GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle...

46
GIULIA SALVATORE CONTE EMILIANO CAPONI

Transcript of GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle...

Page 1: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

GIULIA

SALVATORE CONTEEMILIANO CAPONI

Page 2: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Sulla Porta di Dite

GIULIA

Salvatore Conte (A)Emiliano Caponi (R)

Copyright © 2011-2016

Page 3: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Morena inganna l’attesa mettendo gliocchi su Canaletto.È proprio lui?Il Direttore li rialza dalle carte.«Vede… Signorina… la cifra che leirichiede è molto elevata…Pur tuttavia… sulla base dellereferenze da lei presentate… potreierogarle un congruo anticipo…», emuove a lato del Canaletto, in un trattodi laguna rimasto fuori dalla cornice;preme sulla parete et voilà…Un mobile da liquori si spalanca erivela l’interno di una cassaforte.Il Direttore della prestigiosafinanziaria, con sede ai Parioli, prelevauna corposa mazzetta con tanti pezzida 100 e accenna ad allungarla versodi lei… per poi riavvicinarlaseccamente a sé.«Sempre che lei, Signorina… sidimostri altrettanto disponibile… aoffrire solide, corpose garanzie… ariscontro degli affidamenti…»,argomenta con malcelati sottintesi il Direttore.Morena Mangone è un’arma non convenzionale: atomica, intossicante e nonproliferante.Mora, bella, formosa, sul punto di potersi dire grassa, ma senza doversenerammaricare troppo, e con due bomboni nucleari che le gonfiano la camicettafino quasi a fargliela scoppiare: si è presentata al Direttore con due grossiargomenti, malcelati dietro una camicetta bianca, attillata e sbottonata allaperfezione, fino alla bocca dello stomaco; è il pertugio giusto per esibire unaspaccatura magistrale; è una semplice cameriera d'albergo e non lonasconde, ma di categoria cinque stelle lusso.«È proprio sicuro di non potermi dare di più…?».«Al contrario… posso darle molto, moltissimo… », l’uomo abbassa lo sguardosulla spettacolare spaccatura del busto, quasi ipnotizzato. «Ma dipende dalsuo atteggiamento…».«Ha ragione.Viste le sue titubanze, Signor Direttore… mi vedo costretta a esigere l’interoprestito…», la Mangone estrae dalla borsa una mitraglietta uzi difabbricazione israeliana, efficiente e maneggevole. «Non mi costringa ausarla, Direttore...».«Ma lei… non può… come ha fatto a…».

Page 4: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Ho potuto, Direttore.Metta tutto qua dentro e alla svelta», prende una ventiquattrore, la svuota dicartaccia e gliela posa sulla scrivania.Pur riluttante, il Direttore esegue.«Bravo…E adesso nel bagno, svelto… e non fiatare o fai una brutta fine».Lo chiude dentro e guarda da vicino il quadro.«Peccato… è proprio lui…», sussurra tra sé la ragazzaccia mora.Troppo complicato portarlo via in quel frangente. Sarà per un’altra volta…Morena esce dall'ufficio del Direttore, come programmato.Tutto sembra filare liscio, come i capelli a caschetto dell'impiegata.Alla porta d’ingresso c'è soltanto una guardia giurata, armata di un grossomitra, ma già addomesticata; si divide alla pari.Il Direttore se ne sta buono e calmo in bagno, non ha ancora gridato,dev'essere impegnato...«Signorina… ha già fatto…?», le domanda l’impiegata, impaziente dichiudere bottega, considerando che sono già le 19:30 e che qui glistraordinari non si pagano.«Tutto bene, grazie», e continua a camminare con passo deciso versol’uscita, facendo ballonzolare il pesante seno.Svolta l’angolo e si immette nel corridoio che porta fuori dalla Finanziaria,lanciando un cenno d’intesa al complice…RAT-RAT-RATUna mitragliata esplode improvvisa nel corridoio, investendola in pieno!Il contraccolpo la fa drizzare sulla punta delle scarpe…Gli occhi si sbarrano increduli…Clyde l'ha tradita, la guardia non si accontenta, vuole tutto il piatto.La Mangone viene sorpresa dalla morte: la canna del mitra si è rivoltatacontro di lei e le ha sputato addosso piombo rovente!La sorpresa è assoluta: prima arrivano le pallottole, che le spingono indietro ilbacino come tanti cazzotti in pancia, e soltanto poi la paura.Il primo sguardo di Morena è più allibito che angosciato, più incredulo cheincazzato, più perplesso che preoccupato.La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la manoperde la valigetta, l’altra scatta a stringersi l’addome, mentre il volto èbloccato in un’espressione di assorta meraviglia, quasi di morbosa curiositàper la sconcertante situazione.Non può essere. Non può essere toccato a me.Sembra questo il pensiero racchiuso in quello sguardo, in quella boccarimasta aperta, muta e parlante insieme.È toccato proprio a lei, invece; e non di striscio.È stata raggiunta da un bel po' di pallottole, un po’ troppe per sperare di farlafranca.

Page 5: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

La sorpresa lascia ben presto il posto alla realtà, una realtà permeata da unacre odore di morte che incombe opprimente.FRR-FRR-FRRLa vendetta è la prima cosa che le viene in mente in questa nuova realtà.La mano è scivolata dentro e la borsa ha fatto fuoco.La guardia giurata si lascia sorprendere a sua volta, troppo sicura di averchiuso la partita.Visto che ha il giubbotto antiproiettile, la Mangone gli ha sparato una raffica diuzi in testa, e quel che rimane della guardia si abbatte sulla moquette comeuna piantana urtata accidentalmente.La bodrilla di Tor de' Cenci si piega in due per riprendere la valigetta. Non lamolla.Il petto tiene bene dentro la camicetta attillata, le gambe reggono, il fisico c’è,la testa pure. Si va avanti. Anche se si è messa male.Morena procede a testa bassa, lungo la parete del corridoio.Supera il cadavere della guardia, supera la porta, e chiama l'ascensore,cercando di superare anche la morte: un improvvisato percorso ad ostacoli,zavorrato da pesanti grammi di piombo.Ce la fa, comunque, zigzagando fra gli ostacoli.Troverò una via di scampo.Ne è certa. Sicura.La sicurezza di chi non ha più niente da perdere.La testa comincia a girarle, deve puntellarsi alla parete per tenersi in piedi.I confetti sono tanti e ben assortiti.Ma il fisico c'è, è tanta roba. E l’ascensore è arrivato.È vuoto. Entra, spinge il pulsante e si puntella nell’angolo.L’ascensore parte.T come Terra, T come Tartaro.Per un attimo si chiede dove stia andando.Morena sa che l’ascensore non si fermerà al piano terra.Ma intanto va avanti.«Io posso salvarla dal carcere, Signorina.Lei in fondo ha sparato per legittima difesa e salvo alcune formalità - un po’trascurate - quei soldi potevano dirsi suoi…E avrà anche il Canaletto. Ho visto come lo guardava…Ma lei sarà mia. E mi firmerà una completa confessione a garanziadell’accordo.Ci sta?».Il Direttore vuole fregarla a tutti i costi.Un uomo tanto influente non avrebbe avuto difficoltà nell'accollare tutte leresponsabilità a una guardia infedele.Ma lei sarebbe stata sua. Come il Canaletto.Undici piani dopo, le porte si riaprono.

Page 6: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

E rivelano una grossa bonona piegata in due, la faccia schiacciata sullamoquette, le mani intrise di sangue aggrappate al ventre.Morena sapeva che l’ascensore non si sarebbe fermato al piano terra.«AAHHH…!!», esplode l’urlo d’orrore dell’attempata pariolina in attesa dellacabina.Viene chiamata un’ambulanza, la ragazzona mora viene sollevata e messasulla barella, ma l’ascensore continua la corsa attraverso i piani interrati.Il viaggio verso l’ospedale è tutto in salita.È dura fermare la discesa, è dura cercare di risalire.«Ci sto... ci sto...».Morena sa che non sta respirando con i suoi polmoni, che non sta guardandocon i suoi occhi e che non sta parlando con la sua bocca.Mentre percorre il corridoio fatale, sospinta dai barellieri, i suoi occhi puntanoil soffitto bianco, ma lei vede tuttaltro.Si sente fluttuare, come se la barella fosse salita in gondola.E la gondola naviga sul Canal Grande.E Morena viene sbarcata.E su quale sponda solo l’inferno lo sa.L’ascensore risale lentamente al piano terra.Quando la porta si apre, Morena può finalmente vedere con i suoi occhi ilsoffitto bianco della sua stanza d’ospedale.Dal momento in cui è entrata in quel maledetto ascensore, non si è mossa dimezzo metro, eppure ha percorso distanze abissali, elevate alla fatalepotenza.E tuttavia non si sente stanca nemmeno un po’.Solo respirare conta.Starci.Respirare e starci, stare lì, dove lì vuol dire “ancora, maledettamente,fottutamente in vita”.Già... lì... ma lì dove, Morena?Il delirio di pallottole che hai in corpo sta mescolando realtà e incubi conl'abilità di un prestigiatore: non c’è nessuna barella e non c’è nessungondoliere; non c’è nemmeno nessuna ambulanza, sopra di te ci sono ancorale luci soffuse dell'ascensore, niente soffitti bianchi d'ospedale.La tua realtà è ancora questo maledetto ascensore e tu rischi di creparcidentro.«Uuhhh...», una pallottola più dolorosa delle altre la riscuote come unbicchiere di whisky bevuto tutto d'un fiato, facendo svanire un po' di nebbia.Bentornata, Morena.Alza gli occhi e basta, alzare la faccia è infatti troppo complicato, per riuscircici volevano la metà dei proiettili in corpo, e nello sfondo sfocato che la mortele concede, riesce a vedere un paio di palle luminose.Forse quello è il Paradiso.Le ragazze cattive, però, si sa, vanno dappertutto tranne che in Paradiso; sei

Page 7: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

fuori strada, Morena.Allora sono gli occhi del Demonio che mi stanno venendo incontro.Ipotesi più verosimile per una ragazza cattiva come te, ma non è ancoraquella giusta.«Stupida... ti sei fatta fregare...», due mani che profumano di donna, macomunque forti e decise, l'afferrano sotto le ascelle. «Forza... cerca dimuovere questo culo!», le mani profumate sono riuscite a rimetterla in piedi.«Dove... sono...?».«Quasi all'inferno, se non ti dai una mossa».Un passo strascicato alla volta e gli occhi del Demonio che si avvicinanolentamente.«Un ultimo sforzo, bella», e con il tacco della scarpa spalanca la portieradell'auto, già aperta prima di scendere.«Oohhh...!», mettere il culo sul sedile di pelle è l'ultimo doloroso sforzo, perora.Morena sapeva che l’ascensore non si sarebbe fermato al piano terra.Infatti si è fermato nel garage.«Sei messa proprio male...», la donna le sposta le mani dallo stomaco e lebasta un'occhiata per capire che - più che un dottore - per Morena civorrebbe uno stregone.Ma non siamo in Africa, siamo in Europa, e qui stregoni non ce ne sono.Almeno sulla carta.«Cerca di resistere, ti porto da un dottore».«Cynthia...», nella penombra dell'agonia sa riconoscere quegli inconfondibiliocchi nocciola.«Sì, Morena... sono io...», la voce si fa rassicurante.«Ma... co…come... face…vi... uhhh... a...», è sorprendente come la morteabbia il potere di riportare indietro nel tempo, di far regredire un adulto allaprima età, quando mettere insieme due parole è un'affannosa conquista.«Ti ho seguito, Morena», le è già accanto dall'altra parte, al posto di guida.«Mi... hai… segui...to...?», gli occhi interrogativi a cercarla nella penombrache si fa sempre più buia.«Sì... sapevo tutto...», gira la chiave e accende il motore. «Ma adesso non haimportanza», prima e seconda e l'auto punta il muso verso l'uscita delgarage. «Adesso importa solo portarti da un dottore».O da uno stregone.Ma l'Africa è lontana.Troppo per una ragazza con una decina di pallottole addosso.Il profilo metallico della Giulia blu inizia a braccare il traffico, mentre i fariilluminano la strada bagnata dalla pioggia: erano quelli, Morena, gli occhi delDemonio.Storie di donne e di motori che si intrecciano come serpenti al suonodell'incantatore, dove un colpo di gas a farfalla aperta è vitale quanto unrespiro preso a tette piene.

Page 8: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Cynthia dagli occhi nocciola e Giulia dagli occhi bianchi: il tuo destino,Morena, è legato a questi sguardi, a patto che tu stessa tenga aperti i tuoi.«Salvatore, ho bisogno del tuo aiuto», il cellulare in una mano e il volantedella Giulia nell'altra. «Fra cinque minuti sono da te», e continua a spingere.«Vedrai che ti rimetterà in sesto...», la guarda senza crederci molto; laguardia giurata c'è andata giù troppo pesante anche per una bonona cattivacome la Mangone.«Mmhhh...», potrebbe essere un sì oppure anche un sono fottuta e lo sai, maCynthia si deve accontentare di un po' di consonanti lamentate a boccachiusa: in queste condizioni nemmeno una bodrilla della stazza di Morenapuò essere molto loquace.Due leggeri colpi di clacson e tre colpi d'abbaglianti diretti alla casa comeconcordato, e si accende subito una luce al secondo piano della bella villettamacchiata in più punti da mattoni rossi.Il tempo di indossare qualcosa e in sequenza si accendono la luce dellescale, la lampada sopra la porta d'ingresso e i sei lampioncini, tre per lato,sistemati lungo il vialetto che attraversa il piccolo giardino antistantel'abitazione.Un uomo alto e dalla figura importante esce dal cancelletto, cappotto colbavero alzato e passo sicuro.«Ciao, Cynthia», si fa trovare già pronta, davanti al cofano della Giulia.«Ciao, Salvatore», gli accenna un mezzo sorriso che la notte oscura anchenell'altra metà. «La mia amica si è cacciata in un mucchio di guai...», e aprela portiera dove Morena, oltre che sul sedile, prova disperatamente a restareseduta anche sul bordo sempre più assottigliato della sua vita.«Una decina di guai, per essere un po' più precisi...».«Cazzo...», l'espressione non si addice molto a un primario serio e stimatocome Salvatore Carboni, medico chirurgo e proprietario di Villa Donatello,una delle cliniche private più esclusive della capitale, tirata su con anni dioperazioni, e non solo chirurgiche.«Stavolta ti sei superata, Cynthia...», si rimette in piedi dopo essersiaccucciato sopra Morena, per darle una rapida e pietosa occhiata. «Questavolta mi hai portato una morta», la prognosi non è rassicurante. Per niente.«Qui ci vuole un becchino».Oppure uno stregone, ma a Roma purtroppo non sono nell'elenco.E neanche nelle pagine gialle.«Non vuoi nemmeno provarci? Una bonona cocciuta come questa, gonfia dicarne e salute, può tirare avanti un altro po'», anche Cynthia è una tipatestarda, specialmente se si tratta della pelle di Morena.«La tua amica creperebbe prima che riuscissi a estrarle la metà dellepallottole che ha addosso», richiude la portiera per non far ascoltare ladiagnosi alla paziente, anche in situazioni come queste la deontologiaprofessionale ha la sua importanza. «Mi dispiace, Cynthia», le prende le maniportandola a sé, un po' per confortarla e un po' per sentirsi addosso le

Page 9: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

imponenti tette. «La tua amica è spacciata», e la stringe di più per godersiappieno quel corpo formoso. «Pensavo che almeno tu potessi fare qualcosa...», più che un'ulteriorerichiesta appare come una resa definitiva, un'alzata di mani davanti allaraffica di mitra giunta a segno.Un lampo seguito da un tuono fa capire che sta per arrivare un altrotemporale.«Aspetta...», il primario sembra aver avuto un'illuminazione, forse dellostesso tipo di quella che ha appena rischiarato il cielo.«Malmstrom...», guarda Cynthia Stark, anche se vede tuttaltro.«Malm... cosa...?».«Certo... Malmstrom...», sbatte gli occhi e ritorna davanti a lei.«Chi cazzo è? Parla, Salvatore!», lo prende per il bavero, stavoltaportandoselo lei verso di sé. «Morena sta crepando, dimmi cosa significa!», iltono è duro proprio come il cazzo del professore, da quando ha sentito le suegrosse tette appoggiate addosso.«Sì, vado subito al dunque», sa bene che il tempo è quasi scaduto.«Malmstrom è un medico radiato dall'albo per i suoi comportamenti nonproprio etici, chiamiamoli così. Ma ora non c'è tempo per raccontare tutta lastoria», fa una pausa e prende penna e taccuino dal taschino interno delcappotto. «Vai a questo indirizzo e digli che ti ho mandato io», le mette inmano un piccolo foglio appena strappato dal blocchetto. «È una villetta a duepiani dall'aspetto abbandonato e lugubre, non puoi sbagliarti».«Ma...», Cynthia ha un milione di domande dentro.«Niente ma. Non farmi domande. Vai e fai come ti ho detto», si parlano senzaguardare all'interno della Giulia per paura che il tempo sia già scaduto. «Iltraffico a quest'ora comincia a calare e con la tua macchina arrivi al civico cheti ho scritto in meno di 15 minuti».«Grazie, Salvatore», e gli stampa un bacio sulla bocca. «Se Morena sisalverà, tornerò a darti il resto», gli passa una mano sotto, salutandolo così.«Resisti, piccola», solo adesso, guardandola, ha la certezza che il tempo nonè ancora scaduto, anche se la parte superiore della clessidra contienequalche granello di sabbia e basta. «Andiamo!», la Giulia blu lascia sullastrada metà della gomma che ricopre i copertoni e parte come un urlo nellanotte.Aspetta, Cynthia.Il professore avrebbe da dire ancora qualcosa, l'ultima cosa.Malmstrom ti chiederà un prezzo molto alto per provare a salvare Morena.Ti chiederà la vita stessa di Morena.Ma la Giulia è già troppo lontana per ascoltare, è già a dieci minuti dalladestinazione rispetto ai quindici previsti.Non gli resta che rientrare in casa, al professore.In fondo chiedere la vita di una morta non è sconveniente.È un affare comunque.

Page 10: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Si toglie il cappotto e buttandolo sul divano pensa a una scusa plausibile.«Cos'è successo di tanto grave per venire a romperti i coglioni a casa aquest'ora?».«È colpa di quell'incapace di Caponi, non saprebbe gestire nemmeno unparto», si infila nel letto con l'incazzatura convincente di chi finge di essereincazzato.«Te l'ho sempre detto di sceglierti qualche altro medico della clinica comevice».«Hai ragione, amore. Domani stesso prenderò provvedimenti».Clic.E la luce si spegne, facendo buio all'immancabile televisione.Luci che si spengono e fiammelle che provano a restare disperatamenteaccese anche controvento; per Cynthia, e soprattutto per Morena, la notte èprofonda.C'è sempre un'alba o un tramonto da qualche parte, basta solo svegliarsi almomento giusto e al posto giusto.L'importante è non confondere il sole del mattino con quello della sera.Da uno nasce il giorno, dall'altro muore.Non sbagliare sole, Morena, ne va della vita.La tua.«Muoviti, maledizione!», anche se sta superando di almeno il doppio il limitedi velocità, a Cynthia l'Opel Astra davanti a lei sembra ferma. «Fottiti,stronzo!», riesce al contempo a sorpassarla e a mettere fuori dal finestrino ildito medio, prendendosi come risposta un paio di colpi d'abbaglianti. Chi va piano, va sano e va lontano, probabilmente Cynthia non apprezza iproverbi, saggezza dei popoli, ma adesso - d’altronde - c’è da essere veloci enon saggi.«Mhhh...», Morena vorrebbe dire tante cose, raccontare tutta la sua vita fattadi truffe, soldi guadagnati a forza di scopate e di cazzi raddrizzati con le tette,ma deve accontentarsi di un brevissimo sunto.«Forza, Morena!», prende a destra, immettendosi in una stradina secondaria.«Ci siamo», la via è quella, adesso c'è da trovare il civico. «Dove diavolo è?»,arriva in fondo, fin dove la strada cambia nome, e fa inversione rifacendo ilpercorso al contrario. «Che diamine di numero mi hai dato?», impreca controSalvatore.Forse è questa, l'occhiata luminosa della Giulia va su una villetta a due pianidall'aspetto lugubre e inquietante, proprio come descritto da Carboni.Cynthia accosta lungo il marciapiede e scende dall'auto, marcia in folle, frenoa mano tirato, e motore acceso e pronto nel caso non fosse quellal'abitazione.«Guarda il bastardo...», dà un'occhiata al civico precedente e a quellosuccessivo alla villetta, i conti tornano.Numero civico 99, il mondo stanotte evidentemente va alla rovescia.Siamo arrivate, ritorna alla macchina sperando che non sia arrivata anche

Page 11: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Morena.«Torno subito», Cynthia le mette il cartello in fronte con un bacio.«Sto... cre...pan...do...», Morena è ancora in corsa, anche se il suo traguardoè pericolosamente vicino; la bodrilla di Tor de' Cenci è giunta alle ultimecurve.«Ce la farai», la lascia in compagnia della Giulia e ritorna verso l'edificio.Numero civico 99, ma tra il 64 e il 68, una villetta a due piani, uno piùscalcinato dell'altro, senza nessuna luce né in giardino, che approfitta deilampioni stradali per far vedere cos'è, né all'interno dell'abitazione stessa.Un solo campanello, senza nome e buio anche quello.DRIN! Almeno funziona.DRIN!DRIN!DRIN!«Che qualcuno apra, maledizione!», Cynthia crede di pensarlo e invece lourla.DRIN!DRIN!DRIN!Fosse il motore di un’auto, l'avrebbe già fuso.Giulia a parte, che continua a guardarla tenendo al caldo Morena.Finalmente si accende una luce.«Sì, andiamo! Muoviti ad aprire!», grida ancora più forte e stavolta si rendeconto di non pensarlo e basta.Una luce che si accende, un'ombra che passa davanti alla finestra, il tempodi scendere una dozzina di scalini, e poi il rumore di una chiave che giradentro la toppa.Il cigolio di una porta che si apre e la sensazione nitida e realistica che possauscire chiunque, dal dottor Frankenstein a Freddy Krueger.«Il professor Malmstrom?». Silenzio. «È lei il professor Malmstrom?», devefarsi sentire anche più del vento che si è rialzato in grandi folate.A passi piccoli e zoppi la figura si avvicina al cancelletto.«Sono io», prende dalla tasca della giacca una torcia e l'accende in faccia aCynthia. «Lei invece chi è?», la voce è ferma, sicura, seppur sembri avereechi e richiami dell'aldilà, così come la figura, alta e ossuta. Il lampione dallaluce bianca accentua il pallore cimiteriale su un viso sfregiato da rughe chesembrano centenarie, mentre la testa completamente calva sembrarimandare a un moderno Nosferatu.«Mi manda Salvatore...Il professor Carboni, il primario di Villa Donatello», precisa subito, dandogli legeneralità complete.«Ah... il mio caro ex collega...».«Ho una ragazza gravemente ferita in macchina», va subito al sodo. «ESalvatore mi ha dato il suo indirizzo, dicendo che lei è l'unico che può ancorasalvarla».Malmstrom apre il cancelletto e uscendo lo riaccosta dietro di sé.«Cosa significa gravemente ferita?».

Page 12: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Significa che si è presa una raffica di mitra in pancia», un'altra donnasarebbe impaurita davanti a una figura così inquietante, ma lei no, ha giàvisto e combattuto abbastanza mostri da non spaventarsi più.Fosse un uomo si direbbe che ha il pelo sullo stomaco.Lei, invece, ama ripetere che ce l'ha sulla fica.Malmstrom le fa cenno di spostarsi e senza dire nient'altro si incamminaverso i fari lasciati accesi, apre la Giulia dal lato dov'è seduta Morena e vedeil significato di quella raffica di mitra.«Cyn...thia...ohh...», la Mangone non sa più nemmeno distinguere un vecchioprofessore mal ingiacchettato dall'amica pettoruta e scollacciata.«Non è una ragazza, è una bodrilla; sono sempre più rare.E rischiano di estinguersi...», le passa il braccio dietro la schiena, «ha undicibuchi di entrata e nessuno di uscita.Ce l'ha tutte e undici in corpo, è quasi morta», si rialza, ritrovandosi davantiCynthia che lo guarda con occhi nuovamente accesi di speranza.Stavolta ti sei superata, Cynthia. Mi hai portato una morta.Malmstrom a differenza di Salvatore le concede invece il quasi: e questo, peradesso, a lei basta.«Prendi la macchina e fai il giro entrando da dietro», il professore le indica unpertugio sterrato di fianco alla villetta. «Qui i vicini non ci sono mai, ma cisono sempre quando devono farsi i cazzi miei».«Grazie, professore», Cynthia gli stringe velocemente le mani e si mettesubito al volante della Giulia.La sera è sempre più scura e qui è anche più buia di quello che può diventarecon la notte, e l'unica luce sembra essere quella che si accende dietro lavilletta per fare strada alla Giulia, che entra precisa e si ferma dentro ilgarage, con il muso quasi a toccare il muro.E la luce si rispegne subito, riportando tutto nel buio.Soprattutto i vicini curiosi.«Mettiamo la bodrilla qui», Malmstrom esce da dietro una catasta di cose,dalle forme più svariate e strane, con una carrozzina. «Tirala fuori dall'auto»,l'intero garage pare essere un enorme ritrovo di cose mai viste prima, unaspecie di raccoglitore dell'inimmaginabile. «Uhhh...», Morena si lamenta sottovoce, buon segno, è ancora viva.«Vieni, piccola», Cynthia riesce faticosamente a cingerla e il movimento le fastrabordare il grosso seno dalla camicetta. «Un ultimo sforzo, dai!», conMalmstrom che guarda tutto appoggiato ai manici della carrozzina, senzaspostarsi di un centimetro, forse per non perdere il privilegio di quellaposizione perfetta per godersi lo spettacolo di un bel paio di tette impegnate asalvare quelle dell'amica, una sorta di solidarietà tra bonone.«Cyn...thiaa...!», Morena ha un sussulto, undici pugnali che la trafiggono conun solo gesto. «Pia...no... ohhh...», riesce a mettere il culone da bodrilla sullacarrozzina, e non è una seduta indolore.

Page 13: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Seguimi», Malmstrom apre una porta interna al garage e si incamminalungo un corridoio che conduce davanti a un ascensore, dando a Cynthial'impressione di zoppicare in modo meno accentuato. «Scusa per il puzzo dimorto», zoppica ancora, forse è solo una sua idea, «ma qua sotto non cisono finestre», oppure lo spettacolo delle quattro tette ballonzolanti l'harinvigorito, dandogli nuovo slancio.Preme il pulsante e le porte dell'ascensore si richiudono, lente e a scatti.«Qua sotto ci sono solamente non cadaveri», l'ascensore scende di un piano.«Non... cadaveri...?», Cynthia spinge fuori la carrozzina.«Proprio così... non cadaveri», e spalanca una porta a due ante uguale aquelle delle sale operatorie. «Facciamo un po' di luce», preme una serie diinterruttori e in sequenza si accendono alcune batterie di neon bianchi easettici che si intonano perfetti alle pareti.Cynthia lo segue dentro lo stanzone sgranando gli occhi, mentre un brivido lapercorre da cima a fondo.«Questi», di fronte a loro una distesa di panche d'acciaio disposte su due filee tutte coperte da teli bianchi che si alzano sinistramente dai pianali,lasciando facilmente intuire che c'è qualcuno sotto. «Puzzo di morto»,Malmstrom si guarda attorno, fingendosi disgustato. «D'altra parte non si puòpretendere di pestare una merda e poi di non sentirne il puzzo, vero?», unghigno compiaciuto verso Cynthia come ad aspettare una sua conferma. «Equi di merde, come vedi, è pieno».Cynthia si mette una mano fra la bocca e il naso per coprirsi dall'odorenauseante e dal ribrezzo che dà quella vista. «Cosa diavolo sono...?», è impietrita, una Venere di Milo, ma con le braccia ele mani attaccate e scolpite alla carrozzina.«Vieni», Malmstrom è già in mezzo alle due file di panche. «Voglio presentartialcuni dei miei clienti», e allarga le braccia come fosse un imbonitore che stapresentando la sua merce migliore.«Professore...», cerca di riscuotersi, «Morena sta morendo!».«Staccati dalla carrozzina», la invita con un gesto della mano. «Se la bodrillanon è morta finora, non morirà certo qui», sorride. «Qui non muore mainessuno. Qui si ostinano a non voler morire», tira via il lenzuolo dalla pancache ha più sotto mano.«Dio mio...», lascia la presa sulla carrozzina e si avvicina quel tanto chebasta per riuscire a vedere quello che c'è sotto il telo.«Ti presento Antoine Lassissé, milionario francese che dalla vita ha avutotutto», Malmstrom fa una pausa quasi teatrale, «compreso un tumore alpolmone», l'uomo è completamente nudo con le braccia ordinate lungo ifianchi. «Fumare fa male alla salute», lo guarda scuotendo la testa, «e al caroAntoine non bastavano due pacchetti al giorno».Cynthia si sente mancare, ma non può svenire proprio adesso, c'è ancora dasalvare la pelle a Morena.

Page 14: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«È per questo che io non ho mai fumato in vita mia», anche se dall'aspettonon sembra averne beneficiato eccessivamente. «Questa invece è PegahBakhsh, il pezzo più pregiato», Malmstrom tira via un altro lenzuolo. «Unasplendida cinquantenne iraniana venuta in Europa per godere di privilegi ecostumi occidentali», la guarda rapito da tanta bellezza; capelli neri, frontearistocratica e corpo con tanta polpa, sebbene la donna non sia nuda comel'uomo. «Facili costumi, per la precisione; una prostituta di lusso: politici,banchieri, personaggi dell'alta finanza, gente che conta insomma. Tuttipassati costosamente dal suo letto». Bakhsh, nomen omen. «A differenza diLassissé, la signora non ha mai fumato». Si rivolge a Cynthia, intuendone lacuriosità: «Un cancro alle ovaie, uno dei peggiori: una punizione divina pertutto quello che è passato là sotto...», il tono è serio, Malmstrom non intendeessere ironico.«Non capisco...», Cynthia è più frastornata che impaurita.«Cosa non capisci?».«Tutto questo...», alza lo sguardo per vederlo negli occhi, «cosa c'entra tuttoquesto con Morena?». Trova il coraggio di afferrargli le braccia: «Perchédiavolo Carboni mi ha detto di venire da lei?», lo strattona per avere unarisposta rapida e convincente.«Presumo per salvare la bodrilla».«E come? Facendomi vedere questa distesa di cadaveri?».«Di non cadaveri», Malmstrom precisa con un lampo cattivo negli occhi.«Come hai detto che si chiama la tua amica?».«Morena».«Ecco... Morena sarà il nostro prossimo non cadavere», scansa Cynthia e sidirige verso la carrozzina. «Vediamo, Morena... di farti diventare la più belladelle mie clienti», fissa gli occhi su di lei. «Senza offesa per Pegah, sicapisce. Ma prima voglio darti un saggio delle mie tecniche», si rivolge dinuovo a Cynthia.Malmstrom prepara una siringa e ne inietta il contenuto nel braccio di Pegah.«È ora di fare un giro su questa terra, signora... e di spendere qualchespicciolo del tuo prezioso tempo».«Ma cosa sta facendo...?».«Ancora niente, perché vede... non basta uno stimolo fisiologico, occorresoprattutto un appiglio per l'anima...», il mortifero professore spinge deipulsanti e aziona un curioso marchingegno meccanico. «La signora è statarisucchiata - da un terribile vortice - in fondo al mare dei suoi peccati... è finitain un grosso cesso, come si dice da queste parti. E adesso bisogna che si tirifuori, che si aggrappi a qualcosa...», detto-fatto, il macchinario azionato daMalmstrom movimenta un'asticella di metallo giallo e la sposta sopral'iraniana; quindi l'abbassa trasversalmente al tronco, all'altezza delle maniraccolte sul ventre; le sfiora quasi.«Questo piccolo attrezzo, d'oro massiccio, ha una certa temperatura e unacerta polarità elettromagnetica, tali da entrare in sintonia con la parte non

Page 15: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

visibile del corpo. È l'ancora della salvezza per questa puttana. E lei lo sa...!»,in quel preciso momento le mani di Pegah si stringono sull'asta di metallo.Un'espressione allucinata si dipinge sul volto del professore.Poco dopo si socchiudono gli occhi.«Sei tornata, mia cara...», la voce di Malmstrom contrasta con il suo aspettotenebroso e infame. Il tono è dolce e rapito. «Questa è Cynthia, scambiatequalche parola», e si fa da parte per favorire l'incontro.Pegah accenna ad alzarsi.«Aiutami...», cerca il sostegno della donna di nome Cynthia.Anche se incredula, l'amica di Morena aiuta l'iraniana a mettersi seduta sulpancale, e poi ad alzarsi in piedi, pur appoggiata col sedere al bordo delcatafalco d’acciaio.Non male, nemmeno per un non cadavere...«Io sono Pegah...».«Sì, me l'hanno detto».Lo sguardo dell'iraniana, anche se ottenebrato dalla sua disperatacondizione, cattura e uccide all'istante. Adesso Cynthia capisce perché alcunidei più potenti banchieri se la sono contesa.«Non voglio morire... non sono morta... non morirò...», parole liberatorie,quasi una professione di fede.Non è morta del tutto, infatti. È un non cadavere.«Forse riuscirai a guarire...», Cynthia cerca di scambiare qualche parolaintanto che Malmstrom sembra finalmente occuparsi di Morena.«No... non ne ho per molto... il cancro mi ucciderà, alla fine... ma intanto -grazie a lui - spendo i miei ultimi giorni un po' per volta... centellinandoli comeuna buona annata di vino... giunta alle ultime bottiglie».«Non c'è proprio nulla da fare per te?».«No. Sono fottuta. Il cancro mi ha invaso. Neanche lui può salvarmi. Ognirisveglio può essere l'ultimo. Una banale complicazione può risultarmi fatale,può togliermi di mezzo. Sono agli sgoccioli. E forse ha ragione lui: me la sonocercata», con gli occhi sbarrati, persi nel vuoto.«Mi dispiace», Cynthia sembra sincera.«Il tumore alle ovaie non lascia scampo e io ce l'ho grosso come un palla datennis».«Sei proprio sicura che neanche lui possa fare qualcosa? Io gli ho affidato lamia amica. Si è beccata un mucchio di pallottole in pancia...».«Hai fatto bene, qualcosa di sicuro farà, a me ha dato la possibilità di vivereoltre la scadenza fissata dai migliori medici».«Tu l'hai voluto fortemente, vero?».«Vivere è tutto, Cynthia. Sfidare le sentenze altrui e della stessa morte.Combattere oltre ogni limite». «Sei una guerriera, Pegah».

Page 16: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Forse. Oppure ho soltanto paura di crepare. O forse sono già crepata,qualche volta mi viene il dubbio», la voce è sempre più fluida, il linguaggioperfetto, quasi madrelingua.«Non ti fa male?».«Eccome... anche adesso... mi sento scoppiare da dentro...», e si comprimel’utero con entrambe le mani, spalancando la bocca.«Tu hai molti soldi? Come fai a pagarlo?».«Io lo pago con le mie ultime ore, a lui basta vedermi per godere, non mi hamai chiesto denaro. Invece i miei amici, quando hanno saputo che era finita,mi hanno abbandonato, niente soldi per tentare le ultime cure. Così hoprovato il tutto per tutto, un uomo dei servizi mi ha indirizzato da lui».«Però se è tanto interessato a te, potrebbe non guarirti neanche se potesse,così da tenerti per sempre vicino a lui».«Questo è ciò che fanno i comuni medici, per spillare soldi ai pazienti, ma luiè tutto fuorché un comune medico».«Beh... speriamo che questo basti per salvare Morena...».Cynthia nota che Malmstrom sta spingendo la carrozzina.«Cosa ha intenzione di fare?», lo blocca per un braccio.«Salvarla… è questo che vuoi, no?».«Come?».«Rendendola come tutti gli altri».«Adesso, professore, mi dice cosa diavolo vuole fare alla mia amica»,Cynthia si spazientisce, piantandogli la canna di una calibro 38 all'altezzadello stomaco. «Oppure il prossimo cadavere sarà lei».«Seguimi», per nulla intimorito, si volta staccandosi dal ferro della pistola, «epoi vattene; ma prima metti Pegah su una carrozzina: è malferma sullegambe, il male è aggressivo e non vorrei crepasse per una botta in testa».Attese le due donne, Malmstrom si infila con la carrozzina di Morena inun'apertura senza porta, con appena una tenda di plastica a coprire quelloche c’è al di là.«Per la tua amica questo sarà il sepolcro», un arredamento da studio medicoe due lettini affiancati, l'uno più alto e grande dell'altro, e macchinaridall'aspetto ospedaliero a contornare la stanza illuminata freddamente,bianca al pari dello stanzone adiacente.«Ohh...», Morena, di tanto in tanto, conferma la sua presenza.«Magari impiegherà più di tre giorni», Malmstrom inizia a digitare sui tasti deimacchinari dando le spalle a Cynthia, «ma resusciterà comunque», i ledcambiano colore, da verde a rosso. «Scommetto che vuoi anche saperecome, vero?».Cynthia annuisce, osservandolo in ogni suo movimento.«Vedi… un bel po’ d’anni fa sono stato radiato dall'albo, ma penso che questote l'abbia già detto l'esimio Carboni», una breve pausa per concedere unsorriso a sé stesso. «Quando si ha qualcosa di innovativo da proporre, siviene spesso accompagnati gentilmente alla porta, perché la novità fa

Page 17: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

sempre paura», tira fuori un paio di flaconi e altrettante siringhe dai mobiletti,«è come il buio e la luce: il buio è l'ignoto e fa paura, mentre la luce è il certo,il consolidato, e rassicura. Ma fanno finta di non capire che è più utileindagare l'ignoto rispetto al certo, concetto elementare e tuttavia più scomododa accettare; e poi non bisogna interrompere la filiera della natura enemmeno accelerarla».«Interrompere la... cosa?», l'intelletto di Cynthia non va di pari passo con lasua strabordante bellezza.«La nascita, la vita e la morte: la filiera della natura», comincia ad attaccareMorena a un primo macchinario, senza alzarla dalla carrozzina. «Unpassaggio di questa filiera non è accettato dalla nostra società».«E quale sarebbe questo passaggio?».«La non morte, essere o non essere: ti ricorda niente, donna?», la guardacon una luce di folle soddisfazione, «lo stato appunto di non cadavere, quelloin cui adesso condurrò Morena».«Mi spieghi bene cosa significa, gliel'ho già detto», la colt torna a puntarel'allampanata figura di Malmstrom.«Ti spiego a patto che dopo esci da qui», è spazientito, «non voglio nessunvivo fra i piedi quando sono al lavoro».«Me ne andrò solamente se mi darà una spiegazione convincente», è decisa,ha ripreso il pieno controllo di sé. «E se avrò la certezza di lasciare la miaamica in buone mani».«Bene. Andrò al dunque senza starti a raccontare e spiegare tutti gli anni distudio per arrivare a questo, non credo...».«Infatti non mi interessa, vedo che iniziamo a capirci, professore: vada alsodo e alla svelta, Morena è stata tosta a reggere fin qui», la guarda, «maadesso credo non ce la faccia più».Bianca, gli occhi socchiusi e un rantolo continuo che sembra implorare unafine veloce, qualunque sia.«Alla tua amica inietterò una sostanza che bloccherà le sue funzioni vitali allostato in cui sono adesso, la fermerò un passo prima che varchi la Porta diDite», la guarda facendo una pausa. «Prima che crepi, insomma», chiarisce iltermine, immaginando l'ignoranza di Cynthia a riguardo. «Conclusi i dosaggi,attaccherò Morena ai macchinari che le consentiranno di mantenere questosuo nuovo stato, e io di conseguenza avrò tutto il tempo necessario perrimetterla in sesto senza la frenesia della morte che mi picchia sulla spalla».«Una specie di ibernazione, dunque...».«Non bestemmiare», il tono è duro. «Il mio metodo non ha niente a chevedere con ibernazioni o cazzate simili», le punta un dito contro, la suapersonale colt. «Questo non è un film di fantascienza, i miei metodi sono realie funzionanti, e proprio per questo non accettati dalla società, te l'ho giàdetto: non si possono alterare gli equilibri, specialmente nella medicina enella scienza, dove ci andrebbero di mezzo troppi interessi e troppa genteche conta».

Page 18: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Ma cosa c'entrano tutti questi...», Cynthia si blocca per non sbagliarsi, «noncadaveri, o come li chiama lei, quelli là insomma, con Morena? Cazzo, nonha un tumore, ma una decina di pallottole in corpo!».«Posso comprendere la tua ignoranza, d'altronde con il tuo corpo immaginonon sia stato necessario studiare troppo per assicurarsi un impiegoremunerativo...».«Lasci perdere i complimenti e continui», sono spazientiti entrambi, ma chiperde la pazienza avendo una pistola in mano è sempre il più pericoloso deidue.«I miei pazienti e la tua amica si trovano nell'identica situazione», Malmstromadesso fatica a mantenere un tono calmo. «Lassissé e Pegah si sono affidatia me per sospendere le loro attività vitali “in attesa che qualcuno trovi la curaper i loro mali”, come suol dirsi, oppure semplicemente che ci si dimentichi diloro e non si venga a sapere come siano - eventualmente - guariti: andati amorire in una lontana clinica molto attenta alla privacy dei suoi pazienti… te laricordi la tua… collega, Moana Pozzi?», un colpo di tosse a schiarirsi la voce,nervosa e divertita insieme. «Il cancro di Morena è la raffica di mitra che si èpresa, e per salvarla è necessario mettere le sue funzioni vitali in stand-by. Telo ripeto: è tutta una questione di tempo; lei ne ha poco a disposizione,mentre io ne necessito parecchio per rimetterla in piedi. E lo stato di noncadavere è una miniera di tempo prezioso».«Forse lei è solamente un pazzo», Cynthia abbassa la pistola, fino a quelmomento tenuta ad altezza uomo, «ma è l'unica possibilità che resta aMorena», per poi farla sparire dietro la schiena: è il suo segno di resa,adesso la Mangone è definitivamente nelle mani di Malmstrom.«Vattene, ora. Di tempo ne abbiamo già perso fin troppo».«Me ne vado, sicuro. Addio, Pegah. Riguardati… ah, senti… quanto pensi dirimanere “sveglia”, diciamo così?».«Voglio farmi un mese intero d’agonia, sempre di non vedere la morte infaccia…».«Le voglio ridurre la massa principale», si intromette Malmstrom, «da palla datennis deve diventare pallina da golf. Le farò guadagnare qualche settimana,da spendersi su più anni; rischia di sopravvivere ai medici che le hannodiagnosticato la malattia. E per fare questo mi farò assistere da altri mediciradiati o in via di radiazione. Purché non si sappia in giro, ci tollerano. E citollerano perché può capitare a chiunque. Anche a loro. Ma non vorreisollecitare troppo i suoi neuroni…».«Dunque ci sarai al mio ritorno, Pegah… perché io me ne vado, ma torneròpresto…», Cynthia lo promette con implicazioni minacciose. «E spero che isuoi metodi funzionino, professore».«Finora non si è mai lamentato nessuno», ritrova l'ironia.«Lo spero per Morena», esce dalla stanza parlandogli già di spalle, «e lospero per lei, professor Malmstrom»; rifacendo il percorso al contrario, siritrova a prendere l'ascensore e risale al piano terra.

Page 19: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Io ci sarò…», quasi un sussurro dal piano di sotto.VROOMMM!La Giulia esce a culo all'indietro dal garage, una piccola manovra ed è con ilmuso davanti al cancello della villetta, che si apre poco dopo.L'auto ripercorre la stradina a fianco dell'abitazione e agguanta ruggendo lavia asfaltata.È stanca, le luci della notte stentano a tenerla sveglia, guida svogliata edavanti a sé, al posto delle poche auto che incrocia e delle strade cheattraversa, vede i lettini messi in fila con la figura di Malmstrom che attaccaMorena a uno dei suoi macchinari, finché una luce blu si fa notarelateralmente fra la monotonia scura dei colori, riportandola nell'abitacolo dellaGiulia.«Cazzo!», i fari illuminano una figura quasi in mezzo alla strada che agita unapaletta. «Sbirri...», batte un pugno sul volante. «Maledizione», accosta pocooltre il carabiniere, anche se è tentata di pigiare sull'acceleratore e tiraredritto, ma è meglio così, fermarsi per non rischiare una raffica di mitra dalsecondo sbirro è la scelta giusta.Stai calma, la mano va a toccare la pistola dietro la schiena, è solamente uncontrollo di routine, non possono collegarmi alla sparatoria in finanziaria,rimette le mani sul volante.«Salve, signora», il carabiniere le parla dal vetro abbassato, entrando con gliocchi dentro l'abitacolo, fino alla sua ampia scollatura. «Favoriscegentilmente patente e libretto di circolazione?».Sì, Cynthia, è solamente un controllo di due maledetti sbirri che non sannocome passare questa fottuta nottata.«A lei», gli passa i documenti spostandosi i capelli per fargli vedere bene letette.«La ringrazio...», pare riferito al gesto, piuttosto che ai documenti. «La faremoattendere soltanto pochi minuti», e passando davanti alla Giulia, perammirarla in tutta la sua bellezza, ritorna alla volante, ormai a diesel,servendosi del cofano come scrivania.Cosa cazzo controlli... è tutto in regola, il carabiniere con il mitra accende unatorcia sul parabrezza, con la luce che dapprima si sofferma sul tagliandoassicurativo per poi inquadrare il sedile del passeggero.Maledizione… il tuo fottuto sangue…, il sedile dove Morena ha cercatoinvano di crepare, striato di rosso come un tramonto africano.«Scenda con le mani alzate!», lo sbirro afferra il mitra con entrambe le mani,lasciando cadere la torcia che va a illuminare l'asfalto.BANG!BANG!BANG!«Ahhh!», tre proiettili spaccano prima il vetro laterale e subito dopo il toracedel carabiniere, Cynthia ha alzato le mani ma per sparargli contro.«Roberto!», l'altro carabiniere ha appena il tempo di vedere il collega crollarea terra.

Page 20: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«All'inferno!», ingrana la marcia e pigia con tutta la sua forzasull'acceleratore. «Crepa, bastardo!».BANG!BANG!«Ohhh...!».CRASH!Il carabiniere è centrato in pieno dal muso della Giulia, rompe il parabrezzacon la faccia e con una capriola mortale oltrepassa il tettino dell'auto per finiredi schiena sull'asfalto retrostante. Stecchito.«Crepate, bastardi...», Cynthia continua a pigiare sull'acceleratore,fregandosene di un semaforo lampeggiante.«Uhhh...», stacca una mano dal volante e se la porta al seno, «quel figlio d'uncane... m'ha beccato...», due buchi sulla tetta destra, uno direttamente sullapelle e l'altro sulla camicetta.Fa un'inversione approfittando di una piccola rotonda, «Malmstrom... se seicapace di salvare Morena... uhhh...», fa un rapido conto, «sarai capace disalvare anche me...», una mano fissa sulle ferite e l'altra sul volante, e unmezzo sorriso ad affiorarle dolorosamente sulle labbra.«Uhhh...», è costretta ad accostare, le pallottole fanno troppo male, lamatematica in fondo è proprio un'opinione, e in questo caso sembra darletorto.«Solo un momento... ohhh... giusto per riprendere fiato...», sembra che parlicon la Giulia, che con il motore acceso si ferma a latere, aspettando un colpod'acceleratore per scatenare - come ai bei tempi - il branco di cavalli sfrenatinascosti sotto il cofano.«Riprendo... fiato... e ripartiamo... bella... uhhh...», la fronte che si appoggiaal volante, il grosso seno alle ginocchia, mentre fuori dai finestrini la notte sifa sempre più buia, con i lampioni che paiono scomparire in una nebbiainglese che non c'è da nessuna parte.Fuori è freddo a quest'ora, resta lì al caldo della Giulia e non pensare più aniente, Cynthia, chiudi gli occhi e dormi, e vedi di fare dei bei sogni.«Ora... si... ri...par...te...», ma la Giulia sa che per stanotte il suo parcheggiosarà quello, a pochi metri da uno dei tanti semafori lampeggianti e con unaruota sopra il marciapiede.Con le sirene che convergono da tutti i sensi di marcia.

UN TAGLIANDO DOPO

Il rumore dei tacchi si interrompe davanti a una tomba, la più recente, nonavendo ancora una lapide, solamente una croce piantata nel terriccio fresco eumido, con un nome e una data intarsiate nel legno.Il tempo di una preghiera, un ricordo, o forse un rimpianto, e il rumore deitacchi ricomincia a echeggiare sulle pietre del piccolo cimitero.

Page 21: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Quella farebbe risvegliare anche i morti».«Anche l’altra sulla carrozzina non è da meno: li farebbe perlomeno rimettereseduti; speriamo di no, comunque... altrimenti dovremmo ammazzarci dallavoro... con la stessa paga.Che io sappia, la morte non paga straordinari», lo spirito sopravvive anchenei cimiteri, il becchino è preoccupato mentre con lo sguardo accompagna ilbel culo fino al cancello.Dopo aver piegato e riposto la carrozzina nell’ampio cofano, apre la portiera esi accomoda, dando un'ultima occhiata dietro di sé.Addio, Cynthia…Mette in moto e la Giulia sparisce rapida dietro la prima curva, persa nellafoschia mattutina.«Cynthia Stark... 1967-2015... se era bona come le sue amiche, è un veropeccato che sia finita qua sotto così presto...».«Eh già... davvero un peccato...», il becchino riprende il lavoro, cercando dinon pensare più al bel culo che è appena uscito dal cimitero: oggi ci sono trefunerali, è meglio darsi una smossa.«Come stai, Morena?», la donna allunga una mano sulla gamba più vicina.«Sto come un non cadavere, Kelly», si guarda nello specchietto delpasseggero. «Ma a Cynthia è andata peggio», un sospiro, «forse…».«Pensi che ti abbia seguito alla Finanziaria per fregarti?», la domanda parteda sé, senza neanche il bisogno di distogliere gli occhi dalla strada. «Quelgiorno era scontato che avresti tentato il colpo, lo sapevamo entrambe, io eCynthia».«Non so se fosse d'accordo con la guardia o se mi abbia seguito perproteggermi; non sono abbastanza morta per saperlo», guarda su verso ilcimitero, lontano già quattro tornanti, una macchia di croci in un quadro dicolline. «Mi piace pensare che abbia voluto aiutarmi: ma forse sonosolamente una stupida romantica».«Io invece non sono per niente romantica, non lo sono mai stata», anche larisposta viene da sé, sguardo sempre dritto sulla strada.«Lascia perdere, Kelly, adesso non ho la forza di discutere», le toglie la manodalla gamba, mettendogliela sul cambio. «E poi se avesse voluto fregarmi,non mi avrebbe portato da Malmstrom salvandomi il culo».«Non è detto. Forse si è pentita e ha cambiato idea. Oppure le sei piaciutatroppo per lasciarti morire...», Kelly è come un cane con l'osso in bocca, nondemorde, è evidente che il rapporto fra le tre donne ha lasciato delle gelosiein sospeso.«Basta, ti ho detto!», Morena ha perso la pazienza, «piuttosto dimmi comediavolo hai fatto a riprendere la Giulia, e così alla svelta». La guarda.«Immagino che - fra le altre cose - tu abbia usato soprattutto quelle...».«Più o meno, Morena... le tette danno sempre una bella mano», se le tira sucompiaciuta, tornando di buonumore. «In fondo sono sempre state le nostrearmi migliori, no?».

Page 22: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Sì, insieme a questa», Morena si tocca un fianco, lasciando intravederel'impugnatura di una colt.«Riprenderla è stato fin troppo facile, un gioco da ragazzi», o da cattiveragazze. «La parte difficile è stata un'altra».DRIN!DRIN!DRIN!Lo squillo del cellulare interrompe la conversazione fra le due donne.«Sì... sono io...», la voce di Morena pare subito interessata. «Bene... ottimolavoro... ci vediamo domani al posto stabilito, tu occupati di portarel'acquirente, io mi farò portare insieme a lei».«Non ti sembra troppo presto per rimetterti in pista...?», Kelly stavolta sidistoglie dalla guida e la guarda perplessa.«Difatti non mi rimetto in pista», batte il palmo della mano sul sedile. «È lei atornarci…». «Che significa, Morena...? Spiegati meglio».«Che ho appena venduto la Giulia e domani, come hai sentito, miaccompagnerai al passaggio di consegne».«Ma, Morena... pensavo ci tenessi...», Kelly - sempre più perplessa - accostaa lato della piccola strada di campagna. «Soprattutto per Cynthia», un lamponegli occhi, forse in fondo per Morena non era così importante come temeva.«È appunto per lei che ho deciso di sbarazzarmi dell'auto», gira la testa versoil finestrino, guardando in direzione dei ricordi. «Siamo andate dappertuttocon la Giulia, ogni posto finirebbe per ricordarmi Cynthia».«Morena...», una mano sulla spalla a offrirle conforto, mascherando bene ladelusione per quella risposta.«Senza dimenticare che lei, qui sopra, c’è morta.E poi ho fatto un ottimo affare…», Morena cambia volutamente tono, habisogno di uscire da quello stato d'animo. «Avevo detto a Tony dioccuparsene e quel vecchio bastardo è riuscito a venderla molto bene,diecimila oltre il prezzo di mercato».«Tony è sempre il migliore quando si tratta di vendere della merce», Kellysorride, dando l'impressione che anche lei in precedenza abbia conclusodiversi affari con quel tipo.«Già... sembra sia riuscito a imbambolare un amante delle auto d'epoca, unpezzo grosso che lavora alla Regione».«Allora andiamo a farci l'ultima corsa alla faccia sua!», Kelly riparte con glipneumatici che lasciano due tracce nere sull'asfalto, un autografo dellaGiulia. «Arriviamo giù e ci facciamo l'Appia a tutta velocità!», a volte il cambiodi un’auto dà più eccitazione di un bel membro maschile.«Quindi qual è stata la parte più difficile...?», Morena vuole sapere il finaledella storia, mentre la macchina discende veloce fra curve e brevi rettilinei.«Beh... la parte più difficile è stata togliere tutto il tuo fottuto sangue dallaGiulia», strofina la mano sul cruscotto, avanti e indietro, a mimare il gesto.«Dalla carrozzeria è venuto via bene, ma c’è stato da sudare per portarlo viadagli interni, soprattutto dal sedile».

Page 23: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«E neanche tutto…», Morena le fa notare una piccola macchia di color rossosfumato.«Appunto… ma che cazzo di sangue hai?».«Per non essere crepata quella notte ho di certo un sangue maledetto...».«Sì, proprio così!», Kelly è convinta. «Non vorrei essere al posto di chi l'hacomprata, evidentemente hai detto al buon Tony di omettere la sua storianella descrizione della macchina, perlomeno quella recente...».«Ti sbagli... il buon dirigente della Regione Lazio l'ha voluta proprio perché hasaputo tutta la storia...».«Quindi sa anche che...», non ha il tempo di finire la frase.«Sì, ma non parlerà, a lui interessa solamente avere la macchina. E non finireal creatore», Morena si accende una sigaretta. «Domani noi avremo in manoun piccolo gruzzolo e lui avrà in cambio la sua bella Giulia», una tirata con ilfumo che resta nell'abitacolo, «in fondo è giusto che l'abbia pagata di più,quest'auto è dotata di tutti gli optional del caso».Kelly aspetta il seguito che arriva subito.«Vetro laterale rotto da tre pallottole che hanno ammazzato uno sbirro,parabrezza sfondato dal secondo sbirro e donna morta al posto di guida.Oltre al mio maledetto sangue appiccicato ovunque».«Eh sì... gli vendi davvero un bel pacchetto completo, Morena...».«All inclusive, maledizione del sangue compresa, ma questo forse è l'unicoparticolare che il nostro dirigente regionale non sa».VROOM!E la Giulia sgassa divertita, forse pensando a quanta morte e sanguespetteranno al prossimo proprietario…

< < < > > >

L'ombra della macchina passa veloce sopra l'asfalto della Prenestina, lastrada che guarda verso Giunone Gabina, quasi una via di confine tra laRoma moderna, costantementeincolonnata nel caos del GrandeRaccordo Anulare, e quella dellevisioni ancestrali, figlie del Tempioaggrappato alla collina, solitariocome la stessa Dea forse havoluto.La Giulia accelera senza quasitener conto del piede di Kelly esorpassa qualunque altramacchina le arrivi a portata dimuso.

Page 24: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Fra un centinaio di metri gira a destra», d'altra parte è l'ultima corsa con loroe vuole farla ruggendo fino in fondo.I cento metri abbondanti arrivano subito e Kelly decelera appena lavorando disottosterzo: la coda della Giulia accompagna il movimento e subito siriassesta sulla nuova traiettoria come una pantera con tangenti tutte sue; lastradina laterale è infilata come fosse una curva panoramica.«Piano, cazzo!», Morena si lamenta più per il fondo sconnesso che per lamanovra in sé, sottolineata dallo stridere degli pneumatici.«Scusa... ma lo sai che ti prende la mano, no?», una sgassata della Giulia el'auto, dopo un divertito sterrato, è con il muso sull’Aviosuperficie Fly Roma.Il cielo è plumbeo, ma uno squarcio improvviso di sole batte sul parabrezza,costringendo Kelly ad abbassare l'aletta di cortesia; anche se la strada èbreve, per una donna come lei è una questione di principio.«Vai fino in fondo efermati dopol'hangar, l'incontrocon Tony è fissatolaggiù», Morenasfila una sigarettadal pacchettofregandosene delleavvertenze, in fondoa un non cadaverela scritta il fumouccide può solo farvenir voglia difumare.«Neanche l'ombra diun ultraleggero»,Kelly con lo sguardopassa in rassegna ilcielo e la pistainsieme. «Che oggici sia lo sciopero deicontrollori divolo…?», sorride.«Meglio così, menogente fra i piedi emeno possibilità che succedano casini», anche Morena guarda attraverso ilfinestrino laterale, tirando una leggera boccata di fumo. «Fermati lì», indicaun punto a lato dell'hangar, dove la strada si allarga in uno spazio sterrato, «aquanto pare siamo arrivate in anticipo».«Bene, così ho il tempo di tirare fuori la carrozzina e farti trovare bella-prontaquando arriva Tony», Kelly scende dall'auto andando ad aprire la bauliera.

Page 25: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

È sempre un gran vedere, bionda, alta, con la camicia felpata a quadri,bianchi, neri e amaranto, sbottonata su due bombe impressionanti.«Spero di bruciarla presto questa fottuta ferraglia», Morena si accomodaimprecando.Due auto intanto stanno arrivando dalla stessa strada appena percorsa dallaGiulia. «Eccoli, riconosco la Mercedes di Tony», Kelly si sposta i capelli dalviso, oggi il vento sembra alzarsi al posto degli ultraleggeri. «Vecchia e luridacome lui».La Mercedes grigio metallizzato si ferma davanti alle due donne, mentre laseconda auto, una Bmw nera con i finestrini oscurati, oltrepassa tuttiandandosi a parcheggiare ai margini dello spiazzo, una decina di metri dallascena principale.«Ehilà, ragazze!», un sorriso largo e finto, a partire dai denti, su una facciasgualcita come un lenzuolo dopo che una troia ci ha scopato sopra per tuttala notte. «Vi trovo in piena salute…», uno sguardo nelle due scollature,sudicio come la carrozzeria dell'auto. «Come sempre, d'altra parte».«Chi c’è nell'altra macchina?», Morena è subito sospettosa.«Come, chi c’è, Morena...?», la voce è ironica. «C’è il futuro proprietario dellatua Giulia; siamo qui per questo, no?».«Allora digli di scendere», stare sulla carrozzina la innervosisce, «non hotempo da perdere».«Certo... non ti incazzare...», Tony fa un cenno verso la Bmw. «Su! È ilmomento di concludere l'affare!», alza la voce improvvisamente e un lampogli attraversa lo sguardo prima che si butti inspiegabilmente a terra.«Che diavolo...?!», Morena, basita, guarda Tony rotolarsi lontano, poi si sentespingere verso il centro dello spiazzo, si volta verso Kelly e anche leisparisce, e allora capisce tutto, un attimo prima che due sportelli si apranocontemporaneamente come sincronizzati al centesimo di secondo, facendospuntare le canne di altrettanti mitra.RAT-RAT-RATE uno di quelli spara subito! Senza nessun indugio!I proiettili le piovono addosso incessantemente, con la furia di un temporaled'agosto, crivellandola di buchi senza pietà.«Ahhh!!!», un grido animalesco esprime tutto il dolore, la rabbia e la sorpresadi Morena Mangone; erutta da una bocca incredula e già disperatamente incerca d'aria.Eppure, nonostante tutto, Morena continua a stringere i manici dellacarrozzina, tentando una strenua resistenza, sia pur passiva.RAT-RAT-RATAnche il secondo mitra, però, fa sentire la sua voce!Vogliono proprio liquidarti, Morena! Vogliono toglierti di mezzo!Piove sul bagnato per Morena Mangone…

Page 26: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Sferzata dalle pallottole, traballa penosamente sulla carrozzina; si stringeancora ai manici, ma le dita diventano insensibili fino a non riconoscere più iltatto.«Gghhh...», e si aprono lentamente, costringendola a mollare quel suo ultimo,disperato appiglio alla vita.STOMPCome un'amazzone colpita a morte, viene disarcionata dalla carrozzinafinendo con la faccia in terra.Striscia d’inerzia per un paio di metri, come a scaricare la tensione dellepallottole, sembra andare chissà dove, ma subito si blocca, rovesciandopesantemente la testa, gli occhi fuori dalle orbite e un fiotto di sangue dallabbro.«Bel lavoro, ragazzi», Tony si rialza passandosi una mano sulla giacca perripulirla dalla polvere. «Avrà addosso una ventina di pallottole».Vuole vedere se ha ragione e per farlo la rivolta supina: cerca di contarle, manon è facile essere precisi quando un corpo è crivellato in questo modo e lacamicetta è diventata un’unica chiazza di sangue.«Sì, una ventina, più o meno…».«E senza fare un graffio alla macchina», precisa uno dei due sicari, unacicatrice che parte dalla tempia sinistra per scomparire fra la barba. «Propriocome ci avevi raccomandato».«In questo vi ho aiutato io…», Kelly emerge dal profilo della Giulia, il luogopiù sicuro in quel momento; e ci rimane addosso, seduta sul parafango -curve su curve - a stento di equivoci.«Già, il Direttore sarà più che soddisfatto», Tony si sfila un cellulare dallatasca dei pantaloni. «Diamogli subito la bella notizia».Il tempo di selezionare il numero dalla rubrica e parte la chiamata.«Signor Direttore... sono Tony...», un colpo di tosse, «è andato tutto comeprevisto, liscio come l'olio...», va subito al sodo, da sempre per lui il tempo èdenaro.«Bene... ottimo lavoro», una pausa per brindare al successo con un sorso diHighland Park invecchiato 25 anni. «Quindi sai anche dove la puttana tenevai miei soldi, vero?», la partita è ancora più eccitante se viene stravinta.«Certo, Direttore, come le ho detto qui conosco le abitudini di tutti...».«A me interessano solamente le abitudini di Morena», la voce fortificata dalwhisky è ancora più decisa.«Non si preoccupi, conosco anche quelle».«Allora procedi come da programma», il rumore di vetro contro altro vetro, unulteriore mezzo dito di bicchiere che si riempie. «Recuperato tutto, ti terraicinquemila euro per il servizio», un sorso più lungo del primo. «E altriquindicimila saranno tuoi non appena mi parcheggerai la Giulia nel piazzale».Una breve pausa per un altro conteggio.«Domani alle 22 sarò da lei, se l'orario le va bene», ventimila euro in tutto, inquesto caso il conto è netto.

Page 27: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Ti aspetto per quell'ora.E dai un calcio in culo alla bodrilla da parte mia…».Tony mette la suola del mocassino sul culo di Morena, che dopo uno spasmoè rimasto a puntare il cielo plumbeo, ancora scosso da lievi fremiti, e lospinge di lato per rimetterla a faccia in su.Le braccia tremano scomposte come appartenessero a una bambola elettricain corto circuito, oppure a una malata di parkinson in fase acuta; gli occhicoperti dalla morte che tralascia di chiuderli.Morena, d’altronde, è ormai abituata a fare la non cadavere.«Non mi interessa prenderti a calci in culo», si china su di lei. «A meinteressa prenderti questa», e con un gesto involontariamente prudente -come se per assurdo avesse timore di beccarsi una scossa elettrica o unqualche contagio - le strappa la collanina con appesa una chiave. «Vede,Direttore, che conosco anche le abitudini di Morena…?», sfila la chiave e sela mette in tasca. «La chiave di una cassetta di sicurezza messa al sicuro fradue grosse tette, un bel nascondiglio, non c’è che dire».Già, proprio una bella abitudine, Morena. Finché qualcuno non la viene aconoscere.«Andiamocene, Tony, è meglio non restare troppo tempo qui», gli uominievidentemente non sanno che oggi non passerà nessuno.«Sì, è vero… prendi la mia macchina, io vengo con la Giulia», finge una frettache non ha e si avvicina all'auto.«E il cadavere? Dobbiamo portarlo via?».«Non c’è n’è bisogno, ci penserà qualcun altro…», e con un cenno del capoindica l’hangar.«Come vuoi, Tony. Penso che tu sappia quello che fai».«Certo che lo so…».Tra stridii di pneumatici, le tre macchine si incolonnano con la Giulia in testa,lasciando Morena con il petto in su, che continua a guardare i cieli di questosilenzioso pomeriggio senza aerei.È solo in quel momento che una seconda carrozzina, spinta da una figuraallampanata, fa il suo ingresso in scena. Sopra c’è una bella donna dal voltodi cera, una cera non diversa da quella di Morena.

ORE 22:00 DEL GIORNO DOPO

Il cellulare fatto squillare un paio di volte come concordato e il cancelloautomatico si apre, lasciando entrare la Giulia che si parcheggia subitonell'ampio giardino della villa a tre piani, in mezzo a due fioriere di ciclamini.«Buonasera, Direttore», Tony viene ricevuto nel lussuoso salone, costositappeti persiani sotto ai piedi e intere pareti di quadri d'autore. «Qui ci sono i

Page 28: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

soldi», gli passa una scatola da scarpe. «Tutti... tolti ovviamente i mieiventimila», lo sguardo diventa umidamente veniale.«Ottimo», apre il coperchio di cartone e conta un mazzetto alla volta. «Bene, iconti tornano. Non ti resta che darmi la chiave di lei».«Ops! Me la stavo quasi dimenticando in tasca…», si fruga nei pantaloni.«D'altra parte è difficile separarsi da un mostro così».«Mi rifarò vivo io quando avrò di nuovo bisogno di te», l'uomo guardasoddisfatto la chiave, stringendola fra il pollice e l'indice.«Sempre a disposizione, Direttore», quasi un inchino di reverenza, prima diandarsene a passi invecchiati dal salone.Arriva davanti al cancello dando un'ultima occhiata alla macchina ed esce apiedi, in fondo ventimila euro valgono bene una camminata.Il Direttore è solo, in casa ha sempre avuto posto solamente per le opered'arte, e neanche per tutte considerando che il Canaletto fa bella mostra di séin ufficio. Si infila una giacca di velluto nero e scende in giardino senza darespiegazioni a nessuna moglie, uno dei tanti vantaggi del vivere senza donne.«Sei bellissima», passa unamano sul cofano della Giulia,l'ennesima opera d'arte chesi aggiunge alla già riccacollezione.«Da questo momento sono iltuo nuovo proprietario», e labacia quasi morbosamente,ignorando che è esattamentel'opposto.«Hai fatto un affare, ma nondimenticare come ci seiriuscito…», Kelly Madison, lasuper biondona americana,48 anni ben nascosti, si siedevoluttuosa sul cofano ancoracaldo; l’inconfondibilecamicia felpata a quadroni -da uomo, o forse unisex, macerto non da tutte le donne -apertamente sbottonata.«Come potrei…».Solo, sì, ma con la puttanagiusta.«Se dovessi scegliere… chiterresti al tuo fianco… eh?».Kelly è gelosa, o forse vuolesolo scherzare.

Page 29: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Io sono calda sempre, lei si sta già raffreddando…».Parole un po’ troppo affrettate, di cui presto la bella Kelly Madison avrebbescoperto tutta la pericolosa ambiguità…

< < < > > >

Una croce d'acciaio piantata sul capo della chiesa, a fare ombra sulle animeche entrano, per ripulirsi con confessioni e preghiere, ignorando che l'ottone -seppur lucidato - resta sempre ottone.L'oro si trova altrove; nei giacimenti del Vaticano.«Se Dio si definisce Colui che tutto può, perché non sconfigge il Male?», ilprete sente addosso un fiato gelido che proviene dall'altra parte delconfessionale. «E se invece può sconfiggerlo, e non lo fa, allora è un Diomalvagio più dello stesso Male».«Non bestemmiare, ti prego!».«Io non bestemmio ciò che non esiste. Piuttosto prete, non hai ancorariconosciuto la mia voce?Ma ti comprendo, in fondo mi hai sempre sentito urlare di finto piacere,quando mi facevi i tuoi giochetti perversi...».«Ma cosa stai dicendo...?!», il viso si avvampa come se qualcuno gli avessebuttato sulla pelle benzina e fiammifero, in rapida sequenza.«Godevo per denaro, tutto il resto era falso, proprio come il tuo Dio», unaboccata di sigaretta con il fumo soffiato apposta attraverso le piccole feritoiedel confessionale. «Sono Pegah».Silenzio.«Ti lascio solamente il tempo per ricordare chi sono, se sei svelto ti basteràper accennare almeno l'inizio del Padre Nostro».«Pe…pe...gah...?», ricordi balbuzienti lo portano diritto dentro una camerad'albergo a cinque stelle attaccato alla periferia della città.«Bravo prete, sei stato più veloce di quanto pensassi», il rumore leggero diuna pistola che viene sfilata dalla borsa.«Ma... cosa...?», la morte sorprende sempre, specialmente quando arrivadentro casa.PFTT!PFTT!«Padre nostro che sei nei cieli...», i due colpi arrivano silenziosi al di là delconfessionale, «sia fatta la tua volontà...», e spaccano il cuore del prete, «erimetti i debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori...».La donna si alza a fatica e tirando di lato la tendina esce dal confessionale.«E liberaci dal male», la borsetta in spalla e una pistola più leggera.«È già arrivato Don Mario...?», una vecchia ingobbita dagli anni e dai peccatile si para davanti.«Sì, ma stamani non sta troppo bene», le mette una mano sulla spalla.

Page 30: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Mio Dio, cosa gli è successo?», gli occhi preoccupati di chi smarriscequalcosa d’importante.«Vada sotto l'altare e preghi per lui, credo proprio ne abbia bisogno», si chinasulla guancia della vecchia, baciandola. «E le dia questo da parte mia».Fuori, all'ombra della chiesa, un uomo con la carrozzina la sta aspettando.«Fammi sedere, ammazzare mi stanca», la figura allampanata, una crocevivente se solo allargasse le braccia, ubbidisce con la testa e prende ladiscesa riservata ai disabili.«Fermati un momento», la donna arresta la carrozzina con un gesto dellamano.«Dobbiamo sbrigarci, Pegah... fra poco qui sarà pieno di poliziotti».«In chiesa ci sono solamente tre vecchie: quella che ho incontratasull'ingresso più altre due che stanno pregando sotto l'altare, non penso siaccorgeranno subito che il prete non potrà più confessare nessuno», si togliegli occhiali scuri, lasciando vedere la durezza del suo sguardo. «E poi chisospetterebbe di un'invalida su una carrozzina e del suo fedeleaccompagnatore...?».«Sì... ma sbrighiamoci lo stesso».«Vedi quell'albero? Le foglie appese per miracolo, come me che mi ostino adappendermi alla vita», si rimette subito gli occhiali, forse per non guardare infaccia la realtà fino in fondo. «Ma d'altra parte tutti siamo appesi al destinodella nostra fottuta vita, anche tu in questo preciso istante», mette la manonella borsa facendo spuntare solo la canna della pistola.«Cosa vuoi fare?», la guarda senza scomporsi, è già morto troppe volte peravere paura di morire.«Niente... non preoccuparti...», rimette il gingillo nella borsa con un sorriso.«Ho bisogno di te, lo sai, non posso ammazzarti; tantomeno adesso che hoappena iniziato la mia vendetta».«Ho paura che tutto questo vanificherà il mio sforzo di lasciarti in vita».«In tal caso avrai una paziente in meno e un posto in più fra le tue panche»,gli mette una mano sul polso ossuto. «Ma adesso ho un bel po’ di motivi inpiù per non crepare», stavolta dalla borsetta tira fuori un foglio di carta. «Lalista sarebbe molto più lunga, ma ho voluto selezionare solamente i piùmeritevoli», una serie di nomi scritti a penna. «Don Mario Tenerani è la primacroce della mia processione», tira due righe sul nome con una biro. UEEEE!UEEEE!UEEEE!Le sirene si stanno già facendo sentire, le vecchie in chiesa hanno finito direcitare le loro preghiere prima del previsto.«Andiamo via, e alla svelta», l'uomo la fa sedere in macchina riponendo intutta furia la carrozzina in bauliera.«Il caro Direttore», Pegah si disinteressa delle volanti e del casino che stannofacendo. «La prossima croce», e ferma il dito sul foglio all'altezza delsecondo nome.«Prima sai che dovrò procedere con un disintossicamento, hai respirato

Page 31: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

troppa vita per compiere tutto questo», le indica un’auto della polizia che liincrocia, sfrecciando nella direzione opposta.«Ti do una settimana, non di più», lo guarda seria. «Poi dovrò essere dinuovo in piedi», la chiesa è già lontana, ora davanti a lei c’è una lussuosavilla piena di opere d'arte, anche parcheggiate.«Farò del mio meglio», la guarda, finendo nella sua bella scollatura.«Bravo Malmstrom, portami a casa e rimettimi in sesto, adesso mi sentoproprio stanca», e appoggia la testa al sedile, con gli occhi che si chiudono inun sonno lungo quanto il tempo della prossima resurrezione.«Pegah...? Ti credevo morta e sepolta da tempo...».«Magari sono resuscitata apposta per passare un'ultima notte con te.Sempre se non hai paura degli zombi…».«Passa da me stasera, ho paura di tutto tranne che delle belle donne».Clic.«Hai sentito, mio caro professore? Stasera non prendere impegni, deviaccompagnarmi a un incontro galante». Si guarda allo specchio. «Con questolo farò morire», accosta a sé un vestito nero fatto più di scollature e spacchiche di stoffa.«Ne sono certo», Malmstrom l'ammira seduto dietro la sua scrivania. «Perfarlo fuori potresti andare anche disarmata», seppur vecchio non è ancoraarrivato a essere indifferente davanti alla bellezza di una donna.«Sì, ma il destino del Direttore non è quello di morire d'infarto», mette le ditaimitando la canna di una pistola. «Il suo destino è crepare con una mezzadozzina di pallottole in corpo».«Spero tu sappia quello che stai facendo».«Bang!», si soffia sulle dita. «Certo che lo so».Il cancello della villa si apre come spinto dal vento che spazza via dalmarciapiede i vecchi fogli di giornale.«Sei sicura di farcela da sola?».«Certo», lo guarda decisa. «Dieci giorni della tua riabilitazione mi hannorimesso in sesto. Almeno fino al prossimo della lista», apre la portiera escende dall'auto. «Vattene, adesso; io ritorno con quella», indica una Giuliaparcheggiata oltre il cancello, ai piedi della scalinata che conduce alla portad'ingresso della villa.«Mi dispiacerebbe se stavolta dovessi lasciarci del tutto la pelle», ilprofessore si protrae alla sua destra per continuare a vederla. «Lo sai, lìdentro sei la mia preferita», cerca di toccarle una mano che però non trova.«Dopo di lui ci sono altri quattro nomi da cancellare», sorride dandogli già lespalle. «Rimarrò la tua preferita ancora per un po’», chiude la portiera e va aconfondersi con la notte, rischiarata solamente dalla luce dei lampionciniinterni alla villa, che l'accompagnano dal Direttore.Lo spero, mette in moto e riparte, guardandola scomparire oltre l'ampia portad'ingresso.«Pegah... se possibile, sei anche più bella dell'ultima volta che ci siamo

Page 32: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

incontrati...», l'uomo l'accompagna dentro con uno sguardo eccitato, il mix distoffa e pelle ha ottenuto lo scopo voluto. «Ti ringrazio, Direttore», gli offre una mano che non tarda a essere baciata.«Anche tu non sei cambiato per niente», ma il riferimento non è al suoaspetto.«Pegah… ti presento Kelly. È una mia amica e ha insistito per conoscerti.Sappi comunque che non è gelosa di te…».Una finta stretta di mano e uno sguardo gelido, di reciproca investigazione.«Come mi hai telefonato, mi sono subito venuti in mente certi giochetti chesolo tu sapevi farmi...», il riferimento è alle sue perversioni.«Dammi qualcosa da bere», ammazzare qualcuno è sempre più facile seprima si beve un buon bicchiere di whisky. È Kelly a servirla con del bourbon invecchiato; ha molto più seno di Pegah elo mette subito in evidenza, piegandosi in avanti, nella sua solita camicia aquadri, arcisbottonata.«Ma dimmi… dov’eri sparita?Girava voce che un cancro t’avesse levato dalla circolazione».«Le solite malelingue», prende il ballon e appoggia sensualmente le labbra alvetro. «Mi sono solamente concessa un periodo di riposo, diciamo così», ebutta giù un sorso breve come la vita che resta al Direttore.«Meglio così», si versa un dito di whisky anche lui. «Spero però che il riposonon ti abbia arrugginito troppo...», con il dorso della mano le sfiora la pelle,partendo dalla spalla per finirle in mezzo ai seni; come in tutte le cose, nonconta solo la quantità.«Per niente... anzi nel frattempo ho imparato tanti nuovi giochetti...», loallontana da sé e con la punta della scarpa lo spinge all'indietro, fino a farglimettere il culo sulla poltrona alle sue spalle. «Resta seduto lì. E chiudi gliocchi fino a quando non ti dico di riaprirli».«Sei sempre la migliore, Pegah...», e seppur alla cieca, con una mano nonpuò fare a meno di andare a toccarsi in mezzo ai pantaloni.Kelly, intanto, si è defilata, lasciandoli giocare. Pegah non sembra unaminaccia, ma solo un diversivo.«Bravo... continua a tenerli chiusi così...», la sua mano invece scivola nellaborsetta, andando a toccare il manico della pistola con la stessa eccitazioneche sta avendo il direttore toccandosi il cazzo.«Sì... tu sai come farmi eccitare...», il buio impostogli lo rende folle didesiderio.«Adesso puoi riaprire gli occhi».«Ma... cosa...?!», invece di un frustino di pelle si ritrova davanti una colt diferro.«Ti piace il nuovo giochetto...?».«Pegah... cosa vuoi fare con quella pistola...?», vuole illudersi che sia parteintegrante di chissà quale perverso, estremo gioco erotico.«Togliti la mano dal cazzo», lei però non ha voglia di giocare neanche un po’.

Page 33: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Levala, ho detto!».«Cosa… vuoi… fare…?», balbetta mentre spostandosi la mano dai pantalonicapisce che questo non è affatto un gioco.«Bravo. Non vorrei farti saltare un paio di dita al posto delle palle», il dito sipiega sul grilletto, fra la canna della pistola e il bersaglio ora non ci sono piùostacoli.BANG!«Arrrggghhh!!», un urlo disumano fa immediata eco allo sparo.«Male...detta...tro...iaaa...».«Sì, mi chiamavi sempre così, ricordi?», rimette la pistola nella borsetta, uncolpo lì sotto è più che sufficiente per aggiornare la lista.«Arrgghhh...», la mano del Direttore ritorna dov'era prima, cercando adessodi tamponare disperatamente il sangue che sta uscendo a fiotti.«Dove sono le chiavi della Giulia?», gli si para sopra, lasciandogli vedere perl'ultima volta quello che c'è sotto lo spacco del vestito. «Ti ho chiesto dovesono le chiavi!», con il tacco pigia sopra quello che resta del suo cazzo.«Ahhh!!», a volte il dolore può essere troppo da sopportare, tanto da preferirela morte. «So...no... appe...se… laggiù... ahhh...», un dito insanguinato riescea indicare in fondo alla sala.«Bravo Direttore. Questi però me li prendo io», prende dal tavolo due cellularie li infila nella borsa, poi si accuccia scoprendo del tutto le gambe e strappa ilcavo che attacca l'apparecchio fisso del salotto alla presa telefonica. «Nelcaso l'emorragia ti lasciasse il tempo per un'ultima telefonata».«Per...ché...uhhh...», contorcendosi come un serpente, il Direttore vuolealmeno una spiegazione per la sua morte.«I perché trovali da solo», ha già le chiavi dell'auto in mano. «Ma ti consigliodi fare alla svelta».Sta per uscire dalla sala, quando si ritrova davanti la bionda.«Che cazzo succede qui?».Ha una pistola in mano, il braccio lungo il fianco.«Mi hai risparmiato la fatica di cercarti».BANG!BANG!Pegah spara direttamente con la pistola nella borsetta, sorprendendo laMadison.«Ahhh...», incassa una-due volte e viene sbalzata di schiena contro la parete,scivolando giù fino a toccare terra con il sedere, una doppia scia di sanguesul muro, gli occhi fuori dalle orbite, un po' per il dolore e un po' per lo stuporedi essere stata appena ammazzata.«Maledetta…», e si porta entrambe le mani al petto a tapparsi i buchi lasciatidai proiettili: uno per tetta.Pegah ha deciso di non lasciarle scampo, in fondo la biondona ha bruciatosenza pietà un'invalida come lei: è giusto vendicarla.Kelly alza a fatica lo sguardo.«Perché…. che ti ho fatto…».

Page 34: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Il perché trovalo da sola… ma anche a te consiglio di fare alla svelta», lafredda risposta della Bakhsh.«Maledetta… mi hai fottuto…Che aspetti… finiscimi…».«Dove lo vuoi?», Pegah le punta contro la pistola.Kelly rimane un attimo a fissare la canna, quasi ripensandoci.Poi abbassa la testa, tra orgoglio e rassegnazione.«Non importa… ma fai presto… voglio togliermi il pensiero…», e abbandonale braccia sui fianchi.Pegah la guarda un po' e decide.La pistola s’abbassa.«Che significa… mi hai bruciato... finisci il lavoro…».«Io sono abituata a soffrire, tu no. Te lo meriti».«Puttana... ma anche tu… mi seguirai presto...».«Ti sbagli anche qui, Kelly. Io sono già morta. Sei tu che stai seguendo me.E ora addio, bionda...».La Bakhsh se ne va e monta in auto.«Sei finalmente mia», la pelle di Pegah a sfiorare quella della Giulia, un altroorgasmo che non può trattenere.UEEE!UEEE!UEEE!«Maledizione!», l'urlo delle sirene rompe il silenzio della villa e della notte.«Quella bastarda è riuscita a far scattare gli allarmi, era meglio se le mettevouna pallottola in fronte…Devo sbrigarmi!», accende il motore e ingrana la retromarcia. «Apriti!», iltelecomando del cancello è attaccato alle chiavi dell’auto.«È scattato l'allarme nella villa del Massani: chi è il più vicino alla zona?», lesirene spione hanno già spifferato tutto.«Sono Silvestrini, sono proprio intorno alla villa. Vado a effettuare uncontrollo».Per proteggere le inestimabili opere d'arte contenute dentro e fuori la villa, ilDirettore aveva collegato i sistemi d'allarme alla centrale delle guardiegiurate, assicurandosi così una protezione ventiquattro ore su ventiquattro,uno scudo che lo faceva sentire al sicuro da ladri e malviventi.Inutile, tuttavia, contro Pegah; d’altronde, una bella donna che ti spara nellepalle è un fatto che non fa statistica, l’evento imprevedibile che sfida ognischema logico.«Si sta aprendo il cancello, dai fari sembrerebbe che stia uscendo un’auto».«Gli allarmi sono ancora inseriti: stai attento, la cosa non mi piace perniente», il responsabile della centrale operativa mette in guardia il collega.«Sì, questa storia non piace nemmeno a me», è di fronte al cancello quando ifari alti della Giulia lo abbagliano andandogli incontro.BANG!BANG!Due colpi in rapida successione, sparati dal finestrino abbassato, vanno abucare la carrozzeria della Panda.

Page 35: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Silvestrini! Cosa cazzo sta succedendo?! Ci sono degli spari?!».«Maledizione...», l'uomo si tocca una gamba. «Sono stato colpito...».«Cosa diavolo sta succedendo?! Rispondi, Silvestrini, per dio!».«Centrale... mi hanno sparato contro... sono stato colpito a una gamba...»,l'uomo comunica con la sala operativa attraverso la radiomobile.«Stai calmo, mando subito un'ambulanza».«Sto perdendo molto sangue... mi sento mancare...», cerca di fermarel'emorragia premendo il più possibile sull'arto. «Non ho avuto il tempo direagire...».«Chi ti ha sparato, Silvestrini?», la domanda è più che altro per non fargliperdere i sensi.«Non lo so... è buio... troppo buio».«Resisti… l'ambulanza sarà lì a momenti».«Ma ho visto la macchina... una Giulia... colore blu...».«Bravo Silvestrini, ora ci pensiamo noi. Vedi solamente di restare sveglio,intesi?».«Sì, ci provo… ma…».«Che succede? Silvestrini!».«Il cancello… si è aperto ancora… ecco… esce un’altra auto…».«Di che auto si tratta, Silvestrini?». «Non lo so… era bianca… è uscita come un razzo…».«Va bene, Silvestrini, rimani in collegamento, non addormentarti».Eppure è così facile addormentarsi quando tutto è buio e silenzioso, com'èadesso dentro l'abitacolo della piccola auto di pattuglia.A tutte le auto della polizia: cercate una Giulia blu con targa non identificatanella zona est della città.A bordo soggetti armati e pericolosi che hanno già sparato contro unaguardia giurata.Fare attenzione, ripeto, a bordo soggetti armati e pericolosi.«Una fottuta guardia giurata, maledizione… proprio adesso doveva passarequel bastardo…», Pegah impreca tra sé, dando gas alla Giulia.Ma ormai è fatta.Rallenta e si dissimula nello scarso traffico.La Giulia è blu come la notte, la pantera è nel suo habitat, la giungla urbana.Solo uno spietato cacciatore bianco può osare attaccarla.Uno spaventoso stridore di gomme, un’auto di grossa cilindrata che scarta esorpassa di continuo, accorciando velocemente la distanza.Lo specchietto non porta buone notizie.Ma potrebbe essere solo uno che ha fretta.E invece…Incredibile…C’è una bionda al volante…Ed è alla guida di un Giulia bianca ultimo tipo, una bestia mostruosa da 500cavalli.

Page 36: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Tra le due ci sono 50 anni di differenza.Ai tempi della prima, si perfezionavano ancora le macchine da scrivere, nonc’erano i computer e non c’era internet; non c’erano nemmeno i telefonicellulari; e perfino il televideo era ancora una chimera.Ma basta buttare dentro una terza cattiva e si capisce subito che una GiuliaTI del 1968 non è una vecchia macchina da scrivere, simpatica ma superata.L’asfalto brucia, le prospettive si deformano, i giri salgono, i battiti del cuoreanche. Non c’è ancora computer che sappia scrivere così bene.La vecchia Giulia non è una TV in bianco e nero. È sempre una bestia dacinema.Su un’autostrada, forse, la nuova Giulia la castigherebbe.Ma qui siamo in piena giungla urbana, dove l’asfalto è una scommessa e larazza conta.Siamo su Viale Palmiro Togliatti, dove le altre macchine sono birillirettangolari tra due bisce indiavolate.«Puttana…», il gentile pensiero di Pegah è rivolto a Kelly.Come diavolo…L’ha lasciata a terra, moribonda.E adesso se la ritrova indemoniata alla guida di un’auto con 400 cavalli in piùnel motore.Un miracolo?No.Cocaina.Kelly Madison ha sniffato e ritrovato le forze, come Al Pacino nel filmScarface.Ha i polmoni pieni di sangue, ma anche tanta voglia di vendicarsi.Furiosa come un toro, è pronta a incornare chi l’ha uccisa, sapendo di esseregià morta.C’è quasi, le è addosso.Dopo l’acquedotto la affiancherà e la farà fuori; poi, se rimarrà tempo,chiamerà Tony e andrà a morire da lui.Viale Palmiro Togliatti è infatti attraversato da un imponente acquedottoromano: diverse arcate si aprono sulla carreggiata, in entrambe le direzioni,anche se non tutte hanno la stessa ampiezza.Le due bisce procedono ormai a contatto, una dietro all’altra.Roma è una vecchia città e la nuova Giulia non la conosce ancora.La Giulia blu passa, la Giulia bianca capisce troppa tardi.È inutile perfino frenare.L’unica cosa che può fare Kelly è impattare con lo spigolo destro dell’auto.L’urto è bestiale, la Giulia piroetta più volte e finisce sullo spartitraffico, quasidisintegrata.La trappola di Pegah è riuscita.Nella giungla urbana i centimetri fanno la differenza.C’è fumo, l’auto sta per esplodere.

Page 37: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

FINALE ALFA

È a questo punto che Pegah ingrana la retromarcia e riattraversal’acquedotto.Kelly è ormai crepata, ma non merita una fine così.A dispetto delle condizioni esterne, l’abitacolo ha retto, i numerosi airbaghanno funzionato.La Madison sembra viva e cosciente.La tira fuori, non senza fatica, e la carica sulla Giulia. Quella vecchia.«Perché l’hai fatto…?», la domanda non tarda ad arrivare.Pegah riparte bruciando le gomme sull'asfalto della notte romana.La Giulia bianca esplode in quel momento.«Hai sentito?Per questo».È troppo confusa per capire, ci vuole qualche concetto in più.«Hai guidato bene, Kelly, ma la tua auto era inferiore, non era adatta allagiungla urbana».«Ora che farai di me… guarda…», si sbottona la camicia, facendo ballaredavanti a Pegah il grosso seno bucato due volte. «M’hai ammazzato…».«Ti porto da un amico».«Io voglio morire da Tony…».«Quel bastardo? Quello che ha fottuto Morena?Se ci tieni tanto, lo faremo venire al tuo capezzale».UEEE!UEEE!UEEE!«Ridammi la pistola… se si avvicinano… li brucio…».Sorprendentemente, Pegah le restituisce l’arma che aveva trovato sul sediledella Giulia bianca.«Come fai a fidarti…? Ti inseguivo per ammazzarti…».«Lo so, ma anche una puttana ha un suo codice.E poi, se mi sbaglio, non perdo molto; sono i vantaggi di chi è già crepato.Vedi piuttosto di non prendere altro piombo, sei già abbastanza morta».«Non succederà… ci tengo a rivedere Tony… anche se è un bastardo…».«E di Massani?».«Inutile parlarne… gli stavo dietro… solo per succhiargli i soldi…».«L’avevo capito».La polizia è seminata, sta cercando una Giulia blu ultimo tipo, non unavecchia Giulia TI del 1968, ormai considerata da museo.Pegah si dirige verso casa, al suo domicilio, l’obitorio di Malmstrom.Kelly Madison, al suo fianco, è una maschera di cera, occhi infossati e labbralivide. Sta per crollare e la Bakhsh lo sa. Per questo frusta la pantera.La bionda è bella, morbida, ed è una combattente.

Page 38: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Pegah… ho poco tempo… portami all'ospedale… non voglio morire… comeuna puttana...», ansante, sangue alla bocca e ormai in apnea, disperatacome soltanto una guerriera che sente la vita sfuggirle può essere.«Calmati Kelly, siamo arrivate».Pegah suona il clacson. È inconfondibile, come tutto il resto.Malmstrom entra subito in azione.Adrenalina e ossigeno speciale.E poi, plasma fresco.Ma serve a poco, la condanna è inappellabile.«Pegah... vieni qui... non lasciarmi...», la voce è ansiosa, innaturale, Kelly sisente già morta e Pegah sa che ha ragione, gliel'ha confermato ancheMalmstrom.«Mi dispiace, le cose non si mettono benissimo, ma anch'io me la vedobrutta, sai… ho un brutto tumore in corpo, cosa credi...In fondo, avrei potuto finirti, no? Tu stessa me l'avevi chiesto; perciòconsolati, sei ancora viva e all'ospedale non saresti durata molto».«Sì... lo so… ma tu aspetterai con me… vero...?».«Te lo devo. Sono stata io a spararti. Rimarremo vicine».«Pegah… chiama Tony…».«Va bene.Ma prima dimmi perché hai tradito Morena».«È il nostro mondo... Pegah... anche tu... mi hai fregato... a tradimento...».«È vero, non te l'aspettavi...Ti ho fottuto perché eri troppo pericolosa e non volevo testimoni.Ma dopo... come hai fatto a...?».«Ho visto la morte... mi aspettavo il colpo di grazia... ma non è arrivato... horipreso coraggio... la rabbia mi ha dato forza... ho preso un po' di roba... esono ripartita... volevo trascinarti con me... all'inferno delle puttane... ma sonorimasta sola...».«Non proprio...».«Ora siamo in pace... Pegah... ma io ti avrei sparato... ho tentato di sentirmiviva... uccidendoti...».«Lo so, fa parte del gioco, lo stesso gioco che ha bruciato te stasera ebrucerà me fra non molto».«Hai detto... che sei già morta...».«È così, non ci sono possibilità per me, ma il professore sta allungando ilbrodo da parecchio tempo...Vuoi ancora chiamare Tony?».Kelly annuisce.«È un bastardo... ma crepando... si diventa sentimentali...».«Allora ci sono diversi modi di morire, perché io non lo sono diventata...».La Mercedes grigia arriva subito.Anche se lurida, qualcosa tra loro c’è.«Che cazzo aspettiamo a portarla in ospedale, eh?!».

Page 39: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Stai zitto, o ti mando via, Tony. Ricordati che sei un semplice ospite.In ospedale non avrebbe scampo, qui ha un’ultima possibilità da giocarsi esono in pochi a essere tanto fortunati…».«Tu saresti tra questi, vero?».«L’hai detto. Anche se a volte vorrei farla finita per sempre».Se ne va, lasciandoli soli.«Fottuto bastardo... non ti perdi... l'ultimo giro di Kelly... eh...».«Non dirmi che ti fidi di quella sgualdrina...».«Non ci sono alternative... non fare l'idiota...».«Se vuoi, l'ammazzo...».«Non ne saresti capace... sei un imbroglione... non un assassino...E poi... avrei potuto farlo... io stessa...».«Ce la fai a dirmi come è andata? Voglio sapere tutto...».«Ero da Massani... ho sentito uno sparo... sono andata a vedere... e lei... miha bruciato...».«Maledizione... perché cazzo non hai sparato per prima?!».«Non pensavo... che quella puttana... fosse tanto pericolosa...».«E adesso che ti ha fatto fuori, che dici...?».«Non ricordarmelo... idiota...».«D'accordo, vai avanti...».«Ero sconvolta... le ho chiesto di finirmi...».«Sei pazza?».«Non l'ha fatto... idiota...Quando se n'è andata... ho sniffato un bel po' di roba... mi sono tirata su... el'ho inseguita... con la nuova Giulia di Massani...L'ho beccata... sulla Togliatti... le stavo addosso... ma poi... l'acquedotto... ilmaledetto acquedotto... era troppo stretto... sono americana... non sapevo...che l'acquedotto... fosse così strano...».«Ti ha teso una trappola, quella stronza. Dicono che sia già morta, ed eccoperché sa tante cose. Che è successo poi?».«La mia auto... si è disintegrata... ma lei... mi ha tirato fuori... prima del bottofinale... e mi ha portato qui...».«Sei stata tosta, Kelly.È una storia fica, gagliarda, peccato soltanto che finisca male...Non ne hai per molto, vero bionda?».«Sono all'ultimo giro... Tony...Ma anche se sei un bastardo... sei il mio uomo... e voglio creparti vicino...ecco perché sei qui...».«Rimarrò fino all'ultimo respiro, Kelly.Ma tu avvisami...».«Non so... forse accadrà all'improvviso... non so ancora... come si muore...».«Sì, hai ragione, ma tu non pensarci, prova a non pensarci».«Ho troppa rabbia... per non pensarci...Ma almeno sei venuto... ti crepo vicino... Tony...».

Page 40: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«E io ti ricorderò, Kelly. Rimarrai mia per sempre...».«Sei un idiota... e un bastardo... ma sei il mio uomo... e mi vedrai crepare...vicino a te... ho deciso io così...Ora scatta... scatta tante foto... di Kelly Madison... mentre crepa... uccisa dauna puttana... e portale con te... sempre... e vieni su di me... vieni a me... conquelle...».«Sì, ho capito, ho capito. Le faccio subito».E quasi non smette più.Si scuote solo quando la vede aggravarsi.«Ehi, bionda! Hai una brutta cera... ti faccio visitare da quel pazzo.Pegah... !Kelly ha bisogno di un'occhiata...!».«Non strillare, arrivo. I clienti del professore non sopportano il rumore».Malmstrom le somministra altra adrenalina, ma ormai è questione di poco.«Sapevo che la sua morte non sarebbe stata facile, è così con questo tipo didonne, in fondo è simile a me; potevo farla finita subito, ma non me la sonosentita di spararle il colpo di grazia», la Bakhsh si rivolge a Tony; è tornata incarrozzina, lo sforzo si è fatto sentire.«L'hai fottuta lo stesso e io dovrei vendicarmi...».«Non lo farai. L'ho uccisa per errore, è stato un incidente.Ma non sarebbe accaduto, se non avesse tradito Morena. E anche tu l'haifatto.Vuoi vederla?».«Chi? Morena? Non mi interessano le donne troppo fredde, Pegah...», el'avvicinò viscidamente.«Fa bene a chiamarti idiota. Torna da lei, non le manca molto».«Pegah...», la chiama.La Bakhsh torna al capezzale della Madison.«Vieni... vieni accanto a me... mentre Tony scatta altre foto...».«Che foto?».«Le foto... della bionda... che gli crepa vicino...».Sorride e le asciuga il sudore freddo dal collo, con un gesto di sostanzialerispetto.«Non ho rimpianti... Pegah... Cynthia è crepata da sola... ho fatto fuoriMorena... e stavo succhiandomi Massani...Mi sono battuta bene... anche se ho perso...Comunque... sono l'ultima a crepare... mi sono trascinata fin qui... con ipolmoni bucati... ho evitato... una pallottola in bocca... ho retto... a un bottodella madonna... sono sfuggita... alle fiamme...Non guardarmi così... la bionda non ha rimpianti...».«Non ci credo. E devo correggerti. Non sei l'ultima a crepare».«Che vuoi dire...».Mentre assiste alla fine della bionda, Pegah sente su di sé la propria.Le gira la testa, anche da seduta; dopotutto, è una malata terminale dicancro.

Page 41: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Malmstrom la vede in difficoltà.«Stai tranquilla... la farò addormentare e la ricucirò con calma, nei ritagli ditempo, lo sai come funziona.Vi risveglierete insieme».«Voglio che sappia...».«D'accordo. Ma adesso dormi, Pegah. Anche la Giulia dorme.Vi risveglierete insieme.Se tutto andrà bene, al primo giro di chiave».Malmstrom la mette in sospeso e torna da Kelly.«La signora ha espresso il desiderio che tu sappia».«Vecchio bastardo... sto crepando... dammi qualcosa...».Il professore si allontana, ma ritorna molto presto, spingendo un'altracarrozzina...«Che si...gnifica...», balbetta la Madison.«Significa che ho incassato anche queste, brutta stronza... puttana...Ho lottato, rimarrò sulla sedia, ma per te non c'è nulla fare... budella...Ti vedrò morire sotto i miei occhi...», il risentimento appare abbastanzagiustificabile, «mentre io ne sto uscendo ancora una volta...», la camicetta sigonfia orgogliosa, «ho le budella aggrovigliate, ma rimango indistruttibile...».«Morena... io non volevo farlo... non maledirmi... sto crepando... ho paura...».«Lo vedo, infatti. Sei una puttana che muore con la paura addosso.Mi porti via, professore. Non voglio più vederla».«Morena... anche Cynthia... ti ha tradito... era d'accordo... con la guardia...».Malmstrom le lascia il tempo di ascoltare e poi l'accontenta.«Non ti ha degnato... di uno sguardo... hai visto...», Kelly si rivolge a Tony.«Sì, ha fatto la dura. E anche tu dovresti provarci».«Io... sono... finita...».«Parlerò con il professore».«Allora... sbrigati... idiota...».Malmstrom ormai la sa lunga. E si fa promettere un bel mucchio di soldiprima di scrivere la ricetta...In fondo, anche se radiato dall'albo, nessuno può fargli concorrenza.«Dormite, adesso».

FINALE ROMEO

BOOMUn grosso pezzo di lamiera vola fino a ricadere sull'asfalto una decina dimetri più avanti, forse è una portiera.E forse c'è rimasto attaccato un pezzo della bella bionda, ma anche perquesto non c'è certezza. L'unica cosa certa è che Kelly da stanotte ha come

Page 42: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

lapide una parete dell'acquedotto romano, una tomba privilegiata per unaputtana come lei.Pegah, scampata alla roulette russa dell'acquedotto e sostenutadall'adrenalina, continua a spingere la sua Giulia a piena velocità come seKelly e l'altra Giulia le fossero ancora attaccate al culo in una specie di garafantasma dove entrambe hanno i requisiti per partecipare: una è appenacrepata e l'altra lo è già da tempo.Poi, dopo un paio di curve percorse a gomme roventi, Pegah alza il piededall'acceleratore rendendosi conto che il traguardo era all'ingressodell'acquedotto e che l'ha tagliato da vincitrice: la gara è finita.Scala le marce e rallenta sempre di più, come se adesso quell'andaturatranquilla fosse una sigaretta fumata dopo una bella scopata, il rilassamentodopo l'orgasmo, e si ferma solamente quando arriva al filtro, parcheggiando afilo del marciapiede. Manda la nuca all'indietro contro il poggiatesta e chiude gli occhi perdendosipiacevolmente nel buio del sonno che si confonde perfetto con la notteromana, un addormentarsi lieve che la fa sorridere serena come non lecapitava da decenni, da quando ancora bambina sapeva sognare postimigliori oltre i confini dell'Iran.Magari arrivasse adesso la morte, Pegah, non ti attaccheresti più allesperanze e ai macchinari di Malmstrom.Ma questa non è la morte. Purtroppo.Questo è un sogno dentro un altro sogno di chi si addormenta sognandoincubi.

< < < > > >

«Hai sentito, Carlo? Hanno assassinato il Procuratore Coco, insieme allascorta».«Sì, Giovanni, ho appena letto il giornale».«Brutti tempi davvero... questo è un mondo senza futuro per i giovani».«Già, meno male che noi siamo vecchi...», accenna un sorriso picchiando ilbastone sul marciapiede. «Largo alle nuove disgraziate generazioni», apre laporta del bar. «Beviamoci qualcosa di fresco, oggi fa davvero caldo», èmeglio cambiare discorso dissetandosi, tanto questi anni che qualcuno ha giàchiamato di piombo non possono di certo alleggerirli loro.«Io invece prendo quel nuovo gelato... come si chiama...?».«Cornetto».«Vedi... la memoria comincia a perdere colpi».«Lo prendo anch'io».«Franco... due cornetti alla faccia della memoria!».

Page 43: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

Due cornetti, come i due agenti di scorta morti nell'attentato al ProcuratoreGenerale Francesco Coco, avvenuto il giorno prima a Genova, l'otto digiugno.È l'anno 1976, un'annata rivoluzionaria per l'Algida con il lancio su scalamondiale del Cornetto, il gelato che diventerà un simbolo per diversegenerazioni.Simboli e rivoluzioni, e generazioni che dormono con la pistola sotto ilcuscino, perché è il piombo il metallo che va di moda di questi tempi. Oltre alcornetto.

< < < > > >

RAT!RAT!RAT!La raffica parte senza pietà, falciando la guardia giurata di turno.«Tutti a terra!», una voce di donna chiarisce subito cosa sta succedendo. «Alprimo che si muove faccio fare la stessa fine!».«Metti tutto qui dentro, svelto!», anche la seconda voce è femminile e con lamitraglietta Skorpion in pugno indica il borsone già aperto.«Per l'amor di Dio... non mi spari...», il bancario dalla fronte già sudaticciaimplora come un cane davanti a un osso, in fondo fare l'eroe per un mucchiodi soldi degli altri non conviene affatto.«Voi continuate a restare sdraiati con le facce appiccicate al pavimento!»,tono duro e deciso, con il classico repertorio di ogni rapina in banca che sirispetti, la prima voce tiene a bada il resto della compagnia con la canna dellamitraglietta ancora calda.«Muoviti!», la donna al bancone non sembra avere molta pazienza.«Maledizione... una volante della polizia!», una terza voce, sempre di donna,parla fra sé dentro l'abitacolo di una Giulia parcheggiata di fronte alla BancaNazionale. «Non fermatevi, accidenti... non fermatevi...», l'auto sfila accantoe si accosta lentamente una cinquantina di metri oltre la bancaparcheggiando davanti al bar.Sono le undici di mattina, evidentemente i poliziotti fanno colazione tardi.«Stramaledetti piedipiatti!», Pegah è tentata di entrare e far saltare tutto, maè troppo tardi, lo capisce vedendo Paola e Roberta uscire di corsa dallabanca.«Una rapina! Una rapina!», un cliente esce immediatamente dopo di loro.«Fermatele!», forse ha un bel conto corrente e rivuole subito indietro i suoisoldi.«Su! Dentro, ragazze! C'è anche quella fottuta volante là!», Pegah sgassasull'acceleratore con il piede nevrotico.RAT!RAT!RAT!«Ahhh!».

Page 44: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

L'uomo di mezza età rotola giù dalla scalinata della banca come un fantocciodi stoffa, macchiando di sangue un gradino dopo l'altro.«Via! Via!», Paola lascia mano e mitraglietta fuori dal finestrino, mentre laGiulia parte indemoniata griffando l'asfalto con la marca degli pneumatici.RAT-RAT-RAT!E spara una seconda raffica, stavolta contro i due agenti richiamati dalle gridaall'esterno del bar.«Ahhh!», il primo viene colpito in pieno petto stramazzando rumorosamenteaddosso alle sedie di metallo, mentre il secondo poliziotto avvantaggiatodall'essere rimasto un paio di passi dietro al collega, riesce a buttarsi a terrae a far fuoco conto l'auto in corsa.BANGBANGUn paio di colpi di pistola esplodono contro la Giulia, bucandone lateralmentela carrozzeria.«Li abbiamo fottuti quei bastardi!», Roberta, la seconda donna con lamitraglietta, ora seduta di fianco a Pegah, urla eccitata con l'adrenalina chescorre a fiumi nelle vene come l'alcool nelle gole degli ubriachi.Anche lei, Pegah, vorrebbe urlare, ma non ci riesce; uno strano e improvvisosapore metallico le impasta la lingua, mentre una tremenda fitta al fiancosinistro le fa mancare il fiato.«C'è stata una rapina alla Banca Nazionale! Ci hanno sparato addosso dauna Giulia blu», il poliziotto si aggrappa alla radio della volante. «Mandatesubito un'ambulanza, il collega è ferito! Fate presto!».Il traffico cittadino di quest'ora potrebbe rallentare la corsa del mezzo disoccorso, forse questa è la prima cosa che pensa il poliziotto mentre chiudela comunicazione, ma il collega non ha più nessuna fretta di andareall'ospedale: con gli occhi a guardare il cielo sperando di trovarci il Paradiso,ha già sbrigato tutte le pratiche terrene.Per ultima quella di morire.La gente esce correndo dalla banca, dal bar e da ogni parte, urlando emettendosi le mani in faccia come a bendarsi e non guardare questi giornifatti di rapine al piombo e di attentati al sangue.Carlo e Giovanni, i due vecchi, restano invece seduti a un tavolo dentro albar: sono stanchi e non hanno più la forza di vedere un altro morto.«La guerra era più leale di tutto questo», Giovanni guarda il cornettospiaccicato sul pavimento, dopo che la paura glielo ha fatto cadere dallemani. «Lì si sapeva a chi sparare». Carlo rimane zitto, aspettando laconclusione della frase. «Qui invece sparano a tutti».E tutti, prima o dopo, si prendono una pallottola. Anche Pegah.«Ohhh...», la macchina procede a scatti.«Cosa c'è, Pegah?», Roberta la guarda senza capire. «Pigia su questomaledetto acceleratore, dobbiamo arrivare al garage e cambiare auto primache le strade si riempiano di piedipiatti!».

Page 45: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Credo... di essere stata colpita...», Pegah si porta una mano al fiancosinistro per poi rimetterla sul volante piena di sangue.«Maledizione... sei ferita...», si guarda le dita scioccata, mentre ritira lapropria mano dalla sua camicetta. «Quel bastardo si è buttato a terrariuscendo a sparare un paio di colpi», ringhia Paola da dietro.E se l'è presi entrambi Pegah.«Devo accostare... uhhh... non ce la faccio...», il dolore le fa piegare la testain avanti.«Gira là, a destra», cento metri e la strada si interseca con una viasecondaria. «Così...», Roberta aiuta Pegah a curvare e la Giulia si allargafino a montare con entrambe le ruote di sinistra sul marciapiede opposto: èun senso unico e su quel lato c'è il divieto di sosta, un colpo di fortuna per letre donne in mezzo a tanti colpi di mitragliette e pistole.«Sto crepando...», Pegah reclina la testa all'indietro portandosi le mani sullapancia, le pallottole del poliziotto l'hanno sventrata.«Prendi la borsa e scendi», Roberta ha già una gamba fuori dallo sportellocon il tacco a toccare l'asfalto.«Ma... e lei...?», Paola la guarda smarrita.«Lei è spacciata», allunga una mano nel borsone e prende un paio dimazzetti di banconote. «Scendi, maledizione!».«Mi dispiace, Pegah...», le sfiora la guancia con il dorso della mano escende, borsone nella mano sinistra e mitraglietta nella destra, nascostasotto la larga sahariana beige che la copre fin oltre i fianchi.«Dispiace anche a me, sorella», Roberta è già scesa e le parla con la testaaffacciata nell'abitacolo.«Andate... male...dizione... io... sono... fottu...ta... ahhh...».«Tieni...», le mette i due mazzetti di banconote sul sedile, «nel caso tisbagliassi».Passo svelto ma senza correre, e le due donne arrivano in fondo alla cortavia, per poi attraversare la strada e continuare a camminare su un altromarciapiede.Uno sguardo avanti e due indietro, le sirene della polizia stanno già facendocasino in lontananza. «Credi si salverà...?», Paola cerca affannosamente distare dietro al passo e alla durezza di Roberta.«Penso sia fottuta», i tacchi a picchiettare veloci sopra il marciapiede. «Macon Pegah non si può mai sapere, è un demone fatto donna».Un paio di isolati e sono al luogo prestabilito.«Metti il borsone dietro», un'anonima Fiat 128 bianca si ritrovaimprovvisamente più ricca di una Rolls Royce. «E leviamo alla svelta le tendeda qui», Roberta ingrana la marcia, un piccolo sbuffo dal tubo discappamento e la macchina si infila nel traffico per dirigersi al casolare diperiferia dove spartirsi il bottino.«Ci toccherà anche la parte di Pegah», Paola guarda verso il parabrezzavedendoci il volto di lei.

Page 46: GIULIA - Dido · incazzato, più perplesso che preoccupato. La bonona rincula sulla punta delle scarpe, il busto cala in avanti, la mano perde la valigetta, l’altra scatta a stringersi

«Dividersi un terzo in più non sarà un grosso sacrificio».«Era affezionata a quella macchina», ignora il cinismo di Roberta, spostandoil discorso sulla Giulia.«Già, chissà perché...».«Forse perché è l'unica che non l'ha mai tradita», gira la testa verso di leicercandole con gli occhi lo sguardo. Una breve pausa. «Non come noi».La macchina accelera come a fuggire da quell'idea.«Per questo è giusto che la Giulia sia la sua tomba».

< < < > > >

Sedie a rotelle, dottori dalle figure allampanate, belle donne e motori, epallottole ricoperte di sangue, strane immagini si susseguono nella mente diPegah, forse è tutto un sogno che continua a sognare da quando si èaddormentata al volante della Giulia, ferma su un marciapiede oltre gli archidell'acquedotto contro cui si è schiantata Kelly.«Su, su! Mettetela sulla barella!», ma il dolore sembra reale.«Qui dietro ci siamo! Partite! Veloci!», come la sirena che le trapana leorecchie.Sogni e incubi, o presagi e visioni che arrivano da lontano per portartilontano. Fotografie sviluppate nella camera oscura ancora prima di essere scattate,segni dal futuro.«In sala operatoria! Subito! Non c'è un minuto da perdere!».E le luci si accendono.

F I N E

AVVERTENZAI fatti narrati in questo racconto sono di pura fantasia, frutto dell’immaginazione edella libera espressione artistica degli autori. Ogni riferimento a eventi realmenteaccaduti, a persone realmente esistite o esistenti e a luoghi reali è puramentecasuale. Eventuali somiglianze o impliciti riferimenti con fatti o avvenimenti reali ocon persone, associazioni, organizzazioni, movimenti o partiti realmente esistentisono puramente casuali e non intenzionali, o, se intenzionali, da intendersisolamente quale fonte di suggestione e ispirazione per un’opera di fantasia,dovendosi escludere, perentoriamente, ogni eventuale identificazione oggettiva esoggettiva, come da presente espressa statuizione, e men che meno qualsiasiintento offensivo, denigratorio o sovversivo nei confronti dei singoli individui, gruppio associazioni di persone o della società in generale. In ogni caso, anche rispettoai personaggi di fantasia, in specie quelli femminili, i racconti della presenteCollana rappresentano un tributo alla loro bellezza, carisma, personalità; glieventuali aspetti negativi sono introdotti per mere esigenze di ordine drammatico,narrativo, teleologico; la devozione ai personaggi femminili in questione, da partedegli autori, è implicita e assoluta.