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lettera end 127 127 lettera end Equipes Notre Dame periodico bimestrale marzo 2004 aprile Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 - D.C. - D.C.I. - Torino- n. 2/2004 Taxe Percue

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Equipes Notre Dame

periodico bimestrale

marzo 2004 aprile

Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/CLegge 662/96 - D.C. - D.C.I. - Torino- n. 2/2004

Taxe Percue

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La nostra esperienza di équipe:4 anni di cammino

Dalle EquipesMonsignor Galliano,un giovane novantenne

Abbiamo un sogno: un Settorein Sardegna

La candela è accesa

Dagli Equipiers Una grande sete

End... non è che l’inizio

Oggi devo fermarmi a casa tua

RicordiLa scomparsa di Silvio Quaggiotti

Preghiamo per Guido

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Note di redazione

Caro Jo

Lettera a Joseph dalla sua Torino 44

Corrispondenza ERIMisteri dell’alleanza e della comunione

Vivere l’Eucarestia

Notizie dal mondoLa presa di Bogotà

Notizie dall’ItaliaVerbale della riunione di Equipe Italia

Formazione permanenteTobia e Sara: la forza terapeutica dell’amore

Famiglia tra problemi e risorse:come sosternerla?

Vita di coppia nel quotidianoI vantaggi dell’essere coppia oggi

Cosa resta per la coppia?

Cosa ci cosigliate per iniziare la nostraavventura di sposi?

Il sicomoro

Un aiuto nelle varie stagionidella vita coniugale

Equipe Valle Imagna, due anni dopo

Una sera d’estate...

Custodiamo la bellezza del nostro amore

Bilancio di una giovane équipe

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on sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dioe abbiate fede anche in me. Nella casa del Padremio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io

vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato e viavrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me,perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14,1-3).Nel pieno della preparazione di questo numerodella nostra Lettera, la sera di martedì 24 febbraiogiungeva la notizia che il Padre aveva, improvvisa-mente e inaspettatamente, richiamato a Sé JosephLee, dal 2002 responsabile con la moglie Emanueladella Super-Regione Italia.Le vite di noi della Equipe di Redazione si sono pertanti anni variamente e intensamente intrecciatecon quelle di Emanuela e Joseph. Per le tante cop-pie giovani e per tutti coloro che non hanno avutol’opportunità di incontrarli in qualche Sessionenazionale o durante il loro zig-zagare per l’Italiadurante i vari servizi, due brevi parole sulla lorointensa vita.Joseph è nato 59 anni fa, nella lontana regione cine-se di Fulkien, da famiglia cattolica. A 20 anni Joapproda in Italia dove completa i suoi studi inmedicina e dove conosce e sposa nel 1976Emanuela, che gli ha donato Stefano (27 anni) eAlessandro (23 anni).Dal punto di vista professionale, Jo ha voluto mette-re a disposizione quanto aveva imparato dal padre,anche lui medico, praticando l’agopuntura. Pochianni fa aveva fondato una associazione per la diffu-sione della cultura cinese.Tutta l’Equipe di Redazione si stringe con un inten-so abbraccio attorno a Emanuela, Stefano eAlessandro, nella certezza, non retorica, che Jo con-tinuerà a essere presente nel nostro Movimento.

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Lettera ENDPeriodico bimestrale della “Associazione Equipes NotreDame”

Amministrazione eRedazioneVia San Domenico,4510122 Torinotel. 011.5214849 fax 011.4357937www.equipes-notre-dame.it

Direttore responsabileLuigi Grosso

Equipe di redazioneCarla e Roberto VioAnna e Sergio BozzoPaola e Sandro CodaMaryves e Cris CodrinoCinzia e Sergio MondinoDon Ermis Segatti

Progetto graficoSergio Bozzo

Traduzione dal franceseMaryves e Cris Codrino

StampaLitografia Geda V. Fr.lli Bandiera, 45 - Nichelino (To)

Reg. n.3330 del Trib. di Torinoil 4/10/1983

Numero 127marzo - aprile 2004

Spedizione Lettera n.12620 gennaio 2004Chiusura redazionale Lettera 1277 marzo 2004

Scuola piemontese Madonna con il Bambino

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caro Jo

aro Jo,la tua scomparsa ha lasciato tuttiattoniti e sbigottiti. Ancora non

siamo capaci di elaborare quanto èaccaduto e quanto ci sta accadendo. Come sempre la morte unita in manierasottilissima alla vita ci coglie all’im-provviso e mai preparati a sufficienza perattutire il colpo. Il nostro dolore è grandee il nostro cuore sanguina per questo,forse il tempo potrà medicare questa feri-ta, ma ora non capiamo. La tua persona discreta e rispettosa,sempre in ascolto e attenta agli altri, ciha rivelato la profondità, la serenità e lasaggezza del tuo spirito. Nei tuoi brevidiscorsi, sempre molto calibrati, ci haicomunicato la tua grande fede, la tuacapacità di accogliere e di sentirti accolto,di amare e di essere amato.Ultimamente ti abbiamo sentito partico-larmente vicino nelle nostre messe incomune e tutti noi abbiamo goduto di

queste confidenze arricchendo la profon-da amicizia che ci unisce.

Caro Jo, la tua presenza è stata per noiun grande dono; siamo disorientati alpensiero della tua assenza, anche se lafede ci indicherà come continuare a per-severare, nella quotidianità, nel lavorocui siamo chiamati. Hai speso tanteenergie, con la tua Emanuela, a favoredel Movimento e di tante coppie. Hai amato molto e siamo certi che con-tinuerai a farlo in modo diverso, maancora più grande, perché ormai sei nellapienezza totale e nell’amore di Dio Padre. Continua ad amare Emanuela con quel-la dolce attenzione che hai sempre avutoper lei e sostieni i tuoi ragazzi nelle scelteche la vita li chiamerà a fare perché pos-sano ancora pregare con te e magnificarele grandi cose che si compiranno in loro.Un lungo affettuoso e fraterno abbraccioda Equipe Italia con tutti gli équipiers…

Equipe Italia

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Con questo numero 127 della Lettera END iniziamoil Piano Redazionale 2004, la cui struttura completaè stata presentata nel numero scorso. Il tema por-tante è uno sguardo di coppia… su un mondo checambia; in questo mondo che cambia, le coppie cri-stiane, e in particolare quelle delle Equipes, voglio-no essere annunciatori di speranza. Dopo un periodo di relativa stasi negli anni ottantae nei primi anni novanta, nel nostro Movimentostanno entrando nuove équipes, molte delle qualiformate da coppie giovani, che sono proprio laprima “finestra” su un mondo che cambia.La rubrica Vita di coppia del quotidiano raccoglie lenumerose e intense testimonianze di coppie giova-ni che ci hanno aperto le porte delle loro case. Ma lepagine della nostra Lettera sono quelle che sono, ecertamente le coppie giovani che avrebbero qualchecosa da dire sono molte, molte di più. Uno degli scopi della nostra Lettera è aumentare lacomunicazione, che è strumento di comunione.Non esiste comunione vera, né comunione autenti-ca fra gli uomini, se le esperienze interiori non sono“raccontate”; c’è bisogno di segni esteriori storica-mente riscontrabili, in modo che la coscienza e lavicenda dei singoli diventi coscienza e storia dimolti. Allora facciamo a tutti una proposta: chi havoglia di scrivere su questo tema (e anche sui pros-simi proposti dalla Lettera), lo faccia, ci doni la suaesperienza. Anche se le pagine della Lettera sonolimitate, lo spazio sul sito internet è molto piùampio.Per la rubrica Formazione Permanente, Padre AngeloEpis, che dal 1998 al 2003 è stato ConsigliereSpirituale di Equipe Italia, inizia un percorso che ciseguirà per alcuni numeri della Lettera. Entreremocon lui nelle case di alcune figure emblematiche dicoppie nella Bibbia, cercando di capire che cosa dico-no queste figure nella realtà attuale. Per le coppie gio-vani la casa che ci ospita è quella di Tobia e Sara.Don Paolo Mirabella, docente di Teologia morale aTorino e referente regionale del Piemonte per lapastorale familiare, ci aiuta invece a capire qualisono i problemi attuali delle coppie giovani, e ciindica alcune tracce su come sostenerle.

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Carissimi Amici di Equipe Italia,Seguendo il pensiero di qualcuno di voi sul loro sentirsi accolti in Equipe Italia, sento il biso-

gno di esprimere anch’io la mia gratitudine. Emanuela non voleva accet-tare questo servizio per una serie di ragioni, anch’io non volevo e per

un motivo non modificabile: questa strana faccia che non è nem-meno italiana. Devo dire che dopo un anno di tranquillo “no”,in un momento di normale e innocua conversazione, Carlo

Volpini mi ha toccato un “nervo” sensibile (non ricordo le esatteparole, ma il senso era questo): “E’ proprio questa la sfida. Vuoimica dire che gli équipiers italiani non hanno ancora questamaturità? Altri paesi multietnici, anche se forse lo desiderano,

non riescono ancora esprimere questo valore evangelico. Noisaremo i primi. Mi piacerebbe vedere le facce nell’incontro delCollege. Son sicuro che gli amici italiani ti accetteranno...“. La sfida, il Vangelo, la responsabilità, l’affetto degli équi-

piers... da allora diventarono una sana inquietudine inte-riore per me. Forse in alcuni momenti mi sono sentito pure

un ingrato, un traditore verso un paese che non solo miha ospitato per la maggior parte del tempo della mia

vita (quasi 40 anni), non solo mi ha dato la pos-sibilità di fare l’esperienza END, ma ha anchedato una delle sue migliori figlie per una nostra

condivisione di vita.Allora... bene, in questa coppia, c’è almeno unafaccia autenticamente italiana (e che faccia!anche se ha un caratteraccio), e poi, anche seculturalmente sono bifronte, credo che ormai

il mio cuore batte con un ritmo italiano. E così, fin dal primo momento, mi sono

sentito affettuosamente accolto. Riveloraramente questo sentimento. Avevopaura di essere retorico, ma ora vi

dico serenamente: grazie!Joseph

(Emanuela dorme già, ma conoscebene queste mie cose).

Martedì 3 febbraio, alle 3e un quarto del mattino.

hiunque avrà lasciato case, ofratelli, o sorelle, o padre, omadre, o figli, o campi per il mio

nome, riceverà cento volte tanto e avrà ineredità la vita eterna”. (Mt 19,29)

Non ho la presunzione di dire cheabbiamo lasciato chissà che perseguire Lui, ben altra cosa è il porsialla Sua sequela, ma le volte in cuiabbiamo lasciato la nostra casa ed inostri cari per percorrere insieme avoi questo cammino di fede in coppia,abbiamo ricevuto “cento volte tanto”in nuove case che si spalancavano e ciaccoglievano, in nuovi amici, in nuovifratelli.

Siamo tutti “stranieri” su questa terra,ma Jo in questo contesto sociale estorico lo era un pò di più...lui ha rice-vuto il dono di trovare qui “unatenda”, un luogo di sosta nel cammi-no, ed in questo momento in cui non

trovo parole adatte, vi dico solo unsemplice, commosso, grazie.Vi ho (vi abbiamo) ritrovato tuttistretti attorno a noi nel momento deldolore. Nei pensieri e negli affetti chemi hanno in questi giorni accompa-gnato e che custodiranno con me(con noi) la memoria di Jo, ritrovo giàun briciolo di quella eternità che ci èstata promessa. E vorrei ancora con voi pregare pertutti gli “stranieri”, che vivono, soffro-no e muoiono nella solitudine, senzail conforto di un abbraccio.Perdonatemi se mi servo della Letteraper dirvi queste poche cose, ma dav-vero non riuscivo ad immaginare unaltro mezzo per dire a tutti ed a cia-scuno quanto la vostra vicinanza e levostre preghiere siano state fonda-mentali, e mi (ci) abbiano sostenutocome una vera rete d’amore.

Un abbraccioEmanuela Lee con Stefano e Alessandro

C“Vogliamo farvi dono dei pensieri che Joseph ci ha comunicato dopo l’ultima riunione diEquipe Italia svoltasi nel Settore di Altamura-Potenza. Al suo rientro a casa ci scriveva così:

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lettera a Josephdalla sua

Torino 44

aro Joseph,in questo momento stiamoimmaginando tutte le espres-

sioni che farai quando leggerai que-sta lettera: come un bambino sorpre-so per un regalo inaspettato sgraneraigli occhi e stupito chiederai “per me”?Poi però subito dopo piegherai leg-germente il capo e ti schermirai conun timido sorriso: “no, non è il caso”,ma insistiamo e allora, semplicemen-te, ci dirai: “grazie”.Comunque hai ragione ad essere stu-pito, perché normalmente è solo aNatale che ti scriviamo, anzi, che viscriviamo, a te e a Emanuela e se lofacciamo adesso è solo perché non cihai dato il tempo per parlarti e dirtialcune cose che ci stanno particolar-mente a cuore.Per prima cosa vogliamo ringraziartiper l’affetto, la disponibilità e il con-forto che ci hai sempre dato e che,siamo sicuri, continuerai a darci, poidesideriamo ricordare i momenti alle-gri passati assieme con noi dellaTorino 44, e con altri amici dell’équi-pe, in particolare un carnevale… tiricordi? E poi altri, diversi, moltointensi e commoventi dove tante volteabbiamo condiviso le lacrime. Perché

tu Joseph hai la straordinaria caratte-ristica di avere contemporaneamentel’ingenua simpatia di un bambino e lasaggezza del vecchio taoista; forsequesto è dovuto a quel mix del tuoessere orientale unito a quel po’ dioccidente che hai assimilato daEmanuela.Siamo anche convinti che il tuo amoreper Emanuela abbia influito (benefica-mente) sul tuo carattere, così comequello di Emanuela per te, assiemealla sua forza d’animo, sia riuscito afarti vincere tante timidezze, tanteritrosie, così da riuscire a costruire conlei quello che avete costruito… non timeravigliare, ne vuoi un esempio?Stefano e Alessandro. Ne vuoi unaltro? L’amore di tutti quelli che vihanno conosciuto anche solo perbreve tempo, in équipe e al di fuoridell’équipe.Basta, ora smettiamo, avessimo potu-to dirti queste cose a voce saremmostati più chiari ma non ce ne hai datoil tempo, comunque sappiamo cheriuscirai a leggere anche quello chenon siamo riusciti a scriverti.

Ciao Jo’, continua a volerci bene e…arrivederci.

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misteri dell’alleanza

e della comunione

ari amici,oggi viviamo il tempo dellaNuova ed Eterna Alleanza!

Si, da circa duemila anni rinnoviamoogni giorno l’alleanza che Dio ha sigil-lato con il Suo popolo nel sangue delSuo unico Figlio. Ogni volta che cele-briamo l’Eucaristia commemoriamoquesta alleanza nuova ed eterna. Daallora, e contrariamente alle alleanzedell’Antico Testamento, Dio non ne hapiù proposte altre al suo popolo elet-to. Per di più, e ce lo dice Gesù stessoquando parla dell’offerta viva che sipropone di fare con il Suo corpo e conil Suo sangue, questa volta si tratta diuna allean-za eterna.

E’ questoche ci toc-ca in modoparticolareal momen-to di scri-

vere questa lettera. Una alleanza eter-na! Che non sarà mai ritrattata!Un’alleanza perfetta!

Anche noi possiamo interrogarci:come vi rispondiamo, visto che vivia-mo ancora oggi in questa alleanza?Essa è presente nel nostro cuore? Onoi siamo “gente testarda e pagana nelcuore e nelle orecchie” che non vuolericonoscere l’Alleanza e sempre oppo-ne “resistenza allo Spirito Santo, come inostri padri?” (Atti 7, 51)

Come coppie cristiane siamo inseritinel quadro dell’Alleanza. Abbiamostretto un patto con il Signore al

m o m e n t odello scam-bio del no-stro con-senso. La vera cheportiamo aldito ne è ilsegno.

Priscilla e Jean- Louis Simonis - ERI

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Tilman Riemenschneider Ultima cena

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Rivolgendosi ai responsa-bili del Movimento nelgennaio del 2003 a Roma,il Papa ha esortato le cop-pie delle équipes “a pesca-re la loro forza nellaEucaristia, fonte del matri-monio cristiano e modello per il loroamore”.

Quando nella celebrazione eucaristicail sacerdote pronuncia “fate questo inmemoria di me”, noi non possiamonon entrare nel mistero di comunionetra Dio e l’umanità, tra il Signore e lanostra coppia. Fate questo in memoria di me, signifi-ca proprio che dobbiamo donarci l’unl’altro come Cristo si è donato, corpoe sangue. Per amore si è offerto inte-ramente, sigillando cosi un legameindistruttibile. È in questo dono totale che l’alleanza“esiste”, e nel quale essa dimora eter-namente. Mentre per il “mondo” lamorte trionfa, per noi cristiani, Cristo

ci dà la vita attraverso laSua risurrezione.Se tutte le alleanze di Diocon il suo popolo sonoportatrici d’amore, di vitae di speranza, la nuovaalleanza apre alla vita

eterna fino al Suo ritorno.Possiamo dire, quindi, come SanPaolo: “La nostra capacità viene da Dio,che ci ha resi ministri adatti di unaNuova Alleanza, non della lettera madello Spirito; perché la lettera uccide, loSpirito dà vita”. (2 Cor 3-6)Cosi, cari amici, vi esortiamo, ripren-dendo le parole del Papa, a ritrovarenella celebrazione regolare del-l’Eucaristia “l’audacia necessaria perl’accoglienza, per il perdono, per il dialo-go e per la comunione dei cuori”(Udienza pontificale ai responsabilidel Movimento, Roma 20 gennaio2003).

Vi abbracciamo calorosamente e viricordiamo nella nostra preghiera.

“ fate questo inmemoria di me”,significa proprioche dobbiamodonarci l’un l’altro come

Cristo si è donato

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viverel’Eucarestia

el suo discorso alle Equipes,nel gennaio 2003, il Papa legafortemente la vita e l’impegno

delle coppie alla partecipazione allaEucaristia: “Mistero d’alleanza e dicomunione, l’impegno degli sposi li invi-ta a trarre la loro forza dall’Eucaristia,“fonte del matrimonio cristiano”(Familiaris Consortio n° 57) e modelloper il loro amore. In effetti, i diversimomenti della liturgia eucaristica invita-no gli sposi a vivere la loro vita coniuga-le e famigliare sull’esempio di quella diCristo, che si dona agli uomini peramore. Essi troveranno in questo sacra-mento l’audacia necessaria per l’acco-glienza, per il perdono, per il dialogo eper la comunione dei cuori” (n° 4).

Queste riflessioni di Giovanni Paolo IIfanno pensare all’insistenza di PadreCaffarel sui legami tra la vita della cop-pia sposata e l’Eucaristia. In aggiuntaall’esortazione del Papa, vi propongodi rileggere qualche passaggio ripresodal numero speciale dell’ Anneau d’Orintitolato “Il Matrimonio questo grandeSacramento” (anno 1963), dove ilnostro fondatore invitava a rifletteresul senso della pratica eucaristicanella vita delle coppie.“L’unione tra due esseri, lo sapete bene,vale per quello che mettono in comune.

Ora voi che traete dall’Eucaristia la vitastessa di Cristo, è proprio questa vita chedovete mettere innanzitutto in comune.Questa vita è in voi stessi, è una gioiosaconoscenza del Padre, sorgente d’amorefiliale. Ma essa è anche amore delle crea-ture, di tutte le creature: l’ammirazione,la pietà, la tenerezza del Signore vi abita.E dal momento che è volontà di Dio che viamiate l’un l’altro con un amore privile-giato, l’amore per il vostro coniuge è ilprimo ad essere trasformato dalla graziadell’Eucaristia. Essa gli dà purificazione,affinamento, rinnovamento di vita. Essavi porta a desiderare, per colui che amate,molto di più di quello che ambiscono glisposi più innamorati, ma che ignorano lapromessa di Cristo, cioè l’amore e la gioiadi Dio, la Santità” (pag.254).

Più avanti Padre Caffarel va all’essen-ziale del senso della comunione conCristo: ”L’atto attraverso il quale Cristosi è offerto una volta per tutte sulCalvario esprimeva un suo stato d’ani-mo profondo, l’essenza della sua vitainteriore, il suo dono al Padre, gioioso epermanente, sempre attuale. Se Cristorinnova questo atto nella Messa, se vichiama per parteciparvi, è perché vuoleche il Suo sacrificio penetri nelle profon-dità carnali e spirituali della vostra cop-pia, al fine di creare in voi uno stato d’a-

Padre François Fleischmann, Consigliere Spirituale ERI

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non conoscerà mai lamorte” (Gv 8,52). Perché le coppie cristianenon manifestano la stessavenerazione verso ilVangelo e verso l’Eucari-stia e lo stesso zelo nelricorrervi? San Giovanni Crisostomo,rivolgendosi ai suoi fede-li, domandava che a casaloro fossero sempre servi-te due tavole: “Di ritornonelle vostre case, apparec-chiate due tavole: l’una conil nutrimento per il corpo,l’altra per il nutrimentodella Sacra Scrittura” (pag.235).Mi spiacerebbe aggiunge-re oggi altri commenti aquesti testi.

nimo permanente di offertaal Padre” (pag.261).

Quando il Papa evoca “ledifferenti fasi della litur-gia eucaristica”, ci ricordaanche che la tavola dellaParola è inseparabiledalla tavola del Pane diVita. Qui possiamo ricor-darci del Padre Caffarelquando esortava le cop-pie a gustare la Parola diDio come vero nutrimen-to: Cristo ha detto: “Chimangia la mia carne e beveil mio sangue ha la vitaeterna” (Gv 6,54). Ma hadetto anche in terminipressappoco identici:”Chi osserva la mia Parola(cioè la legge e la medita)

di ritorno nellevostre case,

apparecchiatedue tavole: l’una con il nutrimento per il corpo, l’altra per il

nutrimento dellaSacra Scrittura“

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la presadi Bogotà

ll’inizio dell’anno2003 è nata un’idea nelle équipes

di Bogota (Colombia);idea che all’inizio si pro-poneva di creare diffu-sione del Movimento inciascuna delle parroc-chie a cui appartengonogli équipiers. Però dopouna profonda riflessioneè stata presa la decisio-ne di non dare la prioritàalla creazione di nuoveéquipes, ma di offrireuna testimonianza cri-stiana di ciò che hasignificato l’appartenen-za al Movimento nellanostra vita di coppia;nello stesso tempo diaiutare le coppie a pren-dere coscienza della loroappartenenza alle Equi-pes Notre Dame, dellaforza del lavoro in équi-pe e della necessità diproiettarsi al di là dellanostra équipe di base.Fu cosi che la formazio-ne di nuove équipes fuconsiderata semplice-mente come un eventua-

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le risultato.A questo fine sono staticreati dei corsi di forma-zione per coppie pilota,sono stati preparati deigruppi di coppie infor-matrici, delle équipesd’informazione di preticonsiglieri spirituali, so-no state fatte delleriunioni per la diffusio-ne. Tutto questo nuovolavoro l’abbiamo chia-mato “la presa diBogotà”; nello stessotempo gruppi formati dadue coppie erano pre-senti nelle parrocchie intutte le messe domeni-cali. Dopo la presenta-zione fatta dal celebran-te queste coppie davanouna breve testimonianzadi vita nel Movimentodelle END.

Oggi dopo otto mesidalla già storica presa diBogotà ecco il risultati incifre di questo lavoro:45 équipes partecipantidi Bogotà.200 coppie partecipanti.

68 parrocchie visitate(20% delle parrocchiedella città).380 coppie iscritte peressere informate.20 nuove équipes forma-te fino ad oggi (settem-bre 2003, in media 6coppie per équipe).36 coppie integrate nelleéquipes già formate.14 nuovi ConsiglieriSpirituali.La totalità delle coppieiscritte sono state infor-mate in riunioni a casadegli équipiers e tra lecoppie che hanno mani-festato l’interesse adentrare nel Movimentone restano ancora 45 dacollocare.

Rendiamo grazie alSignore e alla VergineMaria per i frutti chequesta iniziativa ci hadato; questa iniziativa èstata presa come model-lo in altri Settori dellaRegione adattandoli alleesigenze particolari diogni luogo.

Clarita y Edgardo Bernal FandinoCoppia responsabile

Regione Centro della Colombia

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Nella pagina accanto: Belisario Corenzio - Le nozze di Cana

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er questo incontro si è scelto ilneonato Settore di Altamura-Potenza, della Regione Sud-

Est, dove ci siamo dati appuntamen-to venerdì 30 gennaio ospitati daglistessi responsabili, Mariolina eLorenzo Lorusso, che hanno genero-samente messo a disposizione laloro casa e, validamente coadiuvati,ci hanno colmato di attenzioni in unclima di fraternità. Esprimiamo anco-ra una volta un vivo ringraziamento aloro e a tutto il Settore che ci haospitati. Purtroppo non eravamo alcompleto: Padre Salvatore era giàimpegnato con un altro “gregge”.Abbiamo iniziato con la cena e laconsueta messa in comune, momen-to che si rivela sempre caratterizzatoda un profondo ascolto e da unacondivisione autentica.L’incontro è ricominciato la mattinadel Sabato con la preghiera, moltointensa e partecipata, seguita da uninteressantissimo scambio di rifles-sioni sul tema di studio, e quindidagli argomenti all’ordine del giorno.Per prima cosa abbiamo cercato dimettere a punto gli ultimi dettagliper l’organizzazione delle prossimeSessioni, dedicandoci poi a lungoall’ascolto delle situazioni regionali;ne riportiamo qui solo un piccolo

verbale della riunione

di Equipe Italia

“distillato”, per ovvi motivi di spazio.

Nord Ovest ACollegialmente completato il proces-so di “regionalizzazione” di una seriedi attività e competenze che, tipica-mente, sono compito dei Settori:organizzazione integrata di 3-4 ritirispirituali all’anno (aperti a tutti, aprescindere dal Settore di apparte-nenza), unificazione del Sito Internet(regionale e non più settoriale), delcorso per Coppie Pilota e dell’incon-tro dei Consiglieri Spirituali. Loscopo è quello di dare maggiore pro-fondità e qualità ai momenti ed alleattività comuni, creare maggiorscambio tra le équipes di base esfruttare meglio le “risorse umane” adisposizione. Certamente questaimpostazione sta funzionando benein una Regione, come appunto que-sta, di piccole dimensioni, ad altadensità di équipes e con una lungastoria nel Movimento; difficoltàindubbie si presenterebbero inRegioni più vaste e disomogenee. In Equipe Regionale sono stateanche fatte una serie di considera-zioni, sulla partecipazione alle recen-ti giornate di Settore ed alle “équipesmiste” ad esse collegate, che merita-no un approfondimento di riflessio-

Altamura - 30 Gennaio - 1 Febbraio 2004

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taggio), che erano stateinvitate perché mettesse-ro in comune il loro lavoroal fine di riflettere insiemesulle motivazioni, i valori,i progetti e la prassi di dif-fusione nella Regione.Dalla condivisione di que-sti scambi e riflessioni ènata l’idea di preparareper il prossimo anno unamini-sessione su diffusio-ne e pilotaggio. L’EquipeRegionale sta riflettendoinoltre sul documento chetratta della collegialitànelle END.Un gruppo di coppie sta

visionando il materiale sulSacramento e sul Sacramento delMatrimonio - a suo tempo prodottodall’équipe di servizio “Aquila ePriscilla” - nell’intento di ricavarneun tema di studio che si spera possaessere pronto per Settembre.Prosegue la diffusione del Movimentoin Sardegna e a giorni partirà in pilo-taggio una nuova équipe.

Nord Est AIn Regione non vi sono particolariproblemi ed il clima nell’EquipeRegionale è buono: si cerca di privi-legiare il rapporto tra le coppieresponsabili anche con incontri d’a-micizia per favorire la conoscenza edil sostegno reciproco. Nella Regionesi sta concentrando sempre più l’at-tenzione sul significato dei vari servi-zi, cercando di mantenere una “for-mazione permanente” sia con temi distudio nelle Equipes di Settore e diRegione, sia con la proposta diSessioni regionali a hoc.

ne sullo spirito con ilquale si partecipa a que-sti eventi, che sono colle-gati ed unitari e vengonoinvece percepiti comealternativi, e sulle per-plessità che ancora susci-ta, in alcuni, la scelta ditematiche sociali giudi-cate estranee alla spiri-tualità di coppia.Sempre più evidenteinoltre il divario tra leéquipes storiche, parteci-pi e disponibili ai servizi,aperte ed attente alsociale, ma con problemilegati all’età che avanza,e le équipes di nuova formazione,molto concentrate all’interno delloro gruppo ma poco comunicativedelle loro pur bellissime esperienzeperché, di fatto, non partecipanomolto ai momenti comuni e stentanoad accettare i servizi all’interno delMovimento. L’attenzione è stata quin-di focalizzata, oltre che sulla qualitàdei pilotaggi, anche sulla modalità diingresso nel Movimento, come impor-tante momento di presa a carico daparte di Collegamenti e Settori.

Nord Ovest BNella Regione non ci sono novitàrilevanti rispetto alle notizie prece-denti: nei Settori si sta lavorando allapreparazione delle giornate diSettore, all’organizzazione dei ritirispirituali, delle giornate di collega-mento, alla preparazione degli incon-tri con i consiglieri spirituali. All’ultima riunione dell’EquipeRegionale erano presenti anche le cop-pie DIP (diffusione, informazione pilo-

anche questavolta abbiamoragionato alungo per produrre e organizzare

una Sessione di qualità

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un buon clima di colle-gialità, altre devonoancora trovare il proprioritmo e prendere co-scienza piena della pro-pria funzione. Lo scam-bio di idee ed esperienzecon coloro che sonointervenuti agli incontriè stato utile.Ci sono poi due iniziati-ve in cantiere: la prima sipropone di far incontrarele coppie che si occupa-no di diffusione e pilo-taggio nella Regione, peravviare un confronto; laseconda, di lanciare una

minisessione regionale (nel 2005),cui invitare una coppia per équipe,per affrontare il tema dell’apertura edella comunicazione di ciascunaéquipe nei confronti delle altre, chie-dendo una riflessione sul valore del-l’apertura al Movimento e sulle formeper realizzarlo. In parecchi Settori (Brescia, Padova,Verona) sono in corso pilotaggi concoppie giovani che danno la sensa-zione che lo spirito END si diffonda esi rinnovi. Qualche difficoltà a trova-re una coppia che sostituisca gliattuali responsabili di Settore in sca-denza a Verona e a Brescia. Per glialtri servizi la disponibilità nonmanca: forse quello di CoppiaResponsabile di Settore viene imma-ginato più gravoso di quanto in effet-ti non sia.

CentroIn questa Regione si evidenzia parti-colarmente la varietà e la differenzatra i vari Settori. Alcuni piccoli e/o

Resta anche in questa,come in altre Regioni, ladifficoltà di “vivere” ilMovimento partecipandoai momenti allargati(Sessioni nazionali, re-gionali, etc.). Occorresempre fare i conti con lediverse realtà delle cop-pie, ma perdere occasionidi confronto e approfon-dimento sul nostro esserecoppia cristiana è un veropeccato! Per ciò che con-cerne l’organizzazione, sipone particolare attenzio-ne alla gestione futura delSettore di Milano, che haraggiunto dimensioni numeriche eterritoriali molto ampie, ed alla suc-cessione nei servizi (sono infatti inscadenza due responsabili di Settore,ed i responsabili regionali con il con-sigliere spirituale).

Nord Est BMolti Settori hanno organizzato l'in-contro per le Coppie Responsabilid’équipe sulla base del documentoscritto da Equipe Italia per le mini-sessioni dell'anno scorso. Pare siarisultato una buona base per il con-fronto.Quest’anno l’Equipe Regionale hadeciso di incontrarsi, durante le pro-prie riunioni, la sera del sabato contutta l'Equipe del Settore ospitante,chiedendo alle coppie di collega-mento di fare il punto sulla situazio-ne. L’intenzione è di creare unmomento di verifica e di stimoloriguardo al funzionamento delleEquipes di Settore: mentre infattialcune funzionano ottimamente in

sul tavolo vengono poste

alcune questioni: possibili divisionidi alcuni Settorie forse eventualiaccorpamenti di

altri

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del Settore Puglia A (Barie dintorni), che ha gene-rato il Settore Altamura-Potenza, è ormai una real-tà operante a pieno ritmoe pare che abbia portatouna ventata di aria nuovanella zona. In tutti iSettori le attività tipichedel Movimento si stannosvolgendo con un buonimpegno.

Sud OvestRealtà regionale moltovariegata, e non solo per

estensione di territorio, vede in questiultimi anni una vera e propria esplo-sione del Movimento in Campania, gra-zie ad una capillare opera di diffusionenonché al coinvolgimento di moltisacerdoti e religiosi. Questo Settoredovrà ora convogliare le forze nel con-solidare le équipes esistenti, che sono,per la maggior parte, formate da giova-ni coppie. In Calabria e Sicilia invece, nonostantel’impegno profuso, si fatica a far svilup-pare il Movimento per obiettive diffi-coltà socio-ambientali, che riguardanoanche la Chiesa locale. In tutti i Settorisi stanno svolgendo le attività pro-grammate; particolarmente ricco di ini-ziative e stimoli l'Intersettore Romano.In Equipe Regionale un accento par-ticolare è stato posto sull’importan-za del collegamento, e su qualcheproblema del pilotaggio, a volte unpo’ troppo personalizzato. Altra pro-blematica emersa, ma sentita anchein altre zone, sembra essere lo scar-so senso del Movimento (percepitocome realtà lontana e poco interes-sante) delle équipes giovani, che

dispersi sul territorio,altri grandi ed in conti-nua crescita che comin-ciano ad accusare diffi-coltà per l'elevato nume-ro di équipes che li com-pongono.La Regione è attualmentecomposta da nove Settorie, prima di pensare ad uneventuale, ulteriore au-mento numerico dovutoagli sdoppiamenti, chepotrebbe comportare an-che una diversa organizza-zione della Super RegioneItalia, occorre fare molto bene il puntodella situazione, per razionalizzare iltutto ed evitare di disperdere energiepreziose. Una riflessione su questoargomento sarà perciò oggetto di unodei prossimi incontri di Equipe Italia. In tutti i Settori fioriscono iniziative,in particolare riflessioni sui servizi,giornalini di Settore…Particolarmente incoraggiante l' invi-to ricevuto da qualche Vescovo adintensificare la diffusione delMovimento: sarà un exploit?Comunque i due Settori delleMarche si stanno “attrezzando”:hanno infatti già avviato un corsoDIP (diffusione, informazione, pilo-taggio). Alcuni pilotaggi in corsoanche nei Settori più piccoli e terri-torialmente più isolati.

Sud EstLa vitalità del Movimento in questaRegione è discreta, e i vari Settori cer-cano di fare una diffusione…lenta madi qualità, trovandosi tra l’altro spessoad affrontare il problema della scarsitàdi consiglieri spirituali. La divisione

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regionale unaccento

particolare èstato posto

sull’importanza del collegamento

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Stefano Titta, ConsigliereSpirituale di Regione, perparlare di un progettoeventuale di diffusione inAlbania. Mai dire mai….Poi un giusto e meritatoriposo nelle case di chiospitava.Domenica mattina, dopola preghiera delle lodi, siriprende subito con gliargomenti all’ordine delgiorno, anche per viadegli orari dei voli di rien-tro, che non lascianomolto margine.

Si affrontano con piglio deciso la pre-parazione di nuovi temi di studio, ilruolo della coppia di collegamento, leproblematiche relative alla carenza diconsiglieri spirituali, ecc.Tocchiamo con mano quante e qualisollecitazioni, proposte, quesiti ciarrivino dai Settori, e ci adoperiamoa suggerire soluzioni, strategie, per-corsi possibili, convinti sempre piùche nell’impegno del servizio condi-viso sia racchiuso un grande dono.Ormai il pranzo prima della partenzaè già sulla tavola e un gran senso dirilassamento si impadronisce di tuttinoi: “anche questa è fatta” verrebbeda dire. Ma siamo consapevoli che èsolo un pezzo di cammino, e cheancora tanto ne percorreremo insie-me, dentro e fuori dal servizio.Gli amici Altamurani ci deliziano coiloro manicaretti; con la bocca ancorapiena cominciamo a salutare: è ilmomento degli abbracci.Fuori c’è un bellissimo pomeriggiod’inverno, sole e freddo secco, eognuno riparte per tornare a casa. Dicasa in casa.

poco partecipano aimomenti comunitari. Sicercherà di sondare lecause di questo atteggia-mento, anche per faremergere bisogni enecessità cui siamo chia-mati a rispondere.

Ascoltando, discutendo eriflettendo sulle varie pro-blematiche regionali, con-cordiamo sul fatto che ènecessario cercare semprel’equilibrio tra la grandericchezza di creativitàdiverse presenti sul nostro territorio,che vanno incoraggiate, e la necessitàdi richiamarsi continuamente al meto-do e alla sua profondità, per non corre-re il rischio di creare delle esperienzeche nulla hanno a che fare con la ricer-ca di una spiritualità di coppia. Alle diciotto gli amici di Altamura civengono a prelevare per andare aFornello, una piccola parrocchia dicampagna, presso la quale avràluogo la celebrazione eucaristica el’incontro con il Settore e…con gliéquipiers arrivati da Potenza, da Barie da Bitonto.Clima indimenticabile, partecipato ecommovente, con una menzione parti-colare al celebrante Don Saverio(Consigliere Spirituale del Settore) ed aicanti, veramente coinvolgenti.Durante l’incontro, oltre alla consuetapresentazione reciproca, vengonoproiettati, con l’ausilio del video e diUgo Marchisio che li ha “confezionati”,gli ultimi dati sul Movimento nazionaleed internazionale. Dopo la solita “cenasobria” (quando mai?!), abbiamo avutoun interessante scambio con Padre

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talia si affrontano con

piglio deciso lapreparazione dinuovi temi distudio, il ruolodella coppia dicollegamento

Padre Angelo Epis - Reggio Calabria 5

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Tobia e Sara:la forza terapeutica

dell’amore

dna disse a Tobia: “Figlio eparente carissimo, che il Signoreti riconduca a casa e possa io,

finché vivo, vedere i tuoi figli e quelli dimia figlia Sara prima di morire!Davanti al Signore ti affido mia figlia incustodia. Non contristarla in nessungiorno della sua vita. Figlio, va’ in pace.D’ora innanzi io sono tua madre e Saraè tua sorella. Possiamo tutti insiemeavere buona fortuna tutto il tempo dellanostra vita!” . (Tobia 10, 13).

Entriamo nella casa di Raguele eEdna mentre prendono congedoda Tobia e Sara che si appre-stano a tornare da Tobi eSara. Tre storie difamiglie alle qualiguardiamo per ri-scoprire la spe-ranza che ognigiovane coppiasuscita inizian-do il suo cam-mino. Una sto-ria d’amore cheinizia e poi siconsolida con labenedizione delmatrimonio èsempre annun-cio di speranza

per la società intera. Come Tobia e Sara, non siamo, tutta-via, fuori dalle vicende storiche perso-nali e comunitarie che viviamo ognigiorno. Mentre scrivo e rileggo questenote giungono le notizie che hannocolpito tutti noi nelle settimane scor-se: la morte di Joseph, la strage diMadrid, la sofferenza e morte di amici,le stragi quotidiane… Il cuore si strin-ge e il pensiero va anche alle tantealtre storie di dolore che segnano lavita di ciascuno di noi. Vi sono anchenotizie che danno speranza e forza per

continuare un cammino di impe-gno e di cambiamento.

Soprattutto sta davanti anoi la Pasqua, la ri-

surrezione diGesù puntofermo e sicu-ro di riferi-mento perogni nostrastoria. Le situazionidi dolore, disperanza e digioia ci con-ducono nellastoria di Tobir a c c o n t a t adal libro di

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Nicolas de Verdun Resurrezione

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te Un’ordinata vita matri-moniale: un progettodi coppia, un progettodi famiglia“Mi sposo con retta inten-zione”. Con queste paroleTobia esprime la volontàdi iscrivere l’incontro dicoppia dentro il progettodi Dio sull’uomo. Il pro-getto cioè di rimanerefedele all’altro e di donar-gli quella comunione cheproviene da Dio. Le paro-le di Tobia rispecchiano lapreziosa eredità conse-gnatagli dal padre Tobiprima di partire. Nelleraccomandazioni ricevutevi è la preoccupazionedell’anziano padre di con-segnare un progetto di

famiglia solida fatta di comunanza diideali, di valori e basata su una fedeforte che dà speranza per il futuro. Il giovane figlio, inizialmente incerto etitubante ora diventa l’uomo capacedi scelte e di orientamenti che fannoproprie le indicazioni del padre.Questo bagaglio prezioso che costi-tuisce il progetto della nuova famigliacontiene impegni personali e sociali. È necessario guardarsi dall’orgoglio,dalla superficialità, dall’incuria versola famiglia e dalla pigrizia che condu-ce alla miseria. Contiene, poi, l’invitoa lavorare per il bene della societàattraverso l’elemosina e la solidarietà(cfr. Tb 4,13- 18). Un progetto di famiglia deve ogni gior-no imparare ad attingere al bagagliodella vita, della propria esperienza persperimentare e condividere con l’altrola costruzione di un mondo nella

goscia della sessualitànon possono nulla controcoloro che affrontano lavita matrimoniale con laprofonda consapevolezzadella sacralità del rappor-to, del matrimonio comevocazione.Riprendendo testi del sal-terio e soprattutto rifa-cendosi ai primi capitolidella Genesi Tobia e Sararicordano che “Non è beneche l’uomo sia solo” e rico-noscono così il dono diDio che sono l’uno perl’altra. In questo testo vi è unpiccolo manuale dellapreghiera di coppia: lalode a Dio, il senso dell’u-nione sessuale, il piacere,il vivere nella verità l’amore, il donodella fecondità, il desiderio di un’u-nione in una vita lunga e nella gioia. Ilracconto con questa visuale di pre-ghiera dà alla vita coniugale una let-tura che porta a vivere tutti i suoiaspetti, personali, comunitari, socialiin un’ottica di comunione e collabo-razione con Dio nella procreazione,nella costruzione della società, nellavalorizzazione dei doni che Egli haposto in ciascuno di noi, come uomi-ni, come donne, come testimoni direaltà che ci superano.La preghiera di Tobia e Sara ci riportaal nostro pregare fatto spesso di corsao staccato dalla vita. Questa giovanecoppia ci indica una vita che diventapreghiera, con un progetto che attra-verso la preghiera sa porre Dio comecostante punto di riferimento.

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è necessarioguardarsi

dall’orgoglio,dalla

superficialità,dall’incuria

verso la famigliae dalla pigrizia

che conduce allamiseria

ra il risentimento ediventa paziente e opero-sa attesa della manifesta-zione di Dio.Le relazioni che si intrec-ciano nel libro di Tobiatoccano le tante sfaccet-tature della vita: il ma-trimonio, i beni dellaterra la malattia, lasocietà,… Tutto conducead una ferma convinzio-ne: la storia è nelle manidi Dio; Egli non deludele preghiere dei suoifigli: “Quando tu e Sarastavate pregando, io pre-sentavo l’attestato dellavostra preghiera davantialla gloria del Signore”(Tb 12,12).

La forza della preghieraLa preghiera, uno dei punti forza dellaspiritualità delle END, segna anchel’inizio della vita insieme di questagiovane coppia (Tb 8,1-9). E’ uno deitesti più conosciuti di Tobia ed èusato nella liturgia del matrimonio: lapreghiera dei due sposi nella nottedel matrimonio. In realtà la preghierae l’abbandono in Dio fanno da filigra-na nelle storie dei vari personaggi. Lavittoria sul male che lega Sara e leimpedisce di sposarsi è vinta oltreche dai consigli e dai rimedi indicatidall’angelo a Tobia, dalla preghierafiduciosa.L’unione dei due sposi viene cosìposta sotto la custodia del Signore. Lascena raccontata dal testo è solenne; idue sposi stanno per realizzare “l’esse-re una carne sola”. L’autore, attraversola preghiera ricorda come il male, l’an-

Tobia.L’anziano padre vive ledomande drammaticheche tutti noi andiamoponendoci, ma tracciaanche il percorso per cre-scere nella speranza. Tobiè il giusto in crisi: perchécamminare nella giustizia,se poi al giusto capitanodisgrazie e difficoltà comeagli empi? E ancora qualesperanza per un giovanefiglio chiamato a guardareil futuro privo dell’aiutodel padre e della presenzasicura di una comunità?

Il mio bene è Jahwè.I nomi Tobi e Tobia signi-ficano: il mio bene èJahwè. Essi ribadiscono intutto il racconto la vicinanza e laprovvidenza divina. Nella vicenda diTobi si riflette anche la vicenda diIsraele e, in qualche modo, quella diogni credente. Il racconto è come undiario di fede di un credente deporta-to che ha camminato nella rettitudinee nella carità verso i suoi fratelli. Ilcammino del giusto avviene nellacittà straniera e nemica; nonostantequesto continua a seguire gli insegna-menti di Dio. Tobi scava nella memo-ria e trova i segni di un percorso trac-ciato dai padri e un’educazione allafede ricevuta nella famiglia. Rimastoorfano sin da piccolo ha imparato acomprendere ciò che è essenziale: lavolontà di Dio. Essa passa attraversorinunce, ma anche attraverso la gioiadella vita: gli affetti, i beni, la solida-rietà. Anche la solitudine nel viverevalori non riconosciuti da altri supe-

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le relazioni chesi intrecciano nel

libro di Tobiatoccano le tante

sfaccettaturedella vita:

il matrimonio, i beni della terra

la malattia, la società

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- Essere disposti a co-struire un mondo miglioreesponendosi in primapersona.- Non confidare nelle soleforze personali, ma fidarsidi chi abbiamo accanto.- Confidare nel Signore inogni circostanza dellavita.Questo vademecum por-terà la giovane coppiaalla decisione dei distac-chi e delle scelte neces-sarie. Il distacco primadai genitori di Sara e poile decisioni in vista del-l’incontro di Tobi rendo-no la giovane coppiacapace di leggere insie-

me la vita.

Entrando nella casa di questa giovanecoppia si schiude un mondo di rela-zioni nuove per loro e per gli altri.Come si diceva all’inizio, la vicendanarrata da questo libro riguardaIsraele, ma riguarda ogni credente. Daquesta vicenda dobbiamo entrarenelle nostre case e in qualche modonelle nostre équipes. La riscoperta degli strumenti che civengono consegnati dalla nostraesperienza ci guida a valutare e viverela storia con nuova speranza. Il testa-mento spirituale di Tobi, che avremomodo di rileggere più avanti, si rivelaprezioso per il figlio nelle fasi succes-sive. Il testamento spirituale delleéquipes che ci hanno preceduto è unostrumento di lettura e di impegno dacondividere in una società che haurgente bisogno della terapia dell’a-more per avere e dare speranza.

volontà di Dio. Questoprogetto è guidato dallaregola “Non fare a nessu-no ciò che non piace ate”. Esso è posto a difesadella persona vicina edegli altri per non caderenell’egoismo.

Un percorso educativoe una maturità deci-sionaleNel testo di Tobia e nellastoria dei due giovanisposi va sottolineatoanche un particolare per-corso educativo affettivo -relazionale. La maturazio-ne che avviene in unacoppia e naturalmente inogni uomo è un percorso. Esso avvie-ne attraverso incontri con altre perso-ne che di volta in volta richiedonoconfronti: la scelta del compagno diviaggio, il confronto con il padre, conil mondo esterno. Questo percorsorichiede capacità di decisioni cheprima o poi Tobia e Sara saprannoprendere. Non va dimenticato che chiresta perennemente sospeso e nonsceglie trova delle guide che si offro-no e ne resta invischiato. La sapienza passa dalla capacità divivere una vita che sfugge la superfi-cialità e diventa capace di opzioniconvinte e fedeli. In questo percorso educativo la com-pagnia dell’altro e di altri diventascuola di vita dove si è capaci di com-prendere che anche le situazioni piùparadossali sono occasioni di fortunache cambiano la vita. In questo itine-rario vi è ancora una volta un manua-le per educare e lasciarsi educare.

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tela sapienzapassa dalla

capacità di vivere una

vita che sfuggela superficialità e diventa capace

di opzioni convinte e fedeli

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famiglia tra problemi e risorse:

come sostenerla?Don Paolo Mirabella

Introduzione

e coppie di giovani sposi costi-tuiscono un’indubbia risorsaper la Chiesa e per la società,

ma contemporaneamente esigonoche l’una e l’altra le offrano il soste-gno di cui hanno bisogno. Rifletteresull’aiuto che si può dare loro,implica, seppure in forma concisa,la riflessione sulle condizioni nellequali oggi si trova la famiglia.Considereremo pertanto le sue tra-sformazioni, per raccogliere poi lerisorse che essa possiede e quindisuggerire alcune forme di sostegnoche le si possono offrire, in partico-lare da parte dei Movimenti eccle-siali.

1. Trasformazioni della famigliaLe trasformazioni della famiglia sonolegate innanzitutto al modello relazio-nale vissuto all’interno della coppia.Anche solo nell’arco del XX secolo siè passati dal modello subordazionisti-co, che poneva la donna in una condi-

zione di subordinazione, a quello pari-tario prodotto dall’emancipazionefemminile e volto a superare ogni dis-criminazione fino a negare la stessadifferenza sessuale, per raggiungerequello della complementarietà chesostiene il riconoscimento della diffe-renza come completamento del biso-gno, fino al modello che si sta attual-mente affermando, quello cioè dellareciprocità che riconosce il senso dualee contemporaneamente unitario dellarelazione tra soggetti simili (ugualinella differenza).Insieme a queste trasformazioni ècambiata anche la modalità mediantela quale si costituisce la coppia. Si èinfatti passati dalla prassi dei matri-moni combinati, a quella in cui eracomunque richiesta l’approvazionedelle famiglie di origine, per raggiun-gere la forma odierna della libera scel-ta da parte dei diretti interessati, conil rischio però di un’emarginazionedella famiglia di origine.Non mancano poi quelle che potrem-mo definire le trasformazioni “istituzio-

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Don Paolo è docente di Teologia morale alla Facoltà Teologica di Torino, ReferenteRegionale per la Pastorale familiare e consulente etico della Associazione di educazionedella affettività e della sessualità (Progetto AMOS).

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te Distinguiamo due generidi difficoltà: quelle chehanno una loro originesociale e quelle chepotremmo definire costitu-tive della famiglia stessa.a. Problemi di originesocialeOggi assistiamo ad unaglobale riduzione delsostegno alla famiglia: lasocietà e la politica nonprovvedono più a suppor-tare la famiglia in nomedell’autonomia dell’indi-viduo. Il vantaggio di que-

sta situazione è quello di una noninterferenza dello Stato nelle sceltedei singoli cittadini in materia diaffetti, ma contemporaneamente halo svantaggio di trattare la famigliacome “questione privata”.Insieme a questo senso di “abbando-no”, la ristrettezza imposta delle politi-che familiari (riduzione degli assegnifamiliari, dell’assistenza scolastica,degli sgravi fiscali, e l’aumento deicosti per la scolarizzazione, per lasanità...), la flessibilità richiesta dallavoro (disponibilità di trasferimentoe/o di cambiamento di lavoro), le fru-strazioni professionali, le difficoltà eco-nomiche, o legate anche solo al reperi-mento dell’abitazione... creano un climadi destabilizzazione che ricade, adiversi livelli, sulla famiglia. Essa viveun senso di precarietà ed accumulaun carico di tensioni che non sembraavere uguale in altre epoche. Talesituazione si manifesta, non da ulti-mo, in una sorta di preoccupato timo-re rispetto alla generazione dei figli.b. “Difficoltà” interneLe difficoltà interne alla famiglia sono

nali” della famiglia.Assistiamo oggi allamessa in discussionedella dimensione istitu-zionale del matrimonionella convinzione cheesso rappresenti, più cheun sostegno, una minac-cia all’amore. Così, allafamiglia fondata sul matri-monio (religioso e/o civile)che produce vincoli giuri-dici, si è affiancata laprassi della convivenza(prematrimoniale) e quel-la delle cosiddette coppie“di fatto” i cui unici vincoli sono quelliaffettivi. Non da ultimo vanno consi-derate le trasformazioni istituzionaliintrodotte dall’istituto del divorzio cheregistra giuridicamente la fine di unrapporto matrimoniale.Da queste osservazioni non è difficileconstatare che, nella stabilità di alcu-ni suoi elementi costitutivi, la fami-glia appare un organismo dinamicosoggetto al cambiamento.

2. Problemi apertiA fronte di questa situazione la paro-la che ricorre con una certa frequenzaè quella che sostiene la “crisi” dellafamiglia. Da parte nostra siamo dispo-sti ad assumere questo termine a con-dizione però di non intenderlo unica-mente nella sua accezione negativa didissolvimento, ma nel suo significatoetimologico che indica ciò che si trovain una tensione di mutamento, e chepertanto provoca l’assunzione diresponsabilità. La famiglia è certa-mente sottoposta alla tensione diproblemi specifici che non sono peròirrisolvibili.

vanno considerate letrasformazioniistituzionaliintrodotte

dall’istituto del divorzio

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tesoggetti ad investire inessa. In altre parole, acurare le relazioni nellareciprocità dell’affetto enel riconoscimento acco-gliente dell’altro: ugualenella dignità e simile nel-l’identità.Allora la famiglia ritrovatutte le sue potenzialità:come sorgente affettiva chegenera sicurezza e svilup-pa iniziativa; come “luo-go” di formazione della

personalità (identità e stima di sé) e diriconoscimento delle attitudini perso-nali; come “spazio” privilegiato di edu-cazione all’amore; come tramite allasocializzazione; come rimedio alla sper-sonalizzazione; come “tempo” ricreati-vo di rigenerazione.Ma la forza della famiglia, oltre chenelle sue risorse interne, risiedeanche nella sua “possibilità-capacità”di non isolarsi. Allora la famiglia,nella sua unità, diventa risorsa: risorsaper le altre famiglie; risorsa come fami-glia per chi non ha famiglia; risorsacome accoglienza delle risorse delle altrefamiglie.

4. Quale sostegno alla famigliaDalle osservazioni raccolte individuia-mo alcuni sostegni prioritari da offrirealle famiglie, soprattutto a quelledelle giovani coppie. Sostegni che,per le loro caratteristiche di intensacoesione interna e di competenzametodologica specifica, i Movimentiecclesiali sono particolarmente adattia garantire.

. Consapevoli che a fronte del sensodi abbandono di cui oggi soffre la

quelle che potremmodefinire costitutive dellasua realtà. Sono le difficol-tà del “consegnarsi” edello svelarsi ad un altro,del dialogo e del confron-to, dell’accettazione delcambiamento personale edi quello del partner, dellacapacità di “reggere” le fasidi passaggio...Se quelle fin qui descrittesono alcune delle difficol-tà di sempre, ve ne sonoaltre che sono invece tipiche del nostrotempo.Pensiamo in particolare all’attualepovertà di simboli attraverso i quali lafamiglia si possa “raccontare” (chi“narra” oggi la coniugalità, la paterni-tà, la maternità...?), la scarsa disponi-bilità di tempo da trascorrere in fami-glia, che arriva a situazioni limite cheesigono periodi più o meno prolunga-ti di lontananza dal nucleo familiare;ma pensiamo anche all’accentuazionedella prospettiva individualistica, percui la famiglia è vissuta in funzionedel singolo. In questo senso la fami-glia appare come un qualcosa da “spre-mere” più che come un bene nel qualeinvestire. Essa viene caricata di esa-sperate attese di compensazione, ed ècosì intesa primariamente comeluogo di rassicurazione, di gratifica-zione e di realizzazione...

3. RisorseSe anche a proposito delle risorse dicui dispone la famiglia volessimo tro-vare una figura riassuntiva, potremmoricorrere a quella della “persona inrelazione”. La forza della famiglia stainfatti nella disponibilità dei suoi

la forza dellafamiglia stainfatti nella

disponibilità deisuoi soggetti adinvestire in essa

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attese irrealizzabili, èopportuno aiutare adacquisire un sano reali-smo. Quello che ricono-sce che la famiglia non harisorse e possibilità infini-te, ma che è invece un“organismo” che, a suavolta, esige cura e rigenera-zione.

. L’ultima area che cipreme sottolineare è quel-la della progettazione. Sitratta di favorire l’indivi-duazione di obiettivi,ovviamente realistici, checome coniugi si intendono

perseguire, dei tempi per il loro conse-guimento e, non da ultimo, dell’impie-go del tempo e del denaro. Certo nellafamiglia gli imprevisti sono sempredietro l’angolo, ma questo non giustifi-ca l’atteggiamento passivo di affidareal caso ciò che invece merita un sanoprogetto.

ConclusioneOggi più che mai non può essere tra-scurata la grande rilevanza sociale edecclesiale che la famiglia possiede.Essa rappresenta una vera e propria“scuola” di vita, non perché la esauri-sca, ma perché immette nella vita edaddestra alla vita. Il suo contributospecifico può essere detto nellaforma dell’umanizzazione della socie-tà: tramite essa l’uomo è posto infattinella condizione di trovare se stessoritrovando ciò che gli è essenziale pervivere: quello che la nostra linguaesprime con la categoria dell’amore.

famiglia, è di per se stes-so incoraggiante l’occu-parsi dei problemi chel’attraversano, un impor-tante rimedio alla solitu-dine in cui essa spesso sitrova è rappresentato dalfavorire il collegamentotra le famiglie. Generareincontri è antidoto effica-ce rispetto al pericolorappresentato da quelisolamento che esasperai problemi perché li “fasentire” unici ed insor-montabili.

. Un ulteriore aiuto èquello che intende reagire all’odiernascarsa cura delle relazioni familiari,date spesso per acquisite una voltaper sempre. Si tratta di invertire que-sta tendenza che si manifesta nell’in-sufficiente investimento nella costi-tuzione e nella cura dell’unità fami-liare. In questo senso risulta utileoffrire momenti durante i quali verifi-care ed eventualmente “correggere” ledinamiche relative alle principaliaree della relazione di coppia: daquella del dialogo, a quella della col-laborazione nella conduzione dellavita domestica, fino all’area dellasessualità.Siamo convinti che così facendo sigenera un circolo virtuoso: quello percui si investono più tempo ed energielà dove si sta meglio.

. Data la frequente scarsa assunzio-ne dei limiti fisiologici della famiglia,che si accompagna alla pretesa di

un ulterioreaiuto è quelloche intende

reagire all’odierna scarsa cura

delle relazioni familiari

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noi vantaggidell’essere coppia oggi

razie Signore per le occasioniche ci dai e grazie perché ci dai laforza, la gioia e l’entusiasmo per

accoglierle e dire SÌ. Circa un anno fa inostri amici d’équipe ci chiesero “timida-mente” la nostra disponibilità per segui-re una nuova equipe in pilotaggio. Sì,timidamente, poiché avevamo un bimbodi non ancora due anni ed una bimba inarrivo e, forse, quindi poco tempo o dis-ponibilità per poterci impegnare in unservizio come il pilotaggio.

Abbiamo accolto subito la richiesta edabbiamo deciso di affrontare questa espe-rienza a “mani aperte” (il Signore leavrebbe riempite). Ogni incontro èdiventato occasione di arricchimento perla conoscenza di nuovi amici e momentoper riscoprire le fondamenta del cammi-no END.La freschezza, le emozioni e le scoperte diuna nuova équipe sono sicuramente vivi-ficatrici e apportatori di novità anche perla coppia pilota che si ritrova a riaffron-tare, a distanza di tempo, temi che sem-bravano ormai scontati e che invecehanno ancora bisogno di essere scoperti emeditati. Vi riportiamo di seguito le con-siderazioni di una delle coppie dell’équipein pilotaggio.

Siamo Paola e Francesco, una Coppiadi giovani sposi, benché sposati dapiù di sette anni.Desideriamo raccontarvi la nostraesperienza in Equipe, iniziata da piùdi un anno insieme ad altre cinquecoppie, dieci amici.

La cosa più grande e più bella è pro-prio quella di aver incontrato da subi-to ben otto amici, di quelli a cui tisenti di raccontare le tue ansie oesprimere le tue gioie, tale è il livellodi fiducia che ti prende dopo aver sen-tito in loro, sin dai primi incontri, letue stesse difficoltà, i tuoi stessidubbi, in altre parole la comunionecon loro. Si tratta del primo pregioche abbiamo apprezzato nelMovimento, quello che speravamo ditrovare e che dobbiamo sempre piùrafforzare.

Leggere insieme i libretti verdi, la seraa letto o nel pomeriggio prima diandare al lavoro, impegnarsi a lascia-re perdere per qualche minuto i piattida lavare per sedersi insieme a parla-re del brano del Vangelo e della rifles-sione non è facile e spesso uno deidue deve costringere l’altro a sedersi,il vantaggio dell’essere coppia è che iruoli sono interscambiabili, ma visto

Ada e Gino Angelastri - Altamura 4Paola e Francesco Gramegna - Altamura 5

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Nella pagina accanto: Egon Schiele- Madre con due figli

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solo da quando è nataCristina riusciamo a com-prendere un po’ meglio ilsignificato di Coppia:risultato non di una addi-zione bensì di una molti-plicazione.

Costruirsi come coppiarichiede ogni giorno ungrande impegno, e nonsempre siamo in grado dileggere tra le inevitabiliincomprensioni e le tanteburrasche, che noi siamoqui per una vocazione che

non è nata per caso, che il nostroincontro non è stato frutto della for-tuna - qualche volta da noi definitaanche sfortuna - ma che vi era un pro-getto ben preciso che ci riguardava finda prima del nostro concepimento; il

fatto di ignorare comunquea cosa tenda questo

progetto, non de-ve esimerci dal-l’amare il so-gno di Dio su

alla lunga è così dolce!Certamente dobbiamoancora fare tantissimastrada, nella preghiera,nella costanza degli impe-gni e nella condivisione inequipe, ma si tratta di unpercorso che ci affascina eche vogliamo per questopercorrere. È davverotanto l’entusiasmo per gliincontri, si tratta di unafesta al mese, di tornare aincontrare gli amici concui ci si frequenta da pocotempo ma che sembra siconoscano da sempre, forse è perchéin fondo andiamo a incontrare noistessi….

Tuttora ci costa molto sacrificio rinun-ciare per una domenica pomeriggio agiocare con la nostra bambina, datoche nella settimana il tempo da dedi-carle è molto poco e soprat-tutto meno rilassato chenel fine settimana, maè questa una rinunciache sappiamo neces-saria per recuperareuna dimensione diCoppia, differentebenché non antagoni-sta alla dimensionefamiliare. Siamo da diversianni una cop-pia, primanel fidan-zamento epoi nel ma-t r imonio,ma proba-b i l m e n t e

il modello propagandato

come vincente èquello dell’uomo

o della donnabrillantemente

in carriera

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noil senso vero della vitaquotidiana, in cui vi siacertamente spazio per irisultati, ma che li si rileg-ga alla luce delle piccolegioie nascoste nei sessan-ta secondi di ogni minuto,e che non ci si faccia tra-volgere dalla fretta di arri-vare. In una Coppia, fare lecose insieme vale più delfarle bene o del farne tantee questo è certamentecontrocorrente, quindi dif-ficile da discernere.D’altronde il cristiano non

è mai stato alla moda, e non lo è cer-tamente anche oggi. Gesù Cristo eraanche lui fuori dai canoni del suotempo, essendo la Sua Parola vivifica-trice al di là del tempo stesso ed il SuoMessaggio vero e santo per ognitempo. Alla luce di questa verità nonpossiamo oggi perdere di vista il sensodel nostro stare insieme uniti nelmatrimonio cristiano e amarci ognigiorno che passa come Gesù ci hamostrato si può Amare.

di noi come un nostrosogno, come un nostrodesiderio, come un nostroprogetto.

È molto difficoltoso ap-prezzare appieno i vantag-gi dell’essere Coppia oggi,in una società che prefe-rendo l’avere all’essere, irisultati ai mezzi mette incrisi sempre più spesso lenostre coppie. Quando ilmodello propagandatocome vincente è quellodell’uomo o della donnabrillantemente in carriera, alla guidadella macchina sportiva e che vive incase splendide e splendenti, indos-sando abiti e accessori prestigiosi, èdifficile guardare alle nostre difficoltàdi ogni giorno, essendo sempre inaffanno sul lavoro dovendo dividersitra mille incombenze e con la casasempre terremotata dai giocattoli deibambini, senza incolpare di questo lamoglie o il marito. Riteniamo che siaquesta una priorità di oggi: recuperare

fare le coseinsieme vale piùdel farle bene odel farne tante

e questo ècertamente

controcorrente

La segreteria italiana END comunica a tutti gli équipiers il nuovo indirizzo di posta elettronica

[email protected]

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no cosa restaper la coppia?

iamo sposati da sei anni, e que-sto è il quarto anno di équipe.Lavoriamo entrambi, abbiamo

una bambina di due anni e un’altraappena nata. Abbiamo tanti amici,dentro e fuori dal Movimento, tantecose da fare e tante che vorremmofare ma non troviamo il tempo di rea-lizzare. Il Movimento ci ha insegnato molto intermini di attenzione alla vita di cop-pia, spesso appena sposati si è travol-ti da mille cose e si pensa di avere iltempo di fare tutto quanto, soprattut-to si perde il controllo sul tempo checiascun coniuge dedica all’altro, illu-dendosi che vivendo insieme è natu-rale passare insieme la maggior partedel tempo, in realtà il poco tempo cheresta dopo il lavoro viene dedicatospesso ad amici, parenti, impegnisociali di vario genere, attività sporti-ve/hobbies, faccende domestiche,meritato riposo, almeno fino a quan-do non arrivano i figli, che, special-mente quando sono piccoli, si rita-gliano giustamente il loro grande spa-zio dalla nostra vita. Cosa resta per la coppia? Noi abbiamo sempre cercato di svol-gere tutte le attività al di fuori dellavoro in coppia, ma ci siamo resiconto che spesso questo non significa

creare uno spazio di coppia, in cui lacoppia si ritrova, si riscopre, comuni-ca, coltiva il proprio amore e lo fa cre-scere per poi poterlo irradiare sulmondo esterno.Il Movimento ci obbliga a trovarequesto spazio e questo è il dono piùgrande che ci ha dato.Altro aspetto assolutamente impor-tante è il confronto con le altre cop-pie del Movimento, della nostra équi-pe in particolare. Ognuna di loroporta la propria esperienza di vita, lamette in comune con gli altri e ci rendecompartecipi dei traguardi raggiunti,delle difficoltà e dei progetti futuri;riconosciamo che, proprio come tradue coniugi, tra le coppie che com-pongono l’équipe si è instaurato unrapporto di arricchimento, di crescitae di comunicazione reciproca, senzanulla togliere alle rispettive vite dicoppia e di famiglia. Siamo un’équipe di coppie giovani, ilnostro percorso insieme è iniziato dalcorso fidanzati, prima di scoprirel’END. Viviamo delle realtà simili, siapure costruite attraverso cammini edesperienze molto diversi. Durantequesto cammino due coppie sonouscite dall’END per seguire stradediverse.Noi sentiamo a volte la preoccupazio-

Luciana e Oliviero Benedetti - Somasca 1

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Movimenti e tutti ugual-mente validi e più o menoadatti per questi o queifratelli.Spesso ci si affanna tantoper organizzare questo equello, la riunione d’équi-pe, la giornata di Settore,la riunione delle coppie diservizio, il collegamento,le mille cose da fare, evorremmo organizzare,collocare anche Dio daqualche parte, secondo lenostre esigenze. Ci vienein mente, per meglioesprimere il nostro pen-siero, di quando Gesù vaa trovare Marta e Maria eMarta si affaccenda,mentre Maria rimane aipiedi di Gesù ad ascol-

tarlo (Lc 10, 38-42).A volte sentiamo l’esigenza, anchedurante le nostre riunioni, di lasciarelibero lo Spirito Santo di esprimersiinvece di cercare di fare tutto allaperfezione, di saperci mettere adascoltare, come Maria, la Parola cheattraverso le altre coppie lo Spirito cicomunica.Per il futuro noi pensiamo che le“strade nuove” da percorrere insiemenon si esprimano attraverso nuoveattività, nuovi impegni proposti dalMovimento alle coppie che ne fannoparte, il Movimento è già ricchissimodi attività, che nascono spontanea-mente dalle varie équipes che lo com-pongono, oltre alle attività proprielegate ad un’organizzazione di respirointernazionale come l’END. Ci sembra comunque che la feconditàdel Movimento non manchi mai, ad

ne che l’appartenenza alMovimento possa farcisentire dei privilegiati neiconfronti di chi non ne faparte, come se il farneparte ci desse dei meriti,come se gli sforzi che fac-ciamo per seguirne leregole, per partecipareagli incontri di Settore,per ottemperare ai serviziche ci vengono propostidovessero essere in qual-che modo ricompensati,come se una patina dibenevolenza dovesse av-volgere la nostra coppia ela nostra famiglia: noinon abbiamo problemi,siamo perfetti, abbiamofigli bellissimi.Si rischia di perdere ladimensione di Figli di Dio, che acco-muna tutta l’umanità, dentro e fuoridal Movimento, si rischia di non esse-re più capaci di affidarci nelle mani diDio come bambini appena nati, capa-ci solo di attingere da Lui i Suoi doni,secondo il Suo Disegno.Si cede alla tentazione di credere diessere migliori di chi non fa parte delMovimento, o di chi per varie ragionilo ha lasciato per un’altra strada, mail Movimento, lo dice la parola, è unandare verso Dio, è Dio che lavoraattraverso noi, che siamo solo deglistrumenti, più o meno adatti ad aiu-tarlo e a portare verso Lui quanti piùfratelli possibile, non tanto con leparole ma con l’esempio, partecipan-do agli altri del nostro amore, pur fle-bile riflesso dell’Amore che Dio haper noi.Molte sono le strade, molti i

si cede alla tentazione di

credere di esseremigliori di chi

non fa parte delMovimento

o di chi lo halasciato

per un’altrastrada

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noche si ha da fare è grande,a volte si è proprio tenta-ti di chiudere per un po’ lafinestra sull’END, non-ostante la ricchezza chene deriva.Sappiamo però che que-sto è un problema che asuo tempo è stato affron-tato anche dalle équipespiù “anziane” e stiamoprovando a risolverlo, poicol tempo i bimbi cresce-ranno e potremo organiz-zarci meglio. DopotuttoDio vede e provvede!

Concludiamo dicendo che per noi ilMovimento si è rivelato particolar-mente adatto a farci crescere comecoppia, e che ci auguriamo di conti-nuare il cammino intrapreso il più alungo possibile con le altre coppieche ne fanno parte.

esempio nella nuovastruttura della LetteraEND, che abbiamo lettoed apprezzato, perchémette in evidenza i dueaspetti del Movimentoche per noi sono fonda-mentali: l’attenzione allavita di coppia ed il con-fronto con le altre coppie.Al momento le difficoltàsi concentrano sull’orga-nizzazione delle famiglie,i bambini sono piccoli enecessitano di attenzioni,non sempre e non tuttipossono ricorrere ai nonni e questocomporta qualche problema nellosvolgere le riunioni di équipe e nelpartecipare agli altri incontri propostidal Settore, più ancora nello svolgerei servizi che a volte ci vengono richie-sti. La frustrazione del non riuscire afare tutto o a fare bene il poco o tanto

la frustrazionedel non riuscirea fare tutto o afare bene il poco

o tanto che si ha da fare è

grande

“Alla Redazione di “Avvenire”Spett.le Redazione,nel numero in oggetto (nel supplemento “Noi genitori e figli” del 30/11/2003) avetecitato, tra le associazioni che si occupano della vita spirituale dei separati e divorzia-ti, anche il nostro Movimento. Le Equipes Notre Dame in realtà si prefiggono, mediante l’adozione di un Metodoe mediante il sostegno reciproco tra le coppie - accompagnate da un sacerdote con-sigliere spirituale che ne condivide il cammino - di approfondire il significato delmatrimonio cristiano, e di scoprire e realizzare nel loro vivere quotidiano il proget-to di Dio su di loro. Certamente si sentono fortemente interpellate dalla realtà eccle-siale tutta, e ne fanno spesso oggetto di riflessione, ma non hanno sviluppato tema-tiche mirate alla vita spirituale dei separati e divorziati. Confidando che vorreteapportare le opportune rettifiche a quanto pubblicato, porgiamo con l’occasione inostri migliori saluti.

Emanuela e Joseph LeeResponsabili Nazionali delle Equipes Notre Dame - Italia

(Copia del testo della e-mail inviata in data 3 febbraio 2004)

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nocosa ci consigliateper iniziare

la nostra avventura di sposi?

ono le 19.30, sento la portaaprirsi: Michele rientra dal lavo-ro. Alcune volte a quest’ora io,

Carla e Federica (le nostre figlie di 6 e3 anni) abbiamo già cenato perchénon riesco a trattenerne la fame dopoil pomeriggio in piscina o qualchegiro in bicicletta. Michele dice che leurla delle bimbe si sentono già nel-l’androne delle scale due piani piùsotto e anche le mie che cerco distroncare le loro fraterne azzuffate.Sovente nei loro giocosi litigi ci cadoanch’io, sperimentando quanto siadifficile crescere e soprattutto cresce-re con loro.

Noi genitori proviamo ad essere sere-ni, anche di questi tempi, che perluogo comune, definiamo frenetici,simili ad un treno in corsa che non fapiù fermate alle stazioni importanti,ma si dirige irrimediabilmente versouna meta che nemmeno conosciamo.I figli crescono e ci assorbono atempo pieno, nella nostra disponibi-lità e pazienza e alcune volte non cisentiamo gratificati da questomestiere, che non è fatto di azioni erisultati sempre logici e controllabilicome da manuale.Il nostro rapporto di coppia è conti-nuamente sollecitato da questa quo-

tidianità incalzante, a cui aggiungerele normali relazioni con gli altri, conle famiglie d’origine, con gli amici,con le realtà di impegno fuori di casae a volte ci si trova a comunicare aspizzichi, durante una cena moltomovimentata in cui ci sono sempretante cose da dire. E dopo aver ordi-nato la cucina, fatto due telefonatenecessarie, messo a nanna le bimbe(sempre che non ci si sia addormen-tati con loro) ci si trova a consumareinsieme quel poco tempo che rimanedella giornata e che non è certo quel-lo delle risorse migliori! Pazienza, ciscambiamo ancora due pensieri, dueimpressioni sulla giornata passata osu qualche questione concreta perquella che viene. Una preghiera insie-me per poi spegnere la luce.

Vi abbiamo fatto entrare nella nostracasa verso sera, ma potete immagina-re facilmente come può essere ilrisveglio di due genitori che lavorano,con i figli da portare alla materna e dariprendere al pomeriggio, da accom-pagnare in qualche attività sportiva, oalla festa di qualche amichetto…Ci rendiamo conto di non dire nulla dinuovo, né a chi ha la nostra età e unafamiglia, né a chi ha vissuto questiquadretti venti o trent’anni fa. Le

Lorena e Michele Botta - Torino 59

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aiuta profondamente ildialogo nella nostra rela-zione coniugale: succedeche riusciamo a dirci coseimportanti tra di noi pro-prio in quel momento cheusiamo chiamare il “dove-re di sedersi” o addiritturain sede di compartecipa-zione. Ecco che il dialogoall’interno della coppiatrova i suoi spazi anchenel ritmo faticoso dellegiornate, ne è dolcemente

costretto dagli impegni abbracciati inquesta esperienza e quel “dovere”diventa molte volte un momentoatteso. E poi l’incontro con le altrecoppie, con cammini diversi dalnostro o incredibilmente simili.“Confrontarsi’”con gli altri è ognivolta un’esperienza costruttiva.In particolare, nell’incontro con lecoppie con molti più anni di cammi-no rispetto a noi, abbiamo sempre lasensazione di essere accolti e ascol-tati come figli. Quando ci viene “rac-contata” la loro vita, non è un calaredall’alto un’esperienza esemplare, lamigliore, ma semplicemente un’espe-rienza, frutto di scelte, a volte felici, avolte più difficili, qualche volta moltosofferte.Quando ascoltano la nostra esperien-za, per quanto breve, ci sentiamo sti-mati per quello che siamo e non perquanto abbiamo fatto o potremo fare.Il Movimento ci sta dando capacità dicomunicare e confronto fecondo.

Ma non è tutto. Se il confronto tracoppie giovani ha un risvolto concre-to e immediato sulle esigenze quoti-diane, il confronto con le coppie di

scene si ripetono anchese i tempi cambiano.

Prima di sposarci abbia-mo seguito alcuni incon-tri per fidanzati, sia nel-l’ambito del C.P.M. siapresso altre realtà e inuno di questi incontri,come coppia di fidanzatiabbiamo posto questadomanda ai relatori:“Sentiamo sovente ripe-terci dalle coppie dellagenerazione che ci precede, che conl’arrivo dei figli saremo completamen-te impegnati nell’educazione, nellafatica anche fisica che la famigliacomporta e avremo poco tempo pernoi come coppia. Una volta cresciuti, ifigli se ne andranno e noi ci trovere-mo come all’inizio, noi soli, ma conuna fetta di vita, che più che di coppiaè stata di genitori e basta. Davanti aquesto rischio potenziale, cosa ci con-sigliate per iniziare la nostra avventu-ra di sposi?” Ci fu data una rispostache ancora oggi ci portiamo dentro,come un consiglio prezioso: “Cercatedi curare il dialogo tra di voi, anchequando avrete poco tempo. Curate lacomunicazione tra di voi, soprattuttoquando dovrete farlo in modo concisoe rapido. E poi non camminate dasoli, cercate di camminare insieme adaltre coppie per confrontarvi con lorosui vostri problemi e su vostri proget-ti, vi darà forza.”

Ripensando a quanto ci fu suggerito,oggi siamo grati all’Equipe, perchéstiamo facendo esperienza di questaverità. ‘Raccontare’ agli altri la nostravita di coppia nel confronto fraterno,

cercate di curareil dialogo fra di voi,

anche quandoavrete poco

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nosiamo la generazione deifigli che stanno in casafino a 30 anni e oltre per-ché non trovano lavoro onon trovano quello chevorrebbero, siamo lagenerazione dei consumifacili, parliamo di valorima siamo presi dalla psi-cosi della competizione, avolte anche sui valoristessi facciamo le gare dibravura…

Le esigenze che sentiamo,forse, sono relative alnostro modo di vivere lenormali scelte quotidianein questo “mondo checambia”. Abbiamo biso-

gno di trovare un nuovo equilibrio tratempo del lavoro, tempo della famigliae tempo per gli altri. Abbiamo bisognodi ritrovare dei punti saldi sull’etica dellavoro. Abbiamo bisogno di imparare agestire le nostre risorse materiali e cul-turali rivedendo i nostri stili di vita.

E, infine, ma non da ultimo, nelnostro matrimonio cristiano qualisono le novità che annunciamo pernon rischiare di confonderci nellanormalità di un “mondo che cam-bia”, cambiando anche noi con lui,come se “il sale perdesse il suosapore” o come se la nostra acquarimanesse semplicemente acquanelle nostre giare?

un’altra generazione evi-denzia i cambiamenti chesta vivendo la coppia e lafamiglia a livello di conte-sto culturale e sociale.Stabilire un dialogo e unconfronto costruttivo trale generazioni è uno stru-mento importante perindividuare i potenzialipunti critici che potrem-mo incontrare noi e inostri figli. Il “raccontarsi”tra generazioni è ben pre-sente nel Movimento, edè un atto da valorizzareproprio sui temi di attuali-tà. Abbiamo apprezzato inproposito il tema dellanostra giornata di settoredi quest’anno, dal titolo: “La precarie-tà della normalità”, per riflettere sullaportata delle attuali trasformazionidel mondo del lavoro e sulle conse-guenze che possono avere sulla vitadi famiglia.

Come ogni generazione abbiamol’ambizione di essere indipendenti emigliori rispetto ai nostri padri: sulpiano dei valori, dell’educazione, cul-turalmente ed economicamente.Siamo una generazione che ha grandipotenzialità perché cresciuta nelbenessere e nell’istruzione, che haavuto tempo di coltivare grandi idealinegli anni della propria giovinezza oall’università, ma allo stesso tempo

Abbiamo bisogno

di trovare unnuovo equilibrio tra tempo del lavoro, tempo

della famiglia etempo per gli

altri“

Ricordiamo a tutti gli équipiers che solo gli articoli firmati dall’ERI e da EquipeItalia esprimono la posizione del movimento; tutti gli altri sono proposte che posso-no essere oggetto di riflessione e confronto nel rispetto di un fraterno pluralismo.La redazione si riserva il diritto di condensare e ridurre i contributi pervenuti.

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no il sicomoro

iunitevi subito, “perché oggi devofermarmi a casa vostra!”Parli certamente, Signore, della

casa di Roberta e Massimo, dove cisiamo ritrovati insieme questa seraper incontrarti e riflettere sulla nostraesperienza di équipe giovane (4 anni),formata da 5 coppie giovani (da 5 a 8anni di matrimonio) e “prolifiche” (10bambini da 0 a 6 anni più altri 2 inarrivo).Vieni, Signore, entra: siamo venuti infretta, come ci hai chiesto; siamo unpo’ stanchi, perché lavoriamo tutti,ma non siamo affannati. E ti accoglia-mo stasera pieni di gioia, la gioia chesempre ci invade quando ci ritrovia-mo per fare équipe.

“Cercava di vedere quale fosseGesù, ma non gli riusciva”, ovvero leesigenze di una coppia giovane e ciòche ci ha attratto dell’ENDQuando ripensiamo a come è comin-ciato questo cammino ritroviamosoprattutto il desiderio di confrontar-ci con altre coppie simili a noi. Passatii primi mesi/anni di matrimonio, tuttidedicati alla costruzione di un nuovoequilibrio all’interno delle nostre cop-pie, ci siamo riconosciuti fin tropposolitari e desiderosi di uscire dalcaldo nido della nostra casa per met-

tere in discussione le nostre scelteinsieme ad altri che vivessero lanostra stessa realtà. Veniamo più omeno tutti da esperienze formativeforti, seppur diverse, vissute nelperiodo dell’adolescenza e della gio-vinezza e ad un certo punto ci siamoritrovati a non capire più in modochiaro quale fosse il volto di Gesù chela nostra coppia era chiamata amostrare. Sapevamo che Gesù conti-nuava a passare, a stare con noi, mada soli non ci riusciva di vederlobene, tutti presi dalle novità dellanostra vita di famiglie… che comin-ciavano ad allargarsi. È sorto in noi ildesiderio di riprendere il cammino diconfronto (tra noi e con altre coppie)iniziato da fidanzati, ma volevamoqualcosa che fosse compatibile con lanostra nuova realtà di genitori dibimbi piccoli.E così abbiamo cercato di vederecosa fosse questa END…

“In fretta scese e lo accolse pieno digioia”, ovvero che cosa ci sta dandol’END…e abbiamo trovato molto più diquanto ci aspettavamo! È difficileriassumere in poche righe la sovrab-bondanza dei doni ricevuti in questipochi anni, ma vogliamo almeno

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Il sostegno reciproco.Ci accorgiamo che l’équi-pe e gli équipiers ci stan-no a cuore come poche oaddirittura nessuna altrarealtà e ci sentiamo dav-vero “presi a cuore”.Sentiamo che le altrecoppie si preoccupanodelle nostre difficoltà nelvivere gli impegni dellaCarta e gioiscono deinostri progressi; che lacompartecipazione e lamessa in comune nonsono mai momenti “for-mali”, ma autentici e cispingono a “metterci ingioco” sempre più gli uni

con gli altri, gli uni per gli altri. Eancora una volta nasce lo stuporeperché sentiamo che la grandezza diqueste amicizie “recenti” sta nel fattoche non siamo stati noi a sceglierci,ma è Gesù che ha scelto di venirenelle nostre case e di riunirci in esse.

“Vedendo ciò, tutti mormoravano”,ovvero i rischi per il futuroSiamo consapevoli che anche la gioiadi stare in équipe porta con sé alcunirischi e ne abbiamo individuati alcuniche percepiamo più probabili per noi.Fare dell’équipe un “nido”.Indubbiamente noi “stiamo bene” inéquipe e corriamo il rischio di“abbandonarci” al calore della nostraamicizia, fino a trasformare gli incon-tri in routine, a diminuire gradual-mente il contributo che portiamo, asmettere di stupirci per i doni ricevu-ti. Un buon antidoto ci sembra esserestata finora la partecipazione aimomenti “allargati” proposti dal

ricordare i più grandi.Un metodo, dei paletti, unarotta.Cercavamo soprattutto ilconfronto con gli altri eabbiamo scoperto constupore e gratitudine lagioia di scavare prima innoi stessi, nella nostracoppia, di darci delle“regole” per conservarenel tempo la nostra liber-tà di amarci. Cercavamo un “gruppofamiliare” e abbiamo sco-perto il compito, la gran-dezza e la responsabilitàdi essere anzitutto “cop-pia”, immagine di Dio esegno del suo amore per tutti gliuomini e le donne che incontriamo. Eabbiamo trovato, pur nella fatica delviverne gli impegni, un metodo capa-ce di aiutarci a prevenire le “cattiveabitudini” che soffocano il nostrodesiderio di essere coppia. Il dono e la ricchezza che sono gli “altri”.È stato bello ritrovarci “simili” nellanostra équipe e nello stesso tempopoter gustare la diversità delle coppieincontrate nei momenti di incontro“allargati” proposti dal Movimento (icollegamenti, gli incontri di Settore,le mini-sessioni…). Ci ha colpito soprattutto la preziositàdel poterci confrontare con libertà earricchimento reciproco con coppie dietà diversa dalla nostra. Ma ci ha col-pito anche il senso della corresponsa-bilità nello svolgimento dei servizi e ilruolo del Consigliere Spirituale, cosìapparentemente “inutile” (e quinditotalmente gratuito) e così in realtàimprescindibile.

abbiamo scoperto con

stupore e gratitudine la

gioia di scavarein noi stessi,

nellanostra coppia“

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noSempre a livello diSettore, poi, sentiamol’esigenza che venganoindividuati degli adeguatistrumenti di comunica-zione che consentano diinformare/condividere leesperienze che i singoliéquipiers vivono al difuori del Movimento, sianella logica del “prender-si a cuore ciò che sta acuore agli altri”, sia perstimolare indirettamentela riflessione su temi nonstrettamente inerenti ilrapporto di coppia.

“Oggi la salvezza è entrata in questacasa”, ovvero: come sarebbe lanostra vita senza l’END?Mentre concludiamo la stesura diquesto contributo per la Lettera civiene naturale guardarci negli occhi echiederci come sarebbe stata lanostra vita in questi anni senza l’équi-pe. Ci vediamo rispecchiati in altrecoppie che si sono preparate con noial matrimonio e che incontriamo inaltri gruppi nelle parrocchie. Ci ren-diamo conto che la salvezza sarebbecomunque entrata nelle nostre case,perché anche noi siamo “figli diAbramo” e perché Gesù viene semprea cercare e salvare ciò che si è perdu-to. Eppure percepiamo che lo stru-mento dell’END è stato in questi anniil nostro “sicomoro” e che, grazie adesso, la gioia di essere sposi, la con-sapevolezza del nostro amore recipro-co e del suo essere dono gratuito diDio, sono in noi più grandi.

Movimento. Vivere l’END come mo-mento di incontro primache come metodo.Anche questo pericolo èpiuttosto presente e lo èstato, soprattutto, neiperiodi in cui abbiamoprestato meno cura aimomenti della preghiera edella compartecipazione.Focalizzarsi esclusivamentesu temi specifici della cop-pia e della famiglia.Senza entrare nel meritodell’interessante dibattitoin corso sugli ultiminumeri della Lettera, rico-nosciamo come in questi anni i temidi studio che ci hanno accompagnatisiano stati molto orientati a questoaspetto, col rischio di vivere a volteuna vita quasi “schizofrenica”, incapa-ci di discernere la realtà alla luce delnostro essere “coppia cristiana”.

“Ecco, Signore…” ovvero quali stra-de nuove da percorrere insiemeEcco, Signore… su questo abbiamoprovato a farci venire qualche idea,ma ci sentiamo così “piccoli”, con cosìpoca esperienza della vita di coppia edella vita dell’END, che ci azzardiamoa condividerla stando ben nascostisul nostro sicomoro!Di sicuro riteniamo che vada valoriz-zata la realtà “allargata” delMovimento ed, in particolare, l’espe-rienza del Settore. Alcuni di noi, infat-ti, hanno fatto un po’ fatica ad acco-starsi ad esso, ma poi ne sono rimastientusiasti.

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noun aiuto nelle varie stagioni della

vita coniugale

Equipe Notre Dame è entratanella nostra giovane vita matri-moniale praticamente da subi-

to. Ci siamo sposati il 21 settembre2001. La scelta di aderire alMovimento è stata la naturale conse-guenza dei nostri cammini personali,cammini di conoscenza nella fede, diricerca della volontà di Dio nellanostra storia. Abbiamo conosciuto l’Equipe per iltramite di amici comuni che ci hannoparlato della esperienza coinvolgentevissuta da alcune coppie di varie zonedi Napoli e ci è sembrata subito ade-rente alle nostre esigenze. Fin dallapreparazione al matrimonio, avvenutain maniera composita, con l’aiuto diun Padre Gesuita e la normale presen-za a corsi prematrimoniali, abbiamosubito capito che solo questo nonsarebbe bastato a dare linfa al nostrorapporto e neppure il semplice percor-so che ogni fedele, seppur impegnatoin movimenti, può compiere da solo.Sentivamo l’esigenza di un supportopiù specifico, di un riferimento piùassiduo che potesse essere d’aiutonelle varie stagioni della vita coniugale.La risposta a ciò l’abbiamo trovatanell’Equipe, fin dall’incontro con lacoppia DIP (Diffusione InformazionePilotaggio), che con il suo entusiasmo

e la sua disponibilità ci ha sollecitatoancor di più ad iniziare questa “avven-tura”. Da più parti oggi si sente dire,anche in ambienti “non sospetti”, chel’istituzione matrimoniale è in crisi,che c’è bisogno di codificare nuoveforme di convivenza (patti, contrattietc.); noi crediamo che ci sia bisognodi preparazione, di consapevolezzaper certi passi, sia prima che dopo.Sono troppi, e parliamo degli stessicredenti, quelli che scelgono il sacra-mento del matrimonio senza saperequal è il senso di questa parola e peg-gio subendo una preparazione spessofrettolosa e superficiale. Ci si soffermapoco su concetti quali progetto, coniu-galità, formazione ed educazione.Nell’Equipe abbiamo trovato invece,e ci ha fatto molto piacere, uno spazioed un tempo dove confrontarsi suquesti temi, dove ascoltare le espe-rienze di altre coppie e trarne frutto,dove accogliersi a vicenda nelle pro-prie debolezze e nelle proprie risorse,come è nello spirito di una veracomunità fondata dal Cristo.Troviamo interessante e concreta lastruttura del metodo END, gli stru-menti che esso propone per alimenta-re costruttivamente la relazione tra iconiugi, il definire veri e propri temidi studio gli argomenti che sono gli

Cinzia e Peppino Dell’Aversana - Caserta 1

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ci viene naturale guardarci negliocchi e chiedercicome sarebbestata la nostravita in questianni senza

l’équipe

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nouna carne sola”, addirittu-ra l’occasione di rafforzareil legame con vecchi amiciconosciuti in altri contestie la cui presenza è statasignificativa per la scelta diuna nuova abitazione.Così come noi, molte cop-pie giovani sono entrate afar parte del Movimentonegli ultimi tempi nellanostra Regione e questo èun segnale confortante,anche in relazione all’at-

tenzione che alcuni ambienti eccle-siali riservano all’END.Probabilmente potrebbe essere im-portante dare ancor più attenzione aigiovani. In molte équipes si sta dif-fondendo l’abitudine di accoglierecoppie di fidanzati e di far coinciderel’anno di pilotaggio con la preparazio-ne matrimoniale: questa è un’azioneche potrebbe essere incentivata,insieme all’attività che si svolge con igiovani, intensificando le occasioni diconoscenza del valore del fidanza-mento, come tempo di grazia perconoscersi, imparare ad amarsi evivere consapevolmente la scelta delmatrimonio. Potrebbe essere utile anche stabiliredelle sinergie con realtà complemen-tari al Movimento, che servano asostenere le coppie con particolariesigenze (per esempio affido, adozio-ne, conoscenza ed utilizzo dei metodinaturali per la fertilità), magari appro-fittando sempre di più delle giornatedi Settore e delle Sessioni nazionali,sensibilizzando e coinvolgendo anchele altre coppie su tali tematiche edisegnando una mappa delle risorsealle quali accedere in caso di bisogno.

elementi quotidiani dellavita di coppia.Soprattutto ci piace chealla base del metodo cisia la preghiera ed il rife-rimento costante all’a-scolto della Parola di Dio.I nostri primi due anni dimatrimonio sono statiabbastanza movimentati,abbiamo dovuto ambien-tarci in un paese comple-tamente nuovo per noi,lasciare i nostri luoghid’origine (comprese le parrocchie chesono innegabilmente un punto di rife-rimento), affrontare cambiamenticontinui nel lavoro, tutte cose chehanno provocato un ripetuto ridimen-sionamento degli equilibri. Tutto ciò èsfociato in un altrettanto dinamicoinizio del 2004: il trasferimento in unanuova casa e soprattutto la nascita diRaffaele il nostro primo figlio.

Quanti “dovere di sedersi” sulle sceltelegate alla casa ed al lavoro, quantepreghiere per il nostro bambino,quanti colloqui con il consigliere spi-rituale della nostra équipe…! Su que-sto abbiamo molto riflettuto ultima-mente, aiutati da una nostra amicaconsacrata, la quale ci ha fatto inter-rogare su come sarebbe stata lanostra vita e l’affrontare tante situa-zioni senza il nostro ingressonell’END. Il rischio era quello di dis-perdersi, di lasciarsi prendere dal vor-tice, di farsi sopraffare dai reciprociimpegni. L’ END ci ha dato la possibi-lità di avere un cammino in comune, di“costringerci” a prendere i tempiopportuni per vivere la nostra coniuga-lità “il nostro essere un cuor solo ed

troviamointeressante econcreta lastruttura del

metodo End

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noéquipe Valle Imagna,due anni dopo...

Paolo e Katia

elemento fondamentale nellanostra coppia è il dialogo, che èanche la nostra principale esi-

genza: il dialogo nella coppia, in fami-glia, con gli amici e soprattutto con ilSignore nella preghiera. Molto impor-tanti sono le bellissime esperienze diamicizia che stiamo vivendo, anche inambito lavorativo.Il Movimento ci sta dando l’opportuni-tà di confrontarci con altre coppie, ciaiuta a mantenere vivo il dialogo all’in-terno della nostra coppia e ci sta sti-molando e aiutando a crescere nellafede in un cammino personale e dicoppia. Inoltre, poiché il Movimentosiamo noi, è necessario un impegnoattivo e costante nel tempo, senza averpaura di mettersi in gioco.Riteniamo che gli incontri di Settoresiano di grande importanza ed è perquesto che, con frequenza, ci stimo-liamo reciprocamente a parteciparvi.Abbiamo notato, nella nostra pocaesperienza, che temi di studio piùconcreti ci stimolano di più (peresempio il libro “Abitare la casa”).Sarebbe bello poter avere più stru-menti simili. Abbiamo molta strada da fare, siamosolo all’inizio, ma si deve cominciare

dalle fondamenta per poter arrivare altetto della casa.

Angelo e Vanna

Sicuramente una delle esigenze dellanostra coppia è la necessità di averepiù tempo a disposizione per se stes-si e per la famiglia. In questo “perio-do di attesa” è risultato evidentequanto si possa dedicare spazio allafamiglia con disponibilità, senza fret-ta e non da ultimo con la testa con-centrata all’ascolto dell’altro.Lavorando in due è molto difficileconciliare il tutto: casa, lavoro, figli,ideali, e quindi qualcosa o qualcunorisente della ristrettezza dei tempi.Abbiamo notato che l’aspetto che inquesti anni, per mancanza di tempo eper l’eccessiva stanchezza accumula-ta, abbiamo più trascurato è stato ildialogo di coppia che si era tramuta-to in semplice comunicazione.Questo periodo di relax ha permessodi recuperare un po’ questa dimensio-ne e ci siamo accorti che riusciamoanche a prepararci al nostro incontromensile con più serenità e disponibili-tà, sentendo questo momento non piùcome un obbligo che ci ruba tempo,ma come un piacere di parlare insiemedi noi due e della nostra famiglia.

Equipe Valle Imagna

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Quindi secondo noi ilMovimento sta rispon-dendo alle nostre esigen-ze per l’aspetto legato allafede e alla spiritualità dicoppia aiutandoci nell’a-nalisi dei nostri problemidi coppia e di famiglia.Guardando al futuro sia-mo preoccupati per iseguenti aspetti che pesa-no su tutte le famiglie:.Stiamo vivendo unperiodo di crisi generaleaccompagnata dalla re-cessione di modelli cheormai erano ritenuti con-solidati nella nostra cul-tura. Stiamo parlando delproblema previdenziale

(noi giovani non possiamo più pensa-re che dopo un tot di anni di lavorocon i versamenti dei dovuti contributipotremo godere di un periodo di ripo-so pensionistico) piuttosto che dellasempre più difficile possibilità digarantire a tutti una vita dignitosa,per mancanza di un’occupazione sta-bile, una casa accessibile e vivibileecc… Questi aspetti pesano sulla sta-bilità delle famiglie e la loro mancan-za rendono ancora più difficoltosa lagià difficile decisione di costruire unapropria famiglia..Mancanza di tempo per la gestionedella famiglia. Oggi mantenersi unposto di lavoro sembra essere diven-tato il problema principale per tutti equesto aspetto è diventato quello chepredomina su tutto e su tutti. Non sipuò pensare di non essere disponibi-li alle richieste del “capo” perché sideve correre a casa perché il bambinodeve essere ritirato dalla scuola o per-

Il Movimento ci sta dandomolte opportunità. In par-ticolare:.L’opportunità di condi-visione e di confronto conaltre coppie. È interessan-te e costruttivo vederecome i problemi e le gioieche la coppia incontra eaffronta sono le stesse chealtre coppie hanno affron-tato anni prima o si accin-gono ad affrontare (inbase al ciclo di vita di ognicoppia). Questo aspettoaiuta a ridimensionare ilproblema o ad affrontarlocon più consapevolezza..L’opportunità di riflette-re sugli aspetti essenzialidella famiglia e sui valori della vita.Questo aiuta a capire ed apprezzare idoni che abbiamo ricevuto e a gusta-re quanto sia importante e bello lostare insieme, il volersi bene, il preoc-cuparsi dell’altro, il donarsi per l’altrorendendo feconda la propria vita..L’opportunità di mettere in discus-sione il proprio modello di vita.Questo aspetto ci viene soprattuttosottolineato da Don Roberto che con-tinuamente ci provoca al cambiamen-to mettendoci di fronte al modello difamiglia cristiana voluta da Gesù.Sicuramente il richiamarci alla nostravocazione di sposati in Cristo cimanda in crisi e ci porta a discutereed interrogarci rispetto alla nostraposizione odierna e rispetto a quelloche Cristo ci chiede come piccolachiesa domestica..L’opportunità di ritagliarsi deltempo da mettere a disposizione perla riflessione di coppia.

l’aspetto che in questi anniabbiamo piùtrascurato è

stato il dialogodi coppia che siera tramutato

in semplice comunicazione“

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noChiara 18 mesi. Abitiamo inun paese della Valle Imagnaed entrambi lavoriamo aBergamo (Maria dal lunedìal giovedì).Gli spostamenti per e dalluogo di lavoro vengonoper lo più effettuati insie-me e questo vuol dire par-tire da casa alle 7-7.30 etornarci verso le 18-19circa. Come tanti, quindi,approfittiamo della dispo-nibilità (e fortuna!) deinonni per “gestire” i bimbidurante la giornata: porta-re e riprendere Albertoall’asilo e tenere Chiara,

affidata a giorni alterni alle nonne.Pertanto, alla nostra vita di coppia, siè sovrapposto quasi da subito l’esse-re genitori (Alberto è nato dopo pocopiù di un anno dal nostro matrimo-nio). Abbiamo quindi colto con piace-re l’opportunità di entrare in équipeperché soddisfa la nostra esigenza dicoltivare il rapporto di coppia, diavere un confronto costruttivo sull’es-sere genitori e di rendere più quoti-diana la presenza di Gesù nella nostravita. Non è facile!

Un rischio che corriamo è quello dilasciarci trascinare dal tempo in cuiviviamo, dalla società che ci lanciamodelli nei quali idealmente non ciritroviamo, come il consumismo, ildover apparire,... trascurando così inostri reali bisogni (come detto ilrapporto con Dio, con i figli, colconiuge, con l’altro in genere). Eccoche l’Equipe ha rappresentato e rap-presenta una “bussola” che ci ha per-messo di rimetterci sulla giusta (per

ché si ha il genitoreanziano da accudire.Purtroppo sempre più leesigenze lavorative sem-brano inconciliabili conquelle familiari.Tutto questo porta allalimitazione delle propriescelte e quindi a fare iconti con la realtà, primache con i propri ideali.Pensiamo alla gestionedei figli in una coppia(obbligatoriamente sidevono fare i conti conle proprie possibilitàprima di mettere almondo un figlio anchese idealmente si vorrebbe una fami-glia numerosa...)..Elevato carico assistenziale che siritrova a dover “portare una famigliadei nostri tempi”. Pensiamo allagestione dei genitori che diventanosempre più anziani e ai figli che cre-scono sempre meno velocemente. Aquesto si aggiungono i palliativi chele istituzioni pubbliche offrono peraiutare le famiglie ad affrontare questiproblemi (bonus una tantum per il 2°figlio, voucher per gli anziani...)lasciandole completamente sole nellagestione del quotidiano.In conclusione pensiamo che infuturo sia utile organizzarci per unaiuto reciproco non solo spirituale,ma anche materiale tra coppie edéquipes.

Marco e Maria

Siamo Marco e Maria, abbiamo entram-bi 31 anni e ci siamo sposati nel ’99.Abbiamo due bambini, Alberto 3 anni e

è utile organizzarci per un aiuto reciproco nonsolo spirituale,

ma anche materiale tra

coppie ed équipes

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noPeraltro pensiamo che ilmetodo non abbia biso-gno di cambiamenti, maserve che ciascuno di noilo faccia proprio, al fine diacquisire un preciso stiledi vita.

Bruna e Maurizio

Siamo entrati nel Movi-mento da poco, e nonsiamo ancora in grado digiudicare. Pensiamo siauna cosa importante cheserva alla coppia, e tro-viamo sia abbastanzacompleta.

Riteniamo che una cosa importantedel Movimento sia la presenza delConsigliere spirituale, che costituisceuna sicurezza. Visto che spesso cidimentichiamo di cosa significhiessere cristiani e a volte la vita ciporta ad assumere un atteggiamentonon conforme alla nostra fede, sareb-be bello avere momenti d’incontro inun clima sereno confrontandoci comecristiani, per essere indirizzati costan-temente sulla via buona.

noi!) strada che cerchia-mo tuttora di percorrere.Ad esempio trascurava-mo molto la preghierache invece ora si è inseri-ta, con i suoi alti e bassi,nella nostra quotidiani-tà, riscoprendo il saporedi avere sempre un “com-pagno di viaggio” inmezzo a noi.Fin da prima di sposarci,entrambi sentivamo ilbisogno di cercare diaccogliere il matrimoniocristiano come stile di vitae viverlo nella sua pienez-za: il metodo END è dive-nuto uno strumento importante perfare questo.Ci accorgiamo, comunque, di averemolti limiti nel nostro “camminare inEquipe”: dall’incontro mensile attingia-mo sempre nuova linfa che ci dà entu-siasmo e carica positiva che però nelcorso del mese va scemando, fino alpunto di affrontare quasi come un peso,momenti forti come il tema di studio ela compartecipazione (in particolare ildovere di sedersi).

una delle esigenze dellanostra coppia èla necessità di

avere più tempoa disposizioneper se stessi eper la famiglia

“A tutti i lettori (e scrittori) della Lettera END

Vi ricordiamo che i contributi per la lettera vanno inviati a:

Maryves e Cris CodrinoVia Panizza, 9 - 10137 Torino - Tel. 011.3097425

e-mail: [email protected]

Vi ringraziamo e scriveteci numerosi.Vi ricordiamo che la brevità degli articoli consente la pubblicazione

di un maggior numero di contributi.

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nouna serad’estate...

iamo arrivati all’Equipe nel 2002,quasi per caso durante una cenaestiva con amici sotto gli ulivi,

ma subito ci siamo resi conto che eraciò che andavamo cercando datempo.Infatti, nonostante entrambi provenis-simo da felici esperienze di vita e difede vissute in ambito scoutistico efrancescano, non eravamo soddisfattidi diversi gruppi di adulti e/o di fami-glie di cui avevamo fatto parte, dopo ilnostro matrimonio. O accusavamotroppo idealismo e troppo poco buonsenso pratico (dove e come sistemarei figli?), o c’era troppa improvvisazio-ne (chi è il responsabile stasera?), o siavvertiva troppa concretezza e la man-canza di spazi per lo Spirito (dov’è unsacerdote?), o si delegava troppo aichierici, deresponsabilizzandosi dellapropria vocazione di laici.Abbiamo anche provato a costituireun gruppo nuovo, ma non è andatameglio.Dunque, finalmente, una sera d’esta-te, abbiamo trovato una metodologiagià sperimentata da tante altre perso-ne e generazioni, per confrontarci eper crescere con altre famiglie, in uncammino cristiano.E’ sicuramente il metodo, infatti, unodegli aspetti che apprezziamo di più

nella nostra esperienza di équipiers.Una metodologia che, per noi, vuoldire pianificazione degli incontri enon approssimazione ed improvvisa-zione; vuol dire momenti di ampiorespiro per la coppia, come i ritiri;vuol dire “doveri di sederci” che si tra-sformano in attimi di curiosità, stu-pore e gioia nello scoprire la bellezzadell’altro; vuol dire ruoli e fasi bendefiniti nella riunione d’équipe, chenon sono altro che strumenti per farsì che la comunicazione non siappiattisca in frasi banali e scontate,che i rapporti fra le persone nondivengano superficiali e vuoti e chela vigilanza e la sobrietà non abban-donino le nostre vite.In altri termini, un metodo per nonsprecare il tempo, soprattutto in unaesistenza sempre più frenetica, in cuiè davvero un peccato perdere ore pre-ziose, una volta che, a fatica, si èriusciti a sistemare i figli e a ritagliar-si una serata libera dal lavoro e dagliimpegni quotidiani.Una metodologia, dunque, che pernoi non è mai una gabbia rigida esoffocante, ma un’opportunità perfacilitare il dialogo e il confronto,innanzitutto fra di noi e poi con lealtre coppie.Comunicare per farci conoscere e per

Angelita e Andrea Gheri - Genova 68

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noresto dipenderà da noi edalla nostra équipe.

I rischi?Di lasciarci imprigionaredai problemi del nostropiccolo mondo, di isolar-ci nell’intimismo dellanostra famiglia o dellanostra équipe, di chiuder-ci nel guscio rassicurantedelle nostre vite. O all’op-posto, di fare dell’équipetutta la nostra vita, difarci assorbire troppodagli impegni pratici e di

dimenticare di tanto in tanto di guar-dare lassù.

fare davvero comunione,comunicare per crescerenel confronto. Ed eccociad un altro aspetto cheapprezziamo particolar-mente in questa nostrarecente esperienza: il con-fronto, il poter imparareda coppie che hanno figliun po’ più grandi dellanostra, il poter trovare unappoggio nelle tue scelteprofessionali controcor-rente, il mettersi in giocosempre.

Una sera d’estate… Una sera d’estate,c’è stata solo data un’opportunità. Il

comunicare perfarci conoscere eper fare davvero

comunione,comunicare per crescere nel confronto

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nocustodiamola bellezza

del nostro amore

e suoniamo il campanello dicasa di una famiglia doveentrambi i genitori lavorano ed i

bambini vanno uno alla scuola mater-na, uno alle elementari e la più gran-de alle medie, ci sentiremo dire chespesso le settimane sembrano nonfinire mai; le giornate sono a volte unsusseguirsi di impegni, appuntamen-ti, spostamenti, imprevisti ed in gene-re mentre si sta facendo una cosa giàsi pensa al dopo; quando arrivi a casadopo aver recuperato i figli è già ora dipreparare la cena, poi mentre si rior-dina bisogna farsi dire dai ragazzicome è andata a scuola, qualche novi-tà, bisogna programmare il giornodopo ed in fretta arriva il momento difarli dormire. Tra marito e moglierimane il tempo per scambiarsi “gliordini di servizio” per il giorno dopo.

Le energie dei coniugi sono divise tral’attività professionale che, general-mente, di questi tempi, è impegnativae stressante, la necessità di seguire ifigli nelle attività scolastiche, nellaloro crescita ed educazione; ma anchenella cura dei genitori anziani non piùtanto in salute, negli impegni parroc-chiali, senza dimenticare la presenzanegli organi collegiali della scuola. Avolte si aggiunge qualche problema di

salute dei figli, più o meno grave, eallora è richiesto uno sforzo ancoramaggiore.

L’aiuto dei nonni è un bene prezioso,la loro presenza e disponibilità spes-so è vitale per riuscire a sopravvivere;ma è anche un rapporto che ha biso-gno di essere sostenuto, curato evalorizzato e per questo non sempresi riesce a dedicare il tempo che sivorrebbe.

A volte viene da pensare quantaangoscia possano avere nel cuorequei papà e quelle mamme stranieriche, oltre a tutte le difficoltà che unacoppia si trova ad affrontare, debbo-no sopportare la lontananza dallapropria terra, discriminazioni e umi-liazioni.

Nella lettera ai genitori del CardinaleMartini si legge: “l’inerzia della vita conle sue frenesie e le sue noie, il logoriodella convivenza, il fatto che ciascuno siaprima o poi delusione per l’altro, quandoemergono e si irrigidiscono difetti e catti-verie, tutto questo finisce per far dimen-ticare la benedizione del volersi bene, delvivere insieme, del mettere al mondo ifigli e introdurli nella vita; perciò èimportante prendersi cura del proprio

Sandra e Ermanno Lotti - Modena 1

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le relazioni che si creanocon altre coppie delMovimento, ad esempiocon la coppia di collega-mento, le coppie cono-sciute nel pilotaggio,quelle incontrate nellegiornate di Settore onelle Sessioni nazionali; èdi grande aiuto confron-tarsi attraverso il metodoe le specificità del movi-mento con coppie di tuttele età ma che hanno incomune una cosa moltoimportante, il desideriodi vivere tutte le stagionidel proprio matrimoniocome una vocazione.

Nella nostra esperienza, inoltre, pos-siamo dire quanto sia importantel’apporto del nostro consigliere spiri-tuale che fa parte di una comunità disacerdoti, una comunità dehoniana. Il

vivere in co-munità gli haconsentito diintegrarsi inmodo perfet-to nell’équi-pe e di porta-re un contri-buito fonda-mentale algruppo; in-sieme ab-biamo cerca-to un ele-mento di dia-logo tra lavita religiosae la vita fami-liare che non

volersi bene come marito emoglie”.

Rispetto a questo leEquipes Notre Damesono state una scopertamolto importante perchéci hanno aiutato a “pren-derci cura del nostrovolerci bene”, costringen-doci a trovare momenti dipausa, a sperimentare unnuovo modo “nostro” diconfrontarci, di parlarci,di prendere le decisioniinsieme.

Il preparare l’incontro, ildovere di sedersi, costrin-gono a fermare l’inerziadella vita, ci danno la possibilità disostenere e valorizzare il nostro matri-monio. Nella lettera indicata prima, ilCardinale Martini dice: “vorrei invitarvia custodire la bellezza del vostro amore ea perseverarenella vostravocazione: nederiva tuttauna concezionedella vita cheincoraggia lafedeltà, con-sente di soste-nere le prove, ledelusioni, aiu-ta ad attraver-sare le even-tuali crisi sen-za ritenerle ir-rimediabili”.

Grande valorehanno anche

l’Equipeè stata una

scoperta moltoimportante perché ci ha

aiutato a“prenderci cura

del nostro volerci bene”

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nosone e come coniugi.La piccola comunità for-mata dai coniugi trae,quindi, grande vantaggiodalla comunità più gran-de costituita dalle équi-pes, ma ha bisogno anchedell’aiuto della comunitàparrocchiale dove la fami-glia è una delle compo-nenti più importanti; inparrocchia la famigliatrova un luogo di impe-gno, di aiuto, e soprattut-to le risorse per cresceregenitori e figli nella fede.Forse questo aspettopotrebbe essere approfon-dito maggiormente infuturo, come l’équipe si

integra con la comunità parrocchiale,come le esperienze di due diversecomunità possono cooperare insieme.

Anche nelle parrocchie della nostradiocesi viene data molto importanzaai gruppi famiglia tanto da ricono-scerli come “un argine alla deriva deivalori”. In tempi in cui sono prevalen-ti il no alla famiglia, il no all’impe-gno, il no al matrimonio, il gruppofamiglia può contribuire a costruireuna società nuova.

sono da considerare incontrapposizione ma pos-sono essere viste in modointegrato; insieme abbia-mo verificato la sintoniatra la vocazione alla vitareligiosa e la vocazionealla vita di coppia.

Spesso la famiglia conbambini piccoli è moltopresa e concentrata nellagestione famigliare etende a trascurare le rela-zioni con l’esterno, ma èanche il momento in cuil’équipe può costituireuna risorsa molto impor-tante. In queste situazionil’équipe si deve sforzareper trovare organizzazione e metodiche rispettino queste esigenze fami-gliari e nello stesso tempo evitino chei bambini piccoli costringano la cop-pia all’isolamento.

La dinamicità e la vivacità delMovimento ci sembrano molto forti esono salde in fondamenta ben solidefatte in anni di esperienze, incontri,aggiustamenti e tanto lavoro di cop-pie instancabili nella volontà di cre-scere la propria spiritualità come per-

la piccola comunità

formata daiconiugi

trae grande vantaggio dallacomunità più

grande costituitadalle équipes

Nella pagina accanto: Marc Chagall - La fidanzata dal volto blu

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no bilanciodi una giovane

équipeAnna e Roberto Salvadori - Albate 1

ogliamo raccontare la nostraesperienza di giovane coppia edi giovane équipe all’interno del

Movimento.

Non siamo una coppia giovanissima(nove anni di matrimonio) ma siamouna équipe relativamente giovane (4anni compreso il pilotaggio).Abbiamo conosciuto il Movimentoattraverso un sacerdote carissimo,padre Cesare, che ci ha guidato findai tempi del fidanzamento alla cono-scenza del metodo END (preghiera dicoppia - breve dovere di sedersi - con-divisione in gruppo). Ci aveva colpitoil clima di amicizia, disponibilità, fra-tellanza e gioia per la vita che era tan-gibile in alcuni incontri di Settore aiquali avevamo partecipato; questo eraqualcosa di diverso da ciò che siriscontra solitamente se non quandosi incontrano gli amici più cari.Ora la nostra équipe è composta dasei coppie, tre con bambini e tresenza, e dal consigliere spirituale.Siamo un gruppo abbastanza variega-to e proveniamo addirittura da duediocesi diverse: quella di Milano, doveil movimento è molto conosciuto, equella di Como, dove ancora non èmolto diffuso. Nonostante questo,che almeno in partenza potrebbe

sembrare uno svantaggio, abbiamoscoperto il grande valore dello stareinsieme, della condivisione dellenostre vite sotto lo sguardo delSignore. All’inizio la scelta di formareuna équipe ci era apparsa troppoimpegnativa, forse superiore allenostre forze, considerati i compiti daassumere e i “punti concreti di impe-gno” che apparivano grandi ai nostriocchi. Ma con un po’ di coraggio euna buona dose di incoscienza (perquanto ci riguarda) ci siamo buttatinell’impresa. Ed ora eccoci qua, anco-ra un po’ malfermi sulle gambe masicuramente contenti di vivere questaesperienza.

Tracciando un piccolo bilancio diquesti primi anni possiamo affermareche abbiamo raggiunto alcuni obietti-vi che ci eravamo posti all’inizio e nelfrattempo abbiamo potuto apprezza-re nuovi orizzonti che si schiudevanogradualmente con l’apprendimentodel metodo, sia durante il pilotaggiosia quando poi abbiamo camminatosolo con le nostre gambe.All’inizio siamo stati spinti da varieesigenze a costituire una équipe per ildesiderio di condividere un camminoumano e spirituale con altre coppie,dal bisogno di vivere il Sacramento

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porto di coppia più pro-fondo, con uno scambiodi pensieri e impressioniche ci porta a maturareinsieme, a condividere levarie situazioni quandosi presentano; ci spronaa pregare insieme e aporci alla luce dellosguardo di Dio, che gra-datamente è diventato ilpunto di riferimentoprincipale nella costru-zione del nostro Matri-monio; frutto di tutto ciòè una tenerezza partico-

lare tra noi, che si concretizza inascolto, pazienza, maggiore attenzio-ne e disponibilità reciproca. Strada facendo abbiamo però anchepreso coscienza di alcune difficoltànell’applicare il metodo END che èpreciso nell’indicare i vari momenti,

tutti impor-tanti per unavera cresci-ta, in cui sideve artico-

lare ogniriunio-

del Matrimonio in modopiù pieno e consapevole,dalla necessità di condivi-dere le esperienze quoti-diane di impegno e faticasia dal punto di vistafamiliare che lavorativo.Per ultimo, ma non perimportanza, per il deside-rio di creare un’amiciziatra le nostre coppie,anche organizzando deimomenti ulteriori di in-contro rispetto alle riu-nioni, cosa che ha favori-to la conoscenza e l’aper-tura tra noi e ha creato un clima disincerità e di apertura nel quale ognu-no si sente libero di esprimersi libera-mente (a volte con un po’ di efferve-scenza!).

Il Metodo End, anche se impegnativoe non ancora completamen-te realizzato (quanti appun-tamenti mancati con il“dovere di sedersi”) ciaiuta senz’altro adavere un rap-

strada facendoabbiamo anchepreso coscienza

di alcune difficoltà

nell’applicare ilmetodo End

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none; in particolare la pre-parazione, durante ilmese, di ogni punto con-creto di impegno, è risul-tato talvolta pesante darealizzare.Crescendo all’interno delMovimento abbiamo inol-tre maturato gradatamen-te uno spirito di serviziopiù pronto e attento, ren-dendoci conto dellanecessità di donare tem-po ed energie per qualco-sa in cui crediamo, e dellaricchezza che anche unpiccolo incarico comecoppia responsabile ci haportato a coltivare un’a-pertura diversa nei con-fronti degli altri. Inoltre nella nostraéquipe c’è anche chi ha accettato didiventare Coppia di Collegamento…ci sembra un buon inizio.

Un rischio reale che corriamo viven-do questa esperienza di Movimentoè quello di chiuderci un po’ in questa“oasi felice” che ci gratifica e nellaquale ci sentiamo a nostro agio,dove incontriamo persone che parla-no il nostro stesso linguaggio e con iquali si è sintonizzati sulla stessalunghezza d’onda anche se magari cisi parla per la prima volta… Siamoinvece convinti che il Movimentooltre a darci un nutrimento spiritua-le e umano del quale abbiamo cosìbisogno nell’affanno del-le nostre

giornate, ci dia anche ilcompito, come laici, ditrasmettere al di fuoriquesto messaggio con latestimonianza negli am-bienti variegati nei qualiviviamo: la parrocchia, illavoro, la scuola, ilvolontariato, la politica,gli amici e i colleghi chefrequentiamo e che ma-gari non credono in Dio,le coppie separate equelle conviventi, ecc.Solo se sapremo esserecoppia cristiana testimo-ne autentico potremmodire di aver realmentecapito il carisma delMovimento, che è il mes-

saggio che il Signore ha chiesto allecoppie cristiane, a tutte, e non sola-mente alle coppie END.

Le aspettative per il nostro futuroall’interno di questo cammino sonodi una conoscenza e applicazione delmetodo che, diventando completi,diano una pienezza di vita nellacostruzione di un matrimonio cristia-no.Questo significa un rapporto sincerocon il Signore, un rapporto profondotra di noi, una capacità di aperturaconcreta verso gli altri che ci rendacapaci di cogliere le loro necessitàman mano che si presentano: potre-mo fare ciò solo con un’attenzionecostante alla Parola di Dio.

solo se sapremoessere coppia

cristiana testimoneautentica

potremo dire diaver realmentecapito il carismadel Movimento “

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iamo Roberta e Federico sposida 10 anni e mamma e papà diquattro figli, dono del Signore.

Siamo in équipe da 4 anni.La nostra avventura con l’Equipecomincia per “colpa” (merito?) diRoberta che, mossa dalla voglia dicoinvolgere la coppia in un camminodi crescita, viene a conoscenza dell’e-sperienza END. L’incontro avviene inmaniera classica, probabilmente nelmodo che funziona di più: il passa-parola. Una coppia di amici ha inizia-to il pilotaggio e parla in manieraentusiasta di questa possibilità cheviene offerta alle coppie per dialogare,confrontarsi … crescere. All’inizio nonè stato semplice: “Andiamo, potrebbeessere un’occasione importante” - diceRoberta - “No, non ho nessuna intenzio-ne di mettermi in gioco, oltretutto davan-ti ad altri” - risponde Federico. Forseogni tanto (per fortuna …) degli occhidolci ed un cuore puro riescono a con-vincere più di qualsiasi altra cosa ecosì comincia l’avventura.Siamo entrati in un’équipe già avvia-ta, all’interno della quale conosceva-mo solo una coppia. Ma questo non èstato un ostacolo. Anzi per diversiaspetti questo fattore ha aiutatoFederico a mettersi più in gioco (cosache non ha mai tanto amato). Quello

S

la nostra esperienzadi équipe:

4 anni di cammino...

che ci ha colpito subito, fin dal primoincontro (ed è quello che ci colpisceogni volta che torniamo da una gior-nata di Settore o ritiro), è il riuscire acomunicare e a condividere con per-sone che vedi per la prima voltaaspetti molto personali di te e dellatua vita di coppia. All’interno dellanostra équipe c’è una forte volontà di“coppia”, di dire e di dirsi che si èmoglie e marito. Qualcuno la chiamaspiritualità coniugale, altri camminodi crescita, altri ancora voglia di con-fronto con altre persone. Crediamoche in qualche modo stiamo espri-mendo tutti la stessa cosa. E tutti,con aspetti, gradi e convinzionidiverse, poggiamo questi nostri con-cetti su Dio.Le Equipes Notre Dame sono vissuteda noi come uno strumento, comeun’opportunità che ci è stata offertaper essere sempre più profondamenteuniti come moglie e marito, resi sacridal matrimonio, un’occasione perchéla coppia si fermi, si guardi in faccia,si guardi dentro, si lasci scaldare dallaluce di Dio. È in questi anni di équipeche abbiamo capito che amare Diovuol dire amare prima di tutto tuomarito o tua moglie e che dietro il suovolto, dietro le sue richieste, c’è ilvolto di Dio. Dio si fa presente nella

Roberta e Federico Tuberga - Torino 61

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delle promesse, sicura-mente in maniera moltoconsapevole. L’équipe ciha ridato e ci permette diridarci continuamentequesta consapevolezza,che altrimenti non avrem-mo sempre così chiara(possiamo dire che diver-se volte la consapevolezzacosì tanto agognata, èanche un po’ una bellafatica!).All’interno dell’équipe diappartenenza fattori con-tingenti possono crearedei problemi (ad esempioalla nostra équipe com-posta da 6 famiglie e daun consigliere spirituale,

in un anno sono arrivati ben cinquebambini). Indubbiamente gli anni2001 e 2002, così prolifici, sono statifaticosi per il gruppo, anche se a guar-darli ora sono stati sicuramente arric-chenti). La nostra esperienza di grup-po ci porta a dire, per lo meno peradesso, che sono tre le cose che cifanno superare gli ostacoli. Il primo èindubbiamente la nostra volontà dicoppia di comunque continuare a cre-scere, non importa a quale ritmo, per-ché quello lo deciderà solo il buonDio. Il secondo è l’équipe di apparte-nenza, i tuoi amici, i tuoi compagni dibrigata: si va a momenti. C’è chi tira lacarretta per un certo periodo, poi su-bentra un altro e così via, eliminandogiudizi e pregiudizi (non è semprefacile!!). Il terzo è il Movimento (nonl’avremmo mica detto 2 anni fa) che tifa sentire parte di una comunità allar-gata (stiamo pensando ai ritiri, allegiornate di Settore, ecc.) in cammino

tua vita prima di tuttonella persona che Lui havoluto come tua sposa otuo sposo. Ed è in questianni di équipe che lenostre due spiritualitàcosì diverse hanno inizia-to a incontrarsi e a stupir-si reciprocamente.Se è stato facile coglieresubito la ricchezza dellanostra équipe, diverso èstato nei confronti delMovimento in quanto tale,rispetto al quale avevamodelle resistenze (“…usociò che l’Equipe mi dà, manon mi sento assoluta-mente parte dell’Equipe.Io faccio parte di un grup-po di amici che si ritrova per parlare eper ascoltare e non capisco tutte que-ste cose strane a livello regionale,nazionale e quant’altro…”). Molto ècambiato in questi ultimi due anni edi ciò dobbiamo ringraziare i nostricoéquipiers che ci hanno precedutinegli incarichi del nostro gruppo.Quest’anno noi siamo la coppiaresponsabile e forse per la prima voltaper noi coppia assume un senso l’ap-partenenza. L’appartenenza ad ungruppo di persone a livello mondialeche cerca Dio e che lo cerca attraversosuo marito e sua moglie. Per noi que-sta è l’Equipe Notre Dame, questa è lasua ricchezza ed è questo che ricer-chiamo e chiediamo all’équipe stessa. Con l’équipe noi abbiamo recuperatouna dimensione che avevamo abba-stanza perso, distolti dagli affanniquotidiani: la coppia, come elementodi salvezza. Sì, è vero, durante il ritodel matrimonio ci eravamo scambiati

quello che ci ha colpito

è il riuscire a comunicare e a condividere conpersone che vedi

per la primavolta aspetti

molto personali

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noed in ricerca. In questi anni abbiamoanche capito che l’équipe“funziona” solo se la cop-pia lavora, nel senso chel’équipe non potrà maisostituire quello che si faa casa tra moglie e marito;non sarà mai l’équipe cheeffettuerà il dovere disedersi, ma saranno sem-pre marito e moglie; nonsarà mai l’équipe chedeciderà la sua regola divita, ma saranno sempre idue sposi; non sarà mail’équipe che deciderà dipregare giornalmente, masarà sempre una scelta dei coniugi.Ma l’équipe ti fa conoscere altre real-tà di amici che non ti fanno sentiresolo, che ti mostrano il loro camminoe le loro debolezze, che condividono illoro personale percorso, che si fannostrumento, volto di Dio, perché Dio simanifesti a te, anche tramite loro.

La ricchezza delle Equipes NotreDame si basa quindi sulla ricchezza eanche sulla povertà di noi sposi, che

siamo figli di Dio e perciòpensiamo che questa ric-chezza sia inesauribileperché Lui è infinito.Non sappiamo se ilMovimento è o sarà ingrado di fornire dellerisposte adeguate alleesigenze delle giovanicoppie. O meglio credia-mo fermamente che Diosarà in grado di dare ciòche serve a tutti gli sposied a tutti gli uomini e chequindi anche l’EquipeNotre Dame strumento diDio, risulterà adeguato; cisaranno momenti come

gli anni ’80 dove le nuove coppiesaranno “poche” (ma non sarannoforse poche per noi uomini e giusteper Dio?) ed altri come questi ultimianni dove ci sarà un “proliferare” dinuove équipes. L’Equipe è uno stru-mento nelle mani di Dio e come taleva inteso. E come strumento di Dio va“coccolato” e sviluppato con la pas-sione e l’amore di tutti coloro chehanno, hanno avuto e avranno la for-tuna di conoscerlo.

non sappiamo seil Movimento è o sarà in gradodi fornire delle

risposte adeguate alleesigenze dellegiovani coppie

Mathurin Méheut Stations sur la route de la troménie

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monsignor Galliano,un giovane

novantenne

anno 2003, per noi dell’Acqui 1,è stato un anno particolare per-ché abbiamo festeggiato il 90°

compleanno del nostro ConsigliereSpi-rituale. L’evento ha assunto nellanostra città un’importanza del tuttofuori dei canoni, perché Monsignore,come comunemente lo si conoscequi, è una vera “istituzione”, un perso-naggio che ha dato e continua a dareun’impronta forte per la sua azionepastorale “senza limiti”, per la paterni-tà spirituale nei confronti di molteassociazioni e gruppi, di cui è di voltain volta il consigliere, l’assistente, ilcappellano: il gruppo degli alpini, labanda musicale, i gruppi di AzioneCattolica, il volontariato parrocchiale,la mensa dei poveri (sua creatura pre-diletta), le ACLI, le associazioni disoccorso, e non ultima la nostra équi-pe che, cogliendo i segni dei tempi, hafortemente voluto 30 anni fa. Ecco perché noi siamo particolarmen-te orgogliosi di questo sacerdote, diquesto parroco dal cuore d’oro, che siè sempre prodigato per tutti: un uomoche ha vissuto da prete vero i momen-ti bui dell’ultima guerra mondiale,sapendo mediare con tatto tra le partiavverse per evitare inutili spargimentidi sangue, che è andato al Brennero

ad accogliere le colonne di soldatiprovenienti dalla Russia, che hasaputo sempre cogliere i segni deitempi e rinnovare la chiesa localenelle varie tappe del cammino dellanostra città, dalla ricostruzione post-bellica al periodo del boom economi-co, fino ad oggi, momento in cui è piùche mai necessario presentare i fon-damenti della nostra fede ad unasocietà consumistica e materialistaove è più urgente che mai parlare dicoppia e di famiglia.Monsignore è stato ed è per noi laguida spirituale che si cala nella real-tà dei nostri problemi, nell’intimitàdel nostro quotidiano, ma al tempostesso sa spaziare e farci salire i gra-dini della fede, indicandoci sempre lavia da percorrere con il supporto dellaParola di Dio, per distaccarci dallamateria e farci volare più in alto allaricerca della Verità.

Accanto ai numerosi festeggiamentidi vario genere che lo hanno vistocome protagonista, noi della Acqui 1- un’équipe che è nata e che vive permerito suo - volevamo testimoniare,anche sulle pagine della nostraLettera, l’infinita gratitudine e l’affet-to che ci legano a Monsignore.

Equipe Acqui 1

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iamo l’équipe Buddusò 1, costi-tuita da cinque coppie, la nostraetà media è vicina ai quaranta

anni e due coppie hanno un figlio cia-scuna di 18 e 19 anni; questo è ilnostro secondo anno di cammino“autonomo” dopo il pilotaggio e fac-ciamo parte del Settore C di Genova.La nostra adesione al movimentoEND, fino al 2001 non presente inSardegna, è avvenuta in seguito ad unincontro di informazione organizzatodal nostro parroco, don Nino Carta,con due coppie di Genova: Carmen eRenzo Gaggero e Mariagrazia eLeonardo Cebrelli; questi ultimihanno poi intrapreso il pilotaggio conviaggi mensili.Il primo contatto con la dimensionedel Movimento è avvenuto a novem-bre 2002 in occasione della giornatadei Settori, per la quale siamo partitiin quattro coppie nonostante la faticafisica e il disagio di trascorrere duenotti in nave per alcune ore di incon-tro; inoltre il tempo di viaggio in pull-man da Buddusò a Porto Torres (90Km.) equivale alla metà delle ore cheoccorrono per navigare verso Genova.Tutti noi eravamo alla ricerca di unafede più matura che coinvolgesse lacoppia, perciò per alcuni si è trattatodi approfondire aspetti già presenti

SEquipe Buddusò 1 da

lle é

quip

esabbiamo un sogno:un Settore

in Sardegna

nelle riflessioni del tempo del fidan-zamento, per altri si è realizzata lapossibilità di riscoprire la Chiesacome una realtà nuova, più vicina atutti i fedeli, dove le coppie cristianesono testimoni di fede e protagonistedella nuova evangelizzazione.

Il primo passo è stato quello di aprirele nostre case ad un progetto fuoridell’ordinario: ospitare, insieme alsacerdote, alcune coppie che cono-scevamo solo di vista per parlare,ascoltare, pregare e condividere, conla cena, la nostra vita! Di fondamen-tale importanza è stata la possibilitàdi conoscere delle coppie (e i primidella lista sono Mariagrazia eLeonardo) che vivono secondo unprogetto ben diverso da quello propo-sto dalla cultura dominante, soprat-tutto quella veicolata dai mass-media, basato sul profondo rispettodel coniuge da cui scaturisce la sceltadella fedeltà, del dialogo, della pre-ghiera e la conseguente apertura allavita in tutte le sue sfaccettature: ibambini naturali, adottivi o affidati, igenitori anziani e a volte non autosuf-ficienti, i servizi nel Movimento o inparrocchia, l’attenzione verso chi èpovero, malato, disoccupato, stranie-ro, senza diritti.

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Una caratteristica checontraddistingue le cop-pie appartenenti alleEND e che tutti noiabbiamo immediatamen-te percepito, è lo spiritodi accoglienza semplice eserena che permette aciascuno di sentirsi subi-to “in famiglia”. Lasciamoimmaginare lo scompi-glio che crea il nostrosbarco a Genova (lo scor-so novembre, per la gior-nata dei Settori, siamopartiti al completo)quando Mariagrazia eLeonardo vengono aprenderci al porto con l’ombrello,poiché puntualmente piove, e la miti-ca “Caravelle” a dieci posti…

Recentemente si è concretizzato ilproblema dell’apertura del Mo-

vimento alle problemati-che sociali, politiche, eti-che: ci chiediamo se nonsia opportuno studiarenuove soluzioni da appli-care dove lo Stato nonarriva.

Per noi, che lo scorsonovembre abbiamo fe-steggiato l’ingresso nelMovimento dell’équipeBuddusò 2 e che attendia-mo la partenza della 3, èforte l’esigenza di contattie scambi con équipes direaltà ed esperienze diver-se, perciò riteniamo op-

portuno favorire la conoscenza e ladiffusione delle END in altri centrisardi e sensibilizzare i parroci alla fun-zione di consigliere spirituale. Ciauguriamo al più presto la formazionedi un Settore in Sardegna…!

per noi, è fortel’esigenza

di contatti e scambi con

équipes di realtà edesperienze

diverse

dalle

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Un tempo, nel deserto di Sceti, vigeva la regola che i monaci digiunasserol’intera settimana che precedeva la Pasqua. Accadde però che, durante que-sta settimana, alcuni fratelli giunsero dall’Egitto per far visita ad AbbaMosè, il quale preparò loro un pranzo modesto. Vedendo il fumo, i vicinidissero ai sacerdoti del luogo: ”Guardate, Mosè ha rotto il divieto e sta cuci-nando”. E i sacerdoti risposero: ”Quando uscirà gliene parleremo”. Venneil Sabato e i sacerdoti, che conoscevano l’integrità di Abba Mosè, si rivolseroa lui in pubblico: “Oh, Abba Mosè, tu hai infranto il comandamento isti-tuito dagli uomini, ma hai adempiuto il comandamento di Dio.

Aforismi dei Padri del deserto

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la candelaè accesa

a candela è accesa: ci siamotutti. La riunione era convocataper le 20.30, ma sono già le

nove. Chiacchieriamo a gruppetti;baci e abbracci, come stai, ti trovobene; gustiamo fusilli alle noci di cuitutti vogliono la ricetta, Don Bruno ègià seduto su una delle sedie dispo-ste in cerchio: è sempre il primo adarrivare ed è impaziente. Anch’iosono seduta e, anche se siamo inritardo, mi piace guardarmi intorno eosservarli. Un anno e mezzo fa non liconoscevo e adesso “mi sono fidanza-ta con tutti”, ho preso un impegno. Adogni incontro prosegue il mio enostro cammino nella preghiera.Sinceramente, senza alcuna masche-ra, ci raccontiamo, senza giudicarci.Ci ascoltiamo, ridiamo, ci emozio-niamo.Li richiamo all’ordine:“Cominciamo!”. Renato si siedeaccanto a me: “Stasera inizi tu”, mipropone. Lo osservo. Renato è sem-pre sorridente. Ci conosciamo daundici anni, siamo sposati da sette.Rare volte possiamo permetterci illusso di starcene vicini: di solitoGiovanni e Maria si infilano tra noiper farsi coccolare. Mi avvicino al suoorecchio: “Comincia tu, poi ioaggiungo!”

“Cominciamo!”. Ecco, il nostro ruolo dicoppia responsabile ha scatenato il leg-gendario rigore organizzativo di Paola.Le siedo accanto: “Stasera inizi tu”,provo a buttare lì. Le sorrido mentre miguarda. E’ di quello sguardo che ti pene-tra nell’anima che mi sono innamorato,undici anni fa e da allora è partito il pen-dolarismo sentimentale tra Lecco e lamia Torino. Poi il 1996, l’anno deigrandi cambiamenti: nuovo lavoro, spo-stamento nell’Urbe, fede al dito eGiovanni che bussa alla vita. Ancora midomando dove ho trovato l’energia peraffrontare tutto con quella leggerezza.Comunque abbiamo dovuto lasciarefamiglia, amici e abitudini nel freddoNord, e ripartire da zero. Di sicuro cihanno aiutati il calore di Roma ed ilvolontariato. Essere a Roma, per me,equivale a sguazzare in un dipinto diVan Gogh: uno scompiglio di colori viva-ci, che acquista una maestosa armoniaappena te ne allontani. Abbiamo legatocon persone di ogni regione d’Italia e delmondo. Poi, un’estate, siamo partiti conil VIS per un’esperienza di volontariatoin Brasile, con i bambini di strada.L’avventura missionaria, iniziata dueanni prima in Africa, ci accompagneràtutta la vita. Con gli amici del VIS èrimasta un’unione profonda, anche se inseguito i bambini ed i percorsi di vita ci

Paola e Renato Ferrandi - Roma 91

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coltà trovano il tempo di“sedersi”. Lucia è unadonna in carriera, maanche una madre presen-te e attenta. Complice diNicola, condividono unamore premuroso verso ifigli con cui hanno unreciproco rapporto difiducia e sincerità. Martae Carlo sono semprepositivi, sorridenti e sitengono per mano. Disolito comincia lui a par-lare e dopo un po’, dopoun bel po’, Marta taglia il

discorso, sempre fiduciosa e leale.Tocca a Lorenza: un’esplosione divitalità, un fiume di parole, di emo-zioni che irrompono travolgendoti.Intanto Leonardo sembra contempla-re le proprie scarpe; poi la guarda,dice due parole, profonde, decise. Poisorride, poi sorridono come possonosorridere soltanto due persone che

hanno fatto perdere i con-tatti. E adesso, da un annoe mezzo, abbiamo intrapre-so un’avventura imprevista,esaltante.

Il giro è cominciato. Elviraè dolce e riflessiva.Accanto c’è Gianni: silen-zioso, serio ma non trop-po che a poco a poco sista aprendo e alle rifles-sioni profonde di lei ag-giunge qualche sottileironia che non guastamai. Silvia è incinta ed èstanca, ma il suo viso appena truccatoè angelico. Sembra fragile per la sua bellezza, maè energica e sa quello che vuole.Domenico ogni tanto fa finta di nonsentire, ma accetta i rimproveri e sachiedere perdono. Tra tulipani, corso per l’affido, corsoper il parto, parenti e amiche in diffi-

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l’Equipe ha riacceso in noi gli

entusiasmi del fidanzamento,

quando avevamotempo e vogliaper confrontarci

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per confrontarci, per restareammaliati l’uno delle intui-zioni dell’altra. Poi ci haregalato degli Amici, quelliche si scrivono con la maiu-scola perché ci puoi contare.Ancora ci ha messo a con-tatto con un grandeMovimento animato dacoppie straordinarie, diogni età e con tante storieda raccontare, ciascunadelle quali porta agli altriil proprio insostituibilecontributo.Quando ti senti incardinatoin una vera comunità, lasfida di prendere sul serio,senza sconti, le parole diGesù diventa proponibile. Lì

trovi il coraggio di intraprendere un cam-mino, di compiere piccole scelte quotidia-ne che, a poco a poco, ti cambieranno lavita. E davvero puoi provare ad essere untestimone credibile di vita cristiana,straordinariamente diversa da quella checi hanno insegnato a chiamare normale.

Le 23.30, dobbiamo andare: le babysitter ci aspettano. Grazie di tutto. La candela è ancora accesa. Grazie per tutti.

condividono lo stessoprogetto. Passione ed estro accantoa razionalità e precisione,disordine e ordine, dueopposti che si attraggono:Chiara e Carlo però siincastrano perfettamentee non si lasceranno mai.Don Bruno ci ha ascolta-to, e con molta semplici-tà e umanità chiude ilcerchio. Ci racchiude, con paroleche non giudicano, macomprendono e consi-gliano.

Ecco, questa è la mia équi-pe: è rispetto e stima reci-proci, è voglia di condividere, è pregare,ridere, scherzare, è la messa che vorrei...

Di solito a quest’ora dormo già da unpezzo, ma stasera mi sento addosso ener-gia da vendere. Mille idee mi frullano intesta e tutto mi sembra realizzabile.E dire che l’END l’ho trovata per purocaso, cercando su Internet una propostadi spiritualità in cui poter coinvolgereanche Paola e i bimbi. L’Equipe ha riac-ceso in noi gli entusiasmi del fidanza-mento, quando avevamo tempo e voglia

quando ti sentiincardinato in

una vera comunità, la

sfida di prenderesul serio, senzasconti, le paroledi Gesù diventa

proponibile“

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una grande sete

na sera come molte altre, que-sta. Il crepitio del fuoco nellastufa è soffocato (come sem-

pre) dalle voci dei bambini che si rin-corrono per la casa. Che bella la viva-cità dei piccoli: urlano, giocano,litigano, cadono, piango-no, ridono, chiedonoe poi ti cercano, tichiamano, ti in-terrogano enon ti lascia-no, ti desi-d e r a n otutto perloro, a vol-te ti soffo-cano, tisfiancanoe questog i o r n odopo gior-no, setti-mana do-po setti-mana, an-no dopoanno.Il tempo,la vita, latua vitatrascorro-no veloci;

quasi non te ne accorgi. In un batterd’occhio la mia sposa ed io siamo pas-sati dagli anni spensierati dell’inna-moramento a quel periodo in cui nonsi ha il tempo neppure per salutarsi,

per dirsi il bene che ci vogliamo, persedersi a riflettere o anche

solo a riposare.

È proprio inquesto tempo

così freneti-co e fatico-so che ab-biamo ri-cevuto indono laSua chia-mata.Fu così chepiù di unanno fa citrovammocon altrec o p p i edella no-stra zona,in partegià cono-sciute, cone senzafigli, conc a m m i n i

Anna e Gilberto Nicola - Trivero 4

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la Lettera END n. 124:quanta umanità, quantidolori, sacrifici e gioienelle esperienze descrit-te. Quante volte homesso mano al fazzolet-to, ma tra tutte le coseche ho letto una mi hacolpito in modo partico-lare. Mi sono, infatti, sof-fermato a riflettere su diuna frase di CarloCarretto, che già cono-scevo e che ho trovato lìcitata: “È meglio morireda vivi che vivere damorti”. Credo che in que-sta frase ci sia tutta l’es-senza del vivere cristianoe della realtà delle

Equipes Notre Dame che proprio inquest’anno abbiamo cominciato asperimentare. Questo è l’obiettivoche ognuno di noi, personalmente oin quanto parte della vita di unaéquipe, dovrebbe porsi.La vita che ci è donata va vissuta, vavissuta fino in fondo, va vissutasecondo la Sua volontà, a piene manie senza riserve. Dei talenti che unopossiede, dei doni che ci ha dato, ungiorno ci verrà chiesto di rendereconto: se avremo vissuto da morticome potremo giustificarci?

ed esperienze simili maanche molto diverse. Unacosa sola, sicuramente, ciaccomunava e ci accomu-na ancora: una grandesete; la sete di Lui, dellasua Parola, del Suo esem-pio, del Suo Amore.Fu così che, grazie soprat-tutto a Lui, ma anche alladisponibilità di due gio-vani e magnifici sacerdo-ti, oltre che all’esperien-za, all’esempio, al sacrifi-cio e alla… pazienza didue coppie di Ivrea conqualche “annetto” in piùdi noi ma con uno spiritoda far invidia, che daqualche mese sono natela Trivero 4 e la Valle Mosso 1.In tutto siamo dieci coppie, masoprattutto dieci famiglie - perchéuna coppia di sposi è comunque unafamiglia indipendentemente dallapresenza dei figli - dieci archi con(fino ad ora) diciassette frecce a dis-posizione. Chissà quanto e comedovremo tenderci affinché l’Arciere lescagli il più in alto ed il più lontanopossibile e nella direzione che soloLui conosce? Tutti noi speriamo dinon deluderLo.Proprio in questi giorni sto leggendo

La vita che ci è donata

va vissuta, vavissuta fino in

fondo, va vissutasecondo la Suavolontà, a pienemani e senza

riserve

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Nella pagina accanto: Raffaello Sanzio - Studio per la Sacra Famiglia Albani

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rs end...non è che l’inizio!

iamo una giovane famiglia com-posta da una mamma, Magda,da un papà, Amodio, e da un

giovane “ometto” di due anni e mezzo,Francesco; siamo un piccolo satellitedelle nostre grandi famiglie di origineche, ringraziando il Signore, continua-no ad aiutarci nel nostro camminoquotidiano.Per noi la “famiglia” non è solo unaparola che raggruppa più personeaccomunate dalla medesima origine edal medesimo sangue, ma è palestradi vita dove i “muscoli” si formanobattagliando nel ring dell’amore,dove, come ci dicevano i nostri geni-tori quando anche noi eravamo picco-li, ciò che si insegna (anche il rimpro-vero) è solo per il nostro bene. Allaluce degli esempi ricevuti, anche noi,ormai in campo come coppia e comegenitori, stiamo cercando di fare ilnostro meglio ma, si sa, non è semprefacile.Un giorno, veramente per caso,“Qualcuno” ha bussato alla nostraporta. Ci piace pensare che nell’invitoa partecipare al primo incontro per laformazione di una nuova équipe,ancora una volta, come spesso nellanostra vita, ci sia stata la mano dellaProvvidenza, piena di Grazia, che saascoltare i bisogni e le preghiere. La

nostra preghiera era di voler creareuna famiglia cristiana in cui la fede eDio non fossero meri accessori ma ilvero e solo motore della nostra vita.Siamo convinti di essere individual-mente e come coppia strumento nellemani di Dio e che per insegnareanche a nostro figlio ad amare Cristodobbiamo essere testimoni concretiogni giorno nella nostra vita.La proposta End ci sta aiutando ariflettere, a creare uno spazio nelnostro tran-tran quotidiano perpoterci guardare negli occhi e nelcuore e dire che insieme “Noi” ciamiamo e che grazie a Cristo divenia-mo, ogni giorno, l’uno per l’altro stru-mento di salvezza.“END” non è la fine, ma è un mezzo perarrivare al fine, cioè una via che ciaiuta ad arrivare a Cristo, in un cam-mino che facciamo con altre coppieche, come noi, hanno deciso di cre-scere insieme, confrontarsi, metterein comune le proprie gioie e le pro-prie difficoltà.Ci sentiamo accomunati dai medesi-mi problemi tanto che spesso finiamoper riderne insieme: ci scopriamo piùuguali di quanto pensassimo edanche la vita quotidiana, alla fine,sembra meno complicata.“End”…non è che l’inizio.

Magda e Amodio Parmentola - Potenza 4

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oggidevo fermarmi

a casa tua

iamo Rocco ed Emi, sposi da 15anni, ma profondamente consa-pevoli di voler “cambiare” vita

dal 1995, quando abbiamo finalmentefatto entrare e fermare con gioia incasa nostra Gesù Risorto, il soloSignore della vita. Da quel momentoad oggi il nostro cammino come cri-stiani ha avuto un’incalzante evolu-zione: apertura della nostra casa atanta gente per incontri d’amicizia emomenti di preghiera, catechesi,impegni pastorali, formazione liturgi-ca, carità per gli ammalati… Insommadopo pochi anni la nostra famigliacerca di vivere come, ma soprattuttodi essere, una famiglia cristiana che“non si conforma alla mentalità diquesto secolo” e che “costruisce lasua casa su una roccia”, cioè tienesaldi i pilastri della preghiera e dell’a-more Eucaristico.L’accoglienza del Signore nella nostracasa è fortemente voluta e profonda-mente feconda. Ed è feconda in tutti isensi: dopo Savino Savio, di 13 anni,Francesca, di 10 anni, GabrieleGregorio, di 5 anni, è apparsa per sole13 settimane una stella, Sara Maria,ed ora, a due anni da quest’ultimoevento, c’è stato l’arrivo, accolto conprofonda gioia, di una nuova creaturache cresce nel grembo materno da 14

settimane. Sara Maria non era pernoi, ma per la gloria di Dio, perchéattraverso il suo arrivo possiamotestimoniare che quando Dio fa undono non lo toglie ma lo custodiscenel “libro della vita”, che è il Suo stes-so Cuore, per poi riconoscerlo e rin-contrarlo nei cieli, nella Vita Eterna. Non c’è dono più grande della vita,quella che Gesù Risorto ci ha donato.Un figlio è il “miracolo” dell’amoredella coppia, nella nascita si svela anoi sposi il mistero di Dio, unicoautore della vita; il senso dell’amoresponsale sta nella coscienza di essereservitori della vita e non padroni. Ciònon significa essere irresponsabiliformatori di famiglie numerose chenon riconoscono i problemi reali deinostri tempi, ma è voler abbracciareuno stile di vita, nel riconoscimentodi una maternità e paternità respon-sabili che si aprono alla vita perlasciare operare Dio. La cultura dominante oggi mette inguardia piuttosto che aiutare e inco-raggiare. La possibilità data ai coniu-gi di diventare genitori è segnata dadifficoltà di varia natura: spesso siviene condizionati da urgenze ed esi-genze professionali, dai costi dellacasa e da uno stile di vita consumisti-co imposto dalla società. E allora per-

Emi e Rocco Pecoraro - Potenza 4

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manente perché il cristia-no non può dirsi mai arri-vato, ci aiuta ad avere undialogo più sereno e unaforza d’amore più poten-te, ci confronta con altrecoppie che aiutano lariflessione e la crescita;nell’équipe siamo perso-ne uniche, irripetibili,libere, senza pregiudizi,con la certezza di esserein comunione fra di noi,con Cristo e con laChiesa, e ciò ci garantisce

un cammino di vera santità!La nostra speranza è che ogni giornoCristo si voglia fermare a casa nostra,nei nostri cuori, nei nostri figli, sianei grandi sia nei piccoli eventi, per-ché possiamo accogliere con sempli-

cità e fiduciala volontà delPadre cosìcome ci hai n s e g n a t oMaria con ilsuo Sì.Ed è per tuttequeste mera-viglie che og-gi, ieri e sem-pre possiamoannunc ia re :“Ti lodiamo,Signore, perchéci hai fatti comeun prodigio;sono stupendele tue opere, tuci conosci finoin fondo.”

ché esiste l’amore di Dio,la sua misericordia, la suaprovvidenza, la potenzadello Spirito Santo se nonlasciamo che si esprimanelle problematiche og-gettive della nostra vitaquotidiana?In modo provvidenzialepoi, ancora una volta ilSignore ha detto allanostra coppia “oggi devofermarmi a casa vostra”:quando, ormai da moltotempo si era alla ricercadi “qualcosa” che ci aiutasse a com-prendere le nostre diversità per amar-le e poter camminare meglio insiemenel progetto di Dio, abbiamo cono-sciuto le Equipes Notre Dame.L’annuncio ci è stato dato da amici chehanno consoli-dato da anni illoro camminonel Movimentoproponendoci”venite e ve-drete” e noiabbiamo subi-to provato esentito il profu-mo di Dio. Per noi ENDha significatoFINE, final-mente la finedelle nostrericerche. L’équipe cipermette diavere una for-mazione per-

per noi ENDha significato

FINE, finalmente la

fine delle nostrericerche

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Jacopo Carucci detto il Pontormo Cena in Emmaus 67

Equipe Carrara 2

ricor

dila scomparsadi Silvio Quaggiotti

ella Chiesa gremita per i fune-rali di Silvio Quaggiotti, ilParroco ha detto: “Chi entras-

se ora potrebbe pensare ad una festa,ed in realtà per i cristiani è una festa,anche se non disgiunta dal dolore”.Silvio, scomparso prematuramenteper un male incurabile lasciando neldolore la moglie Mirella, i figli Marcoe Massimo, parenti ed amici, équipierda 35 anni, cristiano lo era davvero;sorretto da una grande Fede, haaffrontato la malattia con serenità ecoraggio, assistito con amore dai suoicari.Ha amato la famiglia, ha operato conpassione nella scuola, ha dedicatotante energie al servizio degli altri,ricoprendo anche numerosi incarichinella comunità ecclesiale e civile. E’ stato, infatti, Presidente del-l’Associazione ex allievi ed amici di

Don Bosco e fondatore del circolo“Giorgio La Pira” delle ACLI, di cui èstato anche Dirigente Provinciale delsettore turistico.Ha fatto parte della CommissioneDiocesana per il Lavoro, la Giustizia ela Pace, ha animato il movimento dispiritualità coniugale Equipes NotreDame, si è occupato della prevenzio-ne dalle tossicodipendenze, incarichiche ha svolto senza alcuna ambizio-ne, ma con umiltà e spirito di servizio,fedele agli insegnamenti di Cristo.Silvio ha amato la natura ed in parti-colare la montagna, dove trascorrevale vacanze; lassù era veramente felice,forse perché si sentiva più vicino alCreatore.Nella Famiglia e tra gli amici lascia ungrande vuoto, alleviato dal ricordodel suo esempio di rettitudine e di-sponibilità.

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preghiamo per Guido

uido Della Torre, già responsa-bile insieme alla moglieGiuliana del Settore di Perugia,

ci ha lasciato il 6 novembre scorsostroncato da un male incurabile.Vogliamo ricordarlo pregando con lestesse parole che la sua équipe dibase ha rivolto al Signore durante laCelebrazione Eucaristica.

Signore, Ti preghiamo per Guido con il qualeabbiamo condiviso 27 anni di cammi-no nel Movimento. Per tutti noi èsempre stato amico, consigliere eguida ed avrebbe potuto ancora darcitanto con il suo equilibrio, con la suafede profonda, la bontà e la ricchezza

interiore che aveva.Preghiamo perché rimanga in noi ilvalore del suo esempio di cristianocoerente ed impegnato, desideroso diapprofondire la conoscenza dellaParola di Dio, disponibile sempre neiconfronti dei bisogni del prossimo.Di lui ricordiamo la testimonianza deivalori in cui credeva, che non esitavaa praticare nella sua professione diinsegnante universitario, nel suoimpegno in politica, nella sua funzio-ne di padre e di sposo amorevole.Ti preghiamo, Signore, di accoglierlonella Tua gloria e di concedere a noidella sua équipe ed alla sua famiglia ildono del conforto della fede nellaserenità nel suo ricordo.

Francesco Scassellati - Perugia 6

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N. 127Marzo - Aprile 2004

Mentre il il re è nel suo recinto,il mio nardo spande il suo profumo.Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra,riposa sul mio petto.Il mio diletto è per me un grappolo di cipronelle vigne di Engàddi.Come sei bella, amica mia, come sei bella!I tuoi occhi sono colombe.Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!Anche il nostro letto è verdeggiante.Le travi della nostra casa sono i cedri,nostro soffitto sono i cipressi.

Io sono un narciso di Saron,un giglio delle valli.Come un giglio fra i cardi,così la mia amata tra le fanciulle.Come un melo tra gli alberi del bosco,il mio diletto fra i giovani.Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedoe dolce è il suo frutto al mio palato.Mi ha introdotto nella cella del vinoe il suo vessillo su di me è amore.Sostenetemi con focacce di uva passa,rinfrancatemi con pomi,perchè io sono malata d’amore.La sua sinistra è sotto il mio capoe la sua destra mi abbraccia,io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,per le gazzelle o per le cerve dei campi:non destate, non scuotete dal sonno l’amata,finchè essa non lo voglia.

(Ct 1, 12-17 / 2, 1-7)