GreenEye, l’occhio che osserva · Le cinetiche di maturazione Dai rilievi fenologici effettuati...

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VIGNETO 40 VVQ NUMERO DUE - MARZO DUEMILA18 N ello scenario vitivinico- lo moderno l’innovazio- ne tecnologica sta forte- mente caratterizzando il modo di fare viticoltu- ra. La cosiddetta preci- sion farming trova oggi un’applicazione concreta nel panorama delle tecnologie a rateo variabile, che offrono sempre più applicazioni a par- tire dalla concimazione, fino all’esecu- zione mirata della sfogliatura meccani- ca, trattamenti fitosanitari e vendem- mia parcellizzata. GreenEye, l’occhio che osserva la variabilità STEFANO SADERI FABRIZIO MINUTE GiottoConsulting FRANCO MEGGIO ANDREA PITACCO Dip.to di Agronomia Animali Alimenti Risorse Naturali e Ambiente DAFNAE (Università di Padova) PAOLO DOSSO Gruppo TEAM Proprio sulla vendemmia - il risultato di un’intera sta- gione - si stanno concentrando i maggiori interessi poi- ché la gestione e la valorizzazione della naturale varia- bilità che caratterizza ogni vigneto può rappresentare un utile strumento per elevare il potenziale qualitati- vo delle uve prodotte. Chiaramente, a seconda degli obiettivi enologici, la variabilità intrinseca dell’espres- sione vegetativa di ciascun vigneto assume significati ben diversi. Se infatti per la produzione di grandi vini rossi, strutturati e longevi, si ricerca una approfondi- ta conoscenza e valorizzazione di determinate micro- territorialità, nel caso di produzioni destinate a base spumante o in ambiti caratterizzati da più elevati livelli produttivi, tale variabilità può rappresentare un limite

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Nello scenario vitivinico-lo moderno l’innovazio-ne tecnologica sta forte-mente caratterizzando il modo di fare viticoltu-ra. La cosiddetta preci-sion farming trova oggi

un’applicazione concreta nel panorama delle tecnologie a rateo variabile, che offrono sempre più applicazioni a par-tire dalla concimazione, fino all’esecu-zione mirata della sfogliatura meccani-ca, trattamenti fitosanitari e vendem-mia parcellizzata.

GreenEye, l’occhio che osserva la variabilità

STEFANO SADERIFABRIZIO MINUTE

GiottoConsulting

FRANCO MEGGIO ANDREA PITACCO

Dip.to di Agronomia Animali Alimenti

Risorse Naturali e Ambiente DAFNAE

(Università di Padova)

PAOLO DOSSOGruppo TEAM

Proprio sulla vendemmia - il risultato di un’intera sta-gione - si stanno concentrando i maggiori interessi poi-ché la gestione e la valorizzazione della naturale varia-bilità che caratterizza ogni vigneto può rappresentare un utile strumento per elevare il potenziale qualitati-vo delle uve prodotte. Chiaramente, a seconda degli obiettivi enologici, la variabilità intrinseca dell’espres-sione vegetativa di ciascun vigneto assume significati ben diversi. Se infatti per la produzione di grandi vini rossi, strutturati e longevi, si ricerca una approfondi-ta conoscenza e valorizzazione di determinate micro-territorialità, nel caso di produzioni destinate a base spumante o in ambiti caratterizzati da più elevati livelli produttivi, tale variabilità può rappresentare un limite

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Il sensore MECS-VINE (Micro Environment and Canopy Sensor, versione VINE) è un sensore multiparametrico sviluppato specificamente per la caratterizzazione dello sviluppo vegetativo e del micro-ambiente di colture a filare. Esso integra un ricevitore GPS e una serie di sensori in grado di rilevare le seguenti variabili: Canopy Index (CI), temperatura ambiente, temperatura superficiale della parete fogliare (ST), umidità

relativa, distanza della parete misurata tramite sensore a ultrasuoni. Il Canopy Index è un valore adimensionale (variabile tra 0 e 1000) che essenzialmente rappresenta la quantità di vegetazione presente per unità di superficie di suolo e può essere direttamente correlato a variabili biofisiche quali LAI (Leaf Area Index) e TRV (Tree Row Volume). I valori di CI e di ST relativi all’intera altezza della parete monitorata sono inoltre suddivisi in 16 settori orizzontali

della parete stessa, in modo da poter seguire indipendentemente sia la disposizione della copertura vegetata che la variazione di temperatura superficiale alle diverse altezze lungo la parete, in special modo in corrispondenza della fascia dei grappoli. Il software di elaborazione dedicato MECS-MAPS trasforma i dati registrati dal sensore in una serie di livelli informativi in forma di mappe tematiche sovrapponibili tra di loro.

IL SENSORE

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al perseguimento di determinati obiettivi quali-quan-titativi. È infatti risaputo che gli eccessi di vigore rap-presentano un limite alla produzione sia per la qualità delle uve prodotte che per le problematiche di tipo sa-nitario a cui sono spesso correlati.

Avvicinare la sfera agronomica a quella enologicaPartendo da questi presupposti nasce il progetto Gree-nEye, ideato dallo studio di consulenza in ambito enolo-gico ed agronomico GiottoConsulting Srl in collaborazio-ne con l’Università di Padova e con il gruppo di imprese TEAM (Tecnologie Evolute per l’Agricoltura Meccaniz-zata). Questo studio nasce dall’esigenza di avvicinare maggiormente la sfera agronomica a quella enologica, nella convinzione che questo possa generare un nuovo approccio qualitativo sia per quanto riguarda la valoriz-zazione territoriale, attraverso i vini prodotti, che per l’implementazione di una viticoltura sempre più consa-pevole e puntuale. Il progetto GreenEye, infatti, si pone come obiettivo uno studio approfondito degli effetti del-la variabilità dell’espressione vegetativa del vigneto sul-le caratteristiche qualitative delle uve e dei vini al fine di fornire alle aziende del settore un utile strumento su cui basare un percorso di crescita qualitativa che coin-volga in primis la gestione del vigneto. La vigoria, essen-do una variabile parzialmente modulabile e influenza-bile dalla gestione agronomica, rappresenta infatti uno strumento qualitativo molto potente.

Lo studioIl progetto ha coinvolto 6 aziende vitivinicole italia-ne nelle province di Treviso, Verona e Pesaro-Urbino caratterizzate da varietà, sesti di impianto e forme di allevamento differenti. Nell’azienda Cescon Italo Sto-ria e Vini la prova è stata effettuata su appezzamenti a 7.500 ceppi/ha rispettivamente di Merlot e Incrocio Manzoni, nell’azienda Sorelle Bronca e Fratelli Borto-lin su appezzamenti di Prosecco Docg con 3.300 ceppi/ha, nell’azienda Maso di Villa su Merlot a 10000 ceppi/ha, presso l’azienda Buglioni su Corvina e Rondinel-la a 5.000 ceppi/ha e nell’azienda Fiorini su Sangiove-se e Bianchello del Metauro a 4.000 e 3.000 ceppi/ha.In diversi momenti della stagione vegetativa sono sta-te elaborate mappe di vigore dei vigneti utilizzando il sensore MECS-VINE sviluppato e brevettato dal grup-po TEAM (Studio di Ingegneria Terradat, Appleby Ita-liana, Casella Macchine Agricole) nato nel 2009 con lo

scopo di fornire al settore agricolo soluzioni di agricol-tura di precisione chiavi in mano, dal rilevamento del dato, al suo processamento e successiva gestione tra-mite dispositivi elettronici, fino alle macchine agrico-le appositamente dedicate ad attività in campo di tipo VRT (Variable Rate Technology).A partire dalle mappe generate è stato suddiviso ogni vigneto in 10 classi di vigore, espresso come Canopy Index CI (vedere box), e all’interno delle aree di mas-simo e minimo CI, sono stati effettuati rilievi sulla pa-rete vegetativa e sulle uve prodotte, di tipo sia quali-tativo sia quantitativo. Per la descrizione della parete vegetata si sono eseguiti rilievi della superficie foglia-re mediante metodi ottici, mentre per la valutazione della densità della chioma si è utilizzato il metodo del Point Quadrat. Attraverso il sensore a ultrasuoni inte-grato in MECS-VINE è stata derivata la quantità di bio-massa fogliare per unità di superficie, successivamen-te posta in relazione con l’ossidabilità di mosti e vini. Sono state monitorate, inoltre, la fenologia del grappo-lo durante la maturazione, l’evoluzione del peso medio dell’acino e l’analisi delle cinetiche di maturazione. Su alcuni vigneti si sono vinificate separatamente le uve derivanti da aree caratterizzate da diverso vigore per studiarne le cinetiche di fermentazione e le caratteri-stiche dei vini ottenuti.Un importante studio sull’ossidabilità dei vini è stato eseguito attraverso la metodica del TDO (Test Dina-mico di Ossidabilità, vedere box) messo a punto all’in-terno dell’ufficio R&S di GiottoConsulting.

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Cosa è emersoAl termine della stagione sono stati analizzati i dati rac-colti e dalla loro integrazione si sono ottenute interessanti evidenze. Come interessante punto di partenza, all’inter-no dei vigneti si sono misurate importanti variazioni per quanto riguarda l’espressione vegetativa misurata in ter-mini di Canopy Index, il cui delta di variazione max-min negli appezzamenti studiati ha registrato valori compre-si tra un minimo del 10% e un massimo del 45%. Questa variabilità, soprattutto nei casi più estremi, ha trovato ri-scontro anche in un carico produttivo tendenzialmente

più elevato nelle zone a più alto vigo-re. Dal punto di vista dell’effetto del-la densità di piantagione tra i diversi vigneti oggetto di studio, i vigneti più fitti sono tendenzialmente risultati più omogenei (a livello di Canopy Index), sebbene le uve al loro interno abbiano poi mostrato una interessante variabi-lità per quanto riguarda le caratteristi-che qualitative. A titolo di esempio si riportano alcuni risultati di un vigneto in cui si è potuto studiare l’intera sta-gione vegetativa fino alla micro-vini-ficazione delle uve, sulla base dei dati rilevati con le mappe di vigore.

Le cinetiche di maturazioneDai rilievi fenologici effettuati tra la metà di luglio e la metà di agosto, si è notato in una zona a basso vigore (BV) un arresto nell’accrescimento del grappolo, men-tre in zone più vigorose (AV) si è registrata una miglio-re attività fisiologica della pianta. In queste aree infatti il grappolo ha proseguito più regolarmente la crescita fi-no alla fase finale della maturazione. Tale arresto vege-tativo, più evidente nel mese di luglio, è stato maggior-mente sentito nelle zone del vigneto con i più bassi livelli assoluti di vigoria (pari al 10% dell’intera superficie). In queste aree il numero di grappoli per pianta riscontrato è stato inferiore del 40% rispetto alle zone più vigorose e il peso medio del grappolo alla vendemmia inferiore del 35% (245g e 379g rispettivamente nel BV e AV). Questo ha portato a una produzione delle zone a più bassa vigo-ria pari ad 1/3 rispetto alle zone ad alta vigoria. Chiara-mente queste differenze hanno determinato cinetiche di maturazione molto differenti, con livelli zuccherini su-periori di oltre il 25% nelle zone a basso vigore e acidità più basse del 30% (ac. Malico <60%) a conferma della più stentata attività vegetativa della pianta (grafico 1).

Le microvinificazioniIn fase di vendemmia si è poi generata una mappa di vi-gore specifica per dividere l’appezzamento in sole 2 aree,

IL TDOIl Test Dinamico di Ossidabilità TDO è una metodica previsionale che consente di valutare in maniera accurata la cinetica ossidativa dei vini. Contrariamente agli altri test spettrofotometrici (POM test e test di maderizzazione), il TDO si basa sulla misura in continuo della densità ottica a 420 nm e sull’evoluzione del colore CIELAB di vini sottoposti a condizioni ossidative. In particolare l’analisi del colore CIELAB consente di correlare le caratteristiche cromatiche del vino definite dai parametri a* (rapporto tra rosso e verde) e b* (rapporto tra giallo e blu) al suo stato di ossidazione.

Mappa di vigore prodotta dal

sensore MECS – VINE ed elaborata

con software MECS – MAPS e

identificazione dei punti di

campionamento.

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rispettivamente AV e BV e si è provveduto ad eseguire le micro-vinificazioni rispettando 2 reali casistiche ope-rative. Da un lato si è vinificato una partita (denomina-ta Basso Vigore BV) contenente una media di tutto l’ap-pezzamento come si sarebbe potuto fare normalmente in vendemmia se non si fosse considerata tale variabili-tà, mentre in una seconda partita (denominata Alto Vi-gore AV) si è esclusa tutta la parte di vigneto con il più basso vigore vegetativo. Le caratteristiche qualitative dei mosti (tabella 1) mostrano differenze significative a livello di maturità tecnologica, che evidenziano come la frazione di vigneto caratterizzata dal più basso vigore vegetativo possa influenzare variabili qualitative, quali il contenuto in catechine e il colore.

MOSTI A CONFRONTOParametro AV BV

Alcool potenziale (%vol) 10,29 11,38

Acidità Totale (g/L) 4,28 3,66

pH 3,35 3,38

Acido Malico (g/L) 2,50 1,97

Catechine (mg/L) 7 15

APA (mg/L) 84 39

a*: rosso/verde -1,61 -0,87

b*: giallo/blu 2,97 6,49

L: luminosità 98,56 97,83

Tab. 1 - Analisi dei mosti a inizio fermentazione. I campionamenti sono stati effettuati in zone di massimo (AV) e minimo (BV) vigore vegetativo.

AV

25

20

15

10

5

008/8 15/8 22/8 29/8

Data

Acid

ità to

tale

- A

c. M

alic

o (g

/L)

Zucc

heri

(g/L

)

5/9 12/9 19/9

50

100

150

250

200

ZuccheriAcidità totaleAcido Malico

BV

AV

0-0,5 -0,4 -0,3 -0,2 -0,1

a* (rapporto tra rosso e verde)0,1 0,2 0,3 0,40

b* (r

appo

rto

tra

gial

lo e

blu

)

4

5

6

7

9

8

BV

Graf. 2 - TDO (Test Dinamico di Ossidabilità) su vini da micro-vinificazioni.

CINETICHE DI MATURAZIONE A CONFRONTO

Graf. 1 - Cinetiche di maturazione. I campionamenti sono stati effettuati in zone di massimo (AV) e minimo (BV) vigore vegetativo.

TDO, EVOLOUZIONE DEL COLORE NEL TEMPO

Le fermentazioni e il test TDOA parità di trattamento i due vini hanno mostrato ci-netiche di fermentazione molto differenti. Il campio-ne AV ha svolto la fermentazione alcolica con maggio-re regolarità portandola a termine in 17 giorni mentre il campione BV ha impiegato più di un mese. Al termi-ne della fermentazione entrambi i vini hanno seguito il medesimo protocollo per quanto riguarda travasi e sta-bilizzazione e a distanza di oltre 3 mesi dalla fine del-la fermentazione è stato eseguito sui campioni il TDO. Osservando i risultati appare che il vino BV mostra una ossidazione di partenza già più elevata rispetto al vino AV. Come appare chiaro, osservando il grafico del TDO (grafico 2), il campione BV mostra nel tempo un incre-mento della componente di colore rosso mentre in AV l’incremento della componente rossa si arresta in una fase intermedia dell’analisi. La componente giallo ap-pare invece più stabile con un leggero incremento in AV sebbene il punto di partenza fosse molto diverso a testimoniare un livello di ossidazione più elevato nel BV già evidente prima dell’analisi.

Misurare per gestire e valorizzareOsservando questi dati riferiti alla prima annata di inda-gine appare chiaro come la naturale variabilità presente all’interno dei vigneti possa costituire un forte elemento caratterizzante le nostre produzioni. La comprensione di tali dinamiche e la loro interpretazione possono ori-ginare un approccio agronomico che tenga conto delle caratteristiche e le potenzialità di ciascun terroir in mo-do da valorizzarne il naturale talento in relazione agli obiettivi preposti. n

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