HDS NOTIZIE N. 22 - Febbraio 2002 - pag. 3 Romeo, Pietro Spirito ... Tecnologia Storica Gian Carlo...

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Soci sostenitori:

Soci onorari:

FRANCESCO ALLIATA, RAIMONDO BUCHER, LUIGI FERRARO, ROBERTO FRASSETTO,ALESSANDRO OLSCHKI, FOLCO QUILICI

HDS, ITALIA AWARDS

HDS NOTIZIEPeriodico della The Historical Diving Society, Italia

Redazione: c/o Francesca Giacché Corso Cavour,260 – 19122 La Spezia

Tel. 0187.711441 Cell. 349.0752475 Fax 0187.730759 [email protected]

Direttore ResponsabileIsabella Villa

CaporedattoreFrancesca Giacché

Hanno collaborato a questo numero:Flondar Brunelli, Gaetano Ninì Cafiero, Enrico Cappelletti,

Danilo Cedrone, Federico de Strobel, Nevio Galeati,Francesca Giacché, Gianluca Minguzzi, Faustolo Rambelli,

Alberto Romeo, Pietro Spirito

Le opinioni espresse nei vari articoli rispettano le idee degli autori che possono non essere le stesse dell'HDS, ITALIA.

TraduzioniInglese:

Francesca Giacché, Andrea Nervi, Carol Zanini Buccella

PubblicitàFrancesca Giacché

Tel.0187.711441 fax 0187.730759

Fotocomposizione e StampaTipografia Ambrosiana Litografia - La Spezia

Registrato presso il Tribunale di Ravenna il 17 marzo 1995

THE HISTORICAL DIVING SOCIETY, ITALIAViale IV Novembre, 86/A-48023 Marina di Ravenna (RA)

Tel. e fax 0544.531013 – cell. 335.5432810 www.hdsitalia.com

[email protected]

Presidente OnorarioM.O.V.M. Luigi Ferraro

Consiglio DirettivoPresidente: Faustolo RambelliVicepresidente: Federico de StrobelConsiglieri: Gian Carlo Bartoli

Danilo CedroneEmilio d’Ettore Roberto MolteniGian Paolo Vistoli

Revisori dei conti: Walter Cucchi, Claudio Simoni,Gianfranco Vitali

Coordinatori di settoreTecnologia Storica Gian Carlo Bartoli Biblioteca Vincenzo Cardella Rapporti con le Editorie Danilo Cedrone Attività Culturali Federico de StrobelRedazione HDS NOTIZIE

e Pubblicità Francesca Giacché Videoteca Vittorio Giuliani RicciMuseo Nazionale delle Attività Subacquee

e Mostre Itineranti Faustolo Rambelli Stage Palombaro Gian Paolo Vistoli Concorso video Alberto Romeo

AISI (associazione Italiana Imprese Subacquee) ANCIP (Associazione Nazionale Centri Iperbarici Privati), ASSOSUB, BENELLI GIOIELLERIA,CE.M.S.I. (Leonardo Fusco), CENTRO IPERBARICO RAVENNAC.N.S. (Cooperativa Nazionale Sommozzatori),

DIRANI MARINO s.r.l., G.A.S. sas di Gabriele Gasparini & C.,FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee), VITTORIO GIULIANI RICCI, MARINE CONSULTING s.r.l., GIUSEPPE KERRY MENTASTI (in memoria), NASE ITALIA,PRO.TE.CO. SUB. snc, FAUSTOLO RAMBELLI,VLADIMIRO SMOQUINA, MASSIMO VITTA ZELMAN

1995 Luigi FerraroRoberto Frassetto

1996 Roberto FrassettoAlberto Gianni (alla memoria)

1997 Raimondo BucherHans HassFolco Quilici

1998 Alessandro OlschkiAlessandro Fioravanti

1999 Duilio Marcante (alla memoria)Enzo Majorca

2000 Victor De Sanctis (alla memoria) Luigi Bicchiarelli

2001 Gianni Roghi (alla memoria)Franco Capodarte

IN COPERTINA:SCAFANDRO RIGIDO DI HOPPENSTEDT(1717)

L’immagine di figura rappresenta uno scafandro rigido disettecentesca fattura la cui realizzazione, da una recentericerca storica condotta dal Presidente della HDS tedescaMichael Jung, viene attribuita al germanico Hoppenstedt .Di ciò ne diamo ampio spazio all’interno della rivista conl’articolo di Faustolo Rambelli che evidenzia il lavoro dellostudioso che ha permesso la definitiva identificazione del-l’inventore. Apparati subacquei simili erano infatti statidescritti, citando veritiere applicazioni subacquee, in testidell’epoca come il Motion of fluids natural and artificial,datato1735 del Clare o in Course of ExperimentalPhilosophy, datato1734-44 del Desaguliers, lasciando peròfinora oscura la paternità del progetto. Lo studio di Jung,basato sulla scoperta di una pubblicazione del fisico-mate-matico Hoppenstedt descrivente lo scafandro, è di indubbiointeresse e si inquadra nell’attività culturale delle HDS nelmondo, createsi con lo scopo primario di approfondire laconoscenza storica subacquea che è un patrimonio culturaledi tutta l’umanità.

Federico de Strobel

SOMMARIO……………………………………………………………

SSEERRVVIIZZII SSPPEECCIIAALLII

5 VII CONVEGNO NAZIONALE SULLA STORIA DELL’IMMERSIONEI nostri “mezzi di comunicazione”di Gaetano Ninì Cafiero

13 Lo scafandro rigido di Christian Caspar Hoppenstedt del 1717di Faustolo Rambelli

21 Alessandria d’Egitto, dicembre 1941.Celebrati a Trieste i sessant’anni dell’impresadi Pietro Spirito

25 Victor Aldo de Sanctisdi Alberto Romeo

30 Ricordo di Jaques Mayoldi Enrico CappellettiFlondar BrunelliDanilo Cedrone

RRUUBBRRIICCHHEE

34 Attività HDS

35 Notizie e comunicati

37 La biblioteca della HDS, Italia

38 HDS Internet

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HDS NEL MONDO

The Historical Diving Society,UKLittle Gatton Lodge25, Gatton Road, ReigateSurrey RH2 0HD - United Kingdom

The Historical Diving Society, DenmarkKirsebaervej, 5 - DK –8471 Sabro - Denmark

The Historical Diving Society, GermanyBrochbachtal 34D-52134 Herzogenrath NW - Germany

The Diving Historical Society, NorwayNUI A.S. - Gravdalsveien 245Pb.23 Ytre LaksevaagNO-5848 Bergen - Norway

The Historical Diving Society, USA2022 Cliff Drive 119Santa Barbara – California - U.S.A.

Diving Historical Society, ASEAP.O. Box 2064 - NormansvilleSA 5204 - Australia

The Historical Diving Society, MexicoBosque de Ciruelos 190-601BB de Las Lomas - Mexico D.F.

The Historical Diving Society RussiaGagarina Prospect 67,SPbRussia 196143

The Historical Diving Society, South Africa20,Esso Road –Montague Gardens,7441Cape Tawn – South Africa

The Historical Diving Society, Canada241 A East 1st Street RearNorth Vancouver B.C. V7L 1B4-Canada

Swedish Diving Historical Society Havrestigen, 15 SE-137 55 Vasterhaninge - Sweden

Per i relativi siti consultare:www.hdsitalia.com

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VII CONVEGNO NAZIONALE SULLA STORIA DELL’IMMERSIONE

I nostri “mezzi di comunicazione”di Gaetano Ninì Cafiero

L’editoria periodica nella storia della subacqueaitaliana: questo il tema scelto per l’incontroannuale della nostra associazione. Intervenuti ilvicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini eAlberto Arrighi, parlamentare di AN, presentato-re di una proposta di legge per la disciplina delleattività subacquee e iperbariche. Celebrati i 50anni della costituzione del Nucleo Sommozzatoridei Vigili del Fuoco con la presentazione di unosplendido libro del Comandante Luigi Ferraro edell’ingegner Giorgio Chimenti.

Visto da vicino, si capisce che Gianfranco Fini,vicepresidente del Consiglio, tiene moltissimoalla sua collana di brevetti da sub sportivo e che,se potesse, trascorrerebbe più tempo immersosotto qualche mare che tra le pratiche di gover-no. Ma l’occasione (il settimo convegno annualedella nostra associazione patrocinato dal CorpoNazionale dei Vigili del Fuoco e dallaAccademia Internazionale di Scienze e TecnicheSubacquee di Ustica) era troppo ghiotta e sabato10 ottobre si è presentato puntualissimonell’Aula Magna dell’Istituto SuperioreAntincendi, l’“accademia” dalla quale escono ivigili del fuoco italiani. C’era anche AlbertoArrighi, deputato del suo partito, presentatore diuna proposta di legge per la disciplina delle atti-vità subacquee e iperbariche professionali,richiesta da tempo dagli addetti ai lavori. LeslieLeaney, presidente dell’Historical DivingSociety USA , ha portato ai convenuti anche ilsaluto dell’HDS Mexico ed HDS Canada; c’erail nostro Presidente Onorario Luigi Ferraro, que-sta volta anche in veste di co-autore (con l’inge-gner Giorgio Chimenti, comandante provincialedei Vigili del Fuoco di Genova, da molti anniistruttore e dirigente dei sommozzatori) di unlibro: Una fiamma negli abissi – Storia delServizio Sommozzatori dei Vigili del Fuoco,edito nella consueta splendida veste tipograficadalla IRECO, e dedicato ai 50 anni della costitu-zione della specialità, avvenuta nel 1952 proprioad opera del Comandante Ferraro. Oltre al

THE SEVENTH NATIONAL CONGRESSON DIVING HISTORY OUR “MEANS OF COMMUNICATION”by Gaetano Ninì Cafiero – translation by AndreaNervi, Carol Zanini Buccella

Periodical publishing in Italian scuba diving his-tory: this is the subject of the Annual Meeting ofour Society. The Italian Deputy Prime Minister,Gianfranco Fini and the MP of AlleanzaNazionale, Alberto Arrighi, who presented a billwhich should regulate underwater and hyperbar-ic activities, attended the meeting. The 50thanniversary of the Diver division of the Firemenwas celebrated with the presentation of a bril-liant book by the Commander Luigi Ferraro andthe Engineer Giorgio Chimenti.

We can understand that Gianfranco Fini, DeputyPrime Minister, is very proud of his scuba diverlicenses collection and, if he could he wouldspend more time diving rather than dealing withgovernment issues. That is why he could not missthe tempting opportunity to participate to ourmeeting. On Saturday October 10 he turned up

Alberto Arrighi, deputato AN, che ha presentato una proposta dilegge per la disciplina delle attività subacquee e iperbariche.

Alberto Arrighi, MP of AN, who presented a bill which shouldregulate underwater and hyperbaric activities.

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Andrea Ghisotti per “Sesto Continente”Andrea Ghisotti on behalf of “Sesto Continente”

In occasione del VII Convegno , HDSI ha conferito riconosci-menti alle riviste specializzate che hanno fatto la storia del gior-nalismo subacqueo. During the convention in Rome HDSI assigned acknowledge-ments to the main magazines in the history of Italian diving.

Sabina Cupi per “Mondo Sommerso”Sabina Cupi on behalf of “Mondo Sommerso”

Luca Laudati per “Sub”Luca Laudati on behalf of “Sub”

Franco Michienzi per “Aqua” sx con Federico de Strobel Franco Michienzi on behalf of “Aqua” (left) with Federico de Strobel

Adriano Madonna per “Il Subacqueo”Adriano Madonna on behalf of “Il Subacqueo”

Lucio Petrone per NauticaLucio Petrone on behalf of Nautica

nostro Presidente Onorario erano presenti in salatanti nomi noti del mondo sub da Quilici aBucher, da Olschki a Data, Cinelli, Ferri Ricchi,Castagnini, il recordman Pellizzari ed anche duemedaglie d’oro al Valor Militare come Frassettoe Rocca.Tema del convegno: “L’editoria periodica nellastoria della subacquea italiana”, organizzato egestito come è ormai tradizione dal nostro vice-presidente Federico de Strobel, che nel suo inter-vento introduttivo ha ricostruito storicamente glialbori di tale attività nel primo dopoguerra,rievocando i pionieristici articoli apparsi sulleriviste “Italia venatoria-Sport subacqueo” e“Pescasport”.Gli “Annual Awards 2001” sono andati allamemoria a Gianni Roghi - ritirato dalla figliaTullia-, pioniere del giornalismo subacqueo,scrittore ed esploratore notissimo, scomparso nel1967 in seguito alla ferita infertagli casualmenteda un elefante nel corso d’una spedizione scien-tifica tra i pigmei d’Africa; e a FrancoCapodarte, per oltre vent’anni, dal 1963, a“Mondo Sommerso”, prima come redattorecapo, poi come direttore responsabile, e quindicapo del “pool subacqueo” della RAI. Capodarte

perfectly on time in the main hall of the “IstitutoSuperiore Antincendi”, the academy whereItalian Firemen are trained; Alberto Arrighi, MPof his political party (AN) was there too. He pre-sented a bill which should regulate underwaterand hyperbaric activities, which scuba expertshave been longing for a long time; Leslie Leaneythe President of the Historical Diving SocietyUSA greeted the participants also on behalf ofHDS Mexico and Canada. Our HonoraryPresident, Luigi Ferraro, played also the role ofco-author of a book (together with the engineerGiorgio Chimenti, provincial commander of theFireman of Genoa and for long time diverinstructor and executive). The book is entitled“Una fiamma negli abissi - Storia del ServizioSommozzatori dei Vigili del Fuoco” (A flame inthe abyss - History of The Diver Division of theFiremen), published by IRECO in its usual beau-tiful edition, and dedicated to the 50th anniver-sary of this special division, created in 1952 byCommander Ferraro himself. Besides our hono-rary President other renowned persons werepresent: from Quilici to Bucher to Olschki, Data,Cinelli, Ferri Ricchi, Castagnini, the recordmanPellizzari and even the two Gold Medal for

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Franco Capodarte, al quale HDSI ha assegnato l’Award 2001 inriconoscimento alla sua intensa attività giornalistica legata dallasubacquea, da “Mondo Sommerso” alla RAI.Franco Capodarte, to whom HDSI has granted “The AnnualAward 2001”. He has worked for over 20 years (since 1963) forthe periodical Mondo Sommerso and then as responsible of theunderwater team of the Italian television (RAI).

Danilo Cedrone nel suo intervento ha rievocato con suggestiveimmagini i retroscena di quella che ai tempi del primo “MondoSommerso” era una professione nuova: il fotoreporter subac-queo.Danilo Cedrone has revealed through evocative images thebackstage activities of the pioneer-photoreporters.

ha tracciato la storia della rivista, fondata nel 1959dal produttore cinematografico GoffredoLombardo; Lucio Petrone ha raccontato degli stret-ti legami della sua rivista, “Nautica”, con il mondosottomarino; Adriano Madonna ha rifatto la storiadel “Subacqueo”, secondo mensile “dedicato” auscire nelle edicole italiane; Luca Laudati ha nar-rato di “Sub”, creatura di Guido Pfeiffer; AndreaGhisotti ha rievocato la splendida avventura di“Sesto continente”, fondato a diretto da AntonioSoccol; Franco Michienzi ha ribadito il suo impe-gno per la rinascita di “Aqva”, ora che la suaEditrice Quadra ha rilevato il glorioso mensiledalla Portoria. I retroscena di quella che, ai tempidel primo “Mondo Sommerso”, era una professio-

Military Honour Frassetto and Rocca. The Conference about “Periodical publishing inthe history of Italian Diving” was organized andconducted, as a tradition, by our Vice-presidentFederico de Strobel. He traced the history of thisactivity from its very beginning in the early post-war years by recalling the avant-garde articleswhich appeared in the periodicals: “ItaliaVenatoria - Sport Subacqueo” and “Pescasport”.The “Annual Awards 2001” have been granted to:Gianni Roghi (posthumously) - collected by hisdaughter Tullia - pioneer of underwater journalism,well known writer and explorer, who died in1967 because of an injury caused by an elephantduring a scientific expedition among the pygmies

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Tra gli intervenuti al convegno molti nomi noti al mondo sub, da sin. : Castagnini, Data, RoccaMany persons, renowned in the diving world, were present : Castagnini (left), Data, Rocca

L’ing.Giorgio Chimenti, co-autore con Luigi Ferraro del volume Una fiamma negli abissi – Storia del Servizio Sommozzatori dei Vigilidel Fuoco, presentato in occasione del Convegno, alla sua sin. l’ing. Giorgio Mazzini.The ing. Giorgio Chimenti, co-author with Luigi Ferraro of the book “Una fiamma negli abissi - Storia del Servizio Sommozzatori dei

Vigili del Fuoco” (A flame in the abyss - History of The Diver Division of the Firemen), on his left the ing. Giorgio Mazzini.

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Gabriella Lo Faro, anima del Veio Country Club, sponsor dellanostra manifestazione, circondata da Flondar Brunelli e FolcoQuilici.Gabriella Lo Faro, leading spirit of the Veio Country Club, spon-sor of our meeting, with Flondar Brunelli and Folco Quilici.

Un momento toccante del convegno, quando Franco Ciaccia haricordato, con parole rotte dall’emozione, la figura del suo gran-de amico Gianni Roghi. Nella foto da sinistra: Luigi Ferraro, pre-sidente onorario HDSI, Franco Ciaccia, Federico De Strobel,vicepresidente HDSI e chairman del convegno, Folco Quilici,Tullia Roghi figlia di Gianni che ha ritirato l’AWARD HDSI 2001assegnato alla memoria del padre. A touching moment of the meeting, when Franco Ciacciaremembered his close friend Gianni Roghi. Luigi Ferraro (left),HDSI Honorary President, Franco Ciaccia, Federico de Strobel,Vice President of HDSI and Chairman, Folco Quilici, Tullia Roghi,Gianni’s daughter, who accepted the HDSI Award 2001 grantedto his father (in memory).

Alberto Pellizzari durante il suo intervento.Alberto Pellizzari during the meeting.

Il Presidente Onorario HDSI, Luigi Ferraro , M.O.V.M.Our Honorary President, Gold Medal for Military Honour, LuigiFerraro.

L’auditorium del Convegno. In prima fila da sin. sono riconosci-bili: il Comandante Bucher, l’On.Fini, l’On.Arrighi, Castagnini e ilGenerale Rocca.The meeting’s auditorium. In the front-row, from left, we can see:Bucher, Fini, Arrighi, Castagnini and Rocca.

Peppe Maurici e Ninni Ravazza vincitori della Sez.Mediterraneodel 2° Concorso per filmati e video “Un film per un museo”. Peppe Maurici and Ninni Ravazza, winners of the 2th Contest“A film for a Museum” (Mediterranean Section ).

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Da sin. Lesly Leaney, Presidente HDS,USA, la M.O.V.M. RobertoFrassetto, Giancarlo Bartoli, il Comandante Bucher, VittorioGiuliani Ricci.From left: Lesly Leaney, President of the HDS, USA, RobertoFrassetto, Gold Medal for Military Honour, Giancarlo Bartoli, theCommander Bucher, Vittorio Giuliani Ricci.

Raffaella Schiller, “fotoreporter in gonnella”, ha rievocato gli inizidella sua attività con un suggestivo filmato.Raffella Schiller (female reporter) recalled the beginning of heractivity with a particularly appreciated video.

L’Onorevole Gianfranco Fini, vicepresidente del Consiglio,appassionato subacqueo, ha partecipato all’apertura delConvegno.The Italian Deputy Prime Minister, Gianfranco Fini, very keen ondiving, attended the opening of the meeting.

Tullia Roghi, con Federico de Strobel e Folco Quilici, ritiral’Award 2001 alla memoria, conferito da HDSI al padre Gianni,scrittore ed esploratore, pioniere del giornalismo subacqueo,scomparso nel 1967.Tullia Roghi, with Federico de Strobel and Folco Quilici, acceptsthe HDSI Award 2001 granted to his father Gianni (in memory).Roghi, writer and explorer, pioneer of underwater journalism,died in 1967

L’ing. D’Errico, Ispettore Generale Capo dei Vigili del Fuoco.The ing. D’Errico, General Chief Inspector of the Firemen.

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Luigi Suriano della S.S.Lazio, sponsor del Convegno.Luigi Suriano of the S.S.Lazio, sponsor of the meeting.

ne nuova: il fotoreporter subacqueo, sono statisvelati da Danilo Cedrone che ha proposto sug-gestive immagini e da Raffaella Schiller (“repor-ter in gonnella”) il cui video è stato particolar-mente apprezzato.L’organizzazione logistica del convegno, sponso-rizzato dalla Società Sportiva LAZIO S.p.A. edal Veio Country Club, che ha offerto una seratain onore dei relatori presso la sua prestigiosasede, è stata gestita dalla organizzazione archeo-spleleo sub ASSO di Roma con gli infaticabiliamici Mario Mazzoli e Massimo D’Alessandro.Anche quest’anno la manifestazione ha avuto ungrande successo, ad onta dello sciopero dei treniche ha costretto più d’un partecipante ad allonta-narsi prima del previsto e delle due manifesta-zioni concomitanti a Roma, quella pro-USA equella anti dei cosiddetti “no global”. La giorna-ta si è conclusa con la premiazione dei vincitoridel concorso annuale “Un film per un Museo” ela proiezione del video vincitore del “TrofeoHDSI 2001” (una replica del coltello da palom-baro Galeazzi) Vincitori del trofeo sono statiMatteo, Andrea & Piero Mescalchin di Padova,mentre Ivano Monterastelli di Ravenna ha vintola sezione tropicale; Peppe Maurici e NinniRavazza di Trapani hanno vinto la sezioneMediterraneo. Menzioni speciali a: Fulvia ePierluigi Bortoletto di Savona, Matteo, Andrea& Piero Mescalchin di Padova, Luca Giordani diParma. Non è stato assegnato il premio per lasezione storica.

in Africa;Franco Capodarte who has worked for over 20years (since 1963) for the periodical MondoSommerso, first as editor in chief, then as editorand later on as responsible of the underwaterteam of the Italian television (RAI). Capodartehas drawn the history of the magazine founded in1959 by the film producer Goffredo Lombardo;Lucio Petrone has explained the close relationshipbetween his magazine Nautica and the underwa-ter world; Adriano Madonna has drawn the histo-ry of Il Subacqueo, the second monthly magazineon scuba appeared in news-stands in Italy; LucaLaudati has talked about Sub created by GuidoPfeiffer; Andrea Ghisotti has recalled the wonder-ful adventure of Sesto Continente, founded anddirected by Antonio Soccol; Franco Michienzi hasreasserted his engagement for the rebirth of Aqua,now that his Editrice Quadra has taken over themonthly magazine from Publisher Portoria.The backstage activities of a new profession(underwater photographer) has been revealed byDanilo Cedrone who has presented evocativeimages and by Raffella Schiller (female reporter)whose video has been particularly appreciated.The logistic organization of the meeting, spon-sored by S.S. LAZIO Spa and by Veio CountryClub, that has offered an evening party for thechairmen at its prestigious centre, has been man-aged by ASSO (the organisation of archaeologistsand speleologists).The meeting has been very successful this year toodespite the railway strike, which has forced severalparticipants to abandon the meeting before the end,and despite the two simultaneous demonstrationsin Rome, one in favour of the United States and theother against the so called “no global” movement.The meeting finished with the prize-giving of thewinners of the annual contest “A film for theMuseum” and with the projection of winner videoof the “HDS 2001 Trophy” (a replica of hard hatdiver’s knife Galeazzi).The winners of the trophy were Matteo, Andrea &Pietro Mescalchin from Padua, while IvanoMonterastelli from Ravenna won the tropical sec-tion; Peppe Maurici and Ninni Ravazza fromTrapani won the Mediterranean section. Specialmention to Fulvia and Pierluigi Bortoletto fromSavona, Matteo, Andrea & Piero Mescalchin fromPadova; Luca Giordani from Parma.The award for the historical section was notassigned.

HDS NOTIZIE N. 22 - Febbraio 2002 - pag. 12

LESLIE LEANEY PRESIDENTE DELL’HDS-USA CON NOI IN ITALIAAbbiamo avuto il piacere e l’onore di avere al nostroConvegno annuale, tenutosi quest’anno a Roma pressol’I.S.A., il Presidente dell’HDS-USA e direttore respon-sabile dell’HDM il sig. Leslie Leaney. Dopo un anno diintensi scambi via e-mail abbiamo concordato con Leslieun programma per la sua visita in Europa che ha preso lemosse dal Convegno dell’HDS-UK alla fine di ottobre aBirmingham, poi ad Antibes per il Festival Mondiale del-l’immagine subacquea e poi la lunga trasferta italianainiziata con la visita ad Imperia del Museo Navale, doveil Com.te Flavio Serafini ci ha illustrato i numerosireperti raccolti nei locali ormai insufficienti, ma cheavranno una prossima collocazione nella zona del porto.A Genova abbiamo effettuato una rapida visita, nonostanteil giorno di chiusura, all’Acquario dove c’è esposto loscafandro articolato NEUFELDTE KUNHKE di propri-età di Luigi Ferraro, uno degli scafandri impiegati dallaSORIMA nel recupero del famoso tesoro dell’Egypt,piroscafo inglese affondato nella Manica nel 1922.A La Spezia abbiamo visitato presso il Museo Navale ipreziosi reperti e pezzi unici della nostra marineria ed inmodo particolare i mezzi usati dai nostri incursoridurante la II^ guerra mondiale, gli S.L.C. (Maiali), i bar-chini esplosivi, i lanciasiluri etc. Dopo un giorno di sostache abbiamo trascorso assieme all’Ing. F.de Strobel,vicepresidente dell’HDS-ITALIA, ci siamo trasferiti aRavenna.Dopo la visita d’obbligo ai bellissimi mosaici ed allealtre meraviglie architettoniche della città, abbiamo visi-tato il Museo delle attività subacquee dell’HDS-ITALIA,che ha riscosso un grande plauso ed interesse da parte diLeslie Leaney.Dopo aver gradito la cordiale ospitalità di FaustoRambelli e Vittorio Giuliani Ricci, ci siamo portati aRoma, ove, durante il Convegno, svoltosi nel CentroI.S.A. dei VV.FF., Leslie Laney ha informato i convenutidell’assegnazione del più prestigioso riconoscimentodell’HDS-USA, il loro AWARD, a Luigi Ferraro, qualepioniere della subacquea in Italia e nel Mondo.Prima del suo rientro negli USA, Leslie Leaney mi hapregato di ringraziare tutti i membri dell’HDS-ITALIAper la loro ospitalità e per l’amicizia dimostrata agli StatiUniti ed alla sua popolazione dopo il tragico attentatoterroristico a New York l’11 Settembre 2001.

G.B.

LESLIE LEANEY HDS-USA PRESIDENT

We had the pleasure and the honour to have among ourguests during our annual HDS-ITALIA meeting inRome, Mr. Leslie Leaney, President of HDS-USA andExecutive Director of HDM. After a yearlong exchangeof e-mails we eventually defined Mr.Leaney’s visit pro-gramme to Europe. His trip began with the HDS-UKconvention in Birmingham at the end of October andwent on with the “Festival Mondiale des Images sous-marine” which took place in Antibes. Then the longItalian cultural round trip began with the visit to the“Naval museum of Imperia”. The director of the muse-um, Com. Flavio Serafini, showed us the very interest-ing finds collected there, which will soon be moved tobigger rooms in the area of the harbour.We took a quick tour of the GENOA AQUARIUM(despite the closing day) where the armoured divingdress NEUFELD KHUNHKE is exposed, which wasused by the SORIMA Company to recover the famoustreasure of the EGYPT, the British steamer which sunkin the Channel in 1922.In La Spezia we visited the Naval Museum with theimportant and famous military underwater equipmentused by the Italian Navy during WW II and especiallythose (torpedo-tubes, explosive dinghies) used by thecombat swimmer group. After one-day break spent togeth-er with the Engineer Federico de Strobel, deputy presi-dent of HDS-Italy, we continued our trip to Ravenna.After visiting the beautiful monuments and mosaicsguided by Barbara, a very nice and professional touristguide, we went to the “Museum of diving activities ofHDS-ITALIA”, with all its fascinating thematic roomsand actual and historic collections. After enjoying the hospitality of Fausto Rambelli andVittorio Giuliano Ricci we moved to Rome. During theconvention in Rome Mr. Leaney gave the HDS commu-nity some very good news: the Committee of HDS-USAhas decided to assign the Annual HDS-USA Award, themost important acknowledgement of the historical div-ing Society, to LUIGI FERRARO as pioneer of divingin Italy and in the whole world.Before going back to the US, Leslie Leaney asked me tothank all the Italian people for the hospitality andfriendship shown to the Americans after the tragicevents of September 11.

G.B.

Per la realizzazione del Convegno HDS, Italia ringrazia:

S.S.LAZIO Veio Country Club

Si ringraziano inoltre:il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che ha messo a disposizione l’Aula Magna dell’Istituto Superiore Antincendi (ISA)

la A.S.S.O. (Archeologia Subacqua Speleologia Organizzazione) per l’organizzazione e la logistica del convegno .

HDS NOTIZIE N. 22 - Febbraio 2002 - pag. 13

LO SCAFANDRO RIGIDO DI CHRISTIAN CASPAR HOPPENSTEDT DEL 1717

di Faustolo Rambelli

La storia dell’immersione si compone di settoriben precisi e definiti a cui i diversi inventori, stu-diosi e scienziati si sono dedicati, seguendo unaloro linea di pensiero su quello che ritenevanofosse il sistema migliore per scendere e lavoraresott’acqua. Da questo sono derivati tutti i mezzi e le attrez-zature che ci ritroviamo ai nostri giorni che sidiversificano, gli uni dagli altri, principalmenteper le loro caratteristiche tecnico-costruttive, peril sistema di respirazione utilizzato, per il tipo digas respirato.Abbiamo così quattro principali settori:“apparecchi autonomi con respirazione a pres-sione ambiente”: i vari tipi di autorespiratori aciclo aperto, chiuso, semichiuso, con l’impiegodi aria, ossigeno o miscele varie;“apparecchi autonomi con respirazione a pres-sione atmosferica”: batiscafo, sommergibile,soucoupe;“apparecchi non autonomi con respirazione apressione ambiente”: campana aperta, cassone,scafandro flessibile, casco o gran-facciale connarghilè, sistemi di saturazione;“apparecchi non autonomi con respirazione apressione atmosferica”: batisfera, torretta buto-scopica, scafandri rigidi articolati.Per ognuno dei sistemi d’immersione sopra men-zionati è possibile, in qualche modo, risalire aiprimi progetti, rimasti tali, od ai prototipi chesono stati collaudati e che hanno lavorato conrisultati più o meno positivi se non, qualche raravolta, tragici per l’operatore.

All’interno del Museo Nazionale delle AttivitàSubacquee (vedi www.hdsitalia.com) nella saladedicata alla Marina Militare fa bella mostra disé uno scafandro rigido articolato Galeazzi,modello 1938 circa, (apparecchio non autonomocon respirazione a pressione atmosferica), donodella Marina Militare Italiana, che ha ora sosti-tuito il modello Galeazzi, con quello più moder-no realizzato dalla Draeger alcuni anni or sono.Per illustrare ai visitatori l’evoluzione nel tempodi questo sistema d’immersione, anche se logi-camente non in forma esaustiva, sono stati rea-

THE CHRISTIAN CASPAR HOPPENSTEDT’S ARMOURED DIVINGDRESS OF 1717 by Faustolo Rambelli – translation by AndreaNervi - Carol Zanini Buccella

The history of diving is made of well-defined andprecise fields to which different inventors, scien-tists and scholars devoted themselves. By doingso they followed their own line of thought forwhat they considered as the best way of descend-ing and working underwater. All instruments andequipment’s that we use today come from thesestudies and ideas, so that we can mainly classifythem for their construction and breathing meth-ods and for the type of gas used.Four main sectors can be outlined:Autonomous systems with breathing apparatusat ambient pressure: all types of aqualungs withopen, closed and semi-closed circuit, using air,oxygen or various types of mixed gas.Autonomous systems with breathing apparatusat atmospheric pressure: bathyscaphe, subma-rine.Non autonomous systems with breathing appa-ratus at ambient pressure: diving bell, caisson,helmet or surface supplied breathing apparatus,saturation systems.Non autonomous systems with breathing appa-ratus at atmospheric pressure: bathyscaphe,underwater observational tower, armoured div-ing-suits.Somehow it is possible, for each of the abovementioned diving systems, to trace back the earlyprojects or the prototypes that had been testedand had worked well apart for some, fortunatelyrare, tragic consequences for the users.

In the National Museum of Diving Activities(www.hdsitalia.com), in the hall dedicated to theItalian Navy, a Galeazzi armoured diving suit of1938 is displayed (non autonomous systems withbreathing apparatus at atmospheric pressure), agift of the Italian Navy. The Navy has for someyears replaced the Galeazzi model with the oneproduced by Draeger.

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lizzati, ed esposti alla parete a ridosso dell’arti-colato Galeazzi, sei pannelli con diverse foto(fig. 1) che ripropongono i progetti e le attrezza-ture realizzati dai primi del 1700, periodo in cuiè apparso il primo esemplare di scafandro rigidoarticolato, fino ai nostri giorni.Vale forse qui la pena di evidenziare il fatto chementre il declino dell’uso dello scafandro flessi-bile da palombaro è iniziato dopo la II^G.M. esi è praticamente concluso con la sua scomparsanegli anni 1970, soppiantato dalle moderneattrezzature d’immersione, autonome o nonautonome, lo scafandro rigido articolato ha tut-tora una sua specifica validità ed è oggetto dicontinui e nuovi perfezionamenti, da parte delleditte costruttrici, con l’obiettivo di portare l’uo-mo a lavorare a quote sempre più proibitive.

Six panels have been created and exposed on thewall behind the Galeazzi model in order to showthe visitors, though not in an exhaustive way, theevolution of this diving method during the pastyears. The panels, with the help of different pho-tos (picture 1), present the projects and equip-ment realised from the early 1700, when the firstmodel of armoured diving suit appeared, tilltoday.It should be pointed out that the decay in usingflexible diving-suits began after World War II andended in the 1970s, replaced by modern divingequipment (both autonomous or not).Nonetheless the armoured diving suit is nowa-days very useful and still subject to improve-ments by the constructors with the goal of lead-ing men to work at depths never reached before.

Fig. 1 - I pannelli 1 e 2 dei 6,presenti al Museo Nazionaledelle Attività Subacquee, cheillustrano, anche se in formanon esaustiva, l’evoluzione neltempo dello scafandro rigidoarticolato, dal suo apparire ainostri giorni.

Fig. 1 - Panel 1/6 and 2/6, inthe National Museum of DivingActivities that displays the evo-lution of the diving suits duringthe years, from the beginningtill today.

Quello che si ritiene sia il primo modello di que-sto tipo di scafandro, di cui si ha notizia, è ilfamoso scafandro rigido di Lethbrigde-Rowe del1715 (vedi HDS NOTIZIE n° 14 e 17) che eracostituito da una botte di legno, appesantita, condue aperture per far passare le braccia dell’ope-ratore che, disteso, veniva rinchiuso al suo inter-no ed un oblò posto all’altezza degli occhi. Labotte era calata in acqua alla quota di lavoro, l’o-peratore iniziava il suo lavoro poi, quando avver-tiva la mancanza d’ossigeno, con una cima davail segnale agli assistenti per essere recuperato insuperficie dove con un mantice, rimuovendo itappi di due fori posti nella parte superiore della

The first documented model of this type is thefamous armoured diving suit made in 1715 byLethbridge-Rowe (see HDS Notizie n. 14 & n.17). It consisted of an overloaded barrel withtwo openings to allow the operator’s hands toexit. The operator would lie down and be closedinside it with a porthole at sight height. The bar-rel was dropped down in the water at the work-ing depth and the operator could start to work.When he needed oxygen he had to pull a rope towarn his assistants at the surface. The barrel wasthen pulled to the surface where, after removingthe two plugs at the top of the barrel, the airinside was regenerated. And so on.

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botte, si rigenerava l’aria al suo interno. E cosìvia…

Dopo questo scafandro, appare sulla scena alcu-ni anni dopo, un altro scafandro rigido il cuidisegno e descrizione appaiono nel libro Themotion of fluids, natural and artificial; in parti-cular that of the air and water (Il moto dei flui-di, naturale e artificiale; in particolare quellodell’aria e dell’acqua) di M. Clare edito inLondra nel 1735. Nel capitolo dedicato a On theArt of Diving (Sull’arte dell’immersione) l’au-tore, dopo aver illustrato il funzionamento dellacampana di E. Halley (1690) si dedica alla

Few years later another armoured diving suitwas produced. Its design and description can befound in the book: “The motion of fluids, naturaland artificial; in particular that of air andwater” by M. Clare published in London in1735. In the chapter “On the art of Diving” theauthor, after having illustrated the functioning ofthe diving bell made by E. Halley, (1690)describes this new underwater equipment.However he does not mention neither the nameof the author nor the construction date.Clare writes:“…Before we quit this subject, (the art of diving)it will be appropriate to give a short descriptionof the diving suit, or armoured suit, used for div-ing in shallow waters. It is here indeed thatwrecks are usually located. The suit should pro-tect the diver head and bust from the externalpressure, so that he is able to breathe and movehis ribs.Picture 4, plate 8 (picture 3) illustrates the sidesketch of this contrivance. Picture 3 representsthe diver therein equipped for working at the bot-tom of the sea, after being let down thither by arope fastened round the neck of the coppermachine, which separates at the waist to receivehis body. Iron barrels screwed at the front and atthe back once the diver is inside connect the twoparts of the armoured suit.Between the right arm and the waist there is apiece of copper, which slides away from a flange,to let this arm go through after the suit has beenput on.This flange is waterproof (note 1). On each sideof the headpiece a tube is fixed, to which leatherstiff pipes of several lengths, widened by metalrings at defined distances, can be occasionallyscrewed up, according to the depth of the waterat which the air must be conveyed down from thesurface.In front of the headpiece a strong, convex, waterpressure-proof glass is fixed to allow the opera-tor to see what he is doing.

Fig. 2 - La figura 3 della tavola VIII del libro di Clare del 1735 chemostra il palombaro in immersione con lo scafandroHoppenstedt (nel libro il palombaro è quasi una miniatura: è alto19 mm);Fig. 2 - Picture 3 plate VIII from Claire’s book of 1735 shows thediver plunged with Hoppensted’s suit (in the book the diver is 19mm high).

descrizione di questa nuova macchina per andaresott’acqua senza tuttavia indicare né il nome del-l’inventore né la data di costruzione.

Scrive Clare:“...prima di lasciare questo argomento (l’artedell’immersione n.d.a.), sarà opportuno descri-vere brevemente lo scafandro, o abito armatura,utilizzato per immergersi in bassi fondali, in cuigeneralmente si trovano i relitti, con lo scopo diproteggere la testa ed il tronco del palombaro

1 - Clare describes only the right arm, as it is the only onewe can see in the picture, but obviously there was a similarsecond flange on the left side, closed by a piece of copper,to help the diver wear the suit. The diver, with the help ofthe assistants wore the upper part of the diving suit, thentook off his arms from the two openings closed by two cop-per plates.

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Fig. 3 - Lo scafandro Hoppenstedt nella figura 4 della tavolaVIII del libro di Clare del 1735.Fig. 3 - Hoppenstedt’s diving suit in picture 4; plate VIII fromClaire’s book of 1737.

Fig. 4 - Lo scafandro Hoppenstedt nel libro del Davis del 1935che lo data 1828 circa.Fig. 4 - Hoppenstedt’s diving suit in David’s book of 1935 thatdates it of about 1828.

Fog. 5 - Lo scafandro Hoppenstedt a corredo dell’articolo diM. Jung su Historical Diver , vol. 9, issue 2, Spring 2001.Fig. 5 - Hoppenstedt’s diving suit in M. Jung’s article inHistorical Diver, vol. 9, issue 2 spring 2001.

Tra le 3 figure si notano alcune leggere dif-ferenze, ma la principale è quella tra lefigure 3-5 e la fig.4. Nelle prime due lo sca-fandro mostra, nella parte bassa anteriore,quella che sembra una piccola appendice,con flangia (?), che potrebbe essere l’allog-giamento del pene per far fronte ad eventua-li necessità fisiologiche del palombarosenza doverlo svestire. Sistema analogo era usato anche dai palom-bari con scafandro flessibile del 1800-1900,che inserivano il pene in un sacchetto digomma, allacciato alla cintura e pendentelungo una gamba.

We ca notice differences between all pic-tures, and the most relevant one are thosebetween pictures 3-5 and picture 4. In theprevious pictures the diving suit has in thelower anterior part a little appendix with aflange that was probably used to put thepenis for the physiological needs of thediver. He could thus face his needs withouthaving to undress. The divers used a similarsystem with the flexible diving suit of 1800-1900: they would slip the penis in a rubberbag tied to the belt and hanging along oneleg.

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dalla pressione esterna, così che possa muoverele costole ed essere in grado di respirare.Uno schema di questo apparato è raffiguratonella fig.4 tavola 8 (fig.3), e nella fig. 3 vienerappresentato il palombaro equipaggiato perlavorare, sul fondo del mare (fig.2), dopo esser-vi stato calato con una cima fissata attorno alcollo della macchina di rame separata alla cin-tola per accogliere il suo corpo, le cui due partisono unite da barre di acciaio imbullonatedavanti e dietro dopo che il palombaro è entrato.Nello spazio tra il braccio destro e la vita c’è unpezzo di rame, che scorre via da una flangia, perfar passare questo braccio una volta che lo sca-fandro è stato indossato.Questa flangia è a tenuta stagna (nota 1). Suentrambi i lati dell’elmo è fissato un tubo, a cuidiverse lunghezze di tubo di cuoio, allargato daanelli metallici a distanze definite, possonoessere occasionalmente imbullonate, a secondadella profondità dell’acqua a cui si deve convo-gliare l’aria dalla superficie. Davanti all’elmo è fissato un robusto vetro con-vesso resistente alla pressione dell’acqua, cosìche l’operatore può vedere quello che sta facen-do.Proprio sotto i suoi gomiti, ove vi sono i vasisanguigni, e sotto le sue ginocchia, vi sono dellesacche di cuoio adatte a trattenere l’acqua; percollegarle all’armatura in rame è stato ricavatoun piccolo collarino.Alcuni soggetti sono rimasti in questo scafandroper 40 minuti, a profondità moderata ed hannolavorato intorno ad un relitto. Ma siccome l’arianon può circolare liberamente attraverso questitubi di comunicazione, devono essere utilizzatidei congegni come mantici o soffietti per pom-pare l’aria dalla superficie.A patto che vi sia un’impresa di importanza suf-ficiente per pagare il costo della campana, nullapuò essere più adatto per lo scopo”

Di questo anonimo e non datato scafandro rigidotroviamo poi una descrizione nel libro di Robert

Just below his elbows, where are the blood ves-sels, and under his knees, are girt leather bags,fit to keep out the water. In order to connectthese bags to the copper armour suit a smallnecking has been made.Some people have spent 40 minutes in this suit,at a moderate depth, working around a wreck.But as the air can not circulate freely throughthese conveyance pipes, bellows and similarcontrivances must be used to pump air from thesurface.Provided that there is a company able to pay thehigh costs of the bell, this contrivance is the mostsuitable to do this kind of job.”

A description of this anonymous and undatedarmoured dress can be found in the book ofRobert Davis “Deep diving and submarine oper-ations” published in 1935. Davis, who gets hisinformation from the pamphlet “ExperimentalPhilosophy” of J.T. Desaguliers (published in1744), does not mention the inventor of thearmoured dress, but he dates it. Under the draw-ing there is a simple legend “early form of

1 – Qui Clare parla solo del braccio destro in quanto èquello che si vede nella figura, ma quasi certamente unaseconda analoga apertura, chiusa da piastra di rame, eraanche sul lato sinistro per facilitare la vestizione. Il palom-baro, aiutato, indossava la parte superiore dello scafandroda cui sfilava poi le braccia dalle due aperture laterali chevenivano chiuse dalle piastre di rame.

Fig. 6 - La copertina dell’opuscolo di Hoppenstedt del 1717, acorredo dell’articolo di M. Jung su Historical Diver , vol. 9,issue 2, Spring 2001.Fig. 6 - The cover of Hoppenstedt’s pamphlet of 1717 in M.Jung’s article in Historical Diver, vol. 9, and issue 2 spring 2001.

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Davis Deep diving and submarine operations del1935. Anche Davis, che attinge le sue informa-zioni dal trattato Experimental Philosophy diJ.T. Desaguliers, del 1744, non nomina l’inven-tore dello scafandro ma lo data. Sotto il disegnodello scafandro (fig.4) c’è la semplice didascalia“early form of armoured dress – c.1728” (inizia-le forma di vestito corazzato – c. 1728).Oggi, a seguito di una ricerca effettuata daMichael Jung presidente dell’HDS Germanyapparsa sulla rivista dell’HDS USA “HistoricalDiver” volume 9 – issue 2 – spring 2001 corre-data di due figure (vedi figure 5 e 6) questo sca-fandro ha ora assunto una sua paternità e data dicostruzione ben precisi (nota 2). Scrive infattiMichael Jung: “Il primo inventore tedesco a progettare unsistema d’immersione che era indipendente dauna campana d’immersione fu il fisico e mate-matico Christian Caspar Hoppenstedt da Celle,vicino ad Hannover. Egli è anche, sfortunata-mente, uno degli inventori dei quali abbiamopochissime informazioni sui loro scafandri.Hoppenstedt studiò medicina alla Università diHelmstedt e poi si trasferì a Celle. Nel 1717 pub-blicò un breve opuscolo che invia al re ingleseGiorgio I° a Londra, con il modello di uno sca-fandro, chiedendo il collaudo della sua idea……Come tanti altri inventori, prima e dopo di lui,Hoppenstedt avvicinò i re e gli elettori (nota 3)per richiedere un patronato finanziario in mododa poter realizzare la propria idea (una primiti-va forma di sponsorship) oppure, semplicemen-te, per ottenere una ricompensa per il propriolavoro, oppure per garantirsi un privilegio perproteggere la propria invenzione. A quel tempogli inventori che inviavano petizioni ai lorogovernanti erano anche conosciuti come“costruttori di progetti”. Per molti di loro i soldie la fama erano molto più importanti che nonl’innovazione tecnica.Nel suo opuscolo Hoppenstedt scrisse che l’ideadi realizzare uno scafandro gli era venuta dopo

armoured dress c. 1728”. This armoured dresshas now obtained a well defined authorship andconstruction date (note 2), as the result of aresearch by Michael Jung, president of HDSGermany, published on HDS USA magazine“Historical Diver” vol. 9 - issue 2 – spring 2001with two pictures (see picture 5 and 6). MichaelJung writes:

The first German inventor to devise a divingapparatus independent from a diving bell was thephysician and mathematician Christian CasparHoppenstedt from Celle, near Hannover.Unfortunately we have very little informationabout his diving suits. Hoppenstedt studiedmedicine at Helmstedt University and thenmoved to Celle. In 1717 he published a shortpamphlet which he sent to London to the EnglishKing George I, together with the model of a div-ing suit and asking to have his concept tested……Like so many inventors before and after him,Hoppenstedt approached kings and electors(note 3) to ask for financial patronage so that hecould realise his idea (an early form of sponsor-ship) or simply for a reward for his work or to begranted a privilege to protect his invention. Atthe time, inventors who petitioned their rulerswere also known as “project makers.” For manyof them, money and fame were more importantthan technical innovation.In his pamphlet, Hppensted wrote that he cameupon his idea of the diving suit after reading in anewspaper about a successful demonstration, inLondon, by a certain Colonel Andreas Becker…In September 1715, this Becker dived in theThames near Somerset House for nearly an hour.King George I was among the spectators of thisdemonstration. In Jacob Leupold’s famous 1726 book,“Pontificale”, we find a brief mention ofBecker’s diving suit …According to Leupold, itconsisted of a copper helmet with two glasses forthe eyes. From the helmet, to which a leather suit

2 – a seguito dell’articolo di Jung si è immediatamenteprovveduto ad aggiornare (con anno e nome dell’invento-re) la didascalia della foto di questo scafandro presente alMuseo Nazionale delle Attività Subacquee.3 - “elettori” inteso qui come titolo che veniva dato ai prin-cipi del Sacro Romano Impero, del 1500 circa, che aveva-no il diritto di voto nella elezione del Sacro RomanoImperatore (n.d.t.)

2 - Following Jung’s article we immediately updated (withthe year and name of the inventor) the legend of the pho-tography of the suit we have in the National Museum ofDiving Activities.3 - The word “electors” is used as title given to the princes

of the Sacred Roman Empire, of the 15th century, who hadthe right to vote to elect the Sacred Roman Emperor(n.o.t.).

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che aveva letto, in un giornale, di una positivadimostrazione, a Londra, di un certo colonnelloAndreas Becker …In settembre 1715, questoBecker si immerse nel Tamigi vicino a SomersetHouse per circa un’ora. Re Giorgio I° era inmezzo agli spettatori di questa dimostrazione.Nel “Pontificale” il famoso libro di JacobLeupold del 1726, troviamo un breve accennoallo scafandro di Becker…Secondo Leupold eraformato da un elmo di rame con due vetri per gliocchi. Dall’elmo, a cui era cucito un vestito dicuoio, tre tubi arrivavano alla superficie dell’ac-qua: uno dei tubi era usato per respirare, unaltro per parlare, ed il terzo per ascoltare (nota4). Seguendo l’esempio di Becker, Hoppenstedtcercò di suscitare l’interesse del re Giorgio I°.Nelle sue lettere al re sfortunatamente nondescrive il suo scafandro, scrive soltanto che erafatto in cuoio, legno, acciaio e vetro (nota 5) eche poteva essere rifornito di aria dalla superfi-cie ed usato anche autonomamente. In aggiuntaall’immersione poteva anche essere usato fuoridall’acqua, in miniere o posti dove l’aria nonera adatta alla respirazione. Assieme allo sca-fandro, Hoppenstedt inoltre offriva al re GiorgioI° di costruire battelli gonfiabili che potevanoessere usati dai marinai di navi affondate perporsi in salvo.Sembra che Hoppenstedt fu allora in grado dieffettuare una dimostrazione con la sua invenzio-ne. Non a Londra, ma ad Hannover. Nel“Pontificale” di Leupold c’è una breve descri-zione di questa dimostrazione d’immersione del1717 che fu fatta in Hannover. Questa immersio-ne si svolse nel fiume Leine, vicino a LeineCastle, e può essere attribuita a Hoppenstedt. E’riportato che il palombaro rimase sul fondo delfiume per un’ora. Ad ogni modo non fu il re

was sewn, three pipes rose to the surface of thewater: one of the pipes was used for breathing,another for speaking, and the third for hearing(note 4). Following Becker’s example,Hoppenstedt tried to arouse King George I’sinterest in his invention. In his letters to the king,unfortunately he does not describe his divingsuit, but he only writes that it is made of leather,wood, iron and glass (note 5) and that it can besupplied with air from the surface or also usedautonomously. In addition to diving, it could alsobe used out of water, in mines or places wherethe air was not breathable.Besides the diving suit, Hoppenstedt also pro-posed to build King George I inflatable rescueboats which could be used by shipwreckedsailors.It seems that Hoppenstedt was at that time ableto demonstrate his invention not in London, butin Hannover. In Leupold’s “Pontificale” there is a briefdescription of a diving demonstration, whichwas carried out in Hannover in 1717. This divetook place in the river Leine, near Laine Castle,and could be attributed to Hoppenstedt. Thediver reportedly remained on the river bottom foran hour. However, it was not King George I whocame to the demonstration, but his ten-year-oldgrandson Prince Friedrik Ludwig…Other noble-men and experts attended the demonstration too.Unfortunately, I am currently unable to find anyother research or information about this inventoror about the results of his demonstration. (ByMichael Jung)

At this point the history of the evolution of therigid articulated diving suit suffered a longpause. After the model by Lethbridge-Rowe of

4 – dalla descrizione appare evidente, ed il lettore non deveessere tratto in inganno, che lo scafandro di Becker è unoscafandro flessibile e non rigido, per cui fa parte del setto-re degli “apparecchi non autonomi con respirazione a pres-sione ambiente”. Come abbiamo letto l’aria veniva pom-pata nell’elmo di rame attraverso un’unica manichetta,fuoriuscendo poi, logicamente, dal bordo inferiore delvestito di cuoio. Di Becker ce ne parla anche MarioBaratta nel suo Curiosità Vinciane del 1905 che, specifica,attinge la sua descrizione sempre da Leupold J., TheatrumPontificiale (1726), pag. 13. 5 – quanto qui affermato sui materiali impiegati per lacostruzione dell’elmo (acciaio) contrasta con quello indi-cato da Clare (rame).

4 - It seems clear from the description, and the reader mustnot be deceived, that Becher’ model is a flexible suit andnot a rigid one, so it must be classified in the sector of the“non self-contained breathing apparatus at ambient pres-sure”. As we read, air was forced in the helmet through a hose,and flowed out from the lower side of the leather dress.Mario Baratta in his “Curiosità Vinciane” (published1905) talks about Becher attesting that he obtains infor-mation from “Theatrum Pontificiale” written by LeupoldJ. in 1726 (page 13).5 - The description of the material used to make the helmet(iron) contrasts with the type of material as Clairedescribes it (copper).

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Giorgio I° ad essere presente alla dimostrazionema suo figlio maggiore di dieci anni, principeFriedrick Ludwig …Erano inoltre presenti alladimostrazione altri nobili ed esperti testimoni.Sfortunatamente non sono al momento in gradodi trovare altri documenti od informazioni suquesto inventore e sui risultati della sua dimo-strazione. (di Michael Jung)

A questo punto la storia dell’evoluzione dello sca-fandro rigido articolato subisce una lunga pausa.Dopo quelli conosciuti e sopra menzionati diLethbridge-Rowe del 1715 e di Hoppenstedt del1717, dobbiamo aspettare 121 anni prima che unaltro inventore si dedichi a questo tipo di attrezza-tura. E’ infatti soltanto nel 1838 che appare unnuovo scafandro, quello di Taylor (fig.7) che, con-trariamente ai precedenti che lasciavano espostealla pressione ambiente una buona parte delcorpo, ricopre e protegge dalla pressione esternatutto il corpo del palombaro, escluso le sole mani.Allo stato delle conoscenze attuali non ci è datosapere se lo scafandro rigido articolato di Taylorsia stato o meno, operativo.Dopo Taylor lo studio, la progettazione e la realiz-zazione di scafandri rigidi diviene abbastanza fre-quente. Alcuni restano a livello di puro progetto,mentre altri sono realizzati, collaudati ed operanoa profondità anche rilevanti. Sono tutti regolar-mente dotati di due tubi per l’aria, uno di mandataed uno di ritorno, sistema che rimane inalteratofino ai primi del XX° secolo, momento in cui, perla respirazione del palombaro viene adottato ilsistema dell’ossigeno a circuito chiuso (nota 6).

1715 and the one by Hoppenstedt of 1717 wehad to wait about 121 years to find anotherinventor who tries to develop a new model. In1838 a new model made by Taylor is found (pic-ture 7). This model, contrarily from the previous,which left most part of the operator bodyexposed to the pressure, covers and protects itfrom the pressure with the exception of thehands. The actual pieces of information do notallow us to know if the rigid articulated divingsuit created by Taylor has ever been operative.After Taylor’s example the study, the project andthe realisation of rigid diving suits become morefrequent.Some of them are simply projects, while othersare realised, tested and work at relevant depths.They are all equipped with two air pipes, one forsending air and the other for receiving it. This

system was used until the beginning of the 20th

century, when the oxygen closed circuit wasadopted (note 6).

6 – questo momento di transizione “da respirazione di ariapompata dalla superficie” a “respirazione autonoma d’os-sigeno a circuito chiuso” è particolarmente evidente negliscafandri prodotti dalla ditta Giuseppe Gabanna di Torinonegli anni 1920-40 (vedi HDS NOTIZIE n° 14, gennaio2000).

6 - This period of transition from “breathing air pumpedfrom the surface” to “breathing air from oxygen closedcircuit” is particularly clear if we examine the diving-suitsmade by the company of Giuseppe Gabanna of Turin in theyears 1920-1940 (see HDS NOTIZIE n.14 January 2000).

Fig. 7 - Lo scafandro rigido articolato di Taylor del 1838 (dalDavis del 1935), che ha interrotto il vuoto creativo (121 anni)seguito allo scafandro di Hoppenstedt del 1717.Fig. 7 - Taylor’s rigid articulated diving suit of 1828, whichbrought to an end the creative vacuum (121 years) afterHoppenstedt’s diving suit of 1737 (from Davis 1935).

BIBLIOGRAFIA

1735 – “The motion of fluids” – M. Clare;1905 – “Curiosità Vinciane” – M. Baratta1935 – “Deep sea diving and submarine operations” – R.H. Davis;2000 – HDS NOTIZIE n° 14, gennaio 2000;2000 – HDS NOTIZIE n° 17, ottobre 2000; 2001 – Historical Diver – vol. 9, issue 2, Spring 2001.

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Per celebrare i sessant’anni della’impresa diAlessandria d’Egitto è stato scoperto nel com-prensorio della Capitaneria di Porto di Trieste unbassorilievo dedicato alla memoria di AntonioMarceglia e Spartaco Schergat, i due incursori diorigine istriana che parteciparono al forzamentodella base navale britannica assieme a LuigiDurand de La Penne, Emilio Bianchi, MarioMarino e Vincenzo Martellotta.La notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941 la squa-dra italiana mise da sola in ginocchio la flotta bri-tannica: Marceglia e Schergat affondarono lacorazzata “Queen Elisabeth”, de la Penne eBianchi colarono a picco la “Vailant”, Martellottae Marino colpirono la petroliera “Sagona” e ilcaccia “Jarvis”. Non ci furono vittime.L’operazione, denominata “G.A 3”, è passataalla storia come una delle più audaci e riuscitedella seconda Guerra mondiale, emblema dellacapacità operativa raggiunta dalla Regia Marinanel settore delle incursioni subacquee. E Trieste,città di mare che al mare sta cercando di tornare,ha voluto così ricordare il suoi “Arditi del mare”,per citare il titolo di una monografia dedicata aMarceglia e Schergat scritta dal giornalistaRanieri Ponis (Ed. Università di Trieste, pagg.125n lire 18mila, Trieste 1998).

L’operazione G.A3 ebbe inizio in occasione delnovilunio del dicembre 1943. L’intenzione era ditentare per la terza volta di entrare nella basenavale d’Alessandria, dopo che l’anno prima isottomarini “Iride” e “Gondar”, con a bordo lesquadre d’assalto, erano stati affondati ancoraprima di riuscire a vedere le luci del porto. LaMarina militare voleva a tutti i costi vendicare labotta della “notte di Taranto” e infliggere unduro colpo alla “Mediterranea fleet”.Perciò fu deciso un terzo tentativo, questa voltanon prima di poter contare su un più attentolavoro di “intelligence”. Le potenzialità c’eranotutte: la X.a Flottiglia Mas poteva contare suuomini bene addestrati e motivati, i mezzi d’as-salto erano in grado di superare le barriere delporto. Si trattava di affrontare barriere fisse emobili, a cominciare da una linea minata a ventimiglia dal porto, superare una fila di gimnoti(mine azionabili a distanza) disposti lungo unraggio di sei miglia, intorno all’imboccaturadello scalo, poi scavalcare una serie di cavi idro-fonici avvistatori, quindi evitare altri gimnotisparsi sul fondo, dribblare i motoscafi dai qualivenivano lanciate in continuazione cariche

ALESSANDRIA D’EGITTO, DICEMBRE 1941Celebrati a Trieste i sessant’anni dell’impresa

di Pietro Spirito

Spartaco Schergat.

Antonio Marceglia.

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esplosive e finalmente superare le reti che chiu-devano il porto. A quel punto i tre “maiali” con abordo i sei incursori avrebbero dovuto raggiun-gere le navi alla fonda, minarle e innescarle conun congegno a orologeria, scappare, distruggerei mezzi di assalto e poi arrangiarsi come poteva-no. Tutto ciò navigando immersi nell’acqua geli-da e nel buio più assoluto.L’oscurità era proprio uno dei maggiori problemida risolvere. Così i comandi avevano stabilitoche prima dell’assalto la nostra aviazione avreb-be martellato il porto con bombe incendiarie,tanto per fare un po’ di luce. Tutto era pronto il14 dicembre del 1941, quando il sommergibile“Scirè” al comando del capitano di fregata JunioValerio Borghese attraccò a Porto Lago.Qui si imbarcarono gli incursori, con i qualiBorghese studiò le ultime foto di Alessandriascattate dai ricognitori, i bollettini meteo esoprattutto il pieno dell’operazione. Poi vennel’ordine di attacco. Tutta la giornata del 18dicembre lo “Scirè” navigò immerso fino a 60metri di profondità per evitare le mine, quindicominciò a strisciare rasentando il fondo rego-landosi solo sulla velocità, sulla rotta e sulla pro-fondità. Dopo 16 ore Borghese pensò di esserepiù o meno al punto prestabilito e mise fuori ilperiscopio. Con sua sorpresa scoprì di essere nelpunto esatto: a 1,3 miglia oer 356° dal molo diponente del porto. Borghese guardò l’orologio:erano le 18,40.Il sottomarino si posò sul fondo, in attesa delbombardamento che facesse luce sul porto.Passarono due ore e non accadde nulla. Di aerei

nemmeno l’ombra. Borghese allora decise di ini-ziare lo stesso l’operazione. L’obiettivo primariodi Martellotta e Marino era la “Formidable”, esolo se non avessero trovato questa unità i dueavrebbero dovuto attaccare la petroliera. Perbuona misura le tre coppie di incursori avevanoin dotazione anche piccole bombe incendiarie:se fossero riusciti a dare fuoco al carburanteuscito dalla petroliera avrebbero messo fuori usol’intera base per un bel pezzo.Alle 21 i tre “maiali” erano in movimento versoAlessandria. Navigavano in superficie, in forma-zione, in un mare nero e calmissimo. Poco doporaggiunsero i primi sbarramenti. Tanto per com-plicare le cose c’era anche un motoscafo che lan-ciava bombe di profondità. Le esplosioni rintro-navano nelle orecchie degli incursori. A differen-za di quanto previsto, però, il faro di Res el Tinera acceso. Non solo, poco dopo si acceseroanche le luci che delimitavano il canale di sicu-rezza. Poteva significare solo una cosa: una navestava per entrare in porto. Una fortuna insperata.Infatti poco dopo i sei incursori notarono tregrandi sagome scure che si materializzavano alleloro spalle. I sistemi difensivi vennero disattiva-ti, il porto spalancò le porte alle unità e i tremaiali si misero sulla scia delle navi. Una mano-vra rischiosa, eseguita in emersione, ma anche ilmodo più rapido di superare le barriere. I tremezzi della Decima vennero sballottati, spintidalle onde e persero il contatto fra loro. Mariuscirono a entrare nel porto senza essere visti.Una volta ricongiuti i tre “maiali” si avviaronoverso i bersagli assegnati. La muta di de la Penne

Disegno di Vittorio Pisani.

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sin dall’inizio aveva lasciato filtrare acqua, el’ufficiale era intirizzito dal freddo al punto dapensare di non potercela fare. Decise di accor-ciare al massimo i tempi e raggiunse la “Valiant”attraversando con la sola testa fuori dall’acquauna zona ampiamente illuminata. De la Penne eBianchi toccarono la rete che circondava la nave.Non riuscirono a sollevarla, così decisero di sal-tarla letteralmente, mirando un varco tra un gal-leggiante e l’altro. Il “maiale” prese la rincorsa epassò oltre. Ma de La Penne non riuscì a frenarloin tempo e il mezzo cozzò contro la fiancatadella corazzata. Subito l’ufficiale si immerse fer-mandosi a 17 metri di profondità, a 15 metri didistanza dalla chiglia della “Valiant”. Bianchinon c’era più, probabilmente era svenuto e si eraperso da qualche parte là intorno. De la Pennecontinuò da solo. Il “maiale” era rimasto impi-gliato in un cavo d’acciaio, e l’ufficiale fucostretto a strattonarlo verso il fondo a forza dibraccia. Alla fine, stremato, seguendo il rumoredi una pompa, riuscì a raggiungere la chigliadella corazzata. Tra la carena e il fondo c’erapoca distanza, da solo sarebbe stato lungo e dif-ficile trovare un appiglio dove ancorare labomba, e così de la Penne lasciò la carica esplo-siva appoggiata sulla sabbia. Se la nave non sifosse mossa l’effetto sarebbe stato lo stesso. Fuquesta manovra, probabilmente a salvargli lavita.L’ufficiale regolò la spoletta sulle 6, poi salì in

superficie. Si tolse la maschera e cominciò anuotare verso la riva. Non liberò le bombetteincendiarie per non richiamare attenzione. Lovidero quasi subito, lo chiamarono da bordo e glispararono addosso con un mitragliatore. Quindigli ordinarono di dirigere verso la boa d’ormeg-gio e qui, con sua grande sorpresa, de la Pennevide Bianchi, che in effetti aveva perso i sensi epoi si era ritrovato a galleggiare in superficie.Dalla nave gli inglesi gridavano e sfottevano.Dissero loro di salire a bordo, de la Penne provòad arrampicarsi lungo la catena ma una rafficadi mitra lo dissuase. Verso le 3,30 vennero aprenderli e li portarono a terra per interrogarli.Li separarono, li minacciarono, gli chiesero doveera stata sistemata la carica esplosiva. Non rispo-sero. Allora li riportarono a bordo per ordine delcomandante, il capitano di vascello Morgan,furono rinchiusi in una piccola cala, nel postoritenuto il più vicino alla carica esplosiva. Gliinglesi speravano che di fronte alla prospettiva difinire dilaniati i due italiani si sarebbero decisi aparlare. Bianchi e de la Penne ebbero il confortodi qualche sigaretta e un po’ di rum offerto dalleguardie. Passò il tempo, e quando mancavanodieci minuti all’esplosione de la Penne chiese diparlare con il comandante. Questi gli domandòdi nuovo dov’era la carica, ma l’ufficiale italianorispose solo che avevavo pochi minuti per abban-donare la nave. De la Penne fu riaccompagnatonella cala, mentre la nave veniva evacuata.

Disegno di Vittorio Pisani.

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Nell’oscurità di quella prigione che stava perdiventare la sua tomba disse a Bianchi che ormaiera finita, ma che la missione era compiuta.L’ufficiale ci mise qualche minuto per capire chestava parlando da solo. Bianchi infatti non c’era.In quell’istante la carica posata sul fondo esplo-se. De la Penne venne colpito da qualcosa ad unginocchio, il locale si riempì di fumo e lo scafocominciò a sbandare. De la Penne aprì un oblòma non riuscì a passare, allora si arrampicò super una scaletta, raggiunse il portello, fece forzae il portello di aprì. Forse era stata l’esplosione asbloccarlo, ma forse erano stati gli stessi inglesiper un atto di umanità. De la Penne vagò per lanave deserta. Cercava Morgan, voleva sapere chefine aveva fatto Bianchi. Il comandante era apoppa con alcuni marinai. De la Penne si avvici-nò zoppicando, gli inglesi lo lasciarono passareguardandolo come fosse un fantasma. “Dov’è il mio palombaro?” chiese a Morganquando gli fu di fronte. Questi non rispose, e sivoltò verso la “Queen Elisabeth” in agonia.Evidentemente anche Schergat e Marceglia ave-vano portato a termine la missione. De la Pennefu portato a terra, dove ritrovò Bianchi. I due ita-liani vennero rinchiusi in due celle diverse, inattesa di essere spediti in un campo di prigioniaal Cairo. Schergat e Marceglia in quel momentostavano passeggiando come se niente fosse versol’uscita del porto. La loro azione era stata perfet-ta. Raggiunta la “Queen Elisabeth”, avevanogirato intorno alla rete parasiluri fino a trovarel’apertura. Si erano immersi, avevano individuatole alette di rollio sulla carena, avevano sistematoil cavo e la carica esplosiva. Poi si erano allonta-nati in immersione. Venticinque minuti in tutto.Ad un tratto Schergat finì l’ossigeno. Riemerseroin tutta fretta in un ribollire d’acqua, facendo unbaccano del diavolo. Dalla corazzata accesero unfaro, e i due si immersero di nuovo. Gli inglesinon si erano accorti di loro. Schergat e Marcegliaallora mollarono le bombe incendiarie, attivaro-no il dispositivo di autodistruzione del “maiale”e cominciarono a nuotare verso riva.Toccarono la terra ferma alle 4,30. Si tolsero lemute e si avviarono chiacchierando verso l’usci-ta del porto. Furono fermati, scambiati per duemarittimi francesi e quindi rilasciati. Il piano eradi prendere il treno a Rosetta e di far perdere leproprie tracce. Ma l’incursione gli aveva messoappetito, e mentre alle loro spalle saltava in aria

mezza flotta britannica decisero di andare a fareuno spuntino. Entrarono in un bar, mangiarono,ma al momento di pagare sorsero i problemi,perché avevavo solo moneta britannica, da qual-che settimana non più valida in Egitto. Alla finetrovarono il modo di cambiare la moneta, e final-mente poterono salire sul treno. Vennero fermatiun paio di volte e sempre rilasciati.Finché il giorno dopo la polizia non trovò loroaddosso i tesserini della Marina militare.Vennero arrestati e portati ad Alessandria.Anche Martellotta e Marino finirono in mano allapolizia, ma prima di toccare terra. Erano comun-que riusciti a minare la petroliera “Sagona” e afarla saltare in aria danneggiando anche il caccia“Jarvis”. Martellotta era stato male per un mal-funzionamento dell’autorespiratore, inconvenien-te che non aveva impedito ai due incursori diriuscire a piazzare la mina sotto la petroliera,seminare le bombe incendiarie e affondare ilmaiale. A tutti e sei gli incursori venne conferitala Medaglia d’Oro al Valor militare una voltaritornati dalla prigionia. De la Penne la ricevettenel 1944, a Taranto, direttamente dalle mani del-l’uomo cui aveva affondato la nave, e che nel frat-tempo era diventato ammiraglio. La decorazionedoveva essere consegnata da Umberto di Savoia,luogotenente del Regno, ma questi invitò Morgana farlo: “Morgan, questo spetta a Lei”, disseall’ammiraglio britannico. L’operazione G.A3 eraormai consegnata alla storia.

Tutte le illustrazioni sono tratte dal libro di Ranieri Ponis“Gli arditi del Mare”, Ed. Università di Trieste.

Esercitazione degli uomini Gamma.

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VICTOR ALDO DE SANCTISdi Alberto Romeo

Insieme a Francesco Alliata, Bruno Vailati eFolco Quilici, Victor Aldo De Sanctis è uno deipadri fondatori della cinematografia subacqueaitaliana, infatti non solo si deve a lui il primo fil-mato subacqueo italiano nel 1935, ma anche unaprolifica produzione durata circa 50 anni.Non vorrei fare della retorica, ma uomini che insé condensano esperienze e conoscenze cosìdiverse fra loro sono rari, il suo backgroundsportivo e culturale era di altissimo livello, la suaesperienza subacquea non si limitava al solo usodi cineprese e fotocamere, per tali meriti fu insi-gnito nel 1960, lo stesso anno di Folco Quilici,Gianni Roghi, Walt Disney ed Hans Hass delTridente d’Oro di Ustica e, postumo, del PremioHDSI nel 2000. A dimostrazione dell’alta qualità della sua opera

e della longevità artistica, Victor Aldo de Sanctisha vinto numerosi e prestigiosi premi cinemato-grafici fra cui ricordo :1958 Festival di Cannes “ Un’isola ha sete”1959 Festival di Cannes “ Arditi del mare”1962 International U/W Film Festival S.MonicaUSA “Avventura a Lipari”.1967 Festival di Parigi “Arditi del mare “1969 Festival di Genova “Profondità –80”1989 Festival di Tolone “Sfida all’abisso” Oltre alla sua attività principale di cineasta efotografo subacqueo, nel 1955 ha fatto ricerchee sperimentazioni su apparecchi di respirazionesubacquea a circuito semiaperto a miscele; nel1958 ha progettato insieme all’Ing. Alinari, (co-fondatore con lui della prestigiosa ditta diattrezzature subacquee speciali S.O.S. StrumentiOttici Subacquei) il famoso Decompressimetroanalogico (che ebbe notevole successo in tutto ilmondo negli anni ‘60 e ‘70) ed il Profondimetroa bagno d’olio oltre ad una bellissima custodiacon oblò correttore per la Leica 35 mm ed anchevari accessori per la Calypso-Phot come le lentiaddizionali Proxilens e Flash aggiuntivo permacrofotografia Proxiflash. Ha inoltre progettato per la ditta Alcedo il poten-te fucile subacqueo idropneumatico Hydra moltofamoso negli anni ’60.

Victor all’opera, utilizzando l’ARO, con la sua custodia per laLeica 35 mm.

La famosa foto che ritrae il campione sub Cecè Paladino conuna grossa cernia catturata con il fucile Hydra”

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Attraverso le pagine di “Mondo Sommerso” siacon articoli e reportages che con la rubrica fissa“Il Fotocinesub” (neologismo da lui creato), con-tribuì in modo notevole negli anni ’60 alla diffu-sione in Italia di questa attività.

Molti giovani subacquei di allora proprio grazieai suoi consigli (a quei tempi non esistevano libriin italiano sulle tecniche di ripresa e quella eral’unica rivista subacquea) cominciarono a dedi-carsi alla fotocinematografia subacquea e suc-cessivamente diventarono bravi ed appassionati.Victor continuò l’attività didattica negli anni ’70con i primi organici corsi teorico-pratici italianidi fotografia subacquea presso il CentroImmersioni di Sorrento (diretto da GuidoPicchetti) che io ho frequentato fin dal ‘72 edove ho avuto l’onore di averlo come docente siain aula che sott’acqua; in quella occasione hoavuto anche l’opportunità di fare da figurantesubacqueo per un suo documentario sulle grottedi Sorrento ed apprezzarne le incredibili doti diregista sott’acqua.

Nato A Pistoia il 23 febbraio 1909 (morto nel1996), si era diplomato alla Accademia di Belle

Arti a Firenze aderendo al movimento futurista,successivamente si era laureato in ingegneriameccanica al Politecnico di Torino nel 1934.Sportivo ed atleta di prim’ordine, praticò ilcanottaggio, il calcio, il ciclismo ma principal-mente il nuoto di cui fu primatista nei 100 mdorso; successivamente passò alla pallanuoto efu capitano e direttore tecnico della “ TorinoNuoto”. Nel 1937 fu pioniere del nuoto pinnatoe nel 1949 della pesca subacquea di cui diventòatleta di 1^ categoria nel 1958, avendo la partico-larità di partecipare alle gare e fare anche il repor-tage delle stesse con foto subacquee. Durante la

Questo è il volto di V. A. de Sanctis conosciuto da tutti attraver-so la sua rubrica il “Fotocinesub” su “Mondo Sommerso”

1973 V. A. De Sanctis durante il corso fotosub a Sorrento in unagrotta dall’ingresso sommerso, ha in mano la sua fida custodiaKinemar; dietro di lui un giovane Guido Picchetti

Ho “rubato” questa foto a circa 40 metri di profondità e senzaflash per non disturbare le riprese del documentario girato aSorrento da de Sanctis nel 1972-73, si vede, fra le sue mani, lacustodia Kinemar con un voluminosissimo pacco batterie per ifari; non è un granchè ma per me ha un valore storico ed affetti-vo molto importante.

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guerra fu Ufficiale di Marina ed inviato a fareriprese cinematografiche per l’Istituto Luce.I mitici Dimitri Rebikoff e Louis Broussardfurono i suoi maestri –amici di fotocinesub.Le sue prime riprese subacquee risalgono al1935, nella piscina dello Stadio Comunale diTorino, dove ebbe l’idea di riprendere i suoiamici della squadra di pallanuoto mentre si alle-navano; il cortometraggio che realizzò ebbe iltitolo di “ Allenamento Collegiale “ e fu realiz-zato con una custodia autocostruita andata pur-troppo perduta a causa della guerra; questo èprobabilmente il primo filmato subacqueo italia-no e fra i primi al mondo.Nel 1939 cominciò ad occuparsi di televisione,ebbe incarico di realizzare le prime riprese speri-mentali presso la E.I.A.R. di Roma e di Milano,successivamente diresse le prime 600 ore di tra-smissione fino al 1941; nel 1944 entra nelComitato Toscano di Liberazione Nazionale efonda il Reparto Radio. Dal 1946 diresse la sededi Torino della “Settimana Incom” carica chetenne fino al 1956. Nello stesso anno (1946),fonda, insieme a Franco Cristaldi, la casa cinema-tografica “Vi.de.S. “ (che prende nome dalle sueiniziali). Nel 1948 costruì una custodia subac-quea in ottone cadmiato, per la cinepresa Zeiss-Ikon Kinamo 16 mm, che attualmente è espostapresso il Museo Nazionale del Cinema di Torino.Nel 1952 progettò il sistema d’illuminazione

subacquea del batiscafo “Trieste” del Prof .Auguste Piccard e per primo portò a bordo unacinepresa Cameflex ed un registratore Nagra adoltre 1.000 metri nelle acque di Ischia, fu il 6°uomo al mondo a scendere a tale profondità.

Lo stesso anno (1952) progetta e costruisce unacustodia in acciaio per la cinepresa tedescaAskania-Werke 35 mm detta “Scorfano” che uti-lizzerà per le riprese del film “I sette dell’OrsaMaggiore” un famoso film sulle imprese belli-che degli “Uomini Gamma”, prodotto da DeLaurentis con Eleonora Rossi Drago e LuigiFerraro come attore subacqueo.

1949 Ischia, Victor con la sua custodia in acciaio cadmiato (cheora si trova al Museo del Cinema di Torino); in occasione delsecondo campeggio-scuola sub organizzato dall’Unione SportiviSubacquei di Genova in collaborazione con il TCI.

1952, de Sanctis con la enorme custodia Aquaflex per cinepre-sa 35 mm. Cameflex, sui cui alettoni campeggia il suo nome edil suo logo, riprende le prime prove d’immersione del batiscafoTrieste.

1953, de Sanctis intervista il Prof Auguste Piccard (sostenutodal figlio) dopo la famosa discesa con il batiscafo Trieste ad oltre1.000 metri di profondità nelle acque di Capri

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Utilizza, ma senza amarla molto, anche la enor-me custodia francese Aquaflex per la cinepresaCameflex 35 mm facendo riprese fino a 60metri. Mette quindi a punto un sistema d’illuminazioneper riprese subacquee con lampade portatili ali-mentate dalla superficie e sempre nel 1952fonda, insieme al fotografo subacqueo RobertoMerlo, il Circolo Subacquei Torino di cui saràPresidente per alcuni decenni.Dal 1953 fu l’unico a girare le attualità subac-quee per la RAI fino al 1960. Nel 1954 progetta e costruisce una custodia, chechiama “Kinemar” per la cinepresa BeaulieuElettrica 16 mm con lente grandangolare Elgeet-Bocester e la fornisce di oblò correttore otticoIvanoff. Userà quasi esclusivamente questa

attrezzatura, con varie migliorie, fino alla fine.Tale custodia è stata donata dal figlio Fabrizio alMuseo delle Attività subacquee di RavennaHDSI insieme a tutti i filmati da lui realizzati.

Nel 1957 realizza una co-produzione con laRAI:“Avventure sopra e sotto i mari” che ebbe unenorme successo.Lo stesso anno parteciperà alla trasmissione indiretta dal fondo del mare con il ComandanteCousteau.Nel 1961 fa immersioni sotto i ghiacci nel LagoMichigan e nel 1967 nel bacino Idroelettrico delGran Paradiso a 1.600 m, documentando con lasua cinepresa queste imprese.E’ l’operatore subacqueo di grandi films da salacinematografica, oltre al già menzionato “I settedell’Orsa Maggiore” ricordo : “Mizar”, “SiluriUmani” (con Raf Vallone), “I raggi mortali delDott. Mabuse”, “Negli abissi marini conPiccard”.Produce e gira alle Bahamas con Jaques Mayol,“Un miliardario sotto il mare”.Per la RAI realizza: “Avventure sopra e sotto imari”, “Uomini sotto il mare” e “Orizzonti sco-nosciuti”. Partecipa con le sue riprese alla serie“

1952, la custodia Scorfano, realizzata da de Sanctis per la cine-presa Askania-Werke 35 mm., che utilizzerà per le riprese delfamoso film “ I sette dell’Orsa Maggiore”

1953 Foto di scena del film “ I sette dell’Orsa Maggiore” dueuomini gamma lavorano intorno ad una mina

Anni ’70 Victor mostra orgoglioso la sua custodia Kinemar insie-me a lui il Comandante Raimondo Bucher”( foto Luciana Civico)

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I sette Mari“ e “L’enciclopedia delMare“ di Bruno Vailati.Oltre a queste opere cinematograficherealizza moltissimi reportages fotogra-fici in tutti i mari del mondo che pub-blica su varie riviste: “Epoca”,“L’Espresso”, “Panorama”, “Il Tem-po”, “Oggi’, “La Domenica del Cor-riere”, “L’Europeo” oltre che su “Mon-do Sommerso” ed “Il Subacqueo” e suiquotidiani: “Tuttosport”, “La Nazio-ne”, “Il Giornale”.Inoltre partecipa a varie campagne diricerca archeologica: a Freeport alleBahamas nel 1965 sul galeone olande-se Van Lyden affondato nel 1628,all’Elba dal 1957 al 1959 su una naveromana affondata a Punta S. Andrea.

1) Fuorilegge per fame2) Le sponde vive del deserto3) Sfida all’abisso4) C-3015) Un miliardo sotto il mare6) Oltre la barriera7) Acqua e sale8) Olimpiade in blu9) Giardini sommersi10) Sotto il mare di Angola11) Transafrica 110012) Quelli di Lampedusa13) I sub dagli occhiali di legno14) Blue dream15) Nude per una perla16) Continente senza frontiere

17) Jaques Mayol –10018) Pericolo per l’oceano19) Relitti da salvare20) Quota –8021) Pesca proibita22) Safari atlantico23) Ai confini col passato24) Anfore e coralli25) Campioni in fondo al mare26) Sotto il mare di Linosa27) Avventura a Lipari28) Sotto il mare di Pantelleria29) Vigneti sommersi30) Una repubblica nell’oceano31) Arditi del mare32) Sciabiche sul fondo

33) Battuta in Mediterraneo34) Cavalieri sottomarini35) Una cernia per Josephine36) Monili del mare37) Uno scafandro per Clio38) 20.000 Lumen sotto i mari39) Un’isola ha sete40) Mare di Cuba41) Andante appassionato42) A sud dello Zaire43) La conquista del Sesto Continente44) Operazione van Lynden45) Gli anni ruggenti dei sub46) Obiettivi sotto il mare47) Allarme sul fondo48) Downunder Australia

1) Allenamento collegiale Pallanuoto: Italia

3) 1949: Scuola Sub Ferraro 4) 1953: Si gira con Piccard5) Batiscafo Trieste6) Auguste Piccard7) 1956 : Falco & Novelli 8) 1956 Europei a Nastia 9) 1956-57 : Quelli di Lampedusa 10) 1957: En direct du fond de la mer11) 1960 –40 Majorca

12) Italian frogmen13) 1969 : Giannutri 14 ) 1° Corso Sub Marcante15) Scuola sub vigili del fuoco16) Scuola internazionale

sommozzatori17) 1976 : Maldive 18) 1977 : Mar rosso 19) Gente aquatica20) Pesca Sub a Viverone21) Scuola sub Ischia

22) Le vie dell’oro23) Una lezione subacquea 24) Le grotte di sorrento25) Relitti26) L’inverno dei subacquei27) La tragedia di Superga28) La diga di Ceresole29) Pesca notturna30) Obiettivi sul mare

1980 Questa è stata una delle ultime volte che ho incontrato il grande Victor,a Città del Mare per un convegno sulla storia della fotografia subacqueaorganizzato da Danilo Cedrone e Federico de Strobel

LE OPERE CINEMATOGRAFICHE

I CORTOMETRAGGI

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Jacques, che vuoi che ti dica.

Che hai scelto la strada più difficile per liberartidell’indifferenza della gente e dalla pesantezzadella vecchiaia che ti stava trascinando in unangolo come la tua zavorra ti trascinava verso gliabissi marini.Tu che eri così socievole, sociale, disponibile,aperto, esperto del mondo e delle genti. Tu chesostenevi che non serviva nulla studiare ma chevaleva di più andare in giro per il mondo perconoscere. Tu, ti sei lasciato fregare, trascinareverso il fondo quando eri sempre il primo a risa-lire in superficie per spingere te stesso e gli altriad andare sempre avanti, nonostante le avversitàdel momento. Jacques, da te questo proprio non me lo sarei maiaspettato, perché credevo di conoscerti abbastan-za bene, abbastanza intimamente. Non siamostati grandi amici, collaboratori si, per alcunianni. Furono anni molto intensi in cui vissi al tuofianco per periodi molto lunghi, osservandoti insilenzio, mentre a fasi alterne subivi la bolgiadegli ammiratori o il silenzio di Capoliveri.

Non siamo stati amici, lo ripeto, perché in que-sto momento, di sicuro, ne verranno fuori millee non voglio essere della fila. Però avevo rispettoper quello che facevi, per come avevi scelto divivere e per come lo facevi. Forse non lo comprendevo. Lo ammetto.Probabilmente non lo capivo; il mio amore per ilmare è diverso, meno complesso e sofferto deltuo, e quindi in alcuni momenti questo tuo atteg-giamento di dedizione e di passione totale, edevo dire ad onor del vero che tu non hai maifinto anche se furono in molti a pensarlo, m’in-fastidiva, m’irritava e provocava a seconda leoccasioni rifiuti, tensioni, semplici musi lunghi.Ma a prescindere da quest’aspetto, tu sapevi cheti rispettavo per tutto quello che facevi altrimentinon mi avresti mai fatto salire sull’Elbano I, lamitica imbarcazione del Corsaro, al secoloAlfredo Guglielmi, a spartire il dietro le quintedelle tue imprese sportive con una macchinafotografica in mano, giorni e settimane di prove,d’attese lunghissime, di silenzi assoluti, prima e

dopo, di freddo, di lunghe immersioni appeso aduna cima tesa, operaio assieme agli altri che almomento dell’accensione dei riflettori venivascalciato via anche dal posto a tavola allaPensione Dino, dove credo che muri e sedie pos-sano raccontare di te e di noi, per lasciar posto aquelli che venivano per lucidarsi la medaglia eche tu non amavi.In questo Jacques eri perfetto, perché sentivil’odore d’inganno e trucco, ed allora invece dicombattere te la defilavi con la scusa che il“campione” finite le convivialità si ritira perriposare. Alle volte era il vero riposo del guerrie-ro e noi, che lo sapevamo, ti tenevamo bandoloper lasciarti sfuggire a quella noiosa nenia didomande sempre uguali…… Mayol, perché seinato in Cina….. Jacques, è vero che sei statocampione di pesca subacquea … Jacques, Za ZaGabor era davvero una strepitosa donna……

Jacques t’arrabbiavi a tutto questo, addirittura tialteravi, non sopportavi tanta scemenza, ma noncapivi che la tua gloria popolare era legata anchealla conoscenza di queste tue piccole cose che tuvolevi celare perché reputavi appartenere adun’altra vita.Ma dai, era folclore e tu lo hai sempre saputosolo chissà perché tutto ciò non ti andava giù.Te la sei presa anche con me un giorno perchémi permisi di raccontare un fatto curioso chenessuno forse conosceva ed io lo dissi come fac-cio di solito come un fatto di vita e non come unsegreto.

Risiedevo a Freeport, Bahama, e lavoravo comecroupier al Lucaya Casino Hotel. Non essendostato in grado di passare, a San Remo uno di queicorsi paramilitari della Fips sotto lo sguardo dicerto poco indulgente di Duilio Marcante, cercaidi prendere il brevetto, prima studiando da solo epoi iscrivendomi ad un regolare corso, questavolta di modello americano, quelli che ora sonodi comune uso anche da noi. Un gruppo diimprenditori amanti della subacquea aveva inve-stito un milione di dollari aprendo proprio difronte al Lucaya una centro subacqueo comeoggi siamo usi a vederne, grandi e piccoli. Oltre

RICORDO DI JACQUES MAYOLLETTERA A MAYOL

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a sale, biblioteche, attracchi per le imbarcazioni,laboratori aveva la peculiarità di una piscinasopraelevata con grandi finestre di cristallo suilati. La profondità raggiungeva i dieci metri ecuriosi e corsisti potevano osservare le lezionipratiche che si svolgevano all’interno.Era il 1964 o giù di lì.

Frequentavo l’Unexco perché studiavo fotogra-fia, seguivo un corso, forse il primo mai svolto amemoria di sub, ed usavo l’attrezzatissimacamera oscura.Tu eri da quelle parti, non sapevo chi fossi, efacevi i tuoi allenamenti sul fondo della piscinacon grande curiosità dei presenti che osservavanoattraverso le grandi finestre quest’uomo, immo-bile sul fondo, in grado di trattenere il fiato peroltre quattro minuti (4 minuti e 16 secondi il mas-simo raggiunto e gli allenamenti andarono avantidal gennaio del 1965 al giugno del 1966), comeprecisi tu in Apnea – 100, edizione apparsa inoccasione del tuo record –92, ultima delle tueimmersioni profonde alla quale ho partecipato.Qualcuno per schermirti gettava monetine nellapiscina pensando che tu facessi tutto questocome un mimo, uno di quelli che stanno immo-bili sulle piazze durante le fiere.

Invece di prenderla per una cosa buffa ti arrab-biavi come matto e non volevi che si raccontas-se. Ti alterasti anche alcuni anni or sono, nonricordo neppure quando, nel momento cheVictor de Sanctis, uno dei nostri più apprezzaticineasti, era riuscito a “liberare” il suo film,girato nel lontano 1965, sempre a Freeport, sul-l’assurda storia del ritrovamento di undicimilamonete spagnole del valore di oltre quattromilioni di dollari. Io ero là, Jacques, e ho visto eseguito tutto.

La sera del Capodanno 1966, le monete spagno-le servirono a comprare un tavolo al ristorante aiquattro “fortunati” che possedevano un tesoroma non una singola banconota americana. Non èstata colpa mia se ho vissuto una parte di quellavicenda.Victor era capitato da quelle parti, come unciclone, aveva utilizzato la tua figura per unimmaginario personaggio che tornava ricco suquell’isola e raccontava, ad una bellissima diturno, cosa era capitato. Tutto andò male in quel-la vicenda; il film venne sequestrato dai credito-

ri assieme al tesoro ed a tutto il resto, ma tu ognivolta che cercavo di saperne di più ti alteravi,quasi a cacciare via i ricordi di quel fatto.Di quella storia conservo fotografie, qualcheoggetto, ritrovato nel cratere creato dalla dinami-te, un libro, scritto da uno degli sfortunati subac-quei e la videocassetta del film di Victor, peraltro mai apparsa sui teleschermi.E fu Victor stesso la causa del tuo inizio nellaspecialità delle immersioni profonde che ti resecelebre. Ti notò proprio mentre girava le suescene e ti indicò una strada per iniziare.Avrei voluto scrivere anch’io una storia di queltesoro, coinvolgerti con i tuoi ricordi, ma il tuoatteggiamento me lo ha sempre impedito e que-sto non l’ho mai capito. Ho provato anche a cer-carti, più volte, per spiegartelo, ma sfortunavolle che fossi lontano da Capoliveri.

Jacques queste storie fanno parte della vita edelle esperienze di ciascuno; perché volerle can-cellare? A parte questi dettagli insignificanti, aver fattoparte della tua “squadra” per qualche anno e perqualche “record” è stata per me un’esperienzaunica che ripeterei anche se alle volte, non lonego era ed eri pesante, soffocante, noioso,incomprensibile, addirittura stizzoso.Ti osservavo per dovere professionale, le centi-naia di fotografie che ti ho scattato lo dimostra-no, ma ti osservavo perché ero invidioso, seposso dirlo, di quell’aria da animale marino cheera una tua seconda natura, diversa, diversissima,unica tra tutte quelle dei grandi subacquei che hoconosciuto in decine e decine di occasioni.Forse in un’altra vita sei stato una foca od unabalena o meglio un delfino, mammifero per ilquale avevi un sentimento che non può essereespresso con la parola amore.Non voglio dimenticare in questa occasione nep-pure la tua fidatissima squadra elbana, capeggia-ta da un impagabile toscano, quell’AlfredoGuglielmi, duro e taciturno, che apprezzava ilmio silenzio e la mia capacità di adattamentodurante quei lunghi, noiosi, stancanti allenamen-ti a sessanta, settanta, ottanta metri di profondi-tà. Ti ho seguito fino a –90 per scattare la foto dirito poi ho ceduto, mi sono ritirato, per paura,perché quell’immersione fu davvero il mio limi-te e forse anche quello di altri, che non lo volleroammettere, benché tutti avessimo sulle spalledecine e decine di immersioni a quelle quote.

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Tu non rischiavi più, avevi capito da tempo cheeri un animale marino, che potevi andare dovevolevi, noi no, almeno io no, ero solo un poverofotografo con due bombole sulla schiena piened’aria compressa, miscela che a quelle pressioni,infilata a forza nel circuito respiratorio e neicapillari, distacca il cervello dai centri nervosi esolo la memoria dei movimenti imparati a forzariesce a farti fare quelle poche mosse necessarieper riprendere la scena, poi quota per riattivarele funzioni vitali. Non m’importa ricordare comefinì. Finì e basta. I tempi erano maturi per cam-biare e la cosa che ti dette più fastidio fu che tinegai il possesso di tutte le foto che avevo scatta-to. Erano centinaia, ancora oggi non so quantesono, non le ho contate, non m’interessa.Usavamo di volta in volta quelle poche che leriviste specializzate ed i rotocalchi richiedevano.Tu le volevi tutte, per i tuoi libri, per i tuoi ricor-di. Ti dissi di no, erano mie a tutti gli effetti e tuinsistetti solo perché temevi che certe fotografie,quelle che potevano danneggiare la tua immagi-ne di campione del mare, uscissero dal mio“archivio” per prendere la via della stampa.Sapevi che mi reputo un professionista e così,Jacques, è stato. Le tue foto sono ancora nellescatole e penso che un giorno il tempo cancelle-rà definitivamente la patina colorata per lasciaresolo piccoli riquadri di plastica trasparente. Nontemere non userò questo momento per disfarme-ne. Questo era un aspetto del tuo carattere chenon condividevo, quel tuo modo di prevaricareche spesso avevi verso molte persone. Jacquesquelle fotografie te le avrei potute dare, a me nonservivano più. Frotte di fotografi sgomitavano

per salire sulla tua barca. Potevi avere decine difoto, centinaia, ma tu volevi le mie, perché io tiho fotografato anche fuori dal “set” così com’ericon pregi e difetti. Jacques, mi spiace che te ne sia andato, in quelmodo che non ti appartiene, perché avresti potu-to affascinare con quel tuo modo da vecchioavventuriero giramondo schiere di giovani leve acui nessuno riesce a raccontare, o insegnare, chebanalità. Si, certo, la responsabilità è anche inparte della nostra società subacquea, che cometutte le società mette a tacere i vecchi, coloro cheavrebbero molto da dire e insegnare, che lidimentica, che vuole dimenticarli perché noiosicon le loro antiche storie. Un po’ è anche colpatua perché tu ci hai snobbato, noi poveri subdella domenica, subacquei che spesso non hannovoglia di capire di più del mare e di chi lo abita.Non dovevi lasciarti travolgere e stravolgere datutto ciò; avresti dovuto pensare che molte, mol-tissime persone ti ammirano e sanno chi sei. Seinoto in tutto il mondo, il tuo nome, ad ogni lati-tudine, evoca il fascino del mare, quando raccon-ti, a grandi e piccoli, tutti rimangono a boccaaperta perché, pur infinitamente al di sopra dinoi, sai adeguarti alla nostra ignoranza.

Ciao Jacques. Mi piace pensare che tu possaessere con Clown, quel delfino femmina che, adistanza di anni, ogni volta che tornavi alSeaquarium di Miami ti riconosceva sempre adispetto delle decine di istruttori che l’avevanoaccudita.

Enrico Cappelletti

RICORDO DI UN AMICO

L’ho conosciuto che era già un campione, ma dilui mi colpì più il suo modo di essere, il suoentusiasmo, la maniera di sognare, il suo latofanciullesco.Mi chiese subito di che segno fossi - lui era del1° aprile io del 10 – “Ho sentito che eravamodello stesso segno” mi disse “un feeling imme-diato, arieti in terra, ma in mare siamo due delfi-ni”. Cominciò così a parlarmi di delfini, era irre-sistibile nel raccontarmi di loro ed io affascinatoa sentire quanto sapeva di loro e concordavamoche era un animale perfetto.

Nacque così un’amicizia al di fuori della suanotorietà. Non l’ho mai seguito nei suoi record,ma ci cercavamo spesso, parlavamo di mare, didonne, di delfini.Era un passionale, metteva entusiasmo in tuttoquello che faceva. Non aveva certo il fisico delSuperman, quei suoi baffetti, il sorriso scanzona-to e sornione, lo facevano assomigliare più ad unimportante dirigente bancario o ad un artistasognatore.Credeva nella gente e nell’amicizia e molto spes-so è stato tradito da persone che non hanno

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saputo capirlo. E’ indubbio, è stato l’inventoredell’apnea moderna, basata sulla concentrazioneche gli veniva dalla sua cultura orientale. Avevacapito, con il prof.Data, che per raggiungerecerti traguardi, non serviva la forza fisica, ma latecnica, la concentrazione, la spiritualità perquello che si faceva e fu così che fu il primo araggiungere i – 100 m.Ho assistito al suo primo incontro con AngelaBandini. Eravamo all’acquario di Rimini per stu-diare certi comportamenti dei delfini. Fu folgo-rato dall’aspetto fisico di quella giovanissimaragazza, un amore immediato. Si confidò conme e mi disse una frase che mi colpì: “Oltre adessere molto bella, vedo in lei un delfino, la miaanima gemella”. Non si sbagliava, nacque ungrande amore, un amore che la portò a diventareuna grande campionessa, senza dubbio la più

grande apneista di tutti i tempi, i suoi recordsono di una naturalezza e semplicità entusia-smanti. Tutto per lei era facile, un vero delfino eJacques questo lo aveva capito.Quello che è successo dopo non lo voglio sape-re. Qualcosa ha minato la sua grande sensibilità.Ha deciso per un passo molto coraggioso, hadeciso di far calare il sipario prima che lo calas-sero gli altri. E’ stato un grande, gli amici glidevono tanto, i moderni campioni gli devonotutto.Ho saputo che hai scelto un modo coerente conle tue idee per essere sepolto. Stranamente è lostesso che ho scelto io anche se il posto è diver-so. Ancora una volta, ci troviamo d’accordo.Ciao Jacques, giaci tranquillo, ci vediamo sot-t’acqua.

Flondar Brunelli

Passato il momento emotivo, quando tutti si rac-colgono nella circostanza del commiato, e leprofferte di fede eterna sembrano (e forse sono)sinceramente autentiche, si viene inghiottiti dinuovo dal vortice della vita. Il pensiero si allontana. Si dimentica. Il compagno di emozioni svanisce, si dissolve esi confonde fra tanti fantasmi, portando con sé lasua vita, la nostra gioventù e le passioni di tantiincanti. Jacques ne ha regalati moltissimi a tutti. E’ stato dispensatore di attimi indimenticabiliquando ci sentivamo partecipi e protagonisti conlui nelle discese verso la scoperta, verso il miste-ro, percependo l’amaro del sale, il freddo delleacque e l’abbraccio soffocante della profondità. Come ha potuto tradirci e andarsene lasciandocisoli? Come ha osato privarci di altri sogni? Non poteva e non doveva svanire in quel modo. Abbiamo tutti provato un senso di tradimento, diincredulità. Ma è sbagliato ascoltare solo gliegoismi delle nostre viscere. Jacques apparteneva a se stesso. Ha cercato dentro di sé tutta una vita in ognimodo e con tutti i mezzi. E’ andato a offrirecorpo e mente alle dure discipline Zen nei mona-steri Giapponesi. E’ andato a scavare nelle pro-

fondità del mare per regalarci “momenti eroici”affinché anche noi capissimo e cercassimo. Angela Bandini, sua anima gemella per quindicianni ed un record di –107 metri, il giorno dopola sua scomparsa mi diceva: “Pochi hanno capito Jacques, la grandezza deisuoi sentimenti e dei suoi pensieri. Anche in un momento tragico come quello dellasua scomparsa si è cercato di banalizzare il gestovestendolo di luoghi comuni. Quello che Jacques ha fatto non ha connotazionidi umana disperazione o di misera solitudine. Ha voluto concludere con un’ultima Avventuraquesto passaggio terreno. E’ andato lucidamenteincontro, di sua volontà, a quel mistero immensoche noi, per tutta la vita, allontaniamo e cerchia-mo di ignorare.” E’ stato semplicemente così. Si è immerso nell’abisso supremo, in quello spa-zio dall’apnea infinita, in cui era certo di trovarequello che aveva sempre cercato senza bisognodi tornare indietro. Ed è così che tutti noi dovremmo ricordarlo. “..tuffarsi nel fondo del Baratro nel fondo dell’Ignoto…. Per trovare del Nuovo”. (Charles Baudelaire)

Danilo Cedrone

UN PENSIERO PER NON DIMENTICARE

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Una scuola, a fianco della pineta, a due passi dalmare. Il ‘Museo nazionale delle attività subacquee’della HDS, Italia è nato nel 1998, nelle aule, rimastevuote per il calo delle nascite, al pianoterra di quel-l’edificio di viale IV novembre, a Marina di Ravenna.Ora, a Ravenna come in altre città d’Italia, le ‘cico-gne’ hanno ricominciato a volare. E’ facile pensarecome, fra qualche anno, la scuola media di Marinadi Ravenna abbia nuovamente bisogno di queglispazi, ora unico punto di riferimento, in Italia manon solo, per lo studio della storia dell’immersionein tutti i suoi aspetti.Si è parlato anche di questo con il sindaco diRavenna, Vidmer Mercatali, tornato dopo oltre 3 annia visitare il Museo creato e tenuto in vita dai socidella HDS, Italia. L’occasione si è presentata con lavisita guidata alla mostra ‘La subacquea di carta’, dicui si è già parlato in queste pagine (aperta fino amaggio 2002) e dedicata ad un’analisi di come ifumetti si siano occupati appunto dell’avventura del-l’uomo nel mondo del silenzio. Il presidente di HDSItalia, Faustolo Rambelli, ha riconosciuto come siastato proprio il sindaco Vidmer Mercatali a contribui-

re in modo concreto, e con tempi stretti, all’aperturadel Museo. Ora potrebbe essere necessario un passoin più: trovare nuovi, se possibili, più ampi spazi, permettere a disposizione di appassionati, studiosi eturisti la quantità di materiali e documenti raccolti inquesti anni fra acquisti e donazioni. E il primo citta-dino di Ravenna, che ha apprezzato la nuova mostra,auspicando che altre ne vengano allestite per crearenuovi motivi di attrattiva culturale e turistica perMarina di Ravenna, ha fatto capire come sarà suacura, insieme alla circoscrizione del mare (è interve-nuto il presidente, Pericle Stoppa) e alla Pro loco(presente il responsabile, Marino Moroni) trovareuna sistemazione all’altezza della qualità del Museo,sempre nella località rivierasca. Non vi sono tempistrettissimi, ma l’evoluzione del nuovo modello disviluppo della riviera ravennate può essere d’aiutonella realizzazione del ‘sogno’ di HDS Italia: creareun museo che non sia solo un edificio contenitore(come annotava Renata Cedrone nell’appendice delvolume ‘Immersione. I secoli della scoperta’, editoda HDSI), ma un luogo di esperienze e conoscenza.(N.G.)

ATTIVITÀ HDSSTAGES PER PALOMBARO SPORTIVO

Nel corso dei week-end 17-18 e 24-25 novembre ulti-mo scorso, si sono svolti a Mezzano, una cittadina anord di Ravenna, un paio di stages per PalombaroSportivo (PS), tenuti da HDSI.Il bel tempo ha premiato gli “ardimentosi” che hannovoluto frequentare gli stages. Entrambi i due week-end infatti, nonostante la stagione avanzata, sono staticaratterizzati da un bel cielo sereno, che ha mitigatola temperatura pressoché invernale. Basti ricordareche la temperatura dell’acqua era di appena 8°C.Suggestiva ed accattivante cornice è stata la sededella MARINE CONSULTING, associata HDSI, perla presenza di apparecchiature operative, per immer-sione in basso ed alto fondale, in attesa di essereinviate un po’ in tutto il mondo. La vasca per l’adde-stramento dei sommozzatori professionali è statamessa generosamente a disposizione, come ormaitradizione, dalla sua Direzione.Al 1° appuntamento si sono presentati, giungendo findalla Sicilia: Emanuele Ciancio di Vittoria (RG),Alberto Gasparin di Palermo, Sergio Randazzo diCapaci (PA), e Andrea Sinagra di Favignana (TP).

Gasparin e Sinagra hanno frequentato il CorsoAdvanced, di recente ridisegnato e reso maggiormen-te tecnico, per renderlo sempre più rispondente alleaspettative degli allievi esperti. Al 2° appuntamento hanno partecipato i milanesi:Gabriella Galimberti, Giovanni Gioli, Luca Pollini eRemo Redaelli, assieme a Claudio De Pol di PortoCorsini (RA).Gli allievi dei corsi Basic, dopo aver preso confiden-za con le varie parti componenti lo scafandro, hannoeffettuato tre immersioni molto intense, prendendoprima padronanza nella gestione della attrezzatura equindi svolgendo alcuni esercizi e lavori.Menzione particolare merita la presenza femminiledel corso, soprannominata dagli amici BiBo che,zitta-zitta, si è dimostrata la più portata, brava e dili-gente del suo gruppo…Gli stages si sono svolti sotto la guida degli istruttoriGianluca Mazzotti, Gianluca Minguzzi, Marco Sienie Marino Zannoni, con la supervisione del responsa-bile del settore Gian Paolo Vistoli.Arrivederci a primavera!!! (G.M.)

“LA SUBACQUEA DI CARTA” AL MUSEO NAZIONALEDELLE ATTIVITÀ SUBACQUEE

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Un riconoscimento prestigioso, per la nostra Society. Unaward conferito dal Premio Internazionale Franco Papòdi Archeologia Subacquea all’HDS-Italia per i meritiacquisiti in sette anni di attività dedicata alla conservazio-ne e alla divulgazione della memoria storica dell’immer-sione nel nostro Paese, culminata nella realizzazione delMuseo Nazionale delle Attività Subacquee di Marina diRavenna. Lo ha ritirato dalle mani del Sindaco diAcicastello Professor Paolo Castorina il nostro presidenteFaustolo Rambelli, alla presenza del creatore della mani-festazione, Marcello Guarnaccia.Sabato 6 ottobre 2001, dopo tredici edizioni celebrate aGiardini Naxos, per la quattordicesima il premio è tornatonella sua sede più naturale, ad Acitrezza, sotto l’egida delDipartimento di studi archeologici, filologici e storici edel Centro Universitario Tutela e Gestioni di AmbientiNaturali e agro-ecosistemi dell’Università di Catania, del-l’assessorato alla Cultura del Comune di Acicastello, dellaFIAS, della rivista “Mondo Sommerso”; ed è stato ospita-to presso la bella sede dell’Istituto Comprensivo “RobertoRimini” della cittadina etnea presieduto dalla professores-sa Antonella Mandalà. In una grande aula affacciata sullospettacoloso panorama dominato dall’isola Lachea e daifaraglioni dei ciclopi, Marcello Guarnaccia ha curato per-sonalmente l’allestimento di una mostra di attrezzature edi pubblicazioni “storiche” (c’erano anche alcuni articolidi Franco Papò apparsi su “Mondo Sommerso” nella suarubrica “Mare antico”): insomma un piccolo ed estempo-raneo “Museo della Subacquea”. Del prestigioso Premio èstata insignita anche l’AIA Sub, l’Associazione ItalianaArcheologi Subacquei che, istituita nel 1993, riunisce gliarcheologi subacquei operanti presso le SoprintendenzeArcheologiche del Ministero per i beni e le attività cultu-rali, nelle università, e i liberi professionisti. Il presidente

dottor Paolo Francesco Arata ha ritirato personalmente ilpremio. Ormai la pace tra archeologi diciamo “accade-mici” e subacquei con la passione dell’archeologiaappare consolidata e irreversibile. E molto è dovutoappunto a Franco Papò, singolare figura di archeosub“amatore” ma anche anticipatore del comportamentocorretto dello scopritore casuale nei confronti dei segnidel passato. Colonnello dell’Aeronautica MilitareItaliana, di stanza a Catania, a partire dal 1961 era statoprotagonista, insieme con altri amici come lui appassio-nati di immersione subacquea, di una feconda stagionedi ricerche archeologiche nella Sicilia orientale, avendocura di operare sempre in stretto contatto con le istitu-zioni preposte allo studio e alla tutela dei beni culturali.Un comportamento eccezionale, quarant’anni fa, perchéda quando abbiamo imparato a immergerci con l’autore-spiratore, si è aperto un contenzioso che ancora non èdel tutto chiuso tra archeologi “ufficiali” e subacquei“amatori”: i primi erano depositari delle conoscenzescientifiche indispensabili per identificare correttamen-te un qualsiasi oggetto antico; i secondi disponevanodelle tecniche necessarie per operare sotto la superficiedelle acque quasi come sulla terra ferma. Ci sono stati, negli anni scorsi, numerosi ritrovamentieccezionali (uno su tutti: i Bronzi di Riace ad opera diStefano Mariottini) da parte di subacquei; ma anche trop-pi casi di caccia indiscriminata all’anfora (che in qualchecaso continua tuttora), ma gradualmente la situazione s’èandata aggiustando e oggi sono sempre più frequenti icasi di proficua collaborazione tra subacquei amatorialie archeologi. Proprio le donazioni di Papò permisero nel1979 la costituzione di una sezione di archeologia navalenel museo di Capo Schisò: Paola Pelegatti, soprintenden-te archeologica della Sicilia Orientale e fondatrice delmuseo di Naxos definì il colonnello “tramite ideale tragli studiosi e la vasta schiera di sub che lui ha sensibiliz-zati a una ‘coscienza archeologica’”.Franco Papò morì nell’aprile del 1984 a 58 anni di età,ucciso da un infarto. Proprio quell’anno, a Tokio fu alle-stita una grande mostra sulla Sicilia Greca. Tra i repertipiù preziosi esposti all’ammirazione del pubblico, unraro peso di stadera, in bronzo, a forma di testa della deaAthena, e un pregevolissimo bacile, fatto con la medesi-ma lega di stagno e ottone, da lui rinvenuti in fondo alloIonio. Ad Acitrezza, sono stati anche conferiti, a unnumeroso gruppo di giovani sub, i brevetti FIAS di“esperto in monitoraggio ambientale marino”: prepara-no i subacquei sportivi che intendano dare un senso alleloro immersioni ricreative aiutando, con cognizione dicausa, biologi e archeologi che compiono le loro ricer-che scientifiche sott’acqua. (g.n.c.)

Il momento della premiazione, da sin. Faustolo Rambelli,Marcello Guarnaccia, Ninì Cafiero

NOTIZIE E COMUNICATIXIV PREMIO INTERNAZIONALE FRANCO PAPÒ

DI ARCHEOLOGIA SUBACQUEAUn award al nostro impegno

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Proprio al Convegno dedicato all’editoria subacquea èvenuta a mancare una presenza importante e signifi-cativa: quella di Renata Megha Falangola, primaredattrice di “Mondo sommerso”, poi dei “Quadernidello Sport” editi dal CONI, sempre cronista attenta ecompetente delle attività subacquee. Se n’è andatamartedì 30 ottobre, all’età di 82 anni. E al Convegnol’ha ricordata, con parole commosse, AlessandroOlschki, che era stato il direttore responsabile delprimo numero di “Mondo sommerso”.Quando pubblicai per la prima volta Vita da sub, nel1977, per i tipi della SEI di Torino, mi dimenticai dicitarla. Ne rimase molto mortificata. Io mi giustificaidicendole la verità: era talmente conosciuta, tanto nota,che ovviamente non poteva essere dimenticata nelprontuario raccontato di quelli che hanno fatto la sub-acquea in Italia. Tanto ovvio che il suo nome mi rima-se nella penna. Addirittura benché fossi andato a rileg-germi la sua cronaca del record d’immersione conARA fissato nel 1956 da Alberto Novelli, Ennio Falcoe Cesare Olgiay a –130m, quando ne scrissi in Vita da

sub. Più di tutti noi “del ramo” – Franco Capodarte, iostesso – Renata Falangola era una subacquea prestataal giornalismo. Subacquea d’antan, per ragioni ana-grafiche: senza GAV e col fucile. E grandissima. Laricordiamo con enorme affetto. (g.n.c.)

RENATA MEGHA FALANGOLA.Cronista con maschere e pinne

Renata Megha circondata dagli amici, da sin.: Ennio Falco,Claudio Ripa, Alessandro Olschki, Gegè Jannuzzi, CesareGiachini, G.F. Bernardi (g.c. Alessandro Olschki).

A fine novembre si è svolta a Palermo la RassegnaInternazionale dell’Immagine Subacquea “OrizzontiMediterranei 2001”, organizzata dal Dipartimentoper il Mediterraneo della Società Italiana diEcologia Umana (Presidente del Comitato Organiz-zatore: Giovanni Grotta, Direttore artistico dellasezione video: Alberto Romeo, Direttore artisticodella sezione diaporami: Vincenzo Catalano).

Oltre alla mostra delle immagini del concorso fotogra-fico e relativa premiazione, i lavori suddivisi in duegiornate hanno compreso un forum sulla biodiversitàmediterranea con la partecipazione di biologi marini difama internazionale (tra cui il prof. Francesco Cinelli eil prof. Raimondo Sarà) e diaporami con la presenza dimasters internazionali. Una serata è stata interamentededicata alla proiezione di video storici, a partire daidocumentari bianco/nero e colori di Francesco Alliatadi Villafranca (Premio alla carriera “OrizzontiMediterranei 2000”), a quelli di Raimondo Bucher(Premio alla carriera “Orizzonti Mediterranei 2001”).La manifestazione, di cui anche quest’anno ha datonotizia Linea Blu rilevandone il carattere internaziona-le, propone, cogliendo una tendenza della cultura spor-tiva contemporanea, la valorizzazione degli sport eco-logici. In tal senso, la fotografia subacquea riesce asoddisfare l’esigenza di educazione sportivo-ambienta-le indirizzata alla preservazione di un patrimonio natu-

rale collettivo. Immagine subacquea come strumentoemotivo nella conduzione del dibattito, gli interventi,infatti, partendo dal confronto fotografico, sono arriva-ti ad individuare scenari culturali diversificati nell’am-bito del Bacino mediterraneo, soddisfacendo l’intentodella manifestazione di promuovere all’interno di talearea una sinergia interculturale. In tale contestoPalermo si ripropone come punto di riferimento inter-nazionale nell’ambito delle scienze del mare e deglisport subacquei, auspicando che la manifestazione“Orizzonti Mediterranei” possa assumere carattere per-manente, così come il ‘Festival de l’Image susmarine’di Antibes e quello del Cinema di Venezia.

Questi i premi assegnati:1.Premio Internazionale di Fotografia Subacquea“Orizzonti Mediterranei”: Lionel Pozzoli (Francia).2.Premio Internazionale alla Carriera per l’Impegno nelle AttivitàSubacquee “Orizzonti Mediterranei”: Raimondo Bucher.3.Premio per il migliore Reportage etnoantropologicointegrato con Diaporama subacqueo “Orizzonti Medi-terranei”: Settimio ed Anna Cipriani4.Premio per la Promozione dell’Immagine SubacqueaMediterranea “Orizzonti Mediterranei” : Mario Micallef eSimon Theuma (Malta)5.Premio per il migliore Sito web di Divulgazione dellaBiologia Marina “Orizzonti Mediterranei” : www.mondo-marino.net (fg)

ORIZZONTI MEDITERRANEI

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In occasione del trentesimo anniversario (1971-2001)della tragedia dell’inabissamento dello Hercules C 130britannico* nelle acque della Meloria, l’Associazionedei Familiari delle Vittime, la Brigata Folgore ed iSommozzatori del 9° Reggimento “Col Moschin” ( dicui faceva parte il sottufficiale Serg.Magg.Giannino

Caria che perse la vita durante le operazioni di recupe-ro delle salme) hanno predisposto la posa sui fondali diun ceppo marmoreo commemorativo. Si è trattato diun lavoro articolato nel tempo che ha visto coinvoltoASSOSUB, socio sostenitore HDSI, in veste di spon-sor dell’iniziativa. Infatti l’Associazione ha donato al9° Reggimento il sistema di sollevamento che ha con-sentito la posa in opera della stele del peso di ben 620kg. Il buon esito dell’operazione è stato tale grazie alsupporto tecnico ed operativo fornito dai sommozzato-ri e dai mezzi nautici del 9° ”Col Moschin” e da unasquadra di paracadutisti in congedo, tutti subacqueidella IANTD, associata ASSOSUB, diretta da FabioRuberti, che ha partecipato attivamente a tutte le fasidel lavoro subacqueo. La cerimonia conclusiva ha pre-visto un “Picchetto d’Onore” composto da militarisommozzatori e dai sub civili che hanno collaboratocon posa di due corone commemorative ai piedi delmonumento sommerso: una per i caduti italiani ed unaper i caduti britannici.

*Con l’equipaggio composto da 4 aviatori inglesi e unplotone della 6^ Compagnia Paracadutisti (46 tra ufficiali,sottufficiali e soldati di leva).

COMMEMORAZIONE CADUTI DELLA MELORIA

Operazioni di posa in opera del cippo in commemorazione aiCaduti della Meloria (foto Aldo Falciglia).

ELMO APERTO NUOVI SOCIAlberto Romeo, venuto inpossesso di questo elmoaperto, ci scrive: “Non cre-do che in Italia sia stataun’attrezzatura molto usa-ta, comunque ha strana-mente due valvole, non c’ènessun marchio ma nellaparte superiore sembra chelo stesso sia stato tolto.”Qualcuno è in grado difornire notizie su periodo,nazionalità ed altro? [email protected]

Mescalchin Piero di Padova, Randazzo Sergio di Capaci(PA), Ciancia Emanuele di Vittoria (RG), SinagraAndrea di Favignana (TP), NAUTICA PENNATI srl –Redaelli Remo di Milano (MI), Giolo Giovanni diMilano (MI), Pollini Luca di Milano (MI), GalimbertiGabriella di Milano, Guerra Cinzia di Lugo (RA),CIMA (Centro Immersioni Medio Adriatico) diSenigallia (AN), Moneta Fabio di Merate (LC), SieniVilfredo di Castelbolognese (RA), SUB & SPORT –Spissu Giuseppe di Codroipo (UD), Pallavicini Mariodi Roma (RM), Picchetti Guido di Pantelleria (TP),CFO srl (Centro Formazione Off-shore) di Mezzano(RA), CSR (Circolo Subacqueo Ravennate) di Ravenna(RA), Grimaldi Simone e Marina di Milano (MI).

Le isole dei Paladini. Lampedusa, Linosa, Lampione di Ninni Ravazzapag. 72, Anselmo Editore, Trapani 2001, lire 10.000. Le splendide Pelagie raccontate come sono e com’erano daun giornalista-subacqueo che quelle isole ha conosciuto nellontano 1969, ed ha rivisto nel 1976 e ancora nell’estate2000. La bellezza dei fondali e della natura selvaggia illu-strata dalle fotografie di Sasà Anselmo, che oltre ad esserel’editore è anche un apprezzato fotografo. Il volume spazianel tempo, descrivendo le tre isole come sono oggi, ma

anche come le ha vedute a metà del 1800 il governatoreborbonico Sanvisente, inviato per colonizzarle daFerdinando II. Non mancano i ricordi dei più famosi sub-acquei che in queste acque si sono immersi, da RobertoMerlo a Stefano Carletti, da Cecè Paladino al compiantoGegè Jannuzzi. L’attenzione principale è rivolta, ovviamen-te, al mare e alle attività legate ad esso, ma non vengonotralasciate la storia, l’economia e le tradizioni delle dueisole e dello scoglio che sorgono nel mare d’Africa, e chesono l’ultimo avamposto d’Italia nel Canale di Sicilia.

LA BIBLIOTECA DELL’HDSa cura di Vincenzo Cardella e Francesca Giacché

HDS NOTIZIE N. 22 - Febbraio 2002 - pag. 38

HDS INTERNETa cura di Francesca Giacché

www.ancarola.chLa home page di Marcello Ancarola, socio HDS, sipresenta come una finestra personale sul mondo som-merso toccando svariati argomenti. Particolare spazio èdedicato alla storia subacquea, alle attrezzature ed allefoto-sub. Cliccando su History è possibile leggere unsunto della storia dell’immersione, corredato di dise-gni, che ne ripercorre le tappe fondamentali fino aCousteau; mentre sotto la voce Collection troviamo leattrezzature storiche suddivise in: History-Nikonos: foto e descrizione di vari modelli dimacchine fotografiche, dalla Calipso-Phot, 1^ fotocame-ra subacquea progettata e commercializzata da Cousteaunel 1962, ai vari modelli Nikonos, II, III, IV, e V.Diving Helmets & Equipments: foto di vari modellidi elmi da palombaro, pompe, coltelli scarponi,piombi e torce.Equipments ‘45-’80, carrellata di erogatori.Ci sono poi le sezioni dedicate alla foto-sub: foto-grafie scattate da Marcello Ancarola nei vari ambien-ti subacquei: mare, lago, fiume, oltre a un settorearcheo ed uno per le foto bianco-nero.

www.relitti.itIl sito gestito da Sergio Pivetta (webmaster) eGianluca Mirto (redazione), oltre al suo tema prima-rio, ovvero ‘i relitti’, offre ai visitatori vari temi lega-ti al mare ed alla subacquea. Sotto la voce Worldbox, ad esempio, sono raggruppati diversi argomenti:storie di mare, foto-sub, biologia marina…Davveroricca la sezione principale che consente di ricercarerelitti sparsi nei mari del mondo seguendo tre tipi diricerca: Mare, Stato, Avanzata (quest’ultima sceltapermette di ricercare un relitto anche se non se nericorda il nome esatto, inserendo nella richiesta altritipi di dati). Il consistente elenco delle navi sommer-se risulta interessante non solo dal punto di vista sub-acqueo, per chi voglia effettuare immersioni su un

certo relitto, ma anche dal punto di vista storico,infatti per ognuno viene fornita oltre alle coordinateed informazioni relative all’immersione, una schedacompleta sulla nave, comprese le sue caratteristichee le cause dell’affondamento.

STANDARD DIVINGEQUIPMENT

Van Polanenpark 182,2241 R W Wassenaar,

HollandTel. (+) 31 70 511 47 40Fax (+) 31 70 517 83 96

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Autore Titolo Editore Anno Sez. AcquisizioneGianfrotta Piero A. Storia Naturale Libro IX(a cura) Gli animali Acquatici “Plinio” Il Grande Blu 2000 Bio. D Gianfrotta P.A. Dean C.A. Submarine Researches HDS U.K. 2001 Tec. D HDS U.K. Data P.G. - Sensi S. Dentro le Molucche Le Monnier 1984 Nar. D Data P.G. Mojetta Angelo Il pianeta azzurro Mondadori 2001 Bio. A HDS Italia Pakiela Michel - Toja Marcello La fotografia subacquea Mursia 2000 Fot. A HDS Italia Mini Eliana Corso di fotografia subacquea De Vecchi 1994 Fot. A HDS Italia Chowdhury Bernie - Roghi Gianni Blu profondo L’ultima immersione Sperling & Kupfer 2001 Nar. A HDS ItaliaBaschieri Francesco Dahlak Mursia 2001 Nar. A HDS Italia Makula Stefano Guida all’immersione in apnea Mursia 1998 Tec. A HDS Italia Catry PascalAttard Jean La pesca subacquea Mursia 2000 Tec. A HDS Italia Fossati Maurizio Maria Corso base d’immersione subacquea De Vecchi 1995 Tec. 0 HDS Italia

Libri ricevuti in donazione per la Biblioteca Museale:

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Lo scopo dell'HDS, ITALIA, associazione senza fini di lucro, costi-tuita nel 1994, è sintetizzato all'articolo 3 dello statuto, in linea congli orientamenti internazionali, che recita: "L'associazione ha loscopo di: 4 - Promuovere la conoscenza della storia della subac-quea nella consapevolezza che la stessa è una parte importantee significativa dello sforzo tecnologico compiuto dai nostri avi,e che si compie tuttora, sulla strada della conoscenza umana" La nostra attività, per diffondere la cultura della conoscenza dellastoria della subacquea, consiste in:a) pubblicazione di 3-4 numeri all'anno della rivista HDS NOTIZIE;b) organizzazione annuale di un "CONVEGNO NAZIONALESULLA STORIA DELL'IMMERSIONE". Il primo si è tenutonel 1995 a La Spezia presso il Circolo Ufficiali della Marina, ilsecondo nel 1996 a Viareggio, il terzo il 31 ottobre 1997 a Genovapresso l'Acquario, il quarto a Marina di Ravenna il 15 novembre1998, il quinto a Milano il 6 novembre 1999 e il sesto aRastignano (BO) il 25 novembre 2000, il settimo si svolgerà aRoma il 10 novembre 2001.c) formazione di una biblioteca e videoteca relativa all'attività sub-acquea;d) realizzare mostre ed esposizioni itineranti di materiale sub-acqueo;e) organizzare stage da palombaro sportivo;f) creare uno o più MUSEI dedicati all'attività subacquea.Obiettivo questo, che, è stato realizzato a Marina di Ravenna

dove, con l'appoggio di Comune, Provincia, Enti ed Organiz-zazioni locali è nato il Museo Nazionale delle Attività Subacquee,inaugurato il 14 novembre 1998, al momento prima ed unica real-tà di questo genere in Italia ed una delle poche nel mondo.g) bandire con cadenza annuale il Concorso per filmati e video“Un film per un museo”. Questa iniziativa ha lo scopo di conser-vare nella cineteca museale, classificare e portare alla ribaltainternazionale le opere e le documentazioni di tanti appassionati,molti dei quali hanno fatto la storia della cinematografia subac-quea. Si vuole in questo modo evitare che, esaurita la momenta-nea glorificazione dei consueti premi e manifestazioni, lavorialtamente meritevoli svaniscano di nuovo nell’anonimato anzichéentrare nella storia.L'HDS, Italia non è legata ad alcuna federazione, corporazione, scuo-la, didattica, editoria: vuole essere, semplicemente, il punto d'incontrodi tutti gli appassionati della subacquea che hanno a cuore il nostroretaggio, la nostra storia, le nostre tradizioni e far sì che tutto questonon sia dimenticato, ma sia recuperato, divulgato, conservato.Gli interessati/appassionati possono farsi soci, e sostenere cosìcon la loro adesione la nostra attività, compilando la "scheda diiscrizione" ed inviandola a: HDS, ITALIA - Via IV Novembre, 86A48023 Marina di Ravenna (RA) - Tel. e fax 0544-531013Cell. 335 5432810 - e.mail: [email protected]. www.hdsitalia.com

PRESENTAZIONE “HDS, ITALIA”

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Desidero e chiedo di associarmi alla HDS, ITALIA di cui accetto Statuto

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interesse nell’HDS, ITALIA ………………………………………………………………………………………………………………………

� desidero � non desidero che il mio nome ed indirizzo appaiano nell’elenco soci

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