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  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 3

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    HDS NOTIZIEPeriodico della The Historical Diving Society, Italia

    Redazione: c/o Francesca Giacché Corso Cavour,260 – 19122 La Spezia

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    Hanno collaborato a questo numero:Vincenzo Cardella, Federico de Strobel,

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    Le opinioni espresse nei vari articoli rispettano le idee degli autori che possono non essere le stesse dell'HDS, ITALIA.

    TraduzioniInglese: Rosetta Vallucci & Barbara Camanzi

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    Registrato presso il Tribunale di Ravenna il 17 marzo 1995

    THE HISTORICAL DIVING SOCIETY, ITALIAViale IV Novembre, 86/A-48023 Marina di Ravenna (RA)

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    Presidente OnorarioM.O.V.M. Luigi Ferraro

    Consiglio DirettivoPresidente: Faustolo RambelliVicepresidente: Federico de StrobelConsiglieri: Gian Carlo Bartoli

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    e Pubblicità Francesca Giacché Videoteca Vittorio Giuliani RicciMuseo Nazionale delle Attività Subacquee

    e Mostre Itineranti Faustolo Rambelli Stage Palombaro Gian Paolo Vistoli Concorso video Alberto RomeoEudi Show Fabio Vitale

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    1995 Luigi FerraroRoberto Frassetto

    1996 Roberto Galeazzi (alla memoria)Alberto Gianni (alla memoria)

    1997 Raimondo BucherHans HassFolco Quilici

    1998 Alessandro OlschkiAlessandro Fioravanti

    1999 Duilio Marcante (alla memoria)Enzo Majorca

    2000 Victor De Sanctis (alla memoria) Luigi Bicchiarelli

    2001 Gianni Roghi (alla memoria)Franco Capodarte

  • SSEERRVVIIZZII SSPPEECCIIAALLII

    Mini carrellata storica sull’Aro(seconda parte)di Faustolo RambelliHistorycal mini-round up of “Aro” (part II)translation Rosetta Vallucci &Barbara Camanzi

    L’Aro di Hans Hass nel 1942di Faustolo Rambelli

    Luciana Civicodi Alberto Romeo

    1952-2002 Cinquantenario del servizio sommozzatori Vigili del Fuocodi Francesca Giacché

    L’ultima immersionedi Sergio Loppel

    I chiaroveggenti della subacqueadi Faustolo Rambelli

    RRUUBBRRIICCHHEE

    Iconografia Storico - Subacqueaa cura di Federico de Strobel

    Campana Individualedi Guglielmo di Lorena (1531)(Ricostruzione di Vittorio Malfatti, 1896)

    ATTIVITÀ HDSI

    Eudi Show 2003 (fv-fg)

    VIII Convegno HDSI “CILENTIBLU”

    Immersione Palombari HDSI (gm)

    NOTIZIE E COMUNICATIConvegno “Adeguamento delle tecniche di decom-pressione nell’attività subacquea industriale” (fr)

    Orizzonti mediterranei (ar)

    NYC International underwater film/videoand photography festival

    LA BIBLIOTECA DELLA HDSIa cura di Vincenzo Cardella e Francesca GiacchéRecensioni:

    Robinet Claude – Guillou LucLa plongée autonome, le temps des pionniers (vc) Marines Ed., 1998

    Folco Quilici , Mare Rosso (fg)Ed.Mondadori, 2002

    HDSI INTERNETa cura di Francesca Giacché

    www.premioartiglio.itwww.artiglio-rotary.it

    HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 4

    HDS NEL MONDO

    The Historical Diving Society,UKLittle Gatton Lodge 25, Gatton Road, ReigateSurrey RH2 0HD - United Kingdom

    The Historical Diving Society, DenmarkKirsebaervej, 5 - DK –8471 Sabro - Denmark

    The Historical Diving Society, GermanyBrochbachtal 34D-52134 Herzogenrath NW - Germany

    The Diving Historical Society, NorwayNUI A.S. - Gravdalsveien 245Pb.23 Ytre LaksevaagNO-5848 Bergen - Norway

    The Historical Diving Society, USA2022 Cliff Drive 119Santa Barbara – California - U.S.A.

    Diving Historical Society, ASEAP.O. Box 2064NormansvilleSA 5204 - Australia

    The Historical Diving Society, MexicoBosque de Ciruelos 190-601BB de Las Lomas - Mexico D.F.

    The Historical Diving Society RussiaGagarina Prospect 67, St. PetersburgRussia 196143

    The Historical Diving Society, South Africa20,Esso Road –Montague Gardens,7441Cape Tawn – South Africa

    The Historical Diving Society, Canada241 A East 1st Street RearNorth Vancouver B.C. V7L 1B4-Canada

    Swedish Diving Historical Society Havrestigen, 15 SE-137 55 Vasterhaninge - Sweden

    Histoire du Developpement Subaquatique en France39. rue Gaston Briand16130 Segonzac - France

    Per i relativi siti consultare:www.hdsitalia.com

    SOMMARIO……………………………………………………………………………………………………………………………

  • IN COPERTINA:

    CAMPANA INDIVIDUALE di GUGLIEMODI LORENA (1531)(Ricostruzione di Vittorio Malfatti, 1896 )

    L’immagine di figura rappresenta la ricostruzioneottocentesca fatta dall’ Ing. Vittorio Malfatti dellaCampana individuale inventata da Guglielmo diLorena nel 1531, così come è stata descritta dal-l’architetto Francesco De Marchi nella sua “Architettura Militare “ pubblicata a Brescia nel1599.Il De Marchi la utilizzò nel 1535 insieme allo stes-so Lorena in uno dei principali tentativi di recupe-ro delle navi romane affondate nel lago di Nemi ,dalui erroneamente attribuite all’epoca dell’impera-tore Traiano ma che ricerche più recenti datano alperiodo di Caligola.La storia del recupero di tali navi dal fondo dellago segue un pò quella della evoluzione tecnologi-ca subacquea : dai primi tentativi quattrocenteschidi Leon Battista Alberti utilizzanti esperti tuffatoriGenovesi , alla cinquecentesca e per certi aspettisconosciuta campana individuale o antesignanocasco del Lorena, per arrivare all’inizio dell’otto-cento all’impiego della Campana di Halley , larga-

    mente riprogettata e migliorata da AnnesioFusconi, e più tardi all’utilizzazione dei palombaridella Regia Marina, comandati dall’ing. VittorioMalfatti del Genio Navale .Ma per tornare alla campana inventata daGuglielmo di Lorena , il De Marchi ce ne da un’ampia descrizione circa i materiali impiegati, lasua forma e dimensione. La realizzazione, inlegno di rovere rinforzato da cerchi di ferro, eratale da lasciare libere le mani e parte delle bracciadell’operatore subacqueo al fine di permetterglil’esecuzione di semplici lavori, essendo aiutatonella visione da un ampio oblò di cristallo traspa-rente posizionato frontalmente . Una imbracaturaposizionava la campana a mò di casco sulle spalledel subacqueo, pur essendo sostenuta dal mezzodi superficie, e permettendo quindi in caso dinecessità la fuoriuscita dell’operatore stesso.Il racconto del De Marchi e’ veramente affascinan-te e , a conferma della reale utilizzazione di talestrumento, cita episodi ed esperienze tipiche delneofita esploratore sub, dalla visione ravvicinataed ingrandita dei pesci e degli oggetti sommersi,alle difficoltà di compensazione e alla impossibili-tà di comunicazione acustica con la superficie purpercependo rumori subacquei anche provenientida molto lontano.Spassoso è poi il tentativo di mangiare un paninoal formaggio durante una immersione per ristorarsidurante la lunga permanenza sul fondo :il panesbriciolato, cascando in acqua, richiamava unamoltitudine di affamati pesciolini che non contentidel lauto pasto mordevano le parti intime del pove-ro De marchi in quanto era avvezzo immergersiprivo di ‘ “braghe” per la sua paura di restare impi-gliato in qualche arbusto di fondo.Tali e tanti sono gli episodi citati dall’autore ,includenti anche le imprese del barbuto inventoreGugielmo di Lorena nelle acque marine diCivitavecchia e le relative difficoltà operative incondizioni di mare mosso, che non si può dubitarecirca la reale sperimentazione di tale apparato sub-acqueo .Certo la tecnica impiegata per il necessa-rio ricambio dell’aria respirabile della campanarimane un mistero . Il nostro autore dichiaratamen-te mantiene il segreto per un accordo con l’inven-tore ,un segreto così ben custodito che purtropponon è mai arrivato ai nostri giorni.

    Federico de Strobel

    HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 5

    ICONOGRAFIA STORICO - SUBACQUEAa cura di Federico de Strobel

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 6

    MINI CARRELLATA STORICA SULL’ARO(Seconda parte)

    di Faustolo Rambelli

    Ritornando all’Italia e per chiudere questa minicarrellata storica sull’ARO, non certo esaustiva,è doveroso citare le ditte che in Italia hanno pro-dotto o producono ARO per attività subacquea,oltre alla Pirelli ed alla SALVAS già citate, e suiloro autorespiratori anche se logicamente l’elen-cazione è incompleta.

    BERGOMI SOCIETA’ANONIMA - Milano Da un vecchio catalogo, trovato nel solito merca-tino, sappiamo ora dell’esistenza della SocietàAnonima Bergomi, che nel suo catalogo del1933 pubblicizza i suoi “Apparecchi protettividella respirazione” . Tra i vari “…respiratori emaschere a filtro per industrie, laboratori,Pompieri, ecc…” presenta, a pagina 12, anchegli “…Autorespiratori subacquei a riserva d’os-sigeno…modello DA IMMERSIONI e modello

    HISTORICAL MINI-ROUND UP OF “ARO” INFLUENCE ON

    DIVING IN ENGLAND(Part II)

    by Faustolo Rambelli

    translation of Rosetta Vallucci & Barbara Camanzi

    Closing up on this historical mini round-upabout ARO, certainly not fully satisfying, it isproper to mention, along with the already citedPirelli and Salvas, the names of the other Italianfirms that once produced or are still producingAROs for underwater activity, even if the list isfor sure not complete:

    BERGOMI SOCIETA’ANONIMA - MilanoFrom a catalogue of 1933, found in the usual litt-le market, we now know of the existence of thefirm Anonima Bergomi that was advertising its“breathing protective apparatus”. Among thevarious “...rebreathers and mask with filter forindustries, laboratories, fire-fighters, etc...”, it ispresents at pag.12 also the “…Underwaterrebreathers with oxygen reservoir... DIVE modeland SUBMARINE model...” (fig.11 and 12).The DIVE model is equipped with aMannesmann tank at 15O atm. “...opening thetank valve, the oxygen transits into the lung sack,made of a strong gummy tissue, with automaticexhaust valve in case of overpressure...a purgingdevice is connected to the lung, shaped in ametallic cylinder, containing a mixture that bothfix the carbon dioxide and the exhaled steam ofthe diver...” The corrugate with mouthpiece,glasses and nose clip complete the unit.

    PIRELLI - Torino

    Since the 2nd World War, Pirelli was the supplierof the Italian Navy and the producer of two otherARO models. The first one was the “Poseidon”(fig.13), equipped with one tank, a trapezoidalcounterlungs completed with the “Oceanina”full-face mask, and provided with a 3-way aera-tor tap, allowing the passage from the atmosphe-ric to the ARO breathing and vice-versa. The

    Fig.11 – ARO “Modelloda Immersione” prodot-to dalla ditta Bergomi diMilano negli anni 1930.E’ interessante notaregli occhiali, lo stringina-so, il contenitore dellacalce sodata esterno alsacco, il peso applicatoal sacco polmone e,soprattutto, i pesi allecaviglie per poter cam-minare più agevolmentesul fondale (dal“Catalogo BergomiSoc. An. di Milano” del1933).

    Fig.11 - ARO, “divingmodel”, realised byBergomi, Milano, in193O. Of interest arethe glasses, the nose-clip, the external cani-ster of soda lime, theweight applied to thelung sack and overall,the weights applied tothe ankles for an easywalk along the seabed.(From “Bergomi catalo-gue Soc. An. of Milano”- 1933).

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 7

    SOMMERGIBILI…” (fig.11 e12).L’ARO da immersione è dotato di bombolaMannesmann a 150 atm. “…Aprendo la valvoladella bombola, l’ossigeno passa nel sacco pol-mone che è in tessuto gommato resistentissimo,con valvola per lo scarico automatico dell’even-tuale sovrappressione…al polmone è collegatoun depuratore, costituito da un cilindro di metal-lo contenente una sostanza che fissa l’anidridecarbonica ed il vapore acqueo espirati dall’ope-ratore…” Completano il tutto il corrugato conboccaglio, occhiali e stringinaso.

    PIRELLI - Torino La Pirelli, già dal periodo bellico, oltre agli AROprodotti per la Marina Italiana, aveva in produ-zione due modelli di ARO: il “Poseidon” (fig.13)con una bombola, sacco polmone di forma tra-pezoidale, completo di maschera granfaccialeOceanina con rubinetto a tre vie e dotato di tuboaeratore per passare dalla respirazione atmosfe-rica a quella via ARO e viceversa, ed il modello“Polifemo”, con sacco polmone di forma qua-drata, una bombola e privo di maschera granfac-ciale.

    SALVAS – RomaGia’ prima della la II^GM c’erano diversi arti-giani che costruivano attrezzature per palombari.Sotto la spinta della Marina Militare Italiana (nelnome dell’autarchia) questi artigiani si consocia-no nella SIAS (Società Italiana Apparecchi diSalvataggio) che in seguito diventa SALVAS(Società Anonima Lavorazioni Varie Apparecchidi Salvataggio) con sede a Roma. La SALVAS sitrasferisce poi a Castelnuovo Scrivia (AL) doveha tuttora la sede. Forse già dagli anni 1930 laSIAS brevetta in Italia gli ARO per conto di SirRobert Henry Davis della Siebe, Gorman & Co..Poi durante la II^G.M. comincia a progettare eprodurre i suoi primi ARO per la MM e continuaa farlo in seguito per il lavoro subacqueo. Suindicazioni del Principe Alliata di Villafranca eQuintino di Napoli costruisce e commercializzalo strano ARO (fig.14) utilizzato poi dagli stessinel 1949 per le riprese subacquee del film“Vulcano”, interpreti Anna Magnani e RossanoBrazzi. Negli anni 1950 costruisce l’ “Universal”(fig.15) con due bombole e maschera granfac-ciale, fornendo tali prodotti anche alla MarinaMilitare Italiana.

    second model was the “Polifemo”, provided witha squared counterlungs, one tank, without full-face mask.

    SALVAS - Roma

    Already before the 2nd World War, several arti-sans were producing standard diving equipment.Thanks to the Italian Navy (in the name ofAutarchy), these artisans joined in a partnershipnamed SIAS (from the Italian Societa’ ItalianaApparecchi di Salvataggio, Italian Society forRescue Apparatus), that became few years laterSALVAS (from the Italian Societa’ AnonimaLavorazioni Varie Apparecchi di Salvataggio,Anonymous Society for Various Works onRescue Apparatus), based in Roma. SALVASmoved then to Castelnuovo Scrivia (AL), wherethey still have their offices. Probably, since193O, SIAS patented the ARO in Italy for SirRobert Henry Davis of Siebe Gorman & Co..

    During the 2nd World War is on project andbegins the production of the first ARO for theMarine Navy first and later for the underwatercommercial jobs. The princes Alliata diVillafranca and Quintino Di Napoli are promo-

    Fig.12 – ARO “Modello Sommergibile” prodotto dalla dittaBergomi di Milano negli anni 1930, per l’uscita in emergenza daisommergibili (dal “Catalogo Bergomi Soc. An. di Milano” del1933).

    Fig.12 - ARO “Submarine model”, realised by Bergomi, Milano, in193O for an emergency escape from a submarine (from “Bergomicatalogue Soc. An. of Milano” - 1933).

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 8

    CRESSI - Genova La Cressi inizia nell’immediato dopoguerra laprogettazione di un modello di ARO. Il prototi-po, man mano modificato, da vita al “modello47”, introdotto verosimilmente nel 1947, prodot-to in due versioni: “mod.A”, con circa 1,30 oredi autonomia ed il “mod.B” con circa 2,30 ore.Con questi modelli la Cressi introduce una novi-tà nella costruzione degli ARO, che consiste nel“raccoglitore di condensa e salivazione”, cosa dicui sono privi tutti i modelli di ARO fino ad quelmomento presenti sul mercato. Questo semplicecomponente, detta “peretta”, è posto alla basedel corrugato ed esterno al sacco polmone edimpedisce a piccoli ingressi d’acqua dovuti amanovra scorretta o ripetuta del rubinetto a duevie, di inumidire la calce sodata, diminuendonel’efficacia. Questo modello è poi sostituito nel

    ters for the construction and marketing, by SAL-VAS, of the strange ARO (fig.14) which theyused, in 1949, for the shooting of the movie“Vulcano”, with actors Anna Magnani andRossano Brazzi. In 195O SALVAS produces the“Universal” (Fig.15), with two tanks and full-facemask, supplied to the Italian Marine Navy as well.

    CRESSI - Genova

    In the immediate post 2nd World War, Cressibegins the project for a new model of ARO.Following some modification, the prototype beca-me the “Model 47”, introduced on the marketmost likely in 1947 and produced in 2 versions:“Mod.A”, with autonomy of 1 and half hour andthe “Mod.B”, with autonomy of 2 and half hours.With this two models, Cressi introduces a majorinnovation, “the canister for salivation and con-

    Fig. 13 – ARO ciclico “Poseidon” prodotto dalla Pirelli nel dopo-guerra assieme all’altro suo famoso modello “Polifemo”. Il“Poseidon” è caratterizzato dalla forma trapezoidale del sacco edal tubo aeratore collegato al rubinetto e tre vie del boccaglio (dalcatalogo “Rex-Hevea” del 1954).

    Fig. 13 – ARO ciclico “Poseidon” prodotto dalla Pirelli nel dopo-guerra assieme all’altro suo famoso modello “Polifemo”. Il“Poseidon” è caratterizzato dalla forma trapezoidale del sacco edal tubo aeratore collegato al rubinetto e tre vie del boccaglio (dalcatalogo “Rex-Hevea” del 1954).

    Fig. 14 – Quintino di Napoli con lo strano ARO della SALVAS utiliz-zato da Francesco Alliata e dal suo gruppo per le riprese subac-quee del film “Vulcano”, interpreti Anna Magnani e Rossano Brazzi,nel 1949. Questo ARO fu costruito dalla SALVAS su indicazioni diAlliata e dei suo amici. (da “Le Eolie della Panaria Film” del 1998)

    Fig.14 - Quintino Di Napoli with the strange ARO produced by SAL-VAS and used by Francesco Alliata and his staff for the shooting ofthe movie “Vulcano”, with actors Anna Magnani and Rossano Brazziin 1949. This ARO was built by SALVAS upon suggestion of Alliataand his friends (from “Le Eolie della Panaria Film” - 1998).

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 9

    1957 dal “modello 57B”, sostanzialmente simileal precedente, ma con nuovo sacco polmone erinnovato in vari particolari. Del “57B” vieneanche realizzata un’ultima versione, con piastradel corrugato in nylon anziché in fusione. Per laMarina Militare la Cressi produceva il “SuperARO” privo di peretta (fig.16).

    TECHNISUB – Genova Anche la Technisub negli anni 1970 si cimentacon gli ARO. Dalla fervida mente della MOVMLuigi Ferraro scaturisce un apparecchio ciclicoinnovativo (fig.17). Produce due modelli:“ARO” ed “ARO Amagnetic”; quest’ultimo peruso militare dotato di una bombola ARALU peraria da 2,00 litri ricollaudata per O2. Il sacco pol-mone anteriore è protetto da uno scudo rigido inresina incernierato alla base per permetterne l’e-spansione. Il contenitore della calce sodata è

    dense”, absent in any of the existing ARO availa-ble on the market at that time. This device called“pear switch” is located at the base of the corruga-te and external to the lung sack, thus eliminatingthe problems due to the incorrect or repeatedhandling of the 2-way valve. Furthermore, eventhe minimum infiltration of water in the soda limeis avoided, along with damages due to humiditythat could compromise its efficacy. In 1957 thismodel is substituted by the “AR 57B”, quite simi-lar to the precedent but with a new lung sack,renewed in several details. Of the model 57B anupdated version also exists with plate of the cor-rugate made in nylon and not in fusion. Cressiproduced, for the Italian Marine Navy, the “SuperARO” without the pear switch (fig.16).

    TECHNISUB - GenovaTechnisub starts to deal with ARO in the 70’s.From the cunning mind of MOVM, LuigiFerraro, originates an innovative cyclic device

    Fig. 16 – Il “Super ARO” della Cressi per la MMI, con bombolaamagnetica datata 1988. Da notare che ancora a quella datal’ARO militare era privo della “peretta” per la raccolta di conden-sa, saliva e piccole infiltrazioni d’acqua (Museo Nazionale delleAttività Subacquee).

    Fig.16 - The Cressi “Super ARO” for the Italian Marine Navy, sup-plied with a non-magnetic tank, dated 1988. Please note that atthat time in the Navy, the ARO was still missing the “device” forgathering condense, spit and water infiltration (National Museumof Underwater Activities).

    Fig. 15 – L’ARO a grande autonomia modello “Universal” dellaSALVAS degli anni 1950. E’ dotato di due bombole amagnetiche,rigorosamente verniciate di nero come tutta la rubinetteria e laraccorderia in bronzo, ed era in dotazione agli incursori della MMI(Museo Nazionale delle Attività Subacquee).

    Fig.15 - The great autonomy ARO of SALVAS, model “Universal”,of 195O. Provided with 2 non-magnetic tanks, strictly painted inblack as well as the tap unit and the pipe fitting, was the outfit forthe Italian Marine Navy Raiders (National Museum of UnderwaterActivities).

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 10

    posto nella parte posteriore del sacco e traspa-rente per il controllo visivo della “…calce depu-rante a grana grossa e che cambia di colore unavolta esaurita...”, la calce si carica e scarica tra-mite due tappi esterni. All’interno di detto con-tenitore è ricavata “…una vaschetta a labirintoper la raccolta della salivazione e della conden-sa…”. Ma la maggior innovazione riguarda ilgruppo erogazione che è a due stadi: il primoriduce a 8 atm ed il secondo a pressione ambien-te. La valvola di by-pass inoltre può essere azio-nata a mano od in automatico quando la riduzio-ne di volume del sacco fa agire una leva solidalecon lo scudo. I sistemi di erogazione manuale odautomatico hanno ognuno un loro tubicino dicollegamento al sacco polmone.

    NAUTILUS – Milano La ditta Nautilus si presenta sul mercato italianonel 1988. Ha prodotto 3 modelli di ARO pendo-lari, il “Naubos AR.88” (fig.18), con bombolaventrale, il “modello AR.88 trasformabile”, condue bombole verticali poste ai lati del sacco pol-

    (Fig.17). Two models are in production: AROand ARO AMAGNETIC. The second one, foruse in the Navy, is equipped with an ARALU airtank, of 2 litre capability, re-tested for O2. Arigid shield, made of resin, protects the aheadlung sack. It is hinged to the basement to allowexpansion. The soda lime canister is placed onthe back of the sack, and being transparent itallows the visual control of the “…granulatedpurging soda, that once exhausted changes itscolour...”. Through two external plugs the soda ischarged and discharged. Inside this container“...one labyrinth-shape chamber, for salivationand condense gathering...” is obtained. But themain innovation is the two-phase supplying unit:the first stage reduces to 8 atm. and the secondstage to ambient pressure. The by-pass valve canbe controlled or manually or automatically bythe reduction volume of the sack which acts on alever connected with the shield. Both the manualand automatic supplying devices own a smalltube, connecting to the lung sack.

    NAUTILUS - MilanoIt is only in 1988 that Nautilus appears on theItalian market. Its production includes 3 modelsof pendular ARO: the “NAUBOS AR 88”(Fig.18) with ventral tank; the “AR 88 converti-ble model”, with 2 vertical tanks, placed on theflanks of the lung sack, also convertible in theventral mono-tank version and finally the “AR9O model”, with bigger lung sack and biggertank (unique and ventral). The NAUBOS intro-duces several innovations, between which isworth mentioning the lung sack in latex polyure-thane, the soda lime canister made in strongnylon and fully extensible for replacement ofsoda and inside cleaning, the easy fitting ofpipes with pressurised fast connections, the beltdevices with buckles in fastex, the two-wayvalve in nylon, etc.

    MORDEM - (www.mordem.it) - MilanoIn the early 5O’s, Demetrio Morabito, promoterof the historical Mordem, designed a new ARO,which was never realised, because the scuba wasclearly prevailing at that. As recently the AROcame back into fashion, it was decided to re-usethis old project and in 2OOO the “ARO - MOR-DEM” (Fig.19) was produced, of pendular type,which can also be modified to work in cyclicmode. Interesting things of this model are: A) the

    Fig. 17 – ”ARO amagnetic” ciclico della Technisub, degli anni1970, dotato di scudo protettivo incernierato, possibilità di fornirel’ossigeno manualmente od in automatico. E’ stato l’unico AROprodotto da questa ditta. (per g.c. Giovanni Magnani)

    Fig.17 - Cyclic “Amagnetic ARO” of Technisub, 197O, equippedwith protective zipped shield, able to supply oxygen, both auto-matically and manually. The only ARO ever produced byTechnisub (for k.c. Giovanni Magnani).

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 11

    mone, trasformabile anche in versione mono-bombola ventrale. Infine il “modello AR.90” consacco polmone e bombola (unica, ventrale) mag-giorati.Le novità introdotte dai Naubos sono parecchie.Tra queste il scacco polmone in lattice di poliu-retano, il contenitore per calce sodata in nylonrinforzato e completamente apribile per la sosti-tuzione della calce e la pulizia interna, la raccor-deria veloce con innesti rapidi a pressione, i cin-ghiaggi con fibbie fastex, il rubinetto a due viein nylon ecc.

    MORDEM – (www.mordem.it ) – Milano Demetrio Morabito fondatore della storicaMordem già negli anni 1950 aveva progettato unnuovo tipo di ARO, mai prodotto in quanto inquel momento l’ARA stava prendendo chiara-mente il sopravvento. Ultimamente, ritornato dimoda l’ARO, ha rispolverato il suo vecchio pro-getto e nel 2000 ha prodotto il suo “ARO-MOR-DEM” (fig.19) di tipo pendolare, che può esseremodificato anche in ciclico. Questo apparecchioha in sé alcune interessanti e nuove caratteristi-che. Che sono: a) il contenitore della calce soda-ta cilindrico e trasparente, che si carica con 2sacchetti preconfezionati, posto all’esterno ed insommità del sacco; b) il sacco polmone scafan-drato in un contenitore trasparente; c) il bocca-glio, privo del classico rubinetto a due vie, è adapertura/chiusura automatica a seconda che simetta in bocca o si tolga; d) può montare unabombola da 2 o 5 lt oppure due bombole.

    SAN-O-SUB ITALIA – (www.sanosub.com) –Trezzano sul Naviglio (MI) La San-O-Sub Italia srl, fondata da BrunoMarchetti nel 1960, è specializzata in attrezzatu-re per gas industriali e medicali e per ossigenote-rapia. Tra i vari prodotti ha in catalogo anche dueARO: il pendolare “P96” ed il ciclico “C96”(fig.20) entrambi del 1996. Entrambi hanno: sacco polmone da 9,5 lt. inpoliuretano spalmato, boccaglio a due vie tradi-zionale, raccoglitore di condensa, bombolino da2 litri, rubinetteria con manometro e by-pass peralimentazione manuale.

    TECNOPRENE – (www.tecnopreneitalia.com)- Peschiera Borromeo (MI)Anche questa ditta ha recentemente messo sulmercato due suoi modelli di ARO progettati da

    transparent soda lime canister of cylindricalshape, that can be loaded with 2 made up bags,located outside and at the top of the sack; B) thelung sack placed in a transparent container and“suited”; C) the mouth piece, without the two-wayclassical valve, that owns an open-close automaticdevice; D) it can be equipped with one tank, oftwo or five litres capability, or with two tanks.

    SAN-O-SUB ITALIA - (www.sanosub.com) -Trezzano Sul Naviglio (Milano)SAN-O-SUB, founded by Bruno Marchetti in196O, is specialised in the production of equip-ment for gases used in industry and medicalapplication and for oxygen therapy. In the cata-logue are also available since 1996 2 ARO: theswinging “P96” and the cyclic “C96” (fig.20).Both models are provided with a lung sack of 9,5litre capacity, made in smeared polyurethane, a2-way traditional mouthpiece, a gatherer for con-

    Fig. 18 - “Naubos AR88 ” l’ARO pendolare della Nautilus cheintroduce principalmente l’uso di nuovi materiali (da “ManualeA.R.O.” 1990).

    Fig.18 - “NAUBOS AR88”, the pendular ARO of Nautilus, whichintroduced mainly the use of new materials.

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 12

    Antonello De Pascalis e Giorgio Isidoris. Nel 1999 produce il modello “Murena” che, se siesclude rubinetteria della bombola e valvola by-pass, la sua forma e linea ricorda molto l’AROCressi. La vera novità di questo ARO sta neimateriali utilizzati per sacco e corrugato realiz-zati con i migliori prodotti e le più moderne tec-nologie, privi di cuciture e saldature: neopreneesterno e lattice naturale interno, di grande tenu-ta e robustezza.Nel 2000 produce il modello “Combat” (fig.21)sempre con materiali di primordine, inox ed ABSpolicarbonato, utilizzato quest’ultimo per la pia-stra di chiusura del sacco ed il rubinetto a duevie. La bombola dell’O2 da 2 litri è inoltre dota-ta di manometro. Il sacco polmone è realizzatoin cordura ed in diversi colori.

    OMG – (www.omg-italy.it) – Santo Stefano diMagra (SP) L’OMG guidata da Dario Chericoni, che operanel settore della subacquea professionale dacirca 30 anni, si è specializzata nella progettazio-ne e costruzione di apparecchi ARO ed a miscelaa ciclo chiuso e semichiuso. Attualmente è la piùimportante ditta italiana in tale settore ed unadelle principali nel mondo. L’alto livello tecnico

    dense, 2 litre tank, valve unit with manometerand by-pass for manual feeding.

    TECNOPRENE - (www.tecnoprene.com) -Peschiera Borromeo (Milano)Antonello De Pascalis and Giorgio Isidoris are thedesigners of 2 ARO models of recent production.TECNOPRENE realises in 1999 the model“Murena”, which shape and lines recall the Cressimodel, except for the tap unit of the tank and theby-pass valve. The real innovation is the materialused. The sack and the corrugate are realised withthe best available materials and the most moderntechnologies, without seams and welding, neopre-ne outside and inside firmly strong natural latex.The model “Combat” is produced in 2OOO(Fig.21). Realised with the same high quality pro-ducts, stainless steel and ABS polycarbonate. Thepolycarbonate is used for the plate closing thesack and the 2-way valve tap. The 2 litre O2 bottleis provided with a manometer. The lung sack isrealised in thread and in different colours.

    O M G - (www.omg-italy.it) - Santo Stefano diMagra (SP)OMS, led by Dario Chericoni, deals with profes-sional underwater activities since the past 3O

    Fig. 19 – L’ARO messo recentemente sul mercato dalla Mordembenché la sua concezione risalga agli anni 1950. Caratteristiche:contenitore calce sodata esterno e trasparente, boccaglio a chiu-sura/apertura automatica, sacco scafandrato ( foto ripresa dal sito).

    Fig.19 - The ARO of Mordem recently on the market, even if itsdesign goes back to the 5O’s. Characteristics: external and trans-parent soda lime canister, automatic open-close mouthpiece, andhard suited sack (from www.mordem.it.aro.htm).

    Fig. 20 –ARO “C96” ciclico della San-O-Sub. Questa ditta produ-ce anche il “P96” pendolare, con le stesse caratteristiche di base.(foto ripresa dal sito).

    Fig.2O - Cyclic ARO “C96” of San-O-Sub. The society producesalso the pendular “P96”, with same basic features (fromwww.sanosub.com/frames/frameset.htm).

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 13

    raggiunto della sua produzione ha fatto sì che isuoi apparecchi siano stati adottati da molte ditteprivate ma principalmente dal COMSUBIN(Comando Subacquei Incursori della MarinaMilitare Italiana) e dalle forze speciali di altriPaesi. Per gli usi civili, amatoriali o professiona-li, produce il “Castoro P96”, nato nel 1990 ed il“Castoro C96PRO” (fig.22), nato nel 2002. Pergli usi militari, caratterizzati dall’impiego dimateriali speciali ad alta resistenza, scarsasegnatura magnetica, grande autonomia e silen-ziosità di funzionamento, l’OMG produce: il“Caimano MK 2C” nato nel 1997, il “CaimanoMK 3C” nato nel 1998, il “Caimano C.R.A.”nato nel 2000, ed il “Caimano C.M.I. nato nel2000. Ognuno dei sopracitati ARO ha sue pecu-liari caratteristiche che li rendono particolarmen-te idonei agli speciali utilizzi cui sono destinati.

    Ringraziamenti: per l’aiuto ricevuto nella stesura di que-ste righe desidero ringraziare: John Bevan (HDS UK);Antonello De Pascalis (TECNOPRENE); VincenzoCardella (HDS Italia); Veronica Chericoni (OMG);Claudio Claudi (ex SALVAS); Daniel David (ricercatorefrancese); Andrea Ghisotti (HDS Italia); Vittorio GiulianiRicci (HDS Italia); Michel Jung (HDS Germany);Giovanni Magnani (HDS Italia); Ferruccio Marchetti(SAN-O-SUB); Demetrio Morabito (MORDEM); FabioVitale (HDS Italia)

    years, being the best designer and producer ofARO apparatus, operating with mixtures for closeor semi-close cycle. OMG is considered the mostimportant Italian firm and one of the best in theworld. Due to the very high standard of its techni-cal production, its apparatus is being adopted byseveral important private societies and by COM-SUBIN (Command of Italian Marine Divers andRaiders), along with the Special Forces of othercountries. The model “Castoro P96” (fig.22),born in 199O, and the “Castoro C96 PRO” bornin 2OO2, are produced for civil, professional orpersonal use. For military applications, where it ismandatory the use of special high resistancematerial, the scarce magnetic tracing, the greatautonomy and silent functions, the OMG produ-ces the “Caimano MK “C”, born in 1997, the“Caimano C.R.A.”, born in 2OOO, and the“Caimano C.M.I. born in 2OOO. Each of them isdesigned for specific uses.

    ACKNOWLEDGMENTSI would like to thank for the help received in writing thisarticle: John Bevan (HDS UK); Vincenzo Cardella (HDSItalia); Veronica Chericoni (OMG); Claudio Claudi (exSALVAS); Daniel David (French researcher); AntonelloDe Pascalis (TECNOPRENE); Andrea Ghisotti (HDSItalia); Vittorio Giuliani Ricci (HDS Italia); Michel Jung(HDS Germany); Giovanni Magnani (HDS Italia);Ferruccio Marchetti (SAN-O-SUB); Demetrio Morabito(MORDEM); Fabio Vitale (HDS Italia)

    Fig. 21 - Aro modello “Combat” della Tecnoprene con sacco incordura che può essere di diversi colori e bombola da 2 litri conmanometro (foto ripresa dal sito)

    Fig.21 - ARO model “Combat” of Tecnoprene with cord sack,available in different colours and a 2 litre cylinder with manometer(for k.c. Tecnoprene).

    Fig. 22 – L’ultimo nato della O.M.G. l’ARO “Castoro C96 Pro” (perg.c. O.M.G.) (foto ripresa dal sito).

    Fig.22 - The last born of O.M.G., the “Castoro C96 Pro” ARO (fork.c. O.M.G.)

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 14

    L’ARO DI HANS HASS NEL 1942di Faustolo Rambelli

    Orbene quale subacqueo non conosce o non hasentito parlare di Hans Hass? Ben pochi penso.Coi suoi libri ed i suoi film, ancor prima diJacques Cousteau e Folco Quilici, ha infiamma-to la fantasia dei giovani sub “saranno famosi”di allora. L’enorme quantità delle sue opere etutta la sua vita sono ora la base dell’HIST(Hans Hass Institute for Submarine Researchand Diving Technology) condotto da MichaelJung la cui mission, ben illustrata nel loro sitowww.Hist-net.de , è “promuovere la ricercanelle scienze subacquee per il generale benefi-cio dell’umanità” (1).Hans Hass ed il suo team, specialmente neiprimi viaggi effettuati a cominciare dal 1939,hanno lavorato in apnea e poi, dall’estate del1942, durante la spedizione nei mari dellaGrecia, anche con un autorespiratore ad ossige-no, che appare in alcune foto del suo libro“Menschen und Haie” del 1949 (“Uomini esquali” edizione italiana del 1951).L’ARO utilizzato (fig.1 e 2) è il modello“Tauchretter” che era prodotto dalla Drager diLubecca. Aveva la bombola dell’ossigeno nellaparte anteriore all’altezza della cintola, con val-vola automatica per il flusso dell’ossigeno, col-legata tramite una frusta bassa pressione alsacco polmone posto sulla schiena. All’internodi questo c’era il contenitore della calce sodata,da cui si dipartivano i due corrugati, cheabbracciavano la testa, per la respirazione cicli-ca. Il tutto era assemblato in una “casacca”allacciata alla vita e con una cinghia di ritenutaal cavallo. Hans Hass portò una modifica a que-

    Following the article on the history of theARO, appeared in HDSN no 24 October

    2002, we publish this new paper on the AROof Hans Hass

    THE ARO OF HANS HASS IN 1942(By Faustolo Rambelli

    translation by Barbara Camanzi))

    So, which diver does not know or has neverheard the name of Hans Hass? Not that many, Ibelieve. Even before Jacques Cousteau andFolco Quilici, with his books and movies, heinflamed the fantasy of the young “will becomefamous” divers of those years. His immenseamount of work and all his life are now the basisof the HIST (Hans-Hass Institute for SubmarineResearch and Diving Technology) directed byMichael Jung, which mission, well documentedin their web site www.Hist-net.de, is “to promoteresearch in the submarine sciences for the gene-ral benefit of the human beings” (1). Hans Hassand his team, during the first trips carried outas from 1939 onward, worked in apnoea. Asfrom summer 1942, during an expedition in theGreek sea, they have been working also with theoxygen rebreather, that appears in some picturesof Hass book “Menschen und Haie” (“Men andSharks”) of 1949 (Italian edition in 1951:“Uomini e squali”).The ARO used (fig.1 and 2) was the“Tauchretter” model, produced by Drager basedin Lubecca. This ARO had the oxygen tank in thefront part at the same height of the belt, with an

    A seguito dell’articolo sulla storia dell’ARO, apparso su HDSN n° 24 di ottobre2002, pubblichiamo questo articolo sull’ARO di Hans Hass

    Nota 1 - Per questa sua intensa attività Hans Hass ha ricevuto l’“HDS ITALIA AWARDS-1997”, durante il “III° ConvegnoNazionale sulla Storia della Immersione” svoltosi pressol’Acquario di Genova, con la seguente motivazione: “La caricadi entusiasmo giovanile con cui il viennese Hans Hass affrontò ilmare, si trasfuse nelle immagini subacquee colte dalle sue mac-chine fotografiche. Intere generazioni hanno sognato ad occhiaperti grazie a lui, alle sue foto ed ai suoi film, e se oggi la foto-grafia subacquea è così diffusa lo dobbiamo anche alle sue miti-che Rolleimarin. L’HDS ITALIA, oltre a tutto ciò, ha voluto con-segnargli l’Award per il notevole contributo apportato alla ricer-ca scientifica”

    Note 1 - For his intense activity Hans Hass was awarded the“HDS ITALIA AWARDS – 1997”, during the “III° ConvegnoNazionale sulla Storia dell’Immersione” (III° National Meetingon the History of Diving) which took place in the GenovaAquarium, the motivation being the following: “The drive ofyouthful enthusiasm, with which the Viennese Hans Hass facedthe sea, passed on to the submarine images taken with his came-ras. Whole generations had open-eye dreams thanks to him, to hispictures and movies, and if today the underwater photography isso widely diffused it is due to his mythical Rolleimarin as well.HDS Italia, beside all this, wanted to donate him this Award forhis major contribution to the scientific research.”

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 15

    sto modello facendo inserire, nella rubinetteria,un pulsante che premuto permetteva di far afflui-re nel sacco polmone una maggior quantità diossigeno sia per la respirazione che per unarisalita in emergenza. Nel libro sopra citato Hans Hass racconta ilviaggio effettuato nel 1942 nel mare Egeo perfilmare e fotografare gli squali mediterranei ededica pagina all’autorespiratore utilizzato edalla tecnica dell’immersione. Pagina che è inte-ressante ora rileggere in quanto ci trasmette lo“stato dell’arte” di allora sui primi impieghidell’ARO da parte di subacquei sportivi e nonmilitari.

    Da “Uomini e squali” pagg.120-121

    “Allacciatomi lo scafandro (l’autorespiratore aossigeno – nda) , mi lasciai scendere in acqua.… Quasi senza muovermi scivolai giù.. Lamaschera (l’autorespiratore a ossigeno – nda)mi era così familiare che il suo uso non mi

    automatic valve for fluxing the oxygen, whichwas connected through a low-pressure whisk tothe lung sack placed on the back of the diver. Inthis lung sack there was the container for thesoda lime, from which two corrugates started,that went all around the head, for cyclic brea-thing. The whole was assembled in a “blouse” fastenedto the waist and with a hold strap at the crotch.Hans Hass modified this model, by adding in thetap system a button that, once pressed, was allo-wing in the lung sack a bigger quantity of oxy-gen, to be used for normal breathing and in caseof an emergency ascent.

    In the book mentioned above, Hans Hass descri-bes the trip of 1942 to the Aegean Sea to film andshot the Mediterranean sharks and dedicates apage to the rebreather used and to the divingtechnique. Page that is now interesting to re-readas it tells us the “state of the art” of that time onthe first uses of the ARO for recreational and notmilitary diving.

    From the book “Men and Sharks”pages 73-74

    “I bucked on the diving gear andslid into the water myself … I slidaway almost without motion. Bynow I was so familiar with the gearthat I scarcely had to think about it.When increasing depth compressedthe breathing pouch at my back, sothat my specific gravity increasedand I sank faster, a brief squeeze on

    Il “Taucheretter”, l’ARO della Dragermodello 1942. Questo apparecchio è quel-lo usato dal leggendario Hans Hass duran-te le sue innumerevoli spedizioni, che fre-quentemente appare nei suoi film e libri.(da “Le monde sous-marin” del 1959 –foto Hass)

    The “Taucheretter” ARO, model of 1942 ofDrager. This apparatus is used by thelegendary Hans Hass during his uncoun-ted expeditions, that frequently appears inhis movies and books images (from “Lemonde sous-marin” of 1959, photo Hass)

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 16

    costringeva neppure a riflette. Quando, crescen-do la profondità, il sacco d’aria sulla schiena sicomprimeva e, aumentando il mio peso specifi-co, affondavo sempre più in fretta, bastava unaleggera pressione sulla valvola della bombola diossigeno fissata alla mia cintura perché altro gasaffluisse sibilando, la velocità di caduta dimi-nuisse e io mi librassi in acqua come senzapeso…Un’occhiata qua e là al manometro miindicava quanto ossigeno la bombola contenes-se. Se ne avevo consumato una certa quantità o,se andavo troppo a fondo, premevo il bottone: edera tutto…Respiravo tranquillo, regolare.Sempre lo stesso circolo: respiravo, e l’aria usataaffluiva nel sacco della calce sodata per la can-nuccia (il tubo corrugato – nda) di destra; ivi l’a-cido carbonico veniva assorbito e, per la cannuc-cia di sinistra, l’ossigeno mi tornava in boccanelle condizioni volute. Aspirare ossigeno puro non nuoce alla salute,come molti ritengono; soggetti sperimentali sonovissuti più di ventiquattro ore in solo ossigenosenza accusar disturbi. Ma non è neppure vero,come altri sostengono, che abbia un’azione ener-getica; i corpuscoli rossi del sangue possonoricevere solo una quantità limitata di ossigeno enon più di quella. Per il palombaro, l’ossigenoha sull’aria atmosferica il vantaggio che nei pol-moni non entra l’azoto, la cui facile solubilità nelsangue provoca il temibile male di Caisson (maledei Cassoni – nda). Quando si respira aria atmo-sferica, bisogna risalire a galla lentamente perevitare che l’azoto filtri nel sangue, provocando,nei casi gravi, la morte e, nell’ipotesi più beni-gna, dolori forti e paralisi parziali. Occorre allo-ra riportare il palombaro, più in fretta che si può,alla stessa pressione sotto la quale si trovava, perrisollevarlo gradualmente alla pressione norma-le quando le bollicine nel sangue si siano nuova-mente sciolte. A me, che respiravo ossigenopuro, un rischio simile era risparmiato. Potevoimmergermi ed emergere alla velocità che prefe-rivo, e un altro vantaggio era che, con una bom-bola di ossigeno di 0,8 litri a 200 atmosfere, resi-stevo un’ora buona, mentre per lo stesso tempomi sarebbe occorsa una quantità venti voltesuperiore di aria atmosferica, cioè una bombolainfinitamente più grande. D’altra parte, la scien-za ci ammoniva di scegliere profondità non supe-riori ai 20 metri; più giù, l’ossigeno sarebbe statovenefico…”

    the valve of the oxygen flesk fastened to my beltwas enough; instantly fresh gas would rush intothe breathing pouch, my descent would be chec-ked, and I would hang once more without weightin the water. The gear was so small that I did nothinder my motions in any way; its centre of gra-vity was so adjusted that I could move in anyposition I liked, even backwards and downwards.A glance at the pressure gauge would alwaysshow how much oxygen was left in the flask. If Ihad used up a certain amount, or sunk a few feetdeeper, I pressed the button; that was all I had todo.I floated down like a Christmas angel toward theundersea landscape. My breathing was calm andsteady. It was always the same cycle. When Ibreathed out, the used air went trough the right-hand breathing tube into the potassium cartridgeon my back; there the resulting carbonic acidwas absorbed, and the oxygen, purified, wentback through the left breathing tube into mymoth. Breathing pure oxygen is by no meansharmful, as people often suppose; test subjectshave lived more than twenty-four hours in pureoxygen without suffering any harm. On the otherhand, one gains no special strength by it, as issometimes also supposed; the red blood corpu-scles can absorb only a limited quantity of oxy-gen, and no more. For the diver, pure oxygen hasthis advantages over air, that the lungs receive nonitrogen, whose easy solubility in blood produ-ces the dreaded caisson disease. If you breatheair you must come back to the surface only verygradually, or else the nitrogen bubbles in theblood. In severe cases this may cause death, and at allevents terrible pain and sometimes paralysis. Inthat case the diver must be brought as quickly aspossible under the same pressure as before, andthen, when the bubbles in the bloods disappea-red, must be returned more slowly to normalpressure. Breathing pure oxygen, I ran no suchrisk. I could dive and come up as fast as I liked,and another advantage of pure oxygen was thatmy eight-tenths litre flask, under 200 atmosphe-res, was enough for a full hour, whereas for thesame time I would have need about twenty timeas much air, and accordingly a much biggerflask. Scientists had warned us, however, againstdiving below sixty feet; here they said, pure oxy-gen was poisonous to the human organism.”

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 17

    Spesso noi maschietti abbiamo trascurato dimettere nella giusta evidenza l’importanza chehanno avuto le donne nella nostra storia subac-quea. Magari in un primo momento esse sono state lenostre allieve, quando con gli occhi sbarrati epieni di meraviglia osservavano le gorgonie e lestelle marine che noi indicavamo loro, poi sonodiventate le nostre fide compagne d’immersio-ne, poi ancora le nostre più strette collaboratricied ispiratrici e anche coloro che ci hanno soste-nuto nei momenti difficili.A questo proposito, a mio avviso, la figura diLuciana Civico può essere emblematica, essen-do rimasta sempre nell’ombra di RaimondoBucher, pur essendo, secondo me, la donna piùesperta di subacquea che abbiamo in Italia e cheavrebbe meritato un posto autonomo nella nostrastoria.Sono passati giusto 40 anni da quando questa,apparentemente fragile, ragazzina di 22 annidella Roma bene che sa appena nuotare, fa inva-ghire di sé un famosissimo subacqueo di 50 anni,che, per fare colpo, le propone di battere ilrecord del mondo d’immersione con ARA.Evidentemente la simpatia è reciproca perchédopo qualche giorno Luciana si presenta nel can-tiere dove Raimondo sta pennellando l’antivege-tativo alla sua barca e, senza dire niente, prendeil pennello e lo aiuta, sporcandosi inevitabil-mente tutti gli abiti; la simpatia si rafforza tantoche dopo qualche mese va a trovarlo al porto diCivitavecchia dove Bucher aveva ormeggiato la

    “Chimera”, la sua barca.In questa occasione il Comandante riesce a con-vincerla a prendere la prima lezione d’immersio-ne, Luciana si dimostra una perfetta allieva edimpara tanto velocemente quanto era scoppiatol’amore; da allora cominciano a convivere inbarca.Considerata l’epoca (i primi anni ’60) e la diffe-renza d’età, per Luciana fu sicuramente unascelta coraggiosissima anche perché Raimondoaveva già una famiglia.Bucher era già in crisi con la moglie e, messosiin pensione dal suo lavoro di Capitanodell’Aeronautica, aveva acquistato la“Chimera”, una bella barca a vela di legno, edaveva deciso di vivere di mare e dei frutti delmare; cominciò quindi a pescare corallo nellevicinanze di Civitavecchia su fondali di 40-50metri; Luciana spesso lo accompagnava sott’ac-qua a queste quote ed erano immersioni impe-gnative in quanto spesso l’acqua era torbida,fredda e con corrente.Cominciò essa stessa a pescare il corallo, dive-nendo anche la prima donna “corallara” edacquisendo sempre maggiore sicurezza tanto cheraggiunse i – 84 m e successivamente anche i –96 metri nel giro di alcuni mesi.A questo punto Bucher decise che la giovane,fragile e graziosa Luciana Civico era pronta perbattere il record di –71 m della statunitense ZalePerry la quale aveva battuto quello di –61 dellavenezuelana Diana Garcia, realizzato ad Usticain occasione della Rassegna Internazionale delle

    LUCIANA CIVICOdi Alberto Romeo

    La nave appoggio Proteo

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 18

    Attività Subacquee dell’anno precedente ed alle-nata dal famoso fotografo subacqueo MaurizioSarra.Il Comandante, conscio che era indispensabile ilmassimo rigore, fece in modo che ci fosse tuttal’ufficialità del caso, per cui si recò al Ministerodella Marina Militare, ove trovò disponibile ilVice Capo di Stato Maggiore Zito che gli mise adisposizione l’assistenza della nave “Proteo” di2.100 tonnellate di stazza, la più importante naveper soccorsi subacquei italiana; però la disponi-bilità a seguire il record di Luciana gli fu accor-data dietro dichiarazione firmata di assumersiogni responsabilità sulla vita dei sommozzatoriin acqua e della stessa Luciana che fu anche sot-toposta a visita presso Il Centro Medico Sportivodel CONI di Roma ove, con qualche perplessità,data la fragile figura, le fu concesso il nulla osta.La mattina dell’11 novembre 1962 il Proteosalpò dal porto di Napoli con Luciana a bordo(prima donna ad essere salita su una nave milita-re in navigazione) ma le condizioni meteo peg-giorarono velocemente, il ponte era impraticabi-le, letteralmente spazzato dall’acqua e dalle raf-fiche di vento, tanto che il Capitano Camboniera deciso a sospendere il record in quanto nonera possibile alare lo scafandro per alta profon-dità che avrebbe certificato il record, a causa delforte vento. Bucher, inviperito, disse al capitano che bastavainvertire la posizione della nave ed alare lo sca-fandro sottovento e se non lo avesse fatto avreb-be detto alla stampa che la Marina Militare nonera in grado di fare manovre con un po’ di maree vento !

    A bordo c’era “ammuìno”, un’aria febbrile resaancora peggiore dalle condizioni meteo e dalcielo sempre più cupo: il CommendatoreMichele Lisi Presidente della FIPS di Napoli,controllava e certificava la regolarità del cavod’acciaio con i cartellini delle profondità; i com-missari federali ed i tecnici della Marina Militarecontrollavano i compressori di bordo per garan-tire la giusta pressione di aria nelle bombole eper garantire la composizione del gas usato; imarinai addetti controllavano che tutto fosse aposto nello scafandro articolato per alte profon-dità, mentre un’orda chiassosa di giornalisti epaparazzi, che intanto era arrivata sul “ Proteo”con una lancia militare, invadeva rumorosamen-te la nave. Il giorno più lungo di Luciana era cominciatoalle sei di mattina con la visita medica delCapitano Dr. Antonio La Rosa Capo del ServizioSanitario del Proteo; dopo la visita per molte orelei aveva dovuto anche rispondere alle domandedei giornalisti e mettersi in posa, indossando lasua muta bipelle color corallo, per i fotografi ecineoperatori. Alle 14 era distrutta, sicuramente non nelle con-dizioni psicofisiche ideali per tentare un recorde, quando le misero, a lei che pesava solo 36 chili(!), il bibombola sulle spalle a momenti crollava,ma resistette e, lanciandosi dall’altissimo bordodella nave s’immerse insieme a Raimondo, edaltri due subaquei i Commissari Federali FIPS:Enrico Scandurra e Giovanni Tigri che avrebbe-ro dovuto fermarsi a 40 metri (Scandurra, disub-bidendo agli ordini, seguì i due fino a 72 metrila profondità del precedente record da battere), a

    Preparativi prima dell’immersione del record. Questa sequenza dà una chiara idea della confusione a bordo del Proteo edella pressione fatta dai giornalisti su Luciana.

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 19

    questa profondità Luciana ebbe un momento diblocco psicologico e voleva fermarsi, l’acqua erafredda e torbida e con scarsissima luce, guardòindietro verso l’alto, ma vedendo l’espressionedi delusione di Raimondo si fece coraggio escese tranquillamente fino ad 80 metri seguen-do il cavo guida che aveva una fila di fazzoletti-ni gialli da 72 a 80 metri; qui c’era ad attender-la il Tenente di Vascello Verardi (capo dei som-mozzatori della Proteo ed investito per l’occa-sione dalla FIPS della qualifica ufficiale diCommissario Sportivo Federale di fondo) dentrolo scafandro articolato per alte profondità illu-minato da un enorme parco luci da 4.000 Watt. Luciana, con un ultimo guizzo, strappò la ban-dierina dei –80 e, con gli occhi che sorridevano,la mostrò orgogliosa a Raimondo che stava qual-che metro da lei e che la fotografò al volo, quin-di cominciò la risalita; a 30 metri Luciana sifermò per stringere la “pinza” allo scafandroarticolato Galeazzi (che ora si trova nel museoHDSI a Ravenna), Bucher immortalò questa

    scena con l’ Hasseblad 500 SW da lui stesso sca-fandrata scattando una foto che fece il giro delmondo; purtroppo non potè fare riprese cinema-tografiche perché la cinepresa “fece l’insalata”,cioè si bloccò, subito dopo l’immersione.Appena emersa Luciana consegnò nelle manidel Commendatore Michele Lisi della FIPS diNapoli, sceso sulla plancetta del Proteo, il faz-zolettino giallo con impressa la cifra 80; ilrecord era iniziato alle 14,04 e terminò alle14,21.Il precedente record era ampiamente superato eper di più realizzato in condizioni meteo-marinee psicofisiche difficilissime, da una persona chefra l’altro solo tre mesi prima fumava 2 pacchet-ti di sigarette al giorno ed era assolutamentedigiuna d’immersioni.

    Con questa performance di Luciana, ilComandante Raimondo Bucher riuscì a dimo-strare che la subacquea non era uno sport persuperuomini come si credeva allora, ma che tutti,se adeguatamente addestrati, ed in buona salute,potevano immergersi con l’ARA .La bravata di uno dei Commissari Federali, chenon aveva rispettato gli ordini di Bucher (chetemeva per la loro incolumità), si rivelò succes-sivamente utile per togliere di mezzo voci male-vole sulla effettiva validità del record in quantoin questo modo erano ben due i testimoni ocula-ri oltre lo stesso Bucher: il Tenente Verardi nelloscafandro ed Enrico Scandurra in acqua.

    Luciana sta per tuffarsi dall’altissimo bordo del proteomentre i paparazzi la fotografano. Da un punto di vista tecnologico e’ molto interessantenotare la frusta che si nota in primo piano (posteriormenteal corrugato del monostadio) che appartine al “ dispositivodi sicurezza” , una sorta di erogatore d’emergenza speri-mentale che verra’ prodotto dalla salvas soltanto l’annosuccessivo. Erogava un flusso continuo d’aria a pressione ambienteazionando manualmente una levetta.

    Luciana stringe la pinza dello scafandro articolato a –30 mdopo aver effettuato il record

  • La cerimonia di premiazione fu particolarmentesolenne, infatti tutto l’equipaggio fu schierato inplancia sull’attenti; la medaglia d’oro fu portatada un marinaio in divisa d’onore su un cuscinoazzurro e consegnata dal Comandante GiovanniCamboni a Luciana Civico con queste parole : “Signorina, lei ha compiuto un’impresa che pochio forse nessuno sarebbe capace di portare a ter-mine: auguri, campionessa del mondo “ !Le attrezzature utilizzate da Luciana per questorecord erano tutte della di Roma con la qualeBucher collaborava strettamente nella progetta-zione: un solo erogatore monostadio Aquasprintmodificato da Bucher per renderlo ad “offerta” econ il nuovissimo “Dispositivo d’Emergenza”(una sorta di frusta a bassa pressione che nelcaso di blocco dell’erogatore avrebbe potuto ero-gare con un comando manuale a leva, un flussod’aria continuo), maschera Super Cirano, mutadi neoprene da 5 mm a doppia pelle color rossocorallo, bibombola 10+10 150 ATM, pinneBucher, il Decompressimetro analogico SOS el’ orologio Eberard-Scafograf 200.Il servizio fotogiornalistico fu pubblicato sui

    principali quotidiani e settimanali italiani e stra-nieri e su Mondo Sommerso; la RAI si occupòdi questo record in un servizio di Andrea Pittirutinella rubrica “Arti e Scienze” e la SettimanaIncom fece il servizio di cui pubblichiamo inesclusiva i fotogrammi più rappresentativi.Sono riuscito a trovare questo documento filma-to tramite Internet negli archivi dell’IstitutoLuce, insieme ad altri rarissimi documentari delregista Romolo Marcellini realizzati con la col-laborazione di Raimondo Bucher nel 1954 acolori in cinemascope. Dopo questo exploit Luciana e Raimondo si tra-sferirono con la barca in Sardegna ove iniziaro-no quella che chiamano l’ Università della Subacquea e cioè la raccoltadel corallo profondo fra gli 80 ed i 115 metri,nelle Bocche di Bonifacio, che durò una ventinadi anni durante i quali Luciana faceva, da sola,l’assistenza di superficie che, come sappiamo, èparticolarmente difficile ed impegnativa perimmersioni profonde e con mare cattivo.Luciana dimostrò tutto il suo sangue freddoanche in occasione del naufragio della loroseconda barca che si spaccò letteralmente in duelongitudinalmente per un difetto di costruzione,facendo perdere loro tutto quello che possedeva-

    HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 20

    Luciana mostra il cartellino dei –80 m appena strappatadalla cima: è questa la foto del record!

    Sequenza della consegna del cartellino dei -80 m nellemani del commendatore Lisi in plancetta

  • no! Naturalmente Luciana rimase al fianco diRaimondo.Furono aiutati soltanto da quattro amici diCagliari: Totò, Ubaldo, Renato e Giulio che pre-starono ai due la loro barca per far continuareloro il lavoro, mentre tutti gli altri, specie i coral-lari, girarono loro le spalle.La barca successiva fu lo “Zarcos” ove ormaivivono da circa 30 anni.Dalla seconda metà degli anni ’80 Luciana si è

    dedicata anche alle ripresevideo ed ha realizzatomolti documentari subac-quei di ottima fattura spe-cialmente alle Maldivedove è andata una ventinadi volte.Proprio in uno di queiviaggi, nel 1986, in occa-sione del collaudo delprimo decompressimetroelettronico, il Decobrain,alla cui realizzazioneaveva collaborato ancheHans Hass, fu deciso difare, proprio duranteun’immersione di collau-do, un nuovo record d’im-mersione con ARA perbattere il nuovo record di–92 metri appartenentealla catanese KatiaFranzeri (allenata daEugenio Caccetta) e fucosì che a Veligandhu,Luciana, all’ età di 47anni, scese a 102 metri,era il 6 aprile del 1986;per la cronaca Raimondoaveva 76 anni!In effetti si non tratta di unrecord certificato secondotutti i crismi dell’ufficiali-tà federale anche perchégià a quella data leFederazioni Sportive e laCMAS avevano deciso dinon certificare più tali pri-mati ma lo è senz’altro daun punto di vista oggetti-vo, collocando Luciana

    nell’Olimpo dei subacquei.Il Dr. Pasquale Di Gaetano si occupò dell’assi-

    stenza medica, Marco Eletti, direttore del DivingCenter di Veligandhu e Corrado Azzali, suo vice,s’immersero fino a –95 m, una quindicina diistruttori si fermarono a –60 m, la trasparenzadell’acqua permise a tutti di seguire il record;naturalmente Bucher seguì Luciana fino infondo, nessuno sapeva a che profondità si sareb-bero esattamente fermati (neanche loro stessi),

    HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 21

    Luciana sulla scaletta con l’attrezzatura del record.

  • ma comunque avrebbero superato i –100.Luciana si immerse, con un monobombola da15 litri con manometro subacqueo e respirandoda un erogatore bistadio Technisub Inject 40 L inparte progettato e modificato da Bucher, , con levecchie e fide pinne “Bucher”, senza Jaket macon il GAB ( il sacchetto ascensionale gialloprogettato e realizzato da Bucher), con ilDecobrain elettronico, con maschera Scubaproin silicone trasparente a vetro unico e come pro-tezione soltanto un costume intero di neopreneModulo M che fino a –70 andava bene, ma piùin profondità, dove l’acqua era più fredda, eraun po’ insufficiente.Sono andati giù lungo il costone fino a quandohanno incontrato un branco di squali martello e,quando uno di questi, il più grosso, si è avvicina-to ad un paio di metri, Luciana si è fermata comese quello fosse un messaggero di Nettuno chedicesse:” Siamo a -102 metri ti puoi accontentare !”A questo punto Luciana ha controllato la profon-dità sul Decobrain, ha leggermente gonfiato ilsuo giallo GAB e Bucher ha scattato la foto dirito con la sua fida Hasselblad.L’immersione si è svolta lungo una parete a gra-

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    La pubblicita’ SALVAS pubblicata su Mondo Sommersosulle attrezzature usate da Luciana per il suo Record

    Luciana e Raimondo al tempo del record dei 102 m-

  • doni fino all’ultimo oltre i 70 metri che precipi-tava sull’abisso, è durata 57 minuti compresa ladecompressione, Luciana ha consumato pocopiù delle 100 atmosfere del suo mono da 15 litria 220 atm.Ad attenderla festosamente a quota di decom-pressione c’erano tutti i subacquei del villaggio.Terminata la performance vi furono due ored’intervista alla TV maldiviana, e successiva-mente un’altra alla BBC: Luciana era la primadonna ad avere superato i –100 !Successivamente Luciana e Raimondo furonoricevuti ufficialmente dal presidente delleMaldive Maumoon Abdul Gayoom.

    Tutte le foto sono state gentilmente concesse da LucianaCivico e Raimondo Bucher (Archivio Bucher)

    HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 23

    Luciana ha raggiunto i 102 metri e gonfia il suo gab mentreBucher la immortala in questa foto

    Foto di gruppo in occasione del record dei 102 m.Luciana, che è facilmente riconoscibile in mezzo alla folladi sub per le famose pinne bucher, risale lungo il costoneverso la superficie.

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 24

    È trascorso mezzo secolo da quando LuigiFerraro, su invito dell’ing. Malagamba, alloravicecomandante dei Vigili del Fuoco a Genova,e su incarico del Ministero dell’Interno, inizia aprogettare un programma di addestramento per-ché all’interno del Corpo vi possano essere som-mozzatori qualificati. Non ci sono precedenti, innessun paese del mondo, ma Ferraro può contareoltre che sulla sua indubbia esperienza subacquea, anche su quella di insegnante di educazione fisi-ca, e soprattutto sulla sua tenacia e passione. E’così che mette a punto il programma di addestra-mento, elaborando materie e metodo d’insegna-mento e definisce le caratteristiche fisiche esoprattutto caratteriali dei futuri allievi. E’ pro-prio alla luce della sua esperienza che Ferraro hala consapevolezza che tecnica e addestramentonon sono sufficienti a un subacqueo ed in parti-colar modo a chi, come nel caso dei Vigili delFuoco, è chiamato ad operare in situazioni diffi-cili o addirittura estreme; per questo insiste sullaformazione psico-fisica dell’allievo che oltre adacquisire le necessarie nozioni tecniche che gliconsentano di vincere le difficoltà fisiche legateall’ambiente sommerso, deve essere in grado disviluppare la massima capacità di autocontrolloanche di fronte all’imprevisto per poter essere ingrado di superarlo. E’ su questi presupposti e con

    istruttori come lo stesso Ferraro, l’inseparabileDuilio Marcante, Edmondo Sorgetti e GinoKalby (ex-commilitoni di Ferraro) e il sub sporti-vo Carlo Rossi, che parte il I° CorsoSommozzatori dei Vigili del Fuoco ed è così chedal 1952 il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuocodispone, prima organizzazione civile al mondo,di un proprio Servizio Sommozzatori, creato alfine di poter assolvere nel modo più completo aicompiti istituzionali e cioè la “salvaguardia dellepersone e dei beni” ed il “soccorso tecnico urgen-te” su tutto il territorio nazionale ed in ogni cir-costanza. L’istituzione di tale servizio come ulteriore spe-cializzazione è stato senza dubbio un esempio dilungimiranza da parte dei dirigenti dell’epoca,aiutati dall’entusiasmo e dalla carica passionaledi Ferraro il quale, nel corso di questo cinquan-tennio ha sempre seguito e coadiuvato l’opera deiSommozzatori Vigili del Fuoco, anche parteci-pando in prima persona a complessi interventi, esostenendo con la sua competenza ed amicizia ivari addestratori che si sono susseguiti nella dire-zione dei corsi, arrivati oggi al XX° (direttorigeom.Salvatore Avilia e geom.Vittorio Barilli),un particolare sodalizio si è creato tra Ferraro el’ing.Giorgio Chimenti, attualmente IspettoreRegionale dei Vigili del Fuoco della Liguria,Direttore del Centro Nazionale AddestramentoSommozzatori VV.F. dal 1984 al 1991 ne ha

    1952-2002 CINQUANTENARIO DEL SERVIZIOSOMMOZZATORI VIGILI DEL FUOCO

    di Francesca Giacché

    L’ing.Giorgio Chimenti durante la cerimonia delCinquantenario di attività del Servizio Sommozzatori Vigilidel Fuoco svoltasi a bordo della M/N “Costa Europa”.(g.c.Ispettorato regionale VV.F. Liguria)

    Genova,2002, dimostrazione effettuata con i mezzi deiVV.F in occasione del Cinquantenario. (g.c.Ispettorato regionale VV.F. Liguria)

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 25

    seguito tutti i corsi dal 1975, insieme hannopreso parte a difficili operazioni, tecnicamentecomplesse e dolorose, come la ricerca e il recu-pero di salme. Ninì Cafiero nel suo libro LuigiFerraro, un italiano ricorda vari interventi diFerraro al fianco dei VV.F. ed in particolare quel-lo del 1978 nello stretto di Messina dove proprioun Vigile del Fuoco, intervenuto in soccorso diun ragazzo che dopo un’immersione non era tor-nato in superficie, era a sua volta scomparso. Aquesta operazione presero parte, in più riprese, imigliori sommozzatori dei Vigili del Fuoco, chia-mati da varie regioni italiane, al comando dell’in-gegner Giorgio Chimenti; gli sfortunati subac-quei erano rimasti entrambi intrappolati in unostretto cunicolo a circa 57 m di profondità e pur-

    troppo, nonostante i ripetuti tentativi dei colleghifu rinvenuta soltanto la salma del ragazzo. Anchein questa occasione Ferraro, nonostante i tentati-vi di dissuasione di Chimenti, volle immergersipersonalmente, procedendo a tentoni e tirandosia braccia fino alla fine dello stretto cunicolo chesi allargava in una caverna dove la visibilità eranulla, qui fu quindi costretto a risalire all’indietroperché era impossibile riuscire a girarsi. A que-sto punto l’ing. Chimenti chiese al ministerodell’Interno l’autorizzazione a proseguire lericerche utilizzando le tecniche individuali daalto fondale. In meno di due mesi di addestra-mento, lo stesso Chimenti e i suoi uomini, eranopronti per le nuove immersioni che ripresero eproseguirono per un paio di mesi, purtroppoperò, nonostante il grande impegno e l’utilizzo ditelecamere, le ricerche erano destinate a restaresenza esito. Si formulò l’ipotesi, rimasta pur-

    troppo tale, che il vigile del fuoco, nel tentativodi risalire verso l’uscita, nelle tenebre complete eprobabilmente stordito dalla respirazione ad ariaad una profondità di quasi 60 m, avesse imbocca-to una diramazione cieca della caverna restando-vi intrappolato. E proprio Luigi Ferraro e GiorgioChimenti sono gli autori del libro edito giusto inoccasione del cinquantenario della fondazionedel Servizio, Una fiamma negli Abissi, che ripor-ta una parte significativa dei 50 anni di storia ditale Servizio.Oggi grazie ad un’organizzazione capillare sututto il territorio nazionale con 33 nuclei operati-vi e circa 300 uomini, la disponibilità di mezzitecnicamente avanzati quali imbarcazioni velo-ci, apparecchiature subacquee di ricerca basate

    su ROV, sonar, telecamere ed elicotteri - questiultimi sperimentati negli interventi in mare findal I° Corso del ’52 –, l’accurata preparazione diogni intervento, la continua operatività e lemigliaia di interventi di salvataggio annui, ilSevizio Sommozzatori è una delle strutture piùqualificate del Corpo Nazionale dei Vigili delFuoco .Per i meriti acquisiti in campo subacqueo ilServizio Sommozzatori VV.F. è stato insignitodel premio “Tridente d’oro” dell’AccademiaInternazionale delle Scienze di Ustica (anchel’ing.Giorgio Chimenti ha ricevuto personal-mente tale premio per la tecnologia subacqueanel 1999), della Medaglia d’Oro al ValoreCulturale da parte del Ministero dei BeniCulturali, e di vari riconoscimenti al Valor Civileassegnati ai singoli operatori per le loro impresesubacquee.

    Genova,2002, dimostrazione effettuata con i mezzi deiVV.F in occasione del Cinquantenario. (g.c.Ispettorato regionale VV.F. Liguria)

    Genova, 1952, prime sperimentazioni al mondo dell’impie-go di elicotteri negli interventi dei VV.F. sommozzatori. (fototratta dal libro di N.Cafiero, Luigi Ferraro, un Italiano)

  • Nella nostra vita quotidiana ci capita spesso dientrare in contatto, tramite la carta stampata e letrasmissioni radio e TV, con pubblicità o fatti dicronaca che riguardano indovini, veggenti echiaroveggenti. Detta pubblicità normalmente fasorridere mentre i fatti di cronaca, purtroppo,fanno meditare.Ma leggere in qualche riga di vecchi libri scrittiagli albori della subacquea moderna, quello chepoi, con gli anni, è diventata la nostra realtà quo-tidiana, è semplicemente fantastico e non puòquindi non meravigliarci la chiaroveggenza dialcuni di questi autorevolissimi personaggi. Dueesempi:

    Beebe William (1877-1962).Beebe (Charles) William fu biologo, esploratore,scrittore e, dal 1919, direttore della “New YorkZoological Society”. Per meglio svolgere le suericerche in situ di biologia marina imparò anchel’arte del palombaro, utilizzando sia lo scafan-dro che l’elmo aperto. Di lui sono rimaste celebri le immersioni con labatisfera, con cui nel 1931 raggiunse la incredi-bile quota di 923 mt, finanziate dalla New YorkZoological Society e dalla National GeographicSociety. Di queste immersioni, effettuate assie-me all’ing. Otis Barton progettista della batisfe-ra, Beebe ci lascia un resoconto completo nelsuo libro “Half Mile Down” del 1935 (trad. it.“Mille Metri Sott’acqua” – Garzanti, 1935) ed èappunto in un passo di questo libro che prefigu-ra con largo anticipo, e in modo impressionante,lo scenario della subacquea attuale:

    “… tra non molti anni, sui lidi marini o tropicalio temperati, si potranno udire conversazioni che,oggi, ai più, suonerebbero assolutamente fanta-stiche, o comunque precorritrici di tempi ancoralontani; i fortunati proprietari di belle residenzeestive si porteranno seco in barchetta a pocadistanza dalla riva gli ospiti, muniti di caschi dapalombaro e li accompagneranno sott’acqua permostrare loro le nuove aiuole fiorite, o le pianta-gioni di corallo, disegnate da un giardiniere spe-cialista, i cui anemoni marini, color di porporao di lavanda, conseguiranno a stagione inoltratail primo ed il secondo premio all’esposizione del

    capoluogo. I bambini insisteranno per averedalla mamma il permesso di giocare al pirata inmezzo agli scogli a cinque metri sott’acqua, tra irottami del barcone che vi giace affondato.Immersi, i pittori faranno il broncio al cielonuvoloso, perché il canion a sette metri di pro-fondità, che non han finito di dipingere, nonsfoggia i suoi colori meravigliosi se il sole nonsplende in pieno. Ho detto “tra non molti anni”,perché già oggi, in non poche parti del mondo,sono in atto situazioni analoghe a quelle che hoaccennate ...”

    e termina la sua descrizione del futuro della sub-acquea, cioè la nostra quotidianità, con una gran-dissima verità di cui tutti dobbiamo essere con-sci:

    “… Tostochè avremo definitivamente dissipato ipochi superstiti timori generati dall’ignoranzal’immersione col casco diventerà un diporto e

    HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 26

    I CHIAROVEGGENTI DELLA SUBACQUEAdi Faustolo Rambelli

    La didascalia di questa foto, tratta da “Mille metri sott’ac-qua” recita: Il casco di rame viene applicato alla testa deltuffatore, il quale si rende così padrone di un nuovo ele-mento, anzi di un nuovo mondo.

  • rappresenterà la più recente grande vittoriariportata dall’uomo sulla natura …”.E così, dobbiamo riconoscerlo, è stato.Queste sue profetiche parole trovano poi confer-ma in un libro di A. Hyatt Verrill del 1940, Stranipesci e loro storie, in cui si parla dell’esistenza,in alcune località, dei primi “diving center”:“… e ben sono fortunati coloro che vanno oggi avedere le isole dei tropici; giacchè in molti luoghi,come alle Bermude, a Nassau, a Honolulu ed inCalifornia trovano galleggianti e stazioni a terraattrezzati con la pompa d’aria e tutto l’occorrenteperché il turista possa indossare l’elmetto per leimmersioni a piccole profondità e scendere como-damente tra gli scogli sommersi …”

    Dimitri Rebikoff Di nazionalità francese, nato a Parigi nel 1921,ma russo d’origine, è un grande della subacqueamondiale. Nel 1947 inventò il flash elettronicoche nel 1952 scafandrò e portò sott’acqua in unaparticolare struttura chiamata “tourpille”. Inseguito costruì scooter subacquei, tipo il“Pegasus” ed il “Sea Inspector” ed altri mezzi di“aviazione” subacquea. Dedicò inoltre la suacapacità inventiva al perfezionamento di mac-chine fotografiche, da ripresa e TV subacquee.Alla sua opera sono dedicati il sito www.rebi-koff.org/ e ai nomi suoi e della moglie è statacostituita la Fondazione Rebikoff-NiggelerSi conoscono alcune sue pubblicazioni: i libri

    Exploration sous-marine del 1953, un com-pleto manuale d’immersione, (trad. it.L’esplorazione subacquea – Garzanti, 1963)e L’aviation sous-marine del 1962 (trad. it.Aviazione sottomarina – Calderini, 1969)che tratta dei mezzi di locomozione subac-quei ed una piccola pubblicazione Photosous-marine del 1952 dedicata logicamentealla ripresa di foto e film subacquei. Hascritto inoltre un interessante articoloapparso in italiano sulla rivisita “Scienza evita” del settembre 1952, dal titolo “Leimmense possibilità del sommergibile daesplorazione” in cui descrive, brevemente,l’evoluzione dell’immersione e fa un’ampiacarrellata sui mezzi di trasporto subacqueitipo i sommergibili individuali, gli scooterse le ali subacquee conosciuti a quel momen-to. Ed è appunto nell’introduzione di que-st’articolo che Rebikoff prevede quello chepoi, solo dopo pochissimi anni, sarà unadelle realtà del mondo subacqueo. Scriveinfatti: “Quello che rimane all’uomo daesplorare sul globo terrestre è il fondo delmare … Quando la televisione gli avrà fattovedere il fondo del mare, l’uomo vorràanche andarvi. Forse sarà anche necessarioandarvi, per trovare nello sfruttamento diquel nuovo dominio un supplemento dirisorse, che verrà richiesto domani da unapopolazione sempre più densa …”

    Era allora, come detto, il 1952. E quello cheha scritto è esattamente ciò che si è compiu-to con l’industria dell’off-shore, cioè laricerca e la coltivazione degli idrocarburi inmare.

    HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 27

    Copertina de "la Tribula Illustrata"del 27 luglio 1927, disegnataVittorio Pisani, che raffigura William Beebe intento a prendereappunti presso la costa di Porto Principe (Indie Occidentali)"...con uno stilo su una lastrina di zinco" .

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 28

    L’ULTIMA IMMERSIONEdi Sergio Loppel

    L’alba era grigia quel giorno. Il grigio parevascendere portato dall’umido della notte che tene-va il pallido chiaro, sospeso sul mare di piombo.Laggiù, sulla linea offuscata dell’orizzonte, ilbaluginare del mare pareva attirare lo sguardo. I primi raggi obliqui del sole che stava sorgendodietro lo scompiglio delle case di Haifa, traccia-vano di graffi lucenti quello scenario calmo etranquillo della grande distesa del mare. Ero sceso presto al porto di Haifa. La notte eratrascorsa agitata nel sonno a tratti. I pensieri, leemozioni e la determinazione di fare ciò che miero prefisso di compiere, avevano creato in meuno stato di eccitazione e di commozione assie-me, che mai avevo provato nel corso delle tanteimmersioni fatte nei mari di tutto il mondo.Ero arrivato a Haifa con la precisa determinazio-ne di farmi portare sul relitto del famoso som-mergibile italiano “Scirè” che giace a trentametri sul fondale di fronte al porto israeliano. Lo “Scirè” fu colato a picco il 10 Agosto del1942 dal fuoco dei cannoni della corvetta ingle-se “Islay” e finito dalle sue bombe di profondità,mentre si avvicinava al porto di Haifa per unadelle azioni di attacco in appoggio ai nostri som-mozzatori. Era il sommergibile orgoglio dellanostra Marina. Era il mezzo che aveva portatoDurand De La Penne a compiere con successol’affondamento della corazzata inglese “Vailant”ad Alessandria. Era, per me, quel simbolo didignità e di insegnamento che mi aveva accom-pagnato per tutta la vita attraverso i racconti dimio padre, Ufficiale di Marina, amico di diversiUfficiali morti con lo Scirè. Quarantadue mari-nai: l’equipaggi intero, rimasero nella tomba infondo al Mediterraneo, imprigionati nello scafo.Per un caso non rimase vittima anche il fratellodi mio padre Ufficiale al comando della petrolie-ra che il giorno prima aveva rifornito lo Scirè inmare aperto e che era stata silurata, subito dopo,da un aereo inglese.Insomma, lo Scirè era entrato nei miei ricordi,in quei ricordi che prendono coscienza dentro dite, man mano che la vita matura e che le rifles-sioni si fanno via, via più capaci nel guidare ipensieri.Ed ora mi trovavo sulla banchina Ovest del Porto

    di Haifa, in attesa che mi venissero a prenderecon una barca del locale Diving Center. John, la guida subacquea che avevo contattatotramite alcuni amici israeliani, s’incaricò di tuttequelle operazioni che solitamente siamo soliticompiere prima di ogni immersione. Io me nestavo pensieroso, preso da una certa emozionecome non mi era mai successo. Seduto a poppadell’imbarcazione, vedevo sfilare le grandi navimercantili all’ormeggio, sino a vederle scompa-rire nella bruma del caldo mattino di giugno.Poche miglia di navigazione in un mare che nonconoscevo e il “fermo macchina” dell’imbarca-zione , mi riportarono alla realtà di un meccani-smo affrontato già mille volte: la vestizione, ilcontrollo delle attrezzature, lo scambio di battutecon i compagni d’immersione. La macchinafotografica era l’ultima cosa da prendere. La rac-colsi con calma; provai il flash e…con altrettantacalma la riposi nella sua borsa. Cos’era successo. Non lo so, ma la sensazioneera di quelle che ti gonfiano il cuore di un’emo-zione che è difficile da descrivere. Non me lasentivo di affidare ad una macchina fotograficala priorità del risultato di un’immersione, comed’altra parte avevo sempre fatto in tutte le mieimmersioni. Sempre erano state le immagini aguidare il mio operato. Il buon esito del risultatofotografico, aveva la priorità quasi assoluta. Erasempre stato così.Ora, qualcosa cambiava le mie abitudini. Miritrovai in acqua e scendendo lungo la cima chesi perdeva in un blu scuro, seguendo le sagomedei miei compagni, sentivo le mani frugate dal-l’acqua. Non stringevano il freddo metallo del-l’apparecchiatura fotografica. Avevano una sen-sazione di libertà cui non ero abituato.La sagoma nera dello Scirè mi apparve in tutta lasua tragica imponenza. Il lungo fusto arruggini-to, contorto e slabbrato a tratti. Le lamiere delloscafo, qua e la piegate dalle onde d’urto provoca-te delle bombe di profondità, lasciavano lo spa-zio a tragiche spaccature rabberciate. Tubazionisventrate sulla sua tolda e una grossa catena chepareva avvolgerlo in una stretta di costrizione.Tutti i portelloni del sommergibile erano sbarratida scudi saldati allo scafo. Mi dissero poi che i

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 29

    sommozzatori della nave della Marina MilitareItaliana Anteo, avevano provveduto a difenderelo scafo dalle intrusioni dei sommozzatori spor-tivi che bazzicavano quei fondali. Lo Scirè deverimanere un monumento alla dignità e al valoredei nostri marinai periti durante il conflitto. “E imonumenti, qualsiasi monumento, hanno dirittoal rispetto di tutti gli uomini”, così mi disse unodei sub che mi accompagnavano. L’emozione mi ha lasciato sbigottito. Dentro dime ripercorrevo il racconto di mio padre e i pen-sieri si accavallavano nel ricordo di quel fattod’arme. Di quel tragico e terribile fatto di guerrae di quegli uomini che tentarono di uscire dalportello di salvataggio e furono invece imprigio-nati da uno sbarramento di fuoco.Io ero li a guardare e potevo immaginare il terro-re di quei momenti e provavo una rabbia sordaquasi avessi potuto intervenire, mentre scivolavolungo lo scafo. Non avevo il coraggio neppure ditoccarlo, di sfiorare le pareti arrugginite e ormaiconsunte. Cento volte avevo invece afferrato lelamiere contorte di tanti relitti, fotografato can-noni e mitraglie, ponti e le mille manovre cheservono una nave, gli alberi divelti e le cime inbando, ed ora quel lungo “siluro” nero offuscato

    dalla penombra del limo alzato dalla corrente,s’imprimeva nella mia memoria più nitido diun’immagine fotografica. Solenne memoria cheraccoglieva, catalogava e viveva le mie sensazio-ni. Immagine a ricordo di altri uomini che comeme, forse amavano il mare e che dal mare furonoimpediti a raccontare la loro esistenza, la lorovita di credenti dell’onore sino all’ultimoSacrificio.Nel risalire, volli assommare in verticale dallatorretta dello Scirè il percorso per giungere allasuperficie. Quanto era facile ritrovare la luce.Com’era enorme il contrasto dei tempi. Nonvolli portarmi a casa neppure una foto che corte-semente mi volevano offrire a ricordo della miaimmersione. Della mia “ultima immersione”,perché ho deciso che quella sul sommergibileScirè è stata la cucitura che ha saldato il miobagaglio delle esperienze subacquee.Senza nostalgia, ma con rammarico per la vitache corre a cavallo delle stagioni, sempre piùveloce ora che ha imboccato la discesa del per-corso che ci è riservato e conscio dei limiti adognuno concessi, confezionerò diversamente imiei percorsi e mi dedicherò ad altre esperienze.

    ATTIVITÀ HDSEUDI SHOW 2003

    Anche nel 2003 l’HDS Italia sarà presenteall’EUDI SHOW, grande vetrina internazionaledel mondo subacqueo. L’XI Salone Europeodelle Attività Subacquee si terrà per il secondoanno a Verona, negli spazi di Veronafiere, neigiorni dal 14 al 17 marzo e ci vedrà impegnati,come sempre, nella nostra attività divulgativaattraverso uno spazio standistico che intendia-mo riempire sempre più di contenuti stimolanti. Il nostro intento è quello di avere una parte“espositiva” che dedicheremo alla figura delpalombaro, una parte legata al “bookshop” edinfine una parte dedicata agli “incontri.”Su tutto questo, magari per aspetti scaramantici,vorremmo come sempre anteporre un condizio-nale che ci sembra d’obbligo nel momento in cuii progetti sono allo stato embrionale.Anticipiamo solamente, giusto per incuriosirvi,che la parte espositiva vorremmo dedicarla allostrumento, la cui invenzione oltre un secolo fa

    ha rivoluzionato la tecnica d’immersione subac-quea consentendo all’uomo d’immergersi e lavo-rare sott’acqua anche per lunghi periodi senzal’ausilio della campana e che ancor oggi, adistanza di tanto tempo e di fronte alle piùrecenti e avveniristiche attrezzature, continuacomunque ad esercitare un enorme fascino sulpubblico: l’elmo da palombaro .Nel settore bookshop, oltre ai consueti numerosititoli di cui disporremo (tra classici e novità),vorremmo affiancare una parte dedicata ai librida collezione, “vecchi o antichi”, preziosi con-tributi che, raccogliendo testimonianze e docu-menti scritti, hanno reso possibile una più preci-sa ricostruzione della storia subacquea, deli-neando, anche grazie a tavole illustrate e disegni,l’evoluzione delle attrezzature d’immersione.Imprescindibili quindi per la biblioteca di ogniappassionato.Infine la parte incontri, con un angolo quotidia-

  • HDS NOTIZIE N. 25 - Gennaio 2003 - pag. 30

    no che ospiterà noti personaggi dell’ambiente eautori di libri. Ci auguriamo, quindi, di trovarcinumerosi a Verona per collaborare e sostenereuna iniziativa che, insieme alle molte altre di cuiHDSI si fa promotrice, sta diventando un tradi-zionale momento di apertura e incontro con tutto

    il mondo subacqueo ed è con questo spirito chequest’anno HDSI vuole fare omaggio ai suoi socidi un biglietto di ingresso gratuito, valido peruna giornata, che troverete allegato a questonumero della nostra rivista. Vi aspettiamo aVeronafiere! (fv-fg)

    VIII CONVEGNO HDSI: STORIA DELLA MEDICINA SUBACQUEA ED IPERBARICA

    I convegni sono il momento fondamentale d’ag-gregazione per diffondere la cultura della storiadella subacquea. Fin dalla sua fondazione laHDS Italia organizza, annualmente, un convegnonazionale affrontando ogni volta importantitematiche della nostra storia: L’VIII° Convegnosi svolgerà a Viareggio sabato 3 maggio 2003,

    nell’ambito della manifestazione “PremioArtiglio” (vedi rubrica HDS INTERNET) e latematica sarà “La storia della medicina subac-quea ed iperbarica”. Al convegno interverrannoalcuni dei nomi più noti di questa branca dellamedicina di cui ne racconteranno la storia attra-verso le loro esperienze dirette.

    “CILENTOBLU”: IMMERSIONE PALOMBARI HDSI

    Nei giorni 18 e 19 ottobre 2002 si è svolto il 1°Workshop del Mare “CILENTOBLU”, aventecome scopo la promozione del Cilento e dellacostiera salernitana. Nell’ambito della manife-stazione erano previsti numerosi eventi collatera-li, fra i quali dimostrazioni a mare. I nostripalombari sono stati invitati, per dare colore nelblù. All’appello hanno risposto VistoliGianPaolo, Zannoni Marino e MinguzziGianluca Accolti da una battente pioggia, che hadilavato il promontorio (colorando il mare circo-st