Giuseppe Flavio - Delle Antichita Giudaiche Vol.4

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Versione storica ripulita, formattata e con OCR delle Antichità Giudaiche vol 4

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esaendoai adempito a quanto ""e prescrivono.

DELLE

ANTICHIT. GIUDAICHE

LIBRO DECIMOQUARTO r>

CAPITOLO PRIMO

Contesa tra i due ftatelli Aristoholo e /reano pel . regno i quali convengonsi in questo ~ che regni Aristoholo , e /reano viva privatamente.

I. QuANTO appartiensi alla regina Alessandra e alla morte di lei , descritto l' abbiamo nel libro antecedente : ora . sporremo le cose , che appresso segui~ rono , non avend~ in ci altra mira , che di non trascurare n per ignoranza, n per error di memoria fatto veruno. Perch sebbene egli vero , che a una storia e a un racconto di cose per la rimotaFL.4.P'IO. torno

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DELLE .A.NT!t.;Hil'.A.' GU/D.A.ICUE

loro antichit ignorate dai pi si richiegga ancora la grazia del dire , quella cio eh~ dalle parole e dall' armonica loro disposizione risulta , e con essa quanto pu agli animi de' leggitori adorno render lo stile , perch l' erudizione, che acquistano, disgiunta non vada da qualche diletto e piacere , pure gli scrittori innanzi ad ogn' altra cosa conviene , che tengano volto r animo all'esattezza de'fatti e alla verit de' racconti , per riferirli com' essi sono a coloro , i quali per non averne da s bastevole notizia sono pronti a stare alla loro narrazione. ll. Bra adunque lrcano salito appena al pntificato il terz'anno della centesima settantesima settima olimpiade, essendo in Roma (1) consoli Q. Ortensio e Q. Metcl1o , quegli cio che fu soprannominato aneora Cretico , e Aristobolo esce tosto in campo contro di lui. Si venne da Ircano a battaglia vicino a Gerico; ma perciocch molti de' suoi soldati passarono al campo di suo ftatello, egli si tifugg nella rocca, dov' erano per ventura stati rinchiusi gi da sua madre , come abbiamo detto innap.zi , la moglie e i figliuoli d' Aristobolo ; il quale oppugnati quei deJI' opposta fazione, ch' enbo il Pecinto del Tempio s' erano ricolti , gli ha in suo potere : indi sceso a trattare col fratello di accordo si riconciliano insieme con patto , che il regno sia d' Aristobolo , e !reano si viva in pace senzil pensiero di cose pubbliche, e goda senza disturbi di quelle rendite , ch' ei possiede. Questa convenzione si conchiuse nel Tempio, e ~011. iaaJIiievole t;iur~e e darai la J;IWlO fer

3 mossi ; indi alla presenza di tutto il popolo abbracciatisi l'uno l' altro si ritirarono ~ Aristobolo nella reggia , e !reano , siccome privato , nell' abitazione d' Aristobolo.LID. XIV. C.A.P. J.CJ.PITOLO

II.

Di .Antipatro e della sua stirpe. In che modo venne a grande stato e potere. Fuga tE !reano ad Aretare desii Arabi. l Ma certo Idumeo nominato Antipatro, amico di Ircano, uomo denaroso , e di sua natura attivo e brigante , per l' amicizia che avea con hcano, nodriva mal animo conlro Aristobo1o. Ben 'ero, che Nicol Damasceno il fa derivare da' pincipli Giudei, che vennero da Babilonia in Giudea: ma ci, egli dice , per far piacere ad Erode figliuolo d'Antipatro , divenuto , non so per quale fortuna , re dei Giudei ; del quale ragioneremo a suo tempo. Ora questo Antipatro si chiamava da prima Antipa , il qual nome aveva suo padre ; che fatto dal re Alessandro e da sua moglie governatore dell' ldumea tutta quanta ' dicesi ' che strignesse amicizia cogli Arabi, co' Gazei, e cogli Ascaloniti suoi confinanti, i cui animi con mol,ti e gran donativi si cattiv. Il giovane Antipatro adunque mirando con occhio pi'eno di sospeJto Aristobolo tanto cresciuto in potere , e temendo' che l' odio suo verso lui non gli fosse cagione di qualche disgrazia , gli si leva contro segre-

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DELLE A.NTICHIT.t' GIUDAICHE

tamente , tenendo combriccole de' pi potenti Giudei , tta le quali andava spargendo, non doversi pa tire , che Aristobolo tenga un regno a lui non dovuto , ed abbiane escluso il fi:atello maggiore , e si usurpi un potere , che attesa l'et s'appartiene a quell' altro. Queste ragioni andava ogni d ripetendo all'orecchio ancora d'lrcano, e avvertivalo, che non sarebbe sicura neppur la sua vita , se non una sollecita fuga non p1ovvedesse a s stesso ; aggiugneva che i fautori d' Aristobolo non si riman.evano mai & insidiargli alla vita onde questi senza opposizione potesse regnare. II. A questi ragionamenti lrano non dava fede; siccome d' indole buona , e difficile per ]a sua dolcezza ad ammettere accuse d' altrui: l' amore per , ch'egli aveva al vivere senza noje e pensieri, fece credere , a chi Id vedeva , ch' ei 'fosse infingardo e dappoco: ma di tutt'altro cuore era Aristobolo, uomo d' ardenti spiriti e sollevati. Poich dunque si avvide Antipatro, che ,}reano non dava orecchie al suo dire , continu ogni giorno a inventare calunnie e ad appor nuove accuse ad Aristobolo , cui diceva volerlo uccidere , e sugge1itogli , che si ritirasse presso il re degli Arabi Areta , tanto lo importun , che alla fine vel mosse : conciossiach gli promise , che dove si fosse a ci fare condotto , lo stesso re piglierebbe a soccorrerlo ; il che udendo lrcano disse , tornargli bene il fuggire presso Areta ( e coufinanti erano tra s la Giudea e l'Arabia ). lrcano pertanto spedisce egli il primo al re degli Arabi Anti-

UB. XIV. CAP. lJ,

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patro , perch sotto fede giurata il cooduca a promettere, che non dar in mano de' suoi nimici uno, che supplichevole a lui ricorre. Avutane Antipatro la sicurt torn ad lrcano in Gerusalemme ; n and guar tempo , che presolo seco nel cuor della notte usc di citt 1 e dopo un lungo viaggio pervenne con esso lui alla citt detta P etra, o ve Areta faceva sua residenza. Or egli essendo strettissimo amico del re, lo pregava , che ritornasse lrcano nella Giudea ; il che ripetendogli, senza ristare giammai , ogni giorno, anzi accompagnando le istanze con larghi presenti induce Areta a esaudirlo. Ircano per in rieompensa pl'Omisegli , quando fosse da lui ricondotto nella Giudea e rimesso nel regno , di restituirgli il paese e le dodici citt; che Alessandro suo padre avea tolte all'Arabia; ed erano Medaba, Nabalio , Libiade , Tarabasa , Agalla , Atona , Zoara , Orona , Marissa , Ridda , Lussa ed Oriba.

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o L o III,

Aristobolo vinto in battaglia inseguito fino a GeruJalemme 1 e assediato nel Tempio.

I. Avute cosiffatte promesse , Areta mosse contro Aristobolo con cinquanta mila tra fanti e cavalli, e attaccata battaglia lo vince. Or essendo dopo questa vittoria passati molti alla parte d' Ircano , Alistoholo , che si trov in abbandono, fugg in Ge1usalemme : e il re degli Anbi con esso tutto il suo eser...

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D'ELLE .A.NTICltiTA.' GIUD!ICR'B

cito serratosi intorno al Tempio prese ad assediarvi Aristobolo ; mentre da lrcano teneva il popolo, che in quell' assedio lo spalleggiava , e Aristobolo nQll aveva che i sacerdoti ubbidienti e fedeli. Areta adun que ,disposti per ordine gli alloggiamenti degli Arabi e de' Giudei rinforzava gagliardamente l' assedio. Ma poich queste cose intravvennero al tempo della fe sta degli azzimi, a cui diamo nome di Pasqua , i . Giudei pi cospicui , abbandonato il paese , ricove rarono nell' Egitto. Certo Onia per uomo santo e caro all'Altissimo, il quale in occasione di gran sic cit avendo pregato Iddio a liberarli da tal miseria fu esaudito, e Dio mand acqua dal cielo, ora poi ch vedeva la sedizione f&si ostinata , fugg a na scondersi : ma condotto nel campo giudeo gli chiesero ; che siccome col suo pregare cessata aveva la siccit , cos maledire volesse Aristobolo , e i sedi ziosi seguaci suoi. Si oppose egli e ricus di ci fa re ; ma perciocch il popolo ve lo astrinse , venuto iD mezzo di loro cos parl. " O Dio Signore del , l' universo , poich quanti meco ora stanno , sono " il tuo popolo, e gli assediati sono tuoi sacerdoti, , io ti supplico , che non vogli n ascoltar quegli , in danno di questi , n dar compimento a ci , di , che questi ti pregano contro di quelli " Appena egli ebbe fatta cotal preghiera , che alcuni Giudei di perduta coscienza gli si fecero intorno e lo ucci. se1o co' sassi. II. Ma Dio incontanentc punlli di tal crudelt , e . ''endic aopra loro la ~orte d' Onia in tal p1odo.

LIB. XIV. CA.P.

m.

Mentre trovavansi ancora sttetti cl' assedio Aristobolo e i sacerdoti,. sopraggiunse la solennit detta Pasqua, n.el1a quale abbiamo per costume di offerire a Dio molti sagrifizj. Ora avendo que' dentro grande scarsezza di vittime, ne domandarono a' nazionali di fuori la provvisione , e ne avrebbono in cambio quanto denajo loro piacesse. Risposero 1 che se le volevano , mille dramme sborsassero per ogni capo di bestia : n "tardarono pure un momento Aristobolo e i sa cerdoti ad accettare la condizione; anzi col1aron.o gi dal1e mura tosto la somma : ma coloro ricevuto il danaro non corrisposero colle v.ittime , e giunsero a . tanta scelleratezza , che rupper la data fede , e col negare a chi ne li preg il bisognevole pe' sagrifizj , furon empj con Dio. Traditi sottofede i saeerdoti supplicarono a Dio , che pigliasse .per loro vendetta -de' nazionali : n egli differl lungo tempo gaatigo ; anzi scatenato un rio vento e gagliardo disert le rendite di tuttoquanto il paese , talcM frumento vendevasi undici dramme al moggio.

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IV.

Ambascer)$ Ja Aristobolo e lrcfJIU) sp~ 4 Scaut'Q per trarlo ognuno a favorire la sua parte.In questa Pompeo (2) mand Scauro in Siria , mentr' egli trovavasi nell' Armenia, e aveva guerra ancor con Tigrane. Giunto egli in Damasco , poich trov che LoJlio e Metello avevano pre.sa t~;at. la

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DELLE .LNTICHIT&1 GltrD.UCHE

citt , prosegu il suo cammino alla volta della Giu~ dea , ove appena fu entrato , che gli compajono innanzi amhasciadori a nome s d' Aristobolo come d' lrcano chiedentigli per l' uno e per l' altro sovvenimento. Promettevangli , Aristobolo per sua parte quattrocento talenti , e !reano per se niente meno : Scauro per accetta la profferta d' Aristobolo ; per~ ciocch ed aveva molti denari, ed era uomo di gran tuore, e discrete n" etan le inchieste; dove l'altro era povero e spilorcio , e per cose maggiori d' assai avanzavasi a una promessa da non fidarsene troppo; che non era mica tuttuno prendere a viva forza una citt , che avea poche pari in fortezza e potere (3) , e caeciar dal paese gente fuoruscita con una frotta di Nabatei poco esperti neJl' armi (4). Preso adunque per le cagioni anzidette a favo rare Aristobolo, poich n'ebbe avuto il denajo , lQ libera dall'assedio , ordi.. nando ad Areta di ritir&si di l , sotto pena d' essere dichiarato .nimico a' Romani. Dopo ci Scauro si ricondusse in Damasco ; e Aristobolo con gran gente marci conuo Areta ed Ircano , e venuto con essi alJe mani presso ad un luogo , che dicevasi Papirone, 1iman vincitore e uccide da settemila nemici , ua' quali cadJe ancor Falione fratello d' Antipatro.

LJB, XIV. CAP. V.

CAP

I T OL O

V.

.Aristobolo e lrcano trattllne! ciascuno la sua causa dinanzi a Pompeo.I. lodi a poco giunse Pompeo in . Damasco , e mentre di l aggiravasi per la Celesiria , gli vennero ambascere da tutta la Siria , da Egitto e dalla Giu dea altres ; coociossiach Aristobolo gli mand un gran regalo , ci fu una vite d'oro del valore di cinquecento talenti. Di tal donativo fa ricordanza an~ cora Strabone di Cappadocia con tai parole : " V en~ n ne una legazione pur dalr Egitto , con una corona , di cinquemila monete (2*) d'oro; e dalla Giudea , o vite o . giardino che fosse ]a manifattura , che , venne in dono, si nominava il piacere. Certo que , sto presente noi pure l' abbiamo veduto in Roma , appeso nel tempio di Giove Capitolino con sopravi ., scritto il nome di Alessandro re de' Giudei (3*); e n fu stimato valere beo cinquecento talenti : dicesi , per che il mandasse Aristobolo signor de"Giudei.,. Non and guar tempo, e a lui tornarono gli am~ hasciadori , Antipatro per lrcaoo , e per Aristoholo Nicodemo , il quale aggiunse un'accusa , contro chi aveva accettato denajo , cio Gabioio prima , e poi Scauro, che ricevettero quegli trecento e questi quat.. trocento talenti, e con ci oltre gli altri, che aveva Aristoholo , gli rendette nimici ancor questi. Ora Pompeo , poich ebbe ordinato che a lui ne venis

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DELLE .4.NTJCHITA' ~IUDAICllE

sero i litiganti in persona , siccome avvieinavasi la primavera , cosl levate da' quartieri d' inverno le truppe invissi verso Damasco ; e in passando atterr la fortezza, ch'era in Apamea , aggiuntavi gi da Antioco Ciziceno ; e gett gli occhi sulle te1Te di Tolommeo di Menneo , uom ribaldo e niente inferiore a Dionigi Tripolitano gi decollato , il quale era eziando suo parente : con mille talenti per il lltalvagio si riscatt dal gastigo dovutogli pe' suoi misfatti ; e Pompeo ripartilli tra' i suoi soldati. A~ batt ancora il castello Lisiade signoreggiato da Silla giudeo : indi passate le citt d' Eliopoli e di Calci.. de (5) , e vallicate le montagne , che dividono la Siria chiamata Cava da Pella (6) , venne in Damasco. Il. Quivi ascolt i Giudei e i lor capi !reano e Aristobolo ; perch siccome questi erano malcontenti l' uno dell' altro , cos la nazione eralo d' amendue ; non voler essa sottomettersi a re : aver ella per in violahile usanza ubbidito a' sacerdoti del dio onorato da loro. Questi poi , tuttoch discendenti da' sacer doti , volere ad altro governo recar la nazione , per farla schiava. lrcano lagnuasi , che maggiore d' et, com'era, lo avesse Ar.istobolo de' diritti spogliato di primogenito , e per non gl fosse rimasto di suo , che una piceiola porzione di paese, usurpato a viva forza il restante dal fratello Aristobolo; a cui appose altres le scorrere fatte ne' convicini paesi , e l'avere introdotto nel mare la piratera ; e poi non avrebbe n egli so1evata contro di lui la nazi~ne , se uomo prepotente non fosse e sedizioso. Sostenevano colla

LIB. XIV. C.A.P. Y.

Il

loro autorit queste accuse Giudei riguardevolissimi , pi di mille , condotti da Antipatro a dichiararsi per lui. All'incontro Aristobolo del trovarsi il fratello decaduto dal regno incolpavane l' oziosa indole ed in6ngarda , e per di leggieri spregevole , che avea sortito ; esser egli di necessit succeduto nel regno per timore , che non passasse in mani straniere : e per si chiamava con quel medesimo nome , che il padre suo Alessandro ; e eittavane (l testimonj gioe vani squisitamente ~alanti , le cui robe di porpora e conciature di capo e eontigie e altre leggiadre , ono d' erano come chi deve non comparire in giudizio , ma presentarsi in trionfo adorni , rendevangli odiosi. Udite Pompeo le ragioni di tutti, e condannato Ari atobolo di prepotente , li rimand per allora con pulite maniere ne' loro paesi , e quando verrebbe col in persona , disse , che ordinerebbe ogni cosa ; prima per esaminare doveva gli affari pe' Nabatei. Intanto vivessero in pace ; nel tempo medesimo tratt bene Aristobolo , perch non gli ribellasse il paese , e gli chiuaesse il passaggio per le sue terre. Or questo appunto fece Aristobolo 1 il quale non aspettando , che si compiessero le promesse fattegli da Pmpeo, venne Diospoli, _e di l si rendette nella Giudea.

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DLLI: ANTICHIT' GilJDA.If:BB

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VI.

Pompeo , messo in opera un sottile artifizio~ s' impadronisee delk fortezze. Sdegnssi perci Pompeo; e preso l'esercito, che avea preparato de' Nabatei, con esso le truppe somministra t~ gli da Damasco e da tutta la Siria , e le romane legioni che seco aveva , mosse contro Aristobolo ; e trapassata Pella e Scitopoli , giunse a Corea , frontiera della Giudea per chi viene di verso terra. Quivi Alessandria , fortezza bellissima sulla cima piantata' d'un monte , dove Aristobolo s'era ricolto. Pompeo adunque gli mand _imponendo, che a lui ne venisse ; ed egli p'ersuaso da molti a non rompere co' Romani discende al piano, e dopo aver col fratello disputato del regno , avutane facolt da Pompeo , se ne torna alla fortezza ; il che fece due e tre volte ; e scendendone intendeva di fomentar la speranza , .:he Pompeo davagli intorno al regno e a far vista di minutamente ubbidire a quanto esso imponevagli : ritirandosi poi mirava di conservar la fortezza e mettersi in punto per sostenere una guerra , giacch temeva , che Pompeo trasportasse il dia dema in capo ad lrcano. In questa Pompeo g\' ingiugne , che rendagli le fortezze , e di suo pugno scriva ci- stesso a' suoi castellani , perch in altra forma egli non le accetterebbe: Aristobolo vi si conduce; ma pieno di mal talento ritirasi in Gerusalem

r3 me , e tutti rivolge i pensieri a fare apprestamenti di guerra. Dopo non gua1i spazio venne tra via a Pompeo, mentre marciava couu.o di lui, da persone giunte allora dal Ponto recata la morte di 1\litridate ucciso per opera di Farnace di lui figliuolo.LID. XlV. CAP. VI,

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o VII.

l cittadini di Gerusalemme chiudono le porte a' Romani.Or egli accampatosi presso a Gerico , dove ven .. gono palme e balsamo squisitissimo , il quale , dve altri tagli con selce affilata i suoi rami, ne schizza fuor come un succo , sul far del giomo mosse alla volta di Gerusalemme. Qui pentito Aristoholo del suo trascorso esce inconl;J'O a Pompeo ; e promettendogli buona somma di denajo e il libero ingresso in Gerusalemme pregavalo, che cessasse qa lui la guer ra, e facesse pure quanto piace vagli, sol che in pace. Pompeo , perdonatogli in grazia del suo pregare ogni fallo , manda con soldatesca Gabinio a prendere insiem co' danari ancor la citt : ma niente di ci si con chiuse ; anzi Gahinio e ne fu escluso, e tornnne senza il denajo , colpa de' soldati d' Aristoholo , che non consentirono , si mantenessero i patti. Adirssi perci Pompeo , e tenuto prigione Aristohofo , egli s' innoltra verso la citt in ogni altro suo lato fortissima, tranne in quello da tramontana, ch'era mo.le guernito. Pe1ciocch larga valle e profonda le

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DELLE .ll'fTICUITA' GJVDUCDE

d'intorno, con entro al suo cerchio il Tempio, (4j il quale da un muro di pietra fortissimamente ri cinto.

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VIII.

Pompeo espugna il Tempio e la bassa citt. Sua reglione.I. Ma tra que' d' entro blliva una sedizione , non essendo intorno agli affari correnti un medesimo il .sentir di tutti : perciocch dicevano alcuni , doversi a Pompeo readere la citt ; dove i favoreggiatori d'Aristobolo consiglianno, che si chiudesser le porte e gli si dichiarasse la guerra, anche per ci, che il teneva prigione ; onde questi , prevenuta la parte contraria, s'impadroniscono del Tempio, e tagliato il ponte , ch'indi portava in citt , si preparano per l' assedio. Gli altri intanto invitato entro le mura l' esercito diedero in mano a Pompeo la citt e la reggia ; onl' egli al suo legato Pisone , che vi sped colle truppe , di in guardia la citt , la reggia e le case vicine al Tempio e fortific tutti i luoghi esteriori ch'erano intorno ad esso. Fatto questo primie ramente tratt con que' d' entro di pace ; ma non ascoltate le sue proposizioni , cinse di muro tutti i coutorni , ajutato in ogni incontro prontamente da !reano. Ora Pompeo stava a campo . di fuori verso l" parte settentrionale del Tempio, ov'era pi facile d' espugnarlo ; sebbene da questo lato eziandio sor-

LJB. XIV, Cj.P, VIII.

gessero grandi torri , e vi si ,fosse scavato un ampio canale 1 e la valle profonda vi s' aggirasse dattorno; perciocch abbattuto che s'ebbe il ponte da quella banda , ov' era Pompeo , tutto era verso la citt dirupato e scosceso. Intanto i Romani con istento continuo d' ogni d lavoravano un terrapieno, tagliando .le pietre , che ritronrono col intorno ; e poich l'opera fu terminata e H fosso pet ]a sopraggrande sua profondit riempiuto a fatica , accost le macchine e gli stromenti recati da Tiro 1 ~ scagliandone sassi batteva senza ristare il Tempio. Che se non avessimo avuto per legge di rimancri ogni settimo giorno dall' opere fatichevoli 1 il terrapieno , perch impedito da quelli , non si sarebbe compiuto :. mercecch.": s'altri ci assaic coll'armi o ci batte, allora consente bens la legge il difende1ci , ma non cos, checc~ altro si faccia il nimico; della qual cosa ben consapevoli ancol'a i Romani , in que' giorni; che Sabbati noi chiamiamo, anzich saettare i Giu.dei o venire con essi a battaglia, alzavano il terrapieno e le torri, e mandavan oltre le macchine per . averle in concio da servirsene il giorno appesso. Il. Quinci puote ognuno argomeutare, di che tempera sia la nostra religione verso Dio e l' esattezza nostra nell'osservare la legge; quando non che il timore in vederci .assediati ci distornasse da' sagrifizj , ma due volte ogni giorno, cio la mattina per tempo e in sull' ora nona sacrificavamo ' sopra l' altare , e per quantunque fossero violenti gli assalti nimici , nOD erapo da' nostri le vittime uascn1ate. Diffatti ,

DELLE ANTICHITA, GIUDAICHE

presa la citt verso il terzo mese, in ogni giorno di digiuno , alla centesima settantes_ima nona olimpiade (7), nel consolalo di G. Antonio e M. Tullio Cicerarle , entrati impetuosamente i nimici uccisero quanti trovarono nel Tempio: quelli per, che intesi erano a' sagrifizj, proseguirono tuttavia il sagro loro ministero , n il timore della morte , n la moltitu dine de' gi trucidati pot costrignerli a mettersi ~n fuga; poich pensalfOno, checch dovesse incoglierne lor di male , esser meglio soffrirlo appi dell' altare, che no~ trasgredire qualche legge. Che poi tal racconto sia una lode verace , non menzognera di religione , lo attestano quanti delle cose di Pompeo hannb scritto; tra' quali e Strabone e Niccol e dopo essi 'tito Livio scrittore della Storia Romana. Ora poich la pi alta torre alle scosse , che dille la macchina , precipit e seco trasse a terra una parte di muro , tosto i nimici saltarono dentro per mezzo la breccia; il primo per che ponesse piede' co' suoi soldati sulla muraglia, si fu Cornelio Fausto figliuolo di Silla. Dopo lui sal Furio centurione con que' del suo seguito dall'altta parte ; in mezzo a loro fu Fabio pur centurione con una forte mano di gente. Da per tutlo correva sangue; e i Giudei parte erano morti da mano uimiea , parte uccidevansi insieme. V' ebbe ancor tali , che reggere non volendo a quel caso o gi precipitaronsi da dirupi , o dato fuoco alle case s'ahbruciarono con esse. Caddero in quella giornata di Giudei forse dodici mila , e di Romani assai pochi. Vi _1imase prigone ancora Absalorno zio

LIB. XIV.

C~P.

VJJI.

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ad un tempo e suocero d'Aristobolo. Allora si commise una non picciola profanazione in riguardo del Tempio , inaccessibile per addietro e impenehabile agli occhi altrui ; conciossiach innoltrssi Pompeo e i non pochi 1 ch'erano cou lui , nella parte pi interna , e videro , quanto, salvoch~ a' pontefici soli, non era ad altr'-uomo lecito di mirare. Bench per ivi fosse e mensa d' oro e caudellier aacro e calici e una dovizia d' aromati , e oltie a ci da due mila talenti in denari ne' sagri tesori, pure fu tale la sua piet , che lasci tutto intatto , e in questo incon bo ancora portssi da quel virtuoso uomo eh'egli era. III. Il d appresso ordinato a' santesi , che ripor.. gassero il Tempio, e a Dio afferissero i sagaifizj le gali , confer il pontificato ad lrcano in mercede e di tutti i vantaggi che ne ritrasse , e dell' aver egli distolto i Giudei del paese dal congiugnere l' armi con Aristobolo : indi tagli la testa agli autori , introdotto Erode , e spsero i meriti del pad1e suo , e r affe.; zione raccordarono, ch' egli stesso ebbe al popolo t'ornano ; accusando ad un' ora medesima Antigono , ed inimico mostrandolo de' Romani , non perci. solo, ch'egli avevali dapprineipio offesi, ma eziandio perch, non curti i Romani, a~ea ricevuto da'Parti il regno. A questo passo il Senato si corrucci ; ed Antonio traendo. innanzi mostrgli , com' era utile per la guerra contro de' Parti, ch'Erode regnasse ; e parutone bene al Senato se ne forma decreto. Fu questa la somma prova , che pot dare Antonio deHa premura . sua per Erode ; contiossiach non solo gli procacci il regno fuori d'ogni sua speranza (essendo egli venuto non a domandarlo per se, che mai non credevasi , che i Romani usi a concederlo a que' della stirpe fossero pet dai'lo a lui , ma con intendimento di conseguiiIo pel ftatello di sua moelie, ch'era. nipote per padre d' Aristobolo e d' !reano per madre ) ma ordin di manH:ra ogni cosa , che in soli sette giorni e gli ottenne quant' egli mai non av~ebbe aspetta~o , e m.iselo in COD.~io di partir

77 dall' Italia, Ora a questo garzone tolse poi Erode la, vita , come diremo a suo tempo. Sciolto il Senato , Antonio e Cesare si presero in mezzo Erode , e preceduti da consoli tutti insieme e dagli altri' magistrati n'uscirono per sagrificare , . e riporre ii decreto n~l Campidoglio. Erode qtJel primo d del suo regno fu convitato da Antonio. Ora egli per questa via sale al regno nell' olimpiade centesima ottantesi~ maquarta, essendo, consoli Gn. Domizio Calvino di nuovo , e G. Asinio Pollione (45). 11. In tutto questo tempo Antigono stette assediando que' di Massada, i quali d' ogni altra cosa ric\liesta alla vit~t abbondavano salvo che d' acqua ; talch per questa ragione altres il fratello d' Erode Giuseppe con dugento suoi famigliari avevano determinato di ricoverare colla fuga appo gli Arabi : giacch aveva udito , che Maleo era dolente della maniera scortese , onde aveva trattato Erode. Ma. nel rattenne Iddio col1a pioggia , che mand quellanotte; per cui riempiutisi i serbatoj d' acqua non. avea pi bisogno di pensare a una fuga ; anzi dalla. copia di quello , onde gi scarseggiavano , quasi avesse. Dio stesso l or provveduto, pigliarono ardire, e facendo pi franche sortite , e attaccando gli An~ tigoniani ora scopertamente or di soppiatto , ne uccisero assai. III. In questa Ventidio generale de'Romani, man dato , . perch dalla Siria cacciuse i Parti , entr dopo loro in Giudea sott' ombra di so vvenire a Giu~ . aeppe ; tutte per~ le sue m.ire erano volte a trarre

tJB. XIV. CA.P. XXVI.

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DELLE 4NTICHlTA1 t'>ltJDAICJm

da Antigono. Attendatosi dunque VIClDlSSimo a Gerusalemme scarn ben bene Antigonn ; indi col pi della sua gente si dilegu : ma perch non venisse in campo la frode sua, lascivvi Silone con una patte della sua gente; del quale !lltres ptocur .A.u.tigono l'amicizia, pere h non gli desse noja nella speranza , che aveva, d' essere novamente soccorso da' Parti.

c4 p l T oL o

XXVII.

Partenza d' Erode da Roma c sua battaglia con Antigono.I. Erode-intanto partitosi dall'Italia aveva afferralo gi a Tolomaide , e assoldato non picciolo esercito di nazionali insieme e stranieri marciava per mezzo la Galilea alla volta d' Antigono. Silone poi e Ven.. tidio , cui Dellio spt:dito da Antonio . persuase ad unirsi ad Etode, p1esero a favotirlo. V entidio allora trovavasi inteso a comporre i tumulti nella citt sollevatisi per cagione de' Parti, e in Giudea si trovava Silone , guasto per dai denari d' Antigono. Ora quanto pi Erode innoltravasi , tanto ogni giornD pi gli si aumentavano le forze , e tutta la Galilea , salvo poche terre , gli si era req.duta. Ma al suo viaggio verso Ma6sa'da ( che troppo era necessario , che lib13rasse i rinchiusi in quella fol'tezza , tutti ltUO attinenti) si attravers Gioppe citt nimica, cui -cl' uopo era prendere innanzi per >non lasciarsi alle

LIB. XlT. C.lP. XDII.

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6palle un ricovero forte per gl' inimici, mentr' egli tirerebbe verso GerusalemiJle. V alutosi d tal pre~ testo ancora Silone a levarsi di l , e inseguito per ci da'Giudei, Erode con una picciola mano di suoi esce contro di questi, e costretti i Giudei a fuggirsi salva Silone, che mal poteva far fronte: indi pigliata. Gioppe rivolsesi sollecitamente a Massada per libe~ rare Ja sua famiglia col rinchiusa. Con lui s' uni~ . vano intanto que' del paese , altri per l' amicizia , ch'ebbero gi con suo padre, altri per la stima, in. che avevano la sua pe1sona, quali in riconoscimento de' benefizj ricevuti da entrambi , e i pi finalmente per le speranze , che un forte re f~ceva lor nascere in cuore dell' avvenire. Gli si adun dunque int>mo un' armata assai grande ; e mentre avanzava cam~ mino , Antigono con imboscate ed insidie occup tutti i luoghi , onde passar si poteva : eppure da tutto questo pochisaimo pi di niente furono dan ueggiati i nimici. II. Erode pertanto tratti i suoi domestici da Ma .. sada , e preso il castello di Tressa andava verso Gerusalemme. V euivano seco l' esercito di Silone e molti cittadini di Gerusalemme atterl'iti dal suo po tere. Piantate le tende alla parte occidentale dell~ citt , le guardie , che custodivano quel posto , Ian.. ciavilOo giavellotti e dardi contro di lui; .anzi poich alc~i imdavano sortendo a schiere e afferravansi olle proprie sentinelle , Erode innanzi ad ogn' altra cosa per suoi araldi fece bandire presso alle mura , ch' egli col si trovava per ben del popolo e, pe~

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DELLE N't'ICBITA' GIUDUCHE

salute delJa citt ; e non che avesse in animo di punire i suoi dichiarati avversarj , ma dimenticherebbe ancora totalmente le offese a se fatte da' pi implacabili suoi nimici. Antigono a queste proposizioni d' Erode , volgendo le sue parole a Silone e a' soldati romani rispose , che il dare essi il regno ad Erode sarebbe un far torto alla loro dirittura , uomo privato ch'egli era e ldumeo , ch' quanto dire giudeo per met ; dvenosi , c'ome pur essi sono usi , concederlo a que' della stirpe reale : che se al presente l' han colla sua persona, e perch ha ricevuto il regno da' Parti' per sono fermi a volernelo spogliato, ci sono pur molti- della sua stirpe medesima capaci secondo le leggi di regno, che non avendo punto offesi i Romani, e sacerdoti essendo di nascita, cosa indegna sarebbe che rimanessero privi di quest' onore. Mentre cosi parlamentavano insieme , e dalle parole passavasi alle villane , di Erode (46) licenza a' suoi , che allontanassero dalle mura i nimici ; ond' essi adoperando cogli archi , e facendo di gran valente agevolmente li dilungarono dalle torri. Allora Silonc apertamente corrotto si mostr dal denajo : perciocch imbeccher parecchi de'suoi soldati a lagnarsi con ischiamazzi della scar sezza de' viveri, e chiedere denari pel loro sosten tan1ento , e grazia d' essere condotti a svernare io luoghi migliori ; giacch i contorni della citt pel gusto , che la mi1izia d' Antigono ci avea dato , erano d' ogai cosa diserti. E gi Silone levava le tende, e ordinavane la partenza. Ma Erode con

,.

LUI, XlV. c'AP. DVII.

Si

iscongtUrl e preghiere instava tanto co' generali soggetti a Silone quanto co' soldati, che abbandonare non volessero una persona col spedita da Antonio, da Cesare, e dal Senato: non si sgomentino ; piglie.; rassi egli cura di provvederli , e fornirgfi agevol;. mente e in ahbondanz.a di quanto bramano. Dopo tali preghiere uscl di presente per la provincia ' n pi a Silone lasci niun pretesto di ritirarsi : conciossiacosach tal dovizia sommimstrassegli di vittuaglie, .qual non avrebbe altri saputo sperare giammai ; e agli amici suoi di Samaria ingiunse , che trasportassero in Gerico frumento , e vino, ed olio , e bestiami , ed ogn' altra cosa , perch ne' giorni av venire a' sold$-ti non fallissero le provvisioni. III. Riseppe Antigono queste cose, e tosto mand sua gente fuori di citt per cogliere insidiosamente. e arrestare i conduttori de' grani. Questi adunque eseguendo i voleri d' Antigono adunarono intorno a Gerico armati io gran numero, e acquattatisi dietro a montagne aspettavano i vitturali. E1ode per , me~tre tali cose ordinavansi 'da' nimici , non si teneva le mani a cintola ; ma tol~e con seco dieci compagnie di soldati , cinque romane , e altrettante giud~e tramischiate con soldanieri' quali aggiunse un poco di cavalleria, viene a Gerico; e trovata la citt in abbandono e cinquecento abitanti con esso le. donne e le famiglie saliti sull'alto de' monti, esso avutigli in suo potere li rilasci : e. i Romani impe tuosamente .lanciatisi nella terra rubaronla tutta, a v~ venutisi in case.. ~operte .da sommo ad imo d' ogi

a'

fupro, tomo IY.

81 DE:LLW AlfTJCil'ITJ.' ~HtmllC!J:! latta di mobili pre~ssimi. Il re adunque lasciata in Gerico guernigione di volta , e mand la milizia romana a svernare nelle provincie , che s' erano a lui rendute., eio l' ldumea, la Galilea, e Samaria. .A.nhe. Antigono ottenne da Silone in mercede dello aborzato denajo di dat ricetta in Lidda a una parte. delle truppe romane"'per guadagnarsi la benivoglienza d'Antonio. IV, Ora ; mntre i Romani , deposte l' armi , vivevano lautamente , Erode non volle stare chr.to : ma spedito con mille soldati e -quattrocento cavalli nell' ldumea il fratello Giuseppe , egli venne in Samaria , e lasciata quivi la madre col resi() de' suoi .usciti gi di Massada, and in Galilea per impadronirsi d' alcnne terre occupate da guernigioni d' Antisono ; e passato a Sefforim , mentre nevicava , e il presidio d' Anti;ono s' era di l invola.to , ebb& srande abbondanza di vettovaglie; donde partito' e abbattutosi in certi }adroni abitanti in caverne spedisce contro di loro nn' ala di cavalieri e tre bande di fanti ' credendosi con ci di domare que' malviventi : qnesto . luogo era vicinissimo al borgo chiamato Arbela. Finalmente al quarantesimo giorno ci venne egli stesso con tutta l' armata , e sortiti bra'\'amente i nirnici , gi il corno sinistro de' suoi coDlinciava a piegare : ma ci comparve appeaa egli atesso con pca gente , e mise in volta i gi vincitori, e rattenne i suoi dalla fuga: e prosegu poscia a incalzare i nimici, che, qua e l per diverse vit~ ai pargenne , ho al GioJ;dano. Sottc;mUso e&li adUJl

. Lm. XIV, C!P. SX\'11.'

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que tutta la: Galilea , salvo quelli , che abitavano nelle spdonche. Di;tribu 'poscia al suo esercito del denajo , dand ad ogni soldato cento cinquanta dramme , e molto pi a' capitani : indi li riparti Rei quartieri. V. In queato mezzo vennero appo lui Silone e i generali della milizia,. che stava a qwunere, dacoh dopo avergli poc' oltre a un umse Antigono nbmte nuti pi non voleva il buon uomo somministrare loro g)i alimenti ; anzi avev mandato ordinando a' terrauani di '{Ue'oontorni, che quanto avea ilel paese 1 tutto portassero seco ' 8 si ricogliessero rule monta gne , perch non avendo cosi i Romani oncle vivere 6i morissero di fame. Erode di commissione di provvedergli a Ferora , il pi giovine tta' suoi fra ulli, con ordine di ristorat-e ancona Alessndrio (47)) Gnd'.~gli solleoitamente e condusse i soldati a una grande abbondanza di viveri 1 e rifece Alessandria , ch' era disel'to. Sotto questo tempo IDedesimo AD... Ionio dimorava in Atene; e in Siria Ven:tidio mau dando Silone. contro de' Parti gli acrisie, ohe priiDil di questa guerra porgesse ajuto ad Erode , indi a e~ chiamasse .anoora gli alleati. Ha Ei"ode sollecito di marciare eontro a~ladroni a~itanti nelle spelonche mand Silone a Ventidio , ed egli asc sopta quelli. VI. Erano queste spelonche in montagne dirupa tissime; avevano nel lor mezzo aperture prcipitose, e.d erano d' ogni intorno difese da balze acutissime. In queste stavano con tuUe le lo1 famiglie appiattati. D re .adUillJUe.., giacda . per. Ja staglia~a mentag.na

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DELLE ANTJCHJTA' Gltr.DAJCHE

che quella era i suoi non potevano n dal basso poggiare , n dall' alto col stra~cinarsi , dov' erano coloro, ~e' alcune ca~se, e raccomandate a catene di. ferro , con uu ordigno le coll gi dalla vetta del monte. Queste casse erano. piene di gente armata di tampiconi ' con cui aggrappati . i nimici dovevano precipitarli di colass , e in tal modo ucciderli. Ma la calata di. queste casse , atteso l' immensa altezza , da cui si faceva, portava seco molto periglio; sebbene per ci avea dentro il bisognevole pe"i sosten tare la vita~ Ora poich fur coliate le casse , e nes suno s'ardiva d'avvicinarsi alle bocche delle spelonehe , ma pel timore non si .inovevano , uno di quei soldati mal sofferendo l'indugio di chi non attenta vasi di sortire, cintosi al fianco la spada, e afferra~ con ambe le mani la catena , da cni pendeva 14 cassa, gi si cal alle bocche ; e affacciatosi ad una d'esse primieramente con dardi xispigne que' molti; che s'erano fatti a quelle ; indi col ratnpicone Uft cicatili li dirupa gi dalla balza ; e avventatosi con~ ba que' d' entro ne taglia parecchi a pezzi , e dopo ci ricogliesi . chntamente nella sua cassa. Intanto gli altri , che udi\ano un gran gemere , etano spaven:o tati, e gi disperavano dello scampo. Al compimento per dell'. imptesa attraversssi , col sopraggiugnere che allora fece , la notte ; e molti dal petdono allettati' the loro profferse il re per ambasciadori' si . sottomisero. a' suoi voleri. Nella guisa medesima an he il giorno appresso condussro l' assalto , uscendone molti pi. delle casse , e comh;ltteJldo all' en-

LIB. XIV. CAP. XXVII,

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trata delle spelonche , alle quali misero fuoco eabbruciaronle; poich v'erano molte legne. Or certo vecchio trovatosi col dentro con sette figliuoli e la moglie , pe.rciocch questi pregavanlo, che facolt desse loro di rendersi agl'inimici, pastosi alla boca della spelonca, qual primo usci vane de' suoi figliuoli, scannavalo , finch tutti gli uccise ; e fatto il medesimo colla moglie precipit une i cadaveri . gi dal burrone, indi Ti si gett egli stesso; amando meglio morire che servire. Prima per di far questo disse molte villanie in vitupero d' Erode ; quantu.nque il re , che dall' alto stava osaervando ogni cosa , stendesse verso di lui la sua destra , e promettessegli ogni sicurezza. Tutte adunque per questa via soggiogate furono le spelonche. . VII. Deputato poi a qne' luoghi soprantendente Tolommeo 7 il re con seicento ca1ralli e tremila fanti part per Silmaria con intendimento di trarre Antigone a una decisiva giornata. Ma intanto il governo di Tolom~eo non riusc a lieto fine per lui ; per~ ciocch que' medesimi , che disturbata avevano an- cora innanzi la Galilea, venuti gli addosso l'uccisero ; e dopo tal fatto si ricolsero in luoghi paludosi e inaccessibili 7 a fuoco e fiamma mandando tutti i contorni. Ma Erode tornato indietro gastiga i ribelli e in parte gli uccide ; quelli poi, che rinchiusi s' e rano in luoghi gnerniti , gli caddero per via d' assedio in potere : ond' egli e tolse la vita a questi , e ne spiant le fortezze. DistrUtto cos l'amore di cose nuove , condann e.ziandio le citt all' ammenda di

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DELLE .UCTICBITA' GltrD!.JCHE

cento talenti. In questo mezzo caduto m battaglia Pacoro e disfatti i Parti, Ventidio sollecitato da Antonio manda in soccorso ad Erode Machera con due legioni e mille cavalli. Mache~. adunque invitato -da AntigODo contro il sentimentp d'Erode per . amor di denari partissi .sotto pretes~ di voler pene trare. gli andamenti di lui. Ma s.ospettandELLE A.NTICHITA' GIUDAICHE Llll. XV. C.A.P. I.

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cora i suoi interessi ; mentre di que', che tenevano dall'opposta fazione , ogni giorno punivane alcuno , e ne pigliava vendetta. Ma i pi onorati si fUtono Pollione il fariseo, e il discepolo di lui Samea. Per ciocch in quel tempo , che si teneva assediata Ge rusalemme, questi consigliarono i cittadini a ricevere Erode; del qual l or merito furono da lui ricambiati: Questo Samea. anche allora , ch' Etode stava per essere con~annato a morte , sgridando !reano ed i giudici, prenunzi , ch' uscirebhene salvo , e si ven dicherebbe di tutti loro (); il che, verificando Iddio i suoi detti , in p~agresao di tempo intravvenne. II. Erode frattanto impad1onitosi di Gerusalemme radun tutti i mobili della reggia; indi smunti i ricchi e raccoltone in quantit oro e argento , di tutte co teste cose fe'un dono ad Antonio e a' suoi famigliari. Uccise poscia quarantacinque. de' principali patigiani d' Antigono, messe guardie alle p01te della cilt, percli insi~me co'cadaveri non si recasse fuori altra cosa : anzi cercayansi con diligenza i ca1laveri , e quanto vi si rinveniva d'argento, o d'o~o, o d'altra suppellettile d' alc~n pr('gio , t11tto rassegnavasi al re: n le disavventure ebbero fine; conciossiacb da una parte incrudeliva la prepotenza un vincitore ' che si trovava in . bisogno ; e d' altra i terreni forza era, che se ne &tesseto incolti a ragione dell'anno Sabbatico, che allora correva; nel qual tempo a noi non lecito di semina~e la terra . . III. Ota Antonio, avuto nelle sue mani 'Antigono, pensava di serbarlo p1igione al trionfo. Ma poich

cr

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DELLE A.NTICHITA.' GIUDA.ICHE

ebbe udito , che la nazione inc~1ava a macchinare novit , e per l' odio, che, ad rode portava, fedele si manteneva ad Antigono, determin di mozzargli il capo in Antiochia; perch non c'era appena altra via da tenere a freno i Giudei. Conferma i miei detti colla sua testimonianza Sbabone il Cappadoce 7 che cos scrive. ... Antonio decapita Antigono giudeo " menato da lui in Antiochia , ed egli fu , come " pae , il primo romano , che condann nella testa , un re , non veggendo albo modo da volgere gli , animi de' Giudei in maniera , che accettassero " Erode posto in .suo luogo , perciocch :n.on pote " ronsi neppme con tomenti indurre ad acClamare " lui re ; tanto era il concetto , che avevano. del " primo. C.edctte adunque, che tale infamia scemar ., dovesse in loro cos .la memoria , che consrva.. , vano d' Antigono , come l' odio , che avevano p&r , Erode " Cos Strahooe.C.tPITOLO

II,

In che modo /reano messo da' Parti in libert ritornh ad Erode. (:/te facesse Alessandra , creato che fu poutejic;e A nanele.

l Frattanto Ircano ponte6ce, ch'era prigione appo i Parti , udito ch' Erole av~va occupato il regno, a lui se ne viene , sciolto in tal modo dalla sua prigionia. Barzafame e Paco1 o (2) generali de'.Parti , fatti prigioni !reano stato prima pontefice , indi re,

LJB. XV. CAP. Ilo

IO l

e- Fasaelo f,atello d'Erode, se li condussero ne'loro pae~i. Ora Fasaelo non potendo resistere all vergogna d'essere p1igione e pi d'ogni vita stimando degna una morte onorata si uccide da se medesimo, come .ho ~i detto. Con !reano poi, che fu t1atto prigione , Fraate signore de' Parti us assai dolci maniere , perch avea udito innanzi la chiara ed illustre stirpe, ond' egli veniva; perci lo sciolse dalle catene, e gli consent d'abitare in Babilonia, ov'era un gran numero ancora di Giudei. Questi e quant' altri Giudei abitavano fino all' Euf1ate, onoravanlo come re e pontefice ; il che riusciva a lui molto caro. Ma udito ch' Erode aveva ottenuto il regno , riapre il cu01e a nuove speranze , tra per l' amore che fin dapprincipio portgli, e perch promettevasi eh' egli si ric01derebLe del benefizio fattogli, quando citato in giudizio e vicino ad essere condannato alla morte egli lo liber dal pericolo e dal gastigo. Cominci ad~que ne' suoi discorsi co' Giudei, che lo amavano , a trattare di partirsene ; ma essi gli si facevano dattorno , e pregavanlo , che rimanesse , ' raccordandogli la servit ad un tempo e gli onori da loro prestatigli ; onde di quanti omaggi a' re si dovevano ed a'pontefici, niuno non gli mancava dal canto loro , e , che pi , il non poter egli attesa l'imperfezione della persona (3) , ch' ei deve ad Antigono , starne col pi a parte , e il non essere in uso appo i re di meritare degnamente que' benefizj , che ricevettero in condi1.ione di privati, colpa del cambiamento non picciolo, chela fortuna in loto inboduce.

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DELLE ANTICIJJTA' Glt1D11CUE

II. Ircano a cotali istanze fattegli pel suo migliore non pertleva il desiderio d'andarsene. Erode altres con sue lettere lo confortava a p1egare Fraate e i Giudei di col , che non gl' invidiassel_'O la comunanza, che seco avrebbe d' autorit e di regno. Essere ~iunto ora il tempo per s di ristorarlo de' be~ nefizj , ehe avevane , la sua merc , ricevuti , essendogli dell' educazione debitore e insieme della vita- 1 per lui di averne la ricompensa. Mentre cos scriveva ad lrcano, sped ancora a Fraate am.basciadore Saramall e con esso molti presenti , perch non ponesse ostacolo a que' benefizj , ch'egli intendeva di rendere in contraccambio al suo benefattore. Di qui per non aveva origine tanta premura , ma dal timore, che la maniera sua .sconvenevole di regnare gli facea nascere , di cangiamenti al primo offerirsi d'un' occasione ; e per s' affrettava d' avere nelle mani lrcano o ancora di levarlosi affatto dinanzi; il che fece di poi. Per allora intanto , giacch mosso alle sue persuasioni rendettesi presso di lui rilasci:tto. che fu da' Parti e forn_ito da' Giudei di denari , egli accolto! o con dimostrazioni di sommo onore, e nelJe adunanze assegnavag]i i] primo luogo , e il pi onol'evole ne' conviti' e r andava ingannando col dargli i] nome di padre , c con istudiarsi di tenere celate l' insidiose sue mire. Ili. PI"ocurava per a1tre vie ancora di procacciarsi la sicurezza tlt>J egno ; da] che per nella stessa sua ~asa levaronsl sedizioni. Conciossiaeh non volendo creare gran Sacerdote di Di9 nessun uomo il

l.ID. XV. C.A.P. Il.

103

Justre chiam da Babilonia uno de' meno conosciuti nell'ordine sacerdotale detto Ananele, e gli diede il pontificato. Alessanbhe forse valuta. Pertanto ordin, che non mettesse piede fuori della reggia , n niente operasse di propria autorit. Quindi sempre guarda vanla sentine1le, talch niente Erode ignorava neppur di ci , ch' clJa andava nel quotidiano tenor di vita facendo. Tutte coteste cose a lungo andare ina sprironla , c l' attizzarono ad odio. Perciocch piena ch'eli' era .di femminile a1terezza an a fo:rte a male la sospettosa guatdia , che si faceva di lei , amando meglio di . sost,enere qualunque danno , che priva di libert sotto titolo d' onote vivere in servit e paura. Quindi mand avvisando Cleopatra del doloroso suo stato , e pregandola di quel soccorso , che dar ]e poteva; ed essa le . in giunse ' che nascostamente con esso il figliuolo se ne fuggisse appo lei in Egitto. Le piacque il consiglio , c appiglissi a questo trovato. Fece due casse quali s' adoprano a trasportare cadavri ; in esse rinchiuse se stessa e 'l figliuolo con ordine a' servi di ci consapevoli , che le recassero fuo~i di notte. La via , che dovevano di col tenere, era queHa del mare , ove stava apprestata una nave, che li ttaghetterebbe in Egitto. Ma Esopo suo servo avvenutosi in Sabbione uno degli amici di lei .disro~ prgli il trattato , parlando come a chi gia il sapesse. Sabbione adunque informatone , dappoich per ad dietto era stato nimiro d'Erode , siccome creduto un di. quelli , che insidiarono con veleno alla vita d' Antipatro , sper di placarne l' ira col merito del rivelargli tal fatto ; e scnz'altro scopre al re l' infen:done d' Alessand.ra. Erode lasciando le cose proce-

Jo8

DELLE ANTICBIT!' GJUD!ICIIE

del'e fino al punto del dovetsi eseguire la giunse nelr att.o stesso,. che si fuggiva. Le rimise per que~ .sto fallo , no.n s' attentando pel' una palte , hench. ardentemente il bramasse , di farle alcun male 1 (che non tertebhesi Cleopatra aH' afferirlesi d' un' oc~ casione, che autorizzava il suo odio contro di lui) 1 e per altra volendo piuttosto dalla dolce~za, con che perdonava, far mostra d'animo genero~o. Ferm non pertanto seco medesimo di leval'Si dinanzi ]>er ogni modo il garzone 1 bench gli pareva miglior pattito per nasconder s~ stesso non farlo n precipitosamente n subito dopo le cose avvenute. III. Ora correndo la festa de' Tabernacoli, giorno appo noi celebrato piucch niun' altro solennemente, volle indugiar questi giorni , e in allegrezza se la pass!lvano esso ed il popolo. Ma di ci stesso prese l' invidia un. manifesto argomento da spignerlo ad accelerare l'esecuzione de' suoi disegni. Perciocch salito che fu il fanciullo A ..istobolo, compiuto J'anno diciassettesimo , giusta le leggi aW altate per offetirvi le vittime , abbigliato di tutto il pontificale or.a~ mento 1 mentre eseguisce le cose atteri.entisi al culto divino , per la straordinaria sua avvenenza e statura 111aggior di quanto l' et richie-Iesse , onrle nel suo sembiante portava in most1a la nobilt della stirpe 1 si accese nel cuor del popolo grande affetto per lui,' e presentglisi chiara alla mente la ricordanza di ci , ch'aveva fatto l'avo Aristobolo : e dandosi vinti insensibilmente a quest' affezione scoprirono l" a~ nimo loro con un misto di gioja insieme e bisbiglio,_

LIB. 'XV. CA.P. Ili.

e con lieti viva tramisch.iati d' acclamazioni ; sicch palesssi ornai la benivoglienza del popolo ; e pm f01se di quello , che in principesco governo non con veniva , precipitose parvero le proteste , che fecero . de' benefizj , che da quella famiglia avevano ricevuti. P et tutti questi accidenti Erode determin . di m an~ da1e ad effetto la risoluzione gi conceputa contro al fanciullo , e terminata la festa lu a banchetto in Gerico presso Alessandra , che ve lo aveva invitato ; quivi trattando cortesemente il garzone. e tirandolo in luogo fuori di mano mostravsi pronto a giuocare con esso e a spassarsi puerilmt'nte in grazia di lui; ma perCiocch naturalmente quel luogo era .caldo , tutti insieme ben pres~o uscirono a solazzarsi, e fer. matisi sopra peschiere , che spaziosamente giravano intorno al palatzo , ivi stavano temperando l'ardore del mezzod ; e alla prima si trattennero mirando nuotare i servi e gli amici ; indi poich a suggestione d' Erode si fu gettato tra essi ancora il garzone , gli amici , che avevanne l' incombenza , al soptavve nire della notte cominciarono quasi per giuoo a tuffarlo spesso e so~ergerlo , mentre nuotava , nell' ac..qua , n lo lasciarono , fiuch non .fu piena~ente an:ogato, Cosi dunque fu morto Aristobolo dopo di ciott' anni in tutto di vita, e un anno di _p~mtificato, cui ebbe di nuovo Ananelo. IV. Riferito l' acetbo caso alle donne , per un .cangiamento improvviso ogni cosa fu .piena di lai e d' infinito cordoglio sopra il gi esposto cadavere , e la glie , se non in ci ch' eli' avesse voluto; perciocch ben sapeva l'indicibile amore del re per Mariammc. Queste furono le ragioni , che lo smossero a pubblicare le .commissioni a lui date.

I

42

DELLE A.NTICHITA' GIUDAICHE

II. Ma nd di mal cuore Mariamme , che non do.vessero aver mai fine i pericoli , che da Erode le sovrastavano ; e cominciava ad odia1lo pregando il cielo , che non concedesscgli niente di bene; poich intollerabile cosa parevate il dove,r vivere seco : i quali suoi pensamenti ella fece poscia palesi , sco prendo senza difficolt il rammarico , che internamente i'addolorava. Perciocch giunto appena Erode alla patria ricolmo di quelle prosperit , a cui era fuor d'ogni speranza salito, ne diede , come ragion voleva , le ~ete novelle prima di ogn' altro alla moglie ; e lei sola fra tutte ' perch pi dell' altre (g) amata da lui e trattata familiarmente, l'onor d'una visita. Ora essa al nai-rarle ch' egli faceva le ~ue felici avventure lion seppe gioirne pi presto che ratbistarsene , n pot soffocare l' interno suo cruccio , ma per l'ingenuit e schiettezza dell'animo suo co' gemiti rispondeva a' saluti , e . a' racconti di lui mostrava dolore anzich godimento, a tal segno che Erode non p~r mero sospetto , che gliene venisse , ma per gl' indizj evidenti , che n' ebbe , si scompigli ; perciocch raccapricciava in vedere lo strano ma non oscuro odiarlo, che faceva la moglie. Grande affanno sentiva per questo fatto , n. regger potendo al suo amore , quando era pacifico, quando sdegnato, sempre incostante e sempre infra due in atto di continuamente passare dall' uno stato all' altro. _Cos era chiuso in mezzo tra l' odio e l' amore , e spesse volte , mentre stava gi per punirne l' orgoglio , il suo cuore nel frastornava , e pi lento rendevalo

LID. XV. CAP. XI.

alla vendetta. In somma le ne avria di buon g1atlo fatto patire le pene ; ma temeva non forse la morte di lei ne facesse tornare a lui in capo senza aaperlo una maggiore. m. Di cosiffatte sue disposizioni verso Mariamm.e avvedutesi la sorella e la madre pensarono d' a1ere rinvenuta un' occasione opportunissima all' odio lilro contro di lei ; . e introdottone con Erode ragionamento l' esacerbavano con ardite calunnie , che gli potrebbero far nascere in cuore odio insieme e gelosia; ed egli n mal volentieri sentiva tali discorsi, n s' attentava di punto procedere , come se li credesse , contro la moglie. Ma intanto scemava ogni giorno pi il suo affetto per lei, e gli anim qui1;1ci e quindi ognor pi s' accendevano , mentre questa dall'una parte non ascondeva l' interno ddl' animo suo, e in quello s'andava l' amore ogni d; trasfor mando in odio , che tosto avrebbe' pr0dottA qualche irreparabil. rovina ; se non che recata la wova, che Cesare aveva vinta ]a guerra, e morti (r.'l) Antonio e Cleopatra, tenev~ l' Egitto, premuroso eh' egli era d' andare incontro a Cesare , lasci nell stato , in cui si trovavano ., gli affari della famigli Ora men tre stava ~l re in sUl partire , Mariam.me raccomandatogli Soemo protest di sapergli assai grado deJJa cura ch'esso ebbe di lei, e pregllo, cle gli volesse il governo cOncedere d' una parte della .Giudea ; e n' ebbe Soemo la grazia. IV. Erode poi arrivato in Egitto, ed usa con c~ aare alla dimestica, come gi suo amico, e n'ottiene

DELLE !NTICUITA' C.IUDAICII:Ir:

grandissimi. benefzj. Perciocch Cesare e de' Galli, che soldati e1ano della guardia' di Cleopatra , a lui fece un dono , . e l'estitugli quella porzion di paese, che per cagione di lei gli fu tolta. Aggiunse ancora al suo regno e Gadara e lppo e Samaria, e de'luoghi a mare altres Gaza e Antedone e Gioppe la torre di Stratone. Queste citt , che per giunta egli ottenne , furono un accrescimento. per lui di splendore. Dopo questo accompagn Cesare fino iu Antiochia; ed egli tornato a casa, quanto vedeva. le cose sue prosperate da que' di fuori, altrettanto era afflitto da' suoi domestici, e singolarmente pel ma-. trimono, donde anzi aveva sperata maggiore felicit. Concio~iach il giusto amore , che per Mariamme sentiva , non fosse punto dammeno di quanti ven gono da:le storie rammemorati. Essa all'incontro, bench fQvia donna e fedele al marito, pure naturalmente era un po' fastidiosa e bisbetica , e spesse fiate piglavasi giuoco della soggezione, in che stava Erode pe1 lei; anzi non avendo presente all'animo, quando l'topo lo richiedeva, eh' ella era la suddita, e ch'altri ~ra da pi di lei, soventi volte trattavalo con manien sco l'lesi , ed egli . bench vilipeso po1tava paziema , e soffriva tutto con animo gene1oso. Gettava oltt~ a questo senza riguardo in volto alla madre e sorella di lui l' ignobilit de' natali , e dicevane loro ~illania ; onde e innanzi era nata tra quelle donne una rissa e un odio implacabile , e al. Jora finalmente calunnie di pi rilievo. Questi rancori , che ogni giorno s' _alimentavano , durarono il

LJB. XV. C.A.P. XI.

corso d'un anno, dacch Erode torn dal suo viag gio a Cesate. Ma finalmente lo sdegno lunga pezza covato in seno scoppi; e tal ne fu l' occasione. Ita l re a riposare sul mezzo giorno, per quell' affetto, onde amava invariabilmente Mariamme , mand per lei. Vennegli innanzi la donna , non per gli si fece vicino ridendosi delle sue premure , e gettandogli al volto il padre e f1atello suo morti da lui. Inaspritoa tal villania Erode ~ mentre gi era 1ul prendere qualche precipitosa risoluzione , Salome sorella del re dal fracasso inferisce un insolito turbamento in Erode, e spaccia tosto ad Erode un coppiere subornato gi da gran.. tempo con ordine di dirgli , che Mariamme spigneva lei a seco manipolare contro del re una mala : che se Erode a , tali parole si turba , e domanda che sia ci , aggiunga , che il veleno si. trova presso di lei , e ch'era pregato a s~rvirla in quest' uopo del suo ministero ; che se alla voce dimala non si muove , egli pure su tale argomento si taccia , che non gliene seguira alcun danno. Dategli alcun tempo innanzi que1te isbuzioni lo manda , perch l' eseguisca. Egli adunque compostosi in aria da ottener fede e in atto di gran se1-iet viene in nanzi ad Erode , e dice aver~Ji Mariamme dati re gali , e istigatolo a presentare a lui nna bevanda ammaliata. Sconvolto il re a tai detti, aggiunse, che tal malia con1isteva in nn veleno, ch'essa gli ha dato , la cui forza per non sa quanta sia , laonde . esso ha palesato ogni cosa, persuaso che ci sa.. rebbe per a e per lui pi sicuro apediente.IO

146 DELLE Al'fTICRIT.l' Gt'vDAICHB V. Udite Erode queste pa1ole , se innanzi stava cii mala voglia , molto pi allora adiJs&i , e mise alla tortura l' eunuco pi fido , che avesse MaJiamme , pe1 tJ'Ill'ne alcun che del veleno , avvisandosi b:oppo bene , che senza lui non e1a possibile , che Mariamme facesse n poco n molto. StJelto dal duro tmmento il povero uomo , bench non ave.'>se che confessate intorno a ci per cui era Rsaminllto, pm disse' cb e r O olio porta togli da Marialllme ba~\ a origine da quel, che Soemo le aveva scoperto. Parlava ancora il meschino , e il l'e alto sclaw dicendo , che non avrebbe Soemo uomo in altri tempi a lui 1 e a' suoi inte1essi fedelissimo ;lltesse in puhblieo le sue commissioni , se l' amiciziA) che ave a con Mariamme, si fosse tenuta entro i limiti del doYere, c di presente ordin , che Soemo fosse ar1estato e morto. Poi radunati i . suoi amici pi intrinseci , chiam a 'tlar conto di s la moglie in giudizio 1 o ve recit una cos bene studiata accusa intorno alle colpe appostele di mahe c veleni ( ed era nel suo dir nemente 1 e pit ehe alla clignitit nte , gli si volgevano anzi in danno , fu disperato ; e quanti medici gli stavano intorno , siccome n~ il morbo sentiva gli ajuti , ch'essi somministravangli , n in altra maoiera poteva a re governarsi' che se.. condando la violenza del suo malore , furono d' a v "riso , che gli si desse tutto ci , a che si sentisse portato l'infermo, mettendo colla libert del governo in mano alla fortuna la disperata salute di lui. Erode adunque se ne stava eos malato in Samaria, che poi fu detta Sebaste. IX. 'Intanto Alessancha , che dimorava in Gerusalemme e udito avevane a tristo stato ' s' era i,nge..

J5o

DELLE MI'TICBJT' GIUD!ICH!:

gnata d' impadronirsi delle fortezze , , che appartene uno alla citt. ~sse. eranp due : r una guardava la citt , l'altra il Tempio ; e chi giugneva ad avere queste in mano , soggetta teneva la nazione batta quanta ; perciocch senza questa far non si pos sono sagrifizj (11) , n il non farli lecito ad alcun de~ Giudei, pronti a perdere la vita, anzich abbandonare quel colto , che soglio no rendere a Dio. Alessandra adunque ne fe' parola a' custodi delle fortezze , dicendo , che ben te dovevano rassegnare a lei e a'fgliuoli d'Etorle; perch~ non seguisse mai, eh e morendo lui le occupasse , prima d'ogni altro. qualche straniera persona : che se guariva , nessuno gliele avrebbe con pi. sicmezza guardate de' suoi domestici. Questi suoi detti non furono bene accolti; anzi .se pr addietro si eoriservaron fedeli ad Erode, molto pi il fecero a11ora e per l'odio eire portavano. ad Alessandra , e perch non credevano cosa ben fatta volgere le spaJJe ad Eode ancor viVQ, s.iccome suoi antichi. amici, e l'un d'e511i Achiaho nipote del -re. Quindi tosto per musso fpcero E1 ode avvisato. delle macchinazioni d'Alessandra; ed egli senza indugiare un momento comand fosse mmta. Egli poi dopo lungo bavaglio riavutosi a stento dal morbo bovavasi mal tJatlatQ forte nell'animo iusit>me e nel cot-po daJla mAlinconia ; e ogni lieve cagione gli ba.. stava per ootTere rovinosamt>nte al g&lltigo d' sudditi. :Bmttssi ancora le marti llel sangue de' suoi strettis simi :\miei Cosf.obam, e Lisimaro. e Antipatro detto -Gadia, e Dositeo altres, per questo motivo.

LIL XY. CAP. Xl,

X. Costobllro era di schiatta idumeo, e per grado uno ande, n valore di gemme s raro , che ne' proposti spet~ tacoli- non si ~sse a vedePe. Si fece altres pFovvi~ sione di fiere , e vi furono batti leoni in gran nn mero , e quant'alb-e bestie ci sono o pi. pregevoJi per gag1iarda , o- per natura pi rare. Di queste stesse alme furono disposte a combatter tra: se , a1tre. eon rei condannati aHa morte. Or mentre a' forestieri e la ptofusion della spesa gran maraviglia e il ri.. schioso spettacolo dava diletto , a . qne' del paese sembrava tuttoci un manifesto distruggere le costu.. manze avute da loro in venerazione ; perciocch lor pareva un' aperta empiet , gettare gli uomini alle fiere per dar piacere agli sguardi degli uomi11i ; ed. empiet e1iandio il cangiiwe gli antichi statuti in mode straniet"e. Ma CJUello , che soprattutto crociavali , erano i trofei ; perciocch immaginando , che quelle armadure coprissero statue , verso cui le loro leggi vietavano ogni omacgio , ne atavan non poco dolenti.

a55 venissero iasieme alle prove tutti iLJB,

X\r.

C1P. Xl.

I56

DELLE ANTICIIITA' OIUDA.ICitB

, XIV. Non, ig:Oorava .neppure Erode .questo loro scompiglio ; ma non. crt:deUe opportupo ricorrere alla 'Yiolenza. Egli. pertanto si fece . a trattat con parecchi di loro ., e assicurarli a non se ne . f.,- punto coscienza: non per ne restavano' Coll'Vinti; anzi per non sapersi adattare a queU~ trasgressioni , che lor parea di vedere in tal fatto , a una voce sclamavano, che 7 eziandio se tutto il resto portar si poteue in pace , pure non soffe:rebhono mai in citt statue di uomini , cos chiamando i trofei : clte . not pativano le loro leggi. Erode veggendo il loro scompiglio ad un tempo e la difficolt di condurli a pi quieti pens1er;t , se non si rendessero capaci del vero , chiamatine i principali gl, iutrodusse . in teatro , e mostrati . loro. i trofei interroglli , che cosa credevanti ; ed , essi gridando che ,statue .d' uom.iili:, Erode fatto tor loro d' indosso quell' ornamento posticcio , presenta. ai loro occhi fittoni ignudi. Fur()no questi appena spogliati , che diedero tutti in gi'andissime. risa , siccome anche p1iuia credute avevano degne di scherno quelle statue cos adornate. Acchetata in. tal modo la moltitudine e spento 1' ardore, a cui li; portava lo sdegno , la D)aggior parte si tennero ai cambiamenti gi fatti , ne pi se ne davan pena. ~.. cuni per durarono nella loro avv:ersione alle usanze straniere , ben prevedendo , che la non curanza anelie sol de' patrj costumi seco trarrebbe assai ree conse~enze. Qui:J;ldi credettero santa cosa, l' esporsi a ogni rischio , anzich consentire , veggenti tutti , ch'Erode re in apparenza, ma in fatti aperto nimico

LJB. XV. CAP.

:u.

della nazion tuttaquanta collo stravolgere , che farebbe 'la loro maniera di reggersi , introducesse insolite costumanze. Spinti da tal pensiero a gettarsi in braccio a qualunque pericolo dieci cittadini s'ascosero sotto le vesti i pugnali. Congiur insieme~ con essi sdegnato per quanto gli venne udito anche uri cieco , non perch giovar li potesse dell' opera sua , n perch fosse troppo il caso all' impresa, ma per mostrarsi pronto a sostenere , qualunque danno potessene loro incorre ; il che valse non poco ad accendere i congiura~ Cos fermato a patti scambievoli auovono verso il tetro , con i11peranza , che all'. improvviso lor urto non sottrarrebbesi neanche Erode , e se non questo , sicuri almeno d' ucciderne molti d'intorno a lui , e di ci sarian pag}li., eziandio se morir ne dovessero , considerando , che darebbono con ci occasione al re stesso di 1:ipen sare a quell' onte , che sembrava aver egli fatte al popolo. Quegli adunque fattisi capi della congiura stavano fermi in questa risoluzione. XV. Intanto un di coloro, ch'Erode avea deputati a mettersi dappertutto in traccia di tali cose e dargliene parte , scoperta tutta la trama , ne fece avvisato il re, quando appunto stava per entrare in teatro. Or egli , siccome mirando e all' odio , che ben sapeva portargli molte persone , e a' tumulti , che s'erano in ogn' incontro levati, niente improbabil credette la relazione , cos ritiratosi nella 1-eggia mand a un per uno chiamando tulti i colpevoli. Colti da' servi, che venne1 per loro , nel fallo , giac-

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58

DELLE J.NTICHITA' GIVDAICUB

ch s'avvisarono troppo Lene, che non v'era spine di scampo, s' arma1ono di coraggio .invincibile .contro inevitahil rovina , a che andavano a riuscire. Perciocch senza punto o mostrat confusione o nega1e il fatto , trassero fuori i pugnali , di che andavano provveduti , ad un' OJ'a medes1ma protestando la l01 congiura t:sser giusta e pia , perch non condottivi da guadagno n da pi'Oprio interesse veruno , ma singolarmente dall' amor dtlle pabie leggi ben. degne , che tutti o l' ossetvino o muojano prima di esse (14). Mentre costoro fermi ne' lor disegni cos francamente par)a,ano , arrestati dai regj fmon con dotti prigioni , e dopo i pi atroci tormenti ancor morti. Ma non and guari tempo , che alcuni lilesstt le mani addosso al delatore gi in odio a tutti, non sol )' ucciseJO, ma tagliato in brani gettaronlo a' cani; Cittadini in quantit fur presenti a tal fatto , ma non v' ebbe pur uno , che il dinunziasse , finch dopo l' aspre e ostina te ricerche , eh' Erode ne fece, ad alcune donne per via di tormenti strappssi di bocca la confessione , di quanto avevano veduto ; onde Erocle ne pun tostamente gli autori, disertan.o done in vendetta deila loro precipitazione le intere famiglie. La costanza per del popqlo e l'invincibile sua fedelt per la legge non addolcivano Erode , s~ non in caso, ch'egli si fosse vie pi rassodato nel regno. Quindi determin di serrln"e da gni banda la moltitudine, onde per amore di novit non iseo~ piasse in uba ribellione manifesta. Essendo adunque a.ssai bene fo1tificati, la citt dalla reggia ov' egli

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tiD. XV. CJ.P. XL

r5g

abitava, e il Tempio dalla fortezza nomata Antonia, che . fabbric egli stesso , la terza ftontiera contJo gli sforzi di tutto il popolo la volle in Samaria , chiamata da lui Sehaste, pensando dover essere uu freno del pari possente per la provincia un luogo , ch'era discosto una sola giornata da Gerusalemme' e portato avrebbe un comune vantaggio nelle solle... vazioni s de' paesi d'intorno, come della citt (15). Un' altra f01tezza a tenere a segno la nazione tutta aggiunse , e fn quella , che innanzi torre chiamavasi di Stratonc , e fu poscia nominata da lui Cesarea. Nel gran campa eziandio , tratto a sorte il nerbo della sua cavalleria , con essi fond una terra , indi due altre i l'una in Galilea dett~ Gamala, la seconda in Perca appellata Esebonite. Cosi dunque egli stava ogni giorno sul trovare nuovi modi da porsi in sicuto, e tenea co'presidj in dovere la nazione tutta, sicch n poteva per niuna guisa levarsi a rom01e , come all' insorgere d' ogni legger movimento facea di cntimio' n t: si terrebbe nascosto qualunque fosse il trattato che macchinassero , avendo sempre persone a' fianchi, che avrebbono saputo e conoscerli, ed impedirli. XVI. Di questi tempi volendo Erode cignere di mura Samaria studissi di popolarla tra di suoi alleati , che gli sovvennero nelle guerre , . e di confinanti , parte per ambizione d'alzarvi un tempio , parte pel poco nome che prima aveva, e molto piu, perch alla sua sicurezza faceva servire la generosita. bdi canglle d~nominazione , chiamandola .Sebaste,

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D'ELLE ANTJCUITA' GIUDAICIIE

e ripart fra gli abitatori il meglio del suo distrctto; perch il loro starvi cominciasse tantosto dall'essere felici. Circond la citt d'una fo1te muraglia, valendosi a renderla meglio guerni\a de' luoghi pi etti, e condussela ad un'ampiezza non quale essa aveva dapprima, ma tale, che punto non era inferiore alle pi illustri citt, perciocch abbracciava lo spazio di. venti stadj. Entro a questo recinto e nel cnore della citt consecr uno stadio ~ mezzo di luogo ripuJito perfettamente , e quivi alz un tempio , che in vastit e bellezza potevasi a' pi famosi paragonare ; indi venne in ogni sua parte abbellendo la citt tuttaquanta; provvedendo per una banda alla necessit della sua sicurezza , e per col forte reciato recandola pressocb tutta a fortezza , e per l' altra alli\ sua bellezza, onde l'amore cb' egli avev~ alle cose leggiadre e pulite servisse anca a' posteri d'un monumento dell' animo suo cortese e gentile.CAPITOLO

XII.

Della fame e pestileRZa ; che disert la Giudea. Prowidenza ,C Erode .. Sue fabbriche. l. Verso quest'anno, ehe fu del regno d'Erode il duodecinw , grandi sciagure si scatenarono a danno di que' paesi , o perch , oome eredo pi vero , Dio fosse adirato , o perch il corso delle stagioni por tasse con secQ tai mali. Primieramente regnarono continue siccit, e quindi la terra 1-imase infeconda,

,LJB. :XV. C.A.P. ~I.

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n mise pur que' germogli, che spontaneamente suole produrre. lodi p el cangiamento' che la scarsezza dci cibi introdusse nel. vivere, preser piede molte infer~ mit , le quali per la forza , che loro davano le sciagure sopravvegnenti ogni giorno di nuovo , divnnero un morbo pestilenziale. Perciocch 1.' essere privi allora gl' infermi e di cura e di sostentamento faceva a pi doppi crescere da' suoi fwiosi principj la peste , e il morire , che per tal via si faceva , sgomentava i sopravviventi eziandio ; poich per di~ ligenza , che usassero , non si poteva trovare compenso, che bastasse al bisogno. Guastesi adunque le rendite di quell' anno , e consumate quant'. altre ne ave;ano a' tempi addietro riposte, non rimaneva pi luogo a speranza , mentre stendevasi oltre ogni credere il male; che non. fu pago_ Ji quell'anno soltanto ; sicch non restava loro pi niente , e i semi ancora delle biade erano periti del .tutto , nulla rendendo neppure l' alb' anno la terra.. La necessi.t per e il bisogno erano autori di molte invenzioni. - Il. Egualmente che gli altri condotto. trovavasi a grande stremo il re stesso, privo eh; egli: era de' tri buti che ritraea da' terreni, e di denajo speso da lui nelle fabbriche sontuose, che fatte av.eva d'intere citt ; n altri trovava ragione _in lui da .crederlo degno. pur di soccmso , essendoglisi a' danni ,comuni aggiqnto ancora l'odio de' sudditi; percioceh le traversie sono sempre , per chi presiede , una origine 'di querele. In questo stato ei pensava a mettere compenso a' bisogni presenti : impresa per. malageAl

162

DELLE A.NTICHTTA.' GIOD!ICHE

vole 2 poieh n le vicine nazioni avevano viveri da somministratgli , atteso il trovasi pur esse in non minori disgrazie , n ancorch fosse stato possibile provvedere con poco a molti, non v'era il bastevol denajo. Pensando adunque, ben convenirglisi di non trascmare i rimedj al comune sollievo opportuni , infanse quanti trovaronsi in corte arredi d' oro e d' argento senza risguardo n della cura con che lavoraronsi , n della sqUisitezza dell' arte, che li rendesse pregevoli. Indi mandnne la somma in Egitto, dov' era a nome di Cesare governatore Petronio. Questi, bench non pochi per li bisogni medesimi a lui l'corressero , pure e per l privata amicizia che avea con Erode , e per desiderio di vedere salvi i suoi sudditi , a questi prima degli altri diede la tratta del grano , e in tutto giovlli dell' opera sua cos nella compera , come nel trasporto , onde grande o per meglio dir tutto il merito a lni si dovette di tal soccorso. Ora Erode , giunte che ,furono le provvisioni , coll' adattare che fece a] hi&ogno le sue premure , non pure can@ .a suo favore gli ani mi degli antichi suoi avversari , ma una chiarissima pron egli diede d' amore e di provvidenza. E pri.. mieramente a quanti potevano anc.Qr di per se pre pararsi il mangiare , distribu di sua mano una giu stissima porzione di frumento: indi a q'Ue'molti, che per vecchiaja o per altra indisposizion, l~he si avesoo se1o , non erano da tanto , provvide loro ,-:on depu tare sopracci panattieri , e somministrar lo1'0 i cibi gi~ fatti. Si prese ancora pensiero, che non et.'r1esse

163 . pericolosa a' suoi sudditi la vernata , essendoTisi agLIB. XV. CAP. XII

giunta la carestia nelle vesti per lo morire e diser~ tarsi che fecero totalmente le greggi , sicch n pi lane usar si potevano , n altre robe di simil fatta. III. Messo compenso anche a questo bisogno si volse oggimai a soccorrere le convicine citt, e mand nella Siria grano per la semente ; il che non torn a min01e vantaggio suo , percioch tal benefizio fu opportuno per .produrre abbondanza , onde tutti ebbero a sufficienza di che sostentarsi. In f.ne comparso il tempo della ricolta, Erode riparti pel paese nulla meno di cinquantamila uomini , che alimentati egli av.ea per l' addietro; e in tal modo avendo con la diligenza possibile ristorato l' amitto suo regno non minore fu il sollievo , che diede a' popoli con fnanti nelle disgrazie medesime avvolti , che esso : imperciocch non v' ebbe persona necessitosa , che in lui non trovasse soccorso proporzionato al suo grado : ma e popoli e citt e qunti privati pe1 es .. sere capi di pi persone afflitti dalla miseria a lui J:iconevano , n' ebbero quanto chiedevano ; sicch a calcolarlo il frumento , che diede fuori del regno , mont a diecimila cori ( e il coro c;apevole di dieci medimai ateniesi ) ; e quello che si consum dentro il regno , verso gli ottantamila. Questa sua provvidenza e questo opportuno soccorso tanto pot negli animi de' Giudei , e tal grido gli acquist presso gli altri , che e la nazione tutta depose gli antichi odj eccitati dallo stravolgimento , ch'egli in alcuni riti e nel governo introdusse, avendosi per ristorata baste--

DELLE .lNTICBITA' GI'UDAICHE

volmente dalla premura , con che sollevlla nelle disgrazie, e molto onore si fece presso le genti stra.. .niere; e sembra, che le traverse .avvenutegli fossero bens maggiori di quanto si possa dire a parole , ma nel travagliare che fecero il regno non meno gli .giovassero a farsi nome. Perciocch le inaspettate pro~ ve , . ch' ei diede d' au.imo' generoso in mezzo all'angustie , volsero in contrario gli affetti de' sudditi ; onde tale ne' tempi andati il credettono , non qual la sperienza de' mali sofferti , ma quale glielo rap~ presentava la. pro\rvi~enza , eh' egli ebbe nelle presenti necessit. Circa quel tempo egli mand in ajuto a Cesare cinquecento persone , il fiore delle sue guardie , cui Elio Gallo condusse al mar rosso, e in molti incontri prov vantaggiose. IV. Raddirizzatesi adunque a stato migliore le cose sue rifabbrica Erode di pianta la reggia verso la parte pi alta della citt , innalzando palagi vasti s. simi , e abbellendoli senza risparmio d' oro, di gemme , e di ~amere in quantit , sicch ognuno d' essi ed era fmnito di luoghi capevoli d' un gran numero di persone , ed aveva a proporzione di sua misura la denominazione altres ; onde l' uno chiamssi di Cesare , l' altro d' Agrippa. Indi celebr alt.e nozze per amore, che sentissi nascere in cuo1e, non si recando a coscienza di vivere a suo capriccio. La prima occasione ' che gli si offerse per tali nozze ' fu questa. Era Simone di G.erusalemme figliuolo di certo Boeto Alessandrino s.acerdote de' pi cspicui. Questi aveva una 'figlia di rara avvenenza. Ora fa~

165 endosi tra' Gerosolimitani parole di lei , Erode pri. mieramente all' udirle fu mosso; ma poich ne. fu. preso al veclerla , siccome non volle assolutamente abusarsi del suo potere , ben prevedendo quel che sarebbe avvenuto , che avrebberlo a ragion condannato di violento e tiranno , cos pi savio partito pens dover essere lo sposarla. Ma perciocch Simone non era di .s alto affare da strignere seco lui parentela, n si dispregevole da non farne caso, con un partito di mezzo giunse . al suo intento , ci Ju iograndirlo e levarlo a uno stato di pi onorevole fortuna. Quindi depo11to incontaneote dal- pontificato Ges figliuolo di Fahete sostituisce in :suo luogo s~.. mone , e contrae seco lui parentado. V. Celebrate le nozze , piant una fortezza in que' luoghi , ove aveva disfatti i Giudei , quando , perduto egli il governo , ogni cosa era in mano d' An tigono. Questo castello lontano sessanta stadj in circa da Gerusalemme , in un luogo naturalmente assai f'orte e opportunissimo a tal costruttura. Perciocch v' ha dappresso un poggio , phe lievasi dol cemente a un' altezza fatta a mano , e nel suo tutto somiglia una poppa. Serranlo a'fianchi torri ritonde, ed erta n; la salita , a sui poggiasi per via d' una scala di gradini quasi dugenta. Dentro al colle vi sono reali stanze magnifiche fatte per sicurezza ad. un' ora medesima e per ornamento. Dappiedi poi abitazioni d' una struttura degna per altri titoli d' es ser vista, ma singolarmente per l'acque; di cui non ha questo luogo una stilla , cQl da rimoti paesi eLIB. XV, CAP. :11:11,

J66

DELLE j.NTIClliTA' GIUDAICIIE

con grande spf'ndio condotta. Finalmente la pianura dr intorno fabbricata , quanto mai il possa essere nna citt' e il poggio serve di rocca a tutto difen dere l'abitato. VI. Riuscitagli o~ni cosa a quel giusto fine ch'egli sperava , pi non temette di rivoluzioni entro il re gno , avendo dall'una banda e dall' al4a. costretti i suoi sudditi all'ubbidienza e colla paura, poich' era inesorabile nel gastigare , e col1a provvida generosi t, ch'ei mostr ne'bisogni impensati. Ci non ostan te cercava sicuro ricovero anche di fuori , come se intendesse di fortificar s medesimo contro i sudditi. Quindi usava coll citt cortesia e gentilezza , e alle opportune occasioni onorava i signori di gtande af fare , a ciascuno de' quali faceva presenti , non tra scurando i benefizj di pi rilievo , siccome quegli , che acconeiamente per dominare sortito aveta dalla natura un'indole generosa; talch per lo crescere che facevano sempre tutte le cose sue , egli per ogni parte ingrandiva. Ma questa ambizione con esso i servigj , che a Cesare e a' pi potenti Romani per meritarne la grazia prestava, lo strascinarono a tra passare le leggi , e corrompere molti statuti , fon dando in risguardo di loro citt , e alzando templi , non per nelle terre giudaiche ; che i Giudei non lo auebbero mai sofferto , essendo disdetto a noi ve nerare alla foggia de' Greci statue e scoltur effigiate. Di tal maniera pertanto adom i paesi e le citt forestiere , recandone in sua discolpa a' Giudei l'essere a ci fare cond