norme mini-me per la protezione delle galline ovaiole indiversi sistemi d’allevamento (gabbie modi-ficate,gabbie non modificate e sistemi alter-nativi), recepita in Italia con il decreto legi-slativo n. 267 del 29 luglio 2003.Infine,occorre ricordare che il regolamento(CE) n.2295/2003,recante modalità di appli-cazione del regolamento (CEE) n. 1907/90relativo a talune norme di commercializza-zione applicabili alle uova, riporta i terminiche possono figurare nell’etichettatura del-le uova ai fini dell'indicazione del tipo di alle-vamento:

uova da allevamento all’aperto;uova da allevamento a terra;uova da allevamento in gabbie.

Nonostante l’allevamento delle galline ovaio-le in gabbie tradizionali sia ancora largamentediffuso,occorre considerare che questo meto-do di stabulazione (definito dalla normativain “gabbie non modificate”) sarà vietato a par-tire dal 2012,a vantaggio di sistemi d’alleva-mento che dovrebbero garantire un mag-giore benessere degli animali e cioè:

la stabulazione a terra (i cosiddetti “siste-mi alternativi”);la stabulazione in gabbie arricchite (detteanche “gabbie modificate”).

La stabulazione a terra presenta,rispetto allastabulazione in gabbia,alcuni vantaggi,qua-li il maggiore benessere degli animali, lamigliore distribuzione dell’aria nel localed’allevamento e la maggiore facilità nel con-trollo dell’ambiente; per contro, presentaalcuni svantaggi, fra i quali i maggiori pro-blemi igienico-sanitari, l’aumento del can-nibalismo nel caso di divieto di debecca-mento, la possibile difficoltà della raccolta

Le soluzioni per il benessere di broiler, ovaiole e conigli

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Ricovero per galline ovaiole con stabulazionea terra. (Foto Ska)

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delle uova e l’aumento della polverosità nelricovero.Secondo la direttiva 1999/74/CE la superficieutilizzabile è quella di stabulazione ad esclu-sione della zona nido.Nella direttiva vengo-no riportate per le diverse tipologie d’alle-vamento la superficie di stabulazione e/o ladensità di animali.Nell’allevamento con sistemi alternativi ladensità massima è di 12 galline/m2 di super-ficie utilizzabile fino al 31 dicembre 2011 edi 9 galline/m2 di superficie utilizzabile dall’1gennaio 2012.Nell’allevamento con gabbiemodificate ogni gallina deve avere a dispo-sizione una superficie totale di gabbia dialmeno 0,075 m2,di cui 0,06 m2 di superficieutilizzabile.

POLLI DA CARNE (BROILER)Secondo il quinto Censimento dell’agricol-tura in Italia vengono allevati circa 96.800.000polli da carne, in poco più di 300.000 azien-de.In pratica,però,mentre il 4,5% dei polli dacarne italiani viene allevato nel 98,5% delleaziende,cioè in quelle con una capienza infe-riore ai 100 capi, il 95,5% dei polli è allevatonell'1,5% delle aziende con capienza supe-riore ai 100 capi.In Emilia-Romagna vengono allevati circa15.450.000 polli da carne in poco meno di16.500 aziende. Circa il 98,5% di questi polli

stessa (abbeveratoi, alimentazione, lettiere,ventilazione, rumori, luce, ecc.). Se però l’al-levatore si impegna a rispettare le norme piùrestrittive riportate nell’allegato II della diret-tiva, gli Stati membri possono stabilire unadensità massima d’allevamento maggiore,fino a 39 kg/m2.Un ulteriore possibile aumen-to della densità massima,fino a un limite inva-licabile di 42 kg/m2,può essere concesso nelcaso in cui vengano soddisfatti i criteri ripor-tati nell’allegato V della direttiva, relativi almonitoraggio dell’azienda e alla bassa mor-talità dei polli.Notevole rilevanza viene inoltre data agliaspetti della formazione e dell’orientamentodel personale che si occupa degli animali,anche attraverso l’elaborazione e la diffusio-ne di linee guida alle buone pratiche di gestio-ne dell’allevamento.Bisogna ricordare che la direttiva sul benes-sere dei polli non si applica ai capi allevati inmodo estensivo al coperto e all’aperto,secon-do quanto stabilito dal regolamento (CEE) n.1538/91 (e successive modifiche), recantedisposizioni di applicazione del regolamen-to (CEE) n.1906/90 che stabilisce talune nor-me di commercializzazione per le carni dipollame (recepito con decreto ministerialen.465 del 10 settembre 1999),e a quelli alle-vati secondo il metodo biologico, in confor-mità al regolamento (CEE) n.2092/91.

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(15.223.761 capi),però,è allevato in sole 383aziende, con una media di circa 39.750 capiper azienda.La recentissima direttiva 2007/43/CE delConsiglio del 28 giugno scorso stabilisce le nor-me minime per la protezione dei polli da car-ne;tale direttiva,non ancora recepita in Italia,fissa una densità massima d’allevamento di 33kg/m2 e impone il rispetto delle norme tec-niche riportate nell’allegato I della direttiva

Ricovero per galline ovaiole con stabulazionein gabbie a più piani.

Gabbie ad un solo piano per conigli.(Foto Righi)

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TRE LINEE DI ALLEVAMENTO In Italia l’allevamento del pollo da carne si èdiffuso principalmente su tre linee:

pollo leggero macellato al peso di 1,7-1,8chilogrammi,a 35-38 giorni di vita;pollo medio-pesante macellato al peso di2,5-2,6 chilogrammi a 48-52 giorni di vita;pollo pesante macellato al peso di 3,5-3,7chilogrammi,a 66-70 giorni di vita.

Mentre in passato i broiler venivano allevatiprincipalmente in gabbia,oggi questo meto-do di stabulazione è ormai completamentesuperato, a causa dei noti problemi legati aldeprezzamento delle carcasse (vesciconi ster-nali). La quasi totalità dei polli da carne vie-ne allevata in stabulazione libera a terra sulettiera permanente (o profonda), con pavi-mento in battuto di cemento. I ricoveri perl’allevamento del pollo da carne sono molto

CONIGLISecondo il V Censimento in Italia vengonoallevati circa 10.900.000 conigli,in poco menodi 217.000 aziende,mentre in Emilia-Romagnavengono allevati circa 945.000 conigli,in pocopiù di 18.150 aziende. In entrambi i casi lacapienza media per azienda è pari a circa 52capi.Considerando soltanto le fattrici, in Italia ven-gono allevati circa 1.410.000 capi, in pocomeno di 179.000 aziende, mentre in Emilia-Romagna circa 108.000 capi in poco menodi 15.240 aziende.Per i conigli manca un quadro normativo diriferimento e quindi valgono le indicazioniriportate nella direttiva 98/58/CE.Nonostanteche a livello comunitario non siano state ema-nate normative specifiche,alcuni Paesi,in par-ticolare Regno Unito, Svizzera e Germania,hanno provveduto da tempo a fornire indi-cazioni chiare e precise sui sistemi di stabu-lazione e sul benessere dei conigli.In questi ultimi anni l’allevamento del coni-glio ha acquistato sempre maggiore impor-tanza all’interno del mercato delle carni. Alivello internazionale l’Italia è il primo pro-duttore e consumatore,seguito da Francia eSpagna,con un grado di autoapprovigiona-mento che supera il 90%. In Italia i coniglisono normalmente macellati a un’età com-presa fra 10 e 13 settimane e a un peso vivoin funzione delle richieste del mercato loca-le. Peso ed età di macellazione dipendonoanche da tipo genetico,alimentazione e fat-tori tecnico-organizzativi.Nel nostro Paese l’allevamento del conigliosi è diffuso principalmente su tre linee:

coniglio leggero macellato al peso vivo di2 chilogrammi (sud Italia);coniglio medio-pesante macellato al pesovivo di 2,4-2,5 chilogrammi (centro Italia);coniglio pesante macellato al peso vivo di2,6-3,0 chilogrammi (nord Italia).

Nel nord Italia (in particolare Veneto, Pie-monte ed Emilia-Romagna) e nel Lazio so-no concentrati gli allevamenti intensivi digrandi dimensioni (con 500-1.000 fattrici),caratterizzati da un buon livello tecnologi-co (alimentazione automatica, fecondazio-ne artificiale,ciclizzazione) e da una redditi-vità elevata.L’Emilia-Romagna è una delle regioni in cuila coniglicoltura è maggiormente diffusa con

semplici;generalmente hanno una luce mode-sta pari a 10-12 metri ed una lunghezza deter-minata dal numero di capi da allevare (circa5.000-10.000 soggetti).Per quanto riguarda la superficie di stabu-lazione, il presente lavoro, per l’epoca in cuiè stato svolto, ha fatto riferimento al docu-mento “The welfare of chickens kept for meatproduction (broilers)”, del Comitato scientifi-co veterinario sulla salute animale e sulbenessere della Commissione europea “Healthand consumer protection“ . Il documento indi-ca,per la salvaguardia del benessere dei pol-li da carne, la densità massima di 30 chilo-grammi di peso vivo per 1 metro quadratodi superficie di stabulazione. Bisogna peròricordare che la recente direttiva europeasul benessere dei polli da carne ha subitodelle sostanziali modifiche proprio relativealla massima densità d’allevamento, che èstata portata a 33 chilogrammi/m2,con pos-sibilità di arrivare fino a 39 o a 42 chilo-grammi/m2 in particolari condizioni.

I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

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Ricovero per polli da carne con stabulazionea terra su lettiera permanente.

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presenza di allevamenti di grandi dimensio-ni soprattutto nelle province di Forlì,Bolognae Modena.Molti sono anche gli allevamentidi medie e piccole dimensioni.La nostra regio-ne è sede di uno dei mercati più importanti perla quotazione del coniglio vivo,quello di Forlì.

RIPRODUZIONE ED INGRASSO Nell’allevamento del coniglio la tendenza èquella di separare nettamente le fasi di ripro-duzione e ingrasso in due diversi settori; inentrambi i casi gli animali vengono stabula-

gli maschi da riproduzione, per conigli daingrasso).Le singole gabbie vengono unite medianteuntelaiodisostegnod’acciaiozincatoin strut-turemodulari,dette“moduli”o“batterie”.Inba-sealnumerodipianisidistinguonoleseguentitipologie di modulo: a un piano (o flat-deck);a più piani. Il modulo a un piano viene gene-ralmente utilizzato nel reparto di riproduzio-ne per le coniglie fattrici e per i maschi.Il mo-dulo a più piani,invece,viene utilizzato nel re-parto di ingrasso,nel quale il controllo e la ma-nipolazione degli animali e una ridotta den-sità di capi hanno una minore importanza.La necessità di un rapido allontanamentodelle deiezioni accumulate al di sotto dellegabbie ha portato allo sviluppo dei seguen-ti sistemi di rimozione:

raschiatore a ribaltina in grado di operareal di sotto di batterie di gabbie disposte su1 piano o a piramide,sia in fosse di veicola-zione della profondità di 0,3-0,4 metri,sia incanali di vetroresina a sezione triangolare;nastro trasportatore in tela gommata amoto continuo in grado di operare al disotto di ogni piano di gabbie sovrapposte;il nastro è dotato di lama raschiante o spaz-zola per pulire il nastro prima del suo ritor-no a vuoto;lavaggio mediante acqua in canale di vetro-resina installato al di sotto delle gabbie,con pendenza dell’1-2% verso una delledue estremità del canale.

Di seguito si riportano le superfici minimedi stabulazione consigliate per le diverse cate-gorie di conigli:

0,3-0,4 m2/capo per le coniglie fattrici;0,13-0,16 m2/capo per le coniglie da rimon-ta;0,3-0,4 m2/capo per i conigli maschi dariproduzione.

La massima densità d’allevamento alla finedella fase di ingrasso è di 38-40 kg/m2,pari a:

19-20 capi/m2 nel caso del coniglio legge-ro di 2 chilogrammi;15-17 capi/m2 nel caso del coniglio medio-pesante di 2,4-2,5 chiogrammi;13-15 capi/m2 nel caso del coniglio pesan-te di 2,6-3,0 chilogrammi.

ti in batterie di gabbie a uno o più piani.Questosistema presenta sicuramente vantaggi diordine produttivo e igienico-sanitario, maanche alcuni difetti, legati in particolare allalimitazione della superficie di stabulazione.Le gabbie possono essere suddivise in basealla categoria di coniglio stabulato (per coni-glie fattrici,per coniglie da rimonta,per coni-

Ricovero per conigli con stabulazione ingabbie ad un piano. (Foto ControFratelli)

Gabbia per conigli con fondo in retemetallica. (Foto Righi)

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I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

Per l’allevamento del pollo di carne sonostate considerate tre tipologie di rico-

veri:PC1 pollaio con stabulazione a terra sulettiera permanente per 8.100 polli (pesodi macellazione di 1,75 chilogrammi); ladensità d’allevamento a fine ciclo è paria 29,75 chilogrammi/m2. Per l’alimenta-zione sono state previste 117 mangiatoiecircolari (diametro 360 millimetri) dispo-ste su tre linee di distribuzione. Per l’ab-beverata sono stati previsti 408 abbeveratoia goccia disposti su due linee;PC2 pollaio con stabulazione a terra sulettiera permanente per 5.740 polli (pesodi macellazione di 2,5 chilogrammi); ladensità d’allevamento a fine ciclo è pari

a 29,9 chilogrammi/m2.Per l’alimentazio-ne sono state previste 96 mangiatoie cir-colari (diametro 360 millimetri) dispostesu tre linee di distribuzione. Per l’abbe-verata sono stati previsti 384 abbevera-toi a goccia disposti su due linee, .PC3 pollaio con stabulazione a terra sulettiera permanente per 3.920 polli (pesodi macellazione di 3,6 chilogrammi); ladensità d’allevamento a fine ciclo è paria 29,4 chilogrammi/m2.Per l’alimentazio-ne sono state previste 111 mangiatoie cir-colari (diametro 360 millimetri) dispostesu tre linee di distribuzione. Per l’abbe-

verata sono stati previsti 320 abbevera-toi a goccia disposti su due linee.

I tre ricoveri per broiler sono identici perquanto concerne la struttura e le dimen-sioni, ma sono differenti per l’allestimentointerno.Per quanto riguarda le galline ovaiole,nono-stante che l’allevamento in gabbie tradi-zionali sia ancora largamente diffuso,occor-re considerare che questo metodo di sta-bulazione (definito dalla normativa in “gab-bie non modificate”) sarà vietato a partiredal 2012, a vantaggio di sistemi d’alleva-mento che dovrebbero garantire un mag-giore benessere degli animali:

stabulazione a terra (i cosiddetti “sistemialternativi”);stabulazione in gabbie arricchite (detteanche “gabbie modificate”).

I RICOVERI PER LE OVAIOLE …Le tipologie considerate per le galline ovaio-le sono le seguenti:

PU1 pollaio per stabulazione a terra, conzona uova centrale e sopraelevata com-posta da nidi di gruppo doppi e nastro diraccolta e trasporto uova,due zone posa-toi fessurati e sopraelevati e due zone alettiera permanente,per un totale di 9.000galline ovaiole; la densità è di 9 galline almetro quadrato.Per l’alimentazione sonostate previste 192 mangiatoie circolari(diametro 600 millimetri) disposte su quat-tro linee di distribuzione (2 nella zona alettiera e 2 nella zona sopraelevata fes-surata).Per l’abbeverata sono stati previ-sti 900 abbeveratoi a goccia disposti suquattro linee (2 nella zona a lettiera e 2nella zona sopraelevata fessurata);PU2 pollaio con 900 gabbie modificate atre piani disposte su 5 file, per un totaledi 9.000 galline ovaiole;ogni gabbia è in gra-do di ospitare 10 ovaiole con una super-ficie di stabulazione di 0,088 m2/capo,di cui

Allevamento a terra o gabbia,ecco quanto si spende

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Ricoveri per polli da carne.

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Tab. 1 – Superficie coperta (SC) e superficie distabulazione (SS) unitarie dei ricoveri progettati.

TIPODI STALLA

CC1

CC2

PC1

PC2

PC3

PU1

PU2

SUPERFICIE DISTABULAZIONE (m2/capo)

0,344(2)

0,053

0,059

0,083

0,122

0,111(4)

0,073(4)

SUPERFICIE COPERTA TOTALEm2/CAPO

0,84(1)

0,08

0,059

0,083

0,122

0,125 (0,131)(3)

0,065 (0,071)(3)

m2/GABBIA

0,60

0,15

---

---

---

---

0,65 (0,71)(3)

SC = superficie coperta, intesa come superficie interna sottostante agli elementi dicopertura, al netto dei muri perimetraliSS = superficie di stabulazione, ovvero superficie interna fruibile dagli animali(1) Il riferimento è il numero totale di fattrici e non il numero totale di animali(2) Valore riferito a una fattrice in maternità(3) Tra parentesi il dato comprensivo dei locali di raccolta delle uova(4) Nidi esclusi

Tab. 2 – Costi unitari di costruzione parametrati alcapo e al metroquadrato di superficie coperta (SC).

TIPODI STALLA

CC1

CC2

PC1

PC2

PC3

PU1

PU2

COSTO EDIFICIO(€/m2 di SC)

358

396

330

326

324

312

490

COSTO TOTALE(€/capo)

311(1)

32

21

29

42

42

38

(€/m2 di SC)

371

419

349

345

342

322

530

SC = superficie coperta, intesa come superficie interna sottostante agli elementi dicopertura, al netto dei muri perimetrali(1) Il riferimento è al numero totale di fattrici in produzione

Ricovero per galline ovaiole con stabulazione in gabbie a più piani.

0,073 m2/capo di superficie utilizzabile, euno spazio di posatoio tradizionale di 0,15metri/capo.Per l’alimentazione sono sta-te previste mangiatoie lineari con un fron-te di 0,12 metri/capo. Per l’abbeveratasono stati previsti 2 abbeveratoi a gocciaper gabbia.

… E PER I CONIGLI Per l’allevamento cunicolo, infine, sono sta-ti progettati i seguenti ricoveri:

CC1 ricovero con 1.312 gabbie unicellulari(620 da maternità,360 da gestazione,312da rimonta, 20 da riproduttori maschi) aun piano, disposte su 4 file doppie, per940 coniglie fattrici;CC2 ricovero con 4.416 gabbie bicellula-ri a piramide su due piani disposte su 4file doppie, per 8.832 conigli da ingrasso(peso di macellazione di 2,6 chilogram-mi); ogni gabbia è in grado di ospitare 2conigli da ingrasso.

Nella tabella 1 sono riassunti i valori di super-ficie coperta (SC) e di superficie di stabula-zione (SS) dei 7 ricoveri progettati.Per quan-to riguarda i pollai per ovaiole, viene indi-cato il valore di SC riferito solo al locale distabulazione, mentre fra parentesi vieneindicato il dato comprensivo del locale diraccolta delle uova.Il ricovero per conigli da riproduzione mostra

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il valore più alto di SC totale,con 0,84 m2/fat-trice, ricordando che in questo valore sonocomprese le quote per tutte le tipologie digabbie presenti.Tutte le altre tipologie han-

Profilassi in un allevamento di conigli.(Foto Righi)

I COSTI DI COSTRUZIONE DEI RICOVERI ZOOTECNICI

no valori unitari di SC nettamente inferiori,da 0,125 m2/capo per le ovaiole a terra a0,059 m2/capo per i broiler leggeri.Se si rapporta la SC totale al numero di gab-

bie si nota che le tipologie CC1 e PU2 hannoun valore molto simile (0,6-0,65 m2/gabbia),mentre su valori inferiori si colloca il ricove-ro CC2.Anche per quanto riguarda la SS il valoremassimo si riscontra nella conigliera CC1,con 0,344 m2/capo, di cui 0,097 di nido. Inquesto caso il dato è riferito alle gabbie permaternità, mentre per le altre categorie digabbie i valori sono di 0,3 m2/capo per gesta-zione o rimonta e di 0,296 m2/capo per i ripro-duttori maschi.Valori di circa 0,11-0,12 m2/capodi SS caratterizzano il ricovero per broiler PC3e il ricovero per ovaiole PU1, entrambi conallevamento a terra;mentre le ovaiole in gab-bia hanno una SS di 0,73 m2/capo. Il valorepiù basso è quello del ricovero per coniglida ingrasso (CC2), con 0,53 m2/capo.

LA SUDDIVISONE DEI LAVORI I costi dei ricoveri progettati sono suddivi-si in 2 lotti:

edificio,opere esterne per effluenti;

e in 2 mappali:opere edili,impianti e attrezzature.

Inoltre, come per le altre specie, è stata pre-vista un’ulteriore suddivisione nelle seguen-ti opere (categorie di lavori):1. scavi e rinterri;2. struttura portante e copertura;3. pavimenti e sistemazione orizzontale;4. tamponamenti e sistemazione verticale;5. serramenti;6. canalizzazioni, fognature e opere da lat-

toniere;7. impianto idrico;8. impianto elettrico;9. impianto di alimentazione;10. impianto di rimozione effluenti;11. attrezzature.Esaminando l’incidenza percentuale dei duelotti sul costo totale di costruzione si notacome il primo lotto (edificio) vale in media il95-96% e solo nella tipologia PU2 scenda al93%. Più interessante l’esame della distri-buzione percentuale dei due mappali: l’e-dificio è quasi sempre oltre l’80%,e nel casodei pollai per broiler raggiunge quasi il 90%.L’unica tipologia che si scosta nettamenteda questa situazione è la PU2, dove l’edifi-cio conta solo per il 60%,mentre il rimanente

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Ricovero per galline ovaiole con stabulazionea terra. (Foto Big Dutchman)

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40% è da attribuirsi agli impianti e alle attrez-zature; questo fatto,ovviamente,è da impu-tarsi all’elevata incidenza delle gabbie e del-l’impianto di rimozione degli effluenti.

GLI IMPORTI UNITARI Come risulta ovvio da quanto detto a pro-posito delle superfici, il costo di costruzio-ne unitario parametrato al capo risulta mas-simo per il ricovero CC1 (tabella 2, pag. 44),con 311 euro/fattrice; seguono, nell’ordine,il pollaio per i broiler pesanti e quello per le

massima densità d’allevamento,conseguenzadel fatto che le gabbie sono disposte su 3piani,ma è anche quello con il più alto costodi impianti e attrezzature. In seconda posi-zione,ma nettamente staccato,si colloca il rico-vero per conigli da ingrasso, con quasi 420euro/m2; tutte le altre tipologie hanno costiunitari compresi fra 320 e 370 euro/m2.Per quanto concerne il costo totale di costru-zione riferito al numero di hpu, i valori risul-tano molto diversificati;quello più alto,pros-simo ai 10.200 euro/hpu, si registra nel rico-vero per conigli da riproduzione e rappre-senta in assoluto il dato più elevato fra tutti iricoveri progettati.Un secondo gruppo,costi-tuito dalle due tipologie per ovaiole e dal rico-vero per conigli all’ingrasso,ha costi di 4.000-4.400 euro/hpu; infine il terzo gruppo, rap-presentato dai 3 pollai per broiler, con costiancora più bassi,pari a 2.400-2.700 euro/hpu.

L’INCIDENZA DELLE VARIE OPERE La categoria di lavori prioritaria nei ricove-ri per avi-cunicoli è,come sempre,la strutturaportante (opera 2), con valori che raggiun-gono quasi il 50% del costo totale nelle tipo-logie a terra per avicoli. La minima inciden-za dell’opera 2 (30%) viene registrata, percontro, nel pollaio PU2, per effetto della giàcitata grande incidenza dell’opera 11 rela-tiva alle attrezzature,che in questo ricoverosupera il 26%.In 5 dei 7 ricoveri la seconda posizione inordine decrescente è occupata dalla siste-mazione verticale (opera 4), con il 15,5%medio, seguita a breve distanza dalla siste-mazione orizzontale (opera 3); soltanto nelpollaio PU1 la posizione delle due operes’inverte. A parte si colloca la PU2, che, inseconda posizione, si ritrova l’opera 11 epoi, a seguire, la 4 e la 3.Voce assai rilevante per alcune tipologieprogettate è quella delle attrezzature; dettodella PU2 con il suo 26%, abbiamo valorimolti alti anche nei ricoveri per conigli, conquasi il 18% per l’ingrasso e l’11% per lariproduzione.Anche il pollaio per ovaiole aterra fa registrare un valore piuttosto ele-vato,pari all’8,4%.Soltanto nei 3 ricoveri perpolli da carne le attrezzature restano a livel-li abbastanza bassi,mai superiori al 3%,men-tre in questi stessi pollai la voce serramenti(opera 5) raggiunge il 6%.

ovaiole a terra, con 42 euro/capo, e il pol-laio per le ovaiole in gabbia con 38 euro/capo.È interessante notare come la tipologia aterra per ovaiole, nonostante un costo perattrezzature e impianti pari a meno dellametà di quello della tipologia con gabbie,alla fine costi il 12% in più; il maggior costodelle opere edili, infatti, conseguente allamaggiore superficie coperta dell’edificio,viene compensato solo in parte dal minorecosto di impianti e attrezzature.Il pollaio per galline ovaiole PU2 mostra ilmassimo costo totale parametrato alla super-ficie coperta (530 euro/m2); la cosa è abba-stanza ovvia se si pensa che questo ricove-ro, insieme al pollaio PC1, è quello con la

Ricovero per conigli con stabulazionein gabbie ad un piano. (Foto Feba)

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I costi di costruzionedei ricoveri zootecnici

Supplemento ad “Agricoltura” n. 9 - Settembre 2007Direttore responsabile: Franco Stefani

Reg. Tribunale di Bologna N. 4269 del 30-3-1973

Progetto grafico e impaginazione: Editing, Roma

Stampa: Galeati Industrie Grafiche Spa

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A S S E S S O R A T O A G R I C O L T U R A