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I segreti del maniero A NNE A SHLEY Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano Questo volume è stato impresso nell'aprile 2011 presso la Rotolito Lombarda - Milano Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. 1 5 6 7 8 9

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754 - La cortigiana e il libertino - A. Lethbridge 755 - Regole di cavalleria - J. Justiss 756 - Giochi di spada - M. Willingham 757 - Il mistero del dipinto - S. Mallory 758 - Il corsaro di Sua Maestà - D. MacTavish 759 - Prigioniera d'amore - S. James 760 - La benda scarlatta - B. Gifford 761 - Desiderio selvaggio - J. Ashley 762 - Un marito per Charlotte - D. Simmons 763 - Intrighi reali - J. Francis 764 - Un matrimonio perfetto - K. Hawkins 765 - Sciarada per il conte - M. Willingham 766 - Angelo nero - R. Ciuffi 767 - Il cavaliere bretone - T. Brisbin 768 - Le regole dell'etichetta - M. Willingham 769 - Tentazioni di una gentildonna - S. Laurens 770 - Il mistero del libro scomparso - D. Simmons 771 - L'ombra del guerriero - D. Lynn 772 - Lady Moonlight - A. Lethbridge 773 - La dama del mare - J. Francis 774 - Scommessa seducente - L. Greenwood 775 - Cuore bretone - T. Brisbin 776 - La legge del cuore - M. Moore 777 - Il fuoco del desiderio - S. Bennett 778 - Il conte bandito - C. Townend 779 - I segreti del maniero - A. Ashley

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ANNE ASHLEY

I segreti del maniero

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Viscount's Scandalous Return

Harlequin Historical © 2010 Anne Ashley

Traduzione di Rossana Lanfredi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione I Grandi Romanzi Storici maggio 2011

Questo volume è stato impresso nell'aprile 2011

presso la Rotolito Lombarda - Milano

I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410

Periodico settimanale n. 779 del 24/05/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Northamptonshire, Inghilterra, settembre 1814 Quando Miss Isabel Mortimer tornò alla sua fat-toria, l'orologio a pendolo batteva le undici. Poi-ché era in giro dalle prime luci del giorno, Isabel si sarebbe aspettata un'accoglienza un po' più en-tusiastica dell'occhiata di rimprovero che invece le rivolse la sua fedele governante e confidente. «Oh, Gesù, signorina!» esclamò Bessie, guar-dando la sua giovane padrona posare fucile e cac-ciagione sul tavolo di cucina. «Siete entrata di nuovo nella proprietà dei Blackwood, vero? Vi ho già avvisato più volte che l'amministratore, su al maniero, vi porterà davanti al magistrato, se solo ne avrà mezza occasione. Ho sentito dire che non è stato per nulla contento quando quegli altezzosi uomini di legge sono venuti qui da Londra a far domande sulla notte dei delitti, e ha scoperto che siete stata voi a smuovere di nuovo le acque dopo tanti anni.» «No, in effetti suppongo che non sia stato trop-po soddisfatto.» Per nulla preoccupata, Isabel

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prese un coltello affilato da un cassetto e si accin-se a pulire i conigli per lo stufato. «In più, il gio-vane Toby mi ha detto proprio questa mattina che il signor Guy Fensham è sparito da due settimane, comportamento che io trovo alquanto significati-vo, date le circostanze. Infatti, che cosa avrebbe Fensham da temere se avesse detto la verità sugli eventi, quella terribile notte?» «Be', questo è il punto, signorina. Non potrebbe averla detta, se quello che ha scritto il vecchio padrone fosse vero, non è così? E io preferisco credere al vecchio padrone, poiché stava benissi-mo al tempo in cui scrisse quella carta.» «In effetti, nemmeno io ho mai dubitato della versione degli eventi che diede mio padre. Come giustamente hai osservato anche tu, scrisse il suo rapporto prima di subire il primo attacco.» Ogni volta che Isabel pensava al suo defunto padre, si sentiva assalire da un violento senso di perdita; persino ora, a due anni dalla sua morte. Erano sempre stati molto uniti, loro due, e si era-no avvicinati ancora di più dopo che il padre, di-ventato infermo a causa di un colpo apoplettico, aveva preso a dipendere ancora di più dalla figlia. Eppure, quel giorno, nulla nel volto di Isabel la-sciava trapelare che non si fosse ancora ripresa dalla sua morte; anzi, a dire il vero, sembrava molto distaccata quando aggiunse: «Perciò non devi temere che io mi scontri con Fensham, so-prattutto perché non ho messo piede nella pro-prietà dei Blackwood. Sono stata nel campo più in alto, se proprio vuoi saperlo. E poi...». Isabel scrollò le spalle, come a voler sottolineare la sua

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completa indifferenza. «... che importanza avreb-be se ci entrassi? Se e quando Sua Signoria torne-rà, gli farò capire con estrema chiarezza che mi deve ben più dei pochi pesci che ho sottratto al suo ruscello, visti tutti i danni che il suo fossato coperto di erbacce mai tagliate ha fatto al mio or-to durante la sua assenza. Perché poi suo padre abbia assunto quel pigro di Guy Fensham come amministratore proprio non lo capirò mai!» Asciugandosi pensosamente le mani nel grem-biule, Bessie sedette al tavolo con la sua padrona. «Ebbene, signorina, per quanto a molti qui non piacesse il vecchio visconte, non sentirete nessu-no dire che trascurava il maniero o le sue terre. Quando il vecchio Blackwood era vivo, l'ammini-stratore faceva il suo lavoro e seguiva gli ordini che riceveva.» La donna scosse mestamente il ca-po. «E ora guardate questo posto! È passato più di un anno da quando siete andata a Londra a cerca-re Mr. Bathurst. E da allora nemmeno una paro-la!» «Questo non è del tutto vero» la corresse Isa-bel. «Non si può dire che ci tengano informate con precisione sugli sviluppi della situazione, e su questo sono d'accordo. Tuttavia Mr. Bathurst si è preso la briga di inviarci quella lettera nella quale confermava di avere messo in movimento le cose e mi ringraziava di averlo cercato personalmente per trasmettergli il resoconto scritto di mio padre. Mi ha anche rimborsato tutte le spese del viaggio a Londra. A dirla tutta, è stato davvero molto ge-neroso!» Isabel lanciò uno sguardo pensieroso alla cre-

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denza che occupava quasi tutta la parete di fronte. «È stata davvero una fortuna che molti qui ricor-dassero che era stato proprio Mr. Bathurst a ven-dere questa proprietà a mio padre, per poi andare a Londra a studiare legge. Ed è stata una fortuna che in molti rammentassero che lui e l'onorabile Sebastian Blackwood da giovani fossero molto amici. Mr. Bathurst si è rivelata la persona ideale a cui riferire ciò che mio padre aveva scritto sul figlio minore del visconte.» Fece una pausa. «E non devi dimenticare» proseguì Isabel, do-po qualche altro momento di riflessione, «che Mr. Bathurst era in una posizione piuttosto delicata. Quanto abbia aiutato il suo amico a fuggire dalle autorità, dopo che era stato accusato dell'assassi-nio del padre e del fratello, avvenuto tanti anni prima, io posso solo supporlo. Nello stesso tem-po, Mr. Bathurst è un avvocato rispettato, un pila-stro della comunità e un fedele difensore della le-galità. È chiaro che deve essere prudente, perché di certo non desidera che il suo nome venga aper-tamente accostato a quello di un uomo che, per quanto ne sappiamo, è ancora accusato di aver commesso incredibili atrocità.» Bessie annuì. «Sì, Miss Isabel. Però sapete, anche prima che voi trovaste le carte scritte da vostro padre su ciò che accadde quella terribile notte, io non ho mai pensato, nemmeno per un momento, che Padron Sebastian avesse potuto fare cose simili. E non ero l'unica a pensarla in questo modo. Ora, non dico certo che fosse un santo, perché non lo era. Prima di tutto, pure così giovane, era un diavolo

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con le donne. Non che abbia sentito che avesse messo nei guai qualcuna di queste parti... no, cre-do che lui preferisse le donnine facili, o magari quelle più vicine alla sua classe. Oh, ma era dav-vero bello, sì» continuò Bessie, e il suo volto paf-futo si illuminò, a chissà quale privato ricordo. «Mi sembra di vederlo anche adesso... così alto, così orgoglioso in sella a quel suo magnifico ca-vallo. Mi faceva battere forte il cuore, questo è certo!» «Controllati, donna!» l'ammonì affettuosamen-te Isabel. «Lo ricordo anch'io. E ti posso dire con certezza che noi siamo bene al di sotto del suo li-vello. Sta' sicura che non degnerebbe di uno sguardo quelle come noi!» «Me no di certo» concordò Bessie. Tuttavia, subito dopo, in un impeto di sincerità, suscitato da un affettuoso rispetto, fu spinta ad aggiungere: «Ma per voi è tutt'altra faccenda. O almeno, lo sa-rebbe, se ogni tanto vi preoccupaste un po' di più del vostro aspetto». E la governante corrugò la fronte al modesto, logoro abito di Isabel e alle numerose ciocche delle sue chiome castane sfug-gite alla disciplina delle forcine. Isabel rispose con un gesto di indifferenza della mano. «Ho cose migliori da fare che sedere per ore davanti a uno specchio. Posso anche essere la figlia di un gentiluomo, posso essere stata educata a diventare una signora, specie quando la mia ca-ra mamma era viva, ma non sono mai stata tipo da attirare l'attenzione di nessun aristocratico, men che meno di uno così in alto nella scala so-ciale come il figlio di un visconte. E ho sempre

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avuto il buonsenso di esserne consapevole! Tanto per cominciare sono troppo indipendente, e poi... non sono nemmeno sicura di volermi sposare. La mia vita ora mi piace, mi piace non dipendere da nessuno. Perciò, se e quando Lord Blackwood tornerà a prendere il posto del padre al maniero, l'unica cosa che mi interesserà di lui sarà vedere quanto tempo impiegherà a migliorare il drenag-gio delle sue terre e a rendere più tollerabili le condizioni di vita di tutti quei disgraziati che di-pendono dalla proprietà per vivere, non ultimo dei quali, come tu ben sai, è il povero, vecchio Bunting.» A quelle parole, uno sguardo duro e determina-to si posò su Isabel. «Suvvia, signorina, non do-vete certo essere voi a preoccuparvi del vecchio maggiordomo del maniero! So che è una vergo-gna che anni fa non sia stato mandato in pensione e non gli sia stato assegnato uno dei cottage della proprietà, come gli era stato promesso dal vec-chio Lord Blackwood. E so anche che non è giu-sto che un uomo della sua età debba vivere da so-lo in quella grande casa senza quasi mai vedere un'anima. Cielo, se non fosse stato per voi e il cu-rato, che lo scorso inverno siete andati regolar-mente a trovarlo, l'influenza se lo sarebbe portato via!» «Anche tu lo hai assistito» le ricordò Isabel. Questa volta la governante non si lasciò con-quistare dal caldo sorriso della sua incantevole padrona. «Lo so, ma questo non cambia le cose. Non potete occuparvi di altri casi disperati. Avete già troppa gente che dipende da voi! E non è

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nemmeno giusto che mi guardiate così!» esclamò Bessie, del tutto indifferente all'occhiata di rim-provero che venne lanciata al suo indirizzo da I-sabel. «So che siete riconoscente a Troake per come ha assistito vostro padre durante gli ultimi anni e non si può negare che lui abbia lavorato bene quando il vecchio padrone era vivo, ma non potete negare che ultimamente è diventato lentis-simo, e anche alquanto bilioso. E poi c'è il giova-ne Toby. Ora, non dico che il ragazzo non valga tanto oro quanto pesa» proseguì Bessie quasi sen-za prendere fiato, e riuscendo perciò a soffocare le proteste della sua padrona. «Quel monello è una benedizione, basta solo ricordare come ha ri-parato il tetto del granaio l'inverno scorso. Ma il salario che gli pagate potrebbe essere speso me-glio.» Gli occhi scuri di Bessie si posarono poi sul grosso cane dal pelo ispido che dormiva disteso sul pavimento, accanto al fuoco. Prima, però, che la governante potesse pronunciare una sola parola di rimprovero nei confronti dell'animale, salvato tempo prima dall'annegamento dalla padrona di casa e perciò a lei totalmente devoto, Isabel di-chiarò: «Non osare dire nulla contro di lui! Non nego che ci sia del vero in ciò che hai appena rife-rito a proposito di Troake e Toby Marsh, ma non potrei mai stare senza il mio caro Beau! Se non fosse stato per lui, i ladri si sarebbero introdotti in casa in almeno tre occasioni nel corso degli ultimi mesi; e se non fosse stato per lui, stasera non a-vremmo stufato di coniglio per cena. È riuscito a stanarne una mezza dozzina, su al campo».

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Bessie, sempre arguta, non ci mise molto ad avventarsi su quell'interessante particolare. «In tal caso, dove sono gli altri due?» Isabel ebbe l'accorgimento di assumere un'e-spressione un tantino timorosa. «Ho permesso a Toby di portarli a sua madre.» Bessie sollevò uno sguardo disperato al cielo. «Perché questo non mi sorprende per nulla, mi chiedo? Suppongo non abbiate sprecato nemme-no un minuto a pensare che abbiamo una bocca in più da sfamare, ora che quella vostra giovane cu-gina si è rifugiata qui. Badate, non sto certo di-cendo che non avreste dovuto accoglierla, visto che è l'unica figlia della cara sorella di vostro pa-dre, e oltretutto l'unico parente stretto che vi è ri-masto. E non si può nemmeno negare che anche lei valga tanto oro quanto pesa» si affrettò ad ag-giungere la donna. «La casa non è mai stata tanto pulita e ordinata. E come cuce, poi... Non ho mai visto nessuno farlo meglio di Miss Clara, nem-meno la vostra santa madre. Ora è un piacere condurre i visitatori nel salottino, con le tende nuove e il resto.» Sembrava evidente che Bessie era quanto meno una decisa sostenitrice della giovane donna che, poco più di un mese prima, una sera tardi, si era presentata alla loro soglia, supplicando che le ve-nisse dato rifugio. Isabel non aveva riconosciuto in quella bellissima sconosciuta la cugina che a-veva visto solo alcune volte e molti anni prima, durante i suoi rari viaggi a Londra, accompagnata dalla madre. Ciononostante non aveva mai dubi-tato della sincerità delle sue dichiarazioni, né si

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era mai pentita di avere aiutato quella sfortunata parente, che fuggiva dalla prospettiva di una u-nione forzata con un uomo abbastanza vecchio da poter essere suo padre. Tuttavia, non poteva non riconoscere che quel suo generoso gesto rischiava di essere fonte di futuri problemi. Cercando di non soffermarsi su quella sconfor-tante eventualità, Isabel chiese notizie della cugi-na, suscitando così un'espressione di comica co-sternazione sul volto della governante. «Il giovane curato è stato di nuovo qui questa mattina con altri giornali dal vicariato. Suppongo sia un gesto gentile da parte sua, ma mette strane idee nella testa di vostra cugina. Ora, non dico che Miss Clara non abbia il diritto di cercare di non essere più un peso per voi» continuò Bessie, «ma quale moglie e madre assumerebbe mai co-me istitutrice una fanciulla tanto bella? Lei invece pensa che qualcuna lo farà e ha supplicato lo spe-dizioniere locale di darle un passaggio fino a Merryfield, perché intende recarsi all'ufficio di smistamento per consegnare la sua risposta a un annuncio che ha visto su uno di quei giornali.» Un sorriso amaro sulle labbra, Isabel scosse la testa. «Hai perfettamente ragione. Clara possiede un animo dolce, è una lavoratrice instancabile, cuce benissimo ed è intelligente. Purtroppo, però, non sa come va il mondo. Spero solo che un gior-no non rimpianga questa sua determinazione a cercarsi un lavoro. Non posso fare a meno di pen-sare che meno persone sono al corrente della sua attuale residenza, meglio sarà per lei. Se la sua matrigna dovesse venire a sapere dove si trova,

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non so se riuscirei a impedirle di portarla via da qui.» Il rumore di qualcuno che bussava alla porta in-terruppe la conversazione. Bessie fece per alzarsi, ma Isabel la prevenne, dichiarando che sarebbe andata lei ad aprire. Anche se era la padrona di casa, non era mai stata tanto altezzosa da non ri-spondere alla porta ogni volta che ve ne fosse la necessità. Perciò, dopo essersi lavata le mani ed essersi resa presentabile togliendosi il grembiule sudicio e sistemandosi qualche ciocca ribelle, attraversò il corridoio, aprì il massiccio portone di quercia e si trovò davanti un uomo piuttosto piccolo di statu-ra. Tutto in lui faceva pensare a un professionista, così Isabel non restò sorpresa quando si vide con-segnare un biglietto su cui erano scritti i nomi di Crabtree, Crabtree e Goodbody, studio legale con sede a Londra. «E voi siete?» chiese Isabel, mentre il fatto che l'uomo fosse accompagnato da due bambini face-va scemare in lei la paura che il suo arrivo fosse in qualche modo collegato alla cugina Clara. No-tò poi che i due piccoli si somigliavano, e pensò che con ogni probabilità dovevano essere fratello e sorella. «Mr. Goodbody, signora» rispose prontamente l'uomo, togliendosi il cappello ma continuando a studiarla. Alla fine dovette evidentemente con-cludere che, nonostante la modestia del suo abbi-gliamento, Isabel fosse in possesso di tutte le altre caratteristiche di una donna con una certa educa-

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zione, poiché aggiunse: «Sono nel giusto se penso di trovarmi davanti Miss Mortimer, figlia del de-funto dottor John Mortimer?». Isabel era la prima a riconoscere di essere stata allevata in un certo modo, tuttavia anni di respon-sabilità e doveri l'avevano indotta a non apprezza-re troppo le formalità sociali e ad adottare un ap-proccio diretto con gli uomini. Alcuni, andava detto, la trovavano schietta al limite della scorte-sia; altri, invece, apprezzavano il suo atteggia-mento. A quanto sembrava, Mr. Goodbody appartene-va alla seconda di queste categorie, poiché non tradì il minimo imbarazzo quando lei gli chiese quale fosse il motivo di quella sua visita, e anzi rispose: «Sono qui per ordine dell'attuale Lord Blackwood, signora». Per quanto istintivamente interessata a saperne di più del settimo Visconte di Blackwood, Isabel non poté fare a meno di provare una certa inquie-tudine riguardo alla presenza dei due bambini, e all'improvviso, un'allarmante possibilità le si af-facciò alla mente. Tuttavia, oltre che per i suoi modi sbrigativi, lei era anche nota per la sua inna-ta gentilezza; così, quella bimbetta che, chiara-mente spaventata, si aggrappava al fratellino maggiore come una patella, suscitò subito la sua compassione. «In tal caso, signore, è meglio che portiate i bambini in casa, così che possiamo parlare della questione che vi ha portato qui nella maggiore comodità del mio salottino.» Bessie non aveva esagerato a proposito della

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trasformazione che aveva avuto luogo nella casa dall'arrivo di Clara. La giovane aveva lavorato in-stancabilmente per confezionare nuove tende, ri-parare gli strappi nelle tappezzerie là dove aveva potuto, e cucire diversi cuscini per coprire i punti nei quali non era riuscita a intervenire. Anche Mr. Goodbody dovette restarne favorevolmente im-pressionato, poiché – non appena entrò nella stanza più grande della casa – si guardò intorno con un'espressione di apprezzamento negli occhi. Dopo aver fatto sedere i due bambini sul sofà e avere offerto all'avvocato un bicchiere di Madera, Isabel chiese ancora una volta il preciso motivo di quella visita, aggiungendo: «E io non vado errata nel credere che ormai non sia più un mistero dove si trovi Sua Signoria, e che al momento stia in In-ghilterra?». D'un tratto, l'espressione dell'avvocato si fece guardinga. «Temo di non poter divulgare dove si trovi attualmente Sua Signoria, Miss Mortimer. Tutto ciò che posso dire è che molto presto ver-ranno resi noti i positivi risultati delle inchieste riguardanti eventi... uhm... passati e sfortunati. Nel frattempo, però, Sua Signoria non si sente in grado di ottemperare alle sue responsabilità nei confronti di questi due fanciulli.» Questa volta non c'era nemmeno un'ombra mi-nima di compassione nello sguardo che Isabel ri-volse ai bambini prima di fissare altezzosamente l'avvocato e chiedergli, con un tono di voce geli-do: «E questo che cosa avrebbe a che vedere con me? Le faccende private di Sua Signoria riguar-dano soltanto lui».

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«Certo, Miss Mortimer» si affrettò a concorda-re Mr. Goodbody, il quale a quanto pareva aveva capito quale direzione avessero preso i pensieri di Isabel. «Forse, se voleste leggere prima la lettera di Sua Signoria» le spiegò, frugando nella borsa di pelle che aveva con sé, «capireste che non a-vete da preoccuparvi di certi... aspetti della que-stione.» Isabel prese con una certa riluttanza la lettera che le porgeva l'avvocato e, dopo avere rotto il si-gillo, lesse: Mia cara Miss Mortimer, sono perfettamente cosciente del debito di grati-tudine che già ho nei vostri confronti e del peso che sto per darvi ora. Credetemi quando dico che la decisione di affidare alle vostre cure i miei pu-pilli non è stata presa senza prima averla consi-derata con attenzione, e a tal proposito posso so-lo fare affidamento sulla vostra pazienza. Lo stimabile Mr. Goodbody è nella posizione di rispondere a tutte le domande che voi desideriate rivolgergli riguardanti i miei pupilli e ha avuto i-struzioni di rimborsarvi anticipatamente le spese che senza dubbio dovrete sostenere durante il pe-riodo in cui i bambini vi saranno affidati. Se tut-tavia voi non vi ritenete in grado di sopportare la responsabilità di agire da sostituto tutore, io lo capirò perfettamente. Il vostro obbediente servitore Blackwood. Nonostante ci fosse una certa familiarità nel

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tono della missiva, Isabel non riuscì a sentirsene offesa. Dopo avere letto un'altra volta la lettera, sollevò lo sguardo. «Così questi bambini sarebbe-ro i pupilli di Lord Blackwood.» «Lo sono, signora» confermò l'avvocato prima di ordinare al ragazzo di alzarsi e fare l'inchino. «Questo è il Signorino Joshua Collier, che ha di recente festeggiato il suo nono compleanno, e questa è la sua sorellina Alice, che ha sei anni.» Avendo poca esperienza di bambini, Isabel non seppe che cosa dire ai piccoli per metterli a loro agio. Il ragazzo ora la fissava con una luce quasi provocante negli occhi scuri, come se fosse più che pronto a sfidare la sua autorità, se mai in futu-ro Isabel avesse cercato di esercitarla su di lui, mentre la bimba si limitava a guardarla stupefatta, quasi avesse davanti un essere proveniente da un altro mondo. Per fortuna quel silenzio imbarazza-to venne interrotto dall'ingresso di Clara nella stanza. «Oh, mi dispiace! Bessie non mi ha detto che avevi visite.» «Non occorre che ti scusi» la rassicurò Isabel. «Sei arrivata proprio al momento giusto.» Ormai si era abituata all'effetto che la sua in-cantevole cugina faceva sui membri dell'altro ses-so, specie quelli che la vedevano per la prima vol-ta, e Mr. Goodbody non fece eccezione. Anche se riuscì a non restare a bocca aperta, fu inequivoca-bile lo sguardo di aperta ammirazione che l'avvo-cato lanciò alla deliziosa giovane donna che avan-zava verso di lui per stringergli la mano. Ben pochi gentiluomini, del resto, pensò Isabel,

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sarebbero rimasti indifferenti a quei grandi, lumi-nosi occhi azzurri e al più dolce dei sorrisi in un volto a forma di cuore e incorniciato da lucenti riccioli biondi. «Vorresti essere tanto gentile da portare il Si-gnorino Joshua e la sua sorellina in cucina, e dar loro qualcosa da mangiare e da bere, Clara? Sono sicura che devono essere affamati.» «Ma certo» rispose Clara tendendo la mano al-la bambina, la quale, dopo un momento di esita-zione, decise che sarebbe stata felice di seguire la graziosa signora. Il fratello, invece, meno im-pressionato dall'aspetto di Clara, le rivolse un'oc-chiata quasi severa, poi seguì lei e la sorellina fuori della stanza, probabilmente spinto dalla spe-ranza di una bella fetta di torta. «Ora che possiamo parlare più liberamente, Mr. Goodbody» cominciò Isabel non appena si trovò sola con l'avvocato, «vorreste essere tanto gentile da illuminarmi sul perché Sua Signoria non abbia pensato di affidare i suoi pupilli a qual-che amico o parente? Dopotutto, io e lui ci cono-sciamo appena.» «E sospetto che proprio questa sia una delle più importanti ragioni che lo abbiano spinto a sce-gliere voi.» Corrugando la fronte, l'avvocato fece una pausa, poi riprese a parlare. «Visto ciò che avete altruisticamente e liberamente fatto per lui, Sua Signoria deve avere avuto la certezza della vostra integrità morale. Vedete, lui ha molto a cuore il bene dei bambini e fino al momento in cui non sarà in grado di occuparsi di loro e assu-mersi i doveri di tutore, desidera che i suoi pupilli

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siano tenuti ben lontani dalla sfera del loro zio, che sarebbe il fratello della loro defunta madre.» «Sua Signoria crede forse che questo zio voglia far del male ai bambini?» «A tale proposito devo essere diplomatico, Miss Mortimer» rispose l'avvocato, dopo una breve riflessione, «e dire che né Sua Signoria né io riteniamo che il gentiluomo in questione sia un tipo di cui fidarsi. Ha vissuto con la sorella l'ulti-mo anno della vita della signora, e in quel periodo sono venute alla luce certe irregolarità a proposito delle finanze della poverina. Si possono solo fare supposizioni sul perché somme di denaro tanto ingenti fossero state prelevate dal suo deposito bancario durante quel lasso di tempo. Inoltre, po-co dopo la sua morte, fu ritrovata una lettera, ap-parentemente scritta dalla madre dei bambini. In essa la signora richiedeva che venisse modificato il suo testamento, nominando il fratello tutore dei suoi figli e unico erede in caso di loro morte, e adducendo, come ragione di questi cambiamenti, la convinzione che Lord Blackwood fosse inadat-to a occuparsi dei piccoli. Io, però, sono ora in possesso di certe missive scritte nel corso degli anni da Sarah Collier a Sua Signoria − l'ultima ri-salente a non più di tre mesi fa − che smentiscono con chiarezza una cosa simile. Perciò è mia opi-nione che o siano state esercitate pressioni sulla signora, quando non era nel pieno possesso delle sue facoltà per convincerla a modificare il testa-mento, oppure che quella lettera sia un falso. So-spetto fortemente che la seconda di queste ipotesi sia la più verosimile.»

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«Immagino non ci sia stato nulla di sospetto nella morte della signora, vero?» domandò Isabel con gentilezza. «No, nulla, Miss Mortimer. Mrs. Collier è mor-ta di tifo.» Isabel non era affatto sicura di volersi accollare la responsabilità di due bambini rimasti orfani di recente. Dopotutto, che cosa sarebbe accaduto se lo zio fosse arrivato nel Northamptonshire a cer-care i suoi nipoti? «Credo sia alquanto improbabile» la rassicurò l'avvocato, dopo che lei gli ebbe espresso quel ti-more. «Mr. Danforth, lo zio, non ha la minima i-dea di dove risieda ora Sua Signoria; e se dovesse fare ricerche al riguardo, scoprirebbe soltanto che il maniero e la residenza di città del visconte sono tuttora deserte, come lo sono state da otto anni, a parte la presenza di un fedele domestico in cia-scuna di esse. Inoltre, Danforth sa che ho fatto portare via i bambini dalla loro casa. Ho la certez-za che, nel corso dell'ultima settimana, la mia stessa residenza sia stata sorvegliata e sospetto che Danforth creda che io abbia nascosto i piccoli a Londra. Nel tempo che impiegherà a cercarli – tenete presente che io ho diverse sorelle in città – si spera che Sua Signoria venga scagionato da tut-te le accuse a lui addebitate e che io riesca a pro-vare, senza ombra di dubbio, che la modifica del testamento di Sarah Collier è un falso. «Ma intanto» continuò l'avvocato, «e se natu-ralmente voi sarete d'accordo, Sua Signoria mi ha ordinato di consegnarvi questo, nella speranza che accettiate la responsabilità che lui vi affida.»

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E, frugando di nuovo nella sua borsa, Mr. Good-body ne estrasse un borsellino rigonfio che posò sul basso tavolino che aveva davanti. Isabel poté solo supporre quanto conteneva, e sospettò for-temente fosse più di quanto lei avesse mai visto in tutta la sua vita. «Sua Signoria si assicurerà che all'inizio di o-gni mese venga spiccata una tratta sulla sua banca a vostro favore. Lui desidera che i bambini vi creino il minor disturbo possibile, perciò richiede che venga assunta un'istitutrice. Io non ho avuto il tempo di trovare una persona adatta, ma sarò feli-ce di farlo al mio ritorno a Londra.» «No, non occorre» replicò Isabel. «Credo di conoscere chi faccia al caso nostro.» «Devo quindi dedurre, Miss Mortimer, che ri-spondete positivamente alla richiesta di Sua Si-gnoria?» «Sì, signore, potete star certo che rispondo po-sitivamente» rispose lei. Il borsellino rigonfio sul tavolo era riuscito a zittire con efficacia la voce del dubbio. Clara non ebbe grandi difficoltà a conquistarsi la fiducia e l'affetto della piccola Alice Collier, ma con il suo più cocciuto fratello le cose anda-rono molto diversamente. Come Isabel aveva so-spettato, il giovane Joshua non mostrava di ap-prezzare granché la bellezza di Clara e ben presto si capì che non disdegnava affatto di approfittarsi della sua innata gentilezza. In diverse occasioni nel corso di quelle prime settimane, Isabel fu costretta a riportare l'ordine

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nella camera al piano superiore che fungeva da stanza dei ragazzi e da aula scolastica, cosa che fece in modo rapido ed efficace. Nessuno riuscì a capire con esattezza che cosa avesse permesso a Isabel di guadagnarsi rapidamente il rispetto del fanciullo, se fosse il fatto che lei non era tipo da tollerare sciocchezze, oppure che era felice di portare il ragazzo con sé ogni volta che andava a caccia o a pesca. In ogni caso, quando l'autunno si arrese all'inverno, fu chiaro a tutti nella fattoria che il Signorino Joshua Collier si era profonda-mente affezionato alla padrona di casa. Naturalmente, avere due ragazzi in casa contri-buì a far respirare un'atmosfera molto più rilassa-ta e allegra nella fattoria. Bessie, tuttavia, era convinta che non fosse solo la presenza dei bam-bini ad aver creato quella nuova serenità. I puntuali pagamenti inviati ogni mese da Mr. Goodbody avevano portato a numerosi, positivi cambiamenti. Il denaro in più aveva permesso in-fatti di comperare oggetti un tempo considerati lussi superflui, e la vita alla fattoria era diventata più piacevole e comoda. Inoltre, il fatto di avere assunto Clara come istitutrice aveva fatto sentire la ragazza felice di poter contribuire in qualche modo alle spese familiari. Ma il fatto più gratifi-cante di tutti, almeno secondo Bessie, era la scomparsa di quelle rughe di preoccupazione che, negli ultimi anni, avevano segnato la fronte della sua padrona ogni volta che bisognava trovare il denaro per pagare i conti più salati. Anche se non era più tornato alla fattoria a tro-vare i ragazzi, Mr. Goodbody non mancava mai

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di chiedere di loro nella lettera che ogni volta scriveva per accompagnare i pagamenti. Isabel ri-spondeva sempre, informandolo che i due fratel-lini stavano bene e supponendo poi che lui pas-sasse quelle notizie al tutore dei bambini. Di Sua Signoria, però, Isabel non seppe mai nulla, fino al mese di dicembre, quando una lette-ra di Mr. Goodbody la informò che il settimo Vi-sconte di Blackwood era stato finalmente scagio-nato da tutte le accuse che gli erano state mosse e poteva quindi tornare a prendere il posto che gli spettava nella sua avita residenza. Isabel accolse la notizia con sentimenti deci-samente contrastanti. Da un lato sapeva che molti nella comunità locale avrebbero tratto vantaggio dal fatto che il maniero fosse di nuovo abitato; dall'altro era sicura che i bambini le sarebbero mancati, specialmente Josh. Ed era abbastanza onesta con se stessa per confessare che le sareb-bero mancati i generosi pagamenti che aveva ri-cevuto negli ultimi mesi per prendersi cura degli orfani. Il nuovo anno arrivò senza nessun segnale da parte del visconte. Si venne però a sapere che un intero esercito di artigiani era stato assunto per lavorare al maniero e così si dedusse che Lord Blackwood stava progettando di stabilirsi nella sua antica dimora in un futuro non lontano. Un insolitamente asciutto gennaio cedette il po-sto a un febbraio umido e triste, senza che arri-vasse nessun'altra notizia di Sua Signoria. Poi, a metà mese, un gelo inaspettato calò sulla regione,

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rendendo impossibile ogni viaggio, anche breve, per diversi giorni. Quando finalmente cominciò il disgelo, la grande maggioranza della gente ne fu lieta, non così Josh e Alice, che un giorno rientra-rono imbronciati alla fattoria con la loro istitutri-ce. «Il mio pupazzo di neve sta morendo» annun-ciò Alice, gli occhi lucidi di pianto. Sia Isabel sia Bessie, che stavano preparando il pranzo, cercarono di mostrarsi comprensive, men-tre Josh dichiarò, in tono del tutto distaccato: «Non sta morendo, oca! Si sta solo sciogliendo. I pupazzi di neve non sono mai vivi, vero Miss I-sabel?». Il quanto mai opportuno intervento di Beau ri-sparmiò a Isabel di dover rispondere. Il cane si era alzato non appena i bambini erano entrati in cucina e ora riceveva la sua consueta dose di ca-rezze e grattatine. Isabel non smetteva mai di stupirsi per come fosse cambiato l'atteggiamento della bestiola nei confronti dei bambini. All'inizio, infatti, Beau non era stato per nulla felice del loro arrivo, rin-ghiando ogni volta che avevano tentato di avvici-narsi a lui. La cosa sembrava piuttosto comprensibile, ri-fletté Isabel, se si considerava che era stato quasi ucciso da un gruppo di monelli del villaggio. Tut-tavia, non gli ci era voluto molto per comprende-re che i bambini si dividevano in due ben distinte categorie: quelli che gli avevano legato un matto-ne al collo e lo avevano gettato poi nel laghetto, divertendosi a vederlo annegare, e quelli che gli

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offrivano bocconcini deliziosi e gli lanciavano bastoncini da andare a recuperare. Ora Beau era molto felice di accompagnare Josh e Alice ogni volta che uscivano in giardino in compagnia della loro istitutrice, anche se molto spesso rientrava in casa a cercare Isabel, se non la vedeva da un po'. «Avanti, bambini, andiamo di sopra, nell'aula» annunciò Clara con la solita gentilezza, facendo sembrare la frase più una richiesta che un ordine. «Nell'attesa che sia pronto il pranzo, abbiamo il tempo di terminare di leggere la storia che ave-vamo iniziato.» Entrambi i bambini si alzarono e fecero per se-guire la loro istitutrice, quando si sentì qualcuno bussare imperiosamente alla porta della cucina. Non era insolito che i visitatori usassero l'in-gresso di servizio. Spesso si trattava del ragazzo che Isabel aveva assunto per aiutarla, il quale ve-niva a chiedere istruzioni sui lavori da fare. Toby Marsh era diventato presto un beniamino di Josh, il quale perciò quella mattina si precipitò ad apri-re la porta, solo per trovarsi di fronte una donna dall'aspetto severo e vestita di nero da capo a pie-di, accompagnata da un altrettanto poco simpati-co gentiluomo che le stava alle spalle. A una vista tanto sconfortante, Josh indietreg-giò istintivamente di un paio di passi, imitato dal-la sua istitutrice, la quale si lasciò anche sfuggire dalle labbra un piccolo lamento, che catturò l'at-tenzione non solo di Isabel, ma anche della sco-nosciuta. «Eccoti qui dunque, cattiva, ingrata ragazza!»

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esclamò la visitatrice, entrando nella cucina, sen-za esservi invitata, con un gran fruscio delle am-pie sottane. Nonostante Isabel non avesse mai visto prima quella matrona di mezza età, l'improvviso pallore comparso sul volto della cugina e i suoi occhi sgranati dal terrore mentre, indietreggiando, sbat-teva con la schiena contro il muro, le fecero sor-gere più di un sospetto sull'identità dell'arpia. Quella doveva essere la matrigna di Clara, la don-na che l'affettuoso padre di sua cugina aveva spo-sato nella speranza di sostituire la sua amata pri-ma moglie. Ebbene, forse risposarsi poteva essere stato vantaggioso per il defunto James Pentecost, ma da certi fatti che Clara aveva rivelato a Isabel, la condizione della povera fanciulla non era certo migliorata con il secondo matrimonio del padre e con l'arrivo nella famiglia di una sorellastra egoi-sta e prepotente. Dopo essersi pulita in tutta calma le mani spor-che di farina nel grembiule, Isabel si mise tra Cla-ra e la donna che tanto la terrorizzava. Evi-dentemente la sua irritazione nel vedersi invadere la casa da due perfetti sconosciuti si trasmise an-che al suo fedele cane, il quale si alzò, emettendo un lungo, sommesso ringhio che ebbe l'effetto di far fermare subito l'uomo dal volto grassoccio e indusse persino la sua altrettanto sgradita compa-gna a indietreggiare di qualche passo. «Mi chiamo Isabel Mortimer, sono la cugina di Clara e anche la padrona di questa casa» dichiarò Isabel, riuscendo a fingere una calma che era ben lungi dal provare. Un momento dopo sentì bussa-

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re anche al portone principale, ma, essendo già abbastanza occupata con i due personaggi in cu-cina, decise che non poteva essere distratta da un altro visitatore, così lo ignorò, e si voltò verso la cugina. «Non sbaglio se penso che questa donna, la quale ha osato invadere la mia casa senza nem-meno avere la cortesia di presentarsi, non sia altro che la tua matrigna?» «Sì, sono Euphemia Pentecost» replicò la don-na, mentre la sua figliastra riusciva solo ad annui-re e a fissare esterrefatta la cugina, che aveva avuto l'ardire di ricordare le buone maniere a una tale, formidabile matrona. «Se vi sono sembrata rude, ebbene vi chiedo scusa» sbottò Mrs. Pentecost, per nulla mortifica-ta. «Ma lasciate che vi dica che cercare per mesi questa ingrata ragazza mi ha duramente provata. Una ragazza che ha lasciato la sua accogliente ca-sa senza nemmeno una parola di saluto a nessu-no!» L'arpia fece poi un gesto verso il suo com-pagno, il quale, continuando a tener d'occhio Beau, le si era avvicinato. «E il povero Mr. Sloa-ne, qui, era quasi fuori di sé dalla preoccupazione per la sua fidanzata.» «Davvero?» Isabel inarcò le sopracciglia, stu-diando con attenzione il volto grasso del genti-luomo e notando in particolare la totale assenza di collo e la grande bocca dalle labbra spesse. «Eb-bene, questo è davvero interessante, visto che io ero stata indotta a credere che mia cugina avesse rifiutato di sposare Mr. Sloane e che fosse poi sta-ta costretta a fuggire a causa delle pressioni eser-

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citate da voi su di lei affinché quella unione si re-alizzasse, signora» replicò. «Il che a questo punto rende inevitabile una domanda, non è così? Chi sta dicendo la verità?» Apprezzando, a quanto pareva, il fatto di tro-varsi ad avere a che fare con una giovane donna di carattere, e dunque l'esatta antitesi della sua fi-gliastra, la vedova cambiò radicalmente atteg-giamento; all'improvviso divenne mansueta in modo quasi nauseabondo, cominciando a scusarsi e a lamentarsi della sua infelice condizione vedo-vile, oltre che dei pesi che erano venuti a gravarle sulle spalle con la dipartita del marito. «Credetemi, Miss Mortimer, quando vi dico che è mio desiderio fare tutto ciò che è umana-mente possibile per assicurare alla mia figliastra un futuro felice» continuò nello stesso tono servi-le, «e perciò sento che tradirei il mio dovere se non cercassi di favorire la migliore delle unioni possibili per la mia Clara. Sono perciò sicura che una giovane donna sensibile come voi concorderà con me che è molto meglio sposare un gentiluo-mo facoltoso, come il qui presente Mr. Sloane, il quale è in grado di offrire alla sua futura moglie ogni comodità e agio, piuttosto che coltivare sciocchi, infantili sogni di affascinanti cavalieri nelle loro lucenti armature, che perderebbero ben presto ogni interesse in lei.» «Non potrei concordare di più, signora» con-fermò Isabel, «ma questo non cambia il fatto che Clara non voglia sposare Mr. Sloane. Né, a quan-to mi risulta, nessun depravato dalla scintillante armatura. Vi assicuro che lei è molto felice di far-

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si da sola strada nel mondo e di guadagnarsi da vivere con una rispettabile occupazione, senza più essere un peso per voi.» A labbra serrate, la vedova trasferì il suo duro sguardo sulla figliastra. «Me ne rendo pienamente conto» sibilò, tornando al suo originario atteg-giamento. «Come pensi che siamo riusciti a tro-varti, sciocca ragazza che sei? Il gentiluomo pres-so cui avevi cercato di trovare impiego diversi mesi fa per caso ha letto l'annuncio che siamo sta-ti costretti a mettere sui giornali a proposito della tua scomparsa e, ricordando il tuo nome, ha scrit-to a Mr. Sloane, dandoci il tuo indirizzo.» La vedova scrutò dall'alto in basso la figliastra con occhi colmi di disprezzo. «Istitutrice, eh? E chi mai ti assumerebbe come istitutrice?» «Sarete sorpresa di apprendere, signora, che qualcuno lo ha fatto» la informò Isabel con indi-cibile soddisfazione, prima di voltarsi verso la cugina, la quale si stringeva una piangente Alice alle sottane. «Se non desideri tornare con queste persone nello Hampshire, Clara, forse sarai tanto gentile da salire nell'aula con i ragazzi.» «Resta dove sei!» replicò istantaneamente la matrona. «Fino a quando non avrai raggiunto la maggiore età, cara ragazza, tu sei sotto la mia au-torità e perciò farai esattamente quello che io ti dico.» Che fossero vere o no, quelle parole non fecero recedere di un passo Isabel, più decisa che mai a proteggere a tutti i costi la cugina da quella stre-ga. Muovendosi senza fretta e servendosi di uno sgabello, riuscì a prendere la pistola che teneva

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sopra il cassettone, il tutto sotto lo sguardo sbi-gottito di Josh. «Non sapevi che avevo una pistola, vero, Josh? La tengo carica per situazioni spiacevoli come questa.» Poi, senza più sorridere, Isabel si voltò verso i suoi sgraditi visitatori. «Uscite subito dal-la mia casa, altrimenti non esiterò a usare que-sta.» Nel vedersi puntare addosso l'arma, persino la vedova indietreggiò. «Con voi non è finita qui, cara Miss Mortimer» minacciò, senza tuttavia staccare lo sguardo dalla pistola. «Potete costrin-gerci ad andarcene ora, ma torneremo con la poli-zia, lo vedrete!» «Sì! Fate scorrere il suo sangue, Miss Isabel!» incitò Josh, tutto felice. «Io, invece, spero davvero che vi tratterrete dal fare una cosa simile» disse una pacata e profonda voce dalla soglia.