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121 end Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C - Legge 662/96 - D.C. - D.C.I. Torino - n. 1/2003 dicembre 2002 - gennaio 2003 Periodico bimestrale Contiene Scheda Sessione Primaverile end 121 lettera lettera

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INDICE

Note di redazione . . . . . . . . . . . . . pag. 3

Corrispondenza ERIMinisteri della coppia nellanella Chiesa e nel mondo . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5Sempre pronti a rendere contodella speranza che è in noi . . . . . . . . . . . . . . pag. 7Notizie internazionali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9

Formazione permanenteLa fede nella vita di coppia . . . . . . . . . . . . . . pag: 12Pensieri sulla chiesa – 2° parte . . . . . . . . . . . . pag. 16

Giorni EndL’incontro di Equipe Italia a Sassone . . . . . . . pag. 22L’incontro di Equipe Italia a Brescia . . . . . . . . pag. 25La prossima Sessione:... sull’albero... con Zaccheo . . . . . . . . . . . . . . pag. 29

Vita di coppia nel quotidianoIl Padre sa bene di che cosa abbiamo bisogno pag. 32Il matrimonio – condivisione o donazione? . . pag. 34Compartecipazione: spogliarsi dell’io e rivestirsi del noi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 36

Dalle équipesInternazionalità e solidarietà . . . . . . . . . . . . . pag. 38Le Equipes Notre Dame in Sardegna. . . . . . . . pag. 43

Dagli équipiersSessione dolce sessione . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 45Una sessione per ricominciare . . . . . . . . . . . . pag. 48La fatica del quotidiano è la nostra forza . . . . pag. 51

RicordoNina Pasetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 54

SestanteLe Equipes Notre Dame. Una storia 1939 - 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 55

Spedizione Lettera n.120 ottobre 2002Chiusura redazione Lettera n.12115 dicembre 2002

In copertina:disegno di Enzo Campioni

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Lettera ENDPeriodico bimestrale della “Associazione Equipes Notre Dame”Amministrazione e Redazione Via S. Domenico, 45 - 10122 Torino Tel. 011/52.14.849 - Fax 011/43.57.937www.equipes-notre-dame.it

Direttore responsabile: Luigi GrossoEquipe di redazione: Carla e Roberto Vio; Anna e Sergio Bozzo;

Paola e Alessandro Coda; Maryves e Cris Codrino; Cinzia e Sergio Mondino; Don Ermis Segatti

Traduzione dal francese: Maryves e Cris CodinoStampa: Litografia Geda - Via Fr.lli Bandiera, 45 - Nichelino (To)Reg. n. 3330 del Trib. di Torino il 4/10/1983Numero 121 - Dicembre 2002 - Gennaio 2003

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ultimo numero del piano editorialedell’anno è dedicato al tema “Fede

e matrimonio”. Pensiamo sia un belmodo di concludere questo nostrocammino alla riscoperta di Dio nellanostra vita perché avvertiamo che, purtra tante difficoltà e incomprensioni,tra le tante oscurità che spesso rendo-no incerto il passo del nostro viaggio,il nostro amore di coppia vive in Dio eda Dio trae origine e sostegno.

L’amore di coppia può divenire un’e-sperienza di Dio. I giorni dei nostriincontri acquistano senso infatti quan-do accogliamo l’altro senza riserve,quando scopriamo che non abbiamonoi nelle nostre mani le ragioni dellanostra vita. Quando cioè ci rendiamoconto, come sorpresi, che la gioia divivere e la pienezza solare delle nostregiornate non dipende da noi, ma ciraggiunge, a volte inattesa, come undono.

L’amore dell’altro al nostro fiancopuò permettere alla Vita di meravi-gliarci ancora, anche quando stanchez-za, pesantezza d’animo, depressioni siannidano furtive negli angoli delcuore: grandi o piccoli, ma diuturni

attentati alla vita che continuamenteci è offerta dall’amore che l’altro pernoi lascia trasparire e trasmette daquella fonte inesauribile che è Dio.

Se solo smettiamo quella terribileabitudine, propria di una cultura cheha ben oltre il necessario, di considera-re che tutto ci è dovuto e guardiamo aquanto dobbiamo agli altri, in partico-lare a chi è più vicino e ci ama e ciaccoglie, ci rendiamo conto che tuttoci viene donato continuamente dallasollecitudine, dall’accoglienza, dallatenerezza, dall’ascolto di chi è alnostro fianco.

Possiamo così intuire che Dio si fatenerezza per noi nella carezza delnostro compagno, e capire chel’Amore, che muove quel gesto in luiper noi, è l’origine di ogni amore ed èla fonte di ogni nostra azione di dono.Vi è allora una realtà grande allaquale non opporre resistenze, il Diodella vita chiede continuamente didivenire storia concreta nei nostri gestid’amore; attraverso quei gesti entranella storia, diviene accoglienza, per-dono, giustizia, solidarietà per tutticoloro che incontriamo. L’amore di Dio

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NOTE DI REDAZIONE

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che ci giunge dall’amore di chi ci è afianco, nei modi e nelle forme attra-verso le quali egli riesce a trasmetterlo,chiede di essere donato e non tratte-nuto, di continuare a divenire storiaconcreta, avvenimento.

Capire questo è capire che ciò cheabbiamo di buono non è nostro, nonne siamo noi l’origine, non possiamovantarcene o trarne motivo di orgoglio,ma solo offrirlo perché Dio possa con-tinuare ad abitare la terra attraversouomini e donne che lo accolgano daaltri e ad altri possano offrirlo.

Mettersi su questa strada di fede econsapevolezza significa non averesoste, lavorare continuamente con lagioia che ci viene dall’incontro con glialtri, quando scopriamo i frutti deldono di Dio che cambia il cuore nostroe di chi incontriamo in fraternità eautenticità. L’amore ricevuto va donatocogliendo i bisogni che i tempi pongo-no; l’amore accolto dalla carezza di chici ama chiede di divenire azioni con-crete e lavoro di solidarietà, di impe-gno per la giustizia, per costruire unacittà dell’uomo dove possa abitare l’a-more di Dio.

Il matrimonio vissuto come realtà incui accogliere il dono della Vita eoffrirlo, può divenire una esperienza difede, cioè un’esperienza di Dio; perchéla fede innanzi tutto non è un fatto

intellettuale, ma un incontro vitale,che dona significato e forza di vita,gioia e fiducia in sé e negli altri.

L’augurio per tutti noi è allora quel-lo di scoprire nel dono del nostro com-pagno il dono di Dio che ci chiede dientrare nella nostra storia.

“Ecco io sto alla porta e busso. Sequalcuno ascolta la mia voce e miapre la porta, io verrò da lui, ceneròda lui ed egli con me” (Ap 3, 20).

NOTE DI REDAZIONE

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ari amici delle equipes,apprestandoci a scrivere queste

poche righe, ci ritorna alla mente ilnostro vissuto degli ultimi mesi e uncerto numero di conversazioni cheabbiamo avuto recentemente con dellecoppie amiche che vivono dei tempidifficili nei quali il loro amore è messoalla prova.

A fine giugno abbiamo avuto lagrande gioia di vivere l’impegno coniu-gale di nostra figlia Gaelle “nellabuona e nella cattiva sorte, nella gioiae nel dolore fino a che la morte non cisepari”. Tutta l’estate è stata segnatada altre celebrazioni di impegni di gio-vani, figli di amici, anche di moltiequipiers. Ogni volta, le stesse parolepronunciate, le stesse reciproche pro-messe scambiate, le stesse speranze didurata e fedeltà, le stesse attese per

ciò che l’avvenire riserverà loro.

Come non pensare allora a quell’ 11maggio1972, 30 anni fa, quando noici siamo impegnati l’uno verso l’altro econ il Signore accanto a noi?

Come non ricordarci tutto ciò che èstato seminato e che il Signore racco-glierà a suo tempo?

Come resistere alla tentazione di cer-care e di scrutare l’avvenire: a chepunto sarà l’amore di queste giovanicoppie tra 30 anni?

E ogni volta dobbiamo rimetterci alSignore, confidandogli questi dueesseri e la loro meravigliosa avventurad’amore.

D’altronde ripensiamo a quella cop-pia che ci confidava ultimamente leloro preoccupazioni causate dal cam-biamento di vita che avrebbe rappre-sentato la nuova professione del mari-to che l’obbligava ad essere lontano dacasa durante la settimana. Come, dopotanti anni di vita coniugale, reinventa-

Jean Louis e Priscilla Simonis

Ministeri dellacoppia

nella Chiesa e nel mondo

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANOCORRISPONDENZA ERI

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re un nuovo modo di dialogo per usci-re cresciuti da questa separazione for-zata?

Questo ci ricorda un’altra testimo-nianza di un comandante di sottoma-rino nucleare francese che partiva perpiù mesi in missione “top secret” senzaalcuna possibilità di comunicare consua moglie e la sua famiglia.

E quel capitano di lungo corso il cuicompito principale è di comandare lasua nave attraverso gli oceani durantetutto l’anno.

Essi si scrivevano in anticipo dellelettere per ogni giorno della settimanache leggevano giorno dopo giornodurante le lunghe separazioni. Cihanno confidato l’effetto inatteso cheha portato sull’approfondimento dellaloro relazione. Essi si erano “scritti” dipiù e con maggiore profondità diquanto sarebbe stato possibile dirsi.Anche la preghiera coniugale e familia-re, a prima vista impossibile a causadegli oceani che li separavano, ha tro-vato una forma di comunione inattesa.Preghiere recitate ogni giorno incomunione partendo dallo stesso testo.Ciò che sembrava impossibile trovavauna nuova ed inattesa dimensione.

Interroghiamoci sulla maniera in cui

queste coppie sono “ministri” dell’amore coniugale nel mondo. Dobbiamoforse vivere questo tipo di esperienzaper essere “luce sotto il moggio”? Inquest’epoca in cui il matrimoniosacramento è combattuto in tutto ilmondo, prendiamo coscienza dellanostra responsabilità, del ruolo capitaleche dobbiamo assumere, della nostramissione specifica: con l’aiuto di Dio,in cui si racchiude tutta la nostra espe-rienza, siamo chiamati a salvare l’amo-re e il matrimonio!

Utopia, sogno? o speranza cristiana?E in questo senso che l’indirizzo delmovimento “essere coppie” e il tema distudio corrispondente c’invitano acamminare.

In unione profonda di preghiera ed’amore con tutti voi ai quattro angolidel mondo, vi abbracciamo calorosa-mente.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

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“... pronti sempre a rispondere achiunque vi domandi ragione dellasperanza che è in voi. Tuttavia questosia fatto con dolcezza e rispetto...” (1°lettera di Pietro 3, 15).

mici delle Equipes, ritornando alleparole dell’apostolo Pietro, chie-

diamoci quale significato specificohanno per le coppie all’inizio di questosecolo.

Rendere conto della speranza che èin voi, è chiaro che vi è chiesto questo,a voi coppie sposate, almeno implicita-mente, dai giovani che arrivano all’etàadulta, i vostri figli e gli altri; ma sen-tite bene che altri aspettano questa

testimonianza quando l’immagine delmatrimonio si offusca, quando regnalo scetticismo verso la solidità degliimpegni del matrimonio, quandotante unioni sono scosse, quando pre-vale l’amore sensuale ed affettivo enon lascia più spazio al progetto dellacoppia a lungo preparato.

Quando vi siete impegnati allacostruzione della vostra coppia, ilvostro legame e le promesse eranosostenute dalla speranza che è moltodi più di una semplice speranza disuccesso. Il dono divino della speran-za - San Paolo mette questa “virtùteologale” nei doni di Dio- lo rendesempre possibile e duraturo.

Quando avete “legato” la vostraalleanza, non avete programmatotutto; siete rimasti aperti ad una sco-perta sempre nuova l’uno dell’altro, visiete accordati per superare insieme lemille tappe della vita, felici o dolorose.

Sempre prontia rendere conto dellasperanza che è in noi

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Padre Francois FleischmanConsigliere Spirituale Eri

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CORRISPONDENZA ERI

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Compagno della speranza, l’amorericevuto da Dio come la vostra vita, vipermette di percorrere insieme il cam-mino e di esserne felici. Rinvigoritinella speranza, testimoniate della bel-lezza del grande sacramento comePadre Caffarel amava chiamare ilmatrimonio.

Ogni giorno, nello scambio fiduciosodella coppia che sa fare il dovere disedersi, la vostra vita illuminata e forti-ficata dalla grazia del sacramento, ali-

mentata dalla preghiera costituisce lavostra testimonianza, come la fiduciacon la quale ricevete e allevate i vostrifigli. Sarete maggiormente credibili peril fatto che la vostra testimonianzasarà data senza rumori o senza lezioniche potrebbero essere intempestivi.

La vocazione delle Equipes non è diaiutarvi a vivere la ricchezza e la bel-lezza del matrimonio, sotto lo sguardodi Dio che unisce la vostra unione? Con semplicità, nella vostra fedeltà

libera e nella vostraaccogliente gene-rosità, testimoniatedella speranza cheè in voi.

CORRISPONDENZA ERI

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l 26 luglio 2002, festa di Santa Annae San Gioachino, genitori di Maria

Vergine, il Consiglio Pontificale per ilaici ha pubblicato l’ordinanza di rico-noscimento definitivo delle EquipesNotre Dame come Movimento di FedeliLaici. Dal 1992 i nostri statuti canonicierano riconosciuti “ad Experimentum”vale a dire “in prova”.Oggi come lo ricordano Sua EccellenzaMonsignore Rylko Segretario e SuaEminenza il Cardinale James FrancisStafford, presidente del ConsiglioPontificale: ”L’irradiazione apostolica del

movimento e l’approfondimento della for-mazione dei membri delle equipes Notre-Dame operanti al servizio della famiglia edella società nel corso di tutti questi anni,aiutando le coppie a vivere cristianamentela loro vita di matrimonio ed a scoprire e arealizzare nella loro vita quotidiana il pro-getto di Dio su di loro(….)permette didecretare il riconoscimento del movimen-to delle Equipes Notre-Dame come asso-ciazione privata internazionale di fedeli,dotata di personalità giuridica conforme-mente al Codice di diritto canonico”.Questo riconoscimento è la conferma pertutti gli equipiers, della qualità del loroimpegno apostolico di coppia e dellaserietà del loro cammino spirituale.

College InternazionaleMelbourne 2002.

er la prima volta da che le Equipesesistono in Australia, si è avuto

una riunione nel Paese dei Canguri.E con un spirito d’avventura e dopopiù di 24 ore di viaggio che i respon-sabili delle super-regioni del mondosi sono incontrati a Melbourne pressoi Passionisti per trattare gli argomenti

Notizie internazionali

VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

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Il riconoscimento definitivo delleEquipes Notre Dame

CORRISPONDENZA ERI

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di attualità e per l’avvenire del nostromovimento.

Gli importanti argomenti che sonostati discussi nel corso di questa setti-mana ci hanno fatto progredire sulsistema di funzionamento collegialeche tiene conto dell’unicità del nostromovimento e nello stesso tempo dellediversità delle culture delle coppieche lo compongono.

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IL SERVIZIO DELLE EQUIPES FINOALLA FINE DELLA VITA

Omaggio a Joséphine Kisamba-Kitambo ritornata al Padre mentrecon il marito Ghislain si trovava inmissione d’informazione presso lecoppie del Burundi e di incontro delleEquipe del Ruanda

embri delle equipe da molti anni eresponsabili del settore di Kalémié

nella Repubblica Democratica delCongo, Joséphine e Ghislain sono stati

CORRISPONDENZA ERI

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La Chiesa e il nostro posto come cop-pie e come movimento nel suo senosono state anche al centro dei dibattiti.Ma il cuore spirituale di questa riu-nione ha battuto intorno alla LetteraApostolica del Papa “Duc in Altum”

“Condurre al Largo” . Ogni coppia responsabile di super

regione ci ha fatto partecipare su unpunto particolare l’influenza di que-sto testo sia per la loro Equipe cheper quelle dei paesi rappresentati.

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degli artefici dinamici dello sviluppodelle Equipes nel Congo (il settore diKalémié conta più di 40 Equipes createin condizioni difficili).

Da questo anno sono stati chiamatidall’Equipe regionale dell’Africa fran-cofona per assumere la responsabilitàdi una sotto regione dell’Est Africa. E’nel corso del viaggio di collegamentopresso le Equipes del Ruanda cheJoséphine è morta d’una infezioneall’Ospedale di Bujumbura nel Burundiattualmente in preda alla guerra civile.

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Tutte le équipes del mondo si associa-no ai molti amici che erano presentiper il lutto di 3 giorni iniziato il 27settembre 2002.

Assicuriamo a Ghislain e a tutta lesua famiglia l’amicizia e le preghieredegli Equipiers, egli scriveva il 19/8ultimo scorso: ”Joséphine è morta maessa è viva nella nostra famiglia e nelmovimento delle Equipes Notre Dame.E’ in questo momento che le personeattendono da me la testimonianza diciò che noi abbiamo e continuiamo avivere in coppia con Joséphine….Ionon mi sposerò più, resterò fedele aJoséphine e la nostra coppia rimane:Joséphine e Ghislain. Continuo tutte le

attività del movimento e dopo untempo di raccoglimento, riprogram-merò il viaggio interrotto su Kigali eLumumbashi.”

Grazie a Joséphine e Ghislain perquesta testimonianza, dolorosa matotale, d’un impegno al servizio delladiffusione del Vangelo di coppia edella Famiglia presso i fratelli e sorellemembri delle Equipes o che pensano dientrarci.Dio sia con te Ghislain

Gérard e Marie-Christine de Roberty

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CORRISPONDENZA ERI

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La fede nella vitadi coppia

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANOFORMAZIONE PERMANENTE

Don Carlo MolariRoma 31

a fede cristiana è una modalità divivere la fede in Dio come testimo-

niata da Gesù Cristo. Essa quindi impli-ca un riferimento continuo alla testi-monianza di Gesù. Egli infatti è per noi“testimone fedele” (Ap 1,5; 3,14) “apo-stolo e sommo sacerdote della fede chenoi professiamo” (Eb 3,1), “iniziatore eil consumatore della fede” (Eb 12, 2)...

Per capire bene le implicazioni con-crete della vita di fede occorre premet-tere alcune riflessioni. C’è anzitutto dadistinguere fede da credenza, cioè traatteggiamento vitale e convinzioni o”dottrina di fede”, quel complesso diidee con cui noi accompagniamo ointerpretiamo l’esperienza di fede. Così“credere in Dio” significa “essere con-vinti” che Dio esiste, ma soprattutto“avere fiducia” in Lui. La prima espres-sione riguarda il pensiero, la secondainvece designa un atteggiamento divita, che prende corpo in tutte le situa-

zioni. Cose molto diverse! Al punto cheè possibile essere convinti dell’esistenzadi Dio e non giungere mai o solo rara-mente a compiere atti di fede cioè diabbandono fiducioso in Lui.

La fede in Dio quindi implica dueelementi: una convinzione e un atteg-giamento vitale. La convinzione riguar-da la verità di Dio, che esiste cioè laVita in forma piena, il Bene Sommo, laVerità perfetta, la Bellezza pura, laGiustizia infinita. Chi crede in Dio,infatti, è convinto che la Vita esista giàin pienezza, che il Bene abbia già unaconsistenza infinita, che la Verità sia insé senza errori, che la Bellezza abbiatutte le armonie possibili , che laGiustizia non soffra di compromessi oimperfezioni. Queste realtà non esisto-no sulla terra, bensì in se stesse, in unamodalità però che non possiamo capireo immaginare. Chi crede in Dio, inoltreè convinto che il Bene, la Verità, la

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FORMAZIONE PERMANENTE

Vita, la Bellezza, la Giustizia possonodiffondersi, anche se in forma parziale,provvisoria e frammentaria, alle creatu-re nella successione del tempo.

A questa duplice convinzione chivive la fede aggiunge un atteggiamen-to vitale di abbandono fiducioso, checonsiste nell’accoglienza della forzacreatrice, nella interiorizzazione deldono offerto da Dio alle creature.

La fede cristiana è la modalità difede in Dio sorta per la testimonianzaofferta da Gesù di Nazareth. Essaimplica alcune caratteristiche specifi-che derivate dalla esperienza storica diGesù. Possiamo ricondurle a due: l’in-serimento nella concretezza della sto-ria e la rivelazione della misericordia diDio. L’inserimento nella storia derivadall’incarnazione, che Gesù ha mostra-to essere legge di tutta la storia salvifi-ca, e la rivelazione della misericordia.Credere in Dio rivelato da Gesù signifi-ca ritenere che il Bene più grande deimolti beni della creazione urge perdiventare in noi amore; che la Veritàpiù ampia delle nostre idee cerca ditradursi in parole nuove, che laGiustizia sollecita progetti di condivi-sione, più esigenti di quelli già formu-lati, che la Bellezza vuole assumereinedite forme create, che la Vita sioffre in modi sempre più ricchi perdiventare dono. Ma perché la forza

creatrice giunta a livello umano diventireale e possa dispiegarsi in ricchezzenuove deve essere interiorizzata. Lavita non diventa mai possesso definiti-vo dell’uomo; resta sempre offerta erichiede per questo accoglienza conti-nua. Tutto è sempre dono. L’uomonon diventa mai il Vivente.

La fede nella vita matrimoniale

Quando l’uomo giunge alla consape-volezza della sua condizione di creatu-ra, allora egli sa che i suoi gesti sonoespressione di realtà più grandi ecomunicano messaggi più ricchi eprofondi. Egli avverte di essere simboloo espressione limitata di una Azionecreatrice che riguarda l’universo intero.Una coppia che vive nell’orizzontedella fede in Dio è consapevole di unamissione sacramentale: ogni partnertrasmette all’altro una Parola di vita einsieme i coniugi la fanno risuonareper i figli. La famiglia diventa uno spa-zio sacramentale.

Il termine sacramento nell’uso teolo-gico cattolico indica i gesti simbolicicon cui la comunità ecclesiale esprime,esercita e consolida simbolicamente lavita teologale: la fede in Dio, la spe-ranza e la carità. La vita teologaleinfatti è presentata fin dai primi docu-menti cristiani che ci sono pervenuti

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FORMAZIONE PERMANENTE

(1Ts.2-3, 1Cor.13,13 e tutti i richiamialle virtù teologali contenuti in tuttigli scritti apostolici) come la spina dor-sale dell’esistenza cristiana. Ognicomunità, d’altra parte, cresce attornoa momenti simbolici. Essi sono neces-sari alla costituzione di qualsiasicomunità umana. I legami infatti cheuniscono i membri di una comunitàsono i valori per i quali essa prendedecisioni, si orienta nella storia o per-segue traguardi di civiltà. Per questomotivo i riti sono la struttura portantedel suo cammino, sono i simboli, concui una comunità esprime la propriafede, verifica la fedeltà agli ideali, nerinnova l’impegno di testimonianza ene progetta nuove realizzazioni modi-ficando di conseguenza il proprioatteggiamento. La loro efficacia è con-dizionata dall’accoglienza e dal coin-volgimento dei soggetti coinvolti.Anche la coppia ha i suoi momentisimbolici e quando essa li vive nell’o-rizzonte della fede diventano momentisacramentali, espressione della condi-zione sacramentale stabilita dal matri-monio.

L’offerta di vita richiesta per la cre-scita di una persona inizia dalla nascitae prosegue fino all’ultimo atto di vitache è la morte. I Sacramenti sonoappunto i momenti di questo impegnocomunitario rinnovato nelle diverse

occasioni dell’esistenza. Ogni sacra-mento traduce in simboli l’impegno disolidarietà, di amicizia, di condivisioneper comunicare l’energia vitale neces-saria al cammino storico. Richiamarsi aCristo è un modo concreto per eserci-tare la propria fede in Dio secondomodalità convalidate da una tradizioneche ha dato buona prova di sé neisanti. I rituali di vita maturano la con-sapevolezza della condizione umanaed esercitano gioiosamente l’acco-glienza dei doni vitali. Essi rieccheg-giano la chiamata ad essere più grandidi quello che si è e nello stesso tempoimpediscono illusioni e idolatrie. Ognirito religioso richiama figure di testi-moni e invita ad una verifica per lascoperta del fondamento reale dellanostra esistenza. Il valore di un ritoreligioso sta nella ricchezza della tradi-zione che richiama, nella validità delleesperienze che può offrire attraverso isuoi simboli e quindi nella socializza-zione della fede che rende possibile. Lasocializzazione nella fede si realizzaquando i simboli utilizzati ed i ritualicompiuti sono sufficienti a indurrefiducia.

L’efficacia dei simboli dipende dallaloro sintonia culturale e dalla autenti-cità delle esperienze che esprimono. Latrasmissione della fede avviene quindiper induzione attraverso simbologie

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FORMAZIONE PERMANENTE

vitali armonicamente inserite nell’oriz-zonte culturale. Quando in un sistemaculturale vengono introdotti nuovi ele-menti, in seguito a scoperte scientifi-che, a esperienze storiche inedite e amodelli di pensiero prima impensabili,tutte le componenti di un sistemaespressivo cambiano qualcosa nei lorosignificati. Non si può supporre, perciò,di fissare i simboli di una fede unavolta per tutte. Ogni generazione deveimparare a ridire la fede secondomodalità armoniche con i modelli cul-turali del proprio tempo. Questo pro-cesso di adeguamento culturale, cheoggi, in analogia al termine incarna-zione, viene abitualmente chiamatoinculturazione, resta una costante dellavita di fede, una esigen-za della sua continuità.Il dire la fede non è solouna dinamica internaalla sua struttura èanche una esigenzadella sua comunicazio-ne. La famiglia è l’ambi-to originario della incul-turazione della fede, lospazio dove una genera-zione comunica all’altrai tesori della vita. I gestidi amore, di tenerezza,di convivialità che costi-tuiscono la trama dell’e-sistenza familiare, non

sono solo espressioni di comunione disangue, diventano gesti sacri, rivelazio-ne di Dio. La loro qualità dipende daltipo di amore che viene esercitato.Quando i rapporti vengono stabiliti perinteresse, per convenienza, per piaceresviluppano dinamiche possessive e nonrivelano altro che il soggetto. Quandoinvece i rapporti si sviluppano in unclima teologale, facilmente sono attra-versati da dinamiche di oblatività equindi costituiscono un notevole sti-molo per la crescita delle persone, chene sono coinvolte. Di essi vale ciò chescrive Drewermann: “Ogni rapportod’amore fra gli uomini ha il potere direndere l’altro unico e insostituibile;in ogni rapporto d’amore l’altro

diventa una porta chesi apre sul cielo. Ma diun amore cui si deve laconquista della propriadignità umana si puòben dire che sia divinoe che in esso ci siincontri con la divi-nità”1

1 Eugen Drewermann, Iodiscendo nella barca del sole.Meditazioni su morte e resurrezione, Rizzoli, Milano1993 pp.157.

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Sacra FamigliaAgnolo Bronzino

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n questa seconda parte l’impegnosarà quello di lasciare che la nostra

riflessione venga guidata da alcuneparole chiave affinché illuminino ilnostro cammino verso una migliorecomprensione dell’essere profondodella chiesa.

Carne e Sangue

“Chi mangia la mia carne e beve il miosangue ha la vita eterna, ed Io lo risu-sciterò nell’ultimo giorno. “ ( Gv 6,54 ).Le parole carne e sangue ci indicano lavita; ce la indicano in quanto è vitapartecipata, vita vissuta da ogni essereumano.

Carne e sangue esprimono la vita nelsuo carattere comune a tutti gli uomi-

ni. Indicano la sostanza della vita aprescindere da tutte le concrete parti-colarità che definiscono e descrivono ilvivente uomo nella sua unicità e sin-golarità, nel suo essere “questo “uomo e non “quello”.

Mangiare la carne e bere il sangue diGesù significa per ciascuno dei creden-ti partecipare della sua vita. Significapoter vivere della sua stessa vita; vitache Lui dichiara essere eterna. E questovuol dire vita che, nella sua perfezione,è sottratta al potere della morte.

1) Prendete e mangiate….prendete ebevete … Fate questo in memoria dime.

Sono le parole fondamentali d’ognicelebrazione eucaristica durante laquale si manifesta, e si può coglieretutto lo splendore e la profondità del-l’essere della Chiesa.

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Pensierisulla Chiesa

VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

I

FORMAZIONE PERMANENTE

Ivan NataliniRoma 7

Seconda parte

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FORMAZIONE PERMANENTE

In ogni eucaristia la comunità cre-dente canta le lodi del Padre e glirende grazie per essere stata ammessaalla sua presenza a vivere della suaintimità. Questo accesso alla presenzadi Dio Padre è stato reso possibile permezzo della vita, della passione,mortee resurrezione di Gesù il Cristo, il Figlio

– eventi questi nei quali è stata mani-festata e donata la pienezza della vitache vuole essere possesso di tutta l’u-manità. Di questi avvenimenti, ormaisottratti allo scorrere del tempo checonsuma ogni cosa, la comunità faviva memoria nell’eucaristia nel sensoche li rende presenti in tutto il loro

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A tutti i lettori (e scrittori) della Lettera ENDVi ricordiamo che i contributi per la lettera vanno inviati a:

Maryves e Cris CodrinoVia Panizza, 9 - 10137 Torino - Tel. 011.3097425

e-mail: [email protected]

Vi ringraziamo e scriveteci numerosi.Vi ricordiamo che la brevità degli articoli consente la pubblicazione

di un maggior numero di contributi.

Vi segnaliamo l’indirizzo dei Resp. di Equipe Italia:Emanuela e Joseph Lee

Via San Donato, 46 - 10144 Torino - Tel. e Fax 011.482313

I riferimenti della segreteria Nazionale sono i seguenti:Associazione Equipe Notre DameSegreteria Super Regione Italia

Via San Domenico 45 - 10122 Torinotel. 011.5214849 (con segreteria telefonica dopo il quinto squillo)

fax 011.4357937 (sempre attivo)e-mail [email protected]

Si comunica che a partire dall'inizio del 2003 la Segreteria della Super Regione Italia osserverà il seguente orario: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 18.00.

Al telefono normalmente risponde Nunzia Viarengo. In caso di assenza lasciare il messaggio e i riferimenti per essere richiamati.

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valore ed il loro significato, permetten-do così che si realizzi la comunione divita con il Signore risorto.

E’ di assoluta importanza sottolinea-re che la comunione di vita con ilSignore risorto è un “mandato” : “fatequesto” … Siate anche voi una carneed un sangue donato per amore deifratelli affinché sia manifestato anchein voi lo splendore dell’amore delPadre.

Mettete a disposizione dei fratelliquel poco che avete, la forza interioredi questo gesto produrrà vita per molti.

Fatevi “prossimo” di chi incontratecolpito dal dolore e dalla violenza elasciato nell’abbandono ponendo voistessi e le vostre cose al suo servizio.

Sappiate dire: “va e non peccarepiù”. Liberate con il perdono la vitaimprigionata e paralizzata nel disordi-ne e nel non senso ed apritela così allepossibilità di una vita nuova.

Amate i vostri nemici. Lasciate mori-re dentro di voi l’odio, il desiderio divendetta. Spezzate con l’amore il cir-colo infernale della violenza.

Amate accettando che le conseguen-ze del vostro amore significhino per

voi dolore e morte.

2) “La moltitudine di coloro che eranovenuti alla fede aveva un cuor solo eun’anima sola, e nessuno diceva suaproprietà quello che gli apparteneva,ma ogni cosa era tra loro in comune”.( At 4, 22 ).

Possiamo ritenere un’idealizzazionequesta descrizione della vita comunita-ria dei primi cristiani, tuttavia nonpossiamo escludere la sua aderenza adun’effettiva esperienza.

Qui si tratta del tentativo, necessa-riamente di “un” tentativo, di prenderesul serio e di realizzare la sostanza del-l’appello cristiano.

Quello che, in questo contesto, cisembra importante sottolineare è ilprofondo cambiamento nelle motiva-zioni dell’esistenza che qui vieneespresso e posto a fondamento dellavita comunitaria: “nessuno diceva“proprio” quello che gli apparteneva”.Lo spirito profondo dell’essere cristianoè quello di scardinare l’arroccamentodella vita alla costruzione del “proprio”come fondamento della sicurezza edella salvezza.

Realizzare questo stile di vita è pos-sibile solo per coloro che, nella fede,

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hanno sperimentato la propria vitacome una realtà ricevuta in dono, evivono nella gratitudine e nell’affida-mento a Colui che è il fondamento e lasorgente della propria vita. Questaesperienza, nella quale l’uomo si cogliecome un essere sostenuto e portatodall’amore di Dio, non può essere pro-vocata dall’uomo, ma è possibile solocome dono di Dio, come dono dellasua “rivelazione”compiutasi nella vitadell’uomo Gesù.

Colui che arriva attraverso questo per-corso alla consapevolezza ed all’accetta-zione del proprio limite, della propriafinitudine, viene liberato, nelle sue rela-zioni con gli altri uomini, dalla necessitàdi vivere l’amore, che è il dinamismoprofondo della vita, “solo” come “pos-sesso” dell’altro ai fini del raggiungi-mento della propria perfezione.

Il credente, in questo evento dellafede, in questa rivelazione del suo rap-porto con Dio, viene “aperto” e spintofuori di sé verso una “ulteriore” possi-bilità di vivere il rapporto con gli altri.Viene aperto alla possibilità di viverel’amore partecipando dello stessoamore di Dio come si è manifestato inGesù.

Il credente viene “aperto” nel sensoche si abbandona al venire dell’altro

verso di sé; nel senso del lasciarsiamare dall’altro che gli viene incontrodalla sua libertà, dalla sua alterità; nelsenso dell’accoglienza dell’altro comeassolutamente indispensabile per losviluppo della propria vita.

Il credente viene “aperto” nel sensoche fa della propria vita un dono edun servizio continuo per accompagna-re, sostenere, correggere il camminodell’altro verso la “sua” realizzazione diun’umanità piena.

Questa è la circolazione della novitàdi vita che la comunità credente cercadi esprimere e che, in ogni tempo ed inogni luogo ove si trova a vivere, tentadi testimoniare come vita già da orasottratta alla morte, come vita confor-me all’amore di Dio e che Dio vuolepresso di sé, come pienezza di vitadestinata a tutta l’umanità.

Corpo

“E’ in Cristo che abita corporalmentetutta la pienezza della divinità, e voiavete in Lui parte alla sua pienezza”(Col 2, 9-10).“ Egli è anche il capo del corpo, cioèdella chiesa” ( Col 1, 18 ).“ Ora voi siete corpo di Cristo e suemembra, ciascuno per la sua parte”(1 Cor 12, 27).

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“…completo nella mia carne quelloche manca ai patimenti di Cristo, afavore del suo corpo che è la chiesa(Col 1, 24).

Naturalmente non si tratta per noi dianalizzare quest’espressione per comePaolo, nei suoi scritti, la usa per espri-mere la sua riflessione di fede sulmistero di Gesù Cristo e della suaChiesa. Si tratta piuttosto di accoglierel’espressione “corpo” come utile peresplicitare meglio alcuni aspetti dell’es-sere della chiesa.

1) Iniziamo col dire che il corpo impli-ca una pluralità di parti, ma soprattut-to implica una struttura la cui organiz-zazione lega le parti attraverso un reti-colo di relazioni e fa del corpo unaunità. E’ evidente che senza organizza-zione non c’è struttura, senza strutturanon c’è corpo, senza corpo non c’èvisibilità.

Da questo punto di vista è semplice-mente illusorio pensare ad una chiesaconsiderata solo come pura e semplicecomunione di persone. Se così fosse laChiesa perderebbe il carattere della“visibilità”, carattere che solo può con-sentire di essere in relazione reale conil mondo e con la storia umana che inesso si svolge. Verrebbe meno al com-pito della testimonianza e dell’annun-

cio del vangelo a tutte le nazioni. LaChiesa non può ridursi al “privato”,essa esiste in una dimensione “pubbli-ca “.

Detto questo è necessario sottoli-neare il fatto che la vita è più delcorpo che la esprime. Essa contraddicecontinuamente il limite che il corpo lepone per affermare la sua dimensionecreativa.

Riferita alla Chiesa questa afferma-zione significa due cose. La prima èche la Chiesa esiste in una condizionedi contraddizione tra la realtà dellapienezza di vita escatologica che essapossiede in virtù della sua comunionecon il Cristo Risorto, che è invisibile, èl’incarnazione che di questa realtà essariesce a realizzare nel distendersi deltempo ancora in atto, la sua visibilità.

La seconda, naturale conseguenzadella prima, è che la “chiesa organizza-zione” deve cercare di essere la piùleggera e trasparente possibile per nonporre l’ostacolo di una grande opacitàalla sua testimonianza. Si afferma tal-volta che il corpo, e il volto che lo rias-sume, di un uomo lascia trasparire lapresenza di Cristo.1

2) Il corpo “confina” la vita, la limita,

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la individualizza e con ciò impone ladistinzione,la differenziazione tracorpo e corpo, tra la vita in “questo”corpo e la vita in “quel “ corpo. La vitanon può che esistere in una pluralità dicorpi e diversamente in ogni corpo –infatti,nessun corpo vivente può acco-gliere in se tutte le potenzialità dellavita. Il corpo lega la vita alla finitudineed alla non completezza. Tuttavia è ladimensione corporea che rende possi-bile la pluralità della vita e permettealla vita di esprimere tutte le sue ric-chezze, tutte le insospettabili possibi-lità di realizzarsi che essa possiede.

Queste considerazioni valgono ancheper la Chiesa. Esse illuminano la circo-lazione della novità di vita nella comu-nità credente. Infatti, è detto, “voisiete corpo di Cristo e sue membra,ciascuno per la sua parte” e inoltre, “aciascuno è data una manifestazioneparticolare dello Spirito per l’utilitàcomune”.

Da quanto detto consegue che ècompito delicato, ma doveroso, ditutte le comunità cristiane e dellaChiesa nel suo complesso quello diaccogliere, di coltivare e di lasciarespandere, nel loro interno, le diversità.Le comunità non devono lasciarsigovernare dal timore di perdere l’unitàperché l’unità si fonda nell’agire dello

Spirito Santo, purché i credenti sianoprofondamente obbedienti alla regola:“Per l’utilità comune”. Regola che nondeve essere intesa come riguardanteprincipalmente il contenuto delladiversità, quanto piuttosto il tipo direlazioni che legano tra loro i credentie di cui si e parlato con grande chia-rezza nella parte superiore del testo.

Così facendo esse faranno conoscerela straordinaria ricchezza dell’amore diDio Padre e cioè il Cristo vivente nellasua Chiesa.

1cfr R. Panattoni, “ Appartenenza ed eschaton

“, Liguori editore.

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GIORNI END

L’incontrodi Equipe Italia a Sassone

29 settembre 2002

lle tre del pomeriggio di domenica29/9/2002, una volta conclusi ilavori della Sessione per

Responsabili di Settore tenutasi aSassone, si è riunita per la prima voltala nuova formazione di Equipe Italia.Ne fanno parte, in ordine di anzianitàdi servizio:∗ Padre Angelo Epis,

Consigliere Spirituale∗ Fiorella e Gianni Morosini della

Regione Sud Ovest, ∗ Carmen e Renzo Gaggero della

Regione Nord Ovest B, ∗ Renata ed Edo Faini della

Regione Nord Est A, ∗ Livia e Silvio Valdes della

Regione Nord Est B∗ Franca ed Ugo Marchisio della

Regione Nord Ovest B∗ Luigina e Francesco Scassellati della

Regione Centro∗ Dora e Bruno Convertini della

Regione Sud Est∗ Emanuela e Joseph Lee

responsabili di Equipe Italia.

Ritrovarsi per la prima volta insiemeper abbozzare il cammino dell’annorichiedeva innanzitutto una preghieradi affido totale al Padre, nelle cui manimettere il nostro percorso umano espirituale, con uno spirito di amicizia esostegno reciproco che vuole farsi, nelcorso degli incontri, sempre piùprofondo.

Il tempo a disposizione era vera-mente poco, l’intenso lavoro e le emo-zioni dei giorni precedenti influivanosicuramente su tutti (in special modosui “nuovi”), ma ciononostante l’“ordine del giorno” è stato affrontatoed ...esaurito.

Ognuno ha potuto esprimere il pro-prio pensiero in merito alla priorità dadare ai progetti nell’ambito delle sin-gole realtà, al tema di studio da segui-re in Equipe Italia, alla traccia di pre-ghiera che faccia da filo conduttorealle nostre riunioni, al tema da propor-re nelle prossime Sessioni Nazionali,nonché alle questioni organizzativeche richiedevano una immediata rispo-

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GIORNI END

sta.Questo non significa che siamo

giunti a conclusioni progettuali defini-tive, ma che da questo primo e forza-tamente limitato approccio sono sca-turiti nuovi spunti di riflessione deiquali tenere conto nel confronto reci-proco che continuerà nel frattempo,facilitato anche dai potenti mezzi chela tecnica mette a nostra disposizione(virus informatici permettendo).

Cominciando dai punti dell’ordinedel giorno che riguardavano gli aspettipiù pratici, si è deciso che:Solidarietà per la Siria: l’Italia metteràa disposizione della nostra ZonaInternazionale di Collegamento alme-no 1/3 della quota necessaria a per-mettere la partecipazione alla riunionedi Roma 2003 delle quattro personeprovenienti dalla Siria. In caso dicarenza di altri contributi, provvederàal 100%.Modifica del Logo Internazionale:verranno incaricati due équipiers dipresentare i bozzetti, che dovrannoessere elaborati entro il 20/10 ed invia-ti alla Segreteria Internazionale, per lapresentazione al concorso che si terràdurante il raduno di Roma a gennaio2003.Traduttori: le coppie Regionali faran-no una veloce indagine all’interno dei

propri settori e segnaleranno i nomina-tivi degli équipiers che accettano disvolgere, in spirito di servizio, le tradu-zioni da e per il francese, l’inglese, lospagnolo ed il portoghese, dei docu-menti provenienti o destinati all’E.R.I.

Si è poi proseguito a presentaremolto sinteticamente i progetti a livel-lo regionale:Nord Ovest A: approfondire e privile-giare lo spirito di collegialità nellaRegione e nei Settori; adottare il temadi studio regionale incentrato sul ruoloprofetico del movimento.Sud Est: il progetto è stato sintetizza-to in tre parole “Essere per fare”, ovve-ro rimotivare, consolidare, stimolare,con particolare attenzione alla forma-zione dei servizi. Tema di studio inregione, anche qui con un taglio pro-fetico, “La carezza di Dio” di DonTonino BelloCentro: è stato individuato, comeprioritario, il problema del divario tra leéquipes anziane e quelle nuove, divarioche di fatto rende molto difficoltosa larotazione nei servizi.Nord Ovest B: hanno deciso di punta-re sulla Formazione, approfondendoanche il discorso profetico ed istituen-do una solidarietà a livello regionaleper quei settori che si ritrovano concarenza di coppie di servizio.

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Sud Ovest: l’obiettivo prioritario è laformazione delle coppie pilota; per isettori di Roma si sta studiando anchela modalità migliore di dividere i 3attuali in 4 settori. Il tema di studioregionale adottato sarà anche qui ilruolo profetico nel movimento.Nord Est B: anche in questa regionel’obiettivo prioritario è la formazione aiservizi e poi ancora la minisessione sulpilotaggio e la riflessione sul temadella profezia.Nord Est A: cureranno in modo parti-colare, oltre alle altre, la formazione el’informazione a diaconi e seminaristi,

e sensibilizzeranno le coppie giovani apartecipare alle sessioni.

Si è iniziato quindi a fare un liberogiro di intenzioni sui progetti da perse-guire in Equipe Italia.

Dopo una veloce lettura della propo-sta preventivamente diffusa, è iniziatoil dibattito, molto ricco ed articolato.Come già detto, non si è pervenuti adecisioni definitive ma ciascuno riflet-terà su tutto quanto emerso e farà poipervenire le proprie considerazioni siasugli argomenti - anche se brevemente– trattati, sia sul documento interna-zionale che tratta della collegialità,neppure sfiorato per mancanza ditempo.

Alle 18,30, con le macchine cheaspettavano per condurre chi all’aero-porto e chi a casa propria, la riunione èterminata tra baci ed abbracci recipro-ci, con la serena consapevolezza che ilprossimo luogo di incontro sarà lafucina dalla quale scaturiranno le pro-gettualità condivise o meglio, per dirlain termini culinari, “dopo che tantacarne è stata messa al fuoco...può nonesserci l’arrosto?”

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quipe Italia continua a girare perl’Italia. Si fa ospitare dai vari setto-

ri per conoscere e per farsi conoscere.L’incontro con volti di regioni lontaneè occasione preziosa per fare esperien-za di realtà e mentalità diverse. E’ belloscoprire sempre di nuovo che su basiapparentemente così semplici - la fedecomune e lo stile END - è possibilestabilire una comunicazione intensaanche con persone sconosciute.

Perché chiedere ospitalità nelle case?Aprire la propria casa non è facile. E’un po’ come ammettere qualcunonella propria intimità, svelare ciò chesiamo abituati a tenere segreto oalmeno riservato. D’altra parte ancheessere ospitati può non essere facile.C’è da vincere l’imbarazzo, il timore didisturbare, alle volte persino la sensa-zione di potere essere coinvolti inqualcosa - l’intimità altrui - che fapaura perché non la conosci. Eppure èfecondo questo incrocio di case che siaprono per dare riparo e di persone chesi affidano alla protezione altrui! Qui,

in questo incrocio, si realizza unadimensione di incontro e di scambioprofonda, che va ben al di là del fattomateriale e instaura una relazione cheè Carità, un amore piccolo e umano incui traspare quello grande del Padre.Per questo teniamo tanto a farci ospi-tare. Non è un caso che l’ospitare losconosciuto, il viandante è semprestato percepito nella nostra tradizioneebraico-cristiana come un segno fortedell’accoglienza di Dio.

Andiamo a Brescia a fine novembre.L’incontro inizia venerdì 22 con lacena, presso la casa delle suoreDorotee. Stranamente arriviamo tuttiin orario: succede di rado. Già durantela cena si inizia una lunga messa incomune, che continua dopo cena finoalle 22,30. In un clima di ascoltomolto attento e partecipe si condivido-no vissuti che spesso sono di sofferen-za o di fatica, ma il tono è di serenoabbandono e si avverte in tutti, sullosfondo, il gusto del comunicare e delreciproco accogliersi. Poi a casa dei

L’incontro di Equipe Italia a Brescia

VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANOGIORNI END

23 e 24 novembre 2002

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nostri ospiti… e sono chiacchiere fino atardi.

La mattina del sabato l’incontroriprende con la preghiera, seguita dallariflessione sul tema di studio, il docu-mento dell’Episcopato Italiano daltitolo “Comunicare il Vangelo in unmondo che cambia”. Si mantiene tut-tavia un tono di preghiera, si parla avoce bassa, il che spinge P. Angelo adosservare che quando parliamo dellecose nostre alziamo la voce, mentrel’abbassiamo quando parliamo di Dio,eppure dovrebbe essere giusto il con-trario! La maggior parte degli interven-ti mostra di apprezzare il tono di spe-ranza e di gioia che ispirano le paroledei Vescovi: tutti ci sforziamo di acco-glierne il suggerimento facendo risuo-nare questi sentimenti nel nostro vis-suto.

Gran parte dell’incontro, sia il sabatoche la domenica, è dedicato alla impo-stazione della sessione nazionale. Ladiscussione si svolge in due momentidistinti; inizia al sabato mattina, poi siinterrompe e riprende la domenica, perpermettere a P. Angelo di parteciparvima anche di assentarsi per andare aRoma (partirà appunto nella tardamattinata del sabato per tornaredomenica mattina). Ogni coppia si èpreparata e ha pensato qualcosa. Molte

sono le proposte, le esigenze, i desideririguardo i contenuti ed il metodo chesi intrecciano e si accavallano e si famolta fatica a mettervi ordine e fareuna sintesi. Alla fine siamo moltostanchi, manca poco al termine dell’in-contro e non siamo ancora riusciti aconcludere. Qualcuno è proprio sco-raggiato e si chiede come finirà, chefigura di incapaci faremo. In extremisperò arriva il colpo di reni decisivo e lecose si chiariscono all’improvviso: glielementi erano lì, ma non riuscivamo avederli e a fare ordine. Così il “parto”avviene e il quadro del lavoro futuroappare ben definito. E’ perfino convin-cente: dato l’ambiente qualcuno, tra ilserio e il faceto, dice che è stato uncolpo di Spirito Santo.

Più precisamente si decide di impo-stare il lavoro dei prossimi tre anni sultema “Comunicare il Vangelo dellacoppia in un mondo che cambia”,raccogliendo così in concreto l’invitodei Vescovi oggetto del nostro studio.L’intenzione è di riflettere sulle situa-zioni nuove, spesso problematiche, chela società d’oggi pone di fronte allecoppie credenti e non credenti.Difficile trovare una risposta, probabil-mente non ce l’ha nessuno: neanche ilcredente ha in quanto tale la bacchettamagica. Nella fede, però, abbiamo unpunto di riferimento. Guardare a Gesù

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GIORNI END

ci mette nell’atteggiamento corretto eci dà la speranza per andare avanti confiducia, verso orizzonti tutti da scopri-re. Decidiamo che nei prossimi treanni ci lasceremo guidare dalla rifles-sione sull’episodio di Zaccheo, artico-landoli così:

1° anno: “Zaccheo cercava di vederequale fosse Gesù…” (Lc, 19,3). Comevivere la santità nel concreto, in unmondo che cambia: proprio comeZaccheo saliamo sull’albero per cercaredi capirci qualcosa e almeno intravede-re da quale parte avanza Gesù (siamocosì in sintonia con la Chiesa italianache quest’anno riflette sul tema delcammino di santità nel contesto dellarealtà parrocchiale, del territorio, quin-di della vita quotidiana)

2° anno: “Oggi devo fermarmi a casatua”. La casa, luogo dell’amore di cop-pia, si apre a Gesù. Affronteremo iltema della ministerialità propria dellacoppia e quello della profezia, intesacome capacità di aprire nuovi orizzontidi presenza nel mondo. Quale servizioè chiamata a svolgere la coppia cristia-na nella Chiesa e nel mondo? Qualistrade di una nuova testimonianza?

3° anno: “…In fretta scese e lo accol-se pieno di gioia”. Scendere nel tempodella storia e farsi accoglienti.

L’accoglienza genuina è sempre acco-glienza di Dio ed è un atteggiamentoche dice proiezione verso l’esterno,apertura verso… E’ la dimensione mis-sionaria della coppia.

Si decide anche che si vuole dare allasessione di quest’anno un taglio parti-colare. Si vuole organizzarla come unagrande riunione d’équipe allargata.Create le équipes miste, esse avrannoun tempo abbondante per viveremomenti di preghiera, messa in comu-ne, compartecipazione, dovere disedersi e per riflettere anche sul temadi studio, costituito dalle due relazionicentrali.

La prima è affidata ad un sociologoche ci aiuterà a interpretare i caratteridella società d’oggi in relazione allavita di coppia, e la seconda è di tipoteologico: P. Angelo Epis ci guideràalla lettura di passi della Scritturacapaci di dare luce alle coppie che cer-cano di orizzontarsi nelle difficoltà cheincontrano. Poi ci saranno alcune testi-monianze. Si vorrebbe infine puntarealla partecipazione delle coppie piùgiovani. Riusciremo a farcela?

Il tempo che rimane è dedicatoall’analisi delle varie regioni. Tanti pro-blemi, piccoli e meno piccoli, che sipresentano qua e là e che i vari settori

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affrontano al meglio. Poi gli orienta-menti si discutono in Equipe Italia perdiscernere insieme la bontà delle solu-zioni e anche, in certi casi, per consi-gliarsi a vicenda. Quali i temi? Ecconealcuni, a titolo di esempio:come sostenere le équipes dove cresce,col passare del tempo, la presenza divedovi/e?

Cosa fare in alcune zone dove c’èstata una rapida diffusione delle END,ma poi si è visto che si era costruitosulla sabbia, che tante équipes si sonosciolte?

Come fare per evitare che gli inter-settori (le realtà di coordinamento tradue o più settori cittadini, già operantiin diverse realtà) confondano il lororuolo con quello proprio delle équipesdi settore?

Come arrivare ad individuare, insintonia con le équipes regionali e nelmodo più meditato ed ampio possibile,le coppie cui chiedere la disponibilità asvolgere il servizio di coppia responsa-bile regionale?

Le risposte le abbiamo cercate insie-me e ci siamo sempre trovati d’accor-do. Sarebbe difficile riferirle, perchépiù che di fronte a questioni generali -

sulle quali sarebbe possibile riferire inbreve - ci siamo trovati di fronte casiconcreti che bisognerebbe raccontareper filo e per segno: ma non è possibi-le né opportuno farlo.

Ultima nota, davvero lieta, il grandecalore con cui siamo stati accolti. Ciriferiamo sia a chi ci ha ospitato nellapropria casa, sia ai numerosi équipiersche hanno preso parte alla Eucaristiadel sabato sera in un clima intenso epieno di gioia. E dopo l’Eucaristia c’èstata una cena nei locali del centroparrocchiale di Ospitaletto, incredibil-mente grande negli spazi e vivo nelpullulare di persone che ci gravitanointorno; e dopo cena una bella chiac-chierata in cui Equipe Italia si è pre-sentata e gli Scalvini e i Bonetti hannopresentato i due settori bresciani di cuisono coppia responsabile. Molto bello.Ne valeva la pena. Come sempre….

Silvio e Livia Valdes

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GIORNI END

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ambia la società, l’organizzazionedel lavoro, la mentalità, il modo di

vivere.

Vivere in questa situazione richiedemolta elasticità e capacità di discerne-re, di capire e di trovare strade nuove.Tutti ci sentiamo un po’ affascinati daquel che di buono matura e un po’fragili davanti alle difficoltà.

Oggi la vita di coppia è messa allaprova da parecchi punti di vista: cisono i problemi di tempo (si vive dicorsa e gli spazi per stare insieme eper parlarsi si riducono), problemi dilavoro (quando non c’è… e quando cen’è “troppo”), c’è un individualismodiffuso - anche dentro noi stessi, chepure ce ne difendiamo- e poi c’è ladifficoltà di mettersi in rapporto conadolescenze che si prolungano all’infi-nito e con vecchiaie a volte difficili dagestire amorevolmente... Inutile dilun-

garsi nell’elenco: sono tanti i problemidi oggi e tutti, proprio tutti, finisconocol condizionare la nostra vita di cop-pia e di credenti - ma è pur vero cheabbiamo i mezzi per affrontarli confede e nella Speranza. Abbiamo tutti sperimentato che, colpassare del tempo e alla prova dellenuove difficoltà, lo stile della nostravita di coppia deve essere continua-mente riformulato e rianimato, pena lacrisi. Il dono grande di vivere la fede incoppia non ci libera dalla difficoltà, néci garantisce dai fallimenti, però ci dàla forza di cercare nuovi equilibri enuove strade senza scoraggiarci.Abbiamo infatti un forte punto di rife-rimento nel Risorto, che ha vinto lalogica della morte e non ci ha abban-donati: Gesù non è scomparso, né ciha lasciati orfani, ma viene, e vienenella storia, dentro le sue difficoltà enei percorsi - a volte tortuosi - dell’a-more che cresce e della vita che rinascenel perdono.

Nella prossima sessione ci proponia-

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GIORNI END

La prossima Sessione:...sull’albero... con Zaccheo

Livia e Silvio ValdesPer Equipe Italia

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mo di mettere a fuoco le situazioninuove in cui la coppia credente si trovaa vivere, scambiarci esperienze su comele viviamo e le affrontiamo, ascoltarela Parola e pregare per cercare un po’di luce, senza la presunzione di trovarerisposte esaurienti e definitive, ma conla gioia di chi sa che nella Chiesa che siinterroga -noi ne siamo un frammen-to- il Risorto si fa presente e svela ilsenso delle cose.

Il comportamento di Zaccheo civerrà in soccorso perché come luianche noi ci sentiamo “piccoli di sta-tura”, incapaci di vedere Gesù “a causadella folla”, ma desiderosi di ricono-scerlo in mezzo alla gente che tutti igiorni ci si accalca intorno, al chiassoche ci frastorna, alla solitudine inmezzo alla gente…Così il tema dellasessione di quest’anno abbiamo volutoche fosse: “Zaccheo cercava di vederequale fosse Gesù…” (Lc. 19,3). Il discorso si svilupperà poi nei dueanni successivi. L’anno prossimo pren-deremo la spunto da quanto Gesùdisse a Zaccheo “Oggi devo fermarmia casa tua” e ci chiederemo: se Gesù èentrato davvero nella nostra casa ed èdiventato il centro di riferimento dellavita di coppia, quale servizio siamochiamati a svolgere nella Chiesa e nelmondo? In cosa consiste la ministeria-lità propria della coppia? Di quali

valori siamo testimoni e profeti?Il terzo anno ci lasceremo guidare dallaconclusione dell’incontro, quando sidice che Zaccheo “In fretta scese e loaccolse pieno di gioia”. RiconosciutoGesù, anche noi “scendiamo” nelmondo, nella dimensione ordinariadella vita e, pieni di gioia, lo annun-ciamo perché la gioia chiede di comu-nicarsi e di espandersi: rifletteremosulla missione della coppiaVorremmo che partecipare alla sessionefosse come salire sull’albero. Già l’e-sperienza dell’équipe di base lo è: illeggere e il pregare la Parola, il dialogoin coppia, la comunicazione e lo scam-bio del cammino con gli amici nonsono forse un modo per innalzarci“oltre” il quotidiano -talvolta opaco eindecifrabile- e scrutare l’orizzonte,cercare il senso delle cose, scoprire ilRisorto nel suo venirci incontro?

Abbiamo pensato questa sessionecome una équipe allargata - un alberodai rami ancora più numerosi e vari -.Anche dal punto di vista dell’organiz-zazione delle giornate ci sarà qualchenovità rispetto al solito. Uno spazioparticolare sarà dato alle équipes diformazione: in quei giorni sarà lanostra équipe, che vivrà i momentipropri di qualunque équipe di base. Cisarà all’inizio il tempo per conoscersi emettere in comunicazione esperienze,

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GIORNI END

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mondi, provenienze diverse; ci sarà lospazio per il tema di studio, costituitoda due relazioni (una di taglio sociolo-gico che aiuti a prendere meglio con-sapevolezza delle situazioni nuove cheabbiamo da affrontare e una di taglioteologico, che indichi nella Parola deiriferimenti capaci di illuminare lasituazione); ci sarà il tempo per fare ildovere di sedersi e per condividere poile riflessioni e le esperienze in gruppo;il tempo per pregare e ascoltare nelsilenzio interiore. E come in ogni équi-pe che si rispetti ci sarà il tempo perscherzare e ridere insieme e incontrarevecchi amici…Una sessione anche dacostruire insieme: a ogni coppia verràquindi chiesto di prepararsi un po’prima, proprio come facciamo prima dipartecipare ai nostri incontri, ripercor-rendo mentalmente la propria storia echiedendosi quando le è accaduto ditrovarsi davanti ad una situazionenuova, imprevista (positiva o di diffi-coltà) e come ha reagito e rinnovato ilproprio rapporto in quell’occasione. Leesperienze saranno liberamente com-partecipate in gruppo e, insieme aquelle proposte all’assemblea (peroffrire degli stimoli comuni ci sarannoalcune brevi testimonianze) costitui-ranno come l’ordito che si intrecceràcon la trama costituita dall’ascoltodella Parola: e si rinnoverà il tessutodella Chiesa viva!

Vale la pena di sottolineare che l’invitoa partecipare è rivolto in modo specialealle coppie giovani, che sicuramentesono quelle più sollecitate da questitemi e che si interrogano forse con piùansia su come vivere da “mosche bian-che” in una società così variegatacome la nostra. Ma anche le menogiovani sono benvenute, perché loroun equilibrio in qualche modo devonoaverlo già trovato e la loro esperienze èpreziosa: e poi nessun equilibrio, sevivo, è definitivo. Mai come in questocampo la diversità di situazioni e di etàè fonte di arricchimento reciproco!

Rivolgersi ai giovani significa anchetenere conto dei figli e dei problemifinanziari. Abbiamo previsto ulteriorimiglioramenti nell’assistenza ai bambi-ni, anche se la cosa non è facile, dati inumeri elevati. Quanto al problemafinanziario, abbiate l’umiltà di lasciarviaiutare un po’ dai settori, che nonsono pozzi senza fondo, ma sono bencontenti di spendere qualcosa per unfine così valido, anche perché ci siaspetta che, tornati a casa, sappiateriversare sugli altri amici il meglio delleesperienze fatte.

Vi attendiamo allora con gioia, sul-l’albero… con Zaccheo, per scrutaretutti insieme l’orizzonte per il vantag-gio di tutti!

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GIORNI END

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Il Padre sa benedi cosa abbiamo bisogno

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

i fermiamo in questa sera autunna-le, tu ed io, dopo una frenetica

sconcertante giornata, a riflettere sulledomande poste riguardo al camminomatrimoniale.

Riflettiamo che fra soli tre mesi arri-veremo al traguardo dell’ottavo anno,ma prima di questi otto, ci sono dacontare quelli di un lunghissimo fidan-zamento.

Sorridiamo entrambi e guardandociintuisco che ognuno di noi ripercor-rendo a ritroso il segreto filo dei nostripensieri sta considerando le tappe diquel SI di otto anni fa. Abbiamo sem-pre condiviso tanto noi. Abbiamomodellato le esigenze dell’uno alleaspettative dell’altro anche quando ciòsi è tradotto in una consapevole nega-zione delle proprie aspettative. Forse il

fatto di conoscerci sin da quando ave-vamo dodici anni ci ha portato acostruire un modo di vedere la realtàin un’ottica pressoché identica, fonda-ta e focalizzata sugli stessi obiettivi.

In questi momenti fatti di silenzio eriflessione, quando finalmente i bimbisono addormentati ci sentiamo in sin-tonia con noi stessi e con il nostroessere coppia cristiana, siamo lontaniora dalle preoccupazioni e dall’obliodella corsa quotidiana…. Sembriamoquasi una coppia perfetta!

Prendiamo la parola e dopo la pre-ghiera spontanea e tante riflessionisussurrate leggiamo – aprendo a caso– il vangelo di Luca 12-21, 31:

“non preoccupatevi troppo del ciboche vi serve per vivere o del vestitoche vi serve per coprirvi – la vita èpiù importante del cibo e il corpo èpiù importante del vestito …..voiavete un Padre che sa bene quello dicui avete bisogno. Cercate piuttosto ilRegno di Dio e tutto il resto Dio ve lo

Stefania e Raffaele De VitisLecce 10

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darà di più”.

Arriva nella mia mente questa parolacome la luce di un riflettore che illumi-na l’animo.

Penso a tutte le volte che ci siamomessi alla prova, a tutte quelle volteche ci aspettavamo di più l’uno dall’al-tro, ai rifiuti e a quell’incedere cheogni giorno di più senza vederlo tiporta a concentrarti su mille cose cheaccadono intorno a te ma fuori di te enon toccano l’anima ma la ingabbiano.

Ma è l’amore che riapre la gabbia, èquel sorriso tuo stanco che cerca unpo’ di consolazione. È la gioia di unapiccola sorpresa donata o ricevuta, è lacommozione che ci unisce nella condi-visione di quei momenti che tristi ogioiosi che siano sono solo nostri.

Forse la chiave è semplicemente dacercare nella capacità di abbandonarsitotalmente a Dio, al suo progetto pernoi e al calore della preghiera ristora-trice……

“il Padre sa bene di cosa abbiamobisogno”….

Ancora un sorriso per ricordarequanto siamo impotenti e incapaci diaffrontare le difficoltà, e quanto inve-ce, uniti nell’amore di Dio, ci sentiamo,protetti e forti e consapevoli di questaforza dello Spirito.

Siamo alla fine di questa giornata edora che questo nostro discutere, legge-

re e pregare ci ha portato a scriverequesto resoconto, ci sentiamo dei pri-vilegiati come fossimo ricchi e potenti.

La ricchezza e la forza di questonostro straordinario viaggio nell’End,le riflessioni su ciò che siamo, e lacondivisione di tutto ciò con gli altri,ci conduce pian piano a conoscere dipiù la Parola e ad affidarci al Signoresicuri da timori e fame.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

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Il matrimonio:condivisione o donazione?

ccettiamo volentieri l’invito a scri-vere e a condividere con altri alcu-

ne riflessioni attorno alla nostra vitamatrimoniale.

La nostra vita familiare, accompa-gnata dalla bellissima presenza deinostri tre figli, poggia su un’affinità dimodi di vedere, di interessi nell’ambitointellettuale e lavorativo e del tempolibero (ci piace molto viaggiare), purnelle notevoli diversità di carattere e suuna solida e collaudata organizzazionedel quotidiano, che vede da semprecoinvolta anche la famiglia allargata.

Però tutto questo a nostro parere eper nostra esperienza, a volte dolorosa,non è sufficiente. Non è sufficiente lacondivisione intellettuale, fisica e diinteressi per rendere il matrimonio unsacramento. Se si limita a questo, puòessere un’esperienza umana importan-te, ma soggetta ai cambiamenti inte-riori, alla nostra evoluzione come per-sone e come tale destinata spesso ad

esaurirsi. Invece, sulla vita quotidianafatta di lavoro, menage familiare e direlazioni, si deve innestare un metodo,o meglio uno stile di comportamentoper dare senso allo stare insieme e alcondividere.

Nel fare le cose di ogni giorno lacoppia può costruire un rapporto basa-to sulla donazione. Donare nella vita dicoppia significa non chiedere o atten-dersi qualcosa in cambio di ciò che sifa. Donare significa gratuità dellenostre azioni o atteggiamenti, significainfine creare le condizioni più adatteperché l’altro possa esprimere ciò che èsenza condizioni. Spesso questo è dif-ficile, in certi momenti ci sembraimpossibile. Sono i momenti che tuttinoi nella vita abbiamo sperimentato, imomenti del limite, del buio, della sof-ferenza, del contrasto fra quello chevorremmo essere e quello che siamo.Ma allora la forza, il coraggio e lafiducia per continuare ci viene solo dalPadre.

Donare se stessi significa non essereavari o avidi, ma condividere tutto,

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Giulia e Giovanni SilvanoPadova 3

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

conoscenze e affetti, successi e insuc-cessi, progetti e sogni. La vita matri-moniale e familiare esclude nel modopiù assoluto ogni atteggiamento, cheanche solo da lontano, ricordi l’attitu-dine dell’avaro e dell’avido. Il riferi-mento non è certo solo alle cose, ma aciò che ognuno di noi è.

Siamo convinti che la nostra idea epratica (anche se molto parziale, tal-volta faticosa) della donazione abbiatrovato un punto di riferimento essen-ziale nell’insegnamento cristiano.Crediamo che in una certa misura sipossa anche imparare a donare, masiamo convinti che una quasi naturaledisposizione alla donazione si conqui-sti perché amati da Cristo. È il grandeamore di Cristo per noi e il piccolonostro amore per Lui che ci insegnanoogni giorno, nel quotidiano appunto, adonare, cioè ad amare. Non sappiamose un coniuge per l’altro o i figli ren-dano visibile la presenza dell’amore diDio per noi, ciò che sappiamo e vivia-mo è la certezza di essere amati daCristo per quello che siamo. E Lui cispinge ad amare l’altro attraverso unapratica continua della donazione, chesi sforza per quanto possibile di imita-re il modello.

La presenza dell’amore di Cristo innoi la cerchiamo sempre quando toc-chiamo i nostri limiti, che sono molti e

insidiosi. L’amore di Cristo nel nostromatrimonio ha significato e significa ildesiderio di voler perseverare, nono-stante tutto. Il rapporto matrimonialeè forse la situazione più propizia perscoprire la forza dell’amore di Cristo.Se la vita quotidiana tra Giulia e me econ i nostri figli è un’occasione conti-nua per realizzare piccoli e grandi attid’amore, il matrimonio è la possibilitàdi scoprire l’amore di Cristo per noi.

Certo non è facile essere sempreconsapevoli di questo, ma noi credia-mo che sia molto importante nelnostro matrimonio avere assunto ecercare di assumere sempre più afondo un abito, un’abitudine di com-portamento, nonché un’attitudineinteriore, che in qualche modo assicuriuna certa costanza d’amore. Da cos’al-tro nasce, nel profondo, l’essere corte-si, sorridenti e disponibili l’uno versol’altro e gli altri, se non dall’avere inte-riorizzato, fatto proprio, quasi divenu-to sostanza di noi stessi, Cristo comemaestro d’amore?

È l’amore, grande o piccolo pocoimporta, per Cristo che sostiene e ali-menta l’amore di tutti i giorni tra noi.Forse non ce ne accorgiamo, ma se cipensiamo, sembra proprio che sia così.

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Compartecipazione:spogliarsi dell’io

e rivestirsi del noi

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

i siamo chiesti se nei nostri 11 annidi matrimonio siamo stati in qual-

che modo preservati da momenti fortiche avrebbero potuto incrinare ilnostro rapporto di coppia. In fondonon è successo granchè: abbiamo solocambiato tre paesi, abbiamo vissutolontani per un bel periodo, sono arri-vati due figli, abbiamo avuto periodi didisoccupazione e di lavoro precario epoi ancora abbiamo vissuto spesso incasa con altri.

Ed allora, ci siamo chiesti, perchénon siamo “scoppiati”? Rispondere“per amore” è troppo banale, è unmodo per non andare in fondo allaverità; dunque cos’è che ci tiene unitiin questa società consumistica dove lacultura dell’ “usa e getta” e del “tuttoe subito” sta intaccando gli affetti, la

moralità, passando dal materiale allaformazione delle coscienze?

Per essere coppia ci vuole tempo, éun cammino fatto di volontà recipro-che, di rinunce e di fusioni, di corag-gio, di completamento, di sacrificio e il“tutto e subito” non trova posto intutto questo; bisogna spogliarsi dell’ ioe rivestirsi del noi, bisogna rinnovarecontinuamente l’amore seguendo l’e-volversi della vita.

Quest’anno abbiamo tenuto unatestimonianza ai giovani dell’END sultema della Carità e veramente questavirtù, in seno alla coppia, trova la suapalestra ideale. Ci hanno tempestati didomande, ma la prima, forse la piùsignificativa, è stata questa: “qual è lacosa che più unisce e quella che mag-giormente separa in una coppia?”. Lanostra risposta è stata: “la diversità”,essere diversi, infatti, può essere nellastessa misura motivo d’unione o didiscordia a seconda che sia vissuta

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Valeria e Luigi StefanizziSettore Salento

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come ricchezza o come ostacolo. Oggiguardando la nostra coppia, ci rendia-mo conto che c’è stato un cambia-mento graduale e costante, che nonsappiamo dire quando sia iniziato mache è sicuramente frutto del camminoche stiamo facendo; dove l’ascolto

della Parola, il dialogo e l’ascolto reci-proco, l’ascolto ed il confronto con glialtri e in modo particolare la preghiera,ci stanno aiutando a costruire, giornoper giorno, il nostro essere coppia e adaffrontare le situazioni che la vita cipone davanti.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Fuga in EgittoGiotto

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ll’inizio di quest’estate, su solleci-tazione di Don Tito Oggioni

Macagnino, (missionario in Rwanda edattuale CS dell’équipe Ndera 1), i nostrisettori gemelli “S. Maria di Leuca A eB” hanno contribuito con una raccoltadi fondi alla realizzazione del Ritiroannuale delle Equipes del Rwanda inAfrica. Sommato al contributo di Euro500 di Equipe Italia sono stati fattipervenire Euro 1.500 ai nostri co-équi-piers dando loro la possibilità di realiz-zare il ritiro annuale che hanno poitenuto a Rutonde (Kigali) dal 12 al 15settembre scorso. Vi proponiamo lalettera con la quale è stato accompa-gnato a suo tempo il contributo ed ilresoconto del Ritiro inviatoci dallacoppia responsabile MporanyimigaboBernard et Béatrice.

Acquarica del Capo lì, 09/06/2002

Cari fratelli in Cristo,

quanto lontano ci sta portando questoMovimento! Ci sembra una finestraaperta sul mondo. Avere il piacere dicondividere con voi, tramite don Tito,un pur piccolo pezzo di pane è per noiun segno. Significa che è possibileuscire dagli schemi che la nostrasocietà ci impone e che a volte mancaforse solo l’occasione per esercitarel’altruismo di cui siamo capaci.

Sappiamo che avete alle spalle espe-rienze terribili, disumane, ma cari co-équipiers del Rwanda, è una parola dicoraggio che vogliamo spendere pervoi ed anche per noi: continuiamo ilnostro percorso nell’Equipe NotreDame parallelamente, seguiamo conentusiasmo la strada che ci viene indi-cata dal Movimento, perché è lungoquesta strada che incontreremo Cristo,imparando a riconoscerlo nel nostroconiuge, nei nostri figli e in tutti glialtri fratelli.

Internazionalitàe solidarietà

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DALLE EQUIPES

Dai settori S.M. di Leuca A e B

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DALLE EQUIPES

Siamo lieti di esprimere la nostraconcreta solidarietà perché possiatetutti partecipare agli esercizi spiritualidi Rutonde e vivere nella serenità enella gioia questa preziosa esperienzadi fede.

Accanto all’aiuto economico (anchedi Equipe Italia) vi giunga soprattuttoil nostro incoraggiamento e la nostrapreghiera, segno di comunione spiri-tuale e di unità nella diversità.

Vogliamo altresì esprimere i nostriapprezzamenti per la diffusione delMovimento End nel vostro paesenonostante le innumerevoli difficoltàdi ogni genere, grazie al vostro entu-siasmo e alla vostra volontà sostenutada don Tito, missionario instancabile eConsigliere spirituale appassionatodell’End.

A lui il nostro grazie e, attraverso lacomune preghiera, lo affidiamo alSignore perché gli dia lunga vita esalute e lo ricolmi di ogni bene, perquanto ha fatto e potrà ancora fareper la Chiesa e il Movimento.

Insieme a tutti i nostri équipiers visalutiamo e vi abbracciamo fraterna-mente

Le coppie responsabilideiSettori S. M. di Leuca A e B

Franca e Donato CucinelliGerarda e Vito Ruberto

END-RWANDAC/O IMPORNYMIGABOBernard et BéatriceFoyer de liaisonEconomat Général

RESOCONTO DEL RITIRO ANNUALETENUTO A RUTONDE (KIGALI) DAL12 AL 15/09/2002

Carissimi fratelli,

siamo felici di potervi comunicare lenostre più recenti notizie riguardanti ilritiro annuale.

In effetti, dal 12 al 15/09/2002, leEND del Rwanda si sono incontrate aRutonde (Kigali) per il ritiro annualeprevisto dalla Carta delle END. Tutte leéquipes erano rappresentate ed in par-ticolare c’erano:

∗ Nyamasheke (Cyangugu): 16 persone;∗ Ruli (Kigali): 14 persone;∗ Muyange (Cyangugu): 11 persone;∗ Shyorongi (Kigali): 12 persone;∗ Kacyiru (Kigali): 5 persone;∗ Ndera (Kigali): 2 persone.

A loro bisogna aggiungere 6 sacerdoticonsiglieri spirituali per un totale di 66persone su 90 previste, ovvero il 73% dipartecipazione. Quelli di Cyanguguhanno dovuto fare più di 300 chilome-tri per venire all’appuntamento.

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La località scelta per il ritiro era unbuon angolo della Provincia di Kigaliin cui i partecipanti sembravano essersiveramente ritirati nel deserto per lapreghiera, la riflessione e per la medi-tazione.

Le cerimonie d’apertura si sono svol-te il 12/09/2002 durante le quali leéquipes si sono presentate le una allealtre e hanno preso visione degli oraridi tutto il ritiro. E’ stato significativopoter notare il clima di fraternità ed ilsentimento sincero di appartenenza aduna stessa famiglia fra tutti i convenuti.

Il primo argomento del ritiro è statoaffrontato il 13/09/2002 ed aveva pertema: “Il ruolo dei membri dell’ENDnella Chiesa”, con relazione diMonsignor Jacques NIYIBIZI, consiglie-re spirituale di Nyamasheke, che haparlato a nome di tutti i consiglierispirituali presenti. Da questo argomen-to i partecipanti si sono sentiti chia-mati in causa a renderne testimonianzaa Cristo a cominciare dalle propriefamiglie per poi estendere questa lucealla loro Chiesa locale.

È da rimarcare che le coppiedell’END del Rwanda attirano la curio-sità della gente per il loro nuovo mododi vivere, tant’è vero che più di qualcu-no vuole seguirne l’esempio.

Nello stesso giorno, la coppia MPO-RANYIMIGABO Bernard e Béatrice,assistiti da Monsignor NAHIMANAThomas, consigliere spirituale a livellonazionale, ha relazionato su di unargomento legato alla “Cartadell’END”, insistendo soprattutto sulladisciplina e sul rispetto della Carta edin particolare dei “sei punti concretid’impegno”. Bisogna riaccendere l’inte-resse delle équipes per certe regoledella carta che vengono trascurate,come ad esempio “la preghiera indivi-duale e di coppia e il dovere di sedersi”.

L’osservanza di questo ultimo puntoè stata giudicata veramente indispen-sabile per chi vuole continuare adessere un buon membro dell’END.Chiunque si sente ad esso consacratone trae un conforto particolare.

La sera del 13/09/2002, i parteci-panti si sono riuniti in cinque équipedi formazione per confrontarsi:

- sull’efficacia del “dovere di sedersi”nella vita di coppia e sulle difficoltàincontrate;- sull’importanza dell’END:- che cosa può fare la vostra coppianella sua parrocchia affinché l’END siaattiva?- che cosa ricevono i vostri figli dallavostra appartenenza all’END?

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DALLE EQUIPES

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DALLE EQUIPES

I dibattiti sono stati veramente ricchie animati.

Il 3° giorno del ritiro abbiamo avutola gioia di accogliere sua eccellenzaMonsignor Kizito Bahujimihigo, vesco-vo di Ruhengeri e Presidente dellaCommissione per la Famiglia in senoalla Conferenza Episcopale delRwanda. Monsignore si è grandementerallegrato del nostro invito e dell’esi-stenza dell’END in Rwanda ed ha loroassicurato il suo totale sostegno e lasua benedizione. La sua relazione ver-teva sul “Sacramento del matrimoniocome via di Santità per i membridell’END”.

Il vescovo ci ha esortati, in uno stilesemplice e pieno di umorismo, ad esse-re “degli uomini e delle donne vera-mente cristiani” in quanto al giornod’oggi molti sono i battezzati, ma rarisono i veri cristiani.

Egli ci ha fatto comprendere che ilmatrimonio è una vocazione. Non ci sisposa perché abbiamo fallito con glialtri obbiettivi, ma perché ci sentiamo“chiamati”. Infine, ci ha invitati a pre-gare per la Chiesa, per i sacerdoti e adaccompagnare e sostenere le giovanicoppie……

Non ha esitato a puntare il dito con-

tro alcune correnti moderne cherischiano di distruggere la famiglia e ciha esortati e restare vigili come cristia-ni laici. Monsignor Kizito ha accettatodi celebrare la messa per noi e a parte-cipare al nostro pranzo.

Prima di partire ha ricevuto in donoun libro che tratta della storia dell’ENDnel mondo ed una copia della Carta.

Nel pomeriggio dello stesso giorno,gli équipiers si sono ancora riuniti,uomini e donne separatamente, perscambiarsi idee sul famoso problemadelle “relazioni sessuali” tra gli sposi.

Qualcuno si fa gioco della sualibertà all’interno di queste relazioni?Che cosa bisogna cambiare per miglio-rare queste relazioni?

Dopo il confronto tra gruppi separa-ti, ogni coppia ha tentato un dibattitosu questo problema in un loro “doveredi sedersi”. In ogni caso sembra che ilproblema fosse serio e che era tempodi sollevarlo per il benessere di tutte lenostre coppie.

Tra le ultime decisioni prese daipartecipanti vi è quella di incontrarsi laprossima volta a Nyamasheke(Cyangugu) ai primi di Settembre2003.

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Essi si sono ripromessi inoltre di fon-dare almeno tre altre équipes là dovequesto sarà possibile come a Kicukiro(Kigali), Hanika (Cyangugu), Kamembe(Ciangugu).

I partecipanti tutti ringraziano dalprofondo del loro cuore gli amici ita-liani ed Equipe Italia per la loro solida-rietà spirituale e materiale senza laquale questo ritiro non sarebbe statorealizzabile. Profonda gratitudine allecoppie Responsabili di Settore Franca eDonato Cucinelli e Gerarda e VitoRuberto per la loro cordiale devozionenella raccolta degli aiuti. Ed infine inostri sinceri ringraziamenti vanno a

Don Tito OGGIONI consigliere spiritua-le, il quale ha saputo metterci in con-tatto con gli amici italiani e che portasempre nel suo cuore le giovani équi-pes del Rwanda.

Che Dio benedica tutti gli équipiers etutti gli amici dell’END del mondointero.

Unione nella preghiera sotto lamaterna protezione della Madonna.

Mporanyimigabo Bernard eBéatrice

Foyer de liaison

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DALLE EQUIPES

Madonna del fiore di veccia (part.)Maestro della Veronica

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Le Equipes Notre Damein Sardegna

VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

n anno fa, come coppia responsa-bile regionale e coppia pilota, ci

siamo incontrati con una quindicina dicoppie di Buddusò (un paesedell´interno della Sardegna) per parlaredella nostra esperienza in équipe. DonNino, un sacerdote che in 27 anni diBrasile aveva favorito la nascita dimolte équipes e che attualmente è co-parroco del paese, nei mesi precedentiaveva proposto un’esperienza di spiri-tualità per coppie. Con sette coppie èiniziato il pilotaggio della prima équi-pe in Sardegna con molte titubanze daparte di noi Cebrelli che l´abbiamopilotata, non solo per le situazioni pra-tiche da affrontare (un fine settimanaal mese in cui fare la riunione il sabatosera e l´incontro di preparazione insie-me a Don Nino e alla coppia animatri-ce la domenica mattina), ma anche perle incognite di un pilotaggio un po’particolare. Infatti nessuna équipe di

diffusione aveva potuto lavorare sullaformazione del gruppo, che è natoesclusivamente per l´adesione appuntodi sette coppie.

Che cosa ha animato il gruppo nelcorso del pilotaggio, al di là dellediversità e delle difficoltà? Soprattuttola particolare capacità di ascolto diognuno e la ricerca della comunionesia all’interno della coppia che delgruppo proprio attraverso il metodoproposto dal Movimento.

La capacità di entrare veramentenello spirito del Movimento l´abbiamoavvertita nell’incontro di bilancio aconclusione del pilotaggio (eravamopresenti come coppia di collegamentoanche noi Gaggero) e nella successivagiornata di ritiro a cui abbiamo parte-cipato tutti e quattro insieme aiVolpini. Don Nino aveva proposto una

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Mariagrazia e Leonardo CebrelliCarmen e Renzo Gaggero

U

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celebrazione eucaristica nel corso ditutta la mattinata all’interno dellaquale è stato inserito quello che carat-terizza il metodo END: la comparteci-pazione come liturgia penitenziale, undovere di sedersi sulla liturgia dellaparola, durante l´offertorio la ricerca didoni che simboleggiassero qualcheparticolare aspetto della coppia, rac-colti sul momento nella campagnaintorno e poi offerti spiegandone ilsignificato, dopo la comunione la let-tura da parte di ogni coppia dei motividel loro “sì” che, come segno dell’im-pegno preso a fine pilotaggio, avevanoscritto sui diversi pezzi che hanno poiformato una Madonnina stilizzata incartapesta.

Questa esperienza molto forte diEucaristia è rimasta nel cuore di ognu-no di noi e ci ha lasciato molto: quan-do ricordiamo l´invito di Don Ninofatto ad ogni coppia dopo il momentopenitenziale di lavarci reciprocamentele mani in un´acqua profumata, ripen-siamo al “profumo” della misericordiadi Dio come qualcosa di bello e gioioso

e ripensiamo a chi ha chiesto perdonoall’altro non solo per qualche colpa,ma anche per quei limiti che, al di là diuna responsabilità o meno, fanno maleall’altro e come tali vanno riconosciuti.Rivediamo nella mente spighe e mar-gheritine quali fiori umili ma forti, unpezzo di sughero e uno di granito, iltralcio con le spine, l´agrifoglio e altrisimboli offerti dalle coppie. Riviviamola gioia che ognuno ci ha procuratonel portare se stesso in semplicità e ilsenso di comunione che si avvertivaall’interno del gruppo.

A fine pilotaggio noi Cebrelli deside-riamo ancora una volta ringraziare DonNino e tutte le coppie per averci per-messo di entrare un po’ nella ricchezzadella loro vita e il Movimento per que-sta opportunità che ci ha offerto.

Adesso anche in Sardegna vi sono leE.N.D. e ad Ottobre è partito il secon-do gruppo; ne ringraziamo il Signorema anche Don Nino e gli amici dellaBUDDUSO´ 1 che, a quanto pare, sonodegli ottimi “diffusori”.

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uando entrammo nel Movimento,circa sei anni fa, ci sembrava che

l’esperienza END fosse concentratanella nostra équipe e che al di fuoridelle sei coppie della “Napoli 1” non cifossero altre realtà delle quali valesse lapena interessarsi: errore madornale, alquale però rimediammo ben presto,infatti i nostri piloti, i “mitici “Mariapaola e Giancarlo Tenaglia diRoma, ci convinsero a partecipare dap-prima ad una sessione regionale, aPaestum (Salerno), e poi ad una nazio-nale, a Nocera Umbra.

Da quel momento non ce ne siamopersa una: siamo stati presenti a tuttele giornate ed i ritiri di settore, allesessioni regionali e soprattutto a quellenazionali, perché abbiamo scopertol’altro aspetto dell’Equipes NotreDame, quella realtà di Movimentonazionale ed internazionale che è pos-

sibile gustare soltanto partecipandoalle sessioni.

Ogni volta che arriviamo ad una ses-sione è una vera festa: cari amici enuovi amici ci accolgono con un talecalore che è davvero difficile renderel’idea, perché parlare di baci edabbracci non è la stessa cosa che rice-verli fisicamente e sentirsi immediata-mente inseriti in una meravigliosaatmosfera di accoglienza e di condivi-sione che riteniamo sia molto simile aquella delle prime comunità cristiane,quando i fratelli in Cristo si salutavanocon il “bacio santo” ed erano disponi-bili a mettere in comune le proprie viteper la costruzione del Regno.

Ma la gioia dell’arrivo è solo l’iniziodi questa esperienza meravigliosa, per-ché durante le sessioni ci sono tantialtri momenti “forti”, che ci fanno

Sessione,dolce Sessione

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Maria e Paolo MautheNapoli 1

DAGLI EQUIPIERS

Q

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capire come l’Equipe sia un autenticodono del Signore, un’occasione formi-dabile per ricaricarsi, motivarsi, entu-siasmarsi, ed affrontare le difficoltàdella vita quotidiana con la consape-volezza di non essere soli, sapendo dipoter contare sempre sull’aiuto delSignore e delle tantissime coppie chefanno il cammino d’équipe, acquisen-do consapevolezza di appartenere aduna grande comunità, costituita daamici vicini e lontani, ma tutti unitidalla stessa fede e dagli stessi ideali,ricchezze inestimabili, specie al giornod’oggi !

Il momento iniziale di ogni sessionecostituisce sempre la cornice entro laquale s’inquadrano tutte le attivitàdella giornata, creando quel clima diascolto e di disponibilità che proven-gono direttamente dalla presenza delSignore, infatti la Preghiera, affidataogni volta ad una diversa équipe, è ilsale che condisce ogni attività nell’am-bito del nostro Movimento. Seguonoquasi sempre una o più relazioni, quasisempre affidate a coppie di équipiers,che aiutano ad entrare profondamentenelle tematiche proposte dalla sessio-ne, sempre orientate alla vita dellacoppia, sia dal punto di vista spiritualeche umano.

Le relazioni proposte sono moltointeressanti e coinvolgenti in quanto

partono quasi sempre dal vissuto dicoppia e ne testimoniano le gioie e ledifficoltà nel quotidiano, aprendomolte prospettive alla riflessione edall’approfondimento di tutti, infattialla proposta iniziale seguono degli“spunti di riflessione” sui quali maritoe moglie sono invitati a verificarsi siain coppia che in “équipes miste”.

E qui si ha l’opportunità di vivereuno dei momenti fondanti della meto-dologia END, quel “dovere di sedersi”di cui tanto si parla, ma la cui realizza-zione suscita molte difficoltà in parec-chie coppie; ebbene, durante le sessioniil “dovere di sedersi” diventa unmomento irrinunciabile per tutti, che siriesce a fare con spontaneità e natura-lezza, spesso rammaricandosi perché sivorrebbe avere più tempo a disposizione.

E così la ricchezza del dialogoprofondo di coppia alimenta in manie-ra entusiasmante la conoscenza ed ilconfronto nelle “équipes miste”, dovesi ha la gioia di poter conoscere più davicino coppie di ogni altra parted’Italia, ciascuna con un meravigliosobagaglio di esperienze fatte di vita vis-suta con il coniuge, con la famiglia,con l’équipe, con le diverse comunitàdi provenienza.

Questo è davvero uno dei momenti

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più formidabili offerti dalle sessioni-END, infatti le conoscenze che sifanno in “équipes miste” (o di forma-zione) diventano quasi sempre dellenuove e profonde amicizie, destinate adurare nel tempo, nonostante le

distanze, e costituiscono occasione dipartecipazione anche alle future ses-sioni dove ci si reca con sempre piùpiacere, anche per la gioia d’incontrarevecchi e nuovi amici, giovani o menogiovani, del nord o del sud, belli emeno belli, alti, bassi, biondi o bruni,ma tutti animati dallo stesso senti-mento: quell’Amore per il quale Gesùha dato la vita e dal quale sgorganoesperienze e realtà meravigliose come ilnostro Movimento.

Fin qui vi abbiamo testimoniatoalcuni degli aspetti significativi checaratterizzano le sessioni del nostroMovimento, ma ce ne sono tanti altridei quali sarebbe troppo lungo parlarvie che vogliamo lasciare a voi la gioia discoprire, nella speranza d’incontrarvialla prossima occasione e di poterviincludere con tanto affetto nel nume-roso, bellissimo gruppo, dei nostriamici d’équipe.

Con sentimento e partecipazione,

Maria e Paolo Mauthe

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Una Sessioneper ricominciare

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Maria e Donato MagisteriNeviano 1 - Settore Salento

iamo Maria e Donato Magisteri,sposati da 35 anni, abbiamo due

figli, siamo già nonni di quattro nipoti,siamo in equipe da vent’anni. Il giornodel nostro matrimonio, davanti a Dioabbiamo promesso di non far mancarenella nostra giornata la preghiera:infatti dalla prima sera la preghiera ciha sempre accompagnato. Quasi subitosiamo partiti per la Svizzera e ci siamorimasti per 14 anni.

Abitavamo in un Cantone protestan-te, però la domenica sera c’era unamessa per gli italiani e noi, nonostantenon possedessimo la macchina, con ilfreddo e due bambini, uno in braccio euno in carrozzina, percorrevamo unchilometro di strada per non perdere laS. Messa, ringraziare il Signore per lasettimana trascorsa e chiedere di darcila carica per affrontarne un’altra.Sentivamo il bisogno di impegnarci dipiù ma, oltre la messa, in quel Cantone

protestante non c’era altro.

Ogni tanto come tutte le coppieavevamo delle discussioni, ma eranocose passeggere, fino a quandoDonato cominciò a giocare a bocce.Piano piano questo divertimento sitrasformò in vizio e cominciò a passareparecchie ore al gioco; magari ladomenica, per mia insistenza, lasciavaper l’ora della messa, ma poi subitoriprendeva. Da lì partirono tutte lenostre discussioni: io mi sentivo sola,dovevo affrontare tutto da sola, aspet-tavamo, con i bambini, il sabato e ladomenica per ritrovarci tutti insieme,invece non era così, ce lo impedivaquesto vizio. Donato non ci facevamancare niente, ma a noi mancava lui.

Cominciarono i litigi, seguiti da lun-ghi silenzi e lacrime, si alzarono muriintorno a noi, pian piano stavamo per-dendo il nostro essere coppia; in quegli

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anni tornammo in Italia. Entrammonell’Azione cattolica, ma non facevaper noi. Soprattutto Donato si sentivaa disagio perché allora era frequentatada pochi uomini. Forse ne parlai alparroco, forse fu lui che si accorse delnostro disagio, non ricordo più comeandò, ma una sera venne donVincenzo a casa nostra e ci fece la pro-posta di entrare in équipe. Noi nonconoscevamo questo movimento, madecidemmo di provare, così, senzaimpegno, era il 1982.

Non vi nascondo i pianti che mi sonofatta le prime volte: ci rendevamo conto,dal confronto con il tema di studio e daquello con le altre coppie, di quanto ilnostro matrimonio fosse in crisi. Anchein Italia Donato aveva ripreso il giocodelle bocce e tutti i problemi che pensa-vamo di aver lasciato in Svizzera si ripre-sentarono, tanto che un giorno abbiamoavuto una brutta discussione ed io,arrabbiata, sbattendo l’uscio di casa, dissiche me ne stavo andando.

Non so se fu lo Spirito Santo, maper strada incontrai Maria Simone,un’altra équipier, che mi portò a casasua e lì arrivò anche Donato che mistava seguendo senza che me neaccorgessi. Così questi nostri amicicirca 17 anni fa ci convinsero a partireper la sessione che si sarebbe svoltadopo pochi giorni a Nocera Umbra.

Partimmo con altre coppie di

Acquarica e di Lecce; non sapevamocosa fosse una sessione ma appenaarrivati ci accolsero a braccia aperteLicia e Osvaldo, facemmo amicizia conle altre coppie e in modo particolareincontrammo don Tito, che ci ascoltòper circa due ore e con tanti buoniconsigli ci fece ritrovare come coppia.Trascorremmo con tranquillità queigiorni così ricchi e intensi di vitaconiugale e spirituale; quando tornam-mo eravamo cambiati entrambi, erava-mo pronti per ricominciare.

Donato lasciò le bocce, ritrovammola gioia dello stare insieme, del condi-videre le fatiche del giorno, la cura deifigli. Eravamo in pace, ci eravamoritrovati e così, piano piano, ci siamoimpegnati in parrocchia. Ci eravamopromessi, dopo questa sessione, diritornarci spesso, ma un anno tira l’al-tro, un problema tira l’altro, non ave-vamo più fatto questa esperienza,tranne che per la partecipazione aduna minisessione regionale, dalla qualetornammo così entusiasti che portam-mo altre coppie nel movimento. Ora,dopo 17 anni, sentivamo entrambi ungrande bisogno di vivere un periodoforte come quello che viene offerto inquei giorni; così insieme abbiamopreso questa decisione: quest’annoandremo alla sessione!

Ne abbiamo parlato in équipe, ilgruppo è stato sempre presente nellanostra vita, non ci hanno mai fatto

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pesare l’incapacità di scrivere e diesprimerci e anche in questa decisioneci hanno incoraggiato, come purehanno fatto i nostri responsabili diSettore e i responsabili regionali con iquali poi siamo partiti. Questa volta lasessione si è svolta a Sassone diCiampino, ospiti dell’Istituto Madonnadel Carmelo; appena arrivati abbiamoritrovato il clima di fraterna amiciziache è tipico di questi incontri e, dopoil saluto da parte di Equipe Italia e lacelebrazione eucaristica, siamo entratinel vivo del programma il cui titoloera: “Ti farò mia sposa e tu conosceraiil Signore”.

Ci piacerebbe comunicarvi parola perparola tutte le relazioni, le testimo-nianze di coppia, lo scambio di opinio-ni avvenute nei gruppi di formazione,ma ci vorrebbe troppo tempo e nonsaremmo in grado di trasformare inparole le emozioni che abbiamo vissu-to; nel nostro gruppo, come negli altri,si era creata una vera e propria comu-nicazione fraterna, sapevamo di parlarela stessa lingua perché il Signore era inmezzo a noi.

Carissimi amici, grande è la nostragioia per aver partecipato a queste ses-sioni, che sono poche in tanti anni, maproblemi economici ci hanno impeditodi essere più assidui. Tuttavia ringra-ziamo sempre il Signore per avercifatto trovare il tempo per fermarci eritrovarci come coppia e se oggi, con

coraggio, vi abbiamo raccontato lanostra storia è per testimoniare, inmodo particolare alle giovani coppie,che la Parola di Dio ti fa riflettere, ticambia, ti arricchisce, ti rinnova eopera il miracolo, ogni giorno, di guar-darsi negli occhi e ripetersi con gioiaquel primo “sì”.

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La fatica del quotidiano

è la nostra forza

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ono! E’ solo attraverso questaparola che è possibile sintetizzare

quello che Vito e Gaia hanno offerto ase stessi, a Dio ed a noi che li abbiamoascoltati : “Finalmente, dopo anni ditensioni, di guerre fredde e calde, discontri duri e spesso frontali, eravamogiunti al disarmo, anzi partivamo pro-prio disarmati; ormai sapevamo che learmi - che per anni avevamo affilatocosì bene e di cui avevamo riempito inostri arsenali - non servivano proprioa nulla. Forse il primo segno del vivereil mistero di Cristo nella propria vita èpresentarsi inermi di fronte all’altro.Inerme come può essere un bimbo difronte ad un adulto, inerme come uncucciolo o un agnello di fronte alpastore. Saper affidare totalmente lapropria esistenza nelle mani, nellamente e nel cuore dell’altro senzalasciare margini alla fuga o alla difesa”.

La “miseria” di cui Vito e Gaia cihanno parlato è diventata per noi “ric-chezza”. Quelle parole hanno sferzato inostri cuori e le nostre menti, quellastoria ci ha fatto sentire disarmati einadeguati, tutte le nostre riflessionisono apparse inevitabilmente super-flue, vuote e prive di significato.

Dopo aver ascoltato la testimonianzadi Vito e Gaia, un profondo senso diinadeguatezza e di smarrimento ci haassalito e ci ha scosso nell’intimo dellenostre “roccaforti”. “La parola” intesacome strumento di comunicazioneassume un valore assoluto e indispen-sabile nel nostro rapporto di coppia,mentre “la Parola” intesa come stru-mento di Dio assume il valore di rifu-gio e di protezione. I gesti più ricor-renti sono la ricerca del contatto, l’at-tenzione, l’ascolto, il continuo porsinei panni dell’altro anticipando i suoidesideri e le sue esigenze, la partecipa-zione ai suoi pensieri e affanni quoti-diani. Per quanto riguarda me e

Francesca e PinoNola 2

D

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Francesca, il nostro amore si interrogacontinuamente cercando di dare unesempio di se stesso alle nostre bambi-ne (tre!), testimoniando il rispetto e lacomprensione reciproca, dando unsegno riconoscibile e tangibile delnostro essere cristiani.

L’apertura è vissuta soprattutto comericchezza piuttosto che come rischio,grazie allo scambio e all’acquisizionedi esempi ed esperienze “arricchenti”,come quella che Vito e Gaia ci hannogenerosamente donato nella più totaleapertura, anche se, talvolta, agisconodelle “resistenze” maturate sulla scortadi esperienze personali “negative” osemplicemente dettate dal caratterechiuso ed introverso del partner. Unacoppia che è aperta all’interno è gene-ralmente più disponibile ad aprirsiall’esterno, al mondo. In ogni caso siassume come positivo l’attraversamen-to di entrambe le dinamiche per la for-mazione di una coscienza di coppiapiena e completa. Non è possibile par-lare della luce se non si conoscono letenebre.

L’aiuto del partner è molto spessodecisivo e determinante per l’aperturadell’altro. E’ importante riconoscere lapositività dell’esperienza END nellaformazione e nel cammino di coppia: ildono della propria esperienza di coppia

nel momento della messa in comune edella compartecipazione (durante lequali la propria vita viene “offerta” aglialtri come dono fraterno e cristiano),ma soprattutto la valenza “terapeuti-ca” dell’Equipe per la crescita e lamaturazione di una coscienza cristianadi coppia scevra da sterili pregiudizi.Per usare le parole di Vito e Gaia: “Sedovessimo individuare cosa avevamo dicaratteristico rispetto ad altre coppie civerrebbe da usare solo un termine:l’aggettivo “meno”. Meno di tutto.Meno rispetto reciproco, meno acco-glienza, meno ascolto. La nostra rela-zione parte proprio da questa nostrarealtà, o meglio da questa nostra mise-ria. “Nessuno versa vino nuovo in otrivecchi, altrimenti spaccherebbe gli otrie si perdono vino e otri. Ma vinonuovo in otri nuovi” Quanto è statavera per noi quest’affermazione evan-gelica!! La durezza dei nostri cuori,vecchi otri, li ha portati a rompersi equesto apparente ostacolo è diventatoper noi occasione di rinnovamento.Occasione di attenzione. Occasioneperché intuissimo la nostra vocazioneo meglio la nostra “chiamata”.

E’ la nostra inadeguatezza personalee la nostra insoddisfazione, il nostro“complesso di inferiorità” a fungere dastimolo e da spinta dinamica allacostruzione di una vita di coppia

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piena, fatta di dedizione totale e reci-proca, ma paradossalmente è proprioquell’inferiorità a darci la forza diaprirci all’altro, di offrire noi stessiall’altro come dono.

Abbiamo vissuto la storia di Vito eGaia come dono e offerta cristiana.Abbiamo partecipato del loro amore erivissuto con commozione i momenti“forti” della loro esperienza. La purez-za e la semplicità della loro testimo-nianza ci ha insegnato a superare inostri egocentrismi e ci ha indicato lastrada per approdare ad una considera-zione della coppia come momento di

riunificazione che va al di là della sem-plice somma di due esistenze. Vito eGaia hanno sottolineato in manieraesemplare come, nonostante le diffi-coltà di eventi e accadimenti inaspet-tati, il Signore possa operare e far sen-tire la Sua presenza, sempre. Ci hannomostrato come una vita fatta di quoti-dianità e dolori possa essere lettabanalmente come una vita di fatica edi difficoltà, ma possa anche costituireuna fonte di forza e di ricchezza,attraverso la quale toccare con manola presenza di Dio e comprendere pie-namente il Suo progetto nei nostriconfronti.

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Il 26 maggio 2002 alla nostra équipeGenova 21 è venuta a mancare NinaPasetti.

Il nostro consigliere spirituale DonMario Gastaldi così la ricorda:

on potrò mai dimenticare l’ultimoincontro avuto con lei: io prete,

un po’ impacciato data la circostanza elei , a letto nella sua cameretta diospedale, pienamente consapevole delsuo stato e in attesa dell’incontro defi-

nitivo con Dio.Rimasti soli, inizia lei il discorso:

“Dunque – dice con un sorriso - siamoin partenza! Non ho paura, sai, perchéso che Lui mi vuole bene.”

E così, con aria serena e distesa,messo ora anch’io a mio agio, abbiamopotuto parlare di lei, di Dio, della suafamiglia e …… del suo rimanere connoi, anche se sarà pienamente in Dio.

Credo proprio che mai riuscirò adimenticare quel colloquio e la rassere-nante figura della Nina.

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Nina Pasetti

VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANORICORDO

N

Ascensione (particolare)Jean Fouquet

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L’opuscolo (78 pagine) è in qualchemisura un’opera collettiva, alla sua ste-sura hanno infatti contribuito i “ricor-di” di una cinquantina di coppie e di 5consiglieri spirituali che, insieme, benerispecchiano il profilo del movimentoEnd in Italia, sia per quanto riguardala sua diffusione nelle diverse Regionidel Paese, sia per quanto riguarda ledifferenti età di vita delle singole équi-pes.

In una prima parte l’opuscolo rac-conta in breve la storia delle “End nelmondo”, cioè come, a partire dall’in-contro di quattro giovani coppie pari-gine con l’Abbè Caffarel la sera del 29settembre 1939, con il tempo “un pic-colo seme è diventato un grande albe-ro”, cioè un movimento che ha oraradici in 53 Paesi del mondo ed è ilriferimento per circa 45.000 coppieraggruppate in più di 7000 équipes.

Il racconto (ravvivato anche da alcu-ne significative testimonianze dei pro-tagonisti) ne ripercorre gli inizi neglianni difficili della guerra e del primodopoguerra, e poi il rapido sviluppo,

prima nei Paesi francofoni e poi neglialtri Paesi, negli anni ferventi delConcilio Vaticano II (a cui il movimen-to partecipò in varie maniere), ed inquelli più problematici che sono venutidopo, segnati tra l’altro, per il movi-mento, dal succedersi dei grandiRaduni internazionali (a Lourdes ed aRoma più volte, a Fatima e Santiago diCompostela) e dalla sua continua ricer-ca e riflessione sulla vocazione specifi-ca della coppia cristiana, e ciò fino ainostri giorni.

In una seconda parte l’opuscolo rac-conta invece la storia delle “End inItalia, un trapianto che ha messo salderadici”.Anche qui a partire dagli inizi, indi-pendenti ma quasi simultanei, a Torinoed a Roma, a metà degli anni ‘50, enei successivi sviluppi nelle diverseRegioni del Paese, fino al raggiungi-mento delle dimensioni attuali: circa550 équipes con circa 3000 coppie, in44 diversi settori.

Un dato molto bello che emerge dalracconto è che i protagonisti della dif-fusione del movimento, anche in Italiasono stati quasi sempre gli équipiers dibase, o attraverso il passaparola adamici residenti nella propria o in altrecittà o attraverso il proselitismo diretto

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANOSESTANTE

Le Equipes Notre DameUna storia1939 -2000Edizione End

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SESTANTE

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nelle nuove città in cui questi si eranotrasferiti per ragioni di lavoro.

Un apposito spazio nell’opuscolo èdedicato alla rilettura delle tematichevia via affrontate in quei “momentiforti di una riflessione comunitaria”che sono le Sessioni Nazionali. Lapubblicazione si chiude con una sinte-tica puntualizzazione dei “nuovi pro-blemi” e delle “sfide” per “le End nellaChiesa e nel mondo del 2000”, vistealla luce degli orientamenti elaboratidal movimento in occasione dell’ulti-mo Raduno internazionale di Santiago

di Compostela.Nella prefazione all’opuscolo i

Volpini giustamente ricordano che“fare memoria non è per guardareall’indietro ma per progettare itinerarinuovi” facendo tesoro delle esperienzepassate, che quindi la “storia delle Endviene offerta come opportuna tappa diriflessione… e stimolo a credere che lastoria di vita… dell’umanità… attendeanche le nostre storie di vita, di amoreconiugale e di ricerca di fede”.

L’opuscolo è reperibile presso laSegreteria Nazionale End.

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LA BONTA’

Non permettere maiche qualcunovenga a tee vada via senza esseremigliore e più contento.

Sii l’espressionedella bontà di Dio.Bontà sul tuo voltoe nei tuoi occhi,bontà nel tuo sorrisoe nel tuo saluto.

Ai bambini, ai poverie a tutti coloro che soffrononella carne e nello spirito,offri sempre un sorriso gioioso.

Dai a loronon solo le tue curema anche il tuo cuore.

Madre Teresa

L’AMORE

Quando l’amore chiama, seguiteloanche se ha vie sassose e ripide.E quando vi parla credete in luibenché la sua voce possadisperdere i vostri sognicome il vento del nord devasta il giardino.Poiché come l’amore vi matura così vi poterà.E vi consegna al suo sacro fuocoperché voi siate il pane santodella mensa di Dio.Tutto ciò compie l’amore in voiaffinché conosciate il segreto del vostro cuoree possiate diventare un frammentodel cuore della Vita.L’amore non dà nulla fuorché se stessoe non coglie nulla se non in se stesso.L’amore non possiedené vorrebbe essere possedutoperché l’amore è sufficiente all’amoreperché se vi trova degni è lui che vi conduce.L’amore non desidera che consumarsi!Se amate davvero siano questi i vostri desideri:destarsi all’alba con un cuore alatoe ringraziare per un altro giorno d’amore;addormentarsi a seracon una preghiera per l’amato nel cuoree un canto di lode sulle labbra.

Gibran Kahlil Gibran