Gli uomini preistorici mangiavano Frutta(selvatica ... · I greci abitavano in una zona...

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Gli uomini preistorici mangiavano principalmente : prodotti della cacciagione cruda: perché non sapevano accendere ancora il fuoco. Frutta(selvatica) Insetti Lumache e bruchi legumi Tutto quello che riguardava il cibo, e veniva rappresentato nei graffiti Dato che gli animali di cui si nutrivano, si spostavano, gli uomini primitivi erano costretti a seguirli diventando nomadi.

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Gli uomini preistorici mangiavano principalmente :

prodotti della cacciagione cruda: perché non sapevano accendere ancora

il fuoco.

Frutta(selvatica)

Insetti

Lumache e bruchi

legumi

Tutto quello che riguardava il cibo,

e veniva rappresentato nei graffiti

Dato che gli animali di cui si nutrivano, si spostavano, gli uomini primitivi erano costretti a seguirli diventando nomadi.

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Questo graffito è stato ritrovato nella grotta di Lascaux in Francia, da un gruppo di ragazzi i quali vi si addentrarono per cercare il loro cane. Questo rappresenta gli animali nelle battute di caccia.

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Gli egizi si nutrivano principalmente di:

«Si mangiava moltissimo» Pesce, sia d'acqua dolce che salata: carpe,

pesci fato, muggini, anguille. Dall'allevamento e dalla caccia

nelle paludi venivano mangiate anatre, oche piccioni, quaglie e

pellicani con le uova. Si consumava poi carne suina e

ovina, più raramente quella bovina.

Anche gli egizi dipingevano ,i loro cibi preferiti ,ma non nelle caverne bensì nelle tombe(piramidi),dipingevano anche scena agricole e di caccia

Gli egizi inventarono nuovi strumenti per cucinare

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Questo è un papiro egiziano che rappresenta degli agricoltori che raccolgono l’ uva e l’ anteprima del raccoglimento del vino nelle anfore.

Questo è un’ arsenale di coltelli che usavano per vari scopi: uno per la carne, l’altro per il formaggio…

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I GRECI:1000 a.C. I greci abitavano in una zona particolarmente montuosa , infatti non potevano

coltivare frutta e ortaggi ,ma solo ulivi e viti , tutti gli altri prodotti venivano acquistati o commerciati ,lungo le coste del Mediterraneo. Cucinavano, allevavano e pescavano : capretti , agnelli , manzo e pesci

I Greci usavano molto dipingere ,scene quotidiane su vasi o anfore di ceramica , con sfondo nero e dipinti rossi .

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I ROMANI:753 a.C. L’alimentazione romana

era divisa in pasti:

1. Ientaculum :era la colazione e si mangiava : latte ,uova e pane

2. Prandium : si mangiavano cibi leggeri e freddi come: verdure , uova

3. Coena :si svolgeva nelle terme e si mangiava : polenta e pappa di farro e grano

In tutti questi pasti si poteva bere il garum : una colatura di alici molto saporita

I romani usavano scolpire bassi rilievi , raffiguranti i loro pasti o i loro banchetti

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Il GARUM è una salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato che gli antichi Romani aggiungevano come condimento a molti primi piatti e secondi piatti. Questa sostanza chiamata Garum o

Liquamen per il suo colore, viene prodotta ancora oggi con l’interiora di pesci vari ma grossi come sardine. Ricetta: Sciacquate abbondantemente i pesci, apriteli e ricavatene le interiora e mettetelo sotto sale, prendete una vasca di legno molto impeciata e all’interno versata un po’ di quel miscuglio, poi aggiungete erbe aromatiche come salvia, rosmarino, timo e menta. Continuate così facendo altri strati fino all’orlo poi mettete sotto il sole per 7 giorni e per altri 20 mescolando soventemente. Più l’odore sarà forte e sgradevole più bontà ci sarà.

Ora si chiama colatura di alici.

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I BARBARI:VIII sec. a.C.

I barbari erano un popolo nomade che non potendo coltivare mangiava cose molto nutrienti e selvatiche come: selvaggina,pane,

noci, nocciole,miele.

Quest’alimentazione era scorretta ,infatti la loro vita era breve a causa di molte malattie dovute al cibo: ictus , gotta , rachitismo e attacchi di panico

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I MONASTERI Durante l’ epoca barbarica in Italia sorsero molti monasteri che accoglievano tutte le persone che cercavano di fuggire agli attacchi barbarici. Nei monasteri i monaci

accoglievano i rifugiati e li curavano con erbe aromatiche. Siccome dovevano anche sfamarli coltivavano di tutto e di più: ortaggi, frutta, frumento, frutti di bosco e erbe.

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Nel Medioevo l'alimentazione dei più nobili era ricca di selvaggina condita spesso con spezie molto costose poichè provenivano dall' Oriente. L'alimentazione dei contadini era più povera e comprendeva alimenti che potevano sostituire la carne, come i legumi. Con i miglioramenti dell'agricoltura i contadini si nutrirono prevalentemente di cereali; ma le paste alimentari furono prodotte solo a partire dal XIII sec. I contadini mangiavano una zuppa a metà mattina, del pane (cotto ogni 15 giorni in pesanti pagnotte), del formaggio e castagne bollite durante il giorno, la sera - quando tornavano dai campi - mangiavano di nuovo la zuppa o altri cibi molto poveri. Anche per i ricchi, il pane restava comunque l'alimento principale ma lo volevano bianco, di frumento.

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Nei tempi di grande carestia, poi, si cercava di fare il pane con qualsiasi cosa, persino con la paglia e le cortecce macinate, e si ricorreva al cibo dei maiali: le ghiande. Il vino era bevuto sia dai nobili che dai monaci ma i poveri inizialmente erano esclusi da questo "privilegio". Mangiare molto e carne era considerato segno di ricchezza e di potenza. I monaci anche se provenivano da famiglie ricche erano soliti mangiare poco in segno di penitenza; essi però alternavano alle zuppe e verdure del pesce. Nel Medioevo si amavano profumi e sapori che per noi non sono usuali, come quello delle rose, e gli accostamenti un po' particolari come agro-dolce, dolce-salato, dolce-piccante ecc., forse anche per le tante spezie usate (sempre dai pi ricchi, pero).

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A tavola la sedia del signore era la più elevata, gli altri erano seduti su sgabelli. Si usavano vassoi d' argento e coppe d' oro, arrivavano in tavola interi cinghialetti arrostiti, frittate di centinaia di uova, enormi brocche di vino, fruttiere ricolme. In pieno Medioevo apparve uno strumento nuovo che impiegò molto tempo a conquistare le tavole di tutto il continente: durante un matrimonio tra nobili, infatti, la sposa si fece portare un "bidente d'oro" e mangiò la carne con quello, invece di usare le dita come dettavano le buone usanze. Era la prima forchetta, ma soltanto a due denti. Per molto tempo, però, fu usata soltanto dalle dame più nobili poiché per gli uomini era un segno di debolezza. Per pulirsi le mani c'erano diversi metodi, a seconda della raffinatezza, dell'ambiente e dell'epoca: si potevano strofinare con noncuranza sul mantello dei cani che girovagavano numerosi attendendo gli ossi, o si potevano lavare delicatamente con acqua di rose, o tergere su tovaglie di lino, che certo uscivano malconce dallo schizzare dei sughi. Dimenticare di offrire l'acqua di rose era considerato un'offesa, come del resto rifiutarla.

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Per tutto il Medioevo sulle mense dei pratesi il pane aveva il primo posto; al pane si accompagnava un alquanto ridotto seguito di companatici, il che contribuiva ad accrescere ulteriormente l'importanza del principale alimento. La nostra civiltà ha attribuito al pane il ruolo di principale garante della sopravvivenza.

C'era tutta una serie di regole da seguire, nei banchetti, tra cui "non sputare sul desco, tenere le unghie sempre "nette e piacenti", e infine - dopo essersi soffiati il naso - pulirsi le dita non sulla tovaglia ma nella propria veste. Sempre per pulirsi le mani, c'era anche un'altra soluzione, molto diffusa e graditissima ai poveri: si mangiava su... tovaglie di pane, cioè sopra uno strato di pasta sottile, rettangolare, una specie di "pizza", sulla quale ogni convitato tagliava la carne, lasciava colare il sugo, pulendosi poi le mani con un po' di mollica intatta; quel che restava di queste "tovaglie" veniva dato ai poveri che aspettavano alla porta

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IL CIBO MEDIEVALE

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I "buoni uomini" dei Ceppi elargivano farina e pane ai pratesi indigenti, per prima cosa garantivano ai beneficiati qualche giorno di minor preoccupazione: era così che si assicurava la tranquillità in occasione delle ricorrenze e negli altri frangenti in cui la fame di molti poteva rappresentare una fonte di grave turbamento. In questo Medioevo, quando si parla di carestia si deve intendere carestia di cereali: di tutto il resto si poteva anche fare a meno. Ma torniamo per ora al quotidiano; accanto al pane gli altri alimenti consueti per l'uomo comune sono gli ortaggi (prodotti spesso nell'orticello di proprietà, situato accanto all'abitazione o subito fuori le mura della città, piccoli fazzoletti di terra dai quali comunque si cavavano insalate, cavoli, zucche, legumi, agli, cipolle, porri e qualche frutto), il formaggio, le uova ed anche la carne, piatto non certo quotidiano per tutti ma neanche agognata rarità per buona parte della popolazione.

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Restrizioni nella caccia, riserve venatorie, protezione di alcune specie, esistevano anche nel Medioevo e dimostrano fino a che punto gli uomini riuscissero a minacciare l'equilibrio ambientale. Queste restrizioni riguardavano solo i paesi densamente abitati con vaste coltivazioni come L'Inghilterra, mentre nei paesi come la Spagna e nell' Europa orientale non esistevano. Nell' Europa settentrionale, oltre alle zone coltivate, si trovavano molte foreste ampie che costituivano una fonte di risorse quasi inesauribile, prima fra tutte la legna. Anche i contadini sfruttavano le risorse della foresta raccogliendo bacche, miele, erbe, da cui estraevano sostanze chimiche a loro utili (ad esempio per conciare le pelli o fabbricare il sapone). La foresta era anche piena di animali veloci che venivano cacciati come selvaggina più o meno pregiata, d'altronde l' approvvigionamento di carne era ottenuto soprattutto dalla caccia. A poco a poco le grandi riserve incominciarono però a impoverirsi. La diminuzione della selvaggina indusse all' allevamento di animali da macello e a fissare prezzi per licenze di caccia. Così la caccia si trasformò progressivamente in uno sport per pochi riservato a quanti potevano affrontarne le spese, quindi cessò di rappresentare il naturale sistema di procurarsi il cibo da parte degli abitanti delle campagne.

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Anche la pesca era molto importante per la popolazione medioevale: in particolare nei mari settentrionali la pesca e la preparazione di altri pesci salati e affumicati costituivano un ottimo guadagno per pescatori e commercianti. Spingendosi verso nord i marinai cacciavano pesci di grande taglia (balene, capodogli e trichechi) per la loro pelle, il loro grasso, le loro zanne. Sulla terra ferma si pescava in fiumi e vivai appositamente realizzati. Il pesce è sempre stato una sorpresa perché, anche se le città facevano molti sforzi per organizzare il mercato, la pesca restava pur sempre incerta, la freschezza precaria e i trasporti difficili. Alla chiusura del mercato del Venerdì, i poveri recuperavano i pesci invenduti che gli venivano lanciati dai proprietari dei banchi che per legge glielo dovevano dare per evitare che al prossimo mercato potesse essere rivenduto il pesce avanzato al mercato precedente. Probabilmente in campagna (quelle lontane dalla riva del mare) non si conosceva il pesce di acqua salata. Dunque il pesce, benché sinonimo di penitenza, era anche gola, perché l'incertezza di poterselo procurare rinfocolava il desiderio di averlo.

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Cosa erano e a che cosa servivano le spezie che l'occidente importava dall'oriente a carissimo prezzo? Le spezie (o droghe) sono in realtà bacche, gemme o semi di piante. Le più conosciute sono: cannella, noce moscata, zénzero, zafferano, cumino, ... Oltre a rendere più stuzzicanti i cibi contribuivano a conservarli meglio. Ma non solo, le spezie erano anche gli essenziali componenti di molte medicine: con il ginepro, il cumino e l'anice ci si facevano liquori, tonici ed elisir. Il pepe era invece un ottimo disinfettante intestinale. Esse erano fonte di grandi guadagni per i mercanti perché erano poco ingombranti, perciò costava poco caricarne e trasportarne qualche migliaio di chili ed i compratori erano disposti a pagarle care. Le spezie tennero il primo posto nel commercio sul Mediterraneo fino al XVII secolo. Anche il sale era usato nella cucina e nelle farmacie. Oggi è un prodotto comune e poco costoso, ma nel medioevo era molto raro e caro, tanto che i governi ne tassavano spietatamente il consumo. Venezia si arricchì con le spezie ed il sale fino dall'alto medioevo, quando la principale attività dei veneziani era lo sfruttamento delle saline e il sale era usato come moneta e come mezzo di scambio. Il sale esaltava il sapore degli alimenti e permetteva di conservare la carne ed il pesce essiccandoli. Era inoltre considerato un ottimo disinfettante, un ricostituente del sangue energetico e corroborante, una sostanza capace di rassodare pelle e muscoli. Ed era utilizzato nella concia delle pelli. Il valore del sale era legato anche ad antiche tradizioni magiche e religiose, tanto che il carattere sacro e magico del sale è all'origine di molte credenze popolari vive ancora oggi, come quella di considerare un segno di sventura spargere e sprecare il sale.

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Ravioli o Marubini alla Martino

Ingredienti(per 4 persone) 2 litri circa di brodo di cappone o di gallina sgrassato e "profumato" con dello zafferano; Per il ripieno: 200 gr. di pancetta naturale, 2 cucchiai di olio d'oliva extra vergine, 50 gr. di caciottina stagionata grattugiata, 400 gr. di petto di cappone, o di fagiano o di pernice precedentemente arrostito, può andare bene anche la gallina, se deciderete di fare il brodo con quest'ultima anziché col cappone, 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato, 2 rossi d'uovo, erbe tritate (prezzemolo, 4 o 5 foglioline di maggiorana), 2 chiodi di garofano polverizzati, mezzo cucchiaio scarso di zenzero fresco grattugiato, sale; Per la pasta: 400 gr. di farina, 4 uova.

Procedimento: Preparate un buon brodo di carne. Una volta pronto togliete la carne, che andrà passata in forno e le verdure. Sgrassatelo e filtratelo. Tagliate la pancetta a dadini, ammorbiditela in un tegame con l'olio, unitela al petto di cappone o di fagiano o della carne che avrete scelto, che deve essere già stata arrostita; passate le carni al tritacarne, incorporate i tuorli d'uova, i formaggi, il sale, le erbe odorose, lo zenzero e i chiodi di garofano. Amalgamate bene gli ingredienti e lasciate riposare il composto per qualche ora prima di utilizzarlo. Preparate la pasta con 400 gr. di farina e 4 uova. Tirate una sfoglia sottile tagliata in striscioline della larghezza di circa 4 centimetri, quindi appoggiate tante pallottoline di ripieno ad una certa distanza l'una dall'altra. Lasciate cadere morbidamente sopra un'altra striscia di sfoglia, fatela aderire bene al ripieno, poi con uno stampino tondo e dentellato di circa 3 centimetri di diametro ricavate i vostri ravioli, che devono essere tondi, ma con una cupola al centro. Portate ad ebollizione il brodo, aggiungere lo zafferano e lasciare in infusione finché il liquido non acquisti il tipico color oro. Riportare ad ebollizione e buttateci dentro i ravioli con le dovute cautele. Come tutte le paste ripiene dovrebbero essere cotti quando salgono a galla, ma per sicurezza assaggiatene sempre uno prima di servirli.

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Zuppa di fagioli

Ingredienti:

Pane a fette (meglio se del giorno prima, un po' arrostito e strofinato con aglio) Fagioli borlotti ( 4 pugni ) Fagioli cannellini ( 4 pugni ) Brodo Aglio Rosmarino Olio in realtà, nel medioevo, si conoscevano solo i fagioli "con l'occhio", ma borlotti e cannellini insieme stanno bene

Procedimento:

Mettere i fagioli nell'acqua (meglio se con un mezzo cucchiaino di bicarbonato ) e tenerli a mollo per una notte. Alla mattina togliere i fagioli dall'acqua, scolarli, lavarli e metterli in una pentola (meglio di coccio ) con 2 spicchi d'aglio. Cuocere un'ora, un'ora e mezzo. Intanto mettere in una padella: olio, rosmarino, uno spicchio d'aglio e rosolare. Quando i fagioli sono cotti, metterli nella padella insieme al brodo e farli bollire ancora un po',versarli infine nelle scodelle su cui avrete appoggiato le fette di pane. Condire con olio.

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Cervo arrosto INGREDIENTI 1 Kg di carne di Cervo 1 litro di vino rosso 1Litro di Aceto Strutto Rosmarino Prezzemolo Alloro Salvia

PROCEDIMENTO Lavate la carne di cervo con aceto per togliere un po' del sapore di selvatico e sbollentatela in acqua. Se il pezzo è girello o schiena, rivestitelo nella rete di maiale insieme a un po' d'alloro e mettetelo a cuocere bagnandolo di tanto in tanto con un po' di vino rosso. Altrimenti preparate una salsa con battuto di tutti gli aromi e lo strutto, meteete la carne sul fuoco e passatela con un rametto di rosmarino imbevuto nella salsa e bagnate di tanto in tanto con il vino

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Budino di San Lorenzo

Questo dolce proviene dal ricettario di una famiglia di Ponderano (Biella) con l’avvertenza “arseta antica”.

Prendere due chili di pere e farle cuocere a fuoco lento con un etto di zucchero e qualche chiodo di garofano, poi far raffreddare. Intanto preparare una sfoglia con un etto di burro, una tazza di zucchero e una di farina, due uova e un pizzico di sale. Utilizzare una forma dai bordi alti foderandola con la pasta, riempire con la frutta e coprire ancora con la pasta, cuocere per 50 minuti.

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Torta di Re Manfredi

Ingredienti:

300 GR di cuore di pollo 300 GR di fegato di pollo Erbette miste come timo, maggiorana, dragoncello, alloro, chiodi di garofano vino rosso Sale e Pepe PROCEDIMENTO Lavate e tritate grossolanamente le rigaglie di pollo, sasltatele poi in padella con dello strutto e le erbette varie tritate con aglio In una teglia stendete la pasta classica a formare una torta aperta, aggiungetevi la carne e spennellate il sopra con uovo sbattuto che formerà una graziosa crosta dorata. Infornate a 150° per 1 Ora circa.

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La cucina moderna affonda le sue radici nel Quattrocento e nel Cinquecento per le novità che arrivano dal Nuovo Mondo e che cambiano e arricchiscono le tradizioni popolari.. Nasce in questo periodo il gusto per la presentazione dei piatti. Sulle tavole delle famiglie più ricche compaiono le minestre preparate con brodo o latte, riso e cereali, mentre le carni più pregiate sono selvaggina e pollame. E' di questo secolo l'abitudine di avvolgere le carni in croste di pane. Inoltre alla fine del Quattrocento compaiono le paste "all'italiana". Maccheroni e vermicelli conditi con uvette oppure con burro e sale, e le prime paste ripiene, antenate dei tortellini. Compare anche, ma solo nelle case dei nobili, il cioccolato.

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Come sempre l'attività della giornata delle persone più umili, anche nel Rinascimento, è regolata dalla luce del Sole; ci si alza presto, svegliati dalla moglie o dalla madre che sono già in piedi da tempo. La sera quando tramonta il sole, la giornata si conclude a tavola, imbandita diversamente a seconda del reddito della famiglia che vi si siede attorno. Prima di lasciare la casa per andare a lavoro viene consigliata una colazione a base

di una fetta di pane e mezzo bicchiere di vino. Questa è la regola dei poveri che nell'arco della giornata devono consumare altri due pasti: il pranzo, la "commestio", verso le undici, e la cena, il "prandium", subito dopo il tramonto. Generalmente la cena è più lunga perché le persone dopo il lavoro sono più libere e possono passare più tempo a tavola con i familiari.

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A quell'epoca la cena del popolo povero è molto sobria ed è composta da pane, verdure, marmellata e frutta, oltre che da fave, farinata di miglio e di castagne. Le erbe che usano i poveri sono molto spesso usate anche da conservanti; infatti con queste erbe si possono cucinare anche piatti che possono durare più di un giorno. Qualche uovo pùo arricchire la cena ma spesso diventa piatto unico quando fritto. Il pane è sempre senza sale perché il sale è molto costoso e difficile da trovare, specie se si è poveri. Il pane, che è alla base della dieta dei poveri, da questi ultimi viene mangiato da solo, mentre i ricchi lo usano come base per appoggiare gli arrosti. Alcuni lo preparano in casa; in questo caso il pane deve essere rigorosamente cotto nel forni pubblici allo scopo di permettere alle autorità di controllare, attraverso il consumo di ogni famiglia, le possibilità economiche di ognuno e procedere così alla tassazione.

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Tutto questo serve anche a mantenere equo il prezzo del pane, evitando frodi e speculazioni. Purtroppo il pane viene spesso a mancare, dunque più comunemente viene offerto nelle feste o nei matrimoni. Spesso alla morte di un personaggio vi è l'usanza di distribuire il pane ai poveri, così che questi abbiano un buon ricordo di lui. Quando il pane è duro c'è l'abitudine di fare la "panata", una minestra a base di pane duro grattugiato, uova, parmigiano, noce moscata e sale. Sono anche molto usate la pasta e la minestra, compresi i maccheroni; nelle grandi occasioni si mangia anche la carne e il pollo e quando si uccide il maiale è usanza offrire un pò di sanguinaccio al vicino. Fra i poveri l'uso delle spezie è quasi inesistente a causa del loro altissimo costo. Le spezie non servono solo a insaporire il cibo, ma anche a mascherare il forte odore della carne, che di solito non è molto fresca a causa della mancanza di sistemi di conservazione degli alimenti. Le zuppe in questa epoca sono spesso a base di erbe odorifere, che possono essere bulbi, per esempio la cipolla, che rende più saporito il pranzo. La zuppa di cipolla, ancora molto amata, non è di origine francese come molti pensano, ma in realtà fiorentina.

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IL ‘600 E IL ‘700 Il Seicento è stato il secolo più freddo e con maggiori problemi per l’alimentazione delle popolazioni

europee. Si susseguono inoltre carestie e pestilenze, anche perché le popolazioni tendenzialmente denutrite sono più soggette alle malattie infettive.

Diminuiscono progressivamente i consumi di carne, con un aumento relativo di quelle ovine. Il consumo di pesce è ostacolato dalla sua deperibilità e dai problemi legati al trasporto. In alternativa al pesce fresco, si incrementarono i consumi di pesce conservato, aggiungendosi all’aringa affumicata, le carpe salate o essiccate e il merluzzo, stoccafisso e baccalà, il quale divenne il surrogato della carne per le classi popolari.

Il Settecento è un secolo molto importante per l’agricoltura, tanto che si parla in questo periodo di “rivoluzione agricola”. Questo perché si diffondono e vengono universalmente accettate alcune coltivazioni finora poco utilizzate: il riso, il grano saraceno, il mais e la patata. Il grano saraceno era molto resistente e poteva crescere anche nei campi destinati al maggese. Il mais aveva una resa maggiore rispetto alla segale e al frumento. La patata cresceva sotto terra.

La maggiore disponibilità di alcuni alimenti, quali mais e patate, cibi delle classi popolari, favorì la crescita demografica, ma provocò anche una ricaduta negativa: l’alimentazione divenne monotona e comparvero alcune malattie legate a carenze vitaminiche, come la pellagra.

Proprio nel ‘700 le bevande nervine (caffè, tè, cioccolata) conobbero una grande diffusione: con esse conobbe un largo utilizzo il saccarosio, cioè lo zucchero raffinato industriale.

Sempre in questo secolo venne messo a punto il grande fornello da cucina munito di più fuochi che permetteva la cottura lenta, la cottura vivace, la bollitura, la graticola e il fuoco dolce, consentendo un grande balzo avanti nella preparazione dei pasti.

Al cioccolato, arrivato dalla Spagna trasportato sulle navi di Hernan Cortés nel 1528, venne aggiunto zucchero e cannella per la preparazione di una bevanda dolce, la cui preparazione rimase segreta per quasi un secolo. Giunse in Italia nel 1606, per merito di un mercante fiorentino in rapporti d’affari con la Spagna: grazie a lui nacquero le prime cioccolaterie.

Nell’’800, con il blocco commerciale napoleonico, la polvere di cacao fu sostituita con farina di nocciole e solo il 20% di cacao: nacquero così i gianduiotti, mentre la tavoletta di cioccolata fu inventata in America nel 1831 e il cioccolato al latte nel 1875 in Svizzera

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L’ERA CONTEMPORANEA L'era contemporanea comincia all'inizio del XIX° secolo e prosegue sino ai giorni nostri, ed è

caratterizzata da un certo numero di eventi importanti Prima fra tutti la rivoluzione industriale che provoca l’abbandono della campagne e la formidabile espansione dell'urbanizzazione. Ma anche il trionfo dell'economia di mercato rispetto all'economia di sussistenza, così come il fenomenale sviluppo dei trasporti e del commercio internazionale.

L'industrializzazione dell'alimentazione è notevole. Le produzioni di derrate tradizionali (farine, oli, marmellate, burro, formaggio…) che un tempo erano realizzate artigianalmente sono ormai gestite all'interno di fabbriche di grandi dimensioni, se non grandissime. Ma la scoperta di procedimenti di conservazione (il surgelamento) consentono di condizionare un gran numero di alimenti freschi sotto forma di conserve o di surgelati (frutta, verdura, carne, pesce…)

L'evoluzione dei costumi e della società è caratterizzata dal degrado della funzione della padrona di casa, e l'emancipazione femminile agevola lo sviluppo dell'industria del «pronto in tavola» (piatti pronti, ristorazione collettiva…).

Lo sviluppo dei trasporti e del commercio mondiale non solo consente di generalizzare il consumo di prodotti esotici (arance, pompelmi, banane, arachidi, cacao, caffè, tè..) ma anche di destagionalizzare la produzione di prodotti freschi (fragole e lamponi a Natale, mele e uva in primavera...)

Tuttavia il fenomeno più caratteristico di questo periodo si esprime soprattutto in questi ultimi cinquant'anni a un ritmo straordinario, si tratta della globalizzazione di abitudini alimentari destrutturate di tipo nord americano delle quali il fast food . Per fortuna non dappertutto.

Sappiamo però che queste abitudini alimentari dannose, sviluppandosi, portano con sé, come accadde nel paese d'origine (gli Stati Uniti) un aumento dell'obesità, del diabete e delle malattie cardiovascolari, tre dei maggiori flagelli metabolici con i quali l'umanità si trova ora a doversi confrontare.

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MENU’ NATALIZIO MEDIEVALE

Crostini vegetali Prendi dei lobi di finocchio, tagliali a pezzi non troppo piccoli, falli bollire in acqua e olio con cipolle sminuzzate, aggiungi

zafferano, sale e spezie delicate in polvere...Prendi del pane a fette e tostalo; versa sopra la salsa calda e servi. Per 6 persone 4 finocchi, 2 cipollotti freschi, 1 bustina di zafferano in polvere, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, 6 fette di pane casereccio

tostato, olio extravergine di oliva, sale e pepe. Pulisci i finocchi e tagliali in grossi spicchi. Mettili a sbollentare in abbondante acqua salata, devono solo ammorbidirsi

perche’ la cottura non deve durare piu’ di 6/7 minuti. Adesso tritali a pezzi non troppo piccoli, aggiungi i cipollotti tritati a fettine sottili, lo zafferano e lo zenzero sciolti in un po’ d’olio. Condisci il tutto con il sale, il pepe e abbondante olio. Spalma questo composto sulle fette di pane tostato e servi.

Crostoni di pane e porri Prendi il bianco dei porri e taglialo fine , fai bollire in vino, olio e sale finche’ e’ cotto; tosta del pane e disponilo nei piatti,

versa sopra la salsa calda e servi. Per 6 persone 6 porri,1 bicchiere di vino bianco secco, 6 fette di pane casereccio tostato, sale e pepe, olio extravergine oliva. Taglia i porri a fettine sottili e mettili a cuocere in un tegame con l’olio; quando saranno appassiti versa il vino e fallo

sfumare. Copri e fai cuocere a fiamma bassa per 30 minuti finche’ i porri saranno ridotti a crema, aggiunge il sale a abbondante pepe. Spalma il composto sul pane tostato caldo, aggiungi un filo d’olio crudo e servi.

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Menu natalizio medievale Ravioli bianchi Prendi del formaggio bianco e sminuzzalo, uniscilo con uova, zafferano e una buona quantita’ di burro. Prepara un sottile

foglio di pasta e racchiudi il composto come tortelletti; immergili in acqua bollente e fai cuocere. Prendi del burro caldo sciolto e del formaggio grattugiato e disponi i ravioli nei piatti; metti il burro caldo con il formaggio grattugiato sotto e sopra i ravioli, spolvera con un pizzico di noce moscata e pepe.

Filetto di maiale alla vinaigrette 1,5kg. Di filetto di maiale tagliato a cubetti,1 bicchiere di vino rosso, ½ bicchiere di aceto balsamico,3 cipolle tritate, 3

foglie di alloro, 3 chiodi di garofano, 1 stecca di cannella, 6 bacche di ginepro,Olio extravergine di oliva, sale e pepe In una casseruola friggere le cipolle tritate in abbondante olio, quando saranno appassite aggiungere la carne e rosolarla

bene da ogni lato. Aggiungere il vino, l’aceto, l’alloro e tutte le spezie. Aggiusta di sale e di pepe. Copri e fai cuocere lentamente finché il sughetto si sarà ristretto (1 ora ½ circa) Servi in tavola ben caldo.

Salsa delicata Per 6 persone 3 fette di pane secco, 3 cucchiai da tavola di uvetta, 1 bicchiere scarso di vino rosso, 1 bustina di zafferano in polvere, 2 chiodi

di garofano, sale e pepe, olio extravergine di oliva. Metti l’olio in un padellino e aggiungi il pane sbriciolato e l’uvetta, fai rosolare per qualche istante poi aggiungi il vino nel

quale avrai fatto sciogliere lo zafferano e le spezie. Copri e fai cuocere a fuoco basso finche’ il composto sara’ morbido, aggiungi sale e pepe e servi in tavola. Questa salsa e’ molto gustosa se accompagna del pesce bollito.

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Menu natalizio medievale Bollito di pesce finemente tritato Per 6 persone 2 kg di pesce misto lavato e squamato: spigola, merluzzo, coda di rospo,200 gr di mandorle tritate, 2 fette di pane

raffermo,2 cipolle, 1 finocchio, 2 carote, 1 mazzetto di prezzemolo, 2 coste di sedano, 2 foglie di alloro, 2 bustine di zafferano in polvere, ½ cucchiaino da caffe’ di noce moscata in polvere, ½ cucchiaino di zenzero in polvere, olio extravergine di oliva, sale e pepe.

In una pentola capace metti a bollire il pesce in acqua salata con le cipolle, il finocchio tagliato a quarti, il sedano, le

carote a pezzi, il prezzemolo e le foglie di alloro. Fai cuocere finche’ il pesce e le verdure saranno cotte. Scola il pesce tenendo da parte le verdure e il brodo. Elimina lische e spine e passa la polpa al setaccio; raccoglila e mettila in un tegame di coccio insieme alle verdure tenute da parte e al brodo di cottura. Aggiungi le mandorle tritate e le spezie, fai cuocere finché la crema si addensa un po’. Aggiungi il sale e il pepe e servi la zuppa ben calda.

Pan speziato Per 6 persone 150 gr. di zucchero,1 tazza di miele, 100 gr di pinoli, 2 cucchiaini di zenzero in polvere In una casseruola possibilmente di rame fai fondere a fuoco lento lo zucchero e il miele facendo attenzione che non

brucino. Quando il composto sara’ di un bel colore oro intenso togli dal fuoco, aggiungi i pinoli e lo zenzero, mescola bene e versa su un piano di marmo unto di olio.

Tagliare questo croccante a rombi e fallo raffreddare. Per conservarlo in una scatola di latta avvolgerlo in carta

trasparente.

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Crocchette di frutta

Per 6 persone

350 gr di fichi secchi, 150 di uvetta, 2 mele, 2 pere, 2 bicchieri di vino rosso, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 1 cucchiaino di zenzero in polvere. 2 uova, pangrattato q.b. olio per friggere

Sbatti le uova, trita finemente i fichi secchi e l’uvetta. Aggiungi le mele e le pere grattugiate, insieme allo zenzero e alla cannella. Con il composto prepara tante palline, immergile una ad una nelle uova e poi passale nel pane grattugiato. In una padella capace metti a scaldare abbondante olio, quando sara’ bollente immergi le crocchette di frutta e falle dorare da ogni lato. scolale bene e lasciare asciugare su carta assorbente. Servi ben calde

Fichi ripieni

Nel Frammento di un libro di cucina del Sec. XIV, troviamo la ricetta di un dolce, ideale per un banchetto di fine estate. Il testo consiglia, innanzitutto, di selezionare 40 fichi di grosse dimensioni. Si prepara il ripieno pestando metà dei fichi selezionati con pere, noci e mele, per poi mescolare il tutto con una manciata di zucchero. Quando l'impasto sarà ben amalgamato, si pratica un foro in ciascuno dei fichi interi, da colmare con il preparato. Si immergono i fichi in un po’ di pastella e si lasciano friggere in olio ben caldo. Una volta sgocciolati, devono essere cosparsi con un leggero strato di zucchero, dopodiché potranno essere serviti.

Di seguito il testo originale:

"Se vuoli fichi ripieni, prendi 40 fichi grossi, i migliori che tu puoi avere e i più grassi. Prendi pere monde e noci e mele monde e alquanti fichi medesimi, e pesta queste cose insieme, e buone spezie e alquanto zucchero. E prendi i fichi interi e levane il fiore, e fa' un buono foro in cadauno col dito; e riempili di questo battuto, e infarinali di pasta molle, e mettili a friggere in olio, e gettavi suso zucchero; e dalli dassezzo all'altre vivande."

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TORTA ZENZERINA La torta zenzerina è un tipico dolce medievale particolarmente

consumato durante le festa natalizie. E' insieme al panpepato un dolce che non può di certo mancare sulle nostre tavole in questo periodo di festa. Gli ingredienti della ricetta che proponiamo sono per otto persone.

Ingredienti 100 G di Zenzero Candito 100 G di Burro 4 Uova 2 Cucchiai di Rum 200 G di Zucchero Semolato 250 G di Farina 1 Bustina di Lievito In Polvere 200 G di Zucchero A Velo 1 Limone 12 Fiorellini Di Zucchero Sale

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In una ciotola trasformiamo il burro in crema utilizzando lo zucchero semolato. Appena otteniamo un bell'impasto liscio mettiamo anche i tuorli. Aggiungiamo il rum, la farina e il lievito incorporando anche albumi con sale e soprattutto lo zenzero tritato in maniera molto fina. Versiamo il tutto in una teglia alla temperatura di 220° per circa 40 minuti. Dopo averla fatta intiepidire, trasferiamo il tutto in un piatto a forma circolare e facciamo colare la deliziosa glassa formata da zucchero a velo, e limone. Decoriamo la parte centrale della bella torta con dei fiorellini di zucchero giusto per dare un po' di colore a questo squisito dolce.

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La storia del cibo e della gastronomia in genere è un percorso legato strettamente agli avvenimenti che hanno scandito il comportamento umano nel corso dei secoli. La ricerca del cibo e la lotta per procurarselo hanno spesso determinato la crescita (con la scomparsa) di intere civiltà, dando origine a guerre sanguinose e grandi migrazioni di popoli.

Alimentazione del Novecento

Sino a buon parte del 1900 la maggioranza degli italiani soffrì di

denutrizione, che causò effetti disastrosi sullo sviluppo psicofisico di

milioni di individui.

La gran parte delle proteine assimilate dalle classi popolari italiane attraverso l’ alimentazione derivava da sostanze vegetali, mentre l’ apporto dei lipidi era molto limitato e proveniva in genere più dal consumo di condimenti grassi (olio di oliva grasso di maiale, burro) che da quello della carne. La carne si consumava solo durante le feste religiose o nelle grandi ricorrenze

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e anche il consumo dei prodotti ittici ebbe scarsa rilevanza nel nostro paese, pesce costituiva un alimento importante nella dieta delle classi popolari che vivevano vicino al mare. Il basso consumo di carne (soprattutto di vitello e di mucca) che caratterizzò sino a tutto il primo Novecento le aree meridionali dell’ Italia rispetto al resto del paese era principalmente il risultato della limitatezza bovini in quelle zone dell’Italia. Questo spiega anche lo scarso uso di latte che si faceva da parte delle popolazioni del Mezzogiorno. I latticini più diffusi erano i formaggi e le ricotte ricavati dal latte di pecora e da quello di capra. La carenza di carne, di pesce, di lattee dei suoi derivati divenne molto più profonda nei difficili anni della seconda guerra mondiale a del secondo dopoguerra.

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In quel periodo lo stesso pane fini per essere razionato. <<Durante il periodo della guerra ad ogni adulto venivano dati 50g di pane>> <<finita la guerra vennero date delle tessere con le quali si andava al comune e venivano dati pane e pasta>>. Nell’Italia del primo 900 il pane consumato dalle classi popolari era difatti il prodotto di una miscela di diversi farinacei. Il tipo più diffuso era quello preparato con farina di mais e di grano. Il pane era fatto con la farina di granturco. Cibo era garantito al popolo perché riempiva lo stomaco arano i maccheroni: i tipi più diffusi erano la pasta lunga e quella corta,i mezzani, gli ziti, la pasta mista e gli spaghetti. Ma, come nel caso del pane di grano, anche per i maccheroni esisteva una sensibile differenza qualitativa tra quelli presentati sulle tavole dei ricchi e quelli consumati dalle classi lavoratrici. La pasta che veniva raccolta nei mulini quando cadeva la mangiavano con i legumi tutti i giorni,con il sugo il giovedì e la domenica. Insieme alla qualità della pasta variava a seconda dei ceti sociali anche il condimento: tanto poteva essere ricco quello delle famiglie benestanti(come il classico ragù),quanto era di solito economico quello delle classi popolari(che usavano spesso come condimento dei formaggi di cadente qualità).

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Rispetto ai maccheroni era certo molto più diffuso in quegli anni il consumo di verdure e di frutta. Le verdure, in particolare, ricoprivano un ruolo fondamentale nel regime alimentare delle popolazioni, in quanto si trattava in genere di un cibo economico. Nelle campagne esso poteva essere addirittura gratuito, poiché la popolazione ricorreva per quanto gli era possibile alla vegetazione spontanea, che forniva i componenti base della cosiddetta minestra verde. La minestra verde era senza dubbio uno dei cibi più diffusi in Italia: pasto economico e caldo, preparato oltre che con ortaggi anche con legumi, esso costituiva il cibo tradizionale della sera, soprattutto d’ inverno. In estate le verdure si consumavano invece più di sovente crude, a insalata, condite con olio. Gli ortaggi più consumati nell’ Italia di quel periodo storico erano i cavoli, i pomodori, le patate, i peperoni e le cipolle. Per ciò che riguarda la frutta la specie più consumata erano le pesche, le albicocche, le arance le ciliegia, le pere, le mele, l’ uva. Rilevante risultava anche il consumo di legumi più consumati erano i fagioli, che venivano anche mangiati freschi in estate, ma che erano soprattutto utilizzati secchi in inverno per la preparazione di minestre. Molto diffuse erano anche le fave. Dopo i fagioli e le fave gli altri legumi più utilizzati dagli italiani erano i piselli, le lenticchie i ceci e le cicerchie.

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Negli anni tragici della Seconda guerra mondiale, le restrizioni alimentari obbligano gli italiani ad economizzare su tutto. I prodotti alimentari scarseggiano e il governo istituisce il razionamento e le carte annonarie. Lunghe file davanti ai negozi sono necessarie per procurarsi il cibo. I romani ricevevano solo 100 gr. di pane nero al giorno. Sotto i bombardamenti si cerca il cibo nelle mense collettive istitutive delle parrocchie o delle autorità civili. L’ unica possibilità di procurarsi qualcosa di più è ricorrere alla borsa nera, ma i prezzi proibitivi costringono, chi può, ad usare merce di scambio: gioielli, vestiario, capi di corredo.

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IL SUPERMERCATO DEL FUTURO

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Expo è una delle più grandi manifestazioni che riguarda la diversità del cibo nel mondo. Essa si svolge ogni cinque anni in città diverse ed è sempre dedicata ad un tema : quest’anno si svolgerà a Milano(una smart city) e il tema trattato è “ nutrire il pianeta, energia per la vita”. La durata è solo di sei mesi, ( maggio 2015, ottobre 2015), per entrare bisogna acquistare un biglietto; l’evento non è destinato al Business ma a famiglie con bambini. Purtroppo c’è cibo per tutti, ma qualcuno non ne ha a sufficienza. Cibo buttato via ogni anno nel mondo : 1,3 MILIARDI DI TONNELLATE. Una piccola parte del cibo sprecato basterebbe a cancellare la sotto nutrizione! E tutto questo perché purtroppo la produzione di cibo nel mondo non è distribuita in maniera equilibrata in tutto il pianeta.

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La smart city, chiamata anche città intelligente, è un città in cui c'è un elevato livello di qualità della vita e dove gli spazi urbani ci aiutano a realizzare i nostri progetti e a muoverci in maniera più veloce, risparmiando tempo. Essa rende più efficiente il consumo energetico con l'eliminazione degli sprechi e contribuisce a far diminuire l'inquinamento ambientale. Le smart cities sono città più sicure e grazie alla tecnologia offrono nuove opportunità di lavoro ai cittadini che partecipano allo sviluppo del territorio. I fattori che contribuiscono a formare una città intelligente sono:

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- una città che sa muoversi, cioè riesce a risolvere i problemi del traffico urbano, non solo nell'organizzazione dei mezzi di trasporto, ma anche nella gestione dei flussi dei cittadini e dei mezzi; - una città che sa non muoversi, cioè consentire ai cittadini di svolgere le loro attività senza bisogno di muoversi con l'aiuto delle moderne tecnologie, ad esempio fare shopping, organizzare una riunione di lavoro, presentare un progetto ecc..; - una città informata, cioè le notizie diffuse no devono riguardare la vita economica e sociale dei cittadini, ma anche quelle per la loro sicurezza; - una città viva e dinamica, cioè capace di organizzare attività culturali e ricreative utili allo sviluppo; - una città partecipativa, cioè offrire opportunità di partecipazione sociale per creare nuove forme di incontro e di dialogo; - una città sicura, cioè offrire più sorveglianza al territorio e più assistenza per i cittadini; - una città ben governata, cioè offrire una forma di governo che valorizzi il rapporto con i cittadini e le imprese che operano sul territorio. In Italia le smart cities più importanti sono: Milano, Genova, Torino e Bari.

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Il supermercato del futuro, ossia il Future Food District, si estende su una superficie di 2500 metri quadrati, ed è un luogo dove i consumatori hanno un contatto diretto con i prodotti e i produttori. Basterà un gesto della mano per conoscere del cibo la storia, il suo percorso, le sue proprietà nutritive, le sue calorie e come consumarlo. Ad esempio di una mela potremo scoprire da quale albero è stata colta, se ha subito trattamenti chimici, qual è stato il suo viaggio prima di arrivare nel supermercato di Expo e se è meglio mangiarla così com’è, oppure utilizzarla per preparare un composto o una torta.

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L’ Expo tratta il tema:

Per combattere la fame e ridurre gli sprechi sperando così di salvare il pianeta.

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Il padiglione a forma di pannocchia rappresenta la città del MESSICO. Qui compreremo : -Pomodori, meloni, mirtilli, pere, patate, pesce e carne.

Il padiglione a forma di riso rappresenta la città di MALAYSIA. Qui compreremo: - riso, pepe, peperoncino, citronella, cumino, thè, caffè.

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Il padiglione Italia, qui mangiamo: - pane, pizza, focacce, uova, carne, pesce, formaggio e dolci ( tiramisù e gelato)

L’Unione Europea spiegherà come nutrire il Pianeta cioè molto più importante che occuparsi di alimentazione.

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Nel padiglione francese mangiamo: - ratatouille, escargot, maionese, bisque, pasta frolla …

Nel padiglione britannico mangiamo: -formaggi inglesi, hash, fish and chips, dolci, cheesecake

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Nel padiglione francese mangiamo: - ratatouille, escargot, maionese, bisque, pasta frolla …

Nel padiglione britannico mangiamo: -formaggi inglesi, hash, fish and chips, dolci, cheesecake

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