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I TOTALITARISMI Il totalitarismo è una forma di governo in cui lo stato si impadronisce di tutte le strutture sociali e tende a controllare ogni aspetto della vita pubblica e privata. Esso comporta la distruzione delle istituzioni liberali, dei partiti, delle istituzioni civili e politiche e l’assunzione di un unico partito delle funzioni di governo: dove si affermano le ideologie 1 totalitarie vengono respinti i modelli socio - economici preesistenti, che vengono considerati corrotti e immorali, e si indica un modello di società futura in cui, attraverso un programma preciso e rigoroso, il nuovo ordine verrà attuato senza scrupoli. Queste ideologie, appoggiate da campagne propagandistiche, pretendono un'adesione totale da parte del popolo. Gli stati organizzati secondo queste ideologie richiedono un'obbedienza assoluta da parte dei cittadini. Si tratta di società in cui le gerarchie sono molto rigide, in cima alle quali sta un solo partito politico, e di solito un solo leader. Il partito si identifica con lo Stato e organizza capillarmente il paese attraverso le regioni, le province, le città e le "cellule. La politica di controllo del partito viene favorita anche dall’organizzazione di gruppi sportivi, culturali, professionali, mentre l'obbedienza del popolo viene mantenuta da una polizia segreta paramilitare 2 . Idee e informazioni vengono efficacemente organizzate con il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, come televisione, radio e stampa e attraverso l’istruzione. Vengono usati strumenti come la pratica del terrore e la propaganda 3 di stato. Nel Novecento si sono visti due modelli di totalitarismo: il Nazismo e il Fascismo, nati da estremismi di destra; il Comunismo 4 , evoluzione di estremismi di sinistra. I totalitarismi di destra hanno il loro maggior sostegno nei ceti borghesi che tendono a mantenere lo status quo, sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista sociale, e sono sempre stati sostenuti e finanziati dal capitalismo 5 privato. I totalitarismi di sinistra, invece, hanno avuto origine dai movimenti dei lavoratori che cercavano di eliminare le distinzioni tra le classi sociali. I totalitarismi nati in Europa nella prima metà del ‘900 avevano trovato terreno fertile in una situazione di disordine politico, sociale e militare causata dalla Prima guerra mondiale, dalla crisi economica determinata dalla caduta della Borsa di Wall Street nel ’29, dallo sviluppo dell’ideologia marxista. In ordine di tempo, il primo regime totalitario è quello della Russia sovietica e poi quelli dell’Italia fascista e della Germania nazista. I regimi totalitari, in grado di mobilitare politicamente le masse e di strumentalizzarle, spesso sono guidati da personaggi carismatici che divengono oggetto di culto della personalità. Leader di regimi totalitari di destra sono stati Adolf Hitler in Germania e Benito Mussolini in Italia e leader di regimi totalitari di sinistra furono Stalin in Unione Sovietica e Mao in Cina. Il nazismo e il fascismo, nati da estremismi di destra, hanno portato il mondo alla Seconda Guerra Mondiale. I regimi totalitari di destra e di sinistra hanno in ogni modo dei punti in comune: Appunti di storia – Classe 5^- Prof. ssa Anna Schettino

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I TOTALITARISMI

Il totalitarismo è una forma di governo in cui lo stato si impadronisce di tutte le strutture sociali e tende a controllare ogni aspetto della vita pubblica e privata. Esso comporta la distruzione delle istituzioni liberali, dei partiti, delle istituzioni civili e politiche e l’assunzione di un unico partito delle funzioni di governo: dove si affermano le ideologie1 totalitarie vengono respinti i modelli socio - economici preesistenti, che vengono considerati corrotti e immorali, e si indica un modello di società futura in cui, attraverso un programma preciso e rigoroso, il nuovo ordine verrà attuato senza scrupoli.

Queste ideologie, appoggiate da campagne propagandistiche, pretendono un'adesione totale da parte del popolo. Gli stati organizzati secondo queste ideologie richiedono un'obbedienza assoluta da parte dei cittadini.

Si tratta di società in cui le gerarchie sono molto rigide, in cima alle quali sta un solo partito politico, e di solito un solo leader.

Il partito si identifica con lo Stato e organizza capillarmente il paese attraverso le regioni, le province, le città e le "cellule. La politica di controllo del partito viene favorita anche dall’organizzazione di gruppi sportivi, culturali, professionali, mentre l'obbedienza del popolo viene mantenuta da una polizia segreta paramilitare2.

Idee e informazioni vengono efficacemente organizzate con il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, come televisione, radio e stampa e attraverso l’istruzione.

Vengono usati strumenti come la pratica del terrore e la propaganda3 di stato.

Nel Novecento si sono visti due modelli di totalitarismo: il Nazismo e il Fascismo, nati da estremismi di destra; il Comunismo4, evoluzione di estremismi di sinistra. I totalitarismi di destra hanno il loro maggior sostegno nei ceti borghesi che tendono a mantenere lo status quo, sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista sociale, e sono sempre stati sostenuti e finanziati dal capitalismo5 privato. I totalitarismi di sinistra, invece, hanno avuto origine dai movimenti dei lavoratori che cercavano di eliminare le distinzioni tra le classi sociali.

I totalitarismi nati in Europa nella prima metà del ‘900 avevano trovato terreno fertile in una situazione di disordine politico, sociale e militare causata dalla Prima guerra mondiale, dalla crisi economica determinata dalla caduta della Borsa di Wall Street nel ’29, dallo sviluppo dell’ideologia marxista. In ordine di tempo, il primo regime totalitario è quello della Russia sovietica e poi quelli dell’Italia fascista e della Germania nazista.

I regimi totalitari, in grado di mobilitare politicamente le masse e di strumentalizzarle, spesso sono guidati da personaggi carismatici che divengono oggetto di culto della personalità. Leader di regimi totalitari di destra sono stati Adolf Hitler in Germania e Benito Mussolini in Italia e leader di regimi totalitari di sinistra furono Stalin in Unione Sovietica e Mao in Cina. Il nazismo e il fascismo, nati da estremismi di destra, hanno portato il mondo alla Seconda Guerra Mondiale.

I regimi totalitari di destra e di sinistra hanno in ogni modo dei punti in comune:

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- Lo stato messo al servizio di un unico progetto politico con l’eliminazione della funzione del Parlamento

- Al governo viene attribuito il potere legislativo.

- Il voto popolare viene ridotto ad un plebiscito a favore del partito unico

- . l partito unico di massa guidato da un solo uomo, il dittatore, e composto da una percentuale relativamente piccola di popolazione

- Un sistema di terrore, sia fisico che psichico, realizzato attraverso il controllo esercitato dal partito e dalla polizia segreta

- . La repressione violenta di tutte le opposizioni esterne al sistema di potere

- . n monopolio di tutti i mezzi di comunicazione di massa come la stampa, la radio e il cinema concentrato nella mani del partito e del governo

- . Un controllo centralizzato e la guida dell’intera economia attraverso il coordinamento burocratico di attività imprenditoriali

Note

1. Ideologia: insieme delle idee che riflettono gli atteggiamenti sociali e le aspirazioni di un individuo, di un popolo, di un'epoca, di una classe sociale; ma anche sistema di idee e principi che sta alla base di un movimento politico o religioso.

Si parla di "ideologia di destra" per indicare il pensiero di individui o gruppi che si oppongono ai cambiamenti dell'ordine sociale esistente, e che preferiscono atteggiamenti e pratiche tradizionali; queste persone possono talvolta arrivare a desiderare che si insedi con la forza un ordine politico di tipo autoritario. Si parla di "ideologia di sinistra" per indicare il pensiero di quelle persone che desiderano riformare, ovvero rovesciare l'ordine esistente, e che desiderano che i cambiamenti avvengano in nome di una maggior libertà o benessere dell'uomo comune

2. Paramilitare: di organizzazione che agisce come se fosse un esercito, ma non ne ha lo status di ufficialità, e spesso opera in segreto. Tale era l'organizzazione delle S.A

3. Propaganda: la diffusione di una determinata dottrina o di affermazioni che riflettano questa dottrina e ne favoriscano gli interessi e anche informazione usata per danneggiare o esaltare l'immagine di questo o quel gruppo, individuo o opinione.

La propaganda può agire: a)spargendo notizie false, b)"piegando" la realtà a proprio uso e consumo, c)celando una parte di realtà, allo scopo di raggiungere gli obiettivi desiderati.

4. Comunismo: sistema sociale, politico ed economico che si fa strada mediante la lotta rivoluzionaria per creare una società senza classi; pone le sue basi nella proprietà collettiva dei mezzi di produzione e di sussistenza nonché nel controllo dell'economia da parte del governo centrale.

5. Capitalismo: sistema economico nel quale la proprietà è per lo più privata e appartiene a individui o società, e in cui il libero mercato determina l'offerta e la domanda di beni e servizi

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IL FASCISMO

Il Fascismo è un movimento politico autoritario sviluppatosi in Italia e in altri paesi europei a partire dal 1919. Esso rappresentò la reazione ai profondi mutamenti politici e sociali dovuti alla Prima Guerra Mondiale e al diffondersi delle dottrine socialiste

Molteplici sono le cause dell’avvento del fascismo. Innanzitutto un diffuso malcontento dell’intera società dovuto alla difficile situazione economica che l’Italia attraversava; in secondo luogo un periodo, tra 1919 e 1920, denominato “Biennio Rosso”, caratterizzato da scioperi e scontri sociali e dovuto all’affermazione delle ideologie sovietiche, diffuse il timore di un regime di tipo socialista. Questa situazione difficile e pericolosa fu ulteriormente complicata dalla disoccupazione alimentata anche dal ritorno dei reduci della Grande Guerra in patria, con tutti i problemi che comportava il reintegro nella vita sociale e lavorativa di questi uomini, molti dei quali mutilati e ormai privi di ogni sussistenza.

Mussolini fu visto come l’arma migliore per combattere l’ondata comunista: il Fascismo avrebbe protetto l’Italia e la monarchia dal comunismo.

Benito Mussolini fondò il movimento “Fasci di combattimento”, a Milano il 23 marzo 1919. I suoi seguaci, per lo più ex combattenti, erano organizzati in squadre paramilitari, la cui divisa era la camicia nera. La volontà di potere dei fascisti era manifestata da una violenza che sfociava nel fenomeno dello squadrismo, in cui gruppi di fascisti sopprimevano i dissidenti politici e culturali o li costringevano al confino, generalmente in isole lontane o in zone di confine.

I fascisti si professavano antidemocratici, antiliberali e anticlericali e si proponevano di nazionalizzare i beni della Chiesa e di imporre imposte sul capitale. Proponevano anche il suffragio universale, il voto alle donne, la partecipazione dei lavoratori alle assemblee di gestione delle aziende, la giornata lavorativa di otto ore.

Oltre a questi principi puramente socialisti, i fascisti possedevano anche principi di carattere nazionalista: erano contro l’internazionalismo e accettavano l’uso della violenza per l’affermazione dei propri ideali.

Nel duce Benito Mussolini fu individuato il capo carismatico capace di risollevare l’Italia agli antichi albori dell’Impero Romano

Le capacità oratorie di Mussolini, la crisi economica post-bellica, una profonda e diffusa sfiducia nel sistema politico vigente, una crescente paura del socialismo contribuirono a far ingrossare le fila del Partito Nazionale Fascista fino ai 300.000 iscritti nel 1921,anno in cui furono eletti in parlamento 35 deputati fascisti.

Nel 1922 Mussolini con migliaia di camicie nere marciò su Roma e ottenne dal re Vittorio Emanuele III l’incarico di formare il governo; l’Italia, però, entrò del tutto nella dittatura dopo il delitto del deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1925, di cui Mussolini in Parlamento si attribuì la responsabilità.

Nello stesso anno Mussolini emanò le Leggi “Fascistissime”con le quali vennero messi al bando tutti i partiti tranne quello Fascista; la Camera dei Deputati venne sostituita dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni che rimarrà in vita fino al 1943; fu istituita una

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milizia nazionale formata dagli squadristi che prese il nome di Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, la cultura venne controllata; fu attuata la censura e fu creata nel 1926 una polizia segreta politica, l’Ovra (Opera Volontaria Repressione Antifascista)

Per far fronte alla disoccupazione lo Stato promosse la costruzione di opere pubbliche costituite da complessi monumentali di stile romano imperiali

Come gli altri regimi totalitari anche quello fascista attuò una politica economica di nazionalizzazione per quanto riguarda le industrie militari e ampliò l’apparato bellico non solo strumentale ma anche degli uomini.

Lo Stato per il salvare il sistema economico si servì anche dell’IMI, l'Istituto Mobiliare Italiano, con il quale lo stato si sostituiva al sistema bancario per il finanziamento a breve o lungo termine di iniziative industriali, e dell’IRI, l'Istituto per la Ricostruzione Industriale, con il quale lo stato acquistava quote azionarie di imprese private per poi risanarle.

Con questa serie di riforme si veniva a costituire uno stretto rapporto tra stato e industria. L’industria godeva di una serie di vantaggi (sgravi fiscali, commesse pubbliche...) per i quali però si doveva dimostrare riconoscente allo stato fascista appoggiandone la politica.

Mussolini bonificò anche alcune zone paludose nei pressi di Roma e fondò la città di Latina. Aiutò con finanziamenti l’economia del settore agricolo e portò avanti la cosiddetta “battaglia del grano” per la quale si doveva raggiungere una soglia determinata di produzione per costituire una Stato fondato sull’autarchia.

Il fascismo italiano tentò anche di eliminare la lotta di classe attraverso il corporativismo. Mussolini organizzò in corporazioni tutte le forze produttive, operai, contadini, industriali, allo scopo di aumentare la produttività e di evitare scontri fra industriali e forze operaie

Cercò inoltre di consolidare i rapporti con i cattolici, firmando i “Patti Lateranensi”, costituiti da un Trattato e un Concordato bilaterali: lo Stato fascista riconosceva lo Stato del Vaticano e istituiva l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane.

Mussolini creò il consenso, cioè l’approvazione degli italiani, sia eliminando ogni forma di opposizione, sia controllando la cultura e l’informazione: fu creato il Ministero della Cultura Popolare, il Minculpop, che controllava tutte le attività culturali; particolare rilievo fu dato al valore della competizione sportiva e della famiglia numerosa.

Fu molto attivo nella cura di organizzazioni che raccoglievano e inquadravano i cittadini; i bambini erano organizzati nell’Opera Nazionale Balilla che aveva lo scopo di formare i giovani secondo gli ideali fascisti e si avvaleva di attività sportive ed esercitazioni paramilitari: i bambini sino ai dodici anni venivano inquadrati come "figli della lupa"; i più grandi, dai dodici ai diciotto erano "balilla" e, poi, "avanguardisti”; i giovani oltre i diciotto anni entravano nei Fasci Giovanili e nei Gruppi Universitari Fascisti (GUF)

Nel 1937 tutte le organizzazioni giovanili fasciste furono fatte confluire nella Gioventù Italiana del Littorio (Gil), per un inquadramento più sistematico e pianificato. Il motto del perfetto fascista era: Credere, Obbedire, Combattere

Per quanto riguarda la politica estera Mussolini intraprese la conquista di nuove colonie ed infatti conquistò l’Etiopia nel 1936. Nel 1936 iniziò anche la collaborazione con Hitler, che

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portò alla firma di patti di alleanza: Asse Roma – Berlino, Patto Anticomintern contro il comunismo, Patto d’Acciaio. Questo comportò, purtroppo, l’adozione anche in Italia delle leggi razziali contro gli ebrei, nel 1938, nonostante l’Italia fino a quel momento non fosse mai stata antisemita.

Dal 1926 in Italia l’opposizione al Fascismo diventa un delitto contro lo Stato. Gli oppositori del regime vanno incontro ai processi del Tribunale speciale, alla condanna, al confino. Molte personalità italiane eminenti della politica e della cultura sono costrette ad emigrare. Per iniziativa del Partito socialista dei lavoratori italiani, del Partito repubblicano e di altre forze antifasciste all’estero e con l’adesione di grandi uomini come Salvemini e Nitti nel 1927 nasce in Francia una Concentrazione antifascista. L’attività principale della Concentrazione è la propaganda fuori dell’Italia contro il regime.

Nel novembre 1929 viene pubblicato il manifesto programmatico del movimento:

- Lotta al Fascismo

- Affermazione della repubblica

- Democrazia politica

- Profonde riforme sociali

- Nazionalizzazione delle grandi imprese capitalistiche e monopolistiche

L’azione antifascista più organica è quella svolta dal Partito comunista in particolare per il collegamento dei comunisti italiani con l’Internazionale comunista. L’impegno comunista nella lotta contro il regime è dimostrato dal fatto che gran parte dei condannati dal Tribunale speciale sono iscritti al Partito comunista. Nel 1933 la polizia fascista è riuscita a distruggere quasi completamente l’organizzazione clandestina comunista

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IL NAZISMO

Si chiama Nazismo la teoria e la pratica totalitaria fascista abbracciata da Adolf Hitler e dal suo partito (Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori), dal 1920 al 1945

Tale dottrina di leggi si basa soprattutto sul riconoscimento di un nemico comune, causa del disagio sociale che stava attraversando la Germania negli anni ’20 e ’30, che venne individuato negli ebrei

L’ideologia nazista fu la prima a riconoscere il proprio nemico non più per le sue idee politiche e classi sociali non condivise, ma per la razza. Hitler dava motivazioni di ogni genere per dare una spiegazione a questo odio contro gli ebrei. Attribuiva loro la colpa del collasso tedesco, sia in ambito economico in quanto, pur essendo capitalisti, non investivano i loro patrimoni in Germania; sia in ambito culturale, perchè artefici del degrado culturale della Germania

Il nazismo chiedeva l'unificazione di tutti i popoli germanici in un unico impero. Il programma nazista inoltre prevedeva il dominio assoluto e la fondazione di un nuovo ordine sociale con a capo la razza ariana1. Tale razza era ritenuta, con tanto di prove pseudo-scientifiche, l’unica razza pura “biologicamente” e degna di comandare; le altre razze erano ritenute “inferiori” o addirittura da eliminare, come quella ebraica.

Il Nazismo faceva uso di alcune organizzazioni per mantenere il controllo all'interno del partito e per stritolare l'opposizione:

SA: Squadre d’assalto (Sturm Abteilungen); SS: Staffette di difesa (Schutzstaffeln); GESTAPO: Polizia Segreta di Stato.

Il Nazismo dava inoltre grande importanza: agli sport e alle attività paramilitari per la gioventù; all'uso intenso della propaganda per dar gloria allo stato; all'utilità di lasciare ogni decisione al capo supremo, il Führer Adolf Hitler2

Dopo due anni dell’ascesa al potere di Hitler, vennero emanate le Leggi di Norimberga, in base alle quali i cittadini ebrei tedeschi perdevano ogni diritto civile: iniziavano le persecuzioni ebraiche. Le leggi persecutorie prevedevano anche la soppressione degli infermi di mente e la persecuzione contro gli omosessuali.

Hitler fece bruciare e distruggere tutti i libri ritenuti contro il regime, con l’obiettivo di costruire una nuova cultura incentrata sul Terzo Reich. Venne istituito un unico partito (Partito Nazionalsocialista) e un solo sindacato.

Fu instaurato un regime di terrore: nei lager vennero rinchiusi ebrei, oppositori politici o chi era ritenuto contro l’etica-morale del regime

Un altro aspetto del nazismo fu la nazionalizzazione dei mezzi di comunicazione, per attuare nei modi migliori il regime propagandistico, che era orientato, soprattutto, alla esaltazione del Fuhrer e alla distruzione morale e civile del popolo ebreo.

Vennero nazionalizzate industrie di tipo militare e la produzione militare crebbe a dismisura per preparare il Terzo Reich alla “Grande Guerra”. In campo economico fu promossa una politica protezionistica, per valorizzare i prodotti interni e sviluppare l’economia interna. Tutto questo era legato all’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza e,

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quindi, un’autarchia totale. Tale obiettivo venne raggiunto e superato e fece vivere alla popolazione tedesca un periodo di prosperità dopo lunghi anni di fame e miseria. Anche questo fu il motivo dell’affermazione del Nazismo nella Germania degli anni ’30.

Le cause dell’avvento del nazismo sono essenzialmente:

1. le sanzioni causate dalla sconfitta della I Guerra Mondiale,

2. la crisi del ’29,

3. la politica di Hitler a favore del popolo

1. La disfatta del primo conflitto mondiale aveva portato il Paese in una situazione difficile, a causa delle decisioni del Patto di Versailles. In questo trattato di pace, stipulato subito dopo la fine del conflitto, venne riconosciuta nella Germania l’unica provocatrice del conflitto. Le vennero imposte multe pesantissime e furono confiscate l’Alsazia e la Lorena, territori ricchi di giacimenti minerari e altamente strategici. Inoltre la Germania fu costretta a cedere gran parte della sua marina e a destituire l’intero esercito. I territori coloniali vennero spartiti tra le potenze vincitrici.

2. In questa situazione di crisi, l’impero crollò e nacque la REPUBBLICA DI WEIMAR, nel 1919, con costituzione democratica. La crisi economica, però, favorì i partiti di destra, che attribuivano ai comunisti le difficoltà in cui si trovava la Germania, sia perché erano dalla parte dell’Unione Sovietica, sia perché erano contro la guerra. Nel 1929 la “grande crisi” della Borsa di Wall Street decretò la fine della Repubblica. I prestiti americani cessarono e furono colpiti i ceti più umili e quelli medi, già danneggiati precedentemente dalle conseguenze della I guerra mondiale. Fallirono migliaia di industrie, la produzione calò e la popolazione cadde nella miseria

3. In questo contesto il Nazismo trovò un ottimo terreno dove porre le basi del proprio potere. Infatti nelle elezioni del 1930 i nazisti ottennero moltissimi voti e la loro ideologia contro gli ebrei e i comunisti ottenne sempre più consensi. Mentre il popolo inneggiava al grande capo Hitler, visto come unico salvatore della Patria in ginocchio, il presidente della Repubblica, il maresciallo Hindenburg, conferì l’incarico di formare il governo al nuovo Fuhrer (Gennaio 1933). Era l’inizio del regime nazista.

Nel 1933 Adolf Hitler sale al potere, anch’egli come Mussolini per vie legali, e nel 1934, alla morte di Hindenburg, divenne capo dello stato con poteri illimitati.

Nel 1936 viene occupata la Renania, nel 1938 viene annessa l’Austria, fra il 1938 e il 1939 viene occupata parte della Cecoslovacchia, mentre con l’Italia fascista e il Giappone si siglano alleanze: la II guerra mondiale si sta preparando

Note

1. Ariano: nella sua accezione originaria, il termine indica le popolazioni iraniche e quelle indiane di origine indoeuropea; dai nazisti esso fu indebitamente esteso a tutti i popoli di lingua indoeuropea, in particolare a quelli germanici (passando quindi a indicare persone di pelle bianca di tipo nordico), e assunto a sinonimo di razza pura e superiore in opposizione a ogni altra razza

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2. Führer: in tedesco = "capo, guida", come l'italiano "duce". In origine era il titolo conferito a Hitler come capo del Partito nazista: egli lo mantenne poi come dittatore della Germania. La figura del Führer acquistò lati divini, la sua forza carismatica fece unire in un grande nazionalismo l’intera Germania umiliata per le sovvenzioni contenute nel Patto di Versailles Il potere di Hitler gettava radici mistiche che lo facevano seguire ciecamente da un intero popolo. La voglia di riscatto del popolo tedesco trova in Hitler un capo carismatico che si identificava con un’ideologia che inneggiava alla razza ariana come la unica degna di comandare sul mondo intero

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LO STALINISMOUna differenza essenziale del regime stalinista verso gli altri regimi totalitari del XX secolo è l’obiettivo sociale. Esso si poneva l’obiettivo di:- abbattere la struttura sociale della Russia degli Zar, costituita da aristocratici, borghesi,

operai e contadini, - pianificare e riformare del tutto il tessuto sociale, rendendolo omogeneo per cultura e

idee politiche. Dopo la morte di Lenin nel 1924 all’interno del Partito Comunista si scatenò una lotta di successione conclusasi con l’affermazione di Stalin che si insediò al potere, per mezzo dell’oppressione e della soppressione di tutti i suoi oppositori politici all’interno del Partito.

Dopo il parziale successo della NEP bisognava scegliere se insistere in un esperimento che non applicava i principi del socialismo marxista-leninista o adottare un nuovo indirizzo più integralista rispetto al principio del collettivismo. Stalin adotta la seconda soluzione.

La politica interna di Stalin si incentrò soprattutto sull’economia e sulla Pianificazione o Statalizzazione della società. Il primo obiettivo fu la collettivizzazione forzata delle campagne. Il programma di collettivizzazione prevedeva che il contadino desse allo Stato dei quantitativi minimi di raccolti. Chi li superava aveva diritto a premi. I contadini ebbero tuttavia un atteggiamento restio e per questo divennero oggetto di campagne di punizione da parte di funzionari statali ed operai. Il secondo punto del programma di sviluppo economico interno di Stalin fu l’industrializzazione forzata dell’URSS che fu anche uno dei motivi per cui l’Unione Sovietica non venne coinvolta nella crisi del ’29. La scelta economica fu pianificata dal partito e divisa in “piani quinquennali” in base ai quali ogni 5 anni bisognava raggiungere un obiettivo prefissato di sviluppo industriale. Questa programmazione si rivelò, tuttavia, un relativo fallimento, anche se gli enormi sforzi avevano portato la Russia ad essere tra le più grandi potenze mondiali, perché riuscì a tenersi fuori dalla crisi del ’29 che coinvolse particolarmente i regimi occidentali liberali Il regime stalinista, alla pari degli altri regimi totalitari, attuò una strategia di oppressione verso i dissidenti e costruì una grande struttura propagandistica. I sovietici, alla pari dei nazisti, possedevano campi di concentramento che prendevano il nome di Gulag, i quali rappresentavano in sé uno strumento di terrore per reprimere sul nascere ogni attività avversa al regime. L’essenza dei Gulag sovietici era la stessa dei Lager nazisti, tuttavia, avevano obiettivi diversi. La struttura dei Gulag era un mezzo utile al regime per pianificare del tutto la società trasformandola nella “società del proletariato”, mentre la persecuzione nazista si basava principalmente sulla razza, quella russa poneva le sue fondamenta su una persecuzione di tipo sociale. Comunque anche nello stalinismo vennero trasferite nei gulag minoranze etniche e religiose La propaganda era fondata sul culto della figura di Stalin, che venne di fatto divinizzata. Fu riproposto come il “capo del proletariato mondiale”, l’unico capace di portare la rivoluzione proletaria in tutto il mondo. La cultura venne utilizzata come uno strumento propagandistico e di regime. Nacque in questo modo il realismo socialista che si poneva l’obiettivo di esaltare le virtù del socialismo e della rivoluzione, e di istruire in tal senso la popolazione, lodando gli obiettivi raggiunti dal regime, sotto la stretta sorveglianza del partito.

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