Giulio Regeni, il suo diario e nuovi dettagli su chi lo voleva morto

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22-GEN-2017 da pag. 8 Settimanale Direttore: Tommaso Cerno nazionale Lettori Audipress 09/2016: 302.020 ESPRESSO 3 lngrandimento II ricercatore trovato ucciso un anno fa annotava tutti gli sviluppi def suo lavoro. E dal documento emergono nuovi dettagli su chi lo voleva morto di Roriana Bulfon illustrazione di Duluoz

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Settimanale Direttore: Tommaso Cerno nazionale Lettori Audipress 09/2016: 302.020

ESPRESSO 3

lngrandimento

II ricercatore trovato ucciso un anno fa annotava tutti gli sviluppi def suo lavoro.

E dal documento emergono nuovi dettagli su chi lo voleva morto

di Roriana Bulfon illustrazione di Duluoz

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ii IULIO REGENI AVEVAUN DIARIO. Lo scriveva sul suo pc. Sono considerazioni e analisi delle sue giornate al Cairo. Il testo ha un carattere 9, giustificato, scritto in un ottin10 inglese. Giulio ha annotato cos! in dieci re· port sensazioni, perplessita, aspetti umani e professionali delle persone conosciute

nell 'ambit0 della ricerca che svolgeva in Egitto. Per ogni incon· tro una, al massimo due carte Ile in cui focalizza la sua attenzio· ne su una decina di ambulanti incontrati in tre diversi mercati, sulle loro condizioni sociali, economiche e sindacali. Una copia e tra le carte dell'inchiesta della procura di Roma, un'altra nelle mani della famiglia. In quei file scritti tra i1 29 ottobre e il 18 dicembre 2015, c'e Giulio, il suo rapporto con i venditori di strada, i suoi interrogarivi su cosa pensassero di lui e su quanto quel metodo delJ'osservazione partecipata potesse in­fluenzare i loro comportamenti.

Li ha scoperti ii pubblico ministero Sergio Colaiocco analizzando il Mac portatile ritrovato, nella stanza dove viveva, dai genitori accorsi al Cairo pochi giorni dopo aver appreso la notizia della scomparsa. In quella stanza, nel quartiere di Dokki, ii figlio passava ore a studiare, a pro­grammare le attivira, a riflettere sugli sviluppi della ricerca.

Le note dicono molto sull'ambiente in cui e maturato il se­questro. Ci raccontano ii quotidiano, la curiosita nella cono­scenza di esperienze apparentemente distanti, ma in quel mo­mento vicine, l'evoluzione di un rapporto di fiducia che Giulio considerava basilare per un arricchimento umano. Lunghe chiacchierate a sorseggiare del te offerto dai venditori e Jui che, per ricambiare la genrilezza, si sente fin da subito in dovere di portare i pasticcini. Ogni sera accende ii suo computer e scrive di un clima sereno: dopo qualche incontro finiscono a parlare come amici di mogli e fidanzate. Giulio osserva con attenzione le merci disposte per strada, le luci accese, si interessa alJe tec­niche utilizzate per la vendita. Da una parte braccialetti, dall 'al­tra vesciti. Annora di chi tiene d'occhio il banco dell 'altro quando vain moschea a pregare e si offre di dare una mano. E, tra un cliente che si ferma e un altro che cerca di spuntare un prezzo piu basso, puo succedere di tutto. Una sera, l'attenzione del giovane ricercatore viene richiamata da un ragazzino. Non

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si regge in piedi. In mano ha una bottiglia di colla da sniffare. Il venditore che gli sta accanto, smette di parlare e decide di intervenire. Afferra la bottiglia, la butta via e rimprovera iJ ragazzo. Quella sera, quando ritoma nella sua stanza, Giulio trascrive stupito quell'episodio.

Gli ambulanti sembrano aver fiducia in lui e toccano anche argornenti importanti: le difficili condizioni econorniche, la scarsa possibilita di influenzare le scelte dello Stato in merito ai loro diritti. Parlano di piazza Tahrir, di quei giomi d' invemo <lei 2011 quando un milione di persone si era no radunate per gettare le basi di una rivoluzione mai concretizzata. Giulio armota tutto sul suo diario.

Un tardo pomeriggio, non appena si fa buio, al mercato ir­rompe la polizia. Un uomo dal fondo della strada grida: «Ba­ladia » (uiia"SOrta di municipale ndr). E il 29 ottobre. Tutti spengono le luci, raccolgono in fretta le merci e scappano, hanno paura della confisca e di finire in prigione. Giulio segue i venditori nella fuga. Trovano riparo dentro la moschea dietro l'angolo. Si muovono secondo un copione. E qualcosa che succede spesso. Anche pii1 volte al giorno. Giulio descrive quella difficile convivenza tra ambulanti e polizia. Qual e la necessita di un controLlo cos! invasivo? Perche essere costretti a scappare?

Regeni frequenta gli ambulanti per realizzare la sua ricerca di dottorato all'universita di Cambridge. Arriva al Cairo a settembre 2015 e, attraverso la American University of Cairo, entrain contatto con ii Centro egiziano per i diritti economici e sociali (Ecesr). Qui incontra Hoda Kamel Hussein, la respon­sabile dei dossier in materia di lavoro esperta in campo sinda­cale, che lo aiuta nei contatti. E lei a presentargli alcuni vendi­tori e sindacalisti, tra i quali Mohamed Abdallah. l?uomo che !'ha poi tradito e consegnato nelle mani dei carnefici.

La prima volta si conoscono nella sede de! Centro che oggi rischia di chiudere a causa di una legge che limita le attivita delle associazioni per la difesa dei diritti umani. E il 13 ottobre 2015. Si vedranno altre sei volte. Abdallah, a capo del sinda­cato autonomo degli ambulanti econ un passato da gioma­lista di tabloid, mette a verbale davanti ai magistrati egiziani: «Mi ha chiamato Hoda per dirmi che c'era un ricercatore che stava facendo un dottorato, mi ha chiesto di incontrarlo per

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vedere come aiutarci a vicenda». N e segue una lunga inter­vista registrata, cui prende parte anche Hoda. Abdallah ri­sponde alle domande di Giulio raccontando la composizione del sindacato, il programma, le quote associative, la mancan­za di una pianificazione delle aree dedicate. E poi ii blocco impasto dal minisrero del Lavoro per le iscrizioni, le garanzie sociali inesistenti, le leggi e i regolamenti sul lavoro emanan­ri da Abd al-Fattah al Sisi che hanno determinato un aumen­to delle tasse e dei prezzi aggravando le condizioni dei vendi­tori e dei piu poveri.

Passa oltre un mese e mezzo prima che si rivedano. Abdallah lo motiva cos! alla procura del Cairo: «Mi ha chicsto di accom­pagnarlo ai mercari, di fargli conoscere altri ambulanri. Io mi

sono rifiutato perche era uno straniero». Eppure 1'8 dicembre inspiegabilmente acconsente e cerca Giulio che gia da fine ot­tobre frequenta i mercati, conosce altri venditori. Un cambio di posizione che appare Strano, considerando che i primi con­tatti di Abdallah con la [>olizia a cui segnala Regeni «come un ragazzo che faceva troppe domande », perche e «illogico che un ricercatore straniero si occupi dei problemi degli ambulan­ti se non lo fail ministero degli lnterni», sono nebulosi.

Si vedono aJ calar della sera di quel giorno al mercato di Aluned Helmy, un'area adibita a parcheggio vicino alla stazio­ne. Di quell'incontro ci sono due versioni. Giulio rimane sor­preso del ruolo e delle capacicii di leadership di Abdallah. T venditori lo salutano, lo omaggiano, discutono delle loro >

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condizioni. Abdallah raccoma la storia dei sindacari in Egitto, parlano del loro ruolo fondamentaJe nella costruzione di una democrazia e consegna al giovane ricercatore documenti, arti­coli di legge,persino una mappa con un piano di trasferimento del mercato nel centro de! Cairo con tanto di spazi adibiti per regolarizzarli. Abdallah pero a veva preparato tutto, sceneggia­to in ogni dettaglio quella visita. «Siccome non mi fidavo», spiega agli inquirenti cairoti "prima di andarlo a prendere alla stazione Ramses ho fatto un giro e ho detto di stare attenti a quello che dicevano, di non farsi coinvolgere in discussioni con lui.Avevospiegato di non farecommenti,di lasciare fare a me».

Qualche giorno dopo, 1'11, Giulio lo incontra alla Casadei servizi sindacali e de! lavoro. E in corso l'assemblea in cui i sindacati indipendenti discutono sul futuro e sulle azioni da incraprendere per contrastare le politiche di Al Sisi. Ne! suo intervento Abdallah sottolinea iJ ruolo dei venditori di strada nello sviluppo del tessuto commerciaJe del Cairo, tanto che Ahmed Helmy e il primo mercaro pubblico in Medio Oriente alimentato da energia solare. Lamenta la mancanza di comu­nicazione tra venditori e sindacati indipendenti e dichiara il supporto dei venditori ai sindacati indipendenti nell'ipotesi della creazione di una loro federazione. E proprio durante quell'assemblea che Giulio si accorge di essere fotografato.

Passa una settimana. L'appuntamento e di nuovo al mercato, ma rutto e cambiato. Giulio scopre chi e Abdallah. Que! per­sonaggio oscuro si tradisce, ii suo unico interesse sono i soldi. Giulio gli consegna un foglio tradotto in arabo che descrive il progetto della Fondazione inglese Antipode: offre contributi fino a 10 mila sterline per la promozione e lo sviluppo di ricer­che in materie sociali. Giulio ragiona su come ottenere una sovvenzione,condivide !'idea anchecon Hoda, ma ad Abdallah poco irnporta del progetto, vuole quel gruzzolo tutto per se. Per questo e una «miseria umana ». Ai magistrati de! Cairo, che

l'hanno sentito a febbraio, aprile e maggio scorsi, sostiene di far risalire a quell'incontro «di natura politica )) il suo cambio di opinione: «Ho iniziato ad avere i prirni dubbi e anche un altro venditore Saied mi ha chiesto: perche l' hai portato, non lo voglio incontrare. Mi risultava sospetto che potesse ottene­re sol di per noi da pa rte di un paese straniero».

Abdallah e l'uomo delle bugie, pronto a cambiar versione a seconda della piega delle indagini. Dice di aver inconrrato Giulio «piu di dieci volte», poi «solo sei», assicura di non es­sersi rivolto alla pojizia: « on sono una spia. Anche se doves­simo trovare un ca avere, ci gireremmo dall'altra parte» salvo poi dichiarare con orgoglio e am or di pa tria all 'Huffington Post edizione araba: «Si, l'ho denunciato e l'ho consegnato agli In­terni, ogni bu on egiziano, al mio posro, avrebbe fatto lo stesso. Noi collaboriamo con ii ministero degli lnterni. Solo loro si occupano di noi ed e automatica la nostra appartenenza a loro».

ALLE INFORMAZIONI FORNITE a lJa procura di Roma Abdallah segnala Regen.i a due poliziot­ti dell a municipale proprio ii 18 dicembre, do po ii loro incontro al mercato. JI giorno dopo Giulio torna a casa per le vacanze. Fara rientro al Cairo ii 4 gennaio. Abdallah in quel periodo si da da fare e i suoi contatti con lad~li~a si

inrensificano: riferisce a ben cinque uf:ficiali superiori e a icu­rezza Nazionale, ii Servizio segreto interno egiziano. Quando Giulio rientra si affretta a chiamarlo, probabilrnente sollecitato proprio dalle forze di sicurezza e fa di tutto per incontrarlo al mercato di Ahmed Helmy ii giomo dell'Epifania. Abdallah arri­va preparato, indossa una telecamera nascosta . Inquadra ogni movimento. n video, che dura circa due ore, lo regi.stra mentre passeggia, si guarda attorno, osserva. Poi, dopo circa un'ora ar­riva Giulio. Per cinquanta minuti Abdallah in arabo lo incalza,

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II file, trovato nel pc, svela i rapporti sempre piu stretti con gli ambulanti di strada. Ma 8 ii capo del loro sindacato a tradirlo. Filmandolo di nascosto e consegnando tutto ai Servizi segreti lo provoca, tenta in ogni modo di porcare ii discorso sul proget­to delta Fondazione Antipode. Si vede Giulio inquadrato dal basso che risponde a maJapena, diventa vago e sfuggente davan­ti a quell'uomo di cui ha hen corn pre o l'imeresse economico. Al procuratore generale d'Egitto Ahmed Nabil Sadek, Abdallah rivela: «Que! video l'ho co11Segnaro alla Sicurezza Nazionale, ono stati loco a chiedermelo». Di contra i servizi egiziani am­

mettono di averlo ricevuto ma non richiesto e sostengono che Abdallah s'e dato da fare autonomameote per trovare e far funzionare quell'attrezzatura. E poi, ad a!Jontanare da loco i sospetti, sottolineano che in ogni caso Regeni rifugge dal parlare di soldi, quindi per loco non ha alcun interesse.

Insomma smettono di spiarlo. Avevano anche detto di aver effettuato accertamenti sul giovane dopo l'esposto del sindaca­lista, ma «solo tre giorni» a inizio gennaio, e si era tutto condu o con un nulla di fatto. Eppure da una recente analisi dei tabulati telefonici di Abdallah, effettuata dai nostri investigatori di Rose Seo, i rapporti tra lui e la Sicurezza Nazionale non sono cessati alla consegna del video. II 7, 1'8, ii 9 e poi I'll e ii 14 gennaio si

sentono. Urilizzando un sistema di utenze esclusive i nostri inve­stigatori individuano cinque numeri che entrano in contatto con Abdallah solo in quel periodo. Sono numeri che rispondono a Ha sede centrale della Sicurezza Nazionale a Na r City. Abdallah ormai sempre piu chiuso nell'angolo delle sue menzogne confer­ma quei contatti e anzi si compiace di essere stato ringraziato. «Erano molto interessati per le informazioni che avevo fornito alla vigilia del 25 (iJ giomo de! quinto anniversario della Rivolu­zione ndr) ». [nformazioni preziose net contesto generale di pa­ranoia in cui e immerso I' Egitto di al Sisi. Un regime che ha limi­tato la liberta delle persone, reprime il dissenso, usa la tortura, le sparizioni forzate. Abdallah riceve l.'ordine di non chiamare Giulio e di aspettare. Giulio si fa risentire iJ 22 gennaio alle 20:56 e poi alle 21:02. Gli chiede ii contatto di un giornalista freelance egiziano esperto di mondo sindacale con ii quale fissa un incon­tro per ii 26 gennaio. A quell'appuntamento Giulio non andci mai. Forse Abdallah lo sapeva, certi ne erano i suoi aguzzini. La sera <lei 25 gennaio esce dalla sua stanza sulla riva destra del Nilo, senza farvi piu ritorno. •

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Omicidio di govemo Le autorita egiziane hanno provato in ogni modo a insabbiare ii caso. Ma ora tutte le piste con( ermano ii coinvolgimento de/le f orze dell' or dine

AUN ANNO DAL BRUTALE omicidio di Giulio Regeni tutti i £Joni d'indagine portano in un'unica direzione: il movente e

chiaro, l'ambito dell'area dove cercare i :responsabili ben a fo.oco.

Dal momenta del ritrovamento del corpo oltraggiato, la procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone invia un team investigativo composto da Ros e Seo che in 48 ore raggiunge i1 Cairo. Giulio e all'obitorio e la situazione e fin da subito complessa: la collaborazione della polizia egiziana e solo formale, inutile se non dannosa, mentre e molto efficiente la macchina del fango: Giulio morto per un incidente stradale, perche forse era gay o drogato. Nemmeno l'ambasciata e al sicuro: non si puo parlare, all'intemo forse ci sono delle m.icrospie.

11 suo corpo racconta al medico legale italiano tagli, abrasioni, lettere scolpite sulla came. E stato straziato dalle torture. n 24 marzo, invece, per gli egiziani e tutto risolto: i colpevoli sono i membri di una banda criminale «specializzata nel fingersi agenti di polizia, nel sequestrare cittadin!_ stranieri e rubare loro i soldi». E > certo che sono loro: subito dopo la sparatoria, a casa di un parente del capo della banda i poliziotti trovano proprio il passaporto, due tesserini universitari e il bancomat di Giulio. Di fronte a quella cruenta messa in scena i nostri investigatori fanno :rientro. Il sostituto Sergio Colaiocco titolare del fascicolo avanza richieste, invia rogatorie, ma nulla. Poi si ottiene di fissare un incontro a Roma. E aprile.

Sara il primo di cinque vertici. Due giorni di colloqui che si rivelano un sostanziale fallimento: le autoriti egiziane si presentano con qualche foglio di elementi gia noti, non consegnano i tabulati di alcune utenze, il traffico delle celle telefoniche, i filmati delle telecamere della metro, gli elementi indispensabili per fare le indagini. Si appellano alla privacy e continuano a sostenere la tesi delta banda criminale. Una situazione che porta il governo a disporre il richiamo per consultazioni dell'arnbasciatore al Cairo Maurizio Massari.

All'incontro di Roma pero e presente anche la Sicurezza Nazionale che balza in piedi davanti ai collegamenti che i nostri investigatori hanno fatto con i pochi dati in loro possesso, raccolti autonomamente. La banda e un depistaggio, a trovare i documenti sono state le forze di sicurezza che sono quindi coinvolte. Un vertice fallimentare, ma anche un pnnto di svolta: da quel momenta l'interlocuzione sara soltanto tra procure. I magistrati si rivedono a maggio e poi settembre quando ii procuratore Nabil Sadek ammette ii ruolo di Abdallah e, per la prima volta, che Regeni era stato indagato dalla polizia qualche settimana prima di essere ucciso. Abdallah viene sentito dai magistrati egiziani l'ultima volta il 10 maggio, ma questi non comunicano i dati alla procura di Roma prima di settembre. Un'intera estate per essere pronti a reggere quella verita. Ci si chiede se la procura del Cairo conosca da tempo la verita, i nomi dei responsabili e nonce li stia dando a pezzettini. La ricerca, i rapporti di Giulio con il sindacato, il tradimento, sono gli elementi su cui da subito si sono concentrati i nostri investigatori. Per questo il pm Colaiocco lo scorso giugno e andato anche a Cambridge pur di parlare con Maha Abdelrahman, la supervisor di Regeni nella tesi di dottorato. Punto centrale la scelta di applicare il metodo Par (Participatory action research) che prevede la partecipazione diretta alle dinamiche interne delle organizzazioni da studiare. A nulla e valso attenderla

per piu di un giomo negli uffici della polizia e inviarle le domande in anticipo, compresa quella se il 14 gennaio durante il loro incontro in un caffe del Cairo avesse letto i 10 report in cui Giulio annotava i suoi incontri con i venditori. Per la procura di Roma un atteggiamento inspiegabile. lntanto anche la rogatoria internazionale per ascoltare colleghi e docenti universitari che coordinavano la ricerca non ha ancora avuto risposta. Le indagini procedono nella giusta direzione, ma a rilento. Colaiocco, che a novembre vola al Cairo per recuperare i documenti di Giulio e consegnarli alla famiglia, continua con determinazione e pazienza a tenere il fiato sul collo ai magistrati egiziani. Chiede verita. La chiedono con tenacia e dignira Paola e Claudio, i genitori di Giulio. 11 procuratore Sadek ha voluto incontrarli poco prima dell'ultimo vertice ai primi di dicembre a Roma. Cinquanta minuti di incontro in cui hanno ribadito: «Grazie per quello che state facendo. Ma sia chiaro che ci interessa tutta la catena. Non soltanto alcuni degli anelli. E non ci basta sapere chi: vogliamo capire perche Giulio e stato ucciso».

Cos! il ruolo della polizia nell'omicidio a poco a poco trova conferma. Al centro ci sono gli ufficiali identificati, quelli a cui Abdallah forniva informazioni, quelli che hanno effettuato accertarnenti sul giovane e poi quelli coinvolti nell'uccisione della banda scelta come comodo capro espiatorio. La procura generale del Cairo ha iscritto due di loro nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio: il che significa ammettere il depistaggio e avvicinarsi ai mandanti e a chi aveva in mano i documenti di Giulio. Occorrera incrociare i dati dei tabulati delle forze della Sicurezza Nazionale in contatto con Abdallah, accertare i rapporti tra i poliziotti, sapere dov'erano trail 25 gennaio e ii 3 febbraio. Individuare le singole responsabilita. Per gli inquirenti un anno fa non era affatto scontato che si arrivasse ad ammettere l'idea che gli apparati di un regime avessero ucciso e torturato Giulio. Per quanto, a fatica la verita si avvicina. F. B.