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Informazioni generali:
DURATA DEL VIAGGIO: 11-12 giorni.
PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Giugno – Ottobre
COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo, mediante l’aeroporto di Atene. Altrimenti in
traghetto attraccando a Patrasso partendo da Ancona, Bari,
Brindisi, Trieste o Venezia.
FUSO ORARIO: +1 ora rispetto all’Italia.
DOCUMENTI NECESSARI: Carta d’Identità.
PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana.
RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Nessuno
MONETA: EURO
TASSO DI CAMBIO: ///
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Descrizione del viaggio:
1° - 2° - 3° - 4° giorno: ATENE
Atene è mito, leggenda, culla della civiltà occidentale, della arti e della filosofia, nonché potenza militare del passato e possiede in sé tutto
quello che può affascinare anche il più disilluso dei viaggiatori. I lasciti della Grecia Classica sono immensi nella città ma non pensiate che
Atene sia rimasta solo una vestigia della sua immensa storia. L’Atene moderna è infatti un complicato crogiolo di sogni di sviluppo svaniti,
traffico caotico, tensioni sociali in cui ribollono gli ardori alimentati dal decadimento sociale europeo, ma al contempo un centro di richiamo
per i turisti di prim’ordine con ristoranti alla moda, eleganti boutique e musei avveniristici. Insomma la capitale greca è una di quelle realtà
che anche solo per conoscerla superficialmente non potrete fare a meno di vistarla, per coglierne ossimori e contraddizioni di quella che sta
divenendo una delle fucine politiche e culturali più feconde e avanguardistiche del vecchio continente.
Come prima giornata, visto anche il tempo perso causa volo, vi proponiamo una visita delle strutture più significative della Città
Moderna. L’Atene moderna ruota intorno a Plateia Syntagmatos (Piazza della Costituzione), dove è ubicato il Parlamento, divenuta
negli ultimi anni famosa come luogo di raduno per le numerose proteste contro l’Unione Europea e l’Euro. Nel cortile appena
antistante il Parlamento è collocata poi la Tomba del Milite Ignoto Greco sempre presieduta dagli evzones, le guardie presidenziali,
che ogni giorno alle 11 presentano il rito del cambio della guardia.
Percorrendo la via detta Mitropoleos e la sua prosecuzione Ermou (i veri e propri fulcri del commercio cittadina dove si affollano i
negozi più costosi della città) si raggiunge quindi la Chiesa bizantina di Agios Eleftherios, massima espressione tra i monumenti di
culto bizantini della città, realizzata nel 1100. Sulla medesima piazza sorge anche la nuova Cattedrale che nei secoli ha soppiantato
nel ruolo Agios Eleftherios. Per concludere la giornata introduttiva, meglio se verso il tramonto, raggiungete poi la dominante Collina
del Licabetto, poco lontana da Plateia Syntagmatos. Questa altura offre dalla sua cima dove è posizionata la Cappella di Agios
Georgios probabilmente la migliore visione d’insieme della capitale ellenica ed è raggiungibile sia attraverso sentieri che con la
funicolare. Da non dimenticare in loco di dare un’occhiata agli estesi resti del Teatro Antico del Licabetto.
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Il cambio della guardia alla Tomba del Milite Ignoto con i caratteristici Evzones e la vista serale dalla Collina di Licabetto.
Dopo una giornata introduttiva è ora di dedicarsi alle porzioni più ricche del menù ateniese, e quale altra potrebbe essere la
“pietanza” se non l’universalmente nota e ammirata Acropoli? Non è un’esagerazione ma l’Acropoli di Atene è davvero il più
importante sito storico delle età antiche ubicato nel mondo occidentale. La sua colorazione candida è dovuta al marmo pantelico di
cui è composta che risplende alla luce del giorno, ma forse ancora più suggestive queste rovine appaiono al calar del sole quando
sono magistralmente illuminate da luci artificiali. Sebbene i resti siano impressionanti ancora oggi, essi non sono che uno scheletro
delle immense bellezze che qui vennero fatte costruire da Pericle intorno al 450 a.C. L’ingresso principale per le visite è posto sul lato
ovest della collina, immediatamente dopo si incontra subito la scenica Porta Beulé che funge da introduzione all’Acropoli. Una volta
percorsa ci si ritrova nei Propilei, l’ingresso vero e proprio dell’Acropoli. Questo atrio centrale di ingresso aveva un soffitto
sopraffino dipinto di blu scuro con stelle d’oro incastonate e i portici laterali erano composti da file di colonne ioniche e doriche, così
raffinate che gareggiavano per magnificenza e armonia addirittura col Partenone. Sul lato sinistro dei Propilei si vede un grande
piedistallo ora vuoto, che fu il basamento del grande Monumento di Agrippa, a destra invece si ammira il Tempio di Atena Nike,
ricollocato in situ dopo la sciagurata idea di smontarlo pezzo a pezzo per spostarlo altrove. Superati i Propilei si percorre quindi
l’antica via sacra detta Via Panatenaica, questa è l’arteria centrale dell’Acropoli e sebbene oggi appaia un po’ spoglia un tempo era
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ricolma di sculture (molte di Fidia) e bellezze oggi inimmaginabili .Ciò che invece è ben visibile ancora nel terzo millennio è
l’indiscusso simbolo di Atene e della Grecia intera: il Partenone, che sorge al lato destro della Via Panatenaica. Questo deve il suo
nome (“dimora della vergine” la traduzione) al fatto che era il tempio dedicato alla dea Atena Parthenos, la dea della città. Si tratta
del più grande tempio dorico mai costruito (8 colonne frontali e 17 laterali lo compongono) e l’unico ad essere mai stato eretto tutto
in marmo, tanto che ci vollero 15 anni di lavori per ultimarlo. Oltre alla funzione sacra il Partenone era anche il custode del Tesoro
della Città. Le opere scultoree che adornavano i suoi esterni ed interni erano incredibili capolavori, spesso di Fidia, oggi
parzialmente recuperati e distribuiti in vari musei nel Mondo e parzialmente andati perduti. La volta interna era anche qui ornata da
un cielo blu con stelle dorate e nel naos, una sala interna riservata, era collocato il capolavoro della costruzione, la statua della dea
Atena Polias di Fidia, di 12m, ricoperta d’oro con mani volto e piedi d’avorio e occhi fatti di pietre preziose. Purtroppo il capolavoro
fu trafugato a Costantinopoli nel 426 d.C. e da lì se ne persero le tracce. Infine nell’Acropoli vi è un altro edificio importantissimo:
l’Eretteo che era il vero fulcro del culto antico poiché si narra sia stato costruito dove Poseidone conficcò il tridente in terra e la dea
Atena fece crescere una pianta d’ulivo. L’Eretteo è subito distinguibile per le sei figure femminili che sorreggono il portico
meridionali, le celebri Cariatidi ed è un capolavoro dell’età ionica. All’interno ci sono due celle che ospitavano le statue delle due
divinità precedentemente menzionate.
Il complesso dell’Acropoli nel suo insieme e particolare del Partenone con la sua meravigliosa illuminazione notturna.
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Dopo questa esperienza meravigliosa della visita all’Acropoli discendete la collina e portatevi sul suo versante meridionale: qui
prospicienti all’altura sono ubicate altre due gemme: il Teatro di Erode Attico e il Teatro di Dioniso. Il Teatro di Erode Attico è di
epoca romana (161 d.C.) ed è stato riportato alla luce solo nel 1857, il Teatro di Dioniso invece è da sempre il maggiore della città,
tanto che il primo teatro sorto in questo sito data VI secolo a.C. Qui nell’epoca d’oro della Grecia Antica, sotto Pericle, erano
quotidianamente messi in scena opere di Eschilo, Sofocle, Euripide o Aristofane e la gente arrivava da tutta l’Attica a spese dello stato
per assistervi. Il teatro fu poi ricostruito in pietra e marmo e ampliato fino ad una capienza di 17.000 posti da Licurgo nel IV secolo
a.C. Delle 64 file originarie di posti a sedere se ne sono conservate 20.
Dopo tanto peregrinare per siti storici all’aria aperta la giornata sarebbe opportuna concluderla con la visita al Museo dell’Acropoli,
posto giusto davanti al Teatro di Dioniso. Qui sono conservati tutti gli originali rinvenuti nell’Acropoli o che sono stati recuperati
dopo essere stati trafugati. La felice posizione del Museo è stata ben sfruttata dai progettisti del Museo (aperto nel 2009) che
attraverso grandi vetrate permettono ai visitatori di vedere gli originali con vista direttamente sull’Acropoli stessa. Al primo piano la
Galleria Arcaica del museo è un tripudio di statue antiche, molte delle quali trovate in una buca scavata dagli ateniesi antichi
sull’Acropoli per difenderle dopo l’esito della battaglia di Salamina. Il gioiello del museo è però posto all’ultimo piano, ossia la
Galleria del Partenone dove sono esposte le sculture che lo adornavano, le metope e il fregio di Fidia da 160m pressoché intrgro (i
pezzi mancanti sono al British Museum di Londra). Inoltre nella Galleria ci sono cinque delle sei Cariatidi originali dell’Eretteo.
Qualora abbiate ancora energie e tempo, verso sera, il consiglio è di risalire la Collina dell’Aeropago giusto a ovest dell’Acropoli,
ora spoglia, su cui una volta si tenevano i processi per omicidio, tradimento e corruzione. La motivazione che ci spinge a
consigliarvela sono le viste meravigliose sul centro storico di Atene nel suo complesso.
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I resti del Teatro di Dioniso e dettaglio di una sala interna del nuovo Museo dell’Acropoli di Atene.
In seguito a una giornata colma come la precedente (se non siete riusciti a terminarla questa è l’occasione giusta), ne proponiamo
una più scarica per terminare di vedere la zona antica di Atene.
L’area mancante sorge poco a est rispetto all’Acropoli e comprende tre monumenti principali: il Tempio di Zeus Olimpo, l’Arco di
Adriano e lo Stadio Panatenaico. Il Tempio di Zeus Olimpo è un colosso: tempio più grande di tutta la Grecia ci vollero ben 700 anni
per ultimarlo, onore che spettò all’Imperatore Romano Adriano nel 131 d.C. Adriano comunque non brillò per modestia in sede di
inaugurazione, facendo piazzare nella cella sacra una gigantesca statua che lo raffigurava di pari dimensioni di quella di Zeus.
Questo monumento è uno dei capolavori del filone corinzio dell’arte greca antica. L’Imperatore Adriano comunque amava molto
Atene e investì numerosi fondi pubblici romani per abbellirla. Il suo lascito più imponente, pervenuto fino a noi, è l’Arco omonimo
posto a fianco del Tempio di Zeus Olimpo costruito secondo i canoni classici greci in marmo pantelico, è datato 132 d.C. Lo Stadio
Panatenaico infine sorge in una conca poco dietro il Tempio di Zeus Olimpo. Venne costruito appositamente per le gare di atletica
dell’antichità e si narra che qui furono sacrificati mille animali selvatici in vari spettacoli per l’insediamento imperiale di Adriano.
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Dopo secoli di abbandono il monumento venne recuperato nell’800 e le parti mancanti sono state fatte a fedele riproduzione
dell’originale, sempre tutto in marmo, fino a raggiungere la mirabolante capienza di 70.000 posti. Questo stadio fu quello adoperato
per le gare di atletica della prima Olimpiade dell’era moderna che si svolse ad Atene nel 1896 e anche nell’edizione dei Giochi
Olimpici del 2004 ha ospitato alcune gare a cinque cerchi.
Non essendo siti lunghissimi da visitare sarebbe consigliabile nella terza giornata spostarsi quindi nella zona nord del centro e
visitare il Museo Archeologico Nazionale, così da avere più tranquillità e tempo di svago per la successiva e ultima giornata ateniese.
Il Museo Archeologico Nazionale di Atene è uno dei musei più importanti al mondo e quello che possiede la più vasta e preziosa
collezione di opere della Grecia Antica. Ristrutturato nel 2009 il Museo è organizzato per esposizioni tematiche. Forse la collezione
più celebre è quella delle antichità micenee che consta, tra le altre, della celeberrima Maschera di Agamennone e delle Coppe d’Oro
di Vaphio. Sono quindi da ricordare la collezione Cicladica, tra cui le 6 superbe statuette che ispirarono Picasso e Modigliani, la
collezione delle sculture con il gigantesco Kouros di Sounio, la Stataua di Zeus o Poseidone, la Statua di Afrodite, la Signora di
Kalymos e una riproduzione in miniatura dell’Atena Polias di Fidia, detta Athena Varvakeion. I reperti esposti sono comunque
moltissimi: vasellami vari, gioielli ecc. il consiglio è di vedere innanzitutto le opere più celebri e poi gironzolare per le varie sale
lasciandovi portare dalla curiosità e perdendovi a fantasticare sulla vita quotidiana della Grecia Classica di più di 2000 anni fa.
L’interno dello storico Stadio Panatenaico e la famosa Maschera di Agamennone d’oro custodita al Museo Archeologico.
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L’ultima giornata ci riporta nel centro storico di Atene per vedere i resti delle due Agorà principali: quella greca e quella romana. Si
ricorda che l’agorà era la piazza principale delle cittadine antiche in Grecia, affollati fulcri della vita amministrativa, commerciale,
politica e sociale delle varie città.
L’Antica Agorà Greca è la più estesa (qui predicò San Paolo e Socrate diffuse il suo pensiero) ma della magnificenza dell’età di
Pericle ne sono rimasta solo resti. Distrutta dagli Eruli (una popolazione barbara) nel 267 d.C. la zona è stata addirittura usata per
costruire un quartiere residenziale dai turchi nei secoli successivi. La descrizione appena fatat non deve però trarre in inganno il
complesso dei resti è monumentale e di grane impatto, sebbene bisogni talvolta giocare con l’immaginazione. Nel sito rimangono però
tre edifici integri: la Stoà di Attalo che era un’antica galleria commerciale con numerose botteghe che è stata completamente
ricostruita uguale all’originale negli anni ’50, la Chiesa dei Santi Apostoli che ha ancora alcuni affreschi bizantini e che fu edificata
per commemorare l’insegnamento di San Paolo e il meraviglioso Tempio di Efesto, miglior tempio dorico come stato di conservazione
di tutta la Grecia. Si ammirano ancora a più di 2000 anni di distanza infatti le 34 colonne costituenti e il grande fregio orientale.
Dell’Agorà Romana invece rimane davvero poco, il sito è più importante storicamente che turisticamente ma vanno menzionate la
Porta di ingresso di Atena Archegetis, in buono stato di conservazione, parimenti alla Torre dei Venti. Questa torre nella antichità
aveva molteplici scopi: rosa dei venti, meridiana e orologio. La ornano delle statue allegoriche dei venti principali (la banderuola che
era un tritone di bronzo è però andato perso da tempo), mentre dell’orologio ad azionamento idraulico e dello strumento per il calcolo
delle stagioni e dei moti dei pianeti allora conosciuti rimangono solo debolissime tracce.
Terminate infine la rassegna di siti storici visitando il Ceramico, che fu cimitero cittadino dal 1300 a.C. al tempo dei romani, quindi si
cercò di adibirlo ad uso commerciale ma le frequenti piene fecero fare passo indietro e tornò col tempo ad essere una necropoli. Oggi
è un’area archeologica molto tranquilla che consta di due vie antiche principali: la Via Sacra e la Via delle Tombe (dove venivano
seppelliti gli ateniesi più facoltosi e rispettabili) e di due antiche porte parzialmente sopravvissute: la Porta Sacra e la Porta Dipylon.
A sera infine potrete sempre andare a rilassarvi e divertirvi in uno dei numerosissimi bouzoukia (locali in cui si suona la musica greca
tradizionale) per udire qualche concerto di rembetika (il blues locale) oppure deliziarvi con un ottima cena presso i ristoranti alla
moda di Plaka (quartiere sotto l’Acropoli) o di Kolonàaki, le trattorie vecchio stile dell’area di Gàzi o Exarhìa oppure presso le
taverne specializzate in souvlaki di Mitropoleos o in mezedes a Adrianou.
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Il Tempio di Efesto e la Stoà di Attalo (ricostruita) e la Chiesa dei Santi Apostoli, gemme dell’Antica Agorà Greca di Atene.
5° giorno: DELFI, CAPO SOUNIO
Tenendo come base per la nottata sempre la capitale Atene giunge però l’ora con la quinta giornata di viaggio di iniziare ad esplorare
l’entroterra ellenico e la prima tappa tocca i due siti più scenici ed importanti della Grecia continentale: Delfi e Capo Sounio.
Delfi (185km, poco più di 2 ore da Atene) venne scelta dai Greci antichi come centro della spiritualità della loro cultura, qui infatti
costruirono il Santuario di Apollo. Delfi raggiunse l’apice nel V secolo a.C. quando moltissimi pellegrini venivano a consultare l’oracolo
locale, il più potente di tutta la Grecia. Sopravvisse poi alla conquista romana e rimase in attività come centro spirituale fino a che Teodosio
nel IV secolo d.C. ne decretò la chiusura definitiva. Forse più che in qualsiasi altro sito archeologico della Grecia antica a Delfi si avverte
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fortemente lo spirito del luogo, probabilmente per la sua collocazione sulle pendici del Monte Parnaso ai margini di un dirupo, in una valle
colma di cipressi e ulivi che affaccia sul Golfo di Corinto. L’accesso all’area della Delfi antica avviene mediante la Via Sacra (un tempo
completamente adorna di tempietti e statue) che in breve conduce alle fondamenta del Santuario di Apollo. Era qui che risiedeva l’Oracolo di
Delfi e che ardeva la fiamma perpetua. Subito dietro il Tempio di Apollo vi sono i resti del Teatro Antico, che veniva usato ogni 4 anni
nell’antichità per le Feste Pitiche in onore di Apollo e più avanti i resti dello Stadio antico di Delfi, quello meglio conservato in Grecia. Poco
distante dall’area archeologica principale vi sono i resti del Tempio di Atena Pronea, con la sua celebre tholos, simbolo di Delfi. Non
mancate poi il Museo di Delfi, che testimonia appieno come fosse ricco il tesoro che la Delfi antica riuscì ad accumulare nel corso dei secoli.
Sono da ricordare tra i reperti esposti la Sfinge di Naxos, i fregi del Tesoro di Sifni e l’Auriga di Bronzo.
Prima di rientrare ad Atene per la serata effettuate poi una deviazione assai consigliata fino a Capo Sounio (235km, 3 ore), cercando di
essere in zona poco prima del tramonto. Qui probabilmente sorge il tempio antico (Tempio di Poseidone) in posizione più spettacolare mai
costruito: arroccato su uno sperone di roccia a strapiombo sul mare è stato per secoli anche un importante punto di riferimento per i marinai
della zona. Oggi restano 16 colonne in stile dorico ma l’impatto emotivo che suscita, specie all’imbrunire, è molto forte.
Per la serata raggiungete quindi nuovamente la capitale Atene (70km, 75 minuti).
Il complesso archeologico di Delfi e l’immagine classica del Tempio di Poseidone a Sounio al tramonto.
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6° giorno: MICENE, EPIDAURO, NAFPLIO
Con la sesta giornata si abbandona definitivamente Atene e ha inizio l’esplorazione della grande penisola del Peloponneso.
Il primo sito di interesse che si raggiunge oltre l’istmo del canale di Corinto sono le rovine di una delle più famose città antiche del mondo:
Micene, che ebbe la sua epoca d’oro tra il 1500 ed il 1200 a.C. Micene (120km, 90 minuti da Atene) è indissolubilmente legata a due grandi
nomi del passato: Omero che la canta nelle sue opere dandocene grandiose descrizioni e l’archeologo Schliemann che nell’800 fece i più
imponenti ritrovamenti nell’area. Il sito archeologico ha riportato alla luce pressoché tutta la Cittadella antica, cinta da impressionanti mura
di 13m d’altezza per 7m di spessore. Ad interrompere la cinta muraria è la celebre Porta dei Leoni che permette l’ingresso alla Cittadella,
ornata da sculture raffiguranti questi animali. Appena entrati nell’antica Micene si può ammirare la necropoli reale dove fu trovato un vero e
proprio tesoro di reperti da Schliemann nel 1874-1876. Si risale quindi per visitare il grande Palazzo di Agamennone, fulcro dell’area e dove
avvenne la storica uccisione di Agamennone per mano della moglie Clitennestra. Poco fuori le mura è poi stato rinvenuta la Tomba di
Agamennone, dove fu riesumato il Tesoro di Atreo.
Altro importante sito storico dell’Argolide è Epidauro (55km, 50 minuti), che storicamente ha goduto di grande fama in quanto qui si riteneva
si compiessero cure miracolose presso il Santuario di Asclepio, antico dio della medicina. Oggi Epidauro è universalmente conosciuta per il
suo Teatro Antico, conservatosi in maniera strabiliante, posto tra colline rivestite di pinete, con una capacità di 14.000 spettatori e
un’acustica strabiliante (se si lascia cadere una moneta al centro del palcoscenico se c’è silenzio la si sente anche dalle ultime file in alto). Il
Teatro inoltre è sede annuale del Festival Ellenico durante il quale lo si utilizza ancora per lo scopo originario di mettere in scena i
canovacci teatrali degli autori della Grecia Classica. Meno affollato di visitatori ma forse storicamente ancora più importanti sono poi i resti
del Santuario di Asclepio, con annesso Tempio e Stadio.
Per concludere la giornata e per la sera consigliamo di raggiungere la vicina Nafplio (35km, 40 minuti), affacciata sul mare e una delle
località più romantiche del Peloponneso. Ricca di strette viuzze antiche, palazzi in stile veneziano, tre antiche fortezze a difenderla nel
passato dalle scorribande che arrivavano dal mare Nafplio è una gemma da non tralasciare. Inoltre la città è forse la località più vivace per
l’offerta di ristorazione e vita notturna di tutta l’area. Per quanto concerne la visita turistica Nafplio è caratterizzata comunque da queste tre
fortezze difensive. La Fortezza di Bourtzi sorge su un’isoletta a 600m dal porto, la Fortezza di Akronafplia è la più antica (e malridotta) delle
tre ma domina per la posizione il centro storico di Nafplio, la Fortezza di Palamede invece è la più vasta e maestosa. Costruita dai veneziani
nel ‘700 è considerata un capolavoro di architettura militare, con le mura che richiudono diversi bastioni indipendenti, tra cui spiccano il
Bastione di Agios Andreas, sede del comandante della guarnigione locale e il Bastione di Milziade, il più grande e a più riprese usato come
prigione.
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L’imponente Porta dei Leoni di Micene, vista panoramica del Teatro di Epidauro e vista dal porto di Nafplio verso la Fortezza di Bourtzi.
7° giorno: MYSTRAS, OLIMPIA
Con la tappa di oggi si vanno a visitare gli altri due siti antichi imperdibili del Peloponneso, mentre a sera è consigliabile già portarsi sulla
vicina Isola di Zante per godersi nei giorni successivi mare, relax e buona cucina dopo questa scorpacciata culturale che la Grecia ha da
offrirvi.
Mystras (130km, 2 ore da Nafplio), 7km ad ovest di Sparta, è il luogo dove la cultura bizantina raggiunse il suo apice in Grecia. Fondata
come fortezza nel 1249 ebbe un’evoluzione velocissima e di grande successo sotto la guida dei Desposti locali. Tuttavia la sua fortuna fu
breve, cadendo una prima volta in mano ai turchi nel 1480. Riuscì però a risollevarsi dal 1647 sotto la dominazione veneziana per finire
letteralmente incenerita dai turchi ottomani nuovamente nel 1715. Da allora la città andò completamente in rovina e oggi è un sito
archeologico di grande fama.L’area è suddivisa in tre zone distinte: il Kastro, la Hora (Città Alta) e la Kato Hora (Città Bassa). Il Kastro era
la fortezza primigenia di Mystras e ancora oggi svetta su tutto il complesso sottostante, nella Hora spiccano i resti della chiesa di Agia Sofia
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e le porte di accesso di Nauplia e di Monemvasia. La zona forse più di impatto è però Kato Hora dove permane l’attivo Convento di
Pantanassa (le monache sono le uniche e ultime abitanti stabili di Mystras) con affreschi quattrocenteschi. Da non perdere anche il
Monastero di Perivleptos, scavato nella roccia con ancora affreschi del ‘300 e la Mitropolis o Cattedrale di Agios Dimitrios.
L’altro sito archeologico di giornata è la celeberrima Olimpia (160km, poco più di 2 ore). In questo caso il nostro consiglio è
preliminarmente di vedere i musei dedicati e quindi vagare alla scoperta dell’area storica vera e propria, così da essere più consci e eruditi
in sede di visita. Il primo è il Museo Archeologico di Olimpia dove vi è un modello in scala della città antica, le ricostruzioni dei frontoni del
Tempio di Zeus e la statua in marmo detta Ermes di Prassitele del IV secolo a.C. L’altro è il Museo della Storia dei Giochi Olimpici
nell’Antichità, inaugurato nel 2004, che mostra le varie discipline praticate nella Grecia Classica in occasione delle Feste Nemee, Panatee o
ovviamente durante i Giochi Olimpici (per i quali si ricorda che in antichità si fermavano persino le guerre e a cui era permesso partecipare
ai soli uomini). La tradizione dei Giochi Olimpici fu millenaria e già a cadenza quadriennale: dai primi voluti da Re Ifto dell’Elide nel 776
a.C. fino al 394 d.C. quando furono banditi dall’imperatore romano Teodosio. I giochi duravano 5 giorni e comprendevano lotta, corsa coi
carri e a cavallo, pentathlon, atletica e una sorta di violento pugilato rudimentale. Dapprima appannaggio dei soli greci furono nel corso dei
secoli anche aperti ai romani. Oggi il sito antico è visitabile, sebbene sia più la fama che i resti ad attrarre la gente, anche e soprattutto per
la devastazione volontaria che Teodosio II ordinò dell’area nel 426 d.C. Sono visibili tra gli altri resti di un gymasium, della casa dei
sacerdoti, del laboratorio di Fidia, del Tempio di Zeus, del Ninfeo (antica fontana di epoca romana che riforniva d’acqua la città) e del
Tempio di Era, la struttura meglio conservata di tutta Olimpia. Ovviamente però il pezzo forte di Olimpia sono i resti dello Stadio da 45.000
posti che era sede delle Olimpiadi. Si può ancora oggi percorrere la pista di 120m con ancora identificabili linea di partenza e arrivo e i
sedili dei giudici.
Fattosi quindi il tardo pomeriggio vi rammentiamo che il nostro consiglio è quello di spostarvi già in giornata da Olimpia fin sull’Isola di
Zante, raggiungendo dapprima il porto di Cilene e poi via traghetto l’isola. Calcolate bene i tempi però perché per compiere i 125km di
strada e la traversata marina (da un’ora e mezza), non ci impiegherete meno di tre ore.
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Il Kastra di Mystras e uno scorcio dell’area archeologica di Olimpia.
8° - 9° - 10° giorno: ISOLA DI ZANTE
Zante, o Zacinto che dir si voglia, suscita da sempre forti emozioni ed è stata fonte di ispirazione per diversi poeti. La geografia del luogo è
variegata con una parte occidentale montuosa e una pianeggiante a oriente, mentre tutte le coste sono adornate da splendide spiagge.
Zacinto città è quasi tutta una ricostruzione secondo lo schema urbanistico originario avvenuta dopo il devastante terremoto che colpì l’isola
nel 1953. Per fortuna il risultato ottenuto è stato molto buono e nonostante spesso in alta stagione sia invasa da frotte di turisti dei viaggi
organizzati permette di godersi tutte lo comodità tipiche di una città di mare in un contesto di prim’ordine.
L’isola è poi perfetta per dedicarsi all’ozio e alla scoperta di meravigliose spiagge. Tra tutte non possiamo non segnalare la spiaggia di
Gerakas sul promontorio sud-orientale di Zante, lunga striscia di sabbia e terreno prediletto dalla rara tartaruga caretta per la deposizione
delle sue uova e soprattutto la Spiaggia del Naufragio sulla costa nord-occidentale di Zante. Questa spiaggia, nota in tutto il mondo, è
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davvero splendida con pareti a picco che si fermano in prossimità della spiaggia sabbiosa dove si è arenata decenni fa una grande nave ora
in stato di deperimento. Va assolutamente vista ma sconsigliamo di unirsi ai tour che portano centinaia di persone sul luogo
contemporaneamente e che compromettono irrimediabilmente il fascino dell’arenile. Optate invece per il noleggio di canoe o piccole barche
o fatevi accompagnare da qualche barcaiolo locale di prima mattina o verso l’imbrunire, rimarrete incantati dalla visione.
Zante infine è un posto privilegiato dove innamorarsi della cucina greca, un vero e proprio simposio di arte culinaria basata sui principi
inossidabili di semplicità, genuinità e diversità dei prodotti proposti, senza eccedere con pesanti condimenti ma anzi affidandosi a sapori e
odori della tradizione come il succo di limone, l’aglio, l’origano e l’olio extravergine di oliva, vera istituzione nazionale. Tra le pietanze
tipiche greche si ricordano poi le mezedes (stuzzichini di vario tipo serviti come antipasto) accompagnati da salse come lo tzatziki (fatta di
cetriolo, aglio e yogurt), la malitzanosàlata (purea di melanzane) o la taramasàlata (a base di uova di pesce), la fàsolada (zuppa di fagioli), il
fakés (zuppa di lenticchie), il mousakàs (melanzane e zucchine frammiste a carne macinata e patate ricoperte di besciamella al forno), gli
yemistà (pomodori e verdure miste ripiene di riso ed erbe aromatiche), il pastitsio (pasticcio di carne, maccheroni e formaggio), i
soutzoukàkia (polpette piccanti in salsa di pomodoro), il souvlaki (portate di carne alla griglia), l’horiàtiki (insalata mista fredda greca con
una profusione di ortaggi freschissimi) e la bougàtsa (pasta sfoglia ripiena di ricotta, crema pasticcera e semolino cosparsa di zucchero a
velo). Il tutto poi accompagnato da alcuni dei più pregiati vini greci come i bianchi Moschofilero, Assyrtiko e Athiri e i rossi Xynomavro,
Agiorgitiko e Kotsifali, esponenti di una tradizione vinicola di nicchia ma che affonda le sue millenarie origini ai tempi pre ellenistici.
La spiaggia di Gerakas in bassa stagione senza l’invasione turistica e la celeberrima Spiaggia del Relitto, simbolo di Zante.