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Vicini come non mai

Nel letto sbagliato

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: New York's Finest Rebel

Waking Up In The Wrong Bed Harlequin Mills & Boon Romance

Harlequin Mills & Boon Modern Heat © 2012 Trish Wylie

© 2012 Natalie Anderson Traduzione di Susanna Molinari Traduzione di Elisabetta Motta

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Collezione Sensual

marzo 2013

Questo volume è stato stampato nel febbraio 2013 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

HARMONY COLLEZIONE SENSUAL

ISSN 1970 - 0377 Periodico mensile n. 75 del 28/03/2013

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 619 dello 09/10/2006

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)

Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A.

Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Vicini come non mai

TRISH WYLIE

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Ogni ragazza lo sa: ci sono giorni per indossare le balle-rine e giorni che richiedono un bel paio di tacchi. A pen-sarci bene, questa regola di stile potrebbe essere inter-pretata come una metafora della vita stessa. Facciamo che oggi sia un giorno da tacchi, d'accordo? Di un rosso fiammante e con tacchi a spillo: Daniel Brannigan non aveva mai posato gli occhi su un paio di scarpe più sexy di quelle. Dopo aver chiuso il cancelletto dell'ascensore, premet-te il pulsante e si lasciò sfuggire una parolaccia per il ri-tardo con cui si rimise in movimento. Era la terza volta che faceva su e giù e a ogni viaggio la salita sembrava sempre più lenta. Daniel era rimasto colpito da quello strepitoso paio di scarpe e voleva assolutamente conoscere la donna che lo indossava. Mentre l'ascensore saliva ai piani con una lentezza esa-sperante, Daniel si ripromise di optare per le scale la prossima volta. Prima, però, doveva finire di trasportare fino al quinto piano gli scatoloni dentro cui aveva riposto i suoi pochi averi.

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Ecco di nuovo quelle scarpe rosso fiamma! Sbirciò oltre il cancelletto e vide la donna salire le sca-le sui tacchi vertiginosi e quella visione gli procurò un fremito. Se era una sua vicina di casa, vedeva profilarsi all'orizzonte complicazioni che avrebbe preferito evitare. Ma, se l'effetto che gli avevano suscitato quelle scarpe era un primo sintomo delle emozioni che poteva procu-rargli colei che le indossava, allora era pronto a correre il rischio. Dopotutto, non si era guadagnato il soprannome di Danny lo spericolato per nulla. D'un tratto l'ascensore si fermò con un sussulto. Una vecchietta con in braccio un cagnolino guardò Daniel con aria di disapprovazione dopo aver fissato per un istante gli scatoloni di cui era circondato. «Scende?» «No, salgo» rispose lui lapidario, mentre con il gomito premeva il pulsante per rimettere subito l'ascensore in movimento. Un attimo dopo la visione che poco prima lo aveva co-sì turbato gli apparve di nuovo davanti agli occhi. Una minigonna da urlo fasciava il perfetto lato B della proba-bile vicina mentre una morbida cascata di capelli scuri le scendeva lungo le spalle. Al braccio portava una borsetta firmata e Daniel notò che non portava la fede al dito. Sor-rise compiaciuto. L'ascensore si fermò al quinto piano e, mentre Daniel si accingeva a trasportare fuori gli scatoloni, un ticchettio lo indusse ad alzare lo sguardo. Si ritrovò a fissare un paio di grandi occhi scuri e inda-gatori. «Jorja» disse senza scomporsi. «Daniel» rispose lei con lo stesso tono asciutto, chi-nando la testa di lato e inarcando un sopracciglio. «Hai

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deciso di tenere l'ascensore occupato per tutto il giorno?» «Salire le scale a piedi fa bene al cuore.» «Molto gentile.» «Ti dispiacerebbe darmi una mano?» le disse, metten-dole uno scatolone fra le braccia prima che lei potesse ti-rarsi indietro. Si sentì un rumore di vetri rotti non appena lo scatolo-ne atterrò ai piedi di Danny. «Ops!» esclamò lei sbattendo le ciglia. Ops, un cavolo! Il fatto che Jorja avesse evidentemente deciso di rinnovare il proprio guardaroba mentre lui era all'estero non la rendeva meno insopportabile di quanto fosse stata negli ultimi cinque anni e mezzo. «Mi sarei a-spettato almeno uno striscione di benvenuto» le rispose sarcastico. «Perché? Pensi forse che sia felice di rivederti?» «Se la mia presenza qui ti disturba tanto, perché non l'hai fatto presente alla riunione condominiale?» «Pensi forse che non l'abbia fatto?» «Avrei dovuto capirlo quando l'amministratore mi ha informato che non tutti i condomini erano favorevoli alla mia presenza qui. Che ti posso dire, ci sono persone che sono contente di avere un poliziotto come vicino di casa. Le fa sentire protette.» Jorja sfoderò un sorriso mieloso. «La vecchietta che hai incontrato al piano di sotto è l'amministratrice del condominio. Dalle una settimana di tempo e sono certa che indirà una petizione per cacciarti da qui.» Lui tirò un sospiro. Non aveva mai incontrato nes-sun'altra donna che lo irritasse tanto quanto Jorja. Forse solo un'unghia sulla lavagna avrebbe avuto il medesimo

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effetto sui suoi nervi. «Sai qual è sempre stato il tuo pro-blema, tesoro?» «Non chiamarmi tesoro.» «Hai sempre sottovalutato la mia capacità di essere a-dorabile quando mi ci metto. Vuoi scommettere che nel giro di due giorni la vecchietta col barboncino si sarà in-vaghita di me a tal punto da venire a offrirmi i suoi deli-ziosi biscottini?» «Bichon.» «Cosa?» «Il cane. Non è un barboncino, ma un bichon frisé.» «Ha un nome questo bichon?» «Gershwin» rispose lei. «E adesso ti lascio. Come si dice? Non è stato un piacere rivederti.» Danny si chinò e raccolse la scatola che lei aveva la-sciato cadere, se la portò all'orecchio e la scosse. «Credo che mi dovrai ricomprare un set di bicchieri.» «Fammi causa» gli rispose lei, dandogli le spalle. Mentre la guardava allontanarsi, gli occhi di Daniel si soffermarono sul movimento ancheggiante dei suoi fian-chi. Ma non appena si ricordò che la donna che stava guardando era Jorja Dawson distolse lo sguardo. Se fosse stata l'ultima femmina in tutto lo stato di New York, Da-niel avrebbe fatto voto di castità, piuttosto che avere una storia con lei. La lista dei motivi per starle alla larga era lunga. Giunta in fondo al corridoio, lei cercò la chiave nella borsa e con un gesto casuale si sistemò i capelli sulla spalla prima di voltarsi verso di lui. «Immagino tu non abbia intenzione di farti vedere al pranzo di domenica a casa dei tuoi? Tua madre sarebbe contenta di vederti.»

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«Ci sarai anche tu?» le chiese, guardandola negli oc-chi. «Come sempre.» «Allora di' ai miei che li saluto.» «Stai dicendo che non verrai perché ci sono io?» «Non attribuirti troppa importanza» le rispose, mentre cercava la chiave nella tasca dei pantaloni. «Purtroppo te-mo che ci vedremo più di quanto non vorremmo, dato che siamo vicini di casa. Ma, tanto perché tu lo sappia, se uno di noi dovrà lasciare questo condominio, quella sarai tu.» «Figurati, non ti sei mai fermato nello stesso posto per più di sei mesi» gli rispose lei, categorica. «E, quando non lo facevi per conto tuo, ci pensava l'esercito.» «L'unità navale dei marines» precisò lui. «E se c'è una cosa che devi tenere a mente di noi marines è che non molliamo mai volentieri.» «Abito qui da più di quattro anni e non ho nessuna in-tenzione di lasciare questo appartamento.» «E allora peggio per te, sarai costretta a vedermi spes-so.» Meno si fossero visti e meglio sarebbe stato per lui. Jorja era una spiona capace di andare a spifferare qualsia-si cosa sul suo conto al clan Brannigan fra un arrosto e una torta di mele del pranzo domenicale. E Daniel pensa-va che, se i suoi volevano avere informazioni su di lui, a-vrebbero fatto meglio a contattarlo direttamente. Qualora lo avessero fatto, avrebbe risposto più o meno come ave-va sempre fatto negli ultimi otto anni: Sto bene, grazie. Certo che è bello essere di nuovo a casa. Sì, se dovessero richiamarmi sarei pronto a partire di nuovo.

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Dopotutto non c'era bisogno che sapessero di più di quanto lui era disposto a dire. «Sai qual è il tuo problema, Daniel?» gli chiese lei, chinando la testa di lato in quel modo che tanto lo irrita-va. «Tu pensi che la tua presenza qui mi dia sui nervi quando, invece, non potrebbe importarmene di meno di dove sei, che cosa fai e con chi lo fai.» «Ne sei proprio certa?» «Mmh-mmh» rispose annuendo. «Non sono una di quelle donne pronte a caderti ai piedi con un semplice sorriso. Mi dispiace, spero di non averti offeso.» «Stai attenta, Jo, potrei prenderla come una sfida.» Jorja scoppiò a ridere. Non era abituato a sentirla ride-re, non lo faceva spesso quando lui era nei dintorni. Danny riusciva sempre a dire qualcosa che la metteva di cattivo umore. «Sai, non immaginavo proprio che tu fossi dotato di senso dello humour» ribatté lei e per una volta sembrava davvero divertita al punto che Danny si illuse di poter proseguire su quel terreno. Ma, prima che lui replicasse, Jorja aprì la porta di casa e, mettendo un piede oltre la so-glia, lo guardò dall'alto in basso, rise più forte e si chiuse l'uscio alle spalle. Daniel scrollò la testa. Dio, quanto riesce a essere irri-tante! Dio, quanto riesce a essere irritante! Jorja si appoggiò contro la porta, tirò un lungo sospiro e rimase sorpresa nel sentire il cuore batterle un po' più forte del solito. Se salire le scale a piedi la riduceva in quello stato, al-

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lora sarebbe stato meglio iscriversi in palestra. Possibile che lei e Danny non riuscissero a intrattenere una semplice conversazione senza finire a punzecchiarsi? Dire che erano capaci di tirare fuori il peggio l'uno dal-l'altra era un eufemismo. Mentre si spostava in camera da letto, resistette alla tentazione di infilarsi un paio di ciabatte e un pigiama. Se si riduceva in quello stato il primo giorno in cui Danny si era trasferito lì, non aveva nessuna speranza di sopravvi-vere ai successivi tre mesi. Quando il cellulare suonò, un'ora più tardi, prima di ri-spondere controllò sul display da chi proveniva la chia-mata. «Sai, non posso crederci che tu mi abbia giocato un così brutto tiro!» «A che cosa ti riferisci?» rispose Olivia con una risati-na. «Al fatto che ho scelto te come mia damigella d'onore o che ho detto a Danny che c'era un appartamento libero nel condominio dove abiti?» «Non fare la spiritosa. Sai bene a che cosa mi riferi-sco» rispose Jo. «Ho bisogno di un nuovo fidanzato e il mio uomo ideale si sarebbe potuto trasferire proprio in quell'appartamento, se tu non avessi fatto in modo che ci finisse Mister Simpatia.» «Da quando in qua sei alla ricerca dell'uomo ideale? Comunque, non ti preoccupare, Danny non si fermerà a lungo. Un paio di mesi al massimo.» «Se dovesse decidere di rimanere qui, dovrò procurar-mi una bambolina voodoo e degli spilli. Ma tanto perché tu lo sappia, ha detto di essere sicuro che sarò io la prima ad andarmene.» Si sbagliava di grosso. L'appartamento che Jo aveva

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condiviso con Olivia – e saltuariamente con Jess – era bello e spazioso e lei non aveva nessuna intenzione di trasferirsi altrove, considerando la penuria di alloggi de-centi a New York. Non aveva mica sudato sette camicie per tornare a vi-vere in un buco dove aveva giurato di non finire mai più. «Allora, l'hai già visto? C'è stato spargimento di san-gue?» chiese Olivia in tono canzonatorio. «Non ancora, ma aspetta qualche settimana e soltanto uno di noi due lascerà questo condominio senza ossa rot-te» rispose, mentre si accingeva a prepararsi una tazza di caffè. «Ma lo senti?» chiese a Olivia tendendo la cornetta verso la porta. «Mio fratello e il rock sono sempre andati d'amore e d'accordo...» «Mi stai dicendo che dovrò subire questa tortura tutti i giorni?» «Rilassati, Jo. Senti, forse non è il momento migliore per informarti che ci sarà anche lui al mio matrimonio.» «Aspetta un momento, Olivia. No, toglitelo dalla testa! Non percorrerò la navata a braccetto con Daniel!» «E va bene, posso sempre concederti Tyler.» Ottimo. Jo adorava Tyler Brannigan, era un tipo diver-tente. «Pensavo che Danny avesse detto che non si sareb-be mai vestito come un pinguino. Come hai fatto a con-vincerlo?» «Nello stesso modo in cui sono riuscita a farlo parteci-pare alla festa di compleanno di sua nipote, il mese scor-so. Soltanto che questa volta mi ha dato una mano Bla-ke...» Dunque Danny aveva semplicemente perso una scom-

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messa. Jo sorrise all'idea di Blake e dei fratelli della fami-glia Brannigan che tramavano alle spalle di Daniel. Vai così, Blake! «Ma, dimmi, che aspetto aveva il mio fratellino?» «Quello di sempre. Perché?» chiese Jo, sospettosa. «Immagino tu non abbia visto il telegiornale oggi.» «No. Mi sono persa qualcosa?» chiese, spostandosi in soggiorno e puntando il telecomando verso lo schermo della TV. «Aspetta e vedrai...» Sullo schermo apparve il volto di un cronista che stava riferendo la notizia del giorno. Un ufficiale della Squadra Emergenza, di cui ancora non si conosceva il nome, ave-va salvato un uomo che intendeva lanciarsi dal William-sburg Bridge. L'intervento aveva messo a repentaglio la vita del soccorritore, ma nelle immagini di repertorio si vedeva una folla plaudente nel momento in cui l'aspirante suicida veniva tratto in salvo. «Non posso crederci.» «Nemmeno io... Mia mamma è fuori di sé. Già sta sempre in pena quando è lontano da casa, ci mancava an-che questo atto di eroismo.» «L'hai chiamato?» «Sì, certo, ma lui non risponde al telefono.» «Ci sentiamo più tardi» disse Jo, fissando l'ingresso con sguardo torvo. Dovette bussare alla porta diverse volte, prima che Danny si decidesse ad abbassare il volume dello stereo e andasse ad aprire. «Telefona a tua madre!» gli ordinò, te-nendogli il cellulare che aveva portato con sé. «Ma... che cosa succede?»

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Jo non gli rispose e prese a digitare freneticamente sul-la tastiera del cellulare. «Sei uno sconsiderato, testa di ca-volo!» borbottò. Nell'istante in cui sentì la voce della madre di Danny, gli passò il telefono, ritirando subito dopo la mano quan-do sentì le dita di lui sfiorare le sue. «Sì, sono io. Sto bene. Qualcuno vi avrebbe chiamato, se non lo avessi fatto io. Lo sai...» disse Danny, mentre fissava Jo con aria furente. Quindi arretrò di un passo e le sbatté la porta in faccia. Lei tornò nel proprio appartamento, maledicendo se stessa per essersi lasciata strappare il cellulare di mano. Accidenti! Tutta la sua vita era racchiusa in quel piccolo rettangolo di alta tecnologia. Andò in cucina con passo marziale e richiamò Olivia, la sorella di Danny, dal fisso. «In questo momento è al te-lefono con tua madre.» «Che cosa hai fatto?» le chiese l'amica. «Gli ho semplicemente detto che cosa pensavo di lui.» «Gliel'hai detto in faccia?» «Non ho mai avuto problemi a farlo, lo sai bene, no?» In quel preciso istante sentì bussare alla porta. «Scusami un attimo.» Quando andò ad aprire, il suo sguardo incon-trò due intensi occhi azzurri. Si riappropriò del cellulare e consegnò a Danny il cordless che aveva in mano. «Tua sorella.» Lui prese il telefono e se lo portò all'orecchio mentre varcava la soglia dell'appartamento. «Ehi, Liv, sorellina, come va?» Jo lo guardò con gli occhi sgranati. Come si era per-messo di entrare senza che lei lo avesse invitato? Inner-

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vosita, chiuse la porta e se ne tornò in cucina. Se Danny pensava di potersi introdurre in casa sua ogni volta che gli girava, si sbagliava di grosso. L'idea di trascorrere anche soltanto un minuto in sua compagnia l'allettava quanto l'idea di sottoporsi a una se-duta dal dentista! Mentre Danny parlava al telefono con Liv, la raggiunse in cucina e Jo si accorse, guardandolo con la coda dell'oc-chio, che stava fissando con insistenza le sue scarpe. Che cosa c'era che non andava nelle sue Louboutin rosse, tac-co dodici? Lei le adorava e poi la facevano sembrare così alta! Lui non capiva un accidenti in fatto di moda, i jeans che indossava ne erano la dimostrazione. A giudicare da come erano lisi all'altezza delle ginocchia e del suo... Subito distolse lo sguardo. Se Danny l'avesse beccata a guardargli il fondoschiena avrebbe firmato la propria condanna. «Non c'era campo per telefonare. E non ho avuto tem-po... Comunque sto bene. Dai, adesso ti devo lasciare, perché sono sicuro che la tua amica qui deve fare almeno altre tre telefonate e...» Jo alzò gli occhi al cielo mentre il caffè gorgogliava. Si diresse verso l'armadietto e prese la sua tazza preferita. Dopo aver versato il caffè, si appoggiò al bancone della cucina e rimase a guardare Danny, incrociando le braccia sul petto. Aveva l'aria provata? No, non le sembrava pro-prio. Più che altro pareva stanco, come se ultimamente non avesse dormito abbastanza. Non che a lei importasse granché, ma dal momento che Olivia le aveva chiesto co-me l'aveva trovato...

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E va bene, se l'avessero sottoposta alla macchina della verità avrebbe dovuto ammettere che c'erano dei buoni motivi se le donne gli cadevano ai piedi ogni volta che Daniel sorrideva. Gli occhi azzurri, i capelli castano chia-ri portati cortissimi, l'accenno di barba sulle guance e un fisico atletico facevano sì che non ci fosse una sola ra-gazza in tutta Manhattan che non gli avrebbe dato volen-tieri il proprio numero di cellulare. Ma nessuna ragazza riusciva a trattenerlo a lungo. «Ti ripeto che sto bene. Puoi andare a occuparti dei preparativi per il tuo matrimonio. Sì, d'accordo, te lo pro-metto. Jo ti richiamerà più tardi» disse infine Danny, ri-volgendo un'occhiata a Jorja. Prima che lui riagganciasse, lei aveva già attraversato l'appartamento per andare ad aprire la porta, invitandolo con un sorriso a uscire. Ma Danny non colse l'invito. Anzi, chiuse la porta con fare deciso e, fissandola negli occhi, le disse: «Credo che tu e io dovremmo scambiare quattro chiacchiere». Jo non aveva nessuna intenzione di discutere con lui e venne colta dall'irresistibile tentazione di affondargli un tacco a stiletto nei piedi. «Che ne diresti di tenere il tuo bel nasino fuori dai miei affari?» «Se tu avessi la buona abitudine di rispondere al telefo-no, io non mi sarei dovuta scomodare a chiamare i tuoi per informarli che stavi bene e non farli stare in pena.» «Se non hai proprio niente di meglio da fare che spar-lare di me con i miei familiari, allora ti consiglio di tro-varti un hobby» le suggerì, fissandola con i suoi intensi occhi azzurri.

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«Ah, ah! Se proprio vuoi saperlo, ho un sacco di cose da fare e non ho certo tempo da perdere con te» gli rispo-se lei, sollevando il mento con aria di sfida. «Sei così tanto indaffarata che non sei ancora riuscita a trovare il tempo di farti un ragazzo?» «Che cosa vorresti insinuare?» «Avevo dimenticato perché è una vita che sei single, ma dopo aver trascorso qualche minuto con te me ne so-no ricordato» le disse, incrociando le braccia sul petto muscoloso. «Non hai mai pensato che, se tu ti sforzassi di essere carina di tanto in tanto, potresti trovare qualcuno disposto a portarti a letto?» «Scusami tanto, ma da quando in qua ti interessi della mia vita sessuale?» «Più o meno da quando tu hai cominciato a ficcare il naso nei miei rapporti con la mia famiglia.» Jo gli rivolse un sorriso sprezzante. «Adesso, se hai fi-nito, ti chiederei di portare le tue chiappe fuori dal mio appartamento.» «Trovo che il tuo senso dello humour sia un po' arrug-ginito» le rispose, inarcando un sopracciglio. «Evidente-mente sei fuori allenamento. Ma non ti preoccupare, tor-nerai presto in forma.» Lei tirò un sospiro mentre lui si apprestava a uscire. «Quand'è che la finirai di comportarti così?» gli disse, prima di potersi ravvedere. Daniel si fermò sui propri passi e la studiò con il suo sguardo irresistibile. «Stai alzando bandiera bianca, teso-ro?» «Ti ho detto di non chiamarmi tesoro!» Lui non si mosse e il suo sguardo indagatore confuse

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Jo al punto che rimase inebetita e incapace di aggiungere altro. «Vuoi negoziare una tregua?» A quel punto lei si chiese se voleva veramente che lei e Daniel diventassero amici. «Non sto alzando nessuna bandiera bianca, mio caro» gli rispose con una risata. «Hai l'aria stanca, Daniel. Forse sei un po' esaurito, gio-care all'eroe è faticoso, immagino.» «Dubiti della mia resistenza fisica, tesoro?» Il fatto che lui continuasse imperterrito a chiamarla con quell'appellativo cominciava davvero a darle sui nervi. Daniel fece un passo verso di lei e si trovarono così vi-cini che Jo sentì il suo fiato caldo accarezzarle la guancia. «Perché sarebbe un grosso errore, sai» le disse con aria di sfida. Jo si sforzò di ignorare il brivido che la vicinanza di Danny le procurava. Era determinata a non manifestare alcun segno di cedimento e così, mentre il cuore le galop-pava nel petto, ostentò un atteggiamento degno di un ma-estro zen. «Credi che mi lasci intimidire?» «Continua a sfidarmi e la faccenda potrebbe farsi dav-vero interessante» le rispose con un sorriso malizioso. «Mi fai ridere, sai? Non immaginavo potessi essere co-sì spiritoso» disse lei in tono ironico, posandogli una ma-no sul petto e sospingendolo fuori dal suo appartamento. «Adesso fai il bravo, torna a casa e vai a riposarti, ne hai bisogno. Non vorrei che le tue ammiratrici notino quei segni di stanchezza sul tuo bel faccino» proseguì, asse-standogli un'altra piccola spinta. Daniel uscì dall'appartamento di Jo e, prima di allonta-narsi, la guardò, sulle labbra l'accenno di un sorriso. Lei si appoggiò contro lo stipite della porta e, reclinan-

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do la testa di lato, sostenne il suo sguardo, benché dete-stasse il modo in cui lui sembrava scrutare nel suo animo. «Di' la verità, tutto questo ti è mancato» la stuzzicò. «No, direi proprio di no» rispose lei, alzando gli occhi al cielo. «Quando non ci sono io, non c'è nessuno che ti rimetta in riga.» «Parli come se mi conoscessi tanto bene da sapere di cosa ho bisogno. Tu, invece, non mi conosci affatto, Da-niel» gli disse, scrollando la testa. «E sai che ti dico? Non mi conosci, perché hai paura.» «Io avrei paura?» fece lui. «Sì perché, se tu ti sforzassi di conoscermi, correresti il rischio di dover ammettere di esserti sbagliato. E sappia-mo entrambi che a te non piace ammettere i tuoi errori» gli disse, scrutando il corridoio per accertarsi che non li stesse ascoltando nessuno. «O, peggio ancora, potresti scoprire che ti piaccio. E, per carità, tu non vuoi che ac-cada una cosa del genere, vero?» gli chiese, abbassando la voce. «Sai, Jo, temo non ci sia proprio nessun rischio» le ri-spose, abbassando a sua volta la voce. Jo lo fissò negli occhi e si chiese se Daniel ricordasse come aveva avuto inizio quella guerra fra loro. Perché lei non lo ricordava, né tanto meno ricordava per quale moti-vo lui fosse l'unico membro della famiglia Brannigan col quale non andava d'accordo. «Pensala come vuoi, se ti può aiutare a dormire meglio.» «Io dormo benissimo, non preoccuparti per me» rispo-se lui, risentito. «Non intendevo...»

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«Senti, te le dico per l'ultima volta, non ficcare più il naso nei miei affari, o comincerò a fare lo stesso con te.» «Guarda che io non ho proprio niente da nascondere» mentì lei. «Tu sì, forse?» «Non provocarmi, tesoro.» Altrimenti?, avrebbe voluto rispondergli. Ma si fermò un istante prima. Si scambiarono un'ultima occhiata di fuoco, dopodiché Daniel si avviò verso il proprio appartamento e lei rimase a guardarlo mentre si allontanava e si chiudeva la porta alle spalle. Be', il primo giorno era passato. Non vedeva proprio l'ora di scoprire che cosa sarebbe accaduto l'indomani.

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Chiedimi ciò che vuoi di ALLY BLAKE

Mai dopo mezzanotte di MIRA LYN KELLY

Vicini come non mai di TRISH WYLIE

Nel letto sbagliato di NATALIE ANDERSON

Il primo sguardo, le prime carezze, il primo bacio. Per Caitlyn non c'è niente di meglio che cominciare una nuova storia d'amore. Dopo aver fatto saltare tre matri-moni, però, è ora di dire addio agli uomini. Ma forse...

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La serata perfetta di Levi finisce un minuto prima di mezzanotte, quando Elise esce dal suo letto e se ne va. Avevano appena cominciato! Che fine ha fatto il fasci-no al quale nessuna è mai riuscita a resistere?

Gli uomini in divisa sono irresistibili. A meno che si chiamino Daniel Brannigan. Dire che Jorja tira fuori il peggio di sé quando è con lui è poco. E non è poi del tutto vero, adesso che sono più... vicini del previsto.

Infilarsi di nascosto nel letto di un collega non è una mossa geniale, se ci si ritrova fra le braccia di uno sco-nosciuto. Che vergogna! Per Ruben, però, è stato un ve-ro piacere conoscere Ellie, tanto che...

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