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TEORIA Franco Montanari, Andrea Barabino, Nicoletta Marini Esperi 'a Grammatica descrittiva della lingua greca

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Teoria

Franco Montanari, Andrea Barabino, Nicoletta Marini3138Montanari, Barabino, Marini

3138_PH1

quesTo volume, sProvvisTo del Talloncino a fronTe (o oPPorTunamenTe PunzonaTo o alTrimenTi conTrassegnaTo),è da considerarsi coPia di saggio - camPione graTuiTo, fuori commercio (vendiTa e alTri aTTi di disPosizione vieTaTi: arT. 17, c. 2 l. 633/1941). esenTe da iva (dPr 26.10.1972, n. 633, arT. 2, leTT. d).esenTe da documenTo di TrasPorTo (dPr 26.10.1972, n. 633, arT. 74).

MONTANARI HESPERÌA TEORIA

3138

3138Montanari, BaraBino, Marini HesPerìaTeoria

nell’elenco dei liBri di TesToindicare l’inTero codice isBn

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e 23,00VALIDO PER IL 2011

QUesto corso è costitUito da:

ISBN 978-88-201-3138-8 TEORIA ISBN 978-88-201-3139-5 1 ESERCIZI DI LINGUA, LESSICO E CIVILTÀ ISBN 978-88-201-3140-1 2 ESERCIZI DI LINGUA, LESSICO E CIVILTÀ ISBN 978-88-201-3141-8 GUIDA PER L’INSEGNANTE

online in www.imparosulweb.eu

Esperi'aGrammatica descrittiva della lingua grecaL’opera punta a proporre lo studio della lingua greca nei suoi diversi aspetti di grammatica, lessico e cultura come elementi inscindibili e complementari.

Elementi caratterizzanti di questo corso

studio organico della lingua greca

La grammatica e il lessico, associato alle nozioni di cultura, sono elementi strettamente connessi, in rapporto di forte integrazione reciproca.

Grammatica descrittiva

Dall’esperienza alla regola: la teoria grammaticale è sempre rapportata al contesto linguistico per favorire la comprensione e la memorizzazione dei fenomeni e delle particolarità del Greco antico.

Lessico e civiltà

Lessico e approfondimenti di civiltà come parte integrante del percorso didattico in vista della traduzione. schede metodologiche e repertori lessicali per capire la struttura e la formazione delle parole, imparare a fare buon uso del vocabolario, accedere al contesto culturale.

studio autonomo

Linearità della trattazione manualistica.Prospetti riepilogativi e quadri di raffronto.Frequenza di box che isolano ed evidenziano le regole importanti.Schede per focalizzare le particolarità grammaticali e riflettere sulla coesione e la struttura del testo.

ripassoFrequente richiamo delle regole – negli eserciziari e nelle sezioni di Recupero sistematico – per venire incontro anche agli alunni con difficoltà di apprendimento.

in copertina: Viaggio per mare, particolare di una coppa attica a figure nere, VI secolo a.C., Haifa, National Maritime Museum. © Lessing Photo Archive/Contrasto

Esperi'aGrammatica descrittiva della lingua greca

Esperi'a

teorIAloescHer 1861 - 2011 150 anni di scuolaPer saperne di più vai al linkCercare, Sapere, Conosceresul sito www.loescher.it

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Franco Montanari, Andrea Barabino, Nicoletta Marini

ïEsperivaGrammatica descrittiva della lingua greca

Teoria

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Ristampe

6 5 4 3 2 1 N

2016 2015 2014 2013 2012 2011

ISBN 9788820131388

Nonostante la passione e la competenza delle persone coinvolte nella realizzazionedi quest’opera, è possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni. Ce ne scusiamo fin d’ora con i lettori e ringraziamo coloro che, contribuendo al miglioramento dell’opera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo:

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Progetto grafico: Softdesign - TorinoCopertina: Graphic Center Srl - TorinoRedattore responsabile: Elena de LeoRicerca iconografica: Emanuela MazzucchettiStampa: Sograte - Città di Castello (PG)

Referenze fotograficheOcchielli di sezioneFonetica - Volto barbuto in marmo di filosofogreco (partic.). 2010 Photos.comMorfologia - Auriga di Delfi. Figura in bronzoda una quadriga vittoriosa rinvenuta fra le rovine del Tempio di Apollo a Delfi (470-466a.C.). Museo di Delfi. Erich Lessing,Vienna/KeyBook/Rusconi libri, Santarcangelodi Romagna, 2001.Sintassi - Interno del tempio dorico greco diSegesta, Trapani. Alec/Wikipedia/CreativeCommons.Lessico e repertori - Exechias, Achille e Aiacegiocano a dadi. Particolare da un'anfora attica a figure nere (540-530 a.C.). Città delVaticano, Museo Gregoriano Etrusco.

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IntroduzionePresentazione

ïEsperiva nasce da un lavoro ventennale dedicato all’insegnamento del greco e alla ricerca della didatticadi questa materia. L’esperienza diretta in classe, unita alla riflessione teorica sulle modalità di insegna-mento, ha permesso di realizzare un impianto metodologico per lo studio organico del greco antico, ca-librato sulle richieste degli insegnanti e sulle esigenze degli alunni della scuola di oggi.

L’opera, infatti, pur rispondendo alla necessità di trattare in modo esaustivo i fondamentali fenomeni lin-guistici del greco (morfo-sintassi, lessico, semantica), impostati secondo criteri scientifici e secondo i prin-cìpi della grammatica descrittiva, propone un percorso didattico-formativo basato su un metodo inno-vativo, efficace e non ripetitivo: in altre parole, mira a permettere all’allievo di maturare, gradualmente ein modo strutturato, le competenze necessarie per la comprensione dei testi greci e per riflettere critica-mente, attraverso la lettura diretta degli autori, sulla civiltà greca e sui valori della classicità in linea piùgenerale.

In quest’ottica, il manuale di Teoria, i due volumi di Esercizi, oltre che la Guida per l’insegnante e gli stru-menti on-line, costituiscono un insieme organico e coerente, che contempera armonicamente aspetti teo-rici, attività di esercitazione – in forma anche di laboratorio – consolidamenti, recuperi, approfondimenti.

Il volume di Teoria, in particolare, presenta un impianto tradizionale nell’ordine e nella scansione degli ar-gomenti: introduzione con brevi cenni di storia della lingua greca, fonetica, morfologia, sintassi, lessico erepertori lessicali.Questa ripartizione si riconduce sia alle esigenze di studio immediato, sia al carattere intrinseco del ma-nuale, che si propone come strumento di consultazione anche dopo il primo biennio di studi. Esso si segnala sia per la trattazione esaustiva della morfologia, sia per l’esposizione dei nuclei fonda-mentali e indispensabili della sintassi, entrambe condotte sulla base rigorosa dalle testimonianze degli au-tori antichi. La scientificità della trattazione dei fenomeni linguistici si accompagna, tuttavia, a un’espo-sizione sempre chiara e precisa, volta a evitare eventuali dubbi o fraintendimenti, che possono facilmen-te insorgere in chi muove i primi passi nella materia.

Proprio in quest’ottica, ogni qual volta possa apparire utile, il volume propone efficaci puntualizzazioni,evidenziate graficamente in forma di schede, su aspetti rilevanti o comunque particolari e tipici della lin-gua. In molti casi, poi, prospetti riepilogativi e quadri di raffronto o sinottici aiutano a sintetizzare quan-to esposto più diffusamente nella trattazione (valga il caso dei quadri di flessione nominale; oppure le ta-belle sulle principali congiunzioni subordinanti; le sintesi sulle preposizioni con le loro reggenze o suicomplementi più ricorrenti ecc.). Il ricorso alla schematizzazione grafica intende offrire anche un ulte-riore aiuto alla visualizzazione di alcuni argomenti, come la formazione dei tempi verbali. Ben lungi dal-l’intenzione di rendere «facili» fenomeni grammaticali in sé complessi – e per i quali, talvolta, gli studi so-no ancora aperti e oggetto di dibattito –, il ricorso a questi espedienti garantisce, tuttavia, una precisa va-lenza di ausilio per l’allievo e l’insegnante.

In chiusura del volume, infine, sono proposti repertori che sono stati reputati utili a completare il quadropiù specificamente lessicale: in particolare, un ampio Repertorio lessicale per radici offre sistematici con-fronti tra il greco, l’italiano, il latino e altre lingue moderne appartenenti al gruppo indoeuropeo, allo sco-po di rendere immediata la percezione dello stretto rapporto che intercorre fra di esse. Tali repertori inte-grano e completano le sezioni di Lessico e civiltà che rappresentano parte integrante di ogni Lezione dei duevolumi di Esercizi.

gli Autori

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Introduzione 11

FONETICA

1 I caratteri e la loro classificazione

1 L’alfabeto 18

2 La pronuncia 19

3 Le vocali 20

4 I dittonghi 20

5 Le consonanti 21

Le sonanti 22

6 Le semiconsonanti (o semivocali) 23

7 La sillaba 23

2 Segni distintivi e segni di interpunzione

8 Lo spirito 24

9 La posizione dello spirito 24

10 L’accento 25

11 La posizione dell’accento 25

12 La mobilità dell’accento 26

13 La classificazione delle parole sulla base dell’accento 26

Le leggi dell’accento 27

14 Proclitiche ed enclitiche 27

15 Segni di interpunzione 30

16 Altri segni grafici 31

4

3 Fenomeni fonetici

17 Fenomeni fonetici: classificazione 32

18 L’elisione 32

19 L’aferesi 33

20 La crasi 33

21 Consonanti mobili 34

22 L’apofonia 35

L’apofonia: un fenomeno tipico delle lingue indoeuropee 38

23 La contrazione 39

Prospetto sinottico delle contrazioni 40

24 La metatesi 4125 Abbreviamento di vocali lunghe e dittonghi

impropri 42

26 Allungamento di vocali 42

27 Il prolungamento organico 43

28 L’assimilazione 43

29 La dissimilazione 46

30 L’assibilazione 48

31 Trasformazioni dovute a caduta di s, Ù, ü 48

32 L’epentesi 51

MORFOLOGIA

4 La flessione dei nomi

33 La flessione dei nomi: caratteristiche generali 54

34 I casi e le declinazioni 55

35 Genere e numero 56

Particolarità del numero 56

IntroduzioneIndice

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5 L’articolo

36 L’articolo e la sua flessione 57

6 La I declinazione

37 La I declinazione: caratteristiche generali 58

38 Nomi femminili in -a puro (-a ¸ h) 60

39 Nomi femminili in -a impuro (-a > -h ¸ -h ) 61

40 Nomi maschili 62Pluralia tantum della I declinazione 63

41 Nomi contratti 64

42 L’accento nella I declinazione 65

43 Nomi della I declinazione con accento acuto al nominativo singolare 65

44 Nomi della I declinazione con accento circonflesso al nominativo singolare 67

Schema delle terminazioni della I declinazione 68

45 Raffronto tra la I declinazione greca e quella latina 69

7 La II declinazione

46 La II declinazione: caratteristiche generali 71

47 Nomi maschili, femminili e neutri 71

Pluralia tantum della II declinazione 72

48 Nomi contratti 72

49 La declinazione attica 73

50 L’accento nella II declinazione 74

51 Nomi della II declinazione con accento acuto al nominativo singolare 74

52 Nomi della II declinazione con accento circonflesso al nominativo singolare 76

Schema delle terminazioni della II declinazione 77

53 Raffronto tra la II declinazione greca e quella latina 78

8 La III declinazione

54 La III declinazione: caratteristiche generali 80

55 Temi in consonante 80

56 Temi in labiale 81

57 Temi in gutturale o velare 82

Indice

5

58 Temi in dentale semplice 83

59 Temi in -nt 86

60 Temi in nasale 88

61 Temi in liquida 91

62 Temi in sibilante 94

63 Temi in vocale dolce (i < Ù / u < ü) 97

64 Temi in dittongo 101

65 Temi in -au (< -aü) / -ou (< -oü) 101

66 Temi in -eu (< -hü) 102

67 Temi in -w (< -wü) 103

68 Temi in -oi (< -oÙ) 104

69 Nomi particolari della III declinazione 104

Quadro sinottico della III declinazione 107

Schema delle terminazioni della III declinazione 108

70 Raffronto tra la III declinazione greca e quella latina 108

9 Gli aggettivi

71 Gli aggettivi: caratteristiche generali 116

72 Gli aggettivi della I classe 117

73 Gli aggettivi della I classe a 3 uscite 117

74 Gli aggettivi della I classe a 2 uscite 119

75 Gli aggettivi contratti 120

76 Gli aggettivi contratti a 3 uscite in -eo" 120

77 Gli aggettivi contratti a 3 uscite in -oo" 122

78 Gli aggettivi contratti a 2 uscite (composti) 123

79 Gli aggettivi che seguono la declinazione

attica (a 2 uscite) 124

80 L’accento negli aggettivi della I classe 125

81 Gli aggettivi della II classe 125

82 Aggettivi con tema in labiale e in gutturale 126

83 Aggettivi con tema in dentale 127

84 Aggettivi con tema in liquida (solo -r) 132

85 Aggettivi con tema in nasale 134

86 Aggettivi con tema in sibilante 136

87 Aggettivi con tema in vocale debole 137

88 Gli aggettivi a flessione mista 139

Quadro sinottico degli aggettivi dellaI e II classe 142

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10 I comparativi e i superlativi

89 I gradi dell’aggettivo 143

90 Comparativi e superlativi del I tipo 145

91 Particolarità nella formazione di comparativie superlativi del I tipo 146

92 Comparativi e superlativi del II tipo 14993 Particolarità nella formazione di comparativi

e superlativi del II tipo 151

Forme concorrenti di I e II tipo 153

94 Intensivi politematici 154

95 Forme di comparazione prive di corrispondenti aggettivi di grado positivo 155

96 Avverbi al grado comparativo e superlativo 156

11 I numerali

97 I numerali: schema generale 157

98 Cardinali 158

99 Ordinali 159

100 Avverbi numerali 159

12 I pronomi

101 I pronomi: caratteristiche generali 160

102 Pronomi personali 160

103 Pronomi personali riflessivi 162

104 Pronome reciproco 164

105 Pronomi e aggettivi dimostrativi 164

Usi di aujtov" 167

106 Pronomi e aggettivi possessivi 168

107 Pronomi e aggettivi interrogativi 169

108 Pronomi e aggettivi indefiniti 170

109 Pronomi relativi 172

110 Pronomi e aggettivi relativi-indefiniti 173

Schema sinottico dei valori correlativi dei pronomi 174

13 Le parti invariabili del discorso

111 Le preposizioni 175

112 Congiunzioni e particelle: caratteristiche generali 188

113 Le congiunzioni coordinanti 188

114 Le congiunzioni subordinanti 189

115 Particelle 189

Indice

6

116 Le particelle mevn ... dev 191

117 Gli avverbi 192

118 La formazione degli avverbi 192

Schema sinottico dei valori correlativi degli avverbi 194

14 Il sistema verbale

119 La flessione dei verbi 195

120 I tempi 196

121 I modi 199

122 La diatesi 199

123 L’aspetto 201

124 I temi 202

125 Persona e numero 203

126 Desinenze e terminazioni 203

127 L’aumento 206

Mutamenti iniziali dovuti all’aumentotemporale 207

128 Particolarità dell’aumento 207

129 Il raddoppiamento nel presente 209

130 Il raddoppiamento nel perfetto 209

131 Il raddoppiamento attico 211

132 Particolarità del raddoppiamento nel perfetto 211

133 Il raddoppiamento nel perfetto dei verbi composti 212

15 Le classi verbali e la formazione del presente

134 Le classi verbali 213

135 Verbi senza suffissi al presente 213

136 Verbi con prefissi, suffissi e/o infissi al presente 214

137 Verbi cosiddetti politematici 217

16 Il presente

138 Il presente: caratteristiche generali 218

139 Verbi tematici (in -w) 218

140 Verbi contratti 221

141 Verbi atematici (in -mi) 228

142 Verbi atematici con suffisso -nu- 228

143 Verbi atematici con raddoppiamento nel temadel presente (tivqhmi, divdwmi, i{hmi, i{sthmi) 231

144 Verbi atematici radicali 236

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17 L’imperfetto

145 L’imperfetto: caratteristiche generali 243

146 Verbi tematici (in -w) 243

147 Verbi contratti 244

148 Verbi atematici (in -mi) 246

149 Verbi atematici con suffisso -nu- 246

150 Verbi atematici con raddoppiamento (tivqhmi, divdwmi, i{hmi, i{sthmi) 247

151 Verbi atematici radicali 248

18 Il futuro

152 Il futuro: caratteristiche generali 250

153 Il futuro sigmatico 251

154 Particolarità nella formazione del futuro sigmatico 254

155 Il futuro di eijmiv 256

156 Il futuro contratto 257

157 Il futuro attico 258

158 Il futuro dorico 261

159 Futuro senza elemento caratterizzante 262

160 Il futuro dei verbi politematici 262

Schema riassuntivo dei futuri 263

19 L’aoristo

161 L’aoristo: caratteristiche generali 264

162 La formazione dell’aoristo 265

163 L’aoristo I o debole 266

164 L’aoristo sigmatico 266

165 Particolarità nella formazione dell’aoristosigmatico 272

166 L’aoristo asigmatico 273

167 L’aoristo II o forte 275

168 L’aoristo III o fortissimo 278

169 L’aoristo cappatico 281

20 L’aoristo passivo

170 L’aoristo passivo: caratteristiche generali 285

171 L’aoristo passivo I o debole 285

172 Particolarità nella formazione dell’aoristo passivo I o debole 287

Indice

7

173 L’aoristo passivo II o forte 288

174 Particolarità nella formazione dell’aoristo passivo II o forte 289

21 Il futuro passivo

175 Il futuro passivo: caratteristiche generali 292

176 Il futuro passivo I o debole 293

177 Il futuro passivo II o forte 293

22 Il perfetto attivo

178 Il perfetto: caratteristiche generali 294

179 Il perfetto I o debole 295

180 Il perfetto II o forte 298

181 Il perfetto III o fortissimo 300

23 Il perfetto medio-passivo

182 Il perfetto medio-passivo: caratteristiche generali 304

183 Il perfetto medio-passivo dei verbi con tema in vocale e in dittongo 304

184 Il perfetto medio-passivo dei verbi con tema in consonante 306

24 Il piuccheperfetto

185 Il piuccheperfetto: caratteristiche generali 312

186 Il piuccheperfetto I 313

187 Il piuccheperfetto II 314

188 Il piuccheperfetto da verbi con perfetto III e misto 314

189 Il piuccheperfetto medio-passivo 315

25 Il futuro perfetto

190 Il futuro perfetto: caratteristiche generali 318

191 Il futuro perfetto attivo 318

192 Il futuro perfetto medio-passivo 318

26 Gli aggettivi verbali

193 Gli aggettivi verbali: formazione e caratteristiche 320

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SINTASSI

27 Il periodo e la frase

194 La frase semplice e i suoi componenti 322

195 L’espansione della frase 323

196 La frase negativa 324

197 La concordanza 326

Concordanze particolari 326

198 Gli usi dell’articolo 328

199 L’articolo con funzione pronominale 328

200 L’articolo con funzione sostantivante 329

201 L’articolo e la funzione attributiva o predicativa 330

202 Omissione dell’articolo 332

203 Gli usi dell’aggettivo 332

204 Gli usi del comparativo e del superlativo 333

28 La sintassi dei casi

205 Il nominativo 336

206 Nominativo di vocazione 337

207 Nominativo avverbiale 337

208 Doppio nominativo 337

209 Nominativo assoluto 337

210 Nominativo con l’infinito (costruzione personale) 337

211 Il genitivo 338

212 Genitivo senza preposizione 338

213 Genitivo con preposizione 341

214 Genitivo retto da verbi e aggettivi 342

215 Genitivo assoluto 342

216 Il dativo 343

217 Dativo senza preposizione 343

218 Dativo con preposizione 345

219 Dativo retto da verbi e aggettivi 345

220 Dativo assoluto 346

221 L’accusativo 346

222 Accusativo senza preposizione 346

223 Accusativo con preposizione 348

224 Accusativo retto da verbi 348

225 Accusativo avverbiale 349

226 Accusativo assoluto 349

227 Accusativo come soggetto nelle infinitive 349

228 Il vocativo 349

Indice

8

29 La sintassi del verbo

229 I modi: finiti e indefiniti 350

230 L’indicativo 350

231 Indicativo potenziale 351

232 Indicativo desiderativo 351

233 Indicativo irreale 351

234 L’imperativo 351

235 L’ottativo 352

236 Il congiuntivo 353

237 L’infinito 354

238 Infinito con funzione nominale 354

239 Infinito con funzione verbale 354

240 Il participio 355

241 Participio con funzione nominale 355

242 Participio con funzione verbale 355

243 Gli aggettivi verbali 357

30 La sintassi del periodo

244 Le frasi principali o indipendenti 358

245 Le enunciative 358

246 Le interrogative dirette 359

247 Le dubitative 360

248 Le volitive 360

249 Le desiderative o ottative 361

250 Le esclamative 361

251 Le incidentali 361

252 La coordinazione 361

253 La subordinazione 362

254 Subordinate esplicite e implicite 363

255 Le temporali 364

256 Le causali 365

257 Le finali 366

258 Le consecutive 367

259 Le condizionali e il periodo ipotetico 369

260 Periodo ipotetico della realtà o del I tipo 369

261 Periodo ipotetico dell’eventualità o del II tipo 369

262 Periodo ipotetico della possibilità o del III tipo 369

263 Periodo ipotetico dell’irrealtà o del IV tipo 370

264 Altri modi di esprimere la protasi 370

265 Periodo ipotetico misto 370

266 Periodo ipotetico dipendente 370

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9

267 Le concessive 371

268 Le comparative 371

269 Le comparative ipotetiche 372

270 Le modali 373

271 Le limitative 373

272 Le eccettuative 374

273 Le soggettive 374

274 Le oggettive 375

275 Le interrogative indirette 376

276 Le completive volitive 377

277 Le relative 378

278 Fenomeni connessi all’uso del pronome relativo 379

279 Il discorso indiretto 382

LESSICO E REPERTORI

I Derivazione e composizione delle parole

280 Parole primitive, derivate, composte 386

281 Parole derivate: suffissi nominali 387

282 Parole derivate: suffissi aggettivali 390

283 Parole derivate: suffissi verbali 391

284 Parole composte 391

II Repertorio lessicale per radici394

III Schemi di flessione dei participi

285 Participi con suffisso in -nt- 421

286 Participi con suffisso in -ot- 426

287 Participi in -men- (-omeno~ / -ameno~) 427

IV Paradigmi dei verbi più usati 429

Indice analitico italiano 453

Indice analitico greco 457

Indice

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Introduzione

11

Il greco e l’indoeuropeoIl greco appartiene alle lingue indoeuropee. L’idea che moltissime lingue diffuse, nel mondoantico, in un’area compresa tra l’India e l’Europa occidentale avessero una matrice comune,l’indoeuropeo appunto, nasce nel XIX secolo, quando Franz Bopp (1791-1867), Rasmus Rask(1787-1832) e altri studiosi, confrontando lingue antiche come il greco, il sanscrito, il latinoe altre, scoprirono evidenti parentele a livello lessicale e morfosintattico. Per ricorrere a unsemplice esempio, la parola «padre» compare nel miceneo pate, nel greco antico pathvr, nelsanscrito pitár, nel latino pater (da cui si sviluppano «padre» in italiano, père in francese ecc.),nel gotico fadar (da cui ha origine il tedesco Vater, l’inglese father ecc.). Confrontando que-ste somiglianze, i glottologi hanno così ricostruito delle radici indoeuropee (nella scritturaconvenzionalmente precedute da un asterisco), che sarebbero alla base di molte parole in gre-co, latino, sanscrito, celtico e così via. Tra gli elementi comuni delle diverse lingue, gli stu-diosi hanno individuato non solo parentele lessicali, ma anche elementi fonetici e morfo-sintattici, per esempio una serie comune di consonanti e vocali oppure il sistema flessionaledi nomi, pronomi e verbi (le cosiddette declinazioni e coniugazioni).

All’indoeuropeo sono ricondotti i seguenti principali rami (in ordine di tempo):– l’anatolico, comprendente l’ittita, il palaico e il luvio, il lidio e il licio;– l’indo-iranico, comprendente l’indiano (o indoario) e l’iranico;– il greco;– l’italico, costituito dal latino e dai dialetti italici quali l’osco-umbro;– il celtico.

Dall’età cristiana sono attestati inoltre: il germanico, distinto in germanico orientale (goti-co), settentrionale e occidentale; l’armeno; il tocario; il balto-slavo; l’albanese.

La diffusione delle lingue di origine indoeuropea. Il loro ceppo comune, l’indoeuropeo appunto, non è riconduci-bile con certezza a un preciso luogo di nascita e, secondo alcune ipotesi, sarebbe frutto di una pura e semplice ri-costruzione teorica fatta sulla base delle parentele linguistiche rilevate dai glottologi.

Introduzione

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Introduzione

12

Da ciascun ramo si sono sviluppate successivamente le lingue moderne. Dal latino, per esem-pio, derivano l’italiano, il francese, il provenzale, il castigliano, il catalano, il portoghese, il la-dino e il rumeno. Dal germanico settentrionale hanno avuto origine il danese, lo svedese, ilnorvegese e l’islandese, da quello occidentale l’inglese, l’olandese e il tedesco. Dalle linguebalto-slave si sono sviluppate da un lato le lingue baltiche, come il lituano e il lettone, dal-l’altro i vari rami delle lingue slave (russo, ucraino, polacco ecc.).

Chi fossero e dove fossero stanziati originariamente gli indoeuropei è oggetto di dibattito, e c’èchi solleva delle perplessità sull’ipotesi che l’indoeruropeo, come lingua-madre unitaria, siarealmente mai esistito. Questi studiosi, infatti, ribadiscono che le parole ricostruite dell’in-deuropeo sono, allo stato attuale degli studi, una mera astrazione. Altri linguisti, invece, si so-no spinti oltre: il francese Émile Benveniste, nel 1969, è giunto a pubblicare un vocabolariodelle istituzione indoeuropee, partendo dall’idea che le concordanze tra i diversi lessici dellelingue antiche illustrassero gli aspetti salienti di una cultura comune. Ma, come già ricordato,si è nel regno delle ipotesi: quel che risulta assodato, al di là della disparità di posizioni, è chetra il III e il II millennio a.C. si verificano spostamenti di popolazioni parlanti lingue indoeu-ropee, che si stanziano nelle regioni in cui si troveranno in età storica.Va infine ricordato che il latino e il greco, benché entrambe lingue indoeuropee, non pre-sentano in effetti tra loro legami molto stretti, fenomeno che intercorre invece, a titolo diesempio, tra le lingue baltiche e quelle slave. Probabilmente i popoli parlanti la lingua grecae quelli dell’Italia centrale non ebbero una fase comune e diedero così origine a due gruppilinguistici indipendenti. Il greco, del resto, nell’ambito della famiglia indoeuropea, ha unaposizione a sé. Più stretti appaiono invece i legami tra il latino e altri dialetti del centro-Ita-lia e, secondo alcuni glottologi, il celtico.

Dalla Lineare B all’alfabeto atticoLe più antiche testimonianze scritte della lingua greca risalgono agli ultimi decenni del XV

secolo a.C., alle tavolette di argilla recanti una scrittura di tipo sillabico chiamata Lineare B.Questa scrittura è espressione e testimonianza della lingua dei micenei, popolo di origine in-doeuropea stanziato dalla metà del II millennio a.C. in Grecia, nelle isole egee, a Creta, masoprattutto nel Peloponneso (Micene, nel cuore di questa regione, fu uno dei principali cen-tri di questa civiltà). La Lineare B comprende una novantina di segni e si sviluppa dalla Li-neare A, scrittura anch’essa sillabica usata dai Minoici a Creta. La lingua della Lineare B, adifferenza della Lineare A cretese, è già greco, come dimostra la presenza di termini che com-pariranno successivamente in greco come pa-te («padre» > greco pathvr), wa-na-ka («si-gnore, sovrano» > greco a[nax), e ancora da-mo («popolo» > greco dh'mo"), i-je-re-ja («sa-cerdotessa» > greco iJevreia) ecc. A differenza del greco di età successiva, però, è una linguacaratterizzata da sole sillabe aperte, mentre il greco, in quanto lingua fusiva, è ricco di nessiconsonantici e di sillabe chiuse. L’uso della scrittura presso i micenei, allo stato attuale deglistudi, pare esclusivamente limitato alle attività economiche e amministrative. Con la fine della civiltà micenea intorno al 1200 a.C., insieme alla caduta dei palazzi termi-nano le testimonianze della Lineare B. I primi documenti scritti successivi sono già dell’VIII

sec. a.C. e non impiegano più la Lineare B, ma l’alfabeto, con l’eccezione dell’isola di Ciproche usa un sistema sillabico, per quanto diverso da quello miceneo. Il sillabario cipriota (VIII

sec. a.C.), peculiare solo di quest’isola, comprende una sessantina di segni che, come la Li-neare B, presentano sillabe aperte. Gli studiosi si chiedono perché quest’isola, a differenzadel restante mondo greco, rimanga fedele a un modello di scrittura ormai superato e conti-nui a usarlo anche nel periodo classico, in concorrenza con l’alfabeto.

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Nel resto della Grecia viene invece intro-dotto un sistema di scrittura rivoluziona-rio, l’alfabeto, che non riproduce più le sil-labe, come la Lineare B e l’alfabeto ciprio-ta, ma i fonemi, cioè i suoni distintivi del-la lingua parlata.Le nuove attestazioni scritte dell’VIII sec.a.C. – sino alla metà del VII secolo si han-no solo testimonianze sporadiche – pre-sentano inoltre una Grecia divisa in dia-letti:– lo ionico-attico, parlato in Attica, in

Eubea, nelle isole egee e sulla costa centrale dell’Asia Minore, chiamata appunto Ionia;– il dorico, diffuso in gran parte del Peloponneso e nella costa meridionale dell’Asia Mino-

re (con la seconda colonizzazione anche in Magna Grecia);– l’eolico, parlato in Tessaglia, in Beozia, nell’isola di Lesbo e sulla costa settentrionale del-

l’Asia Minore;– l’arcado-cipriota, tipico di Cipro e dell’Arcadia, unica regione non dorica del Peloponneso;– i dialetti del nord-ovest, parlati nella Grecia occidentale, in Epiro, Focide, Locride e nelle

isole ioniche prospicienti.

Introduzione

13

Sillabario miceneo.

Sillabario cipriota.

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Tralasciando la spinosa questione del frazionamento linguistico della Grecia, conseguente al periodo dei cosiddetti «secoli bui», come si sviluppò il nuovo alfabeto che si diffuse, con vistose varianti, in tutta l’area ellenica? È appurato che questo nuovo sistema di scrittura siastato desunto dall’alfabeto fenicio. La conferma dell’origine fenicia si ha, tra i molti fattori,anche dalla tradizione mitica che attribuisce l’introduzione della scrittura in Grecia ai Feni-ci arrivati in Beozia con Cadmo (tradizione riportata dallo storico Erodoto), dal nome asse-gnato alle singole lettere dell’alfabeto (ad esempio alpha dal fenicio ‘ lep, beta da bêt-, gammada g mel ecc.), nonché dalla definizione foinikhvia gravmmata comunemente intesa come«lettere dell’alfabeto». Ma restano aperte anche altre questioni: per esempio quando e dovel’alfabeto fenicio venne introdotto in Grecia? Sulla datazione gli studiosi non concordano:alcuni sono favorevoli a un’introduzione «alta», nell’XI-X sec., altri a un’introduzione «bassa»,di poco precedente alle prime attestazioni scritte dell’VIII sec. a.C. Il luogo in cui l’alfabetofenicio sarebbe stato introdotto sembra Creta, ma anche su questa ipotesi, vista la carenza didocumenti, non tutti sono d’accordo. Ci si chiede poi come si siano originati i segni aggiun-tivi: l’alfabeto fenicio è infatti consonantico, mentre tutti gli alfabeti locali della Grecia pre-sentano segni per indicare i suoni vocalici. Altro problema: come si differenziarono i molti al-fabeti regionali? In età arcaica, infatti, nella Grecia continentale e insulare non esiste un solo alfabeto, ma sono impiegati numerosi alfabeti, spesso con importanti differenze. Per fa-re un esempio, Atene, linguisticamente e geograficamente vicina all’Eubea, presenta un alfa-

Introduzione

14

La distribuzione dei dialetti in Grecia e nell’Asia Minore.

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beto in parte diverso da quest’isola. Ancora maggiori sono le differenze tra regioni distanti.L’unificazione dell’alfabeto (quello che viene studiato oggi a scuola) avviene ad Atene solonel 403-402 a.C., sotto l’arconte Euclide che fissò e rese ufficiale l’alfabeto di questa città, al-lora in posizione egemonica in Grecia.

Ultima questione: è communis opinio che l’introduzione dell’alfabeto in Grecia sia avvenutasulla spinta di esigenze commerciali (registrazione di merci, di scambi, di beni ecc.) inun’epoca in cui si produceva un forte sviluppo economico e demografico e, dopo i secoli bui,ripartivano i commerci con l’Oriente e l’Occidente. Solo in un secondo tempo la scrittura sisarebbe diffusa anche per altri scopi, per esempio letterari e religiosi. In realtà, le prime te-stimonianze di scrittura sembrano sconfessare questa ipotesi: dalle prime epigrafi sembra-no assenti contenuti di tipo commerciale e contabile, al contrario molte delle prime iscri-zioni sono a carattere metrico, richiamando la struttura dell’esametro. C’è pertanto chi nonesclude che l’alfabeto non sia stato importato e riadattato per scopi economici, ma per se-gnare graficamente il verso della poesia (Theodore Wade-Gery).

Introduzione

15

1 2 3 4

Confronto fra alfabeto fenicio (a sinistra) e alfabeti greci:1. arcaico; 2. di Mileto; 3. della Beozia; 4. classico.

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Periodi della civiltà grecaPer convenzione, le fasi della civiltà greca sono le seguenti:– età arcaica: dall’VIII sec. a.C. alle guerre persiane (inizio V sec. a.C.);– età classica: V-IV sec. a.C: sino alla morte di Alessandro Magno, (323 a.C.) o, secondo al-

tri, alla morte di Aristotele (322 a.C.). Atene ha in questo periodo l’egemonia politica eculturale sul mondo greco. Ad Atene si sviluppano la filosofia, il teatro, la retorica e l’ora-toria; la lingua e la letteratura di Atene diventano modello per tutti i Greci. L’attico di etàclassica verrà ripreso anche dagli scrittori successivi, soprattutto in età romana, quando icosiddetti «atticisti» ripropongono nei loro scritti la raffinata lingua e le strutture di autoricome Platone, Sofocle ecc.;

– età ellenistica: dal 323 o 322 a.C. alla battaglia di Azio, che segna la conquista del regno el-lenistico d’Egitto da parte di Roma (30 a.C.). È questo il periodo in cui si diffonde la koinh;diavlekto" (o semplicemente koinhv) cioè la «lingua comune», che era il greco parlato escritto nelle regioni conquistate da Alessandro Magno;

– età romana (imperiale): dal 30 a.C. alla chiusura delle scuole filosofiche di Atene da par-te dell’imperatore bizantino Giustiniano (529 d.C.);

– età bizantina: dal 529 sino alla caduta dell’impero bizantino con la presa di Costantino-poli da parte dei Turchi (1453);

– età moderna: dal 1453 a oggi.

Introduzione

16

La cosiddetta «Coppa di Nestore», rinvenuta in una tomba a cremazionenell'isola di Ischia e databile intorno al 730 a.C. Essa reca un'iscrizionegraffita, in alfabeto euboico, che costituisce il primo frammento noto dipoesia dei tempi di Omero: si tratta di un epigramma in tre versi che fa ri-ferimento alla famosa coppa di Nestore descritta nell'Iliade.

NESTOROS : E [2-3] I : EUPOT [ON] : POTERION HOSDANTODEPIESI : POTERI [O] : AUTIKAKENON HIMEROSHAI RESEI : KALLISTE [FANO] : AFRODITES

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FONETICAI caratteri e la loro classificazione

Segni distintivi e segni di interpunzione

Fenomeni fonetici3

2

1

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I caratteri e la loro classificazione1

1 L’alfabetoL’alfabeto greco di età classica comprende 24 lettere, di cui 7 sono vocali (a, e, h, i, o, u, w)e 17 consonanti.

Maiuscolo Minuscolo Nome Pronuncia

A

B

G

D

E

Z

H

Q

I

K

L

M

N

X

O

P

R

S

T

U

F

C

Y

W

a

b

g

d

e

z

h

q

i

k

l

m

n

x

o

p

r

s, ~,

t

u

f

c

y

w

abg durade brevez sonorae lungathiklmncso breveprs sordatüfchpso lunga

alpha (leggi: alfa)betagammadeltaepsilonzetaetathetaiotakappalambdaminicsiomikronpirho (leggi: ro)sigmatauhypsilon (leggi: üpsilon)phi (leggi: fi)chipsiomega

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! Le vocali epsilon e hypsilon traggono il loro nome dall’aggettivo yilov" che significa «semplice».

! Il nome omikron significa «o piccolo» (o mikrovn) mentre omega «o grande» (o mevga).

! Per il suono /s/ si hanno tre grafemi: s si usa per la posizione all’inizio o all’interno di parola," in posizione finale (stavsi" «rivolta»). Alcuni testi scelgono il sigma lunato () in tutte le po-sizioni.

! Nel dialetto ionico-attico mancano, in epoca classica, alcuni segni: si tratta di ü (digamma owau) e ‘ (jod), per i quali cfr. § 6. Nel dialetto ionico-attico sono inoltre impiegate come cifrenumeriche (" § 97) alcune lettere antiche, decadute dall’alfabeto di epoca classica:õ stigma, adottato per indicare il numero 6 (õ v)Ï koppa, impiegato per indicare il numero 90 (Ï v)þ sampi, impiegato per indicare il numero 900 (þV)

! Nell’ordine alfabetico ü si trova dopo e, õ dopo ü, Ï dopo p e þ dopo w.

2 La pronunciaLa pronuncia del greco invalsa nella scuola italiana trae origine da un sistema convenziona-le ricostruito dall’umanista olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536). Questi sono i suoicriteri:

# le vocali e e o esprimono rispettivamente i suoni /e/ e /o/ brevi e chiusi;

# le vocali h e w esprimono rispettivamente i suoni /e/ e /o/ lunghi e aperti;

# la vocale u, da sola, si pronuncia come la «u» francese (ü);

# la vocale u nei dittonghi si pronuncia «u»: au, hu, eu si leggono quindi «au», «eu», «eu»,mentre il dittongo ou si legge semplicemente «u»: leukov" «bianco» (leggi leukòs), oujra-nov" «cielo» (leggi uranòs). Fa eccezione ui che si legge üi (mui`a «mosca», leggi müia);

# le consonanti g e k presentano sempre suono duro, anche davanti alle vocali e / h / i (gev-no" «origine, stirpe», leggi ghénos; Kikevrwn «Cicerone», leggi Kikéron);

# la consonante g ha suono duro anche quando è seguita da l o da n (givgnomai «nasco, di-vento», leggi ghìghnomai);

# la consonante g, se precede g / k / c / x, si pronuncia «n» (a[ggelo" «messaggero», leggiànghelos, a[gci «vicino», leggi ànchi);

# la consonante z è sonora (come la zeta dell’italiano «zaino»);

# i suoni aspirati c / q / f corrispondono a «ch» / «th» / «ph» (quest’ultimo viene pronuncia-to «f»): cavri" «grazia», leggi chàris; qwvrax «torace», leggi thòrax; fhmiv «dico», leggi femì).

! Testimonianze antiche sembrano confermare la sostanziale esattezza della pronuncia erasmia-na per il periodo classico. Un frammento del poeta Cratino (IV sec. a. C.) ci tramanda infatti ilverso della pecora bh bh «bé bé» che sembra corrispondere alla ricostruzione di Erasmo. A par-tire dall’età ellenistica, però, alcuni suoni subirono graduali trasformazioni, tanto che si arri-vò a pronunciare indistintamente «i» le vocali h / i / u, nonché i dittonghi ei / oi. È questa lacosiddetta pronuncia itacistica, affermatasi già a partire dal greco bizantino. All’opposto, lapronuncia di Erasmo, che mantiene distinti i suoni, viene anche definita etacistica.

Osservazioni

Osservazioni

I caratteri e la loro classificazione

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1

Fone

tica

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3 Le vocaliLe vocali dell’alfabeto greco (a, e, h, i, o, u, w) si distinguono secondo i seguenti criteri:

# per la quantità, cioè la durata di emissione del fiato, possono essere:brevi: e, olunghe: h, wancipiti (lett. «a due teste», cioè brevi o lunghe): aÆ, iÆ, uÆ

# per l’intensità del suono, possono essere:aspre, altrimenti dette anche forti: a, e, h, o, wdolci, altrimenti dette anche deboli: i, u

# per il timbro, possono essere:cupe: o, w, umedie: achiare: e, h, i

# secondo il grado di apertura della cavità orale, possono avere:apertura massima (a)apertura media (e, o, w, h)apertura minima (i, u)

Lo schema del cosiddetto «triangolo vocalico» riassume il tipo di apertura delle varie voca-li, classificandole anche sulla base delle serie palatale (con pronuncia a livello di palato) egutturale (con pronuncia a livello di velo pendulo):

apertura massima a

h wapertura mediae o

apertura minima i u

serie palatale serie gutturale

4 I dittonghiDue suoni vocalici pronunciati con una sola emissione di fiato formano un dittongo e co-stituiscono un’unica sillaba. In greco i dittonghi possono essere costituiti:

# da una vocale aspra seguita da una dolce (" § 3);

# dalla sequenza delle due vocali dolci (ui, raro).

Dalla combinazione tra vocali aspre e dolci si formano i seguenti dittonghi, che sono defini-ti propri se il primo elemento è breve, impropri se il primo elemento è lungo:

# dittonghi propri (primo elemento breve):aØi aØuei euoi ou

# dittonghi impropri (primo elemento lungo):ai / a/ au (raro)hi / h/ huwi / w/ wu (raro)

I caratteri e la loro classificazione

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1

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A partire dall’età ellenistica, nei dittonghi impropri la pronuncia di i si affievolisce gradual-mente, fino a sparire. Per questa ragione, venne introdotto l’uso di sottoscrivere i, che dun-que è segnato graficamente, ma non più pronunciato. Quando tale situazione si verifica conuna lettera maiuscola, i viene ascritto, ovvero viene segnato accanto alla lettera maiuscoladel dittongo improprio, senza però che venga pronunciato:

þAidw canto (leggi ado)ÞAidh" Ade, dio degli Inferi (leggi Ades)

I dittonghi sono di norma lunghi per quantità. Fanno eccezione ai e oi quando si trovanoin posizione finale di parola (ad esempio, nel caso del nominativo plurale per la I o la II de-clinazione oppure nelle desinenze di alcune persone della flessione verbale medio-passiva," § 126).Quando due vocali contigue non sono pronunciate con un’unica emissione di voce e nondanno quindi vita a un dittongo, si ha uno iato, per cui ognuna delle due vocali formauna sillaba a sé. Lo iato all’interno di parola può essere segnalato dalla presenza della dieresi (" § 16). Lo iato si può verificare anche tra la parte vocalica finale di una parolae l’inizio vocalico della parola successiva: in tal caso, per evitare lo iato, il greco utilizzafenomeni come l’elisione (" § 18), l’aferesi (" § 19), la crasi (" § 20) e le consonanti mo-bili (" § 21).

! I dittonghi ei e ou possono essere «falsi dittonghi»: sono veri dittonghi quando sono etimo-logicamente originari della parola nella quale si trovano, mentre sono definiti «falsi dittonghi»quando derivano da contrazione (" § 23) oppure da allungamento di compenso (" § 26). Inrealtà, ei e ou come falsi dittonghi sono solo il risultato grafico della pronuncia chiusa e pro-lungata, rispettivamente, del suono /e/ e del suono /o/.

5 Le consonantiLe consonanti dell’alfabeto greco sono 17 e si dividono in semplici e doppie.Le consonanti semplici sono 14 e vengono così definite perché producono un solo suono:

b, g, d, q, k, l, m, n, p, r, s, t, f, c

Le consonanti semplici si suddividono in occlusive (o momentanee) e continue (o spirantio durative), in base al modo con cui vengono articolate. Le occlusive sono infatti prodottemediante la chiusura (occlusione) del canale espiratorio, le continue attraverso un suo re-stringimento.Le occlusive sono distinte in sorde (se non vi è vibrazione delle corde vocali), sonore (se siha vibrazione) e aspirate (se la pronuncia comporta un’aspirazione). Infine il luogo in cuiavviene l’articolazione del suono della consonante determina la distinzione in labiali (arti-colate a livello delle labbra), gutturali o velari (articolate nella parte posteriore del palato),dentali (articolate a livello dei denti). Le continue si dividono invece in liquide, nasali e sibilanti.

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Labiali Gutturali Dentali

sorde p k tOcclusive sonore b g d

aspirate f c q

Liquide Nasali Sibilanti

Continue l r m n s

Le consonanti doppie sono 3 e risultano formate dalla fusione di due suoni:z (sibilante + dentale)x (gutturale + sibilante)y (labiale + sibilante).

I caratteri e la loro classificazione

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1

Sono definite sonanti alcune consonanti della lingua indoeuropea che, a seconda della loro posizionenella parola, potevano produrre un suono tanto prolungato e intenso, da essere accostato alla sonori-tà delle vocali. Le sonanti si suddividono in liquide (l.. e r..) e nasali (m.. e n.. ).Questi suoni originari dell’indoeuropeo hanno esiti particolari nel greco: quando si vocalizzano (in unsuono a), danno vita a sequenze varie:

l.. > al / la m.. > a / amr.. > ar / ra n.. > a / an

Ecco alcuni esempi:# l.. > al nel grado zero della serie apofonica di stevllw «io invio» / stovlo" «spedizione»

grado zero stl..- (perfetto e[stalka «ho inviato»)grado normale stel- (presente stevllw «io invio», aoristo e[steila «io inviai»)grado forte stol- (stovlo" «spedizione», stolhv «veste»)

l.. > la tevtlamen «noi sopportiamo» ( cfr. latino tollo, tolero)

# r.. > ar a[rkto" «orso», cfr. indoeuropeo *rk-so- (idea di «orso», cfr. latino ursus < *orcsos)r.. > ra stratov" «esercito», cfr. indoeuropeo *str- (idea di «stendere»: il corrispondente verbo

greco e altri vocaboli connessi, però, presentano vocalismo in o: stovrnumi / strwvn-numi «io stendo», strw`ma «giaciglio, tappeto» ecc.)

# m.. > a devka «dieci», cfr. indoeuropeo *dekm.. - (idea di «dieci», cfr. latino decem)e[lusa «sciolsi» (< *e[lusm.. , cfr. la desinenza latina della 1a persona singolare -m)

m.. > am nel grado zero della serie apofonica di tevmnw «io taglio» / tomhv «taglio»grado zero tm.. - (aoristo passivo forte e[tamon «io tagliai»)grado normale tem- (presente tevmnw, futuro temw` «io taglierò»)grado forte tom- (tomhv «taglio»)

# n.. > a aj- prefisso privativo, cfr. indoeuropeo *n.. - (idea di «privazione», cfr. latino in-)

n.. > an e[lusan «essi sciolsero» (3a persona plurale dell’indicativo aoristo da: *e[lusn..t > convocalizzazione della sonante *e[lusant > con caduta della dentale finale e[lusan).

Le sonanti

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6 Le semiconsonanti (o semivocali)Nella fase più arcaica della lingua greca esistevano due suoni semiconsonantici (peraltro an-che definibili, in ragione dei loro esiti, semivocalici), poi scomparsi, che hanno tuttavia la-sciato importanti tracce nel greco di età successiva. Si tratta di:

# ü, «digamma», così detto perché graficamente costituito da due gamma maiuscoli uno so-pra l’altro): è un suono corrispondente alle italiane «u/v»;

# ‘, «jod»: corrisponde al suono della vocale italiana «i», quando è seguita da un’altra voca-le (come nella parola «ieri»).

A far presupporre l’originaria presenza di questi suoni sono soprattutto i confronti con le al-tre lingue di origine indoeuropea. Il segno della lettera ü, peraltro, si legge anche in iscrizio-ni di età micenea.

La caduta di ‘ oppure di ü iniziali non provoca particolari fenomeni (spesso, ma non sempre,dà come esito uno spirito aspro):

h|par fegato (< *‘hpar, cfr. lat. iecur)ejsqhv" veste (< *üesqh", cfr. lat. vestis)eJspevra sera (< *üespera, cfr. lat. vesper, ital. «vespro»)oi\no" vino (< *üoino", cfr. lat. vinum)

La caduta di ‘ oppure di ü dal corpo di parola, invece, provoca importanti esiti, per i quali sirimanda al § 31.

7 La sillabaIn greco una parola ha tante sillabe quante sono le vocali o i dittonghi che la compongono.Una sillaba può essere:

# aperta, se termina per vocale: bh`-ma «passo», leiv-pw «lascio»;

# chiusa, se termina per consonante: povn-to" «mare», glw`t-ta «lingua».

Inoltre, sotto il profilo della quantità, una sillaba può essere:

# breve per natura, se composta da vocale breve seguita da un’altra vocale o da una solaconsonante: lov-go" «discorso»;

# lunga per natura, se composta da vocale lunga o dittongo: rJwv-mh «forza», teiv-nw «ten-do»;

# lunga per posizione, se la vocale breve della sillaba è seguita da due consonanti o da unaconsonante doppia: dov-xa «fama», kovl-po" «golfo»;

Esistono anche sillabe ancipiti, quando presentano una vocale breve seguita da occlusiva + liquida o nasale: pa-trov" «del padre», tev-knon «figlio».

I caratteri e la loro classificazione

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Segni distintivie segni di interpunzione2

8 Lo spiritoLo spirito è un segno posto sulla prima vocale o sul primo dittongo di una parola oppuresulla lettera r iniziale. Indica assenza di aspirazione (spirito dolce ’) o presenza di aspirazio-ne (spirito aspro ‘):

vocale iniziale ajllav maaJrpavzw afferrouJpokrithv" attore

dittongo iniziale eujgenhv" nobileauJtou` di se stesso

lettera r iniziale rJh`ma parola

In caso di dittongo iniziale lo spirito compare sulla seconda vocale del dittongo stesso. Le let-tere rJ e uJ iniziali hanno sempre lo spirito aspro.

9 La posizione dello spirito

Quando si accompagna all’accento acuto o grave, lo spirito (dolce o aspro) si scrive alla si-nistra dell’accento:

o[zw odoro ejgw; h] suv io oppure tua{ptw lego, attacco Blevpw a} sumbaivnei. Osservo ciò che accade.

Quando si accompagna all’accento circonflesso, lo spirito (dolce o aspro) si scrive sotto l’ac-cento:

oi\do" gonfiore h|ssa sconfittaw\mo" spalla h|par fegato

In caso di lettera maiuscola, lo spirito (eventualmente accompagnato dall’accento), si scrivein alto a sinistra. In caso di dittongo, si scrive comunque sul secondo elemento:

ïO a[nqrwpo" L’uomo Eujmenhv" BenignofiAnqrwpo" Un uomo Ai{rw Sollevo

Nel caso di un dittongo improprio (" § 4) con la prima lettera maiuscola, lo spirito (conl’eventuale accento) si scrive in alto a sinistra:

‹Aidh" Ade.

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10 L’accentoIn greco esistono parole che hanno un accento proprio e altre (le proclitiche e le enclitiche," § 14) che non lo hanno. Mentre l’italiano impiega un accento tonico, il greco antico uti-lizzava un accento musicale, per cui la sillaba accentata era pronunciata con un innalzamentomelodico della voce. Secondo l’attuale tradizione italiana di lettura del greco antico, però,l’accento è pronunciato in maniera tonica, come nell’italiano.

In greco esistono due tipi di accento, differenti sul piano grafico:

# l’acuto: skiav «ombra»;

# il circonflesso: skia`" «dell’ombra».

Se l’accento acuto si trova sulla sillaba finale e la parola su cui esso cade è seguita da un’altraparola non enclitica, l’accento diventa grave.Si tratta di una convenzione grafica che non comporta alcuna differenza per la pronuncia.

ïO basileu;" a[rcei.

Il re governa.

Questa trasformazione non si verifica, però, se la parola che segue è enclitica:

Basileuv" ti" a[rcei.

Un re governa.

11 La posizione dell’accento

L’accento acuto si può trovare su una sillaba breve o lunga e può stare sull’ultima, sulla pe-nultima o sulla terzultima sillaba di una parola. Condizione necessaria perché stia sulla ter-zultima sillaba è che l’ultima sillaba di quella parola sia breve (legge del trisillabismo e del-l’ultima, " scheda a p. 27).L’accento circonflesso si può trovare solo su una sillaba lunga e può stare sull’ultima o sulla pe-nultima sillaba di una parola. Condizione necessaria perché stia sulla penultima sillaba è chel’ultima sillaba di quella parola sia breve (legge dell’ultima).L’accento (acuto o circonflesso) si segna e si legge sulla vocale della sillaba su cui cade:

Accento acuto

a e h i o u w

skiav pevnh" zwhv polivth" ajgaqov" luvw aijdwv"

ombra povero vita cittadino buono sciolgo vergogna

Accento circonflesso

a e h i o u w

skia`" ! zwh`" poli`tai ! lu`e aijdw`

dell’ombra della vita cittadini sciogli tu! vergogna

Segni distintivi e segni di interpunzione

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Se cade su un dittongo, l’accento (acuto o circonflesso) si scrive sul secondo elemento deldittongo, ma si legge sul primo:

fulaiv fulàinau`" nàusfilei` filèibasileuv" bailèusoJdoiv odòinou`n nùn.

12 La mobilità dell’accento

Nel corso della flessione (" § 33) di nomi, pronomi, aggettivi e verbi, l’accento può variaresia per posizione (passando ad esempio dalla terzultima sillaba alla penultima ecc.), sia pertipologia (diventando acuto da circonflesso o viceversa). Quando cambia la quantità dellaterminazione delle parole, si possono verificare situazioni diverse, sulla base della legge deltrisillabismo e dell’ultima (" scheda a p. 27). La variazione dell’accento ha fondamental-mente valore distintivo, ovvero aiuta a percepire differenze morfologiche (distinguendo divolta in volta caso, genere, persona oppure modo, diatesi ecc.).

In particolare, nella flessione dei nomi, se l’accento è acuto sulla terzultima sillaba, si devespostare sulla penultima quando la quantità dell’ultima diventa lunga:

a[nqrwpo" uomo (nom.) ajnqrwvpou dell’uomo (gen.)

Se, invece, l’accento è circonflesso, si trasforma in acuto quando la quantità dell’ultima di-venta lunga:

moi`ra+ parte, destino (nom.) moivra" della parte, del destino (gen.)

Nei verbi l’intervento di vocali tematiche e/o suffissi seguiti da desinenze può portare a spo-stamenti di accento, perché oltre la terzultima l’accento non può cadere:

luvw sciolgo (pres. indic. 1a sing.) luovmeqa sciogliamo (pres. indic. 1a plur.)

Per la lex swth`ra (" § 13), l’accento può passare da acuto a circonflesso:

luvw sciolgo (pres. indic. 1a sing.) lu`e sciogli tu! (pres. imperat. 2a sing.)

Per il comportamento dell’accento nei fenomeni di contrazione cfr. " § 23.

13 La classificazione delle parole sulla base dell’accento

A seconda del tipo di accento che presentano (acuto o circonflesso) e a seconda della posi-zione che tale accento occupa, le parole in greco si classificano come indicato nello schemaseguente:

Esempio Tipo di accento Sillaba accentata Definizione della parolaleivpousin V (acuto) terzultima proparossitonatovpo" V (acuto) penultima parossitonafulhv V (acuto) ultima ossitonadh`mo" ` (circonflesso) penultima properispomenakalw`" ` (circonflesso) ultima perispomena

Segni distintivi e segni di interpunzione

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14 Proclitiche ed encliticheIn greco esistono parole monosillabiche e bisillabiche che non presentano un accento pro-prio, ma che nella pronuncia formano, per così dire, un blocco fonetico con la parola prece-dente o seguente. Si tratta delle proclitiche e delle enclitiche.

Le proclitiche si appoggiano, per l’accento, sulla parola che segue:

oJ luvko" il lupo (leggi olùkos)hJ ajlhvqeia la verità (leggi ealétheia)ejn kardiva/ nel cuore (leggi enkardìa)

Segni distintivi e segni di interpunzione

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I meccanismi dell’accentazione in greco sono governati dalle seguenti leggi:

# Legge di limitazioneIn greco l’accento non può risalire oltre la terzultima sillaba se acuto (legge del trisillabismo), ol-tre la penultima se circonflesso. Condizione indispensabile perché l’acuto stia sulla terzultima o ilcirconflesso sulla penultima è che l’ultima sia breve (legge dell’ultima):faivnousi+n essi mostranosw`ma+ corpo

# Legge del trocheo finale o lex swth`raQuando in una parola si ha la penultima sillaba lunga e l’ultima breve, l’accento, se cade sulla pe-nultima, è necessariamente circonflesso:moi`ra+ parte, destino

Tale legge è detta «del trocheo finale» perché il trocheo è un’unità metrica formata dalla sequen-za, nell’ordine, di una lunga e di una breve (in metrica si indica con – ¸). Un’altra denominazionemolto comune è quella di lex swth`ra, perché tale fenomeno è visibile nell’accusativo (swth`ra,appunto) del nome della III declinazione swthvr «salvatore».

# Legge di Vendryes o legge e[gwgeUna parola, in origine perispomena, specialmente nel dialetto attico può ritrarre l’accento sulla ter-zultima, se questa è breve:e[gwge proprio io (< *ejgw`ge < ejgwv «io» + la particella rafforzativa ge)e[moige proprio a me (< *ejmoi'ge < ejmoiv «a me» + la particella rafforzativa ge)

Per questo si trovano varianti di accento in aggettivi come:eJtoi`mo" ma anche e{toimo" prontooJmoi`o" ma anche o{moio" uguale

# Legge di WheelerIn una parola che finisce con una sequenza dattilica (il dattilo è un’unità metrica composta, nel-l’ordine, da una sillaba lunga e da due brevi: in metrica si indica con – ¸ ¸), l’accento, qualora do-vesse cadere sull’ultima, si ritrae sulla penultima:patravsi (< *patra+s$) ai padri gastravsi (< *gastra+s$) ai ventri leleimmevno" (< *leleiÑmme+no¹") lasciato.

Le leggi dell’accento

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In pratica, la proclitica è come se aggiungesse una sillaba all’inizio della parola alla quale siappoggia: non si determina, dunque, nessuna interferenza ai fini dell’accento della parolache segue.Tra le proclitiche che si incontrano più di frequente, ricordiamo:

# alcune forme dell’articolo, quelle cioè inizianti per vocale: oJ «il/lo», hJ «la», oiJ «i/gli», aiJ «le»;

# alcune preposizioni: ejk/ejjx «da», eij"/ejj" «a, in, verso», ejn «in», wJ" «verso»;

# alcune congiunzioni: eij «se», wJ" «come»;

# l’avverbio di negazione: ouj/oujk/oujc «non».

Le proclitiche, però, possono presentare un accento se:# sono seguite da enclitiche:

eij seei[ ti" se qualcuno

# si trovano in fondo alla frase, prima di un segno di interpunzione:

Pw`" ga;r ou[É E come no?

Le enclitiche si appoggiano, per l’accento, sulla parola che le precede:

Glukuv" ejsti. È dolce. (leggi glukùsesti)ajnhvr ti" un uomo (leggi anértis)

In pratica, l’enclitica è come se aggiungesse una o due sillabe alla fine della parola alla qualesi appoggia: si determina, così, una nuova situazione rispetto alla legge del trisillabismo edell’ultima (" scheda a p. 27).

Tra le enclitiche che si incontrano più di frequente, ricordiamo:

# alcune forme dei verbi eijmiv «essere» e fhmiv «dire» (" § 144);

# il pronome indefinito ti", ti «qualcuno, qualcosa»;

# alcune forme di pronomi personali:mou, moi, me di me, a me, mesou, soi, se di te, a te, teouJ, oiJ, eJ di lui, a lui, lui / di lei, a lei, leisfewn, sfin / sfisi, sfa" di loro, a loro, lorosfwe, sfwi>n loro due, di loro due / a loro due

# alcuni avverbi indefiniti: pou «in qualche luogo», poi «verso qualche luogo», poqen «daqualche luogo», pote «un tempo», ph/ «in qualche modo», pw" «in qualche modo»;

# alcune particelle: ge «almeno, appunto», per «certo», toi «veramente, davvero», nun/nu«dunque», pw «ancora»;

# la congiunzione te «e», equivalente a -que latino.

Occorre prestare attenzione a queste parole, perché alcune di esse possono essere confusecon altre parole simili, da cui sono distinte solo dall’accento: povte «quando?», povqen «dadove?», pw`" «come?», nu`n «adesso».

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Le enclitiche possono essere monosillabiche o bisillabiche. Pur rimanendo scritte separatedalle parole cui si appoggiano, le enclitiche vengono sentite, nella lettura e nella pronuncia,come se fossero fuse con le parole che le precedono: per questa ragione interferiscono con lalegge del trisillabismo e creano situazioni diverse secondo il tipo di parola (ossitona, peri-spomena, proparossitona ecc.) che le precede.I diversi esiti sono illustrati dal seguente prospetto:

Parola che precede l’enclitica Enclitica Enclitica monosillabica bisillabica

ossitona stratiav stratiav ti" stratiav tinwnparossitona fuvsi" fuvsi" ti" fuvsi" tinw`n / fuvsei tinivproparossitona e[labon e[labovn ti e[labovn tinaperispomena timw` timw` se timw` tinaproperispomena sw`ma sw`mav ti sw`mav tinwn

Dagli esempi sopra riportati, si può vedere con facilità che sono pochi i casi in cui interven-gono accenti di rinforzo, che si possono trovare, a seconda delle situazioni:# sull’ultima sillaba della parola che precede l’enclitica;# sull’ultima sillaba dell’enclitica stessa.

Le diverse possibilità sono riassunte dal seguente prospetto:

Parola che precede l’enclitica Enclitica Enclitica monosillabica bisillabica

ossitona stratiav stratiav ti" stratiav tinwnperispomena timw` timw` se timw` tina

Parola che precede l’enclitica Enclitica Enclitica monosillabica bisillabica

proparossitona e[labon e[labovn ti e[labovn tinaproperispomena sw`ma sw`mav ti sw`mav tinwn

Parola che precede l’enclitica Enclitica Enclitica monosillabica bisillabica

parossitona fuvsi" fuvsi" ti" fuvsi" tinw`n / fuvsei tiniv

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Non interviene alcun accento di rinforzo. Si noti solo che nella sequenza «parola perispomena + encli-tica bisillabica», si riscontra un’eccezione alla legge del trisillabismo (è quasi come se ci fosse un ac-cento circonflesso sulla terzultima), mentre nella sequenza «parola ossitona + enclitica monosilla-bica/bisillabica», l’accento acuto non diventa grave perché è come se fosse in corpo di parola.

Se l’enclitica è monosillabica, non interviene alcun accento di rinforzo; se l’enclitica invece è bisilla-bica, l’enclitica stessa prende un accento di rinforzo sulla sua ultima sillaba (circonflesso se su sillabalunga, altrimenti acuto). Si tenga presente che, se l’enclitica è seguita da un’altra parola, ovviamentel’accento di rinforzo acuto diventerà grave:

Trovpw/ tini; ejstratopedeuvsanto. (Senofonte) In un modo o nell’altro si accamparono.

C’è sempre un accento di rinforzo (ovviamente acuto, perché è come se fosse in corpo di parola) sul-l’ultima sillaba della parola che precede l’enclitica.

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Segni distintivi e segni di interpunzione

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Se, nel corso della frase, si trova una sequenza di diverse enclitiche, ciascuna di esse prendeun accento acuto, ma l’ultima della serie rimane senza accento:

ei[ pouv ti oJrwv/h brwtovn (Senofonte)se da qualche parte vedesse qualcosa di commestibile

Si verificano anche casi in cui le enclitiche presentano un accento proprio. Questo avviene:

# quando sono scritte da sole:eijmiv sono ejstiv è fhmiv dico fhsiv dice

# quando si presentano all’inizio di una frase (e non possono, dunque, appoggiarsi a paro-la precedente):

Soi; melevtw to; ejnteu`qen o{kw" mhv se o[yetai ijovnta dia; qurevwn. (Erodoto)Abbi cura allora che non ti veda uscire dalla porta.

# quando si dà particolare rilievo enfatico a quella data parola nella frase:

Eij kai; soi; dokei`. (Tucidide)Se anche a te [= proprio a te] ciò sembra bene.

# quando la parola precedente (su cui dovrebbe appoggiarsi l’enclitica) ha subito un’elisionenella sillaba accentata (e per questo non ha un accento che possa reggere l’enclitica stessa):

`AllÆ eijsiv1 sfi iJroiv. (Erodoto)Ma per loro sono sacri.

! Il verbo eijmiv, nelle sue forme enclitiche, può avere un accento proprio :– quando è usato in funzione non di copula, ma di predicato verbale, nel senso di «esserci, esi-

stere, trovarsi»;– dopo parole come ajllav «ma», eij «se», kaiv «e», oujk / mhv «non», pou «dove», touto / tauta

«questo, ciò», wJ" «come, quando ecc.» o nell’espressione fraseologica e[stin o{te «talora, talvolta»;

– quando la voce e[sti ha valore impersonale ed equivale ad e[xesti, nel significato di «è pos-sibile».

15 Segni di interpunzioneL’uso della punteggiatura e di altri segni grafici (lo spirito, l’accento ecc.) risale all’epoca el-lenistica, anche se il suo impiego corrente e sistematico si consolida in epoca bizantina. I segni di punteggiatura, in particolare, furono introdotti per le difficoltà di lettura legate altipo di scrittura usata nell’antichità: nell’intento di risparmiare i costosi materiali su cui siscriveva (specialmente il papiro), c’era infatti l’abitudine di scrivere le parole tutte attaccatele une alle altre, con la cosiddetta scriptio continua. A partire dall’età ellenistica, invece, gra-zie all’attività dei filologi della biblioteca di Alessandria, insieme agli accenti vengono intro-dotti i segni di punteggiatura, che facilitano la divisione delle parole nella lettura.

1. Si noti che qui l’accento di eijsiv è acuto perché la parola è seguita da un’altra enclitica (sfi).

Osservazioni

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La tabella riassume l’uso dei segni di interpunzione greci usati nelle convenzioni attuali:

Segno Greco Italiano Notepunto . . Segna una pausa forte nel discorso.virgola , , Segna una pausa breve nel discorso.punto in alto : : oppure ; Segna una pausa media, corrispondente, in italiano ai

due punti o al punto e virgola; può corrispondereanche a un punto fermo non seguito dall’a capo.

punto e virgola É ? Indica che la frase ha valore interrogativo.

In greco non esiste un segno grafico corrispondente al punto esclamativo italiano.

16 Altri segni graficiIl greco usa, oltre ai segni di interpunzione, anche altri segni grafici.

# L’apostrofo (’) segnala l’elisione (" § 18), ovvero la caduta degli elementi vocalici nellaparte finale di una parola (fenomeno che si verifica quando la parola successiva inizia pervocale):

Tou;" me;n aujtw`n ajpevkteine tou;" dÆ (= de;) ejxevbalen. (Senofonte)Alcuni di loro li uccideva, altri li scacciò.

Molto meno frequente è l’uso dell’apostrofo per segnalare un’aferesi (" § 19), ovvero la ca-duta iniziale di una vocale:

ÆEmou` Æpakouson (= ejpavkouson). (Sofocle) Ascoltami.

# La coronide ( jj) segnala la crasi (" § 20), ovvero la fusione degli elementi vocalici finalidi una parola con gli elementi vocalici iniziali della parola successiva.

Kajgwv. (= Kai; ejgwv.) Anch’io.

La coronide, dunque, somiglia graficamente allo spirito, ma non va confusa con esso. Un ele-mento che aiuta a distinguerla è il fatto che, rispetto allo spirito, la coronide si trova, nellastragrande maggioranza dei casi, in corpo di parola.

# La dieresi (..), che comunque non è usata obbligatoriamente, segnala lo iato (" § 4), ovvero il fatto che due vocali non costituiscono dittongo. La dieresi si segna sulla secon-da delle due vocali in questione. Nel caso in cui la seconda vocale sia accentata, l’accentova pronunciato su quest’ultima:

prau?" mite (leggi praùs).

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