ALDO MORTO 54 - Dossier del progetto

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ALDO MORTO 54 54 giorni di reclusione di Daniele Timpano in live streaming 54 repliche consecutive dello spettacolo "ALDO MORTO - tragedia" di Daniele Timpano Roma - 16 marzo - 9 maggio 2013 Daniele Timpano - Teatro dell’Orologio - Kataklisma - amnesiA vivacE - Fondazione Romaeuropa

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un progetto di Teatro dell'Orologio e Daniele Timpano in collaborazione con Fondazione Romaeuropa

partner Kataklisma, Tamburo di Kattrin, Grapevine Studio social media partner fattiditeatro

ideazione e realizzazione della cella Alessandra Muschella live-streaming Andrea Giansanti ideazione e realizzazione video teaser Emiliano Martina, Grapevine Studio

progetto grafico Angelo Sindoni, Antonello Santarelli ufficio stampa Donatella Maresca

promozione Bruna Benvegnù, Filippa Piazza cordinamento sezione Incontri: Bruna Benvegnù, Marzia Pacella, Flavio De Bernardinis, Christian Raimo, Graziano Graziani, Stefano Betti, Dario

Morgante organizzazione Katia Caselli

drammaturgia della prigionia di Daniele Timpano in collaborazione con Elvira Frosini

« Desolato, io non c'ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Era

il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov'ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E

soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo? Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Che un certo Moro fosse morto l'ho scoperto alla televisione una decina di anni dopo,

grazie a un film con Volontè. Un film con Aldo morto. Ci ho messo un po' a capire fosse tratto da una storia vera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro? E quando? E

perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagliaio di Renault 4 rossa, undici colpi sparati a bruciapelo addosso. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Aldo! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza. Niente di importante. Cose che capitavano negli anni '70. Bisognava

fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse. Era il 9 maggio del 1978. Non avevo ancora quattro anni. Brigate rosse, sì. Ma rosse in che senso? »

[Daniele Timpano]

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IL PROGETTO ALDO MORTO 54

“Il 16 marzo. entrando in cella, mi sono dichiarato "prigioniero politico del teatro". In realtà è il teatro

ad essere un prigioniero, in questa società in cui viviamo dove stenta ad avere un ruolo riconoscibile, angolino marginale (specie il teatro contemporaneo)

di una “cultura” che nel nostro paese è da tanto, da sempre e sempre più, l’estrema periferia della

coscienza nazionale. Per non parlare delle difficoltà di convincere il pubblico ad andare a teatro. L’idea di teatro che tuttora ha il nostro paese è quella del

teatro polveroso negli stabili, fatto dagli stessi protagonisti di 30-40 anni fa, o al più dai loro figli,

che invecchiano e spariscono via via di Pirandello in Pirandello. L’idea che il teatro prenda posizione sul presente, parli del presente, o dal presente, non è

passata mai, nonostante decenni di sforzi. Il teatro in sé, farlo, è un piccolo gesto politico o una fuga dal

mainstream? Io sono prigioniero politico del teatro anche nel senso

che sono proprio prigioniero all’interno di un edificio teatrale, come di un mestiere. Ma in questa marginalità, che stenta ad essere legittimata, è possibile fare cose che se fossero fatte o dette in televisione, al cinema

o sul palco del primo maggio, comporterebbero polemiche e denunce. E invece rimangono grida che – il più delle volte – si spengono sotterra”.

[Daniele Timpano]

Recluso per 54 giorni, Daniele Timpano la sera dell’ 8 Maggio ha messo in scena la sua 54° ed ultima replica dello spettacolo “Aldo Morto.Tragedia”. Un’esperienza corporale e mentale quella che Timpano ha vissuto in questi 54 giorni,

rinchiuso giorno e notte in una cella 3 x 1 al Teatro dell’Orologio di Roma. Per questo definire il progetto “Aldo Morto 54” solo uno spettacolo è sicuramente

riduttivo; più che altro è stato un percorso che ha portato dentro gli anni '70 tutti quelli che hanno scelto di seguirlo, non solo attraverso gli occhi di Timpano ma attraverso gli occhi e le parole di tutte quelle persone che hanno scritto, cantato e

recitato di quegli anni. Sono stati tanti gli appuntamenti che si sono susseguiti dal 16 Marzo al 9 Maggio, in

primis i seminari curati dal Prof. Flavio De Bernardinis sul cinema e le immagini degli anni Settanta che hanno tracciato un excursus storico e critico sul cinema italiano di questi anni segnati dall’ impegno politico e dalle grida di protesta.

La domenica è stato il momento de Le Domeniche di Moro, la rassegna curata da Christian Raimo caratterizzata da approfondimento critico sugli anni ’70 attraverso le

letture ed i commenti di autori, scrittori ed artisti che attraverso le loro opere, sia letterarie sia teatrali, raccontano di questo periodo.

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Dario Morgante ha curato la rassegna del giovedì, Il Piombo nelle Parole, con il compito di intrecciare tutte le storie dei diversi scrittori che si sono susseguiti nel

corso delle settimane e che hanno raccontato nelle loro opere il loro punto di vista, la lorao esperienza e la loro opinione sugli anni ’70.

Ciò che però ha reso ricca questa performance unica sono state soprattutto le testimonianze di un centinaio di persone che sia per curiosità, sia per

approfondimento o per semplice voglia di partecipare hanno deciso di lasciare la loro testimonianza nel Progetto Amnesia, un filo conduttore di tutte questi 54 giorni che ha creato un variegatissimo archivio di esperienze e di memorie.

Filo conduttore di tutto il progetto è stato quindi il cercare di comprendere l'impatto

che questo fatto storico ha avuto nell'immaginario collettivo, un confronto con un'epoca che seppur non è stata vissuta personalmente è presente e si impone di

continuo, un attraversamento intellettuale di 35 anni di materiali intorno al c.d. “Caso Moro”. Si è rovistato per 35 anni nella cella di Aldo Moro, una cella che nessuno ha mai visto ma che ognuno ha sempre immaginato più o meno come quella che al teatro

dell’Orologio è stata costruita, con una familiarità e una curiosità e un interesse e un dolore tutti polarizzati intorno ad uno spazio che, per come ce lo hanno fatto

immaginare, forse non è nemmeno mai esistito. A 35 anni da quel 9 Maggio del 1978 in cui il corpo di Aldo Moro venne ritrovato

all’interno del portabagagli di una Renault rossa in Via Caetani, Daniele Timpano ha concluso questo significativo tragitto alla sede della Fondazione Romaeuropa – Opificio

Telecom Italia con il MORO DAY, un incontro durante il quale tutte le persone, gli autori e gli artisti che hanno reso possibile questo progetto si sono ritrovati a tirare le somme di questi 54 giorni, a discutere di quel 9 Maggio storico che ha scosso gli animi

degli italiani e sul cosa ha portato la reclusione di Timpano all’interno del Teatro dell’ Orologio, cosa ha voluto significare ma soprattutto cosa ha voluto trasmettere sia al

pubblico sia agli addetti ai lavori. Una riflessione ampia su quel cinquantacinquesimo giorno che non è mai appartenuto a Moro ma appartiene a noi italiani che lo abbiamo vissuto. Al posto suo.

“Io non interpreto Moro, né in cella né in scena. Io non sono lui. Sono io che guardo il

1978 da questo punto scomodo e stagnante dove sono ora, nel 2013”. [Daniele Timpano]

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LO SPETTACOLO Teatro dell’ Orologio

Dal 16 marzo all'8 maggio

maratona teatrale senza pause

ALDO MORTO/ Tragedia

uno spettacolo di e con Daniele Timpano collaborazione artistica Elvira Frosini

aiuto regia, aiuto drammaturgia Alessandra Di Lernia oggetti di scena Francesco Givone disegno luci Dario Aggioli e Marco Fumarola

editing audio Marzio Venuti Mazzi elaborazioni fotografiche Stefano Cenci

progetto grafico Antonello Santarelli produzione amnesiA vivacE con il sostegno di Area06

in collaborazione con Cité Internationale des Arts, Comune di Parigi si ringrazia Cantinelle Festival di Biella

drammaturgia, regia, interpretazione Daniele Timpano spettacolo vincitore Premio RETE CRITICA 2012

segnalazione speciale Premio IN – BOX 2012 finalista Premio Ubu 2012 come “Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)”

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Note di regia sullo spettacolo “Aldo morto” di Daniele Timpano

Lo spettacolo “Aldo morto / Tragedia” non racconta il “Sequestro di Aldo Moro” né tantomeno tenta di ricostruire

la fitta nebulosa di ipotesi più o meno probabili o improbabili che sono andate ad innalzare, in oltre 30 anni,

la discutibile fortezza denominata “Il caso Moro”. Fortezza inespugnabile fatta di ipotesi, interpretazioni, prove inoppugnabili o oppugnabili, articoli e inchieste

giornalistiche, testimonianze attendibili e testimonianze inattendibili, prese di posizione, arroccamenti o

accanimenti ideologici. Tutto ciò non ci interessa, se non come sfondo del problema. Ci interessa non l'evento in sé,

ma l'impatto che questo evento ha avuto nell'immaginario collettivo di una generazione che non è quella di chi scrive e realizza lo spettacolo: Daniele Timpano è nato nel 1974.

Ci interessa tentare di confrontarci con un'epoca che non abbiamo vissuto personalmente

e il cui raffronto con l'epoca presente si impone di continuo. Non fosse altro che perché gli ex giovani di allora (gli ex movimentisti,

extraparlamentari, ex terroristi di sinistra e destra, ma anche gli ex fascisti, ex democristiani, ex comunisti e

persino gli ex cantautori “impegnati” di una volta e le ex femministe che “non tremate non tremate le streghe son scappate”) sono spesso le stesse persone che ci troviamo

davanti oggi nelle redazioni dei giornali, in televisione, sugli scaffali in libreria, nelle direzioni artistiche e organizzative

dei teatri, in famiglia e - naturalmente - in Parlamento. Ma ci interessa anche, e forse soprattutto, indagare un filo tematico molto chiaro (e legato più all'immaginario prodotto

da questa storia che alla storia in sé): la lacerazione drammatica tra “immagine” e “verità”, viste naturalmente

come polarità opposte. In particolare ci interessa la persistenza dell’immagine a scapito della verità. Per “verità” intendiamo qui quella verità umana che è la propria esperienza, sempre parziale, imprecisa e soggettiva, sempre destinata a restare

nascosta nelle pieghe intime della vita di ognuno, la verità fallibile, ma autentica, del ricordo misto all’emozione. In

questo caso, ad esempio, i ricordi familiari del Moro privato, che portava i figli al mare a Terracina e sbucciava le arance tutto calmo con cui si apre lo spettacolo. E, al lato opposto, ci

interessa l’immagine con la sua forza e la sua carica di verità oggettiva, anche se del tutto illusoria (visto che porta con sé

elementi di dubbio e di distorsione del senso: chi ha mai detto infatti che una fotografia, ad esempio, solo perché riproduce fedelmente il reale, non sia in grado di mentire?). Nel caso

dello spettacolo il riferimento è all'immagine di Aldo Moro nelle famose polaroid scattate dalle Br durante il Sequestro o alle

ancora più famose immagini del corpo di Moro raggomitolato nel bagagliaio di una Reanault 4 rossa, che sono pressocché le

prime (se non le uniche) immagini che si affacciano alla testa di qualunque italiano oggi senta nominare Aldo Moro. Senz'altro sono le prime che appaiono cercandolo su

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Google. Il racconto della dimensione intima dell’uomo, si scontra con l’immagine al quale questa inconoscibile individualità, l’uomo Aldo Moro, è rimasta legata ormai per

sempre: l’Aldo Moro sequestrato e poi ucciso dalle Brigate Rosse. Snodo centrale del lavoro è il discorso sulla morte. La morte in generale, non quella specifica di Moro. Questo discorso sull’immagine e la verità è direttamente legato al tema della morte: la

distruzione dell’umano nel suo diventare immagine è il lavoro della morte esibita e indagata dai mass media, la tragedia di una morte pubblica.

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LA VITA IN CELLA

Fulcro di tutto il progetto è stata l’auto-reclusione di Daniele Timpano per 54 giorni ( 16 Marzo – 8 Maggio) in una cella 3mx1m (come si suppone sia stata quella di Aldo

Moro) posta all’interno di una delle sale del Teatro dell’Orologio. Il tutto è stato ripreso in live streaming h24 e trasmesso in diretta sul sito

www.aldomorto54.it in modo da riuscire a seguire Daniele

in tutti i momenti della giornata: il momento della barba, la lettura del giornale, il momento del pranzo fino al rituale

di pizza e thè prima di andare in scena. La giornata era poi scandita da appuntamenti quotidiani:

alle ore 13,00 Daniele conduceva il TG Timpano dando le notizie, prese a da Il Tempo, o da Paese sera, del

corrispettivo giorno del 1978. Oltre a seguire le diverse fasi del sequestro Moro, sono stati letti gli articoli di cronaca di quei giorni, le recensioni

degli spettacoli in scena ed infine l’oroscopo.

Appuntamenti quotidiani sono state anche le letture: la Gramsciana , che si è tenuta dal 22 al 27 Aprile alle ore 16,00 e durante la quale Daniele ha letto i Quaderni dal

carcere di Antonio Gramsci, oppure la lettura serale di Le avventure Pinocchio di Carlo Collodi che Timpano ha letto tutte le sere dopo lo spettacolo prima di andare a

dormire. Il pomeriggio era invece dedicato al Progetto Amnesia, incontri con persone comuni

che hanno raccontato come hanno vissuto il 1978, se lo hanno vissuto, se ne sono venuti a conoscenza tramite racconti

o tramite i libri; una chiacchierata durante la quale sono state

condivise le proprie conoscenze e commentati gli eventi degli anni di Piombo, condividendo le proprie

impressioni e le proprie memorie fino a creare un archivio vastissimo di

esperienze interamente disponibile sul canale YouTube di Aldo Morto54.

A questi eventi programmati si sono aggiunte poi le incursioni inaspettate

di personaggi del settore del tra cui Valerio Aprea, Riccardo Goretti, Adriano Mainolfi, I

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Doppio Senso Unico, la compagnia Nano Egidio, Attrice contro o di alcuni

giornalisti che hanno voluto intervistare Daniele direttamente all’interno della cella, come Rai News24 o Daniela

Giammusso dell’Ansa, oppure per i servizi fotografici di Futura Tittaferrante

(Teatro e Critica) e quello di Ada Masella su Huffington post.

Dalla sua cella Daniele si è tenuto costantemente in contatto con l’esterno tramite mail, facebook e twitter ed anche tramite tutti gli appuntamenti con i media partner

del progetto, come con fattiditeatro tutti i giorni alle ore 15 circa, una chiacchierata dove era possibile intervenire utilizzando gli hashtag #fdtalk e #aldomorto54,

oppure la redazione de Il Tamburo di Kattrin che ha commentato la rassegna

stampa del 1978, le canzoni di quei giorni ed ha eseguito riflessioni sulla politica teatrale di oggi.

Incontri e dibattiti che hanno animato per quasi due mesi i sotterranei del

Teatro dell’Orologio con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione da una parte sull’immaginario relativo alla tragedia del

Presidente della Democrazia Cristiana e dall’altra alla percezione soprattutto di chi non c’era, come nello spettacolo, il punto di vista è quasi sempre stato quello di un

trentacinquenne che è venuto a conoscenza della storia in età adulta.

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Le Domeniche di Moro a cura di Christian Raimo

Tra gli appuntamenti più interessati e sicuramente tra i più seguiti ci sono Le

Domeniche di Moro dei veri e propri approfondimenti critici, drammaturgici e generazionali che hanno trascinato il pubblico nel decennio dei settanta e nel suo

universo. Tutti gli incontri di questa rassegna possono essere visualizzati interamente sul sito www.aldomorto54.it Musica, letteratura, saggistica sono stati il fulcro di questo incontri coordinati da Christian Raimo.

Protagonisti del primo appuntamento sono stati Miguel Gotor, Lorenzo Pavolini e Francesco Biscione con Niente deve essere nascosto al popolo, durante il quale,

partendo dal paradigma interpretativo di Sciascia, i tre autori hanno affrontato la questione dell'interpretazione degli scritti prodotti da Moro durante la prigionia.

A seguire domenica 7 Aprile Graziano Graziani ha presentato il primo appuntamento della parte della rassegna denominata PIOMBO SU PIOMBO, una “Morotona”

durante la quale autori ed attori hanno interpretato e commentato alcuni testi riguardanti gli Anni di Piombo.

Durante il primo incontro Gabriele Linari, Elena Vanni, Stella Pisoli e Roberto Solofria hanno letto:

Rosso cupo – Una donna delle Brigate Rosse di Antonino Varvarà

“ Rosso cupo - Una donna nelle Brigate Rosse” è la confessione di un’ amore, di un’ideologia, di errori e di dubbi, di totalizzanti illusioni e di una lacerante sconfitta. Ma più ancora mi piace pensarlo come una rivelazione. Una madre rivela il proprio

tremendo passato alla figlia, ma anche la sincerità e la passione con cui tale passato è stato vissuto fino al momento della sua dissociazione, fino a quando non ha trovato il

coraggio di dire no. E dire no non vuol dire rinnegare. Vuol dire non credo più, più non sarà…

Antonino Varvarà

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Piombo di Magdalena Barile

La storia del tradimento di un ideale di giustizia, spazzato via in nome di un romanticismo deviato e dei piccoli egoismi della quotidianità. Un odio onnicomprensivo

che si nutre di illusioni, porta a ragionamenti ferrei che attuati si scoprono improvvisamente fatti di vento. L'idea stessa di azione sembra portare con sè; il suo

stesso tradimento, nel momento in cui le parole di rivolta, non trovano una possibile incarnazione e restano a mezz'aria, opprimenti e minacciose.

A.V. Storia di una B.rava R.agazza di Chiara D’Ambros, Marianna De Fabrizio ed Elena Vanni

L’incontro-scontro di due Realtà, due Tempi e due Spazi.

Angela è una maestra delle elementari. Racconta e vive la sua vita negli anni 70 e il suo ingresso nelle BR. Ragazza, invece, vive e racconta negli anni ’90; è un’ex allieva di Angela che quasi per gioco inizia una ricerca sulla sua meastra, ma si trova di

fronte a ben altro. Parlano a voci alternate, Angela e Ragazza, da due luoghi non luoghi in cui Tempo e Spazio si ripiegano su se stessi, regalando vita presente a

immagini e fantasmi del passato. Parlano a due voci le attrici coinvolte nello sforzo di cercare, conoscere ma soprattutto di farsi domande. Tutto questo, a tratti si delinea a tratti scompare. Un sistema di pesi, una bilancia instabile, pieni e vuoti fra cui cercare

e raccontare. Tre persone, tre punti di vista, un lavoro tra scrittura e messa in scena.

'78 di Roberto Solofria Il 1978 è un anno a dir poco particolare, a suo modo unico, sembra quasi sia successo

di tutto. Vengono approvate leggi importantissime, la Legge Basaglia sui manicomi, la Legge sull’aborto. Si succedono tre Papi, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo

II. Il Presidente della Repubblica Leone si dimette e gli succede Pertini. Mina compare per l’ultima volta in TV e al cinema escono i film La febbre del sabato sera (film del dicembre 1977 ma conosciuto in Italia nel 1978) con l’indimenticato Travolta/Manero

e Grease. La televisione invece era “invasa” dal cartone animato Goldrake. Ma soprattutto il 1978 è l’anno di Aldo Moro, di Peppino Impastato. Accumunati dallo

stesso destino, lo stesso giorno di morte, chi per mano delle Brigate Rosse e chi per mano della Mafia.

Domenica 14 Aprile Marco Baliani, che al Caso Moro ha dedicato lo spettacolo Corpo di Stato, ha ripercorso insieme al pubblico le fasi del sequestro dello statista, le emozioni contrastanti di quei giorni e l'atmosfera della Roma di quegli anni,

un’atmosfera che racconta di un'intera generazione. Un racconto personale ma svolto sempre al plurale, come un compagno tra compagni,

dove il Sequestro Moro è il fulcro di un viaggio nella memoria civile del nostro paese: «Eravamo una gioventù con troppa fede». Oltre al coordinamento di Christian Raimo, in questa occasione sono intervenuti anche

Attilio Scarpellini e lo stesso Daniele Timpano.

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A concludere questo percorso letterario domenica 28 Aprile la seconda parte della rassegna PIOMBO SU PIOMBO sono stati Andrea Cosentino, Daria Deflorian ed

Alessandro Porcu che hanno letto e commentato i testi :

Avevo un bel pallone rosso di Angela Dematté

Il testo della giovane autrice e attrice trentina Angela Demattè ha vinto nel giugno

2009 la cinquantesima edizione del PREMIO RICCIONE PER IL TEATRO, il più prestigioso concorso italiano di drammaturgia contemporanea. Il testo racconta, attraverso una serie di dialoghi tra padre e figlia che si svolgono dal 1965 al 1975,

l’ultimo anno di università di Margherita Cagol alla facoltà di sociologia di Trento, l’incontro e il matrimonio con Renato Curcio, la presa di coscienza politica, il

trasferimento a Milano nel 1969, l’entrata nella clandestinità e la fondazione delle Brigate Rosse, fino alla morte violenta della Cagol avvenuta in uno scontro a fuoco con

i carabinieri il 5 giugno 1975.

Corpo di stato di Marco Baliani

9 maggio 1978, via Caetani, Roma: nel bagaglio di una Renault 4 rossa viene ritrovato

il corpo senza vita di Aldo Moro. Terminano così i cinquantacinque giorni più misteriosi dell'intera storia repubblicana. Cinquantacinque giorni che sconvolsero l'Italia e che aprirono nel tessuto civile ferite non ancora rimarginate. Marco Baliani, istrione del

teatro d'impegno civile, si addentra in quel ramificato tunnel di domande senza risposta e di inconfessabili trame, di segreti e interrogativi, che è stato il sequestro del

presidente della Dc...

L'asino albino di Andrea Cosentino

Un gruppo di turisti in giro per l'isola dell'Asinara, un tempo lazzaretto e campo di

concentramento e carcere di massima sicurezza, oggi area protetta per la conservazione di un ecosistema naturale. I visitatori sono macchiette tratteggiate a pennellate grossolane nel loro aggrapparsi con ferocia svagata al presente, in una

coazione a rimuovere il presentimento della fine. L'asino albino è il racconto di uno spettacolo, l'impossibilità del suo farsi che scivola in una epifania derisoria e tragica, in

una apparizione invisibile per eccesso di luce.

N.N. Nomen Nescio di Francesca Garolla

N.N. nomen nescio, figli di nessuno. Un incontro generazionale tra chi il proprio

passato l’ha rinnegato e chi lo cerca per costruirsi un futuro. N.N. si rivela come una macrofotografia, che evidenzia il particolare di un problema che è invece più ampio.

Sulla scena, una vecchia auto, delle foglie secche e due uomini, nulla più. Eppure basta per trasmettere la sensazione di un rapporto ormai morto – come il fogliame per

terra – e di due realtà che non si incontrano: Claudio chiuso per gran parte dello spettacolo dentro l’auto, mentre Saturno resta sul palco – come fossero in due mondi separati che non si imbatteranno mai l’uno nell’altro. I finestrini, come filtri, posti in

mezzo a un rapporto che fatica a consolidarsi o addirittura a nascere. Eppure c’è quel legame di sangue che ribolle, che urla soffocato dal fondo dell’anima e

che fa gridare a Claudio: «Non te ne andare via adesso. Dovresti rimanere, anche se non vuoi dire niente».

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IL PIOMBO NELLE PAROLE Scrittori che hanno raccontato e analizzato l'Italia degli anni di piombo e i suoi

protagonisti incontrano il pubblico presentando la loro opera

Tutti i giovedì alle ore 19,00 si è tenuta la rassegna Il Piombo nelle Parole, coordinata da Dario Morgante, un percorso letterario che ci ha raccontato gli anni ’70

attraverso le parole di autori che hanno scritto con angolature e sfumature diverse degli anni piombo.

Giovedì 28 marzo Angela Scarparo ha raccontato il suo Volevamo

essere giganti, una storia appassionata che abbraccia il microcosmo di una provincia immigrata e il macrocosmo degli anni di piombo.

Il secondo appuntamento è stato dedicato a La Compagna P38 di Dario Morgante che, mescolando storia e finzione letteraria

attraverso gli occhi di Ermes, giovane nato e cresciuto nella borgata romana, racconta la realtà della Brigata Primavalle dagli anni

dell’entusiasmo rivoluzionario, in cui tutto sembrava possibile, fino al disincanto, ai tradimenti, alla lenta disgregazione collettiva e individuale. Un romanzo che ci restituisce non solo l’immagine della

lotta armata ma il quadro di una generazione e di un’intera epoca alle soglie di un momento di svolta nella storia dell’Italia.

A seguire è stato il turno di Fabio Calenda con Rosso Totale, testo all’interno del quale lo scrittore racconta la Roma degli anni ‘70, una

storia osservata, vissuta e descritta da angolazioni diverse, tante quanti sono i protagonisti che si riversano fra le pagine del romanzo

concentrandosi sugli avvenimenti politici del tempo e sulle ideologie che li hanno supportati o contrastati .

Il percorso è continuato poi con Fabio Giovannini con il testo Ordine pubblico. 10 scrittori per 10 storie: Nanni Balestrini, Pino Cacucci,

Massimo Carlotto, Erri De Luca, Alessandra Pera, Lidia Ravera, Ivo Scanner, Paola Staccioli, Stefano Tassinari, Roberto Tumminelli

scrivono i racconti di alcuni ragazzi che negli anni Settanta hanno perso la vita in piazza, uccisi dalle forze di polizia. Colpiti da candelotti lacrimogeni, da proiettili sparati ad altezza d'uomo o

travolti da camionette durante cariche contro i cortei. Oppure per mano dei fascisti, davanti a poliziotti che non hanno fermato in

nessun modo gli assassini. Storie assolute, definitive.

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Protagonista del penultimo appuntamento è stato Giorgio Vasta che, con Il tempo materiale , un romanzo selezionato al Premio Strega

2009 e accolto dalla critica come uno dei migliori esordi letterari degli ultimi anni, fotografa il nostro paese nell'attimo in cui perse

definitivamente l’innocenza, passando dall'innocuo bianco e nero del Carosello ai colori accesi di una lunga stagione di sangue.

A concludere questo cammino letterario sugli anni di piombo c’è

stato Carlo Bordini con il suo libro Renault 4. Scrittori a Roma prima della morte di Moro, un’opera che ci fa conoscere Roma, prima dell’uccisione di Aldo Moro, uno scenario temporale che serve

per farci comprendere come fosse la Capitale prima dell’assassinio Moro.

Autrici e autori inseriti nella raccolta hanno fatto molto in quel tempo. Di quel grande e struggente caos ne facevano parte, a pieno titolo, se pure a volte ‘in sordina’.

I racconti offrono spazi di passato, pezzetti di vite. Emozioni e ovviamente tensioni.

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IL CINEMA E LE IMMAGINI NEGLI ANNI SETTANTA

Attraverso il progetto Aldo Morto 54 si è voluto creare un quadro completo del 1978 e di come, in un arco temporale più ampio, sono stati vissuti gli anni ’70, sia da un punto di vista letterario, sia teatrale ed anche da quello cinematografico, in modo da

riuscire a raccogliere al suo interno tutte le informazioni e notizie che questi diversi campi riescono a fornirci.

Per questo motivo, lunedì 25 Marzo si è tenuto il seminario a cura del Prof. Flavio De Bernardinis Il cinema e le immagini negli anni Settanta, un excursus storico e critico sul cinema italiano degli anni Settanta tra impegno politico e grida di protesta.

L'incontro ha riguardato il film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) diretto da Elio Petri ed interpretato da Gian Maria Volonté e Florinda

Bolkan, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes e del Premio Oscar al miglior film straniero 1971, nonché una nomination per la migliore sceneggiatura originale agli Oscar dell'anno dopo.

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INCONTRO CON GLI STUDENTI Teatro 30 e Lode

presso

Università La Sapienza Vetrerie sciarra (via dei volsci 122) Aula D

Nell'ambito dell’iniziativa TEATRO&CINEMA…30 E LODE promossa dall' Agis Lazio,

venerdì 12 Aprile Daniele Timpano è uscito in via eccezionale dalla sua cella per incontrare i ragazzi all'interno della lezione di “Editoria multimediale per lo spettacolo” della Prof.ssa Antonella Ottai.

Un appuntamento ad ingresso gratuito che è stato rivolto a tutti gli studenti interessanti; un'occasione utile soprattutto per confrontarsi su temi diversi che sono

variati dalla storia al teatro, dall'editoria allo spettacolo, dando così la possibilità ai ragazzi di approfondire gli argomenti che hanno ritenuto più interessanti e dandogli l'opportunità di conoscere più da vicino il mondo teatrale.

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Biografia Daniele Timpano

Daniele Timpano è autore-attore e regista. Come attore ha lavorato con Michelangelo Ricci, Francesca Romana Coluzzi, Massimiliano Civica. Ha collaborato con diverse

compagnie della scena indipendente romana, tra le quali OlivieriRavelli teatro, Circo Bordeaux, Teatro Forsennato, Kataklisma e LABit. Con alcune di queste fonda il

“Consorzio Ubusettete” nel 2008. Fondatore di 'amnesiA vivacE', ha scritto e interpretato diverse opere teatrali, tra cui Teneramente Tattico (1999); Profondo Dispari (2000); Oreste da Euripide (2001);

caccia 'L drago da J. R. R. Tolkien (2004), vincitore della terza edizione del premio Le voci dell'anima - incontri teatrali); Gli uccisori del chiaro di luna – cantata non intonata

per F. T. Marinetti e V. Majakovskij (2005); dux in scatola. Autobiografia d’oltretomba di Mussolini Benito (2006), finalista al Premio Scenario 2005, pubblicato in volume da Coniglio Editore nel 2006 e sulla rivista di teatro Hystrio nel 2008; Ecce robot!

Cronaca di un'invasione (2007), ispirato all'opera di Go Nagai (Jeeg Robot, Goldrake, Mazinga) e pubblicato in volume all'interno dell'antologia "Senza corpo - voci dalla

nuova scena italiana" a cura di Debora Pietrobono [Minimum Fax, 2009]; Negative film #1: Teneramente Tattico (2009, in collaborazione con Lorenzo Letizia/Le Chant du Jour); Risorgimento pop - memorie e amnesie conferite ad una gamba (2009,

scritto e diretto con Marco Andreoli) e Sì l'ammore no (2009, scritto e diretto con Elvira Frosini e finalista al Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche "Dante

Cappelletti" 2008); Aldo morto. Tragedia (segnalazione premio IN-BOX 2012, vincitore Premio RETE CRITICA 2012, finalista Premio Ubu 2012 come "migliore novità italiana

o ricerca drammaturgica). Due suoi testi, Dux in scatola e Risorgimento pop, sono stati tradotti e presentati a Parigi per “Face à face -paroles d'Italie pour les scènes de France” 2011; insieme ad

Aldo Morto, compongono una trilogia pubblicata da Titivillus nel 2012 con il titolo “Storia Cadaverica d'Italia”.

Coordinatore dei laboratori teatrali, letterari e musicali Oreste ex Machina (2003), Gli uccisori del chiaro di luna (2004) e Fiabbe Itagliane (2005), tutti finanziati dall'Università degli studi di Roma "la Sapienza".

È stato redattore (e collaboratore) della rivista on line Amnesiavivace.it e di Ubu Settete, periodico di critica e cultura teatrale.

È stato tra gli ideatori e organizzatori della rassegna teatrale romana indipendente Ubu Settete – fiera di alterità teatrali (sei edizioni dal 2003 al 2007).

Si ringraziano i partners