GRAZIE DEGLI AMICI - equipes-notre-dame.it · grato a Laura e Lorenzo Loporcaro, del-l’équipe 21...

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end Periodico bimestrale - Roma n.3/2001 - Reg. n.3330 del Trib. di Torino il 4/10/1983 - Sped. in Abb. Post. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 - Roma n. 3/2001 Taxe Percue giugno luglio agosto 2001 Periodico bimestrale end 114 114 lettera lettera GRAZIE DEGLI AMICI Signore, grazie degli amici. Hanno vivificato i miei interessi, resa più ricca la mia visione, più aperto il mio giudizio. Signore, grazie degli amici, hanno sciolto l’intrico della mia sensibilità facendomi scoprire la funzione dell’amicizia, hanno reso più umano il mio sguardo, più concreto il mio agire. Signore, grazie degli amici, m’hanno orientato e spronato dall’incostanza alla stabilità. Fa’, o Signore, che non perdano mai il sapore della tue grazia, per la vita che hanno fatto lievitare in me. P. Maior In allegato “Preghiere per le riunioni”

Transcript of GRAZIE DEGLI AMICI - equipes-notre-dame.it · grato a Laura e Lorenzo Loporcaro, del-l’équipe 21...

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GRAZIE DEGLI AMICI

Signore, grazie degli amici.Hanno vivificato i miei interessi,resa più ricca la mia visione,più aperto il mio giudizio.

Signore, grazie degli amici,hanno sciolto l’intricodella mia sensibilitàfacendomi scoprirela funzione dell’amicizia,hanno reso più umano il mio sguardo,più concreto il mio agire.

Signore, grazie degli amici,m’hanno orientato e spronatodall’incostanza alla stabilità.Fa’, o Signore,che non perdano maiil sapore della tue grazia,per la vita che hannofatto lievitare in me.

P. Maior

In allegato“Preghiere per le riunioni”

INDICE

Note di redazione . . . . . . . . . . . . . pag. 3

Corrispondenza ERILettera agli équipiers . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7Vivere e amare da persona . . . . . . . . . . . . . . pag. 9Notizie internazionali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12Nomina di padre Fleischmann . . . . . . . . . . . . pag. 14

Formazione permanenteLa mitezza, la misericordia e la pacenella vita di coppia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 16La misericordia di Dio Padre. . . . . . . . . . . . . . pag. 22

Vita di coppia nel quotidianoE noi dove siamo? Il difficilecammino delle beatitudini . . . . . . . . . . . . . . . pag. 25Imparate da me che sono mite di cuore.. . . . . pag. 29Solidarietà e beatitudine. . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 31L’amore di coppia risorsa per la società. . . . . . pag. 33Le beatitudini nella vita di coppia . . . . . . . . . pag. 38Mitezza, misericordia e pace . . . . . . . . . . . . . pag. 42Beati i miti perché erediteranno la terra . . . . . pag. 45Scriversi ancora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 50Le beatitudini nella nostra vita. . . . . . . . . . . . pag. 52Il nostro piccolo Paradiso quotidiano . . . . . . . pag. 55

Giorni endL’incontro di Equipe Italia a Padova . . . . . . . . pag. 57Attività dei Settori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 61

Dalle EquipesLa mitezza. Riflessioni in équipe. . . . . . . . . . . pag. 63

Dagli EquipiersLa fraternità non è teoria. . . . . . . . . . . . . . . . pag. 68Beati i misericordiosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 69

AttualitàIl futuro della nostra terra . . . . . . . . . . . . . . . pag. 73

A tutti voi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 76

Sestante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 78

In copertina:“Beati i miti”di Enzo Campioni

Spedizione Lettera n.113 Maggio 2001Chiusura redazione Lettera n.11420 luglio 2001

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E’ una beatitudine di cui poco sap-piamo, non che le altre ci siano

familiari per tanta pratica, ma perchédella mitezza si parla poco.

Ma chi sono i miti? E perché vi èper loro la promessa che “erediterannola terra”?

Alla ricerca di una possibile indica-zione ho ritrovato uno scritto (1) diNorberto Bobbio, dalle sue paroleparte questa breve introduzione allanostra Lettera: “… la mitezza è il con-trario dell’arroganza, intesa come opi-nione esagerata dei propri meriti, chegiustifica la sopraffazione. Il mite nonha una grande opinione di sé, non giàperché si disistima, ma perché è pro-penso a credere più alla miseria chealla grandezza dell’uomo, ed egli è unuomo come tutti gli altri. A maggior

ragione la mitezza è contraria alla pro-tervia, che è l’arroganza ostentata. Ilmite non ostenta nulla, neanche la pro-pria mitezza: l’ostentazione, ovvero ilmostrare vistosamente, sfacciatamentele proprie pretese virtù, è di per se stes-so un vizio. La virtù ostentata si con-verte nel suo contrario. Chi ostenta lapropria carità manca di carità. Chiostenta la propria intelligenza è ingenere uno stupido …

…Il protervo fa mostra della suapotenza, il potere che ha di schiacciar-ti con un dito … Il mite è invece coluiche «lascia essere l’altro quello che è»,anche se l’altro è l’arrogante, il proter-vo, il prepotente. Non entra nel rap-porto con gli altri con il proposito digareggiare, di confliggere, e alla finedi vincere. E’ completamente al difuori dello spirito della gara, della

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NOTE DI REDAZIONE

Beati i miti perché erediteranno la terra(Sal 37,11: Mt 5,5)

“Lettera delle Equipes Notre Dame”Periodico bimestrale della “Associazione Equipes Notre Dame”Corso Cosenza, 39 - 10137 Torino - Tel. e fax 011/52.14.849www.equipes-notre-dame.it

Direttore responsabile: Luigi GrossoRealizzazione grafica: Pubbligraph - RomaDisegni: Enzo CampioniEquipe di redazione: V. e O. Pasquariello, G. e I. Natalini, E. ed E. Campioni;

L. e S.M. Gatti; S. e F. Farroni, don C. MolariStampa: Union Printing - RomaTraduzioni dal francese a cura di: M. BiselliRedazione: V. e O. Pasquariello

Via A. Balabanoff, 82 - 00152 Roma - Tel. 06/40.70.014(1)Cfr: Norberto Bobbio, Elogio della mitezza, Linea d’ombra Edizioni, Milano 1994.

la sua portata … Il mite è ilare perchéè intimamente convinto che il suomondo è migliore di quello degli altri,e lo prefigura nella sua azione quoti-diana, esercitando appunto la virtùdella mitezza, anche se sa che questomondo non esiste qui ed ora, e forsenon esisterà mai …Il mite può essereconfigurato come l’anticipatore di unmondo migliore …”

In questa visione così laica delmite, che tanto assomiglia a Gesù diNazaret, possiamo forse capire il per-ché della promessa di eredità dellaterra, nella prospettiva di fede.

Il mite sa nel profondo che la storianon appartiene agli uomini, che non visono padroni della vita, che vi è unsolo Signore: il potere e la potenza, ildenaro e la forza non sono la ragioneultima dell’umanità.

Ma questa non è per lui solo unaconvinzione intellettuale, è piuttostoun atteggiamento profondo di vita,una postura dell’anima di fronte allecose e ai rapporti. Egli dunque nonguarda le cose per farne oggetto di unsuo dominio sugli altri, il dominio nonlo interessa perché attraverso il domi-nio non si coglie la radice, il fonda-mento della vita.

“…imparate da me, che sono mite eumile di cuore…” (Mt 11,29).

Non desidera il possesso, né vuoleche altri dipendano da lui, perché lavita per lui si vive ad altri livelli, quellodella disponibilità del servizio senzaappropriazioni, dell’ascolto , dell’acco-glienza; il mite ha fatto spazio in sé,togliendo tutte le passioni inutili peraccogliere la Vita di Dio in pienezza.

Il mondo appare chiaro, egli vedepiù chiaramente le vicende del mondoe i drammi della storia, il cuore degliuomini e il suo cuore, i propri limiti ele proprie insufficienze, senza depres-sioni o sconforti; il mite è colui chevorremmo incontrare per essere certidi essere accolti e compresi senzadovere temere.

Allora la promessa di eredità dellaterra sta in questo essere primizia dinuove relazioni, non toccate dalla pro-tervia, dal potere, dalla competizione,dal desiderio di vittoria; il mite è ilprimo abitante di “una terra senza mali”.

Per questo l’uomo Gesù è il Signoredella storia, perché inaugura il Regnodella mitezza dove i rapporti umaninon sono fondati sulla sopraffazione esulla lotta, ma sul dono di sé, sull’a-more gratuito che accoglie l’altro come

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NOTE DI REDAZIONE

concorrenza, della rivalità, e quindianche della vittoria. Nella lotta per lavita è infatti l ’eterno sconfitto.L’immagine che egli ha del mondo edella storia, dell’unico mondo e dell’u-nica storia in cui vorrebbe vivere, èquella di un mondo e di una storia incui non ci sono né vincitori né vinti …

perché non ci sono gare per il primato,né lotte per il potere, né competizionistesse che consentano di dividere gliuomini in vincitori e vinti…Il mite nonchiede, non pretende alcuna recipro-cità: la mitezza è una disposizioneverso gli altri che non ha bisogno diessere corrisposta per rivelarsi in tutta

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NOTE DI REDAZIONE

A tutti i lettori (e scrittori) della Lettera ENDVi ricordiamo che i contributi per la lettera vanno inviati a:

Silvia e Fabrizio FarroniVia Prospero Farinacci, 41 - 00165 Roma

Tel. 06/6620253 - Fax 06/50748181

Silvia e Fabriziosono molto contenti di ricevere gli articoli anche

per posta elettronica all’indirizzo [email protected] direttamente su dischetto con qualunque versione di Word.

Vi segnaliamo il nuovo indirizzo dei Resp. di Equipe Italia:Carlo e Maria Carla Volpini

Via Angelo Ranucci, 5 - 00165 Romatel: 06 63 83 251

Vi ringraziamo e scriveteci numerosi.Vi ricordiamo che la brevità degli articoli consente la pubblicazione

di un maggior numero di contributi.

Cari amici delle équipes, siamomolto emozionati nel rivolgerci per

la prima volta, come nuovi membridell’ERI, a più di 40.000 coppie e con-siglieri spirituali sparsi sui cinque con-tinenti. Prima di tutto vogliamo pre-sentarci brevemente.

Originari del sud del Belgio, laparte francofona, viviamo in una citta-dina nel nord di lingua olandese.

Ci sposiamo ogni giorno dal 1972 eil Signore ci ha fatto la grande gioia diaffidarci due figlie: Tatiana, 27 anni,sposata da due anni, e Gaëlle, 24 anni.

Data la nostra situazione un po’isolata di francofoni in terra olandese,il Movimento ci ha trovati prestodisponibili per il servizio alle équipes.Durante 27 anni di vita d’équipe,abbiamo assunto diverse responsabilità

in seno al Movimento, l’ultima comeresponsabili della Super-Regione belga.

Il Raduno di Santiago ci ha ancorauna volta immersi in questo immensoentusiasmo di coppie e sacerdoti diorigini e culture allo stesso tempo cosìlontane e così vicine, non solo per laloro appartenenza alle END ma comefratelli e sorelle in Cristo.

Prolungando in qualche modoquesto momento forte del Radunoper i tre anni a venire, questa unitàsi traduce ora negli “Orientamenti”del Movimento: “Essere coppia cri-stiana oggi nella Chiesa e nel mondo”.

Per prima cosa siamo invitati, inmodo particolare da soli e in coppia, ainterrogarci su cosa significhi oggi pernoi “Essere persona”. In un mondoche, in nome del diritto alla pienezzaindividuale della persona umana, tolle-ra che siano sbeffeggiati i diritti fon-

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CORRISPONDENZA ERI

Lettera agliéquipiers

Jean-Louis e Priscilla SimonisERI

è, senza progetti di potere o di cam-biamento.

E’ questa, allora, la nuova signoriadella storia, l’eredità di una nuova terrache siamo tutti chiamati ad abitare edi cui saremo eredi, imparando a esseremiti, lasciando le lusinghe del potere edella violenza per ritrovarci con la ric-chezza di relazioni finalmente umane.

Buona lettura e buon camminonella mitezza.

Allegato a questo numero dellaLettera trovate il l ibretto dellePreghiere per le riunioni per il prossimoanno di équipe.

Un ringraziamento affettuoso egrato a Laura e Lorenzo Loporcaro, del-l’équipe 21 di Roma, che lo hanno com-posto per tutti noi. E’ un segno fortequesto che, ogni anno, il servizio di unacoppia, che prepara l’invito a pregareper ciascuna riunione, diviene l’immagi-ne di una fraternità grande per tutto ilmovimento. Siamo tutti chiamati a pre-gare dal Signore attraverso il servizio diuna coppia che ogni anno ci convoca.

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NOTE DI REDAZIONE

Errata corrige

Per un nostro errore, del quale ci scusiamo, nella Lettera 113, alla pagina 58,nella testimonianza inviataci da Enrico Peyretti , con le sue riflessioni riguar-do la cerimonia funebre per la morte della signora Valeria, moglie diNorberto Bobbio, non sono riportate correttamente le parole scritte daBobbio alla sua sposa.Al terzo capoverso occorre, pertanto, leggere:“Tu non sei morta, tu sei viva in me” .

Recentemente coinvolto per accom-pagnare l’Equipe Responsabile

Internazionale, vorrei salutare cordial-mente tutti i membri delle EquipesNotre Dame, così come i loro consi-glieri spirituali. Sono felice di percorre-re la strada con tutti voi.

L’orientamento che ci viene propo-sto per questi anni, Essere coppia cri-stiana oggi nella Chiesa e nel mondo,invita a un primo sguardo sulla nostracondizione di persone.

Una coppia – come una équipe oun’assemblea ecclesiale – è prima ditutto una comunità di persone.

Non stiamo giocando con le parolequando insistiamo a parlare di personee non d’individui. Gli individui forma-no la folla e alimentano le statistiche,mentre ogni persona è unica. Ognipersona, anche la più debole e priva

del necessario, deve essere rispettata,perché, come dice il ConcilioVaticano II, l’uomo è la « sola creaturasulla terra che Dio ha voluto come tale»(Gaudium et Spes, n. 24).

Diciamo anche che ogni personadeve rispettarsi essa stessa, fedele ai suoiimpegni, alla sua coscienza dove Dioiscrive la sua legge, per essere aperta aglialtri (cfr: Gaudium et spes, n. 16).

Coppie, sapete bene che la vostrafelicità deriva dall’unione delle vostrepersone, dal rispetto che vi portate l’unl’altro, dalle convinzioni che condivi-dete, dai progetti che mettete incomune, da tutte le forme di donod’amore che vi offrite e che sviluppateal di là di voi stessi.

Genitori, voi vedete svilupparsi lapersonalità dei vostri ragazzi, comepersone sempre nuove, con tutto quelloche vi preoccupa e vi meraviglia in essi.

Attori della vita sociale, voi avverti-te che l’individualismo è un vero can-

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CORRISPONDENZA ERI

Vivere e amareda persona

Padre François FleischmannConsigliere Spirituale ERI

damentali di libertà e uguaglianza diquesta stessa persona, che cosa pre-sentiamo come alternativa cristiana?Come rendere ad ogni essere umano lasua dignità di figlio dello stesso Padre?Quali atteggiamenti adottiamo infamiglia e sul posto di lavoro di fronteai grandi dibattiti che animano lasocietà contemporanea: l’aborto, l’eu-tanasia, la clonazione umana, che siariproduttiva o terapeutica, la manipo-lazione degli embrioni umani nel nomedella scienza, …? Continueremo adassistere, spesso impotenti, al degradodella persona umana, allo sfruttamen-to dell’uomo sull’uomo?

Ci sembra che le Equipes NotreDame, senza essere il solo e unicocammino perfetto, possono aiutarci. Ilnostro Movimento è aperto a tutti gliambienti sociali e culturali, senzaesclusione di razza o di lingua. IlRaduno di Santiago ne è stata unatestimonianza vivente.

D’altronde l’équipe ci aiuta a con-servare vigile la nostra coscienza. Manoi dobbiamo “essere” di più. Noidobbiamo, come cristiani, “essere lie-vito nella pasta”, navigare contro cor-rente, come i salmoni nella stagionedella riproduzione.

Il tema di studio proposto dalMovimento per accompagnare questitre anni di presa di coscienza, vorreb-be, attraverso la sua dinamica partico-lare che fa appello alla partecipazioneattiva degli équipiers, condurci amutare i nostri comportamenti, lenostre abitudini, i nostri modi di vita.In questo cammino, accompagniamocigli uni gli altri nella preghiera.Chiediamo allo Spirito Santo di illumi-narci e di guidarci in questa missioneche ci attende: restituire a ogni essereumano la dignità che non avrebbe maidovuto perdere.

Osiamo presentarci come cristiani,« pronti sempre a rispondere a chiun-que vi domandi ragione della speranzache è in voi» (1Pt 3, 15).

Tuttavia da soli possiamo poco.Appoggiamoci al Padre di cui siamonello stesso tempo immagine nellanostra umanità e figli e figlie attraver-so Gesù Cristo.

Preghiamo, in unione con ciascunodi voi, che il Signore dia a ciascuno laforza di essere sempre pronto…

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CORRISPONDENZA ERI

sposi. Il focolare è sorgente dalla qualesi irradiano le relazioni costruttive coni vicini, i colleghi, i contemporanei diogni tradizione spirituale, per viverenel rispetto della dignità di coloro cheincrociamo, animati dall’amore che èsorgente di vita.

Essere coppia cristiana oggi, nellasocietà, significa, per gli sposi, assu-mere la propria parte di responsabilitàper il bene comune, con tutte le risorse

della loro personalità.

Gli sposi sanno bene che le ricchez-ze della persona sono inesauribili.Meditiamo ancora le parole delConcilio: « In realtà solamente nelmistero del Verbo incarnato trova veraluce il mistero dell’uomo… Cristo svelaanche pienamente l’uomo all’uomo egli fa nota la sua altissima vocazione»(Gaudium et spes, n. 22).

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CORRISPONDENZA ERI

cro. Il bene comune non può essereassicurato e servito che nel rispettodella dignità delle persone.

Eccoci arrivati alla parola dignità,talmente legata alla nozione di perso-na da essere divenuta una banalità. Etuttavia, nel mondo, quanti attentati aquesta dignità!

Su quali fondamenti possiamo par-lare di dignità della persona umana?La Rivelazione ci ha detto, nelle cele-bri parole del libro della Genesi: Diocreò l’uomo a sua immagine, a imma-gine di Dio lo creò, maschio e femminali creò (1, 27).

Parlare di immagine di Dio sarebbeassai banale se si avesse di Dio un’ideaastratta e impersonale. Ma è DioPadre, Figlio e Spirito Santo, il Diovivente, Dio nella comunione dellePersone che ci dona di essere fatti asua immagine. Il segno migliore è ilfatto che la qualità dell’immagine diDio è realizzata nella condizioneumana, uomo e donna. Nella relazionee unione degli sposi risiede uno deipiù bei riflessi del Dio vivente che èamore. E’ insieme che gli esseri umaniformano l’immagine di Dio. E’ in que-sta capacità di vivere non solo per séma nel dono di sé che si fonda ladignità di persone.

Allora essere coppia cristiana oggi,nella Chiesa, è far sbocciare la vocazio-ne delle persone ad amare e a donare,a servire e a condividere, ad immaginedi Dio che ama e condivide la sua vita.Dal battesimo al matrimonio, le perso-ne degli sposi che hanno assunto inloro il Cristo, sono purificati, riconcilia-ti, stimolati a riflettere sempre megliola presenza di Dio creatore e salvatore.

Il Vaticano II ce l’ha detto, « conl’incarnazione il Figlio di Dio si è unitoin certo modo ad ogni uomo»(Gaudium et Spes, n. 22).

Coppie cristiane, focolari abitatidalla grazia, con gli altri fedeli, isacerdoti, le persone consacrate, icelibi, gli isolati, i giovani e gli anzia-ni, i piccoli e i poveri, ciascuno secon-do la propria vocazione, voi sietemembra dello stesso Corpo, tesserenell’immenso mosaico del volto diCristo che si presenta al mondo attra-verso tutti noi. Voi persone costituitequeste Chiese familiari alle quali lenostre équipes sono così attaccate,integrate nella Chiesa diocesana, nellaChiesa universale.

Testimoniare i doni di Dio e dellafiducia nell’uomo, essere coppia cri-stiana oggi nella società, suppone chesi dispieghino tutte le ricchezze degli

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CORRISPONDENZA ERI

Beati gli operatori di pace

essere nominato da Giovanni Paolo IIcappellano di sua Santità e Prelatod’onore nel 1997.

Siete nato nel 1934 a Strasburgo inFrancia. Avete conseguito la maturitàin filosofia e la laurea in inglese, linguache avete insegnato. Siete stato ordina-to prete nel 1962 e vi siete occupato dinumerosi incarichi riguardo i giovani onelle parrocchie, prima di giungere inVaticano. Siete stato responsabile dellasezione francofona della Segreteria diStato per gli Affari Generali e, in que-sto ruolo, avete collaborato all’organiz-zazione dei numerosi viaggi del Papanei paesi di lingua francese.

Nel corso di questi quindici anni

trascorsi in Vaticano presso il SantoPadre, voi avete seguito gli AffariInternazionali della Santa Sede. Lavostra grande conoscenza dei problemidel mondo sarà, per tutti gli équipiersai quali siete stato inviato, un aiutoprezioso nella comprensione di tuttociò che riguarda la coppia e la famiglia.

Vi sappiamo uomo preciso, discretoe attento, la vostra parola è sicura e lavostra spiritualità profonda. Contiamosul vostro aiuto.

Siate certo della preghiera di tuttigli équipiers.

Padre François Fleischmann, graziedi avere accettato di prendere in caricoquesto servizio e benvenuto!

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CORRISPONDENZA ERI

Notizie internazionali

Nelle responsabilità e nei servizidelle Equipes Notre-Dame, come

nella vita, i tempi passano, le stagionisi susseguono, gli uni lasciano le loromissioni, altri succedono loro. I servizinon ci appartengono, essi sono offertial Signore e alle coppie che hannofiducia in noi. Così è anche per i con-siglieri spirituali.

Padre Cristobal Sarrias che molti divoi conoscono, tanto egli ha visitato leEquipes Notre Dame del mondo intero,o attraverso la corrispondenzadell’Equipe Responsabile Internazionale,ha appena completato la sua missionepresso le Equipes Notre Dame.Vorremmo qui ringraziarlo dal fondodel cuore per tutto quello che ha potu-to portare nel nostro Movimento nelcorso dei sei anni del suo servizio.

Quante situazioni delicate, quanti pro-blemi difficili ha permesso di risolvere!Quante coppie hanno potuto beneficia-re dei suoi consigli, del suo ascolto odelle sue parole! Dietro un tempera-mento catalano, qualche volta rude, sinasconde un uomo dal grande cuore,che ha saputo apportare in numerosecircostanze un tocco amichevole, spiri-tuale, giusto e autentico, unito ad unagrande disponibilità, per incontrare gliuomini e le donne ai quali veniva invia-to in questi anni.

Padre Cristobal, noi sappiamo chevoi restate fedele alle Equipes NotreDame, prima di tutto alle vostre équi-pes di base, quindi a tutti i vostri amicisparsi nel mondo. GRAZIE per tutto.

Benvenuto, padre FrançoisFleischmann! Dovrei dire MonsignorFrançois Fleischmann, poiché le vostreresponsabilità presso il Papa allaSegreteria di Stato vi hanno portato a

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CORRISPONDENZA ERI

Gérard e Marie Christine de RobertyResponsabili ERI

Grazie, padre Cristobal SARRIAS e arrivederci.Benvenuto, padre François FLEISCHMANN.

Gérard e Marie-Christine de RobertyCoppia responsabile internazionale delle Equipes Notre-Dame

questa sezione, e come tale ha contri-buito all’organizzazione dei numerosiviaggi papali nei paesi francofoni

Cappellano di sua santità nel 1989e Prelato d’onore nel 1997, ritorna aParigi alla fine del 1998. Attualmente èparroco di San Francesco Saverio, par-rocchia al centro di Parigi.

Padre François FLEISCHMANNconosce bene le Equipes Notre-Damee sarà in grado di riportare la suagrande conoscenza e l’internaziona-lità vissuta in Vaticano e nei numerosipaesi che ha percorso nello svolgi-mento delle sue missioni al seguitodel Santo Padre.

Uomo discreto, semplice, sorriden-te, padre François FLEISCHMANNporta negli incarichi che gli sono affi-dati un personale rigore e il beneficiodella sua grande conoscenza degliaffari della Chiesa vissuta sotto losguardo del Signore.

Vi chiediamo di riservargli un’otti-ma accoglienza in seno al Movimentonei vostri paesi.

Ricevete, cari amici, tutta la nostraamicizia e siate sicuri della nostraunione nella preghiera.

Gérard e Marie-Christine de Roberty

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CORRISPONDENZA ERI

Nomina dipadre Fleischmann

Parigi, 5 aprile 2001

Cari amici,Il servizio di padre Cristobal SARRIASpresso le Equipes Notre-Dame sicompletava all’inizio di quest’anno2001. Dalla fine dello scorso anno cisiamo messi alla ricerca di un succes-sore che ci auguravamo fosse vicinoa noi per formare insieme un tandemefficace nell’animazione spiritualedel Movimento.

Oggi abbiamo la gioia d’informarviche il Cardinal James FrancisSTAFFORD ha approvato la nomina diMonsignor François FLEISCHMANN asuccessore di padre Cristobal SARRIAScome consigliere spirituale delleEquipes Notre-Dame.

François FLEISCHMANN è nato nel1934 in Francia a Strasburgo. Ha con-seguito la maturità in filosofia e lalaurea in inglese all’Università diParigi . Ha seguito i corsi delSeminario dell’Istituto Cattolico diParigi, interrotti dal servizio militare.Ordinato prete nel 1962, è stato dap-prima cappellano aggiunto al LiceoEnrico IV, poi membro dell’équipesacerdotale del Seminario dei Giovanidi Parigi. Ha insegnato inglese e fran-cese nel secondo ciclo della scuolasecondaria.

Vicario a Santa-Giovanna diChantal, in seguito a Santa Odilia, poiaggregato al parroco di San Piero diChaillot a Parigi. Nel 1983 è nominatocollaboratore nella sezione francofonadella Segreteria di Stato per gli AffariGenerali in Vaticano.

Dal 1987 al 1998 è responsabile di

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CORRISPONDENZA ERI

Ai responsabili delle Super-Regionie alle Regioni isolate e Settori Isolati

Ricordiamo a tutti gli equipiers che solo gli articoli firmati dall’ERI

e da Equipe Italia esprimono la ìosizione del Movimento; tutti gli

altri sono proposte, che possono essere oggetto di riflessione e

confronto, nel rispetto di un fraterno pluralismo.

La redazione si riserva il diritto di condensare e ridurre i contributi

pervenuti.

Gli articoli non firmati sono della redazione.

Matteo proclama beati «i miti, imisericordiosi, (…), gli operatori di pace».

Come accogliere quest’invito da“discepoli/e” che vivono la vita di coppia?

Ogni conoscitore dei vangeli sa chela sequenza delle “beatitudini” inMatteo (5,1-12), rispetto alla serie diLuca (6,20-26), è più lunga e contienein proprio delle sottolineature chesembrerebbero più consone alla pro-spettiva teologica e spirituale del terzoevangelista. E’ proprio su tre delle bea-titudini proprie a Matteo che vogliamofermare la nostra attenzione, eviden-ziando la ricaduta che possono averenella vita di coppia.

“Beati i miti, perché erediteranno laterra” (Mt 5,5)

Si tratta di una “beatitudine” cheaffonda le radici nella spiritualità dei“poveri di JHWH = ‘anawîm” dell’AnticoTestamento, ma è soprattutto una “bea-titudine” che trova verità nella personadi Gesù di Nazareth, il quale si è auto-definito «mite e umile di cuore» (Mt11,29) e che nel suo porsi messianico harealizzato la profezia del «re (che) vienea te mite» (Mt 21,5). Una “beatitudine”quindi che si contrappone al modo di

fare dei malvagi, delle persone arroganti,degli uomini violenti e che apre al «pos-sederanno la terra» (v. 5b): un modo perindicare quella pienezza di vita di cui laterra promessa restava memoria e conti-nuava ad essere profezia.

E’ bello vedere come già l’AnticoTestamento aveva maturato il senso diquesta “beatitudine”, espressiva dellaspiritualità dei sapienti. Il salmo 37 inse-gna: «Non adirarti contro i malvagi, noninvidiare i malfattori…; confida nelSignore e fa’ il bene ...; cerca la gioia nelSignore ....; manifesta al Signore la tuavia, confida in lui. ...; sta’ in silenziodavanti al Signore e spera in lui ...; nonirritarti per chi ha successo, per l’uomoingiusto che trama insidie...; desisti dal-l’ira e deponi lo sdegno, non irritarti,faresti del male». Si tratta di un orizzon-te di fede con il quale il salmista intendeproporre alla persona sapiente e timora-ta di Dio ciò che va evitato per nonessere come gli “empi”, che si lascianotrasportare dall’ira e dall’invidia, dallalogica della violenza e dalla tentazionedella rivalsa, e ciò che invece qualifica i“giusti”, che sanno porre la loro fiduciain Dio, farsi carico delle situazioni nega-tive senza cedere alle logiche vendicati-ve, capaci di disintossicare la storia dalmale reagendo con offerte di bene.

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FORMAZIONE PERMANENTE

La mitezza, la misericordia ela pace nella vita di coppia

Matteo, attraverso “le beatitudini”, cifa intuire il volto di Cristo, l’identità deldiscepolo, la radicalità della sequela

Tutti sappiamo che il testo delle“beatitudini” costituisce l’inizio delprimo discorso che Matteo mette inbocca a Gesù (Mt 5-7), discorso che incombinazione con il successivo rac-conto dei dieci miracoli (Mt 8-9) mani-festa l’intenzione dell’evangelista dipresentarci Gesù di Nazareth comeMessia potente in parole ed opere (Mt9,35). Infatti, Gesù è proposto comemaestro autorevole (Mt 7,29), rivelato-re definitivo (Mt 5,17-20), fonte emodello di nuova giustizia (Mt 5,48), eal tempo stesso come salvatore deipoveri, degli afflitti, degli affamati…,per i quali vale l’annuncio della vici-nanza del regno (Mt 4,17).

Se poi si guarda più da vicinoquesta pagina delle “beatitudini” ci siaccorge che Matteo la propone nontanto a gente che deve ancora fare lascelta di fede, ma a soggetti che sonoqualificati come “discepoli”, “genteche si avvicina a lui” (espressione atonalità discepolare, tipica di Matteo!)e ai quali Gesù offre il suo ammae-stramento. Situazione quindi diversada quella delle folle che, come silegge alla fine del discorso, pur affa-scinate dalla novità e autorevolezzadell’insegnamento di Gesù, sembranon abbiano ancora fatto la scelta dicampo (Mt 7,28-29).

In questa luce, perciò, le “beatitu-dini” si presentano come la magnacharta del fare regale di Dio, identikitdei seguaci del suo Regno, biografiateologica di Gesù di Nazareth,summa esistenziale per chiunquevoglia vivere da discepolo, compresa“la coppia”!

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FORMAZIONE PERMANENTE

D. Giovanni Gottardi

(cfr. Mt 5,5.7.9)

leanza e alla logica della salvezza, spe-cie al tempo dei profeti, che vengonorisolti sulla base dell’autodefinizioneche Dio fa di sé: «Il Signore, il Signore,Dio misericordioso e pietoso, lento all’i-ra [= longanime] e ricco di grazia e difedeltà, che conserva il suo favore permille generazioni, che perdona la colpa,la trasgressione e il peccato... » (Es 34,6nel contesto di Es 32-34), e sul fonda-mento di questa stessa verità ricono-sciuta e proclamata dai profeti:«Laceratevi il cuore e non le vesti, ritor-nate al Signore vostro Dio, perché egli èmisericordioso e benigno, tardo all’ira ericco di benevolenza e si impietosisceriguardo alla sventura» (Gl 2,13).

Ed è proprio la forza di questaidentità del «Dio misericordioso» che dàverità al culto e alla preghiera d’Israelee spiega la tesi di molti salmi di lode edi supplica: un Dio «buono e pietoso,lento all’ira e grande nell’amore…, lasua misericordia è grande su quanti lotemono…» (Sal 103,8.11), un «Dio dipietà, compassionevole, lento all’ira epieno di amore, Dio fedele» (Sal 86,15),un Dio di perenne salvezza «perchéeterna è la sua misericordia» (Sal 136).

Naturalmente è sempre la parola el’azione di Gesù che svela e realizza ilsenso profondo della “beatitudine”.

Matteo in particolare ci ricorda che «lamisericordia e non il sacrificio» (Mt9,13) è l’unità di misura dell’autenticarelazione con Dio, una relazione che inGesù - che accoglie pubblicani e pec-catori e mangia con loro - rivela la sualogica profonda e le relative implican-ze. Ed è sempre questo orizzonte dellamisericordia che permette di capire ilvalore stesso del sabato e di farlodiventare giorno per la vita e per il Diodella vita (Mt 12,7 e il successivo casodi guarigione). Una logica, quella dellamisericordia, che anziché intaccare ilsenso delle prescrizioni legali le riportaal loro fondamento genetico: «Guai avoi, scribi e farisei ipocriti, che pagatela decima sulla menta, sull’anèto e sulcumino, e trasgredite le prescrizioni piùgravi della Legge: la giustizia, la miseri-cordia e la fedeltà».

Infine non è senza importanza rile-vare il fatto che l’invocazione: «Abbimisericordia», frequente in Matteo(cfr: 9,27; 15,22; 17,15; 20,30),appaia come la corsia preferenzialenell’incontrare la persona di Gesù e ilpunto di Archimede per provocarne gliinterventi salvifici.

Riassumendo si può affermare chela beatitudine della “misericordia”,mentre salda insieme la tenerezza di

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FORMAZIONE PERMANENTE

Un atteggiamento mite, paziente emansueto… che Gesù ha fatto proprioe che risulta evidente se confrontatocon la prospettiva e il metodo propu-gnato dagli zeloti, di cui parlano ivangeli: gente religiosamente impe-gnata, ma che cercava di favorire l’av-vento del regno di Dio nella storiaricorrendo alla forza e perfino alla vio-lenza. Uno stile quindi, quello cheGesù “beatifica” con il suo comporta-mento, implicante attenzione e rispet-to delle persone, pazienza e benevo-lenza verso chi sbaglia, fiducia e bontànell’affrontare le situazioni.

L’apostolo Paolo mette quest’at-teggiamento “mite” tra i frutti prodot-ti dallo Spirito (Gal 5,23) e lo conside-ra uno degli elementi qualificanti l’au-tenticità evangelica delle relazioniall’interno della comunità, in partico-lare nella correzione fraterna: «Ora iostesso, Paolo, vi esorto per la dolcezzae la mansuetudine di Cristo…» (2 Cor10,1; cfr: 1 Cor 4,21); «fratelli, qualorauno venga sorpreso in qualche colpa,voi che avete lo Spirito correggetelocon dolcezza» (Gal 6,1).

Su questa base biblica è facile capi-re il valore e la preziosità della beatitu-dine: «Beati i miti…», nella vita di cop-pia e all’interno della famiglia. Infatti il

rischio di declassare la beatitudine apura strategia relazionale, il pericolo ditradurla in una specie di stoicismo dicoppia, la possibilità di viverla senza ilriferimento ermeneutico a Cristo, sonoalcune delle insidie che possono intac-care e demolire il potenziale evangelicodella “beatitudine” stessa. Viceversa lapossibilità di viverla in Cristo e comeCristo e di gestirla come insegna Paolocostituisce la duplice risorsa, cristologi-ca ed ecclesiale (e domestica!), chequesta parola di Dio ci dona!

“Beati i misericordiosi, perché trove-ranno misericordia” (Mt 5,7)

E’ anche questa una “beatitudine”,tipica di Matteo, che trae origine dalfare misericordioso di Dio e che inGesù di Nazareth arriva a verità pienae a realtà definitiva: di qui il suoessere qualificante per chi vuole esse-re “discepolo”!

Partendo dall’esperienza d’Israele, èsintomatico vedere i contesti nei qualisi parla di JHWH come il Dio «pazientee misericordioso, lento all’ira e ricco digrazia» (Sal 145,8). Sono infatti lesituazioni d’infedeltà a Dio, tipica lascelta del vitello d’oro, oppure imomenti d’incoerenza al dono dell’al-

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ne, a favorire occasioni di crescita e discambio, a diventare costruttori dipace nel segno della pazienza e dellaperseveranza. Un dono, la pace di Dio,che mentre ci inserisce nell’ottica dellafede, ci sollecita ad atteggiamenti difiducia, di stima, di accoglienza senzacedere al pregiudizio, alla faziosità, allaviolenza… Un dono di pace che a par-tire dall’ambito delle relazioni interper-sonali e famigliari ci coinvolge e con-voca per una storia nuova, vissuta nonda spettatori ma da responsabili, nonda censori ma da persone impegnate apromuovere giustizia e fraternità.

Agli operatori di pace è promesso indono di essere «chiamati figli di Dio».

Anche noi saremo riconosciuti«figli» se porteremo impressa nel volto,per l’atteggiamento della vita e il dina-mismo della nostra esistenza, l’imma-gine del Dio della pace che il Figlio è

venuto a rivelare. Essere persone di pace è quindi la

grande possibilità che il Cristo Risortodona ai suoi (Gv 20,19) e di conse-guenza l’autentica testimonianza allaquale ogni discepolo viene abilitato. Ilfamoso: «Pace a questa casa» (Lc10,5) diventa allora il reale patrimoniodi famiglia e l’effettiva eredità che èpossibile lasciare agli altri, specie aifigli. Abitare la pace diventa così l’at-mosfera di casa, il clima relazionale, ilprofumo che possiamo espandereintorno a noi…

Concludendo si può dire che questasocialità nuova - fatta di mitezza,misericordia e pace - oltre che essereannuncio di vangelo diventa ragioneperché la coppia trovi qui ulteriori ele-menti di identità e di ministerialità:essere coppia in alleanza di pace, esse-re coppia a servizio della pace!

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Dio, la compassione di Cristo e ilcomportamento del discepolo, diventanel vangelo di Matteo un elementostrutturante la vita della comunità(Mt 18,21-35) e il parametro decisivoper quel giudizio finale che avverrànel segno della misericordia attuata otradita (Mt 25,31-46).

Nella vita di coppia, perciò, la bea-titudine della “misericordia” può ali-mentare tanti atteggiamenti: dal viverela preghiera e relazione con Dio inmaniera personalizzata e non fiscale, alprogettare e concretizzare la vita dicoppia nel segno della tenerezza, delperdono e della benevolenza, fino alfarsi carico delle varie situazioni dinon-vita che la gente che ci circondapatisce (cfr. Lc 10,29-37).

“Beati gli operatori di pace, perchésaranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9)

Nell’Antico Testamento “pace/shalôm” è uno dei vocaboli più rias-suntivi dei valori della vita e più quali-ficanti la storia della salvezza.

Dono di Dio (Nm 6,26: «Il Signore ticonceda pace») e caratteristica dell’iden-tità divina (Gdc 6,24: «Signore-pace»),essa spesso non trova riscontro nel vis-suto del popolo di Dio e tanto meno

nell’impegno dei responsabili del popo-lo. A fronte però di questa situazione -denunciata in particolare da Osea: «… sigiura, si mentisce, si uccide, si ruba, sicommette adulterio, si fa strage e siversa sangue su sangue» (Os 4,2) -, sipongono non solo i profeti con il loroimpegno per la pace, ma tutti i giusti euomini di preghiera d’Israele: «Troppo ioho dimorato con chi detesta la pace. Iosono per la pace, ma quando ne parlo,essi vogliono la guerra» (Sal 120,6-7).

Tuttavia, nonostante le fatiche, èsignificativo vedere come i profetipersistono nell’annuncio di pace alpunto da qualificare i tempi messiani-ci all’insegna del «principe della pace»e di una «pace che non avrà fine»(Is 9,5-6; cfr. Is 11,1-9).

Ed è proprio questa realtà di paceche Cristo rivela e porta a compimen-to. Egli infatti, con il dono della suavita, diventa colui che mette l’uomo inpace con Dio (Col 1,20) e gli uominiin pace tra loro «abbattendo ognimuro di separazione» (Ef 2,14). InCristo, «nostra pace», Dio non è piùestraneo ma “padre” e l’altro non piùnemico ma “fratello”!

Accogliendo questa pace donataanche noi veniamo abilitati a realizzareincontri di perdono e di riconciliazio-

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FORMAZIONE PERMANENTE

Giotto, Il miracolo dell’acqua,particolare

l’uomo peccatore e cosa è chiamato afare. Dobbiamo innamorarci e inna-morare della persona del Padre buono,ricco e prodigo (sciupone, sprecone,)di misericordia, dicendo ogni bene dilui e così contribuire a far superarel’immagine di Dio potente e prepoten-te che ci governa, annunciando conpassione propria degli innamorati ilDio di Gesù Cristo, perché il cuorepossa gonfiarsi di ammirazione e sen-tirsi sempre più portato e incoraggiatoa volerlo incontrare.

Infatti il padre buono si rivolge inmodi diversi agli uomini, sempre peròcon lo stesso fine: quello di attirarlinell’orbita della sua bontà. (...)

La meditazione terminava con unaleggenda medioevale tratta dal libro diMario Pomilio, “Il Quinto Evangelio”.Questa leggenda ci fa capire benecome facciamo fatica ad accettare lamisericordia di Dio che Gesù è venutoa rivelarci e a comunicarci. (La leggen-da è stata tradotta in linguaggio cor-rente per una più facile lettura).

Leggenda medioevale.“...Dovete sapere che i Santi del

cielo, indignati al vedere gli uominiinfedeli e dissoluti, un giorno decisero

di radunare un’assemblea per vedere inche modo avrebbero potuto tentare diconvertirli.

Dopo molte dispute, uno fra i santipropose che, siccome non era bastatoche il Figlio di Dio si fosse incarnato efosse morto in croce, dovevano ormai isanti stessi partire alla conquista delmondo e costringere con la forza gliuomini a rispettare la verità e seguirela virtù. Il consiglio piacque moltoall’assemblea: i santi, riuniti in unagrande legione, mossero coraggiosa-mente all’attacco e in breve tempo, conuna guerra lampo, conquistarono tuttala terra.

Vi trovarono pochi giusti ed a que-sti affidarono il governo. Invece i catti-vi e quelli che avevano impiegato trop-po tempo a convertirsi furono radunatitutti in una grande vallata e qui acce-sero dei terribili bracieri e si accinsero asterminarli tutti affinché smettesserodi contaminare e infettare il mondo.

Tutto era già pronto, quando scor-sero un uomo che procedeva in mezzoagli altri portando sulle spalle unacroce: chiedeva nientemeno che diessere inchiodato su quella croce.

Ai santi sembrò un grave scandaloil fatto che un peccatore come gli altrichiedesse la stessa morte che aveva

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FORMAZIONE PERMANENTE

La misericordiadi Dio Padre

Stralci dalla meditazione di un ritiro delSettore Val San Martino.

In questa meditazione ci fermeremoesclusivamente sull’amore di Dio

Padre per noi, sempre partendo daGesù Cristo, unico rivelatore del Padre.Questo Padre che è anche il protago-nista delle tre parabole del cap.15 delVangelo di S. Luca. Noi con i nostrititoli abbiamo stravolto il senso delleparabole della misericordia di Dio.Infatti noi le abbiamo intitolate:“Parabola della pecora smarrita”, “Ladracma perduta”, “Il figliol prodigo”.Cioè, al centro abbiamo messo noistessi, pecore sperdute, dracme perdu-te, figli scapestrati. Mentre il vero pro-tagonista è sempre il Padre, parago-nato ora al pastore in cerca dellapecora smarrita, ora alla donna (que-sto faceva scandalo) in cerca della

dracma sperduta, ora al padre cheaccoglie il figlio scapestrato che tornae va a cercare il figlio obbediente chesta in casa.

Questo capovolgimento di campoè richiesto non solo dal testo evan-gelico, ma dalla psicologia e pedago-gia cristiana.

Infatti prima c’è il bene di Dio poiil male dell’uomo; prima c’è il dono,poi semmai la nostra accoglienza.Inoltre vado sempre più constatandoche, quanto più si contempla e siconosce il Signore, tanto più si è invo-gliati e incoraggiati a portare avanti unvero cammino di conversione, anche ilpiù impegnativo e faticoso. L’essererimandati e richiamati continuamentealla nostra realtà di peccato non dàslancio di vita nuova e di gioia, marischia di intristire e di pregiudicare ilcammino di rinascita e di risalita.

Solo dopo aver capito chi è Dio ecome si comporta, potrò capire chi è

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FORMAZIONE PERMANENTE

Padre Giuseppe Oltolina

Siamo figli di due realtà culturalimolto diverse. Una, Elisabeth, è

figlia di una terra opulenta e consumi-stica, la Francia del Nord; l’altro Gigi, èfiglio di una terra riarsa, il Salento.

Il primo tempo della nostra idealepartita tre le due culture si è disputatain campo francese.

Dopo gli entusiasmi iniziali, la cul-tura consumistica e la civiltà contadinahanno cominciato a contrapporsi. Si ègiocato in prevalenza sulla difensiva,con qualche accenno al “catenaccio”all’italiana e quel primo tempo è finitosenza reti.

Il secondo tempo si è disputato aTaurisano, nel Salento; si è giocatosulla terra rossa, non più sull’erbetta.

Gli schemi di gioco del consumismoqui si contrapponevano in manieraancora più stridente con le condizioniimposte dalla realtà povera e la diver-sità culturale, che pur ci aveva irresisti-bilmente attratti, era diventata uncampo di battaglia. Anche questosecondo tempo si è chiuso con unpoco entusiasmante zero a zero.

Sarà stato per logica di sopravvi-venza del nostro amore strapazzato osarà stato per il coraggio di Elisabeth,è maturato il progetto di giocarci unterzo tempo su un campo definitiva-mente eletto come “nostro”, aTaurisano. Sono stati tempi difficili,ma belli. Ricordiamo con quanta gioiaci concedevamo un calzone caldo dacento lire (erano gli anni ’70) comepremio dopo ogni esame superatoall’Università.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

E noi dove siamo?Il difficile cammino

delle beatitudini

Elisabeth e Gigi PreiteSettore di S. Maria di Leuca

sofferto il nostro Salvatore Gesù Cristo.Perciò lo fecero legare e accompagna-rono davanti a San Pietro in persona:ma San Pietro, che aveva conosciutobene Gesù in vita, riconobbe e dichiaròche quello sconosciuto era Gesù Cristo.

Allora San Pietro si meravigliò che ilFiglio di Dio si trovasse confuso fratutti gli altri uomini, anzi dove si rac-coglieva la feccia peggiore dei peccato-ri. Ma Gesù gli fece osservare che, se siricordava ancora delle parole che gliaveva detto altre volte, il Figlio di Dio eFiglio dell’Uomo non era venuto persalvare i giusti ma i peccatori. Eaggiunse che, se a San Pietro bastavache uno solo morisse per tutto il popo-lo, come già era bastato al Padre che ènei cieli, Gesù, era disposto a morirenuovamente per tutti loro, visto chenon c’era al mondo nessuno che lipotesse salvare dall’ira dei santi e dalfuoco dei loro bracieri ardenti.

I santi a questo punto rimaseromolto impressionati, rifletterono alungo e poi presero un’audace decisio-ne: accompagnarono Gesù, riportando-

lo in cielo, ma provvidero a legarlo benbene perché non ritornasse in terra adare scandalo fra gli uomini”. (...)

Da quando Gesù si è fatto uomo èsempre disposto a morire per salvarci.Da quando si è incarnato Egli saràsempre dalla parte dei deboli, deipoveri, di quelli che non contanoniente, di quelli che sbagliano, dallaparte dei peccatori. Questa è unarealtà che ci scandalizza: stentiamo acrederla per noi e non la accettiamoper gli altri. Come i santi della leggen-da noi siamo più propensi a distrugge-re che a salvare, a purificare la terracon massacri che a farla crescere edu-cando, soffrendo, amando, morendoper gli altri.

Io vorrei che al termine di questoritiro, come al termine di ogni giorna-ta, come al termine della vita potessi-mo tutti dire con S. Giovanni apostolo:“Noi abbiamo riconosciuto e credutoall’amore che Dio ha per noi”.

Se il nostro cuore ci condanna, Dioè più grande del nostro cuore.

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FORMAZIONE PERMANENTE

Tonino Bello? Perché non sia un fattoepisodico, vogliamo portarlo nel“metodo” e farne oggetto di compar-tecipazione nelle nostre prossime riu-nioni di Equipe?

Pensiamoci, o meglio ancora, sen-tiamoci figli eletti, amati e voluti daDio. Tutti i figli eletti dei re della terrasono principi e portano i titoli, la coro-na della regalità del padre e sono eredidel regno. Anche nel Regno di Dio ifigli sono principi; la loro dote non èmateriale e non si vede con gli occhidella materia, ma non si deteriora, nonsi può derubare o usurpare e nondiventerà polvere, come è nel destinodi tutti i principi della materia e delleloro cianfrusaglie luccicanti.

Ciascuno di noi, come figlio di Dio,porta i segni della Sua regalità e portauna corona, ma ne è degno soltanto sericonosce a ciascuno dei suoi fratelli lasua stessa dignità e la regalità di figliodi Dio. La nostra dignità, sul modellodi Cristo, ce la giochiamo sul campodelle azioni quotidiane quando portia-mo gioia nella sofferenza dell’altro,quando diventiamo luce nel tunneldella disperazione, quando portiamoamore nella solitudine dell’abbandono,quando diventiamo scudo contro leingiustizie sociali, quando togliamo

una spina da un capo insanguinato,quando abbracciamo un fratello conun’ala spezzata e diventiamo la sua aladi riserva per farlo volare, quandodiventiamo una forza in più per spez-zare le catene delle nuove schiavitù,quando accogliamo una croce e la fac-ciamo diventare resurrezione.

Cristo ci ha insegnato a pregarecosì: “Venga il tuo regno”. Interpellatidalle nuove emergenze sociali, dall’in-sostenibilità della vita nelle città, dellescelte estreme dei nostri ragazzi e difronte ad avvenimenti traumatici,come nel caso di Novi Ligure, le nostrecoscienze si interrogano. Dove siamonoi educatori? Dove siamo noi opera-tori sociali? Dove siamo, per non resta-re nel vago, noi genitori, noi insegnan-ti, preti, assistenti sociali, imprenditori,amministratori comunali…? Siamoforse nelle nostre case, oppure siamooccupati a tutelarci il nostro feudo isti-tuzionale o i nostri affari? Siamo forsedietro una scrivania, dietro una catte-dra o su un pulpito, impegnati fino alcollo a costruire progetti di carta opastorali di parole?

Se oggi Cristo decidesse di tornaread incarnarsi tra noi, dove sarebbe?Forse sarebbe nelle nuove terre di mis-sione, nelle scuole, nelle famiglie, nei

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Era tutto il “di più” che potevamopermetterci! Pian piano cresceva innoi la consapevolezza che, insiemealla terra rossa, avevamo scelto unostile di vita.

Oggi siamo, come voi, in équipe enel nostro percorso di formazione cisembra di percepire, come tanti etanti nostri confratelli, di essere comecapanne illuminate dalla stella come-ta. Crediamo che molti di voi, che cistate leggendo, abbiate percepitoquesta impressione: non siamo piùcolti, più capaci o più ricchi di altri enon abbiamo segni distintivi apparen-ti, ma accade spesso che qualcuno, incerca di qualcosa, forse in cerca diDio, venga proprio da noi, venga afarsi ascoltare, a piangere, a chiedere,a donare. Prendiamo coscienza che èDio che ci fa “segno” del Suo amore esa dove cercarci quando è afflitto,quando è affamato, abbandonato,umiliato, o quando si è perso su unastrada sbagliata.

Noi abbiamo maturato la consape-volezza di essere “figli di Dio” conmaggiore convinzione e ci aiutiamo atradurre in azione questo senso difilialità grazie ad un’immagine che ciha suggerita il nostro amico donTonino Bello (maestro di Gigi: che pri-

vilegio!). Egli vedeva in ogni figlio diDio la regalità del Padre: ciascuno, aisuoi occhi, portava sul capo una coro-na. Che bello. È meno bello quando sitratta di tradurre in pratica il suopunto di vista. Se è normale vederecon una corona regale nostro figlio, seè accettabile vederla sul capo dei nostriamici, di una persona distinta, di unapersona alla quale ci rivolgiamo peravere un favore, ben diverso è provarea vederla sul capo dei relitti umani chevegetano nei giardini di nessuno dellenostre città, dei mercanti di illusioniche abbindolano la mente e lo spiritodi tante giovani vite o dell’usuraioimpunito che sta rovinando tantefamiglie, quando si avrebbe voglia,proprio in vena di tenerezze, di asse-stare uno schiaffone liberatorio sullafaccia. Don Tonino, però, cercava pro-prio quelli ed è con loro che condivi-deva la sua casa, i suoi beni, il suotempo. Ciascuna delle persone che l’haconosciuto può affermare con convin-zione: “Io sentivo di stargli a cuore”.

È una bella sensazione sentire di“stare a cuore” a qualcuno. Quantepersone possono dire, pensando a noi:“sento di stargli a cuore”?

Vogliamo provare a tradurre inimpegno l’insegnamento di don

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Abbiamo ancora negli occhi e nelcuore l’immagine di Gesù che fa il

suo ingresso a Gerusalemme cavalcan-do un asinello ed attuando la profeziadi Zaccaria (9, 9): “Dite alla figlia diSion: Ecco il tuo re viene a te, mite, …”,mentre ci accingiamo a contemplarela beatitudine della mitezza: “Beati imiti, perché erediteranno la terra” (Mt5, 5). Ci pare di poter dire che questabenedizione – anche così, infatti,potremmo chiamare il termine beati-tudine – abbia a che fare nel profon-do con la sequela (imparate da me),con il riscatto (redenzione, Rm 3, 24),con la terra (la terra promessa, cioè ilRegno). Noi siamo discepoli di unMaestro che si è fatto servo per aprireil nostro cuore al suo amore (Mc 9,35), di un Dio che umiliò se stessofino alla morte e alla morte di croce, e

allora, il primo connotato del nostrodiscepolato dovrebbe essere l’abban-dono in Dio nostro Padre, nostraProvvidenza, nostro Tutto e l’abban-dono delle nostre sicurezze, dei nostripunti di vista, delle nostre piccole ograndi ricchezze.

I miti e gli umili, infatti, sono ipoveri, quelli che si riconoscono crea-ture limitate, bisognose di tutto. Cipare importante sottolineare questoaspetto della mitezza che non vorrem-mo si confondesse con l’acquiescenza,con il buonismo.

Il nostro Signore Gesù, che pure sidefinisce mite, non esita a mostrarsiduro con i discepoli, con Pietro “lungida me, Satana, perché non pensisecondo Dio, ma secondo gli uomini”(Mc 8, 33), o con i mercanti delTempio “La mia casa sarà chiamatacasa di preghiera … voi invece neavete fatto una spelonca di ladri” (Mc11, 17), quando si tratta di impartire

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

“Imparate da me che sonomite di cuore” (Mt 11, 28)

Emilia e Giacinto MarraResp. Settore Calabria Nord

luoghi di formazione e di devianza, frai bambini o fra i giovani dei giardinipubblici e dei branchi, dove si decido-no e a volte si bruciano i destini ditanti ragazzi. E noi dove siamo?

Stavamo quasi per dimenticarci didarvi notizia del terzo tempo dellanostra partita! Ce la stiamo giocando,ma non siamo più soli: ora giochiamo

in un’équipe fortissima, è l’EquipeNotre Dame. Abbiamo un arbitro che ciguarda da lassù ed è sempre presentequando siamo in difficoltà.

Siamo sempre più numerosi incampo e siamo praticamente sicuri chela vittoria finale non ci sfuggirà.

Vi abbracciamo di cuore.

VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

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In Gesù uomo, in Gesù persona ilSignore ha inaugurato il suo Regno.

In Lui si sono incarnati alla perfezionegli atteggiamenti di mitezza, di miseri-cordia, di pace. Tutta la sua opera, ilsuo vivere da uomo è stato un affidarsiciecamente, completamente nelle amo-revoli mani di Dio per realizzare sullaterra il suo disegno.

Un altro uomo si affaccia alla nostramemoria, una persona a noi vicina, unprofeta della nostra terra che non haesitato ad affidarsi completamente aDio e all’uomo. Don Tonino Bello èstato un “Polmone di Dio “, un suo col-laboratore, uomo di Chiesa, uomo disperanza che si è incarnato nella storiae che ha lottato per cambiarla, percostruire il futuro, che ha ricercato apiene mani la solidarietà con gli altri.Don Tonino uomo e vescovo tutto d’un

pezzo, grande testimone dei nostri gior-ni, ha incitato noi tutti a indossare “ ilgrembiule” del servizio, a non perderemai di vista la persona, a mettere sem-pre l’uomo al centro di ogni nostra scel-ta. Per lui: mitezza, misericordia e pacesignificavano proprio questo, partiredall’uomo, incontrare l’uomo per edu-carci alla “convivialità delle differenze”,per arrivare a realizzare la pace, acostruirla creando sentieri di speranza edi giustizia .

Allo stesso modo la pace e la mise-ricordia tra di noi, Vito e Annarita, par-tono da una base di fede e di dialogo,fatta di volontà di costruire qualcosainsieme, di crescere nell’ accoglienza enel perdono reciproco e si realizzanonella ricerca di Dio nel volto dell’altro,nella ricerca della Verità senza pregiu-dizi,nell’accettazione e nel rispettodelle nostre differenze.

I nostri stessi figli ci educano aquesto, Matteo, Emanuele, Chiara e

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Solidarietàe beatitudine

Annarita e Vito ChiarielloCorsano 1

un insegnamento o di ristabilire il pri-mato di Dio.

Come cerchiamo di vivere noi que-sta beatitudine?

Con il silenzio, quando tutto esige-rebbe che parlassimo o con le parole,quando carità vorrebbe che tacessimo?

Quante volte pensiamo di esseremiti in coppia o con i figli o in équi-pe per il solo fatto di lasciar correre,di evitare chiarimenti, di addormen-tare il conflitto?

A noi pare che anche la beatitu-dine della mitezza non si possa vive-re se non partendo da una conver-sione del cuore. È mite chi, fortedella sua debolezza, non ha beni dadifendere, terr itor i da occupare,tesori da accumulare.

È mite chi è disposto a lasciarecase, fratelli, sorelle, padre, madre,figli, campi per il nome di Gesù. Egliriceverà cento volte tanto ed avrà ineredità la vita eterna (Mt 19, 29).Ritorna la promessa che da Abramo haattraversato la storia della salvezza e siè conclusa in Gesù.

L’eredità è quella che Egli ci haconquistato con il Suo sangue, riscat-tandoci dal peccato ed inserendocinella Sua vita d’amore, la terra pro-messa è il Regno, la vita eterna che

già possiamo sperimentare qui e ora.E la sperimentiamo infatti, quandoriusciamo a vivere momenti di pace osituazioni di misericordia e di perdo-no. È una strada difficile, perché sitratta di far morire l’uomo vecchioche in noi rialza sempre la testa, manon è impossibile se prendiamo su dinoi il giogo di Gesù – il suo giogo,infatti, è dolce e il suo carico leggero(Mt 11, 29) – perché il Suo è ungiogo d’amore con il quale ci tieneavvinti a Sé.

E troveremo consolazione e saràpace, quella stessa che sperimentiamocon il nostro coniuge o con i figliquando diamo o riceviamo il perdono;quella stessa pace e quella stessa con-solazione che sperimentiamo nelSacramento della Riconciliazionequando possiamo sentirci dire le stesseparole che i discepoli dissero aBartimeo – Coraggio, alzati, ti chiama.(Mc 10, 49).

E potremo ricominciare il nostrocammino, sicuri della fedeltà delSignore alle sue promesse, e saremochiamati miti e benedetti e possiedere-mo la terra.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

I nostri amici Sergio e Cinzia Mondino(Savigliano 3) riflettono in una giornatadi Settore, tramite una lettera scrittasireciprocamente, sul loro percorso di cop-pia tra solidarietà e condivisione.

Cara Cinzia,questa riflessione di come il nostroamore, la nostra unione, il nostro esse-re coppia diventa risorsa per la società,per tutte le persone che incontriamo,avviene in un momento particolaredella nostra vita. Abbiamo, ora, quattrofigli: Pietro, di undici mesi, richiedemolte attenzioni, occupa gran partesoprattutto del tuo tempo e ha proble-mi nettamente diversi da quelli diGiulia e Laura, di quattordici e tredicianni, in piena età adolescenziale e con-testatrice, e poi c’è Paolo, di otto anni,che sta vivendo un periodo difficile,

poiché gli è stata tolta la palma del piùpiccolo e cioè del più coccolato.

Con quattro figli, è vero, oggi ciresta poco spazio da dedicare agli altri,poco spazio per fare scelte “straordina-rie”, “radicali”, di completa dedizioneai poveri e ai bisognosi…

Ma non vorrei che i figli fosserouna scusa, il pretesto per non realizza-re il “nostro” progetto di coppia.

Il Vangelo di Luca che abbiamoscelto per la celebrazione del nostromatrimonio (16 anni fa) è il nostro pro-getto di coppia. Il buon samaritano:“…un uomo scendeva da Gerusalemmeverso Gerico…un samaritano, uno stra-niero, ebbe compassione di quella per-sona percossa dai briganti, dopo chealtre persone, pur vedendo, non hannoavuto né il tempo, né il coraggio di fer-marsi…E l’invito di Gesù…”Va e faanche tu lo stesso”. E’ questo Vangelouno stimolo continuo per camminaresempre e vivere il nostro amore come

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

L’amore di coppia risorsaper la società

Sergio e Cinzia MondinoSavigliano 3

Donato ci insegnano a non dare nullaper scontato, a metterci noi per primiin discussione, a verificare i nostri pen-sieri e le nostre scelte, a cercare lacomunicazione e la riflessione, la con-divisione e la tolleranza, la disponibi-lità e il dono di noi stessi agli altri.

Certamente c’è da fare i contianche con i nostri disaccordi e con inostri conflitti. A dir la verità, questinon sono poi tanti, in quanto dalmomento in cui ci siamo conosciutiabbiamo voluto sempre dirci tutto,senza finzioni e questo ha agevolatoil nostro rapporto di coppia renden-dolo quasi trasparente o almenosenza troppe ombre, cercando di edu-carci ad uno stile di vita sincero evero. Ciò non significa che nonentriamo in conflitto, ma questoavviene alla luce di quanto abbiamodetto e cerchiamo di uscirne il primapossibile. Le nostre diversità cerchia-mo di viverle con positività e conpazienza, riconoscendo che comun-que l’altro è diverso da noi, che ilnostro coniuge è l’altro, il “diverso”ricco di cose che io non ho.

Per quanto riguarda invece l’altro,lo straniero, l’ extracomunitario, ilpovero, il fatto che insieme comecoppia stiamo vivendo l’ esperienza

di capi Scout nell’ A.G.E.S.C.I., ciavvic ina ulter iormente a questarealtà dell’immigrazione. Essendo poiil Salento “terra di frontiera”,siamostati spesso coinvolti direttamentenelle varie emergenze andando asvolgere piccoli servizi nel centro diaccoglienza Regina Pacis di S. Foca,o con i contatt i con i l centro“L’orizzonte” di Squinzano dove,sempre come Scout, abbiamo avutol’opportunità di toccare con manoquesta realtà del nostro territorio,anche se quanto abbiamo fatto èveramente molto poco.Cerchiamo dicrescere nella sensibilità, di aprire inostri orizzonti a 360 gradi, di avereuna mentalità sempre più aperta perpoter cogliere le diverse esigenzeintorno a noi. Non nascondiamoperò di fare una certa fatica a spo-gliarci dei mille fardelli inutili che ciimprigionano e ci fanno da zavorradurante il cammino.

Un grazie sentito comunque all’Equipe Notre Dame con cui cammi-niamo da circa dodici anni, perché ciconsente di trovare quella serenità emitezza d’animo a noi necessaria perpoter guidare con fede la nostrafamiglia e vivere la vita come un“grande gioco”.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

avere il cristiano. Penso che l’amore dicoppia, che pone le sue basi nelSignore, sia per sua natura una granderisorsa per la società.

Ma bisogna ritornare alla fonte: nonè importante agli occhi di Dio quelloche si fa, ma come si fa. Riscoprire lemotivazioni della gratuità, dell’amoredisinteressato, della sensibilità, dellacoerenza d’animo che sono nel cuore diquel Samaritano, di quello straniero chescendeva da Gerusalemme a Gerico, chesi è messo per strada, che non è statoalla finestra, ma si è sporcato le mani,soccorrendo colui che aveva bisogno dilui in quel momento, e lo ha fattosenza troppi ragionamenti filosofici.Essere coppia impegnata nel sociale (inpolitica , nella Parrocchia, nel lavoro,nella società in genere,…) non è facile.Forse “uno” nella coppia deve rasse-gnarsi a fare il “supporter”, a incorag-giare e non ostacolare, a spingere e nona costringere, ad appoggiare e non areprimere. Ma questa è la vera forzadella coppia e, oserei dire, della coppiacristiana, che crede nel trascendente eche ha fede nell’essere “uno” in Cristo.

Cara Cinzia, siamo oggi impegnaticome genitori a trasmettere le nostrepoche certezze ai nostri figli… e mipiacerebbe che domani Giulia, Laura,

Paolo e Pietro possano essere felici diessere stati educati in una famiglianumerosa, ma aperta alle esperienzedella società e del mondo.

Ciao, tuo Sergio

Caro Sergio,anche a me è tornato in mente ilnostro matrimonio; ricordo che aveva-mo scelto come accompagnamento alVangelo una canzone di Giorgio Gaber“La strada”. Diceva : “c’è solo la stradasu cui puoi contare, la strada è l’unicasalvezza, c’è solo la voglia il bisogno diuscire, di esporsi nella strada e nellapiazza, perché il giudizio universalenon passa per le case, in casa non sisentono le trombe…”. L’avevamo acco-stata, forse in modo un po’ dissacran-te, al Vangelo del buon samaritanoproprio per il taglio che don Ciottiaveva dato al commento: il buonsamaritano non incontra il prossimo acasa sua, ma sulla strada. Bisognauscire da se stessi e dal proprio guscioper capire che c’è gente che sta male.

Certo noi ci siamo sposati nel 1984ed era ancora viva l’eco delle lottedegli anni “70, andava di moda l’impe-gno politico e sociale anche se c’eranogià le prime avvisaglie del riflusso,

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

risorsa per la società.Ricordi che don Ciotti, celebrando

il nostro matrimonio, volutamente hasostituito la parola “figli” della for-mula tradizionale con : “..vogliateaccettare con gioia tutti i doni cheDio vi concederà !…”

E di doni sicuramente il Signore, inquesti primi sedici anni di matrimonio,è stato molto generoso: ovviamente ifigli che sono arrivati, non sempre pro-grammati, che ci hanno messo in crisie a volte in notevole difficoltà, ma che(compreso Pietro, l’ultimo) ci hannosempre riempito la casa di felicità e digioia, a tal punto che ora ci pareimpossibile pensare ad una vita senzaGiulia, Laura, Paolo e Pietro.

…”Va e fa anche tu lo stesso”. Ma non solo i figli, anche i grandi donidella Solidarietà. E’ stato simbolico efondamentale il nostro viaggio di nozzein Ecuador, nella missione di padreSestilio Coda, che ci ha aperto gli occhie gli orizzonti, ci ha fatto toccare conmano l’ingiustizia strutturale, la dispe-razione di chi è povero e misero non persua scelta, la nostra implicazione comeabitanti e cittadini del primo mondo, diun paese ricco, nelle scelte politiche esociali del Terzo Mondo.

E da qui è nato il nostro impegno

per promuovere il Commercio equo esolidale, per sensibilizzare prima ditutto noi a scelte più coerenti e preciseche siano di “sviluppo sostenibile” pertutto il mondo, proprio partendo dauna cellula piccola e forse insignifican-te come la famiglia, ma che ha unapotenzialità enorme.

…”Va e fa anche tu lo stesso”. E’ importante, lo è per i nostri figli, ilgesto delle “adozioni a distanza” cheda anni pratichiamo con assiduità e l’a-desione alla Banca Etica, questo recen-te strumento per continuare a trasfor-mare poco per volta il nostro stile divita in uno stile più alternativo, menoconsumistico e più attento all’uomo.

…”Va e fa anche tu lo stesso”. E’ riecheggiata questa frase nella nostracoppia tutte le volte che abbiamo aper-to le porte di casa per accogliere tem-poraneamente chi aveva bisogno diassistenza. Accoglienza non semprefacile, che ci ha messo tutte le volte inseria difficoltà e in grande discussione,soprattutto con i nostri figli.

Forse Dio da noi non vuole che ciapriamo all’affidamento o all’adozione,ma ci ha fatto maturare, con segnalianche prima del matrimonio, unagrande sensibilità per quanto riguardal’impegno sociale e politico che deve

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

messo da parte per la pensione. E poinon mi sono mai piaciuti gli uomini inpantofole. Per cui, caro Sergio, conti-nuiamo pure ad informarci, ad uscire, acercare di sapere; cerchiamo di modifi-care qualcosa di questo meccanismoche porta una piccolissima parte del-l’umanità a vivere alle spalle degli altri,sfruttando tutto ciò che è possibile.Continuiamo pure a lottare insieme.

Nella concezione dantesca dell’al-dilà il peccato peggiore, quello che nonmeritava nessun rispetto, era quellodegli ignavi, vissuti senza coraggio,senza un ideale, indifferenti a tutti. Nelvestibolo infernale corrono nudi, stimo-lati da vespe e mosconi, inseguendouno straccio di stendardo senza signifi-cato, ai loro piedi pullulano fastidiosivermi. E’ l’ignavia il peccato del 2000?E’ l’indifferenza assoluta verso tutti etutto, il continuare a vivere come seniente fosse guardando solo al proprioessere? Gli uomini attuali sembrano lescimmiette della favola: non vedono,non sentono, non parlano. Conduconodi giorno una vita frenetica e poi allasera, chi ha voglia di uscire! Tuttidavanti alla TV, ad inebetirsi di fronte aprogrammi demenziali, evitando accu-ratamente telegiornali e documentariperché fanno pensare.

Sergio, rifiutiamo l’indifferenza,continuiamo pure a lottare insieme, aduscire, continuiamo pure a sbagliare,ma non restiamo alla finestra. Dice unproverbio orientale : “CAMMINANDOS’APRE IL CAMMINO”. Allora, Sergio,continuiamo a camminare e troveremole tracce che il Signore ci lascerà perindicarci dove andare.

Ciao, tua Cinzia

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

anche se, per continuare la metaforadella strada, la gente si stava rinchiu-dendo in casa. Tu lo sai, Sergio, che ilmio essere è profondamente imbevutodi questa cultura dell’impegno, lo saiche per me è sempre stato importanteinformarmi e poi lottare.

Certo, ero e sono ben consapevoleche quello che possiamo fare è poco onulla, è, come dice il proverbio, solouna goccia nell’oceano ma è quelloche dà un senso alla nostra vita.

Il problema è sempre stato comeconciliare la voglia di impegno con leesigenze della famiglia e del lavoro.All’inizio del nostro matrimonio l’im-pegno sociale era di coppia, poi sononati i figli e, forse perché li ho allattatitanto, o forse perché mi sentivo già incolpa abbastanza quando uscivo perandare a lavorare, fatto sta che allasera sono rimasta io con loro ed eri tuche uscivi per le riunioni. Laura, lanostra secondogenita, lo sapeva benegià a tre anni quando, nel vedere unostormo di uccelli che si alzava in volo,disse “ Gli uccellini vanno alle riunioni,come papà !”

Abbiamo scelto insieme di lavorareper don Sestilio Coda e poi siamo passa-ti ad un discorso più ampio di commer-cio equo e solidale; abbiamo scelto

insieme l’impegno politico per cercare dimodificare anche all’interno della nostratranquilla città di provincia certi mecca-nismi distorti del potere. Di fatto, però,eri tu che uscivi, eri tu che scrivevi suigiornali, eri tu che prendevi posizioni.

All’inizio per me è stata dura e nonsempre è stato facile ricordarmi dell’im-pegno comune quando mi lasciavi coni piatti da lavare, con i figli da metterea letto, con le lezioni da preparare peril giorno dopo. Ho spesso brontolato,mi sono qualche volta sentita abban-donata, ma ho capito che tu mi volevibene e che il tuo impegno era anche ilmio quando hai lasciato una “carriera”ormai avviata di consigliere comunaleperché aspettavamo Pietro. E’ come setu mi avessi detto:” Ora facciamo que-sto figlio insieme e poi, dopo che loavremo cresciuto, ripenseremo ad unimpegno politico diverso”.

La vita è fatta di momenti, nontutti sono adatti per “uscire di casa”. Ilguaio è che se ci mettiamo definitiva-mente le pantofole (e ne avremmotutte le ragioni, vista la situazionefamiliare) non usciremo più.Sinceramente, a quarant’anni, non misento ancora di sedere sulla sedia adondolo, davanti al camino, persa nellalettura di uno di quei libri che ho

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Quante strade

Quante strade

e non ce n’è che una per me.

Quanti sogni

e non uno più da sognare.

Dolore sopra dolore:

passo dietro passo.

Ma ti raggiungerò

mio Dio.

Elena Bono

I galli notturni, Garzanti,

Milano 1952, p. 80.

anche quando possono ferirci e umi-liarci? Quando veramente c’è questospirito, e anche noi lo abbiamo piùvolte sperimentato, al bisogno di per-donarci non di rado si sovrappone uninterno convincimento che ci fa pensa-re e ci fa chiedere a noi stessi: non èforse il nostro comportamento talvoltairritante e un po’ freddo a spingere ilconiuge, per reazione, a ferirci o farcidel male? Anche se non ce lo diciamoad alta voce, ognuno di noi, conoscen-do ormai bene difetti e virtù del coniu-ge, è convinto che, se non perdona onon chiede perdono, i difetti delconiuge (e i nostri) tendono a ingigan-tirsi, a diventare dei macigni chepotrebbero toglierci serenità e sem-brarci insormontabili. Tornando per unmomento sul chiedere perdono, voglia-mo solo dire che ci costa più fatica cheperdonare, per via dell’orgoglio chesovente non ci fa ammettere i nostrisbagli che possono aver fatto del maleal nostro coniuge.

Un altro significato che il popolod’Israele dava alla misericordia era lacompassione ovvero un sentimento cheha sede nel cuore dell’uomo ed è latenerezza che deve tradursi in atti con-creti in occasione in situazioni difficili e

quindi anche nel perdono delle offese.Questa tenerezza è bene espressa inGeremia (31, 20: “Efraim è per me unfiglio così caro, un fanciullo così predi-letto che, dopo ognuna delle mieminacce, io debba sempre pensare a lui,le mie viscere si commuovano per lui,per lui trabocchi la mia tenerezza?”Come Dio avendo contratto un pattod’alleanza col suo popolo, si senteunito per sempre alla sua stirpe e quin-di la ama al di sopra di tutti i suoi tra-dimenti, così tra noi sposi, che credia-mo veramente nell’indissolubilità delnostro matrimonio c’è un sentimento,frutto della conoscenza uno dell’altro,che ci fa ammirare le virtù dell’altro e,nello stesso tempo, capirne le debolez-ze. Fortunatamente in molti matrimoni,e così nel nostro, i caratteri di ognunodi noi non sono simili tra loro: se uno èpiù portato a vivere positivamente certivalori, l’altro invece ha qualche diffi-coltà a incarnarli in se stesso, esempli-ficando: se uno è più portato allagenerosità verso il prossimo l’altro sisente più attaccato ai suoi beni, se unoè più paziente, l’altro ha più facilità areagire non sempre con moderazione,se uno vede tutto con ottimismo l’altrotende di più al pessimismo cadendo piùfacilmente in depressione.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Le beatitudininella vita di coppia

Verso chiunque di noi cerchi vera-mente di incarnare una qualunque

delle beatitudini avverrà sempre che ilmondo sorrida di lui, quasi con com-patimento, giudicandolo sconfitto inpartenza nel grande gioco della vitadove, per potersi affermare e riceveredagli altri ammirazione e rispetto, ènecessario non dimostrarsi mai néindulgenti né remissivi ed essere cosìsopraffatti dagli altri.

In particolare per le tre beatitudiniche qui cerchiamo di applicare alla vitadi coppia: l’essere misericordiosi ossiaricchi di compassione e pietà anche perchi ci fa del male e ci disprezza, ci faràsempre soccombenti in un mondoall’insegna della competitività, domi-nato dal motto “mors tua, vita mea”;l’esser miti poi, ci bollerà come perso-ne che si sentono deboli, incapaci di

reagire, timide e timorose di apparire;l’essere operatore di pace sembra aparole essere anche l’obiettivo che ilmondo si prefigge ma non certamenteinteso come tensione a non prevaricaresugli altri e ricercare la giustizia, mapiuttosto uno sforzo per esser noi avivere in pace senza che gli altri, speciei più deboli e i più poveri, ci importu-nino con le loro pretese.

Ma per la coppia cristiana che desi-dera rafforzare il suo amore, la miseri-cordia ha tante sfaccettature tuttefinalizzate a sostenere e tenere unitimarito e moglie.

Già per il popolo d’Israele uno deisignificati della misericordia è la“pietà”, che designa la mutua relazioneche unisce tra loro le persone e cheimplica un reciproco aiuto efficace efedele. Quale segno più efficace difiducia reciproca tra i coniugi se nonquello di essere sempre pronti a com-prendere e perdonare i difetti dell’altro

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Lalla e Enrico D’OsascoGenova 10

neppure poco benevolo, specialmentequando riconosciamo nel coniuge unasensibilità che più facilmente può sen-tirsi scossa.

È quindi un esercizio difficile econtinuo, ma che non deve mai sco-raggiarci sapendo che se non vi riu-sciamo è un salutare campanello perdover ammettere che il nostro orgo-glio, il nostro amor proprio, il nostroegoismo sono sempre in agguato e diconseguenza vorremmo sempre nonessere contraddetti, non criticati, nonabbastanza riconosciuti nel bene chefacciamo o pensiamo di fare.

E infine dobbiamo cercare che ilnostro affidarci in tutto al Signore nonsia una forma di fatalismo, perché ilmite è anche operoso, lasciando peròal Signore che il frutto delle sue operenon sia sempre come lo vorremmo.

E in ultimo accenniamo al temadella pace. Ogni uomo di buonavolontà desidera la pace dal piùprofondo del suo essere, ma spessoignora la natura del bene che invoca, ele vie che segue non sono sempre levie di Dio: Pace è vivere in armoniacon la natura, con se stessi, col prossi-mo e con Dio; pace e salvezza e tutti ibeni materiali e spirituali sono compre-si nell’augurio di pace cristiano.

Ma soprattutto dobbiamo dire chepace è giustizia: come nella societànon c’è pace senza giustizia socialecosì nella coppia non c’è pace senzagiustizia coniugale. È giustizia coniu-gale non prevaricare in alcun modosul coniuge e tante e sottili sono leforme di prevaricazione specie incampo psicologico: far pesare sulconiuge una maggior cultura, unapropria più profonda precedente edu-cazione religiosa, una propria capacitàper affrontare problemi economici. Intermini positivi serve a rafforzare lapace ricercare ciò che ci può unire: ilgusto della natura, della musica, dellalettura compartecipando con l’altro lagioia delle nostre scoperte, dellenostre più intime piacevoli sensazionispecialmente nel campo dello spirito.A chiusura di queste nostre considera-zioni ci rendiamo conto di essereforse troppo ottimisti sul raggiungi-mento dell’armonia di coppia attra-verso la ricerca di quelli che conside-riamo dei piccoli affinamenti delmodo di vivere il nostro rapporto dicoppia attraverso una lettura dellebeatitudini che ci sembra più vicina aquella presentata da Gesù Cristo sullamontagna alle persone più semplicidel popolo d’Israele.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Lo spirito delle End, la preghiera, ildesiderio di sacrificarsi per l’altro, ilvoler prevenire i desideri dell’altro e farsicarico dei suoi problemi, sono i frutticoncreti della ricerca di questa tenerez-za che riesce sempre di più a diventareun “habitus” naturale della vita di cop-pia. Ora cerchiamo di dirvi qualcosa sucos’è per noi la mitezza e come essaentra nella nostra vita di coppia.

Tra le sue definizioni quella che cisembra più chiara è questa: è la con-dizione di chi, riconoscendosi creaturae creatura fallace, non avanza pretesedi dominio nel confronto degli altri,ma vive in umiltà, attendendo solo daDio la sua salvezza.

C’è una mitezza che, seppur gran-de, ha le sue radici affondate intera-mente nel carattere dell’uomo: è undono naturale di cui dobbiamo ringra-ziare il Signore se ce lo ha dato perchécertamente è un elemento stabilizzato-re nella vita di coppia anche se unosolo dei coniugi lo possiede.

Ma rileggendo attentamente ladefinizione sopra riportata ci accorgia-mo che il valore attribuito a questabeatitudine è ben più profondo perchépossiamo conquistarcela solo senten-doci non solo delle creature, ma delle

creature che possono sbagliare se pen-sano di gestirsi la propria vita da sole.

La mitezza così intesa non è più uncomportamento naturale ma frutto diuno sforzo interiore di essere docilicreature di un Dio che ci ama e proprioperché ci ama non può lasciarci nell’an-goscia, nel dubbio, nella prova, senzafinalizzare tutto ciò alla nostra salvezza.

La mitezza, per essere tangibile econcreta, ha anche bisogno di segnitangibili che i coniugi devono farsi traloro e, tra quelli che ci sembrano piùimportanti e che si riferiscono al quoti-diano, vogliamo ricordare:- un volto sempre sereno e unosguardo che esterni la nostra dolcezzadi sentimenti;- non dare mai al nostro parlareun tono aggressivo ma il più pos-sibile pacato;- non esprimerci in modo offensivo ma

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Potessi cantarti

Eternità,sola Bellezza,Totalità Interiore senza fine,potessi nel mio cuorecantarlocome tu mi canti nel mio!

Juan Ramòn Jiménez

a volte ha creato e crea in noiinquietudine e rimorso, forse perchéci affidiamo più alla nostra presun-zione di poterlo e saperlo fare dasoli, che alla certezza che solo conGesù Cristo potremo camminarelungo la strada che Lui con il suosacrificio ci ha indicato.

Peraltro sovente alla mitezza, allamisericordia ed alla pace, secondo lecircostanze, diamo una valenza ed unsignificato del tutto personale, chenon guarda a Colui che proponendo-celi ha detto “Imparate da me chesono mite”, ma solo alla nostra per-sonale convenienza ed alla interpre-tazione che il mondo in cui viviamoed operiamo ci indica come la piùopportuna per noi.

Per questo motivo nella nostra vitaquotidiana, nella famiglia con ilconiuge e con i figli, nel lavoro con icolleghi, nel rapporto con la gentecomune il nostro atteggiamento nonsegue sempre l’insegnamento cheGesù ci ha lasciato con il suo estremosacrificio, ma segue solo l’impulso delmomento o la nostra convenienza.

Nella vita di coppia quando leopinioni divergono, quando incon-triamo l’opposizione dell’altro ainostri progetti o alle nostre idee, è

abbastanza comune ed umano che siviva questo momento con disagio senon con fastidio, soprattutto nel-l’immediato, ma ci sentiamo di poteraffermare che quasi sempre, superatoil primo impatto, ci si sforza di tro-vare un punto d’incontro e di con-vinta accettazione dell’opinione del-l’altro, questo non per quieto vivereo per stanchezza o per evitare rottu-re, ma per la profonda convinzioneche abbiamo circa l’atteggiamentoche ognuno di noi deve avere versol’altro ispirato alle beatitudini cheGesù ci ha insegnato.

Bisogna ammettere che non sem-pre riusciamo ad essere fedeli a que-sto insegnamento, ma è altrettantodoveroso riconoscere che il suo inse-gnamento ci fa sentire pressante ildesiderio di camminare lungo questosentiero, rialzandoci ogni volta checadiamo, chiedendo a Dio di perdo-nare questa nostra incapacità diessergli sempre fedeli.

Questo nostro atteggiamento avolte si riflette anche nei riguardi deifigli, ma soprattutto nei riguardi di chiconsideriamo diverso da noi, perchénon la pensa come noi.

Nei nostri rapporti con estranei onella nostra vita d’impegno sociale,

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Mitezza,misericordia e pace

Rendere testimonianza diretta,s ingola o di coppia, del le

Beatitudini della mitezza, della mise-ricordia e della pace non è impresafacile. Anche se la nostra vita è allasequela della Parola di Dio ed è incontinuo divenire, purtroppo verifi-chiamo ogni giorno che essa è uncammino molto lento e faticoso, nonper colpa di altri, ma solo e soprat-tutto per colpa nostra, dovuta avolte all’incapacità di aprire il nostrocuore al Suo Amore per noi, a volteall’incapacità di rispondere alla SuaParola, incarnandola e testimonian-dola, a volte alla difficoltà o peggioalla non volontà (per nostro como-do) di lottare in un mondo semprepiù egoista ed edonista, testimo-niando la Sua Parola.

Durante la benedizione di Pasqua

il Santo Padre ha gridato alto almondo che “questo mondo puòcambiare” rivolgendosi a Dio e chie-dendogli di sostenerlo “nell’impegnodi costruire un mondo più umano”.Tale certezza nel cambiamento sipoggia non sulle forze umane masul fatto che Cristo ha vinto lamorte e che è Lui l’unica via percostruire un mondo in cui la mitez-za, la misericordia e la pace sianoper sempre vissute in un mondo incui l’uomo torni ad essere figlio edimmagine di Dio.

Nella nostra vita abbiamo avutopiù di una occasione d’incontrarepersone che testimoniavano con illoro vissuto le Beatitudini del lamitezza, della misericordia e dellapace ed ogni volta, pur nella convin-zione certa che questa doveva essereanche la nostra strada, di fronte allavita quotidiana ci siamo sentiti inca-paci di andare su quella via, questo

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Lillina e Tommaso CamporealeEquipe Varese 5

Tante volte mi sono chiesto cosasignificasse per me questa afferma-

zione. Leggo su un dizionario: “Mite” :“Di natura mansueta, non soggetto all’i-ra o al risentimento”. Ma le definizioniservono a poco. Come per molte altrecose del cuore, il modo migliore percomprendere è fare riferimento ad unesempio concreto: in questo caso aduna persona. Le persone miti non siincontrano di frequente. Io, per esem-pio, non sono una persona mite. Hosempre pensato che fosse importanteavere carattere e si dovesse combattereper affermare le “idee giuste”: ma poi ilgiusto si confonde con il personale:quello che penso o credo io è, comun-que, giusto. Le persone più combattivesi abituano ad averla vinta. E quandonon si riesce a spuntarla, si spera nellarivincita. E piano, piano si diviene ostili,

arrabbiati, scontenti ecc.Comunque, di persone miti ne ho

conosciute diverse. Due sono più dellealtre nel mio cuore, e nella mia mente.

La prima è stata sempre mite cosìcome l’ho conosciuta per circa 14anni. Sto parlando di mia nonna, lamadre di mio padre. Una donna sem-plice e dal fisico minuto, ma con un’a-

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Beati i miti perchéerediteranno la terra

Silvana e Ugo NocentiniRoma 54

nonostante la conclamata volontà diseguire, praticare e testimoniare l’in-segnamento di Gesù, a volte, in pre-senza di situazioni oggettivamentedifficili o perlomeno non del tuttochiare, ci troviamo piuttosto a segui-re il cosiddetto sentire comune delmondo d’oggi piuttosto che l’inse-gnamento di Gesù, per cui, comeminimo, pilatescamente, tacciamo,contribuendo così a rafforzare l’opi-nione negativa nei confronti deidiversi, oppure, in altre circostanze,sotto la spinta del risentimento o pernon apparire quello che oggi si defi-nisce “fuori dal coro”, esprimiamo ilnostro giudizio che non è certamen-te ispirato alla misericordia, allamitezza o alla ricerca della pace,contribuendo così non al cambia-mento dell’opinione comune ma, alcontrario, al suo consolidamento.

Ci si chiede e ci chiediamo checosa può far crescere e consolidare innoi la mitezza, la misericordia e lapace, non crediamo che la rispostasia difficile e che possa essere diversada quella che la nostra fede e laParola di Gesù ci dettano, la diffi-coltà sta in noi, nella nostra incapa-cità di essere convinti interpreti diquesti insegnamenti, mettendoci

umilmente alla sua sequela, peccatorifra peccatori, aprendo il nostro cuoreall’Amore che Dio gratuitamente cioffre, non frapponendo ostacoli,abbattendo tutte quelle barriere chenoi e il mondo in cui viviamo ergia-mo a difesa del nostro egoismo, dellanostra ossessiva ricerca dello starebene terreno, della nostra indifferen-za alla povertà ed alla ingiustizia cheopprime tanta gente, nostri fratelli inCristo, fuori dal nostro ambito fami-gliare e sociale.

Solo quando riusciremo a capireche la mitezza, la misericordia e laricerca della pace sono un dono cheDio ci fa non perché siamo bravi maperché ci ama infinitamente e gratui-tamente anche se peccatori, solo allo-ra potremo vivere e testimoniarecompiutamente e completamentecosa vuol dire essere miti, misericor-diosi e operatori di pace.

Se finalmente sapremo guardare aqueste beatitudini con cuore di fan-ciulli, se sapremo prendere su di noi“il suo giogo” ed imparare da Lui,mostrando agli altri il vero volto diGesù, sforzandoci di essere e non diapparire, allora, forse, il sacrificio diGesù diventerà per noi e per il mondola Pasqua di Resurrezione.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Erano volti

Erano volti,non erano la tua immagine.Li guardavo stupitae mi chiedevo perchéli avevo scambiati per il tuo volto.Loro, gli altri.Io cercavo solo te nella vita.Perdona se ti ho cercatodove non eri.Guarda i miei occhi, guardali.Fissano solo un punto.Dove sei, da sempre.

Donata Doni

scritto una lettera, che d’accordo conlei, offriamo agli amici delle END.

“ Silvana, amore mioti scrivo questa lettera perché devodirti qualcosa che sento profondamen-te in questo periodo. Penso che nonriuscirei a dirti queste cose a voce e,così, forse non potrei dire ciò che vera-mente mi preme. Ho perso, però,anche l’abitudine a scriverti. E’ tantotempo che non lo faccio: ricordi ? Eraquando tu a Roma, io in Canada, era-vamo lontani e la nostalgia era lanostra fedele compagna.

Tra pochi giorni saranno venti anniche ci conosciamo, metà della tua vita.Chissà se al di là di quello che ci posso-no dire le foto, ricordi come eri dentroventi anni fa. Io ricordo benissimo ciòche di te mi ha subito colpito, dal primomomento, e che si è, poi, confermatonei mesi e negli anni che non sono piùstati solo tuoi o solo miei, ma nostri.

La tua dolcezza e il tuo animomite, il tuo sorriso che era lo specchiodel cuore, la tua allegria semplice. Latua fiducia nel futuro che era fiduciain Dio, una fiducia che non seguivaragionamenti ma che si affidava allabontà di un Padre. Tu eri l’acquacalma in cui approdare per riposare e

in cui imparare ad apprezzare la gran-dezza delle cose semplici. La mitezzati faceva trasparente.

E ciò significava tanta fiduciaanche in me, perché avevi capito che ilmio cuore era buono ed era tuo. Avreidovuto cercare di imparare da te lamitezza. E con te, tra di noi riuscivo adessere più mite. Ma nei rapporti con glialtri essere mite diveniva sempre piùdifficile. Pensavo di dover affermare lemie ragioni e, dove incontravo arro-ganza, prepotenza e inganni non misembrava possibile opporre la mitezza.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

nima grande. Nella sua vita avevadovuto provare le sofferenze più gran-di. Tanti sopportano le sofferenze, mamolti diventano, però, cupi nel fondodel loro cuore e tingono tutto del neroche è nella loro mente offesa. No, nonho mai visto rabbia nei suoi occhi osentito la ribellione nelle sue parole.

Le persone miti sono trasparenti e dalei traspariva una mite accettazione diciò che agli esseri umani sfugge. Senzaricorrere alla ragione o alla cultura, chesono comunque impotenti, aveva forsecompreso le ragioni della Speranza.

L’altra persona mite a me molto cara,è mia moglie Silvana. Ma negli ultimi

anni Silvana ha in parte smarrito questasua qualità: forse per l’ingresso nelmondo del lavoro e per la necessità dimisurarsi con più ruoli (moglie, madre,figlia, lavoratrice) e con un marito dalcarattere non facile. E’ soprattutto nelrapporto di coppia che, alla fine, è venu-to a mancare questo “ingrediente”. Io,dicevo prima, non sono un mite: maquando avevo iniziato a cambiare unpo’ in questo senso e avevo maturato ildesiderio di fare entrare la mitezza nelmio cuore, ho dovuto prendere atto diquanto stava accadendo a Silvana.

Perciò, vorrei dirle tante cose, manon mi è facile farlo a voce. Le ho

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Non sappiamo parlarti, Signore

Non sappiamo parlarti, Signore.Parlarti come si parlaalla propria anima,senza ingannarci,Senza ingannarti.Parlarti come il fiore che s’apre,come l’astro fisso nella tua luce,i cieli assorti nel Tuo splendore.Non sappiamo che dirtitrascurate preghiere,o lanciarti il gridodell’anima, della carne ferita.Insegnaci le parole del silenzio.

Donata Doni

Taddeo Gaddi (Giotto?), San Francesco riceve le stimmate, particolare

tanti. E il tuo cuore si è indurito. Nontanto da non farti amare, ma tanto dafarti dubitare. Hai perso la fiducia inme? Ti aspettavi che ti proteggessidalle durezze del mondo e, invece,forse ho insistito perché tu le cono-scessi e perché giustificassi e capissi ilmio indurirmi. Ho sbagliato, adesso loso. Ma non tanto a non proteggere letue speranze, perché queste si sarebbe-ro dovute comunque confrontare conuna realtà che, anche se non ci piace,esiste. Ho sbagliato a non parlarti dellamia fiducia nella possibilità di esserediversi, del mio desiderio che tu colti-vassi quella diversità. A ricordarti cheDio è sempre nostro Padre, che la fidu-cia in Lui è sempre ben riposta. E checi chiede di amare i superbi, i prepo-tenti, gli arroganti e di aprire i loroocchi in virtù dell’amore. Ho sbagliatoa non farti capire quanto io apprezzas-si il tuo carattere mite e disponibile ecome, anche per questo, mi ero inna-morato di te.

Adesso che cerco il vero senso dellamia vita, che faccio bilanci e vorrei tro-vare la chiave del futuro, è troppo tardiper dirti tutte le cose che non sonoriuscito a capire o che non mi sonodato la pena di dirti ? Il passato non sicambia, ma può cambiare il modo con

cui lo leggiamo e quello che può inse-gnarci. Non posso far altro che comin-ciare a fare ciò che non ho fatto.

Cercare di accogliere la mitezza acui ci invita Gesù e che mi aveva fattoscoprire in te. E chiederti di partire dinuovo con me su questo sentiero.Dobbiamo ancora svelare una buonaparte del progetto di Dio su di noi. Edimparare ad accettarlo, insieme.

Ora che sento maggiormente lanecessità di un senso della vita, tu chesei una componente grande di quelsenso, fammi scoprire ancora il caloredel tuo animo. “

La risposta potremo, e parlo al plu-rale perché entrambi dovremo interro-garci e aiutarci nel trovare le risposta,darla solo con il tempo.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Da qualche anno anche tu haicominciato ad essere sempre menomite. Cosa è stato a farti cambiare ? Ilmio dipingerti il mondo come un per-corso ad ostacoli che andava affronta-to con tutta la grinta possibile ?Ricordo che quando non lavoravi fuori

di casa ciò che ti dicevo del mondo delmio lavoro ti sembrava assurdo o unamia esagerazione. Poi, quando li haiincontrati nelle tue personali esperien-ze di lavoro, hai dovuto riconoscereche i malati di protagonismo e di car-riera, gli indifferenti e i superbi sono

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Pietra di carità

E quando scenderàdei rischi che verrannola paura,stringiTi in noie stringi noi in Te;facci realtà santa,realtà paziente,realtà sicura;e fa’ che noi si siapietra di caritàche oltre mortedura.

Giovanni Testori

Signore attraverso la Sua Parola, eanche al nostro stare uniti.

Anche quando c’era conflitto tramio papà e mio fratello il tuo atteg-giamento è sempre stato, pur nellachiarezza, di pacificatore.

Di questo ti ringrazio, ti amo esono felice che ci sei, tua Patrizia. -

- Cara Patrizia, non mi aspettavo que-sta tua lettera, penso sia giusto dirtiquali sono stati i sentimenti che hovissuto in quel momento e che mihanno portato a quel comportamento.

Sentendo tuo papà che in un certoqual modo voleva avere una confermadi quello che lui riteneva “giustizia” neldiscorso eredità, ho capito che eraimportante che io gli volessi bene, que-sta voglia di bene sicuramente era undono che in quel momento mi era

dato. Solo con questo sentimento diamore nei suoi confronti ho avuto leparole per dirgli che non doveva giusti-ficare niente perché nella gratuità del-l’amore, e in quel caso nell’amore di unpadre, noi ci sentivamo solo ricono-scenti, forse lo abbiamo un po’ scon-certato, lui che ha passato una vita acontrattare proprio per lavoro, sentireche noi gli volevamo bene non perquello che lui era disposto a darci, masolo perché era il tuo papà. Tu dici chein quel momento mi hai visto pacifica-tore, io penso che più che dire o farequalcosa io, in quel momento c’era undono miracoloso dell’Amore di Cristo.

Grazie Patrizia perché mi hai fattovedere quello che io non avevo colto;quanti di questi momenti “miracolosi” cisono dati e non ci accorgiamo e li spre-chiamo. Ti voglio bene, tuo Gianluigi.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Taddeo Gaddi (Giotto?), San Francesco riceve le stimmate, particolare

Scriversiancora

Prima di tutto ci siamo chiesti: chi èil mite?, chi è il misericordioso?,

chi è l’operatore di pace?.Gesù con le sue parole i suoi gesti

ci chiarisce questi quesiti.Non è certo mite colui cui va bene

tutto.Non è misericordioso chi, per non

scontentare nessuno, fingendo di nonvoler essere giudice di nessuno, in effet-ti non usa misericordia ma indifferenza.

Non è pacificatore chi, per evitare ilconflitto, non porta chiarezza.

Il lasciar correre, il va bene tutto, ilgenerico vogliamoci tutti bene, possia-mo forse meglio chiamarlo come qua-lunquismo, egoismo.

Ma vogliamo lasciare da una partele definizioni, per cercare nel vissuto ditutti i giorni le esperienze che possano

farci capire quanto, partendo dalpunto sorgivo che è la Fede, il nostrosentire, il nostro agire è assimilazionedel sentire, dell’amare di Gesù.

- Caro Gianluigi, ieri quando hai spie-gato a mio papà come tu vedevi laquestione “eredità” mi sono sentitapiena di ammirazione, rispetto eamore per te, perché avevi espresso ilnostro pensiero con chiarezza, sempli-cità, hai avuto l’atteggiamento giusto,non hai suscitato discordia proprioperché hai usato chiarezza; sei statopacificatore in questo senso, non haiusato atteggiamenti ostili o di giudizioma di misericordia nei confronti dimio papà, che con i suoi atteggiamen-ti di “giustizia” ...!

Questo tuo comportamento nonpenso ti venga spontaneo, è maturatala tua già naturale dote di buon senso,ma sicuramente è cresciuta grazie altuo e al nostro stare più uniti al

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Gianluigi e Patrizia SeratiEquipe Busto 3

Essere misericordioso significa avereun amore grande e incondizionato. Èl’amore che perdona sempre, l’amoreche ha il padre verso il figliol prodigo

“Toccato dalla misericordia correincontro al figlio perduto” .

Misericordia significa perdono, maanche giustizia. Dio si definisce nel-l’antico testamento come “un Dio ditenerezza e di misericordia, lento all’irae pieno d’amore e fedeltà”.

La mancanza di misericordia ciporta ad avere un cuore duro, adessere insensibili.

Infine, per noi, essere operatori dipace non significa essere pacifici,disinteressati verso gli altri ed incapacidi cogliere le ingiustizie. La pace sicostruisce lavorando per la giustizia.Gesù proclama “Beato” chi fa della suavita una testimonianza di pace.

Possiamo essere operatori di pacese, già nelle nostre famiglie, ripensan-do all’attuale modello di sviluppo,avviassimo modelli alternativi di vita edi consumo. Dobbiamo educarci alrispetto delle opinioni altrui, ad undialogo rispettoso, alla non violenza edall’attenzione verso i più deboli.

Nel nostro rapporto di coppia non

è sempre stata presente la mitezza,siamo diventati più miti in questiultimi anni. In noi è cresciuta lapazienza, la tenerezza reciproca e lafede; di conseguenza quando abbia-mo delle discussioni sappiamo accet-tare le correzioni che possono venircidate dall’altro.

Siamo misericordiosi nella coppiaquando ci lasciamo coinvolgere com-pletamente, condividiamo tutto con ilnostro coniuge ed abbiamo atteggia-menti di perdono.

I nostri disaccordi li viviamo male,ci tolgono la pace, ci portano tristezza,anche se generalmente non litighiamomai per motivi gravi, ma a causa deinostri caratteri ostinati certe volte arri-viamo a discutere animatamente.

Fare la pace è molto importanteper noi, anche se non ci capita più dirimanere arrabbiati come quando era-vamo più giovani. La rappacificazionetra noi ci aiuta a sentirci più in sinto-nia con Dio.

Essere miti con i figli non vuol direessere genitori accomodanti in tutto,anzi noi siamo stati genitori autorevoli.Bisogna saper ascoltare i propri figli,guidarli e educarli nella crescita della

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Le beatitudininella nostra vita

Nella nostra vita abbiamo incontra-to persone veramente umili, miti,

misericordiose ed operatrici di pace.Pensiamo al nostro caro P. Luigi

Confalonieri, persona molto mite,misericordiosa con tutti ed operatoredi pace. Ricordiamo con sincero affet-to il compianto coequipier AngeloAzzimonti, del quale si può affermareche tutte le beatitudini erano incarna-te in lui. Egli ha, infatti, aiutato moltepersone in silenzio ed umiltà, ne sonoun esempio i carcerati e le loro fami-glie. E’ stato, inoltre, un grandeesempio di mitezza.

Il significato della mitezza è cristo-logico, esprime l’atteggiamento spiri-tuale di Gesù che, da ricco si fecepovero, aperto verso tutti “mite eumile di cuore”.

Noi cristiani siamo quindi esortati avivere i sentimenti di Gesù, quali l’u-miltà, la mitezza e la pazienza.

I miti si affidano e confidano inLui totalmente. Non conservanoamarezza nel proprio cuore, e sonoportatori dello spirito di povertà. Essipossederanno la terra poiché nonvogliono possedere nulla per sé, edhanno l’attitudine alla comunione edalla condivisione.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Cesare e Rosanna FacchettiBusto 3

Verrocchio,Madonna col Bambino

Franco: Non abbiamo altro che lanostra vita per dire grazie a Dio e pergiocarci bene l’opportunità che ci èstata donata di fare di ogni giorno unpiccolo Paradiso: soli, io e te, abbiamodavanti la vita ed il mondo che sonocome un giardino da coltivare e custo-dire; possiamo scegliere a secondadelle stagioni, se dissodare o seminare,piuttosto che concimare o irrigare -verrà, lo sappiamo, fin troppo presto,anche il tempo del raccolto - Dio ciaiuti a ricordare oggi che, in queltempo, dovremo rendere conto delnostro lavoro.

Rina: Non c’è un altro modo peressere felici se non quello di coglierequest’attimo in cui riesco a scriverticon semplicità per ringraziare Dio diavermi donato te, attraverso cui mi ha

reso capace di “accorgermi” di quantobello e ricco di frutti buoni fosse que-sto giardino, ed insieme a te, gli innu-merevoli testimoni dell’Amore che Diomi ha dato di incontrare in questi annie, che, ciascuno a suo modo, mi hannoinsegnato qualcosa sul Paradiso, giàqui, ora e cosi.

Franco: E così, c’è sempre statoqualcuno o qualcosa che ha scavatodei piccoli solchi attorno ai nostri passiper gettare dei semi, per farci capirequanto fosse importante sapere dadove eravamo partiti e verso dove sta-vamo camminando: perfino cadendo siimpara qualcosa sul camminare, e cioèche occorre fare molta attenzione adove si mettono i piedi.

Rina: Essere mite, significa appun-to avere imparato ad affidare il nostrocammino a Dio ed al suo Amore - sonomite, e cioè, buona, quando posso

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Il nostro piccoloParadiso quotidiano

Rina e Franco DemoroGenova 62

fede, preparandoli ad affrontare la vitafidandosi ed affidandosi a Dio.

Non sempre sappiamo essere mitied umili con gli altri, però siamodiventati più comprensivi e pazienti neiloro confronti.

Alle nostre figlie abbiamo sempreparlato di persone immigrate diverseper razza o religione, ed abbiamoinsegnato a rispettarle, anche se avolte si palpa la paura nell’accoglierele persona di religione islamica, inpart icolar modo se integral ist i .

Nonostante ciò cerchiamo, anche secon gran difficoltà, a far accettare lapresenza degli stranieri nel nostropaese. Tutto ciò è acuito dal fattoche molti non accolgono volentieriancora i meridionali.

Dobbiamo, invece, imparare adaccettare la nuova realtà ed essereconvinti che da ora in poi vivremo inuna società multietnica.

Dovremo, perciò, imparare a convi-vere nel rispetto e nell’amore, e la stra-da che ci aiuta a raggiungere quest’o-biettivo è indicata nel Vangelo.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Giotto,La predica agli uccelli, paticolare

L’ultimo incontro di Equipe Italia siè tenuto dal 25 al 27 maggio a

Padova; siamo stati ospitati nella casadi Norma e Piero Pavan che con il vali-do supporto di altri équipiers dellacittà hanno fatto fronte con grandegenerosità e attenzione alle esigenze diun bel gruppo di persone. Bel clima e...ottima cucina!

La sera del venerdì è dedicata perintero alla messa in comune, che comeal solito fa in modo che i lavori suc-cessivi si radichino in un clima di ami-cizia e di forte riferimento alla vitaconcreta. Poi tutti a dormire nelle casedei rispettivi ospiti; tante chiacchiere enuove amicizie e scoperta di tante ric-chezze: lo Spirito soffia e andandoospiti nelle case che si aprono senzariserve lo si vede in modo diretto edevidente!

Il sabato al lavoro, per l’interagiornata. La mattinata è dedicata,

dopo la preghiera che ruota sul temadella Speranza, a condividere il bilan-cio di fine anno delle varie Regioni edel servizio che vi hanno svolto lecoppie responsabili. Si raccontano ipassi fatti, le battute d’arresto e ledelusioni, ci si interroga e si fa discer-

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GIORNI END

L’incontro di Equipe Italiaa Padova

dire: “ Oggi ho fatto a meno di essereio giudice e giustizia, oggi mi sonofatta piccola solo perché, contraria-mente al solito e certamente non permio merito, non mi sono sentitamigliore di altri. “

Franco: Senza fare tanta teologiaho permesso a Te, che ti sei fatto panee vino per me, peccatore, che potessiessere il Signore della vita, quando hodeciso che fosse preferibile “fare pace”piuttosto che “avere ragione”. Sembrasolo una pia illusione, ma in realtà è lanormale missione affidata alla vita dì

ciascuno di noi ed a volte, veramente,si ha la sensazione che il mondosopravviva solo grazie a piccoli gesti dipiccole persone.

Rina: Per questo motivo ho scelto diavere pazienza e di sopportare i tuoidifetti e le tue povertà sino al punto dicostringerti ad affrontarle perché pro-vassimo a diventare terreno fertile perla Parola di Dio, ma quanto ancora ciresta da fare e quanto poco tempoabbiamo, solo la nostra vita.; ora lo so,il mio giardino sei tu.

Franco: Non occorre molto percominciare questo cammino, bastadire di si a Dio, senza capire, senzavoler per forza riuscire, basta affidareed affidarsi.

Rina: Non servono altre parole persentirsi attrarre da questa missione:basta essere davvero noi stessi, figli egenitori allo stesso tempo per avervoglia di questa festa infinita già oggi.

Insieme: Noi crediamo che oggi Dioci chiami tutti e fare di questo mondoe di tutte le persone che lo abitano, unParadiso: è l’unica vita che abbiamo edobbiamo giocarcela bene!

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Giotto,La rinuncia ai beni

Giotto,Il miracolo dell’acqua

gno concreto. In alcuni momenti èprevisto che ci si divida in piccoligruppi per dar vita a dei veri e propri“laboratori” per affrontare quelletematiche in modo più attivo e parte-cipativo. Si decide inoltre di sottoli-neare l’apertura all’internazionalitàdel movimento invitando una coppiastraniera, forse gli stessi ResponsabiliInternazionali . Saranno giornatemolto intense, ma si spera di dar loroun’anima.

P. Angelo illustra qualche sua ideasu come impostare un possibi leincontro dei Consiglieri END di tuttaItalia, un’idea bella, ma ardua da rea-lizzare, forse da collegare ad unaSessione nazionale: si preciserà ildiscorso a settembre.

Infine Ottavio Pasquariello illustrail piano redazionale della Lettera, ilcui filo conduttore è la riflessione suun corretto atteggiamento di fede inun mondo che sembra voler fare ameno di Dio. Sentirsi isolati e chiu-dersi in difesa? Cercare un Dio che cirassicuri? Oppure abbandonarsi a Luisenza separarsi dal mondo? Come alsolito si chiederà la collaborazionedegli équipiers delle varie Regioni perciascun numero, poi l ’équipe diRedazione sceglierà cosa conviene

pubblicare. Il piano piace, se ne met-tono a punto alcuni aspetti particolarie così viene approvato.

A questo punto sono le 19 e, stre-mati, ci spostiamo all’Antonianumdove si celebra l’Eucaristia con alcunisacerdoti ed équipiers di Padova e sicena in allegria. Poi a letto.... o allechiacchiere con i propri ospiti...

La mattinata della domenica èdedicata a discutere anzitutto di unabozza di documento relativo alla figu-ra della Coppia Referente per laCultura (CRC): da parecchi settori arri-vano richieste di chiarimento perchénon sono ben delineati i contornidella sua azione: qualcuno pensa chesi tratti di un ruolo poco più chedecorativo, qualcun altro, all’opposto,lo investe della responsabilità di risol-vere da solo questioni di portatavastissima. Preoccupa il fatto chequalcuno possa svolgere il propriocompito sganciato dall ’équipe diSettore. Il documento viene messo apunto e approvato: se ne indicanobrevemente i compiti e si ribadisce chela CRC è al servizio del Settore che laistituisce se e quando ne avverte l’ef-fettiva necessità per un periodo nonsuperiore a tre anni.

Ultimo argomento di rilievo è la

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GIORNI END

nimento insieme sulle questioni incer-te che qua e là si presentano. Siintrecciano i problemi relativi alla vitadelle équipes e quelli relativi alle gioiee alle fatiche di ogni coppia nel pro-prio servizio e anche nella relazione dicoppia, con i figli, il lavoro....

Dopo pranzo si passa a fare unbilancio della Sessione primaverile, cheè andata bene ed è stata giudicata daquasi tutti “interessante” o “arricchen-te”; molti degli stimoli lanciati dairelatori sarebbe bello potessero arrivarea tutti gli équipiers, ma si è notato chea partecipare sono spesso le stessecoppie. Si discute come incoraggiare la

partecipazione di chi nonè mai andato (invitarealcune coppie e sostenerleeconomicamente?) e sucome riprendere nei Settorigli spunti più interessantiemersi nella Sessione. Siprovvede infine a definirel’organizzazione dellaSessione estiva.Di seguito si provvede adorganizzare l ’ incontroannuale di settembre perle Coppie Responsabili diSettore: si devono affron-tare tante questioni, ma cisi sforza di farne ancheun momento di riflessioneper chi, dovendo imposta-re con l’équipe del suoSettore i l lavoro di unanno, si aspetta qualchechiarimento e un soste-

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GIORNI END

Giotto,Il presepe di greccio

Settore di Lecco

19 novembre 2000Giornata di ritiro sul tema:“Essere persona”Meditazioni di don Flavio Riva,vicerettore del seminario di Venegono

20-21 gennaio 2001Esercizi spirituali insieme con ilSettore Valle san Martino sul tema:“L’altro è il volto di Dio”Meditazioni di padre Enzo Franchini,Casa Incontri Cristiania Capiago Intimiano

17-18 marzo 2001Giornata di settore sul tema:“Profezia, la forza di essere se stessi:

persona, coppia, équipe”Equipes di formazione sull’articolo dipadre Sarrias:“Le Equipe Notre Dame chiamate allaprofezia” (Lettera 110);relazione di Joseph ed Emanuela Lee:“Il tesoro nascosto nel campo”;

lavori di gruppo.

22 aprile 2001Giornata per le giovani équipesInsieme con il SettoreValle san Martino preparata e animatada un gruppo di lavoro formato dacoppie dei due settori.Prima relazione:“L’équipe come esperienzadi Chiesa e il valore del movimento”Seconda relazione:“Al servizio della coppia nella Chiesa”

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GIORNI END

Attivitàdei Settori

questione della sottoscrizione didocumenti a nome delle END. Si pre-senta infatti con una certa frequenzala richiesta di firmare come ENDqualche documento, soprattutto rela-tivo alla pastorale familiare. Finora siè sempre esclusa la possibilità di farloper vari motivi: il movimento è diformazione e non di azione; ognunosi assume in proprio la responsabilitàdi ciò che afferma e, infine, ogni ser-vizio implica una responsabilità rivol-ta all’interno che non abilita chi laassume a parlare a nome di colorocui è rivolto il suo servizio. Si discutese è il caso di fare delle eccezioni,visto che certe volte sembrerebbe unaforzatura non aderire ufficialmente a

documenti alla cui stesura magarihanno contribuito proprio delle cop-pie delle END.

Si conviene però che non è poipossibile definire il limite tra ciò cheè ovvio firmare e ciò che non lo è ecomunque si ribadisce che la struttu-ra delle END è tale che i responsabili,ai vari livelli, non possono rappresen-tare gli altri équipiers; pertanto siconferma la scelta di non firmarealcun documento.

L’incontro si chiude con il pranzo,sempre a cura del Settore di Padova,coccolati in mille modi dagli ospita-lissimi Pavan e dalle loro figlie, checosì generosamente hanno aperto laloro casa in questi tre giorni.

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GIORNI END

Informiamo tutti gli equipiers che il Tema di Studio:

Essere persona

Prima parte degli Orientamenti,“Essere coppia cristiana oggi nella Chiesa e nel mondo”

che il Movimento internazionale ha lanciatoa Santiago di Compostela,

sarà disponibile presso la Segreteria italiana,in corso Cosenza , 39 - 10137 Torino

Tel e Fax: 011 5214849e verrà inoltre distribuito a tutti i Responsabili di Settorenell’Incontro di Ciampino di fine Settembre prossimo.

La coppia, ci ricorda con forza padreGiuseppe, nostro consigliere spiri-

tuale, ha nelle sue mani la reputazionedel Signore. “A immagine di Dio locreò, maschio e femmina li creò”.Questo pensiero è spesso presente nellenostre riflessioni e, se da una parte cidà forte consolazione, dall’altra è unrichiamo sulla verifica del nostro com-portamento sia in coppia che all’ester-no: con i figli, nella comunità parroc-chiale, nella comunità civile, in praticain tutte le nostre azioni quotidiane.

Ci è stato proposto di riflettere sultema della “mitezza, pace e misericor-dia” e di comparteciparle sulla nostrarivista nazionale. La richiesta ci ha adir poco traumatizzati: non siamoesperti di comunicazione! Pur tuttavia

per spirito di servizio e come stimoload affrontare un tema così particolareeccoci qui in un ideale incontro diéquipe, fuori regola per il numero dellecoppie partecipanti direttamente eindirettamente, ma con grande spiritodi compartecipazione.

Con le beatitudini che richiamanola mitezza, la misericordia, la pace, ilSignore ci indica un fondamento del-l’etica evangelica, come Lui agisce neinostri confronti e gli atteggiamentiche gli sono propri. “Imparate da meche sono mite e umile di cuore”.

Le riflessioni personali delle coppievengono riassunte di seguito separa-tamente per mantenere il carattereunitario delle singole coppie e lo spi-rito di compartecipazione che animagli equipiers.

“Riflettendo sulla mitezza, miseri-

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DALLE EQUIPES

La mitezza.Riflessioni in équipe.

Equipe Val San Martino 1Settore Val San Martino

Settore di Siena

13 maggio 2001Seconda giornata di Settore sul tema:“Sentirsi persone benvolute e amate”,in coerenza con gli orientamentiproposti a Santiago dall’Eri. La relazione è stata svolta da padreTommaso Vinaty, consigliere spiritualedel Settore di Roma B

Settore Marche B

6 Maggio 2001Seconda giornata di Settore, sul tema:“Il Sacerdote: Prete o Equipier?”,relatore padre Serafino Martini.

Settore Marche A

6 maggio 2001Seconda giornata di Settore, sul tema:“Il Dovere di sedersi e laregola di vita”,relatori Vanda e Ottavio Pasquariello

Settori di Santa Mariadi Leuca A e B

10 giugno 2001Giornata di Settore sul tema:“La missione della coppianella società e nella Chiesa”,relatori Vanda e Ottavio Pasquariello.

Settore Calabria Nord

10 giugno 2001Giornata di Settore sulServizio in équipe, relatori Maria Carla e Carlo Volpini.

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GIORNI END

pazienza, decisione, volontà, per supe-rare questi momenti; la mitezza, lagratuità, la ricerca della pace sono leancore di salvezza per andare oltre eritrovare l’armonia, la serenità, la gioiadi gustare la vita

Ripensando al nostro vissuto, cisiamo pure convinti e abbiamo risco-perto che, un aiuto molto valido persuperare incomprensioni e sdrammatiz-zare le situazioni, sia necessaria unadose di buona ironia molto utile peressere concreti e sereni.”

Virginia e Giovanni

“La mitezza di Gesù è rivolta aipeccatori, Egli li cerca con cura e pas-sione e propone loro un cammino diliberazione e di perdono offrendo loroqualcosa di bello per cui valga laspesa di vivere.

Gesù è chiaro e franco contro ilpeccato, ma verso i peccatori usa gran-de misericordia. Essere miti vuol direimparare a perdonarsi sempre e nonaffannarsi a correggere gli altri.

Essere miti vuol dire che dopo unosfogo, anche pesante, i rapporti tranoi non si irrigidiscono, ma cercanostrade nuove.

La famiglia è il luogo privilegiato

per coltivare la mitezza come atteggia-mento del cuore, un modo di volerbene: il vero bene dell’altro.”

Luisa e Bruno

“Gesù ci stimola affermando:Prendete il mio giogo sopra di voi eimparate da me che sono mite e umiledi cuore (Matteo 11,29).

Il rapporto fra il dono dello Spiritodi pietà e di mitezza, ci apre allacomprensione della paternità Divina edella fratellanza umana e ci spinge aduna affettuosa accoglienza del fratel-lo da ovunque esso provenga e qual-siasi fede professi.

Ci rende non violenti nei nostri giu-dizi, non ci induce alla falsa giustiziadei Farisei, già condannata da Gesù.

Non con la mia giustizia derivatadalla legge ma con la giustizia derivatadalla fede in Cristo recita San Paolonella lettera ai Filippesi.

I miti del nostro secolo sono coloroche non ricercano se stessi, non silasciano vincere dalla volontà del pote-re, ma si sforzano di vedere in ogniuomo un frammento di Dio e lo valo-rizzano promuovendone le capacità.

Non costruiscono gelosamente iloro tesori materiali e spirituali ma li

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DALLE EQUIPES

cordia e pace ci convinciamo sempredi più che il più grande dono dacustodire, far crescere dentro di noi etestimoniare sia la serenità.Guardando alle nostre famiglie di ori-gine, ci accorgiamo che pur in situa-zioni difficili non veniva meno laserenità, perché sapevano mettere alcentro del loro agire la comprensione,la pazienza, la gratuità.

Non è questo segno di debolezzama al contrario assunzione di pienaresponsabilità nelle situazioni quotidia-ne con un atteggiamento non di rival-sa ma con la “forza dell’amore”.

Questo atteggiamento, che puòsembrare arrendevole, è al contrarioun aiuto efficace per affrontare lesituazioni della vita con piena consa-pevolezza che l’amore, la comprensio-ne, la dolcezza, la calma, sono valoriveri che servono per affrontare i nostrilimiti umani, a dominare le vicendedella vita quotidiana.

E’ inevitabile, nella vita di coppia visono momenti di contrasto, scontro;sono inevitabili sia per la diversità diprovenienza -educazione ed esperienzediverse - sia perché ogni persona èunica in se stessa; ci vuole costanza,

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DALLE EQUIPES

Giotto,Il dono del mantello

coppia, esige attenzione amorosa neiriguardi del coniuge; significa com-prendere il proprio limite, riuscire adessere saggi e lungimiranti, avere ildesiderio effettivo di pace e serenità edessere sempre alla ricerca costante delvero bene per la famiglia.

Mitezza vuol dire anche sapertacere al momento opportuno, nonimporre il proprio punto di vista adogni costo, cosa che indica l’orgoglioe l’egoismo che sono insiti in ciascu-no di noi. La mitezza esige perciòforza di volontà, esercizio attivo delcontrollo su di noi stessi e soprattut-to spirito di carità che porta ad amarela persona che ci è più vicina, comenoi stessi.

Quando questa virtù è esercitatanel quotidiano è quasi sicuro che la

coppia potrà continuare per lungotempo e serenità il suo cammino.”

Piera

A conclusione vogliamo condividerequeste nostre preghiere che abbiamorecitato in équipe dopo la meditazionesulla beatitudine: “Beati i miti perchéerediteranno la terra”:

“Signore, ti chiediamo il donodella mitezza in primo luogo per lanostra coppia. Donaci il dono dell’a-scolto... sapersi ascoltare... sapersicomprendere. . . la capacità del labuona ironia che smonta tanti castellifantastici e ci fa stare con i piedi perterra... ci aiuta a dominare le situazio-ni e non a farsi dominare... donaci ladolcezza... la calma di vivere le occa-sioni quotidiane per gustarle e ringra-ziare Te di questi doni.”

“E se uno ti costringerà a fare unmiglio, tu fanne due...” La forza dell’a-more è imprevedibile ci porta a sovrab-bondare oltre quanto qualcuno puòavere bisogno. Signore donaci questoatteggiamento di andare oltre, di saperamare, di saper donare oltre a quelloche ci viene richiesto”.

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DALLE EQUIPES

mettono al servizio con umiltà e gra-tuità sapendo che ogni cosa che pos-sediamo viene da Dio come dono gra-tuito e per la nostra fede a lui dobbia-mo ritornarla nel servizio agli uomini.”

Silvana e Mario

“E’ indispensabile comprendere chela mitezza è un dono e come tale civiene dato gratuitamente: nostro com-pito è scoprirlo dentro di noi e metter-lo in pratica.

Riteniamo che la mitezza facciaparte di un unico disegno, quello chepuò essere raggruppato sotto il termi-ne di prudenza. La prudenza, insiemealla temperanza, alla giustizia e allafortezza, sono doni dello Spirito Santo.

La prudenza si manifesta attraversole opere, le parole e gli affetti. Lamitezza, la mansuetudine e la dolcezzasono l’espressione della prudenza che simanifesta principalmente nelle parole.

Noi vogliamo sottolineare che lamitezza negli affetti si manifesta attra-verso la sopportazione e la tolleranzache sono elementi indispensabili nellaconduzione del nostro comportamentorelazionale sia in coppia che al di fuoridi essa.

Sopportazione intesa non come

rassegnazione passiva, sottomissio-ne, atteggiamento remissivo, indif-ferenza o apatia ma come tolleranzaed indulgenza.

La tolleranza è anche non criticarele scelte degli altri; è anche non but-tarsi, per tacitare la nostra coscienza,ad aiutare gli altri quando non ci èrichiesto; non è la pretesa di cambiarel’altro e di uniformarlo alla nostraverità; è invece accettare l’altro per lasua diversità e per quello che è, nonper quello che vorremmo che sia.

Questo dono porta inevitabilmentealla pace dentro di noi e fuori di noi equindi sia all’interno della cerchiafamigliare che al fuori di essa.

Il contatto con gli altri sarà il risul-tato dell’esplosione della mitezza all’in-terno della coppia e della famiglia.”

Claudia e Carlo

“Il Signore dice: “Beati i miti per-ché erediteranno la terra”; e ancora:“imparate da me che sono umile emite di cuore”.

La mitezza è una virtù attiva; nonè questione di buon carattere o disenso di arrendevolezza o peggio man-canza di volontà.

La mitezza, soprattutto nella vita di

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DALLE EQUIPES

Giotto,L’omaggio del semplice a Francesco

“Beati i misericordiosi perché otterran-no misericordia” (Mt 5,7)

Che cosa significa “misericordia”?Siamo “misericordiosi”?

Possiamo dirci “beati”?Identificare, come si fa comune-

mente, la misericordia con la compas-sione o il perdono ci sembra un po’riduttivo. Gli studiosi della Scrittura ciinsegnano che il termine, o meglio, itermini che sono stati tradotti con“misericordia” indicano qualcosa di più:non soltanto un sentimento di bontà,ma una bontà voluta, cosciente, quindifatti concreti; e insieme designa unarelazione che unisce due esseri edimplica fedeltà (cfr. Osea). Ecco cheallora può diventare un termine checaratterizza non solo il rapporto tra Dioe il suo popolo ma anche il rapporto

tra la sposa e lo sposo e in senso piùlato il rapporto tra tutte le persone.

Per spiegarci questa beatitudineGesù, oltre a realizzarla lui per primo inmodo totale, racconta questa parabola:

“Il regno dei cieli è simile a un reche volle fare i conti con i suoi servi.Incominciati i conti, gli fu presentato

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DAGLI EQUIPIERS

Beatii misericordiosi

Luisa e Gianni CazzulloValenza 7

La fraternitànon è teoria

...e non è teoria la solidarietà! ...

Siamo Tina e Rosario: una coppiadella giovanissima “Napoli 7”,

giunta quasi al termine del pilotaggioe possiamo fare queste affermazionicon tutta la forza e la convinzionepossibili ... perché di questo siamodiretti testimoni!

Nel nostro percorso di sposi e difamiglia ci siamo trovati in un momen-to particolarmente duro e pieno diconcrete difficoltà ... per un momentoci siamo sentiti persi !

Ma il Signore è con noi !... e contutte le care persone che Egli ha volutoscegliere e metterci accanto per fareinsieme questo bel camminodell’équipe.

Non sono persone che vivono nel-l’agiatezza o senza difficoltà... persone

semplici come noi, che, comenoi, ogni giorno lavorano ed offrono aDio la loro vita, le loro difficoltà, pergiungere a sera con la coscienza diaver fatto il meglio e tutto il possibileper adempiere il proprio dovere, one-stamente, nei confronti della propriafamiglia e della società!

Comunque persone che ci conosco-no da così poco tempo ! ... ma che ciamano già così tanto ! E che hannoscelto, come la vedova lodata da Gesù,di versare nel tesoro del tempio il pocoche poteva essere per loro il molto ! Edora sappiamo che hanno accumulatoun tesoro grande nel cielo!

E non desideriamo ringraziarli... mabenedirli con tutto il cuore ed augura-re loro tutto il bene possibile... nonsenza ringraziare anche il Movimento,che forse ha dato occasione a tutti noidi conoscere e sperimentare il verosenso di essere équipe!

Grazie !

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DAGLI EQUIPIERS

Tina e Rosario NappaNapoli 7

Giotto,La predica agli uccelli

aguzzini, finché non gli avesse resti-tuito tutto il dovuto. Così anche il mioPadre celeste farà a ciascuno di voi, senon perdonerete di cuore al vostro fra-tello”. (Mt. 18,23 – 34)

In questa parabola possiamo ricono-scerci quasi tutti. È per noi che l’ha rac-contata. Siamo noi quel debitore chedoveva i 10.000 talenti al re. Siamo noiquel servo che non ha “pazienza” con ilsuo debitore. Se non ci riconosciamo inlui è inutile che continuiamo a leggere ilVangelo, che ci professiamo cristiani (chesenso avrebbe il nostro dire nel PadreNostro: “…rimetti a noi i nostri debiticome noi li rimettiamo ai nostri debito-ri”?). Nessuno, nemmeno Dio, in quantoci ha creati liberi, ha il potere di cambiarequalcosa in un’anima che si crede “luce”,“verità”, “equilibrio”, “religione”.

Gesù fu ucciso da un gruppo di“farisei per bene” perché essi non siaspettavano la salvezza, si sentivanogià salvati. Con loro non c’era nienteda fare, tutto era già fatto, cataloga-to, precisato, sigillato. Molto proba-bilmente ciascuno di noi possiededentro il proprio cuore una fetta diquesta “maledizione”, di questo sen-tirsi sicuri, buoni, superiori agli altri,più capaci degli altri, farisei insomma.(Molti sono gli esempi che si potreb-

bero trarre dalla vita quotidiana dellacoppia, uno per tutti: interroghiamocisul nostro modo di dialogare: siamoin grado di dialogare sapendo sempreascoltare veramente l’altro fino infondo, ascoltando veramente quelloche dice senza pensare a quello cherisponderemo o ribadiremo noi dopo

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DAGLI EQUIPIERS

uno che gli era debitore di diecimilatalenti. Non avendo però costui ildenaro da restituire, il padrone ordinòche fosse venduto lui con la moglie,con i figli e con quanto possedeva, esaldasse così il debito. Allora quelservo, gettatosi a terra, lo supplicava:Signore, abbi pazienza con me e tirestituirò ogni cosa. Impietositosi delservo, il padrone lo lasciò andare e glicondonò il debito. Appena uscito, quelservo trovò un altro servo come luiche gli doveva cento denari e, afferra-tolo, lo soffocava e diceva: Paga quelche devi! Il suo compagno, gettatosi a

terra, lo supplicava dicendo: Abbipazienza con me e ti rifonderò il debi-to. Ma egli non volle esaudirlo, andò elo fece gettare in carcere, fino a chenon avesse pagato il debito.Visto quelche accadeva, gli altri servi furonoaddolorati e andarono a riferire al loropadrone tutto l’accaduto. Allora ilpadrone fece chiamare quell’uomo egli disse: Servo malvagio, io ti ho con-donato tutto il debito perché mi haipregato. Non dovevi forse anche tuaver pietà del tuo compagno, cosìcome io ho avuto pietà di te? E, sde-gnato, il padrone lo diede in mano agli

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DAGLI EQUIPIERS

Verrocchio,Madonna col Bambino

Biagio d’AntonioMadonna in trono

Il Convegno ecclesiale cui abbia-mo partecipato a nome dell’END,

rappresenta, secondo noi, un contribu-to molto importante della Chiesa ita-liana sull’argomento dell’ambiente edei diritti dell’uomo.

I partecipanti non erano per lamaggior parte specialisti del settoreambientale, ma provenivano dalmondo del lavoro e dalle CommissioniGiustizia e Pace (vi erano anche per-sone impegnate concretamente nellaBanca Etica, nel Commercio equo esolidale, e in altri organismi quali“farsi Voce”…).

Ampia è stata la partecipazionedalle varie diocesi, molto forte in tuttil’interesse per l’argomento.

L’aspetto che più ci ha colpito èstato quello dell’approfondimentoteologico delle problematiche del-l’ambiente, cioè del “creato”, conuna visione unitaria di tutti i suoiaspetti: acqua, aria, terra, esseriviventi. Il creato esiste per renderegloria a Dio e l’uomo non ne è ildominatore, ma il custode.

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ATTUALITA’

Il futurodella nostra terra

Annamaria e Alfredo RebuffoGenova 1

oppure senza pensare “tanto so giàdove vuole arrivare!”?). Ed è di quiche procede tutto il male della nostravita di rapporto col nostro prossimo,tutto il veleno dei nostri giudizi, tuttii peccati contro la carità.

Noi possiamo dirci “beati”? Nonpossiamo dirci beati perché non siamomisericordiosi, non siamo misericordio-si perché ci sentiamo superiori a qual-cuno. La misericordia è frutto del piùalto grado di amore, perché è l’amoreche rende uguali e perché un più gran-de amore ci rende inferiori. CarloCarretto, dei Piccoli Fratelli di CharlesDe Foucauld, suggeriva queste treequazioni:

- chi non ama si sente superiore a

tutti (morte)- chi ama si sente uguale a tutti (vita)- chi ama molto si fa inferiore atutti (santità).

La beatitudine della misericordiaappartiene, come ogni beatitudine, allasantità e dobbiamo affermare che Gesùha puntato molto in alto avendo avutoil coraggio e la fiducia di proporcelacome impegno. Se la proposta viene daLui è sicuramente realizzabile, solo chelo vogliamo: alcuni (i santi, ad esem-pio) ci sono riusciti.

È la beatitudine che ha vissuto Luifino in fondo abbassandosi all’ultimoposto per amore e fino al punto daessere rigettato come un malfattore daappendere al patibolo.

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DAGLI EQUIPIERS

Responsabilità cristiana per il sociale, il lavoro, l’ambiente

Convegno Ecclesiale

Giotto, Il miracolo dell’acqua,particolare

solo in un clima di reale giustizia. Sono stati esaminati anche aspet-

ti particolari come lo smaltimentodei rifiuti.

Con il procedere delle relazioni si èdelineato un quadro che rendeva quasipalpabile la folle tendenza verso laquale il mondo è avviato.

Vorremmo sottolineare quantoemerso in una delle relazioni: la crisiecologica è il riflesso della crisi spiri-tuale, cioè il disordine nell’ambiente èil prodotto del disordine dei valoridell’uomo.

Un’importante affermazione è stataespressa da Mons. Crepaldi ( Presidentedel Pontificio Consiglio Justitia et Pax,quindi voce ufficiale della Chiesa): “Ilsistema di sviluppo economico delmondo occidentale non è più accetta-bile per la Chiesa”.

Dal Convegno è chiaramente emer-so che la Chiesa avrà il compito, neiprossimi anni, di fare proprie questedifficoltà e di portarle nella pastorale.

Le END con la loro sensibilità aiproblemi dell’oggi che hanno unaripercussione sulla famiglia di doma-ni, potrebbero diventare (aiutati dal-l’essere movimento di formazione)testimoni efficaci di un rispetto perl’ambiente e per l’uomo, fatto di stili

di vita responsabili sulla linea diquanto detto dal prof. Morandininella sua relazione: “ La responsabi-lità non si esprime nell’attimo pun-tuale della scelta, ma facendo dellavita il luogo di risposta”, al senso delcreato, della giustizia, dei diritti del-l’uomo e del lavoro.

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ATTUALITA’

Molto significativa su questo puntola relazione del prof. Karl Golser.

Si sono toccati argomenti concretisulle problematiche dell’ambiente e inparticolare quello relativo allo svilup-po dei nostri sistemi sociali ed econo-mici che deve avvenire non piùseguendo la linea del massimo sfrut-tamento, ma applicando il criteriodella “sostenibilità”, unica strada per-

ché lo sviluppo non produca danni,ma cresca in modo equilibrato (svi-luppo sostenibile).

Questi aspetti riguardano non solol’ecologia, ma un quadro complessivoin cui l’uomo è parte dell’insieme.L’uomo, cioè gli uomini di tutti i paesidella terra (Nord, Sud, poveri e ricchi),deve porsi il problema di un riequili-brio della ricchezza che può avvenire

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ATTUALITA’

Lorenzo di CrediMadonna in trono

Insegnami ad essere generoso

Verbo di Dio amatissimo,

insegnami

ad essere generoso,

e servirti come tu meriti,

a dare senza contare,

a combattere

senza temere le ferite

a lavorare senza cercar riposo,

a offrire me stesso

senza aspettare altra ricompensa

che il sapere

di aver compiuto la tua volontà.

Così sia.

Sant’Ignazio di Loyola

rose, per sentire il dolore delle lorospine e il carnoso bacio dei loro petali.

Dio mio, se io avessi un pezzo divita non lascerei passare un sologiorno senza dire alla gente cheamo, che la amo.

Convincerei tutti gli uomini e ledonne che sono i miei favoriti evivrei innamorato dell’amore.

Agli uomini proverei quanto sba-gliano al pensare che smettono diinnamorarsi quando invecchiano,senza sapere che invecchiano quandosmettono di innamorarsi.

A un bambino gli darei le ali, malascerei che imparasse a volare da solo.

Agli anziani insegnerei che lamorte non arriva con la vecchiaia,ma con la dimenticanza.

Tante cose ho imparato da voi,gli Uomini!

Ho imparato che tutto il mondoama vivere sulla cima della monta-gna, senza sapere che la vera felicitàsta nel risalire la scarpata.

Ho imparato che quando un neo-nato stringe con il suo piccolopugno, per la prima volta, il dito disuo padre, lo tiene stretto per sempre.

Ho imparato che un uomo ha ildiritto di guardarne un altro dall’altoin basso solamente quando deve aiu-tarlo ad alzarsi.

Sono tante le cose che ho potutoimparare da voi, ma realmente, nonmi serviranno a molto, perché, quan-do mi metteranno dentro quella vali-gia, infelicemente starò morendo.

Gabriel Garcia Marquez

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A tutti voi...

Gabriel Garcia Marquez si è ritira-to dalla vita pubblica per ragioni disalute: cancro linfatico. Sembra cheora sia ogni momento più grave. Haspedito una lettera di commiato aisuoi amici che, grazie ad internet, sista diffondendo.

Ve ne consiglio la lettura perché èveramente commovente questo brevetesto scritto da uno dei latinoameri-cani più brillanti degli ultimi tempi.

Se per un istante Dio si dimenti-cherà che sono una marionetta di

stoffa e mi regalerà un pezzo di vita,probabilmente non direi tutto quelloche penso, ma in definitiva pensereitutto quello che dico.

Darei valore alle cose, non per

quello che valgono, ma per quelloche significano.

Dormirei poco, sognerei di più,andrei quando gli altri si fermano,starei sveglio quando gli altri dormo-no, ascolterei quando gli altri parla-no e come gusterei un buon gelatoal cioccolato! Se Dio mi regalasse unpezzo di vita, vestirei semplicemente,mi sdraierei al sole lasciando scoper-to non solamente il mio corpo, maanche la mia anima.

Dio mio, se io avessi un cuore,scriverei il mio odio sul ghiaccio easpetterei che si sciogliesse al sole.

Dipingerei con un sogno di VanGogh sopra le stelle un poema diBenedetti e una canzone di Serratsarebbe la serenata che offrirei allaluna.

Irrigherei con le mie lacrime le

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Sergio Quinzio,

Religione e futuro,Adelphi

La modernità ha vinto sulla reli-gione, rendendo gli uomini incapacidi credere e di sperare. Contro questaidea della modernità intesa cometappa di un inarrestabile progressoverso un futuro che dovrebbe esseregarantito dalla scienza e dalla tecnicaed è invece insidiato dal fallimento,Sergio Quinzio ha lottato, da profetadisarmato, usando una scrittura lon-tanissima dalla cosiddetta “culturaufficiale” di oggi e degli anni in cui illibro fu composto. Per Quinzio pro-prio l’incapacità di credere rende ilcredere “urgente” e indispensabile.Perché perdere il rapporto con la reli-gione significa non tanto una rinun-cia al passato quanto una rinuncia alfuturo.

Abraham Joshua Heschel,L’ uomo non è solo.Una filosofia della religione,Mondatori, 2001

Heschel scrisse “L’uomo non è

solo” nel 1951, e da allora il libronon ha mai cessato di rapresentareun punto di riferimento per tutticoloro che si interrogano sul sensodella vita umana.

Nell’introduzione, Cristina Camposcrive:

“In una città di pietrificati o di son-nambuli, che non sanno più nulla di sestessi, che non hanno dimenticato per-sino l’elemento primario e miracolosonel quale vivono immersi, Heschelappare il vero vivente e veggente.

Per un lettore cresciuto nei libri delsecolo, l’incontro con Heschel è senzadubbio un seguito di percosse mentalidalle quali si rialzerà malamente senon avrà scelto tra l’uno e l’altro deisentimenti spiritualmente decisivi: larivolta o la contrizione”.

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SESTANTE

Anna Maria,

La gioia di una vita,(Un libro, una donna, un futuro)ed. Ancora, 2000.

E’ la storia di un’equipier delnost ro Set tore Br ianza , anz i d icolei che nel 1970 “importò” leEnd da Varese in Brianza, dandoinizio ad un cammino fecondo, chetutti noi benediciamo.

“Il testo si fa leggere d’un fiato…èuna storia molto varia, interessante,ricca di spunti di meditazione…

Un testo privo di quella enfasi ed i que l l a “esa l taz ione a tu t t i icosti” che spesso rendono fastidio-se le agiografie”.

Può darsi che un giorno AnnaMaria venga riconosciuta “beata”dalla Chiesa; può darsi di no.

Ma certamente – ne siamo convinti–diventerà amica di un numero sempremaggiore di persone, a cui trasmetteràil suo confortante messaggio evenge-

lico di coraggio e di gioia.

Gianni Colzani,

La vita eterna. Inferno, purgatorio, paradiso.Mondadori

Per secoli e secoli la missionedella Chiesa insisteva con forza suicosiddetti novissimi: morte, giudizio,inferno, pugatorio, paradiso.

Oggi, al contrario, su questi argo-menti si segnala l’assenza sia dellateologia che della predicazione.

Il libro di don Colzani (Consiglierespirituale di Equipe Italia dal 1992 al1997) mira a colmare questo vuoto,ripresentando ciò che è stata la dot-trina tradizionale in materia di esca-tologia alla luce delle nuove acquisi-zioni nel campo del sapere scientifi-co, della filosofia e della sensibilitàcontemporanea.

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SESTANTE

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Beati i misericordiosi