GLI ELEMENTI DETERMINANTI PER LA COMPETITIVITA DEL TURISMO ... · esso rientra tra quelle forme di...

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1 XXIV CICLO COORDINATORE DEL DOTTORATO Prof.ssa Anna Maria Parroco Settore Scientifico Disciplinare SECS/S-05 Tutor Dottorando Prof.ssa Anna Maria Parroco Dott.ssa Francesca Palmas DIPARTIMENTO DI SCIENZE ECONOMICHE AZIENDALI E STATISTICHE. DOTTORATO DI RICERCA IN "SCIENZE DEL TURISMO: METODOLOGIE, MODELLI E POLITICHE" GLI ELEMENTI DETERMINANTI PER LA COMPETITIVITADEL TURISMO NAUTICO: IL CASO DELLA SARDEGNA ANNI 2011/2013

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    XXIV CICLO

    COORDINATORE DEL DOTTORATO

    Prof.ssa Anna Maria Parroco

    Settore Scientifico Disciplinare SECS/S-05

    Tutor Dottorando Prof.ssa Anna Maria Parroco Dott.ssa Francesca Palmas

    DIPARTIMENTO DI SCIENZE ECONOMICHE AZIENDALI E STATISTICHE.

    DOTTORATO DI RICERCA IN

    "SCIENZE DEL TURISMO: METODOLOGIE, MODELLI E POLITICHE"

    GLI ELEMENTI DETERMINANTI PER LA COMPETITIVITA’ DEL TURISMO NAUTICO: IL CASO DELLA SARDEGNA

    ANNI 2011/2013

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    INDICE

    INTRODUZIONE 5

    CAPITOLO 1

    ASPETTI INTRODUTTIVI: IL CONTESTO DI RIFERIMENTO 11

    1.1 Diportismo nautico e turismo nautico

    1.1.1 Definizioni e concetti introduttivi 11

    1.1.2 Il mercato nautico italiano 18

    1.1.3 Il primato della cantieristica italiana 26

    1.2 La rilevanza del turismo nautico in Sardegna

    1.2.1 Il turismo e la nautica in Sardegna 29

    1.2.2 L’analisi dell’offerta 34

    1.2.3 L’analisi della domanda 38

    1.2.4 Le ricadute economiche del turismo nautico 42

    CAPITOLO 2

    COMPETITIVITA’ DEL TURISMO E TURISMO NAUTICO 47

    2.1 La competitivita’ del turismo nelle destinazioni turistiche

    2.1.1 Introduzione 47

    2.1.2 La competitività e le destinazioni turistiche 48

    2.1.3 Il modello di Ritchie e Crouch 56

    2.1.4 Il modello di Dwyer e Kim 59

    2.1.5 Gli indicatori proposti dalle organizzazioni internazionali 63

    2.1.6 Le metodologie utilizzate per l’analisi della competitività nelle

    destinazioni turistiche 68

    2.2 Turismo nautico e competitività della destinazione

    2.2.1 I mercati turistici e la competitività 72

    2.2.2 Una panoramica sulla letteratura del turismo nautico 73

    2.2.3 Il turismo nautico e la competitività 74

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    CAPITOLO 3

    GLI ELEMENTI DETERMINANTI PER LA COMPETITIVITA’ DEL

    TURISMO NAUTICO IN SARDEGNA 77

    3.1 La metodologia della ricerca e la raccolta dei dati

    3.1.1 Il disegno di ricerca 77

    3.1.2 L’analisi AHP – Delphi 79

    3.1.3 La prima fase o I round Delphi 80

    3.1.4 La seconda fase o II round Delphi 81

    3.1.5 La terza fase o III round Delphi 88

    3.2 L’analisi dei risultati

    3.2.1 Il profilo degli esperti 89

    3.2.2 I fattori di importanza: le priorità globali e locali 92

    3.2.3 I fattori determinanti 110

    3.2.4 La misurazione del grado di consenso 120

    3.3 La competitivita’ del turismo e del turismo nautico

    3.3.1 Il confronto tra gli elementi determinanti nel turismo e nel turismo

    nautico 121

    CONSIDERAZIONI FINALI

    Considerazioni di sintesi 123

    Implicazioni 126

    BIBLIOGRAFIA 129

    ALLEGATI 147

    Allegato A - L’analisi Delphi ed il suo utilizzo nelle scienze del turismo 148

    Allegato B - L’ AHP ed il suo utilizzo nelle scienze del turismo 156

    Allegato C – Scheda sintetica valutazione esperti 169

    Allegato D - Il questionario della seconda fase AHP-Delphi 173

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    INTRODUZIONE

    Negli ultimi anni il numero di persone che abitualmente impiega il proprio tempo libero in

    pratiche turistiche è in continua crescita e mentre in passato il fenomeno era riservato ad una

    certa elite oggi esso assume sempre più le caratteristiche di un fenomeno di massa.

    Parallelamente all’ incremento quantitativo dei flussi turistici e all’espandersi della varietà e

    della variabilità dei comportamenti di consumo turistico, si è quindi realizzata una maggiore e

    più articolata complessità della domanda, e si sono moltiplicate le destinazioni turistiche, le

    gamme ed i contenuti dell’offerta.

    Il sistema dei rapporti sociali ed economici tra i paesi di origine e destinazione dei flussi

    turistici è in continua evoluzione, sia per la maggiore accessibilità garantita dai mezzi di

    trasporto e comunicazione, sia per la scomposizione e composizione di nuovi assetti

    geopolitici.

    In ogni Paese, nei bilanci e nella predisposizione delle strategie di sviluppo, il turismo sta

    assumendo una rilevanza sempre più ampia. La consapevolezza dei positivi effetti economici

    connessi all’evoluzione del settore turistico, in termini di reddito, occupazione e benessere, ha

    stimolato l’attenzione di qualsiasi area geografica ed anche territori finora assenti o marginali

    rispetto a queste dinamiche sono ormai interessati ad assegnare allo sviluppo delle attività del

    turismo ruolo e funzioni indispensabili per la valorizzazione delle proprie risorse naturali e

    per una loro affermazione economica.

    In un contesto diffusamente caratterizzato da una globalizzazione accelerata (Targetti &

    Fracasso, 2008) le destinazioni turistiche, tradizionali ed emergenti, non possono evitare di

    “misurarsi continuamente” con i vari competitor e di porre in essere azioni volte a migliorare,

    in tempi rapidi, le proprie performance. L’obiettivo costante cui tendere, in ognuna di esse, è

    quello di cercare di ottimizzare le risorse a disposizione, ormai sempre più scarse e pregiate,

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    ed individuare i segmenti turistici con maggiore potenzialità di crescita e di creazione di

    valore aggiunto. Il turismo nautico rappresenta uno di questi segmenti, esso si caratterizza per

    la modalità di svolgimento del periodo di vacanza, (strettamente interrelato al mezzo di

    trasporto nautico utilizzato), che consente una più intensa e varia fruibilità della vacanza. Il

    turismo nautico può quindi essere considerato una forma di turismo in cui il trasporto ed il

    turismo si verificano contemporaneamente, in cui sono coinvolte due filiere produttive: la

    nautica ed il turismo.

    Gli effetti del turismo legati alla nautica sono certamente più consistenti di quelli del semplice

    diporto nautico, in quanto il primo unisce gli effetti del diportismo a quelli del turismo

    (Palmas et al. 2012, p.164). Effettuare la propria vacanza in barca ed avere a disposizione un

    mezzo nautico infatti non significa soltanto andar per mare ed entrare in contatto con le

    località di destinazione ma comporta anche un’interazione, più stretta, con gli operatori dei

    porti turistici e della cantieristica navale, capace di generare un indotto che interessa tutto il

    territorio circostante e che coinvolge categorie di operatori altrimenti estranee al mondo della

    vacanza e del turismo. L’elemento che caratterizza maggiormente il turismo nautico e che lo

    lega alla filiera della nautica da diporto è l’utilizzo dell’imbarcazione sia come mezzo di

    trasporto, sia come struttura ricettiva.

    Il turismo nautico presenta una capacità di generare reddito per il territorio decisamente

    superiore se paragonato ad altre forme di turismo (Osservatorio Nautico Nazionale, 2009) ed

    inoltre si caratterizza per un forte contenuto esperienziale (Cfr. Pencarelli & Forlani, 2007),

    esso rientra tra quelle forme di turismo attivo che secondo la moderna teoria dell’economia

    delle esperienze (Pine & Gilmore, 1999) presentano una maggiore potenzialità di crescita

    rispetto alle altre forme di consumo.

    Per le regioni insulari e costiere del Mediterraneo il turismo nautico rappresenta la naturale

    integrazione, articolazione, specificità ed anche alternativa al turismo balneare. Esso può

    costituire un prodotto autonomo oppure un prodotto complementare che soddisfa le richieste

    di nuove esperienze e di nuovi servizi da parte di altri segmenti turistici, contribuendo ad

    ampliare e sviluppare una rete di attività e servizi che ne arricchiscono l’ampiezza della

    gamma di offerta.

    Considerata la conformazione delle coste della Sardegna, la loro estensione, le caratteristiche

    e le tipologie molteplici di domanda ed offerta turistica che, in alcune aree territoriali ha già

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    assunto una specifica ed elevata vocazione di sviluppo nautico, esso può rappresentare un

    segmento strategico di notevole e diffusa potenzialità su cui investire per lo sviluppo socio-

    economico dell’Isola. Tuttavia, si è naturalmente consapevoli del fatto che l’identificazione di

    un determinato segmento turistico non è sufficiente a determinarne automaticamente una più

    ampia diffusione, affermazione e sviluppo della competitività della destinazione in quello

    specifico segmento. Al fine di raggiungere un auspicato livello di competitività e garantire un

    adeguato bilanciamento tra costi e benefici è infatti necessaria un’analisi scrupolosa che possa

    individuare i numerosi fattori interni ed esterni e che “metta a fuoco” le priorità e le diverse

    categorie di soggetti interessati alla condivisione dell’obiettivo strategico fino alla

    conseguente predisposizione di un progetto e di comportamenti coerenti per il suo

    raggiungimento. Gli obiettivi non possono mai prescindere da almeno due elementi:

    perseguire uno sviluppo sostenibile e realizzare una destinazione competitiva. Il concetto di

    competitività è inscindibilmente connesso con quello di sostenibilità (Ritchie & Crouch,

    2003). Nella destinazione le risorse (ambientali, naturali, culturali, artificiali, etc.)

    rappresentano il principale input produttivo e la loro preservazione è indispensabile al fine di

    garantire continuità di lungo periodo al processo produttivo e prosperità per i suoi attuali e

    futuri residenti. La competitività nelle destinazioni turistiche non può essere raggiunta se

    mancano i presupposti della sostenibilità.

    Gli approfondimenti e le riflessioni sulla competitività delle destinazioni turistiche, sugli

    elementi che la caratterizzano, sulle dinamiche che ne segnano le positive evoluzioni,

    costituiscono da diversi anni il nucleo della letteratura nelle scienze del turismo. Gli

    importanti apporti forniti, da Ritchie e Crouch (1999, 2000, 2003), su queste tematiche hanno

    stimolato una ricca proliferazione di contributi di studio ed approfondimento da parte di altri

    autori ed una parte di essi si è particolarmente concentrata sull’'analisi dei fattori strategici in

    grado di influenzare le performance della destinazione e sulle metodologie più idonee per la

    sua misurazione.

    Nonostante questo esteso scenario d’impegno nella ricerca, ad oggi, non è stata ancora

    raggiunta una sintesi condivisa sui contenuti definitori del concetto, sul modello e sulla

    metodologia d’analisi. Va tuttavia ancora osservato come, nonostante i diversi approcci di

    analisi, nei contenuti e nelle diverse definizioni sia sempre presente una convergenza sugli

    effetti che la competitività deve concorrere a produrre: “aumentare la qualità della vita dei

    residenti ed il loro reddito, nel presente e per le future generazioni”. Le varie definizioni

    proposte interiorizzano e rendono propri gli elementi di contenuto del concetto di

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    sostenibilità. In tutte le diverse metodologie proposte sono comprensibilmente presenti punti

    di forza e di debolezza da ricondurre all’elevata complessità che il tema della competitività

    assume nelle diverse destinazioni turistiche e nei suoi diversi segmenti.

    La competitività in una destinazione è il risultato dell’interazione di diversi elementi che

    insieme concorrono a definire quelle condizioni di unicità ed inimitabilità indicate dalla teoria

    come presupposti del vantaggio competitivo (Cfr. Presenza, 2008, p.39) e non può essere

    calcolata come la risultante di una semplice sommatoria tra fattori.

    Il presente lavoro di ricerca si inserisce nell’ampio dibattito della competitività delle

    destinazioni turistiche e, attraverso un caso studio, si propone di identificare con puntuale

    specificità gli elementi determinanti per la competitività del turismo nautico in Sardegna.

    La metodologia individuata è una combinazione tra l’analisi Delphi e l’Analisi gerarchica, più

    comunemente nota con il suo acronimo in inglese AHP (Analytic Hierarchy Process) ed ha il

    proprio fondamento sul modello teorico per l’analisi della competitività del turismo nelle

    destinazioni proposto da Ritchie e Crouch (2003).

    Il disegno di ricerca si ispira alla ricerca di Crouch del 2011, in cui l’autore ha utilizzato

    l’AHP per l’individuazione dei fattori determinanti per la competitività del turismo in un

    contesto globale, mentre l’accostamento dell’analisi Delphi e la scelta di analizzare un

    segmento turistico specifico rappresentano le specificità di questo contributo di ricerca.

    La tesi si articola in tre parti: nella prima sono contenuti alcuni aspetti introduttivi sulla

    definizione del turismo nautico e la sua rilevanza a livello nazionale e nella regione Sardegna,

    oggetto del caso studio; la seconda parte si riferisce al dibattito scientifico in cui si inserisce,

    mentre nella terza parte dopo aver presentato il disegno di ricerca e la metodologia, si

    evidenziano i risultati.

    Per l’analisi degli elemeti determinanti per la competitività del turismo nautico in Sardegna, la

    ricerca è stata strutturata in tre fasi ed ha coinvolto diversi esperti del turismo nautico. Nella

    prima fase è stato individuato un gruppo ristretto di esperti selezionati in base a criteri di

    elevata competenza ed interdisciplinarità con l’obiettivo di condividere con loro il modello

    generale di Ritchie e Crouch (2003) ed adattarlo al caso specifico per l’ analisi della

    competitività del turismo nautico in Sardegna. Sulla base dei risultati della suddetta fase, nella

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    seconda fase è stato strutturato il modello di analisi e sono stati predisposti gli strumenti di

    rilevazione; si è proceduto quindi alla somministrazione del questionario per l’analisi AHP ad

    un gruppo di esperti più ampio. Nella terza ed ultima fase, i risultati sintetici emersi

    dall’elaborazione delle valutazioni nel questionario per l’analisi AHP, sono stati spediti ad

    ogni singolo esperto per condividerli e misurare il loro grado di consenso sui risulti finali.

    Dall’elaborazione dei dati è stato possibile ottenere il ranking ed i relativi pesi sia degli

    elementi di importanza sia di quelli determinanti per la competitività del turismo nautico per il

    caso specifico della Sardegna. I risultati rappresentano la base di partenza per i policy maker

    ed il Destination Management Organization per la formulazione di una strategia a supporto

    della competitività del turismo nautico basata su una scala di priorità individuata attraverso un

    percorso inclusivo, tempestivo, trasparente, tracciabile e condiviso.

    La ricerca presenta alcuni aspetti innovativi in tema di analisi di competitività nelle

    destinazioni turistiche proponendo l’applicazione di un modello teorico consolidato con la

    metodologia AHP-Delphi in un segmento turistico specifico quale quello nautico.

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    CAPITOLO 1

    ASPETTI INTRODUTTIVI:

    IL CONTESTO DI RIFERIMENTO

    1.1 DIPORTISMO NAUTICO E TURISMO NAUTICO

    1.1.1 DEFINIZIONI E CONCETTI INTRODUTTIVI

    Le motivazioni che hanno portato l’uomo a viaggiare sono cambiate attraverso le varie

    epoche, inizialmente erano connesse esclusivamente al soddisfacimento delle esigenze

    primarie mentre oggi per determinati segmenti turistici i mezzi di trasporto rappresentano

    un’attrazione e sono utilizzati prevalentemente per motivi di svago. Le tecniche di costruzione

    sempre più innovative hanno reso i mezzi di trasporto talmente confortevoli da essere

    utilizzati direttamente come luoghi di vacanza e non soddisfano semplicemente il bisogno di

    spostarsi. Le navi da crociera, le imbarcazioni da diporto, le mongolfiere, i camper, sono

    alcuni esempi in cui il trasporto ed il turismo sono consumati simultaneamente. Il turismo

    nautico è una forma di turismo caratterizzato dall’utilizzo dell’ imbarcazione in cui sono

    coinvolte due filiere produttive: il turismo e la nautica. Per poter comprendere ed analizzare il

    turismo nautico è indispensabile conoscere le caratteristiche e le dinamiche del diportismo

    nautico.

    In passato per indicare l'attività che oggi è chiamata sport, veniva utilizzata la parola diporto e

    in Italia questo termine è ancora utilizzato in associazione alla navigazione sportiva o per

    diletto nelle locuzioni come“nautica da diporto”oppure “diportismo nautico”. La parola

    diporto deriva dal termine latino deportare che tra i suoi significati aveva anche quello di

    uscire fuori porta, cioè uscire al di fuori delle mura cittadine per dedicarsi ad attività sportive.

    Successivamente questo termine subì diverse evoluzioni, dallo spagnolo e provenzale

    deportar si passò al francese desporter (divertimento, svago) da dove nel XIV secolo prese

    origine il termine inglese disport e che intorno al XVI secolo venne abbreviato direttamente

    con la parola sport. A livello internazionale il termine diporto per indicare le attività sportive e

    ricreative, sia nautiche che non nautiche, è poco utilizzato per esempio in Francia ed in

    Inghilterra per indicare la navigazione con finalità di svago si utilizzano più frequentemente i

    termini navigation de plaisance (loisir nautiques), pleasure boat (o pleasure craft), mentre il

    termine più diffuso e accettato internazionalmente per indicare genericamente questa attività è

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    yachting.

    In diverse attività ricreative, come anche nella nautica da diporto, è difficile distinguere quelle

    consumate dai turisti e quelle dai non turisti. Nonostante il crescente interesse per il turismo,

    sia in ambito nazionale che internazionale, abbia accelerato il processo di razionalizzazione ed

    omogeneizzazione delle statistiche sulla domanda e sull’offerta turistica, le informazioni per

    lo studio di determinati segmenti come quello del turismo nautico sono carenti e insufficienti

    per stimare il fenomeno. Uno dei primi problemi riscontrati che impediscono un’ adeguata

    analisi e comparazione sia spaziale che temporale del turismo nautico è la mancanza di una

    definizione standardizzata. Diversi studiosi, nazionali ed internazionali, hanno evidenziato il

    problema (Benevolo, 2010, 2011; Blanco & Pérez Labajos, 2009; Diakomihalis, 2007;

    Luković, 2012, 2013; Mendola & Ruggieri, 2004; Payeras et al., 2011; Ruggieri, 2003, 2007).

    In Croazia dove a livello Europeo si riscontrano il maggior numero di pubblicazioni in tema

    di turismo nautico (Favro & Glamuzina, 2005; Favro & Saganić, 2006; Favro et.al,. 2008;

    Gracan et al., 2011; Horak & Marušić, 2007; Horak et al., 2006; Jugovic et al., 2011; Kovačić

    & Favro, 2012; Kovačić & Dundović, 2009; Kovačić et al., 2007, 2011; Mikačic´V., 2002;

    Perko et al., 2011; Weber & Mikačic, 1994) oltre alle leggi che definiscono le categorie dei

    porti turistici (Gazzetta nazionale 72/08), con ulteriori normative che regolano i servizi

    turistici (Gazzetta nazionale n. 68/70 e n.88/10) è stato definito esplicitamente il turismo

    nautico:

    «Nautical tourism is an important part of the Croatian tourism offer. The Law on tourism

    services (National Gazette 68/07 and 88/10) defines nautical tourism as the navigation and

    stay of tourists on vessels (yachts, boats and ships, for personal use or economic activity, etc.)

    and nautical tourism ports for leisure and recreation. Tourism services are provided to

    boaters, i.e., initiators of nautical tourism, primarily on vessels and inside nautical tourism

    ports.According to the Regulation on the classification and categorization of nautical tourism

    ports (National Gazette 72/08), nautical tourism ports in Croatia are also classified by the

    type of services provided inside the port. Vessels that participate in nautical tourism are ship,

    boat or yacht designed and equipped to provide nautical tourism services. According to the

    type of service it offers, a vessel can be categorized as: excursion vessel (offering transport

    services to tourist that last up to 24 hours, with the possibility of offering food and drinks, but

    no accommodation), cruise vessel (offering transport service to tourists that last more than 24

    hours, with compulsory offering of food, beverages, and accommodation), boat rental without

    accommodation, i.e., one-day charter (rental of vessels with or without crew for personal

    needs of leisure and recreation - fishing, diving, etc. - up to 24 hours, without

    accommodation), boat rental with accommodation ,i.e., charter (offering daily charter service

    and accommodation). Excursion vessels and cruise vessels, depending on the level of service

    they offer, fall inside the following categories: two-rudder, three-rudder, four-rudder and five-

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    rudder» (Perko et al., 2011, p.1).

    Effettivamente, tra le diverse soluzioni proposte, quella più comune è di definire il turismo

    nautico partendo dalle definizioni internazionali del turismo1., in cui per finalità statistiche, in

    base al tempo trascorso lontano dalla propria residenza i visitatori si distinguono tra turisti ed

    escursionisti. Applicando la definizione del turismo alla nautica è possibile distinguere il

    turista nautico (diportista in transito) dall’escursionista nautico (diportista stanziale).

    Il turista nautico (diportista in transito) è “colui che si sposta nelle vie d’acqua interne e/o

    marittime da un luogo di partenza ad uno di destinazione utilizzando un’unità da diporto, a

    scopi turistici, dotata ed equipaggiata di servizi per l’ospitalità, la cui permanenza a bordo sia

    superiore alle 24 ore o possa comprendere un pernottamento in barca o nel luogo di approdo

    ”. Il turista nautico (diportista in transito) differisce dal diportista nautico (diportista

    stanziale) per la sua motivazione prettamente turistica, legata allo svago e al divertimento

    lontano dal suo ambiente abituale. Quando la durata dell’utilizzo dell’unità da diporto è

    inferiore ad un giorno e non comprende una notte a bordo o nel luogo di approdo, il

    diportista/turista può essere definito come un’ escursionista nautico, assimilabile

    concettualmente all’escursionista che internazionalmente è anche indicato come same-day

    visitor. Rispetto alla tradizionale definizione di turismo che si caratterizza per lo spostamento,

    la motivazione e la durata, nel diportismo nautico è indispensabile aggiungere due ulteriori

    elementi distintivi:

    - l’utilizzo di un mezzo fisico: l’unità da diporto;

    - lo spostamento in uno spazio predefinito: acque interne e/o marittime (mare,

    fiume, lago).

    L’elemento che caratterizza maggiormente il turismo nautico e che lo lega alla filiera della

    nautica da diporto è l’utilizzo dell’imbarcazione sia come mezzo di trasporto, sia come

    struttura ricettiva. L’imbarcazione, infatti, costituisce il punto focale di una numerosa serie di

    attività che le ruotano attorno durante tutto il suo ciclo di vita, Fortezza (2008) ha paragonato

    la produzione di una imbarcazione alla «composizione di un mosaico». Le attività

    manifatturiere coinvolte nella nautica da diporto sono numerosissime e comprendono la

    1 United Nations and World Tourism Organization (UNWTO), (2010), International Recommendations on

    Tourism Statistics 2008, New York: United Nations publication, Sales No. E.08.XVII.28. 2010,

    (www.unstats.un.org/unsd/publication/Seriesm/SeriesM_83rev1e.pdf ).

    http://www.unstats.un.org/unsd/publication/Seriesm/SeriesM_83rev1e.pdf

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    cantieristica navale, a monte, fino all’abbigliamento sportivo per la navigazione, servizi di

    manutenzione e rimessaggio, a valle (Cfr., Tracogna, 2007, p. 36). A queste si integrano le

    attività di natura terziaria, costituite da un insieme di attività dedicate a fornire le condizioni

    necessarie per poter assicurare la navigazione da diporto e rivolte direttamente al diportista

    (vendita e distribuzione delle imbarcazioni, riparazione e rimessaggio, servizi nautici, servizi

    portuali, servizi alla persona di ristorazione, ricettività, trasporti, etc.). Si tratta di una realtà

    estremamente variegata e contraddistinta sempre da un’elevatissima professionalità. Per

    questo, piuttosto che dei tradizionali termini come comparto o settore, è più opportuno parlare

    di filiera della nautica, termine che rende bene l’idea dell’insieme delle attività e della

    complessità dei rapporti e dei legami reciproci che si stabiliscono tra tutti i soggetti che sono

    coinvolti non solo nel processo produttivo ma in tutto il ciclo di vita e di fruizione dell’

    imbarcazione. La filiera della nautica, a monte e a valle, presenta caratteristiche in parte

    diverse a seconda della dimensione dell’imbarcazione prodotta. Per esempio la produzione di

    grandi yacht, pur avendo come attività primaria quella svolta all’interno del cantiere, poggia

    su alcune attività ausiliarie, come ad esempio quelle di brokeraggio, svolte tipicamente da

    apposite agenzie per mettere in contatto armatore e cantiere; di progettazione per

    l’individuazione del modello dell’imbarcazione da produrre (una tantum per la produzione di

    imbarcazioni più standardizzate, oppure svolta per ogni singola commessa nel caso della

    produzione di modelli customizzati). Nel cantiere sono svolte prevalentemente le attività di

    costruzione dello scafo e di assemblaggio dei componenti, come impianti elettrici ed idraulici,

    propulsione, arredamento, manovre e strumenti di bordo, etc. Un’ulteriore attività operativa

    strettamente connessa alle altre è quella di logistica esterna per il trasporto di componenti

    ingombranti (alberi, parti di scafo o intere imbarcazioni) svolta solitamente da vettori

    specializzati, e di logistica interna nelle produzioni di imbarcazioni di grandi dimensioni. Nel

    caso della produzione di piccoli natanti la filiera manifatturiera presenta una struttura assai più

    snella rispetto al caso dei grandi yacht, in quanto si riduce, sino quasi ad annullarsi ed il ruolo

    di alcuni attori della filiera, ad eccezione del cantiere di produzione, è ridimensionato. La

    seconda filiera del comparto nautico, pur operando in maniera fortemente integrata con la

    prima, è costituita da un’insieme di attività dedicate a fornire le condizioni necessarie per

    poter assicurare la navigazione da diporto e rivolte, quindi, direttamente al diportista. La

    filiera del turismo nautico è costituita dalle attività di rimessaggio e di manutenzione che,

    insieme alla produzione vera e propria di imbarcazioni, possono essere svolte anche da un

    unico attore, quale appunto il cantiere. Anche per queste attività di assistenza, come nel caso

    della manifattura, risulta determinante la logistica in entrata ed in uscita, rispettivamente per il

    trasporto di componenti ingombranti ed il trasporto e l’alaggio delle barche. Fondamentale

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    risulta essere anche l’offerta di specifici servizi, quali le certificazioni ed il rilascio di patenti

    nautiche; il servizio di chartering e skipperaggio. Un ulteriore anello fondamentale della

    filiera è costituito dall’offerta al diportista di posti barca, stabilmente o per il solo transito, e

    dei servizi a questi connessi sia essenziali che aggiuntivi. I servizi essenziali comprendono

    l’assistenza all’ormeggio, l’accesso a fonti di acqua potabile e di energia elettrica e la

    manutenzione ordinaria, mentre i servizi aggiuntivi, comprendono il servizio di sicurezza

    all’interno del porto, i servizi commerciali (minimarket, negozi per la nautica, lavanderie, ed

    il commercio in generale), la presenza di cantieri nautici per la manutenzione straordinaria,

    l’organizzazione di iniziative culturali e ricreative, etc.

    Nelle seguenti figure si riportano alcune rappresentazioni grafiche che chiariscono

    maggiormente le attività caratteristiche della filiera nautica. Nella figura 1 e 2 è rappresentato

    il comparto nautico, composto dalla filiera a monte e quella a valle. Le attività operative

    caratteristiche presenti nelle due principali filiere sono affiancate da un insieme di altre

    attività di supporto rivolte direttamente alle aziende del comparto, tra queste si annoverano:

    - la ricerca e sviluppo su materiali e prodotti innovativi e sui processi di produzione;

    - il trasferimento alle aziende di conoscenze inerenti particolari innovazioni della ricerca

    (trasferimento tecnologico);

    - l’offerta di servizi informatici, relativi alla concessione su licenza dell’utilizzo di software,

    come quelli per la gestione del porto o del cantiere, ed alla loro istallazione ed aggiornamento;

    - la formazione tecnica/operativa (produzione e/o conduzione di imbarcazioni) e gestionale;

    - l’assistenza in campo amministrativo, fiscale, legale e finanziario (assistenza nel

    reperimento di fondi e/o nella scelta dello strumento finanziario più adeguato a sostenere

    determinate iniziative e necessità);

  • 16

    I principali servizi della nautica da diporto

    Fonte: Il Sistema Produttivo Locale della Versilia, Settore cantieristica, www.investinlucca.it

    Trasporti :

    ▪aziende per i

    trasporti

    eccezionali e la

    manutenzione a

    terra di

    imbarcazioni

    Certificazione

    patenti:

    ▪Agenzie

    marittime

    ▪Agenzie nautiche

    ▪Scuole nautiche ▪Enti certificatori

    Servizi di

    rimessaggio:

    ▪aziende di

    manutenzione

    degli interni

    ▪aziende per

    erogazione servizi

    darsena

    Turismo

    nautico:

    ▪Aziende di

    noleggio e

    locazione di

    imbarcazioni

    (charter)

    Manutenzione

    Imbarcazioni :

    ▪Cantieri

    ▪Imprese

    artigiane

    Impiantistica :

    ▪Impianti elettrici

    ▪Impianti idraulici

    ▪Impianti termo-idraulici ▪Impianti di

    climatizzazione

    ▪Impianti per piscine

    Motori e sistemi di

    propulsione :

    ▪Produttori, distributori ed

    installatori di sistemi di

    motori marini

    ▪Produttori, distributori ed

    installatori di sistemi di

    propulsione meccanica

    ▪Produttori, distributori ed

    installatori di vele, alberi

    e attrezzature

    Arredamenti primari e

    complementi di arredo :

    ▪Mobilieri

    ▪Produttori, distributori installatori

    complementi di arredo sistemi di

    propulsione meccanica

    ▪Produttori, distributori, installatori

    di apparati/ apparecchi elettronici

    ▪Produttori, distributori,

    installatori di serramenti

    Acquisizione commessa:

    ▪Broker

    ▪Fiere

    ▪Eventi istituzionali di incontro

    tra imprese

    Cantieri :

    ▪Lavorazione e trattamento dell’acciaio

    ▪Lavorazione e trattamento della

    vetroresina

    ▪Lavorazione e trattamento legno

    ▪Costruzioni stampi in vetroresina

    Progettazione :

    ▪Studi tecnici di

    progettazione

    ▪Sudi di architettura

    ▪Progettisti di stampi

    in vetroresina

    ▪arredamenti

    Figura 1 - La filiera della nautica da diporto a monte.

    Figura 2 – La filiera della nautica da diporto a valle.

    http://www.investinlucca.it/

  • 17

    Nella figura sotto, la filiera della nautica è rappresentata attraverso alcuni networks di imprese

    coordinati da tre principali snodi produttivi: il porto, il cantiere e le aziende di servizi.

    Figura 3 – La filiera del turismo nautico: un esempio delle reti tra imprese.

    Fonte: Dipartimento di Economia Aziendale “E.Giannesi”, Università di Pisa (2007), Network di servizi per la nautica da

    diporto, Report di ricerca, Pisa, p. 57.

  • 18

    1.1.2 IL MERCATO NAUTICO ITALIANO

    La nautica da diporto rappresenta uno dei comparti produttivi che maggiormente

    contraddistinguono il made in Italy nel mondo, grazie al prestigio ed alla notorietà delle sue

    aziende (Azimut, Ferretti, Sanlorenzo, Perini Navi, etc.), alla capacità delle maestranze, al

    design ed alla tecnologia dei suoi prodotti, ai processi di produzione. La filiera della nautica

    da diporto include un vasto insieme di soggetti, attività, imprese e professionalità, che sono

    coinvolte direttamente ed indirettamente nelle diverse fasi dell’intero “ciclo di vita”

    dell’imbarcazione. Secondo l'ultimo rapporto disponibile “La nautica in cifre: analisi del

    mercato per l’anno 2012”, elaborato dall'UCINA, l'Unione Nazionale Cantieri Industrie

    Nautiche e Affini, si stima che l'intero settore della nautica conta un fatturato complessivo pari

    a 2,5 miliardi di euro (52% produzione cantieristica, 7%; rimessaggio, riparazioni e

    manutenzioni; 31% accessori e componenti; 10% motori), contribuendo al prodotto interno

    lordo italiano per 2 miliardi di euro circa. Il fatturato complessivo del 2012 deriva per l’84%

    (circa 2,08 miliardi di euro) dalla produzione nazionale totale e per il 16% (circa 416 milioni

    di euro) da importazioni. La produzione nazionale totale è composta dal 29% (circa 604

    milioni di euro) dalla produzione destinata al mercato nazionale e dal 71% (circa 1,4 miliardi

    di euro) di produzione per l’estero.

    Osservando l’andamento del fatturato globale, nel grafico 1, dal 2000 al 2008 si è registrata

    una crescita costante, mentre nell’ultimo periodo, tra il 2008 e il 2012, si segnala una sua

    significativa flessione pari al - 60%, una variazione esattamente opposta (più o meno il valore

    della variazione coincide) a quella registrata nel quadriennio precedente dal 2004 al 2008, pari

    al +62%. Nella riduzione del fatturato globale, negli anni dal 2008 al 2012, la produzione

    nazionale per l’estero (export) ha registrato un tasso di variazione decisamente inferiore (-

    36%), meno della metà, rispetto alla produzione per il mercato nazionale pari a - 77%,

    rispecchiando la contrazione del PIL nazionale e dei mercati tradizionali generati dalla crisi

    economica ed evidenziando l’elevata elasticità della domanda di diportismo nautico rispetto al

    reddito. La bilancia commerciale italiana nel 2012 continua a presentare un bilancio positivo

    pari a 972 milioni di euro circa e presenta una contrazione decisamente più contenuta, -28%,

    del tasso di variazione nel periodo dal 2008 al 2012 rispetto alla produzione nazionale totale,

    pari al -58%.

  • 19

    Grafico 1 – Il fatturato globale del mercato nautico italiano dal 2000 al 2012 (valori in miliardi di Euro).

    Fonte: nostre elaborazioni su dati UCINA.

    Grafico 2 - Il fatturato globale del mercato nautico italiano: tassi di variazione annuale dal 2001 al

    2012 (valori percentuali).

    Fonte: nostre elaborazioni su dati UCINA.

    2,43

    2,93 3,26

    3,54 3,82

    4,97

    5,73

    6,2 6,18

    4,25

    3,36 3,42

    2,49

    0

    1

    2

    3

    4

    5

    6

    72

    00

    0

    20

    01

    20

    02

    20

    03

    20

    04

    20

    05

    20

    06

    20

    07

    20

    08

    20

    09

    20

    10

    20

    11

    20

    12

    mld

    di e

    uro

    Fatturato globale del mercato nautico italiano dal 2000 al 2012

    (valori assoluti in miliardi di Euro)

    Variazione 2004/2000

    + 57 %

    Variazione 2008/2004

    + 62 %

    Variazione 2012/2008

    -60%

    21%

    11% 9% 8%

    30%

    15%

    8%

    -0,3%

    -31%

    -21%

    2%

    -27%

    -40%

    -30%

    -20%

    -10%

    0%

    10%

    20%

    30%

    40%

    2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

    tass

    i di a

    riaz

    ion

    e %

    Fatturato globale del mercato nautico italiano: tassi di variazione annuale Anni dal 2001 al 2012

    (valori percentuali)

  • 20

    Tabella 1 – Economia del mercato nautico italiano dal 2008 al 2012. (Valori assoluti in miliardi di euro)

    Economia del mercato nautico italiano dal 2008 al 2012

    (Valori assoluti in miliardi di euro)

    Anno

    Fatturato globale

    Produzione nazionale

    Incidenza % della

    Produzione nazionale

    sul fatturato globale

    Bilancia commerciale

    italiana nautica da diporto

    Contributo della

    nautica al PIL/PIL italiano

    totale nazionale internazionale (a) (b) (c) (d) (e) (a) / (c) (f) (g) (h)

    valori assoluti

    tasso di variazione annuale

    valori assoluti quota % valori

    assoluti

    tasso di variazione annuale

    rapporto in valori ‰

    2008 6,18 0% 4,98 2,65 2,33 81% 1,35 16% 3,5‰

    2009 4,25 -31% 3,55 1,73 1,82 84% 1,33 -1% 2,4‰

    2010 3,36 -21% 2,77 1,16 1,61 82% 1,06 -20% 1,8‰

    2011 3,42 2% 2,86 0,94 1,92 84% 1,17 10% 1,8‰

    2012 2,49 -27% 2,08 0,6 1,48 84% 0,97 -17% 1,3‰

    Variazione -60% - -58% -77% -36% - -28% - -

    2012/2008

    Fonte: nostre elaborazioni su dati UCINA.

    Grafico 3 – La produzione del settore della nautica: composizione in quote percentuali per mercato

    destinazione.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati UCINA.

    53% 51% 53% 53% 49% 42%

    33% 29%

    47% 49% 47% 47% 51% 58%

    67% 71%

    0%

    20%

    40%

    60%

    80%

    100%

    120%

    2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

    Produzione nazionale totale: composizione quote percentuali per mercato di destinazione. Anni dal 2005 al 2012

    nazionale estero (esportazioni)

  • 21

    La lettura dei dati elaborati dall’Ucina per la stima della produzione nazionale della nautica da

    diporto consentono di analizzare solo alcuni aspetti connessi al turismo nautico, in quanto si

    riferiscono a determinate categorie di attività economiche2. Come è noto nelle scienze del

    turismo, la trasversalità del fenomeno turistico, in questo caso relativo al turismo nautico, non

    può essere circoscritta ad un numero ridotto di attività produttive o di categorie Ateco3.

    Nonostante nel fatturato globale dell’industria nautica italiana sia presente una flessione,

    l’Italia continua ad essere leader su determinati segmenti rispetto ai suoi competitors. Inoltre

    l’importanza dei turismi dell’acqua, tra questi la navigazione da diporto ed il crocierismo

    continuano a registrare significativi sviluppi sia nella domanda che nell’offerta (Orams, 1999,

    2004) ed è sempre più ampia nell’ambito delle politiche europee4.

    La piena realizzazione del turismo nautico richiede un efficace ed efficiente sistema di

    strutture e servizi portuali. Il porto, infatti, rappresenta un nodo strategico per lo sviluppo del

    territorio su cui insiste, è l’interfaccia fra il sistema mare e il sistema terra. Esso non è

    semplicemente un’infrastruttura adibita al servizio d’attracco, riparo, sosta e rifornimento

    delle imbarcazioni, bensì è anche uno spazio aperto che deve coinvolgere la collettività, un

    luogo in cui oltre al tradizionale scambio tra terra e mare, l’utente ha occasione di incontrare,

    di intrattenersi e di svagarsi, in breve di svolgere attività ricreative alternative e/o

    complementari a quella nautica. Solo se inteso in quest’ultimo modo appena descritto, il

    porto, in relazione alle sue capacità e caratteristiche, può generare effetti a catena sui territori

    limitrofi che hanno la possibilità di crescere grazie alle sinergie che possono essere attivate.

    2 L’Ucina annualmente elabora e diffonde le stime relative ai dati sui risultati economici delle imprese italiane

    operanti nei settori della produzione, importazione, riparazione e manutenzione di unita da diporto, di accessori e

    di motori marini. Le informazioni statistiche scaturiscono da due distinte rilevazioni: la prima riguarda le aziende

    partecipanti agli ultimi Saloni Nautici Internazionali di Genova e altre principali imprese del settore non

    espositrici; la seconda è relativa a una rilevazione campionaria sulle aziende individuate dal codice Ateco 30.12,

    classificate dall’ISTAT come imprese che effettuano attività di costruzione e attività di riparazione di

    imbarcazioni da diporto e sportive, in base agli elenchi forniti dalle Camere di Commercio (Cfr.: Ucina, 2013,

    p.11).

    3 Il codice ATECO è un codice alfanumerico, articolato in più livelli, utilizzato per classificare le imprese per

    finalità statistiche che viene attribuito a ciascuna di esse sulla base dell’ attività prevalente che dichiarano nel

    momento della loro iscrizione presso il Registro delle Imprese attraverso le Camere di Commercio. A partire dal

    1° gennaio 2008 è entrato in vigore il Regolamento (CE) n. 1893/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio

    che definisce la classificazione statistica delle attività economiche NACE Rev. 2 (Regolamento n. 189/2006 del

    Parlamento europeo e del Consiglio del 20 dicembre 2006). Nel 2007 l’Istituto Nazionale di Statistica nel 2007

    in previsione del nuovo adempimento europeo ha pubblicato la nuova tabella di classificazione delle attività

    corrispondenti a quelle dell’ Eurostat (NACE Rev.2), denominata ATECO 2007 che sostituisce la precedente

    versione, ATECO 2002. L’obiettivo della nuova classificazione nasce come primo tentativo di risposta

    all’esigenza di un’unica classificazione di riferimento sia a livello europeo, sia a livello mondiale.

    4 La rilevanza del turismo nautico inoltre è sempre più ampia anche in ambito europeo dove per le attività

    marittime sono presenti diverse iniziative che sostengono il loro sviluppo. La crescita blu (Europa 2020) è la

    strategia a lungo termine per sostenere una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo.

    http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/policy/blue_growth/

    http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/_files/Accreditamento/NACE%20_rev2.pdf

  • 22

    Fino ad ora in diverse realtà nazionali le potenzialità delle portualità turistiche non sono state

    adeguatamente comprese e valorizzate. In Italia nei suoi 7.500 chilometri di costa, secondo i

    dati stimati5 per il 2012 dall’ Osservatorio Nautico Nazionale (ONN)

    6, sono presenti 546

    infrastrutture portuali (miste tra porti turistici, marine punti di ormeggio) e circa 156 mila

    posti barca. Le stime sulla capacità e consistenza delle infrastrutture portuali nazionali

    dell’ONN, tra quelle disponibili, dal punto di vista quantitativo, sono quelle più puntuali. Nel

    quinquennio dal il 2007 al 2012, come si può osservare nel grafico 4 e 5, esse evidenziano un

    trend positivo sia per le infrastrutture portuali ( +9%), sia per il numero dei posti barca

    (+14,6%).

    Grafico 4 – La ricettività nautica nazionale: evoluzione del numero di infrastrutture portuali.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati OSSERVATORIO NAUTICO NAZIONALE, Rapporto sul Turismo Nautico n°4 – Anno

    2013 (www.osservatorionautico.org).

    5 Le stime sulle capacità e caratteristiche delle infrastrutture portuali turistiche sono differenti a seconda della

    fonte dati utilizzata, in quanto sono presenti diverse classificazioni. Per esempio: il Ministero delle infrastrutture

    e dei Trasporti per la redazione del suo rapporto annuale “Il diporto nautico in Italia” utilizza le definizioni

    presenti nell’art. 4 della legge n. 84, del 28 gennaio 1994, intitolata “Riordino della legislazione in materia

    portuale” e l’art. 2 del D.P.R. 2 dicembre 1997, n° 509, “Regolamento recante disciplina del procedimento di

    concessione di beni del demanio marittimo per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto, a

    norma dell'articolo 20, comma 8, della L. 15 marzo 1997, n. 59; Pagine Azzurre, il più popolare portolano

    nazionale propone un’ulteriore classificazione: www.pagineazzurre.it .

    6 L’Osservatorio Nautico Nazionale nasce nel 2008 da un accordo fra cinque partner fondatori: Provincia di

    Genova, UCINA (Confindustria Nautica), Accademia Italiana della Marina Mercantile, Università degli Studi di

    Genova (DIEM – Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi e CERIST – Centro di Ricerca per

    l’Innovazione e lo Sviluppo del Turismo(www.osservatorionautico.org)..

    501

    515

    525

    534

    540

    546

    480

    490

    500

    510

    520

    530

    540

    550

    2007 2008 2009 2010 2011 2012

    Evoluzione del numero di infrastrutture portuali per la nautica da diporto in Italia - Periodo dal 2007 al 2012

    Variazione 2012/2007

    + 9%

    http://www.pagineazzurre.it/

  • 23

    Grafico 5 – La ricettività nautica nazionale: Evoluzione del numero di posti barca in Italia.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati OSSERVATORIO NAUTICO NAZIONALE, Rapporto sul Turismo Nautico n°4 – Anno

    2013 (www.osservatorionautico.org).

    La consistenza del parco nautico immatricolato nei registrati navali italiani al 31.12.2012 e

    divulgati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti7 è pari a circa 104 mila unità.

    L’imbarcazione, costituisce il punto focale di una numerosa serie di attività che le ruotano

    attorno durante tutto il suo ciclo di vita (Fortezza, 2008) ed è uno dei principali elementi che

    caratterizza il turismo nautico. L’analisi del parco nautico è rilevante per la determinazione

    della domanda in quanto rappresenta il numero di imbarcazioni potenzialmente interessate ad

    occupare un posto barca. Conoscere la consistenza, le caratteristiche (lunghezza, tipo di

    propulsione, bandiera, etc.) e la composizione del naviglio, sia a livello nazionale, sia a livello

    internazionale è pertanto di fondamentale importanza. Le imbarcazioni da diporto, sono beni

    mobili, sono strutture ricettive galleggianti che possono essere trasferite con semplicità (se la

    stazza dell’imbarcazione e le condizioni meteo non lo impediscono) da una destinazione

    all’altra, da un porto all’altro. Qualsiasi imbarcazione anche se immatricolata altrove potrebbe

    scegliere di navigare nelle acque nazionali ed ormeggiare in un porto italiano. A livello

    internazionale, la stima più autorevole per il parco nautico è fornita annualmente

    dall’ICOMIA (International Council of Marine Industry Association) che per il 2011 ha

    rilevato la presenza di circa 23 milioni di imbarcazioni da diporto. I metodi di raccolta dei

    dati, la relativa affidabilità ed i requisiti di immatricolazione per le imbarcazioni da diporto

    7 Il Diporto nautico in Italia, Anno 2012, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

    136.673

    141.374

    143.886

    150.127

    154.247

    156.606

    125.000

    130.000

    135.000

    140.000

    145.000

    150.000

    155.000

    160.000

    2007 2008 2009 2010 2011 2012

    Evoluzione del numero dei posti barca in Italia - Periodo dal 2007 al 2012

    Variazione 2012/2007

    + 14,6%

  • 24

    nel mondo variano da paese a paese8 ed è pertanto opportuno utilizzare i dati con cautela, tra

    essi non è sempre possibile fare un confronto spaziale e temporale. In Italia le imbarcazioni da

    diporto sono classificate secondo tre classi di lunghezza9, i natanti (unità di lunghezza

    inferiore a 10 metri), le imbarcazioni (unità di lunghezza superiore ai 10 metri e fino a 24

    metri) e le navi (unità superiori a 24 metri), la loro registrazione è a cura degli Uffici

    Marittimi Periferici (Capitanerie di Porto e Circondariali Marittimi) e della Motorizzazione

    Civile. Il numero delle unità da diporto oggettivamente rilevabile è composta dalle unità da

    diporto sottoposte all’obbligo dell’immatricolazione, mentre per le imbarcazioni inferiori ai

    dieci metri, esonerate dall’iscrizione a partire dal 2005, non è possibile avere una stima

    altrettanto puntuale. Le imbarcazioni non immatricolate danno sostanza a quella che viene

    definita con diversi termini “nautica minore”, “nautica sociale” o “dei grandi numeri” che

    rappresenta la quasi totalità dell’escursionismo nautico e che riveste una sua rilevanza a

    livello locale, ma che rimane in tal modo totalmente privo di rilevazione e valutazione,

    soprattutto in termini di indotto economico. Per il parco nautico non immatricolato, sono state

    proposte diverse stime (ONN, 2013, p.33; Nastasi, 2008; UCINA, 2012, p.118) e secondo

    l’UCINA per il 2011 il parco italiano complessivo è pari a circa 608 mila unità composto per

    il 17,2% da imbarcazioni immatricolate e per l’82,8% da quelle non immatricolate (503 mila

    unità non immatricolate, pari ad una quota aggiuntiva del 488% circa al parco nautico

    immatricolato). Tra le regioni italiane si riscontra che in Liguria, le unità da diporto nautico

    iscritte nei registri degli Uffici Marittimi Periferici e della Motorizzazione Civile (U.M.C.) nel

    2012, sono 20.109, pari al 19,2% (1/5 del totale nazionale), in ordine per quota di mercato è

    seguita dalla Campania (15.462 unità, pari al 14,8%), dalla Toscana (11.775 unità, pari al

    11,2%), e dal Lazio (10.999 unità, pari al 10,5%). In ciascuna delle due isole maggiori sono

    immatricolate il 5% circa del parco nautico nazionale (Sardegna, 4.950 unità; Sicilia; 5.030

    unità). Nel grafico 6, si evidenzia l’evoluzione delle imbarcazioni soggette all’obbligo di

    immatricolazione (unità da diporto > a 10 metri) nei registri marittimi italiani nel periodo dal

    2000 al 2012, in cui si registrano 24.106 nuove unità immatricolate, corrispondente ad un

    tasso di crescita del 102%.

    8 Le uniche imbarcazioni identificate univocamente a livello internazionale, sono quelle soggette alla

    numerazione IMO (International Maritime Organization, www.imo.org), che attraverso una sequenza di sette

    numeri assegnata ad ogni nave al momento della costruzione l’accompagna per tutto il suo ciclo di vita.

    9 Art.5, Decreto Legislativo 18 luglio 2005, n.171 Codice della nautica da diporto ed attuazione della direttiva

    2003/44/CE, a norma dell'articolo 6 della legge 8 luglio 2003, n. 172. (GU n. 202 del 31-8-2005- Suppl.

    Ordinario n.148).

    http://www.imo.org/

  • 25

    Grafico 6 – Il parco nautico italiano delle imbarcazioni > a 10 metri.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti, Il diporto nautico in Italia, Anno 2012.

    Da un punto di vista puramente economico nell’ultimo rapporto disponibile, Quarto rapporto

    sull'economia del mare, il CENSIS (2011) stima che il moltiplicatore del reddito totale delle

    attività marittime industriali e terziarie è pari a 2,49 e questo valore per la sua sub-categoria

    del diportismo nautico (al netto della spesa dei diportisti/turisti) sale a 4,03; ciò significa che

    100 euro di domanda di beni o servizi di diportismo nautico, attivano 403 euro di spesa in

    tutto il sistema economico; il moltiplicatore dell’occupazione del diportismo nautico incluse

    le spesa dei diportisti sale addirittura a 6,41 (ogni 100 occupati nel diportismo nautico

    generano altri 641 occupati negli altri settori). Se all’indotto del diportismo nautico si somma

    quello del turismo nautico è evidente che a conferma delle stime dell’Osservatorio Nautico

    Nazionale (2010, 2013), il turismo nautico presenta una capacità di generare ricchezza per il

    territorio decisamente superiore se paragonato ad altre forme di turismo.

    0

    10000

    20000

    30000

    40000

    50000

    60000

    2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

    imb

    arca

    zio

    ni d

    a d

    ipo

    rto

    > 1

    0 m

    Parco nautico italiano: evoluzione del numero delle imbarcazioni da

    diporto > a 10 metri - Anni dal 2000 al 2012

    Tasso di variazione 2012/2000 +102%

  • 26

    1.1.3 IL PRIMATO DELLA CANTIERISTICA ITALIANA

    Il mercato della nautica di lusso costituisce per caratteristiche del target e tendenze del

    mercato il segmento di business più appetibile ed interessante della nautica da diporto e per il

    turismo nautico. Le industrie nautiche italiane, nonostante la crisi economica e la contrazione

    globale della domanda, continuano a vantare un ruolo prestigioso e di leadership nella

    classifica mondiale per la produzione di imbarcazioni superyacht (imbarcazioni da diporto

    con scafo di lunghezza superiore a 24 metri). Questo segmento produttivo rappresenta la

    5°forza dell’export nazionale, uno degli esempi dell’eccellenza made in Italy nel mondo.

    La rivista americana ShowBoat International, dal 1992 pubblica annualmente il Global Order

    Book che contiene i dati relativi alle imbarcazioni superiori oppure uguali ai 24 metri (100

    piedi) in costruzione nei cantieri di tutto il mondo. Nelle diverse edizioni dei Global Order

    Book, dal 2000 al 2009 gli ordini di imbarcazioni superyacht a livello mondiale sono

    triplicati, registrando un tasso di crescita pari al 221%. In Italia nello stesso periodo il tasso di

    crescita è stato decisamente superiore, pari al 423%, ogni anno ha conquistato una quota di

    mercato sempre più alta, fino a raggiungere il suo apice nel 2009 con 523ordinativi una quota

    di mercato mondiale pari al 51%. Dal 2009 nonostante vi sia stata una contrazione negli

    ordinativi globali, l’Italia continua ad occupare la prima posizione per il numero di progetti in

    costruzione (gli ordini possono essere classificati in progetti semi-custom oppure interamente

    custom10

    ).

    Nel 2013 nella graduatoria mondiale per la produzione di imbarcazioni superyacht, l’Italia

    continua ad occupare la prima posizione per numero di progetti (ordini) pari a 272 unità e

    34.581 piedi totali (10.540 metri) e con una netta distanza è seguita nella seconda posizione

    dagli Stati Uniti (66 progetti pari al 10%) e dai Paesi Bassi (66 progetti pari al 10%), nella

    quarta Regno Unito (61 progetti, 8,8%).

    Come si può notare nella tabella 2, tendenzialmente crescono gli ordini per le imbarcazioni di

    dimensioni superiori ai 120 piedi (Mega Yacht) e si riducono quelle tra gli 80 e 89 piedi. Nel

    periodo tra il 2006 e il 2013, le imbarcazioni > 250 piedi hanno evidenziato una crescita del

    225%, mentre quelle tra gli 80 e 89 piedi una riduzione del 45%.

    10

    Semi-custom significa che una parte dell’imbarcazione è costruita in serie (generalmente lo scafo), e una parte

    è personalizzata dalle preferenze dell’armatore (colore, interni, materiali per gli arredamenti, etc., simile alla

    scelta degli optional negli acquisti delle automobili); Nell’ordinativo custom l’imbarcazione viene progettata e

    realizzata totalmente su misura, dal design esterno fino ai componenti degli arredamenti interni.

  • 27

    Grafico 7 – Evoluzione degli ordinativi imbarcazioni superyacht in Italia e nel mondo.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati UCINA e Global Order Book, ShowBoat International.

    Grafico 8 - Evoluzione degli ordinativi imbarcazioni superyacht in Italia e nel mondo.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati UCINA e Global Order Book, ShowBoat International.

    54 59 70 100

    140 170 178 189

    249 260

    347 427

    523

    383 309 317

    272 241 276

    203

    317

    428 505 481 507

    651 688

    777

    916

    1.019

    762 749 728 692

    0

    200

    400

    600

    800

    1.000

    1.200

    ord

    inat

    ivi

    Evoluzione degli ordinativi superyacht in Italia e nel mondo. Periodo dal 1997 al 2013 (valori assoluti)

    Italia Totale mondiale

    22% 21% 34% 32% 33% 34% 37% 37%

    38% 38% 45% 47%

    51% 50% 41% 44% 39%

    0%

    10%

    20%

    30%

    40%

    50%

    60%

    70%

    80%

    90%

    100%

    1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

    Evoluzione della quota di mercato delle aziende italiane negli ordinativi delle imbarcazioni superyacht. Periodo dal 1997 al 2013

    (valori percentuali)

    Italia Totale mondiale

  • 28

    Tabella 2 - Il numero di ordinativi mondiali delle imbarcazioni superyacht per classi di lunghezza.

    Numero di ordinativi mondiali delle imbarcazioni superyacht per classi di lunghezza

    Periodo dal 2006 al 2013

    Lunghezza 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2013/2006

    (valori in piedi) tasso di variazione

    80-89 216 207 253 286 187 158 178 119 -45%

    90-99 86 109 114 117 89 78 70 94 9%

    100-119 146 155 179 190 144 151 151 142 -3%

    120-149 110 152 175 193 150 155 150 151 37%

    150-199 90 108 125 145 112 132 109 100 11%

    200-249 28 28 47 40 41 45 43 47 68%

    >250 12 18 23 21 30 30 27 39 225%

    Totale 688 777 916 992 753 749 728 692 1%

    Fonte: nostre elaborazioni su dati Global Order Book, ShowBoat International.

    I principali clienti dei Mega Yacht sono costituiti dagli individui con potere di spesa molto

    elevata e per buona parte provenienti da paesi emergenti come Cina, India, Russia e Brasile

    (BRIC), generalmente definiti “HNWI”(Ultra High Net Worth Individuals, persone con liquid

    financial asset di almeno 1 milione di USD) e si stima che questa categoria di soggetti sia

    destinata a crescere.

  • 29

    1.2 LA RILEVANZA DEL TURISMO NAUTICO IN SARDEGNA

    1.2.1 IL TURISMO E LA NAUTICA IN SARDEGNA

    In Sardegna il turismo è stato individuato come elemento strategico per lo sviluppo

    economico regionale solo nell’ultimo decennio. A partire dagli anni ’60 ad oggi, il principale

    tipo di turismo in Sardegna è sempre stato quello balneare e si è caratterizzato da una

    accentuata stagionalità dei flussi turistici durante i mesi estivi, concentrati prevalentemente in

    luglio ed agosto. Secondo le stime Istat del 2011 (indagine “capacità degli esercizi ricettivi”,

    Istat, 2011a), nell’isola sono presenti 4.035 strutture ricettive (pari alla quota del 2,4%,

    sull’offerta ricettiva nazionale) e 206.676 posti letto (4% circa sul totale nazionale). Per lo

    stesso anno, nelle strutture ricettive sono stati registrati 2.242.707 arrivi e 11.448.683

    presenze (indagine “movimento dei clienti negli esercizi ricettivi”, Istat, 2011b),

    corrispondenti rispettivamente alla quota nazionale del 2% e del 2,7%. Le province con il

    maggior numero di turisti in termini di arrivi e presenze, sono state la provincia di Olbia

    Tempio (quota del mercato regionale pari a 34,1% per gli arrivi ed a 40,7% per le presenze),

    seguita da Cagliari (24,8% per gli arrivi ed a 22,2% per le presenze) e Sassari (17,7% per gli

    arrivi ed a 13,9% per le presenze). La maggior parte delle strutture ricettive in Sardegna si

    trova lungo la costa e si caratterizza rispetto alla media nazionale per un elevato stellaggio,

    infatti il 60% circa dei posti letto è localizzato in alberghi di 4/5 stelle e Lusso.

    Il sistema statistico nazionale, pur essendo in linea con le direttive europee per le statistiche

    del turismo11

    , non consente di cogliere alcune informazioni essenziali per alcuni segmenti

    come quello del turismo nautico, per esempio i porti turistici ed i posti barca, dove il turista

    nautico lascia le sue principali tracce, nella maggior parte degli ordinamenti regionali non

    sono inclusi tra le categorie di ricettività turistiche e pertanto non sono oggetto di rilevazione

    nelle indagini annuali ed obbligatorie dell’Istat “capacità delle strutture ricettive ” e

    “movimento dei clienti nelle strutture ricettive”. Nelle rilevazioni ufficiali italiane dal punto di

    vista della domanda il fenomeno del turismo nautico non emerge chiaramente, in “viaggi e

    vacanze degli italiani” dell’Istat compare un accenno, mentre nell’indagine “il turismo

    internazionale” della Banca d’Italia, il campionamento utilizzato nella metodologia, non

    consente di cogliere il fenomeno. Alcuni dati sulle infrastrutture portuali e sulla nautica da

    11

    Regolamento UE n. 692/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 6 luglio 2011, che ha abrogato la

    precedente Direttiva comunitaria 1995/57/CE.

  • 30

    diporto in Italia, come già evidenziato nei paragrafi precedenti, sono rilevati annualmente dal

    Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, mentre i movimenti dei flussi del turismo

    nautico non sono inclusi tra le statistiche ufficiali. Il gap di conoscenze sul turismo nautico a

    livello nazionale è compensato parzialmente dalle pubblicazioni periodiche del CENSIS con

    il “Rapporto sull’economia del mare”, dell’UCINA (Unione Nazionale Cantieri Industrie

    Nautiche ed Affini) con “la Nautica in Cifre” e dell’ONN (Osservatorio Nautico Nazionale)

    con il “Rapporto sul turismo nautico”; a livello regionale l’unico studio ad hoc pubblicato è

    relativo alla valutazione delle tasse sulle imbarcazioni da diporto del 2007 (Mura & Lobascio,

    2007).

    La necessità di segmentare il mercato per prodotti turistici e di individuare la nautica tra quelli

    strategici per lo sviluppo del turismo in Sardegna è stata evidenziata nel “piano di marketing

    turistico regionale del 2008-2009” e più recentemente nelle “linee guida strategiche del

    turismo 2013-2015”. Inoltre la Giunta regionale con la Deliberazione n. 21/2 del 5.6.2013

    (“norme per lo sviluppo del settore nautico e delle strutture ricettive turistiche e modifiche

    alla legge regionale 14 maggio 1984 n.22”), ha modificato l’art. 5 della legge regionale 14

    maggio 1984 n. 22 (norme per la classificazione delle aziende ricettive) introducendo i

    marina resort tra le aziende ricettive all’aria aperta. In questo modo la nuova tipologia

    ricettiva marina resort, struttura organizzata per la sosta ed il pernottamento dei turisti

    all’interno delle proprie unità da diporto ormeggiate nello spazio acqueo di porti e porticcioli,

    potrà beneficerà di tutte le iniziative regionali a sostegno del turismo ed essere compresa tra le

    statistiche ufficiali del turismo.

    La Sardegna è sia la regione italiana, sia l’isola del Mediterraneo con il maggior numero di

    km di costa. Nella sua fascia costiera di circa 2.000 km, si distribuisco, circa 20.000 posti

    barca, il 60%, di essi sono localizzati nel Nord Sardegna, il 27% nel Sud Sardegna, ed il 13%

    nelle coste centrali. Tra tutte le otto provincie, Olbia Tempio è quella che detiene il maggior

    numero di posti barca, con una quota del 44% circa sul totale regionale. Secondo le

    informazioni aggiornate annualmente nel database del Ministero dei Trasporti e delle

    Infrastrutture, negli ultimi anni in Sardegna sono state rilasciate mediamente 1.100 nuove

    patenti nautiche all’anno. L’UCINA (Unione Nazionale Cantieri Industrie Nautiche ed Affini),

    considerando i tempi di rinnovo, ha stimato che il numero di patenti nautiche circolanti in

    Italia tra il 2001 e il 2010, erano 624.917, in Sardegna 30.524 (il 5% circa sul totale

    nazionale). Per quanto riguarda il parco nautico, le imbarcazioni registrate nei registri navali

    in Sardegna al 31.12.2012 sono 4.950, pari al 4,7% circa sul totale nazionale. Nel 2010, è

  • 31

    stato stimato che le principali attività economiche connesse alla nautica da diporto in

    Sardegna, come la cantieristica, il rimessaggio, riparazioni e manutenzioni, erano 1.546

    (Palmas, 2013). Un altro dato significativo per la Sardegna è rappresentato dal mercato

    charter superyacht (noleggio di imbarcazioni di lunghezza superiore ai 24 metri), sia per le

    caratteristiche del target, sia per le tendenze di mercato (Camper & Nicholsons, 2013; Global

    Order Book, 2013; ICOMIA, 2013). Secondo le stime di Camper & Nicholsons (2013), il

    70% del mercato charter mondiale superyacht continua a concentrarsi nel Mediterraneo dove

    il fenomeno ha avuto origine. Le caratteristiche morfologiche e climatiche e la spiccata

    vocazione turistico balneare della Sardegna, suggeriscono un'attenta riflessione sulle

    caratteristiche e potenzialità del turismo e del diportismo nautico, esso infatti potrebbe

    contribuire a diversificare il turismo balneare e costituire un segmento turistico alternativo nei

    periodi di bassa stagione ampliando e sviluppando ulteriori reti di attività connesse al turismo

    e alla nautica da diporto. Nella tabella seguente sono stati riportati alcuni indicatori per offrire

    una breve panoramica sul posizionamento della Sardegna rispetto al contesto nazionale.

    Considerata la conformazione delle coste della Sardegna, la loro estensione, le caratteristiche

    e le tipologie molteplici di domanda ed offerta turistica che, in alcune aree territoriali ha già

    assunto una specifica ed elevata vocazione di sviluppo nautico, esso può rappresentare un

    segmento strategico di notevole e diffusa potenzialità su cui investire per lo sviluppo socio-

    economico dell’Isola.

    Nella Tabella 3 e 4, si evidenzia il posizionamento della Sardegna rispetto alle regioni italiane

    relativamente ad alcuni indicatori territoriali. In particolare nella tabella 3, si evidenzia come

    in Sardegna la quota nazionale sul numero totale dei posti barca, pari al 12,5%, sia

    decisamente superiore all’offerta ricettiva tradizionale del numero dei posti letto, pari al 4,4%

    sul totale nazionale.

    Nei paragrafi che seguono si evidenziano con maggior dettaglio alcune caratteristiche

    strutturali per la Sardegna rispetto al totale nazionale.

  • 32

    Tabella 3 - Indicatori territoriali: il turismo e la nautica in Italia (prima parte).

    Regione

    Popolaz. Superficie Km Parco

    Patenti

    circolanti Posti Posti

    residente km² di costa nautico 2001/2010 barca letto

    (c) (c) (d) (a) (b) (a) (c)

    Valori

    ass.

    Quota

    perc. Valori ass.

    Quota

    perc.

    Abruzzo 1.312.507 10.831,84 126 938 6.431 2.883 1,9% 111.552 2,4%

    Basilicata 576.194 10.073,32 62 (n.p.) 746 (n.p.) (n.p.) 39.040 0,8%

    Calabria 1.958.238 15.221,90 716 1.135 21.917 5.963 3,9% 195.141 4,1%

    Campania 5.769.750 13.670,95 470 15.710 78.637 13.933 9,2% 212.044 4,5%

    Emilia R. 4.377.487 22.452,78 131 5.563 41.731 4.631 3,1% 442.087 9,3%

    Friuli V.G. 1.221.860 7.862,30 112 4.708 22.975 17.480 11,5% 140.701 3,0%

    Lazio 5.557.276 17.232,29 362 11.076 66.729 9.291 6,1% 298.400 6,3%

    Liguria 1.565.127 5.416,21 349 20.888 93.027 23.196 15,3% 154.326 3,3%

    Lombardia 9.794.525 23.863,65 - 5.590 51.019 - - 345.279 7,3%

    Marche 1.545.155 9.401,38 173 3.423 13.608 4.516 3,0% 194.405 4,1%

    Molise 313.341 4.460,65 35 60 537 583 0,4% 11.435 0,2%

    Piemonte 4.374.052 25.387,07 - 3.715 8.270 - - 185.754 3,9%

    Puglia 4.050.803 19.540,90 865 3.317 37.627 12.254 8,1% 249.784 5,3%

    Sardegna 1.640.379 24.100,02 1.731 4.499 30.524 18.975 12,5% 206.676 4,4%

    Sicilia 4.999.932 25.832,39 1.484 5.062 48.452 13.841 9,1% 195.839 4,1%

    Toscana 3.692.828 22.987,04 601 12.044 49.016 17.922 11,8% 523.583 11,0%

    Trentino A.A. 1.039.934 13.605,50 - 65 1.942 - - 385.918 8,1%

    Umbria 886.239 8.464,33 - 236 1.222 - - 88.477 1,9%

    V. d'Aosta 127.844 3.260,90 - - - - - 53.296 1,1%

    Veneto 4.881.756 18.407,42 159 6.956 50.507 6.164 4,1% 708.001 14,9%

    ITALIA 59.685.227 302.072,84 7.375 104.985 624.917 151.632 100% 4.741.738 100%

    Il posizionamento

    della Sardegna 11° 3° 1° 10° 10° 2° 9°

    Fonte: nostre elaborazioni su fonti diverse: (a) Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Anno 2011;

    (b) Ucina - La nautica in Cifre - Anno 2011; (c) Istat - Censimento 2011 e Capacità degli esercizi ricettivi 2011; (d)

    Ministero della salute - Qualità delle acque di balneazione - Anno 2010.

  • 33

    Tabella 4 - Indicatori territoriali: il turismo e la nautica in Italia (seconda parte).

    Regione

    Posti letto

    per 1.000

    abitanti

    Posto barca

    per 1.000

    abitanti

    Patenti

    circolanti

    per 1.000

    abitanti

    Unità da

    diporto per

    1.000

    abitanti

    Posto barca

    per unità da

    diporto

    Unità da

    diporto per

    100 km di

    costa

    Posto barca

    per km di

    costa

    Abruzzo 85,0 2,2 4,9 0,7 3,1 746 23

    Basilicata 67,8 (n.p.) 1,3 (n.p.) (n.p.) (n.p.)

    Calabria 99,7 3,0 11,2 0,6 5,3 159 8

    Campania 36,8 2,4 13,6 2,7 0,9 3.345 30

    Emilia R. 101,0 1,1 9,5 1,3 0,8 4.247 35

    Friuli V.G. 115,2 14,3 18,8 3,9 3,7 4.215 156

    Lazio 53,7 1,7 12,0 2,0 0,8 3.064 26

    Liguria 98,6 14,8 59,4 13,3 1,1 5.980 66

    Lombardia 35,3 - 5,2 0,6 - -

    Marche 125,8 2,9 8,8 2,2 1,3 1.979 26

    Molise 36,5 1,9 1,7 0,2 9,7 169 16

    Piemonte 42,5 - 1,9 0,8

    Puglia 61,7 3,0 9,3 0,8 3,7 383 14

    Sardegna 126,0 11,6 18,6 2,7 4,2 260 11

    Sicilia 39,2 2,8 9,7 1,0 2,7 341 9

    Toscana 141,8 4,9 13,3 3,3 1,5 2.004 30

    Trentino A.A. 371,1 - 1,9 0,1 - - -

    Umbria 99,8 - 1,4 0,3 - - -

    V. d'Aosta 416,9 - - - - - -

    Veneto 145,0 1,3 10,3 1,4 0,9 4.378 39

    ITALIA 79,4 2,5 10,5 1,8 1,4 1.423 21

    Il posizionamento

    della Sardegna 5° 3° 3° 3° 6° 12° 12°

    Fonte: nostre elaborazioni su fonti diverse : (le stesse indicate sotto la Tabella 3).

  • 34

    1.2.2 L’ANALISI DELL’ OFFERTA

    Il numero dei porti turistici e dei posti barca forniscono una indicazione di quella che è la

    “ricettività” nautica in una destinazione, ovvero nel caso della Sardegna della capacità delle

    coste di diventare luogo di accoglienza per l’ormeggio delle unità da diporto ed il turismo

    nautico. I posti barca possono essere definiti come stanziali o di transito: sono stanziali

    quando in essi l’ormeggio dell’imbarcazione è superiore ad un mese mentre sono di transito

    se il tempo dell’ormeggio dell’imbarcazione è inferiore ad un mese. Ogni porto turistico si

    caratterizza per la quota percentuale dei posti barca stanziali o di transito. Per legge, in Italia,

    ogni porto turistico per ragioni di sicurezza deve garantire di riservare almeno il 10% dei posti

    barca per il transito. In Sardegna, a parte alcuni porti turistici localizzati in prossimità dei

    capoluoghi di provincia, i porti sono prevalentemente di transito. La loro distribuzione

    nell’isola non è omogenea e nonostante da un punto di vista quantitativo la dotazione

    infrastrutturale sia adeguata, si evidenzia una carenza di porti turistici nelle sue coste centrali

    ai fini della circumnavigazione dell’Isola in sicurezza. Come già evidenziato nella parte

    relativa al mercato nautico italiano, le infrastrutture portuali ed i posti barca, a seconda della

    fonte informativa utilizzata possono essere classificati in diverso modo e presentare stime

    differenti. Nella tabella 5 si riportano alcune rielaborazioni su dati dell’Osservatorio Nautico

    Nazionale (2013) che per questi aspetti, pur discostandosi nei valori in alcuni anni con i dati

    del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono maggiormente attendibili. Prima della

    loro lettura, per una corretta interpretazione, si riporta sinteticamente la classificazione

    utilizzata dall’ Osservatorio Nautico Nazionale (2013, p.46) per le infrastrutture portuali:

    Porto turistico (marina): infrastruttura costruita appositamente per il diporto che risulta

    essere ben protetta in tutte le condizioni climatiche. Dotato di innumerevoli servizi, viene

    costruito secondo un progetto originale che comprende, anche, la realizzazione di negozi e

    infrastrutture residenziali e turistiche.

    Porto: infrastruttura pubblica, non utilizzata esclusivamente per la nautica da diporto, in

    quanto capace di ospitare differenti tipologie di imbarcazioni. Si tratta di una struttura protetta

    da una o più dighe esterne, al cui interno si trova un elevato numero di servizi per le

    imbarcazioni, non paragonabile a quelli forniti dai Marina.

    Porto Canale: infrastruttura caratterizzata dalla peculiare posizione posta lungo le foci dei

    fiumi, nelle lagune, in canali artificiali, ecc. purché in diretta comunicazione con il mare. È

    una struttura estremamente protetta dal moto ondoso e dal punto di vista dei servizi può essere

  • 35

    assimilabile a seconda della maggiore o minore offerta ai Marina oppure ai Porti.

    Darsena: categoria di infrastrutture paragonabile ai Marina se non fosse per la minor offerta

    di servizi. Al suo interno vi sono zone adibite al rimessaggio a mare e alla sosta-riparazione.

    Approdo (Banchina / Pontile): costituita da strutture temporanee, spesso non è un’

    infrastruttura particolarmente protetta dalle condizioni climatiche e viene prevalentemente

    utilizzata per l’approdo temporaneo e la discesa a terra.

    Spiaggia Attrezzata: può essere considerata tale, quella spiaggia non sottoposta ad

    un’intensa azione del moto ondoso durante tutto il corso dell’anno. Situata in zone

    prettamente turistiche, i servizi offerti da una spiaggia attrezzata sono limitati alla loro

    principale funzione di varare o di mettere a secco numerose imbarcazioni di dimensioni e

    pescaggio ridotto.

    Rada: insenatura della costa protetta dalla maggior parte dei venti, dove le imbarcazioni

    possono ancorare e da cui è possibile raggiungere agevolmente la costa per mezzo di piccole

    imbarcazioni a remi.

    Tabella 5 – Le infrastrutture portuali per il turismo nautico: Totale Italia e Sardegna. Anno 2012.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati OSSERVATORIO NAUTICO NAZIONALE, Rapporto sul Turismo Nautico n°4 – anno

    2013 (www.osservatorionautico.org).

    Porti

    Turistici

    Marina Porto

    Porto

    Industriale

    commerciale

    Porto

    Canale Darsena

    Totale Porti

    PolifunzionaliApprodo

    Spiaggia

    AttrezzataRada

    Totale Punti

    di ormeggio

    Totale Italia 546 77 231 16 38 67 352 106 3 8 117

    quota % 100 14% 64% 21%

    Sardegna 80 12 35 1 2 4 42 25 - 1 26

    quota % 100 15% 53% 33%

    Quota %/

    Totale Italia15% 16% 15% 6% 5% 6% 12% 24% - 13% 22%

    Le infrastrutture portuali per il turismo nautico: Totale Italia e Sardegna

    Anno 2012

    Porti polifunzionali Punti di ormeggio

    Nu

    me

    ro

    infr

    astr

    utt

    ure

    http://www.osservatorionautico.org/

  • 36

    La dotazione di porti turistici in una destinazione può essere interpretata come l’indicatore

    della vocazione al diportismo e al turismo nautico, e rappresenta la precondizione essenziale

    per lo sviluppo dell’industria della nautica e di tutte le attività collegate, tra queste il turismo

    nautico. In Sardegna, come illustrato più in dettaglio nella tabella 6 sono presenti 80

    infrastrutture portuali, pari alla quota del 15% sul totale nazionale, e sono composte dal 15%

    da marine turistiche, 53% porti funzionali e 33% punti di ormeggio.

    Un altro dato per la qualificazione e quantificazione dell’offerta di accoglienza ricettiva per il

    turismo nautico nella destinazione è rappresentato dal numero dei suoi posti barca. In

    Sardegna, come è già stato evidenziato, è presente il 13% circa di posti barca sul totale

    nazionale, per un totale di circa 20 mila unità, localizzate, come riepilogato nella tabella 6,

    prevalentemente in porti polifunzionali (58%) e per circa un quarto nelle marine turistiche,

    mentre la quota restante pari al 16%, nei punti di ormeggio.

    Tabella 6 – Il numero di posti barca nelle infrastrutture portuali per il turismo nautico: Totale Italia e

    Sardegna. Anno 2012.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati OSSERVATORIO NAUTICO NAZIONALE, Rapporto sul Turismo Nautico n°4 – anno

    2013 (www.osservatorionautico.org).

    Qualificare l’offerta di ricettività nautica nella destinazione, considerando semplicemente le

    infrastrutture portuali e la numerosità dei posti barca non è sufficiente, è necessario tenere

    conto di altri fattori, come la presenza di determinati servizi e l’accessibilità relativa alle

    dimensioni delle imbarcazioni che l’infrastruttura portuale è in grado di accogliere. In un

    porto turistico, sia di tipo stanziale che di transito, dovrebbero essere garantiti una serie di

    servizi come assistenza per l’attracco, l’acqua, l’elettricità (luce), rifornimento carburante,

    vigilanza, informazioni turistiche, servizi igienici, parcheggio, alaggio, ritiro rifiuti.

    L’accessibilità dell’infrastruttura portuale oltre ad essere condizionata dai fattori tradizionali,

    Porti

    Turistici

    Marina Porto

    Porto

    Industriale

    commerciale

    Porto

    Canale Darsena

    Totale Porti

    PolifunzionaliApprodo

    Spiaggia

    AttrezzataRada

    Totale Punti

    di ormeggio

    Totale Italia 546 156.606 41.776 64.337 4.390 16.431 11.896 97.054 15.463 699 1.614 17.776

    quota % - 27% 62% 11%

    Sardegna 80 19.917 5.250 10.011 2 730 730 11.473 3.160 - 34 3.194

    quota % - 26% 58% 16%

    Quota %/

    Totale Italia15% 13% 13% 16% 0% 4% 6% 12% 20% - 2% 18%

    I posi barca nelle infrastrutture portuali per il turismo nautico: Totale Italia e Sardegna

    Anno 2012

    Porti polifunzionali Punti di ormeggio

    Nu

    me

    ro

    infr

    ast

    rutt

    ure

    Po

    sti b

    arc

    a

  • 37

    come strade, aeroporti, etc., è infatti condizionata dalla dimensione dei suoi posti barca e dal

    pescaggio massimo12

    presente nel suo specchio acqueo. Nella tabella sotto si evidenzia la

    capacità delle infrastrutture portuali per l’accoglienza di imbarcazioni superyacht in Italia e in

    Sardegna. Dall’osservazione dei dati riportati nella tabella 7 emerge come la Sardegna rispetto

    al totale Italia, a livello infrastrutturale sia presente una vocazione lievemente superiore per

    l’accoglienza delle imbarcazioni superyacht. Nei marina la differenza nella quota percentuale

    per la capacità di accoglienza di imbarcazioni > a 24 metri, tra la Sardegna (83%) e il totale

    Italia (75%) è pari a 8 punti percentuali.

    Tabella 7 – La capacità di accoglienza nelle infrastrutture portuali per le imbarcazioni superyacht:

    Totale Italia e Sardegna. Anno 2012.

    Fonte: nostre elaborazioni su dati OSSERVATORIO NAUTICO NAZIONALE, Rapporto sul Turismo Nautico n°4 – anno

    2013 (www.osservatorionautico.org).

    A caratterizzare l’offerta ricettiva nautica della Sardegna, si aggiungono cinque aeree marine13

    protette, un parco marino nazionale14

    ed un parco marino internazionale15

    .

    12

    In relazione alla dimensione dell’imbarcazione e della tipologia di propulsione il pescaggio necessario per il

    suo ormeggio è differente, per esempio le imbarcazioni a vela di 15 metri hanno un pescaggio superiore rispetto

    a una barca a motore delle stesse dimensioni. 13

    Capo Carbonara – Villasimius; Capo Caccia – Isola Piana; Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre;

    Tavolara – Punta Coda Cavallo; Isola dell’Asinara. 14

    Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena, istituito con DPR del 17 maggio 1996. 15

    Parco internazionale marino Bocche di Bonifacio.

    Porti

    Turistici

    Marina Porto

    Porto

    Industriale

    commerciale

    Porto

    Canale Darsena

    Totale Porti

    PolifunzionaliApprodo Rada

    Totale Punti

    di ormeggio

    Totali 546 77 231 16 38 67 352 106 8 117capacità

    accogl ienza >

    24m233 58 102 4 9 14 129 43 3 46

    quota %

    capacità

    accogl ienza >

    24m

    43% 75% 44% 25% 24% 21% 37% 41% 38% 39%

    Totali 80 12 35 1 2 4 42 25 1 26capacità

    accoglienza >

    24m44 10 18 - 2 3 23 10 1 11

    quota %

    capacità

    accoglienza >

    24m

    55% 83% 51% - 100% 75% 55% 40% 100% 42%

    Quota %

    capacità

    accoglienza

    > 24m/

    Totale Italia

    19% 17% 18% - 22% 21% 18% 23% 33% 24%

    Tota

    le It

    alia

    Sard

    egn

    a

    La capacità di accoglienza nelle infrastrutture portuali per le imbarcazioni > 24 metri: Totale Italia e Sardegna

    Anno 2012

    Porti polifunzionali Punti di ormeggio

    Nu

    mer

    o

    infr

    astr

    utt

    ure

  • 38

    1.2.3 L’ ANALISI DELLA DOMANDA

    I transiti delle imbarcazioni nei porti turistici rappresentano la proxy più utilizzata per la stima

    della domanda di turismo nautico, tuttavia questi dati non sono sempre disponibili e non sono

    raccolti sistematicamente da nessun ente territoriale. Il turismo nautico infatti, rientra tra le

    forme di turismo non osservato (Parroco, 2005).

    Le principali variabili che influiscono sulla domanda del turismo nautico sono: la domanda di

    posti barca; la tipologia del posto barca, la numerosità del parco nautico; le caratteristiche

    dell’imbarcazione (dimensioni, tipo di propulsione, bandiera, proprietario dell’imbarcazione),

    il numero di patenti nautiche, le scuole di vela.

    La domanda di posti barca può essere segmentata in diversi modi16

    , una delle distinzioni più

    utilizzate per individuare il turismo nautico è quella tra la domanda stanziale e la domanda di

    posti barca in transito.

    La domanda stanziale è connessa alla necessità di ormeggiare l’imbarcazione per più di un

    mese nello stessa infrastruttura portuale e che a sua volta potrebbe essere articolata nel

    seguente modo:

    a) domanda stanziale residente: rappresentata dagli utenti residenti stabilmente entro un

    raggio breve dall’ approdo (per esempio inferiore ai 50 Km), i quali lasciano in servizio la

    propria imbarcazione per tutto l’anno o per buona parte di esso;

    b) domanda stanziale non residente interna: a questa categoria appartengono gli utenti

    residenti in località comprese tra 50 e 250 Km dall’approdo prescelto, i quali utilizzano la

    propria imbarcazione con continuità durante l’anno (in questo tipo di domanda influisce

    l’accessibilità stradale e nautica alle strutture portuali e il livello di servizi che esse offrono).

    c) domanda stanziale non residente esterna: questo segmento della domanda è formato da

    quegli utenti, italiani o esteri che distano dal porto per più di 250 Km dalla costa. Questi

    utenti pur lasciando la loro imbarcazione per tutto l’anno in porto, ne usufruiscono per periodi

    limitati, Natale, Pasqua, ferie estive e qualche fine settimana. Come per la domanda stanziale

    non residente interna, anche in questo tipo di domanda influisce l’accessibilità stradale e

    nautica alle strutture portuali, il livello di servizi che esse offrono e l’accessibilità aerea.

    Questo utente, da un certo punto di vista può essere meno interessante, in quanto egli

    16

    Cfr. Franco L., Marconi R. (2003), Porti turistici. Guida alla progettazione e costruzione dei marina, Maggioli

    Editore, Repubblica di San Marino, pag. 37

  • 39

    considera il porto come un “parcheggio custodito” per la propria imbarcazione, di

    conseguenza contribuisce in maniera saltuaria all’economia locale per i consumi turistici. Da

    un altro punto di vista, a seconda delle dimensioni dell’imbarcazione, presenta una capacità di

    generare reddito ed occupazione per il territorio attraverso l’industria nautica (cantieristica,

    riparazioni e manutenzioni, servizi generali, equipaggio, etc.);

    d) domanda stagionale residente interna: sono gli stessi utenti della lettera a), i cittadini

    residenti tutto l’anno entro i 50 km dall’approdo, che varano l’imbarcazione nel periodo

    estivo, generalmente tra giugno e settembre, preferendo, nel corso dell’anno il rimessaggio a

    terra. Questa categoria è prevalentemente proprietaria di un imbarcazione di ridotte

    dimensioni facilmente carrellabili che non richiedono particolari interventi di manutenzione

    durante la stagione invernale;

    e) domanda stagionale residente esterna e non residente: questo tipo di domanda è

    caratterizzata dai villeggianti, italiani e stranieri, che trascorrono periodi di