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Per uno Statuto di Architettura e Museologia Liquida L a nozione di “liquidità”, tanto bene messa a fuoco in Italia nel 2008 in sede scientifica da critici acuti come Salvatore Rugino sulla scorta di Bauman e Novak, nel sentire comune dei social networks e della stampa quotidiana, è stata invece purtroppo nel frattempo offuscata da letture “deboli” ispira- te a pericolosi miti di potenza di carattere politico come il “celodu- rismo” di bossiana memoria che considerava “molli” le cose liquide in contrasto con quelle “solide”, sulla scorta di una psico-proiezione di carattere freudiano, oppure le ricorrenti superstizioni religiose del cattolicesimo neo-conservatore che reputa opera di Satana le manife- stazioni della “liquidità” nella società contemporanea, o ancora dalle teorie complottiste statali teo- rizzate dal sito internet dei Servizi Segreti italiani che associano la parola “liquida” al terrorismo 1 . Queste sono varianti, purtroppo tutte italiche, di quell’unica chiave interpretativa semplicistica e fuor- viante per cui la parola “liquido” equivarrebbe a “brodaglia informe” e sarebbe quindi sempre associata ad un concetto estremamente negativo. Questa fatale incompren- sione ha causato molti problemi alla realizzazione e al successivo apprezzamento della prima archi- tettura liquida della città di Roma, vale a dire il MACRO della com- pianta Zaha Hadid e anche all’edi- ficio successivo, l “nuvola” di Fuk- sas, entrambi oggetto di numerose critiche, ed è forse la causa dell’a- borto degli splendidi progetti liquidi del BETILE - Museo Medi- terraneo dell’Arte Nuragica e del- l’Arte Contemporanea di Cagliari sempre di Zaha Hadid e del Museo di Arte Contemporanea di Milano di Libeskind. Ben diverso è l’apprezzamento della nozione di liquidità in campo internazionale espresso per la prima volta, se non erro, da Mar- cos Novak nel 1993 2 con la storica definizione di “Architettura Liqui- da” che viene ad inserirsi come un’icastica chiave di lettura della contemporaneità nella sua accezio- ne di multiforme determinazione del virtuale all’interno del reale. Una concezione assolutamente positiva che mira a capire in che misura la realtà del post-moderno si decostruisca interattivamente all’interno di una serie di universi paralleli umanistici le cui istanze sono desunte dalla ricchezza della poesia all’interno della letteratura. Novak magicamente richiama alla luce la forza evocativa delle figure retoriche della poesia quali forze motrici della realtà virtuale nella letteratura e, per associazione men- tale, ut pictura poësis, le considera capaci di descrivere la novità intro- dotta nell’architettura dal concetto di “liquidità”. Novak esalta dunque con passione la liquidità come metafora del nuovo Cyberspazio, della realtà vir- tuale tanto bene poi descritta da Levy. Zygmunt Bauman in Modernità liquida del 2000 3 approfondisce il concetto della liquidità all’interno della sfera sociologica raggiungen- do la questione degli spazî sociali che viene a configurarsi come un’istanza tipicamente urbanistica di alto impatto sociale mettendo a fuoco i problemi suscitati dall‘introduzione del mercato e delle sue seduzioni all’interno dei rapporti interpersonali sia di natu- ra commerciale che culturale. Bau- man fa infatti notare come gli spazî del consumo rimangano spes- so le uniche occasioni d’incontro di persone la cui realizzazione passa attraverso le forche caudine dell’acquisto, spesso compulsivo, magari vissuto come un rito collet- tivo nei grandi centri commerciali, santuari laici della post-modernità fluida e decostruttiva. Bauman ricorda come la società contemporanea viva all’insegna dell’eterno presente, avendo demo- lito la venerazione per il passato e annullato la sicurezza del futuro, generando dunque un’angoscia generalizzata che dal campo sociale generale arriva fino alla sfera del sentimento intimo e quindi dell’a- more estendendosi poi a macchia d’olio nella rete dei rapporti umani intesa sia a livello simbolico, sia a livello architettonico, determinan- do quindi il nuovo modo di costruire la città del futuro, com- pletamente diversa da quella del passato. Salvatore Rugino, nella sua lucida monografia intitolata Liquid Box edita da Aracne nel 2008 4 , riper- corre i temi salienti della liquidità in architettura mettendone in luce i rapporti con la scienza e la filoso- fia del Novecento in una brillante carrellata. Maria Luisa Libertini ha portato alla mia attenzione anche il testo italiano meno noto ma molto inte- ressante di Cesare Blasi e Gabriella Padovano, Ipotesi di Progetto per la Società Liquida (2012) 5 e Vincenza Ferrara mi ha segnalato lo studio sul Museo Liquido di Cameron (2015) 6 . Io stesso mi sono espresso sull’ar- gomento della liquidità in un arti- colo del giugno 2014 7 a seguito di un fecondo corso universitario della Sapienza su Classico, Anticlas- sico, Architettura Liquida che mira- va a mettere in luce come il con- cetto di “liquido” in architettura non fosse una novità assoluta, ma derivasse da quello di “anticlassico” definito da Giulio Carlo Argan nel 1930 all’interno di un celebre sag- gio su quelli che Milizia considera gli “errori” di Andrea Palladio e che, invece, secondo lo studioso, sono da considerare, appunto, i “germi” del cosiddetto codice anti- classico. Definizione che diventerà oggetto di un’importante mono- grafia dello stesso Argan: Classico anticlassico: il Rinascimento da Bru- nelleschi a Bruegel edita a Milano da Feltrinelli nel 1984. Sulla scorta della felice intuizione arganiana Bruno Zevi nel suo libro Il linguaggio moderno dell’architet- tura. Guida al codice anticlassico, edito da Einaudi, nel 1973 riflette- rà sul valore intrinsecamente poli- tico dell’anti-classico inteso come rifiuto degli schemi obbligatori imposti dalle dittature nei termini di cogente simmetria e parallelismi architettonici di natura claustrofo- bica. Secondo Zevi l’introduzione di piante a zig zag e irregolari e il disallineamento degli assi di distri- buzione delle finestre e anche la modifica costante della loro stessa dimensione e l’abolizione del con- cetto classico di facciata a favore della messa in opera di elementi aggettanti e della scomposizione dei piani in moduli in contrappo- sizione tra di loro saranno tutti ele- menti di “libertà architettonica” sotto il segno del codice anticlassico. La costituzione di Gruppi di Ricer- ca alla Sapienza basati prima solo sul tema dell’Architettura Liquida (2014), con la discussione di temi di architettura museale, e poi su Architettura e Museologia Liquida e Informatica umanistica a geometrie variabili (del 2016 a cura di Stefa- no Colonna, Luca Ruzza, Stefano Lariccia, Vincenza Ferrara e Cate- rina Capalbo con la partecipazione di un totale di più di quaranta gio- vani e meno giovani studiosi) ha permesso ai componenti di mettere a fuoco in primo luogo, grazie al contributo di Graziella Becatti, che il codice anticlassico ha origini nel- l’archeologia e il primo contributo su questa linea di ricerca è a firma dell’archeologo del Vicino Oriente Antico Enrico Ascalone che colla- bora attivamente col nostro Grup- po di ricerca con un interessante contributo su L’anticlassico che diventa classico. Sostituzione, elabo- razione e affermazione di nuovi codici di propaganda al tempo dei Sukkalmakh (ca. 1900-1520 a.C.) (BTA - Bollettino Telematico dell'Ar- te, 8 Novembre 2016, n. 821 http://www.bta.it/txt/a0/08/- bta00821.html). Partendo dalla consapevolezza che la nozione di liquidità ha origini H o accolto di buon grado l’invito di Francesco Maria della Ciana a scrivere un articolo per “Lettera Orvietana” dal momento che mi faceva piacere di collocare in casa amica e in territorio italiano un even- to che per me ha un forte carattere simbolico, ovvero la scrittura dello Statuto di Architettura e Museologia liquida, operazione-ponte tra criti- ca militante e Storia dell’Architettura. Ringrazio allo stesso tempo Mariella Combi che, discutendo insieme sui contenuti del mio articolo del 2014 (La dialettica di classi- co/anticlassico tra Argan, Zevi e Novak per una definizione critico-estetica di “Architettura Liquida”, 16 Giugno 2014, n. 715 http://www.bta.it/txt/a0/07/bta00715.html) in occasione della presen- tazione del libro di Enrica Leo (Mentis Formam Sensu Formant. Arte e Scienza per una memoria dei Sensi, Roma, Gangemi, 2015) mi ha sug- gerito, a completamento della definizione critico-estetica di Architettu- ra Liquida Museale del 2014, la scrittura di un vero e proprio Statuto di Architettura e Museologia liquida. N. 43-44-45-46-47 dic. 2016 Lettera Orvietana 11

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Per uno Statuto diArchitettura e Museologia Liquida

La nozione di “liquidità”, tantobene messa a fuoco in Italia nel

2008 in sede scientifica da criticiacuti come Salvatore Rugino sullascorta di Bauman e Novak, nelsentire comune dei social networkse della stampa quotidiana, è statainvece purtroppo nel frattempooffuscata da letture “deboli” ispira-te a pericolosi miti di potenza dicarattere politico come il “celodu-rismo” di bossiana memoria checonsiderava “molli” le cose liquidein contrasto con quelle “solide”,sulla scorta di una psico-proiezionedi carattere freudiano, oppure lericorrenti superstizioni religiose delcattolicesimo neo-conservatore chereputa opera di Satana le manife-stazioni della “liquidità” nellasocietà contemporanea, o ancoradalle teorie complottiste statali teo-rizzate dal sito internet dei ServiziSegreti italiani che associano laparola “liquida” al terrorismo1.Queste sono varianti, purtroppotutte italiche, di quell’unica chiaveinterpretativa semplicistica e fuor-viante per cui la parola “liquido”equivarrebbe a “brodaglia informe”e sarebbe quindi sempre associataad un concetto estremamentenegativo. Questa fatale incompren-sione ha causato molti problemialla realizzazione e al successivoapprezzamento della prima archi-tettura liquida della città di Roma,vale a dire il MACRO della com-

pianta Zaha Hadid e anche all’edi-ficio successivo, l “nuvola” di Fuk-sas, entrambi oggetto di numerosecritiche, ed è forse la causa dell’a-borto degli splendidi progettiliquidi del BETILE - Museo Medi-terraneo dell’Arte Nuragica e del-l’Arte Contemporanea di Cagliarisempre di Zaha Hadid e delMuseo di Arte Contemporanea diMilano di Libeskind.

Ben diverso è l’apprezzamentodella nozione di liquidità in campointernazionale espresso per laprima volta, se non erro, da Mar-cos Novak nel 19932 con la storicadefinizione di “Architettura Liqui-da” che viene ad inserirsi comeun’icastica chiave di lettura dellacontemporaneità nella sua accezio-ne di multiforme determinazionedel virtuale all’interno del reale.Una concezione assolutamentepositiva che mira a capire in chemisura la realtà del post-modernosi decostruisca interattivamenteall’interno di una serie di universiparalleli umanistici le cui istanzesono desunte dalla ricchezza dellapoesia all’interno della letteratura.Novak magicamente richiama allaluce la forza evocativa delle figureretoriche della poesia quali forzemotrici della realtà virtuale nellaletteratura e, per associazione men-tale, ut pictura poësis, le consideracapaci di descrivere la novità intro-

dotta nell’architettura dal concettodi “liquidità”.Novak esalta dunque con passionela liquidità come metafora delnuovo Cyberspazio, della realtà vir-tuale tanto bene poi descritta da Levy.

Zygmunt Bauman in Modernitàliquida del 20003 approfondisce ilconcetto della liquidità all’internodella sfera sociologica raggiungen-do la questione degli spazî socialiche viene a configurarsi comeun’istanza tipicamente urbanisticadi alto impatto sociale mettendo afuoco i problemi suscitatidall‘introduzione del mercato edelle sue seduzioni all’interno deirapporti interpersonali sia di natu-ra commerciale che culturale. Bau-man fa infatti notare come glispazî del consumo rimangano spes-so le uniche occasioni d’incontrodi persone la cui realizzazionepassa attraverso le forche caudinedell’acquisto, spesso compulsivo,magari vissuto come un rito collet-tivo nei grandi centri commerciali,santuari laici della post-modernitàfluida e decostruttiva.Bauman ricorda come la societàcontemporanea viva all’insegnadell’eterno presente, avendo demo-lito la venerazione per il passato eannullato la sicurezza del futuro,generando dunque un’angosciageneralizzata che dal campo socialegenerale arriva fino alla sfera delsentimento intimo e quindi dell’a-more estendendosi poi a macchiad’olio nella rete dei rapporti umaniintesa sia a livello simbolico, sia alivello architettonico, determinan-do quindi il nuovo modo dicostruire la città del futuro, com-pletamente diversa da quella delpassato.

Salvatore Rugino, nella sua lucidamonografia intitolata Liquid Boxedita da Aracne nel 20084, riper-corre i temi salienti della liquiditàin architettura mettendone in lucei rapporti con la scienza e la filoso-fia del Novecento in una brillantecarrellata.

Maria Luisa Libertini ha portatoalla mia attenzione anche il testoitaliano meno noto ma molto inte-ressante di Cesare Blasi e GabriellaPadovano, Ipotesi di Progetto per laSocietà Liquida (2012)5 e VincenzaFerrara mi ha segnalato lo studiosul Museo Liquido di Cameron(2015)6.

Io stesso mi sono espresso sull’ar-gomento della liquidità in un arti-colo del giugno 20147 a seguito diun fecondo corso universitariodella Sapienza su Classico, Anticlas-sico, Architettura Liquida che mira-va a mettere in luce come il con-cetto di “liquido” in architetturanon fosse una novità assoluta, maderivasse da quello di “anticlassico”definito da Giulio Carlo Argan nel1930 all’interno di un celebre sag-gio su quelli che Milizia considera

gli “errori” di Andrea Palladio eche, invece, secondo lo studioso,sono da considerare, appunto, i“germi” del cosiddetto codice anti-classico. Definizione che diventeràoggetto di un’importante mono-grafia dello stesso Argan: Classicoanticlassico: il Rinascimento da Bru-nelleschi a Bruegel edita a Milanoda Feltrinelli nel 1984.Sulla scorta della felice intuizionearganiana Bruno Zevi nel suo libroIl linguaggio moderno dell’architet-tura. Guida al codice anticlassico,edito da Einaudi, nel 1973 riflette-rà sul valore intrinsecamente poli-tico dell’anti-classico inteso comerifiuto degli schemi obbligatoriimposti dalle dittature nei terminidi cogente simmetria e parallelismiarchitettonici di natura claustrofo-bica. Secondo Zevi l’introduzionedi piante a zig zag e irregolari e ildisallineamento degli assi di distri-buzione delle finestre e anche lamodifica costante della loro stessadimensione e l’abolizione del con-cetto classico di facciata a favoredella messa in opera di elementiaggettanti e della scomposizionedei piani in moduli in contrappo-sizione tra di loro saranno tutti ele-menti di “libertà architettonica”sotto il segno del codice anticlassico.

La costituzione di Gruppi di Ricer-ca alla Sapienza basati prima solosul tema dell’Architettura Liquida(2014), con la discussione di temidi architettura museale, e poi suArchitettura e Museologia Liquida eInformatica umanistica a geometrievariabili (del 2016 a cura di Stefa-no Colonna, Luca Ruzza, StefanoLariccia, Vincenza Ferrara e Cate-rina Capalbo con la partecipazionedi un totale di più di quaranta gio-vani e meno giovani studiosi) hapermesso ai componenti di metterea fuoco in primo luogo, grazie alcontributo di Graziella Becatti, cheil codice anticlassico ha origini nel-l’archeologia e il primo contributosu questa linea di ricerca è a firmadell’archeologo del Vicino OrienteAntico Enrico Ascalone che colla-bora attivamente col nostro Grup-po di ricerca con un interessantecontributo su L’anticlassico chediventa classico. Sostituzione, elabo-razione e affermazione di nuovicodici di propaganda al tempo deiSukkalmakh (ca. 1900-1520 a.C.)(BTA - Bollettino Telematico dell'Ar-te, 8 Novembre 2016, n. 821http://www.bta.it/txt/a0/08/-bta00821.html).Partendo dalla consapevolezza chela nozione di liquidità ha origini

Ho accolto di buon grado l’invito di Francesco Maria della Ciana ascrivere un articolo per “Lettera Orvietana” dal momento che mi

faceva piacere di collocare in casa amica e in territorio italiano un even-to che per me ha un forte carattere simbolico, ovvero la scrittura delloStatuto di Architettura e Museologia liquida, operazione-ponte tra criti-ca militante e Storia dell’Architettura.Ringrazio allo stesso tempo Mariella Combi che, discutendo insiemesui contenuti del mio articolo del 2014 (La dialettica di classi-co/anticlassico tra Argan, Zevi e Novak per una definizione critico-esteticadi “Architettura Liquida”, 16 Giugno 2014, n. 715http://www.bta.it/txt/a0/07/bta00715.html) in occasione della presen-tazione del libro di Enrica Leo (Mentis Formam Sensu Formant. Arte eScienza per una memoria dei Sensi, Roma, Gangemi, 2015) mi ha sug-gerito, a completamento della definizione critico-estetica di Architettu-ra Liquida Museale del 2014, la scrittura di un vero e proprio Statutodi Architettura e Museologia liquida.

N. 43-44-45-46-47 dic. 2016Lettera Orvietana

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nel passato ho fatto notare come lanozione liquida delle architetturedi Alessandro Mendini a Gronin-ger (1994) derivi dalla cinquecen-tesca Casina Pendente del SacroBosco di Bomarzo e che quindi ilconcetto di “liquido” sia, a suavolta, una filiazione di quello di“anticlassico”. La precisazione misembra fondamentale per poterconsiderare correttamente il con-cetto di liquido in qualità di ele-mento dialettico e non come attri-buto puro e semplice come vienespontaneo di fare con la nozione“vulgata” che genera tanti frainten-dimenti.Se intesa come concetto dialettico,come fa correttamente Baumanpur non facendo riferimento aglistudiosi Argan, Zevi e Novak, laliquidità riacquista tutta la suaforza interpretativa e la molteplicericchezza di significato assoluta-mente positivo.Come facevo notare nel mio inter-vento del 1994 il prefisso «anti»,che deriva «dall’avverbio e preposi-zione greca «antì» di origineindoeuropea, oltre ad indicareavversione ed antagonismo, capaci-tà o disposizione a contrastare,[…] indica anche, in parole com-poste del linguaggio scientifico,posizione speculare, contrapposi-zione, inversione, presenza diopposte proprietà: anticiclone, anti-logaritmo, antiparticella». In ambi-to umanistico si può citarel’Antirinascimento (1962) di Euge-nio Battisti che va letto in questosenso costruttivo e precocementedecostruttivo ma non distruttivo.In questo senso la corretta apperce-zione del concetto di “liquidità”potrebbe restituire dignità al dialo-go interpersonale, sia privato chepubblico, sia nella cultura che nellapolitica e pertanto la comprensio-ne storica del fenomeno dellaliquidità assurge oggi a problemascottante della contemporaneitàuscendo dalle fredde dimensionidella pura Accademia.

Fatte queste premesse fondamentali,appurato cioè che per “liquido” inArchitettura si intende la volontà diproporre un modello “de-costrutti-vo” alternativo al “classico” di cui sispezzano le regole di parallelismi esimmetrie a favore di linee zigzagan-ti, forme in contrapposizione mona-dica secondo schemi ispirati allaidrodinamica e alla aerodinamicacome il Guggenheim Museum diBilbao di Frank O. Gehry a lorovolta ispirate alla teoria della Relati-vità di Einstein e alle sculture futuri-ste di Umberto Boccioni, ecco chela sostanza del discorso diventa diffi-cile da inquadrare.Infatti non è facile trovare un siste-ma ben definito per classificare learchitetture liquide in quanto que-ste apparentemente sembrano sfug-gire ad ogni regola. In realtà peròanche in questo magma informe sipossono trovare delle “firme” o dinatura “matematico-geometrica”oppure “mitologico-simbolica” inpossesso di una precisa individuali-tà e identificabilità.

Gli elementi da me identificati nel2014 sono tre: labirinti, frattali especchio.

Per quanto riguarda il labirinto variconosciuto che esistono numerosilabirinti costruiti in pianta secondoschemi araldici e simmetrici, purtuttavia il labirinto in quanto talepresume sempre uno svolgersi della“narrazione dello spazio” comecontinua dicotomia filosoficasecondo lo schema dell’aut aut diKirkegaard, poi ripreso anche nella

filmografia contemporanea peresempio in Sliding doors. Il concet-to chiave sta nel fatto che il prota-gonista è chiamato ad una conti-nua scelta di campo che genera inlui quel sentimento di precarietàed ansia che Bauman ha definitocome la sensazione dell’”eternopresente” della società post-moder-na. Tale “filosofia del labirinto”

ha origini antichissime e si perdenell’origine del mito nella nottedei tempi ma, in antico, ha comepunto di riferimento ideale il mitodi Arianna e Teseo di fronte alMinotauro. Il filo di Ariannadovrebbe essere interpretato comela ricerca di un senso all’interno diun mondo anticlassico. Il Mino-tauro ovviamente, già in antico,rappresenta il polo di contrapposi-zione alla solarità dello schemaclassico, quindi un sistema com-plesso “anti-classico”. É interessan-te vedere come il tema del labirin-to sia ripreso nella società contem-poranea nel momento drammaticodi contrapposizione tra le “monadiarchitettoniche” di Frank O.Gehry nel Guggenheim Museumdi Bilbao. Lo sguardo dello spetta-tore si inserisce tra gli elementi checompongono l’architettura nel suoinsieme ed è costretto a fare conti-nui cambi di visione a causa delmoltiplicarsi dei punti di illumina-zione per via dello sfaccettamentodelle superfici e del conseguenteassommarsi di diversi livelli dichiaroscuro che invitano l’occhioad una continua ridefinizione delpunto di inquadratura e della rela-tiva messa a fuoco. Il richiamoall’importanza dello studio delsistema di visione umana effettuatomediante l’analisi dei movimentidel globo oculare è dovuto a Cor-rado Maltese che, già negli anni‘80 in Semiologia e Sematometria(1983), proponeva esempi interes-santi8. Possiamo essere certi che lamodalità di costruzione dello spa-zio per monadi in contrasto dialet-tico operata da Gehry a Bilbao siastata ispirata da studi approfonditisulla cinetica e l’ottica, l’idro el’areo-dinamica. In questo senso iltema del labirinto è servito all’ar-chitetto come elemento di “messaa sistema” di tali elementi scientifi-ci che, presi in quanto tali, sareb-bero stati poco “finalizzati”. Il labi-rinto vale dunque come sistemateleologico, ovvero finalistico, chesi avvale, a sua volta, di sistemiscientificamente fondati per arrivarea muovere gli affetti dello spettatorein maniera estetico-percettiva.

Il tema dei frattali9, tipicamenteMandelbrot, consiste nel creareforme geometriche dotate di unaforte carica estetica ed emotiva maallo stesso tempo generate da unrigoroso motore matematico inter-no. Uno degli architetti che mag-giormente sembrano essersi ispiratiai frattali è Jean Nouvel nel Natio-nal Museum of Qatar (2010-)dove, oltre al rimando alle geome-trie tipiche del minerale locale,vale a dire la cosiddetta “rosa deldeserto”, si può notare la volontàdi costruire forme complesse deri-vanti dalla intersezione di corpisolidi di forma irregolare. La lette-ratura critica sull’argomento ciinforma del fatto che i corpi solidirealmente costruiti da Nouvel inQatar sono talmente complessi cheè stato particolarmente difficiledocumentarli con gli strumentiCAD esistenti e si è dovuti ricorre-re a sofisticate implementazioni edaggiornamenti del software. Que-sto dimostra come Nouvel nonabbia semplicemente messo in

opera una poetica rivisitazione diun minerale locale, ma si sia volutocimentare in un’impresa assoluta-mente inedita per la storia dell’ar-chitettura che rimarrà come unesempio nei futuri manuali.Il tema dei frattali è strettamentecollegato a quello di caos determi-nistico (Vulpiani10) e questo a suavolta a quello della Logica Fuzzy ealla Teoria della Complessità11 chesaranno oggetto di nostri specificistudi futuri. Intanto possiamoaccennare alla parentela tra laLogica Fuzzy e il Sequenzialismofilosofico di Achille Varzì documen-tato nel libro di GiangiacomoGerla12 che a sua volta sarà oggettodi uno studio analitico da partedell’artista ACA (Angelo Calabria)che ha dato vita al Sequenzialismonell’Arte13.

Il tema dello specchio è fonda-mentale nell’architettura liquidaperché permette di affrontare inmodo inedito il tema psicologicodel “doppio” negli spazi museali dinuova concezione. L’architetto cheha maggiormente approfondito leimplicazioni architettoniche dell’u-so articolato dello specchio è Kool-has dal momento che i suoi edifici,si veda in particolarel’Ampliamento del Museo Nazionaledelle Belle Arti del Québec(MNBAQ) del 2013, possiedono lacapacità di far interagire gli spazîinterni con quelli esterni tramiteun sapiente e calibrato uso delleproprietà riflettenti oppure opaciz-zanti del vetro decostruendo ilconcetto classico di facciata. Lascelta del tema dello specchio inKoolhas deriva da un’oculata rifles-sione sulle teorie concettuali diMichelangelo Pistoletto, DanielBuren e Bertand Lavier, tutti artistiche si sono cimentati sul temadello specchio appunto in chiaveconcettuale14. In questo senso iltema dello specchio nell’architettu-ra liquida deve molto agli studîdella psicologia contemporaneasulla formazione dialettica dell’io.La riflessione sul rapporto trainterno ed esterno è frutto di ricer-che psicanalitiche miranti a ricom-porre l’io diviso che è a sua voltaun tema centrale della società con-temporanea. Volendo rimanere nelperiodo storico preso in esame perl’architettura liquida, vale a dire ilcostruito a partire dagli anni ‘90del Novecento, tale riflessioneappare collegata alle nuove temati-che di relazione sociale nell’epocadella rete internet dove la comuni-cazione avviene con il sistema“molti-a-molti” invece che con ilmeccanismo di “uno-a-molti” tipi-co della televisione tradizionale. Ilrapporto neurale tra gli individuiinaugurato dall’architettura liquidaè ben codificato nel nuovo concet-to di facciata dell’edificio che pre-vede un gioco di trasparenze traesterno ed interno, ma anche,nello stesso tempo, un rimando diriflessi che porta all’indagine sulladinamica dialettica contempora-nea, sempre in bilico tra narcisi-smo e comunicazione interperso-nale. Il tema dello specchio bendocumenta quest’inedita dialetticadei social media che viene offertadalle nuove strutture museali liqui-

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de che a loro volta suscitano emo-zioni visive impensabili inun’architettura di tipo classico tra-dizionale15.

Adesso vorrei aggiungere un quar-to tema, quello del mostro cheritengo sia offerto dallo splendidoprogetto per il Museo delle ArtiNuragiche e Contemporanee diCagliari di Zaha Hadid. L’edificionon è stato realizzato ma gli affa-scinanti computer rendering sonoconsultabili in rete. Questo super-bo esempio di Architettura Liquidacita il Gaudì di Barcellona che erainteressato agli esoscheletri di ani-mali di grandi dimensioni in chia-ve darwiniana, mentre la Hadidsembra voler fare un passo in avan-ti invitando lo spettatore di questonuovo museo liquido all’internodella balena di Giona, che fuprima inghiottito e poi risputatofuori dall’animale divenuto il sim-bolo di un percorso iniziatico diconoscenza di se stessi. Riletto inquesto senso il museo liquido diCagliari della Hadid acquisterebbeun valore antropologico di naturapara-religiosa “laica” seguendo unatendenza ormai diffusa in questotipo di musei. Basti pensare all’ine-dita usanza sociale di celebrare unmatrimonio civile all’interno di unMuseo che sta diventando unamoda dei nostri tempi ma che inrealtà è un portato della nuovasocietà “liquida” che ha “de-localiz-zato” o “ri-localizzato” l’atto sacroesportando la sacralità dalle Chieseai Musei. Il percorso ora descrittoviene in realtà esperito dallo spet-tatore in modo del tutto implicito,cioè a dire in modo assolutamenteinconsapevole, dal momento chequesto “spostamento” della sacrali-tà dalla Chiesa al Museo viene vis-suto dal cittadino della societàliquida come una forma di “ateiz-zazione” o laicizzazione dell’espe-rienza antropologica e religiosaindividuale e non, come in realtàè, come una sublimazione dell’attoreligioso secondo le modalità ine-dite della nuova società liquida.

Questa modalità di fruizione della“religio” da parte dell’architettura emuseologia liquida è incapsulata inuna dimensione estetica in quantoessa stessa è anche un fenomenopercettivo.

I quattro temi finora individuatinon si presentano sempre singolar-mente, ma talvolta interagisconotra di loro. Per esempio il tema delmostro implica quello del labirintoe viceversa. Quello dello specchiocontiene elementi di riflessioneutili per affrontare i percorsi inizia-tici previsti dal labirinto o dall’e-sperienza di Giona. Il tema deifrattali è infine fondamentale perquella larga parte del pensiero con-temporaneo che cerca nella scienzapiuttosto che nella religione laragione ultima delle cose naturali.

REALTÀ “LIQUIDA”

D’altra parte il progresso dellascienza ci ha messo di fronte allanecessità di cambiare la prospettivadel nostro sguardo sulla realtà e sulmondo.In relazione alle scoperte scientifi-che di tutto il ‘900 le “cose” e “glieventi” non esistono in dimensionistrutturate secondo le teorie Tridi-mensionalista e Quadrimensionali-sta, ma come flussi di particelleche scorrono in dimensionisequenziali (Sequenzialismo) inevoluzione costante (successionimolecolari), un po’ come succedeper i fotogrammi di una pellicolache, scorrendo nello spazio e neltempo, costruiscono l’elementocompleto (l’immagine). All’internodella materia esiste un “microco-smo” in un certo modo specularerispetto al macrocosmo, e tutto ciòche noi vediamo è il risultato diun’interazione tra la luce, le parti-celle elementari e il nostro cervelloche si apre al mondo attraverso lavista. Per avere un’idea di quantosia diversa la realtà “in sé” (cheKant chiamava “noumeno”) daquella che vediamo noi (fenome-no) è utile un esempio. Mettiamo-

ci nel punto di vista di un neutri-no (particella subatomica di massapiccolissima e carica elettrica nulla)e prendiamo un oggetto, per esem-pio un tavolo: il neutrino si muo-verà nello spessore del tavolo comeun’astronave verso la luna … alivello di una misura infinitamentepiccola c’è uno spazio dentro lamateria che a noi appare solida ecompatta! L’aspetto che chiamere-mo “virtuale” della materia è fluidoe indeterminato: e questo la rendesimile all’energia della mente e delpensiero. Ci rendiamo conto, così,che il modo tradizionale di consi-derare la realtà è incompleto e rigi-do e che, in futuro, ci abitueremoa considerarla plasmabile e model-labile grazie all’arte e al lavoro del-l’uomo sia sul piano delle opered’Arte, Scultura, Pittura, Musica,Architettura, sia su quello delleopere socialmente utili e necessariealla vita. Sarà una vera rivoluzione,ma nell’ordine della realtà fisica enaturale: se fatta con rigore logicoe spirito creativo il mondo intornoa noi, potenzialmente, diventeràpiù bello e potrà adattarsi allenostre esigente. La realizzazionemigliore dei progetti si otterrà gra-zie alla collaborazione tra tecnolo-gie avanzate e creatività in tutti isettori: scienziati, maestranze, arti-sti, artigiani, imprenditori e citta-dini dovranno collaborare in modocostruttivo, dando ognuno un vali-do contributo nello svolgimentodel proprio ruolo.

Si potrà costruire una “Cittàimmateriale” con il materiale offer-to dall’”energia-informazione” con-tenuta in ogni particella di materianel continuum delle sequenze spa-zio-temporali … e questa Cittàsarà modificata e cambierà volto adogni passo avanti della ricercascientifica e delle attività creativeche la accompagneranno. Sarà ilmodello ideale a cui ricondurreogni edificio, monumento, giardi-no, opera d’Arte creato dagliuomini...Ecco il senso profondo di “Archi-tettura liquida”: una creazione del-l’uomo in continuo adeguamentoalla crescita degli individui e deipopoli. Ma tutto questo si potràottenere soltanto con la pace e ilrispetto della dignità umana. Nonè certo facile, ma qualcuno dovràcominciare: il nostro progetto vuolessere un valido contributo all’edi-ficazione di una società più giustain un mondo profondamente rin-novato.

Stefano Colonna

Note1. https://www.sicurezzanazionale.gov.it/-sisr.nsf/archivio-notizie/salto-di-qualita-dell-intelligence-contro-il-terrorismo-liquido.html visitato in data 08/10/2015.2. Marcos NOVAK, Architetture liquide nelciberspazio, in Cyberspace. Primi passi nellarealtà virtuale, Padova, Muzzio, 1993, pp.233-265.3. Zygmunt BAUMAN, Modernità liquida,(vers. Orig. Liquid modernity, Cambridge,Polity Press ed Oxford, Blackwell Publish-ers Ltd., 2000), Roma-Bari, Laterza, 2012.4. Salvatore RUGINO, Liquid box, Roma,Aracne, 2012 (1.a ediz. 2008).5. Cesare Blasi e Gabriella Padovano, Ipote-si di Progetto per la Società Liquida, Aprilia,Novalogos, 2012.6. Fiona Cameron, The Liquid Museum:New Institutional Ontologies for a Complex,Uncertain World, 2015. DOI:10.1002/-

9781118829059.wbihms1177. Stefano Colonna, La dialettica di classi-co/anticlassico tra Argan, Zevi e Novak peruna definizione critico-estetica di “Architettu-ra Liquida”, in “BTA - Bollettino Telemati-co dell’Arte”, 16 Giugno 2014, n. 715<http://www.bta.it/txt/a0/07/bta00715.html8. Corrado Maltese, Dalla semiologia allasematometria. Studi sulla comunicazionevisiva, Roma, Il Bagatto, 1983.9. Nicoletta SALA, Gabriele CAPPELLA-TO, Architetture della complessità: la geome-tria frattale tra arte, architettura e territorio,Milano, F. Angeli, 2004. Ringrazio LuciaSignore, che fa parte del nostro Gruppo diRicerca della Sapienza, per la segnalazionedi questa interessante voce bibliografica.10. Angelo VULPIANI, Caosdeterministico, voce per la Treccani, Enci-clopedia della Scienza e della Tecnica, 2007http://tnt.phys.uniroma1.it/twiki/pub/TNTgroup/AngeloVulpiani/CAOS_3c.pdfRingrazio Andrea Chiariello per questosuggerimento bibliografico.11. Per la teoria della complessità si vedanoA. Gandolfi, Formicai, imperi, cervelli.Introduzione alla scienza della complessità,Torino, Bollati Boringhieri Ed., 1999 e R.Benkirane, La teoria della complessità, Tori-no, Bollati Boringhieri Ed., 2007 (edizioneoriginale: Editions Le Pommeri, Parigi2002) che comprende una raccolta di brevisaggi dei maggiori studiosi della complessi-

tà: da Morin a Prigogine, da Langton aVarela, da Kauffman a Derrida a Chaitin eadesso Massimo Mariani (che fa parte delGruppo di Ricerca della Sapienza), Archi-tettura Liquida e pensiero complesso, in corsodi pubblicazione in “BTA – BollettinoTelematico dell’Arte”.12. Giangiacomo Gerla, La Logica Fuzzy. Iparadossi della vaghezza (versione light), Facol-tà di Scienze, Università di Salerno, s.d.http://www.dmi.unisa.it/people/gerla/www/Down/Light%20logica%20fuzzy.pdf visi-tato in data 04/09/2016.13. ACA (Angelo Calabria), Il Sequenziali-smo nell’Arte. Linguaggio spazio-temporaledel segno. L’evoluzione della comunicazioneartistica nell’Era dell’Informazione, Roma,Gruppo Albatros Il Filo, 2013.14. Speculazioni d’artista. Quattro genera-zioni allo specchio (catalogo della mostra), acura di AUGUSTA MONFERINI,MARIA GRAZIA TOLOMEO, ALBER-TO DAMBRUOSO, Roma, Comune diRoma, CAM Editrice, 2009.15. Per le implicazioni positive e negativedell’uso delle nuove tecnologie nel contestodi Museologia Liquida si veda ora: MichelaRamadori, Il museo liquido: evoluzione stori-ca, potenzialità, rischi, in “BTA - BollettinoTelematico dell’Arte”, 9 Maggio 2016, n.807 <http://www.bta.it/txt/a0/08/-bta00807.html>

N. 43-44-45-46-47 dic. 2016Lettera Orvietana

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