Hesperìa Loescher 3138E Preview
-
Upload
mario-lo-conte -
Category
Documents
-
view
66 -
download
6
Transcript of Hesperìa Loescher 3138E Preview
Teoria
Franco Montanari, Andrea Barabino, Nicoletta Marini3138Montanari, Barabino, Marini
3138_PH1
quesTo volume, sProvvisTo del Talloncino a fronTe (o oPPorTunamenTe PunzonaTo o alTrimenTi conTrassegnaTo),è da considerarsi coPia di saggio - camPione graTuiTo, fuori commercio (vendiTa e alTri aTTi di disPosizione vieTaTi: arT. 17, c. 2 l. 633/1941). esenTe da iva (dPr 26.10.1972, n. 633, arT. 2, leTT. d).esenTe da documenTo di TrasPorTo (dPr 26.10.1972, n. 633, arT. 74).
MONTANARI HESPERÌA TEORIA
3138
3138Montanari, BaraBino, Marini HesPerìaTeoria
nell’elenco dei liBri di TesToindicare l’inTero codice isBn
PREZZO AL PUBBLICO
e 23,00VALIDO PER IL 2011
QUesto corso è costitUito da:
ISBN 978-88-201-3138-8 TEORIA ISBN 978-88-201-3139-5 1 ESERCIZI DI LINGUA, LESSICO E CIVILTÀ ISBN 978-88-201-3140-1 2 ESERCIZI DI LINGUA, LESSICO E CIVILTÀ ISBN 978-88-201-3141-8 GUIDA PER L’INSEGNANTE
online in www.imparosulweb.eu
Esperi'aGrammatica descrittiva della lingua grecaL’opera punta a proporre lo studio della lingua greca nei suoi diversi aspetti di grammatica, lessico e cultura come elementi inscindibili e complementari.
Elementi caratterizzanti di questo corso
studio organico della lingua greca
La grammatica e il lessico, associato alle nozioni di cultura, sono elementi strettamente connessi, in rapporto di forte integrazione reciproca.
Grammatica descrittiva
Dall’esperienza alla regola: la teoria grammaticale è sempre rapportata al contesto linguistico per favorire la comprensione e la memorizzazione dei fenomeni e delle particolarità del Greco antico.
Lessico e civiltà
Lessico e approfondimenti di civiltà come parte integrante del percorso didattico in vista della traduzione. schede metodologiche e repertori lessicali per capire la struttura e la formazione delle parole, imparare a fare buon uso del vocabolario, accedere al contesto culturale.
studio autonomo
Linearità della trattazione manualistica.Prospetti riepilogativi e quadri di raffronto.Frequenza di box che isolano ed evidenziano le regole importanti.Schede per focalizzare le particolarità grammaticali e riflettere sulla coesione e la struttura del testo.
ripassoFrequente richiamo delle regole – negli eserciziari e nelle sezioni di Recupero sistematico – per venire incontro anche agli alunni con difficoltà di apprendimento.
in copertina: Viaggio per mare, particolare di una coppa attica a figure nere, VI secolo a.C., Haifa, National Maritime Museum. © Lessing Photo Archive/Contrasto
Esperi'aGrammatica descrittiva della lingua greca
Esperi'a
teorIAloescHer 1861 - 2011 150 anni di scuolaPer saperne di più vai al linkCercare, Sapere, Conosceresul sito www.loescher.it
Franco Montanari, Andrea Barabino, Nicoletta Marini
ïEsperivaGrammatica descrittiva della lingua greca
Teoria
LOESCHER EDITORE
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 1
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
© Loescher Editore - Torino - 2011http://www.loescher.it
I diritti di elaborazione in qualsiasi forma o opera, di memorizzazione anche digitale su supporti di qualsiasi tipo (inclusi magnetici e ottici), di riproduzionee di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), i diritti di noleggio, di prestito e di traduzione sono riservati per tutti i paesi. L'acquisto della presente copia dell'opera non implica il trasferimento dei suddetti diritti né li esaurisce.
Fotocopie per uso personale (cioè privato e individuale), nei limiti del 15% di ciascun volume, possono essere effettuate dietro pagamento alla SIAE delcompenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Tali fotocopie possono essere effettuate negli esercizi commercialiconvenzionati SIAE. o con altre modalità indicate da SIAE.
Per riproduzioni ad uso non personale l'editore potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodurre un numero di pagine non superiore al 15% dellepagine del presente volume. Le richieste per tale tipo di riproduzione vanno inoltrate a:
Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell'ingegno (AIDRO)Corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milanoe-mail [email protected] e sito web www.aidro.org
L'editore, per quanto di propria spettanza, considera rare le opere fuori del proprio catalogo editoriale. La fotocopia dei soli esemplari esistenti nellebiblioteche di tali opere è consentita, non essendo concorrenziale all'opera. Non possono considerarsi rare le opere di cui esiste, nel catalogo dell'editore,una successiva edizione, le opere presenti in cataloghi di altri editori o le opere antologiche.
Nel contratto di cessione è esclusa, per biblioteche, istituti di istruzione, musei ed archivi, la facoltà di cui all'art. 71 - ter legge diritto d'autore.
Maggiori informazioni sul nostro sito: http://www.loescher.it
Ristampe
6 5 4 3 2 1 N
2016 2015 2014 2013 2012 2011
ISBN 9788820131388
Nonostante la passione e la competenza delle persone coinvolte nella realizzazionedi quest’opera, è possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni. Ce ne scusiamo fin d’ora con i lettori e ringraziamo coloro che, contribuendo al miglioramento dell’opera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo:
Loescher Editore s.r.l. Via Vittorio Amedeo II, 18 10121 Torino Fax 011 5654200 [email protected]
Loescher Editore S.r.l. opera con sistema qualitàcertificato CERMET n. 1679-Asecondo la norma UNI EN ISO 9001-2008
Realizzazione editoriale e tecnica- redazione: Lucia Bisoglio- rilettura del testo: Giancarlo Scarpa- impaginazione: Giorcelli & Co. - Torino- cartografia: Studio Aguilar Sas - Milano
Progetto grafico: Softdesign - TorinoCopertina: Graphic Center Srl - TorinoRedattore responsabile: Elena de LeoRicerca iconografica: Emanuela MazzucchettiStampa: Sograte - Città di Castello (PG)
Referenze fotograficheOcchielli di sezioneFonetica - Volto barbuto in marmo di filosofogreco (partic.). 2010 Photos.comMorfologia - Auriga di Delfi. Figura in bronzoda una quadriga vittoriosa rinvenuta fra le rovine del Tempio di Apollo a Delfi (470-466a.C.). Museo di Delfi. Erich Lessing,Vienna/KeyBook/Rusconi libri, Santarcangelodi Romagna, 2001.Sintassi - Interno del tempio dorico greco diSegesta, Trapani. Alec/Wikipedia/CreativeCommons.Lessico e repertori - Exechias, Achille e Aiacegiocano a dadi. Particolare da un'anfora attica a figure nere (540-530 a.C.). Città delVaticano, Museo Gregoriano Etrusco.
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 12-11-2010 12:33 Pagina 2
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
3
IntroduzionePresentazione
ïEsperiva nasce da un lavoro ventennale dedicato all’insegnamento del greco e alla ricerca della didatticadi questa materia. L’esperienza diretta in classe, unita alla riflessione teorica sulle modalità di insegna-mento, ha permesso di realizzare un impianto metodologico per lo studio organico del greco antico, ca-librato sulle richieste degli insegnanti e sulle esigenze degli alunni della scuola di oggi.
L’opera, infatti, pur rispondendo alla necessità di trattare in modo esaustivo i fondamentali fenomeni lin-guistici del greco (morfo-sintassi, lessico, semantica), impostati secondo criteri scientifici e secondo i prin-cìpi della grammatica descrittiva, propone un percorso didattico-formativo basato su un metodo inno-vativo, efficace e non ripetitivo: in altre parole, mira a permettere all’allievo di maturare, gradualmente ein modo strutturato, le competenze necessarie per la comprensione dei testi greci e per riflettere critica-mente, attraverso la lettura diretta degli autori, sulla civiltà greca e sui valori della classicità in linea piùgenerale.
In quest’ottica, il manuale di Teoria, i due volumi di Esercizi, oltre che la Guida per l’insegnante e gli stru-menti on-line, costituiscono un insieme organico e coerente, che contempera armonicamente aspetti teo-rici, attività di esercitazione – in forma anche di laboratorio – consolidamenti, recuperi, approfondimenti.
Il volume di Teoria, in particolare, presenta un impianto tradizionale nell’ordine e nella scansione degli ar-gomenti: introduzione con brevi cenni di storia della lingua greca, fonetica, morfologia, sintassi, lessico erepertori lessicali.Questa ripartizione si riconduce sia alle esigenze di studio immediato, sia al carattere intrinseco del ma-nuale, che si propone come strumento di consultazione anche dopo il primo biennio di studi. Esso si segnala sia per la trattazione esaustiva della morfologia, sia per l’esposizione dei nuclei fonda-mentali e indispensabili della sintassi, entrambe condotte sulla base rigorosa dalle testimonianze degli au-tori antichi. La scientificità della trattazione dei fenomeni linguistici si accompagna, tuttavia, a un’espo-sizione sempre chiara e precisa, volta a evitare eventuali dubbi o fraintendimenti, che possono facilmen-te insorgere in chi muove i primi passi nella materia.
Proprio in quest’ottica, ogni qual volta possa apparire utile, il volume propone efficaci puntualizzazioni,evidenziate graficamente in forma di schede, su aspetti rilevanti o comunque particolari e tipici della lin-gua. In molti casi, poi, prospetti riepilogativi e quadri di raffronto o sinottici aiutano a sintetizzare quan-to esposto più diffusamente nella trattazione (valga il caso dei quadri di flessione nominale; oppure le ta-belle sulle principali congiunzioni subordinanti; le sintesi sulle preposizioni con le loro reggenze o suicomplementi più ricorrenti ecc.). Il ricorso alla schematizzazione grafica intende offrire anche un ulte-riore aiuto alla visualizzazione di alcuni argomenti, come la formazione dei tempi verbali. Ben lungi dal-l’intenzione di rendere «facili» fenomeni grammaticali in sé complessi – e per i quali, talvolta, gli studi so-no ancora aperti e oggetto di dibattito –, il ricorso a questi espedienti garantisce, tuttavia, una precisa va-lenza di ausilio per l’allievo e l’insegnante.
In chiusura del volume, infine, sono proposti repertori che sono stati reputati utili a completare il quadropiù specificamente lessicale: in particolare, un ampio Repertorio lessicale per radici offre sistematici con-fronti tra il greco, l’italiano, il latino e altre lingue moderne appartenenti al gruppo indoeuropeo, allo sco-po di rendere immediata la percezione dello stretto rapporto che intercorre fra di esse. Tali repertori inte-grano e completano le sezioni di Lessico e civiltà che rappresentano parte integrante di ogni Lezione dei duevolumi di Esercizi.
gli Autori
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 12-11-2010 12:34 Pagina 3
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Introduzione 11
FONETICA
1 I caratteri e la loro classificazione
1 L’alfabeto 18
2 La pronuncia 19
3 Le vocali 20
4 I dittonghi 20
5 Le consonanti 21
Le sonanti 22
6 Le semiconsonanti (o semivocali) 23
7 La sillaba 23
2 Segni distintivi e segni di interpunzione
8 Lo spirito 24
9 La posizione dello spirito 24
10 L’accento 25
11 La posizione dell’accento 25
12 La mobilità dell’accento 26
13 La classificazione delle parole sulla base dell’accento 26
Le leggi dell’accento 27
14 Proclitiche ed enclitiche 27
15 Segni di interpunzione 30
16 Altri segni grafici 31
4
3 Fenomeni fonetici
17 Fenomeni fonetici: classificazione 32
18 L’elisione 32
19 L’aferesi 33
20 La crasi 33
21 Consonanti mobili 34
22 L’apofonia 35
L’apofonia: un fenomeno tipico delle lingue indoeuropee 38
23 La contrazione 39
Prospetto sinottico delle contrazioni 40
24 La metatesi 4125 Abbreviamento di vocali lunghe e dittonghi
impropri 42
26 Allungamento di vocali 42
27 Il prolungamento organico 43
28 L’assimilazione 43
29 La dissimilazione 46
30 L’assibilazione 48
31 Trasformazioni dovute a caduta di s, Ù, ü 48
32 L’epentesi 51
MORFOLOGIA
4 La flessione dei nomi
33 La flessione dei nomi: caratteristiche generali 54
34 I casi e le declinazioni 55
35 Genere e numero 56
Particolarità del numero 56
IntroduzioneIndice
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 12-11-2010 12:34 Pagina 4
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
5 L’articolo
36 L’articolo e la sua flessione 57
6 La I declinazione
37 La I declinazione: caratteristiche generali 58
38 Nomi femminili in -a puro (-a ¸ h) 60
39 Nomi femminili in -a impuro (-a > -h ¸ -h ) 61
40 Nomi maschili 62Pluralia tantum della I declinazione 63
41 Nomi contratti 64
42 L’accento nella I declinazione 65
43 Nomi della I declinazione con accento acuto al nominativo singolare 65
44 Nomi della I declinazione con accento circonflesso al nominativo singolare 67
Schema delle terminazioni della I declinazione 68
45 Raffronto tra la I declinazione greca e quella latina 69
7 La II declinazione
46 La II declinazione: caratteristiche generali 71
47 Nomi maschili, femminili e neutri 71
Pluralia tantum della II declinazione 72
48 Nomi contratti 72
49 La declinazione attica 73
50 L’accento nella II declinazione 74
51 Nomi della II declinazione con accento acuto al nominativo singolare 74
52 Nomi della II declinazione con accento circonflesso al nominativo singolare 76
Schema delle terminazioni della II declinazione 77
53 Raffronto tra la II declinazione greca e quella latina 78
8 La III declinazione
54 La III declinazione: caratteristiche generali 80
55 Temi in consonante 80
56 Temi in labiale 81
57 Temi in gutturale o velare 82
Indice
5
58 Temi in dentale semplice 83
59 Temi in -nt 86
60 Temi in nasale 88
61 Temi in liquida 91
62 Temi in sibilante 94
63 Temi in vocale dolce (i < Ù / u < ü) 97
64 Temi in dittongo 101
65 Temi in -au (< -aü) / -ou (< -oü) 101
66 Temi in -eu (< -hü) 102
67 Temi in -w (< -wü) 103
68 Temi in -oi (< -oÙ) 104
69 Nomi particolari della III declinazione 104
Quadro sinottico della III declinazione 107
Schema delle terminazioni della III declinazione 108
70 Raffronto tra la III declinazione greca e quella latina 108
9 Gli aggettivi
71 Gli aggettivi: caratteristiche generali 116
72 Gli aggettivi della I classe 117
73 Gli aggettivi della I classe a 3 uscite 117
74 Gli aggettivi della I classe a 2 uscite 119
75 Gli aggettivi contratti 120
76 Gli aggettivi contratti a 3 uscite in -eo" 120
77 Gli aggettivi contratti a 3 uscite in -oo" 122
78 Gli aggettivi contratti a 2 uscite (composti) 123
79 Gli aggettivi che seguono la declinazione
attica (a 2 uscite) 124
80 L’accento negli aggettivi della I classe 125
81 Gli aggettivi della II classe 125
82 Aggettivi con tema in labiale e in gutturale 126
83 Aggettivi con tema in dentale 127
84 Aggettivi con tema in liquida (solo -r) 132
85 Aggettivi con tema in nasale 134
86 Aggettivi con tema in sibilante 136
87 Aggettivi con tema in vocale debole 137
88 Gli aggettivi a flessione mista 139
Quadro sinottico degli aggettivi dellaI e II classe 142
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 5
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
10 I comparativi e i superlativi
89 I gradi dell’aggettivo 143
90 Comparativi e superlativi del I tipo 145
91 Particolarità nella formazione di comparativie superlativi del I tipo 146
92 Comparativi e superlativi del II tipo 14993 Particolarità nella formazione di comparativi
e superlativi del II tipo 151
Forme concorrenti di I e II tipo 153
94 Intensivi politematici 154
95 Forme di comparazione prive di corrispondenti aggettivi di grado positivo 155
96 Avverbi al grado comparativo e superlativo 156
11 I numerali
97 I numerali: schema generale 157
98 Cardinali 158
99 Ordinali 159
100 Avverbi numerali 159
12 I pronomi
101 I pronomi: caratteristiche generali 160
102 Pronomi personali 160
103 Pronomi personali riflessivi 162
104 Pronome reciproco 164
105 Pronomi e aggettivi dimostrativi 164
Usi di aujtov" 167
106 Pronomi e aggettivi possessivi 168
107 Pronomi e aggettivi interrogativi 169
108 Pronomi e aggettivi indefiniti 170
109 Pronomi relativi 172
110 Pronomi e aggettivi relativi-indefiniti 173
Schema sinottico dei valori correlativi dei pronomi 174
13 Le parti invariabili del discorso
111 Le preposizioni 175
112 Congiunzioni e particelle: caratteristiche generali 188
113 Le congiunzioni coordinanti 188
114 Le congiunzioni subordinanti 189
115 Particelle 189
Indice
6
116 Le particelle mevn ... dev 191
117 Gli avverbi 192
118 La formazione degli avverbi 192
Schema sinottico dei valori correlativi degli avverbi 194
14 Il sistema verbale
119 La flessione dei verbi 195
120 I tempi 196
121 I modi 199
122 La diatesi 199
123 L’aspetto 201
124 I temi 202
125 Persona e numero 203
126 Desinenze e terminazioni 203
127 L’aumento 206
Mutamenti iniziali dovuti all’aumentotemporale 207
128 Particolarità dell’aumento 207
129 Il raddoppiamento nel presente 209
130 Il raddoppiamento nel perfetto 209
131 Il raddoppiamento attico 211
132 Particolarità del raddoppiamento nel perfetto 211
133 Il raddoppiamento nel perfetto dei verbi composti 212
15 Le classi verbali e la formazione del presente
134 Le classi verbali 213
135 Verbi senza suffissi al presente 213
136 Verbi con prefissi, suffissi e/o infissi al presente 214
137 Verbi cosiddetti politematici 217
16 Il presente
138 Il presente: caratteristiche generali 218
139 Verbi tematici (in -w) 218
140 Verbi contratti 221
141 Verbi atematici (in -mi) 228
142 Verbi atematici con suffisso -nu- 228
143 Verbi atematici con raddoppiamento nel temadel presente (tivqhmi, divdwmi, i{hmi, i{sthmi) 231
144 Verbi atematici radicali 236
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 6
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
17 L’imperfetto
145 L’imperfetto: caratteristiche generali 243
146 Verbi tematici (in -w) 243
147 Verbi contratti 244
148 Verbi atematici (in -mi) 246
149 Verbi atematici con suffisso -nu- 246
150 Verbi atematici con raddoppiamento (tivqhmi, divdwmi, i{hmi, i{sthmi) 247
151 Verbi atematici radicali 248
18 Il futuro
152 Il futuro: caratteristiche generali 250
153 Il futuro sigmatico 251
154 Particolarità nella formazione del futuro sigmatico 254
155 Il futuro di eijmiv 256
156 Il futuro contratto 257
157 Il futuro attico 258
158 Il futuro dorico 261
159 Futuro senza elemento caratterizzante 262
160 Il futuro dei verbi politematici 262
Schema riassuntivo dei futuri 263
19 L’aoristo
161 L’aoristo: caratteristiche generali 264
162 La formazione dell’aoristo 265
163 L’aoristo I o debole 266
164 L’aoristo sigmatico 266
165 Particolarità nella formazione dell’aoristosigmatico 272
166 L’aoristo asigmatico 273
167 L’aoristo II o forte 275
168 L’aoristo III o fortissimo 278
169 L’aoristo cappatico 281
20 L’aoristo passivo
170 L’aoristo passivo: caratteristiche generali 285
171 L’aoristo passivo I o debole 285
172 Particolarità nella formazione dell’aoristo passivo I o debole 287
Indice
7
173 L’aoristo passivo II o forte 288
174 Particolarità nella formazione dell’aoristo passivo II o forte 289
21 Il futuro passivo
175 Il futuro passivo: caratteristiche generali 292
176 Il futuro passivo I o debole 293
177 Il futuro passivo II o forte 293
22 Il perfetto attivo
178 Il perfetto: caratteristiche generali 294
179 Il perfetto I o debole 295
180 Il perfetto II o forte 298
181 Il perfetto III o fortissimo 300
23 Il perfetto medio-passivo
182 Il perfetto medio-passivo: caratteristiche generali 304
183 Il perfetto medio-passivo dei verbi con tema in vocale e in dittongo 304
184 Il perfetto medio-passivo dei verbi con tema in consonante 306
24 Il piuccheperfetto
185 Il piuccheperfetto: caratteristiche generali 312
186 Il piuccheperfetto I 313
187 Il piuccheperfetto II 314
188 Il piuccheperfetto da verbi con perfetto III e misto 314
189 Il piuccheperfetto medio-passivo 315
25 Il futuro perfetto
190 Il futuro perfetto: caratteristiche generali 318
191 Il futuro perfetto attivo 318
192 Il futuro perfetto medio-passivo 318
26 Gli aggettivi verbali
193 Gli aggettivi verbali: formazione e caratteristiche 320
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 7
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
SINTASSI
27 Il periodo e la frase
194 La frase semplice e i suoi componenti 322
195 L’espansione della frase 323
196 La frase negativa 324
197 La concordanza 326
Concordanze particolari 326
198 Gli usi dell’articolo 328
199 L’articolo con funzione pronominale 328
200 L’articolo con funzione sostantivante 329
201 L’articolo e la funzione attributiva o predicativa 330
202 Omissione dell’articolo 332
203 Gli usi dell’aggettivo 332
204 Gli usi del comparativo e del superlativo 333
28 La sintassi dei casi
205 Il nominativo 336
206 Nominativo di vocazione 337
207 Nominativo avverbiale 337
208 Doppio nominativo 337
209 Nominativo assoluto 337
210 Nominativo con l’infinito (costruzione personale) 337
211 Il genitivo 338
212 Genitivo senza preposizione 338
213 Genitivo con preposizione 341
214 Genitivo retto da verbi e aggettivi 342
215 Genitivo assoluto 342
216 Il dativo 343
217 Dativo senza preposizione 343
218 Dativo con preposizione 345
219 Dativo retto da verbi e aggettivi 345
220 Dativo assoluto 346
221 L’accusativo 346
222 Accusativo senza preposizione 346
223 Accusativo con preposizione 348
224 Accusativo retto da verbi 348
225 Accusativo avverbiale 349
226 Accusativo assoluto 349
227 Accusativo come soggetto nelle infinitive 349
228 Il vocativo 349
Indice
8
29 La sintassi del verbo
229 I modi: finiti e indefiniti 350
230 L’indicativo 350
231 Indicativo potenziale 351
232 Indicativo desiderativo 351
233 Indicativo irreale 351
234 L’imperativo 351
235 L’ottativo 352
236 Il congiuntivo 353
237 L’infinito 354
238 Infinito con funzione nominale 354
239 Infinito con funzione verbale 354
240 Il participio 355
241 Participio con funzione nominale 355
242 Participio con funzione verbale 355
243 Gli aggettivi verbali 357
30 La sintassi del periodo
244 Le frasi principali o indipendenti 358
245 Le enunciative 358
246 Le interrogative dirette 359
247 Le dubitative 360
248 Le volitive 360
249 Le desiderative o ottative 361
250 Le esclamative 361
251 Le incidentali 361
252 La coordinazione 361
253 La subordinazione 362
254 Subordinate esplicite e implicite 363
255 Le temporali 364
256 Le causali 365
257 Le finali 366
258 Le consecutive 367
259 Le condizionali e il periodo ipotetico 369
260 Periodo ipotetico della realtà o del I tipo 369
261 Periodo ipotetico dell’eventualità o del II tipo 369
262 Periodo ipotetico della possibilità o del III tipo 369
263 Periodo ipotetico dell’irrealtà o del IV tipo 370
264 Altri modi di esprimere la protasi 370
265 Periodo ipotetico misto 370
266 Periodo ipotetico dipendente 370
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 8
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
9
267 Le concessive 371
268 Le comparative 371
269 Le comparative ipotetiche 372
270 Le modali 373
271 Le limitative 373
272 Le eccettuative 374
273 Le soggettive 374
274 Le oggettive 375
275 Le interrogative indirette 376
276 Le completive volitive 377
277 Le relative 378
278 Fenomeni connessi all’uso del pronome relativo 379
279 Il discorso indiretto 382
LESSICO E REPERTORI
I Derivazione e composizione delle parole
280 Parole primitive, derivate, composte 386
281 Parole derivate: suffissi nominali 387
282 Parole derivate: suffissi aggettivali 390
283 Parole derivate: suffissi verbali 391
284 Parole composte 391
II Repertorio lessicale per radici394
III Schemi di flessione dei participi
285 Participi con suffisso in -nt- 421
286 Participi con suffisso in -ot- 426
287 Participi in -men- (-omeno~ / -ameno~) 427
IV Paradigmi dei verbi più usati 429
Indice analitico italiano 453
Indice analitico greco 457
Indice
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 9
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 10
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Introduzione
11
Il greco e l’indoeuropeoIl greco appartiene alle lingue indoeuropee. L’idea che moltissime lingue diffuse, nel mondoantico, in un’area compresa tra l’India e l’Europa occidentale avessero una matrice comune,l’indoeuropeo appunto, nasce nel XIX secolo, quando Franz Bopp (1791-1867), Rasmus Rask(1787-1832) e altri studiosi, confrontando lingue antiche come il greco, il sanscrito, il latinoe altre, scoprirono evidenti parentele a livello lessicale e morfosintattico. Per ricorrere a unsemplice esempio, la parola «padre» compare nel miceneo pate, nel greco antico pathvr, nelsanscrito pitár, nel latino pater (da cui si sviluppano «padre» in italiano, père in francese ecc.),nel gotico fadar (da cui ha origine il tedesco Vater, l’inglese father ecc.). Confrontando que-ste somiglianze, i glottologi hanno così ricostruito delle radici indoeuropee (nella scritturaconvenzionalmente precedute da un asterisco), che sarebbero alla base di molte parole in gre-co, latino, sanscrito, celtico e così via. Tra gli elementi comuni delle diverse lingue, gli stu-diosi hanno individuato non solo parentele lessicali, ma anche elementi fonetici e morfo-sintattici, per esempio una serie comune di consonanti e vocali oppure il sistema flessionaledi nomi, pronomi e verbi (le cosiddette declinazioni e coniugazioni).
All’indoeuropeo sono ricondotti i seguenti principali rami (in ordine di tempo):– l’anatolico, comprendente l’ittita, il palaico e il luvio, il lidio e il licio;– l’indo-iranico, comprendente l’indiano (o indoario) e l’iranico;– il greco;– l’italico, costituito dal latino e dai dialetti italici quali l’osco-umbro;– il celtico.
Dall’età cristiana sono attestati inoltre: il germanico, distinto in germanico orientale (goti-co), settentrionale e occidentale; l’armeno; il tocario; il balto-slavo; l’albanese.
La diffusione delle lingue di origine indoeuropea. Il loro ceppo comune, l’indoeuropeo appunto, non è riconduci-bile con certezza a un preciso luogo di nascita e, secondo alcune ipotesi, sarebbe frutto di una pura e semplice ri-costruzione teorica fatta sulla base delle parentele linguistiche rilevate dai glottologi.
Introduzione
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 12-11-2010 12:35 Pagina 11
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Introduzione
12
Da ciascun ramo si sono sviluppate successivamente le lingue moderne. Dal latino, per esem-pio, derivano l’italiano, il francese, il provenzale, il castigliano, il catalano, il portoghese, il la-dino e il rumeno. Dal germanico settentrionale hanno avuto origine il danese, lo svedese, ilnorvegese e l’islandese, da quello occidentale l’inglese, l’olandese e il tedesco. Dalle linguebalto-slave si sono sviluppate da un lato le lingue baltiche, come il lituano e il lettone, dal-l’altro i vari rami delle lingue slave (russo, ucraino, polacco ecc.).
Chi fossero e dove fossero stanziati originariamente gli indoeuropei è oggetto di dibattito, e c’èchi solleva delle perplessità sull’ipotesi che l’indoeruropeo, come lingua-madre unitaria, siarealmente mai esistito. Questi studiosi, infatti, ribadiscono che le parole ricostruite dell’in-deuropeo sono, allo stato attuale degli studi, una mera astrazione. Altri linguisti, invece, si so-no spinti oltre: il francese Émile Benveniste, nel 1969, è giunto a pubblicare un vocabolariodelle istituzione indoeuropee, partendo dall’idea che le concordanze tra i diversi lessici dellelingue antiche illustrassero gli aspetti salienti di una cultura comune. Ma, come già ricordato,si è nel regno delle ipotesi: quel che risulta assodato, al di là della disparità di posizioni, è chetra il III e il II millennio a.C. si verificano spostamenti di popolazioni parlanti lingue indoeu-ropee, che si stanziano nelle regioni in cui si troveranno in età storica.Va infine ricordato che il latino e il greco, benché entrambe lingue indoeuropee, non pre-sentano in effetti tra loro legami molto stretti, fenomeno che intercorre invece, a titolo diesempio, tra le lingue baltiche e quelle slave. Probabilmente i popoli parlanti la lingua grecae quelli dell’Italia centrale non ebbero una fase comune e diedero così origine a due gruppilinguistici indipendenti. Il greco, del resto, nell’ambito della famiglia indoeuropea, ha unaposizione a sé. Più stretti appaiono invece i legami tra il latino e altri dialetti del centro-Ita-lia e, secondo alcuni glottologi, il celtico.
Dalla Lineare B all’alfabeto atticoLe più antiche testimonianze scritte della lingua greca risalgono agli ultimi decenni del XV
secolo a.C., alle tavolette di argilla recanti una scrittura di tipo sillabico chiamata Lineare B.Questa scrittura è espressione e testimonianza della lingua dei micenei, popolo di origine in-doeuropea stanziato dalla metà del II millennio a.C. in Grecia, nelle isole egee, a Creta, masoprattutto nel Peloponneso (Micene, nel cuore di questa regione, fu uno dei principali cen-tri di questa civiltà). La Lineare B comprende una novantina di segni e si sviluppa dalla Li-neare A, scrittura anch’essa sillabica usata dai Minoici a Creta. La lingua della Lineare B, adifferenza della Lineare A cretese, è già greco, come dimostra la presenza di termini che com-pariranno successivamente in greco come pa-te («padre» > greco pathvr), wa-na-ka («si-gnore, sovrano» > greco a[nax), e ancora da-mo («popolo» > greco dh'mo"), i-je-re-ja («sa-cerdotessa» > greco iJevreia) ecc. A differenza del greco di età successiva, però, è una linguacaratterizzata da sole sillabe aperte, mentre il greco, in quanto lingua fusiva, è ricco di nessiconsonantici e di sillabe chiuse. L’uso della scrittura presso i micenei, allo stato attuale deglistudi, pare esclusivamente limitato alle attività economiche e amministrative. Con la fine della civiltà micenea intorno al 1200 a.C., insieme alla caduta dei palazzi termi-nano le testimonianze della Lineare B. I primi documenti scritti successivi sono già dell’VIII
sec. a.C. e non impiegano più la Lineare B, ma l’alfabeto, con l’eccezione dell’isola di Ciproche usa un sistema sillabico, per quanto diverso da quello miceneo. Il sillabario cipriota (VIII
sec. a.C.), peculiare solo di quest’isola, comprende una sessantina di segni che, come la Li-neare B, presentano sillabe aperte. Gli studiosi si chiedono perché quest’isola, a differenzadel restante mondo greco, rimanga fedele a un modello di scrittura ormai superato e conti-nui a usarlo anche nel periodo classico, in concorrenza con l’alfabeto.
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 12
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Nel resto della Grecia viene invece intro-dotto un sistema di scrittura rivoluziona-rio, l’alfabeto, che non riproduce più le sil-labe, come la Lineare B e l’alfabeto ciprio-ta, ma i fonemi, cioè i suoni distintivi del-la lingua parlata.Le nuove attestazioni scritte dell’VIII sec.a.C. – sino alla metà del VII secolo si han-no solo testimonianze sporadiche – pre-sentano inoltre una Grecia divisa in dia-letti:– lo ionico-attico, parlato in Attica, in
Eubea, nelle isole egee e sulla costa centrale dell’Asia Minore, chiamata appunto Ionia;– il dorico, diffuso in gran parte del Peloponneso e nella costa meridionale dell’Asia Mino-
re (con la seconda colonizzazione anche in Magna Grecia);– l’eolico, parlato in Tessaglia, in Beozia, nell’isola di Lesbo e sulla costa settentrionale del-
l’Asia Minore;– l’arcado-cipriota, tipico di Cipro e dell’Arcadia, unica regione non dorica del Peloponneso;– i dialetti del nord-ovest, parlati nella Grecia occidentale, in Epiro, Focide, Locride e nelle
isole ioniche prospicienti.
Introduzione
13
Sillabario miceneo.
Sillabario cipriota.
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 13
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Tralasciando la spinosa questione del frazionamento linguistico della Grecia, conseguente al periodo dei cosiddetti «secoli bui», come si sviluppò il nuovo alfabeto che si diffuse, con vistose varianti, in tutta l’area ellenica? È appurato che questo nuovo sistema di scrittura siastato desunto dall’alfabeto fenicio. La conferma dell’origine fenicia si ha, tra i molti fattori,anche dalla tradizione mitica che attribuisce l’introduzione della scrittura in Grecia ai Feni-ci arrivati in Beozia con Cadmo (tradizione riportata dallo storico Erodoto), dal nome asse-gnato alle singole lettere dell’alfabeto (ad esempio alpha dal fenicio ‘ lep, beta da bêt-, gammada g mel ecc.), nonché dalla definizione foinikhvia gravmmata comunemente intesa come«lettere dell’alfabeto». Ma restano aperte anche altre questioni: per esempio quando e dovel’alfabeto fenicio venne introdotto in Grecia? Sulla datazione gli studiosi non concordano:alcuni sono favorevoli a un’introduzione «alta», nell’XI-X sec., altri a un’introduzione «bassa»,di poco precedente alle prime attestazioni scritte dell’VIII sec. a.C. Il luogo in cui l’alfabetofenicio sarebbe stato introdotto sembra Creta, ma anche su questa ipotesi, vista la carenza didocumenti, non tutti sono d’accordo. Ci si chiede poi come si siano originati i segni aggiun-tivi: l’alfabeto fenicio è infatti consonantico, mentre tutti gli alfabeti locali della Grecia pre-sentano segni per indicare i suoni vocalici. Altro problema: come si differenziarono i molti al-fabeti regionali? In età arcaica, infatti, nella Grecia continentale e insulare non esiste un solo alfabeto, ma sono impiegati numerosi alfabeti, spesso con importanti differenze. Per fa-re un esempio, Atene, linguisticamente e geograficamente vicina all’Eubea, presenta un alfa-
Introduzione
14
La distribuzione dei dialetti in Grecia e nell’Asia Minore.
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 14
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
beto in parte diverso da quest’isola. Ancora maggiori sono le differenze tra regioni distanti.L’unificazione dell’alfabeto (quello che viene studiato oggi a scuola) avviene ad Atene solonel 403-402 a.C., sotto l’arconte Euclide che fissò e rese ufficiale l’alfabeto di questa città, al-lora in posizione egemonica in Grecia.
Ultima questione: è communis opinio che l’introduzione dell’alfabeto in Grecia sia avvenutasulla spinta di esigenze commerciali (registrazione di merci, di scambi, di beni ecc.) inun’epoca in cui si produceva un forte sviluppo economico e demografico e, dopo i secoli bui,ripartivano i commerci con l’Oriente e l’Occidente. Solo in un secondo tempo la scrittura sisarebbe diffusa anche per altri scopi, per esempio letterari e religiosi. In realtà, le prime te-stimonianze di scrittura sembrano sconfessare questa ipotesi: dalle prime epigrafi sembra-no assenti contenuti di tipo commerciale e contabile, al contrario molte delle prime iscri-zioni sono a carattere metrico, richiamando la struttura dell’esametro. C’è pertanto chi nonesclude che l’alfabeto non sia stato importato e riadattato per scopi economici, ma per se-gnare graficamente il verso della poesia (Theodore Wade-Gery).
Introduzione
15
1 2 3 4
Confronto fra alfabeto fenicio (a sinistra) e alfabeti greci:1. arcaico; 2. di Mileto; 3. della Beozia; 4. classico.
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 15
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Periodi della civiltà grecaPer convenzione, le fasi della civiltà greca sono le seguenti:– età arcaica: dall’VIII sec. a.C. alle guerre persiane (inizio V sec. a.C.);– età classica: V-IV sec. a.C: sino alla morte di Alessandro Magno, (323 a.C.) o, secondo al-
tri, alla morte di Aristotele (322 a.C.). Atene ha in questo periodo l’egemonia politica eculturale sul mondo greco. Ad Atene si sviluppano la filosofia, il teatro, la retorica e l’ora-toria; la lingua e la letteratura di Atene diventano modello per tutti i Greci. L’attico di etàclassica verrà ripreso anche dagli scrittori successivi, soprattutto in età romana, quando icosiddetti «atticisti» ripropongono nei loro scritti la raffinata lingua e le strutture di autoricome Platone, Sofocle ecc.;
– età ellenistica: dal 323 o 322 a.C. alla battaglia di Azio, che segna la conquista del regno el-lenistico d’Egitto da parte di Roma (30 a.C.). È questo il periodo in cui si diffonde la koinh;diavlekto" (o semplicemente koinhv) cioè la «lingua comune», che era il greco parlato escritto nelle regioni conquistate da Alessandro Magno;
– età romana (imperiale): dal 30 a.C. alla chiusura delle scuole filosofiche di Atene da par-te dell’imperatore bizantino Giustiniano (529 d.C.);
– età bizantina: dal 529 sino alla caduta dell’impero bizantino con la presa di Costantino-poli da parte dei Turchi (1453);
– età moderna: dal 1453 a oggi.
Introduzione
16
La cosiddetta «Coppa di Nestore», rinvenuta in una tomba a cremazionenell'isola di Ischia e databile intorno al 730 a.C. Essa reca un'iscrizionegraffita, in alfabeto euboico, che costituisce il primo frammento noto dipoesia dei tempi di Omero: si tratta di un epigramma in tre versi che fa ri-ferimento alla famosa coppa di Nestore descritta nell'Iliade.
NESTOROS : E [2-3] I : EUPOT [ON] : POTERION HOSDANTODEPIESI : POTERI [O] : AUTIKAKENON HIMEROSHAI RESEI : KALLISTE [FANO] : AFRODITES
3138_Fronte ecc._p. 01-16:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:22 Pagina 16
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
FONETICAI caratteri e la loro classificazione
Segni distintivi e segni di interpunzione
Fenomeni fonetici3
2
1
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 17
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
18
I caratteri e la loro classificazione1
1 L’alfabetoL’alfabeto greco di età classica comprende 24 lettere, di cui 7 sono vocali (a, e, h, i, o, u, w)e 17 consonanti.
Maiuscolo Minuscolo Nome Pronuncia
A
B
G
D
E
Z
H
Q
I
K
L
M
N
X
O
P
R
S
T
U
F
C
Y
W
a
b
g
d
e
z
h
q
i
k
l
m
n
x
o
p
r
s, ~,
t
u
f
c
y
w
abg durade brevez sonorae lungathiklmncso breveprs sordatüfchpso lunga
alpha (leggi: alfa)betagammadeltaepsilonzetaetathetaiotakappalambdaminicsiomikronpirho (leggi: ro)sigmatauhypsilon (leggi: üpsilon)phi (leggi: fi)chipsiomega
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 18
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
! Le vocali epsilon e hypsilon traggono il loro nome dall’aggettivo yilov" che significa «semplice».
! Il nome omikron significa «o piccolo» (o mikrovn) mentre omega «o grande» (o mevga).
! Per il suono /s/ si hanno tre grafemi: s si usa per la posizione all’inizio o all’interno di parola," in posizione finale (stavsi" «rivolta»). Alcuni testi scelgono il sigma lunato () in tutte le po-sizioni.
! Nel dialetto ionico-attico mancano, in epoca classica, alcuni segni: si tratta di ü (digamma owau) e ‘ (jod), per i quali cfr. § 6. Nel dialetto ionico-attico sono inoltre impiegate come cifrenumeriche (" § 97) alcune lettere antiche, decadute dall’alfabeto di epoca classica:õ stigma, adottato per indicare il numero 6 (õ v)Ï koppa, impiegato per indicare il numero 90 (Ï v)þ sampi, impiegato per indicare il numero 900 (þV)
! Nell’ordine alfabetico ü si trova dopo e, õ dopo ü, Ï dopo p e þ dopo w.
2 La pronunciaLa pronuncia del greco invalsa nella scuola italiana trae origine da un sistema convenziona-le ricostruito dall’umanista olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536). Questi sono i suoicriteri:
# le vocali e e o esprimono rispettivamente i suoni /e/ e /o/ brevi e chiusi;
# le vocali h e w esprimono rispettivamente i suoni /e/ e /o/ lunghi e aperti;
# la vocale u, da sola, si pronuncia come la «u» francese (ü);
# la vocale u nei dittonghi si pronuncia «u»: au, hu, eu si leggono quindi «au», «eu», «eu»,mentre il dittongo ou si legge semplicemente «u»: leukov" «bianco» (leggi leukòs), oujra-nov" «cielo» (leggi uranòs). Fa eccezione ui che si legge üi (mui`a «mosca», leggi müia);
# le consonanti g e k presentano sempre suono duro, anche davanti alle vocali e / h / i (gev-no" «origine, stirpe», leggi ghénos; Kikevrwn «Cicerone», leggi Kikéron);
# la consonante g ha suono duro anche quando è seguita da l o da n (givgnomai «nasco, di-vento», leggi ghìghnomai);
# la consonante g, se precede g / k / c / x, si pronuncia «n» (a[ggelo" «messaggero», leggiànghelos, a[gci «vicino», leggi ànchi);
# la consonante z è sonora (come la zeta dell’italiano «zaino»);
# i suoni aspirati c / q / f corrispondono a «ch» / «th» / «ph» (quest’ultimo viene pronuncia-to «f»): cavri" «grazia», leggi chàris; qwvrax «torace», leggi thòrax; fhmiv «dico», leggi femì).
! Testimonianze antiche sembrano confermare la sostanziale esattezza della pronuncia erasmia-na per il periodo classico. Un frammento del poeta Cratino (IV sec. a. C.) ci tramanda infatti ilverso della pecora bh bh «bé bé» che sembra corrispondere alla ricostruzione di Erasmo. A par-tire dall’età ellenistica, però, alcuni suoni subirono graduali trasformazioni, tanto che si arri-vò a pronunciare indistintamente «i» le vocali h / i / u, nonché i dittonghi ei / oi. È questa lacosiddetta pronuncia itacistica, affermatasi già a partire dal greco bizantino. All’opposto, lapronuncia di Erasmo, che mantiene distinti i suoni, viene anche definita etacistica.
Osservazioni
Osservazioni
I caratteri e la loro classificazione
19
1
Fone
tica
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 19
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
3 Le vocaliLe vocali dell’alfabeto greco (a, e, h, i, o, u, w) si distinguono secondo i seguenti criteri:
# per la quantità, cioè la durata di emissione del fiato, possono essere:brevi: e, olunghe: h, wancipiti (lett. «a due teste», cioè brevi o lunghe): aÆ, iÆ, uÆ
# per l’intensità del suono, possono essere:aspre, altrimenti dette anche forti: a, e, h, o, wdolci, altrimenti dette anche deboli: i, u
# per il timbro, possono essere:cupe: o, w, umedie: achiare: e, h, i
# secondo il grado di apertura della cavità orale, possono avere:apertura massima (a)apertura media (e, o, w, h)apertura minima (i, u)
Lo schema del cosiddetto «triangolo vocalico» riassume il tipo di apertura delle varie voca-li, classificandole anche sulla base delle serie palatale (con pronuncia a livello di palato) egutturale (con pronuncia a livello di velo pendulo):
apertura massima a
h wapertura mediae o
apertura minima i u
serie palatale serie gutturale
4 I dittonghiDue suoni vocalici pronunciati con una sola emissione di fiato formano un dittongo e co-stituiscono un’unica sillaba. In greco i dittonghi possono essere costituiti:
# da una vocale aspra seguita da una dolce (" § 3);
# dalla sequenza delle due vocali dolci (ui, raro).
Dalla combinazione tra vocali aspre e dolci si formano i seguenti dittonghi, che sono defini-ti propri se il primo elemento è breve, impropri se il primo elemento è lungo:
# dittonghi propri (primo elemento breve):aØi aØuei euoi ou
# dittonghi impropri (primo elemento lungo):ai / a/ au (raro)hi / h/ huwi / w/ wu (raro)
I caratteri e la loro classificazione
20
1
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 20
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
A partire dall’età ellenistica, nei dittonghi impropri la pronuncia di i si affievolisce gradual-mente, fino a sparire. Per questa ragione, venne introdotto l’uso di sottoscrivere i, che dun-que è segnato graficamente, ma non più pronunciato. Quando tale situazione si verifica conuna lettera maiuscola, i viene ascritto, ovvero viene segnato accanto alla lettera maiuscoladel dittongo improprio, senza però che venga pronunciato:
þAidw canto (leggi ado)ÞAidh" Ade, dio degli Inferi (leggi Ades)
I dittonghi sono di norma lunghi per quantità. Fanno eccezione ai e oi quando si trovanoin posizione finale di parola (ad esempio, nel caso del nominativo plurale per la I o la II de-clinazione oppure nelle desinenze di alcune persone della flessione verbale medio-passiva," § 126).Quando due vocali contigue non sono pronunciate con un’unica emissione di voce e nondanno quindi vita a un dittongo, si ha uno iato, per cui ognuna delle due vocali formauna sillaba a sé. Lo iato all’interno di parola può essere segnalato dalla presenza della dieresi (" § 16). Lo iato si può verificare anche tra la parte vocalica finale di una parolae l’inizio vocalico della parola successiva: in tal caso, per evitare lo iato, il greco utilizzafenomeni come l’elisione (" § 18), l’aferesi (" § 19), la crasi (" § 20) e le consonanti mo-bili (" § 21).
! I dittonghi ei e ou possono essere «falsi dittonghi»: sono veri dittonghi quando sono etimo-logicamente originari della parola nella quale si trovano, mentre sono definiti «falsi dittonghi»quando derivano da contrazione (" § 23) oppure da allungamento di compenso (" § 26). Inrealtà, ei e ou come falsi dittonghi sono solo il risultato grafico della pronuncia chiusa e pro-lungata, rispettivamente, del suono /e/ e del suono /o/.
5 Le consonantiLe consonanti dell’alfabeto greco sono 17 e si dividono in semplici e doppie.Le consonanti semplici sono 14 e vengono così definite perché producono un solo suono:
b, g, d, q, k, l, m, n, p, r, s, t, f, c
Le consonanti semplici si suddividono in occlusive (o momentanee) e continue (o spirantio durative), in base al modo con cui vengono articolate. Le occlusive sono infatti prodottemediante la chiusura (occlusione) del canale espiratorio, le continue attraverso un suo re-stringimento.Le occlusive sono distinte in sorde (se non vi è vibrazione delle corde vocali), sonore (se siha vibrazione) e aspirate (se la pronuncia comporta un’aspirazione). Infine il luogo in cuiavviene l’articolazione del suono della consonante determina la distinzione in labiali (arti-colate a livello delle labbra), gutturali o velari (articolate nella parte posteriore del palato),dentali (articolate a livello dei denti). Le continue si dividono invece in liquide, nasali e sibilanti.
Osservazioni
I caratteri e la loro classificazione
21
1
Fone
tica
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 21
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Labiali Gutturali Dentali
sorde p k tOcclusive sonore b g d
aspirate f c q
Liquide Nasali Sibilanti
Continue l r m n s
Le consonanti doppie sono 3 e risultano formate dalla fusione di due suoni:z (sibilante + dentale)x (gutturale + sibilante)y (labiale + sibilante).
I caratteri e la loro classificazione
22
1
Sono definite sonanti alcune consonanti della lingua indoeuropea che, a seconda della loro posizionenella parola, potevano produrre un suono tanto prolungato e intenso, da essere accostato alla sonori-tà delle vocali. Le sonanti si suddividono in liquide (l.. e r..) e nasali (m.. e n.. ).Questi suoni originari dell’indoeuropeo hanno esiti particolari nel greco: quando si vocalizzano (in unsuono a), danno vita a sequenze varie:
l.. > al / la m.. > a / amr.. > ar / ra n.. > a / an
Ecco alcuni esempi:# l.. > al nel grado zero della serie apofonica di stevllw «io invio» / stovlo" «spedizione»
grado zero stl..- (perfetto e[stalka «ho inviato»)grado normale stel- (presente stevllw «io invio», aoristo e[steila «io inviai»)grado forte stol- (stovlo" «spedizione», stolhv «veste»)
l.. > la tevtlamen «noi sopportiamo» ( cfr. latino tollo, tolero)
# r.. > ar a[rkto" «orso», cfr. indoeuropeo *rk-so- (idea di «orso», cfr. latino ursus < *orcsos)r.. > ra stratov" «esercito», cfr. indoeuropeo *str- (idea di «stendere»: il corrispondente verbo
greco e altri vocaboli connessi, però, presentano vocalismo in o: stovrnumi / strwvn-numi «io stendo», strw`ma «giaciglio, tappeto» ecc.)
# m.. > a devka «dieci», cfr. indoeuropeo *dekm.. - (idea di «dieci», cfr. latino decem)e[lusa «sciolsi» (< *e[lusm.. , cfr. la desinenza latina della 1a persona singolare -m)
m.. > am nel grado zero della serie apofonica di tevmnw «io taglio» / tomhv «taglio»grado zero tm.. - (aoristo passivo forte e[tamon «io tagliai»)grado normale tem- (presente tevmnw, futuro temw` «io taglierò»)grado forte tom- (tomhv «taglio»)
# n.. > a aj- prefisso privativo, cfr. indoeuropeo *n.. - (idea di «privazione», cfr. latino in-)
n.. > an e[lusan «essi sciolsero» (3a persona plurale dell’indicativo aoristo da: *e[lusn..t > convocalizzazione della sonante *e[lusant > con caduta della dentale finale e[lusan).
Le sonanti
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 22
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
6 Le semiconsonanti (o semivocali)Nella fase più arcaica della lingua greca esistevano due suoni semiconsonantici (peraltro an-che definibili, in ragione dei loro esiti, semivocalici), poi scomparsi, che hanno tuttavia la-sciato importanti tracce nel greco di età successiva. Si tratta di:
# ü, «digamma», così detto perché graficamente costituito da due gamma maiuscoli uno so-pra l’altro): è un suono corrispondente alle italiane «u/v»;
# ‘, «jod»: corrisponde al suono della vocale italiana «i», quando è seguita da un’altra voca-le (come nella parola «ieri»).
A far presupporre l’originaria presenza di questi suoni sono soprattutto i confronti con le al-tre lingue di origine indoeuropea. Il segno della lettera ü, peraltro, si legge anche in iscrizio-ni di età micenea.
La caduta di ‘ oppure di ü iniziali non provoca particolari fenomeni (spesso, ma non sempre,dà come esito uno spirito aspro):
h|par fegato (< *‘hpar, cfr. lat. iecur)ejsqhv" veste (< *üesqh", cfr. lat. vestis)eJspevra sera (< *üespera, cfr. lat. vesper, ital. «vespro»)oi\no" vino (< *üoino", cfr. lat. vinum)
La caduta di ‘ oppure di ü dal corpo di parola, invece, provoca importanti esiti, per i quali sirimanda al § 31.
7 La sillabaIn greco una parola ha tante sillabe quante sono le vocali o i dittonghi che la compongono.Una sillaba può essere:
# aperta, se termina per vocale: bh`-ma «passo», leiv-pw «lascio»;
# chiusa, se termina per consonante: povn-to" «mare», glw`t-ta «lingua».
Inoltre, sotto il profilo della quantità, una sillaba può essere:
# breve per natura, se composta da vocale breve seguita da un’altra vocale o da una solaconsonante: lov-go" «discorso»;
# lunga per natura, se composta da vocale lunga o dittongo: rJwv-mh «forza», teiv-nw «ten-do»;
# lunga per posizione, se la vocale breve della sillaba è seguita da due consonanti o da unaconsonante doppia: dov-xa «fama», kovl-po" «golfo»;
Esistono anche sillabe ancipiti, quando presentano una vocale breve seguita da occlusiva + liquida o nasale: pa-trov" «del padre», tev-knon «figlio».
I caratteri e la loro classificazione
23
1
Fone
tica
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 23
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
24
Segni distintivie segni di interpunzione2
8 Lo spiritoLo spirito è un segno posto sulla prima vocale o sul primo dittongo di una parola oppuresulla lettera r iniziale. Indica assenza di aspirazione (spirito dolce ’) o presenza di aspirazio-ne (spirito aspro ‘):
vocale iniziale ajllav maaJrpavzw afferrouJpokrithv" attore
dittongo iniziale eujgenhv" nobileauJtou` di se stesso
lettera r iniziale rJh`ma parola
In caso di dittongo iniziale lo spirito compare sulla seconda vocale del dittongo stesso. Le let-tere rJ e uJ iniziali hanno sempre lo spirito aspro.
9 La posizione dello spirito
Quando si accompagna all’accento acuto o grave, lo spirito (dolce o aspro) si scrive alla si-nistra dell’accento:
o[zw odoro ejgw; h] suv io oppure tua{ptw lego, attacco Blevpw a} sumbaivnei. Osservo ciò che accade.
Quando si accompagna all’accento circonflesso, lo spirito (dolce o aspro) si scrive sotto l’ac-cento:
oi\do" gonfiore h|ssa sconfittaw\mo" spalla h|par fegato
In caso di lettera maiuscola, lo spirito (eventualmente accompagnato dall’accento), si scrivein alto a sinistra. In caso di dittongo, si scrive comunque sul secondo elemento:
ïO a[nqrwpo" L’uomo Eujmenhv" BenignofiAnqrwpo" Un uomo Ai{rw Sollevo
Nel caso di un dittongo improprio (" § 4) con la prima lettera maiuscola, lo spirito (conl’eventuale accento) si scrive in alto a sinistra:
‹Aidh" Ade.
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 24
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
10 L’accentoIn greco esistono parole che hanno un accento proprio e altre (le proclitiche e le enclitiche," § 14) che non lo hanno. Mentre l’italiano impiega un accento tonico, il greco antico uti-lizzava un accento musicale, per cui la sillaba accentata era pronunciata con un innalzamentomelodico della voce. Secondo l’attuale tradizione italiana di lettura del greco antico, però,l’accento è pronunciato in maniera tonica, come nell’italiano.
In greco esistono due tipi di accento, differenti sul piano grafico:
# l’acuto: skiav «ombra»;
# il circonflesso: skia`" «dell’ombra».
Se l’accento acuto si trova sulla sillaba finale e la parola su cui esso cade è seguita da un’altraparola non enclitica, l’accento diventa grave.Si tratta di una convenzione grafica che non comporta alcuna differenza per la pronuncia.
ïO basileu;" a[rcei.
Il re governa.
Questa trasformazione non si verifica, però, se la parola che segue è enclitica:
Basileuv" ti" a[rcei.
Un re governa.
11 La posizione dell’accento
L’accento acuto si può trovare su una sillaba breve o lunga e può stare sull’ultima, sulla pe-nultima o sulla terzultima sillaba di una parola. Condizione necessaria perché stia sulla ter-zultima sillaba è che l’ultima sillaba di quella parola sia breve (legge del trisillabismo e del-l’ultima, " scheda a p. 27).L’accento circonflesso si può trovare solo su una sillaba lunga e può stare sull’ultima o sulla pe-nultima sillaba di una parola. Condizione necessaria perché stia sulla penultima sillaba è chel’ultima sillaba di quella parola sia breve (legge dell’ultima).L’accento (acuto o circonflesso) si segna e si legge sulla vocale della sillaba su cui cade:
Accento acuto
a e h i o u w
skiav pevnh" zwhv polivth" ajgaqov" luvw aijdwv"
ombra povero vita cittadino buono sciolgo vergogna
Accento circonflesso
a e h i o u w
skia`" ! zwh`" poli`tai ! lu`e aijdw`
dell’ombra della vita cittadini sciogli tu! vergogna
Segni distintivi e segni di interpunzione
25
2
Fone
tica
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 25
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Se cade su un dittongo, l’accento (acuto o circonflesso) si scrive sul secondo elemento deldittongo, ma si legge sul primo:
fulaiv fulàinau`" nàusfilei` filèibasileuv" bailèusoJdoiv odòinou`n nùn.
12 La mobilità dell’accento
Nel corso della flessione (" § 33) di nomi, pronomi, aggettivi e verbi, l’accento può variaresia per posizione (passando ad esempio dalla terzultima sillaba alla penultima ecc.), sia pertipologia (diventando acuto da circonflesso o viceversa). Quando cambia la quantità dellaterminazione delle parole, si possono verificare situazioni diverse, sulla base della legge deltrisillabismo e dell’ultima (" scheda a p. 27). La variazione dell’accento ha fondamental-mente valore distintivo, ovvero aiuta a percepire differenze morfologiche (distinguendo divolta in volta caso, genere, persona oppure modo, diatesi ecc.).
In particolare, nella flessione dei nomi, se l’accento è acuto sulla terzultima sillaba, si devespostare sulla penultima quando la quantità dell’ultima diventa lunga:
a[nqrwpo" uomo (nom.) ajnqrwvpou dell’uomo (gen.)
Se, invece, l’accento è circonflesso, si trasforma in acuto quando la quantità dell’ultima di-venta lunga:
moi`ra+ parte, destino (nom.) moivra" della parte, del destino (gen.)
Nei verbi l’intervento di vocali tematiche e/o suffissi seguiti da desinenze può portare a spo-stamenti di accento, perché oltre la terzultima l’accento non può cadere:
luvw sciolgo (pres. indic. 1a sing.) luovmeqa sciogliamo (pres. indic. 1a plur.)
Per la lex swth`ra (" § 13), l’accento può passare da acuto a circonflesso:
luvw sciolgo (pres. indic. 1a sing.) lu`e sciogli tu! (pres. imperat. 2a sing.)
Per il comportamento dell’accento nei fenomeni di contrazione cfr. " § 23.
13 La classificazione delle parole sulla base dell’accento
A seconda del tipo di accento che presentano (acuto o circonflesso) e a seconda della posi-zione che tale accento occupa, le parole in greco si classificano come indicato nello schemaseguente:
Esempio Tipo di accento Sillaba accentata Definizione della parolaleivpousin V (acuto) terzultima proparossitonatovpo" V (acuto) penultima parossitonafulhv V (acuto) ultima ossitonadh`mo" ` (circonflesso) penultima properispomenakalw`" ` (circonflesso) ultima perispomena
Segni distintivi e segni di interpunzione
26
2
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 26
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
14 Proclitiche ed encliticheIn greco esistono parole monosillabiche e bisillabiche che non presentano un accento pro-prio, ma che nella pronuncia formano, per così dire, un blocco fonetico con la parola prece-dente o seguente. Si tratta delle proclitiche e delle enclitiche.
Le proclitiche si appoggiano, per l’accento, sulla parola che segue:
oJ luvko" il lupo (leggi olùkos)hJ ajlhvqeia la verità (leggi ealétheia)ejn kardiva/ nel cuore (leggi enkardìa)
Segni distintivi e segni di interpunzione
27
2
Fone
tica
I meccanismi dell’accentazione in greco sono governati dalle seguenti leggi:
# Legge di limitazioneIn greco l’accento non può risalire oltre la terzultima sillaba se acuto (legge del trisillabismo), ol-tre la penultima se circonflesso. Condizione indispensabile perché l’acuto stia sulla terzultima o ilcirconflesso sulla penultima è che l’ultima sia breve (legge dell’ultima):faivnousi+n essi mostranosw`ma+ corpo
# Legge del trocheo finale o lex swth`raQuando in una parola si ha la penultima sillaba lunga e l’ultima breve, l’accento, se cade sulla pe-nultima, è necessariamente circonflesso:moi`ra+ parte, destino
Tale legge è detta «del trocheo finale» perché il trocheo è un’unità metrica formata dalla sequen-za, nell’ordine, di una lunga e di una breve (in metrica si indica con – ¸). Un’altra denominazionemolto comune è quella di lex swth`ra, perché tale fenomeno è visibile nell’accusativo (swth`ra,appunto) del nome della III declinazione swthvr «salvatore».
# Legge di Vendryes o legge e[gwgeUna parola, in origine perispomena, specialmente nel dialetto attico può ritrarre l’accento sulla ter-zultima, se questa è breve:e[gwge proprio io (< *ejgw`ge < ejgwv «io» + la particella rafforzativa ge)e[moige proprio a me (< *ejmoi'ge < ejmoiv «a me» + la particella rafforzativa ge)
Per questo si trovano varianti di accento in aggettivi come:eJtoi`mo" ma anche e{toimo" prontooJmoi`o" ma anche o{moio" uguale
# Legge di WheelerIn una parola che finisce con una sequenza dattilica (il dattilo è un’unità metrica composta, nel-l’ordine, da una sillaba lunga e da due brevi: in metrica si indica con – ¸ ¸), l’accento, qualora do-vesse cadere sull’ultima, si ritrae sulla penultima:patravsi (< *patra+s$) ai padri gastravsi (< *gastra+s$) ai ventri leleimmevno" (< *leleiÑmme+no¹") lasciato.
Le leggi dell’accento
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 27
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
In pratica, la proclitica è come se aggiungesse una sillaba all’inizio della parola alla quale siappoggia: non si determina, dunque, nessuna interferenza ai fini dell’accento della parolache segue.Tra le proclitiche che si incontrano più di frequente, ricordiamo:
# alcune forme dell’articolo, quelle cioè inizianti per vocale: oJ «il/lo», hJ «la», oiJ «i/gli», aiJ «le»;
# alcune preposizioni: ejk/ejjx «da», eij"/ejj" «a, in, verso», ejn «in», wJ" «verso»;
# alcune congiunzioni: eij «se», wJ" «come»;
# l’avverbio di negazione: ouj/oujk/oujc «non».
Le proclitiche, però, possono presentare un accento se:# sono seguite da enclitiche:
eij seei[ ti" se qualcuno
# si trovano in fondo alla frase, prima di un segno di interpunzione:
Pw`" ga;r ou[É E come no?
Le enclitiche si appoggiano, per l’accento, sulla parola che le precede:
Glukuv" ejsti. È dolce. (leggi glukùsesti)ajnhvr ti" un uomo (leggi anértis)
In pratica, l’enclitica è come se aggiungesse una o due sillabe alla fine della parola alla qualesi appoggia: si determina, così, una nuova situazione rispetto alla legge del trisillabismo edell’ultima (" scheda a p. 27).
Tra le enclitiche che si incontrano più di frequente, ricordiamo:
# alcune forme dei verbi eijmiv «essere» e fhmiv «dire» (" § 144);
# il pronome indefinito ti", ti «qualcuno, qualcosa»;
# alcune forme di pronomi personali:mou, moi, me di me, a me, mesou, soi, se di te, a te, teouJ, oiJ, eJ di lui, a lui, lui / di lei, a lei, leisfewn, sfin / sfisi, sfa" di loro, a loro, lorosfwe, sfwi>n loro due, di loro due / a loro due
# alcuni avverbi indefiniti: pou «in qualche luogo», poi «verso qualche luogo», poqen «daqualche luogo», pote «un tempo», ph/ «in qualche modo», pw" «in qualche modo»;
# alcune particelle: ge «almeno, appunto», per «certo», toi «veramente, davvero», nun/nu«dunque», pw «ancora»;
# la congiunzione te «e», equivalente a -que latino.
Occorre prestare attenzione a queste parole, perché alcune di esse possono essere confusecon altre parole simili, da cui sono distinte solo dall’accento: povte «quando?», povqen «dadove?», pw`" «come?», nu`n «adesso».
Segni distintivi e segni di interpunzione
28
2
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 28
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Le enclitiche possono essere monosillabiche o bisillabiche. Pur rimanendo scritte separatedalle parole cui si appoggiano, le enclitiche vengono sentite, nella lettura e nella pronuncia,come se fossero fuse con le parole che le precedono: per questa ragione interferiscono con lalegge del trisillabismo e creano situazioni diverse secondo il tipo di parola (ossitona, peri-spomena, proparossitona ecc.) che le precede.I diversi esiti sono illustrati dal seguente prospetto:
Parola che precede l’enclitica Enclitica Enclitica monosillabica bisillabica
ossitona stratiav stratiav ti" stratiav tinwnparossitona fuvsi" fuvsi" ti" fuvsi" tinw`n / fuvsei tinivproparossitona e[labon e[labovn ti e[labovn tinaperispomena timw` timw` se timw` tinaproperispomena sw`ma sw`mav ti sw`mav tinwn
Dagli esempi sopra riportati, si può vedere con facilità che sono pochi i casi in cui interven-gono accenti di rinforzo, che si possono trovare, a seconda delle situazioni:# sull’ultima sillaba della parola che precede l’enclitica;# sull’ultima sillaba dell’enclitica stessa.
Le diverse possibilità sono riassunte dal seguente prospetto:
Parola che precede l’enclitica Enclitica Enclitica monosillabica bisillabica
ossitona stratiav stratiav ti" stratiav tinwnperispomena timw` timw` se timw` tina
Parola che precede l’enclitica Enclitica Enclitica monosillabica bisillabica
proparossitona e[labon e[labovn ti e[labovn tinaproperispomena sw`ma sw`mav ti sw`mav tinwn
Parola che precede l’enclitica Enclitica Enclitica monosillabica bisillabica
parossitona fuvsi" fuvsi" ti" fuvsi" tinw`n / fuvsei tiniv
Segni distintivi e segni di interpunzione
29
2
Fone
tica
Non interviene alcun accento di rinforzo. Si noti solo che nella sequenza «parola perispomena + encli-tica bisillabica», si riscontra un’eccezione alla legge del trisillabismo (è quasi come se ci fosse un ac-cento circonflesso sulla terzultima), mentre nella sequenza «parola ossitona + enclitica monosilla-bica/bisillabica», l’accento acuto non diventa grave perché è come se fosse in corpo di parola.
Se l’enclitica è monosillabica, non interviene alcun accento di rinforzo; se l’enclitica invece è bisilla-bica, l’enclitica stessa prende un accento di rinforzo sulla sua ultima sillaba (circonflesso se su sillabalunga, altrimenti acuto). Si tenga presente che, se l’enclitica è seguita da un’altra parola, ovviamentel’accento di rinforzo acuto diventerà grave:
Trovpw/ tini; ejstratopedeuvsanto. (Senofonte) In un modo o nell’altro si accamparono.
C’è sempre un accento di rinforzo (ovviamente acuto, perché è come se fosse in corpo di parola) sul-l’ultima sillaba della parola che precede l’enclitica.
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 29
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Segni distintivi e segni di interpunzione
30
2
Se, nel corso della frase, si trova una sequenza di diverse enclitiche, ciascuna di esse prendeun accento acuto, ma l’ultima della serie rimane senza accento:
ei[ pouv ti oJrwv/h brwtovn (Senofonte)se da qualche parte vedesse qualcosa di commestibile
Si verificano anche casi in cui le enclitiche presentano un accento proprio. Questo avviene:
# quando sono scritte da sole:eijmiv sono ejstiv è fhmiv dico fhsiv dice
# quando si presentano all’inizio di una frase (e non possono, dunque, appoggiarsi a paro-la precedente):
Soi; melevtw to; ejnteu`qen o{kw" mhv se o[yetai ijovnta dia; qurevwn. (Erodoto)Abbi cura allora che non ti veda uscire dalla porta.
# quando si dà particolare rilievo enfatico a quella data parola nella frase:
Eij kai; soi; dokei`. (Tucidide)Se anche a te [= proprio a te] ciò sembra bene.
# quando la parola precedente (su cui dovrebbe appoggiarsi l’enclitica) ha subito un’elisionenella sillaba accentata (e per questo non ha un accento che possa reggere l’enclitica stessa):
`AllÆ eijsiv1 sfi iJroiv. (Erodoto)Ma per loro sono sacri.
! Il verbo eijmiv, nelle sue forme enclitiche, può avere un accento proprio :– quando è usato in funzione non di copula, ma di predicato verbale, nel senso di «esserci, esi-
stere, trovarsi»;– dopo parole come ajllav «ma», eij «se», kaiv «e», oujk / mhv «non», pou «dove», touto / tauta
«questo, ciò», wJ" «come, quando ecc.» o nell’espressione fraseologica e[stin o{te «talora, talvolta»;
– quando la voce e[sti ha valore impersonale ed equivale ad e[xesti, nel significato di «è pos-sibile».
15 Segni di interpunzioneL’uso della punteggiatura e di altri segni grafici (lo spirito, l’accento ecc.) risale all’epoca el-lenistica, anche se il suo impiego corrente e sistematico si consolida in epoca bizantina. I segni di punteggiatura, in particolare, furono introdotti per le difficoltà di lettura legate altipo di scrittura usata nell’antichità: nell’intento di risparmiare i costosi materiali su cui siscriveva (specialmente il papiro), c’era infatti l’abitudine di scrivere le parole tutte attaccatele une alle altre, con la cosiddetta scriptio continua. A partire dall’età ellenistica, invece, gra-zie all’attività dei filologi della biblioteca di Alessandria, insieme agli accenti vengono intro-dotti i segni di punteggiatura, che facilitano la divisione delle parole nella lettura.
1. Si noti che qui l’accento di eijsiv è acuto perché la parola è seguita da un’altra enclitica (sfi).
Osservazioni
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 30
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
La tabella riassume l’uso dei segni di interpunzione greci usati nelle convenzioni attuali:
Segno Greco Italiano Notepunto . . Segna una pausa forte nel discorso.virgola , , Segna una pausa breve nel discorso.punto in alto : : oppure ; Segna una pausa media, corrispondente, in italiano ai
due punti o al punto e virgola; può corrispondereanche a un punto fermo non seguito dall’a capo.
punto e virgola É ? Indica che la frase ha valore interrogativo.
In greco non esiste un segno grafico corrispondente al punto esclamativo italiano.
16 Altri segni graficiIl greco usa, oltre ai segni di interpunzione, anche altri segni grafici.
# L’apostrofo (’) segnala l’elisione (" § 18), ovvero la caduta degli elementi vocalici nellaparte finale di una parola (fenomeno che si verifica quando la parola successiva inizia pervocale):
Tou;" me;n aujtw`n ajpevkteine tou;" dÆ (= de;) ejxevbalen. (Senofonte)Alcuni di loro li uccideva, altri li scacciò.
Molto meno frequente è l’uso dell’apostrofo per segnalare un’aferesi (" § 19), ovvero la ca-duta iniziale di una vocale:
ÆEmou` Æpakouson (= ejpavkouson). (Sofocle) Ascoltami.
# La coronide ( jj) segnala la crasi (" § 20), ovvero la fusione degli elementi vocalici finalidi una parola con gli elementi vocalici iniziali della parola successiva.
Kajgwv. (= Kai; ejgwv.) Anch’io.
La coronide, dunque, somiglia graficamente allo spirito, ma non va confusa con esso. Un ele-mento che aiuta a distinguerla è il fatto che, rispetto allo spirito, la coronide si trova, nellastragrande maggioranza dei casi, in corpo di parola.
# La dieresi (..), che comunque non è usata obbligatoriamente, segnala lo iato (" § 4), ovvero il fatto che due vocali non costituiscono dittongo. La dieresi si segna sulla secon-da delle due vocali in questione. Nel caso in cui la seconda vocale sia accentata, l’accentova pronunciato su quest’ultima:
prau?" mite (leggi praùs).
Segni distintivi e segni di interpunzione
31
2
Fone
tica
3138_Fon 1-2-3_p. 17-052:3139_Montanari_teoria 4-11-2010 16:11 Pagina 31
Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione