Haiti un anno dopo

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12 mesi di risposta all’emergenza

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Rapporto di AGIRE - Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze. Ad un anno dal terremoto ad Haiti, lo stato degli interventi delle ONG di AGIRE.

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12 mesi di risposta all’emergenza

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Sommario

Premessa 5

Il contesto 6

Le attività 7

Un aiuto immediato: le distribuzioni e la prima emergenza 9

Un riparo sicuro: rifugi e ricostruzioni 11

La salute prima di tutto: miglioramento delle condizioni sanitarie 13

Crescere sicuri: educazione e protezione dell’infanzia 17

Un aiuto per ricominciare: uscita dalla prima emergenza 21

L’emergenza nell’emergenza: la risposta all’epidemia di colera 23

Criticità e risorse 24

Provenienza e destinazione dei fondi 25

Gli interventi delle organizzazioni di AGIRE 26

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Sono trascorsi 12 mesi da quando uno dei peggiori disastri naturali degli ultimi decenni ha colpito Haiti. Un terremoto di magnitudo 7.3 della scala Richter, con epicentro a Leogane, non distante dalla capitale Port-au-Prince, che ha bruscamente interrotto le vite di 225 mila persone. Alle vittime della catastrofe si sono aggiunti quasi un milione e mezzo di sfollati che, ancora oggi, conducono una vita precaria nei campi o in altre sistemazioni provvisorie. Anche le istituzioni locali e l’intera struttura produttiva del paese sono state seriamente colpite, circostanza che ha reso ancora più difficoltosa la ripresa. Le condizioni di Haiti restano estremamente complesse. Nonostante i problemi logistici iniziali legati alla distru-zione delle infrastrutture nevralgiche del paese, le organizzazioni umanitarie hanno saputo, tra mille difficoltà e con qualche ritardo dovuto alle dimensioni straordinarie dell’emergenza, dare una risposta adeguata almeno ai bisogni essenziali della popolazione, ma il processo di ricostruzione vero e proprio stenta a decollare. Ma c’è di più: altre catastrofi si sono andate assommando al dramma iniziale. A novembre, l’isola caraibica è stata colpita dall’urgano Thomas, che oltre a causare alcune vittime ha peggiorato la situazione in alcuni campi profughi del paese. Inoltre, ormai da oltre due mesi, una epidemia di colera ha messo in ginocchio il sistema sanitario pubblico e reso ancora più complesso l’intervento delle organizzazioni umanitarie. Si confermano quindi i timori iniziali che prevedevano che quella di Haiti sarebbe stata una crisi umanitaria prolungata nel tempo, per rispondere alla quale è necessario un impegno di lungo periodo e un sostegno della comunità internazionale più consistente che in qualsiasi altra emergenza degli ultimi anni.Anche se le risorse economiche mobilitate a livello globale per la crisi di Haiti sono state ingenti, raggiungendo un totale di 3,1 miliardi di dollari, gli sviluppi della situazione sul campo richiederanno interventi ben più ampi. Men-tre la copertura mediatica della crisi nei primi giorni del 2010 ha garantito un forte flusso di donazioni private, pari a più di un miliardo di dollari, oggi sono i governi a doversi fare avanti rispettando le promesse solenni fatte nel marzo dell’anno scorso. Al proposito il governo italiano non ha dimostrato grande generosità, avendo finora stanziato solo 6,8 milioni di euro per interventi di risposta all’emergenza e nessuna risorsa reale, al netto delle cancellazione di debiti pregressi, per la ricostruzione. Diversamente dalle autorità pubbliche, i privati cittadini hanno fatto la loro parte: AGIRE stima che in Italia le organizzazioni della società civile abbiano raccolto almeno 66 milioni di euro per rispondere all’emergenza ad Haiti. Grazie alla generosità dei cittadini italiani, AGIRE ha raccolto 14,7 milioni di euro, a cui si devono aggiungere gli oltre 5 milioni di euro raccolti dalle 10* ONG del network impegnate ad Haiti nella risposta all’emergenza. Con questi fondi le organizzazioni stanno realizzando attività di assistenza umanitaria e ricostruzione in varie zone del paese, con l’obiettivo di accompagnare Haiti fuori dal tunnel della continua emergenza e gettare le basi per una ricostruzione sostenibile, che aiuti il paese a sollevarsi da una situazione di povertà estrema che non ha pari nell’intero emisfero occidentale.

Premessa

* Le organizzazioni di AGIRE operative ad Haiti sono: AVSI, ActionAid, CESVI, CISP, COOPI, GVC, Intersos, Save the Children, Terre des Hommes e VIS. Poiché AVSI è entrata nel network solo a dicembre 2010, gli interventi che sta realizzando ad Haiti non rientrano tra quelli finanziati da AGIRE.

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di hanno consentito di riabilitare o costruire ex novo 12 scuole e 2 orfanatrofi. Sono stati inoltre ricostruiti quattro centri sanitari, due dei quali non ancora ter-minati. Il rientro alle abitazioni di alcune comunità di sfollati è stato facilitato con la messa in funzione di 33 pompe manuali, collegate ad altrettanti pozzi, e la costruzione di latrine familiari. Questo impegno a tutto campo non ha impedito alle ONG di AGIRE di rispondere tempestivamente all’emer-genza nell’emergenza, l’epidemia di colera scoppiata ad Haiti lo scorso ottobre. Gli interventi hanno previ-sto campagne di informazione, distribuzione di acqua potabile e kit igienico-sanitari, allestimento e gestio-ne di centri di prima terapia e di strutture igienico sanitarie aggiuntive.Il lavoro delle organizzazioni di AGIRE – impegnate quotidianamente sul campo insieme alle comunità lo-cali, ad altre agenzie umanitarie, alle Nazioni Unite e al governo haitiano – continua all’interno di una delle più imponenti e difficili operazioni di soccorso mai re-alizzate. Sostenere la popolazione colpita dal disastro e ancora sfollata, ridurre la vulnerabilità legata a fe-nomeni naturali (cicloni, smottamenti, sismicità) e so-ciali (povertà diffusa e degrado urbano) e imprimere una decisa accelerazione al percorso di ricostruzione sono gli obiettivi prioritari su cui si stanno concentran-do gli sforzi di tutti gli attori umanitari.

A un anno dal terremoto che ha colpito Haiti, il paese vive ancora in pieno una preoccupante situa-zione di emergenza umanitaria. Dei circa 1,5 milioni di persone costrette a trovare rifugio in tende e ripa-ri provvisori messi a disposizione dalle organizzazioni umanitarie, a tutt’oggi una percentuale non inferiore all’80% rimane ospite di uno degli oltre 1.300 cam-pi allestiti nel paese. Gli sfollati vivono in condizioni di estrema vulnerabilità: in permanente dipendenza dagli aiuti umanitari, soprattutto per quanto riguarda l’accesso all’acqua; a rischio elevato di malattie le-gate alle precarie condizioni igieniche; esposti ad un crescente problema di sicurezza personale, che colpi-sce in primo luogo le donne.

Agli sfollati che vivono nei campi, si aggiungo-no ulteriori 500 mila persone ospitate presso famiglie che si sono mosse dalle città alle zone rurali d’origine. Anche queste gravano su un sistema economico già fragile ed ulteriormente deteriorato dalle conseguen-ze del sisma. Circa 800 mila minori ricevono sostegno attraverso le mense scolastiche e più di mezzo milione di bambini in età prescolare ricevono suppor-to per scongiurare gli effetti della malnutrizione. Le organizzazioni umanitarie continuano inoltre a coin-volgere centinaia di migliaia di persone in programmi di “Cash for work” (denaro in cambio di lavoro) e di “Food for work” (cibo in cambio di lavoro) per garan-tire alle loro famiglie minimi mezzi di sostentamento e la dignità del lavoro.

I fondi promessi per la ricostruzione continuano ad ar-rivare con il contagocce e, in un preoccupante circolo vizioso, il governo non è stato capace di avviare un piano d’azione in grado di disinnescare la dipendenza dagli aiuti internazionali e dare una risposta concreta ai bisogni delle comunità. Sul fronte dell’edilizia pri-vata non è successo quasi nulla, mentre per quanto ri-guarda gli edifici pubblici (scuole, strutture sanitarie)

il lavoro è cominciato, ma in molti casi – complice la latitanza delle autorità locali - non sono ancora supe-rati i primi stadi della ricostruzione. Le difficoltà sono anche legate al controverso processo elettorale, che ha contribuito a destabilizzare il paese e innescare fenomeni di violenza e scontro civile che riducono i margini di sicurezza e di capacità operativa delle or-ganizzazioni umanitarie. A questo panorama desolante, si è aggiunta dalla fine di ottobre l’esplosione del colera. L’attenzione e le energie delle agenzie umanitarie si sono necessaria-mente spostate verso il contrasto ed il contenimento dell’epidemia, che purtroppo ha trovato ad Haiti ter-reno fertile per la sua diffusione, rallentando ulterior-mente il ritorno alla normalità.I numeri sono in continua evoluzione. Le previsioni del Ministero della Sanità calcolano un picco potenziale a circa 400 mila persone colpite, con un tasso medio di mortalità che raggiunge il 2,3%.

Un anno dopo il terremoto, le sfide che le agenzie umanitarie e le istituzioni haitiane si trovano ad af-frontare sono sempre le stesse: continuare a garanti-re risposta a tutti i bisogni immediati post terremoto per un numero elevato di persone, con l’aggiunta del contrasto all’epidemia, e nello stesso tempo avviare a passo sostenuto un processo di ricostruzione efficace, trasparente e in grado di offrire ad Haiti un percorso certo per uscire dalla sua povertà cronica.

Il contesto

Trascorsi dodici mesi dal sisma, con i soli fondi donati dai cittadini italiani le organizzazioni di AGIRE hanno portato aiuto a circa 250 mila persone. I programmi finanziati da AGIRE non esauriscono tutti gli interven-ti portati avanti dalle ONG aderenti al network, che si sono spesso attivate con altre risorse per garantire una risposta capillare nelle aree colpite. Localizzati sull’intero territorio haitiano, questi interventi hanno raggiunto circa 900 mila persone, con investimenti complessivi superiori ai 60 milioni di euro. Per quanto concerne i programmi finanziati da AGIRE, oltre alla distribuzione di cibo, acqua e beni di pri-ma necessità iniziate già all’indomani del terremoto, sono state distribuite tende e teli di plastica ad oltre 7 mila nuclei familiari. Per migliorare le condizioni igienico sanitarie nei campi di accoglienza sono state realizzate più di 1.000 latrine e 40 cisterne per il de-posito dell’acqua. Fin dalle prime settimane di apri-le, inoltre, le ONG di AGIRE hanno riattivato oltre 30 strutture educative temporanee per consentire la ri-presa delle lezioni e l’avvio di programmi di assisten-za psico-sociale. L’attività scolastica è stata inoltre supportata con la distribuzione di banchi, lavagne e materiale scolastico per circa 7 mila alunni. Tra gli ulteriori interventi realizzati in questa prima fase di risposta: la ricerca e l’estrazione dalle ma-cerie dei sopravvissuti al terremoto, il sostegno alle fasce di popolazione più deboli attraverso programmi di creazione di reddito; il ricongiungimento familia-re di minori non accompagnati; il sostegno alla pro-duzione agricola di sussistenza; la valutazione degli edifici danneggiati per facilitare i ritorni; la rimozione di macerie e la progettazione dei primi interventi di ricostruzione. A partire dall’estate, gli interventi sono entrati in una fase più avanzata, finalizzata a facilita-re per quanto possibile il ritorno della popolazione ad una vita normale. Le organizzazioni di AGIRE si sono concentrate nei settori educativo, igienico sanitario e nel fornire supporto abitativo per gli sfollati. I fon-

Le attività

www.agire.it Informazioni di maggiore dettaglio sugli interventi realizzati dalle attività finanzi-ate con i fondi raccolti da AGIRE – incluso documenti di progetto e report sullo stato di avanzamento dei lavori – sono disponi-bili e continuamente aggiornati sul sito web dell’organizzazione.

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Nelle fasi subito successive al terremoto, i bisogni es-senziali della popolazione a cui le ONG di AGIRE hanno cercato di rispondere hanno riguardato la disponibili-tà di acqua, viveri, medicinali d’urgenza, kit igienico-sanitari e altri beni di prima necessità (teli, coperte, contenitori…).

I fondi messi a disposizione da AGIRE hanno permesso di raggiungere nelle prime settimane dopo il terre-moto circa 75.000 persone, con uno sforzo logistico estremamente complesso.

La ricerca dei fornitori, le procedure di importazione e l’organizzazione dei trasporti e della distribuzione hanno richiesto un grandissimo impegno, in un mo-mento in cui le infrastrutture erano state duramente colpite e i bisogni da soddisfare elevatissimi. Nella distribuzione degli aiuti, una particolare attenzione è stata dedicata alle fasce di popolazione più vulne-rabili, in particolare anziani, donne capo famiglia, e portatori di handicap. Gli operatori delle organizza-zioni umanitarie hanno iniziato da subito ad accertare i bisogni in modo capillare, per orientare gli aiuti ai

Un aiuto immediato: le distribuzioni e la prima emergenzaCibo / Cure mediche / Acqua potabile / Beni di prima necessità

© C. Eckert / ActionAid © S. Ferretti / AGIRE

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bisogni effettivi e non discriminare le comunità più deboli o meno raggiungibili. Con il passare del tem-po, la riattivazione di un micro circuito economico ha ridotto la necessità di distribuzioni, ma purtroppo, a distanza di un anno, queste risultano spesso ancora necessarie, data la permanenza nei campi di più di un milione di persone.

COOPI ha fornito oltre 15 milioni di litri di acqua a 13 mila sfollati ospitati in 7 campi nella capitale Port-au-Prince. Anche con il coinvolgimento diretto delle popolazioni colpite, gli operatori dell’organiz-zazione hanno allestito cisterne per l’acqua potabile, di cui garantiscono l’approvvigionamento giornaliero. Il coinvolgimento dei comitati di gestione dei cam-pi, supportati dal personale specializzato formato da COOPI, assicura un utilizzo corretto della risorsa

acqua e una distribuzione equa a tutti. Iniziative di formazione e sensibilizzazione sono state realizzate per coinvolgere la comunità nella preservazione della risorsa e nel corretto uso a fini igienici. Queste iniziative sono state intensificate a partire dal mese di novembre, per far fronte all’emergenza co-lera. Il problema alimentare non ha riguardato solo le persone sfollate. Le dimensioni del sisma sono state tali da avere una ricaduta su gran parte delle comu-nità haitiane, spesso radicalmente trasformate negli equilibri demografici dall’afflusso di persone che dal-la capitale e dalle altre cittadine sulla costa cercava-no rifugio nelle zone di origine più all’interno.

Proprio in questo quadro si è mossa l’organizzazione GVC che, dopo aver provveduto ad assicurare forni-ture di cibo essenziali nella fase immediatamente

successiva al sisma, è oggi impegnata a favori-re la ripresa delle atti-vità agricole attraverso la riabilitazione dei si-stemi di irrigazione e la distribuzione di attrezzi e sementi a oltre 2.700 produttori agricoli del-le aree rurali intorno a Petit Goave e Grande Goave.

I campi sfollati da ormai un anno sono il tratto carat-teristico di Haiti, evidenti soprattutto a Port au Prince ove occupano ogni spazio libero, comprese piazze sto-riche e spartitraffico di strade trafficate. Le ONG di AGIRE erano già operative pochi giorni dopo la tragedia per contribuire ad allestire i campi, di-stribuendo tende e teloni alle persone sfollate. Lun-go tutto l’arco dell’anno più di 40 campi sfollati sono stati seguiti dalle organizzazioni, che sono intervenu-te ogniqualvolta si rendesse necessario integrare o sostituire i ripari. Dalla seconda metà dell’anno, si è cercato di favorire laddove possibile il ritorno degli

Un riparo sicuro: rifugi e ricostruzioniRifugi / Riabilitazioni / Ricostruzioni

sfollati alle proprie abitazioni. A chi disponeva di un terreno di proprietà sono stati forniti alloggi sempre temporanei ma più ampi e solidi, capaci di offrire un riparo più dignitoso e sicuro durante la stagione delle piogge e in caso di cicloni. I ritardi di questa seconda fase sono tuttavia dram-matici: problemi legati alla determinazione della pro-prietà dei terreni e allo stallo politico che ha accom-pagnato l’intero processo elettorale hanno di fatto bloccato ogni strategia di ricostruzione e impedito l’avanzamento su questo indispensabile tassello di normalità.

© S. Ferretti / AGIRE

© B. Giorgi / VIS

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INTERSOS è attiva nella zona che è stata epicentro del terremoto, quella dei municipi di Leogane e Gressier. Qui l’organizzazione si è mobilitata per ga-rantire un immediato supporto alla popolazione loca-le, innanzitutto attraverso la distribuzione di tende, teli di plastica e altri materiali di prima necessità. Nei mesi più recenti una strutturata azione di me-diazione con i proprietari dei terreni ha cercato di favorire l’allestimento di veri e propri “villaggi tem-poranei”.

Anche ActionAid si è mossa fin dai primi giorni suc-cessivi al terremoto per garantire condizioni di vita dignitose alle popolazioni colpite. I 9 mila benefi-ciari degli interventi negli slum di Port-au-Prince e nell’area di Jacmel, nel dipartimento sud, sono stati assistiti grazie alla distribuzione di tende e di beni di prima necessità. Anche nelle zone particolarmente difficili della capitale, le prime “casette” sono state allestite e si sta ora lavorando per ampliare ulterior-mente il numero di beneficiari.

Il VIS dopo aver seguito per più di dieci mesi un cam-po che ospitava oltre diecimila persone a Carrefour, uno dei sobborghi più affollati e a rischio inondazione della capitale, sta ora accompagnando le famiglie in un percorso di rientro nelle zone di origine offrendo supporto materiale e finanziario in modo da garantire il reinserimento abitativo e la ripresa delle attività economiche.

© Intersos

© S. Ferretti / AGIRE

La salute prima di tutto: miglioramento delle condizioni sanitarieAssistenza sanitaria/ Programmi nutrizionali/ Acqua potabile/ Latrine docce e lavatoi

Una popolazione così numerosa di sfollati pone una sfida immediata in termini igienico sanitari. Nei campi assistiti dalle ONG di AGIRE sono state costruite più di 1.120 latrine a perdere, essenziali per ridurre il ri-schio della diffusione di malattie infettive. Non è del resto casuale che l’epidemia di colera sia scoppiata a nove mesi dal sisma e in una zona non di-rettamente colpita dal terremoto, a testimonianza del positivo intervento di salute pubblica condotto dalle organizzazioni impegnate nella risposta all’emergen-za. In aggiunta, le ONG hanno installato strutture per la fruizione di acqua multiuso, quali lavatoi, docce chiuse (essenziali per garantire un minimo di priva-cy) e punti di lavaggio per il bucato (onde limitare la dispersione di acque reflue sul terreno fangoso). Gli interventi igienico sanitari non si sono limitati ai campi sfollati.

CESVI, ad esempio, nelle aree di Petit Goave e Grand Goave ha realizzato un’azione di supporto all’igiene e alla sanità pubblica che ha coinvolto ad oggi 13 mila persone, favorendo così una riduzione delle malattie a carattere epidemico. Ciò è stato possibile grazie all’allestimento di latrine, docce e lavandini di emer-genza, nonché attraverso la ricostruzione delle infra-strutture igieniche di 22 scuole.

INTERSOS a Leogane e Terre des Hommes a Grand Goave hanno invece facilitato il rientro delle comuni-tà nelle proprie abitazioni o proprietà, allestendo più di 750 latrine ventilate ad uso familiare. Sono state le famiglie stesse a farsi carico della loro costruzione, nei pressi degli alloggi di fortuna dove attualmente ri-siedono e dopo aver ricevuto formazione e assistenza dal personale tecnico delle ONG.

© S. Ferretti / AGIRE

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Roselor è nata a dicembre 2009. Oggi vive con il papà, Junior, la mamma non è sopravvissuta al terremoto. Quando la clinica mobile di Terre des Hommes ha visitato il suo villag-gio, alla piccola Roselor è stata diagnosticata un gravissimo stadio di malnutrizione, causato dall’interruzione improvvisa dell’allattamento al seno. La piccola è stata immediatamente trasferita a Les Cayes, presso l’unità di Stabilizzazione Nutrizionale di Terre des Hommes. Il personale medico della clinica, oltre ad assistere la piccola, ha in-segnato al papà di Roselor a trattare l’acqua con il cloro, a preparare il siero orale per la corretta nutrizione della figlia e l’esatta procedura igienica da seguire quotidianamente. Oggi Roselor gode di un perfetto stato di salute.

© S. Ferretti / AGIRE

In ambito sanitario, la presenza di lungo periodo ad Haiti, in alcuni casi risalente agli anni ’80, ha fatto sì che alcune organizzazioni di AGIRE si siano trovate sin da subito in prima linea per rispondere al costante af-flusso di persone malate o con seri traumi ortopedici nelle strutture da loro gestite. Superata la primissi-ma fase di emergenza, caratterizzata da condizioni di estrema difficoltà dovute all’esaurimento quasi com-pleto di medicinali ed anestetici, le organizzazioni di AGIRE si sono attivate per assicurare cure mediche adeguate in particolare per madri e bambini.

Terre Des Hommes, ad esempio, ha gestito nei dipar-timenti di Leogane e Les Cayes alcune cliniche mobili che, con un approccio “porta a porta”, sono riuscite a dare una risposta concreta alle necessità nutrizionali e sanitarie dei minori e delle donne in gravidanza.

Ad oggi, le cliniche hanno seguito oltre 15 mila pa-zienti: 365 casi di moderata malnutrizione e 109 di se-vera sono stati trattati e poi indirizzati alle strutture sanitarie competenti. Nei primi giorni successivi al terremoto l’organizza-zione si è trovata nelle condizioni di consentire il fun-zionamento di uno dei pochissimi ospedali rimasti agi-bili nella zona di Les Cayes, dove gli operatori hanno garantito cure mediche e chirurgiche ai casi più gravi, lavorando ventiquattro ore al giorno, nonostante la limitatezza delle scorte medico-sanitarie. Terres Des Hommes continua a seguire i casi di mal-nutrizione grave a Leogane e Petit e Grand Goave. Proprio in quest’ultimo centro sarà finalizzata a breve una una struttura di trattamento dei bambini in stato di malnutrizione grave che sarà annessa all’ospedale locale.

CISP e INTERSOS stanno lavorando alla ricostruzio-ne di due importanti centri sanitari. Il CISP prenderà infatti in carico il dispensario di Peredo, sulla costa meridionale di Haiti - una struttura che serve una co-munità che vive in una zona rurale spesso isolata du-rante la stagione delle piogge - mentre INTERSOS si sta occupando della ricostruzione del blocco iniziale del sanatorio nazionale per le malattie respiratorie di Sigeuneau nei pressi di Leogane.

A novembre, Terre des Hommes ha ultimato il po-liambulatorio di Wharf Jeremie, una delle più povere, degradate ed affollate baraccopoli di Port-au-Prince.

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Crescere sicuri: educazione e protezione dell’infanziaSpazi a misura di bambino / Scuole / Centri di accoglienza e orfanotrofi / Programmi di iden-tificazione dei minori non accompagnati e ricongiungimento familiare / Advocacy sui diritti dell’infanzia

Garantire la rapida ripresa delle attività scolastiche non serve solo a evitare la perdita di generazioni di giovani alunni, ma è essenziale per assicurare la pro-tezione sociale e psicologica del milione e mezzo di minori colpiti - direttamente o indirettamente - dal terremoto. Di conseguenza, l’impegno di molte agen-zie umanitarie si è concentrato fin da subito nella costruzione e gestione diretta di scuole temporanee e “spazi a misura di bambino”. Questi interventi di prima emergenza si sono rivelati indispensabili per far fronte alla scala di distruzione che ha colpito il siste-ma educativo haitiano, dove 4 mila edifici scolastici (il 60% del totale) sono stati distrutti dal terremoto,

più di 1.300 insegnanti sono deceduti e mancano i fon-di per pagare gli stipendi del personale attualmente impiegato. Le organizzazioni di AGIRE hanno anche lanciato programmi volti ad assicurare la protezione psicologica e fisica dei bambini e dei giovani. In un contesto come quello haitiano, dove le bande crimi-nali sono piuttosto diffuse, è infatti essenziale evitare che i minori restino per le strade, favorendo un loro rapido reinserimento scolastico.

Save the Children è stata fin da subito in prima li-nea per garantire la sicurezza dei bambini. Grazie ai fondi di AGIRE, l’organizzazione ha potuto allestire

© S. Ferretti / AGIRE © P. Marchetti / AGIRE

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classi temporanee in 27 scuole della municipalità di Leogane. I bambini coinvolti nelle attività hanno rice-vuto materiale scolastico, mentre circa 160 insegnanti sono stati inseriti in processi di formazione specifica per la gestione del trauma e la preparazione a future emergenze, gestiti in stretto collegamento con il Mini-stero dell’Istruzione di Haiti. Dall’estate, si è avviata la ricostruzione degli edifici scolastici, che sono stati consegnati nel mese di ottobre in tempo per l’inizio dell’anno scolastico. Nel complesso si sta lavorando su 12 scuole e 32 strut-

ture educative temporanee, nelle aree urbane di Port au Prince e Leogane e in quelle rurali di Petit Goave e Peredo nel sud est, per un totale di 25 mila bambini beneficiari tra i 3 e i 17 anni. Ma l’attenzione alla pro-tezione psico-sociale dei bambini si è concretizzata anche attraverso azioni specifiche di animazione ed educazione informale per i bambini dei campi e delle comunità che li ospitano. Sono stati allestiti e sono tutt’ora attivi 15 spazi per l’infanzia che hanno accol-to quotidianamente più 12 mila bambini coinvolti in attività ricreative, formative su temi specifici (igiene

personale, alfabetizzazione) e di apprendimento di abilità manuali. Questi spazi vengono gestiti da perso-nale haitiano formato allo scopo.

CESVI sta conducendo una attività similare a Wharf Jeremie, una delle zone più povere e socialmente complesse di Port au Prince, utilizzando inizialmen-te una tenda nella discarica su cui la baraccopoli è costruita. Ora la tenda è stata sostituita da una strut-tura semi-permanente in muratura e legno, una delle “Case del Sorriso” che l’organizzazione mantiene in funzione in molti paesi del mondo.

Anche il CISP ha dedicato una particolare attenzione ai temi dell’infanzia, creando in 16 località urbane dell’area di Cité Soleil, una delle zone più a rischio del paese per disagio sociale e presenza di bande ar-mate, una rete di raccolta dati e monitoraggio dei minori non accompagnati che ha finora consentito di individuare 200 casi.

Il sistema consente da una parte di facilitare le riuni-ficazioni familiari e dall’altra di accogliere tempora-neamente i minori a rischio all’interno di famiglie af-fidatarie. Ad oggi, sono 54 i ricongiungimenti riusciti, e 43 gli affidi temporanei.

Forte di una presenza di lunga durata ad Haiti, AVSI ha avviato la ricostruzione di un nuovo centro educa-tivo su un terreno acquistato per questa specifica fi-nalità. L’obiettivo del centro è quello di realizzare at-tività ricreative, di aiuto allo studio e formazione per i giovani, per le mamme e gli insegnanti delle scuole. L’attività prevede anche l’apertura di una sportello di aiuto per le famiglie che possa essere un costante punto di riferimento per gli operatori.

“Mi chiamo Emmanuel e sono felice di lavorare come animatore nella Casa del Sorriso di CESVI. Per la prima volta vedo una speranza negli occhi dei bambini di Wharf Jeremie. Stare lontani dalla strada per loro è già un’opportunità”.

Emmanuel è nato e cresciuto a Wharf Jeremie e qui continua a lavorare con i bambini, entusiasta del contributo che può dare alla sua comunità.

© S. Ferretti / AGIRE

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Un aiuto per ricominciare: uscita dalla prima emergenzaSostegno ad attività produttrici di reddito / Riduzione del rischio.

Uno dei requisiti fondamentali per consentire un “ri-torno alla normalità” è la ripresa di quelle attività economiche in grado di fornire alle famiglie un reddi-to minimo che consenta loro di uscire dalla dipenden-za degli aiuti umanitari. Le ONG hanno assunto fin da subito la prospettiva di guardare oltre l’emergenza e di fornire alle famiglie colpite la possibilità di disporre di mezzi finanziari propri. I programmi di “Cash for Work” (denaro in cambio di lavoro), hanno coinvolto oltre 17mila per-sone e sono stati utilizzati inizialmente per velociz-zare le attività di sgombero della macerie e per la distribuzione delle tende. Successivamente per interventi di messa in sicurezza dei campi attraverso incanalatura delle acque di sco-lo nelle aree urbane e attività di protezione dell’am-biente tramite regimentazione delle acque e piantu-mazione nelle aree rurali. Questi interventi di riduzione del rischio da disastri sono di particolare importanza ad Haiti, considerata l’alta esposizione del paese a cicloni e tempeste tro-picali e le conseguenze ambientali della quasi com-pleta deforestazione delle zone collinari.

“I lavori per la protezione del terreno che abbiamo realizzato nell’ambito del programma di Cash for Work di ActionAid hanno salvato la mia casa e quindi la vita della mia famiglia. Quando l’uragano Thomas ha colpito Thiotte, ho pensato che avrei perso la mia casa. Ma i muri a secco che abbiamo costruito sul fianco della montagna hanno ridotto la forza del vento e dell’acqua che si sono abbat-tute sul villaggio. Parte del lavoro è andato distrutto, ma è servito al suo scopo: nessuna casa è stata allagata o distrutta e non ci sono stati morti, ad esclusione di qualche capo di bestiame”.

Jean Geffrard ha 53 anni, ed è nato e cresciuto a Thiotte, dove vive con la moglie e 4 figli.

© P. Marchetti / AGIRE

In questa logica si è mossa ActionAid nel corso di uno dei suoi interventi del 2010, utilizzando fondi diversi da quelli di AGIRE, ha coinvolto circa 6.000 persone in attività di ripristino ambientale e mitigazione dei rischi derivanti da disastri a Port-au-Prince, negli slum di Petion Ville e Mariani e nelle regioni montagnose che sovrastano Jacmel. Nel corso del 2011 queste at-tività verranno finanziate da fondi AGIRE.

Così anche COOPI, in un intervento finalizzato a com-pletare un accurato studio dei rischi socio-ambientali nel territorio di Port-au-Prince, e in particolare all’in-terno della municipalità di Tabarre. L’obiettivo è dota-re le autorità locali di uno studio di microzonizzazione che permetta di condurre la ricostruzione in modo da minimizzare l’impatto delle catastrofi ambientali che in futuro potrebbero nuovamente colpire quest’area urbana così esposta agli eventi naturali estremi. COOPI doterà anche la municipalità dell’equipaggia-mento e della formazione tecnica necessaria a rende-re efficace il centro operativo della locale cellula di Protezione Civile.

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L’emergenza nell’emergenza: la risposta all’epidemia di colera

A partire dal mese di ottobre 2010, alle sfide dram-matiche poste dal terremoto e dal faticosissimo inizio della fase di ricostruzione si è aggiunta l’emergenza colera. Partita dalle regioni settentrionali del paese, per altro le meno colpite dal terremoto e dalle sue conseguenze, l’epidemia si è rapidamente diffusa alla capitale e, secondo le stime più realistiche, minaccia di raggiungere nei prossimi mesi cifre catastrofiche.Il contrasto richiede una corsa contro il tempo in due direzioni: un trattamento tempestivo e capillare del-le persone affette e un decisivo miglioramento delle condizioni igienico sanitarie delle comunità colpite. La sfida è resa complessa dalle condizioni logistiche, particolarmente difficili soprattutto nelle aree rura-li, e dalla volatilità della situazione di sicurezza che spesso rallenta o impedisce l’operatività delle orga-nizzazioni umanitarie. Dal momento in cui i primi casi di colera si sono mani-festati a Port au Prince e nelle altre municipalità dove le ONG di AGIRE sono presenti, tutte le organizzazio-ni hanno messo in campo programmi di informazione sulle pratiche di igiene necessarie a minimizzare il rischio, integrati con la distribuzione del necessario materiale igienico. Nei campi assistiti e nelle comu-nità si è garantita, laddove possibile, la clorazione dell’acqua, in coordinamento con il piano di presidio nazionale coordinato da DINEPA, l’agenzia statale per l’acqua e l’igiene pubblica.

CESVI e GVC hanno animato un’iniziativa denominata “Lavathon”: una vera e propria maratona per sensibi-lizzare le popolazioni sull’importanza di un corretto lavaggio delle mani come sistema di prevenzione del colera. Nelle principali piazze di Petit Goave e Grand Goave, sono state allestite 25 stazioni di lavaggio mani, con acqua e sapone per i 5 mila partecipanti all’evento. Gli spot sulla radio e le televisioni locali hanno ulteriormente rafforzato il messaggio alla po-polazione.

Sul piano del contrasto diretto, nella bidonville di Wharf Jeremie COOPI sta garantendo la fornitura quotidiana di acqua potabile e ha allestito 40 latrine per limitare la diffusione del colera attraverso i resi-dui fecali.

Terre des Hommes al contempo rifornisce di acqua e cloro per le disinfezioni la clinica locale che aveva appena terminato di ricostruire. La struttura sanitaria gestita da suor Marcella - missionaria francescana che da lungo tempo cerca di fornire assistenza sanitaria alle circa 300 mila persone che vivono nella disca-rica - è diventata un centro di primo trattamento e di idratazione dei malati, in prima linea nella lotta all’epidemia.

© Baroncini – Corbis / Intersos© S. Ferretti / AGIRE

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Gli aiuti forniti ad Haiti in questa fase post terremo-to comportano per le organizzazioni umanitarie una serie di sfide estremamente difficili. Se questa consi-derazione è in varia misura generalizzabile ad un gran numero di emergenze complesse, nel caso di Haiti as-sume un significato particolarmente rilevante.

Le condizioni di partenza del paese erano infatti così miserevoli da rendere oggi indispensabile un approc-cio che non miri semplicemente al ripristino delle condizioni precedenti al terremoto, ma che consideri invece la ricostruzione come un’opportunità per cor-reggere condizioni inaccettabili. Ritornare alla nor-malità non può infatti voler dire ricostruire bidonville su terreni alluvionali, oppure far rientrare gli sfollati in case prive di accesso a servizi igienico sanitari o, ancora, riabilitare edifici pubblici non predisposti a sostenere il rischio sismico. Questa prospettiva è resa ancora più ambiziosa da una serie di fattori tipici del contesto haitiano. In primo luogo le condizioni di po-vertà strutturale del paese, che rendono ancora più complessa la risposta all’emergenza alimentando fe-nomeni di tensione sociale e favorendo lo sviluppo di reti di criminalità comune. La povertà è collegata an-che ad una estrema debolezza delle autorità locali e dell’intero sistema istituzionale, con processi politici ed elettorali poco trasparenti che hanno contribuito in misura significativa ad alimentare le recenti esplo-sioni di violenza a sfondo politico.

Per ricostruire una Haiti migliore è necessario un piano preciso ed una leadership forte delle autorità e della società civile haitiana, che devono farsi protagonisti della propria rinascita. Finora tutto questo è mancato o si è sviluppato molto lentamente rendendo estrema-mente difficile per le organizzazioni umanitarie, che pure scontano ritardi e inadeguatezze, identificare i passi giusti per contribuire all’uscita dall’emergenza e supportare un efficace piano di sviluppo. E’ un pro-

Criticità e risorse

cesso che richiede politiche di settore e attori impe-gnati a realizzarle, partner locali autorevoli e prepa-rati, alleanze di lungo periodo. Alla debolezza interna al sistema politico e civile di Haiti si è aggiunta una forte volatilità dell’impegno e del supporto interna-zionale che in varie occasioni è stato caratterizzato da una forte mediaticità senza impegni concreti di lungo periodo. In quest’ottica, la scelta di AGIRE di finanziare pro-grammi di emergenza che non si limitassero alla rispo-sta immediata ma favorissero interventi più ampi di durata fino a 2 anni si è rivelata vincente. Questa logi-ca ha evitato di concentrare le risorse esclusivamente nella prima fase, favorendo lo sviluppo di strategie più sostenibili e coerenti che hanno consentito un aiu-to più efficace e continuativo. Anche nelle situazioni di emergenza più recenti, con l’arrivo della stagione delle tempeste tropicali e la diffusione del colera. L’obiettivo è stato quello di permettere alle ONG di AGIRE di reperire altri fondi e disegnare una strategia di supporto alla popolazione haitiana che continui nel tempo, perché i bisogni di Haiti rimangono enormi e non è possibile di poter contribuire alla loro risoluzio-ne con una semplice azione emergenziale.

E’ trascorso un anno dal terremoto e in occasione di questa triste ricorrenza è giusto ammettere che, no-nostante tutti gli sforzi, non si è riusciti a fare abba-stanza per affrontare le enormi sfide umanitarie poste da questa emergenza. Le organizzazioni di AGIRE continueranno a fare la loro parte con impegno e senso di responsabilità, consolidando i risultati finora conseguiti e cercando di correggere i ritardi e le inefficienze che, quasi ine-vitabilmente, hanno accompagnato alcune delle aree di intervento.

In base alle norme che regolano il funzionamento degli

appelli di AGIRE, al massimo il 2% dei fondi raccolti è destinato alle attività di rendicontazione pubblica dei progetti e alla loro valutazione indipendente, affidata ad un team internazionale di esperti con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’efficacia dell’aiuto fornito. Il

Provenienza e destinazione dei fondi

tetto di spesa relativo al funzionamento del meccani-smo di appello di AGIRE e alla gestione dell’appello di

raccolta fondi è pari al 5%. Di conseguenza 93% delle donazioni è stato destinato agli interventi di as-sistenza umanitaria gestiti ad Haiti dalle organizzazio-ni associate.

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Gli interventi delle organizzazioni di AGIRE

ORGANIZZAZIONE SETTORE D'INTERVENTO AREA GEOGRAFICA

Distribuzioni alimentari. Acqua, igiene. Nu-

trizione. Protezione. Prevenzione disastri.

Port-au-Prince (Mariani e Philippeau),

Jacmel

Distribuzioni alimentari. Acqua, igiene.

Educazione. Salute.

Port-au-Prince (Citè Soleil, Wharf Jèrèmie,

Martissant, Cité Militaire), Petit Goave, Les

Cayes

Distribuzioni alimentari. Acqua, igiene.

Nutrizione.

Port-au-Prince (Wharf Jèrèmie e La Saline),

Grande Goave, Petit Goave

Educazione. Protezione. Riabilitazione

infrastrutture.

Port-au-Prince (Wharf Jèrèmie, Cité aux

Cayes, Lilavois 27. Citè Soleil, Fort Diman-

che, Tabarre), Peredo

Educazione. Protezione. Gestione campi.

Prevenzione disastri.Port-au-Prince

Distribuzione alimentari, acqua e igiene.

Salute.Petit Goave

Acqua e igiene. Gestione campi. Riabilita-

zione infrastrutture. Prevenzione disastri.Leogane (Mithon e Dumpas), Gressier

Educazione. Protezione. Nutrizione. Riabili-

tazione infrastrutture. Leogane

Educazione. Protezione. Nutrizione e Salu-

te. Riabilitazione infrastrutture.

Port-au-Prince (Wharf Jèrèmie, Croix de

Bouquet, Citè Soleil), Leogane, Grand Goa-

ve, Petit Goave, Les Cayes

Educazione. Protezione. Riabilitazione

infrastrutture.Port-au-Prince, Cap Haitien

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Hanno collaborato all’appello di AGIRE per Haiti:

4G Retail • ACLI • AEROPORTO GUGLIELMO MARCONI, Bologna • APRIL ITALIA • AVISBCC Credito Cooperativo • BPM • BUYVIP • COISP • COMO CALCIO

COOPERAZIONE ITALIANA ALLO SVILUPPO • COOP ITALIA • COOPVOCE • CORRIERE DELLA SERA • CRAICONSORZIO TUTELA CIOCCOLATO DI MODICA • ELT ELETTRONICA • EPIPOLI • FEDERFARMA

FIDENZA VILLAGE • GLOBAL HUMANITARIA ITALIA onlus • INDEX EUROPEA • INTERDISINTERVITA onlus • La FELTRINELLI • LA GAZZETTA DELLO SPORT • LA7 • LECCE CALCIO • LOTTOMATICAMEDIAFRIENDS onlus • MUOVERSI • NÒVERCA • OGGI • OPUS PROCLAMA • OTTICA AVANZI • OVIESSE

PFIZER • POPERA6 • RAI • SARO TROVATO marketing communication consultingSAVE - AEROPORTO MARCO POLO, Venezia • SEA - AEROPORTI DI MILANO, Linate e Malpensa

SELEX • SKY • SNAI • TAKEDA ITALIA FARMACEUTICI • TELECOM • TIM • TONNO NOSTROMOUNIEURO • VIP BY MIKY • VITA • VODAFONE

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