GIOVEDÌ 23 AGOSTO PALAZZO CHIGI SARACINI, ORE 21.15

Allievi del seminarioTABULA RASA. L’arte dell’improvvisazione

STEFANO BATTAGLIA docente e pianoforte

In collaborazione con Siena JazzAttività del Polo Musicale Senese

CHRONOS – KAIROSliriche di Orazio (Venosa 65 a.C. - Roma 8 a.C.), Ode XI, 1

HYDOR4 pianisti

HYLENonetto (2 voci, clarinetto, sax alto, 2 pianoforti, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria)

OKEANOSOttetto (4 pianisti, 2 voci, clarinetto, vibrafono)

GEAQuintetto (2 voci, clarinetto, contrabbasso, batteria)

DRAKONTASettetto (voce, clarinetto, sax alto, 2 pianoforti, chitarra elettrica, percussioni)

CHRONOS ISolo contrabbassoCHRONOS IIDuo (voce, contrabbasso)CHRONOS IIISettetto (clarinetto, sax alto, 2 pianoforti, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria)CHRONOS IIIEnsemble (2 voci, clarinetto, sax alto, 4 pianisti, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria)

ETERE CHASMA EREBO IQuartetto (2 voci, clarinetto, sax alto)ETERE CHASMA EREBO IITrio (chitarra elettrica, contrabbasso, batteria)ETERE CHASMA EREBO IIISettetto (2 voci, clarinetto, sax alto, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria)

CHAOSSolo chitarra elettrica

LEUCONOEEnsemble (2 voci, clarinetto, sax alto, 4 pianisti, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria)

BABYLONIOSOttetto (2 voci, clarinetto, sax alto, 2 pianoforti, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria)

UOVO D’ARGENTOTrio (voce, clarinetto, pianoforte)

TYRRHENUM ISolo batteriaTYRRHENUM IIEnsemble (2 voci, clarinetto, sax alto, 4 pianisti, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria)

Clizia Miglianti voceMirea Vitiello voceLeonardo Agnelli clarinetto Emiliano Arguelles Fuentes sax contraltoFederica Sara Cerizza pianoforteSimone Pelosi pianoforteMario Manuel Rossi pianoforteLorenzo Tosarelli pianoforteNicolò Francesco Faraglia chitarraGabriele Pagliano contrabbassoLucio Miele batteria, percussioniStefano Battaglia pianoforte

Ode XI

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibitu non cercare di conoscere, è inutile/proibito saperlo, quale destino a me, quale a tefinem di dederint, Leuconoe, nec Babyloniosgli dei abbiano riservato, o Leuconoe, e non tentare la cabala/numerologia babilonesetemptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati,Meglio sopportare/patire/accettare tutto ciò che avverràseu plures hiemes, seu tribuit Juppiter ultimam,sia che più inverni o come ultimo Giove ci riserviquae nunc oppositis debilitat pumicibus mareche ora sfianca/sbatte tra le opposte scogliere il Mar TirrenoTyrrhenum; sapias, vina liques, et spatio brevisii saggia, purifica/versa il vino, e ritaglia/concentra la lunga speranza allo spazio brevespem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invidadella vita/alla brevità della vita. Mentre parliamo già fugge il tempo invidiosoaetas. Carpe diem, quam minimum credula postero.Cogli l’attimo, non dare il minimo credito al domani.

Orazio, Carminum I, XI

Quest’unico istante

Il Tempo è un eterno enigma: ci riporta ad uno spazio radicato nel passato e proiettato nel futuro. Ma qual è la sua forma? È lineare, cir-colare, interna, esterna, ciclica, a spi-rale? Finita o infinita, narrativa o ripeti-tiva? Qual è il suo orientamento, quan-do finisce il passato ed inizia il presen-te? Dove finisce il presente, quando è passato?

Non abbiamo risposte definitive, ed è certamente meglio così, eppure la vita di Tutto è soggetta al Tempo. È la di-mensione attraverso la quale misuria-mo lo scorrere degli eventi come co-struzione di principio, determinata dal-la necessità di distinguere il prima ed il poi dall’adesso, il passato dal presente e dal futuro, in tutta la sua complessità. Su un piano filosofico si rilevano gros-so modo due sistemi di misura, quello quantitativo, frazionabile e matema-tico - chronos - e quello qualitativo, associato ad un valore, o archetipo - kairos -. La qualità del tempo non ha a che fare con la sua durata, ma affer-ma che ogni punto-sezione del tempo, che sia un’ora o un lustro, possiede una determinata qualità che consente l’e-mergere di quei fatti adeguati a quella qualità. In altre parole che in quel de-terminato momento possano realizzarsi solo quei fatti i cui contenuti qualitativi corrispondono alla relativa qualità del tempo: un’associazione che caratte-rizza e identifica il tempo che grazie a

quel modello è possibile interpretare sino a misurarlo.

Molte scienze sapienziali come l’astro-logia, la medicina, la magia si basano su kairos: sapienti, scienziati, sciamani e sacerdoti sono in grado di leggere il tempo dalla posizione dei pianeti, dalle viscere degli animali, dal volo degli uc-celli: oroscopo significa propriamente guardare nell’ora. La corrispondenza stessa tra macrocosmo e microcosmo vale anche sul piano temporale, dove ogni istante può contenere e riassume-re in sé l’eternità intera: soprattutto il momento iniziale di un accadimento viene considerato decisivo, come un seme contenente in sé l’intera pianta, e da qui la consapevolezza di agire nel Tempo kairos, il momento opportuno, ossia corrispondente alla qualità del ri-sultato che si vuole ottenere. Esempio di kairos è la sincronicità junghiana, dove lo psicologo disegnava la reciproca influenza o interazione tra due eventi, che non è da intendere in senso causale ma è dovuta al fatto che entrambi hanno avuto origine nello stesso tempo-contesto, sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda.

Ecco, chi si occupa di musica conosce bene il senso di tutto ciò, perché nella vita musicale si associa il Tempo al rit-mo e, come in altra esperienza narra-tiva, alla forma che il brano assume in base alla sua durata: il tempo chronos è studiato nel ritmo attraverso l’esatto frazionamento, la pulsazione regolare,

e l’eventuale forma nel ciclo di pulsa-zioni che determina il metro; allo stesso tempo, chi ha esperienza di improvvi-sazione musicale come di composizio-ne, conosce bene la sensazione di kai-ros e della qualità del tempo.I punti di vista dunque cambiano se a parlarne è un religioso, un fisico, un or-nitologo, un musicista, uno storico, ecc. Dando per buoni e più che legittimi tut-ti i punti di vista, la dimensione per me più affascinante del tempo è ciò che lo riempie, dunque il momento presente, quello che avviene tra un battito e l’al-tro, dunque il Tempo come Intervallo-distanza. Potremmo dire che se una vita è un’u-nità-spazio tra due pulsazioni, la nasci-ta e la morte, l’esistenza è lo spazio in-tervallo, sia in un senso quantitativo di chronos e la sua durata, che in un sen-so qualitativo di kairos. Intervallo che si regge collegando il già avvenuto con il divenire, ciò che verrà, dunque, in un’azione creativo-propulsiva, che ha una direzione inesorabile, sempre in avanti: la vita passata (o il ricordo di essa) viene gettata nel futuro attraver-so lo strumento dell’adesso. Questa distanza è simultaneamente unitaria e ciclica: l’unità pulsante può essere un secondo o un secolo, perché il secondo è una somma di battiti e il secolo è la somma di secondi. E dun-que se/quando una composizione è la somma di battute metriche regolari noi possiamo misurarne facilmente il Tem-po-Chronos; invece i ritmi che riempio-no ogni singola battuta, la micro-forma,

questi cicli di pulsazioni o misure, è dun-que la vita che li abita, con ritmi poten-zialmente liberi, accenti sempre diversi, grovigli e distensioni, canti ed armonie, suoni e melodie, sono la qualità della forma del tempo, il Tempo kairos.

Per qualsiasi performer lo spazio che intercorre tra due pulsazioni, proprio come l’intervallo che separa due altez-ze di suono, può essere vissuto come un percorso: percorso da coprire atti-vamente, dunque creativamente. Per questo, come ogni percorso di semina, ogni atto creativo è da considerarsi né più né meno come un viaggio, ma se un viaggiatore non alleggerisce la sua storia personale il suo cammino diven-ta ogni giorno più pesante e privo di energie vitali. Il passato quindi deve poter essere assorbito profondamente, come un istinto cosciente e non come legame. Non esiste più, in un certo sen-so, ed è importante accettarlo. E il fu-turo, quello sì, siamo tutti d’accordo nel dire che non esiste ancora. Tutto dipen-de da che uso faremo, allora, di questo unico istante di cui dobbiamo impara-re a conoscere il retaggio (il passato) e la promessa (il futuro): da quale trama arriva la costruzione del mio presente? Che cosa sono chiamato a seminare, ora che chronos e kairos cominciano a mostrarsi come assi coordinate dello spaziotempo che mi è stato concesso?

Il primo passo che un viaggiatore com-pie in relazione al Tempo è distaccare un evento da qualsiasi giudizio ed opi-

nione che la sua personalità automati-ca condizionata è portata a esprimere su di esso. Per compiere questo passo, un viaggiatore si addestra a percepire anziché pensare. Quando ad un even-to togliamo tutto ciò che è opinione/critica/giudizio, stiamo compiendo una operazione magica che gli sciamani chiamano cancellare la storia perso-nale. L’evento comincia ad illuminarsi di una luce differente, e cominciano ad apparire le connessioni reali. Ovve-ro l’interrelazione reale, fondamentale, che sottende l’evento. La verità. Da quel momento il viaggiatore en-tra in relazione con la misteriosa entità chiamata Tempo: osserva venire fuori i fatti, la nuda realtà, e conseguente-mente la verità. Comincia a vedere che l’evento non è nato dal nulla, che ogni accadimento è collegato, ed è questo collegamento la cosa più im-portante di tutte per la sua coscienza. Infine ad assumersi la responsabilità to-tale. La sua coscienza diventa lo stru-mento principale con cui indagare la sua vita passata attraverso il presente, incidendo sul suo destino. Il Tempo è questo: lo strumento con cui un viaggiatore osserva e agisce su ciò che il passato gli mostra da risolvere, attraverso la vista della sua coscienza; ma non soltanto questo. Il Tempo di-venta lo strumento con cui un viaggia-tore forgia il suo destino, potremo dire alla luce della verità. Quando tutto questo può accadere? Soltanto ora, adesso, in questo unico istante. Ciò che si dipana in questo uni-

co istante è completo, legittimo figlio di ciò che è stato seminato nel passato. E quindi in questo unico istante si deve agire. Ciò che il destino riserva è il risul-tato di ciò che si determina nell’unico momento possibile dell’adesso, e cioè in questo unico istante. Passato e futuro si annullano nella vita di quell’interval-lo, dove si ha totale responsabilità della verità che in esso si metterà, attraverso le scelte che in esso si operano. Qualsi-asi azione creativa e dinamica si risolve nell’adesso. E non può essere che così, perché la vita è esattamente la rispo-sta alla domanda.Questo viaggio può essere vissuto in modo ricco, profondo e risolutivo nel momento in cui collaboriamo attiva-mente/creativamente con questa veri-tà, abitando coscientemente il Tempo, l’intervallo di quest’unico istante.

Stefano Battaglia

con il contributo di

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