Giuseppe Flavio - Delle Antichita Giudaiche Vol.5

522

Click here to load reader

description

Versione storica ripulita, formattata e con OCR delle Antichità Giudaiche vol 5

Transcript of Giuseppe Flavio - Delle Antichita Giudaiche Vol.5

  • DELLE

    'ANTICHIT GIUDAICHE . D I

    GIUSEPPE FJ~AVIO TRADOTTE DAL GRECO E m1USTBATE CON NOTB

    D A LL7 ABATE

    FRANCESCO ANGIOLINI

    PIACENTINO

    TOMO QUINTO

    MILANO DALLA TIPOGRAFIA DE' FRATELLI SONZOGl!O

    I 8 2 2

  • lA presente "tradttzione ~ protetta dall6 vigenti leggi, esaendoai adempito a quanto ""e prescrivono.

  • 5

    DELLE

    ANTICHIT GIUDAICHE

    LIDRO DICIANNOVESIMO

  • DELLE ANTICHITA.' GIUDAICHE

    e per nobilt d' antenati pregevoli: e mille invent stratagemmi in danno ancor di coloro , che diconsi cavalieri; i quali e per altezza di grado e pm quan~ tit di ricchezza erano presso Roma in egual ere dito , che i senatori: giacch dal lor corpo traevasi chi dovea riempire i posti in Senato. Questi erano da lui avviliti e spogliati del loro grado , parecchi anche uccisi e rubati; perch le piit volte avveniva 1 che pe1 rapirsi le loro sostanze privavali ancor della vita. Attribu"ivasi l'esser divino , e da' suoi sudditi p1etendeva gli si facessero onori non dicevoli ad uomo , e qualora andava nel tempio di Giove , che chiamano Carcpidoglio , ed il tempio appo loro il pi rispettabil del mondo, ardiva di appellar Giove ftatello. Pi altre cose ei faceva da vero paz-zo , come allor quando credendo egli cosa indegna di s il passar da Pozzuoli citt situata in Campania a 'Miseno alba citt marittima di Campania sopra una galea, e oltre a ci persuadendosi di poter sot-tmettere alla sua sign01ia il mare , ed esigere da lui altrettanto che daUa terra , tit da un prornon torio all' altro un. ponte lungo ben trenta stadj , e rinchiuso entro questo ricinto tutto il seno del mare andava guidando il cocchio sopra quel ponte ; che a un nume par suo . ben couvenivansi tali strade. Similmente de~ templi greci non lasci n i uno intatto,

    ordin~ndo , . che quante avevaci dipinture o sculture od altri arredi. di statue e di voti , si traaferisse appo lui; percb diceva, le cose belle in altro luogo non istar meglio' che nel bellissimo; e questo esser

  • LIB. XIX. CAP. J,

    ' Roma. Adorn eziandio di fornimenti tolti di l la sua casa , e i giardini , e quant' altri alberghi egll aveva per tutto Italia. Di fatto egli fu ardito di co ,.lllandare , che in Roma si trasferisse la statua di Giove onorato d~' Greci in Olimpi , e per detto Olimpio , lavoro di Fidia ateniese ; il che non man~ dssi poi ad effetto , atteso il predire che gli archi .. tetti fecero a Memmio Regolo , a cui stava racco .. mandata l' impresa di quel trasporto , ch' andrebbe in pezzi la statua, se si movesse; e corre voce, che Memmio cos per questo , come per prodigi , che avvennero , maggiori d' ogni credenza si rimanesse dal levarlo di l; il che scrisse a. Gajo in iscusa di non aver eseguti i suoi ordini; ed essendo per que~ sto in gran rischio di perder la vita , campnnelo l'immatura morte , che giunse Gajo.

    11. Gajo poi venne a tanto di frenesia , che ~ata essendogli una figliuola 1ec1lasi in Campidoglio , e aulle ginocchia depostala della statua disse , ch'ella era. prole comune a lui ed a Giove ~ e che le asse gnava due padri , lasciando altrui il decidere ( ag .. giunse), qual fosse de' due il maggiore. Eppure gli uomini , bench s eccessivamente vizioso., lo soste nevano. Egli cwnsent an.che ai servi, che presentas sero accuse di qualsivoglia delitto volssero contro i padroni; e tutte sarebbero state dannevo1i, perch le pi volte si davano in grazia per suggestion di lui, a tal segno, che gi contro a Claudio istesso fu ardito Polluce suo s.chiavo di presentare un' ac cusa ; e bast l' a1,1imo a Gajo di trovani io. Sena.o

  • 8 DELLE ANTICHITA' GIUD.UCUt to , mentre della morte trattavasi dello stesso suo zio ( 1) , sperando di poter quinci trarre motivo di torio del mondo ; ma non gli venne fatto. Avendo egli adunque riempiuta la terra tutta soggetta a lui di calunnie e di mali , e levati gli schiavi feroce~ mente contro i padroni , gi cominciavano da pi parti a bollire congime , di chi o per isdegno del mal sofferto volea vendicarsene , o per timore di qualche gran danno avvenire avea 1isoluto di non }asciarlo pi al mondo. Quindi , poich (2) la sua morte e alle leggi di tutti i popoli e alla sicurezza comune port gran vantaggio , e la nostra na11ione per poco non fu distrutta , merc d' una J*esta morte , che la trasse di rischio , io vo' sporre minu-tamente , quanto al suo fin s' appartiene : oltrech questo rinchiude una prova assai forte della pos ~anza divina , una so.da consolazione per gli sventu rati , e un saltitevole disinganno , per chi si d a credere, che la prosperit sia durevole, e non anzi, quando non vada congiunta colla virt ' porti 6.nal-mente da s medesima alla rovina.

    III. Tre strade si tennero per arrivare ad ttcci derlo'. e d' ognuna d'esse era scorta un uom valo-roso. Emilio Regolo nativo di Cordova nella Spagna aveva condotti parecchi ne' suoi sentimenti , fermo in volete o coll' opera loro o di sua mano levare a Gajo la vita. L' altra mano di congiurati andava d' accordo con questi , ed erane condottiere Cassio Cherea tribuno. Annio Minuciano faceva una parte non picciola de' cospirati contro il tiranno. La ca

  • LIB, XIX. CAP. 1.

    gione poi , perch s' acco1darono a odiar Gajo , si fu per Regolo r indole sua risentita e l' avversion , ch'egli aveva alle superchievoli azioni ed ingiuste ; perciocch' egli era d'un cuore naturalmente animoso e franco i per cui non gli era possibile di coprire con qualche velo i suoi pensatnenti. Quindi a molto persone li comunic , . e ad amici , e ad altri , che gli sembravano v~orosi ed arditi. Minuciano poi tr~ per desiderio di vendicar Lepido (2) suo amico sfret tissimo, e di qualit assai rare tra' suoi cittadini uc ciso da. Gajo , e per timo1e altres di se stesso ( sfo-gando Gajo indifferentemente contro di chicchessia la micidiale sua collora) si condusse a tentar que-st' impresa. Cherea in fine per sua parte ver~ognan dosi forte delle villanie , onde Gajo trattav~lo Ja uomo imbelle, e veggendo oltre a ci il presel.te pe ricolo , a cui sempre pi l' esponeva l' amicizia e il rispetto , che a Gajo stl'gnevalo , pens esser cosa DOn disdicevole l' ammazzarlo. Questi adunque co muncarouo la loro determinazione a tutti gli altri , ta,nto a chi cocevano i torti gi ricevuti , quanto a ehi colla morte di Gajo bramava sottrarsi a quelli 1 che gi scaricavansi addosso altrui. l

  • IO DELLE AN'i'ICBI'l'A' GiUDA.ICHK

    l' uccidere Gajo , attesa la dignit di tribuno , ondd a-enza sospetto poteva ogn'ora introdursi dinanzi a lui.

    IV. In questo si celebravano i giuochi circesi , spettacolo fortemente gradito a'Romani. In tale occa sione essi aduuansi volentieri nel circo , e sogliano tutti a una voce chiedere agl' imperadori le grazie , di che abbisognano ; ed essi a tali domande , che non credono poter rigettare, non si dimostrano mai restii. I Romani adunque .in tal circostanza con sup .. plica assai coraggiosa pregarono Gajo , che mino-rasse i tributi ' e dal peso aleun poco li sollevasse delle gravezze. Ma egli non volle udirli , e mentre alzavano vie pi la yoce , spediti qua e l parecchi de' suoi , loro impone che arrestino i gridatori , e issofatto li traggano ad .esser morti. Cos egli in-giunse , e cos fu eseguito ; onde furon moltissimi que' ' che perirono per tal motivo. n, popolo vedea tutto , e soffriva in silenzio senza pi metter voce , mirando cogli occhi proptj , che tale inchiesta ri-sguardante il denajo troppo agevolmente gli strasci na va alla morte. Queste cose invogliarono vie pi Cherea a metter mano alle insidie , e por .fine a' r~i trattamenti, che Gajo usava col genere umano. Pi volte in fatti anche in mezzo alla cena pens di eseguir suoi disegni , pure da buona ragione indot-tovi se ne rimase ; perch ben vedeva per l' una parte , che non era possibile gli fuggisse di .mano , e voleva per l'altra attendere un' occasione, in cui non tornassegli vana l' impresa , ma si potesse SeT vire dell' opera de' .:;ongiurati.

  • LIB. XIX. CAP. J,

    V. Era gi molto tempo che militava (3) , sempre per insofferente del dover tratta1 . con Gajo. Or dappoich fu creato da lui esattor delle imposte, e di quant' altro denajo dovuto all' erario di Cesare era nelle occasioni di raccorlo rimasto addiebo, egli adoperando piuttosto a norma dell' indole sua , che de' comandi di Gajo; siccome la quantit del denajo cresciuta era il doppio , cos nell' esigerlo andava pian piano ; e il trattar., -eh' ei faceva moderatamente i meschini soggetti a tal pagamento per la compas .. sione. che ne sentiva , moveva Cesare a sdegno ; il quale accusavalo di melansaggine per la lentezza , con che gli raccoglieva il denajo. Anzi .lo caricaTa d' altre villanie , e allor quand.o dovevagli dare il

    nom~ , pel giorno , che gli toccava di guardia , gli assegnava vocaboli femminili, e questi tornanti in grandissimo. suo disonore. E non er gi , che po-tesse Gajo in tal genere mostrar la faccia sicura-mente , a cagione di certi riti e misterj , ch' esso aveva istituiti. Conciossiach ei medesimo , mentle. vestiva abiti femminili ; e andava in.ventando nuoYe conciature per la sua testa, e adornandola. in tutte le foggie da, farlo credere un capo donnesco , era poi tanto ardito , che ne incar~cava Cherea. Cherea adunque , e quando ricevea il nome , sentivasi arder di sdegno , e vie maggiormente quando rendevalo altrui , deriso ch' egli era da chi ricevevalo , fino ad essere divenuto lo scbel'llo e la favola de' suoi col-Jeghi ; onde allora altres , che doveva pigliarlo da Ceure, gli prcnunziayano, che ne 'l'echerebbe uno

  • 12 DELLE .l'I'TICUIT' GIUDUCRE simile a' gi avuti in suo scherno. Per questo si f'ece maggior coraggio a procacciarsi compagni , giacch JlOn senza ragione era di lui malcontento. In questo numero entrava Pompedio , uomo dell' ordine aena torio , il quale pressoch tutte avea sostenute le ca riche della repubblica ; di setta per epicureo , e quinci amante di vivere senza pensieri. Questi fu accusato dal suo nimico Timidio , che detta avesse 'Villania a Gajo , ed era citata a testimoniarlo Quin tilia , donna , fra quante allora salivano in sulla scena , per la vistosa comparsa ~ che vi facea , ben voluta siccome da molti, cos ancor da Pompedio; e indegna cosa parendo alla donna dover depor la menzogna , come in fatti sarebbe , contro la Tita di chi l'amava , Timidio chiedeva che fosse messa ai tormenti. E Gajo montato in furia ingiugne a Che-rea , che senza frappor dimora e issofatto ponga in sulla tortlll'a Quintilia , valendosi egli nelle occasioni' di dare morte o tormenti dell' opera di Cherea ; perch s'avvisava, ch'egli per isfuggire la taccia di uomo debole procederebbe con pi durezza. Ora Quintilia nell' atto , eh' era condotta allo strazio , calc col suo piede quel d' uno de' complici , facen-. dogli cenno , che stess~ro di buon .cuore , n si at-terrissero a''suoi tormenti; ch'ella saprebbeli ben sostenere generosamente. Cherea adunque., tuttoch di mal animo , pure astrettoTi da1le sue circostanze ne fece assai l'io governo ; e poich a tal prova non si rendette neppure un tantino , ei la condusse di-nanzi a Gajo cos maltrattata , che non pot~va m1

  • LJB, 'xiX. CAP. 1.

    rarsi senza dolore; E Gajo tocco ancor egli al ve-dere Quintilia a cos male stato ridotta da quello strazio assolv dall' accusa lei e Pompedio. Oltre a ci onorlla con un presente di molto denajo in compenso del danno sofferto , e in premio d' aver sostenuto coraggiosamente un intollerahil dolore.

    VI. Queste cose crucciavano forte Cherea , quas.i fosse egli stato dal canto suo autor di malanni a persone credute ancora da Gajo meritevoli di co~ forto ; ond' egli volto a Clemente e a P a pini o , . quegli prefetto de' pretoriani 1 e questi del numero de' bihuni " Noi certo , disse 1 o Clemente, noa , abbiam tralasciato, per quanto a noi s'aspettava, " di provvedere a11a sicurezza dell' imperadore. Noi " de'congiurati in suo danno or coll'opera ed or col

    ~ consiglio parte ne abhiam messi a morte , e parte " straziati in guisa, ch'anno destato perfin nel suo n cuore sensi di compassione. Con quanto valore , poi non reggiamo noi le sue truppe ? " Taoeva Clemente ; ma perciocch cogli sguardi non meno che col rossore del volto dava a conoscere la ver ~ogna , che de' comandamenti . aentiva di Cesare , bench per fuggire ogni rischio disapprovar non vo-lesse a pa1ole il forsennato proceder di lui, Cherea fatto cuore , giacch per dir ch' e' facesse 1 non aveva onde temer da Clemente , s cominci a noverar le miserie che opprimevapo la citta e l' impero ; " e ., in apparenza 1 soggiunse , di tutto questo cre-.u duto autor Gajo , in sostanza per 1 se si cerchi n la verit , io , o Clemente , e questo Papinio , e

  • DELLE !NTICHITA' G~UDAICHE , prima di noi tu stesso siamo carnefici de' Romani " e di tutto il mondo , per ubbidire non a' comandi , di Gajo , ma pi presto a' nostri voleri , e dove " in man nostra. il farlo desistere , quando a noi " piace , da tante soperchierie usate a' cittadini ed " a' sudditi, lo serviamo non nel mestier di soldati, , ma in quel di birri e scherani : e portiamo que-., st'armi non per la pubblica libert. n per difesa , dell'impero romano, ma per salvezza di chi gli " animi lor non meno che le persone reca in ser " vaggio ; imbrattati ogni giorno del sangue di al " cuno o ucciso .o straziato , fineh venga un altro, , che contro di noi serva Gajo in questo mestiere. " Dappoich per siffatti servigj non sol non ci mo-,, stra benivoglienza , anzi n' ha in sospetto. Agginn-,, gasi a ci , che moltissima essendo la strage fatta sinora (ne cos presto daranno gi i furori di " Gajo , perch non han la giustizia per fine , ma " il suo caprit.-cio ) , noi senza dubbio ne diverremo " il bersaglio , giacch egli forza, e che tutti con-, corrano a render ferma la sua libert e sicurezza, " e noi a nostro costo il mettiamo in .slvo da tutti " i pericoli ".

    VII. Clemente a chiare note apptovava l'intenzion di Cherea , Dia raccomandavagli di tac~re , perch non avvenisse , che divulgandosi pi del bisogno cotai discorsi e spargendosi ci , ch' era meglio te nere occulto , venute in campo le trame , non fos sero gastigati , anzich le potessero trarre a fine. Metta ogni cosa in mano al tempo avvenire e alla

  • . LIB. XIX. CAP. J.

    spetanza , ch'esso pu dargli , di poter indi avere qualche inaspettato soecorso: la .sua persona 'attesa l'et cadente, in cui si trovava , non fare per tali imprese. Pertanto aggiunse " delle cose da te , o " Cherea , pensate ed. esposte potrei ben io sugge ., rirtene alcuna, che. meno fosse arrischiata, ma un'altra, che meglio all'uopo presente .confacciasi, ,.. niuno il potr " Do_()O ci si ricoglie Clemente. in sua ca-sa , seco .medesimo ripensando a quello , che aveva ascoltato non meno , che a quanto avea eletto egli stesso. Intanto Cherea tutto pien di timore and frettolo~A~Dente a trovare Cornelio Sabino tri !~uno au.cor e:;so ; e da lui conosciuto per uomo di mplto nerito , della libert amantissimo , e per ni micissimo del presente govei,'RO , con intendimento di mandar senz' indugio ad effetto il suo dise~o , cui savia cosa parevagli il sottomettere al consiglio di lui ; e ci per paura , che non se ne avesse di fuori per opera di Clemente qualche sentore , e perch hen. vedeva , che i ritardi e gl'indugi tor-nati sarebbero . in qanno di chi mapdava in lungo l'affare.

    VIII. Ora Sabino , poich ebbe 'ancor essO appto .. vat ogni cosa siccome quegli , che sebben non sen tisse diversamente da lui, pur per mancanza di per sona , a cui senza paura scoprire il suo cuore, avea sino allora taciuto; e poich s'era .incon~atb: in un uomo , eh~ n911. sol promettevagli sopra . ci che udirebbe silenzio, ma palesava gli ancora i suoi sensi, s' inanimi mag~iormente , e preg Che1ea , che I)OD

  • DELLE !.NTICBITA.' GllJD!ICBE

    indugiasse pi oltre. Rendonsi dunque issofatto in casa di Minuciano , uomo nell' amore della virt e nella generosit degli spiriti a lor somigliante, e s~ spetto a Gajo (4) per l morte di Lepido ; percioc ch due strettissimi amici erano Minuciano e Lepido, e ci pel timor de' pericoli , che sovrastavano ad ambedue; mercecch a tutt'i personaggi di grande affare Gajo rendevasi fonnidabile , non rimanendosi egli di maltrattare furiosamente, siccome ogni altro, cos ciascun d' essi : tutti pertanto si conoscevano insieme per lo dolor che mostravano delle cose pre senti; perch quantunqU'e guardassersio8gnuno di pa .. lesare altrui il loro aaimo , e l' odio , che a Gajo pol'tavano 1 per paura di qualche sinistro , pur s'ac-

    , eorgevano gli uni del mal animo , che gli altri no drivano contro di Gajo , e per non lasciavano di favoreggiarsi scambievolmente.

    IX. Salutatiai l' uno l' altro al primo adunarsi che fecero insieme , siccome eran usi anche prima di ce dere a Minuciano , allorch raccoglievansi , il primo onore , e per la qualit del suo posto , giacch era il pi rignardevole cittadino , e per le lodi universali che a lui si davano , singolarmente quando mettevasl a ragiona1e , cos egli il primo si fece a interrogare Cherea, che nome avesse quel d ricevuto, con c:iossiach a tutta la citt ra noto l' affronto , che a lui si faceva in tal circostanza. E Cherea non a~endo a male cotal facezia , ringrazi Minuciano , cll' ei si fidasse tanto in tai cose di lui, che volesse ragionare con seco " e tu , disse , dammi per no~e

  • LIB. XIX. CAP. l.

    , la libert ; e grazie ne sieno a te , ch'io mi trovo, " la tua merc , pi animato di quello , che non , so leva ; n pi ho mestiere di lunghe ragioni, che " mi rincarino , quando tu stesso pensi , come fo . , io , e siamo entrambi , anzich ci trovassima in-" sieme , concorsi ne' medesimi sentimenti. Gi io , mi porto al fianco un pugnale , e questo sar ha , stevole per ambedue. Ors dunqu~, mettiam mano ,, all' opera , e tu mi sii scorta , se il vuoi , e co-,, mandami , che ti segua ; o io andt innanzi certo , del tuo soccorso, e affidato al tuo ajuto. Non , manca ma.i ferro , a chi porta seco nell'imprese il " coraggio , da cui suoi ttatre ancho il ferro la sua 1 virt. Io pet me gi volo a eseguirla senza stare , in pensiero di cheech me ne sappia avvenire ; , che non !asciami tempo di por mente al mio ri-, schio il dolore , che sento vivissimo della schia-" vit , in cui veggo la patria , nata per esser li-, hera , -dell' oppressione , in cui giaccion le leggi , , e dello sterminio, che involge per colpa di Gajo , tutto il genere umano. E volesse pure il cielo , , che questo mio dire ottenesse credenza al tuo " tribunale , giacch tu non dubiti di nodrire in tuo " cUore questi medesimi sentimenti ''

    X. Minuciano, osservato ben bene , ove andasse a parare questo discorso, con lieto viso abbraccillo, e anim il suo ardite ; indi lodatolo ed abbtacciatolo con felici augurj e preghiere lo rimand. Anzi alcuni asserirono , che in tal ~niera ebbe Minuciano per

    c~mfermate le cose gi deLte. Perciocch entrando FL.AYIO , tomo Y. 3

  • 18 DEU.E ANTICBITA' GIUD.A.ICJIB Cherea nel Senato si narra, che di mezzo alla mol-titudine usc una voce , che confortavalo a dar com pimento a ci , che stava per fare , e a valersi del-l' occasion favorevole , ch'era quella: avere a prima giunta Cherea temuto , che per tradimento d' alcun de' complici non venisse arrestato; ma aver 6nal~ mente compreso , che quella tendeva a incoraggirlo, or fosse che alcuno a persuasione de' congiurati gli desse il segno , o che Iddio , il qual provvede ai mortali , lo animasse a far cuore. Gi la congiura era venuta a noti~ia di molti , e tutti stavano armati, cos senatori , come cavalieri , e de' soldati quanti :n' erano consapevoli ; che non v'era persona , la quale non tenesse in conto di gran ventura la morte di Gajo ; e per si studiavano tatti , per quanto ra )oro possibile , che nessuno mancasse del bisognevole ardire per tale impresa ; e con quanto avevano di coraggio e di forze s a parole s a fatti accende-vansi all' uccision del tiranno. Oltre a ci ebbero per compagno . ancora Callisto liberto di Gajo , e il sol uom , che al sommo salito della possanza godesse altrettanta autorit , che il padrone , tra pel timore , che di s avea messo nel cuor di tutti , e p~r la soprabhondanza clelle ricchezze, che possedeva. Con ciossiach egli era uom vendereccio , perduto dietro a' regali , e oppressor violentissimo d' ogDi gente , contro la quale abusava del suo potere. Ci non ostante egli assai ben conosceva l' irremediahile in-dole , ch' era quella di Gajo , e tale , che ci che avea ;risoluto una volta ( ehecch s'avvenisse all' op~

  • LIB, XIX. CAP. l.

    posito ) mai non cangiava ; e pet ~i vedeva per molte e diverse cagioni in 'grave pericolo , singolar .. mente per la quantit delle sue ricchezze ; onde se-gretamente gi cominciava a cattil'Clrsi il cuore di Claudio , trovandosi spesso al suo fianco per la spe ranza , che , se morto Gajo cadesse l' impero sopra di lui, il suo potere rimasto, com'era, degno lo 1enderebbe presso di lui degli onori di prima , sic-come gi meritati da' beuezj e servigj a lui fatti. Anzi egli ebbe il coraggio di dire , che' dovendo per ordin di Gajo dar bere a Claudio il veleno inven~ tate avea cento scuse per differirne l' esecuzione. Io per son d' aniso ' che questo fosse un trovato di Callisto per guadagnarsi con ci il favore di Clau-dio ; giacch n Gajo, quando avesse fermato d'uc-cider Claudio , non se ne sarebbe rimaso per li pretesti del suo liberto , n costui al comando di fare una cosa grta al padrone avrebbe frapposti indugj , ovvero adoperando contro i voleri del suo signore avrebbene incontanente avuto il gastigo; pei io credo , che Claudio campasse per favore divino dalle furiose mani di Gajo , e Callsto autor s' infin-gesse d' un beneficio da lui non mai fatto.

    XI. Intanto i disegni di Cberea s' andavano ogni giorno pi diffe1endo , per la lentezza d' una gran parte de' congiurati ; e mal volentieri Cherea indu giavane l' eseguimento ; menti" egli era d'avviso, che tutti i te!Upi fossero perci opportuni:. mercccch , allor quando Gajo saliva in Ca~pidoglio a offeirci vittime per la salute della figliuola, e dall'alto deiia

  • 20 DELLE A.NTICHITA' GlliDA.ICBI!

    basilica gi al popolo sottoposto gettava ol'o e ar gento , gli si presentava spesse volte occasione di precipitado di l capovolto ( ed alta assai la fab brica , e riesce sopra la piazza ) ; e poteva assalirle ancora allora , che celebrava i misterj da lui mede-simo istituiti; nel qual tempo non si prendeva guar dia di s per lo pensiero grandissimo , in che era , :he bene andasse ogni cosa , e perch non avrebbe immaginato giammai , che persona in quel tempo tentasse contro di lui qualche cosa. E quand'anche avtlto Cberea non avesse alcun segno d'essergli data quasi dal cielo la facolt di tor Gajo del mondo , egli era talmente fermo in volerlo , che ancor senza felTo l' avrebbe ucciso ; tanto era lo sdegno da Che-rea conceputo contro de' congiurati ; pereh temeva non gli fuggisse di mano la buona occasione. Essi per ben vedevano, ch'egli operava secondo le leggi, e so1lecitava l'impresa per loro bene; ci non ostante volevano , che indugiasse un tantino , perch se ve-nisse loro fallito cotal tentativo , non mettessero la :itt iu iscompiglio per le 1icerche , che si farehbono de' conspirati , _ e per la guardia maggiore , che di loro prenderebbesi Gajo , vani in avvenir non tor-nassero i loro sforzi. Esser pertanto miglior consiglio mettere JJJano all' opera 1 allor che darai\Ilosi gli spettacoli Palatini (si fanno in onore del primo Ce-sare , che dalle mani del popolo trasport nelle sue il governo , e da' tugurj innalzati presso alla reggia gli stan mirando insiem co' figliuoli e colle mogli i patricj e Cesare istesso ) : e potrau di leggieri in

  • l.JB, XIX. C.I.P. J.

    ln~z:to a tante migliaja d'uomini in breve luogo ri~ stretti , quand' e~tra nello steccato , eseguire le lore intenzioni ; giacch , neppur _se il volessero , avran le sue gnat-die forza bastevole d' ajutarlo.

    XII. Cherea adunque s' acchet con istento , e il primo giorno degl'imminenti spettacoli fu assegnato alPimpresa. Ma pi de'consigli fermati contro. di lui pot in ci la dimora , che v' interpose.la sorte ; ed essendo del tempo gi stabilito volti tre giorni, l'ul .. timo d appena venne loro compiuto il fatto. In tanto Cherea radunati i suoi partigiani , " il molto , tempo, disse, ch'. gi passato , troppo riprende ., Ia nostra tardanza in mandare ad effetto un par .. " tito cos commendevole. Peggio sarebbe, se tratta ., a luce ogni cosa, andasse fallita l'impresa,' e Gajo . , insolentisse vie maggiormente contro di noi. Forse , noi non veggiamo , che questo un togliere ai , nostri la libert , e un aggiugnere maggior forza. ., alla tirannia di Gajo , quando dovremmo noi al .. ., l' incontro e sbandire dall' animo ogni timo1e , e " col rendere altrui felice meritarci le maraviglie e , gli nori di tutta J' et avvenire ". Ora poich non avevano quelli , che dire in opposto di ben fondato , eppure non .che approvassero dichiarata~ mente l' impresa , a guisa di gente stordita non da .. van voce " a che disse , o valentuomini , pi indu-" giam~? . Non vedete no voi, che il d d'oggi , l'ultimo giorno degli spettacoli , e che Gajo sta. , per partire ? Egli certo si gi allestito per gir-. ., .sent: in Alessandria, c vedere l' Egitto: Bella cosa

  • DELLE ANTICBJTA.' GIVDUCBB

    " per voi sarebbe il lasciarYi fuggir di mano il ri .. , baldo , . che a spese della romana magnificenza si " mostrer trionfante per terra e per mare. E se " mai avvenisse , che un qualche egizio insofferente " de' torti falti a persone libere l' uccidesse , non " dovremmo noi vergognarcene giustamente ? Io per " me non posso reggere pi a lungo a tanto vostro " tergiversare, e in questo d d'oggi io mi vado a " gettare in braccio a' pericoli lieto di quanto mi " sappia mai indi avvenire; n qualsivoglia accidente " 6a mai , che m' arresti. Perciocch qual maggiore , sventura pu incogliere a un uom coraggioso di , quella , che , me vivente , sia Gajo ucciso da i> :un' altra mano , e privo io mi resti di questa " gloria ",

    XIII. Cos egli disse: e gi dall'ardore dell'animo ai sentiva sospinto all'impresa , sicch fece agli altri

    . Mraggio , e tutti si morivan di voglia di mettere senz' indugio in opera il lor pensiero. Sul far del ;iorno egli fu a palazzo con a fianco la spada da tavaliere ; che con quest' arme hanno i tribuni in costume di comparire dinanzi all' imperadore a rice 'ferne il nome ; e a lui appunto s' apparteneva in quel giorno d' andare a pigliarlo. Gi era concorsa la moltitudine al palazzo bramosa d'aver buon posto per gli spettacoli , e molto perci strepitava e affol lavasi con godimento di Gajo , il quale mirava con gusto l'affanno del popolo per tal faccenda; giacch non v'era distinzione di luogo n .pel Senato n per r Ol'dine equestre ' ma tutti aedevano alla rinfusa

  • LIB. XIX, Ci.P, L

    oomini e donne , schiavi e liberi misti insieme (5). Or. Gajo , fattogli largo dal popolo , sagrific ad Augusto Cesare, al quale erano consagrati ancor gli spettacoli : in questo intravvenne , che al cader di una vittima si trov piena di sangue la toga Il' un senatore detto Asprenate ; il che di da ridere a Gajo; ma forse fu un aperto augurio per Asprenate, perciocch rest morto insieme con Gajo. Dicesi poi , che in quel giorno Gajo fosse oltre il suo co .. stume affabilissimo, e usasse maniere fuor di misura cor'tesi fino a rimanerne stupiti gli astanti. Dopo il sagrifizio si volse agli spettacoli , e a lui d'intorno si posero i suoi confidenti pi riguardevoli. n teatro poi che ogni anno s'innalzava di nuovo, era fatto in tal modo. Egli. aveva due porte ; deJle quali l' una menava allo scoperto, l'altra riusciva in un portico 7 fatta per chi ci entrava o n'usciva, onde que'd'entro non fosse1o disturbati , e i musici e ogni fatta d' at .. tori potessero dallo stesso teatro ritirarsi nell' altro. ricinto, che v'era pi indentro, diviso per uno stec .. cato dal rimanente. Sedutosi adunque il popolo , e insiem co' tribuni Cherea non lungi da Gajo , il quale nel destro (6) corno trovavasi del teatro, certo V atinio dell' ordine sentorio stato pretore interrog Cluvio , che stavagli a fianco , ed era uom consola-re , se gli era venuto all' orecchio niente di nuovo ; e il disse in maniera da non essere udito da' circo-stanti : e rispostogli , che nulla , " eppur , disse , , oggi , o Cl11vio , si rappresenta l' uccision d'un , tiranno ; , a eui Cluvio " o valent' uomo , disse ,

  • DELLE ANTICHJTA' GIUDA.ICHE

    con esSl Valeria asiatico, a' quali eziandio se il vo-lessero , non avrebbotio cuore d' opporsi per la ri-verenza al loro grado. Seguitavali Gajo con P. Ar-runzio. Come fu dentro la reggia, lasci la via drit-ta , ove e stavano quegli schiavi che lo servi"vauo , e s'erano gi incamminati Claudio cogli altri: e in vece di quella prese un viottolo solitario per ren-dersi al luogo de' bagni, e vedere insieme i garzoni venutigli d' Asia , e speditigli di col a questo fine , che gli cantassero gl' inni ne' misterj , che celebra-va , e alcuni di loro gli danzasse1o alla moresca in teatro (8). Quivi Cherea gli si fa inconbo , e chie-degli .il nome ; onde avendogliene Gajo dato uno , che lo pungeva , egli senza esitare un momento il maltratt a parole , indi tratta fuori la spada gli apr una gagliarda fetita , ma non mortale. Dicono per alcuni,. aver ci a bella po~ta fatto Cherea per non finir 'Gajo con un sol colpo , ma tormentarlo vie maggiormente col numero delle ferite. Questa voce per a me semb1a incredibile, perch in queste occasioni il timore non lascia luogo al discorso : e Cherea , quando avesse pensato cos , io il crederei il maggior dissennato del mondo, che avesse voluto anzi sfogar la sua collera, che trar tostamente s stesso e- i compagni fuor di pericolo , con questo di soprappi , che se Gajo non ne moriva ben presto , falliti non gli satebbcro molti mezzi, onde avere soc-corso : e per avrebbe pensato Cherea non tanto !lllo strazio di Gajo , quanto al suo c a quello degli amici; $0 potendo egli, eseguita felieemente l'impr ...

  • Lill. XJX. CAP. l.

    sa , sottrarsi di furto alla collera de' vendicatori , nl andarsene incerto di ci , che sarebbe accaduto , avesse ciecamente voluto precipitare s stesso per .. dere l' occasione. Intorno a questo per__ ciascuno pensi e ragioni , come gli aggrada. Gajo intanto pe .. netrato dal dolore della piaga ( percioch la spada, che gli si piant in mezzo tra 'l collo e le spalle , se non and pi oltre , fu merc dell' osso del col .. lo, che la rattenne ) n mise strido per lo spavento, n chiam amici in ajuto , o fosse per diffidenza di loro , o perch rimanesse a prima giunta stordito~ Poscia per l' eccessivo dolore tratto , un gran gemito si spinse piit oltre fuggendo ; ma fattoglisi incontro

    Corn~lio sabino , che avev~ gi l' animo .a ci di-o sposto , lo batte al suoi ginocchione ; e allora molti a una voce sola , che gl' invit, venutigli intorno Io andarono co' pugnali ferendo , e la parola , eon cui s'animavano, era soltanto, ancora, ancora. Tutti per sono d' accordo , che Aquila fu colui , che gli diede quell'ultimo colpo, che il tolse affatto di vita . Vuolsi ci non ostante ascrivere tutto il fatto a Cherea ; perch sebbene molti concorsero al compi -mento di ques.ta impresa, pur egli e la macchin il primo divisando assai prima degli altri il come es~- .

    ~r si dovesse, e parlnne il primo coraggiosamente cogli altri. Approvato poi il partito dell'uccisione. e sparsi adunlli , e accortamente disposta ogni cosa, ove l'uopo Io richiedeva , tutti avanzava di lunga mano in suggerire spedienti ; e. cos a proposito sa pea parlare , che ancora i men franchi sforzava ad

  • 'DELLE AN'l'ICRI'l'A' Gltr1)AICllB essere coraggiosi, e quando lor s'afferisse occasio~ De, a metter le mani all'opera; dal che appare, ch'egli il primo eccit!1 . altrui , e col suo coraggio diede cominciamento alla strage , e appian agli al-tri la via , onde agevolmente finir Gajo pressoch~ da lui morto : sicch a ragione si dee riconoscere da' consigli e dall' ardir di Cherea e dall'opera .delle sue mani, quanto poi fecero' il rimanente de' congiurati.

    XV. Gajo adunque giunto in questa maniera al termine de' suoi giorni nuotava estinto nel proprio sangue. -Intanto Cherea e i congiurati , finito Ga-jo , ben conoscevano per d'impossibile riuscimento il tornar sani e salvi per la medesima via di pri-ma , tra per l' apprensione del gi commesso at tentato ( che non era un fatto di lieve risico l' a,er ucciso un imperadore dalla farnetica p1obe onorato e avuto caro , di cui non avrebbero senza sangue fatto ricerca i soldati ) -, e perch le vie , dove ave vano eseguita l' impresa , erano anguste assai , e da molto popolo di servidori assediate , . e da quanta soldatesca, alla guardia del principe si trovava in quel giorno ; per tenutisi ad altro sentiero passa-rono alla abitazione di Germanico padre di Gajo , che avevano test ucciso, ch'era congiunta alla reg gia; dappoich questa , siccome una sola , era un composto di tutte le case de' gi vissuti imperadori' che portava in ciascuna sua parte il nome, di chi o l' avea fabbricata , o col darle cominciamento le aveva data altres la denominazione. Cos toltisi al furor della plebe se ne stavano per al presente si-

  • LID. XIX. CAP. l. 29 curi' merc del non sapersi ancor nulla della di-sgrazia avvenuta all' imperatore .. I primi per ad avere qualche sentore della mOl'te di Gajo furo i Tedeschi .. Essi erano le sue guardie , ed avevano il nome della nazione , onde furono levati , e forma vano la legone de' Celti; gente per naturale lor vi-zio inchinevole allo sdegno , difetto non raro a tro-varsi presso altri Barbari , perch nelle cose , che fanno , poco si valgono del . discorso , e nerboruti , che sono della persona , e forti nel primo azzuffarsi cogl' inimici , o ve che. pieghino , apportano gran gio-vamento. Questi adunque udita la morte di Gajo e forte crucciatine , perch misuravano non dal loro merito tutte le cose, ma dal proprio interes~e , e Gajo era loro carissimo me~c de' molti denari , coi quali s' avea comperata la loro benivoglienza, sguai-nate le spade , sotto la scorta del tribuno , . Sabino arrivato ad averne il comando non per val~re suo proprio n per nobilt d'antenati ( giacch era stato gladiatore ) , ma. per gagliardia singolare di membra, scorsero tutta la casa in traccia degli uccisori di Cesare ; e fatto in pezzi Asprenate , il primo in cui s'avvenissero, ed era quello; il cui manto imbrat-tato da sangue di vittima , come ho detto , pi so-pra , gli prenunzi la. rea sorte poscia toccatagli , si par loro innanzi in secondo luogo ,Norbano, rag-guardevolissimo cittad,ino, e che novera:ya molti gran generali d' armata tra' suoi maggiori : e non avendo coloro verun riguardo alla sua dignit, egli fortis-iimo ch' era avventatosi contra il p1ima degli aisali-

  • 3o DELLE J.NTICHITA' GltrDAICRE tori gli tolse il pugnaltl , e vedevasi chiaramente , che non sarebbe morto senza vendetta , finch cir condato .da una moltitudine d'altri sopravvenutigli adtlosso per le ttoppe ferite , che ricev , cadde morto. Fu il terzo Antejo dell'ordine senatorio , il quale con altri pochi non s'imbatt ne' Tedeschi a caso , ma per desiderio , e per avere la soddisfa-zione di mirar coi proprj occhj Gajo gi estinto : tale era l' odio , che a lui portava , per aver e~li oacciato in esiglio suo padre aomato ancor egli An-tejo , n di ci pago spedita ad. ucciderlo una man di soldati. Or quando la casa tutta fu in iscompi-glio, Antejo pens a nascondersi; ma non gli venne fatto di scappar dalle mani de' Tedeschi, che ricer-cQ.vano diligentemente ogni luogo , e mettevano a morte i colpevoli non meno , che gl' innocenti. Cos perirono questi.

    XVI. Sparsa che fu in t~atro la voce della morte di Cesare , e grande fu lo stupore di tutti , e poca la fede che le prestarono. Perciocch altri, con tutto sentisserne Tolentieri la morte e bramassero sopra tutto di giugnere a tanto ben~, il timore per li teneva sospe.si c incerti. V' erano poi altri , a' quali parea questo un fatto troppo all' espettazione di chicc.essia superiore ; perch non avrebbono voluto n veder Gajo incolto da cos fatta disgrazia , n dare orecchio alla verit del successo , impossibile parendo loro, che un uomo potesse aver tanto ardi-re. Cos pensavano le donne , i fanciulli , gli schia-vi , e alcuni della milizia. Questi perch avevano

  • LJB. xix. CAP. r. 3r da lui stipendio , n altronde ottener non potevano onori e vantaggi , che dal tiranneggiare con lui , e

    serv~ndo alla sua prepotenza abbattere e rovinare i migliori cittadini. Le femmine poi e i fanciulli era-no, come suole il vulgo, rimasti allacciati dagli spet tacoli , da' duelli de' gladiatori , e dal piacere di qualche banchetto , cose che si facevano ia appa-renza per dar piacere alla plebe , ma in realt per saziare la crudel frenesia di Gajo. Finalmente gli schiavi non se ne potevano persuadere, perch si ve-devano rei d' aver vilipesi e accusati i padroni , tro vando , chi avevagll offesi , un sicuro ricolero nella protezione di Gajo; pereiocch era cosa assai facile ottener fede ancma mentendo contro i padroni , e purch ne scoprissero le ricchezze, divenire ad un'ora medesima liberi e doviziosi in mereede di tale accu-sa; essendo in lor. premio assegnata l'ottava parte delle sostanze degli accusati. I patricj poi , avvegna-ch a parecchi di loro sembrasse credibile questa voce , o perch antisaputa ne avessero la congiura , o perch dal volerla passati fossero a giudicarla ese guita, pure non solo tenevano occulta la gioja , che da tal nuova sentivano , ma facevano sembiante di tnon saperla , altri per lo timore , che tornate vane le loro speranze portar dovessero poi la pena della soverchia lor fretta a manifestare la propria mente ; ed altri , ch' erano gi informati di tutto , siccome complici del trattato, vie pi si guardavano dallo scoprirsi , perch non conoscevansi insieme , e per temevano , che 'se la \'cntura poJtas,egli a padru.

  • DELLE .. UtT'ICHIT~' CIUD!ICHB ~on coloro , a' quali tornava bene , che la tirannide fosse durevole , non fossero palesati a Gajo ancor vivo, e puniti; gi~cch s'era sparsa altra voce, che Gajo fosse rimasto .bens fetito , non per morto ; .. e che vivo com'era, lo avessero tra le lor mani i me-dici per curarlo ; n v' era persona cos fidata , a cui altri s'ardisse di manifestare il suo cuore: per-ciocch questi o era amico di Gajo, e il suo amore al tiranno il rendeva sospetto ; o l' odiava, e questa sua stessa avve~.sione toglieva fede a' saoi detti. Di-cevasi poi .,d.a taluni ( e ci cancellava dall' animo singolarmente de' patrizj ogni bella speranza ) , c:he Gajo nulla curante del suo pericolo e peggio delle 1icevute ferite , cos come stava lordo di sangue , si era ricoverato nel foro , e qui vi teneva al popolo parlamento. Queste cose per s'inventavano sciocca-mente da quelli , che avevano determinato di solle-vare romori ; e venivano giusta il parere di chi le udiva prese diversamente. Ci nou ostante nessuno abbandonava il suo luogo , temendo i delitti , che apposti verrebbero , a chi primo uscisse; perciocch non sarebbe si giudicato de' fatti loro dal fine, per cui vetamente uscirebbono , ma d"all' intenzione, di cui sa-rebbe piaciuto a' giudici e accusatori di c1ederli rei.

    XVII. Ma poich lo squadrone de' Tedeschi colle spade ignude in mano ebbe tutto intorno circondato il teatro , non vi fu ba gli spettatmi persona , che non temesse della sua vita, e ad ognuno, ch'entra-l'a , raccapricciavano , come se dovessero in qael punto medesimo esser tagliati a pezzi ; e stavano

  • LIB. XIX. CAP. J. 33 forte sospesi , non attentandosi di pattire, n sicura credendo la loro dimora in teatro. Finalmente i sol-dati si lanciano dentro , e allora tutto il teabo si volge con grande strido a supplicare l;,i soldatesca dicendo, ch'essi erano tutti quanti dal primo all'ul .. timo ignari delle deliberazioni attenentisi a quel tu~ multo, se pur tumulto era quello, e delle cose ope rate finora: li risparmiassero adunque , n d'un mi-sfatto altrui esiger volessero dag_l' innocenti il gasti .. go , non si curando intanto di mettersi in traccia de' veri autori di quel qualunque delitto , che s' era commesso. Queste e pi altre co'Se. dicenno lagri-mando , e battendosi colle mani la faccia , e giu-rando, e pregando, come loro suggeriva l'imminente pericolo, e come suoi fare, chi batta la causa della sua vita. A queste ;voci a~mansssi la collera dei soldati , i quali si vergognarono del partito preso contro gli spettatori. In fatti era questa una crudel~ t , e per tale la riconobberQ . anch' essi , bench. inaspriti , dopo avere sopra l' altare (3*) appese le teste di que', che rimasero uccisi con 'Asprenate. A questa veduta furono gli spettatori dolenti assai pi, e pe' ragguardevoli personaggi ch' easi erano , e pel compassionevole spettacolo ch'era quello; on:d' anche in cuor loro entr gran. 'paura de' prsenti pericoli , e dubitavaJ)o , se le loro 4isgrazie _avrebbero, o no , mai fine. Quinci segu , che ancor quelli , i quali spontaneamente e a ragione odiavano Gajo , privi tmvaron&i dell' allegria e della gioja , che della sua morte avevan sentito; perciocch vedevnsi ornai

    F~utvlO , Como r ' . a

  • 34 DELLE .&.NTICBIT.&.' Gltm.&.JCBB vicini a perir come lui, n avevano pi sicura e soda speranza di sopravvivere.

    XVIII. Di questi tempi ci av,ea certo Anunzio Evaristo , uno de' banditori negl' incanti , uomo ric chissimo al pari de' pi ricchi Romani , e di tanto potere , che in Roma faceva ci, che pi gli era in grado , cos in quel tempo , come dipoi. Questi ac .. conciatosi in atto di gran dolore, come porta v alo la Jircostanza (che quantunque in odiar Gajo non avea forse pari, gl'insegnamenti per, che gli diede il timo re, e il pensiero che aveva del come salvare s stesso, gli fecero porre in dimenticanza il presente piacere ) , e messosi in quegli arredi , onde altri s'adornerebbe alla perdita de' suoi pi cari, entrato in teatro narr per disteso la morte di Gajo , e con ci pose fine all' aggirar, eh' e' facevansi ciecamente d'intorno al. l'avvenuto. Indi Arrunzio si mise a placare i Tede.-schi, ammansando il loro impeto insieme co'tribuni, che unironsi a lui ' esortandoli a por gi r armi ' e informandoli della morte di Gajo. Il che a evidenza fu quello , che salv e i raccolti in teatro e quanti in qualunque maniera avvenivansi ne' Tedeschi ; i quali fin ch' ebbero qualche speranza, che Gajo vi ves se, non v' ha malanno , che non facessero : tanta si era la benivoglienza rima~ta in lor cuore per lui , che avrebbero volentieri a costo della stessa lor vita comprata la sua sicurezza e il vederlo libero in a..-.. venire da cos fatta sciagura. Ma seppero appena la morte di Gajo , che diede gi quel lor impeto di vendetta , s perch era inutile far palese la pronta

  • Lln. XIX. CAP. li 35 lor divozione , perduto colui , che ne li p6tea mc ... ritan! , s. per timore, che se troppo oltte andasseto nel maltrattare altrui , al Senato , in cui ricadtebbe

    fors~ il potere del ptincipe , non ne dovessero ren~, det ragione. Cos dunque i Tedeschi deposeto final-mente , hench a gran pena, la ~abbia, onde furono per la morte di Gajo invasati.

    XIX. Cherea iutaQto tutlo sollecito per Minuciano, ~he mai non desse ne' rabbiosi Tedeschi, andava iu persona da qualsifosse soldato pregandolo, che- pro v vedesse aJla vita di lui , e facendogli gan 1~ioerche , s'era ancor vivo. In questa Clemente, dinanzi a cui Minuciano eta stato condotto , Jitmnalo in libert , e con lui parecchi altri senatori , attestando egli stesso , che. fu da uomo giusto il fa t lo , e da val o roso l'architettarlo , e il non temer d' eseguido , perch, diceva, i tiral}ni avviene, che in poco tempo si levino sopra tutti per lo piacere , che hanno di far male alttni ; ma non riesce poi altretta_!llo felice il termine della lor vita, siccome quelli, che venuti gi in odio a' virtuosi incorrono in quelle disavvcn~ ture , che oppressro Gajo , divenuto egli stesso , anzich insorgess~ro tumulti , e si ordissero contl'O la sua vita congiure , insidiatore d s medesimo , e col suo non cUtare le ordinazioni delle leggi e met .. terlesi sotto a piedi maestro a' suoi confidenti di 1i .. bellioni contro di lui ; onde segu che in apparenza questi creduti furono gli ucci.sori di Gajo , ma in realt egli fu la rovina di s medesimo.

    XX. S' erano ornai cominciati gli spettatori a riz-

  • 36 DEL'I..E .!'JTICBITA.7 GIVD.UC8'& zare dalle loro sedie, quando tra que', che rimasero dentro , nacquero acerbi litigi e risse per la sover~ chia aridit di partirne , e n' ebbe la colpa Alcione il medico, tratto fuori in gran fretta da non so che gente col titolo, che medicasse alcuni feriti; ed esso mandgli innanzi sotto pretesto , che andassero pel bisognevole a quella cura , ma veracemente perch dal sop1astante pericolo fossero pi lontani. In que-sto si radun nella curia il Senato , ed il Popolo col , dove aveva in costume di tenere assemblea , cio nel foro ; ed erano gli nni e gli altri affaccen dati per iscoprir gli uccisori di Cesare: il Popolo lo facea daddovero, e il Senato per salvar l'apparenza. ln fatti V alerio asiatico uom consolare venuto di-nanzi al Popolo , che romoreggiava e patir non po-teva , che stessero ancora occulti gli ucciditori di Cesare ; e interrogato da tutti , chi fosse il reo , volesse il cielo , rispose, ch' il foss' io " Oltre a ci i consoli pubblicaro un decreto pieno d' accuse contro di Gajo , con ordine al Popolo ed a' soldati di ritirarsi per al presente alle case loro; sicuri quelli d' un pronto sollievo dalle soverchie gravose imposte , e questi d'un guidetdone , quando selbas-&ero il consueto contegno senza far danno a perso-na ; poich temevasi , che inaspriti i loro animi la citt non avesse a soccombere a qualche sinistro , in caso che si gettassero a sacche~giarla e a met-terne a ruba i templi. Perci tutto il corpo de' se natori raccolto insieme avea provveduto opportuna-lnente al bisogno , e in particolar modo gli autori.

  • LI XIX. C!P. I.

    della morte di Gajo gi baldanzosi e pieni di grandi idee , come se tutto il forte dc' pubblici affari gi fosse loro addossato.

    CJ..J.>ITOLO II.

    Il Senatn inclina al governo repubblicano , i soldati al monarchico. La moglie e la figlia di Gajo son messe a morte. Di che qualit uomo fosse Gajo.

    l. Mentre in tal guisa andanno le faccende, ecco tolto improvvisamente Claudio fuor di sua casa .. Perciocch i soldati , tenuta tra loro assemblea , e isatninate le cose da farsi per l' av'Venire , compre sero non essere il popolare governo n abile a so .. stenere il peso di tanti affari , n a s medesimi \'antaggioso ; e , se alcuno de' grandi fosse creato imperadore , male eternamente per loro , che non avrebbero nessun merito nella sua esaltazione; esser dunque savio partito , che mentre gli affari trova .. nnsi ancora indecisi , scegliessero Claudio a lor prinCipe; perch zio paterno del morto, niente men rispettabile di qualunque si sia senatore e per la chiarezza de' suoi natali, e pel coltivamento de'begli studj ; e pere h sollevato all'impero farebbe lor que-o gli onori, che meritavano, e li ricompenserebbe eon donati\'i. Cos essi pensarono , e cos fecero di pre sente. Fu dunque Cla!J.diO rapito dalla milizia. Or _ Gn. Senzio Saturnino , bench venuto gli fosse al l' orecchio il rapim.eu.to di Claudio , e l' accet~ar cho

  • 36 bLLE ANTICHIT..l' CJUD!JCQ ~vea fatto l' impero in apparenza contro sua vog1ia t ma in realt pe1 averlo voluto . egli stesso , pure niente perci spaventato si leva in piedi in mezzo al consesso de' senatori , e come a persone libere e generose si conveniva , gli esmta di tal maniera.

    " Il. Avvegnach egli paja, o Romani, incredibile, , pl'!rch dopo lunga stagione. e fuor d'ogni nostra speranza tornata , pur finalmente siam giunti a " ricoverare la libert , bene incerto , egli vero , " quanto alla sua dUIazione, e sol dipendente dal " voler di que' numi, che ce ne hanno fatto il dono, ., bastevole non pertanto a consolarne , e tuttoch ne dovessimo restar privi, benemerito di qualche , nosba felicit. Conciossiach per tal fine basti " un'ora anche sola alla gente dabbene , quando ., ella vada congiunta a una mente sana, e si possa " godere in una patria libera e governata con quelle , leggi , che un .tempo leva-onla a grande stato. Io ., per me non intendo di far qui parola della pri ., miera libert nostra, libert anzi il mio nascere " tramontata. Ripieno io d' un insaziabile desiderio , della presente beati chiamo coloro , che ci son ., nati e cresciuti , e degni io stimo d' onori nulla ., men che divini que' valentuomini , che , sebben , tardi , diedero alla nostra et da gustare cotanto , bene : cos inviolabile si manteneue per tutti i , tempi avvenire. Ma fia ben da vantaggio ancor , questo giorno per noi , o giovani siamo o attem4 " pat. Varr per un secolo ai vecchi ; se muojano ,. col. piace1e d'averne goduto, e un eccitamento

  • LJB. XlX. C.i.P.- n 3g ., sar pe~ giovani alla virt, stata cosl vantaggiosa " a coloro, onde siamo discesi. Noi intanto al pre , sente per quello , che a noi s'aspetta , di nulla , dobbiamo fare pi caso , che del vivere virtuosa .. " ment~; il che solo conserva agli uomini la liberta. " Percioccht: e dagli avvenimenti passati , che ho , udito naJ.Tare , ritraggo , e da' presenti , che oogli " occhi miei ho veduto , comprendo, che guas~o dia " alle citt la tirannide , vera nimica d' ogni. virt , " legamento de' liberi cuori e magnanimi, e maestra " d' adulazioni e timori, per lo abbandonar ch'ella ,, fa il governo in ~o non alla rettitudine delle , leggi, ma al capriccio de' dom.inan ti. Conciossiach , fin da quando Giulio Ces,are si pose in cuore di ., abbattere il popolare governo,- e stravolto il buon ., ordine delle leggi , mand la repubblica sottoso pra, assoluto padron , . ch'egli era, della giusti-" zia, e schiavo delle private sue voglie, non v'ebbe

    .Y> miseria , a cui non andasse la .citt sot~posta, , facendo indi a gara, quanti a lui succedettero nel .. " l' impero , a chi pi disertasse le patlie usanze, e " spegnes.se nell'animo de' cittadini gli spiriti gene " rosi; persuasi dover tornar bene alla loro sicurezza " l' usm cn gente ribalda , e non , solo abbassare , ., chi per valore levavasi sopra gli altri , ma con .. , dannargli a dover essere disertati del tutto. Tra " questi . imperadori , che in ~umero furon molti , e " nel loro governo riuscirono intollerabilmente gra " vosi, uno Gajo morto oggid, il quale e troppe '' pi ribalde1ie egli solo commise , che non tult~

  • 4o DELLE !IJTICRITA.' CIUDAICHE , gli albi insieme, sfogando lo stemperato suo sde.

    " gno a danno non pure de' cittadini , ma de' con " giunti altres ed amici , e gli altri lutti senza ri " sguardo trattando ancor peggio con ingiusti gasti n ghi , imbestialito ch' e'kli era contro degli uomini ." non meno, che degli dei. No, non pago un ti " ranno di contentar le sue voglie con prepotenza ,

    ., n d' inquietare gli averi e le donne altrui , se " non giugoe al pi alto delle sue brame , ch' di " distruggere senza piet i suoi nimici ( e nimico " d'ogni tiranno un. animo libero e franco) : n " pu sperusi ; per quantunque si portino ip pace " e non curinsi rei trattamenti , di trarlo a sensi ., d' umanit. Perciocch ben sapendo , di quanti " danni per l' una parte egli sia stato ad alcuni " cagione , e con quanta generosit si dispregi per " l' altra la rea fortuna , siccome non pu tenere , nascoste le sue ribaldaggini, cos dassi a credere, n che allor solamente sar sicuro, quando gli venga n fatto di spegner del tutto questi nimici. Or final ., mente alleviati da tanti mali, e a niun altro poter " soggetti , che al vostro , ragion ben vuole , che , de' governi, che meglio alla presente disposizione , degli animi e alla sicurezza vostra. avvenire e al- l' onore pi proprio d' una bene ordinata citt si-,, confanno quello voi trascegliate in particolare , , che . fia al comune vantaggio pi conducente , o , spieghino i l or sentimenti que'tutti, a cui i partiti " proposti mai dispiacessero , n temano in ci di , pericolo , poichi: non hanno sopra il lor capo Wl

  • LIB. XlX. CA.I'. Il.

    " padrone ' che possa impunitamente opprimere la , citt, o fare a suo talento vendetta, di chi avr , francamente parlato. E in vero non v' ebbe cosa , , che invigorisse pi la tirannide a' nostri tempi, , che l' infingardaggine de' Romani , e il loro non " contrapporsi giammai a' capricci di lei. Percioc~ , ch infiacchiti dal dolce della quiete , e usat,isi a " una vita da schia.vi , quanti di noi o ascoltarono " le irreparabili calamit de' lontani , o i danni vi-" dero de' vicini , per timor di morire da generosi " sostennero di morire da vili e infami. Prima di " ogn' altra cosa adunque a que', che ci han tolto " dinanzi il tiranno , vuole il dover , che si fa

  • 42 DELU Al'fTICliiTA' GIVDUCllE , ber eziandio la citt da que' mali, ch'indi le o derivavano "

    III. Cos parl Senzio , udito con gran piacere da' senatori e da quanti ci si tronrono cavalieri. In questo rizzatosi dal suo posto certo Trebellio Mas-simo leva di mauo a Senzio l' anello , il quale por tava nella sua pietra scolpito il ritratto di Gajo; n~ Senzio inteso con grande ardore a parlare onde fossero eseguiti i suoi pensa menti, sen' era, come credttesi, ricordato. Tosto adunque la gemma fu infranta. Si era gi a gran passi innoltrata la notte , e Cherea chiede a' consoli il nome ; essi diedergli " libert " Questo fatto parve loro maraviglioso ad un tempo e incredibile. Perciocch dopo l' anno centesimo daJla prima rovina della repubblica , allor finalmente si vide in :.nano a' consoli, a' cui cenni, anzieh la citt andasse soggetta a' tiranni , i soldati ubbidiva no, la facolt ritornata di dare il nome. Or Cherea ricevutala comuniclla a' soldati , che si tenevano col Senato. Stavano ripartiti in quattro (g) coorti que' tutti, che alla tii'annide anteponevano come pi onorata la libert. Questi adunque partironsi co' tri-buni ; e indi a poco si ritir anche il popolQ tutto lieto per le spe~anze a .lui date, e pien di coraggio, perch vedeva il governo non pi. sottoposto all'im peradore , ma ritornato in sua mano. Cherea per tanto era loro ogni cosa.

    IV. Ma Cherea di mal cuore veggendo sopravvi-vere la figliuola e moglie di Gajo , n la rovina di lui egualmente distendersi sopra la sua famiglia

  • LIB. XIX. C.lP. n.

    < giacch ogni avanzo , che ne rimanesse , per lo sterminio rimaneva della citt e delle leggi), affret tandosi di mandare ad effetto il suo. pensamento , e di render pago del tutto il suo odio contro di Gajo , sped Giulio Lupo un de' trihuni , a fine che uccidesse la moglie e la figliuola di Gajo. E perci a Lupo cognato di Clemente fu data tal commis sione , perch divenuto ancor egli pei' questo fatto , qual esso fosse , complice dell' uccision del tiranno godesse presso de' (:ittaini la stima di valentuomo , come se fosse stato partecipe delle trame prima or dite dagli altri. Sembrava per a taluno de' congiu l'ati troppo crudele questo procedere contro la mo-glie , avendo Gajo pi presto l' istinto suo proprio , che le suggestioni della donna seguite in quell' ope rare , che fu cag.ioae e de' mali , che oppressero la citt , e delJa rovina , che disert il fiore de' citta dini. Altri all'opposto attribuivano a lei queste cose, e a lei asrivevano tutti i. mali fatti. da Gajo , a cui avea dato un veleno opportuno a leglll'lle i pensieri e tirarlo all'amore di lei ; talch divenuto Gajo fre-netico , ella sola fu. la motrice di tante macchine , quante abbatterono la fortuna de' Rom!Pli e di tutta la terra soggetta a loro. Finalmente. si dectet , che morisse ; e poich . non giovaronle punto i fautori delJa sua causa, spedito fu Lupo. Per lui non istet te , che s' indugiasse un momento l'esecuzione degli ordini ' di chi l' aveva mandato ; perch non. voleva meritar riprensione n cosa , che fosse utile alla sa-lute comuue. Or egli entl'ando in palagio s'avviene

  • btt.LJ!! !NTICBITA.' GltrDAICttt:!

    in Cesonia moglie eli Gajo, che si giaceva distesa in terra appi del cadavere del marito , e priva di tutto quello, che suolsi per legge prestare a' defonti, lorda del sangue delle ferite , e colla figlia giacen .. tele a fianco misetabilmente abbattuta. In questo stato non le si udiva ripetere altro , che un sol rimprovero a Gajo , di non aver egli data credenza a ci , ch' essa 5li aveva sovente predetto. Questo parlare e di que' tempi si rec a doppio senso , ed or parimente s'interpreta da chi l' ascolta secondo le varie parti, a cui trae ciascuno il proprio talento. Perciocch sostenevano altri , cotali parole signifi care ' . avergli essa dato per consiglio ' che posta gi la sua solita frenesia e la crudelt, che il faceva aspro co' sudditi , li reggesse con moderazione e demenza, perch seguendo il suo stile non fosse da loro ucciso. Dissero altri , che divulgatasi qualche voce della congiura , suggerisse ella a Gajo , che senza tra porre un momento d' ~ndugio togliesseli tut tiquanti , hench innocenti , dal mondo , e in tal guisa ponesse in sicuro la sua persona ; e qua an~ dasse a ferire il rimprovero, quasi egli ave.sse troppo dolcemente operato ad onta delle sue predizioni. Tali si furon le cose dette allor da Cesonia , e tali i pensieri , che andvvi sopra fabbricando la gente. Or essa veggendo entrar Lupo mostrgli il corpo di Gajo , indi l' invit con sospiri e con pianti a far~ glisi pi dappresso. Ma poich si fu accorta , che Lupo era fuor di s stesso , e che accostavasi come uomo, che aveva a far cosa noa troppo a lui grata,

  • J.IB. DX. CA.P. Jl,

    avvedutasi perch veniva , offersegli assai pronta-mente la gola , chiamando in suo ajuto gli dei , come sogliano fare i gi disper~ti della lor vita , e animandolo a da'r sollecito compimento a quanto avevano contro di lei decretato. Cos ella muore generosamente per man di Lupo , e dopo lei la fi-gliuola. Indi Lupo con tal novella ritorn pronta mente a Cherea.

    V. Gajo adunque -, dopo tenuto quattr' anni mel\ quattro mesi l' impero romano , in tal modo finisce. i suoi giorni : ~mo ancor prima di giugnere al trono scaltrito, e a) pi alto arrivato della tristezza, perdutissimo de' piacri, e amico della calunnia; nei terribili incontri assai vile , e per , quando imbal-danziva , sanguinosissimo. Operava in ci sol fian-camente , vo' dire nel malmenare cui men doveva , magnanimo stolidamente a costo del sangue altrui e delle leggi abbattute. Sempr sollecito di parere e d' essere superiore agli dei e alla legge , e debole s'empre alle lodi del vulgo. Quanto. fu dalle leggi come vii eosa e turpe disapprovata , egli ebbela pel' pi degna .d'onore , che la virt. Dimenticava gli amici , fosser pur essi strettissimi e d' alto affare , punendo li , se con lor s' adirava , ferocemente e per leggerissime colpe ' teneva per inimico ogni amante della virt , e pretendeva , che in tutto ci , che dettavagli il suo capriccio , non gli si dovesse fare opposizione giammai. Quindi egli ebbe nn indegno commeLcio colla sorella , che fu il principale mo-tivo, OJlde s'infiammarono i ciUadini a vie maggiore

  • DELLE .lNTICBJT.l' GJUD.lJCIIB

    odio contro di lui ; perch era questo un misfatto da molto tempo inaudito ; e direi quasi incredibile, e per acconcio a spirar nimicizia contro r autote. D'opere poi grandiose e reali , ovvero alla presente et nostra ed a' posteri vantaggiose non v'ha per sona , che ce ne sappia additare pur una fatta da lui, salvo quella , ch' ei divis verso Reggio e Si-cilia per ricoverarvi i navigj recanti i viveti dall' E-gitto , lavoro per confessione di tutti magnifico e tltilissimo a' naviganti. Non fu per tratto a fine ; ma per l' infingardaggine, con che adopervvisi in-torno , rimase imperfetto; colpa del troppo suo per-_ dersi dietro a cose disutili , e dello. spendere , che faceva in piaceri goduti solo da lui; tutte cose, che gli toglievano ogni pensiero d'opere indubitabilmcnte migliori. Egli era per. altro valenlissimo dicitore , e della gteca lingua e latina_ spertissimo. Afferrava ve locissimamente ogni detto altl'Ui , rispondendo im-provviso a cose da altri composte e meditate gran tempo innanzi; abilissimo sovra ogn' altro a persua-der chicchessia in affari di sommo rilievo , tra per la facilit naturale , che vi trovava , _e per la mag-gior pratica, che acquistnne coll' esercitarvisi conti-nuamente. Perciocch pronipote eh' ei fu di Tiberio, a cui poscia sottentr nell' impero , dovette di ne-cessit dedicarsi agli studj , per la singolare eccel-lenza , che in questi aveva anche il zio : e pet Gajo artendendosi alle insinuazioni d' un uomo suo attinente ad un tempo e imperadore, gateggiava con

    -.____

    lui -nell'attendervi, siccb divenne il migliore tra'~uai

  • Ll'll. XIX. CAP. II.

    coetanei. I beni per ritratti da questi studj punto non valsergli contro il malanno, che si tir addosso colla sua prepotenza. Tanto egli rara a trovarsi la moderazione , in chi puote agevolmente operare senza bisogno di rendere conto a persona de' fatti suoi. Or egli , perciocch. dapp1incipio us c'on amici ragguardevolissimi per ogni conto , e volle sempre in sapere ed in fama emulare i migliori , fu caro a tutti; fnch dalla boppa insolenza , con che li tra t~ lava , spento l' amore , che avevangli , e sottentrato l' odio in suo luogo , rest insidiosamente da loro ucciso.

    CAPITOLO IIL

    'Claudio tratto fuor di su(l casa condotto al campo. Il Senato gli manda un' amhasaeria.

    l- Or Claudio , siccome abhiam detto pi sopra , abbandonata la via battuta da Gajo , e levatasi pel dolore della morte di Cesare a gran rmore la ca-sa , incerto di sua salvezza s'and a intanare in un luogo angustissimo , non avendo altronde cagiou di temere , che dalla chiara. sua stirpe. . Perciocch in condizion di privato era sempre vissuto con mode-razione , contento di quel che aveva , inteso agli .studj massimamente di greca letteratura , e lontano da tutto ci, che. sapeva di strepito e di romor po polare. Allora adunque che ii popolo fu in rivolta ,

    ~ la. reggia tutta ripiena di fw-o1 militare , e lo

  • DELLE A.NTICJliT A.' GltJDA.ICJlE

    guardie reali pressoch involte nella paura e nel disordine de' privati , la soldatesca, che si chiamava de' pretoriani ( ed il nerbo della milizia ) , si tro vavan ristretti a consiglio , sopra il che far si do vesse per l'avvenire. Ora quanti eran col , senza prendersi punto pensiero della vendetta di Gajo , giacch bene stava a suoi meriti quel guiderdone , andavano esaminando piuttosto , in che modo le cose loro pigliar potrebbono buona piega , mercec ch gi i Tedeschi punivano di per s gli uccisori di Gajo , per secondare piuttosto la l&r crudelt , che per provvedere al vantaggio comune. Da tutte coteste cose Claudio rimanea spaventato tra per so verchia sollecitudine di sua salvezza , e perch visto .aveva portarsi qua e l le teste d' Asprenate e dei suoi compagni. Se ne stava egli in un luogo , a cui si saliva per 'pochi gradi , involto dentro. le tenebre del suo nascondiglio. Ora . Grato nn di quelli , che alla guardia stavano della reggia , lo vide ; ma non potendolo per l'oscuro luogo, ch'esso era, raffign~ rare , e credendo senza fallo quelJo essere un uomo postosi col in agguato si fece pi verso lui, e pre gato di dare addietro , tanto pi s' innoltr , fnch messegli le mani addosso il t'avvisa , e " Germanico " disse a que' , che il seguivano , questi Germa " nico (10); or via, trajamlo di quinci, e faccia-" molo imperadore " Claudio veggendoli pronti a rapirlo di l' e temendo ' di non avere a finir come Gajo , pregavali , che lo volessero risparmiare ; si ricordassero, ch'egli non avea dato noja a persona,

  • LIB. XIX. CA.P. 111.

    n aveva parte in ci, ch'era finora llccaduto. Grato allor sorridendo lo piglia per mano , e " lascia , " disse , di parlar s vilmente per amor d' esser " salvo. Or tu devi sollevare il tuo animo a cose " grandi , all'impero , che gli dei tolto a Gajo con-" cedono al tuo valore, solleciti ch' egli sono del " ben del mondo. Va dunque , e sali sul tronQ dei ., tuoi antenati ; , e in cos dir sostenevalo ; che non aveva forza da regge1si in sulle piante , ab4 battuto eh' egli era dalla paura non meno, che dalla gioja recatagli da tal novella~

    Il. Allor cominciarono ad affollarsi dattorno a Grato molte pi guardie ; e veggendo Claudio me nato altrove , se ne mostravan dolenti , per l' opi uione, che avevano , fosse egli tratto, al supplizio in pena de' mali da l or sofferti; quando egli aveva me nata una vita sempre quieta , e sotto l'impero di Gajo era incorso in pericoli non leggieri. Alcuni di pi pensavano , che il giudicare di tali faccende ai consoli s'appartenesse. Ora crescendogli intorno vie pi i soldati' e a popolo si fuggi va per ogni parte' e Claudio per la debolezza della persona mal poteya andar oltre : senza che i suoi lettichieri , udito lo strepito, con cui lo traevano altrove , gettata ogni speranza di riaver vivo il padrone , pensarono a salvar colla fuga s stessi. Giunti i soldati al p;ano del palatino ( ove fama , che hl prima loro stanza facessero gli abitatori di Roma ) , e gi cominciando a mettersi in pubblico la faccenda, troppo maggiore it concorso fu de' soldati , che volentieri vedevano

    FLAYI01 tomo Y. 4

  • !io DZLl.Z ANTJCBIT.l.' GJ'UD.l.JCIII: Claudio, e ?Oiuto avrebbono a tutto costo lenrlo al trono': tanto era l' amor , che sentivano pr Ger-manico di lui fratello , il quale aveva dell' illustre sua fama onorati , quanti eran vissuti con lui : ol-

    . trech richiamavano alla memoria le prepotenze dei pi autorevoli nel Senato , e gli errori da questo commessi nel tempo, che govern. Paravasi Ior di-nanzi , egli vero , la difficolt. dell' impresa ; ma ben vedevano dal recare l' impero all' arbitrio d' un solo il pericolo , che lor ne verrebbe , quando ogni altro 1alisse in trono fuori di Claudio ; il quale dalla lor concessione e benivoglienza il riconosce-rebbe, e non dimentico del benefizio li premierebbe con quegli onori , che meglio a tanti meriti si con-facessero.

    DI. Cos gli uni gli altri insieme , e ciascun di per s discorrevano , e a quanti facevansi loro in-contro , comunicavano tai sentimenti. Quegli udendoli Y&lentieri accettarono l'invito : e difesolo colle loro armi e circondatolo colle persone recaronlo fino al campo sulle loro braccia , perch non venisse tra-posto ostacolo al loro ardore. Intanto regnava gran disparere tra 'l Senato: questi desiderava di ritenere Io stato primiero , e cercava , giacch il tempo lo favoriva , d'evitare quel giogo , che gli metteva sul collo la soperchieria de' tiranni : e il popolo , che invidiava loro tale felicit , e sapeva gl' imperadori essere un freno a1la loro avarizia e un buon rifugio per s , godeva del rapimento di Claudio , sperando ch'egli creato imperadore ammorzerebbe quel fuoco

  • LID. XIX. CAP. 111. 5x civile, che stava omai per acc"endersi, come a' tempi gi di Pompeo. Ora . il Senato avvedutosi , ch'era Claudio pe1 man de' soldati venuto al campo, spe~ disce a lui i personaggi pi riguardevoli del. suo. corpo , perch gli faccian sapere , che non ricorra alla forza per ottenere l' impero ; ma si sottometta al Senato , di cui egli , e sar sempre una parte ; lasciando alle leggi il pensiero di riordinar la repub .... blica , e si ricordi , quanto male hanno fatto alla citt i passati tiranni , e a quanti pericoli la sua stessa persona sia stata esposta insiem col Senato ; n voglia dopo aver detestato in altrui l' insoppor-tabile peso , ch' egli la tirannide , i~perversarc spontaneamente contro la patria : quand'egli si renda a' voleri del Senato , e costante dimostrisi nell'antica maniera di vivere virtuoso e quieto , egli avr quegli onori , che sanno farsi da liberi cittadini , ed or comandando , or , come vuole la legge , ubbidendo acquisterassi lode d'uomo dabbene. Che se niente fatto pi savio dalla morte di Gajo pretende di fare a suo modo , sappia , ch'essi glielo contrasteranno ; e son provveduti a dovizia, d'un buon corpo d' ar~ mati , d' un buon numero d'armi , e d' una. molti-tudine di schiavi , della cui opera ancor si varranno: grandt! sostegno per essi fa lo sperare , che la for-tuna e gli dei non ad altri daranno ajuto, che a chi nelle sue coatese ha la virt e l' OR-est delta causa per collegati ; e son 'tali appunto coloro , che combatteranno per la libert della pattia.

    IV. Cos gli ambasciadori Vcranio e :Brocco tri~

  • 5~ DELLE .&.NTICBITA7 GIUDAICBZ buoi ambedue d~lla plebe parlar~no a Claudio , e prostratisi ginocchioni a suoi piedi gli supplicavano , che non volesse abbandonar la citt alle guerre e JDiserie. Ma poich videro Claudio fornito d'un grosso corpo di soldatesca, e s'accorsero non avere i cn 'Joli forze da st~rgli a fronte , aggiunsero , che s' ei 'Veramente desiderava l' impero , lo si avesse in buo-n' ora , ma per man del Senato ; perciocch pi f:-llce ventura e pi lieto augurio sarebbe per lui il goderlo , non a dispetto altrui , ma con la buoni\ grazia , di- chi gliel darebbe.

    c A p l T o L o IV.

    Quanto focesse il re Agrippa a f~~More Ji Claudio. Claudio , assuntq r impero , comanda' che sieno morti gli u,pciditori di Gajo.

    l. Ora Claudio, che ben apea la ferocia, di eh~ gli aveva spediti gli ambasciado1i , seguf'.ndo anche il loro consiglio gi ravvolgea pella mellte pensieri pi moderati , non per in guisa , che 110n si riavesse dal suo timore , spintovi dall' ardir de' soldati in parte , e in parte da quello del re ( r 1) Agrippa , il quale esortavalo a non lasciarsi cader di mano uno scettro venutogli spontaneamente. Questi 1 compiuti d'intorno a Gajo tutti gli uffizj , che far dovevagli un uomo da lui ODQl'ato ( perciocch abbraccinne il cadavere esangue , e distesolo sopra un letto e co-pertolo come pot ), ne venne alle guardie dicendo ,

  • Lfll. XIX. CAP. IV. 53 che Gajo bens era vivo , ma , perch le ferite ]o tormentavano , aveva chiamati i Medici per curarlo , e risaputo , che i soldati avevano rapito Claudio , rendessi a lui , e trovatolo in grande agitazione 6 "Vicino a rimettersi al voler del Senato I' incoraggi , animandolo a tener saldo l' impero1 Dato questo con siglio a Claudio tornava a casa , e in questa fatto chiamar dal Senato) cos com' era , col cr.in profu malo e sciolto , quasi venisse da cena, compal'Vegli innanzi , e domand i senatori , che cosa avea fatto Claudio. Rispostogli ci , che. era , l'interrogarono , se avesse ni1!nte che dire intorno agli affa1i presenti; ed egli protest, ch'era presto a dare la vita per l' onor del Senato : considerasser per disappassiona-tamente il l or bene ; perciocch chi . si vuole impa~ dronir d un impero , ha mestieri d' armi e d' armati, che lo difendano , onde sprovvisto di tale ajuto non. "Vada incontro a qualche pericolo : e rispondendo il Senato , che d' armi n'avevano una dovizia, di soldo essi ne contlibuirebbono il bisognevole , e di solda tesca n'erano in parte gi provveduti , e in parte farebbonne buona leva col dare agli schiavi la libert, " cos poteste , o signori , ripigli Agrippa , mandare " ad effetto , quanto voi divisate ; ma io vi debb() " parlare con ischiettezza , perch queste mie parole-,. torneran profittevoli al vostro bene. Sappiate adun , que , che le milizie , che favoreggiano Claudio , n sono da lungo tempo esercitate nel mestiere del-" l' armi ; dove le nostre saranno una ciurmaglia d " gente veniticcia , e percM tratta iJ!lprovviio di

  • DELLE AlfTICBIT1' GU7D11CRE

    ,. schiavit , malagevole da governare ; oltre a ci& " noi dovremo contro soldati troppo ben pratichi nel " lor mestiere condur persone , che n manco sa-" pranno , come s'impugni la spada. Laonde io credo " fia senno mandare a Claudio persone , che il muo-, vano a deporre l' impero ; ed io son prontQ a " sostenere l'ambasceria "

    II. Cos disse , e piacque il consiglio. Mandato egli adunque cogli ltri scoperse a Claudio segreta .. mente l' agitazione del Senato , e l' esort a rispon-dergli con pi maest , prevalendosi in ci dell' am-piezza del suo potere. Claudio pe1tanto disse, non maravigliarsi , che il Senato portasse di mala voglia lo star snggett, pere h troppo abbattuto dalla cru-delt de' passati imperadori. Egli per coUa sua cle-menza darebbe loro a gustare tem:pi pi favoaevoli , giacch ei sarebbe imperadore di solo nome ' infatti per il comano sarebbe comune a tutti ; e dopo i niolti e diversi affari , che , lor veggenti , avea ma-neggiati ' ben meritava ' che non gli negassero .fede. Dopo questa risposta , a cui si trovarono presenti , furono licenziati gli ambasciadori. Claudio intanto parlament coll' esercito unito insieme , ricevendone il giuramento di fedelt , e premi le sue guardie tlonando ad ognuna cinque mila dramme, e propor-zionatamente i lor capitani, e altrettanto promise a_gli eserciti , ovech si bovavano.

    III. I consoli in~anto chiamarono nel tempio di Giove Vincitore il Senato , mentr' era ancor notte. Fra' Senatori altri dubhio!i, se ci si dovesser tra.._

  • LID. XIX. CA.P. 1V. 55 vare , nascoser s stessi in citt ; ed altri si ritira-rono nelle loro ville, ben prevedendo, ove andrebbe infine a riuscire ,ogni CO$a , di&perata oggimai la loro libert, e pi sicuro partito stimando il vivere fuori degli strepiti in una schiavit scevera d'ogni rischio, che ritenendo la dignit de' maggiori star sempre in forse della propria salvezza. Pure se ne adunarono da cento e non pi ; e mentre stavano consultaido intorno agli affari presenti, ecco s' alza improvviso un grido de' soldati lor pa.:tigiani , che impongono al Senato di scegliere a imperadore un uom d' ar-me , n voglia col governare di- molti mettere in fondo l' impero ; e per quanto avevano d' efficacia , mostrar,ono ch'esso non a pi insieme, ma dar si voleva ad un solo ; lasciavano poi loro il vedere , chi di tal caric fosse degno. Quindi il Senato vide le cose sue peggiorar sempre pi tra per la perdita, che faceva , d' una libert per lui troppo gloriosa , e pel timore., che aveva di Claudio. V' erano per certi , che a s gran posto agognavano , invitatici o dalla nobilt della stirpe, o dalla parentela contratta per via di nozze colla famiglia imperiale. Di fatto M. Minuciano , e per la chiarezza deHa sua na,scita assai cospicuo , e marito di Giulia sorella di Gajo desiderava ardentemente l'impero ; ma i consoli ora con un pretesto, ed or con un altro lo raffreuarono; e cos Minuciano un degli uccisori di Gajo s'oppose a Valerio asiatico , che avea somigliante pensiero: e sarebbesi quindi accesa una guerra ~anguinosa al pari i' ogn' altra, se a' pretendenti si foue data la libert

  • 56 DELLE 1NTJCIIITA1 GIUDAICHE di far fronte a Claudio. A questo aggiugnevasi , che i gladiatori , i quali montavano a un numero assai considerabile , e que' soldati , che di notte guarda-vano la citt, e i rema tori tutti quanti correvano in frotta al campo ; onde i vogliosi dell'impero quali in 1isguardo della citt, quali per timor di s stessi abbandonarono le loro pretensioni.

    IV. Usciti poscia sul primo fare del giorno fuori della cw'ia , Cherea e i compagni tentarono di par-lamentar co' soldati: ma questi vggendoli doman-dare coi cenni udie:aza e acclgnersi ornai a parlare tutti d'accordo feeero gran romore, non consentendo neppure , che aprisser bocca ; perch desiderio co-mune egli era di vivere gvernati da un solo : per chiedevano un imperadore mostrando , che non sof-ferrebbono indugi,. Stava intanto il Senato dubbioso e incerto, s'egli dovesse reggere o sottomettersi al-l' altrui reggimento, e in che modo; giacch n i soldati volevno riconoscerne l' autorit, n gli ucci-ditori di Gajo non consentivano, che si cedesse ai soldati. Mentre stavano cosl sospesi , Cherea non potendo tener lo sdegno, che messo avevagl la do-manda d' un imperadore , obblig la sua fede , che avrebbero un capo , quando alcun d' essi gli recasse da Eutico il nome. Era Eutico ( 1 2) il carrozziere della fazione chiamata Prasina, carissimo a Gajo, che nella fabbrica delle stalle del suo padrone op-pressa aveva la soldatesca, imponendole disonorati lavori. Queste e molt' altre cose di simil fatta get-tava loro al volto ChClca, e minacciava, ch' i-ri

  • Lm. x1:x. eu. JV. medesimo portel'ebbe la testa di Claudio : :perciocch tollerabile cosa non era, che alla ftenesia succedesse nel regno la pecoraggine. Non furono pe1 niente smoasi da tal parlare ; anzi hatte fuori le spade e levate l.e insegne andarono presso Claudio pe1. ac~ compagnarsi a quegli altri , che giurata gli avevano fedelt. Quindi. rimase il Sento sem;a difesa , e i consoli si trovaroao ridotti allo stato pressoch di privati. Costernazione e tristezza fu dappertutto , non sapendo essi , QVe volgersi , perch Claudio era contro di loro irritato : e dicevansi villania gli uni gli altri , ed erano del passato dolenti. Allora Sabino uno degli uccisori di Gajo venuto in mezzo alla curia protest di volere anzi uccidersi colle sue ma ni , che metter Claudio sul trono , e vedere la schia .. vit dominante; e rimprover a Cherea troppo amore alla vita , se dopo aver fatto niun conto di Gajo ., or tenesse ~r bene il vivere , non si potendo nep pure per questa . via ridonare alla patria la liberta. Chere rispose , che quanto al mo:rire , .eg1i non ci sentiva difficolt : volen per innanzi spiare le in~ tenzioni di Claudio.

    V. Mentre le cose qui si trovavan con~otte a tal terDline , col nel campo concorrevasi da ogni parte a rendere a Claudio onore , e l'uno de' consoli Pom-ponio , che venne quivi , era accusato dalla milizia , singolarmente perch innanimito aveva il Senato alla libert ; e gi gli si erano colle spade alla mano scagliati contro , e se Claudio non l' impediu, n' a-vrebbero fatto strage ; ma eli trattolo fuor del pe-

  • 58 DELLE '.lNTICRIT.A.' GIUD.A.ICRE ricolo il fe' sedere' al suo fianco. Non cos turo onorati que' senatori , che si trovaron con Quinto. Pcrciocch alcuni , . mentre andavano per salutare Claudio , a forza di percosse furono respinti , ed Aponio rimase ferito ; e grande era il rischio di tutti gli altri. Allora il re Agrippa appressatosi a Claudio il preg , che trattasse men clnramente i senatori ; perciocch se avvenisse qualche sinistro al Senato , ei non: avrebbe a chi comanda1e. Claudio ne fu persuaso, e radun il Senato sul Palatino , OY' egli per mezzo la citt si rendette , accompagna-tovi dalla milizia , che fece del popolo un rio go. verno. Andavano innanzi , veggenti tutti , due degli uccisori di Gajo Cherea e Sabino , bem:h per de-creto di Pollione , test creato da Claudio capitano delle sue guardie , fosse loro disdetto d' uscire in pubblico. Ora Claudio , poich fu giunto sul Pala-tino , convocati gli amici li domand del loro volo intorno a Cherea. Essi , bench stimassero degna di lode l' impresa , pure accusavano di disleale l' au-tore , e credevano giusta cosa il punirlo per attenire ]a posterit. Cherea aclunque era tratto al supplizio~ e Lupo c~m lui e pi altri Romani. Dicesi che con grande coraggio portasse Cherea la disgrazia , non solo perch mostrssi imperturbabile nel sembiante , ma pe' rimproveri ancora , che fece a Lupo, il quale .piagneva. Or mentre Lupo ponendo gi il manto lagna vasi del rigore della stagione , Cherea gli disse, che il. freddo noi batterebbe diversamente da un

    .lupo. Seguivagli intanto una gran moltitudine di

  • LJB, XIX, C.lP, IV. 5g persone curiose di veder lo spettacolo. Giunti al luogo del supplizio , herea domand il soldato , se l'uccidere altrui era stato mai suo mestiere, o s'era

    qu~Ua la prima volta , che impugnava la spada ; e volle , che quella appunto gli !l recasse , con cui ferito av~a Gajo. Cos egli muore d' un solo colpo felicemente ; ma non s bene fu tolto Lupo di vita attesa la sua codardia, onde noh avendo egli sporta generosamente la testa pi colpi v' abbisognarono per finirlo.

    VI. Indi a pochi giorni, correndo la solennit delle funebri pompe , il popol romano mentre facea sa-grifzj a' suoi morti , onor parimente Cherea con offerte gettate nel fuoco , pregandolo , che gli fosse propizio , n avesse a . sdegno la sconoscenza usata con lui. In questa guisa fin i suoi giorni Cherea. Sabino poi da Claudio non sol prosciolto , ma ri-messo altres nel primiero suo posto , sembrandogli indegna cosa non tener fede a' congiurati compagni

    . .suoi , si d di sua mano la morte , cader lasciandosi sopra la spada a tal segno , che l' elsa giunse a toccar la ferita.

  • 6o DELLE ARTiUJTA'. GIUDAICHE

    CAP IT OLQ v.

    Claudio restituisce ad Agrippa il reg11o paterno, e glielo accresce. Decreti dal medesimo pubblicati a favor Je Giudei.

    l Ora Claudio, dopo levatisi incontanente dinan2i tutti i soldati , che davangli qualche sospetto , pro-mulg un editto, in cui raffetman Agrippa nel re-gno datogli gi da Gajo, e dicea molto bene di lui. Anzi gli crebbe per giunta la Giudea tutta , e Sa-maria soggetta gi ad Erode suo avo. Le quali teiTe gli restitu Claudio , siccome dovutegli per ragione di sangue. Del suo poi vi aggiunse Abila stata gi di Lisania , e quanto al monte Libano apparteneva; indi si giurano fede insieme Claudio ed Agrippa in mezzo alla piaz:r.a di Roma : cos ad Antioco , tol-togli il egno, che aveva, dona una parte della Cilicia e la Commagena. Trae ancor di prigione A.;. lessandro Lisimaco alabarca antichissimo amico suo, e procuratote un tempo d' Antonia sua madre , in-catenato per isdegno da Gajo. Il figliuolo di Lisi-maco spos Berenice figliuola d' Agrippa ; ma riavu-tala Agrippa in istalo di vergine , ( perch Marco figliuol di Lisimaco se ne mor) la diede ad Erode frateJJo suo , a cui impetrato aveva da Claudio il regno di Calcide.

    Il. Circa questo tempo medesimo fu gran lite tra i Greci e i Gindli della citta d'Alessandria. Morto

  • LIB. XIX. C!P. V. 6t Gajo , la nazion de' Giudei sotto l' impro di lui abbassata , e forte dagli Alessandrini oppressa rialz j] capo ; e stava gi sotto l' armi. Allor Claudio con una sua lettera impose al governator dell' Egitto , che componesse la sedizione ; e a questa aggiunse un decreto , che mand in Alessandria e in Siria ad istanza de' due re Agrippa ed Erode , .c diceva cos. " Tiberio Claudio .Cesare , Augusto , Germanico , , sommo Pontefice , .. cotla podest trihune~ca. Sa. " pendo gi da gran tempo , che i Giudei d' Ales " sandria chiamati Alessandrini, fino da' primi tempi " spediti furono ad ~bi~are Alessandria , e al paro , degli altri fatti da' re cittadir.i , come appar chiaro , dalle scritture e da' decreti presso di lor conscr-, vati, e che dopo sotlomessa da Augusto al nostro , dominio Alessandria furono mantenuti intatti i , loro diritti da' governatori col in diversi tempi ., mandati, n sono mai stati questi loro diritti in " controversia , neppur quando Aquila governava , Alessandria , e ch'e morto il capo della naziou dei , Giudei , Augusto non ha Yietato il crearne dei , nuovi , volendo egli che gli .Mitessero bens sug-,. getti, ma per co' lor riti-, e senza ch' altri li co-, strignesse a lasciare la patria lcr. religione , e che , gli Alessandrini si son levati crutro i Giudei ahi-" tanti fra loro sotto l' impero di Gajo , il l'fUale per ., lo frenetico e i~pazzato uomo h' egli era, sicco-, me la nazion de' Giudei mai nm volle offendere , la religione paterna c chiamare lui Dio , cos ab-" baaslla e l'oppresse , io voglie che alla naz;ioo

  • DELLE .1NTICHIT!7 GltiD!ICRE

    de' Giudei non venga meno per la pazzia di Gajo ., verun suo diritto , e le sien mantenuti ancora i ,, pi antichi , purch non dipartasi. da' suoi riti ; e ., comando ad ambedue le fazioni , che guardino ., bene , che , pubblicato il mio editto , non sentansi pi tumulti

    III. Di questo tenore era il decreto , che Claudio mand in Alessandria a favor de' Giudei. Quello pi , ch,e fu sparso per. tutto il mondo , era questo. " Ti.b. Claudio Cesare , Augusto, Germanico, sommo ., Pontefice , colla p!>dest tribunesca , creato coli-" sole per la seconda volta. A v endomi chiesto i due ., re Agrippa ed Erode miei amicissimi , ch'io vo:. " lessi a' Giudei abitanti in tut1o l'impero romano ,. concedere e mantenere i diritti medesimi , che a " que'd'Aiessand1;a, io di buon grado ho esaudite le ,. loro domande , non solo :e1r far piacere a chi me ,. ne prega.wa , ma ancora pe~h le persone, di cui ., si tratta , meritevoli le ho credute di tal fa-vore , " merc della fede e amicizia , ch'hanno serbata ai ,, Romani ; e gimtissima cosa io credo , che niuna " citt , fosse ancom grechesca , rimanga priva di , tai diritti conservati anche loro dal Divo Augusto. " Ella dunque cosa ben fatta , che i Giudei quanti " souo , spal:si per tatto il mondo a noi sottoposto " guardino i lor~ riti senza opposizione. Sappiano " per essi (io nedesimo li fo avvertiti ) valersi di " questa mia bmignit , n deridano le religiotti , dell'altre gent , ma osservino le proprie leggi. " Voglio inoltre 1 che questo mio decreto sia . tra:..

  • LJII'. XIX. CiP v. , 63 , scritto da' governatori delle citt , delle Colonie e " de' Municipj s nell' Italia s fuori , e dai re e dai " principi per mezzo de' lor ministri , per lo spazio " di trenta interi giorni il tengano in luogo , onde " leggere failmente si possa da chicchessia ". ,

    CAPlT0!-0 VI.

    Ci ehe foce in Gerusalemme Agrippa tornato nella Giudea. Lettera da Petronio scritta a' Doriti in faYor de' Gi!-tdei . .

    I. Con questi decreti mandati in Aless-andria e per tutto il mondo di Claudio Cesare a d i vedere , che /animo egli si avesse intorno a' Giudei. Indi licenzi/ Agrippa con grandi onori, perch ripigliasse il suo regno, commesso gi avendo a' capi e procuratori delle provincie , . clie gli facessero liete accoglienze. Agrippa , come ragion volea , che faces~e un uomo salito a maggiore fortuna, con_ gran prestezza. si ri-condusse alla patria. Entrato in Gernsl!.lemme. conJpi i sagrifizj di ringraziamento , senza trascurar cosa , cui prescrivesse la lt:gge; onde volle, e che moltis simi N azarei si tondesser la chioma , e che la catena d'oro avuta .da Gajo. di: peso pari a quella di ferro, onde gli fur legate le regie mani , , fosse in mem01ia della sua trista fortuna , e in testimoniaoza del pro-sperevole cangiamento di essa sospesa dentro il re'.. cinto del, Tempio sopra la cassa. del ,sagro tesol'O, perch fosse. a_ tutti d'_IWUllaestfij]J.e~to , che e ca

  • 64 DEl-LE ANTICBITA.' GllJD!ICBE .dono al basso le cose grandi , e le gi cadute Dio le solleva. Perciocch la catena 'iv i appesa insegnava, che il re Agrippa per una colpa da nulla cangiata avea la primiera sua dignit nello stato di prigio-niero ;. e indi a poco de' ceppi era uscito principe maggior di prima. Quinci si vuole inferire , proprio essere delle cose umane , che tutto il grande sdruc-cioli agevolmente , e l'umile possa levarsi di nuovo a notabile altezza.

    Il. Comp.into pertaato Aglippa tutto ci, che spet-~a al culto di Dio , rimosse dal pontificato Teoflo figliuol d' Anano , e in suo luogo vi pose il figliuol di Boeto Simone cognominato Cantera. Simone avea due fratelli e il padre Boeto , la cui figliuola, cotne pi innanzi abbiam detto , era moglie cl' Erode , e Simone insiem co' fratelli ed il padre (!unsero tutti al pontificato, come gi avvenne a tre figli di Onia figliuol di Simone , regnando i Macedoni , cose da noi l"iferite lle' libri antecedenti.

    III. Ordinati in tal modo gli affa..i del pontifica t~, si volse il re a premiare i Gerosolimitani del loro buon animo veno di lui ; perciocch rilasci loro il ttibuto imposto sopra ogni casa , credendo ben fatto rispondere con amore , a chi avevalo prima amato. }ndi cre capitano di tutto l' esercito Sila compagno suo fedlissimo in molti pericoli. Non era passato ancor guar tempo e certi giovinastri Doriti , che alla religione antiponevano la tracotanza , ed erano per naturale loro indole temerarj , recata nella Sina-goga de' Giudei la statua di Cesare l'innalzarono

  • LIB, XfX. C.lP, VI, 65 col entro. Questo fatto esaspE>r forte Agrippa 1 prch alla distruzione tendeva de11e patrie sue leggi. Esso pertanto senza dimora si presenta a PetroniQ !.Overnatore allor della Siria, e gli accusa i Doriti. Pebonio sdegnato al pari di lai , perciocch tenne anch'egli per empiet quella violazione di leggi, ai ribelli Dori ti scrisse adirato cos. " Publio Petronio " legato di Tib. Claudio Cesare 1 Augusto , Germa-,. nico , ai magistrati de' Doriesi. Dappoich alcuni , fra voi s'inoltrarono a cos. disperata temerit, ., che neppure un decreto di Claudio Cesare , Au ., gusto 1 Germanico , che consente a' Giudei di vi4 ., vere colle pattie leggi , pot piegarvi , anzi all' op , posito adoperaste impedendo le loro adunanze ai ., Giudei' col trasportar, che faceste 'nel luogo a ., quelle assegnato la statua di Cesare , offendendo , con ci non i soli -Giudei, ma Io stesso imperadore, , alla cui statua' meglio conviensi il su tempio che , non l' altrui , massimamente quando si h'atta del ., luogo dell' adunanza , essendo beri ragionevole ( e n la n