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RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATA MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE - report unificato finale - ATO 11 IT9220135 Gravina di Matera

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RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATA

MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE- report unificato finale -

ATO 11

IT9220135 Gravina di Matera

LUGLIO 2012

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SIC IT9220135 Gravina di Matera

RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATA

Data: 16/7/2012Area numero : 11Denominazione: Gravina di MateraCapo Area: Maurizio Cutini

Gruppo di lavoro: Nome Sito Ruolo

Cutini MaurizioGravina di Matera botanico

Andrisani AdrianoGravina di Matera agronomo

Gargaro AnnunziataGravina di Matera zoologo

Lazzari SilvestroGravina di Matera geologo

Migliori RaffaeleGravina di Matera ingegnere

Montemurro MariangelaGravina di Matera ingegnere

Perrupato AntonioGravina di Matera zoonomo

Petrelli AntonellaGravina di Matera forestale

Tarasco SaverioGravina di Matera forestale

Inoltre hanno collaborato:Cancellieri Laura botanicoMisano Giuseppe forestaleSantarcangelo Vito zoologo

Temi AutoriZoologia Gargaro Annunziata (con il contributo di Santarcangelo Vito) Botanica Cutini Maurizio (con il contributo di Cancellieri Laura e Misano Giuseppe)

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Zootecnia Perrupato Antonio, Andrisani AdrianoAgronomia Andrisani Adriano, Perrupato Antonio

Impatti Ambientali Migliori Raffaele, Montemurro Mariangela (con il contributo di Santarcangelo Vito)

Selvicoltura Petrelli Antonella, Tarasco Saverio (con il contributo di Misano Giuseppe)Geologia Lazzari Silvestro

INDICE

AUTOVALUTAZIONE SUL LAVORO SVOLTO Pag. 6ANALISI GENERALE E ORGANIZZAZIONE DEL GRUPPO DI LAVORO 6SETTORE BOTANICO e aspetti cartografici 6SETTORE ZOOLOGICO 8SETTORE GEOLOGICO 9SETTORE AGRONOMICO 10SETTORE ZOOTECNICO 11SETTORE FORESTALE 11SETTORE INGEGNERIA-IMPATTI 12

ASPETTI CRITICI E RICHIESTE SPECIFICHE 12METODOLOGIA 13

1. QUADRO CONOSCITIVO 151.1. SCHEDE HABITAT 1.1.1. (5210) Matorral arborescenti di Juniperus spp. 201.1.2. (*6220) Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

231.1.3. (62A0) Formazioni erbose secche della regione sub mediterranea orientale (Scorzoneretalia villosae) 261.1.4. (8210) Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 301.1.5. (8310) Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 331.1.6. (9250) Querceti a Quercus trojana 351.1.7. (92A0) Foreste a galleria di Salix alba e Populus nigra 391.1.8. (9340) Foreste a Quercus ilex e Quercus rotundifolia 41

1.2. SCHEDE SPECIE FLORISTICHE1.2.1. GIMNOSPERMAE, Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata (Guss.) Nyman 441.2.2. GRAMINACEAE, Stipa austroitalica Martinovsky ssp. austroitalica 441.2.3. CAMPANULACEAE, Campanula versicolor Hawkins 451.2.4. UMBELLIFERAE, Carum multiflorum (S. et S.) Boiss 451.2.5. UMBELLIFERAE, Portenschlagiella ramosissima (Portens.) Tutin 461.2.6. FAGACEAE, Quercus trojana Webb 461.2.7. FAGACEAE, Quercus calliprinos Webb 471.2.8. PAEONIACEAE, Paeonia mascula (L.) Miller 471.2.9. RUTACEAE, Dictamnus albus L. 481.2.10. LABIATAE, Salvia argentea L. 48

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1.2.11. COMPOSITAE, Centaurea centaureum L. 481.2.12. GRAMINACEAE, Aegylops uniaristata Vis. 49

1.3. SCHEDE SPECIE FAUNISTICHE 501.3.1. (UCCELLI) FALCONIDAE, Falco naumanni Fleischer, 1818 501.3.2. ACCIPITRIDAE, Neophron percnopterus (Linnaeus, 1758) 511.3.3. CICONIIDAE, Ciconia nigra (Linnaeus, 1758) 531.3.4. CORACIIDAE, Coracias garrulus (Linnaeus, 1758) 541.3.5. (RETTILI) TESTUDINIDAE, Eurotestudo hermanni (Gmelin, 1789) 551.3.6. COLUBRIDAE, Elaphe quatuorlineata (Lacépède, 1789) 561.3.7. COLUBRIDAE, Zamenis situla (Linnaeus 1758) 571.3.8. (ANFIBI) BOMBINATORIDAE, Bombina pachypus (Bonaparte, 1838) 581.3.9. (MAMMIFERI) MUSTELIDAE, Lutra lutra (Linnaeus, 1758) 601.3.10. (INSETTI) CERAMBYCIDAE, Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758 621.3.11. SATYRIDAE, Melanargia arge (Sulzer, 1776) 63

2. STATO DI CONSERVAZIONE DEL SIC SULLA BASE DEGLI INDICATORI 64 2.1. INDICATORI SPAZIALI 642.2. INDICATORI FLORO-VEGETAZIONALI E RIPERIMETRAZIONE DEL SIC 652.3. INDICATORI FORESTALI 662.4. INDICATORI FAUNISTICI 692.5. ASSETTO IDROBIOLOGICO 712.6. FATTORI DI DISTURBO E DI ALTERAZIONE AMBIENTALI 75ATTIVITA’ ZOOTECNICA 76ASPETTI AGRONOMICI 77ATTIVITA’ FORESTALI 79TURISMO 80INCENDI 80

2.7. INDICATORI SOCIO-ECONOMICI 92INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’ 92STRUTTURA E DINAMICA DELLA POPOLAZIONE 92CARATTERISTICHE DEL MERCATO DEL LAVORO 93TURISMO 94

3. QUADRI RIASSUNTIVI SULLO STATO DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE A LIVELLO NAZIONALE E BIOGEOGRAFICO 98

4. INVENTARIO DELLE NORMATIVE APPLICABILI 132

5. MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE 144MISURE SPECIFICHE 144a) AZIONI PER LA TUTELA (TUT.)TUT. 1: pascolamento semi-bradoTUT. 2: specie floristicheTUT. 3: comunità forestaliTUT. 4: MammiferiTUT. 5: fuoco

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TUT. 6: impianti di depurazioneTUT. 7: attività estrattiveTUT. 8: Anfibi e RettiliTUT. 9: ChirotteriTUT. 10: UccelliTUT. 11: risanamento del territorioTUT. 12: a ntiche cave

a) AZIONI PER LA CONSERVAZIONE (CONS.) 151CONS. 1: vegetazione ripariale

MISURE INCIDENTI 152b) INTEGRAZIONI (INT.)INT. 1: gestione forestale sostenibileINT 2: coltivazione con tecniche tradizionali e allevamento di razze autoctoneINT. 3: biodiversità agraria e zootecnica in aree contigueINT. 4: prodotti agro-alimentari tipiciINT. 5: conservazione del paesaggio caratteristicoINT. 6: turismo alternativo

MISURE GESTIONALI (GEST.) 154GEST. 1: interventi selvicolturali (rimboschimento di conifere)GEST. 2: discaricheGEST. 3: l’informazione e sensibilizzazione della comunità localeGEST. 4: CinghialeGEST. 5: abbeverata del bestiameGEST. 6: Anfibi

6. VALUTAZIONE DELLE MISURE 157Tabelle da 6.2.1 a 6.2.12 Valutazione della Misura TUT. 1Valutazione della Misura TUT. 2Valutazione della Misura TUT. 3Valutazione della Misura TUT. 4Valutazione della Misura TUT. 5Valutazione della Misura TUT. 6Valutazione della Misura TUT. 7Valutazione della Misura TUT. 8Valutazione della Misura TUT. 9Valutazione della Misura TUT. 10Valutazione della Misura TUT. 11Valutazione della Misura TUT. 12Tabella 6.2.13 Valutazione della Misura CONS. 1Tabelle da 6.2.14 a 6.2.19 Valutazione della Misura INT. 1Tabelle da 6.2.20 a 6.2.25Valutazione della Misura GEST. 1

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Valutazione della Misura GEST. 2Valutazione della Misura GEST. 3Valutazione della Misura GEST. 4Valutazione della Misura GEST. 5Valutazione della Misura GEST. 6

BIBLIOGRAFIA 178

AUTOVALUTAZIONE SUL LAVORO SVOLTO

ANALISI GENERALE E ORGANIZZAZIONE DEL GRUPPO DI LAVOROIl gruppo di lavoro relativo all’Area 11 risulta costituito da 9 unità (1 responsabile e 8 rilevatori) suddivisi secondo determinate competenze (1 botanico, 2 forestali, 1 geologo, 1 zoologo, 1 zoonomo, 2 ingegneri, 1 agronomo). Successivamente agli incontri organizzati dalla Regione, in linea con quanto indicato dalla Cabina di Regia e l’Ufficio Tutela della Natura, attraverso alcuni incontri avvenuti nel 2010 e 2011, il gruppo si è incontrato più volte (sia a Potenza che a Matera) allo scopo di focalizzare gli obiettivi per la redazione delle Misure di Conservazione, partendo dal materiale prodotto nella fase di Monitoraggio (dallo stesso gruppo, anche se in mancanza di alcune componenti). I sopralluoghi ed i campionamenti effettuati dalle diverse componenti sono continuati in completa autonomia ed utilizzando anche contatti presi localmente in particolare con l’Ente Parco, il Centro di Educazione Ambientale, il Corpo Forestale dello Stato, il Comune di Matera. La comunicazione tra i componenti del gruppo è avvenuta sia telefonicamente che attraverso le mail (attraverso riassunti delle riunioni, schemi metodologici, indicazioni sugli habitat) in modo che a tutto il gruppo sia stato assicurato il massimo delle informazioni disponibili. E’ stata inoltre favorita la connessione tra le diverse componenti del gruppo sia attraverso uscite in campagna congiunte ed alcune sollecitazioni su temi specifici (ad esempio relativamente agli effetti di alcuni disturbi evidenziati nell’area del SIC). Analogamente alla fase del Monitoraggio, i rapporti con l’Ente Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano sono stati proficui (grazie in particolare all’interessamento e alla disponibilità di Vito Santarcangelo). Sono state ottenute tutte le autorizzazioni necessarie per le percorrenze all’interno del territorio e per il prelevamento di materiale biologico (specie, parti di esse, tracce, etc.), e avuto a disposizione il materiale specialistico, di notevole utilità per l’approfondimento di alcune componenti e per la stesura delle Misure di Conservazione (in particolare il Progetto LIFE 99/NAT/IT/006279 “Verifica della Rete Natura 2000 in Italia e modelli di gestione”, il Piano di gestione dei SIC e ZPS IT9130007 (Area delle Gravine; IT9220135 (Gravine di Matera); la Relazione della Società Botanica Italiana). Di seguito, in modo sintetico, le indicazioni sulla metodologia e le attività svolte da ogni singola componente.

SETTORE BOTANICOPartendo dai dati e dalle osservazioni raccolte nella fase di Monitoraggio, è stato possibile approfondire la conoscenza delle diverse tipologie vegetazionali presenti nel SIC grazie all’esistenza di dati inediti (MISANO & DI PIETRO), messi a disposizione da Giuseppe Misano, ed editi (MEDAGLI & GAMBETTA, 2003; FASCETTI & NAVAZIO, 2007; DI PIETRO & MISANO, 2009). Sono stati effettuati alcuni rilievi fitosociologici sulle principali tipologie vegetazionali individuate all’interno del SIC espressive dei principali habitat identificati nel SIC, allo scopo di evidenziare i rispettivi caratteri floristici e vegetazionali, necessari alla valutazione della consistenza e dello stato di conservazione degli habitat stessi. Nello specifico, non è stato possibile documentare con alcun

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rilievo l’habitat 8310, per ovvie motivazioni (Grotte non ancora sfruttate a livello turistico) e 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus nigra), in quanto presente in modo frammentario (non rilevabile dal punto di vista fitosociologico) ed oltretutto, danneggiato dall’ondata di piena che ha attraversato la gravina in tutta la sua lunghezza (marzo 2011), danneggiando la scarsa vegetazione presente sul fondo. Sono state inoltre realizzate alcune immagini fotografiche relative alla flora, alla vegetazione, agli habitat e al paesaggio, utili alla descrizione e alla rappresentazione della variabilità ambientale del territorio del SIC, alcune delle quali risultano inserite nel portale appositamente realizzato dalla Regione Basilicata.Sulla base dei dati raccolti ed utilizzando il materiale esistente, è stato possibile articolare il quadro conoscitivo dei singoli habitat, individuando gli Elementi di pregio, gli Elementi caratterizzanti (utilizzando le diagnosi e le caratterizzazioni contenute sia nell’Interpretation Manual of European Union Habitats, ver. EUR 27, 2007 e sia nel Manuale Italiano di Interpretazione degli Habitat della Direttiva 92/43/CEE, BIONDI et al., 2009). Attraverso la valutazione dei dati esistenti a scala europea contenuti in siti dedicati che mostrano diverse informazioni suddivise per habitat (secondo la suddivisione biogeografica, così come previsto dalla Direttiva 43/92/CEE)(http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/speciesprogress), è stato possibile indicare i diversi caratteri richiesti relativi allo stato di conservazione. Ulteriori informazioni sono state desunte da altre fonti (PIGNATTI et al., 2001; PETRELLA et al., 2005).A completamento del lavoro, sono state redatte schede indicative per ogni habitat, secondo lo schema fornito dalla Cabina di Regia, contenenti diversi caratteri delle singole vegetazioni espressive gli habitat (distribuzione, esigenze ecologiche, etc.) utilizzando la bibliografia precedentemente menzionata e diverse fonti specialistiche descrittive i caratteri floristici e vegetazionali peninsulari. Analogamente sono state compilate le diverse schede relative alle entità floristiche di particolare interesse floristico e biogeografico presenti all’interno del SIC e particolarmente espressive di alcuni habitat presenti.

La fase conclusiva del Report è stata completata tenendo in considerazione tutti i fenomeni interferenti il sito (considerando anche quelli identificati nelle immediate vicinanze, all’esterno del perimetro del SIC) e valutando l’impatto degli stessi in confronto a categorie generali prestabilite (Uccelli, Mammiferi, Piante, etc.), allo scopo di far emergere le dinamiche delle interferenze principali, i gruppi maggiormente interessati da determinati fenomeni e poter, nella fase conclusiva, riuscire a sviluppare determinate strategie di azione. La presente fase “sintetica” di valutazione multicomponenti, potrà essere di utile ausilio per il confronto tra siti vista la relativa standardizzazione degli eventi che avvengono nei siti distribuiti nel territorio regionale e suddivisi secondo una logica di “aree omogenee”, nella speranza di una gestione “centralizzata” che possa tener conto delle diversità locali (possibilmente e auspicabilmente) all’interno di un’unica politica gestionale e conservazionistica regionale.

Per quanto riguarda gli aspetti cartografici, di seguito il dettaglio delle attività svolte e delle metodologie utilizzate (a cura di Laura Cancellieri).Nella fase iniziale del lavoro si è proceduto alla costruzione di un sistema informativo geografico in ambiente GIS relativo al territorio delle gravine di Matera ricadenti nel SIC IT9220135, realizzato utilizzando il software ESRI ArcGIS 9.2.Le informazioni a carattere territoriale raccolte nel sistema informativo geografico sono state integrate nelle diverse fasi in modo da supportare anche il lavoro di analisi degli altri esperti. Nel corso di questa prima fase del lavoro si è provveduto, quindi, alla raccolta del materiale cartografico esistente ed all’archiviazione strutturata dell’insieme dei dati descrittivi e cartografici reperiti per la costituzione degli strati informativi di base.

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La cartografia di base acquisita tramite la Regione Basilicata e il Portale Cartografico Nazionale del Ministero

Carta topografica scala 1:25.000, formato raster (.ecw); Ortofoto a colori, volo anno 2006; Limite del SIC “Gravine di Matera”, formato vettoriale (.shp);

Tutta la cartografia di riferimento è stata acquisita nel sistema cartografico di riferimento UTMdatum: WGS84 fuso: 33N in accordo con il sistema di riferimento utilizzato dalla RegioneBasilicata.La base di dati così costituita sarà implementata attraverso la realizzazione dei seguenti stratiinformativi in formato vettoriale - ESRI shapefile, di seguito elencati:

Uso del suolo (secondo la classificazione CORINE Land Cover); Carta fisionomico strutturale; Carta degli Habitat (All. I Dir. Habitat); Stazioni di presenza degli Habitat puntiformi;

Nella prima fase di aggiornamento del Formulario Standard è stata realizzata, a partire da fotointerpretazione a video di ortofoto e successive verifiche di campo, la Carta di uso del suolo, assegnando a ciascun poligono la tipologia fisionomica-strutturale e l’eventuale codice Habitat secondo Direttiva. Nell’ambito di tale attività si è provveduto all’editing dei poligoni corrispondenti alle diverse tipologie di uso del suolo, ai limiti fisionomico-strutturali della vegetazione e all’individuazione dei tipi di habitat e di vegetazione di interesse individuati preliminarmente in una prima fase di indagine in campo. L’elaborazione cartografica è stata realizzata attraverso fotointerpretazione a video di ortofoto a colori del 2006, visualizzabili sul “Portale Cartografico Nazionale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare”. (www.pcn.minambiente.it), lavorando alla scala di 1:10.000 con un’unità minima cartografabile pari ad 1 ha. Le bozze cartografiche così realizzate sono state successivamente verificate attraverso sopralluoghi e indagini di campo mirate al riconoscimento e alla caratterizzazione delle aree più critiche. Il procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine:1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali (bosco, macchia, gariga,

vegetazione erbacea) e delle diverse tipologie di copertura del suolo (centri abitati, aree agricole, insediamento produttivo, ecc.) per delimitare le aree omogenee attraverso la digitalizzazione dei poligoni vettoriali;

2. stesura di una prima carta delle tipologie strutturali e di uso del suolo secondo la legenda CORINE Land Cover al III livello;

3. interpretazione di maggiore dettaglio degli ambienti boschivi finalizzata a individuare i boschi di leccio, boschi di fragno e i rimboschimenti a conifere;

4. stesura di una seconda carta di maggior dettaglio delle tipologie forestali;5. validazione mediante sopralluoghi sul campo dei poligoni individuati per verificare la corretta

corrispondenza fra la vegetazione reale e le tipologie fotointerpretate;6. riclassificazione dei poligoni secondo la legenda CORINE Land Cover al V livello (ove possibile) in

base a quanto osservato sul campo;Le fitocenosi di estensione estremamente limitata sono state invece localizzate sulla cartografia attraverso delle simbologie puntuali.Tali tematismi sono stati poi utilizzati per la elaborazione spaziale finalizzata al calcolo delle superfici relative di ciascuna tipologia di Habitat e di categoria Corine Land Cover al fine di ottemperare alle richieste del Formulario Standard.

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L’ analisi interpretativa, basata su criteri di tipo floristico-vegetazionale, ha permesso non solo di valutare e rappresentare i caratteri fisionomico-strutturali delle fitocenosi presenti, ma anche di individuare e spazializzare gli Habitat sensu Direttiva Habitat (All. I Dir. 92/43/CEE) presenti nell’area.

SETTORE ZOOLOGICOIl lavoro svolto per la stesura del primo report della fase denominata “Misure di Tutela e Conservazione” ha avuto inizio partecipando alle riunioni tenutesi con la Cabina di Regia e la Regione Basilicata (pur essendo la nostra ATO ancora impegnata nella fase di Monitoraggio). Il prosieguo ha visto diversi incontri tra i componenti del gruppo di lavoro, coordinati dal responsabile, per la suddivisione dei compiti e una più approfondita analisi sul lavoro da svolgere.Si è partiti proprio dai dati rilevati durante la fase di Monitoraggio e nello specifico, per quanto riguarda gli aspetti faunistici, sono state redatte le schede di specie ritenute più significative, con l’aiuto di quelle messe a disposizione sul portale (www.retecologicabasilicata.it), inserendo verifiche ed integrazioni opportune per la specificità del SIC. Inoltre per la redazione delle tabelle a semaforo è stata riportata solo una valutazione a livello della Regione Biogeografica Mediterranea scaturita, per gli uccelli, dalla pubblicazione “Valutazione dello stato di conservazione dell’avifauna italiana” (LIPU 2009), e per gli altri gruppi da “HABITATS DIRECTIVE ARTICLE 17 REPORT (2001 – 2006 )” e disponibile nella banca-dati di Eionet - European Topic Centre on Biological Diversity (http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/speciesprogress). Non è stato possibile effettuare una valutazione a livello del SIC in quanto risulterebbe necessario un più adeguato e minuzioso monitoraggio su ogni singola specie.Si sono resi necessari diversi incontri con esperti del settore presso la sede dell’Ente Parco della Murgia Materana (in particolare con il Dott. Vito Santarcangelo), vista la difficoltà di trattare adeguatamente tutta la componente zoologica relativa al SIC (anche a fronte di specifiche richieste di ampliamento dei campionatori di area zoologica più volte segnalata Regione Basilicata). Gli incontri hanno avuto esito positivo, risultando notevolmente preziosi sia per l’aiuto diretto fornito nella compilazione delle schede e nelle informazioni specifiche su determinati gruppi e anche per la messa a disposizione di specifica bibliografia relativa alla componente faunistica del Parco, oltre ad altre numerose informazioni a carattere generale.Inoltre è stata consultata e analizzata altra specifica bibliografia precedentemente raccolta e consultate alcune banche dati informatizzate (IUCN Red List, ecc.) e raccolta la documentazione inerente il quadro normativo per ciò che riguarda la fauna a livello europeo, nazionale e locale.

SETTORE GEOLOGICOIl rilevamento geologico ha riguardato l’area del SIC ed un adeguato contorno consentendo di inquadrare la configurazione geologica, geomorfologica ed idrogeologica dell’intero ATO, di cui è stata individuata non solo la configurazione geostrutturale generale, quanto gli aspetti di positività e di criticità esistenti, inerenti questi temi.Tali aspetti richiedono misure dirette ed indirette, materiali ed immateriali di tutela e salvaguardia di un sistema di geotopi certamente unico, in cui l’azione dell’uomo ha inciso in maniera originale, determinando degli aspetti unici degni di un sito protetto dall’UNESCO.Gli studi sul terreno sono stati integrati da ricerche bibliografiche e cartografiche, di cui sono state fornite adeguate indicazioni, nonché da immagini spaziali riprese da aereo e da satellite. Sono state utilizzate altresì, per quanto riguarda l’esatta georeferenziazione delle immagini, tecniche ed attrezzature GPS facenti parte di un sistema di monitoraggio ambientale avanzato denominato SIMONA (Sistema di Monitoraggio Ambientale – http://www.cedateuropa.eu/simona).

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Alcune problematiche, quali ad esempio quelle connesse alla stabilità dei versanti, all’inquinamento ed alle cave, risultano di non semplice soluzione, per via di preesistenze strutturali, di un diffuso uso improprio del territorio e dei costi necessari alle attività di risanamento. Pertanto l’indagine geologica ha avuto il risultato non solo di indicare i problemi, quanto di suggerire soluzioni, senza tuttavia poter indicare priorità e costi che necessitano di approfondimenti e strumenti che in questa fase non sono disponibili.

SETTORE AGRONOMICOIl lavoro svolto è consistito in uno studio agronomico dell’area del SIC, condotto attraverso alcuni sopralluoghi mirati all’approfondimento delle conoscenze del sito, alla sua perimetrazione e quindi ai limiti dell’area protetta, alla definizione delle principali tipologie di uso del suolo e delle loro caratterizzazioni colturali. Tali attività sono state facilitate anche grazie alla collaborazione con altre componenti del gruppo (in particolare con la componente zoonomica). In proposito sono state individuate gran parte delle aziende presenti nel territorio; nella fase successiva tali aziende sono state analizzate analiticamente anche grazie ai dati raccolti in precedenza nell’ambito del Censimento generale dell’agricoltura (ISTAT 2010).

SETTORE ZOOTECNICOLe analisi sono state condotte per buona parte sul campo, incrociando anche altre conoscenze provenienti da altri componenti del gruppo. Nella fase di redazione del primo report delle misure, sulla scorta del Formulario Standard realizzato nella precedente fase di monitoraggio, è stato redatto un documento sulle caratteristiche zootecniche delle aziende presenti nel territorio di Matera. Le indagini sono state svolte sia con ripetute visite aziendali (anche se molte volte in azienda non si trovava nessuno) sia attraverso notizie apprese dagli organi ufficiali di controllo. Successivamente è stata effettuata una prima valutazione dell’importanza delle attività zootecniche sulla base di ripetuti sopralluoghi nell’area del SIC, e successivamente anche attraverso il supporto dell’azienda sanitaria locale (ASM, Servizio Veterinario area A dell’associazione allevatori di Matera, per verificare le informazioni raccolte. Sulla base di tali analisi e delle informazioni raccolte sono state effettuate le considerazioni sull’attività zootecnica riportate nella relazione sugli impatti allegata. Per l’analisi della situazione generale dell’agricoltura sono stati utilizzati anche i dati forniti dal Censimento dell’Agricoltura Istat del 2000, relativamente all’area interessata. L’indicatore Pascolo e zootecnica rileva il numero di capi bestiame allevati, consentendo di valutare la pressione che le aziende ad indirizzo zootecnico esercitano sull’ambiente. L’obiettivo di questo indicatore è la determinazione del carico di bestiame e delle modalità di utilizzo del pascolo. Per quanto riguarda il carico bestiame un’analisi complessiva è stata realizzata calcolando le Unità Bovine Adulte (UBA) e rapportando i valori in UBA con la superficie agricola a seminativi di ogni azienda. I coefficienti impiegati per il calcolo sono quelli stabiliti in base alle prescrizioni indicate nel Piano di gestione del Parco che prevede 1 capo grosso bovino ogni 3 ha (0,33 UBA/ha/ anno), 1 capo equino ogni 5 ha (0,2 UBA/ha/ anno), 9 capi ovini e/o caprini per ha/anno (cfr. relazione specifica allegata).

SETTORE FORESTALEIl lavoro svolto è stato articolato in due fasi. Nella prima sono stati interpretati e valutati i dati emersi durante la fase di monitoraggio, utili alla stesura del primo report. Questa fase ha riguardato una serie di incontri con i responsabili degli uffici preposti degli Enti gestori e proprietari del patrimonio forestale. E’ da sottolineare la poca disponibilità a fornire i dati richiesti

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in questa fase da parte di alcuni uffici interpellati. Gli Enti interpellati sono: Ufficio Patrimonio del Comune di Matera, Corpo Forestale dello Stato, Ente Parco della Murgia Materana, Centri Visite ufficiali del Parco della Murgia. La seconda fase, invece, è stata espletata con l’individuazione degli indicatori forestali e dei fattori di rischio per le zone boscate rientranti nel SIC. Lo studio della componente forestale è stato orientato ed organizzato per individuare e definire i caratteri più rappresentativi della struttura e delle dinamiche evolutive delle aree boscate. Trattandosi di lembi di bosco con esclusiva funzione protettiva, e non produttiva, non sono stati presi in considerazione parametri dendroauxometrici, ma è stata svolta una valutazione qualitativa, soffermandosi sugli aspetti connessi alla struttura, alla composizione e alla gestione forestale.

Il quadro conoscitivo del SIC e la valutazione dello stato di conservazione (ovvero i primi due capitoli del presente report) sono stati redatti utilizzando i report redatti durante la fase di progetto denominata "monitoraggio", nonché banche dati, studi di base (geologici, floro-vegetazionali, faunistici ed agronomici) e strumenti di pianificazione in possesso delle amministrazioni regionale e provinciale e dei comunali, integrati dai dati reperibili nella letteratura scientifica e da informazioni inedite raccolte durante i sopralluoghi in campo o fornite da esperti e professionisti.I primi due capitoli della presente relazione (cfr. 2.3 Indicatori forestali) hanno per finalità una "verifica di idoneità" dei siti, in applicazione dei parametri disciplinati dalla Direttiva Habitat; in particolare, per ciascun tipo di habitat naturale (allegato A al DPR 357/97 e smi) e ciascuna specie (allegato B al DPR 357/97b e smi), vengono evidenziati il grado di rappresentatività ed il livello di conservazione, sulla base di opportuni indicatori e di expert-based assessment.Ulteriori indicazioni metodologiche sono contenute nell'iter metodologico approntato dalla cabina di regia e a singole sezioni del presente report. Ad esse si rimanda per ulteriori dettagli ed approfondimenti (cfr. relazione specifica allegata).

SETTORE INGEGNERIA-IMPATTIIn questa prima fase sono stati approfonditi alcuni elementi di interesse naturalistico-ambientale. L’approfondimento è stato effettuato seguendo le linee guida proposte dalla Cabina di Regia, ed ha implicato le seguenti fasi: A. Elaborazione/analisi dell’inventario normativo riferito ai SIC.B. Elaborazione dello stato di conservazione e lo studio/analisi di una matrice di indicatori secondo il modello DIPSR;Durante questa prima fase di attività i problemi riscontrati sono stati:

- trasferimento dei dati acquisiti in fase di monitoraggio per poi essere utilizzati nella fase di misure

- reperibilità di documenti e dati ambientali presso enti.Il quadro conoscitivo del SIC e la valutazione dello stato di conservazione sono stati redatti utilizzando i report redatti durante la fase di progetto denominata "monitoraggio", nonché banche dati, studi di base (di monitoraggio ambientale dell’area in oggetto) e strumenti di pianificazione in possesso dell’amministrazione regionale e provinciale e del Comune (cfr. relazione specifica allegata).

ASPETTI CRITICI E RICHIESTE SPECIFICHE

Diverse risultano le problematicità affrontate nel corso dello svolgimento dei lavori. In particolare alcune componenti (agronomica e forestale) sono state contrattualizzate nel maggio 2011, con

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evidente ritardo rispetto agli impegni presi, determinando alcuni problemi organizzativi e costringendo, conseguentemente, la raccolta dei dati e la consegna delle relazioni relative in un arco temporale insufficiente. Risulta evidente, come anche indicato nei commenti ricevuti dalla CdR, che il contributo apportato da alcune componenti risulta conseguentemente scarso e poco relazionato al resto delle componenti. Si sottolinea, inoltre, le mancanze fondamentali di un botanico e di un cartografo nel gruppo, elementi che hanno complicato fortemente le attività, rendendo molto problematiche (o impossibili) alcune elaborazioni nella precedente fase di Monitoraggio e nell’avvio della fase delle Misure. Tali mancanze hanno reso necessario il riferimento a figure esterne al gruppo (pur nella numerosità del gruppo stesso) e l’investimento di risorse (anche economiche) per l’effettuazione di alcune fasi irrinunciabili per la continuazione dei lavori (e le richieste che ci venivano dalla CdR e dagli UTN). I documenti cartografici messi a disposizione sono pertanto il frutto di analisi e attività svolte da professionisti esterni al gruppo e rimangono, in tal senso, di loro proprietà (è opportuno precisare, comunque, che il capo area si assume completamente la responsabilità relativamente ai contenuti presenti all’interno della documentazione fornita). Si segnala, infine, il mancato coordinamento e messa a disposizione (nei tempi promessi) di tutti gli studi e le relazioni a carattere ambientale esistenti per l’area di studio (piani, valutazioni, relazioni ambientali, etc.), che sarebbero risultate molto preziose nella fase iniziale di organizzazione del lavoro e di messa in evidenza delle criticità principali. Rispetto ai pagamenti si segnalano, analogamente alle altre questioni indicate, i problemi già segnalati nella fase finale del Monitoraggio, elemento che ha creato qualche malumore e legittimi risentimenti che hanno pesato sull’avanzamento dei lavori e sulle richieste volta per volta avanzate dal responsabile ai componenti del gruppo.

METODOLOGIA

La metodologia adottata è coerente con i documenti di riferimento prodotti dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio, nonché con quelli elaborati a livello regionale, ed in particolare:

- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Conservazione della Natura. Manuale per gestione dei Siti Natura 2000;

- Documenti Comunità Europea, 2000. La gestione dei siti della rete Natura 2000. Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE;

- Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 3 settembre 2002. Linee guida sui piani di gestione delle aree SIC, pubblicato sulla G.U.R.I. n. 224 del 24 settembre 2002;

- Manuali e linee guida 26/2003 - APAT. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici. Istituto Nazionale Urbanistica (APAT-INU). Gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale - Indirizzi e modalità operative per l’adeguamento degli strumenti di pianificazione del territorio in funzione della costruzione di reti ecologiche a scala locale;

- Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del 21 dicembre 2006. Disciplina del regime di condizionalità della PAC e abrogazione del D.M. 15 dicembre 2005 , pubblicato sul Suppl. Ordinario della G.U.R.I. n. 301 del 29 dicembre 2006;

- Documento di lavoro del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 92/43/CEE (Atto A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità;

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- Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007. Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS), pubblicato sulla G.U.R.I. n. 258 del 6 novembre 2007;

- DGR n. 978 del 4/06/2003 “Pubblicazione dei siti Natura 2000 della Regione Basilicata”, attività ed azioni inerenti il Complemento di Programmazione del POR Basilicata 2000/ 2006;

- Quadro Comunitario di Sostegno Obiettivo 1 2000/2006 - (QCS 3.2 Asse I – Risorse Naturali) - Strategia del QCS per la Rete Ecologica, nuovi indirizzi e criteri di attuazione -

- DGR n. 1484/06 (proposta di costituzione dell’Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche).

Il quadro conoscitivo del SIC e la valutazione dello stato di conservazione (ovvero i primi due capitoli del presente report) sono stati redatti utilizzando i report elaborati durante la precedente fase di Monitoraggio, nonché attraverso banche dati, studi di base (geologici, floro-vegetazionali, faunistici ed agronomici) e strumenti di pianificazione in possesso delle amministrazioni regionali e provinciali e dei comunali, integrati dai dati reperibili nella letteratura scientifica specialistica e da informazioni inedite raccolte durante i sopralluoghi in campo o fornite da esperti e professionisti.I primi due capitoli del presente report hanno per finalità una "verifica di idoneità" dei siti, in applicazione dei parametri disciplinati dalla Direttiva “Habitat”; in particolare, per ciascun tipo di habitat naturale (allegato A al DPR 357/97 e smi) e ciascuna specie (allegato B al DPR 357/97b e smi) sono stati evidenziati il grado di rappresentatività ed il livello di conservazione, sulla base di opportuni indicatori (commentati nel capitolo 2) e di expert-based assessment.Ulteriori indicazioni metodologiche sono contenute nell'iter metodologico approntato dalla CdR e a singole sezioni del presente Report. Ad esse si rimanda per ulteriori dettagli ed approfondimenti.

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1. QUADRO CONOSCITIVO

Codice habita

t

Denominazione Elementi di pregio Elementi caratterizzanti Specie esotichePermanenze/cambiamenti

5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp.

Flora: Juniperus phoenicea L. ssp. turbinata (Guss.) Nyman.

Juniperus phoenicea L. ssp. turbinata (Guss.) Nyman*, Juniperus oxycedrus L., Pistacia lentiscus L., Phyllirea latifolia L., Olea europea L. var. sylvestris Brot., Rhamnus alaternus L., Myrtus communis L., Lonicera implexa Aiton, Prasium majus L., Smilax aspera L., Rubia peregrina L., Clematis flammula L., Clematis cirrhosa L., Euphorbia dendroides L., Daphne gnidium L., Chamaerops humilis L., Helichrysum stoechas (L.) Moench., Arisarum vulgare Targ.-Tozz., Vincetoxicum hirundinaria Medicus, Brachypodium ramosum (L.) R. & S..

Flora:Amorpha fruticosa L.

Fauna: Melanargia arge (Sulzer, 1776); Elaphe quatuorlineata (Lacepede, 1789), Saga pedo

Fauna:

*6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

Flora: Brachypodium dystachium (L.) Beauv, Hypochaeris achyriphorus L., Stipa capensis Thunb., Tuberaria guttata (L.) Fourr., Briza maxima L., Trifolium scabrum L., Trifolium cherleri L., Saxifraga tridactylites L., Ammoides pusilla (Brot.) Breistr., Cerastium semidecandrum L., Linum strictum L., Galium parisiense L., Ononis ornithopodioides L., Coronilla scorpioides (L.) Kock, Euphorbia exigua L., Lotus ornithopodioides L., Ornithopus compressus L., Trifolium striatum L., T.arvense L., T.glomeratum L., Polygala monspeliaca L..

Flora:

Fauna:Falco naumanni (Fleischer, 1818);Falco biarmicus (Temminck, 1825);Lullula arborea (Linnaeus, 1785); Anthus campestris (Linnaeus, 1785);Burhinus oedicnemus (Linnaeus, 1785);Testudo hermanni Zamenis situla (Linnaeus, 1785).

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62A0 Formazioni erbose secche della regione submediterranea orientale (Scorzoneretalia villosae)

Flora: Stipa austroitalica Martinovsky, Anthemis hydruntina Groves, Linum tommasinii Rchb., Salvia argentea L.

Achillea nobilis L., A.virescens (Fenzl) Heimerl, Alyssum diffusum Ten., Arctostaphylous uva-ursi (L.) Sprengel, Asperula purpurea (L.) Erhend., Brassica glabrescens Poldini, Bromus erectus Hudson, B.condensatus Hackel, Bupleurum ranunculoides L., Carex humilis Leyser, Centaurea cristata Bartl., C.dichroantha Kerner, C.rupestris L., C.triumfetti All., Chrysopogon gryllus (L.) Trill., Crepis chondrilloides Jacq., Cytisus pseudoprocumbens Markgraf, Euphorbia fragifera Jan, E.triflora Schott, Euphrasia illyrica Wettst. , E.marchesetti Wettst., Festuca rupicola Hueffel, Genista holopetala (Fleischm.) Bald., G.januensis Viv., G.sericea Wulfen, G.sylvestris Scop., Gentiana tergestina Beck, G.lutea L., G.clusii Perr. et Song., Globularia punctata Lapeyr., Himantoglossum adriaticum Sprengel, Hypochoeris maculata L., Hippocrepis glauca Ten., Iris cengialti Ambrosi, I.pseudopumila Tineo, Jurinea mollis (L.) Rchb., Leucanthemum liburnicum Horvatic, Linum trigynum L., L.tommasinii Rchb., Lomelosia graminifolia L., Matthiola valesiaca Gay, Melica transsylvanica Schur, Molinia arundinacea Schrank, Onobrychis arenaria (Kit.) DC., Ophrys sphegodes Miller, Plantago argentea Chaix, P.holosteum Scop., Polygala nicaeensis Risso, Potentilla pusilla Host, Pulsatilla montana (Hoppe) Rchb., Rhinanthus pampaninii Chab., Satureja subspicata Bartl., S.montana L., Scorzonera villosa Scop.,

Flora:

Fauna: Hystrix cristata (Linnaeus, 1738)

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Senecio scopolii Hoppe et Hornsch., Seseli gouanii Koch, S.tommasinii Rchb., Sesleria juncifolia Suffren, Stipa austroitalica Martinovsky, S.eriocaulis (Borbas) Martinovsky et Skalicky, Trifolium ochroleucon Hudson, Trinia glauca (L.) Dumort., Thapsia garganica L., Acinos suaveolens (S. et Sm.) G.Don, Salvia argentea L., Chamaecytisus spinescens (Presl) Rothm..Teucrium polium subsp. (L.) capitatum Arcang., Eryngium amethystinum L., Koeleria splendens Presl., Thymus spinulosus Ten..

8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica

Flora: Campanula versicolor Hawkins, Carum multiflorum (S. et S.) Boiss, Portenschlagiella ramosissima (Portens.) Tutin.

Dianthus rupicola Biv., Anthyrrinum siculum Miller, Cymbalaria pubescens (Presl) Cufod., Scabiosa limonifolia Vhal., Micromeria fruticosa (L.) Druce, Inula verbascifolia (Willd.) Hausskn., Centaurea subtilis Bertol., Phagnalon rupestre (L.) DC., P.saxatile (L.) Cass., Athamanta sicula L., Pimpinella tragium Vill., Sesleria juncifolia Suffren, Euphorbia spinosa L., Teucrium flavum L., Rhamnus saxatilis Jacq., Aurinia leucadea (Guss.) Koch , Centaurea japigica (Lacaita) Brullo ,

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C.leucadea Lacaita, C.tenacissima (H.Groves) Brullo, C.nobilis (H.Groves) Brullo , C.brulla Greuter, Campanula versicolor Hawkins, Melica transilvanica Schur, Aurinia saxatilis (L.) Desv., Carum multiflorum (S. et S.) Boiss, Scrophularia lucida L., Silene fruticosa L., Dianthus arrostii Presl, Iberis semperflorens L., Convolvulus cneorum L., Hypochoeris laevigata (L.) Ces., Anthemis cupaniana Tod. et Lojac., Anthyllis vulneraria L., Scabiosa cretica L., Campanula fragilis Cyr., Brassica incana Ten., B.rupestris Rafin., Lithodora rosmarinofolia (Ten.) Johnston, Iberis semperflorens L..

Fauna:Zamenis situla (Linnaeus, 1758); Falco biarmicus (Temminck, 1825); Neophron percnopterus (Linnaeus, 1758); Ciconia nigra (Linnaeus, 1758).

8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico

Flora: - -

Fauna:Myotis blythii (Tomes, 1857); Myotis capaccinii (Bonaparte, 1838) ; Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774); Rhinolophus hipposideros (Bechstein, 1800).

9250 Querceti a Quercus trojana

Flora: Quercus trojana Webb., Quercus calliprinos Webb., Quercus virgiliana Ten., Paeonia mascula (L.) Miller, Dictamnus albus L..

Quercus trojana Webb, Q.virgiliana Ten., Acer monspessulanum L., Fraxinus ornus L., Carpinus orientalis Miller, Rosa sempervirens L., Smilax aspera L., Clematis flammula L., Cyclamen hederifolium Aiton, Teucrium siculum Rafin., Stachys officinalis (L.) Trevisan, Oenanthe pimpinelloides L., Rubia peregrina L., Potentilla detommasii Ten., Euphorbia apios L., Viola alba Besser ssp. denhardtii (Ten.) W.Becker, Paeonia mascula (L.) Miller.

Flora:

Fauna: Cerambyx cerdo (Linnaeus, 1758); Elaphe quatuorlineata (Lacepede, 1789);

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92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Flora: Salix alba L., Populus alba, P.nigra L., P.tremula L., P.canescens (Aiton) Sm., Rubus ulmifolius Schott, Rubia peregrina L., Iris foetidissima L., Arum italicum Miller, Sambucus nigra L., Clematis vitalba L., C.viticella L., Galium mollugo L., Humulus lupulus L., Melissa officinalis L., Ranunculus repens L., R.ficaria L., Symphytum bulbosum Schimper, S.tuberosum L., Tamus communis L., Hedera helix L., Laurus nobilis L., Vitis vinifera L., Fraxinus oxycarpa Bieb., Rosa sempervirens L., Euonymus europaeus L., Ranunculus lanuginosus L., R.repens L., Thalictrum lucidum L., Aegopodium podagraria L., Calystegia sepium (L.) R.Br., Brachypodium sylvaticum (Hudson) Beauv., Hypericum hircinum L..

Flora:

Fauna: Sus scrofa (Linnaeus, 1758).

Fauna:Myotis capaccinii (Bonaparte, 1837); Lutra lutra (Linnaeus, 1758); Cerambyx cerdo (Linnaeus, 1758); Melanargia arge (Sulzer, 1776); Hyla intermedia (Boulenger, 1882); Elaphe quatuorlineata (Lacepede, 1789).

9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Flora: Quercus ilex L., Fraxinus ornus L., Laurus nobilis L., Arbutus unedo L., Phyllirea angustifolia L., P.latifolia L., Rhamnus alaternus L., Pistacia terebinthus L., Erica arborea L., Viburnum tinus L., Rubia peregrina L., Smilax aspera L., Lonicera implexa Aiton, Cyclamen repandum Sm., C.hederifolium Aiton, Festuca exaltata Hackel, Limodorum abortivum (L.) Swartz.

Flora:

Fauna:Fauna:Hyla intermedia (Boulenger, 1882); Elaphe quatuorlineata (Lacepede, 1789); Bombina pachypus (Bonaparte, 1838); Melanargia arge (Sulzer, 1776); Hystrix cristata (Linnaeus, 1738); Zamenis situla (Linnaeus, 1738); Cerambyx cerdo (Linnaeus, 1738).

* tra gli elementi caratterizzanti indicati in tabella, le specie in grassetto rispecchiano la differenziazione indicata nel Manuale Italiano di Interpretazione degli Habitat (Biondi et al., 2009), che mette in evidenza l’insieme delle specie diagnostiche dell’habitat particolarmente significative per il territorio italiano.

1.1. SCHEDE HABITAT

1.1.1.Denominazione Habitat: Matorral arborescenti di Juniperus spp. N° Codice Habitat: 5210Percentuale di copertura: 1%Descrizione: formazioni arbustive ben strutturate ad elevata diversità legnosa e con alta frequenza di Juniperus phoenicea L. ssp. turbinata (Guss.) Nyman e Juniperus oxycedrus L., che costituisce

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localmente una forma originale di macchia alta, data la presenza delle due specie di ginepro. Questa comunità presenta una struttura generalmente stratificata nella quale i ginepri (che presentano in alcuni casi altezze anche superiori ai 3 m) occupano il piano superiore, mentre specie quali Pistacia lentiscus o Rhamnus alaternus occupano il piano inferiore. Nei solchi d’erosione e nelle piccole conche, caratterizzate da una maggiore umidità edafica, si insedia il Paliurus spina-christi (Oleo-Ceratonion, Pistacio-Rhamnetalia alaterni)(DI PIETRO & MISANO, 2010).La consociazione a ginepri avviene quasi esclusivamente nelle zone strettamente costiere, dove in alcuni casi queste due specie coesistono come dominanti nella vegetazione arbustiva (primaria) delle scogliere rocciose o nelle aree aree retrodunali, presentando sempre un elevata partecipazione di sclerofille. Nelle aree interne (come Matera) tali consorzi assumono un significato di relittualità divenendo, pertanto, siti documentari di notevole interesse biogeografico.Gli arbusteti con ginepri risultano posizionati al borbo delle gravine (e gravinelle), in un’area centrale e al confine orientale della Gravina di Matera, generalmente su affioramenti rocciosi (calcarenitici) e/o su terreni ad elevata rocciosità poco sfruttabili a fini agricoli. Nei siti in questione si tratta di comunità (prevalentemente) a carattere secondario, in condizioni di relittualità e presumibilmente in evoluzione (ed estensione) legata all’abbandono (o alla diminuzione) delle pratiche colturali in aree marginali delle Murge. Questi arbusteti sembrano rappresentare la fase arbustiva dinamicamente collegata alle foreste di fragno (Euphorbio apii-Quercetum trojanae), che rappresentano la più diffusa tipologia di vegetazione (potenziale) della Murgia materana ed anche di quella pugliese. Specie guida: Juniperus phoenicea L. ssp. turbinata (Guss.) Nyman, Juniperus oxycedrus L., Pistacia lentiscus L., Phyllirea latifolia L., Olea europaea L. var. sylvestris Brot., Rhamnus alaternus L., Myrtus communis L., Lonicera implexa Aiton, Smilax aspera L., Rubia peregrina L., Clematis flammula L., Daphne gnidium L..Distribuzione: a scala nazionale risulta presente in tutte le regioni dell’Italia peninsulare, con particolare riguardo all’Italia centrale e alle isole (molte segnalazioni in Sardegna). Abbastanza raro a scala regionale, risulta segnalato in 4 aree della Basilicata (Matera, Metaponto, Policoro, Maratea)(PETRELLA et al., 2005). Secondo il Manuale di interpretazione degli habitat (BIONDI et al., 2009) presenta una certa variabilità fisionomico-strutturale, prevalentemente legata alla dominanza della specie del genere Juniperus presente (sicuramente si può far riferimento per l’Italia ai sottotipi 32.132, per le boscaglie a J.phoenicea s.l. e 32.136, che definisce i matorral arborescenti di quote medio-elevate a J.thurifera). All’interno del SIC tale habitat è significativamente presente, anche se concentrato in poche stazioni del settore centrale e meridionale. Esigenze ecologiche: tali formazioni presentano carattere schiettamente xerofilo e termoxerofilo, sono presenti in corrispondenza di condizioni climatiche termomediterranee in condizioni edafiche sempre primitive su suoli ad elevata percentuale di rocciosità affiorante.Conservazione e protezione: non si conosce l’estensione precedente di questo habitat, non sembrano sussistere particolari condizioni di criticità presenti, ci sono buone possibilità di conservazione e autoperpetuazione delle comunità vegetali espressive di questo habitat. Criticità e minacce: le minacce principali sono legate al passaggio del fuoco (codice 180) per incendi dolosi, alle pratiche colturali (codice 101) che potrebbero estendersi, a svantaggio di questi arbusteti, in alcuni siti; sono stati osservati tagli e sradicamenti di vegetazione arbustiva (nello specifico alcuni individui di ginepro tagliati) e/o arborea in corrispondenza di campi coltivati (grano e favino), probabilmente per favorire il passaggio di mezzi agricoli pesanti, allargare la sede stradale, migliorare la percorrenza di sentieri ed aumentare la superficie sfruttabile di coltivazioni.

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Azioni utili per la conservazione: si suggerisce di mantenere inalterati gli spazi occupati dagli arbusteti, proteggere le immediate vicinanze eventualmente con diradamenti specifici della boscaglia per diminuire il rischio di incendio, favorire il pascolamento del bestiame nei siti per controllare il dinamismo della vegetazione che in modo naturale tenderebbe ad occultare gli stadi arbustivi verso stadi pre-forestali e forestali (a svantaggio dei ginepri).

Tabella fitosociologica habitat 5210 (Matorral arborescenti di Juniperus spp.)Numero rilievo 1 2 3Data 03.06.2011 03.06.2011 29.05.2011Latitudine 0639381 0639444 0641244Longitudine 4497371 4497371 4498385Quota (m) 270 260 250Sup. (m²) 50 50 30Copertura str. arboreo (%) . . 25Copertura str. arbustivo (%) 80 90 70Copertura str. erbaceo (%) 5 15 5Pendenza % 5 15 90Esposizione O O SERocciosità affiorante . 20 50Petrosità abbondante abbondante scarsa

Juniperus oxycedrus 3 3 3Juniperus phoenicea subsp. turbinata 1 2 2Cistus monspeliensis + + .Rhamnus alaternus 1 1 1Pistacia lenticus + 1 3Micromeria graeca + + .Pinus halepensis + . .Helianthemum jonium + . .Quercus ilex + . 1Olea europea var. sylvestris + . +Phillyrea latifolia + + 3Thymus capitatus 1 . +Ramnus saxatilis + . 1Teucrium polium + . 1Stachis germanica + . .Ruta graveolens + . .Asparagus acutifolius + . +Paliurus spina-christi . + +Olea europea . + .Chamaecytisus spinescens . . 1Lonicera implexa . . +Cistus creticus . . +Smilax aspera . . +Elictotrichon convolutum . . 2Teucrium chamedrys . . +Osyris alba . . +Carex flacca . + +

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Jurinea mollis . . +Aethionema saxatilis . . +Sanguisorba minor . . +Scorzonera villosa . . +Rubia peregrina . . +

Quadro riassuntivo (habitat 5210)Il presente quadro è stato compilato utilizzando dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito dello European Topic Centre on Biological Diversity (EIONET) (http://bd.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary).

Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range1

Area coperta dall’habitat all’interno del range2

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche3)Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)Valutazione globale dello Stato di Conservazione4

1.1.2.Denominazione Habitat: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-BrachypodieteaN° Codice Habitat: *6220Percentuale di copertura: 1%Descrizione: praterie xerofile a carattere discontinuo a dominanza di graminacee di piccola taglia, su substrati di varia natura (generalmente calcarei), sempre in corrispondenza di suoli sottili e/o su estesi affioramenti rocciosi. Risultano distribuite prevalentemente nei settori costieri e subcostieri

1 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.2 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 3 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.4 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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dell’Italia peninsulare e delle isole, occasionalmente rinvenibili nelle aree più interne in corrispondenza di condizioni edafiche e microclimatiche particolari. Nel SIC di Matera coesistono differenti comunità prative, fortemente condizionate dai caratteri stazionali e dalle differenti tipologie di uso del suolo, spesso presenti in forme di mosaico complesso e di difficile identificazione. Tra le praterie effimere prevalgono le comunità a Stipa capensis (Ononido reclinatae-Stipetum capensis) e i pratelli a dominanza di Atractylis cancellata, Helianthemum salicifolium, Trachynia dystachia, Ononis reclinata, Poa bulbosa (Anagallido foeminae-Atractylidetum cancellatae)(Trachynetalia distachyae, Helianthemetea guttati)(Misano, dati inediti). Questi ultimi, caratterizzati da un discreto numero di terofite, possono essere di natura primaria, occupando aree caratterizzate da suoli poco evoluti (di natura calcarenitica) quali quelli che si rinvengono in prossimità del ciglio delle gravine, dove a causa dell’acclività e/o dell’affioramento roccioso non riesce ad accumularsi un sufficiente strato di suolo; possono altresì essere di natura secondaria, rappresentando gli stadi finali dei processi di degradazione della vegetazione prativa perenne, forestale ed arbustiva. A questa vegetazione vanno attribuiti anche aspetti riferibili preliminarmente all’associazione Hyparrhenietum hirto-pubescentis, che rappresentano forme di vegetazione prativa caratterizzata alternatamente da Cymbopogon hirtus, Urginea maritima, Brachypodium ramosum, B.dystachium (MEDAGLI & GAMBETTA, 2003), presenti in corrispondenza di aree semi-naturali a differente livello di alterazione. La vegetazione prativa riferibile a questo habitat si rinviene sovente in aree soggette a forme di erosione o all’interno delle radure della vegetazione perenne. Le cenosi che rientrano in questa categoria possono rappresentare uno stadio iniziale di neo-colonizzazione di superfici costituite da affioramenti rocciosi, così come possono essere aspetti di degradazione più o meno avanzata di processi regressivi legati a differente forme di disturbo (sovrapascolamento, incendio, erosione superficiale, etc.). Generalmente risultano presenti in forma di mosaico complesso all’interno di formazioni prative perenni, arbustive e/o arboree, in corrispondeza di suoli sottili o di affioramenti rocciosi, ponendosi in posizione contigua tanto con le praterie steppiche che con la gariga. Specie guida: Brachypodium dystachium (L.) Beauv, Hypochaeris achyriphorus L., Stipa capensis Thunb., Briza maxima L., Trifolium scabrum L., Trifolium cherleri L., Saxifraga tridactylites L., Ammoides pusilla (Brot.) Breistr., Cerastium semidecandrum L., Linum strictum L., Galium parisiense L., Ononis ornithopodioides L., Coronilla scorpioides (L.) Kock, Euphorbia exigua L., Lotus ornithopodioides L., Ornithopus compressus L., Trifolium striatum L., T.arvense L., T.glomeratum L., Polygala monspeliaca L..Distribuzione: A scala peninsulare è noto per tutte le regioni (incluso il Piemonte e la Liguria per i settori alpini e prealpini), con particolare riguardo a quelle centrali e meridionali (incluse le isole). Segnalato per la Basilicata in poche località costiere. All’interno del SIC individuabili in piccoli popolamenti al contatto con le praterie perenni (prevalentemente nel settore settentrionale) in corrispondenza di affioramenti rocciosi e generalmente lungo tutto il margine delle gravine (e gravinelle).Esigenze ecologiche: tali piccoli popolamenti presentano carattere schiettamente xerofilo e termoxerofilo, sono presenti in corrispondenza di condizioni climatiche termomediterranee in condizioni edafiche sempre primitive.Conservazione e protezione: non si conosce l’estensione precedente di questo habitat, non sembrano sussistere particolari condizioni di criticità presenti, ci sono buone possibilità di conservazione e autoperpetuazione delle comunità espressive di questo habitat.Criticità e minacce: la minaccia possibile più significativa sembra essere legata all’abbandono delle pratiche pastorali (codice 141), che potrebbe accelerare il fenomeno di incespugliamento e dinamica progressiva della vegetazione a svantaggio di questi piccoli popolamenti.

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Secondariamente si segnala il calpestio eccessivo (codice 720), che, se concentrato nei siti ad elevato affioramento roccioso, potrebbe determinare un certo disturbo prevalentemente nella stagione primaverile. Azioni utili per la conservazione: si suggerisce di mantenere inalterati gli spazi occupati dai popolamenti terofitici, favorendo il pascolamento del bestiame (con carichi adeguati) in grado di controllare il naturale dinamismo della vegetazione. Per quanto riguarda il danno da calpestio, si suggerisce di evitare pressioni di tipo turistico concentrate sui siti di sviluppo di questa vegetazione, predisponendo eventualmente opportune percorrenze (sentieristica) e limitando gli attraversamenti di queste superfici nei mesi primaverili.

Tabella fitosociologica Habitat 6220 (Percorsi substeppici di piante annue dei Thero- Brachypodietea) Numero rilievo 1 2 3Data 02.05.2011 02.05.2011 02.05.2011Latitudine 0639616 0639757 0639700Longitudine 4497930 4497746 4497495Quota (m) 280 265 250Sup. (m²) 50 50 50Pendenza % 5 5 5Esposizione SO SO O

Helianthemum salicifolium 1 2 1Trachynia distachya 1 1 2Atractylis cancellata 4 4 4Anagallis foemina 1 + +Filago pyramidata 1 1 1Ononis reclinata 2 1 1Hypochoeris achyrophorus 1 2 1Vulpia myuros 2 1 2Coronilla scorpioides + + +Bupleurum baldense 1 1 2Convolvulus cantabrica + + .Crupina vulgaris + 1 +Bromus madritensis + . .Euphorbia falcata . + .Onobrychis caput-galli . + .Stipa capensis . . +Helianthemum jonium + + +Briza maxima + 1 1Avena barbata . . +Fumana ericoides . + +Asphodelus ramosus . . +Dasypyrum villosum . . +Reichardia picroides . + .Cistus monspeliensis + . +Ornitoghalum gussonei . . +Euphorbia exigua . . +Sideritis romana . + .Phagnalon rupestre . . +

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Silene gallica . . +Triticum ovatum . + .Medicago minima + . .Crepis sancta + . .Ononis ornithopodioides + . .Crupina vulgaris . . +Filago pygmaea . . +

Quadro riassuntivo (habitat 6220)Il presente quadro è stato compilato utilizzando dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito dello European Topic Centre on Biological Diversity (EIONET) (http://bd.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary).

Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range5

Area coperta dall’habitat all’interno del range6

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche7)Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)Valutazione globale dello Stato di Conservazione8

1.1.3.Denominazione Habitat: Formazioni erbose secche della regione sub mediterranea orientale (Scorzoneretalia villosae)N° Codice Habitat: 62A0 Percentuale di copertura: 22%Descrizione: praterie emicriptofitiche a carattere steppico di tipo submediterraneo dominate dal genere Stipa con notevole quantità di elementi a distribuzione orientale. Generalmente a copertura media ed elevata in condizioni stazionali variabili, ma sempre su suoli poco profondi e con elevata presenza di rocciosità ed affioramenti rocciosi. Nello specifico Stipa austroitalica 5 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.6 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 7 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.8 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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subsp. austroitalica, specie endemica dell’Italia meridionale, caratterizza fisionomicamente gli xerogramineti dell’Alta Murgia (Puglia) e della Murgia Materana (Basilicata), praterie che risultano ben caratterizzate floristicamente da entità quali Chamaecytisus spinescens, Linum tommasinii, Teucrium poljum, Bromus erectus, Helianthemum jonium (FORTE et al., 2005). L’habitat è identificabile mediante le comunità emicriptofitiche (e camefitiche) appartenenti all’ordine Scorzoneretelia villosae Horvatic 1973, localmente rappresentato dalle praterie steppiche dell’associazione Chamaecytiso spinescenti-Stipetum austroitalicae Forte, Perrino, Terzi, 2005, Acino suaveolens-Stipetum austroitalicae Forte, Perrino, Terzi, 2005, oltre ad aspetti prativi preliminarmente ricondotti a forme inedite di scorzonereti (caratterizzati da Scorzonera villosa, Iris pseudopumila, Linum decunbens, Euphorbia apios, ed altre)(Misano, dati inediti).Specie guida: Achillea nobilis L., A.virescens (Fenzl) Heimerl, Alyssum diffusum Ten., Arctostaphylous uva-ursi (L.) Sprengel, Asperula purpurea (L.) Erhend., Brassica glabrescens Poldini, Bromus erectus Hudson, B.condensatus Hackel, Bupleurum ranunculoides L., Carex humilis Leyser, Centaurea cristata Bartl., C.dichroantha Kerner, C.rupestris L., C.triumfetti All., Chrysopogon gryllus (L.) Trill., Crepis chondrilloides Jacq., Cytisus pseudoprocumbens Markgraf, Euphorbia fragifera Jan, E.triflora Schott, Euphrasia illyrica Wettst. , E.marchesetti Wettst., Festuca rupicola Hueffel, Genista holopetala (Fleischm.) Bald., G.januensis Viv., G.sericea Wulfen, G.sylvestris Scop., Gentiana tergestina Beck, G.lutea L., G.clusii Perr. et Song., Globularia punctata Lapeyr., Himantoglossum adriaticum Sprengel, Hypochoeris maculata L., Hippocrepis glauca Ten., Iris cengialti Ambrosi, I.pseudopumila Tineo, Jurinea mollis (L.) Rchb., Leucanthemum liburnicum Horvatic, Linum trigynum L., L.tommasinii Rchb., Lomelosia graminifolia L., Matthiola valesiaca Gay, Melica transsylvanica Schur, Molinia arundinacea Schrank, Onobrychis arenaria (Kit.) DC., Ophrys sphegodes Miller, Plantago argentea Chaix, P.holosteum Scop., Polygala nicaeensis Risso, Potentilla pusilla Host, Pulsatilla montana (Hoppe) Rchb., Rhinanthus pampaninii Chab., Satureja subspicata Bartl., S.montana L., Scorzonera villosa Scop., Senecio scopolii Hoppe et Hornsch., Seseli gouanii Koch, S.tommasinii Rchb., Sesleria juncifolia Suffren, Stipa austroitalica Martinovsky, S.eriocaulis (Borbas) Martinovsky et Skalicky, Trifolium ochroleucon Hudson, Trinia glauca (L.) Dumort., Thapsia garganica L., Acinos suaveolens (S. et Sm.) G.Don, Salvia argentea L., Chamaecytisus spinescens (Presl) Rothm., Teucrium polium subsp. (L.) capitatum Arcang., Eryngium amethystinum L., Koeleria splendens Presl., Thymus spinulosus Ten..Distribuzione: segnalato nell’Italia nord-orientale (Friuli e Lombardia) e nelle regioni sud-orientali (Molise, Puglia e Basilicata). Nell’Italia meridionale le comunità che identificano questo habitat sono inquadrate all’interno di una alleanza endemica (Hippocrepido glaucae-Stipion austroitalicae FORTE & TERZI, 2005), floristicamente ed ecologicamente ben differenziate a fronte di un buon contingente di specie endemico. A scala regionale risulta unicamente presente nel settore orientale (Murge materane)e, frammentariamente, nel settore centrale delle Dolomiti lucane. All’interno del SIC è ampiamente rappresentato nel settore settentrionale sia in termini di superficie (> 20% del SIC) che di significatività floristica.Esigenze ecologiche: popolamenti prativi a carattere steppico che prediligono condizioni schiettamente xerofile all’interno di un andamento climatico tipicamente mediterraneo. Prediligono condizioni litologiche calcaree (e calcarenitiche) su suoli sempre superficiali.Conservazione e protezione: non si hanno dati sull’estensione precedente di questo habitat. Non sussistono attualmente problemi particolari per il mantenimento di queste praterie, sia per quanto riguarda il grado di maturità dei popolamenti e sia per la loro estensione e rappresentatività all’interno del SIC.Criticità e minacce: le principali cause di minaccia sono legate al progressivo ampliamento delle coltivazioni in corrispondenza di suoli sottili (codice 101), all’uso indiscriminato e prolungato del fuoco (codice 180) per fornire agli armenti erba fresca, al pascolemtno del bestiame incontrollato

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con conseguente rischio di carico eccessivo (codice 140)(cfr. PIGNATTI et al., 2001; FORTE et al., 2007). Secondariamente, può essere menzionato tra i rischi anche la nuova coltivazione di cave (codice 301) nel settore settentrionale del SIC, che limiterebbe la superficie di pertinenza dello stipeto. Per quanto riguarda la pratica dello spietramento, realizzata essenzialmente nei decenni passati (fino a circa metà degli anni ’90) per aumentare le superfici utilizzabili a fini agricoli, pratica quasi completamente abbandonata oggi (cfr. MAIROTA, 2002; MEDAGLI & GAMBETTA, 2003), ha costituito un’attività fortemente dannosa allo stipeto (e alla murgia in generale), vegetazione naturalmente presente in condizioni di rocciosità affiorante elevata e suoli superficiali e primitivi. Azioni utili per la conservazione: analogamente all’habitat prativo terofitico, si suggerisce di favorire un pascolamento controllato del bestiame (con carichi limitati), limitare il danno da calpestio eccessivo nella stagione primaverile e soprattutto, ove possibile, evitare pressioni eccessive di tipo turistico (che determinerebbero raccolte indiscriminate della stipa), predisponendo opportune percorrenze (sentieristica) e limitando gli attraversamenti di queste superfici nei mesi estivi.

Tabella fitosociologica habitat 62AO (Formazioni erbose secche della regione sub-mediterranea orientale (Scorzoneretalia villosae)Numero rilievo 1 2Data 07.05.2011 07.05.2011Latitudine 0644801 0637177Longitudine 4498414 4502867Quota (m) 426 418Sup. (m²) 100 100Pendenza % 10 5Esposizione SE S

Stipa austroitalica 3 3Hyparrenia hirta 1 2Sideritis romana + .Chamaecytisus spinescens + +Aegilops geniculata + +Scorzonera villosa subsp. columne 2 1Tordilium apulum + +Convolvulus cantabrica 1 +Linum decumbens 1 1Eringium campestre + .Asphodelus microcarpus + +Anagallis foemmina + .Briza maxima + .Tragopogon parrifolium + .Echium italicum + +Anthillis tetraphilla + .Xerantemum inapertum + .Hippocrepis ciliata + +Teucrium polium + +Bellardia trixago + +Bromus erectus 2 1Onosma echioides + +

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Stipa capensis + +Helianthemum jonium 1 +Crupina crupinastrum + .Phagnalom saxatilis + .Fumana ericoides + .Pallenis spinosa + +Centaurea deusta + +Matthiola fruticulosa + +Ornithogalum gussonei + .Daucus carota + .Anthillis vulneraria + .Allium subhirsutum + +Dasipirum villosum + +Asphodeline lutea + +Cardus nutans + .Orchis piramidalis + .Gladiolus italicus + .Stachis germanica + .Nigella damascenaAsyneuma limonifolium + +

Quadro riassuntivo (habitat 62A0)Il presente quadro è stato compilato tenendo conto dei dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito dello European Topic Centre on Biological Diversity (EIONET) (http://bd.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary), considerando, però, che i dati relativi al territorio italiano non sono presenti, carenza presumibilmente legata al fatto che si tratta di un habitat di successiva acquisizione.

Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range9

Area coperta dall’habitat all’interno del range10

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche11)Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)Valutazione globale

9 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.10 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 11 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.

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Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

dello Stato di Conservazione12

1.1.4.Denominazione Habitat: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofiticaN° Codice Habitat: 8210Percentuale di copertura: 2%Descrizione: vegetazione camefitica ed emicriptofitica dominata dai generi elettivamente rupicoli (Campanula, Dianthus, Centaurea), presenti preferenzialmente su rocce carbonatiche dal livello del mare (nelle regioni mediterranee) a quello cacuminale (nell’arco alpino). Generalmente si tratta di comunità che si presentano con coperture limitate, sempre in condizioni stazionali estreme (massima rocciosità, elevate inclinazioni, massima insolazione), quasi sempre in mancanza pressoché totale di suolo (ad eccezione di qualche stazione in fessura, in cui avviene un

12 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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limitato accumulo di terreno). Presenta una notevole concentrazione di casmofite endemiche e subendemiche a distribuzione orientale, rappresentando una vegetazione di elevato valore floristico e biogeografico, ad elevata concentrazione di entità relitte. L’habitat è identificabile in corrispondenza di tutte le pareti rocciose della gravina, particolarmente nei siti a maggiore estensione di pareti rocciose, risultando anche presente in corrispondenza degli affioramenti più significativi. Gli aspetti presenti e riconoscibili a Matera risultano di notevole interesse in quanto vi risultano presenti alcune specie a diffusione balcanica che in Puglia e Basilicata trovano il loro limite occidentale (Campanula versicolor, Carum multiflorum, Asyneuma limonifolium, Aurinia saxatilis subsp. megalocarpa, Centaurea apula, Dianthus japigicus e Scrophularia lucida. Uno degli aspetti più rappresentativi di questo habitat nel SIC è espresso dall’associazione Aurinio-Centauretum apulae Bianco, Brullo, Pignatti E. & Pignatti S. (Campanulion versicoloris Quezel 1964, che raccoglie forme di vegetazione rupicola che in Italia meridionale si presentano unicamente presenti nel Salento e nelle Murge lucane e pugliesi), che ospita molte delle specie citate, le cui forme più caratteristiche si rinvengono sulle pareti verticali dei tratti più interni e profondi delle gravine (MEDAGLI & GAMBETTA, 2003). Specie guida: Dianthus rupicola Biv., Anthyrrinum siculum Miller, Cymbalaria pubescens (Presl) Cufod., Scabiosa limonifolia Vhal., Micromeria fruticosa (L.) Druce, Inula verbascifolia (Willd.) Hausskn., Centaurea subtilis Bertol., Phagnalon rupestre (L.) DC., P.saxatile (L.) Cass., Athamanta sicula L., Pimpinella tragium Vill., Sesleria juncifolia Suffren, Euphorbia spinosa L., Teucrium flavum L., Rhamnus saxatilis Jacq., Aurinia leucadea (Guss.) Koch, Centaurea japigica (Lacaita) Brullo, C.leucadea Lacaita, C.tenacissima (H.Groves) Brullo, C.nobilis (H.Groves) Brullo, C.brulla Greuter, Campanula versicolor Hawkins, Melica transilvanica Schur, Aurinia saxatilis (L.) Desv., Carum multiflorum (S. et S.) Boiss, Scrophularia lucida L., Silene fruticosa L., Dianthus arrostii Presl, Iberis semperflorens L., Convolvulus cneorum L., Hypochoeris laevigata (L.) Ces., Anthemis cupaniana Tod. et Lojac., Anthyllis vulneraria L., Scabiosa cretica L., Campanula fragilis Cyr., Brassica incana Ten., B.rupestris Rafin., Lithodora rosmarinofolia (Ten.) Johnston, Iberis semperflorens L..Distribuzione: segnalato in tutte le regioni italiane, con particolare riguardo alle regioni con presenza di catene montuose carbonatiche. Differenziato in differenti sottotipi, presenta una notevole variabilità tipologica. A scala regionale risulta presente in pochi siti. All’interno del SIC è ampiamente rappresentato lungo tutto lo sviluppo della gravina.Esigenze ecologiche: vegetazione xerofila in grado di tollerare anche le basse temperature, adattata a condizioni estreme (elevata rocciosità ed inclinazione dei siti, elevata insolazione e temperatura dell’aria, povertà di acqua).Conservazione e protezione: non si hanno dati sull’estensione precedente di questo habitat, anche se presumibilmente mantiene la sua distribuzione invariata trattandosi di aspetti rupicoli. Non sussistono attualmente problemi particolari per il mantenimento di questo habitat, sia per quanto riguarda il grado di maturità dei popolamenti (trattandosi di comunità pioniere a scarsissima evoluzione) e sia per la loro notevole estensione e rappresentatività all’interno del SIC.Criticità e minacce: le principali cause di minaccia sono legate alle forme di dissesti geologici (crolli, erosioni accentuate, etc.), Secondariamente, può essere menzionato tra i rischi anche il prelievo indiscriminato di specie rupicole (a fioritura particolarmente accentuata), in corrispondenza delle percorrenze più utilizzate dai turisti (es. per raggiungere le chiese rupestri). Azioni utili per la conservazione: analogamente agli habitat prativi, trattandosi di un habitat ad elevata concentrazione di entità notevoli, si suggerisce di controllare il più possibile i flussi turistici primaverili ed estivi (che potrebbero determinare raccolte indiscriminate delle specie rupicole in prossimità dei sentieri), predisponendo opportune indicazioni esplicative (cartellonistica) in grado di far conoscere e valorizzare gli aspetti botanici all’interno di itinerari a diversa specificità.

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Tabella fitosociologica habitat 8210 (Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica) Numero rilievo 1 2 3Data 11.06.2011 11.06.2011 11.06.2011Latitudine 0639675 0641251 0637619Longitudine 4497718 4498386 4504121Quota (m) 400 280 360Sup. (m²) 50 50 50Pendenza % 90 90 90Esposizione NO NO E

Campanula versicolor 2 1 .Satureja montana 1 + 1Dianthus japigicus 1 + .Aurinia saxatilis + + .Capparis spinosa + + +Centaurea subtilis + 2 2Centranthus ruber + + +Thymus capitatus 1 . 1Ruta graveolens + . +Onosma echioides + + +Phagnalon saxatilis . +Jurinea mollis . . +Thymus spinulosus . . 1Acinos suaveolens . . 1

Quadro riassuntivo (habitat 8210)Il presente quadro è stato compilato utilizzando dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito dello European Topic Centre on Biological Diversity (EIONET) (http://bd.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary).

Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range13

Area coperta dall’habitat all’interno del range14

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche15)Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e

13 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.14 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 15 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.

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Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

funzioni specifiche)Valutazione globale dello Stato di Conservazione16

1.1.5.Denominazione Habitat: Grotte non ancora sfruttate a livello turistico N° Codice Habitat: 8310Percentuale di copertura: 1% (2-3% compresi i contorni)Descrizione: la particolare natura e consistenza delle rocce (tufi di media compattezza), hanno agevolato la realizzazione da parte dell’uomo ed in tempi molto antichi, sino all’insediamento di comunità basiliane, di una serie di ipogei per lo più artificiali che hanno accolto residenze e luoghi di culto. In alcuni casi, come nel versante orientale di Matera, gli ipogei sono collegati a siti di estrazione di conci tufacei utilizzati per lo più per la costruzione dell’antica città. Di norma le cavità sono disposte a gruppi e livelli sovrapposti e, qualora ricadenti su settori fragili per fratturazione,

16 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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sono preda di degradi strutturali connessi sia a crolli veri e propri, sia a fenomeni di locali svettamenti ed erosioni.Specie guida: ---.Distribuzione: habitat segnalato in tutte le regioni italiane (con particolare riferimento ai settori centrali e settentrionali). Il sito di Matera risulta estremamente rappresentativo per questo habitat, segnalato in due altre stazioni a scala regionale. Ubicato prevalentemente in corrispondenza della gravina principale (lungo tutto il margine occidentale del SIC e nelle sue immediate vicinanze. Molte cavità sono collocate poco al di fuori del perimetro del SIC stesso, in corrispondenza dell’abitato di Matera.Esigenze ecologiche: questo habitat assume notevole importanza soprattutto per la conservazione di una fauna cavernicola caratterizzata da specie animali molto specializzate (e spesso strettamente endemiche)(appartenenti ai coleotteri, crostacei, chirotteri). I siti possono essere utilizzati come rifugio anche per il letargo invernale (per molte specie di vertebrati)(Biondi et al., 2009). Per quanto rigurda il SIC di Matera la vegetazione che li caratterizza è ubicata prevalentemente all’entrata delle cavità e negli spazi antistanti.Conservazione e protezione: questo habitat ha mantenuto sostanzialmente superficie ed estensione invariata nel tempo. Non si hanno notizie specifiche a riguardo. Da realizzare un programma urgente, massiccio e funzionale di interventi finalizzati a contenere i fenomeni gravitativi e quelli connessi all’azione demolitrice degli agenti idrometeorici. È necessario altresì prevedere dispositivi per regolamenare e laddove necessario impedire la frequentazione dei visitatori.Criticità e minacce: Le forme di degrado strutturale più evidenti sono collocate soprattutto in sinistra orografica della Gravina. Da segnalare anche forme di vandalismo o di uso improprio di alcuni ipogei utilizzati talora come depositi e/o stalle.Azioni utili per la conservazione: analogamente all’habitat rupicolo precedente, si suggerisce di controllare il più possibile i flussi turistici in prossimità delle cavità più significative, per evitare atti di vandalismo (codice 740) e l’utilizzo eccessivo di siti strutturalmente pericolosi.

Tabella fitosociologicaAssente, in quanto non esistono comunità vegetali campionabili espressive di questo habitat.

Quadro riassuntivo (habitat 8310)Il presente quadro è stato compilato utilizzando dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito dello European Topic Centre on Biological Diversity (EIONET) (http://bd.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary).

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Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range17

Area coperta dall’habitat all’interno del range18

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche19)Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)Valutazione globale dello Stato di Conservazione20

1.1.6.Denominazione Habitat: Querceti a Quercus trojana N° Codice Habitat: 9250 Percentuale di copertura: 1%

17 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.18 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 19 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.20 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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Descrizione: Comunità forestali da mesoxerofile a termofile, che possono presentarsi pure o miste (con Q.virgiliana, e talora con Carpinus orientalis ed un abbondante strato arbustivo). E’ presente in forma di lembi frammentari a carattere residuale sui ripiani della Murgia materana e laertina e nelle Murge sud-orientali in ambiti caratterizzati da spessori di suolo piuttosto cospicui (e generalmente debolmente lisciviati), presentando, pertanto, una notevole vocazione potenziale in questi territori. Questi boschi risultano sviluppati in ambiti stazionali pseudo-pianeggianti e possono essere riferiti all'associazione Euphorbio apii-Quercetum trojanae Bianco, Brullo, Minissale, Signorello, Spampinato 1998. Gli aspetti forestali, invece, che si sviluppano al bordo delle gravine in stazioni più o meno inclinate, sono riferite al Teucrio siculi-Quercetum trojanae Biondi, Casavecchia, Guerra, Medagli, Beccarisi, Zuccarello 2004 (BIONDI et al., 2005; MISANO et al., 2007; BIONDI et al., 2009).Specie guida: Quercus trojana Webb, Q.virgiliana Ten., Acer monspessulanum L., Fraxinus ornus L., Carpinus orientalis Miller, Rosa sempervirens L., Smilax aspera L., Clematis flammula L., Cyclamen hederifolium Aiton, Teucrium siculum Rafin., Stachys officinalis (L.) Trevisan, Oenanthe pimpinelloides L., Rubia peregrina L., Viola alba Besser ssp. denhardtii (Ten.) W.Becker, Paeonia mascula (L.) Miller. Distribuzione: questo habitat risulta distribuito a scala peninsulare unicamente in un ristretto territorio sud-orientale (Puglia e Basilicata), data la distribuzione estremamente ristretta del fragno. L’importanza di tali boschi risiede nel fatto che proprio lungo le murge corre attualmente l’estremo limite occidentale dell’areale della specie, il cui baricentro distributivo sembrerebbe collocarsi attualmente nel settore meridionale della penisola balcanica, presenza, quindi, che riveste a scala regionale e peninsulare un notevole significato fitogeografico (MISANO & DI PIETRO, 2007).Uno dei lembi più significativi all’interno del SIC si ritrova nel settore centrale (all’interno dell’azienda Natile) ed è parte di un complesso forestale molto più ampio che si estende a cavallo tra Puglia (comuni di Laterza e Ginosa in provincia di Taranto) e Basilicata (comune di Matera). Esigenze ecologiche: comunità ad impronta mesofila (secondariamente xerofila), generalmente presenti su suoli ben strutturati.Conservazione e protezione: questo habitat ha modificato fortemente la sua estensione nel tempo, riducendo ampiamente la superficie di occupazione. Secoli e secoli di utilizzo indiscriminato del bosco di fragno hanno portato ad un depauperamento dello stesso, sotto tutti i punti di vista, da quello della superficie occupata, a quello fisionomico-strutturale, fino a quello floristico e cenologico. Oggi, difatti, non è più possibile trovare un lembo di bosco di fragno che strutturalmente ed ecologicamente possa essere effettivamente definito come una comunità forestale, mentre, più comunemente si incontrano consorzi strutturalmente di transizione rappresentati da cespuglieti arborati e/o boscaglie più o meno diradate, caratterizzate da uno strato erbaceo pressoché continuo (GAMBETTA & MEDAGLI, 2003; MISANO & DI PIETRO, 2007). Criticità e minacce: I boschi a Quercus trojana sono generalmente governati a ceduo semplice o a ceduo matricinato e nei quali, sovente, viene ancora praticato il pascolo del bestiame (essenzialmente bovini). Il sovrasfruttamento di questi frammenti forestali determina numerose problematiche che mettono in pericolo la salute e in alcuni casi l’esistenza stessa del bosco. Tra queste possiamo citare: errati interventi selvicolturali (turni di governo troppo brevi ed eccessivo prelievo della massa legnosa)(codice 101); problemi di carattere fitosanitario (sindrome del “deperimento delle querce” e attacchi di insetti defogliatori); frammentarietà ed esiguità delle formazioni; condizioni edafiche sfavorevoli; abbandono colturale (codice 141); eccessivo pascolamento (codice 140); incendi (codice 180); tagli abusivi.Azioni utili per la conservazione: Allo scopo di mantenere il più possibile gli ecosistemi forestali in equilibrio e contenere il deperimento, grande importanza assumono gli interventi selvicolturali

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che devono essere specifici e finalizzati, ovviamente, non alla massimizzazione del profitto, ma appunto all’eliminazione dei fattori che minacciano da un punto di vista ecologico l’ecosistema boschivo. Nelle rare superfici in cui le condizioni pedoclimatiche risultano più favorevoli si dovrebbe procedere alla conversione dei cedui in fustaia che rappresenta certamente l’obiettivo prioritario da conseguire, ma che richiede una fase transitoria di interventi tesi alla graduale e tempestiva riduzione del numero dei polloni. Una possibile soluzione relativa invece ai problemi legati alla frammentarietà ed alle ridotte estensioni delle formazioni e quindi ai problemi di abbandono delle stesse, potrebbe essere la gestione coordinata e centralizzata di tali boschi prevedendo una struttura che a livello regionale assesti in un unico piano per le superfici boscate, che miri ad acquistare i coltivi abbandonati limitrofi ai boschi al fine di incrementarne la loro estensione.

Tabella fitosociologica habitat Habitat 9250 (Querceti a Q.trojana) Numero rilievo 1 2Data 23.04.2011 29.05.2011Latitudine 0644816 0645079Longitudine 4498413 4498450Quota (m) 413 409Sup. (m²) 100 100Copertura str. arboreo (%) 70 60Copertura str. arbustivo/dominato (%) 40 30Copertura str. erbaceo/rinnovazione (%) 70 70Pendenza % 5 10Esposizione N NW NE

Quercus trojana 3 3Quercus pubescens + 1Ruscus aculeatus 2 2Quercus ilex + .Rubus ulmifolius + +Asparagus acutifolius + 1Geranium sanguineum 1 1Rubia peregrina 1 .Viola odorata + 1Buglossoides purpuro-caerulea + 1Peonia mascula + +Cyclamen hederifolium + +Ranunculus velutinus + +Filipendula vulgaris + +Stachis officinalis + +Pistacia terebinthus + +Smilax aspera 1 .Geranium robertianum + .Origanum heracleotinum + .Asphodeline lutea + .Asphodeline liburnica 1 +Klasea flavescens subsp. cichoracea 1 1Clematis flammula + .

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Carex flacca + +Silene nutans + +Anemone hortensis + .Crataegus monogyna + +Allium subhirsutum + +Prunus spinosa + +Juniperus oxycedrus + .Briza maxima + .Asphodelus microcarpus + .Euphorbia apios 1 .Phillyrea latifolia + .Lonicera caprifolium + .Pistacia lentiscus 1 .Euonimus europeus 1 .Foeniculum vulgare + .Sanguisorba minor + +Arum italicum + .Vincetoxicum hirundinaria + +Rosa sempervirens + .Leopoldia comosa + .Ornitogalum sp. + .Cistus creticus + .Iris collina + 1Teucrium siculum + +Brachiyodium sylvaticum 2 2Anthoxanthum odoratum 1 +Clinopodium vulgare + +Teucrium chamaedrys + .Chamaecytisus spinescens + .Stachis officinalis + .Rosa gallica . 1Tamus communis + .Echinops siculum . +Poa sylvicola . +Luzula forsteri . +Lathyrus cfr. sylvestris . +Elianthemum jonium . 1Campanula rapunculus . 1Oenanthes pimpinelloides . 1Dactylis glomerata . 1Dictamus albus . +Teucrium siculum . +

Quadro riassuntivo (habitat 9250)Il presente quadro è stato compilato utilizzando dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito dello European Topic Centre on Biological Diversity (EIONET) (http://bd.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary).

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Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range21

Area coperta dall’habitat all’interno del range22

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche23)Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)Valutazione globale dello Stato di Conservazione24

1.1.7.Denominazione Habitat: Foreste a galleria di Salix alba e Populus nigra. N° Codice Habitat: 92A0 Percentuale di copertura: 1%

21 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.22 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 23 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.24 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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Descrizione: boschi ripariali a dominanza di Salix sp.pl. e Populus sp.pl., presenti in corrispondenza dei corsi d’acqua presenti nel bacino del Mediterraneo. In Basilicata generalmente questi boschi sono dominati da Populus nigra, Populus alba, Populus canescens, Salix alba, Salix purpurea risultando osservabili essenzialmente lungo i corsi d’acqua più significativi, mentre, nei corsi minori e nelle aree a massima degradazione, sono ridotti a filari discontinui.Specie guida: Salix alba L., Populus alba, P.nigra L., Rubus ulmifolius Schott, Rubia peregrina L., Arum italicum Miller, Sambucus nigra L., Clematis vitalba L., C.viticella L., Galium mollugo L., Humulus lupulus L., Melissa officinalis L., Ranunculus repens L., R.ficaria L., Symphytum bulbosum Schimper, S.tuberosum L., Tamus communis L., Hedera helix L., Laurus nobilis L., Vitis vinifera L., Fraxinus oxycarpa Bieb., Rosa sempervirens L., Euonymus europaeus L., Ranunculus lanuginosus L., R.repens L., Thalictrum lucidum L., Aegopodium podagraria L., Calystegia sepium (L.) R.Br., Brachypodium sylvaticum (Hudson) Beauv., Hypericum hircinum L.. Distribuzione: In Italia l'habitat è citato per tutte le regioni (ad esclusione di Piemonte, Val d'Aosta e Trentino Alto Adige). Il dato di presenza in Basilicata risulta nuovo, analogamente al territorio di Matera. Presente in forma di stretto filare estremamente frammentato (e degradato) al fondo della gravina, nella sua porzione terminale.Esigenze ecologiche: comunità arboree igrofile tipiche delle sponde dei corsi d’acqua. Necessitano di suoli perennemente inondati.Conservazione e protezione: non si hanno dati sull’estensione precedente di questo habitat, anche se presumibilmente è elevato il suo grado di disturbo anche per il passato.Criticità e minacce: Si tratta di un habitat generalmente fortemente soggetto ad impatto antropico legato a diverse forme di utilizzo e/o sfruttamento del corso d’acqua (captazione, pascolamento del bestiame, inquinamento delle acque, fenomeni di inondazione, taglio della componente vegetale, etc.). Nel caso di corsi d’acqua minori (a portamento limitato, come ad esempio stagionale in aree a clima mediterraneo) o in situazioni morfologiche particolari (letto incassato, come per le gravine), lo spazio a disposizione per la strutturazione della vegetazione risulta molto limitato, presentando l’habitat una particolare fragilità e scarsa resilienza ai disturbi possibili.Nel caso specifico di Matera, diversi sono risultati (e risultano) i fenomeni che hanno alterato fortemente questo habitat; transito del bestiame con conseguente eccessivo calpestio ed inquinamento (ed eutrofizzazione) delle acque (codici 140, 701, 709, 720, 860, 952). Recentemente la salita improvvisa del livello dell’acqua per un evento di piena (codice 941) ha determinato ulteriori danni all’habitat. Azioni utili per la conservazione: In linea generale si tratta di un habitat fragile difficile da gestire, nel senso del suo sviluppo lineare (cioè di limitata superficie e con una forma allungata, come nel caso del Torrente Gravina), del regime torrentizio (con portate estremamente limitate nella stagione estiva), del sistema stesso delle gravine che rende il corso d’acqua fortemente incassato. Si consiglia di limitare (e verificare il rispetto della regolamentazione vigente) tutti quei fenomeni particolarmente dannosi all’habitat, tra cui in particolare l’inquinamento delle acque (dovuto al centro abitato, alle attività commerciali ed industriali, al passaggio e al transito di bestiame).

Tabella fitosociologicaAssente, in quanto non è stato possibile rinvenire una comunità sufficientemente strutturata da poter effettuare un campionamento fitosociologico della vegetazione.Quadro riassuntivo (habitat 92A0)Il presente quadro è stato compilato utilizzando dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito dello European Topic Centre on Biological Diversity (EIONET) (http://bd.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary).

Page 39: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range25

Area coperta dall’habitat all’interno del range26

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche27)Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)Valutazione globale dello Stato di Conservazione28

1.1.8.Denominazione Habitat: Foreste a Quercus ilex e Quercus rotundifolia N° Codice Habitat: 9340 Percentuale di copertura: 5%

25 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.26 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 27 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.28 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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Descrizione: Boschi a dominanza di leccio caratteristici di ampie zone costiere del Mediterraneo. Generalmente pluristratificati, risultano ampiamente presenti lungo tutta la penisola sia nei territori costieri e sub costieri e sia nelle aree interne appenniniche e prealpine. Vengono distinti due sottotipi (45.31 Leccete termofile e 45.32 Leccete mesofile).Risultano presenti nel SIC in corrispondenza delle porzioni più incassate alla base delle gravine, in posizione generalmente protetta (talvolta le più difficilmente raggiungibili); aspetti significativi sono anche presenti alla base di alcune gravinelle. Le specie costitutive della foresta sono Quercus ilex accompagnato da Carpinus orientalis, Acer monspessulanum e Fraxinus ornus, che, mentre in stazioni aperte e soleggiate (versanti) presentano un corteggio floristico abbastanza povero ed estremamente semplificato, nei popolamenti presenti in corrispondenza delle forre e al fondo dei valloni (Gravina di Matera) risultano nettamente differenziati a livello arbustivo ed erbaceo (si segnalano elementi mesofili quali Festuca exaltata, Cardamine graeca, Acanthus mollis, Cyclamen hederifolium). Queste connotazioni permettono il riconoscimento delle associazioni Cyclamino hederifolii-Quercetum ilicis e Festuco exaltatae-Quercetum ilicis (Fraxino orni-Quercion ilicis)(BIONDI et al., 2004), comunità caratteristiche dell’Italia meridionale con forti connotazioni orientali.Specie guida: Quercus ilex L., Fraxinus ornus L., Laurus nobilis L., Arbutus unedo L., Phyllirea angustifolia L., P.latifolia L., Rhamnus alaternus L., Pistacia terebinthus L., Erica arborea L., Viburnum tinus L., Rubia peregrina L., Smilax aspera L., Lonicera implexa Aiton, Cyclamen repandum Sm., C.hederifolium Aiton, Festuca exaltata Hackel, Limodorum abortivum (L.) Swartz.Distribuzione: segnalato in tutte le regioni peninsulari (per l’Italia settentrionale nei settori prealpini), con particolare riguardo all’Italia centrale e a tutto il settore tirrenico. Differenziato in due sottotipi (termofilo e mesofilo), presenta una notevole variabilità stazionale, trovandosi su litotipi sia carbonatici che vulcanici. A scala regionale risulta presente in pochi siti. All’interno del SIC è significativamente rappresentato nel settore centro-meridionale della gravina.Esigenze ecologiche: Foreste da termo-xerofile a mesofile, preferenzialmente di tipo meso-mediterraneo, su differenti tipologie di suoli da psammofili a mesofili.Conservazione e protezione: non si hanno dati sull’estensione precedente di questo habitat, anche se presumibilmente non dovrebbe aver mutato la sua superficie data la sua posizione stazionale.Criticità e minacce: Le leccete presenti all’interno dei solchi delle gravine hanno subito intense ceduazioni nel tempo. Questi boschi, in passato governati a ceduo semplice, attualmente non presentano tracce evidenti di gestione selvicolturale, elemento che ha determinato un soprassuolo da molti anni lasciato all’evoluzione naturale (cedui invecchiati); questo ha determinato la abbondante presenza di legno morto (a causa dell’alta mortalità dei polloni legata all’abbandono selvicolturale) e una discreta rinnovazione naturale.Lo sfruttamento di queste foreste, analogamente ai frammenti forestali a fragno, possono determinare numerose problematiche tra cui possiamo segnalare prioritariamente gli errati interventi selvicolturali (turni di governo troppo brevi ed eccessivo prelievo della massa legnosa)(codice 101); i problemi di carattere fitosanitario (sindrome del “deperimento delle querce” e attacchi di insetti defogliatori); l’abbandono colturale (codice 141); incendi (codice 180); tagli abusivi.Azioni utili per la conservazione: Allo scopo di mantenere il più possibile gli ecosistemi forestali in equilibrio e contenere il deperimento, grande importanza assumono gli interventi selvicolturali che devono essere specifici e finalizzati, ovviamente, non alla massimizzazione del profitto, ma appunto all’eliminazione dei fattori che minacciano da un punto di vista ecologico l’ecosistema boschivo. Nelle rare superfici in cui le condizioni pedoclimatiche risultano più favorevoli si dovrebbe procedere alla conversione dei cedui in fustaia che rappresenta certamente l’obiettivo

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prioritario da conseguire, ma che richiede una fase transitoria di interventi tesi alla graduale e tempestiva riduzione del numero dei polloni. Una possibile soluzione relativa invece ai problemi legati alla frammentarietà ed alle ridotte estensioni delle formazioni e quindi ai problemi di abbandono delle stesse, potrebbe essere la gestione coordinata e centralizzata di tali boschi prevedendo una struttura che a livello regionale assesti in un unico piano per le superfici boscate, che miri ad acquistare i coltivi abbandonati limitrofi ai boschi al fine di incrementarne la loro estensione.

Tabella fitosociologica habitat 9340 (Foreste a Q.ilex e Q.rotundifolia)Numero rilievo 1 2 3Data 03/06/2011 03/06/2011 03/06/2011Latitudine 0641800 0641593 Vallone della

femmina (tratto iniziale)

Longitudine 4500328 4499718 -Quota (m) 380 360 420Sup. (m²) 100 100 100Copertura str. arboreo 90 70 90Copertura str. Arbustivo 5 20 20Copertura str. Erbaceo 5 10 30Pendenza % 20 5 5Esposizione E SE SE

Quercus ilex 4 4 3Quercus pubescens . . 1Acer monspessulanum 1 + 1Fraxinus ornus 1 2 1Rubus hulmifolius + . +Ruscus aculeatus 1 . +Tamus communis 1 + +Viola odorata + + +Cyclamen repandum + . +Asplenium trichomanes + . .Ceterach officinarum + . .Phillyrea latifolia + + +Brachypodium sylvaticum + 1 .Ranunculus bulbosus . + .Rosa sempervirens . + +Carex hallerana . + +

Quadro riassuntivo (habitat 9340)Il presente quadro è stato compilato utilizzando dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito dello European Topic Centre on Biological Diversity (EIONET) (http://bd.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary).

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Parametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range29

Area coperta dall’habitat all’interno del range30

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche31)Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)Valutazione globale dello Stato di Conservazione32

29 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.30 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 31 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.32 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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1.2. SCHEDE SPECIE FLORISTICHE

1.2.1.Nome scientifico: GIMNOSPERMAE, Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata (Guss.) NymanNome volgare: Ginepro fenicio.Biologia: Fanerofita arborea o più frequentemente arbustiva (scaposa e/o cespitosa), 1-4m (raramente 3-8m). Fiorisce tra marzo ed aprile, bacche di colore rossastro.Distribuzione: Eurimediterranea, risulta distribuita nel Mediterraneo centro-occidentale. In Basilicata presenta una distribuzione bipolare (tirrenica e ionica) risultando localizzata in pochissime stazioni del litorale di Maratea e su quello ionico (Policoro), oltre che nella murgia materana (FASCETTI & NAVAZIO, 2007). Presente nel SIC in corrispondenza di pochissimi siti nel settore centro-meridionale.Ecologia: specie eliofila e termo xerofila a lentissimo accrescimento, è caratteristica della macchia mediterranea, risulta presente prevalentemente in ambiti litoranei, pur stazionando in modo relitto anche nelle aree interne subcostiere (0-600m).Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 5210Minacce: modifica delle pratiche colturali (codice 101) che può determinare l’ampliamento delle coltivazioni e l’alterazione degli arbusteti in cui è presente il ginepro, il passaggio del fuoco (180).Livello di minaccia nel SIC: specie molto vulnerabile negli stadi giovanili, a forte rischio in corrispondenza dei sentieri (taglio e allargamento dei sentieri) e a seguito del passaggio del fuoco. Conservazione e protezione: è entità di particolare interesse in quanto ritenuta vulnerabile (VU) a scala regionale, rientrando anche (Art. 2, DPGR 55/2005) tra le specie che necessitano di protezione assoluta (FASCETTI & NAVAZIO, 2007).

1.2.2.Nome scientifico: GRAMINACEAE, Stipa austroitalica Martinovsky ssp. austroitalica.Nome volgare: Lino delle fate piumosoBiologia: Emicriptofita cespitosa, densamente cespugliosa con culmi eretti, rigidi, alla base avvolti da fibre biancastre, 4-7 dm. Distribuzione: Endemica dell’Italia meridionale. Tra le diverse sottospecie (theresiae, appendiculata, frentana) è quella che mostra la distribuzione più ampia (Campania, Puglia, Basilicata e Calabria). Ecologia: Stipa austroitalica appartiene ad un gruppo polimorfo costituito da numerose specie distinguibili per caratteri di scarsa evidenza, fino a poco tempo fa considerato un unico gruppo (gruppo pennata). La ssp. austroitalica è caratteristica di prati aridi a carattere steppico e secondariamente garighe mediterranee, generalmente su terreni sassosi e rupi a quote che vanno dai 100 ai 900 m circa (FORTE et al., 2007). Generalmente cresce su substrati carbonatici (e carsificati) con suoli superficiali, potendo in subordine vegetare anche su conglomerati.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 62A0Minacce: le principali cause di minaccia sono legate al ripristino dei campi coltivati (e al loro progressivo ampliamento anche su stazioni con suoli sottili)(codice 101), all’uso indiscriminato e prolungato del fuoco per fornire agli armenti erba fresca (180), al pascolo incontrollato con conseguente rischio di carico eccessivo (PIGNATTI et al., 2001; FORTE et al., 2007)(140). Inoltre si segnala il calpestio eccessivo nelle stazionmi di particolare interesse (720) e il prelievo eccessivo delle piante (250).Livello di minaccia nel SIC: trascurabile/basso (a piccolo medio termine), data l’abbondanza e la superficie occupata all’interno del SIC.

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Conservazione e protezione: citata nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE e nella Convenzione di Berna del 1979.

1.2.3.Nome scientifico: CAMPANULACEAE, Campanula versicolor HawkinsNome volgare: Campanula puglieseBiologia: Emicriptofita scaposa, 2-4 dm, fiorisce da giugno a luglio.Distribuzione: Orofila Nord-Est mediterranea, è specie anfiadriatica, con ampia distribuzione nei territori meridionali della Penisola Balcanica. Da considerarsi subendemica per il territorio italiano, in cui risulta distribuita unicamente in Puglia e Basilicata. Presente nel SIC in tutte le rupi presenti nelle gravine.Ecologia: caratteristica di rupi e macereti (calcarei), spesso in posizione ambreggiata.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 8210Minacce: un qualche livello di minaccia, dato l’habitat rupicolo ad accessibilità pressoché nulla, è rappresentato dall’estirpazione eccessiva data la bellezza della specie (codice 250 e 251), la pratica di attività sportive in determinati siti (arrampicata sportiva e speleologia)(624) ed eventuali fenomeni erosivi estremi (quali crolli e dissesti)(900), che possono determinare la trasformazione drastica delle rupi. Livello di minaccia nel SIC: da considerarsi basso, a fronte dell’esistenza di abbondanti popolazioni disperse sulle rupi inaccessibili della gravina.Conservazione e protezione: specie poco frequente anche se localmente abbondante (come a Matera), inserita nel Libro Rosso nazionale e regionale e nell’Atlante delle specie a rischio di estinzione della flora vascolare nazionale (LR)(CONTI et al., 1992; 1997; SCOPPOLA et al., 2005). In Basilicata è da ritenersi vulnerabile (VU) in quanto esposta alla raccolta in virtù delle attraenti fioriture (FASCETTI & NAVAZIO, 2007).

1.2.4.Nome scientifico: UMBELLIFERAE, Carum multiflorum (S. et S.) Boiss.Nome volgare: Cumino di GreciaBiologia: Emicriptofita scaposa, 4-7 dm, fiorisce a giugno-luglio.Distribuzione: Est-Mediterranea, distribuita nell’Europa orientale meridionale. In Italia presente unicamente in Basilicata e Puglia. Presente nel SIC in tutte le rupi presenti nelle gravine.Ecologia: caratteristica di rupi calcaree, 0-300m.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 8210Minacce: un qualche livello di minaccia, dato l’habitat rupicolo ad accessibilità pressoché nulla, è rappresentato dall’estirpazione eccessiva data la bellezza della specie (codice 250 e 251), la pratica di attività sportive in determinati siti (arrampicata sportiva e speleologia)(624) ed eventuali fenomeni erosivi estremi (quali crolli e dissesti)(900), che possono determinare la trasformazione drastica delle rupi. Livello di minaccia nel SIC: da considerarsi basso, a fronte dell’esistenza di abbondanti popolazioni disperse sulle rupi inaccessibili della gravina.Conservazione e protezione: specie molto localizzata inserita nel Libro Rosso nazionale e nell’Atlante delle specie a rischio di estinzione della flora vascolare nazionale (LR)(CONTI et al., 1992; SCOPPOLA et al., 2005). In Basilicata è da ritenersi gravemente minacciata (CR)(CONTI et al., 1997).

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1.2.5.Nome scientifico: UMBELLIFERAE, Portenschlagiella ramosissima (Portens.) Tutin.Nome volgare: Finocchiella di LucaniaBiologia: Emicriptofita scaposa con fusto eretto, robusto, 5-8-dm, fiorisce a luglio-agosto (anche se non fiorisce e/o fruttifica tutti gli anni). Distribuzione: a distribuzione illirica, anfiadriatica, estremamente localizzata. A scala regionale segnalata nella costiera di Maratea, e sulla murgia materana, mentre mancano conferme per le segnalazioni relative all’Appennino lucano settentrionale. Presente nel SIC in tutte le rupi presenti nelle gravine. Ecologia: caratteristica di rupi calcaree subverticali, 50-1200 m.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 8210Minacce: un qualche livello di minaccia, dato l’habitat rupicolo ad accessibilità pressoché nulla, è rappresentato dall’estirpazione eccessiva data la bellezza della specie (codice 250 e 251), la pratica di attività sportive in determinati siti (arrampicata sportiva e speleologia)(624) ed eventuali fenomeni erosivi estremi (quali crolli e dissesti)(900), che possono determinare la trasformazione drastica delle rupi.Livello di minaccia nel SIC: medio, considerata l’estrema rarità della specie.Conservazione e protezione: entità molto rara, inserita nel Libro Rosso nazionale e regionale e nell’Atlante delle specie a rischio di estinzione della flora vascolare nazionale (VU)(CONTI et al., 1992; 1997; SCOPPOLA et al., 2005). Anche in Basilicata è da ritenersi vulnerabile (VU) in relazione al complesso ciclio riproduttivo e all’estrema localizzazione delle sue popolazioni (FASCETTI & NAVAZIO, 2007).

1.2.6.Nome scientifico: FAGACEAE, Quercus trojana Webb.Nome volgare: fragnoBiologia: Fanerofita arborea alta fino a 15 m, fiorisce a maggio-giugno.Distribuzione: a distribuzione Nord-Mediterraneo orientale, è presente in Italia esclusivamente in Basilicata e Puglia. A scala regionale risulta presente unicamente nella murgia materana. Presente all’interno del SIC nei settori centrali e meridionali del territorio.Ecologia: specie termofila ed eliofila, caratteristica di boschi e boscaglie aride, cresce su terre rosse (spesso dilavate), 0-600 m. Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 9250Minacce: eccessivo prelievo della massa legnosa nelle pratiche selvicolturali (codice 101, 164, 165), problemi di carattere fitosanitario, il taglio eccessivo che aumenta la frammentarietà degli esigui popolamenti, eccessivo pascolamento (140), il rischio di incendi (180), il prelievo di specie (ad esempio attraverso i tagli abusivi)(250).Livello di minaccia nel SIC: alto, a fronte del taglio operato nelle piccole porzioni (a carattere residuale) forestate e soprattutto al rischio (elevato) del passaggio del fuoco. Conservazione e protezione: specie rara a livello regionale, va considerata vulnerabile (VU) a causa di tagli indiscriminati e degli incendi degli ultimi decenni (FASCETTI & NAVAZIO, 2007).

1.2.7.Nome scientifico: FAGACEAE, Quercus calliprinos Webb.Nome volgare: Quercia di PalestinaBiologia: Fanerofita scaposa (e cespitosa) alta fino a 10 m, sempreverde, fiorisce ad aprile-maggio.Distribuzione: Steno-Mediterranea orientale, in Italia presente in Sardegna, Sicilia, Puglia e Basilicata (anche se dubbio è il suo indigenato).

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Ecologia: specie xerofila, eliofila, e molto frugale, predilige terre rosse. Presente in pascoli aridi e macchie, risulta particolarmente resistente agli incendi e alla ceduazione. Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 9250.Minacce: eccessivo prelievo della massa legnosa nelle pratiche selvicolturali (codice 101, 164, 165), problemi di carattere fitosanitario, il taglio eccessivo che aumenta la frammentarietà degli esigui popolamenti, eccessivo pascolamento (140), il rischio di incendi (180), il prelievo di specie (ad esempio attraverso i tagli abusivi)(250).Livello di minaccia nel SIC: trascurabile.Conservazione e protezione: specie rara a distribuzione frammentaria (relittuale) a causa del massiccio disboscamento degli ultimi decenni, nella Lista Rossa regionale è indicata con dati insufficienti (DD)(CONTI et al., 1997). In Basilicata va considerata ad elevato rischio di estinzione (CR) in quanto ormai presente in pochissime stazioni di piccola superficie (MEDAGLI & GAMBETTA, 2003; FASCETTI & NAVAZIO, 2007).

1.2.8.Nome scientifico: PAEONIACEAE, Paeonia mascula (L.) Miller.Nome volgare: Peonia maschioBiologia: Geofita rizomatosa con altezza di 5-8 dm, fiorisce ad aprile-maggio.Distribuzione: Europeo-caucasica, in Italia sporadicamente presente dal Lazio alla Basilicata. A scala regionale risulta presente in diverse località in ambito forestale dei settori centrali.Ecologia: presente nei querceti caducifogli termofili, nelle schiarite e ai suoi margini, 500-900 m.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 9250.Minacce: eccessivo prelievo della massa legnosa nelle pratiche selvicolturali (codice 101, 164, 165), l’eccessivo pascolamento che potrebbe verificarsi in ambito forestale (140), il rischio di incendi (180), il prelievo di specie e/o il saccheggio vista l’estrema bellezza della specie (250, 251).Livello di minaccia nel SIC: medio, a fronte del taglio dei boschi.Conservazione e protezione: rara, presente in limitate popolazioni in stazioni nemorali, è indicatrice di lunga continuità del bosco. In Basilicata da considerarsi ad elevata vulnerabilità (VU) a causa della raccolta indiscriminata per le belle e appariscenti fioriture (FASCETTI & NAVAZIO, 2007). Secondo alcuni Autori si tratta di un’entità da considerarsi nella categoria gravemente minacciata (CR)(MEDAGLI & GAMBETTA, 2003).

1.2.9.Nome scientifico: RUTACEAE, Dictamnus albus L..Nome volgare: DittamoBiologia: Camefita suffruticosa con odore aromatico (e ghiandole secernenti sostanze irritanti), 3-10 dm, fiorisce a maggio-giugno. Distribuzione: Europea-Sud-Siberiana, specie poco diffusa da considerarsi rara in Italia meridionale. Presente in modo localizzato in diverse località a scala regionale.Ecologia: prati aridi e cespuglieti, boschi radi di latifoglie termofile, soprattutto su substrati calcarei, 0-800 m.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 9250 Minacce: eccessivo prelievo della massa legnosa nelle pratiche selvicolturali (codice 101, 164, 165), l’eccessivo pascolamento che potrebbe verificarsi in ambito forestale (140), il rischio di incendi (180), il prelievo di specie e/o il saccheggio vista l’estrema bellezza della specie (250, 251).Livello di minaccia nel SIC: medio, considerando il rischio di ulteriore riduzione delle superfici forestali esistenti.

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Conservazione e protezione: non inserita in alcuna lista di protezione, è da considerarsi vulnerabile a livello regionale (VU)(FASCETTI & NAVAZIO, 2007). Secondo alcuni Autori si tratta di un’entità da considerarsi nella categoria gravemente minacciata (CR)(MEDAGLI & GAMBETTA, 2003).

1.2.10.Nome scientifico: LABIATAE, Salvia argentea L..Nome volgare: Salvia argentea.Biologia: Emicriptofita scaposa (alta fino ad 80 cm), riccamente ghiandolosa e caratteristica per l’odore intenso e poco gradevole. Fusto eretto e ramificato, foglie basali coperte da un fitto tomento. Distribuzione: Steno-Mediterranea. In Italia segnalata in modo frammentario lungo la dorsale appenninica centro-meridionale (fino alla Sicilia)(Conti et al., 2005).Ecologia: prati aridi e sassosi, caratteristica nei piani collinare e montano 0-800 m.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 62A0 Minacce: le principali cause di minaccia sono legate al ripristino dei campi coltivati (e al loro progressivo ampliamento anche su stazioni con suoli sottili)(codice 101), all’uso indiscriminato e prolungato del fuoco per fornire agli armenti erba fresca (180), al pascolo incontrollato con conseguente rischio di carico eccessivo (140). Inoltre si segnala il calpestio eccessivo nelle stazionmi di particolare interesse (720) e il prelievo eccessivo delle piante (250).Livello di minaccia nel SIC: medio, considerata la rarità della specie a scala regionale.Conservazione e protezione: è da considerarsi vulnerabile a livello regionale (VU), a rischio di scomparsa per modificazioni dell’habitat (FASCETTI & NAVAZIO, 2007). Non risulta inserita in alcuna categoria di protezione.

1.2.11.Nome scientifico: COMPOSITAE, Centaurea centaureum L..Nome volgare: Fiordaliso centaureo.Biologia: Emicriptofita scaposa (alta fino ad 1 m), fusto eretto, glabro, con foglie pennatosette e glabre. Fiori in capolini isolati (tra giugno e luglio). Distribuzione: Endemica dell’Italia meridionale (Puglia, Basilicata e Campania (CONTI et al., 2005).Ecologia: boschi submediteranei e submontani a prevalenza di querce termofile.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 9250 Minacce: eccessivo prelievo della massa legnosa nelle pratiche selvicolturali (codice 101, 164, 165), l’eccessivo pascolamento che potrebbe verificarsi in ambito forestale (140), il rischio di incendi (180), il prelievo di specie e/o il saccheggio vista l’estrema bellezza della specie (250, 251).Livello di minaccia nel SIC: medio, considerata la rarità della specie a scala regionale.Conservazione e protezione: è da considerarsi vulnerabile a scala nazionale (VU), annoverata tra le specie a rischio di estinzione della flora vascolare italiana (SCOPPOLA et al., 2005). Rara e vulnerabile anche a scala regionale (VU), a rischio di scomparsa per modificazioni dell’habitat (gestione forestale)(FASCETTI & NAVAZIO, 2007). Non risulta inserita in alcuna categoria di protezione.

1.2.12.Nome scientifico: GRAMINACEAE, Aegylops uniaristata Vis..Nome volgare: Cecere con una resta.Biologia: Terofita scaposa, alta 1-3 dm.

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Distribuzione: Anfiadriatica, nel territorio italiano presente in Basilicata (e nell’Istria meridionale)(Pignatti, 1982).Ecologia: pascoli aridi e incolti (fino a 300 m).Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 6220 (e 62A0). Minacce: le principali cause di minaccia sono legate al ripristino dei campi coltivati (e al loro progressivo ampliamento anche su stazioni con suoli sottili)(codice 101), all’uso indiscriminato e prolungato del fuoco per fornire agli armenti erba fresca (180), al pascolo incontrollato con conseguente rischio di carico eccessivo (140). Inoltre si segnala il calpestio eccessivo nelle stazionmi di particolare interesse (720) e il prelievo eccessivo delle piante (250).Livello di minaccia nel SIC: medio, considerata la rarità della specie a scala nazionale (e regionale). Conservazione e protezione: non risulta inserita in alcuna lista. Si tratta di una entità da inserire nella categoria gravemente minacciata (CR)(MEDAGLI & GAMBETTA, 2003).

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1.3. SCHEDE SPECIE FAUNISTICHE

Nel quadro riassuntivo (tabella a semaforo) si riporta, per quanto riguarda gli uccelli, una valutazione a livello della Regione Biogeografica Mediterranea che deriva dalla Valutazione dello stato di conservazione dell’avifauna italiana (LIPU 2009). Per le altre specie le valutazioni sono scaturite da HABITATS DIRECTIVE ARTICLE 17 REPORT (2001–2006) e disponibili nella banca-dati di Eionet-European Topic Centre on Biological Diversity (http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/speciesprogress).

1.3.1Nome volgare: GrillaioNome scientifico: Falco naumanni Fleischer, 1818 (Ordine: Falconiformes; Famiglia: Falconidae).Biologia: piccolo rapace, morfologicamente molto simile al Gheppio (Falco tinnunculus), soprattutto negli abiti femminile e giovanile.Si tratta di specie estremamente gregaria, tanto sui siti di nidificazione (si riproduce in colonie anche di grandi dimensioni) quanto nelle zone di alimentazione, dove caccia - con il caratteristico volo in “surplace” - in gruppi numerosi (fino a diverse decine o anche centinaia di individui). Nel suo areale italiano, nidifica soprattutto in condizioni sinantropiche (edifici in centri storici).Migratrice di lungo raggio, sverna prevalentemente in Africa centro-orientale e meridionale, giunge nei quartieri di nidificazione europei in marzo-aprile per ripartirne in agosto-settembre. Sono noti casi di svernamento in Puglia, Basilicata e Sicilia.Distribuzione: specie monotipica a distribuzione eurocentroasiatico-mediterranea, nidificante nell’Europa meridionale; in Spagna si concentra la più importante popolazione europea. In Italia nidifica in tre aree distinte: un’area apulo-lucana (dove si concentra più dell’80% dell’intera popolazione nazionale), in Sardegna e Sicilia. In Basilicata la specie è diffusa esclusivamente nel settore orientale, dove nidifica in diversi centri abitati della Murgia (in particolare Matera, Montescaglioso e Irsina). Colonie numericamente significative sono note anche in altre località della regione (Ferrandina, Pisticci, Bernalda, Grassano).Habitat: specie legata ad ambienti aperti (incolti erbacei o coltivi estensivi), caldi e secchi, utilizzati come aree di foraggiamento. Per la riproduzione, necessita di cavità e anfratti in siti rupestri o in edifici di centri storici di piccoli e grandi aggregati urbani, localmente in casolari abbandonati di zone rurali. In Basilicata si associa ad aree dominate dalla pseudo steppa mediterranea (ad es. Murgia materana) o ad aree coltivate a cereali (alto Bradano). All’interno del SIC dove si riproduce la frazione più consistente della popolazione lucana, caccia esclusivamente in corrispondenza delle estese formazioni a pseudo-steppa mediterranea - Habitat 6220: Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea.Alimentazione: si nutre prevalentemente di invertebrati (ortotteri, coleotteri) che cattura sul terreno. Integra la dieta con piccoli rettili e micro mammiferi.Consistenza delle popolazioni: la popolazione europea è stimata a 12.000-18.000 coppie nidificanti, in decremento numerico e contrazione dell’areale. In Italia si stimano presenti 3.600- 3.900 coppie, di cui 3.200 concentrate nei centri urbani della murgia apulo-lucana. Il trend è fluttuante, con locali segni di incremento (es. Puglia e Basilicata) e decremento in Sicilia e Sardegna. In Basilicata nidifica soprattutto nei principali centri abitati della murgia materana dove sono stimate oltre 2.000 coppie. La città di Matera ospita la più importante colonia italiana e, forse, europea (700-800 coppie nidificanti).Minacce: trasformazioni e frammentazione dell’habitat di alimentazione; modificazione dei sistemi tradizionali di conduzione agricola e allevamento del bestiame; ristrutturazione dei vecchi edifici; uso di pesticidi.

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Livello di minaccia nel SIC: medio/bassoLa provincia di Matera in sinergia con il Comune di Matera, di Montescaglioso ed il Parco della Murgia Materana hanno realizzato il Progetto LIFE Natura “Rapaci lucani” della durata di quattro anni (2005-2009) per la tutela di quattro specie di uccelli rapaci minacciati tra cui anche il grillaio.Conservazione e Protezione: All. I Dir. Uccelli; SPEC 1; Berna All II; Bonn All. I; CITES App. I; Part. Prot. 157/92; Lista Rossa Nazionale;La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992).

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello Stato di Conservazione

1.3.2Nome volgare: CapovaccaioNome scientifico: Neophron percnopterus (Linnaeus, 1758) (Ordine: Falconiformes; Famiglia: Accipitridae)Biologia: piccolo avvoltoio (apertura alare: 150-170 cm), dalla caratteristica colorazione bianco nera e dalla coda cuneiforme. Si riproduce esclusivamente in anfratti o cenge di pareti rocciose. La popolazione europea è migratrice trans-sahariana: sverna in Africa centro-occidentale, giunge nei quartieri di nidificazione europei in marzo-aprile, e ne riparte in agosto-settembre.Distribuzione: Specie politipica a distribuzione paleartico-paleotropicale, nidificante nell’Europa meridionale e in Nord Africa; in Spagna si concentra la più importante popolazione europea.L’areale italiano è attualmente limitato a tre aree separate del Meridione (area apulo lucana, calabrese e siciliana); sino a 30 anni orsono interessava anche il versante tirrenico, sino al sud della Toscana. In Basilicata sono noti due territori di nidificazione, localizzati nel settore orientale e centrale della Regione. Nidifica sulle pareti rocciose del sistema di forre calcaree presenti nel territorio materano con una o due coppie. Soventi risultano gli avvistamenti nei pressi della località Murgia Timone.Habitat: specie legata ad ambienti aperti o semi-aperti in climi caldi e secchi. Per la nidificazione, necessita di pareti rocciose, sia calcaree che conglomeratiche a matrice argillosa, spesso situate nei pressi di corsi d’acqua. Più diffusa tra i 100 e 700 m.

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Ogni coppia necessita di ampie estensioni territoriali, ecologicamente eterogenee e non riconducibili a singole tipologie d’habitat. Gli ambienti di nidificazione rientrano invece nelle tipologie d’habitat:8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica8220: Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica.Alimentazione: specie prevalentemente necrofaga; segue le mandrie e le greggi di bestiame domestico, per approfittare dei resti alimentari disponibili (placente, carcasse, sterco). Occasionalmente può nutrirsi di invertebrati e piccoli rettili o di carcasse rinvenute a bordo strada.Consistenza delle popolazioni: popolazione europea stimata a meno di 2000 coppie, più della metà delle quali in Spagna. La popolazione italiana, fortemente ridotta e localmente estinta negli ultimi decenni, è attualmente stimata a 10-12 coppie nidificanti. In Basilicata, dove sono scarse le notizie storiche, la popolazione si è ridotta dalle 3-4 coppie nidificanti quindici anni or sono alle 2 attuali.Le riproduzioni sono irregolari e non avvengono tutti gli anni, probabilmente a causa dello scarso apporto alimentare dovuto alla forte riduzione del pascolo brado.Minacce: distruzione e trasformazione dell’habitat utilizzato come area di alimentazione (realizzazione di complessi turistici e/o industriali, rimboschimenti); la riduzione del pascolo brado produce una progressiva chiusura delle aree aperte utilizzate per la ricerca del cibo ed anche una significativa diminuzione delle disponibilità trofiche. Bracconaggio, disturbo venatorio, uso di pesticidi, prelievo illegale di pulli dal nido, elettrocuzione e impatto con cavi sospesi.Livello di minaccia nel SIC:altoLa provincia di Matera in sinergia con il comune di Matera, di Montescaglioso ed il Parco della Murgia Materana hanno realizzato il Progetto LIFE Natura Rapaci lucani della durata di quattro anni (2005-2009) per la tutela di quattro specie di uccelli rapaci minacciati tra cui anche il capovaccaio.Conservazione e Protezione: SPEC 3; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II; CITES app. I; Part. Prot. 157/92; Lista Rossa: in pericolo in modo critico.La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992 e Legge Regionale n. 33/1997)

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello Stato di Conservazione

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1.3.3Nome volgare: Cicogna neraNome scientifico: Ciconia nigra (Linnaeus, 1758) (Ordine: Ciconiiformes; Famiglia: Ciconiidae).Biologia: trampoliere di grandi dimensioni (apertura alare: 170-180 cm), riconoscibile dalla congenere Cicogna bianca (Ciconia ciconia) essenzialmente per la livrea nera, con parti inferiori bianche e caratteristico becco rosso carminio come le zampe. Si riproduce su pareti inaccessibili o grandi alberi all’interno di fitte foreste, costruendo grandi nidi di rami riutilizzati anno dopo anno. Migratrice a lungo raggio, giunge nei quartieri di nidificazione in marzo-aprile per poi ripartire in settembre.Distribuzione: specie monotipica a distribuzione paleartico-afrotropicale. In Europa la distribuzione interessa la parte orientale del continente (Polonia, Rep. Baltiche, Bielorussia e Paesi Balcanici) e, in minor misura, quella occidentale (Spagna, in particolare), dove l’areale è in recente fase espansiva. In Italia è migratrice nidificante (estiva) di recente immigrazione, con primo caso accertato in Piemonte nel 1994 e successiva comparsa in altre regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Calabria). Nel periodo riproduttivo si segnalano avvistamenti frequenti nelle zone boschive del SIC dove si presume la presenza di 1-2 coppie.Habitat: in Lucania nidifica su pareti inaccessibili, inserite in territori con matrice forestale prevalente, soprattutto nelle vicinanze di corsi d’acqua permanenti che utilizza per l’alimentazione. La specie necessita di territori di nidificazione molto ampi, utilizzati per la nidificazione e per la ricerca alimentare. Tra gli habitat preferenziali si segnalano: 8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica; 8220: Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica; 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripariali di Salix e Populus alba; 3250: Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum.Alimentazione: in gran parte ittiofaga, integra la dieta con anfibi, crostacei e grossi insetti.Consistenza delle popolazioni: la popolazione europea è stimata tra 6000 e 9000 coppie localizzate soprattutto in Europa orientale e Spagna. La popolazione italiana, in espansione numerica e d’areale, è stimata (2009) in 10-11 coppie, la metà delle quali (5-6 coppie nidificanti nel 2010) concentrate in Lucania, dove il primo caso accertato di nidificazione risale al 2000.Minacce: disturbo ai siti di nidificazione, arrampicata sportiva, deltaplano. Inquinamento dei corsi d’acqua, opere di regimentazione fluviale, elettrocuzione, impatto con cavi sospesi, abbattimenti illegali.Livello di minaccia nel SIC:altoConservazione e Protezione: SPEC 3; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II; CITES app. I; Part. Prot. 157/92.La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

Popolazione

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Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Habitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello Stato di Conservazione

1.3.4Nome volgare: Ghiandaia marinaNome scientifico: Coracias garrulus (Linnaeus, 1758) (Ordine: Coraciiformes; Famiglia: Coraciidae).Biologia: Turchese sul petto e sul ventre, così come sul capo, il piumaggio sfuma invece nelle tonalità del castano sul dorso, quindi del verde smeraldo nelle estremità. Nidifica in buchi di alberi, costruzioni abbandonate o anche in sponde sabbiose o pareti rocciose; può nidificare anche frequentemente in cassette-nido e in altri manufatti. Caccia soprattutto da posatoio (utilizzando alberi in posizione dominante, cavi, ecc.) in aree spoglie o con vegetazione rada o molto bassa. Migratrice, sverna in Africa tropicale, specialmente nella porzione orientale del continente.Distribuzione: Corologia euroturanico-mediterranea. La sottospecie nominale abita il Nord Africa, l’Europa, l’Asia Minore, il nord-ovest dell’Iran e la Siberia sud-occidentale; lasottospecie Coracias garrulus semenowi si trova invece in Iraq e in Iran (a parte la porzione nord-occidentale) e verso est fino al Pakistan, al Kashmir e alla Cina occidentale, e verso nord fino al Kazakistan. Presente soprattutto nell’Europa mediterranea ed orientale. In Europa era molto più diffusa a cavallo tra fine ottocento e inizio novecento. La popolazione italiana risulta nidificante e interamente migratrice. Nel SIC si presume la presenza di 4-5 coppie nidificanti nei pressi della Masseria Passarelli e lungo la Gravina di Matera.Habitat: Frequenta aree caratterizzate da estati calde, evitando zone a clima oceanico e quote elevate. Evita zone desertiche o praterie senza alberi. Pur non manifestando particolari legami con la presenza di acqua, abita frequentemente boschi ripariali e ambienti simili. In generale sembra favorire querceti radi e pinete con radure o brughiere inframmezzate alla copertura arborea. Predilige le aree a mosaico e la presenza di alberi esiepi in aree agricole.Alimentazione: La dieta è prevalentemente insettivora, occasionalmente cattura piccoli animali (lucertole, micromammiferi).Consistenza delle popolazioni: Le due popolazioni di ghiandaia marina più grandi in Europa sono quella della Penisola Iberica (oltre 6.600 coppie) e quella dei paesi dell’est (dai Balcani alla Russia con oltre 42.000 coppie). In Turchia mancano dati circostanziati, ma si sospetta sia presente una popolazione di alcune migliaia di coppie. In Italia la popolazione di ghiandaia marina nidificante è stimata in 300-500 coppie concentrate in Italia meridionale, Sicilia e Sardegna. La consistenza nazionale è valutata in 2.000-3.500 maschi in primavera.

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Minacce: distruzione e trasformazione degli habitat di riproduzione e di alimentazione; uso di pesticidi; scomparsa di ruderi e la ristrutturazione di vecchi casali; trasformazione delle pratiche agricole, indirizzate verso le monocolture. Livello di minaccia nel SIC: medioConservazione e Protezione: Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II. Specie particolarmente protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92). È inserita dall'IUCN nella categoria di minaccia NT-Near Threatened (quasi a rischio).

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello Stato di Conservazione

1.3.5Nome volgare: Testuggine di Hermann, testuggine comuneNome scientifico: Eurotestudo hermanni (Gmelin, 1789); Reptilia, Chelonii, Testudinidae. Il genere Eurotestudo ha recentemente sostituito, per le specie paleartiche incluse nel gruppo hermanni, il precedente genere Testudo. In direttiva 92/43/CEE la specie è inserita come Testudo hermanni.Biologia: il periodo di attività giornaliero è variabile a seconda della stagione e quello stagionale varia da anno in anno. Generalmente, in centro e sud Italia, i mesi di maggiore attività (basking) sono maggio-giugno e settembre, quelli di foraggiamento hanno dei picchi in giugno e ottobre. La specie è comunque attiva, in vario grado, da gennaio a novembre ma in climi caldi l’attività si protrae per tutto l’anno. Si riproduce da aprile-maggio a fine estate.Distribuzione: Eurotestudo hermanni è una entità nord mediterranea (Catalogna, Franca meridionale, Italia) diffusa prevalentemente lungo i territori costieri fino alla Turchia europea. In Italia la specie ha distribuzione frammentata, con maggiore diffusione sul versante tirrenico. In Basilicata i dati per la specie sono particolarmente scarsi, risultando estremamente rara, sebbene tale dato sia imputabile verosimilmente a difetto di ricerca. Nel SIC anche se ormai rarefatta, è presente in maggior numero nelle aree dove le residue formazioni forestali ed ampie zone di macchia mediterranea offrono un habitat ideale alla vita di questa specie, anche se non è raro incontrarla sull'altopiano murgico, in aree prive di vegetazione arborea ed arbustiva (Progetto Life Arupa 2010-2013).

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Habitat: ambienti forestali termofili (pinete, leccete, querceti), soprattutto costieri, e macchia mediterranea con substrati da rocciosi a sabbiosi. Raramente frequenta boschi mesofili o dune costiera cespugliate. Gli oliveti, agrumeti e orti, soprattutto se abbandonati, sono gli ambienti antropici maggiormente frequentati dalla specie. È diffusa dal livello del mare fino a quasi 900 m slm sebbene la maggior parte delle segnalazioni provenga dalla fascia planiziale e medio collinare. Alimentazione: prettamente vegetariana, costituita da un’ampia varietà di erbacee e fruttaConsistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni in Italia se non su scala locale. Nel SIC la pratica quasi tradizionale di prelevare esemplari in natura per poi allevarli nel giardino di casa o sul balcone, ha visto decimare le popolazioni presenti in natura, ed aumentare piccole popolazioni, isolate tra loro, in cortili e giardini cittadini (Progetto Life Arupa 2010-2013).Minacce: Alterazione, inquinamento frammentazione e distruzione dell’habitat. Il prelievo in natura da piccole popolazioni potrebbe influire su cali demografici. Livello di minaccia nel SIC: medioConservazione e Protezione: è una specie “protetta” sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2) nonché inserita nell’allegato A della CITES. Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è considerata quasi in pericolo (inserita nel livello Near Threatened).

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)Valutazione globale dello Stato di Conservazione

1.3.6Nome volgare: CervoneNome scientifico: Elaphe quatuorlineata (Lacépède, 1789) - Reptilia, Serpentes, Colubridae.Biologia: serpente di grandi dimensioni caratterizzato, allo stadio adulto, da quattro strie scure longitudinali che ne percorrono i fianchi e il dorso. L’accoppiamento avviene tra aprile e maggio e la deposizione delle uova tra giugno e fine luglio (in aree umide e termicamente stabili). La livrea giovanile conferisce un aspetto marcatamente reticolato all’animale che risulta, dunque, estremamente diverso dall’adulto.

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Distribuzione: La specie è un’entità appenninico balcanica. In Italia centro-meridionale è distribuito in maniera abbastanza disomogenea, sebbene tale dato potrebbe derivare da difetto di ricerca. Il limite settentrionale italiano è costituito da Toscana e Marche. Per la Basilicata, i dati ufficiali riportano una distribuzione della specie estremamente discontinua e prevalentemente concentrata verso i confini con Puglia e Calabria. Tuttavia tale distribuzione frammentaria è da attribuire a difetto di ricerca essendo il Cervone tra i più comuni colubri della regione. La specie frequenta comunemente tutto il SIC, allargando il suo areale di presenza anche ai territori limitrofi, in cui la specie risulta essere altrettanto diffusa.Habitat: frequenta un ampia varietà di ambienti (da praterie a faggete), ma soprattutto la fascia collinare a macchia mediterranea. Il Cervone sembra prediligere zone limitrofe a corsi d’acqua, anche se di modesta portata, o comunque zone umide nei pressi di stagni e laghi. La specie si rinviene dal livello del mare fino a poco più di 1000 metri (il limite altitudinale italiano è stato registrato in Basilicata). Alimentazione: si nutre prevalentemente di micro- e meso-mammiferi (da toporagni a donnole, da arvicole a conigli), lacertidi, uccelli di piccole e media taglia nonché loro nidiacei e uova. Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni in Italia se non su scala locale. Nell'area sono presenti ingenti popolazioni di E. quatuorlineata (Progetto Life Arupa 2010-2013). Minacce: all’interno del suo areale è in decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, l’utilizzo di pesticidi agricoli che ne riducono le prede, talvolta da impatti stradali particolarmente frequenti, nonché per persecuzioni da parte dei localiLivello di minaccia nel SIC: Basso. Conservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è considerata quasi in pericolo (inserita nel livello Near Threatened).

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello Stato di Conservazione

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1.3.7Nome volgare: Colubro leopardinoNome scientifico: Zamenis situla (Linnaeus 1758) - Reptilia, Serpentes, Colubridae.Biologia: I maschi possono essere lunghi fino a circa 100 cm, ma raramente superano gli 80. Le femmine raggiungono lunghezze maggiori (fino a 120 cm). È un serpente dalla corporatura slanciata e dal disegno difficilmente confondibile con altre specie europee.Il capo è stretto e slanciato, l'occhio è di medie dimensioni, con pupilla rotonda e iride arancio. Il disegno caratteristico della specie consiste in una fila di macchie da marrone a rosso bordate di nero sul dorso e una (o, più raramente, due) fila di macchie scure sui fianchi. La specie è di regola attiva dalla seconda metà di Marzo a Novembre inoltrato, ma è possibile osservarla in attività anche in pieno inverno, durante giornate particolarmente calde. L'attività riproduttiva si concentra in primavera-estate.Distribuzione: La specie è un'entità trans-ionica presente nell'Italia meridionale, Sicilia, Malta, Dalmazia e numerose isole antistanti, Albania, Macedonia, Grecia, Isola di Eubea, Bulgaria meridionale, Turchia occidentale, Crimea, isole Ionie, isole di Cerigo e Creta, Sporadi, Cicladi e Rodi. In Italia la specie è nota in Puglia, Basilicata e Sicilia; la sua presenza in Calabria non è stata confermata di recente. In Puglia la specie raggiunge il limite settentrionale dell'areale italiano: manca nella provincia di Foggia e la stazione più settentrionale è Castel del Monte (Andria, Bari). In Basilicata Z. situla sembra presente solo ad Est lungo il confine con la Puglia. In Sicilia è diffusa quasi esclusivamente nel settore orientale; sull'Etna appare localizzata nella fascia pedemontana; nella Sicilia Sudorientale (Monti Iblei) è più diffusa e da questo settore proviene il maggior numero di osservazioni. Il colubro leopardino è di certo uno dei più rappresentativi vertebrati presenti nel SIC, anche se la specie è abbastanza diffusa in tutto il territorio, Z. situla risulta specie alquanto criptica e di difficile individuazione, sia a causa del carattere sospettoso, che a causa della grande capacità mimetica della sua livrea. Diverse segnalazioni di presenza del Colubro leopardino in zone periurbane, indicano la presenza diffusa della specie e confermano il dato bibliografico di presenza in aree urbane e peri-urbane (Progetto Life Arupa 2010-2013).Habitat: La tipologia degli habitat di Z. situla è molto varia. Spesso si riscontra in ambienti rocciosi con vegetazione a macchia mediterranea (Murge, Iblei), ma anche in aree boschive (pinete, leccete e in Puglia anche in fragneti). Sugli Iblei è molto frequente nelle “cave”, caratteristici valloni calcarei, talora molto profondi, formatisi per fenomeni di erosione fluviale, spesso interessati da ricca vegetazione arborea ed arbustiva, dove la specie si rinviene sia nel fondovalle (vegetazione ripariale) sia sulle pareti (leccete, vegetazione rupicola). La specie abita con una certa frequenza anche gli ambienti coltivati, ad esempio gli agrumeti, molto diffusi nella Sicilia orientale o gli uliveti, trovando riparo nei caratteristici muretti a secco che delimitano i poderi; è frequente anche nei parchi e giardini urbani e sub-urbani come ad esempio a Bari e Catania.Alimentazione: Gli adulti si nutrono di piccoli topi di campagna o arvicole campestri, più raramente lucertole. Gli esemplari più giovani propendono per quest'ultime.Consistenza delle popolazioni: In tutto l'areale di distribuzione, a partire dagli anni settanta del Novecento, si è osservato un regresso delle popolazioni di questa specie, a causa di attività antropiche e prelievi a scopi commerciali. Per quanto riguarda l’area del SIC sono stati ritrovati sei esemplari adulti di questa specie, durante operazioni di manutenzione e ripristino di 200 metri di muratura a secco presente presso il CEA (Centro di Educazione Ambientale) del Parco della Murgia Materana di Jazzo Gattini, situato in una zona ampiamente caratterizzata da questi tipici manufatti. Nella stessa occasione sono state trovate ovature della stessa specie all'interno dei muri a secco, dimostrando che tali manufatti fungono non solo da riparo e da luogo di svernamento per le specie, ma costituiscono un fondamentale habitat riproduttivo della stesse. (Progetto Life Arupa 2010-2013).

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Minacce: Prelievi a scopi commerciali e perdita di habitat.Livello di minaccia nel SIC: Medio Conservazione e Protezione: Riportata in all. II e IV della Dir. 92/43/CEE; Berna All. II.

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello Stato di Conservazione

1.3.8Nome volgare: Ululòne appenninicoNome scientifico: Bombina pachypus (Bonaparte, 1838) – Amphibia, Anura, Bombinatoridae.Biologia: Piccolo rospo caratterizzato dalla vivace colorazione gialla e nera delle parti ventrali, precedentemente considerato una sottospecie di B. variegata di cui ne deve essere ancora considerato parte nella dir.92/43/CEE. Distribuzione: La specie è endemica dell’Italia peninsulare, dalla Liguria all’estremità della Calabria. In Basilicata la specie risulta rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione (A. Romano dati non pubblicati). Sono stati censiti e caratterizzati otto siti riproduttivi della specie all'interno della Gravina di Matera (Progetto Life Arupa 2010-2013). Gli individui occupano pozze di varia conformazione ai lati del Torrente purchè con acque ferme o debolmente correnti. La specie conferma il suo carattere pioniero riuscendo a svilupparsi in condizioni critiche dal punto di vista della qualità delle acque.Habitat: frequenta, si accoppia e si riproduce in un’ampia varietà di ambienti umidi: raccolte temporanee di modeste dimensioni, pozze residuali in ambiente torrentizio ed di fiumara, grandi pozzi, sorgenti e altri invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo (peschiere o cibbie), nonché acque debolmente correnti (piccoli torrenti o anse laterali di torrenti di maggior portata). È presente dal livello del mare fino a 1600 metri di quota, ma predilige la fascia collinare e medio montana (400-1400 m slm). Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi ma anche molluschi.Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala strettamente locale. I dati disponibili per alcune attestano che la maggior parte di esse è costituita da un esiguo numero (da poche unità ad alcune decine) di

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individui riproduttori. Durante la stagione primavera-estate 2010 sono state effettuate, all’interno del SIC, delle indagini sulla popolazione di Bombina pachypus e stimati un numero di individui che va da 196 a 1186 (Progetto Life Arupa 2010-2013).Minacce: all’interno del suo areale è in forte decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche nelle acque ove si riproduce. La sempre maggiore diffusione di patogeni fungini (Batrachochytrium dendrobatidis) a cui la specie sembra particolarmente sensibile è considerata tra i principali cause di estinzione su scala locale. Nel complesso la specie è considerata alto rischio di estinzione.Livello di minaccia nel SIC: Medio Conservazione e Protezione: è una specie “altamente protetta” per il suo elevato valore biogeografico, conservazionistico, e per il trend negativo su scala nazionale. È protetta dalla direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE come parte di B. variegata) e da altre convenzioni internazionali (es., Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita, dal 2009, tra le specie a maggior rischio di estinzione (Endangered).

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello Stato di Conservazione

1.3.9Nome volgare: Lontra eurasiaticaNome scientifico: Lutra lutra (Linnaeus, 1758) – Mammalia, Carnivora, MustelidaeBiologia: La Lontra è un Mustelide ben adattato alla vita acquatica. La specie è territoriale e il territorio (generalmente misurabile in termini di tratti di fiume o di profili spondali di laghi) di un maschio dominante comprende quello di più femmine e la sovrapposizione dei territori varia in funzione della densità di animali. Per marcare i confini del proprio territorio la Lontra utilizza feci e secreti (detti “gel”) delle ghiandole anali che, di solito, sono deposti in punti rialzati e ben visibili; tale comportamento viene utilizzato come test di presenza/assenza e può essere usato per effettuare stime demografiche. La Lontra può compiere spostamenti medi giornalieri, prevalentemente notturni, di circa 5 km (fino a 10-16 km), entità e strategia di questi spostamenti sono ovviamente correlati alle disponibilità di risorsa trofica e sua localizzazione. Si riproduce in qualsiasi periodo dell’anno anche se le nascite (1-3, max 5 piccoli) sembrano più frequenti in

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primavera; attorno ai 4 mesi i piccoli sono in grado di cacciare da soli ma raggiungono la completa indipendenza solo dopo un periodo piuttosto lungo e per questo motivo le femmine non possono avere più di una cucciolata all’anno (in Svezia Erlinge suggerisce che esse si riproducano ogni due anni). Il rapporto tra maschio e femmina è limitato al periodo dell’accoppiamento, poi quest’ultima gestisce in modo del tutto autonomo lo sviluppo dei piccoli, fino alla loro emancipazione (9-10 mesi di età). Distribuzione: la Lontra eurasiatica è uno dei Mammiferi del Paleartico con il più ampio areale di distribuzione, che arriva a coprire tre continenti: Europa, Asia minore (e Siberia) ed Africa settentrionale. In Italia la specie è presente dalla Liguria alla Calabria con probabile eccezione per le Marche, in maniera fortemente discontinua nella parte centro settentrionale dell’areale italiano e più omogenea e continua nella parte meridionale (in particolare Molise, Campania - Cilento - e Basilicata) che rappresenta quasi il 90% dell’areale effettivo di occupazione della specie in Italia. In Basilicata la specie risulta diffusa lungo tutti i maggiori bacini fluviali, e sembra nettamente in espansione.Nel SIC sono state trovate tracce in una località nella parte Sud. La sua distribuzione nel SIC richiede studi mirati per accertare se si tratta di una presenza sporadica o continua.Habitat: in Italia la specie frequenta prevalentemente fiumi di buona portata e più occasionalmente torrenti, laghi e valli costiere. Il range altitudinale di distribuzione non è ben definibile, la maggior frequenza la si riscontra tra 200 e 600 m slm, con preferenza dei tratti fluviali e torrentizi (nel meridione) con acque poco profonde e piuttosto meandrizzati (alternanza di zone lentiche e lotiche). L’uso dell’habitat, oltre che dalla disponibilità trofica, sembra influenzato anche dalla copertura vegetale delle sponde e certamente dal disturbo antropico.Alimentazione: la dieta è costituita prevalentemente da fauna ittica (Ciprinidi, Perciformi, Anguilla in misura minore Salmonidi) e da componenti stagionali integrative come gli Anfibi (generi Rana e in misura minore, gen. Bufo) e i Crostacei Decapodi (Austropotamobius pallipes italicus e Potamon f. fluviatile). Marginalmente e occasionalmente si nutre anche di Rettili, micromammiferi e piccoli uccelli. Consistenza delle popolazioni: l'Italia è la nazione, fra quelle dove la specie è ancora presente, in cui la situazione della Lontra appare più preoccupante. Le popolazioni residue sono verosimilmente composte da un numero limitato di individui e sono isolate da qualsiasi altra popolazione europea, rendendo la Lontra uno dei Mammiferi a maggior rischio di estinzione del nostro Paese. Per l’Italia il numero di Lontre stimato attraverso i metodi più cautelativi è di 229-257 individui. Per la Basilicata, considerando solo le aste fluviali maggiori, è di 114 individui (Prigioni et al., 2006). Minacce: le principali minacce, coerentemente a quanto definito dalla IUCN, sono: ( i) alterazione degli habitat per opera dell’uomo (canalizzazioni, rettifiche, sbancamenti, briglie, deforestazione spondale, etc.); (ii) inquinamento delle acque (principalmente ad opera di composti contenenti sostanze quali HEOD, DDT/DDE, PCB e metalli pesanti); (iii) acidificazione delle acque dei laghi e conseguente riduzione delle risorse trofiche; (iv) uccisione dovuta ad impatti con mezzi stradali (questa, purtroppo, è anche una misura del trend di espansione); (v) caccia illegale e legalizzata. In Italia meridionale sono particolarmente pressanti le minacce elencate ai punti ( i), (ii) e (iii). In Basilicata inoltre il fattore (iv), ovvero investimento da parte di automobili, sembra avere un ruolo rilevante: per le popolazioni della costa ionica, ad esempio, sono state stimate 6-7 lontre uccise dalle automobili in circa 4 anni (Gioiosa in Sgrosso & Priore senza data, post 2008).Livello di minaccia nel SIC: alto Conservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, inserita nell'appendice I del CITES; negli allegati II e IV della dir. 92/43/CEE,

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nella convenzione di Berna (all. II). nell'appendice I della Convenzione di Bonn. Tra le categorie di minaccia stilate dalla IUCN la specie è considerata Near Threatened.

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)Valutazione globale dello Stato di Conservazione

1.3.10Nome volgare: Cerambice della querciaNome scientifico: Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758 – Insecta, Coleoptera, Cerambycidae Biologia: Cerambicide di grandi dimensioni, di colore nero con apice delle elitre rossastro, dalle antenne molto sviluppate. La larva si sviluppa all'interno del tronco e dei rami maggiori delle querce ma anche, subordinatamente, di altre latifoglie. Le piante vecchie e malate vengono preferite. Il periodo ninfale si compie durante l'estate e l'adulto schiude a settembre ma rimane nella celletta fino all’estate successiva quando, con i primi caldi primaverili-estivi (tra maggio e giugno), sfarfalla attraverso un foro nella corteccia. Completa il ciclo vitale in 3-5 anni. Distribuzione: La specie è distribuita nel Paleartico occidentale ed è presente in tutta Europa, Nord Africa e Asia Minore. In Italia è diffusa su tutto il territorio (Sardegna e Sicilia comprese) ad eccezione della parte più meridionale della Puglia. In Basilicata risulta fortemente localizzata nel settore meridionale, verosimilmente a causa di difetto di ricerca.Nel SIC è diffusa nelle zone con formazioni a leccio presenti nel fondo delle gravine.Habitat: Generalmente frequenta zone collinari senza spingersi a quote elevate. Spesso più frequente in ambienti parzialmente antropizzati come zone agricole tradizionali o foreste semi-naturali.Alimentazione: La specie è prettamente xilofaga e saproxilica.Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni. Non esistono dati demografici noti per il SIC.Minacce: le principali minacce sono la perdita e la frammentazione degli habitat, la riduzione di alberi vetusti, la proliferazione di specie esotiche (es. anche rimboschimenti a conifere) in sostituzione o nelle vicinanze dei querceti o di altri boschi naturali, azioni mirate alla sua distruzione qualora la specie venga considerata un danno per il legname.

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Livello di minaccia nel SIC: medioConservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita, dal 2010, nel livello Near Threatened.

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)Valutazione globale dello Stato di Conservazione

1.3.11Nome volgare: ArgeNome scientifico: Melanargia arge (Sulzer, 1776) – Insecta, Lepidoptera, Satyridae Biologia: elegante lepidottero dalla livrea bianco e nera, ha una sola generazione all’anno (specie univoltina) e l’adulto vola per sole tre settimane tra maggio e la fine di giugno, a seconda delle zone.Distribuzione: La specie è endemica dell'Italia centro meridionale (assente dalla Sardegna) ed ha il suo margine distributivo settentrionale in Abruzzo, Umbria e Toscana meridionale. In Basilicata la specie risulta poco nota e le segnalazioni provengono prevalentemente dalle aree limitrofe alla Campania (Moliterno), Calabria (zona del Pollino lucano), Puglia (Motemilone, PZ), chiaramente per difetto di ricerca. Nel SIC è diffusa in zone con formazioni erbacee a carattere steppico.Habitat: specie stenoecia, xero-termofila, legata a praterie xeriche rocciose e sassose (come gli ampelodesmeti) di suoli calcarei, spesso con qualche sparso albero ad alto fusto. Alimentazione: le piante nutrici sono Ampelodesmos mauritanicus, Stipa pennata, Brachypodium retusum e altre Poaceae. Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni. Non esistono dati demografici noti per il SIC.Minacce: frammentazione e distruzione degli habitat e delle specie vegetali a cui la farfalla è associata.Livello di minaccia nel SIC: basso

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Conservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, inserita negli allegati II e IV della dir. 92/43/CEE, e nella convenzione di Berna (all. II). Tra le categorie di minaccia stilate dalla IUCN la specie è considerata Least Concern.

Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)Valutazione globale dello Stato di Conservazione

2. STATO DI CONSERVAZIONE DEL SIC SULLA BASE DEGLI INDICATORI

2.1. INDICATORI SPAZIALIPer quanto riguarda gli indicatori spaziali, si precisa che non è stato possibile predisporre un adeguato commento alla cartografia di uso del suolo per l’area del SIC e relativo calcolo degli indicatori spaziali, mancando nel gruppo lo specialista (cartografo)(cfr. paragrafo settore botanico e aspetti cartografici) e non avendo, conseguentemente, avuto a disposizione il tempo necessario per le relative elaborazioni. A tale proposito si precisa che i dati riportati nel Formulario Standard (e nel relativo Report finale della fase di Monitoraggio), sono relativi a calcoli preliminari condotti sul documento cartografico (Carta di Uso del Suolo) prodotto dalla componente botanica; questo documento è stato recentemente aggiornato ed allegato (giugno 2012) al resto del materiale caricato sul portale.In via preliminare (unicamente descrittivo-qualitativa) si può affermare che complessivamente nel territorio del SIC sono stati individuati 8 habitat, di cui 1 prioritario (6220*), facilmente riconoscibili grazie ad alcune tipologie vegetazionali presenti e caratteristiche del paesaggio della murgia materana. Si tratta di habitat prativi (6220*, 62A0), arbustivi (5210), forestali (9250, 9340, al quale si aggiungono i frammenti del 92A0), di vegetazione casmofitica (8210); completa l’elenco l’habitat 8310, che si riferisce alle cavità e alle grotte presenti nel sito. Il mosaico territoriale risulta abbastanza ripetitivo, nel senso che si possono individuare due sistemi prevalenti in senso geomorfologico (e paesaggistico) e vegetazionale; i settori subpianeggianti più elevati delle murge (caratterizzati da vegetazione essenzialmente erbacea e secondariamente arbustiva e forestale) e i territori ‘incassati’ delle gravine (caratterizzati da vegetazione rupicola e forestale).

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In generale:- la superficie più significativa del SIC è caratterizzata da praterie aride calcaree a carattere

substeppico (62A0 Formazioni erbose secche della regione sub mediterranea orientale (Scorzoneretalia villosae)), che coprono una superficie pari al 22% circa del SIC. Si tratta di un’estesa e ben rappresentata comunità all’interno della quale sono presenti diversi mosaici con forme di vegetazione post-colturale, pratelli terofitici, garighe a camefite. L’habitat si concentra nel settore settentrionale del SIC.

- Apparentemente di scarsa superficie (circa 1% del SIC), la vegetazione rupicola espressiva dell’habitat 8210 (Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica) risulta necessariamente sottostimata nella valutazione della sua copertura legata alla verticalità dei siti occupati da questa vegetazione; in realtà questo habitat è molto ben rappresentato dalle diverse pareti presenti lungo i fianchi delle gravina ed in corrispondenza degli affioramenti ad elevata inclinazione in tutta l’area. L’habitat è rinvenibile lungo tutto il lato occidentale del SIC (in corrispondenza di tutto lo sviluppo della gravina).

- Particolarmente esigua risulta la superficie degli habitat forestali, con particolare riguardo a 9250 (Querceti a Q.trojana)(e secondariamente anche a 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia). I lembi forestali presenti risultano frammentari e talvolta estremamente esigui come superficie. L’habitat è rinvenibile nel settore centro-orientale e meridionale del SIC.

- L’unico habitat prioritario (*6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea) risulta estremamente frammentario e individuabile in mosaico all’interno dell’habitat 62A0 o contiguamente a questo. Pressoché impossibile individuarlo a livello cartografico. L’habitat è prioritariamente presente nei settori non arbustati o forestati del SIC, che risultano espressi ampiamente nelle aree settentrionali dello stesso (all’interno o contigue ai prati aridi).

2.2. INDICATORI FLORO-VEGETAZIONALI e RIPERIMETRAZIONE DEL SICDal punto di vista floristico il territorio in oggetto ospita un elevato numero di entità, che secondo lo studio più accreditato sembrano ammontare ad oltre 900 (MEDAGLI & GAMBETTA, 2003). All’interno della flora segnalata spiccano diverse entità endemiche, molte specie rare e diversi taxa segnalati in ambito regionale unicamente nel territorio di Matera. Tale notevole ricchezza floristica, coerentemente ai caratteri ambientali della Murgia, deve essere però rapportata alle notevoli trasformazioni che il territorio sta subendo negli ultimi trent’anni in particolare, periodo in cui l’area ha subito profondi mutamenti. Preziosa è l’istituzione del Parco della Murgia Materana, grazie alla Legge Regionale n. 11 del 3 aprile 1990, situato all’interno dei Comuni di Matera e Montescaglioso e che interessa un ambito territoriale di circa 8000 ettari (all’interno della quale è collocato il SIC di quasi 7000 ettari). Il territorio risulta ricchissimo di siti preistorici come grotte e villaggi neolitici trincerati, chiese rupestri, masserie fortificate, insediamenti rupestri, elemento che testimonia una presenza antichissima dell’uomo (fin dal Paleolitico) all’interno di un territorio di straordinaria bellezza che lui stesso ha modellato con innumerevoli attività (MEDAGLI & GAMBETTA, 2003).Nonostante questa presenza umana millenaria, l’area delle murge presenta tutt’oggi un elevato numero di entità di notevole interesse biogeografico, trovandosi il territorio materano fortemente connesso alle aree planiziali pugliesi, e risultando conseguentemente connotato da un contingente di specie vegetali ai limiti occidentali del loro areale. Questo fenomeno ha determinato un notevole arricchimento in ambito regionale, vista l’unicità dell’”enclave” materana (in senso geologico, paesaggistico e del popolamento animale e vegetale).

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Nonostante questo le attività antropiche concentrate su alcune aree della Murgia hanno determinato la scomparsa di entità quali Prangos carinata, rara ombrellifera eliminata dal territorio materano a seguito di messa a coltura (nell’unica stazione nota), o forti riduzioni delle popolazioni di Anthemis hydruntina, Centaurea subtilis, Crocus thomasii, Iris pseudopumila, in particolar modo negli ultimi decenni a causa della distruzione e/o alterazione del loro habitat (MEDAGLI & GAMBETTA, 2003). Per quanto riguarda le entità alloctone la loro distribuzione sembra relegata a pochissimi siti in corrispondenza delle aree a maggiore frequentazione umana. Dal punto di vista vegetazionale il territorio del SIC risulta estremamente significativo in termini paesaggistici e tipologici, risultando le comunità vegetali presenti ben legate ad alcun delle tipologie ambientali esistenti. Tra tutte spiccano gli stipeti, vegetazione prativa caratteristica di ampie superfici contraddistinta da Stipa austroitalica (specie endemica appulo-lucana, inserita tra le entità indicate nell’Allegato II della Direttiva Habitat) presente su terreni ad elevata rocciosità con ampi popolamenti all’interno dei quali si possono rinvenire altre entità di particolare valore (Aegilops uniaristata, Linum tommasinii, Salvia argentea), come diverse orchidee molte delle quali indicate dalla Direttiva CITES (Ophrys bombyliflora, Ophrys garganica, Ophrys incubacea, Ophrys lutea, Ophrys tarentina, Orchis lactea, Orchis morio, Orchis papilionacea)(MEDAGLI & GAMBETTA, 2003). Analogamente da annoverare tra gli aspetti più pregevoli del paesaggio vegetale materano, la vegetazione rupicola che risulta caratterizzata da elementi estremamente rari, veri e propri relitti floristici, tra cui diverse specie a diffusione balcanica che hanno in Puglia l’estrema propaggine occidentale di un areale a prevalente diffusione orientale (Campanula versicolor, Carum multiflorum, Asyneuma limonifolium, Aurinia saxatilis subsp. megalocarpa, Scrophularia lucida, Umbilicus cloranthus). Infine, meritano una menzione i popolamenti forestali a Quercus trojana, specie appartenente all’elemento nord-est mediterraneo, che nell’ambito della Penisola Italiana risulta localizzata esclusivamente nelle Murge pugliesi e materane, stazioni che corrispondono con il limite occidentale dell’areale della specie).

Per quanto riguarda il perimetro del SIC, la disamina del materiale esistente, lo studio delle emergenze naturalistiche presenti e soprattutto l’attuale estensione e condizione strutturale e fisionomica della vegetazione (espressiva degli habitat rinvenuti), hanno reso plausibile (e necessaria) l’ipotesi di una sua riperimetrazione che valorizzi al massimo il mosaico esistente. Tale ipotesi è stata mossa essenzialmente dall’esistenza nel settore nord dell’area di infrastrutture fortemente impattanti (cementificio) e spazi connessi alle stesse (cave coltivate e non) che rappresentano sorgenti di notevole disturbo per la fauna e subordinatamente anche per alcune entità floristiche e comunità vegetali, e conseguentemente per la strutturazione dell’habitat. Il contatto spaziale del cementificio con il confine del SIC, pertanto, ha reso necessario quantomeno un ripensamento del confine stesso, considerando l’impossibilità alla limitazione degli effetti di questo tipo di disturbo (sonoro, atmosferico e paesaggistico), pur non stravolgendo l’assetto generale della perimetrazione precedente. Si tratta, in sostanza, di una compensazione che prevederebbe l’esclusione nel settore settentrionale del SIC delle superfici direttamente connesse con il cementificio (loc. Trasanello, costituita da terreni incolti e degradati non riferibili ad alcun habitat) e l’aggiunta, nel settore meridionale, di una superficie analoga (Murgia S.Andrea, Serra S.Angelo, costituita da un mosaico tra comunità prative, di macchia e soprattutto forestali in forte evoluzione, quest’ultime riferibili all’habitat 9250 Querceti a Quercus trojana). Inoltre l’esistenza nella porzione meridionale del SIC di un’area di cava da tempo non più coltivata, attualmente in lenta ricolonizzazione da parte della vegetazione e, soprattutto, occupata al fondo da una lama (variabile) di acqua, legata alla portata stagionale del Torrente Gravina (loc. Cugnarello), potrebbe fornire l’occasione per futuri (auspicabili) progetti di ripristino e risistemazione di habitat idonei alla fauna (Anfibi, Rettili e Mammiferi). Il rinvenimento recente di tracce di lontra (Lutra lutra

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(Linnaeus, 1758)), avvalorerebbe ulteriormente l’ipotesi di un ripristino di habitat umidi al fine di favorire la permanenza di questa specie di elevato valore conservazionistico ed ambientale.

2.3. INDICATORI FORESTALINell’area del SIC “Gravine di Matera", allo stato attuale, i nuclei boschivi più consistenti sono rappresentati dal Bosco di Lucignano e dal Bosco del Comune. Nel passato un continuo sfruttamento antropico ha prodotto negli ambiti forestali una progressiva rarefazione delle formazioni boschive, determinando l’affermazione di una vegetazione semi-naturale di tipo secondario (spesso a dominanza arbustiva) rappresentata da lembi di macchia mediterranea (e sempreverdi), specialmente lungo i margini dei boschi. La fase di monitoraggio ha individuato per quest’area i seguenti habitat:Habitat 9250 (Boschi a Quercus trojana ) I boschi a Quercus trojana rappresentano l’elemento paesaggistico più rilevante del SIC. Si tratta di boschi generalmente governati a ceduo semplice o a ceduo matricinato e nei quali sovente viene ancora praticato il pascolo del bestiame, principalmente dei bovini più raramente ovicaprini. L’intenso e indiscriminato utilizzo del bosco negli ultimi secoli ha portato ad un depauperamento dello stesso, sotto tutti i punti di vista, da quello della superficie occupata, a quello fisionomico-strutturale, a quello floristico-cenologico. Il passaggio da fustaia a ceduo, infatti, ha comportato un progressivo impoverimento strutturale che ha favorito la penetrazione di specie eliofile a scapito delle sciafile favorendo un arricchimento sotto il profilo della biodiversità ma determinando un cambiamento strutturale ed ecologico del bosco.Oggi non è più possibile trovare un lembo di bosco di fragno che strutturalmente ed ecologicamente possa essere effettivamente definito un "bosco". Più comunemente si incontrano consorzi che potremmo definire "di transizione" che somigliano maggiormente a cespuglieti alberati formati da individui giovani, tipicamente distanziati l'un l'altro, caratterizzati da mancanza di lettiera, sostituita da un livello emicriptofitico pressochè continuo, altezza dello strato arboreo compresa tra i 4 e gli 8 metri.I boschi a Quercus trojana della murgia si trovano in un ambito stazionale essenzialmente pseudo- pianeggiante, caratterizzato da spessori di suolo piuttosto cospicui e debolmente lisciviati. In queste zone il cespuglieto lascia spazio a formazioni vegetali più tipiche (anche strutturalmente) del bosco. Il bosco di fragno presenta una sua struttura verticale ed orizzontale che ben evidenzia l’articolazione in strati erbaceo, arbustivo, arboreo. Lo strato arboreo dominante è composto da Quercus trojana, e, subordinatamente, da Quercus virgiliana, che determinano una struttura monoplana con copertura delle chiome che in alcuni tratti diventa quasi colma. Le altre specie arboree sono completamente assenti. Lo strato arbustivo è ricco e diversificato con la presenza di numerose entità quali Crataegus monogyna, Euonymus europeus, Prunus spinosa, Rosa balsamica, e sporadicamente Rubus ulmifolius e (specialmente nelle cenosi più degradate) anche di elementi tipici della macchia mediterranea quali Pistacia lentiscus, Rosa sempervirens, Rubia peregrina, Cistus creticus subsp. eriocephalus e sporadicamente Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa. Sempre presente e in alcuni casi abbondantissimo è Ruscus aculeatus. Lo strato erbaceo presenta tanto un elevato grado di copertura quanto una discreta ricchezza floristica che dipendono nella maggior parte dei casi dallo sfruttamento antropico di questi boschi. L'abbondanza di Allium subhirsutum nel sottobosco, accompagnato da altre entità provenienti dai bordi nitrofili e dalle praterie circostanti quali Asphodelus microcarpus, Geranium purpureum, Geranium dissectum, Galium aparine, Teucrium chamaedrys, Bromus erectus, Brachypodium retusum, testimoniano appunto l'influenza negativa che il disturbo ha sulle cenosi a fragno.

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L’attuale assetto fisionomico-strutturale dei boschi a Quercus trojana non risponde dunque solo a parametri ecologici ma anche all’utilizzo del bosco. Ovviamente a tale sovrasfruttamento sono collegate numerose problematiche che mettono in pericolo la salute e in alcuni casi l’esistenza stessa del bosco. I tratti di bosco finora persorsi non evidenziano una rinnovazione naturale di fragno. Questo aspetto è determinato o dalla mancanza di gestione forestale o a interventi di taglio non adeguati. Laddove non siano stati eseguiti interventi di ripulitura e diradamento, il bosco è caratterizzato dalla presenza di una elevata densità di individui deperienti, le cui chiome determinano una copertura colma. Tale situazione impedisce l’evoluzione del bosco, rallentando l’insediamento e l’affermazione della rinnovazione. Laddove, invece, il bosco è stato utilizzato, questa pratica sembra essere avvenuta attraverso un taglio raso senza rilascio di matricine. L’elevata esposizione del suolo, come conseguenza al taglio, e il terreno smosso ha favorito la rinnovazione di specie come la roverella a scapito del fragno. Tra i principali fattori di disturbo possiamo, pertanto, citare: errati interventi selvicolturali (turni di governo troppo brevi ed eccessivo prelievo della massa legnosa) ma soprattutto la mancanza di adeguati strumenti di pianificazione di interventi selvicolturali; problemi di carattere fitosanitario (sindrome del “deperimento delle querce” e attacchi di insetti defogliatori); frammentarietà ed esiguità delle formazioni; condizioni edafiche sfavorevoli; abbandono colturale; eccessivo pascolamento; incendi; tagli abusivi.

Habitat 9340 (Foreste di Quercus ilex ) Il bosco di leccio è ampiamente presente nell'area indagata in quanto costituisce la formazione vegetale principale dei fianchi delle gravine, in particolar modo di quelle strette e incavate dove oltre ad elevata inclinazione, i versanti sono caratterizzati da evidente rocciosità affiorante.Nella più vasta delle Gravine, quella di Matera, l'eccessivo sfruttamento dei boschi interni avvenuto nel corso dei secoli (soprattutto a partire dalla seconda metà del XVIII secolo), ha portato, specialmente nei versanti ad esposizione meridionale, alla perdita della quasi totalità del soprassuolo forestale che attualmente è stato sostituito da comunità a minor grado di complessità strutturale (quali la macchia e la gariga), e in prossimità della città, ove il disturbo antropico è stato più intenso e continuo, dalla pseudo-steppa. La presenza del leccio all'interno delle gravine testimonia un più alto grado di umidità atmosferica che si viene a stabilire nella parte interna delle incisioni rispetto a quanto si verifica nell'altopiano murgiano. Per tale motivo una specie ad attitudini mediterraneo-oceaniche quale il leccio, poco esigente in termini di disponibilità ed umidità edafica, vede aumentare la propria competitività in corrispondenza dei ripidi e semirupestri fianchi interni delle gravine; viceversa una specie come la roverella, ad attitudini sub-mediterraeo/sub-continentali bisognosa di suoli relativamente profondi, diviene preponderante sugli altopiani ventosi della Murgia spesso soggetti a rilevanti escursioni termiche. Dal punto di vista floristico le leccete si presentano in forma di due aspetti prevalenti. Da un lato vi sono le leccete ubicate in corrispondenza di versanti aperti e relativamente poco inclinati mentre dall'altro vi sono le leccete presenti sui fianchi delle incisioni più ripide e strette, assimilabili a forre e quelle ubicate in prossimità del fondo gravina. Le leccete dei versanti aperti e soleggiati (quali quelle presenti nella gravina di Matera), vedono la dominanza fisionomica di Quercus ilex accompagnato da specie del bosco termofilo di caducifoglie quali Carpinus orientalis, Acer monspessulanum e Fraxinus ornus. La discontinuità della volta superiore del bosco consente l'entrata di una ricca componente arbustiva composta principalmente da Pistacia lentiscus e Phillyrea latifolia al quale si associano diverse altre entità della macchia mediterranea (soprattutto lianose) quali Smilax aspera, Rubia peregriana, Asparagus acutifolius e Clematis flammula. Discreto è il ruolo del contingente arbustivo sudest-europeo caratterizzato da Emerus majus

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subsp. emeroides, Pistacia terebinthus, Paliurus spina-christi. Costantemente presenti, e talora abbondante sono Tamus communis e Ruscus aculeatus. La flora del sottobosco erbaceo è piuttosto povera e scarsamente significativa in termini di copertura reale; ad essa partecipano principalmente Carex hallerana, Cyclamen repandum, Allium subhirsutum e Viola alba subsp. dehnhardii. Le leccete delle forre e del fondo della Gravina di Matera sono poco differenti dalle precedenti per ciò che riguarda lo strato arboreo dominante, mentre si differenziano nettamente a livello di sottobosco arbustivo ed erbaceo. In esse infatti si ritrovano entità mesofile completamente assenti nella precedente tipologia quali Festuca exaltata, Cardamine graeca, Acanthus mollis, Cyclamen hederifolium ai quali si aggiunge Viburnum tinus, entità che nei contesti forestali sempreverdi sclerofillici del mediterraneo orientale tende ad occupare la frangia meso-igrofila. Le leccete presenti all’interno dei solchi gravinali hanno subito intense ceduazioni che periodicamente le hanno private della vegetazione. Questi boschi, in passato governati a ceduo semplice, attualmente non presentano tracce evidenti di gestione forestale (soprassuolo da molti anni lasciato all’evoluzione naturale) e si presentano come cedui invecchiati, essendo state, con l’istituzione del parco, sospese le utilizzazioni. Ciò ha permesso al bosco di chiudersi parzialmente, garantendo, in tal modo, la presenza di specie tipiche del sottobosco della lecceta. La presenza di legno morto è indice inequivocabile della mancanza di interventi di diradamento dei polloni che, sulle ceppaie insistenti in condizioni pedoclimatiche più sfavorevoli, iniziano a manifestare segni di deperimento e mortalità dei polloni. I principali fattori di rischio che minacciano il bosco in questione sono rappresentati dai possibili incendi, molto frequenti in estate sui pianori murgiani e dai tagli abusivi; mentre il pascolo, fattore molto presente in passato, è attualmente molto attenuato. Grazie all’eliminazione o alla forte riduzione del pascolo la rinnovazione nella lecceta comincia ad affermarsi con successo, specie in corrispondenza di piccoli terrazzi naturali presenti sui fianchi delle gravine, sui quali riesce ad accumularsi un minimo strato di suolo.

Habitat 5210 (Matorral arborescenti di Juniperus spp .) Le forme più significative di macchia, espressione di questo habitat, sono rinvenibili in località “Cristo la Selva”. Per macchia si considera un tipo di vegetazione arbustiva che raggiunge 1,5-2 m di altezza; essa si presenta generalmente fitta e intricata, talora con radure erbacee al suo interno. In questa località è presente una macchia a ginepri arborescenti originatisi per selezione da parte del bestiame pascolante (soprattutto caprino), inquadrabile nell’habitat “matorral di ginepri” essendo presenti in forma arborea sia Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa che Juniperus phoenicea. Tra tutte le specie di macchia e delle sue forme di degradazione, Pistacia lentiscus è in assoluto la specie più diffusa e dominante. Tra le specie più rare vi è il Myrtus communis, che si rinviene solo su alcuni tratti del Vallone del Prete, a sud della città di Matera, nel bosco della Murgia di S.Andrea ed in prossimità del Casino Venusio (Medagli et al., 2003). L’associazione di riferimento (Juniperetum turbinatae-macrocarpae)(Misano, dati inediti), limitata al bordo orientale della Gravina di Matera e consiste in una tipica macchia alta caratterizzata dalla presenza dominante di entrambi i ginepri (Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa e Juniperus turbinata). La dominanza di entrambe le specie di ginepro non è un evento comune nelle indagini sulla vegetazione; difatti questo avviene quasi esclusivamente nelle zone costiere in cui in casi molto rari queste due specie possono coesistere come dominanti nella vegetazione primaria delle scogliere rocciose o all'interno delle dune sabbiose. Nel caso della Gravina di Matera questa associazione peculiare è dovuta probabilmente alla presenza del particolare substrato roccioso di natura calcarenitica che rende le specie di ginepro più competitive delle altre specie di arbusti della macchia come Pistacia lentiscus o Rhamnus alaternus, che, tuttavia, risultano costantemente

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presenti nel popolamento. L'alta frequenza di specie come Helictotrichon convolutum e Paliurus spina-christi sono l’elemento principale di differenziazione floristica.Questa associazione ha un preciso significato dinamico a livello territoriale in quanto rappresenta la fase di involuzione più comune dell’associazione Euphorbio apii-Quercetum trojanae che costituisce la più diffusa tipologia di vegetazione forestale della Murgia materana e pugliese. Questa formazione presenta una struttura stratificata nella quale i ginepri, che presentano in alcuni casi altezze anche superiori ai 3 m, occupano il piano superiore, mentre, specie quali Pistacia lentiscus o Rhamnus alaternus, occupano il piano inferiore. Nei solchi d’erosione e nelle piccole conche, caratterizzate da una maggiore umidità edafica, si insedia il Paliurus spina-christi. Tra i principali fattori di rischio che minacciano questa peculiare associazione può essere citato il pascolo, molto presente in passato, che oggi non rappresenta più un grosso problema (da alcuni decenni), mentre una seria minaccia viene dai possibili incendi, molto frequenti in estate sui pianori murgiani. La diminuita pressione esercitata dal pascolo (o la pressoché totale assenza), unitamente all’abbandono colturale di alcuni lembi di territorio coltivato ad uliveto, stanno consentendo alla rinnovazione di affermarsi permettendoci di guardare con ottimismo alla conservazione di questa formazione.

2.4. INDICATORI FAUNISTICIIl SIC “Gravine di Matera”, come rilevato nella fase di monitoraggio, risulta essere un sito di rilevante interesse faunistico grazie alla diversificazione del suo territorio, con habitat naturali e semi-naturali e luoghi resi inaccessibili da imponenti pareti rocciose e profonde gole. Durante la fase di monitoraggio, nel SIC sono state individuate 29 specie di fauna di interesse comunitario; di queste 18 specie di uccelli risultano inserite nell’ All. I della Dir.79/409/CEE; mentre 6 mammiferi,4 rettili, 1 anfibio e 2 invertebrati sono inseriti nell’ All. II della Dir. 92/43/CEE. Nel formulario sono state elencate ulteriori specie di uccelli che non sono riportate nell’ All. I della Dir. 79/409/CEE, ma ritenute importanti per motivi conservazionistici e biogeografici. Per quanto riguarda gli uccelli, il SIC riveste una notevole rilevanza nel panorama regionale e nazionale per la presenza di specie rare e localizzate nel territorio italiano come il Grillaio (Falco naumanni), il Capovaccaio (Neophron percnopterus) e la Cicogna Nera (Ciconia nigra). I primi inseriti nella lista rossa nazionale rispettivamente nello status “vulnerabile” e “in pericolo in modo critico”. Per il Grillaio, in Italia, si stimano presenti 3.600-3.900 coppie nidificanti di cui oltre 2.000 nidificano soprattutto nei principali centri abitati della Murgia materana. Il SIC è il luogo ideale anche per il foraggiamento della specie, essendo questa legata a formazioni a pseudo-steppa mediterranea. Il Capovaccaio con una popolazione estremamente ridotta sia a livello europeo che nazionale, trova sito ideale per la nidificazione le pareti rocciose della Gravina di Matera dove si stimano una o due coppie. Per queste due specie insieme al Lanario (Falco biarmicus) e al Nibbio Reale (Milvus milvus) anch’esse specie di rilevante importanza conservazionistica, è stato attuato dal 2005 al 2009 un progetto, “Life Natura Rapaci Lucani”, tramite il quale sono state redatte azioni di salvaguardia e tutela specifiche per ogni specie. Molto importante è anche la presenza di altre specie di uccelli legate agli ecosistemi agro-pastorali molto diffusi nell’area di studio, come la Tottavilla (Lullula arborea), il Calandro (Anthus campestris) e l’Occhione (Burhinus oedicnemus). Anche la Ghiandaia marina (Coracias garrulus), dichiarata “Near Threatened” dall’ IUCN, trova luogo ideale per nidificare, utilizzando cavità presenti sulle pareti rocciose delle forre calcaree presenti nel SIC.L’erpetofauna del SIC si caratterizza con specie di rettili quali il Cervone (Elaphe quatuorlineata), la Testuggine comune (Testudo hermanni) e il Colubro leopardino (Zamenis situla); per gli anfibi abbiamo l’Ululone appenninico (Bombina pachypus), tutte incluse nell’ All. II della Dir. 92/43/CEE. Per quanto riguarda i rettili, il SIC riveste una notevole importanza per la loro conservazione grazie

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ad elementi di pregio quali la presenza di rocce con anfratti e muretti a secco, indispensabili come luogo di riparo, svernamento e riproduzione per il Cervone ed il Colubro leopardino, ed anche per l’ampia disponibilità trofica entomatica e la presenza di formazioni boschive e di macchia, importanti per la Testuggine comune. Tali elementi di pregio, distribuiti uniformemente nel SIC, creano una rete continua di habitat idonei alla vita ed alla riproduzione di questi rettili. Per gli anfibi, l’Ululone appenninico dichiarato dal 2008 come specie “Endangered” dall’IUCN, nel SIC si conferma come specie pioniera riuscendo a svilupparsi in condizioni critiche dal punto di vista della qualità della acque. Rispetto al vecchio formulario standard risultano assenti nell’area SIC i due tritoni: Tritone italiano (Lissotriton italicus) e Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), molto probabilmente dovuta alla pessima qualità delle acque causata dall’immissione di composti organici e chimici provenienti da abitati, depuratori di dubbio funzionamento e complessi industriali. Per i mammiferi si segnalano diverse specie di Chirotteri che risultano “Endangered” nella Lista Rossa dei Chirotteri Italiani, quali il Myotis capaccinii e Rhinolophus hipposideros e “Vulnerable” quali il Myotis blythii, il Miniopterus schreibersii e il Rhinolophus ferrumequinum. Il territorio del SIC caratterizzato da grotte, antri, caverne, e chiese rupestri, si presta in modo naturale a garantire un habitat favorevole per il rifugio, l’ibernazione e la riproduzione di questo gruppo di mammiferi. Considerando il loro notevole pregio si rende indispensabile la valutazione della loro consistenza demografica ed una maggiore tutela di questi luoghi. Una nuova segnalazione rispetto al vecchio formulario standard è la presenza della Lontra (Lutra lutra) inserita nella Lista Rossa Nazionale delle specie Minacciate di Estinzione nella categoria In Pericolo (EN). In Italia è stata stimata una consistenza di circa 229-257 lontre e proprio in Basilicata si stimano la metà degli individui. La sua presenza nel SIC, lungo il corso del torrente Gravina, è da considerare un elemento di pregio per l'elevata valenza conservazionistica della specie.La presenza di questa specie è strettamente associata agli ecosistemi acquatici e ripariali. Vive in aree che garantiscono sufficiente disponibilità d’acqua, abbondanza di risorse trofiche e bassi livelli di inquinamento durante tutto il corso dell’anno, criteri indispensabili soprattutto nei siti di riproduzione, di riposo e di foraggiamento, mentre in alcuni tratti dell’home range utilizzati solo per il transito possono essere tollerate anche caratteristiche sub-ottimali (Ruiz-Olmo et al. 2005a; Madsen & Prang 2001; Romanowski 2005; Kranz & Toman 2000).Probabilmente le tracce riscontrate lungo il torrente Gravina appartengono ad individui provenienti dalle popolazioni presenti lungo il Fiume Bradano (dove la sua presenza è documentata) che vi giungono risalendo uno o più affluenti.Necessitano studi mirati per accertare se la sua presenza sia solo casuale o continua ed in primis interventi di riqualificazione e tutela del suo habitat, considerate le condizioni di inquinamento della acque del torrente che di certo non favoriscono una sua presenza continua. E’ stata rinvenuta di recente una carcassa di un giovane lupo (Canis lupus) non indicato nell’attuale formulario in quanto l’ultima segnalazione, da fonti bibliografiche, risaliva al 1942, e fin’ora non ne erano state rilevate altre tracce. La sua presenza nel territorio potrebbe essere di fondamentale importanza per la gestione della fauna, in quanto unico predatore del cinghiale (Sus scrofa) considerato specie “esotica” poiché reintrodotto con esemplari provenienti dal Centro Europa di taglia molto più grossa e più prolifici della specie autoctona. Nel giro di pochi anni, infatti, si è riscontrato un progressivo ed inarrestabile aumento della specie che può portare ad alterazioni floro-faunistiche essendo questo un predatore di altre specie selvatiche ed una minaccia per l’enorme patrimonio vegetazionale presente nel SIC. Infine tra gli invertebrati inclusi nella Direttiva Habitat, abbiamo il Lepidottero Melanargia arge molto diffuso e che trova l’habitat ideale nelle formazioni erbose a carattere steppico proprie del SIC ed il Coleottero Cerambyx cerdo presente nelle zone con formazione a lecci presenti nel fondo

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delle Gravine. Nel complesso dunque il SIC “Gravine di Matera” risulta particolarmente diversificato nella sua componente faunistica con elementi di altissimo valore, frutto della loro endemicità e del loro valore ecologico come indicatori della qualità ambientale.

2.5. ASSETTO IDROBIOLOGICO

(I dati del presente paragrafo provengono dalla Tesi di Dottorato di Santarcangelo Vito dal titolo “Qualità ecologica dei corpi idrici del Parco della Murgia Materana” discussa nell’A.A. 2007/2008 presso l'Università degli Studi di Bari, Dipartimento di Progettazione e Gestione dei Sistemi Agro-Zootecnici e Forestali). A tutt’oggi i dati della presente ricerca risultano inediti).

I torrenti Gravina di Matera e Jesce sono inclusi nel bacino idrografico del Fiume Bradano, ed in particolare il Torrente Jesce è un affluente di sinistra del Torrente Gravina, il quale a sua volta si immette nel Fiume Bradano in sinistra idrografica.Il Torrente Gravina di Matera confluisce nel Fiume Bradano alcuni chilometri a valle dell’invaso di San Giuliano, dopo aver raccolto le acque dello Jesce in concomitanza della sua confluenza di fronte all’abitato di Matera.I corsi d’acqua superficiali, che scorrono all’interno del SIC-ZPS “Gravine di Matera”, sono a carattere torrentizio, con scarse portate anche a causa della natura stessa del substrato. La roccia calcarea fessurata e permeabile dà luogo a modesti ruscellamenti lungo le gravine che intersecano l’intero altopiano e si trasformano in torrenti solo nel caso di violente precipitazioni. Le alluvioni, anche se di breve durata, percorrendo le depressioni delle “lame”, trascinano via forti quantità di limo impoverendo il suolo.Il carattere torrentizio dei corsi d’acqua presenti in area Parco, è inficiato dai continui e talvolta anche notevoli, apporti idrici di diversi depuratori di acque reflue urbane ed industriali che si immettono lungo tutto il loro percorso. Questi scarichi rappresentano, in alcuni periodi dell’anno, l’unica quota affluente negli alvei, che altrimenti rimarrebbero asciutti per effetto della stagione secca, talvolta prolungata in questo contesto geografico.Il Torrente Gravina di Matera, costeggia il lato orientale della città, ed è lungo complessivamente circa 32 Km, la sua quota massima è posta a 430 m s.l.m., quella minima a circa 90 m s.l.m. alla confluenza con il Bradano.Il suo bacino, alla sezione di chiusura considerata (confluenza con il Torrente Jesce), sottende un’area di circa 489,56 Km2, caratterizzata da un uso del suolo prevalentemente agricolo, dedicato alla coltivazione di estese piantagioni cerealicole in aree non irrigue, destinate sia alla produzione alimentare umana, che alla produzione di foraggio per gli allevamenti zootecnici presenti in zona.La netta prevalenza di colture cerealicole, fa sì che per parte dell’anno i suoli siano privi di vegetazione, con conseguente aumento dei fenomeni erosivi.La produzione cerealicola comporta l’uso di diverse sostanze di sintesi che vengono applicate in brevi periodi dell’anno, comportando processi di dilavamento in caso di pioggia, che potrebbe veicolare queste sostanze nel reticolo idrografico superficiale.Il Torrente Gravina nasce nel territorio comunale di Altamura, e precisamente a Nord-Ovest del centro abitato, attraversa per alcuni chilometri la parte settentrionale dell’agro materano come Canale del Pantano, raccogliendo le acque di scolo confluenti da altri fossi e canali, assume, dopo il Ponte della Palomba, l’aspetto vero e proprio della gravina con calcareniti e calcari incisi prima in maniera lieve e man mano sempre più profondi (profondità massima di 200 m a Sud di Matera nella valle S.Campo). Dopo circa 1 Km lambisce il Rione Sassi di Matera

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che occupa la parte alta del versante destro del Torrente e riceve i tributi del Torrente Jesce e di due solchi di erosione fluviale, localmente definiti “grabiglioni”, oggi non più visibili perché canalizzati dalla rete fognaria del Rione Sassi.Successivamente, procedendo in direzione Sud-Est, raccoglie gli scarsi apporti idrici di altri canali o solchi di incisione torrentizia minori, collocati in sinistra orografica, provenienti dall’altopiano calcareo prospicente; procedendo nel territorio di Montescaglioso riceve dapprima i tributi di altri canali per poi perdere le caratteristiche di un corso incassato in canyon, dove prende il nome di Torrente Fiumicello, che confluisce dopo 15 Km nel fiume Bradano.Il Torrente Gravina presenta generalmente lungo tutto il suo sviluppo una debole pendenza; l’alveo che, per alcuni tratti della parte alta, si presenta canalizzato, nella parte bassa è interessato da turbolenze formando laghetti, vasche, marmitte, intervallati da piccoli salti e cascatelle. Il Torrente Jesce, in area SIC-ZPS, percorre l’omonima Gravina, il bacino imbrifero origina anch’esso in territorio comunale di Altamura, e precisamente a Nord-Est dell’abitato, il suo percorso si sviluppa totalmente nella depressione tettonica posta a Nord della città di Matera, incuneandosi per circa un chilometro nell’altipiano calcareo, dove alimenta, nel suo tratto terminale, un ampio bacino incavato nella roccia chiamato nel gergo locale “Jurio” (gorgo), per poi confluire nel Torrente Gravina di Matera, rappresentandone così un affluente di sinistra.Vale la pena osservare che i torrenti oggetto del presente studio, costituiscono il recapito finale di tutti gli impianti di depurazione dei reflui civili di Matera, gestiti dall’Acquedotto Lucano, e di parte di quelli della Città di Altamura, degli impianti di trattamento degli effluenti a servizio delle aree industriali e di taluni impianti di depurazione di reflui civili e industriali privati. Siffatte circostanze suggeriscono che le portate idriche fluenti nella Gravina di Matera, sono per lunghi periodi dell’anno rappresentate, in via prevalente se non esclusiva, dagli scarichi degli impianti di depurazione.

In base a quanto detto, la qualità delle acque dei torrenti Gravina di Matera e Jesce, è strettamente legata alle rese di depurazione degli impianti recapitanti nei due torrenti. Quanto detto è aggravato da diverse situazioni, quali il probabile malfunzionamento di alcuni dei suddetti impianti, l’artificialità di lunghi tratti degli alvei dei due torrenti, che non consentono la continuità idrica con la sottostante zona iporreica, e la carenza idrica della stagione calda, che non contribuisce alla diluizione degli effluenti.Sulla base delle informazioni acquisite presso l’Acquedotto Lucano, si segnala che i depuratori della Città di Matera, sono all’attualità appena in grado di sopperire alle ordinarie condizioni di esercizio, risultando assolutamente inadeguati in occasione di sversamenti irregolari nella rete fognaria, quali le acque di vegetazione dei frantoi oleari, o le acque derivanti da precipitazioni meteoriche di rilevante entità.

Gli impianti di depurazione comunali, in genere dotati di trattamento primario e secondario dei reflui, risultano spesso non funzionanti o mal funzionanti. E’ stato così eseguito un censimento degli scarichi recapitanti nei corpi idrici in studio, al fine di poter valutare, il carico inquinante recapitato nel Torrente Gravina di Matera.Procedendo da Nord a Sud:

-depuratore Pantano Vecchio dei reflui urbani del Comune di Matera recapitante a monte del perimetro del Parco, con potenzialità pari a 5.000 AbE;

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-depuratore Pantano Nuovo dei reflui urbani del Comune di Matera recapitante a monte del perimetro del Parco, con potenzialità pari a 50.000 AbE;

-scarichi diretti dei reflui civili delle abitazioni di Via S.Stefano e di Via Casalnuovo (Comune di Matera);

-scarichi diretti o su suolo dei reflui civili di Borgo Venusio, parte nuova e vecchia;-scarichi del Centro Commerciale Carrefour in Borgo Venusio da impianto di depurazione

attraverso il canale del Consorzio di Bonifica; -depuratore dei reflui urbani del Comune di Altamura recapitante a monte del Torrente

Jesce a circa 15 km dal perimetro del Parco e di dubbio funzionamento;-depuratore Lamione dei reflui urbani del Comune di Matera, zona Agna, con potenzialità

pari a 10.000 AbE;- diversi scarichi di aziende agricole e zootecniche dislocate lungo il corso dei Torrenti.

I dati discussi poc’anzi hanno avuto lo scopo di indagare sulla qualità delle acque convogliate dai due torrenti all’interno del SIC-ZPS “Gravine di Matera”, e a tal fine è stato scelto di considerare il bacino idrografico del Torrente Gravina di Matera, alla sezione di chiusura posta immediatamente a valle della confluenza del Torrente Jesce nel Torrente Gravina di Matera.

Per la determinazione dello stato ecologico dei corpi idrici oggetto di studio, sono stati applicati alcuni indici sintetici di qualità, che considerano i parametri chimico-fisici e microbiologici delle acque (L.I.M.), le popolazioni di macroinvertebrati presenti nell’alveo dei torrenti (I.B.E.), ed il livello di funzionalità degli ecosistemi fluviali (I.F.F.).Dall’applicazione del L.I.M. (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori), risulta che il torrente Jesce è fortemente compromesso da un inquinamento di origine organica, presentando un Livello di inquinamento pari alla Classe 5 dell’indice.La Classe 5 del Livello di Inquinamento da Macrodescrittori, scaturisce dai valori dei differenti parametri presi in considerazione ai fini del calcolo e rappresenta la peggiore classe di qualità contemplata dal metodo.In tutte e due le sezioni di rilievo, i parametri assumono valori fortemente negativi, solo nel caso dell’unico parametro microbiologico (Escherichia coli), si registra un apprezzabile miglioramento dei valori, passando dalla sezione più a monte a quella più a valle, dovuto al fatto che tale parametro è sintomo di inquinamento recente dovuto a deiezioni animali ed è facilmente degradabile con il tempo. Difatti le sezioni di campionamento sono poste a qualche chilometro dal punto in cui il depuratore di Altamura scarica le sue acque.Per tutti gli altri parametri, confrontando i valori della sezione a monte con quelli della sezione a valle, si riscontra un lieve decremento dei valori dovuto alla limitata capacità di auto depurazione del torrente.Per il Torrente Gravina di Matera, non è stato possibile reperire dati chimico-fisici e microbiologici tali da poter applicare la metodologia di calcolo del Livello di Inquinamento da Macrodescrittori. I dati riguardanti il Torrente Jesce, reperiti presso l’Ente Parco della Murgia Materana, frutto di una convenzione stipulata tra il Comune di Matera e ARPAB-Dipartimento Provinciale di Matera, si riferiscono agli anni 2001-2002-2003, e non esistono dati ufficiali di periodi più recenti.L’applicazione dell’I.B.E. (Indice Biotico Esteso), ha messo in evidenza la presenza di una comunità macrobentonica tollerante all’inquinamento, quantitativamente ben rappresentata.Tutte le sezioni indagate hanno restituito un valore dell’indice pari alla Classe IV, definita dal manuale di applicazione (Ghetti, 2001) come “Ambiente molto inquinato o comunque molto alterato”, anche se la distribuzione di alcuni taxa nelle stazioni di campionamento farebbe

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pensare ad una qualità migliore per le sezioni a monte della confluenza del Torrente Gravina di Matera con il Torrente Jesce, rispetto alle stazioni a valle e a quelle ubicate lungo il Torrente Jesce stesso.La Classe IV dell’I.B.E. configura un ambiente fortemente alterato, ma comunque entro i margini della resilienza tipici degli ambienti fluviali; in questo caso la cessazione delle cause del degrado ed il ripristino dell’ambiente fluviale potrebbero portare ad un netto miglioramento dell’indice, grazie all’instaurarsi di condizioni favorevoli alla vita di specie meno tolleranti all’inquinamento.L’I.F.F. (Indice di Funzionalità Fluviale), calcolato per i tratti insistenti nel territorio del SIC-ZPS “Gravine di Matera” e per i tratti immediatamente a monte, ha restituito valori perfettamente concordanti con la situazione illustrata dai precedenti indicatori, ossia uno stato di forte inquinamento organico, associato ad una scarsa funzionalità dei Torrenti , che si esplica nella limitata capacità auto depurativa dei Torrenti stessi.La funzionalità dei Torrenti è gravemente compromessa sia dall’inquinamento sia dalle opere di sistemazione idraulica, rappresentate dalla canalizzazione dei Torrenti tramite la posa in alveo di cunettoni in cemento a sezione trapezoidale.La rinaturazione dell’alveo dei Torrenti aumenterebbe notevolmente le capacità auto depurative dei tratti interessati, fornendo la possibilità di rivegetare gli argini con evidente aumento, anche del valore paesaggistico del territorio.L’analisi del bacino imbrifero del Torrente Gravina di Matera, mette in luce l’eccessivo sfruttamento agricolo per le coltivazioni estensive di cereali. Le monocolture estensive riducono la diversità degli habitat presenti sul territorio, banalizzando gli agro-ecosistemi, i quali se ben strutturati assumono un’ottima valenza ecologica nei confronti degli habitat e delle connessioni ecologiche tra le diverse zone naturali presenti sul territorio.La maggiore causa di degrado dei Torrenti è rappresentata dagli scarichi dei depuratori delle acque reflue urbane dei Comuni di Altamura e Matera.In base a quanto detto, la qualità delle acque dei Torrenti Gravina di Matera e Jesce, è strettamente legata alle rese di depurazione degli impianti recapitanti nei due Torrenti. Quanto detto è aggravato da diverse situazioni, quali il probabile malfunzionamento di alcuni dei suddetti impianti, l’artificialità di lunghi tratti degli alvei dei due torrenti, che non consentono la continuità idrica con la sottostante zona iporreica, e la carenza idrica della stagione calda, che non contribuisce alla diluizione degli effluenti.La qualità degli ambienti fluviali che scorrono all’interno del SIC-ZPS “Gravine di Matera”, influisce notevolmente sulla qualità delle risorse naturalistiche e turistiche dell’area Parco, in quanto i corsi d’acqua potrebbero rappresentare vie preferenziali di fruizione turistica e di sviluppo delle biocenosi presenti in tutto il territorio.Per i Torrenti Gravina di Matera e Jesce urgono azioni di ripristino, finalizzate al miglioramento delle rese depurative degli impianti di depurazione sversanti nei due Torrenti, ed all’aumento della capacità auto depurativa dei tratti fortemente artificializzati.L'applicazione delle più innovative metodologie di intervento per il ripristino di ambienti fluviali, e di depurazione naturale delle acque, migliorerebbero la qualità delle acque dei Torrenti, e avrebbero una forte ricaduta sui sistemi naturali e sulle possibilità di fruizione del territorio. La creazione di fasce perifluviali vegetate tamponerebbe l’apporto inquinante proveniente dai numerosi campi coltivati presenti lungo tutto il percorso dei torrenti.Per quanto riguarda gli impianti di depurazione, si potrebbero associare impianti di depurazione naturale, come post-trattamento delle acque in uscita, con il compito di

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finissaggio e svolgimento di un’azione tampone rispetto agli eventuali malfunzionamenti degli impianti tecnologici.Ulteriori sviluppi della presente Tesi, potrebbero essere rappresentati dallo studio di dettaglio finalizzato alla verifica dell’applicabilità degli interventi sui Torrenti e sulle acque di scarico dei depuratori, e di conseguenza ad una valutazione delle potenzialità depurative degli interventi stessi.

2.6. FATTORI DI DISTURBO E DI ALTERAZIONE AMBIENTALI

Di seguito vengono presentate alcune categorie all’interno della quale si possono ricondurre diversi fenomeni alterativi tra i più significativi e tra quelli in cui è stato possibile disporre/reperire dati. Per ulteriori dettagli si rimanda agli allegati specifici.

ATTIVITA’ ZOOTECNICHECarico bestiame area demaniale del Sic (animali di transumanza)Nell’area del SIC pubblica, vengono stipulati contratti di pascolo con aziende che eseguono la transumanza; in realtà negli anni il numero dei capi bovini transumanti si è enormemente ridotto fino ad arrivare attualmente a circa 500 bovini (circa UBA 350), che risultano tutti di razza Podolica. Questi animali pascolano su di un’area di circa 1900 ha, prevalentemente nel periodo autunnale-primaverile. Considerando la temporaneità del periodo di pascolamento, il carico risulta sopportato dall’area. Questa considerazione sembra pertanto essere in linea con il carico di bestiame indicato dalle prescrizioni del Piano di gestione del Parco (1 capo grosso bovino ogni 3 ha, 1 capo equino ogni 5 ha, 9 capi ovini e/o caprini per ettaro).Nonostante questo, però, per quanto riguarda l’area demaniale si possono evidenziare le seguenti criticità connesse al pascolamento del bestiame:- un forte tasso di inquinamento concentrato in corrispondenza dei corsi d’acqua ubicati sul

fondo delle gravine, dove gli animali sostano per l’abbeverata (corsi d’acqua peraltro già fortemente inquinati dai reflui urbani provenienti da territori limitrofi e addirittura da comuni ricadenti nel territorio regionale pugliese);

- nelle aree di riposo si verifica un aumento del calpestio del terreno, un aumento dei nitriti rilasciati con le feci e le urine nel terreno ed un aumento della presenza di parassiti.

Stima del carico ammissibile totale e per habitatIl calcolo del carico ammissibile in funzione delle classi di pendenza è stato effettuato considerando gli habitat/tipologie ambientali legate al bestiame (permanenza, stazionamento e nutrizione dei capi). Il calcolo è stato condotto utilizzando valori medi teorici (ricavati da quelli forniti dalla Cabina di Regia nella sezione “Indicatori Agronomici/Zootecnici”), riportati nella tabella 1, mentre, per quanto riguarda le classi di pendenza, è stata condotta in collaborazione con la componente botanica una valutazione quali/quantitativa dedotta dalla Carta dell’Uso del Suolo.

Tab. 1 - Carico di bestiame ammissibile (ha/anno) in relazione ai differenti ambienti: valori medi utilizzati per il calcolo

Habitat/tipologie ambientaliUF/ha/annoValore medio

UBA/ha/annoValorie medio

62A0 Praterie aride 380 0,135

6220 Prati stabili 700 0,225

- Macchia bassa e 450 0,150

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garighe

Le categorie Praterie aride e Prati stabili sono quelle indicate nella legenda della Carta di uso del suolo (sensu Corine Land Cover) e possono essere facilmente riconvertite con gli habitat corrispondenti. Per quanto riguarda le Praterie Aride (3.2.1.1.) esiste una forte corrispondenza con l’habitat 62A0 (=Formazioni erbose secche della regione submediterranea orientale (Scorzoneretalia villosae), all’interno della quale è presente in forma di mosaico anche *6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea ), cioè lo stipeto (che si estende per una superficie di 1568 ha) che include i pratelli terofitici; i Prati stabili (2.3.1.), invece, in minima parte corrispondono ad aspetti prativi riconducibili agli habitat prativi (presumibilmente in piccola parte riferibili anch’essi all’habitat *6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea). Un’ulteriore piccola superficie utilizzata dal bestiame (valutata in un 10% circa), quindi interessata dalle problematiche connesse al pascolamento, rientra all’interno della Macchia bassa e garighe (3.2.3.2.). La distribuzione degli habitat per classi di pendenza è riportata nella tabella 2. I dati relativi al calcolo delle UF e delle UBA degli habitat per classi di pendenza sono riportati nelle tabelle 3, 4. La tabella 5 riporta i valori di carico animale ammissibile in funzione delle classi di pendenza dei singoli habitat.

Tab. 2 – Estensione (ha) dei singoli habitat/tipologia ambientale in funzione delle classi di pendenza

Classe di pendenza

Habitat/tipologia ambientale

0-10° (bassa) 11-30° (media) 31-40° (elevata) >41° Totale

62A0Praterie Aride

1254.40 298 15.6 - 1568 ha

6220Prati stabili

156.20 37,2 1,8 - 195,25 ha

Macchia bassa e garighe

- 98,20 3,24 - 101,44 ha

Tab. 3 - Calcolo delle UF degli habitat per classi di pendenza

Classe di pendenza0-10° 11-30° 31-40° Totale

Fattore di correzione 1 0,9 0,8UF

62A0 Praterie Aride 476.672 30.370,97

4742,4 511.785,37

6220 Prati stabili 109.340 23.436 1008 133.784

- Macchia bassa e garighe - 39.771 1166,40 40.937,40

Totale 686.506,77

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Tab. 4 - Calcolo delle UBA degli habitat per classi di pendenzaClasse di pendenza 0-10° 11-30° 31-40° TotaleFattore di correzione 1 0,9 0,8

62A0 Praterie Aride 169,34 36,21 1,68 207,23

6220 Prati stabili 35,15 7,53 0,32 43

- Macchia bassa e garighe - 13,26 0,39 13,65Totale 263,88

Tab. 5 - Carico animale ammissibile in funzione delle classi di pendenza dei singoli habitatHabitat/tipologia ambientale % di copertura sul

totale dell’areaTotale UF Totale

UBA62A0 Praterie Aride 5,34 511.785,37 207,23

6220 Prati stabili 2,55 133.784 43

- Macchia bassa e garighe 2,11 40.937,40 13,65Totale 686.506,77 263,88

ASPETTI AGRONOMICIIl tipo di agricoltura praticata nel SIC è un’agricoltura integrata di tipo estensivo, dovuta alla giacitura del terreno generalmente collinare e in seguito alla mancanza di acqua d’irrigazione che ne compromette la coltivazione di colture estive. Generalmente vengono coltivati cereali autunno-vernini quali grano, orzo e avena, che vengono seminati a novembre-dicembre in modo da sfruttare la piovosità dei mesi invernali. Questi cereali si avvicendano tra di loro o, in alternativa, con il favino (che rappresenta una coltura miglioratrice del terreno in quanto apportatore di azoto).Un avvicendamento colturale più o meno libero è parte essenziale della gestione agricola integrata in quanto produce benefici di tipo ambientale, agronomico, gestionale ed economico. Un avvicendamento colturale più o meno libero è parte essenziale della gestione agricola integrata, perché produce benefici ambientali, agronomici, gestionali ed economici. In particolare:

Benefici ambientaliMinori danni per erosione dei terreni declivi.Minore disturbo e distruzione dei luoghi di nidificazione.Maggiore biodiversità.Maggiore varietà di fonti alimentari per la fauna selvatica.

Benefici agronomiciMigliori condizioni fisiche del terreno.Riduzione o eliminazione di alcuni problemi fitosanitari.

Benefici gestionaliFacilitazione della gestione del lavoro.

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Benefici economiciRiduzione dell’impiego di prodotti fitosanitari e di fertilizzanti.Possibilità di pianificare l’impiego delle macchine e del personale.Mantenimento della redditività.

Sia per i cereali autunno-vernini che per il favino sono sufficienti lavorazioni del terreno superficiali a 15-20 cm di profondità (in particolare possono essere utilizzati erpici a dischi o a denti elastici), evitando l'impiego di frese orizzontali o di altri attrezzi che sminuzzano eccessivamente il terreno distruggendone la struttura. Il terreno deve essere affinato con cura e, successivamente, lavorato con erpici rotanti.Per quanto riguarda le coltivazioni arboree molto importante è la coltivazione dell’olivo che aderisce ad uno specifico disciplinare di produzione che ha lo scopo di regolare le principali tecniche agronomiche ammesse in agricoltura biologica per il raggiungimento degli obiettivi di produzione e qualità. La principale cultivar a duplice attitudine è leccino, mentre le principali cultivar da olio sono la coratina, frantoio e l’ogliarola del bradano.La gestione del suolo è finalizzata al mantenimento della fertilità chimico-fisica e microbiologica del terreno. Viene effettuato un corretto piano di fertilizzazione fondato sull’adozione di pratiche agronomiche conservative come l’impiego di: coperture vegetali, materiale organico di origine vegetale o animale e lavorazioni ridotte.

I terreni agricoli che ricadono nel sito “Le due gravine” di Matera hanno un’estensione media di circa 50 Ha che comunque supera l’estensione dell’azienda agricola media italiana che si aggira intorno ai 7- 8 Ha. Le aziende agricole analizzate hanno un 70% di terreni destinati al pascolo che utilizzano per il soddisfacimento nutrizionale dei propri allevamenti di ovini, caprini, bovini o equini a seconda dell’azienda o che affittano ai transumanti provenienti dalla provincia di Potenza. Sono pascoli che offrono un ottimo apporto nutrizionale soprattutto in questi ultimi anni per le abbondanti precipitazioni avvenute, ma che comunque sono soggetti ancora ad un eccessivo carico di animali (cfr. Piano di gestione). Il 25% dei terreni è destinato alla coltivazione di cereali quali grano, orzo e avena ed alla coltivazione di foraggere, mentre il 3% è occupato da boschi. Il 2% è destinato alla coltivazione dell’oliveto che si è sempre più diffuso in seguito alle attività di spietramento verificatesi negli ultimi anni.E’ possibile trovare anche dei mandorleti, seppur in cattivo stato di conservazione, che comunque costituiscono un tratto documentario caratteristico del paesaggio murgiano in via di progressiva scomparsa.La tipologia di azienda agricola caratterizzante il territorio di Matera non è in grado di determinare attività intensive ed impattanti soprattutto perché non ci sono terreni irrigui nell’area del SIC, di conseguenza viene praticata la monocoltura (quindi cereali su cereali o cereali su leguminose) come il favino che è una coltivazione azotofissatrice che permette un minor uso di concimi chimici come l’urea (al 46%) o il fosfato biammonico (18-46%) che sono tra i più usati nella zona.Negli ultimi anni le attività di spietramento effettuate da alcune aziende all’interno del sito per la coltivazione di cereali e colture arboree hanno alterato la struttura dei suoli ed il loro equilibrio pedogenetico determinando la perdita di habitat per molte specie di uccelli, ma allo stesso tempo hanno dato ordine a siti abbandonati particolarmente aspri.Ordine che è possibile solo in alcuni casi intravedere nei confronti dei muretti a secco caratteristici del territorio murgivo ma che nel territorio materano è completamente lasciato a se stesso; su queste tematiche si auspica l’interessamento degli enti locali e/o regionali (che non sono mai intervenuti con finanziamenti specifici), analogamente a come è stato fatto in Puglia per il loro ripristino.

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Le aziende agricole sono condotte in maggioranza da coltivatori anziani e prossimi alla pensione se non già pensionati ma che continuano ancora la coltivazione del loro fondo. Possiamo concludere dicendo che l’agricoltura di tipo estensivo praticata all’interno del Parco della Murgia non sembra essere impattante anche a fronte dell’immissione nel territorio di pesticidi e concimi chimici che non sembra essere significativa (se considerata rispetto al totale dell’area protetta). L’attività agricola è importante soprattutto ai fini paesaggistici e culturali visto il rapporto diretto tra uomo e la terra che permette di mantenere intatte la tradizioni della città di Matera dove l’agricoltura ha ancora un ruolo determinante.

ATTIVITA’ FORESTALII sopralluoghi effettuati hanno messo in evidenza errati interventi selvicolturali caratterizzati in alcuni casi da turni troppo brevi o da eccessivi prelievi, mentre, in molti altri casi, dalla totale assenza degli stessi. La criticità più forte, resta comunque l’assoluta mancanza di piani di assestamento forestale. Quest’ultimi dovrebbero essere inseriti in più articolati piani di gestione che tengano presente la particolarità dell’habitat in tutte le sue componenti abiotiche e biotiche e non esclusivamente in termini di massa legnosa. Allo scopo di mantenere il più possibile gli ecosistemi forestali in equilibrio e contenere il deperimento gli interventi selvicolturali devono essere specifici e finalizzati, ovviamente, non alla massimizzazione del profitto, ma appunto all’eliminazione dei fattori che minacciano da un punto di vista ecologico l’ecosistema boschivo. Nei cedui degradati da un eccessivo prelievo della massa arborea e da un eccessivo carico di pascolo, risulta quantomeno opportuno effettuare interventi di regolazione della struttura e tramarrature di vecchie ceppaie per consentire l’emissione di polloni vigorosi e sani e migliorare in tal modo le condizioni ecofisiologiche dei soprassuoli considerati. Andrebbe inoltre preso in considerazione l’allungamento del turno, pratica fin ora adottata non per scelta colturale ma per condizionamenti di mercato, per consentire appunto un ritorno più consistente di sostanza organica al suolo (AMORINI et al., 1993). Nei soprassuoli più densi, sarebbero opportuni diradamenti con bruciatura e/o allontanamento di materiale legnoso non utilizzabile; tramarrature di ceppaie poco vigorose. Tali interventi di riduzione della densità del soprassuolo incrementerebbero le disponibilità idriche e trofiche delle singole piante che risulterebbero quindi più vigorose e resistenti alle annate particolarmente siccitose e agli attacchi di insetti defogliatori e di agenti fungini responsabili della sindrome della deperienza delle querce. Nelle rare superfici in cui le condizioni pedoclimatiche risultano più favorevoli si dovrebbe procedere alla conversione dei cedui in fustaia che rappresenta certamente l’obiettivo prioritario da conseguire, ma che richiede una fase transitoria di interventi tesi alla graduale e tempestiva riduzione del numero dei polloni. Il semplice abbandono potrebbe costituire un momento assai critico, soprattutto per quei popolamenti che già versano in condizioni di scarsa vigoria vegetativa (MANICONE et al., 1991, 1993; CAMPANILE et al., 1999; 2005). Gli unici interventi attualmente riscontrati durante i sopralluoghi riguardano interventi di ripulitura. In base alle testimonianze storiche raccolte negli uffici provinciali e comunali dai funzionari preposti non risultano negli ultimi 15 anni autorizzate utilizzazioni a scopi produttivi. La componente forestale è in attesa, dopo aver inoltrato richiesta, di ottenere dati documentati negli archivi del corpo forestale dello stato e dall’Ufficio patrimonio del Comune.Pertanto, dall’analisi qualitativa del soprassuolo forestale, risulta evidente come una programmazione oculata di interventi a differente intensità possa consentire alle specie quercine, in particolar modo al fragno, di riconquistare un’area dove esse erano un tempo dominanti e così indirizzare un ecosistema fortemente antropizzato verso quella che probabilmente è la vegetazione potenziale dell’area.

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TURISMOLe presenze turistiche necessarie per l’individuazione dell’indicatore F.D.4 sono state ottenute consultando le due banche dati dei rispettivi centri visita di Matera e Montescaglioso del Parco della Murgia Materana. I dati di seguito riportati si riferiscono all’anno 2009 e sono relativi alla presenze registrate presso i centri visita da visitatori occasionali o giunti in occasione di eventi di promozione turistica. A questi dati andrebbe aggiunto o quantomeno considerato una notevole presenza di turisti che accedono al Parco, e quindi nell’area del SIC, senza registrarsi nei centri visita e senza accompagnamento da parte di guide escursionistiche.

Totale dei visitatori accolti presso il Centro Visite di Murgia Timone (Matera) nel periodo gennaio-dicembre 2009Da registro presso Jazzo Gattini 3.871 Presidio Madonna Tre Porte 1.000 ParcoMurgiaFilm 2009 (8 serate) 2.500 ParcoMurgiaLive (6 serate) 1.000 I fiori della Murgia 50 Una notte con gli astri 300 Agribike 50 Festa degli aquiloni 2.500 Festa della Transumanza 170 Convegno Apicoltori 60 Incontri assoc. Falco Naumanni 40 Incontri assoc. Scout 50 Festeggiamenti e incontri di privati 180 VISITE didattiche 4917TOTALE 16.688

INCENDI

Ulteriore criticità è rappresentata dal fuoco, fortemente impattante in passato sulla componente forestale (e secondariamente anche quella arbustiva ed erbacea). Il fuoco rappresenta una minaccia costante per tutta l’area, visti anche gli effetti del suo passaggio nel 1993 e nei periodi successivi (2000, 2001 e diversi episodi nel periodo 2003-2008) che hanno determinato il pressochè totale azzeramento della componente forestale, rimasta ormai relegata in pochi e ristrettissimi siti (Bosco di Lucignano e Bosco del Comune). La presenza stessa in ampie porzioni del SIC di xerogramineti a dominanza emicriptofitica e camefitica (stipeti e scorzonereti) è la dimostrazione del ripetuto passaggio del fuoco su queste superfici nel corso degli secoli, elemento alla base della costituzione stessa di queste praterie secondarie a carattere steppico. Il passaggio ripetuto del fuoco (evento abbastanza comune che si ripete pressoché ogni anno in differenti settori del SIC), secondo quanto raccolto da interviste ai locali e dalle osservazioni effettuate sulla vegetazione, mette seriamente a rischio il recupero delle comunità forestali. Questo rischio aumenta fortemente per gli scarsi controlli, vista l’abitudine da parte di molti agricoltori di incendiare le stoppie e non effettuare i dovuti solchi frangi fuoco, ossia dopo la trebbiatura la necessaria realizzazione di un’aratura intorno l’appezzamento (di larghezza di almeno 10 m, in modo tale da arrestare l’avanzata delle fiamme in caso d’incendio). A questo si deve aggiungere anche gli eventi accaduti negli ultimi anni che si presuppone possano essere di natura anche dolosa da parte soprattutto degli allevatori della zona che appiccano il fuoco in modo da ottenere nuove superfici a pascolo per gli animali.

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Nella Tabella 1 vengono riportati i principali fenomeni alterativi identificati nel SIC durante le diverse perlustrazioni e la realizzazione dei campionamenti (Monitoraggio e Misure di tutela e di conservazione); inoltre sono stati indicati anche tutti quei fenomeni interferenti il sito che risultano descritti in letteratura e/o desumibili dalla sua disamina.In particolare:

Codice Impatto Intensità InfluenzaAgricoltura, foreste

100 Coltivazione A (elevata) - 101 Coltivazione modificata da

pratiche colturaliB (media) -

110 Uso di pesticidi B - 120 Fertilizzanti B - 140 Pascolo B - 0 +141 Abbandono di sistemi pastorali B -160 Usi forestali non sostenibili B -162 Piantagione artificiale C (debole) -163 Reimpianto C 0164 Taglio raso C -165 Rimozione sottobosco C -166 Rimozione piante morte o morenti C -170 Allevamento animali A - +180 Incendi A -

Pesca, caccia e raccolta230 Caccia C -240 Prelievo/raccolta di fauna in

generaleC -

250 Prelievo/raccolta di flora in generale

C - 0

Attività mineraria ed estrattiva251 Saccheggio di stazioni floristiche B -301 Cave A -

Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari409 Altri tipi di insediamenti C - 0410 Aree commerciali ed industriali A -420 Discariche B -424 Altre discariche C -

Trasporti e comunicazioni502 Strade e autostrade C - 0

Divertimento e turismo622 Passeggiate, equitazione e veicoli

non motorizzati C - 0

624 Alpinismo, scalatae, speleologia C - 0Inquinamento e altre attività umane

701 Inquinamento acqua A -702 Inquinamento aria A -703 Inquinamento suolo A -709 Altre forme semplici o complesse

di inquinamentoC -

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Codice Impatto Intensità Influenza710 Disturbi sonori A -720 Calpestio eccessivo C -740 Vandalismo C -

Modifiche umane delle condizioni idrauliche860 Scarico e deposito materiali

dragatiA -

890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall’uomo

A -

Processi naturali (biotici e abiotici)900 Erosione B -941 Inondazione A -952 Eutrofizzazione B -965 Predazione C -

Tabella 1. Quadro riepilogativo dei fenomeni (paragrafo 6. Fenomeni e attività nel sito e nell’area circostante) individuati all’interno e nelle immediate vicinanze del SIC Gravine di Matera (indicati nel Formulario Standard a conclusione della fase di Monitoraggio). I fenomeni indicati in corsivo sono quelli identificati (e aggiunti in tabella) nella presente fase (Misure di tutela e conservazione).

In questa fase del lavoro l’assenza degli aspetti quantitativi dei fenomeni citati non ha influenzato il contenuto delle informazioni riportate, che comunque necessiteranno di ulteriori verifiche da compiersi specificatamente attraverso apposite indagini e tenendo conto dei diversi metodi necessari alla rilevazione e monitoraggio dei disturbi stessi. Così come richiesto dalla cabina di regia, nella sezione seguente ogni fenomeno è stato specificatamente rapportato ai singoli habitat evidenziati all’interno del SIC, valutazione fatta in modo qualitativo e tenendo conto dei campionamenti realizzati sugli aspetti di vegetazione che sono risultati espressivi degli habitat identificati. Tra tutti i fenomeni evidenziati, alcuni risultano particolarmente alterativi se rapportati al territorio complessivo del SIC (Coltivazioni, Pascolo, Incendi), mentre altri si sviluppano (o sembrano svilupparsi) concentrati in piccole superfici (Gestione forestale, Inquinamento dell’acqua, etc.); in tal senso risulta difficile fornire in assoluto una valutazione esaustiva dell’impatto e degli effetti di questi fenomeni sulle diverse componenti (flora e fauna) costitutive gli habitat (intesi in senso vegetazionale, coerentemente alle indicazioni e allo standard fornito dalla Direttiva Habitat). A titolo puramente generale, possiamo elencare alcune categorie di fenomeni alterativi il SIC, su cui dovranno essere in futuro organizzate apposite analisi ed ipotizzati opportuni metodi di monitoraggio, onde pervenire a valutazioni il più possibile quantitative e contestuali alla realtà vegetazionale e paesaggistica del SIC. Nello specifico:(100) Coltivazione e (140) Pascolo ;la naturale connotazione rocciosa di buona parte del territorio della murgia, la presenza di vaste superfici rocciose e cespugliate, ha consentito nei decenni passati lo sviluppo di un’attività agricola con una particolare vocazione zootecnica (cfr. MAIROTA, 2002). A tale proposito valgano la diffusa presenza di molte masserie a testimonianza di estesi latifondi coltivati (prevalentemente a cereali) e di allevamenti di bestiame (bovini, ovini e caprini) mantenuto, fino a pochi anni or sono, su forme tradizionali di conduzione (stanziale brado). In tale contesto deve essere collocata la tecnica dello spietramento, utilizzata allo scopo di ottenere terreno il più possibile adatto alla coltivazione; si tratta, ormai, di pratiche passate legate alla messa a coltura di porzioni territoriali e di riuso del materiale lapideo, elementi, seppur nel generale impatto sulla componente floristica e vegetazionale, ha determinato la costituzione di paesaggi culturali di particolare valore (cfr. MAIROTA, 2002), così come è possibile osservare per il territorio della murgia materana.

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(180) Incendi; allo spietramento si aggiunga il notevole impatto del fuoco, che ha determinato (ed in parte determina) la distruzione delle comunità forestali su tutta la murgia (come il Bosco di Lucignano), e l’alterazione delle comunità arbustive e prative di vaste superfici (MEDAGLI & GAMBETTA, 2003). Si tratta di eventi per la quasi totalità dolosi, che hanno avuto un fortissimo impatto sulla componente floristica e faunistica della murgia materana, determinando l’impoverimentoe la distruzione delle biocenosi caratteristiche. Va precisato che l’uso del fuoco, da sempre utilizzato dai pastori e dagli allevatori-coltivatori in area mediterranea, non necessariamente determina un peggiormaneto delle condizioni dell’habitat, a patto che sia utilizzato in superfici contenute, possa essere controllato e non determini l’azzeramento della componente vegetale (prevalentemente legnosa), soprattutto in determinate condizioni stazionali (come ad elevate inclinazioni).(160) Usi forestali non sostenibili ; particolarmente delicata risulta la tipologia di trattamento selvicolturale riservato ai frammenti forestali presenti oggi nel territorio del SIC; di particolare importanza la progettazione (ed il controllo effettivo delle attività previste) all’interno di una riprogrammazione a scala più ampia dell’utilizzo delle foreste, da vedere possibilmente in una logica naturalistica e finalizzate al mantenimento della biodiversità e della diversificazione paesaggistica e meno spostato verso la mera produzione legnosa, considerando anche i caratteri autoecologici delle specie costitutive le foreste, i siti residuali in cui tali cenosi vanno a collocarsi, gli altri disturbi che possono intervenire (pascolamento in bosco, eccessivo calpestio, prelievo di specie vegetali, particolari fenomeni erosivi, etc.). (301) Cave, (420) Discariche ed (702) Inquinamento acqua; costituiscono forme più ‘recenti’ di sfruttamento, rappresentando fenomeni di difficile contenimento e regolamentazione (come nel caso dell’inquinamento, avendo origine, in alcuni casi, da territori esterni al SIC. Possono determinare un grado di alterazione molto elevato che si concentra in determinate superfici (cavbe, discariche), costituendo in taluni casi aree di difficile ripristino e bonifica. In alcuni casi possono costituire superfici di neo-formazione, che si possono trasformare, addirittura, una volta variata la sua destinazione (es. cave abbandonate, non più coltivate) in habitat artificiali idonei alla permanenza, nidificazione, transito di specie animali ad elevato interesse conservazionistico.

Per il dettaglio relativo ai fenomeni che si sono evidenziati nel SIC per ciascun habitat, si vedano le diverse visualizzazioni della Tabella 2 elencate di seguito, che indicano (e quantificano preliminarmente) i fenomeni maggiormente interferenti le principali categorie di organismi suddivise per habitat individuati all’interno del SIC.

5210

codici fattore MAMMIFERI UCCELLI ANFIBI RETTILI INVERT. VEGET. TOT

  Agricoltura, foreste  100 Coltivazione X X X 3X

101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali X X X X x/y1x; 4X; 1y

110 Uso di pesticidi X X X X  4X; 120 Fertilizzanti  140 Pascolo x y x x x/y 4x; 2y141 Abbandono di sistemi pastorali y 1y160 Usi forestali non sostenibili  162 Piantagione artificiale  163 Reimpianto  164 Taglio raso x 1x165 Rimozione sottobosco  166 Rimozione piante morte o morenti  

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170 Allevamento animali  180 Incendi X X X X X 5X

  Pesca, Caccia e raccolta  230 Caccia  240 Prelievo/raccolta di fauna in generale  250 Prelievo/raccolta di flora in generale X 1X251 Saccheggio di stazioni floristiche x 1x

  Attività mineraria ed estrattiva  301 Cave  

  Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari  409 Altri tipi di insediamenti  410 Aree commerciali ed industriali  420 Discariche  424 Altre discariche  

  Trasporti e comunicazioni  502 Strade ed autostrade x 1x

  Divertimento e turismo  622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati  624 Alpinismo, Scalate, speleologia  

  Inquinamento e altre attività umane  701 Inquinamento acqua  702 Inquinamento aria  703 Inquinamento suolo  709 Altre forme semplici o complesse di inquinamento  710 Disturbi sonori  720 Calpestio eccessivo x  1x740 Vandalismo X 1X 

  Modifiche umane delle condizioni idrauliche  860 Scarico e deposito materiali dragati  890 Altre modifiche condizioni idrauliche indotte dall'uomo  

  Processi naturali (biotici e abiotici)  900 Erosione x 1x941 Inondazione  952 Eutrofizzazione  965 Predazione  

     x=1/39 x=0/39 - x=1/39 x=1/39 x=7/39    X=4/39 X=3/39 - X=4/39 X=3/39 X=4/39    y=0/39 y=1/39 - y=0/39 y=0/39 y=3/39  

    Y=0/39 Y=0/39 - Y=0/39 Y=0/39 Y=0/39  

*6220

codici fattoreMAMMIFERI

UCCELLI

ANFIBI

RETTILI

INVERT. VEGET, TOTALE

  Agricoltura, foreste  100 Coltivazione  101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali  110 Uso di pesticidi  120 Fertilizzanti  140 Pascolo x x x X 3x; 1X

141 Abbandono di sistemi pastorali y/x X y y1x; 1X;3y

160 Usi forestali non sostenibili  162 Piantagione artificiale  163 Reimpianto  164 Taglio raso  165 Pulizia sottobosco  166 Rimozione piante morte o morenti  170 Allevamento animali  180 Incendi X X X X x/y 1x;4X;

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1y  Pesca, Caccia e raccolta  

230 Caccia  240 Prelievo/raccolta di fauna in generale  250 Prelievo/raccolta di flora in generale x 1x251 Saccheggio di stazioni floristiche x 1x

  Attività mineraria ed estrattiva  301 Cave  

  Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari  409 Altri tipi di insediamenti  410 Aree commerciali ed industriali  420 Discariche x 1x424 Altre discariche  

  Trasporti e comunicazioni  502 Strade ed autostrade  

  Divertimento e turismo  622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati x 1x624 Alpinismo, Scalate, speleologia  

  Inquinamento e altre attività umane  701 Inquinamento acqua  702 Inquinamento aria  703 Inquinamento suolo  709 Altre forme semplici o complesse di inquinamento  710 Disturbi sonori  720 Calpestio eccessivo x X X x 2x;2X740 Vandalismo  

  Modifiche umane delle condizioni idrauliche  860 Scarico e deposito materiali dragati  890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall'uomo  

  Processi naturali (biotici e abiotici)  900 Erosione x/y 1x; 1y941 Inondazione  952 Eutrofizzazione  965 Predazione  

     x=3/39 x=0/39 - x=1/39 x=1/39 x=7/39    X=1/39 X=2/39 - X=2/39 X=2/39 X=1/39    y=1/39 y=0/39 - y=1/39 y=1/39 y=2/39      Y=0/39 Y=0/39 - Y=0/39 Y=0/39 Y=0/39  

62A0

codici fattore MAMMIFERI UCCELLI ANFIBI RETTILI INVERT. VEGET. TOTALE  Agricoltura, foreste  

100 Coltivazione x x x x X 4x; 1X101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali x X x x x 4x; 1X110 Uso di pesticidi  120 Fertilizzanti x x x x x 5x140 Pascolo x x x x 4x141 Abbandono di sistemi pastorali x/y x y y x/y 3x; 4y160 Usi forestali non sostenibili  162 Piantagione artificiale  163 Reimpianto  164 Taglio raso  165 Rimozione sottobosco  166 Rimozione piante morte o morenti  170 Allevamento animali x/y 1x; 1y180 Incendi X X X X x 1x; 4X

  Pesca, Caccia e raccolta  230 Caccia  240 Prelievo/raccolta di fauna in generale  

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250 Prelievo/raccolta di flora in generale  251 Saccheggio di stazioni floristiche x 1x

  Attività mineraria ed estrattiva  

301 Cave X/Y X/Y X/Y x/y X1x; 4X; 1y; 3Y

  Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari  409 Altri tipi di insediamenti X X X X x/y 1x; 4X; 1y410 Aree commerciali ed industriali X X X X 4X420 Discariche X/Y X X X x 1x; 4X; 1Y424 Altre discariche  

  Trasporti e comunicazioni  502 Strade ed autostrade  

  Divertimento e turismo  622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati x x x x x 5x624 Alpinismo, Scalate, speleologia  

  Inquinamento e altre attività umane  701 Inquinamento acqua  702 Inquinamento aria  703 Inquinamento suolo  709 Altre forme semplici o complesse di inquinamento  710 Disturbi sonori  720 Calpestio eccessivo x x X X x 3x; 2X740 Vandalismo  

  Modifiche umane delle condizioni idrauliche  860 Scarico e deposito materiali dragati  890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall'uomo  

  Processi naturali (biotici e abiotici)  900 Erosione x x x x 4x941 Inondazione  952 Eutrofizzazione  965 Predazione  

  x=7/39 x=6/39 - x=6/39 x=7/39 x=12/39    X=4/39 X=6/39 - X=6/39 X=5/39 X=2/39    y=1/39 y=0/39 - y=1/39 y=2/39 y=3/39  

    Y=2/39 Y=1/39 - Y=1/39 Y=0/39 Y=0/39  

8210

codici fattore MAMMIFERI UCCELLI ANFIBI RETTILI INVERT. VEGET. TOT.

  Agricoltura, foreste  100 Coltivazione  101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali  110 Uso di pesticidi  120 Fertilizzanti  140 Pascolo  141 Abbandono di sistemi pastorali  160 Usi forestali non sostenibili  162 Piantagione artificiale  163 Reimpianto  164 Taglio raso  165 Rimozione sottobosco  166 Rimozione piante morte o morenti  170 Allevamento animali  180 Incendi  

  Pesca, Caccia e raccolta  230 Caccia  240 Prelievo/raccolta di fauna in generale X X 2X250 Prelievo/raccolta di flora in generale x 1x251 Saccheggio di stazioni floristiche X 1X

  Attività mineraria ed estrattiva  

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301 Cave    Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari  

409 Altri tipi di insediamenti  410 Aree commerciali ed industriali  420 Discariche  424 Altre discariche  

  Trasporti e comunicazioni  502 Strade ed autostrade  

  Divertimento e turismo  622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati  

624 Alpinismo, Scalate, speleologia X X x1x; 2X

  Inquinamento e altre attività umane  701 Inquinamento acqua  702 Inquinamento aria  703 Inquinamento suolo  709 Altre forme semplici o complesse di inquinamento  710 Disturbi sonori  720 Calpestio eccessivo  740 Vandalismo x x x 3x

  Modifiche umane delle condizioni idrauliche  860 Scarico e deposito materiali dragati  890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall'uomo  

  Processi naturali (biotici e abiotici)  

900 Erosione X X x1x; 2X

941 Inondazione  952 Eutrofizzazione  965 Predazione  

     - x=1/39 - x=1/39 - x=4/39    - X=3/39 - X=3/39 - X=1/39    - y=0/39 - y=0/39 - y=0/39  

    - Y=0/39 - Y=0/39 - Y=0/39  

8310

codici fattore MAMMIFERI UCCELLI ANFIBI RETTILI INVERT. VEGET. TOT.

  Agricoltura, foreste  100 Coltivazione  101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali  110 Uso di pesticidi  120 Fertilizzanti  140 Pascolo  141 Abbandono di sistemi pastorali  160 Usi forestali non sostenibili  162 Piantagione artificiale  163 Reimpianto  164 Taglio raso  165 Rimozione sottobosco  166 Rimozione piante morte o morenti  170 Allevamento animali  180 Incendi  

  Pesca, Caccia e raccolta  230 Caccia  240 Prelievo/raccolta di fauna in generale  250 Prelievo/raccolta di flora in generale  

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251 Saccheggio di stazioni floristiche    Attività mineraria ed estrattiva  

301 Cave    Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari  

409 Altri tipi di insediamenti  410 Aree commerciali ed industriali  420 Discariche X X x 1x; 2X424 Altre discariche  

  Trasporti e comunicazioni  502 Strade ed autostrade  

  Divertimento e turismo  622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati  624 Alpinismo, Scalate, speleologia X X X 3X

  Inquinamento e altre attività umane  701 Inquinamento acqua X X 2X702 Inquinamento aria  703 Inquinamento suolo  709 Altre forme semplici o complesse di inquinamento  710 Disturbi sonori X X X 3X720 Calpestio eccessivo  740 Vandalismo X X X 3X

  Modifiche umane delle condizioni idrauliche  860 Scarico e deposito materiali dragati  890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall'uomo  

  Processi naturali (biotici e abiotici)  900 Erosione x 1x941 Inondazione  952 Eutrofizzazione  965 Predazione  

     x=0/39 - x=0/39 x=/39 x=0/39 x=2/39    X=4/39 - X=5/39 X=/39 X=4/39 X=0/39    y=0/39 - y=0/39 y=/39 y=0/39 y=0/39  

    Y=0/39 - Y=0/39 Y=/39 Y=0/39 Y=0/39  

9250

codici fattore MAMMIFERI UCCELLI ANFIBI RETTILI INVERT. VEGET. TOT.

  Agricoltura, foreste  100 Coltivazione x x x x x 5x101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali x x x x x/y 5x; 1y110 Uso di pesticidi  120 Fertilizzanti  140 Pascolo X X X X x 1x; 4X141 Abbandono di sistemi pastorali  

160 Usi forestali non sostenibili x x x x X/Y4x;1X; 1Y

162 Piantagione artificiale X x 1x 163 Reimpianto y y y y 4y164 Taglio raso X X X X X  5X165 Rimozione sottobosco X X X X x 1x; 4X166 Rimozione piante morte o morenti x X x X x 3x; 2X170 Allevamento animali  180 Incendi X X X X X 5X

  Pesca, Caccia e raccolta  230 Caccia x 1x240 Prelievo/raccolta di fauna in generale  

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250 Prelievo/raccolta di flora in generale x 1x251 Saccheggio di stazioni floristiche x 1x

  Attività mineraria ed estrattiva  301 Cave  

  Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari  409 Altri tipi di insediamenti  410 Aree commerciali ed industriali  420 Discariche  424 Altre discariche  

  Trasporti e comunicazioni  502 Strade ed autostrade  

  Divertimento e turismo  622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati  624 Alpinismo, Scalate, speleologia  

  Inquinamento e altre attività umane  701 Inquinamento acqua  702 Inquinamento aria  703 Inquinamento suolo  709 Altre forme semplici o complesse di inquinamento  710 Disturbi sonori  720 Calpestio eccessivo x x 2x740 Vandalismo x 1x

  Modifiche umane delle condizioni idrauliche  860 Scarico e deposito materiali dragati  890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall'uomo  

  Processi naturali (biotici e abiotici)  900 Erosione x 1x941 Inondazione  952 Eutrofizzazione  965 Predazione  

     x=4/39 x=4/39 - x=5/39 x=3/39 x=12/39    X=4/39 X=5/39 - X=4/39 X=6/39 X=3/39    y=1/39 y=1/39 - y=1/39 y=1/39 y=2/39  

    Y=0/39 Y=0/39 - Y=0/39 Y=0/39 Y=1/39  

92A0

codici fattoreMAMMIF. UCCELLI ANFIBI RETTILI INVERT. VEGET. TOT.

  Agricoltura, foreste  100 Coltivazione  101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali  110 Uso di pesticidi X X X X X 5X120 Fertilizzanti X X X X X x 1x; 5X140 Pascolo X X X X X x 1x; 5X141 Abbandono di sistemi pastorali  160 Usi forestali non sostenibili  162 Piantagione artificiale  163 Reimpianto  164 Taglio raso  165 Rimozione sottobosco  166 Rimozione piante morte o morenti x/y x/y x/y x/y x/y 5x; 5y170 Allevamento animali  180 Incendi X X X X X x 1x; 5X

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  Pesca, Caccia e raccolta  230 Caccia X X 2X240 Prelievo/raccolta di fauna in generale  250 Prelievo/raccolta di flora in generale x 1x251 Saccheggio di stazioni floristiche  

  Attività mineraria ed estrattiva  301 Cave  

  Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari  409 Altri tipi di insediamenti  410 Aree commerciali ed industriali  420 Discariche  424 Altre discariche X X X X X x 1x; 5X

  Trasporti e comunicazioni  502 Strade ed autostrade  

  Divertimento e turismo  622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati  624 Alpinismo, Scalate, speleologia  

  Inquinamento e altre attività umane  701 Inquinamento acqua X X X X X x 1x; 5X702 Inquinamento aria  703 Inquinamento suolo X X X X X 5X709 Altre forme semplici o complesse di inquinamento  710 Disturbi sonori  720 Calpestio eccessivo  740 Vandalismo  

  Modifiche umane delle condizioni idrauliche  860 Scarico e deposito materiali dragati X X X X X 5X

890Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall'uomo X X X X X x 1x; 5X

  Processi naturali (biotici e abiotici)  900 Erosione x 1x941 Inondazione x x x x 4x952 Eutrofizzazione X X X X X x 1x; 5X965 Predazione  

     x=2/39 x=1/39 x=2/39 x=2/39 x=1/39 x=10/39    X=11/39 X=11/39 X=10/39 X=10/39 X=10/39 X=0/39    y=1/39 y=1/39 y=1/39 y=1/39 y=1/39 y=0/39  

    Y=0/39 Y=0/39 Y=0/39 Y=0/39 Y=0/39 Y=0/39  

9340

codici fattore MAMMIF. UCCELLI ANFIBI RETTILI INVERT. VEGET. TOT.

  Agricoltura, foreste  100 Coltivazione  101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali  110 Uso di pesticidi  120 Fertilizzanti  140 Pascolo x 1x141 Abbandono di sistemi pastorali x x x 3x160 Usi forestali non sostenibili x x x x x 5x162 Piantagione artificiale  163 Reimpianto  164 Taglio raso X X X X X X 6X

165 Rimozione sottobosco X X X X x1x; 4X

166 Rimozione piante morte o morenti x X x X x3x; 2X

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170 Allevamento animali  180 Incendi X X X X X 5X

  Pesca, Caccia e raccolta  230 Caccia x 1x240 Prelievo/raccolta di fauna in generale  250 Prelievo/raccolta di flora in generale x 1x251 Saccheggio di stazioni floristiche x 1x 

  Attività mineraria ed estrattiva  301 Cave  

  Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari  409 Altri tipi di insediamenti  410 Aree commerciali ed industriali  420 Discariche  424 Altre discariche  

  Trasporti e comunicazioni  502 Strade ed autostrade  

  Divertimento e turismo  622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati  624 Alpinismo, Scalate, speleologia  

  Inquinamento e altre attività umane  701 Inquinamento acqua  702 Inquinamento aria  703 Inquinamento suolo  709 Altre forme semplici o complesse di inquinamento  710 Disturbi sonori  720 Calpestio eccessivo  740 Vandalismo X 1X 

  Modifiche umane delle condizioni idrauliche  860 Scarico e deposito materiali dragati  890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall'uomo  

  Processi naturali (biotici e abiotici)  900 Erosione X 1X941 Inondazione x x x 3x952 Eutrofizzazione  965 Predazione  

     x=4/39 x=2/39 - x=4/39 x=2/39 x=8/39    X=3/39 X=4/39 - X=3/39 X=4/39 X=4/39    y=0/39 y=039 - y=0/39 y=/39 y=0/39  

    Y=0/39 Y=0/39 - Y=0/39 Y=/39 Y=0/39  

Tabella 2. Fattori di criticità che insistono sui diversi habitat e loro interazione con le varie componenti biotiche. (X = sicuramente negativo; x = probabilmente negativo; y = probabilmente positivo/sinergico; Y = sicuramente positivo/sinergico)

Considerando la sommatoria dei fenomeni maggiormanete impattanti, conteggiata unicamente tenendo conto dei valori delle tabelle sovrastanti, i fenomeni che risultano più alterativi (in senso negativo sugli habitat), risultano essere (tra parentesi gli habitat maggiormente colpiti):

101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali (5210) 120 Fertilizzanti (92A0, 140 Pascolo (92A0, 9250)165 Rimozione sottobosco (9340, 9250)166 Rimozione piante morte o morenti (9340, 9250)180 Incendi (62A0, 6220, 9340, 92A0, 9250, 5210) 420 Discariche (62A0, 8310)701 Inquinamento acqua (92A0, 8310)

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Viceversa, i fenomeni che sembrano favorire alcuni habitat (analogamente tra parentesi gli habitat che sembrano maggiormente favoriti):141 Abbandono di sistemi pastorali (62A0, 6220)301 Cave (62A0)

2.7. INDICATORI SOCIO-ECONOMICI

Il SIC Gravine di Matera si estende nel territorio della provincia di Matera e si sovrappone, per buona parte del suo perimetro, con i confini territoriali del Parco della Murgia Materana. Pertanto, nella valutazione degli indicatori socio-economici il contesto territoriale preso in considerazione è quello della provincia di Matera con particolare attenzione ai comuni di Matera e Montescaglioso, ricadenti entro il territorio dell’area protetta. Il territorio della Provincia di Matera comprende 31 comuni e si estende per circa 3446 Kmq. In questa estensione amministrativa si possono individuare due particolari zone di interesse ed influenza socio-economica del SIC: l’area del solo Comune di Matera e i comuni posti intorno all’asse fluviale del Bradano, ovvero Irsina, Tricarico, Grassano, Grottole, Miglionico, Pomarico e Montescaglioso. Da questa segmentazione si può evidenziare un territorio molto eterogeneo sia nelle caratteristiche naturali e paesaggistiche che in quelle socio-economiche e storico-culturali. Il territorio provinciale presenta, inoltre, una serie di situazioni di vulnerabilità per un diffuso dissesto idrogeologico ed in particolare negli ultimi anni stanno assumendo relativa importanza aspetti di rischio legati ad alluvioni e allagamenti, frane ed inquinamento delle acque.Nel territorio materano la presenza di notevoli risorse storico-artistiche, archeologiche e ambientali evidenzia un efficace punto di forza valorizzabile attraverso la tutela e la valorizzazione volta essenzialmente al rilancio e allo sviluppo economico.Tra queste risorse, di notevole interesse risultano il centro storico di Matera, con suoi famosi rioni “Sassi”, e l’altopiano murgico che costituisce il nucleo principale del SIC Gravine di Matera, elementi che possono notevolmente incrementare le possibilità del cosiddetto “turismo verde”.Nella valutazione del sistema socio-economico provinciale sono stati considerati i seguenti fattori:

1. Infrastrutture della mobilità;2. Struttura e dinamica della popolazione;3. Caratteristiche del mercato del lavoro;4. Turismo.

Infrastrutture per la mobilitàIl sistema della mobilità provinciale si snoda su arterie principali che si sviluppano lungo le valli dei maggiori fiumi e i collegamenti tra i centri abitati, che sono quasi sempre ubicati sui crinali; questi si sviluppano in senso trasversale dando forma ad una rete di strette e tortuose strade che salgono da valle in collina. Il livello di infrastrutturazione del territorio, stradale e ferroviario, è ad oggi qualitativamente e quantitativamente inadeguato a garantire livelli e qualità di vita discreti. Il territorio risulta alquanto “isolato” senza autostrade e aereoporti. La rete stradale della provincia si estende per 2.755 Km dei quali quasi la metà sono strade extraurbane prevalentemente di piccole dimensioni e di non facile percorribilità. La SS 407 Basentana rappresenta ancora la via di collegamento principale verso il territorio napoletano e Taranto. Lo scalo ferroviario più vicino al capoluogo di provincia è quello di Ferrandina. La città di Matera, infatti, continua a non essere collegata con il sistema ferroviario statale.

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Struttura e dinamica della popolazioneL’analisi dei dati demografici (aggiornati al 2001) indicano che la popolazione residente nella Provincia di Matera è pari a 206.193 unità, pari a circa il 34% dell’intera popolazione della Basilicata. I dati evidenziano come questa provincia risulti fra le meno popolose del paese. Il centro urbano più grande è quello di Matera con 60.818 unità di cui 29.622 maschi 31.196 femmine. La densità demografica della provincia non supera i 60 abitanti per kmq e sale a 156,7 per il capoluogo.La considerazione dei dati relativi all’andamento demografico disaggregati per singolo comune ha evidenziato come il calo della popolazione residente sia un fenomeno riscontrabile in quasi tutti i comuni della provincia, con le uniche eccezioni del capoluogo e dei principali comuni costieri (Bernalda, Nova Siri, Policoro e Scanzano Jonico). La dinamica demografica positiva in questi casi, pur essendo imputabile principalmente all’andamento della componente naturale, è stata sicuramente rafforzata da saldi migratori di segno positivo. Quest’ultimo fenomeno è attribuibile al fatto che questi comuni identificano le aree economicamente più vitali della provincia (il Materano da un lato ed il Metaponto dall’altro). Viceversa le aree nelle quali si registrano fenomeni di spopolamento più accentuato sono quelle più interne, ed in particolare i comuni localizzati nell’area del Medio Basento e della Collina Materana dove l’intenso decremento demografico è con ogni probabilità attribuibile alla mancanza di rilevanti prospettive di sviluppo, sia per la gracilità del tessuto produttivo locale, che per le caratteristiche stesse del territorio che si presenta orograficamente ed infrastrutturalmente molto svantaggiato. La dinamica demografica negativa, inoltre, ha avuto degli evidenti effetti sulla struttura per età della popolazione residente, causando un progressivo spostamento degli individui dalle classi più giovani verso quelle più anziane. Caratteristiche del mercato del lavoroLe condizioni del mercato del lavoro provinciale restano tutt’oggi abbastanza critiche, soprattutto a causa del permanere di un’elevata disoccupazione che riguarda in particolar modo la componente femminile. L’indagine ISTAT sulle forze di lavoro ha evidenziato, tra il 1993 e il 2000, un incremento del numero di occupati nella provincia di Matera di oltre 1.000 unità (+1,8% a fronte del +2,9% registrato a livello nazionale, ma anche del –1,0% della ripartizione meridionale). L’aumento della domanda di lavoro, per quanto rilevante, non è stato tuttavia in grado di assorbire la concomitante crescita registrata da parte dell’offerta; nel periodo in esame, infatti, la popolazione attiva aumenta in modo piuttosto consistente, passando dalle 73.581 unità del 1993, alle 77.650 del 2000. Si accresce pertanto il numero dei disoccupati, passati da 10.137 unità nel 1993 a 13.031 nel 2000, e di conseguenza il tasso di disoccupazione raggiunge il 16,8%, a fronte del 13,8% registrato nel ‘93.La pur positiva dinamica occupazionale, abbinandosi ad una forte crescita della partecipazione al mercato del lavoro, si è pertanto tradotta in un forte aumento della disoccupazione. Fra il ’93 ed il ’00 il numero di disoccupati nella nostra provincia è cresciuto infatti del 28,6%, una percentuale che se da un lato risulta simile a quella che ha caratterizzato in media il Mezzogiorno (+27,8%), dall’altro si situa ben al di sopra della variazione registrata in media a livello nazionale (+8,5%); il tasso di disoccupazione a livello provinciale ha così raggiunto il 16,8%, un valore che, pur risultando più basso di quello riferito al Mezzogiorno nel suo complesso (21,0%), appare decisamente “critico” se lo si confronta con la media nazionale (10,6%). La forte crescita della disoccupazione nel caso di Matera è stata tuttavia influenzata soprattutto dalla maggiore tendenza da parte della popolazione locale ad offrirsi sul mercato del lavoro.

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Se si analizza l’attuale profilo della disoccupazione provinciale, emerge in modo abbastanza evidente come la categoria dei disoccupati (composto attualmente da circa 13.000 persone) è composto da tipologie piuttosto differenziate divise e rappresentate da cinque gruppi:

1. il gruppo più numeroso (circa un quarto del totale) è costituito da donne che sono alla ricerca della prima occupazione. Nella maggioranza dei casi sono donne con una età media di 29 anni, con titoli di studio abbastanza elevati e che trovano enormi difficoltà ad inserirsi nella prima esperienza di lavoro significativa.2. Il secondo gruppo comprende i maschi adulti che risultano disoccupati in senso stretto e rappresentano circa il 20% della disoccupazione rilevabile in provincia di Matera. Per la maggior parte dei casi si tratta di persone scarsamente scolarizzate.3. Il terzo gruppo, circa il 19% è costituito da quei segmenti secondari dell’offerta di lavoro (studenti, casalinghe e ritirati dal lavoro) che non sono assimilabili né ai disoccupati in senso stretto né tanto meno a coloro che risultano alla ricerca di una prima occupazione. Per circa l’80% questo gruppo è composto da donne, di età non più giovane, che hanno deciso di entrare o di rientrare nel mercato del lavoro per sostenere il reddito familiare, o comunque per motivi connessi al desiderio di realizzazione personale.4. il quarto gruppo, più rilevante per numerosità, è rappresentato dai disoccupati maschi in cerca di prima occupazione che rappresentano circa il 18% del totale. La grande maggioranza ha meno di 29 anni e denotano un livello di scolarità che appare relativamente inferiore a quello della componente femminile.5. Il quinto gruppo, infine, è costituito dalle donne che risultano disoccupate in senso stretto (poco meno del 18% della disoccupazione provinciale). In prevalenza sono persone di età non più giovanissima (oltre il 65% ha più di 29 anni) con un livello di scolarità abbastanza ridotto (prevalgono infatti i titoli di studio di livello inferiore). E’ lecito supporre come in questo ultimo gruppo si annidi una quota abbastanza consistente di donne che risultavano precedentemente occupate in agricoltura, o comunque in attività del terziario tradizionale (commercio, pubblici, esercizi, e così via).

Il settore agricolo continua ad assumere un peso molto rilevante nella struttura occupazionale provinciale, impiegando ancora oggi il 14,5% degli occupati, una quota molto più elevata sia rispetto al Mezzogiorno (9,3%), che al resto del territorio nazionale (5,3%). Le tendenze registrate nel corso degli anni ’90 indicano comunque un forte ridimensionamento di questo settore, anche se il calo occupazionale non ha assunto nel caso di Matera l’intensità registrata nelle altre ripartizioni geografiche. Con riferimento al periodo ’93-’00 nella nostra provincia si osserva infatti una riduzione occupazionale del –16% circa, che risulta nettamente inferiore sia alla variazione registrata in media a livello nazionale (-24,7%), sia ancor più di quella che ha caratterizzato la ripartizione meridionale (-30%).Al calo dell’occupazione agricola, si è contrapposto viceversa un aumento abbastanza significativo del numero di occupati nel settore industriale. La realtà industriale più dinamica e, al contempo, più significativa nella nostra provincia è stata caratterizzata dal polo dell’imbottito sviluppatosi in un’area relativamente circoscritta situata a cavallo fra la provincia di Matera e quella di Bari (il cosiddetto "triangolo del salotto”, localizzato più precisamente fra Matera, Altamura e Sant’Eramo in Colle). Questo settore ha raggiunto negli anni passati una dimensione molto rilevante diventando una realtà produttiva di assoluto rilievo concentrando in questa zona circa 350 imprese in grado di realizzare più del 60% della produzione totale nazionale di imbottiti in pelle.

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TurismoLe dinamiche relative agli anni ’90 segnalano come la struttura ricettiva materana stia conoscendo un processo di forte espansione. Solo fra il 1991 e il 1998 il numero totale di posti letto è aumentato del +36,9% creando più di 3.000 nuovi posti letto. Il SIC Gravine di Matera rientra in una zona di particolare vocazione turistica rappresentata dai sassi di Matera e il prospiciente altopiano Murgiano, dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO fin dal 1993. L’inserimento di Matera nella lista dei siti UNESCO e il sempre più crescente interesse dei principali tour operator internazionali, ha portato un notevole incremento di turismo tanto da poter considerare questo settore uno delle principali fonti di economia della città. La crisi del settore del mobile imbottito e del settore primario, un tempo principali fonti di reddito della città, hanno inoltre favorito nuovi investimenti a favore del settore turistico. A queste considerazioni va aggiunto e sottolineato una notevole attenzione delle case di produzione cinematografica verso i paesaggi murgiani spesso utilizzati come set cinematografici. Per le considerazioni sopra citate, pertanto, si è ritenuto opportuno approfondire gli aspetti legati al turismo al fine di valutarne potenzialità di sviluppo socio-economico dell’area ma anche di potenziali impatti che si potrebbero riversare sull’area SIC. Nella valutazione degli indicatori socio-economici sono stati presi in considerazione dati sulla ricettività turistica e presenze turistiche registrate nel comune di Matera e nell’intera provincia ritenendo la città di Matera una meta turistica che ricade negli itinerari anche di chi soggiorna in provincia. Dalla valutazione delle statistiche riportate sul sito web dell’APT Basilicata è emerso quanto segue:la città di Matera offre 111 strutture ricettive suddivise in 24 strutture alberghiere e 87 strutture extralberghiere per un totale di 2309 posti letto (si pensi che l’intera Provincia di Matera offre una ricettività turistica di 276 strutture di cui 76 alberghiere e 200 extralberghiere per un totale di arrivi 261.359 e un totale di presenze di 1.313.641);nell’anno 2010 sono state registrate 162.196 presenze e 100.760 arrivi pari ad un incremento percentuale del 23% rispetto al 2009. Si riportano di seguito alcuni stralci delle tabelle statistiche riepilogative estrapolate dal sito web del’Apt Basilicata.

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Delle presenze registrate fra la Provincia e la città di Matera possiamo ritenere che solo il 15% decide di visitare l’altopiano murgiano tra Matera e Montescaglioso; una buona parte di questa percentuale si concentra nella Zona di Murgia Timone meglio conosciuta come Zona belvedere, facilmente raggiungibile attraverso una strada asfaltata che incrocia la s.s. 7. E’ notevolmente ridotto, invece, il numero di visitatori che decide di affrontare percorsi escursionistici, percentuale di turisti-escursionisti che comunue sceglie quasi sempre di percorrere in compagnia di una guida escursionistica ufficiale del Parco gli itinerari esistenti.Si riportano nelle tabelle di seguito dei dati forniti dai centri visita ufficiali del parco di Matera e Montescaglioso.

Totale dei visitatori accolti presso il Centro Visite di Murgia Timone nel periodo gennaio dicembre 2009Da registro presso Jazzo Gattini 3.871 Presidio Madonna Tre Porte 1.000 ParcoMurgiaFilm 2009 (8 serate) 2.500 ParcoMurgiaLive (6 serate) 1.000 I fiori della Murgia 50 Una notte con gli astri 300 Agribike 50 Festa degli aquiloni 2.500 Festa della Transumanza 170 Convegno Apicoltori 60 Incontri assoc. Falco Naumanni 40 Incontri assoc. Scout 50 Festeggiamenti e incontri di privati 180

TOTALE 11.771

Riepilogo Centro Visite Montescaglioso presenze 2010

Arrivi Visite Mese pax  

Gennaio 335 151Febbraio 69 20Marzo 382 260Aprile 1426 631Maggio 1142 503Giugno 825 280Luglio 951 158Agosto 2274 453Settembre 965 308Ottobre 710 144Novembre 245 26Dicembre 590 227TOTALE 9914 3161

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Dai dati e dalle informazioni reperite, si può certamente ritenere che il turismo costituisce una grossa fonte di reddito per la città di Matera e la sua provincia. Buona parte delle presenze si concentra nei mesi primaverili ed estivi. Dai dati forniti emerge che la percentuale di visitatori che visitano aree a vocazione naturalistica (che rientrano nel SIC) è ancora sostenibile e sembrerebbe non impattante per l’area, sottolineando il crescente interesse dei turisti per le aree protette e per gli argomenti naturalistici. L’Ente di Gestione del Parco ha inserito un regolamento per le visite escursionistiche che introduce una serie di accorgimenti sulle “tecniche di minimo impatto ambientale”, che servono per superare il “conflitto” possibile tra presenza umana e natura, attraverso possibili risoluzioni di piccoli problemi che contribuiscono a determinare una corretta sensibilità ambientale. Inoltre, la presenza di due centri visite e la realizzazione di altre strutture di informazione previste dal Piano del Parco garantiscono una fruizione controllata ed ecosostenibile della risorsa naturale. Ciononostante è opportuno continuare a controllare e regolamentare l’acceso nelle aree a particolare vocazione naturalistica assicurando la percorrenza mediante l’utilizzo dei sentieri attrezzati e controllati e soprattutto favorire una mobilità sostenibile che dalla città possa condurre i visitatori nell’area protetta senza l’uso delle auto. Particolare attenzione va posta soprattutto in occasione dei grandi ponti festivi di primavera quando, oltre al turismo più specificamente escursionistico si affianca un turismo “mordi e fuggi” spesso incurante e non consapevole delle peculiarità naturalistiche dell’area. Assieme all’esigenza di tutela degli habitat e del sistema naturalistico-ambientale è necessario individuare percorsi preferenziali, possibilmente pedonali, evitando per quanto possibile la libera circolazione con mezzi vari, fonte di inquinamento, di possibili incendi e comunque di pressioni talvolta fortemente negative sulle componenti biologiche e sul paesaggio.

3. QUADRI RIASSUNTIVI SULLO STATO DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE A LIVELLO NAZIONALE E BIOGEOGRAFICO

HABITAT

Dati Commenti/Linee guida per riportare I dati

Livello nazionale Codice dell’habitat 5210Stato Membro ITRegioni biogeografiche interessate all’interno dello SM

Continentale, Alpina e Mediterranea

Range SR, AB, UM, TS, PG, ML, MR, EM, SC, BS, LG, CL, CL (CM).

Livello biogeografico(completare per ogni regione biogeografica)

Regione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di dati pubblicate

DI PIETRO R. & MISANO G., 2010. Phytosociological investigation on the shrublands and garrigues of the western "Gravine" of the Eaonian Arc (Apulian region, southern Italy). Acta Bot. Gallica 157 (2).MEDAGLI P., GAMBETTA G., 2003. Guida alla Flora del Parco. Collana Parcomurgia. Parco Reg.le Murgia Materana. Matera. 271 pp.

Page 99: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Range Non notoSuperficie Non nota

Data 12/2006Qualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non noteArea coperta dall’habitat

Non nota

Mappa di distribuzione

Non nota

Area Non notaData 12/2006

Metodo utilizzato Non notoQualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non noteGiustificazione delle

soglie % utilizzate per il trend

Non note

Principali pressioni 101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali110 Uso di pesticidi140 Pascolo180 Incendi

Minacce 101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali110 Uso di pesticidi140 Pascolo180 Incendi

Complementary information

Range favorevole di riferimento

Non noto

Area favorevole di riferimento

Non nota

Specie tipiche Juniperus phoenicea ssp. turbinata (stima quantitativa combinata a un expert-based assessment, rilievi fitosociologici)

Altre informazioni rilevanti

Conclusions(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV) Area Favorevole (FV) Struttura e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)

Sconosciuto (XX)

Prospettive future Favorevole (FV) Valutazione globale dello Stato di Conservazione33

Favorevole (FV)

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*******Dati Commenti/Linee guida per riportare I dati

Livello nazionale Codice dell’habitat *6220Stato Membro ITRegioni biogeografiche interessate all’interno dello SM

Continentale, Alpina e Mediterranea

Range AB, BS, CL, CM, EM, LZ, LG, MR, ML, PG, SR, SC, TS, UM (PM)

Livello biogeografico(completare per ogni regione biogeografica)

Regione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di dati pubblicate

MEDAGLI P., GAMBETTA G., 2003. Guida alla Flora del Parco. Collana Parcomurgia. Parco Reg.le Murgia Materana. Matera. 271 pp.

Range Non notoSuperficie Non noto

Data 12/2006Qualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non noteArea coperta dall’habitat

Non nota

Mappa di distribuzione

Non nota

Area Non notaData 12/2006

Metodo utilizzato Non notaQualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoGiustificazione delle

soglie % utilizzate per il trend

Non note

Principali pressioni 140 Pascolo141 Abbandono dei sistemi pastorali180 Incendi720 Calpestio eccessivo

33 Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare habitat in ripresa

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Minacce 140 Pascolo141 Abbandono dei sistemi pastorali180 Incendi720 Calpestio eccessivo

Complementary information

Range favorevole di riferimento

Non noto

Area favorevole di riferimento

Non nota

Specie tipiche Stipa capensis, Atractylis cancellata, Helianthemum salicifolium, Trachynia dystachia, Ononis reclinata, Poa bulbosa (stima quantitativa combinata a un expert-based assessment, rilievi fitosociologici)

Altre informazioni rilevanti

Conclusions(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV) Area Favorevole (FV) Struttura e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)

Favorevole (FV)

Prospettive future Favorevole (FV) Valutazione globale dello Stato di Conservazione34

Favorevole (FV)

*******Dati Commenti/Linee guida per riportare I dati

Livello nazionale Codice dell’habitat 62A0Stato Membro ITRegioni biogeografiche interessate all’interno dello SM

Continentale, Alpina e Mediterranea

Range FR (VN, TR, LM, PG, BS, ML)

Livello biogeografico(completare per ogni regione biogeografica)

Regione biogeografica Mediterranea (MED)

34 Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare habitat in ripresa

Page 102: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Fonti di dati pubblicate

FORTE L., PERRINO E.V., TERZI M., 2005. Le praterie a Stipa austroitalica Martinovsky ssp. austroitalica dell’Alta Murgia (Puglia) e delle Murgia Materana (Basilicata). Fitosociologia 42 (2): 83-103. FORTE L., CARRUGGIO F., CURIONE F., MANTINO F., MACCHIA F., 2007. Conservazione in situ di Stipa austroitalica Martinovsky ssp. austroitalica, specie prioritaria dell’Allegato II della Direttiva “Habitat”. Fitosociologia 44 (2), suppl. 1: 225-230. MEDAGLI P., GAMBETTA G., 2003. Guida alla Flora del Parco. Collana Parcomurgia. Parco Reg.le Murgia Materana. Matera. 271 pp.

Range Non notoSuperficie Non noto

Data 12/2006Qualità dei dati 2 = moderata

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non noto Area coperta dall’habitat

Non noto

Mappa di distribuzione

Non noto

Area Non notoData 12/2006

Metodo utilizzato Non notoQualità dei dati 2 = moderata

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoGiustificazione delle

soglie % utilizzate per il trend

Non noto

Principali pressioni 100 Coltivazione101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali120 Fertilizzanti140 Pascolo141 Abbandono di sistemi pastorali180 Incendi301 Cave409 Altri tipi di insediamenti410 Aree industriali e commerciali420 Discariche622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati720 Calpestio eccessivo900 Erosione

Page 103: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Minacce 100 Coltivazione101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali120 Fertilizzanti140 Pascolo141 Abbandono di sistemi pastorali180 Incendi301 Cave409 Altri tipi di insediamenti410 Aree industriali e commerciali420 Discariche622 Passeggiate, equitazione e veicoli non motorizzati720 Calpestio eccessivo900 Erosione

Complementary information

Range favorevole di riferimento

Non noto

Area favorevole di riferimento

Non noto

Specie tipiche Stipa austroitalica subsp. austro italica, Fumana thymifolia, Teucrium piljum ssp. capitatum, Chamaecytisus spinescens (stima quantitativa combinata a un expert-based assessment, rilievi fitosociologici)

Altre informazioni rilevanti

Conclusions(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Sconosciuto (XX)Area Sconosciuto (XX)Struttura e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)

Sconosciuto (XX)

Prospettive future Sconosciuto (XX)Valutazione globale dello Stato di Conservazione35

Sconosciuto (XX)

*******

Dati Commenti/Linee guida per riportare I dati

Livello nazionale Codice dell’habitat 8210Stato Membro IT

35 Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare habitat in ripresa

Page 104: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Regioni biogeografiche interessate all’interno dello SM

Continentale, Alpina e Mediterranea

Range PG, VN, AB, TN, CM, SC, SR, PM, FR, LM, MR, VL, TS, LG, CL, UM, EM, BS, ML

Livello biogeografico(completare per ogni regione biogeografica)

Regione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di dati pubblicate

MEDAGLI P., GAMBETTA G., 2003. Guida alla Flora del Parco. Collana Parcomurgia. Parco Reg.le Murgia Materana. Matera. 271 pp.

Range Non notoSuperficie Non nota

Data 12/2006Qualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non noto Area coperta dall’habitat

Non noto

Mappa di distribuzione

Non nota

Area Non notaData 12/2006

Metodo utilizzato Non notoQualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoGiustificazione delle

soglie % utilizzate per il trend

Non noto

Principali pressioni 240 Prelievo/raccolta di fauna in generale624 Alpinismo, scalate, speleologia740 Vandalismo900 Erosione

Minacce 240 Prelievo/raccolta di fauna in generale624 Alpinismo, scalate, speleologia740 Vandalismo900 Erosione

Complementary information

Range favorevole di riferimento

Non noto

Area favorevole di riferimento

Non noto

Specie tipiche Campanula versicolor, Carum multiflorum, Athamanta sicula (stima quantitativa combinata a un expert-based assessment, rilievi fitosociologici)

Page 105: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Altre informazioni rilevanti

Conclusions(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV)Area Favorevole (FV)Struttura e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)

Favorevole (FV)

Prospettive future Favorevole (FV)Valutazione globale dello Stato di Conservazione36

Favorevole (FV)

*******

Dati Commenti/Linee guida per riportare I dati

Livello nazionale Codice dell’habitat 8310Stato Membro ITRegioni biogeografiche interessate all’interno dello SM

Continentale, Alpina e Mediterranea

Range AB, BS, CL, CM, EM, FR, LG, LM, LZ, ML, MR, PG, PM, SC, SR, TR, TS, UM, VL, VN

Livello biogeografico(completare per ogni regione biogeografica)

Regione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di dati pubblicate

MEDAGLI P., GAMBETTA G., 2003. Guida alla Flora del Parco. Collana Parcomurgia. Parco Reg.le Murgia Materana. Matera. 271 pp.

Range Non notoSuperficie Non noto

Data 12/2006Qualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoArea coperta dall’habitat

Non noto

Mappa di distribuzione

Non nota

Area Non notoData Non noto

36 Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare habitat in ripresa

Page 106: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Metodo utilizzato Non notoQualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoGiustificazione delle

soglie % utilizzate per il trend

Non noto

Principali pressioni 420 Discariche624 Alpinismo, scalate, speleologia710 Disturbi sonori740 Vandalismo

Minacce 420 Discariche624 Alpinismo, scalate, speleologia710 Disturbi sonori740 Vandalismo

Complementary information

Range favorevole di riferimento

Non noto

Area favorevole di riferimento

Non noto

Specie tipiche -Altre informazioni rilevanti

Conclusions(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV)Area Favorevole (FV)Struttura e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)

Favorevole (FV)

Prospettive future Favorevole (FV)Valutazione globale dello Stato di Conservazione37

Favorevole (FV)

*******

Dati Commenti/Linee guida per riportare I dati

Livello nazionale Codice dell’habitat 9250Stato Membro IT

37 Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare habitat in ripresa

Page 107: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Regioni biogeografiche interessate all’interno dello SM

Mediterranea

Range PG (BS)

Livello biogeografico(completare per ogni regione biogeografica)

Regione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di dati pubblicate

MEDAGLI P., GAMBETTA G., 2003. Guida alla Flora del Parco. Collana Parcomurgia. Parco Reg.le Murgia Materana. Matera. 271 pp. MISANO G., DI PIETRO R., 2007. L’habitat 9250 “Boschi a Quercus trojana” in Italia. Fitosociologia 44 (2), suppl. 1: 235-238.DI PIETRO R., MISANO G., 2009. Analisi fitosociologica e considerazioni sintassonomiche sulla vegetazione forestale delle Gravine occidentali dell’Arco Ionico (Murge pugliesi e lucane, Italia meridionale). Informatore Botanico Italiano 41 (2): 215-246.

Range Non notoSuperficie Non noto

Data 12/2006Qualità dei dati 2 = moderata

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non noteArea coperta dall’habitat

Non nota

Mappa di distribuzione

Non noto

Area Non notoData 12/2006

Metodo utilizzato Non notoQualità dei dati 2 = moderata

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoGiustificazione delle

soglie % utilizzate per il trend

Non noto

Principali pressioni 100 Coltivazione101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali140 Pascolo160 Gestione forestale165 Pulizia sottobosco166 Rimozione piante morte o morenti180 Incendi

Page 108: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Minacce 100 Coltivazione101 Coltivazione modificata dalle pratiche colturali140 Pascolo160 Gestione forestale165 Pulizia sottobosco166 Rimozione piante morte o morenti180 Incendi

Complementary information

Range favorevole di riferimento

Non noto

Area favorevole di riferimento

Non noto

Specie tipiche Quercus trojana (stima quantitativa combinata a un expert-based assessment, rilievi fitosociologici)

Altre informazioni rilevanti

Conclusions(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV)Area Favorevole (FV)Struttura e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)

Sconosciuta (XX)

Prospettive future Favorevole (FV)Valutazione globale dello Stato di Conservazione38

Favorevole (FV)

*******

Dati Commenti/Linee guida per riportare I dati

Livello nazionale Codice dell’habitat 92A0Stato Membro ITRegioni biogeografiche interessate all’interno dello SM

Mediterranea, Continentale e Alpina

Range PG, EM, SC, CL, CM, AB, VN, SR, TS, ML, UM, MR, LZ, FR, LG, LM (BS)

Livello biogeografico(completare per ogni regione biogeografica)

38 Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare habitat in ripresa

Page 109: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Regione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di dati pubblicate

MEDAGLI P., GAMBETTA G., 2003. Guida alla Flora del Parco. Collana Parcomurgia. Parco Reg.le Murgia Materana. Matera. 271 pp.

Range Non notoSuperficie Non noto

Data 12/2006Qualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoArea coperta dall’habitat

Non nota

Mappa di distribuzione

Non nota

Area Non notaData Non nota

Metodo utilizzato Non notoQualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoGiustificazione delle

soglie % utilizzate per il trend

Non noto

Principali pressioni 110 Uso di pesticidi120 Fertilizzanti140 Pascolo166 Rimozione piante morte o morenti180 Incendi230 Caccia424 Altre discariche701 Inquinamento acqua703 Inquinamento suolo860 Scarico e deposito materiali dragati890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall’uomo941 Inondazione952 Eutrofizzazione

Minacce 110 Uso di pesticidi120 Fertilizzanti140 Pascolo166 Rimozione piante morte o morenti180 Incendi230 Caccia424 Altre discariche701 Inquinamento acqua703 Inquinamento suolo860 Scarico e deposito materiali dragati890 Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indotte dall’uomo941 Inondazione952 Eutrofizzazione

Page 110: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Complementary information

Range favorevole di riferimento

Non noto

Area favorevole di riferimento

Non noto

Specie tipiche Salix alba (stima quantitativa combinata a un expert-based assessment, rilievi fitosociologici)

Altre informazioni rilevanti

Conclusions(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV)Area Favorevole (FV)Struttura e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)

Sconosciuta (XX)

Prospettive future Favorevole (FV)Valutazione globale dello Stato di Conservazione39

Favorevole (FV)

*******

Dati Commenti/Linee guida per riportare I dati

Livello nazionale Codice dell’habitat 9340Stato Membro ITRegioni biogeografiche interessate all’interno dello SM

Mediterranea, Continentale, Alpina

Range Non noto

Livello biogeografico(completare per ogni regione biogeografica)

Regione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di dati pubblicate

MEDAGLI P., GAMBETTA G., 2003. Guida alla Flora del Parco. Collana Parcomurgia. Parco Reg.le Murgia Materana. Matera. 271 pp.

Range Non notoSuperficie Non noto

Data 12/2006Qualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

39 Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare habitat in ripresa

Page 111: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Cause del trend Non notoArea coperta dall’habitat

Non nota

Mappa di distribuzione

Assente

Area Non notaData Non nota

Metodo utilizzato Non notoQualità dei dati 1 = scarsa

Trend Non notoTrend-Periodo Non noto

Cause del trend Non notoGiustificazione delle

soglie % utilizzate per il trend

Non noto

Principali pressioni 141 Abbandono di sistemi pastorali160 Gestione forestale165 Pulizia sottobosco166 Rimozione piante morte o morenti180 Incendi941 Inondazione

Minacce 141 Abbandono di sistemi pastorali160 Gestione forestale165 Pulizia sottobosco166 Rimozione piante morte o morenti180 Incendi941 Inondazione

Complementary information

Range favorevole di riferimento

Non noto

Area favorevole di riferimento

Non noto

Specie tipiche Quercus ilex (stima quantitativa combinata a un expert-based assessment, rilievi fitosociologici)

Altre informazioni rilevanti

Conclusions(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV)Area Favorevole (FV) Struttura e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)

Favorevole (FV)

Prospettive future Favorevole (FV) Valutazione globale dello Stato di Conservazione40

Favorevole (FV)

40 Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare habitat in ripresa

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SPECIE

1.1 Specie: Cervone - Elaphe quatuorlineataDati Commenti/Linee guida per riportare i dati

Elaphe quatuorlineataLivello Nazionale

Codice della specie 1279Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Continentale (CON), Mediterranea (MED), Alpina (ALP)

Range 111526km2. http://cdr.eionet.europa.eu/it/eu/art17/envrelzrg/map-range-spec-elaphe-quatuorlineata.gml/manage_documenthttp://www.iucnredlist.org/apps/redlist/details/157264/0/rangemap

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED) in REGIONE BASILICATAFonti di datipubblicate

Sindaco, R., Doria, G., Razzetti, E. and Bernini, F. 2006. Atlas of Italian Amphibians and Reptiles\Atlante degli Anfibi e dei Rettili d’Italia. Societas Herpetologica Italica - Edizioni Polistampa,FirenzeIsailovic, Ajtic, Vogrin, Corti, Pérez Mellado, Sá-Sousa, Cheylan,Pleguezuelos, Lymberakis, Sindaco, Romano, Jelié 2008. Elaphe quatuorlineata. In: IUCN 2010. IUCN Red List of ThreatenedSpecies. Version 2010.4.Ruffo, S., Stoch, F. (eds) (2005): Checklist e distribuzione dellafauna italiana. Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 2. serie, SezioneScienze della vita 16, p. 1-307.

Range La specie in Basilicata risulta piuttosto localizzata: mancano totalmente dati provenienti da ampie zone settentrionali e sud-orientali. Tuttavia gli aggiornamenti dei formulari Natura2000 del 2009 ne evidenziano una significativa maggiore diffusione rispetto a quanto noto finora. La rarità in regione è dunque presumibilmente dovuta a difetto di ricerca.La specie frequenta comunemente tutto il SIC, allargando il suo areale di presenza anche ai territori limitrofi, in cui la specie risulta essere altrettanto diffusa.http://cdr.eionet.europa.eu/it/eu/art17/envrelzrg/map-range-spec-elaphe-quatuorlineata.gml/manage_documenthttp://www.iucnredlist.org/apps/redlist/details/157264/0/rangemap

Superficie Non notaData 2010Qualità dei dati 2 = moderataTrend + xx% = incremento netto non quantificabile (n.b. a livello

nazionale la specie risulta in decremento)Trend-Periodo 1985 - 2010Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiPopolazioneMappa di distribuzione Ruffo, S., Stoch, F. (eds) (2005): Checklist e distribuzione della

fauna italiana. Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 2. serie, SezioneScienze della vita 16, p. 1-307.Stoch, F. (2000-2005): CKmap 5.3. Ministero dell’Ambiente e

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della Tutela del Territorio,Dir. Prot. Nat.http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930.

Stima della dimensione di popolazione

Non nota

Data della stimaMetodo utilizzatoQualità dei dati 1 = scarsaTrend + % = incremento non quantificabile ma desumibile dall’ aumento

del rangeTrend-Periodo 1985-2010Cause del trend 1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiGiustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni 110 uso di pesticidi151 rimozione di siepi e boschetti180 Incendi190 Altre attività agro/forestali non elencate240 Prelievo/raccolta di fauna in generale400 Aree urbane, insediamenti umani502 strade e autostrade

Minacce 110 uso di pesticidi151 rimozione di siepi e boschetti180 Incendi190 Altre attività agro/forestali non elencate240 Prelievo/raccolta di fauna in generale400 Aree urbane, insediamenti umani502 strade e autostrade

Habitat della specie 3250 3280 5210 5230 5330 6420 8130 9210 9220 9250 92A092D0 9340 9510

Stima dell’area SconosciutaData della stima -Qualità dei dati 2 = moderataTrend -=diminuzioneTrend-Periodo -Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

3 = influenza umana diretta (restauro, deterioramento, distruzione)Prospettive future La specie è vitale a lungo termine?

2 = scarse prospettiveInformazioni complementari

Range favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazionirilevanti

Non noto

Conclusioni(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Sconosciuto(XX)

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Poplazione Sconosciuto ma con incremento di informazioni (XX+)Habitat della specie Inadeguato (U1)Prospettive future Inadeguato (U1)Valutazione globaledello Stato diConservazione1

Sconosciuto(XX)

1Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

*******1.2 Specie: Colubro leopardino - Zamenis situla

Dati Commenti/Linee guida per riportare i datiZamenis situla

Livello NazionaleCodice della specie 1293Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Mediterranea (MED)

Range In Italia la specie è nota in Puglia, Basilicata e Sicilia; la sua presenza in Calabria non è stata confermata di recente.Nel SIC è molto diffusa

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di datipubblicate

Scillitani, Turrisi, Vaccaro, 2006 - Zamenis situla.In:. Sindaco, Doria, Razzetti, Bernini (Eds.) - Atlante degli Anfibi e Rettili italiani - Societas Herpetologica Italica, publ Polistampa, Firenze, pp 584-587.Compiled da P. Bombi e T. Catelani; Supervisione da Societas Herpetologica Italica; dati: CKmap - Checklist e distribuzione della fauna italiana (http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930)

RangeSuperficie 25128 Km2

Data 12/2004Qualità dei dati 3 = buonaTrend 0=stabileTrend-Periodo 1985 - 2006Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

0 = sconosciutoPopolazioneMappa di distribuzione http://www.iucnredlist.org/apps/redlist/details/61444/0/rangemap

Stima della dimensione di popolazione

121 – 145 individui

Data della stima 12/2006Metodo utilizzato 2 = estrapolazione da rilevamenti su parti della popolazione, campionamentoQualità dei dati 3 = buonaTrend 0= stabileTrend-Periodo 1985-2006Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

Page 115: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

0=sconosciuto Giustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni240 Prelievo / raccolta di fauna in generale

Minacce 240 Prelievo / raccolta di fauna in generale

Habitat della specieStima dell’area SconosciutaData della stima -Qualità dei dati 2 = moderataTrend 0=stabileTrend-Periodo -Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

3 = influenza umana diretta (restauro, deterioramento, distruzione)Prospettive future La specie è vitale a lungo termine?

1 = buone prospettiveInformazioni complementari

Range favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazionirilevanti

-

Conclusioni(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV)Poplazione Favorevole (FV)Habitat della specie Favorevole (FV)Prospettive future Favorevole (FV)Valutazione globaledello Stato diConservazione2

Favorevole (FV)

2Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

*******1.3 Specie: Ululone appenninico - Bombina pachypus

Dati Commenti/Linee guida per riportare i datiBombina pachypus Livello Nazionale

Codice della specie 1193Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’interno

Continentale (CON), Mediterranea (MED), Alpina (ALP)

Page 116: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

dello SMRange La specie è endemica dell’Italia peninsulare, dalla Liguria

all’estremità della Calabria, presente sia sul versante tirrenico, sia su quello adriatico (rientrando in parte della Continentale (CON)) fino ad alte quote dell’Italia centrale (regione biog. Alpina (ALP))

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED) in REGIONE BASILICATAFonti di datipubblicate

- Androne, F., Corti, C., Sindaco, R., Romano, A., Giachi, F.,Vanni, S., Delfino, G. 2008. Bombina pachypus. In: IUCN2010. IUCN Red List of Threatened Species. Version 2010.4http://www.iucnredlist.org/apps/redlist/details/54450/0- Barbieri, Bernini, Guarino, Venchi, 2004 - Distribution andconservation status of Bombina variegata in Italy(Amphibia, Bombinatoridae). Ital. J. Zool., Modena, 71(suppl. 1): 83-90.- Guarino, Picariello, Pellegrini, 2006 - Bombina pachypus.In: Sindaco, Doria, Razzetti, Bernini (Eds.) - Atlas of Italian Amphibians and Reptiles - Societas Herpetologica Italica, Polistampa publ., Florence, pp. 272-277.- Guarino, Picariello, Venchi. 2007 – Bombina pachypus I: Lanza, B., Andreone, F., Bologna, M.A., Corti, C., Razzetti, E. (eds). Fauna d'Italia Amphibia. Vol. XLII. Edizioni Calderini de Il Sole 24 ORE: 277-280.- Ruffo, S., Stoch, F. (eds) (2005): Checklist e distribuzionedella fauna italiana. Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 2. serie, Sezione Scienze della vita 16, p. 1-307.

Range La specie in Basilicata risulta fortemente localizzata e rara. con il maggior numero di segnalazioni per il versante lucano del Parco Nazionale del Pollino. Gli aggiornamenti dei formulari Natura2000 del 2009 tuttavia ne evidenziano una significativa maggiore diffusione rispetto a quanto noto in letteratura. La rarità in regione è dunque presumibilmente dovuta a difetto di ricerca.Durante la stagione primavera-estate 2010 nel SIC, sono stati stimati un numero di individui che va da 196 a 1186 (Progetto Life Arupa 2010-2013).

Superficie Non notaData 10/2010Qualità dei dati 1 = scarsaTrend + % = incremento non quantificabileTrend-Periodo 1985 - 2010Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiPopolazioneMappa di distribuzione Ruffo, S., Stoch, F. (eds) (2005): Checklist e distribuzione della

fauna italiana. Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 2. serie, SezioneScienze della vita 16, p. 1-307.Stoch, F. (2000-2005): CKmap 5.3. Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio, Dir. Prot. Nat.http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930.

Stima della dimensione di popolazione

Non nota

Data della stima -Metodo utilizzato -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend _+% = incremento netto non quantificabile (n.b. a livello nazionale la specie

risulta in declino) ma desumibile dall’aumento del range

Page 117: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Trend-Periodo 1985-2010Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiGiustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni 400 – aree urbane, insediamenti umani701 – inquinamento dell’ acqua803 – Riempimento di fossi, canali, stagni, specchi d’ acqua, paludie torbiere.890 – Altre modifiche nelle condizioni idrauliche indottedall’ uomo910- interramento920 – Inaridimento969 – altre forme semplici o complesse di competizioneinterspecifica della fauna.

Minacce 400 – aree urbane, insediamenti umani701 – inquinamento dell’ acqua803 – Riempimento di fossi, canali, stagni, specchi d’ acqua, paludie torbiere.890 – Altre modifiche nelle cndizioni idrauliche indotte dall’ uomo910- interramento920 – Inaridimento963 – introduzione di malattie969 – altre forme semplici o complesse di competizioneinterspecifica della fauna.

Habitat della specie 3140 3150 3170 3250 3280Stima dell’area SconosciutaData della stima -Qualità dei dati 2 = moderataTrend - % perdita nettaTrend-Periodo -Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

3 = influenza umana diretta (restauro, deterioramento, distruzione)4 = influenza diretta antropo(zoo)genica5 = processi naturali

Prospettive future data deficientInformazioni complementari

Range favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazionirilevanti

-

Conclusioni(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Sconosciuto ma con incremento di informazioni (XX+)Poplazione Sconosciuto(XX)Habitat della specie Inadeguato (U1)Prospettive future Sconosciuto(XX)

Page 118: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Valutazione globaledello Stato diConservazione3

Inadeguato (U1)

3Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

*******1.4 Specie: Testuggine comune - Eurotestudo hermanni

Dati Commenti/Linee guida per riportare i datiEurotestudo hermanni

Livello NazionaleCodice della specie 1217Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Continentale (CON), Mediterranea (MED)

Range In Italia la specie ha distribuzione frammentata, con maggiore diffusione sul versante tirrenico.Nel SIC anche se ormai rarefatta, è presente in maggior numero nelle aree dove le residue formazioni forestali ed ampie zone di macchia mediterranea offrono un habitat ideale alla vita di questa specie, anche se non è raro incontrarla sull'altopiano murgico, in aree prive di vegetazione arborea ed arbustiva. (Progetto Life Arupa 2010-2013).

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di datipubblicate

Ahne, 1993 - I virus di Chelonia. J. Vet. Med, Berlino, (B) 40:. 35-45.Marschang, Gravendyck, Kaleta, 1997 - herpesvirus in tartarughe: indagini su isolamento del virus e il trattamento di stomatite virale in hermanni Testudo graeca e T.. J. Vet. Med. Ser. B, Berlino, 44: 385-394.Mazzotti, 2006 - Testudo hermanni. . In: Sindaco, Doria, Razzetti, Bernini (Eds.) - Atlante degli Anfibi e dei Rettili Italiani - Societas Herpetologica Italica, Ed. Polistampa, Firenze, pp 390-395.Compiled da P. Bombi e T. Catelani; Vigilanza da Societas Herpetologica Italica; dati: CKmap - Checklist e distribuzione della fauna italiana (http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930)

RangeSuperficie 91972  Km2

Data 12/2004Qualità dei dati 2 = moderataTrend diminuzioneTrend-Periodo dal 1985-2006Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

3 = influenza umana diretta (restauro, deterioramento, distruzione)4 = influenza diretta antropo(zoo)genica 5 = processi naturali 6 = altro (specificare)

PopolazioneMappa di distribuzione Non disponibile

Page 119: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Stima della dimensione di popolazione

323 – 354 individui

Data della stima 12/2006Metodo utilizzato 2 = estrapolazione da rilevamenti su parti della popolazione,

campionamentoQualità dei dati 2 = moderataTrend diminuzioneTrend-Periodo 1985-2006Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

3 = influenza umana diretta (restauro, deterioramento, distruzione)4 = influenza diretta antropo(zoo)genica

Giustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

I cambiamenti ambientali causati da urbanizzazione, incendi, coltivazione intensiva, uso massiccio di biocidi, così come la cattura di individui per il commercio di animali da compagnia hanno avuto un pesante impatto sulla popolazione. 

Principali pressioni 101 - modifica delle pratiche colturali110 Uso di pesticidi180 incendi241 - raccolta (insetti, rettili, anfibi .....)400 aree urbanizzate, insediamenti residenziali790 altre forme di inquinamento o umano / attività960 relazioni interspecifiche faunistica964 - inquinamento genetico966 - antagonismo derivanti dalla introduzione di specie

Minacce 101 - modifica delle pratiche colturali110 Uso di pesticidi180 incendi241 - collezione (insetti, rettili, anfibi .....)400 aree urbanizzate, insediamenti residenziali790 altre forme di inquinamento o umano / attività960 relazioni faunistiche interspecifiche

Habitat della specieStima dell’area SconosciutaData della stima -Qualità dei dati 2 = moderataTrend diminuzioneTrend-Periodo -Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

3 = influenza umana diretta (restauro, deterioramento, distruzione)4 = influenza diretta antropo(zoo)genica

Prospettive future La specie è vitale a lungo termine?2 = scarse prospettive

Informazioni complementariRange favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazionirilevanti

I cambiamenti ambientali causati dalle attività umane hanno avuto un pesante impatto sulla popolazione. 

Conclusioni

Page 120: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

(assessment of conservation status at end of reporting period)Range Favorevole (FV)Poplazione Inadeguato (U1)Habitat della specie Inadeguato (U1)Prospettive future Inadeguato (U1)Valutazione globaledello Stato diConservazione4

Inadeguato (U1)

4Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

*******1.5 Specie: Lontra eurasiatica – Lutra lutra

Dati Commenti/Linee guida per riportare i datiLutra lutra

Livello NazionaleCodice della specie 1355Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Mediterranea (MED)

Range In Italia la specie è presente dalla Liguria alla Calabria con probabile eccezione per le Marche, in maniera fortemente discontinua nella parte centro settentrionale dell’areale italiano e più omogenea e continua nella parte meridionale (in particolare Molise, Campania - Cilento - e Basilicata) che rappresenta quasi il 90% dell’areale effettivo di occupazione della specie in Italia. In Basilicata la specie risulta diffusa lungo tutti i maggiori bacini fluviali, e sembra nettamente in espansione.

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED)Fonti di datipubblicate

Fumagalli R. e Prigioni C., 1993. Evoluzione della distribuzionedella lontra (Lutra lutra) in Italia e possibilità di sopravvivenza dei nuclei residui. Supp. Ric. Biol. Selvaggina, XXI : 189-199.Piano d’Azione Nazionale per la Conservazione della Lontra(Lutra lutra). Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Documento di Supporto Tecnico-Scientifico. Rapporto non pubblicato. Compiled by E. Bianchi (Italian Ministry for the Environment); S. Biscardi (Italian Ministry for the Environment), P.Genovesi INFS (National Institute for Wild Fauna); Supervision By P.Genovesi (INFS (National Institute for Wild Fauna)Prigioni C., Balestrieri A., Remonti L., Sgrosso S., Priore G., 2006. How many otters are there in Italy?. Histrix It. J. Mamm. (NS) 17(1) (2006): 29-36.Prigioni C., Balestrieri A., Remonti L., 2007. Decline and recovery in otter Lutra lutra population in Italy. Mammal Review, 37 (1): 71-79.Prigioni, C., Balestrieri, A. E Remonti, L. (2007) Espansione dell’ areale della Lontra (Lutra lutra) in Italia meridionale. Convegno Nazionale: Fauna selvatica. Conservazione e gestione. S. Martino al Cimino (VT), 8-9 giugno 2007

Range La lontra risulta presente lungo 8 bacini idrografici principali ricadenti interamente o in parte nel territorio della regione Basilicata.

Page 121: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Superficie il reticolo idrografico ospitante la Lontra in Basilicata si estendeper circa 1000 km.

Data 2007Qualità dei dati 3 = buonaTrend Incremento nettoTrend-Periodo 1982 - 2004Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accurati5 = processi naturali

PopolazioneMappa di distribuzione http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/

Boitani, Lovari, Vigna Taglianti (Eds) (2003) - Fauna d’ Italia -Vol. XXXVIII - Mammalia III - Carnivora-Artiodactyla. Calderini.Bologna.http://www.iucnredlist.org/

Stima della dimensione di popolazione

0,18-0,20 lontre/Km di fiume.

Data della stima 2007Metodo utilizzato 2 = estrapolazione da rilevamenti su parti della popolazione, campionamentoQualità dei dati 3 = buonaTrend Incremento nettoTrend-Periodo 1982-2007Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accurati5 = processi naturali

Giustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni 300 Estrazione di sabbia e ghiaia701 Inquinamento dell’ acqua811 Gestione della vegetazione acquatica e ripari per scopi di drenaggio830 Canalizzazione850 Modifiche del funzionamento idrografico in generale852 Modifiche delle strutture di corsi d'acqua interni853 Gestione del livello idrometrico870 Arginatura fossi, spiagge artificiali890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

Minacce 300 Estrazione di sabbia e ghiaia701 Inquinamento dell’ acqua811 Gestione della vegetazione acquatica e ripari per scopi di drenaggio830 Canalizzazione850 Modifiche del funzionamento idrografico in generale852 Modifiche delle strutture di corsi d'acqua interni853 Gestione del livello idrometrico870 Arginatura fossi, spiagge artificiali890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

Habitat della specie 1130, 3250, 3260, 3280Stima dell’area SconosciutaData della stima -Qualità dei dati 2 = moderataTrend Non notoTrend-Periodo -Cause del trend 0=sconosciutoProspettive future La specie è vitale a lungo termine?

3 = cattive prospettive

Page 122: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Informazioni complementariRange favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazionirilevanti

-

Conclusioni(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Inadeguato (U1)Poplazione Inadeguato (U1)Habitat della specie Inadeguato (U1)Prospettive future Inadeguato (U1)Valutazione globaledello Stato diConservazione5

Inadeguato (U1)

5Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

*******

1.6 Specie: Rinolofo maggiore o Ferro di cavallo maggiore – Rhinolophus ferrumequinumDati Commenti/Linee guida per riportare i dati

Rhinolophus ferrumequinumLivello Nazionale

Codice della specie 1304Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Mediterranea (MED), Alpina (ALP), Continentale (CON)

Range La specie è presente sull’ intero territorio nazionaleNatura 2000 Standard data form; CKmap - Checklist anddistribution of the Italian Fauna(http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930)

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED) in REGIONE BASILICATAFonti di datipubblicate

Natura 2000 Standard data form; CKmap - Checklist anddistribution of the Italian Fauna(http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930); A.Martinoli, D. Preatoni, and D. Russo (The Italian ChiropteraResearch Group – GIRC); Supervision by GIRC.Palladini A., 2009. Censimento della chirotterofauna in sei S.I.C.della regione Basilicata. ISPRA. Rapporto tecnico.

Range La specie in Basilicata risulta fortemente localizzata: Una recente indagine (Palladini, 2009) effettuata in sei S.I.C. della Regione Basilicata ne ha accertato la presenza in 2 S.I.C. (IT 9210015, IT 9210265) in cui non era segnalata.

Page 123: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Superficie Non notaData 10/2010Qualità dei dati 1 = scarsaTrend + xx% = incremento netto non quantificabileTrend-Periodo 2006 - 2009Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiPopolazioneMappa di distribuzione http://www.iucnredlist.org/

http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/Stoch, F. (2000-2005): CKmap 5.3. Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio, Dir. Prot. Nat.http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930.

Stima della dimensione di popolazione

Non nota

Data della stima -Metodo utilizzato -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend Non notoTrend-Periodo -Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

0 = sconosciutoGiustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni 101 - modificata delle pratiche colturali110 - uso di pesticidi141 – abbandono di sistemi pastorali150 - sistemazione fondiaria151 – rimozione di siepi e boschetti160 - gestione forestale401 – urbanizzazione continua624 - alpinismo, scalate, speleologia

Minacce 101 - modificata delle pratiche colturali110 - uso di pesticidi141 – abbandono di sistemi pastorali150 - sistemazione fondiaria151 – rimozione di siepi e boschetti160 - gestione forestale401 – urbanizzazione continua624 - alpinismo, scalate, speleologia

Habitat della specie 8310 9180, 91AA, 91B0, 91F0, 91M0, 9210, 9250, 9260, 92A 0,92D0

Stima dell’area Non notaData della stima -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend -Trend-Periodo -Cause del trend -Prospettive future Dati insufficienti

Informazioni complementariRange favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole Non noto

Page 124: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

diriferimentoHabitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazionirilevanti

-

Conclusioni(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV)Poplazione Inadeguato (U1)Habitat della specie Inadeguato (U1)Prospettive future Inadeguato (U1)Valutazione globaledello Stato diConservazione6

Inadeguato (U1)

6Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

*******

1.7 Specie: Rinolofo minore o Ferro di cavallo minore – Rhinolophus hipposiderosDati Commenti/Linee guida per riportare i dati

Rhinolophus hipposiderosLivello Nazionale

Codice della specie 1303Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Mediterranea (MED), Alpina (ALP), Continentale (CON)

Range E’ presente su tutto il territorio nazionaleNatura 2000 Standard data form; CKmap - Checklist anddistribution of the Italian Fauna(http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930)

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED) in REGIONE BASILICATAFonti di datipubblicate

Natura 2000 Standard data form; CKmap - Checklist anddistribution of the Italian Fauna(http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930); A.Martinoli, D. Preatoni, and D. Russo (The Italian ChiropteraResearch Group – GIRC); Supervision by GIRC.Palladini A., 2009. Censimento della chirotterofauna in sei S.I.C.della regione Basilicata. ISPRA. Rapporto tecnico

Range La specie in Basilicata risulta fortemente localizzata.Una recente indagine (Palladini, 2009) effettuata in sei S.I.C. della Regione Basilicata ne ha accertato la presenza in 4 S.I.C. (IT 9210220, IT 9210015, IT 9210210, IT 9210265) ; in tre dei quali non era segnalata.

Superficie Non notaData 10/2010Qualità dei dati 1 = scarsa

Page 125: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Trend + xx% = incremento netto non quantificabileTrend-Periodo 2006 - 2009Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiPopolazioneMappa di distribuzione http://www.iucnredlist.org/

http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/Stoch, F. (2000-2005): CKmap 5.3. Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio, Dir. Prot. Nat.http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930.

Stima della dimensione di popolazione

Non nota

Data della stima -Metodo utilizzato -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend Non notoTrend-Periodo -Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

0 = sconosciutoGiustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni 101 - modificata delle pratiche colturali110 - uso di pesticidi150 - sistemazione fondiaria151 – rimozione di siepi e boschetti160 - gestione forestale401 – urbanizzazione continua624 - alpinismo, scalate, speleologia

Minacce 101 - modificata delle pratiche colturali110 - uso di pesticidi150 - sistemazione fondiaria151 – rimozione di siepi e boschetti160 - gestione forestale401 – urbanizzazione continua624 - alpinismo, scalate, speleologia

Habitat della specie 8310 9180, 91AA, 91B0, 91F0, 91M0, 9210, 9250, 9260, 92A0,92D0

Stima dell’area Non notaData della stima -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend Non notoTrend-Periodo -Cause del trend 0=sconosciutoProspettive future Dati insufficienti

Informazioni complementariRange favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazioni -

Page 126: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

rilevantiConclusioni

(assessment of conservation status at end of reporting period)Range Favorevole (FV)Poplazione Sconosciuto (XX)Habitat della specie Inadeguato (U1)Prospettive future Inadeguato (U1)Valutazione globaledello Stato diConservazione7

Inadeguato (U1)

7Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

*******

1.8 Specie: Vespertilio di Capaccini – Myotis capaccinii Dati Commenti/Linee guida per riportare i dati

Myotis capaccinii Livello Nazionale

Codice della specie 1316Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Mediterranea (MED), Alpina (ALP), Continentale (CON)

Range La specie è presente su tutto il territorio nazionaleNatura 2000 Standard data form; CKmap - Checklist anddistribution of the Italian Fauna(http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930)

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED) in REGIONE BASILICATAFonti di datipubblicate

Natura 2000 Standard data form; CKmap - Checklist anddistribution of the Italian Fauna(http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930); A. Martinoli, D. Preatoni, and D. Russo (The Italian ChiropteraResearch Group – GIRC); Supervision by GIRC.Palladini A., 2009. Censimento della chirotterofauna in sei S.I.C.della regione Basilicata. ISPRA. Rapporto tecnico.

Range La specie in Basilicata risulta fortemente localizzata e rara.Una recente indagine (Palladini, 2009) effettuata in sei S.I.C. della Regione Basilicata ha accertato la presenza di Myotis sp. in 4 S.I.C. (IT9220055, IT9210210, IT9210220, IT9210265).

Superficie Non notaData -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend + xx% = incremento netto non quantificabileTrend-Periodo 2006 - 2009Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiPopolazione

Page 127: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Mappa di distribuzione http://www.iucnredlist.org/http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/Stoch, F. (2000-2005): CKmap 5.3. Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio, Dir. Prot. Nat.http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930.

Stima della dimensione di popolazione

Non nota

Data della stima -Metodo utilizzato -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend Non notoTrend-Periodo -Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

0 = sconosciutoGiustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni 110 uso di pesticidi160 gestione forestale401 – continua urbanizzazione150 Sistemazione fondiaria701 – inquinamento dell’ acqua811 - gestione della vegetazione acquatica e ripari per scopi didrenaggio830 Canalizzazione850 Modifiche del funzionamento idrografico in generale852 - modifiche delle strutture di corsi d'acqua interni890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

Minacce 110 uso di pesticidi160 gestione forestale401 – continua urbanizzazione150 Sistemazione fondiaria701 – inquinamento dell’ acqua811 - gestione della vegetazione acquatica e ripari per scopi didrenaggio830 Canalizzazione850 Modifiche del funzionamento idrografico in generale852 - modifiche delle strutture di corsi d'acqua interni890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

Habitat della specie 3140, 3150, 3170, 3260, 3280, 8310 92A0Stima dell’area Non notaData della stima -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend Non notoTrend-Periodo -Cause del trend 0=sconosciutoProspettive future La specie è vitale a lungo termine?

3 = cattive prospettiveInformazioni complementari

Range favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto alla Non noto

Page 128: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

specieAltre informazionirilevanti

-

Conclusioni(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Favorevole (FV)Poplazione Sconosciuto (XX)Habitat della specie Inadeguato (U1)Prospettive future Sconosciuto (XX)Valutazione globaledello Stato diConservazione8

Inadeguato (U1)

8Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

*******

1.9 Specie: Cerambice della quercia – Cerambyx cerdoDati Commenti/Linee guida per riportare i dati

Cerambyx cerdoLivello Nazionale

Codice della specie 1088Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Mediterranea (MED), Alpina (ALP), Continentale (CON)

Range 144197 km2. Italia continentale e peninsulare, Sicilia e Sardegna. Assente dalla porzioni centrali e meridionali della Puglia.http://cdr.eionet.europa.eu/it/eu/art17/envrelzrg/map-distributionspec-cerambyx-cerdo.gml/manage_document

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED) in REGIONE BASILICATAFonti di datipubblicate

Ruffo, S., Stoch, F. (eds) (2005): Checklist e distribuzione dellafauna italiana. Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 2. serie, SezioneScienze della vita 16, p. 1-307.Stoch, F. (2000-2005): CKmap 5.3. Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio, Dir. Prot. Nat.http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1930.World Conservation Monitoring Centre 1996.0. Cerambyx cerdo.In: IUCN 2010. IUCN Red List of Threatened Species. Version2010.4. <www.iucnredlist.org>

Range La specie in Basilicata risulta estremamente localizzata e rara. Gli aggiornamenti dei formulari Natura2000 del 2009 tuttavia ne evidenziano una significativa maggiore diffusione rispetto a quanto noto in letteratura. La rarità in regione è dunque presumibilmente dovuta a difetto di ricerca.Nel SIC è diffusa nelle zone con formazioni a leccio presenti nel fondo delle gravine.

Superficie Non notaDataQualità dei dati 1 = scarsa

Page 129: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Trend + xx% = incremento netto non quantificabile (a livello nazionale èin decremento)

Trend-Periodo 1985 - 2010Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiPopolazioneMappa di distribuzione http://cdr.eionet.europa.eu/it/eu/art17/envrelzrg/map-distributionspec-

cerambyx-cerdo.gml/manage_documentStima della dimensione di popolazione

Non nota

Data della stimaMetodo utilizzato -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend Non noto (a livello nazionale è stabile)Trend-Periodo -Cause del trend Non applicabileGiustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni 160 Gestione Forestale166 rimozione piante morte o morienti167 disboscamento senza reimpianto

Minacce 160 Gestione Forestale166 rimozione piante morte o morienti167 disboscamento senza reimpianto

Habitat della specie 91M0 9250Stima dell’area SconosciutaData della stima -Qualità dei dati 2 = moderataTrend Non notoTrend-Periodo -Cause del trend Non applicabileProspettive future La specie è vitale a lungo termine?

data deficient (a livello nazionale per la specie sono presunte buone prospettive)

Informazioni complementariRange favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazionirilevanti

-

Conclusioni(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Sconosciuto(XX)Poplazione Sconosciuto(XX)Habitat della specie Favorevole (FV)Prospettive future Sconosciuto(XX)Valutazione globaledello Stato di

Sconosciuto(XX)

Page 130: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Conservazione9

9Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

******* 1.10 Specie: Melanargia arge

Dati Commenti/Linee guida per riportare i datiMelanargia arge

Livello NazionaleCodice della specie 1062Stato membro ITRegionibiogeograficheinteressate all’internodello SM

Mediterranea (MED), Alpina (ALP)

Range 61332 km2. Specie endemica italiana diffusa da dal centro Italia al nord-est della Siciliahttp://cdr.eionet.europa.eu/it/eu/art17/envrelzrg/map-distributionspec-melanargia-arge.gml/manage_documenthttp://www.iucnredlist.org/apps/redlist/details/173235/0/rangemap

Livello biogeograficoRegione biogeografica Mediterranea (MED) in REGIONE BASILICATAFonti di datipubblicate

Ruffo, S., Stoch, F. (eds) (2005): Checklist e distribuzione dellafauna italiana. Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 2. serie, SezioneScienze della vita 16, p. 1-307.Stoch, F. (2000-2005): CKmap 5.3. Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio, Dir. Prot. Nat.Villa, R., Pellecchia, M., Pesce, G.B., (2009). Farfalle d'Italia. Ed.Compositori; Collana: IBC immagini e documenti, pp. 304 van Swaay, C., Wynhoff, I., Verovnik, R., Wiemers, M., LópezMunguira, M., Maes, D., Sasic, M., Verstrael, T., Warren, M. &Settele, J. 2009.0. Melanargia arge In: IUCN 2010. IUCN RedList of Threatened Species. Version 2010.4http://www.iucnredlist.org/apps/redlist/details/173235/0

Range La specie in Basilicata risulta estremamente localizzata e rara. Gli aggiornamenti dei formulari Natura2000 del 2009 tuttavia ne evidenziano una significativa maggiore diffusione rispetto a quanto noto in letteratura. La rarità in regione è dunque presumibilmente dovuta a difetto di ricerca.Nel SIC è diffusa in zone con formazioni erbacee a carattere steppico.

Superficie Non notaDataQualità dei dati 1 = scarsaTrend + xx% = incremento netto non quantificabile (a livello nazionale è

in decremento)Trend-Periodo 1985 - 2010Cause del trend Principali ragioni presunte del cambiamento del range, se conosciute

1 = miglioramento delle conoscenze/dati più accuratiPopolazioneMappa di distribuzione http://cdr.eionet.europa.eu/it/eu/art17/envrelzrg/map-distributionspec-

melanargia-arge.gml/manage_documentStima della dimensione di Non nota

Page 131: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

popolazione Data della stimaMetodo utilizzato -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend Non noto (a livello nazionale è stabile)Trend-Periodo -Cause del trend Non applicabileGiustificazione dellesoglie % utilizzateper il trend

-

Principali pressioni 101 modifica delle pratiche colturali140 pascolo180 Incendi

Minacce 101 modifica delle pratiche colturali140 pascolo180 Incendi

Habitat della specie 3250 5210 5230 5320 5330 92A0Stima dell’area SconosciutaData della stima -Qualità dei dati 1 = scarsaTrend Non notoTrend-Periodo -Cause del trend Non applicabileProspettive future La specie è vitale a lungo termine?

data deficient (a livello nazionale per la specie sono presunte buone prospettive)

Informazioni complementariRange favorevole diriferimento

Non noto

Popolazione favorevole diriferimento

Non noto

Habitat adatto allaspecie

Non noto

Altre informazionirilevanti

-

Conclusioni(assessment of conservation status at end of reporting period)

Range Sconosciuto(XX)Poplazione Sconosciuto(XX)Habitat della specie Favorevole (FV)Prospettive future Sconosciuto(XX)Valutazione globaledello Stato diConservazione10

Sconosciuto(XX)

10Nelle categorie non favorevoli può essere usato un simbolo specifico (es. una freccia) per indicare popolazioni in ripresa

4. INVENTARIO DELLE NORMATIVE APPLICABILI

COMPONENTE FORESTALEPer quanto riguarda le normative di riferimento, di seguito vengono elencati alcuni riferimenti.

Page 132: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Leggi nazionali Legge 21 novembre 2000 n. 353 “Legge Quadro in materia di incendi boschivi”; Legge 6 dicembre 1991 n. 394 “Legge Quadro sulle aree protette”; D.M. 22 gennaio 2009 “Modifica del Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007, concernente i

criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”;

R.D. 30 dicembre 1923 n. 3267 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e terreni montani”;

Regio Decreto 16 maggio 1926 n. 1126 “Approvazione del Regolamento per l’applicazione del R.D. 30 dicembre 1923 n. 3267”;

D.L. 18 maggio 2001, n.228 “Orientamento e modernizzazione forestale a norma dell’art. 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57;

Legge del 08 agosto 1985, n. 431 “Conversione in Legge con modificazioni del Decreto Legge 27 giugno 1985, n. 312 concernente disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”;

D.L. 22 gennaio 2004, n.42 “Codici dei Beni Culturali e del Paesaggio”; D.L. del 29 ottobre 1999, n. 490 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni

culturali ed ambientali, a norma dell’art. 1 della legge 8 ottobre, n. 352; D.M. 16 giugno 2005 “Linee guida di programmazione forestale”;

Leggi regionali Legge Regionale del 28 giugno 1994 n. 28 “Individuazione, classificazione, istituzione, tutela

e gestione aree naturali e protette in Basilicata”; Legge Regionale del 21 giugno 1984, n. 17 “Disciplina della raccolta dei funghi”; Legge Regionale del 10 novembre 1998, n. 42 "Norme in materia forestale" D.G.R. del 30 dicembre 2002 n. 2514 “Regolamento per la redazione e l’attuazione dei Piani

di Assestamento Forestale” così come previsto dalla Legge regionale 10 novembre 1998, n. 42 "Norme in materia forestale";

Legge Regionale del maggio 2004 n. 11 “Modifiche ed integrazioni alla L.R. 10/11/1998, n. 42 "Norme in materia forestale".

Legge Regionale del 3 aprile 1990 n.11 “Istituzione del Parco Archeologico storico naturale delle chiese rupestri del materano”.

Legge Regionale del 27 marzo 2000 n. 21 “Istituzione del servizio volontario di vigilanza ambientale”;

Legge Regionale del 7 gennaio 1998, n. 2 “Istituzione dell’Ente di gestione del Parco archeologico storico naturale delle Chiese rupestri del materano”;

D.G.R. del 23 marzo 1999, n. 1085 “Regolamento del pascolo su demanio pubblico” D.G.R. del 20 aprile 2000, n. 956. Modifiche da apportare al “Regolamento di attuazione

recante le norme per il taglio dei boschi” di cui alla D.G.R. n. 1734/99 e alla D.G.R. n. 2827/99;

Legge Regionale del 22 febbraio 2005, n. 13 “Norme per la protezione dei boschi dagli incendi”;

Legge regionale del 14 ottobre 2008, n. 26 “Tutela delle risorse genetiche autoctone vegetali ed animali di interesse agrario”;

Legge Regionale del 11 marzo 1997, n.15 “Modifica alla L.R. 28/06/1994, n. 28 Individuazione, istituzione, tutela e gestione delle Aree naturali protette in Basilicata;

Page 133: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Legge Regionale del 22 febbraio 2000, n. 9 “Modifica ed integrazioni alle L.R. n. 47 del 1997 e n. 2 del 1998”;

Regione Basilicata Dipartimento Ambiente Territorio e Politiche della sostenibilità, Ufficio Foreste e Tutela del Territorio - PROGRAMMA TRIENNALE DI FORESTAZIONE 2009-2011;

Programma di Sviluppo Rurale della Regione Basilicata per il periodo 2007-2013; PIANO ANTINCENDIO REGIONALE Anno 2009-2011. Redatto ai sensi dell’art. 2 comma

1della legge regionale n. 13 del 22 febbraio 2005 secondo le indicazioni contenute nel comma 3 dell’art. 3 della legge-quadro n. 353 del 21 novembre 2000;

Piano di gestione dei SIC e ZPS (IT9130007 Area delle Gravine – IT9220135 Gravine di Matera);

D.G.R. del 20 aprile 2000, n.956 Modifiche da apportare al “Regolamento di attuazione recante le norme per il taglio dei boschi” di cui alla D.G.R. n. 1734/99 e alla D.G.R. n. 2827/99;

L.R. del 22 febbraio 2005, n.13 “Norme per la protezione dei boschi dagli incendi”.

Leggi provinciali PRESCRIZIONI DI MASSIMA E DI POLIZIA FORESTALE per i boschi terreni sottoposti a vincolo

nella provincia di Matera.

Leggi comunali Piano Regolatore Generale del Comune di Matera e del Comune di Montescaglioso; PIANO DEL PARCO REGIONALE ARCHEOLOGICO - STORICO - NATURALE DELLE CHIESE

RUPESRI DEL MATERANO (L.R. n. 11/90 - L.R. n. 28/94 - L.R. n. 2/98); Statuto del Parco; Piano di gestione 2008-2012 della popolazione di cinghiali in area parco; Regolamento del 26 novembre 2008, n.21 “Gestione della popolazione del cinghiale”; Regolamento per le escursioni guidate nel Parco n°6/2004; Regolamento per la raccolta di funghi epigei ed ipogei del 8 marzo 2006, n.4.

COMPONENTE ZOOLOGICAPer quanto riguarda le normative di riferimento di seguito vengono elencati alcuni riferimenti.

Anno Livello Tipo Oggetto link on line1979 Comunitario Normativa Direttiva 79/409/CEE "Uccelli" del

Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici

79/409/CEE "Uccelli".

1992 Comunitario Normativa Direttiva del Consiglio n. 92/43/CEE del 21 maggio 1992 - Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee L 206 del 22 luglio 1992)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/normativa/Direttiva_del_Consiglio_n._92_43_CEE.pdf

2006 Comunitario Normativa Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo e recante modifica del regolamento (CEE)

http://www.eurofishmarket.it/images/normative/RegCE_1967_2006_Consiglio.pdf

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n. 2847/1993 e che abroga il regolamento (CE) n. 1626/94;

2009 Comunitario Normativa Direttiva 2009/147/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici

Direttiva 2009/147/CE

2009 Comunitario Normativa Regolamento (CE) n. 359/2009 della Commissione del 30 aprile 2009 - Sospende l'introduzione nella Comunità di esemplari di talune specie di fauna e flora selvatiche (Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea L 110 del 1 maggio 2009)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/normativa/Regolamento_xCEx_359_09_della_Commissione.pdf

1983 Nazionale Normativa L. 25 gennaio 1983, n. 42 - Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica, con allegati, adottata a Bonn il 23 giugno 1979 (G.U. 18 febbraio 1983, n. 48)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/normativa/legge_25_01_1983_42.pdf

1991 Nazionale Normativa L. 14 agosto 1991, n. 281 - Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo (G.U. 30 agosto 1991, n. 203)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/normativa/legge_14_08_1991_281.pdf

1991 Nazionale Normativa Legge 6 dicembre 1991, n. 394. Legge quadro sulle aree protette

http://www.parks.it/federparchi/leggi/394.html

1992 Nazionale Normativa L. 11 febbraio 1992, n. 157 - Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio (G.U. 25 febbraio 1992, n. 46, S.O.)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/normativa/legge_11_02_1992_157.pdf

1997 Nazionale Decreto del Presidente della Repubblica

D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche (G.U. 23 ottobre 1997, n. 248, S.O.)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/normativa/dpr_08_09_1997_357.pdf

2000 Nazionale LINEE Guida all'Interpretazione dell'art. 6 della Dir. 92/43/CEE

http://www.minambiente.it/opencms/export/sites/default/archivio/allegati/rete_natura_2000/gestione_siti_natura2000.pdf

2002 Nazionale Normativa Legge 3 ottobre 2002, n. 221. Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della

http://www.regione.lazio.it/binary/web/

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"fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'art. 9 della direttiva 79/409/CEE"

ambiente_argomenti/L221_2002.pdf

2004 Nazionale Linee Linee guida per il monitoraggio dei Chirotteri: indicazioni metodologiche per lo studio e la conservazione dei pipistrelli in Italia

http://www.minambiente.it/home_it/showitem.html?lang=&item=/documenti/biblioteca/biblioteca_0093_a.html

2006 Nazionale Normativa L. 6 febbraio 2006, n. 66 - Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa - EURASIA, con Allegati e Tabelle, fatto a L'Aja il 15 agosto 1996 (G.U. 4 marzo 2006, n. 53, S.O. n. 51)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/normativa/legge_06_02_2006_66.pdf

2007 Nazionale Linee Linee guida per l'immissione di specie faunistiche

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/biblioteca/protezione_natura/qcn_27.pdf

2008 Nazionale Linee Guida alla disciplina della caccia nell’ambito della direttiva “Uccelli selvatici"

http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/wildbirds/hunting/docs/hunting_guide_it.pdf

2009 Nazionale Piano Piano d’azione nazionale per il Capovaccaio (Neophron percnopterus)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/biblioteca/protezione_natura/qcn_30_capovaccaio.pdf

2010 Nazionale Piano Piano d’Azione per la Conservazione della Lontra (Lutra lutra)

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/biblioteca/protezione_natura/qcn_35_lontra.pdf

2010 Nazionale Linee Linee guida per la gestione del Cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette. II edizione

http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/biblioteca/protezione_natura/qcn_cinghiale_IIedizione.pdf

2010 Nazionale Ricerca Ricerca scientifica e strategie per la http://

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conservazione del lupo (Canis lupus) in Italia

www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/biblioteca/protezione_natura/qcn_33_lupo_italia.pdf

1990 Regionale Normativa LEGGE REGIONALE N. 11 DEL 3-04-1990REGIONE BASILICATA ISTITUZIONE DEL PARCO ARCHEOLOGICO STORICO NATURALE DELLE CHIESE RUPESTRI DEL MATERANO

http://www.parcomurgia.it/public/web/documenti/Istituzione_del_Parco_Archeologico_Storico_Naturale_delle_Chiese_Rupestri_del_Materano.pdf

1994

1997

Regionale Normativa Legge Regionale del 28 giugno 1994, n. 28: individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata

LEGGE REGIONALE N. 15 DEL 11-03-1997 REGIONE BASILICATAModifiche alla LR 28.6.1994 n. 28. Individuazione,classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata

http://www.parcomurgia.it/public/web/documenti/Individuazione,_classificazione,_istituzione,_tutela_e_gestione_delle_aree_naturali_protette_in_Basilicata.pdf

1995 Regionale Normativa Legge regionale 9 gennaio 1995, n. 2 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio"

http://www.arbea.basilicata.it/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=308&Itemid=

1998 Regionale Normativa LEGGE REGIONALE N. 2 DEL 7-01-1998REGIONE BASILICATA ISTITUZIONE DELL’ENTE DI GESTIONE DEL PARCO ARCHEOLOGICO STORICO NATURALE DELLE CHIESE RUPESTRI DEL MATERANO.

http://www.parcomurgia.it/public/web/documenti/_Ente_di_gestione_del_Parco_Archeologico_Storico_Naturale_delle_Chiese_Rupestri_del_Materano.pdf

2000 Regionale Normativa Legge Regionale 27 marzo 2000, n. 23: norme per il risarcimento dei danni causati alle produzioni zootecniche della fauna selvatica o inselvatichita

http://www.arbea.basilicata.it/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=2223&Itemid=

2003 Regionale Normativa DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 22 dicembre 2003, n. 2454 - "D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonchè della flora e della

http://www.arbea.basilicata.it/index.php?option=com_docman&task=doc_details&gid=4463&Itemid=73

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fauna selvatica - Indirizzi applicativi in materia di valutazione d'incidenza"

2005 Regionale Normativa Legge Regionale del 22 febbraio 2005, n. 12: modifiche alla l.r. 28 giugno 1994 n. 28 individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata

http://www.ambientediritto.it/legislazione/aree%20protette/2005/basilicata_lr2005_n.12.htm

2010 Regionale Normativa D.P.G.R. Basilicata 30 luglio 2010, n. 211. “Calendario Venatorio Regionale” 2010/2011.

06/2011 Provinciale Piani La giunta provinciale ha approvato il Piano di assestamento faunistico per la selezione del cinghiale. Provvedimento che sarà attuato non appena la Regione e l’ISPRA forniranno pareri positivi.”

2006 Parco Murgia Regolamento REGOLAMENTOPER L’INDENNIZZO DANNI DA FAUNA SELVATICA ALLE COLTUREAGRO-FORESTALI ED AL PATRIMONIO ZOOTECNICO

http://www.parcomurgia.it/public/web/documenti/Regolamento_indennizzo_danni_fauna_selv.pdf

2008 Parco Murgia Piano(bozza) PIANO DI GESTIONE 2008-2012 DELLA POPOLAZIONE DI CINGHIALI (Sus scrofa) IN AREA PARCO

http://www.parcomurgia.it/ita/web/item.asp?nav=129

Parco Murgia Piano Piano del Parco (All.A-B-C) http://www.parcomurgia.it/ita/web/item.asp?nav=128

COMPONENTE AGRONOMICA E ZOOTECNICAPer quanto riguarda le normative di riferimento, di seguito vengono elencati alcuni riferimenti. Identificazione degli animali:

(Impegni/obblighi)- Registrazione azienda in Banca dati regionale/nazionale.- Aggiornamento del registro di stalla e della banca dati zootecnica.- Rispetto degli altri adempimenti previsti dalle norme (identificazione capi, marchi, passaporto, ecc.).

Regolamento (CE) n. 1760/2000 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 luglio 2000, che istituisce un sistema di identificazione e di registrazione dei bovini e relativo all'etichettatura delle carni bovine e dei prodotti a base di carni bovine, e che abroga il regolamento (CE) n. 820/97 del Consiglio;

Direttiva 92/102/CE - Identificazione e registrazione degli animali; Regolamento (CE) n. 21/2004 del Consiglio del 17 dicembre 2003 che istituisce un sistema

di identificazione e registrazione degli ovini e dei caprini e che modifica il regolamento (CE)

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1782/2003 e le direttive 92/102/CEE e 64/432/CEE (GU L 5 del 9.1.2001, pag. 8): Articoli 3, 4 e 5;

Decreto del Presidente della Repubblica 19 ottobre 2000, n. 437 “Regolamento recante modalità per l’identificazione e la registrazione dei bovini” (G.U. n. 30 del 6 febbraio 2001);

Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali 31 gennaio 2002 “Disposizioni in materia di funzionamento dell’anagrafe bovina” (G.U. 26 marzo 2002 n. 72) e successive modifiche;

Circolare del Ministero della salute 28 luglio 2005 - Indicazioni per l'applicazione del regolamento (CE) n.21/2004 del Consiglio del 17 dicembre 2003 che istituisce un sistema di identificazione e di registrazione degli animali delle specie ovina e caprina. (GU n. 180 del 4-8-2005).

Sostegno all’agricoltura e condizionalità

Impegni/obblighiRegole che gli imprenditori agricoli devono rispettare per assicurare:- la difesa dell’ambiente e del territorio- la sicurezza alimentare e la salute pubblica dei consumatori- il benessere animale- applicare le buone condizioni agronomiche ed ambientali (BCAA)- applicare criteri di gestione obbligatori (CGO)

Regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio del 29 settembre 2003 che stabilisce norme comuni relative al regime di sostegno diretto nell'ambito della Politica Agricola Comune (PAC);

Regolamento (CE) n. 796/2004 della Commissione del 21 aprile 2004, recante modalità di applicazione della condizionalità, della modulazione del sistema integrato di gestione e controllo di cui al regolamento (CE) n. 1782/2003 e successive modifiche e integrazioni;

Decreto 22 dicembre 2009 n. 30125. Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Disciplina del regime di condizionalità ai sensi del regolamento (CE) n. 73/2009 e delle riduzioni ed esclusioni per inadempienze dei beneficiari dei pagamenti diretti e dei programmi di sviluppo rurale (Decreto n. 30125);

Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR);

REGIONE BASILICATA Programma di sviluppo rurale della Regione Basilicata 2007/2013;

Prodotti fitosanitari e pesticidi

Impegni/obblighi- Tenere il registro dei trattamenti e procedere al suo costante aggiornamento.- Rispettare le modalità di impiego dei prodotti (specifiche riportate sull’etichetta, ammissibilità deiprodotti utilizzati rispetto alla coltura, corretta modalità di deposito dei prodotti in azienda,dotazione di dispositivi di protezione individuale, corretta modalità di manipolazione edistribuzione, rispetto dei tempi di sicurezza e di rientro, corretta taratura e manutenzionemacchine e attrezzi).- In caso di utilizzazione di prodotti fitosanitari classificati Molto Tossici, Tossici o Nocivi

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(T+,T,XNc): possedere il patentino in corso di validità, conservare la documentazione prevista perlegge.

Direttiva 91/414/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1991, relativa all'immissione in commercio dei prodotti fitosanitari;

Decreto legislativo n. 194 del 17 marzo 1995 “Attuazione della direttiva 91/414/CEE in materia di immissione in commercio dei prodotti fitosanitari” (GU n. 122 del 27 maggio 1995, Suppl. Ord. .60);

D.P.R. n. 290 del 23 aprile 2001, Regolamento di semplificazione dei procedimenti di Autorizzazione alla produzione, alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti;

Circolare MIPAF 30/10/2002 Modalità applicative dell’art. 42 del D.P.R. n. 290 del 23 aprile 2001, relativo ai dati di produzione, esportazione, vendita ed utilizzo di prodotti fitosanitari e coadiuvanti di prodotti fitosanitari (G.U. 5 febbraio 2003, n. 29, Suppl. Ord. n.18);

D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236, e art. 93 del decreto legislativo 152/2006 in materia di individuazione delle zone vulnerabili da fitosanitari: disposizioni sull’uso di pesticidi nelle vicinanze di corpi idrici o di altri luoghi sensibili;

Decreto del Ministero della salute 27 agosto 2004 relativo ai prodotti fitosanitari: limiti massimi di residui delle sostanze attive nei prodotti destinati all’alimentazione

Sostanze ormonali

Impegni/obblighiRispettare le prescrizioni previste dalla vigente normativa e in particolare, salvo deroghe edesclusioni:1) divieto di somministrazione di tireostatici, stilbeni e derivati dello stilbene e loro salied esteri, estradiolo-17 beta e suoi derivati sotto forma di esteri e sostanze beta-agoniste e persostanze ad azione estrogena - diverse dall'estradiolo-17 beta e dai suoi derivati sotto forma diesteri - androgena o gestagena. Alcune di queste sostanze possono tuttavia essere impiegate a scopoterapeutico, purché ne sia in questo caso controllato l'uso; 2) divieto di destino allacommercializzazione di animali ai quali siano stati somministrati sostanze o prodotti nonautorizzati, ovvero che siano stati oggetto di un trattamento illecito o di animali per i quali, in casodi somministrazione di sostanze o prodotti autorizzati, non sia rispettato il periodo di sospensioneprescritto e prodotti da questi animali derivati (latte, uova, carne, ecc…).

Direttiva 96/22/CE del Consiglio, del 29 aprile 1996 e successive modifiche apportate dalla irettiva 2003/74/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente il divieto d'utilizzazione di talune sostanze ad azione ormonica, tireostatica e delle sostanze agoniste nelle produzioni animali e che abroga le direttive 81/602/CEE, 88/146/CEE e 88/299/CEE;

Decreto dirigenziale del 14/10/2004 del Ministero della Salute ; Decreto legislativo n. 158 del 16.03.2006 “Attuazione della direttiva 2003/74/CE

concernente il divieto di utilizzazione di talune sostanze ad azione ormonica, tireostatica e delle sostanze beta agoniste nelle produzioni di animali”.

filiere settore alimentare

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Impegni/obblighi- Rispettare gli obblighi di rintracciabilità;- Realizzare il manuale aziendale previsto dalla normativa vigente e far sì che il manuale siasempre presente e reperibile in azienda (per gli allevamenti di bovini da latte, coinvolti nella filieraproduttiva del latte fresco).- attenersi alle disposizioni contenute negli articoli e allegati dei regolamenti c.d. "pacchettoigiene” sull’igiene dei prodotti alimentari, dei prodotti di origine animale e dei mangimi.

Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare;

Articolo 4, paragrafo 1, e parte “A” dell’allegato I del Regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004 sull’igiene dei prodotti alimentari;

Articolo 3, paragrafo 1, e allegato III del Regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004 sull’igiene dei prodotti alimentari di origine animale;

Articolo 5, paragrafi 1, 5 e 6 e allegati I e III del Regolamento (CE) n. 183/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 gennaio 2005 che stabilisce requisiti per l’igiene dei mangimi;

Decreto del Ministro delle Attività Produttive e del Ministro delle Politiche agricole e forestali 27 maggio 2004 recante “rintracciabilità e scadenza del latte fresco”;

Decreto del Ministro delle Attività Produttive e del Ministro delle Politiche agricole e forestali 14 gennaio 2005 recante “linee guida per la stesura del manuale aziendale per la rintracciabilità del latte”;

Linee guida approvate dalla Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 15 dicembre 2005; Regolamento (CE) n. 79/2005 della Commissione del 19 gennaio 2005 che attua il

regolamento (CE) n. 1774/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio relativamente all’uso del latte, dei prodotti a base di latte e dei sottoprodotti del latte, definiti come materiali di categoria 3 nello stesso regolamento.

effluenti di allevamento

Impegni/obblighi- uniformare la distribuzione dei fertilizzanti- somministrare l’azoto il più vicino possibile al momento della sua utilizzazione- corretto stoccaggio degli effluenti zootecnici- corretta gestione dei fanghi di depurazione

Decreto interministeriale 7 aprile 2006: “Criteri e norme tecniche per la disciplina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, di cui all’articolo 38 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152”;

D.Lgs. 18 febbraio 2005 n. 59: “Attuazione integrale della Direttiva 96/61/CEE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, in materia di riduzione integrata dell’inquinamento degli allevamenti intensivi indicati nell’Allegato 1 del medesimo decreto”;

Direttiva 86/278/CE - fanghi di depurazione;

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Norme di BPA di cui al Decreto M. 19 aprile 1999 per lo stoccaggio delle deiezioni animali nelle aziende con allevamenti;

REGIONE BASILICATA DGR n. 1985 del 19/12/2006: Designazione delle zone vulnerabili da nitrati;

REGIONE BASILICATA DGR n. 293 del 17 luglio 2007 e DGR n. 413 del 28/02/2007: Programma d’azione della Basilicata per le zone ordinarie o non vulnerabili ai nitrati di origine agricola.

Malattie animali

Impegni/obblighi- divieto di somministrazione di proteine derivate da mammiferi e di proteine animali trasformate,gelatina ricavata da ruminanti, prodotti a base di sangue, proteine idrolizzate, fosfato di calcico efosfato tricalcico di origine animale ("fosfato dicalcico e fosfato tricalcico"), mangimi contenenti leproteine suddette, per i ruminanti di proteine di origine animale e dei mangimi che le contengono;- obbligo di immediata denuncia alle autorità competenti in ogni caso di sospetta o palese infezioneda TSE in un animale.- obbligo di notifica immediata dei casi sospetti o palesi di febbre catarrale (lingua blu) degliovini.

Direttiva 85/511/CE “Lotta contro afta epizootica”; Direttiva 92/119/CE “Lotta contro malattie animali”; Regolamento (CE) n. 999/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio

2001, recante disposizioni per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione di alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili;

Direttiva 2000/75/CE del Consiglio, del 20 novembre 2000, che stabilisce disposizioni specifiche relative alle misure di lotta e di eradicazione della febbre catarrale.

Decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 225 recante Attuazione della direttiva 2000/75/CE relativa alle misure di lotta e di eradicazione del morbo “lingua blu” degli ovini;

Benessere animale

Impegni/obblighi- applicazione delle norme minime per la protezione dei vitelli/normativa nazionale e integrazioni regionali.

Decreto legislativo n. 533 del 30 dicembre 1992 “Attuazione della direttiva 91/629/CEE che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli;

Direttiva 98/58/CE del Consiglio, del 20 luglio 1998, riguardante la protezione degli animali negli allevamenti;

Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 146 “Attuazione della direttiva 98/58/CE relativa alla protezione degli animali negli allevamenti;

Direttiva 91/629/CE del Consiglio, del 19 novembre 1991 che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli;

Direttiva 91/630/CE del Consiglio, del 19 novembre 1991, che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini.

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Agricoltura e zootecnia

Regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio del 29 settembre 2003 che stabilisce norme comuni relative al regime di sostegno diretto nell'ambito della Politica Agricola Comune (PAC)

Regolamento (CE) n. 796/2004 della Commissione del 21 aprile 2004, recante modalità di applicazione della condizionalità, della modulazione del sistema integrato di gestione e controllo di cui al regolamento (CE) n. 1782/2003 e successive modifiche e integrazioni

Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)

Decreto 22 dicembre 2009 n. 30125. Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Disciplina del regime di condizionalità ai sensi del regolamento (CE) n. 73/2009 e delle riduzioni ed esclusioni per inadempienze dei beneficiari dei pagamenti diretti e dei programmi di sviluppo rurale. (Decreto n. 30125).

D.P.R. 290/2001: Requisiti minimi relativi ai prodotti fitosanitari D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236, e art. 93 del decreto legislativo 152/2006 in materia di

individuazione delle zone vulnerabili da fitosanitari: disposizioni sull’uso di pesticidi nelle vicinanze di corpi idrici o di altri luoghi sensibili

Decreto interministeriale 7 aprile 2006: “Criteri e norme tecniche per la disciplina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, di cui all’articolo 38 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152”;

D.Lgs. 18 febbraio 2005 n. 59: “Attuazione integrale della Direttiva 96/61/CEE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, in materia di riduzione integrata dell’inquinamento degli allevamenti intensivi indicati nell’Allegato 1 del medesimo decreto”;

REGIONE BASILICATA DGR n. 1985 del 19/12/2006: Designazione delle zone vulnerabili da nitrati;

REGIONE BASILICATA DGR n. 293 del 17 luglio 2007 e DGR n. 413 del 28/02/2007: Programma d’azione della Basilicata per le zone ordinarie o non vulnerabili ai nitrati di origine agricola,.

REGIONE BASILICATA Legge Regionale 27 aprile 1999, n. 14: Disciplina delle produzioni biologiche regionali (*) (B.U. Regione Basilicata n. 28 del 6 maggio 1999)

R.D.L. 30-12.1923 n. 3267 :Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani" (Legge Forestale). Si tratta della normativa fondamentale in materia forestale: ha creato un piano organico sulla politica forestale nazionale definendo i compiti della Guardia Forestale ed istituendo i vincoli idrogeologici. Nella legge vengono posti i primi vincoli sui terreni boschivi e vengono predisposte, negli artt. 8, 9,10, e 11, le "Prescrizioni di massima e di Polizia Forestale" (P.M.P.F) che prevedono una serie di limitazioni e cautele per la tutela dei boschi.

R.D. 18 giugno 1931 n.773: Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza in materia di incendi prevede:

ART. 59 : è vietato dare fuoco nei campi o nei boschi alle stoppie fuori dal tempo o senza e condizioni stabilite dai regolamenti locali e a una distanza minore di quella in essi determinata. In mancanza di regolamenti è comunque vietato dare fuoco nei campi o nei boschi alle stoppie prima del 15 agosto e ad una distanza minore di 100

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metri da: case, edifici, boschi, piantagioni, siepi, mucchi di biada, di paglia, di fieno, di foraggio e da qualsiasi altro deposito di materia infiammabile o combustibile. Anche quando è stato acceso il fuoco nel tempo, nei modi ed alla distanza su indicata, devono essere adottate le cautele necessarie a difesa della proprietà altrui, e chi ha acceso il fuoco deve assistere di persona e col numero occorrente di persone fino a quando il fuoco sia spento.

Produzioni biologiche

REGIONE BASILICATA Legge Regionale 27 aprile 1999, n. 14: Disciplina delle produzioni biologiche regionali.

REGIONE BASILICATA Deliberazione della Giunta Regionale 18 marzo 2002, n. 476: Individuazione delle aree naturali destinate al pascolo ai fini delle produzioni zootecniche biologiche.

(Direttiva “Uccelli”):- Norma 2.1-Gestione delle stoppie e dei residui colturali;- Norma 4.1 let.b - Protezione del pascolo permanente;- Norma 4.2 – Gestione delle superfici ritirate dalla produzione;- Norma 4.4 lett.a e c – Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio.

(Direttiva “Nitrati”):- Norma 1.1 - Regimazione temporanea delle acque di terreni in pendio- Norma 4.2 - Gestione delle superfici ritirate dalla produzione

(Direttiva “Habitat”)- Norma 2.1 – Gestione delle stoppie e dei residui colturali- Norma 4.1 lettera b) – Protezione del pascolo permanente- Norma 4.2 – Gestione delle superfici ritirate dalla produzione;- Norma 4.4 lett.a e c – Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio. D.

91/414 “Immissione in commercio prodotti fitosanitari”

Legge Regionale n. 28 del 28 giugno 1994; Individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata;L.R. 28/94 – Approvazione elenco delle specie della flora lucana da proteggere;Legge Regionale del 22 febbraio 2005, n. 12: modifiche alla l.r. 28 giugno 1994 n. 28 individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata;Legge 3 ottobre 2002, n. 221. Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della "fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'art. 9 della direttiva 79/409/CEE"; Legge regionale 14 ottobre 2008, n. 26. Tutela delle risorse genetiche autoctone vegetali ed animali di interesse agrario;Legge Regionale del 28 giugno 1994, n. 28: individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata;Legge regionale del 2 febbraio 2001, n. 6. Disciplina delle attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano.

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5. MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE

Una delle finalità principali delle Misure di Tutela e Conservazione (MTC) risponde alla necessità di pervenire all’integrazione delle esigenze di conservazione dei siti Natura 2000 con la pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio (internazionale-nazionale-locale) secondo quanto previsto dall’art. 6, paragrafo 1, Direttiva Habitat.Le MTC dei siti comunitari sono oggetto di specifica progettazione poiché esse devono essere: individuate sul territorio dato, opportunamente dimensionate, riferite agli "eventi di tipo naturale e di tipo antropico" rilevati nell’ambito territoriale

omogeneo e nel singolo sito,Inoltre, esse devono indicare: gli eventuali interventi di difesa della biodiversità monitorata sia dal punto di vista

infrastrutturale sia dal punto di vista naturalistico, le regole e gli strumenti di gestione che possono assicurare nel tempo un sufficiente stato di

conservazione in buono stato di salute degli habitat e delle specie di flora e di fauna selvatiche, in ideale equilibrio con le attività delle comunità antropiche residenti nell’area omogenea.

Le MTC possono essere distinte in: misure specifiche (sono quelle da progettare ed applicare direttamente al territorio del sito

comunitario interessato); misure incidenti (sono quelle da progettare ed applicare all’area territoriale omogenea

data); misure gestionali (sono quelle da redigere per consentire una gestione coerente dei siti

integrati nell’area omogenea); misure amministrative e regolamentari (sono quelle misure attinenti leggi, regolamenti,

decreti, delibere della Giunta regionale, manuali, etc.).

1 MISURE SPECIFICHE

Si propongono qui azioni e misure da applicare entro i confini del SIC in esame, scaturite da considerazioni e valutazioni: sullo stato di conservazione della/e specie, desumibile dalle eventuali Liste Rosse, riferite ai

diversi livelli di scala (regionale, nazionale, ecc.); sulla disponibilità di “piani d’azione” (action plan) per la/le specie in oggetto, definiti a livello

comunitario, nazionale o ad altri livelli; sull’effettivo livello di monitoraggio della/e specie di interesse, attuato nel sito considerato o a

più ampia scala e, quindi, l’attualità delle conoscenze a disposizione; sulla presenza nel sito di habitat d’interesse comunitario di particolare rilievo per la

conservazione della/e specie considerate, tanto da determinare una priorità d’intervento in essi rispetto ad altri habitat;

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la salvaguardia delle situazioni in cui l’eterogeneità reale (con riferimento alle serie di vegetazione) è coerente con l’eterogeneità potenziale;

sulla salvaguardia ed il monitoraggio delle cenosi vegetali, particolarmente negli ambiti che presentano rischi di erosione del suolo “accelerata”, per processi di erosione idrica incanalata e per movimenti di massa;

sulla salvaguardia delle valenze paesaggistiche, intese sia in termini naturali (geosigmeti e mosaici di unità di paesaggio necessarie alla fauna) che in termini culturali ed estetici.

Tra le misure specifiche, possono essere annoverate le seguenti.

MISURE SPECIFICHE

a) Azioni per la tutela (TUT.)

TUT. 1

Motivazione: in alcune aree prative, che nel complesso caratterizzano una porzione significativa del SIC (22%), nonostante la forte diminuzione della pratica del pascolamento semi-brado negli ultimi decenni sussiste una pressione da pascolo elevata perché concentrata su superfici limitate. In particolare in corrispondenza dei siti di riposo delle mandrie, si verifica un aumento del calpestio del terreno, un incremento dei nistrati (dovute alle feci e all’urina) e il corrispondente aumento dei parassiti presenti. Nell’area demaniale del SIC il pascolamento non sembra essere eccessivo, anche se è possibile evidenziare una compattazione del terreno nelle aree maggiormente frequentate dal bestiame, con conseguente aumento del deflusso superficiale dell’acqua e innesco di fenomeni erosivi.

Azione Target Riferimento/notaTurnare il pascolo prevedendo un carico massimo compreso fra 0,15 e 0,20 UBA/ha/anno in relazione agli habitat e al loro stato di conservazione.

Habitat:6220*, 62A0.Flora:Stipa austroitalica.Fauna:Falco naumanni, Falco biarmicus, Lullula arborea, Anthus campestris, Burhinus oedicnemus, Testudo hermanni, Zamenis situla, Hystrix cristata.

D.G.R. n. 993/2004.D.C.R. n. 1085 del 23/03/1999.D.P.R. n. 320 del 8/2/1954 e successivi aggiornamenti.Piano del Parco Regionale Archeologico, Storico, Naturale delle Chiese rupestri del Materano.L.R. n. 1085 del 23/3/1999 (Regolamento per il pascolo sul Demanio Pubblico).

Non esiste un Piano pascolo per il Parco

TUT. 2 Motivazione: presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di specie floristiche protette a livello regionale e nazionale e di entità segnalate all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati (pascolamento brado del bestiame, uso del fuoco) e disturbi dovuti alle attività agricole e turistiche (uso di fertilizzanti, calpestio) nell’area del SIC.

Azione Target Riferimento/notaMonitoraggio e mappatura dei siti con presenza specie particolarmente rare all’interno del territorio del SIC; valutazione della consistenza demografica

Habitat: 5210, 6220*, 62A0, 8210, 9250, 9340. Flora: Orchidaceae, Quercus trojana, Q.macrolepis,

Direttiva 92/43/CE, Art. 11;D.P.G.R. 55/2005. Art. 2.

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delle specie di elevato valore conservazionistico e fitogeografico.

Q.virgiliana, Stipa austroitalica, Centaurea centaureum, Carum multiflorum, Campanula versicolor, Porteschlagiella ramosissima, Juniperus phoenicea ssp. turbinata, Anthemis hydruntina, Linum tommasinii, Paeonia mascula, Polygonum tenoreanum, Nerium oleander, Dictamus albus, Salvia argentea.

TUT. 3 Motivazione: le comunità forestali (boschi e boscaglie in ricostituzione) presenti dentro il SIC risultano particolarmente esigue come superficie (circa 7% in totale), frammentate da diversi ordini di disturbi (taglio, passaggio del fuoco) e conseguentemente alterate in senso floristico e fisionomico-strutturale. All’interno del SIC è stato individuato un lembo di bosco di fragno (habitat 9250) che si presenta in senso strutturale in uno stato di transizione riconducibile più ad un cespuglieto alberato che ad un bosco effettivo. La rinnovazione naturale di fragno non è favorita da adeguati interventi di taglio, spesso la roverella si è sostituita al fragno e alcune superfici percorse dal fuoco sono state reimpiantate con conifere.

Azione Target Riferimento/notaPredisposizione del PAF, che consideri con particolare attenzione il problema della rinnovazione e conservazione del fragno.

Habitat:9250, 9340.Flora:Quercus trojana.

D.P.G.R. 18 marzo 2005, n. 55. L.R. 28/94, “Approvazione elenco delle specie della flora lucana da proteggere”, art. 3, come specie forestale spontanea a protezione limitata speciale, per cui sono prioritarie la salvaguardia e la conservazione;Manuale per la Gestione dei Siti Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, punto 5.2.6. Indicazioni per la gestione, mette in evidenza che “ E’ necessario prestare la massima attenzione alla possibilità di rinnovamento delle specie Quercus trojana, Q.macrolepis e, secondariamente, Q.suber, rinnovamento che deve essere favorito anche a scapito di Q.ilex, nei casi in cui, in un popolamento elementare, la copertura delle singole specie non raggiunga almeno il 5%;Il Piano Quadro del Parco Regionale archeologico,

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storico, naturale delle chiese rupestri del materano, nell’Allegato A, evidenzia che “la caratteristica prevalente dell’antica copertura vegetale della murgia era data dsalla presenza di estesissimi boschi di querce; sotto il profilo vegetazionale il versante orientale della Murgia Materana costituisce l’estrema propaggine occidentale dell’areale di Quercus trojana, che si sviluppa prevalentemente nelle regioni dell’Europa orientale/Anatolia e ampiamente presente nei versanti SE delle Murge pugliesi. Un’ultima parcella di questo bosco, frammisto a querce del ciclo di Q.pubescens è oggi data dal Bosco di Lucignano. Legge Regionale n. 42/98;DG.R. n. 956/2000;D.G.R. n. 1734 del 27/7/99;Legge n. 36/2004;

TUT. 4 Motivazione: presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di Mammiferi protetti a livello regionale e nazionale e segnalati all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati dovuti alle attività agricole, forestali e turistiche, o disturbi naturali legati all’oscillazione (anche notevoli) della portata dei corsi d’acqua entro il SIC. Il rinvenimento recente di una carcassa di un giovane lupo, non indicato nel Formulario Standard in quanto segnalazione postuma, pone l’eventualità di una frequentazione di questa importante specie, che, secondo fonti bibliografiche, non risulta più osservata/segnalata nell’area.

Azione Target Riferimento/notaMonitoraggio delle specie faunistiche particolarmente rare e/o significative all’interno del territorio del SIC; valutazione della consistenza demografica delle specie di elevato valore conservazionistico e biogeografico; mappatura delle aree di pertinenza/potenzialità per queste specie entro la superficie del SIC.

Fauna:Mustela putorius, Martes faina, Meles meles, Hystrix cristata, Lutra lutra, Canis lupus.

Progetto LIFE 99/NAT/IT/006279;L.R. 28/99;Direttiva 92/43/CEE;PAN Lutra lutra;D.P.R. 357/97;PAN Canis lupus.

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Indagini conoscitive e verifica dell’eventuale esistenza di individui di lupo nel territorio della murgia materana, finalizzate al mantenimento e alla protezione di questa specie di notevole interesse conservazionistico e biogeografico.

TUT. 5 Motivazione: le comunità forestali presenti all’interno del SIC risultano particolarmente esigue in termini di superficie anche a causa del ripetuto passaggio del fuoco negli ultimi anni. E’ opportuno intervenire con attività di prevenzione mirate alla limitazione di eventi distruttivi legati al passaggio del fuoco e azioni atte a favorire la rinnovazione naturale delle specie forestali e il conseguente ampliamento delle superfici forestate.

Azione Target Riferimento/notaManutenzione e creazione di opportune fasce antincendio in corrispondenza delle aree a maggior rischio ed in particolare in prossimità dei popolamenti forestali residui a leccio e fragno. Eventuale creazione (o manutenzione) della viabilità a fini antincendio, realizzazione (o miglioramento) di invasi idrici, allestimento di punti di osservazione/avvistamento.Mappatura delle aree di particolare interesse per la fauna e dei siti di particolare interesse floristico (popolamenti residuali di fragno e leccio).

Habitat:9250, 9340, 92A0.Flora:Quercus trojana, Quercus ilex.Fauna:Picus viridis, Tadarida teniotis, Hypsugo savii, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhli, Elaphe quatuotlineata, Cerambix cerdo.

L.R. 13 del 22/02/2005 e Carta Rischio Incendi della Regione Basilicata;Legge Quadro in materia di incendi boschivi, n. 353 21/11/2000;L.R. n. 42 del 10/11/1998 Norme in materia forestale;Piano Antincendio Regionale (P.A.R.) triennale per la lotta agli incendi boschivi (2009-2011); Piano del Parco Regionale Archeologico, Storico, Naturale delle Chiese rupestri del Materano.28 novembre 2011, Avviso pubblico del Comune di Matera di istituzione del Catasto incendi in attuazione delle leggi regionali n. 353/2000 e n. 13/2005. Al fine di procedere all’istituzione del Catasto Incendi del Comune di Matera (presso l’Albo Pretorio e sul sito www.comune.mt.it) sono pubblicati, per trenta giorni consecutivi, gli elenchi e le planimetrie relative alle aree i cui soprassuoli sono stati percorsi da incendi negli anni 2005-2006-2007-2008-2009-2010, così come individuate con delibera della Giunta Comunale n. 476 del 9

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novembre 2011.

TUT. 6

Motivazione: all’interno dell’area SIC, si rileva la presenza del sistema idrografico del Torrente Gravina, il quale risulta il recapito finale di tutti gli impianti di depurazione dei reflui civili della città di Matera, compresi quelli del borgo Venusio e del borgo La Martella. I corsi d’acqua risultano fortemente inquinati, anche a seguito del transito del bestiame, risultando, l’acqua stessa, pericolosa per il bestiame, visto l’utilizzo per l’abbeverata e per le popolazioni di specie di particolare interesse ivi presenti (e/o segnalate).

Azione Target Riferimento/notaMonitoraggio continuo chimico e biologico (IBE) del sistema idrografico Torrente Gravina e intensificazione delle azioni di controllo nel rispetto della normativa in materia di gestione degli impianti di depurazione.

Habitat:92A0Fauna:Lutra lutra, Bombina pachypus, Hyla intermedia,Elaphe quatuorlineata.

Piano del Parco Regionale Archeologico, Storico, Naturale delle Chiese rupestri del Materano (Allegato B, art. 5; Allegato C).Cfr. modello DPSIR, componente aria, acqua, suolo (a cura di ----);D. Lgs. 152/2006 e s.m.i..D. Lgs. 152/2006, Art. 121, Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA);PAN Lutra lutra.

TUT. 7

Motivazione: all’interno del SIC si rileva la presenza di fenomeni di impatto causati dalle attività estrattive e di produzione di cemento.

Azione Target Riferimento/notaCensimento delle aree di cava attualmente coltivate (e di quelle a cessata attività), classificazione sulla base del tempo di abbandono della coltivazione stessa. Intensificazione del controllo della normativa vigente in materia di tutela dall’inquinamento atmosferico ed acustico.

SIC Cfr. modello DPSIR, componente aria, acqua, suolo (a cura di Ing. Migliori Raffaele e Montemurro M;ariangela);T.U.A. 152/2006 e s.m.i..

TUT. 8 Motivazione: presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di Anfibi e Rettili protetti a livello regionale e nazionale e segnalati all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati dovuti alle attività agricole, forestali e turistiche, o disturbi naturali legati all’oscillazione (anche notevoli) della portata dei corsi d’acqua entro il SIC.

Azione Target Riferimento/notaMonitoraggio delle popolazioni di Anfibi e Rettili particolarmente rare e/o significative all’interno del territorio del SIC; valutazione della consistenza demografica delle specie di elevato valore

Fauna:Elaphe quatuorlineata, Zamenis situla, Testudo hermanni, Emys orbicularis, Bombina pachypus.

Progetto LIFE “Arupa” (2010-2013);L.R. 28/99;Direttiva 92/43/CEE;D.P.R. 357/97;

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conservazionistico e biogeografico; mappatura delle aree di pertinenza/potenzialità per queste specie entro la superficie del SIC.

TUT. 9

Motivazione: il territorio del SIC è caratterizzato da grotte, antri, caverne (e chiese rupestri), prestandosi in modo ottimale a garantire un habitat favorevole per il rifugio, l’ibernazione e la riproduzione dei Chirotteri.

Azione Target Riferimento/notaMonitoraggio delle specie di chirotteri particolarmente rare e/o significative all’interno del territorio del SIC; valutazione della consistenza demografica delle specie di elevato valore conservazionistico e biogeografico; mappatura delle aree di rifugio e potenziali per queste specie.

Habitat:8310Fauna:Myotis capaccinii, Myotis blythii, Minopterus schreibersi, Rhinolophus ferrumequinum, Rhinolophus hipposiderus.

Progetto LIFE 99/NAT/IT/006279;L.R. 28/99;Direttiva 92/43/CEE;Linee Guida per il monitoraggio dei Chirotteri: indicazioni metodologiche per lo studio e la conservazione dei pipistrelli in Italia (2004).

TUT. 10

Motivazione: l’area materana riveste una notevole rilevanza nel panorama regionale e nazionale per la presenza di specie di Uccelli rari e localizzati di notevole interesse conservazionistico e biogeografico.

Azione Target Riferimento/notaMonitoraggio delle popolazioni di specie rare di uccelli, finalizzato alla raccolta dei dati e al controllo dei nidi, allo scopo di valutare l’andamento della popolazione (con particolare riguardo al successo riproduttivo, ai rapaci nidificanti e alla Cicogna nera attraverso radiotrasmettitori satellitari e inanellamento). Utilizzo e controllo dei carnai già esistenti, di notevole importanza per la nidificazione e il transito di diversi rapaci (tra cui il Capovaccaio).

Fauna:Falco naumanni, Falco biarmicus, Milvus milvus, Neophron percnopterus, Ciconia nigra.

Progetto LIFE Natura Rapaci Lucani (2005/2009);PAN Falco biarmicus;PAN Neophron percnopterus;

TUT. 11 Motivazione: necessità di mettere in opera azioni di risanamento del territorio a scopo conservazionistico, paesaggistico e culturale. Necessità ulteriore di proteggere strutture monumentali di notevole interesse storico e culturale, anche allo scopo di garantire la sicurezza per scopi turistici.

Azione Target Riferimento/notaCrolli e scivolamenti in roccia. Azioni singole o integrate tra loro a seconda delle esigenze e del livello del rischio.

Habitat:8310, 8210.SIC (con particolare riguardo ai versanti di sinistra della

Piano del Parco. Norme sulla difesa e conservazione del suolo (legge 183/89) e delle risorse storico-monumentali.

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Interventi di recupero statico e consolidamento della sponda sinistra della Gravina mediante disgaggi, ancoraggi, fissaggio di blocchi instabili, canalizzazioni idriche. Recupero statico di ipogei danneggiati. Protezioni e divieti di transito in zone a rischio.Monitoraggio strumentale su zone a rischio.

Gravina, Ipogei e chiese rupestri).

Metodologia di intervento mediante studi specifici, definizioni delle priorità e piani di difesa del territorio.

TUT. 12

Motivazione: necessità di recuperare a ntiche cave di utilizzo di conci di tufo per la costruzione della città di Matera e di centri vicini, che hanno dato luogo ad un Paesaggio suggestivo con armonia tra intervento antropico, paesaggio residuale ed insediamenti antichi. Negli scorsi decenni vi è stato un uso improprio ed il degrado per deposito di rifiuti, di mezzi meccanici in disuso e costruzioni fatiscenti. Solo alcuni recuperi parziali per usi turistici. Presenti crolli di blocchi tufacei e rischio per i passanti.

Azione Target Riferimento/notaRecupero igienico–sanitario e statico delle parti pericolanti. Fruizione diversificata per il miglioramento ambientale.Destinazione per usi turistici non invasivi ed impattanti.Recupero di ipogei ed edifici in tufo.Asportazione dei ricoveri delle baracche e dei mezzi abbandonati.

SIC (con particolare riguardo alle cave di tufo antiche nel lato est di Matera).

Legge sui Sassi di Matera, normativa urbanistica e Piano per il Parco. Metodologia di intervento con censimenti e verifiche strutturali;Pianificazione e definizione di destinazioni d’uso.Autorizzazioni all’uso in funzione della pianificazione.Realizzazione di progetti di recupero e valorizzazione.Dotazione di servizi ed infrastrutture. Monitoraggio strutturale ed ambientale.

b) Azioni per la conservazione (CONS.)

CONS. 1

Motivazione: implementazione della vegetazione ripariale, in quanto sito di rifugio e di riproduzione per diverse specie faunistiche di particolare interesse, fornendo anche funzione fitodepurativa e di contenimento all’azione erosiva sulle sponde.

Azione Target Riferimento/notaPromozione di azioni volte alla conservazione e alla progressiva ri-costituzione della vegetazione erbacea, basso-arborea ed arbustiva tipica delle sponde della gravina. Analisi di fattibilità su possibili sistemazioni di argini di contenimento dei siti di particolare interesse faunistico.

Habitat:92A0Fauna:Lutra lutra, Natrix natrix, Hyla intermedia, Elaphe quatuorlineata.

L.R. 28/1999;Direttiva 92/43/CEE;D.P.R. 357/97;Direttiva 79/409/CEE;D.G.R. 655/2008;PAN Lutra lutra.

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MISURE INCIDENTI

b) Integrazioni (INT.)

INT. 1

Motivazione: L’80% dei terreni e delle foreste presenti nel SIC sono proprietà privata; l’applicazione di incentivi per permettere l’applicazione di criteri di gestione forestale sostenibile favorirebbe maggiore attenzione verso una selvicoltura naturalistica (evitando la massimizzazione delle utilizzazioni).

Azione Target Riferimento/notaIncentivazioni per la gestione forestale sostenibile ispirata ai principi della selvicoltura naturalistica.

Habitat forestali Legge Regionale n. 42/98;D.G.R. n. 956/2000;D.G.R. N° 1734 DEL 27/07/99;PSR, misura 214.

INT. 2

Motivazione: l’attività agricola e zootecnica che si esercita nel SIC dovrebbe essere prevalentemente rivolta alla coltivazione con tecniche tradizionali e all’allevamento di razze autoctone (bovino podolico).

Azione Target Riferimento/notaIncentivazione per la conversione all’agricoltura e zootecnia biologica (Reg. CEE 834/07 e 889//08) o per sistemi di produzione a basso impatto ambientale e/o integrata nel rispetto dei disciplinari regionali vigenti (incluso PSR), nonché per le tecniche di coltivazione e allevamento tradizionale.

SIC D.P.G.R. 65/2008, Art. 3: Mantenimento e recupero del mosaico di aree a vegetazione erbacea e arbustiva;P.S.R. della Regione Basilicata (2007-2013);Progetto LIFE Arupa (2010-2013);L.R. 28/99;Reg. CE 2092/91;Reg. CE 2078/92.Reg. CE 834/2007

INT. 3

Motivazione: le attività agricole e zootecniche che si esercitano nel SIC e nelle aree contigue mostrano negli ultimi decenni un progressivo impoverimento e una semplificazione in termini di biodiversità agraria e zootecnica.

Azione Target Riferimento/notaIncentivazione per la conservazione e valorizzazione della biodiversità agraria e zootecnica tipica del SIC (specie, ecotipi o razze locali autoctone).

SIC D.P.G.R. 65/2008, Art. 3: Mantenimento e recupero del mosaico di aree a vegetazione erbacea e arbustiva;P.S.R. della Regione Basilicata (2007-2013);Progetto LIFE Arupa (2010-2013);L.R. 28/99;Reg. CE 2092/91;Reg. CE 2078/92;Reg. CE 834/2007

INT. 4 Motivazione: necessità di favorire ed implementare i prodotti agro-alimentari tipici del territorio materano.

Azione Target Riferimento/nota

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Incentivazione per favorire l’integrazione verticale finalizzata a comporre segmenti di filiere di prodotti agro-alimentari tipici del SIC e aree limitrofe, storicamente ad esse collegate.

SIC D.P.G.R. 65/2008, Art. 3: Mantenimento e recupero del mosaico di aree a vegetazione erbacea e arbustiva;P.S.R. della Regione Basilicata (2007-2013);Progetto LIFE Arupa (2010-2013);L.R. 28/99;Reg. CE 2092/91;Reg. CE 2078/92.

INT. 5

Motivazione: necessità di favorire la conservazione del paesaggio caratteristico della murgia materana, attraverso gli elementi costruttivi il paesaggio agrario e i manufatti caratteristici tipici della tradizione locale.

Azione Target Riferimento/notaIncentivazione per il restauro, ripristino e conservazione degli elementi di continuità ecologiche e delle aree contigue tipici della murgia materana (siepi e filari interpoderali, manufatti e muretti a secco, etc.), per la tutela della biodiversità, del paesaggio e del mosaico agrario.

SIC D.P.G.R. 65/2008, Art. 3: Mantenimento e recupero del mosaico di aree a vegetazione erbacea e arbustiva;P.S.R. della Regione Basilicata (2007-2013);Progetto LIFE Arupa (2010-2013);L.R. 28/99;Reg. CE 2092/91;Reg. CE 2078/92.

INT. 6 Motivazione: necessità di incentivare un turismo alternativo di qualità allo scopo di contribuire al rilancio delle attività socio-economiche, visti i notevoli flussi turistici di cui l’abitato di Matera è soggetto a seguito del notevole interesse storico ed architettonico di questo centro.

Azione Target Riferimento/notaIncentivazione volta alla promozione e sviluppo del turismo rurale finalizzato ad integrare il reddito agricolo, sostenere l’agricoltura quale presidio del territorio, fornire ospitalità rurale contribuendo alla promozione turistica del territorio.Incentivazione e sostegno alle attività turistiche, educative e scientifiche svolte dai Centri di Educazione Ambientale, alcune delle quali costituiscono il risultato di anni di sperimentazioni e verifiche, costituendo anche

SIC D.P.G.R. 65/2008, Art. 3: Mantenimento e recupero del mosaico di aree a vegetazione erbacea e arbustiva;P.S.R. della Regione Basilicata (2007-2013);Progetto LIFE Arupa (2010-2013);L.R. 28/99;Reg. CE 2092/91;Reg. CE 2078/92.

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un costante presidio territoriale in alcuni ambiti di particolare interesse naturalistico.

MISURE GESTIONALI (GEST.)

GEST. 1

Motivazione: in corrispondenza del rimboschimento di conifere (individuato all’interno dell’habitat 9250), le latifoglie (con particolar riguardo al fragno) tentano di affrancarsi senza successo a causa dell’impari competizione con il pino d’aleppo e il cipresso dell’arizona. Laddove schianti, furti di legna e altri eventi casuali hanno permesso il formarsi di piccole buche di luce, le latifoglie si sono insediate con successo. La programmazione di oculati interventi selvicolturali di differente intensità a seconda delle condizioni fisionomico-strutturali dei popolamenti e dei caratteri stazionali, dovrebbe consentire alle specie quercine, ed in particolare al fragno, di riconquistare le aree di suo potenziale sviluppo. Oltre all’affermazione del fragno stesso, si favorirebbe l’insediamento anche di numerose altre specie vegetali ed animali, allo scopo di indirizzare l’evoluzione naturale dei popolamenti forestali verso consorzi vegetali dinamicamente legati alla vegetazione potenziale dell’area. La presenza di un impianto artificiale di conifere oltre a determinare un impatto di tipo paesaggistico, altera gli equilibri chimico-fisici di tipo edafico (acidificazione del suolo) determinando la trasformazione della componente erbacea e aumentando anche fortemente il rischio di incendio, oltre a modificare le caratteristiche delle biocenosi vegetali ed animali.

Azione Target RiferimentoInterventi di rinaturalizzazione progressiva delle aree attualmente occupate da rimboschimenti di conifere attraverso diradamenti graduali, allo scopo di favorire lo sviluppo della vegetazione autoctona mista a scerofille/caducifoglie. Mantenimento/incremento dei siti di rifugio con adeguate risorse trofiche da assicurare mediante opportuna gestione forestale.

Habitat: 9250, 9340.Flora:Quercus trojana, Quercus ilex.Fauna:Picus viridis, Tadarida teniotis, Hypsugo savii, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kulhii, Elaphe quatuorlineata, Cerambix cerdo.

L.R. 28/99;Direttiva 92/43/CEE;D.P.R. 357/97;Direttiva 79/409/CEE;FERS-MISURA 226 “Ricostituzione del potenziale forestale ed interventi preventivi” Riferimento normativo Articolo 36 lettera b), punto VI) e Articolo 48 del Reg. (CE) n. 1698/2005.Borghetti, 2005. Linee guida selvicolturali per la gestione sostenibile dei patrimoni forestali Demaniali della Regione Basilicata. Istituto Nazionale di Economia Agraria, Potenza.

GEST. 2 Motivazione: presenza di diverse discariche abusive di diverse dimensioni (anche puntiformi) con presenza di materiale vario che costituisce fonte di inquinamento ambientale e di tipo paesaggistico.

Azione Target RiferimentoRimozione e bonifica delle discariche abusive presenti nel SIC. Intensificare il controllo e il rispetto delle leggi anche attraverso l’applicazione del regime sanzionatorio

SIC Schede detrattori (I fase);D. Lgs. 152/2006, Testo Unico Ambientale (Art. 192 e 255).D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale;L.R. 6/2001 (Provincia di

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esistente.Prevedere l’incremento del numero di contenitori per i rifiuti, prevalentemente in corrispondenza delle principali rotte turistiche, provvedere ad una più solerte raccolta degli stessi, sensibilizzare i fruitori dell’area attraverso opportuni cartelli e segnalazioni.

Potenza), Piano di gestione dei rifiuti.

GEST. 3

Motivazione: opportunità di aumentare l’informazione e la sensibilizzazione della comunità locale, con particolare riguardo agli operatori turistici, sulle peculiarità locali legate al patrimonio geologico, floristico e faunistico ed ambientale e sui necessari comportamenti utili ai fini della sua tutela, conservazione e valorizzazione.

Azione Target RiferimentoCampagna di informazione e sensibilizzazione a favore dei valori paesaggistici ed ambientali con particolare riguardo alla biodiversità locale, partendo dalle buone pratiche e dalla possibilità di valorizzare in modo virtuoso le risorse ambientali. Collaborazione, incentivazione e sostegno ai Centri di Educazione Ambientale presenti nel territorio del Parco.

SIC Piano del Parco Regionale Archeologico, Storico, Naturale delle Chiese rupestri del Materano.EPOS – Programma strategico 2010-2013 per l’Educazione e la PrOmozione della Sostenibilità Ambientale. “Costruire una società sostenibile”.

GEST. 4

Motivazione: controllo delle popolazioni di Cinghiale, a seguito del possibile/probabile elevato incremento di individui di questa specie.

Azione Target RiferimentoCensimento della reale consistenza della popolazione di Sus scrofa.

SIC Piano di Gestione 2008-2012 della popolazione di Cinghiale (Sus scrofa) in area Parco (comma 2, art. 18, Legge 11 febbraio 1992 n. 157, co. 5, art. 4, legge 7 maggio 2003, n. 14);Direttiva 92/43/CEE;D.P.R. 357/97;Monaco A., Carnevali L., Toso S., 2010. Linee Guida per la gestione del Cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette. Seconda edizione. Quad.Cons.Natura 34, Ministero dell’Ambiente, ISPRA.

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GEST. 5

Motivazione: Individuazione di differenti punti per l’abbeverata del bestiame, incluso il ripristino di siti già esistenti (abbeveratoi in pietra, “palombari”).

Azione Target RiferimentoAnalisi territoriale volta all’individuazione delle aree di raccolta di acqua in rapporto alle aziende zootecniche e alle aree prative frequentate dal bestiame. Rotazione dei punti di passaggio del bestiame in gravina.

SIC Piano del Parco Regionale Archeologico, Storico, Naturale delle Chiese rupestri del Materano.

GEST. 6

Motivazione: la presenza di cave abbandonate nella porzione sud del SIC soggetta a continui allagamenti, offre la possibilità di ripristinare questa area e adibirla a sito idoneo per specie rare e di particolare interesse (Anfibi, Lontra).

Azione Target RiferimentoAzione di ripristino mediante tecniche di ingegneria naturalistica.Rispristino e gestione di area umida, creazione di pozze, gestione e ripristino della vegetazione spondicola.

SIC Piano del Parco Regionale Archeologico, Storico, Naturale delle Chiese rupestri del Materano.Progetto LIFE Arupa (2010-2013).

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6. VALUTAZIONE DELLE MISURE

Al fine di stabilire l’importanza delle misure proposte ed individuare delle priorità, in questa sede verranno evidenziati, per ciascuna misura, i potenziali effetti sull'integrità del SIC. La tabella di valutazione è coerente con l’"integrity of site check-list" contenuta nell' "Assessment of Plans and Projects Significantly Affecting Natura 2000 Sites – Methodological Guidance on the provisions of Article 6(3) and 6(4) of the “Habitats” Directive 92/43/EEC", a cui si rimanda per eventuali approfondimenti.

Tabella 6.1. Elenco delle misure previste nel SIC Gravine di Matera

Misura DescrizioneTUT. 1 In alcune aree prative, che nel complesso caratterizzano una porzione significativa del SIC

(22%), nonostante la forte diminuzione della pratica del pascolamento semi-brado negli ultimi decenni sussiste una pressione da pascolo elevata perché concentrata su superfici limitate. In particolare in corrispondenza dei siti di riposo delle mandrie, si verifica un aumento del calpestio del terreno, un incremento dei nistrati (dovute alle feci e all’urina) e il corrispondente aumento dei parassiti presenti. Nell’area demaniale del SIC il pascolamento non sembra essere eccessivo, anche se è possibile evidenziare una compattazione del terreno nelle aree maggiormente frequentate dal bestiame, con conseguente aumento del deflusso superficiale dell’acqua e innesco di fenomeni erosivi.

TUT. 2 Presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di specie floristiche protette a livello regionale e nazionale e di entità segnalate all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati (pascolamento brado del bestiame, uso del fuoco) e disturbi dovuti alle attività agricole e turistiche (uso di fertilizzanti, calpestio) nell’area del SIC.

TUT. 3 Le comunità forestali (boschi e boscaglie in ricostituzione) presenti dentro il SIC risultano particolarmente esigue come superficie (circa 7% in totale), frammentate da diversi ordini di disturbi (taglio, passaggio del fuoco) e conseguentemente alterate in senso floristico e fisionomico-strutturale. All’interno del SIC è stato individuato un lembo di bosco di fragno (habitat 9250) che si presenta in senso strutturale in uno stato di transizione riconducibile più ad un cespuglieto alberato che ad un bosco effettivo. La rinnovazione naturale di fragno non è favorita da adeguati interventi di taglio, spesso la roverella si è sostituita al fragno e alcune superfici percorse dal fuoco sono state reimpiantate con conifere.

TUT. 4 Presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di Mammiferi protetti a livello regionale e nazionale e segnalati all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati dovuti alle attività agricole, forestali e turistiche, o disturbi naturali legati all’oscillazione (anche notevoli) della portata dei corsi d’acqua entro il SIC. Il rinvenimento recente di una carcassa di un giovane lupo, non indicato nel Formulario Standard in quanto segnalazione postuma, pone l’eventualità di una frequentazione di questa importante specie, che, secondo fonti bibliografiche, non risulta più osservata/segnalata nell’area.

TUT. 5 Le comunità forestali presenti all’interno del SIC risultano particolarmente esigue in termini di superficie anche a causa del ripetuto passaggio del fuoco negli ultimi anni. E’ opportuno intervenire con attività di prevenzione mirate alla limitazione di eventi distruttivi legati al passaggio del fuoco e azioni atte a favorire la rinnovazione naturale delle specie forestali e il conseguente ampliamento delle superfici forestate.

TUT. 6 All’interno dell’area SIC, si rileva la presenza del sistema idrografico del Torrente Gravina, il

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quale risulta il recapito finale di tutti gli impianti di depurazione dei reflui civili della città di Matera, compresi quelli del borgo Venusio e del borgo La Martella. I corsi d’acqua risultano fortemente inquinati, anche a seguito del transito del bestiame, risultando, l’acqua stessa, pericolosa per il bestiame, visto l’utilizzo per l’abbeverata e per le popolazioni di specie di particolare interesse ivi presenti (e/o segnalate).

TUT. 7 All’interno del SIC si rileva la presenza di fenomeni di impatto causati dalle attività estrattive e di produzione di cemento.

TUT. 8 Presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di Anfibi e Rettili protetti a livello regionale e nazionale e segnalati all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati dovuti alle attività agricole, forestali e turistiche, o disturbi naturali legati all’oscillazione (anche notevoli) della portata dei corsi d’acqua entro il SIC.

TUT. 9 Il territorio del SIC è caratterizzato da grotte, antri, caverne (e chiese rupestri), prestandosi in modo ottimale a garantire un habitat favorevole per il rifugio, l’ibernazione e la riproduzione dei Chirotteri.

TUT. 10 L’area materana riveste una notevole rilevanza nel panorama regionale e nazionale per la presenza di specie di Uccelli rari e localizzati di notevole interesse conservazionistico e biogeografico.

TUT. 11 Necessità di mettere in opera azioni di risanamento del territorio a scopo conservazionistico, paesaggistico e culturale. Necessità ulteriore di proteggere strutture monumentali di notevole interesse storico e culturale, anche allo scopo di garantire la sicurezza per scopi turistici.

TUT. 12 Necessità di recuperare a ntiche cave di utilizzo di conci di tufo per la costruzione della città di Matera e di centri vicini, che hanno dato luogo ad un Paesaggio suggestivo con armonia tra intervento antropico, paesaggio residuale ed insediamenti antichi. Negli scorsi decenni vi è stato un uso improprio ed il degrado per deposito di rifiuti, di mezzi meccanici in disuso e costruzioni fatiscenti. Solo alcuni recuperi parziali per usi turistici. Presenti crolli di blocchi tufacei e rischio per i passanti.

CONS. 1 Implementazione della vegetazione ripariale, in quanto sito di rifugio e di riproduzione per diverse specie faunistiche di particolare interesse, fornendo anche funzione fitodepurativa e di contenimento all’azione erosiva sulle sponde.

INT. 1 L’80% dei terreni e delle foreste presenti nel SIC sono proprietà privata; l’applicazione di incentivi per permettere l’applicazione di criteri di gestione forestale sostenibile favorirebbe maggiore attenzione verso una selvicoltura naturalistica (evitando la massimizzazione delle utilizzazioni).

INT. 2 L’attività agricola e zootecnica che si esercita nel SIC dovrebbe essere prevalentemente rivolta alla coltivazione con tecniche tradizionali e all’allevamento di razze autoctone (bovino podolico).

INT. 3 Le attività agricole e zootecniche che si esercitano nel SIC e nelle aree contigue mostrano negli ultimi decenni un progressivo impoverimento e una semplificazione in termini di biodiversità agraria e zootecnica.

INT.4 Necessità di favorire ed implementare i prodotti agro-alimentari tipici del territorio materano. INT. 5 Necessità di favorire la conservazione del paesaggio caratteristico della murgia materana,

attraverso gli elementi costruttivi il paesaggio agrario e i manufatti caratteristici tipici della tradizione locale.

INT. 6 Necessità di incentivare un turismo alternativo di qualità allo scopo di contribuire al rilancio delle attività socio-economiche, visti i notevoli flussi turistici di cui l’abitato di Matera è soggetto a seguito del notevole interesse storico ed architettonico di questo centro.

GEST. 1 In corrispondenza del rimboschimento di conifere (individuato all’interno dell’habitat 9250), le latifoglie (con particolar riguardo al fragno) tentano di affrancarsi senza successo a causa dell’impari competizione con il pino d’aleppo e il cipresso dell’arizona. Laddove schianti, furti di legna e altri eventi casuali hanno permesso il formarsi di piccole buche di luce, le latifoglie

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si sono insediate con successo. La programmazione di oculati interventi selvicolturali di differente intensità a seconda delle condizioni fisionomico-strutturali dei popolamenti e dei caratteri stazionali, dovrebbe consentire alle specie quercine, ed in particolare al fragno, di riconquistare le aree di suo potenziale sviluppo. Oltre all’affermazione del fragno stesso, si favorirebbe l’insediamento anche di numerose altre specie vegetali ed animali, allo scopo di indirizzare l’evoluzione naturale dei popolamenti forestali verso consorzi vegetali dinamicamente legati alla vegetazione potenziale dell’area. La presenza di un impianto artificiale di conifere oltre a determinare un impatto di tipo paesaggistico, altera gli equilibri chimico-fisici di tipo edafico (acidificazione del suolo) determinando la trasformazione della componente erbacea e aumentando anche fortemente il rischio di incendio, oltre a modificare le caratteristiche delle biocenosi vegetali ed animali.

GEST. 2 Presenza di diverse discariche abusive di diverse dimensioni (anche puntiformi) con presenza di materiale vario che costituisce fonte di inquinamento ambientale e di tipo paesaggistico.

GEST. 3 Opportunità di aumentare l’informazione e la sensibilizzazione della comunità locale, con particolare riguardo agli operatori turistici, sulle peculiarità locali legate al patrimonio geologico, floristico e faunistico ed ambientale e sui necessari comportamenti utili ai fini della sua tutela, conservazione e valorizzazione.

GEST. 4 Controllo delle popolazioni di Cinghiale, a seguito del possibile/probabile elevato incremento di individui di questa specie.

GEST. 5 Individuazione di differenti punti per l’abbeverata del bestiame, incluso il ripristino di siti già esistenti (abbeveratoi in pietra, “palombari”).

GEST. 6 La presenza di cave abbandonate nella porzione sud del SIC soggetta a continui allagamenti, offre la possibilità di ripristinare questa area e adibirla a sito idoneo per specie rare e di particolare interesse (Anfibi, Lontra).

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Tabella 6.2.1 Valutazione della Misura TUT. 1: In alcune aree prative, che nel complesso caratterizzano una porzione significativa del SIC (22%), nonostante la forte diminuzione della pratica del pascolamento semi-brado negli ultimi decenni sussiste una pressione da pascolo elevata perché concentrata su superfici limitate. In particolare in corrispondenza dei siti di riposo delle mandrie, si verifica un aumento del calpestio del terreno, un incremento dei nistrati (dovute alle feci e all’urina) e il corrispondente aumento dei parassiti presenti. Nell’area demaniale del SIC il pascolamento non sembra essere eccessivo, anche se è possibile evidenziare una compattazione del terreno nelle aree maggiormente frequentate dal bestiame, con conseguente aumento del deflusso superficiale dell’acqua e innesco di fenomeni erosivi.Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito? SìContribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? SìAltri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? SìContribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? SìAssecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)? NoIncrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SìAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SìRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? SìRidurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? SìContribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema? SìTOT sì 12TOT no 2

Tabella 6.2.2 Valutazione della Misura TUT. 2: Presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di specie floristiche protette a livello regionale e nazionale e di entità segnalate all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati (pascolamento brado del bestiame, uso del fuoco) e disturbi dovuti alle attività agricole e turistiche (uso di fertilizzanti, calpestio) nell’area del SIC.Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del

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sito? SìContribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? SìAltri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? SìContribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? SìAssecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)? NoIncrementare l’estensione degli habitat principali? Si/NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SìAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SìRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? SìRidurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? SìContribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema? SìTOT sì 13TOT no 2

Tabella 6.2.3 Valutazione della Misura TUT. 3: Le comunità forestali (boschi e boscaglie in ricostituzione) presenti dentro il SIC risultano particolarmente esigue come superficie (circa 7% in totale), frammentate da diversi ordini di disturbi (taglio, passaggio del fuoco) e conseguentemente alterate in senso floristico e fisionomico-strutturale. All’interno del SIC è stato individuato un lembo di bosco di fragno (habitat 9250) che si presenta in senso strutturale in uno stato di transizione riconducibile più ad un cespuglieto alberato che ad un bosco effettivo. La rinnovazione naturale di fragno non è favorita da adeguati interventi di taglio, spesso la roverella si è sostituita al fragno e alcune superfici percorse dal fuoco sono state reimpiantate con conifere. Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito? SìContribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? SìAltri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? SìContribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? SìAssecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)? SìIncrementare l’estensione degli habitat principali? SiContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SìAccrescere-favorire la biodiversità del sito? Sì

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Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? SiRidurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? SìContribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema? SìTOT sì 14TOT no -

Tabella 6.2.4Valutazione della Misura TUT. 4: Presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di Mammiferi protetti a livello regionale e nazionale e segnalati all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati dovuti alle attività agricole, forestali e turistiche, o disturbi naturali legati all’oscillazione (anche notevoli) della portata dei corsi d’acqua entro il SIC. Il rinvenimento recente di una carcassa di un giovane lupo, non indicato nel Formulario Standard in quanto segnalazione postuma, pone l’eventualità di una frequentazione di questa importante specie, che, secondo fonti bibliografiche, non risulta più osservata/segnalata nell’area.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

Si

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Si

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 12TOT no 2

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Tabella 6.2.5 Valutazione della Misura TUT. 5: Le comunità forestali presenti all’interno del SIC risultano particolarmente esigue in termini di superficie anche a causa del ripetuto passaggio del fuoco negli ultimi anni. E’ opportuno intervenire con attività di prevenzione mirate alla limitazione di eventi distruttivi legati al passaggio del fuoco e azioni atte a favorire la rinnovazione naturale delle specie forestali e il conseguente ampliamento delle superfici forestate.

La Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? SiContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Si

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 12TOT no 2

Tabella 6.2.6 Valutazione della Misura TUT. 6: All’interno dell’area SIC, si rileva la presenza del sistema idrografico del Torrente Gravina, il quale risulta il recapito finale di tutti gli impianti di depurazione dei reflui civili della città di Matera, compresi quelli del borgo Venusio e del borgo La Martella. I corsi d’acqua risultano fortemente inquinati, anche a seguito del transito del bestiame, risultando, l’acqua stessa, pericolosa per il bestiame, visto l’utilizzo per l’abbeverata e per le popolazioni di specie di particolare interesse ivi presenti (e/o segnalate).

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

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Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Si

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 11TOT no 3

Tabella 6.2.7 Valutazione della Misura TUT. 7: All’interno del SIC si rileva la presenza di fenomeni di impatto causati dalle attività estrattive e di produzione di cemento.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

No

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? NoAccrescere-favorire la biodiversità del sito? NoRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

No

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

No

Page 165: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 5 TOT no 9

Tabella 6.2.8 Valutazione della Misura TUT. 8: Presenza all’interno degli habitat individuati nella I fase di Anfibi e Rettili protetti a livello regionale e nazionale e segnalati all’interno di convenzioni internazionali. Alcune di queste specie presentano popolazioni estremamente limitate che risultano soggette a pressioni legate agli usi del suolo tradizionalmente consolidati dovuti alle attività agricole, forestali e turistiche, o disturbi naturali legati all’oscillazione (anche notevoli) della portata dei corsi d’acqua entro il SIC.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

No

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

No

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 10TOT no 4

Tabella 6.2.9 Valutazione della Misura TUT. 9: Il territorio del SIC è caratterizzato da grotte, antri, caverne (e chiese rupestri), prestandosi in modo ottimale a garantire un habitat favorevole per il rifugio, l’ibernazione e la riproduzione dei Chirotteri.

Obiettivi di conservazione: La Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del Si

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sito?Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

No

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 9TOT no 5

Tabella 6.2.10 Valutazione della Misura TUT. 10: L’area materana riveste una notevole rilevanza nel panorama regionale e nazionale per la presenza di specie di Uccelli rari e localizzati di notevole interesse conservazionistico e biogeografico.

Obiettivi di conservazione: La Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

No

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, No

Page 167: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 9TOT no 5

Tabella 6.2.11 Valutazione della Misura TUT. 11: Necessità di mettere in opera azioni di risanamento del territorio a scopo conservazionistico, paesaggistico e culturale. Necessità ulteriore di proteggere strutture monumentali di notevole interesse storico e culturale, anche allo scopo di garantire la sicurezza per scopi turistici.

Obiettivi di conservazione: La Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? NoRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Si

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 9TOT no 5

Tabella 6.2.12 Valutazione della Misura TUT. 12: Necessità di recuperare antiche cave di utilizzo di conci di tufo per la costruzione della città di Matera e di centri vicini, che hanno dato luogo ad un Paesaggio suggestivo con armonia tra intervento antropico, paesaggio residuale ed insediamenti antichi. Negli scorsi decenni vi è stato un uso improprio ed il degrado per deposito di rifiuti, di mezzi meccanici in disuso e costruzioni fatiscenti. Solo alcuni recuperi parziali per usi turistici. Presenti crolli di blocchi tufacei e rischio per i passanti.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può:

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Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? NoRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Si

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 9TOT no 5

Tabella 6.2.13 Valutazione della Misura CONS. 1: Implementazione della vegetazione ripariale, in quanto sito di rifugio e di riproduzione per diverse specie faunistiche di particolare interesse, fornendo anche funzione fitodepurativa e di contenimento all’azione erosiva sulle sponde.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SìRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Page 169: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Ridurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Si

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

TOT sì 12TOT no 2

Tabella 6.2.14 Valutazione della Misura INT. 1: L’80% dei terreni e delle foreste presenti nel SIC sono proprietà privata; l’applicazione di incentivi per permettere l’applicazione di criteri di gestione forestale sostenibile favorirebbe maggiore attenzione verso una selvicoltura naturalistica (evitando la massimizzazione delle utilizzazioni).Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito? SìContribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? SìAltri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? SìContribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? SìAssecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)? NoIncrementare l’estensione degli habitat principali? SiContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SìAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? SiRidurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? SiContribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema? SìTOT sì 13TOT no 1

Tabella 6.2.15 Valutazione della Misura INT. 2: L’attività agricola e zootecnica che si esercita nel SIC dovrebbe essere prevalentemente rivolta alla coltivazione con tecniche tradizionali e all’allevamento di razze autoctone (bovino podolico).

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? Sì

Page 170: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

Si

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

No

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 11TOT no 3

Tabella 6.2.16 Valutazione della Misura INT. 3: Le attività agricole e zootecniche che si esercitano nel SIC e nelle aree contigue mostrano negli ultimi decenni un progressivo impoverimento e una semplificazione in termini di biodiversità agraria e zootecnica.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SìCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? No

Page 171: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 11TOT no 3

Tabella 6.2.17 Valutazione della Misura INT. 4: Necessità di favorire ed implementare i prodotti agro-alimentari tipici del territorio materano.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

No

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? NoAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 9TOT no 5

Tabella 6.2.18 Valutazione della Misura INT. 5: Necessità di favorire la conservazione del paesaggio caratteristico della murgia materana, attraverso gli elementi costruttivi il paesaggio agrario e i manufatti caratteristici tipici della tradizione locale.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Page 172: Homepage [] · Web viewIl procedimento ha seguito la metodologia tradizionale, che ha previsto nell’ordine: 1. una prima interpretazione a video delle principali strutture vegetali

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? Si/NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? Si/NoAccrescere-favorire la biodiversità del sito? Si/NoRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

No

Ridurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 12TOT no 5

Tabella 6.2.19 Valutazione della Misura INT. 6: Necessità di incentivare un turismo alternativo di qualità allo scopo di contribuire al rilancio delle attività socio-economiche, visti i notevoli flussi turistici di cui l’abitato di Matera è soggetto a seguito del notevole interesse storico ed architettonico di questo centro.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

No

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? NoAccrescere-favorire la biodiversità del sito? Si/NoRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si/No

Ridurre una frammentazione? No

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Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si/No

TOT sì 8TOT no 9

Tabella 6.2.20 Valutazione della Misura GEST. 1:In corrispondenza del rimboschimento di conifere (individuato all’interno dell’habitat 9250), le latifoglie (con particolar riguardo al fragno) tentano di affrancarsi senza successo a causa dell’impari competizione con il pino d’aleppo e il cipresso dell’arizona. Laddove schianti, furti di legna e altri eventi casuali hanno permesso il formarsi di piccole buche di luce, le latifoglie si sono insediate con successo. La programmazione di oculati interventi selvicolturali di differente intensità a seconda delle condizioni fisionomico-strutturali dei popolamenti e dei caratteri stazionali, dovrebbe consentire alle specie quercine, ed in particolare al fragno, di riconquistare le aree di suo potenziale sviluppo. Oltre all’affermazione del fragno stesso, si favorirebbe l’insediamento anche di numerose altre specie vegetali ed animali, allo scopo di indirizzare l’evoluzione naturale dei popolamenti forestali verso consorzi vegetali dinamicamente legati alla vegetazione potenziale dell’area. La presenza di un impianto artificiale di conifere oltre a determinare un impatto di tipo paesaggistico, altera gli equilibri chimico-fisici di tipo edafico (acidificazione del suolo) determinando la trasformazione della componente erbacea e aumentando anche fortemente il rischio di incendio, oltre a modificare le caratteristiche delle biocenosi vegetali ed animali.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SìCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

Si

Incrementare l’estensione degli habitat principali? SiContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SìAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SìRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 14TOT no -

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Tabella 6.2.21 Valutazione della Misura GEST. 2: presenza di diverse discariche abusive di diverse dimensioni (anche puntiformi) con presenza di materiale vario che costituisce fonte di inquinamento ambientale e di tipo paesaggistico.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SìCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

No

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

Si

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? NoAccrescere-favorire la biodiversità del sito? NoRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 8TOT no 6

Tabella 6.2.22 Valutazione della Misura GEST. 3: opportunità di aumentare l’informazione e la sensibilizzazione della comunità locale, con particolare riguardo agli operatori turistici, sulle peculiarità locali legate al patrimonio geologico, floristico e faunistico ed ambientale e sui necessari comportamenti utili ai fini della sua tutela, conservazione e valorizzazione.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SìCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento No

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nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

No

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

No

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 7TOT no 7

Tabella 6.2.23Valutazione della Misura GEST. 4: Controllo delle popolazioni di Cinghiale, a seguito del possibile/probabile elevato incremento di individui di questa specie.

Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

Si

Altri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

No

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito?

No

Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)?

No

Incrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali?

Si

Ridurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

No

Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema?

Si

TOT sì 8TOT no 6

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Tabella 6.2.24 Valutazione della Misura GEST. 5: Individuazione di differenti punti per l’abbeverata del bestiame, incluso il ripristino di siti già esistenti (abbeveratoi in pietra, “palombari”).Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SìFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito? SìContribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? SìAltri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? NoContribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? NoAssecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)? NoIncrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SìAccrescere-favorire la biodiversità del sito? NoRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? SìRidurre una frammentazione? NoRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? SìContribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema? SìTOT sì 8TOT no 6

Tabella 6.2.25 Valutazione della Misura GEST. 6: la presenza di cave abbandonate nella porzione sud del SIC soggetta a continui allagamenti, offre la possibilità di ripristinare questa area e adibirla a sito idoneo per specie rare e di particolare interesse (Anfibi, Lontra).Obiettivi di conservazioneLa Misura potenzialmente può: Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? SiFavorire gli obiettivi di tutela del sito? SiCreare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente del sito? SìContribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? SiAltri indicatoriLa Misura potenzialmente può: Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? SiContribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e l’acqua o le

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piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? SiAssecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le dinamiche idriche o la composizione chimica)? NoIncrementare l’estensione degli habitat principali? NoContribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano il sito? SiAccrescere-favorire la biodiversità del sito? SiRidurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? SìRidurre una frammentazione? SiRidurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? NoContribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto habitat o ecosistema? NoTOT sì 10TOT no 4

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