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I ammino in n s i eme I C GIORNALINO PARROCCHIALE DI SONDALO E MONDADIZZA N° 14 - MARZO 2016

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Giornalino ParroccHialeDi SonDalo e monDaDizza

n° 14 - MARzo 2016

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nsiemeIC 1Premessa

A piccoli passi... verso la misericordia

Permettetemi di iniziare questo piccolo spazio con alcune delle tante “frasi forti” che Papa Francesco ci regala: “Si possono aprire cammini importanti facendo piccoli passi”. È un’inie-

zione di fiducia, la sua esortazione a camminare insieme perchè “nell’anno della Misericordia sarebbe bello poter dar luce sui percorsi di solidarietà vera e vis-suta partiti da piccoli passi”. Anche nelle nostre piccole comunità di Sondalo e Mondadizza si cercano, magari a fatica, di aprire nuove iniziative anche grazie al nostro parroco don Giacomo che crede molto nel rendere “viva” e “visiva” la fede di ciascuno di noi. Le vie, i percorsi che cerchiamo di intraprendere hanno come fine Dio. Ecco allora che viene in mente il progetto pastorale del Papa che ci ricorda che “quando si tratta di misericordia, di bontà e di perdono i chilometri sono centimetri” e allora possiamo volgere lo sguardo vicino a noi, non è sempre necessario guardare lontano …e poi ancora il Papa ci ricorda che “se non ab-biamo la forza di compiere un piccolo passo verso Dio, basta il desiderio di muoverlo, per essere accolti”. Abbiamo quindi, tutti, davanti un anno straordinariamente importante per cam-minare insieme con il nostro Pastore della Chiesa che ci rassicura affermando che Dio perdona non con un decreto, ma con una carezza: “La Chiesa non è al mondo per condannare, ma per permettere l’incontro con quell’amore viscerale che è la misericordia di Dio”.

Buon 2016 A tutti noi!Il nuovo anno si apre con un nuovo Direttore Responsabile, il noto giornalista Armando Trabucchi, che ringraziamo per la disponibilità offerta a supportare la redazione. Rinnoviamo, infine, ai lettori e ai numerosi abbonati, l’invito a condividere riflessio-ni, esperienze, testimonianze legate alle nostre comunità. “Insieme in cammino” è uno strumento di condivisione, prima che di informazione, …è per tutti, è voce di tutti…

Angela Castelli

Per comunicare con noi: [email protected]

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Per contattare la parrocchiaDon Giacomo FoliniTel. 0342.803228 - Cell. 339.5630579E-mail: [email protected]

Diacono enzo capitaniCell. 339.8192409E-mail: [email protected]

inSieme in camminoRegistrazione del Tribunale di Sondrio n°401/2012 del Registro Stampa

N° 14 - Marzo 2016Trimestrale delle parrocchie S. Maria Maggiore di Sondalo e S. Giovanni Battista di Mondadizza Via Vanoni, 3 - 23035 Sondalo (SO) Direttore responsabile:Armando TrabucchiDirettore editoriale:don Giacomo FoliniCoordinatrice del gruppo di redazione:Angela Castelli

STAMPA: Tipografi a Polaris- SondrioQuesto numero è stato stampato in 650 copie

abbonamento 2016 Sottoscrivi l’abbonamento annuale a “Insieme in cammino” e ogni numero ti sarà recapitato direttamente a casa.• ABBONAMENTO ANNUO € 15,00 (consegna a mano)• ABBONAMENTO ANNUO € 25.00 (comprensivo di spese

postali per residenti fuori comune) IBAN IT 58W 05216 52260 000000008191

In copertina: affresco ingresso chiesa di sant’Agnese

Visita il sito delle Comunità di Santa Maria Maggiore in Sondalo e San Giovanni Battista in Mondadizza digitando l’indirizzo parrocchiasondalo.wordpress.com Una nuova e innovativa opportunità per rimanere aggiornati sulle iniziative parrocchiali.

htt p://parrocchiasondalo.wordpress.com/

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Signore Gesù Cristo,tu ci hai insegnato ad essere misericordiosicome il Padre Celeste,e ci hai detto che chi vede te, vede Lui.

Mostraci il tuo volto e saremo salvi.Il tuo sguardo pieno di amore liberòZaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro; l’adultera e la Maddalenadal porre la felicità solo in una creatura;fece piangere Pietro dopo il tradimentoe assicurò il Paradiso al ladrone pentito.Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a séla parola che dicesti alla samaritana:se tu conoscessi il dono di Dio!Tu sei il volto del Padre invisibile,del Dio che manifesta la sua onnipotenzasoprattutto con il perdono e la misericordia:fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te,suo Signore, risorto e nella gloria.Hai voluto che i tuoi ministri fosseroanch’essi rivestiti di debolezzaper sentire giusta compassioneper quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore;fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso,amato e perdonato da Dio.

Manda il tuo spirito e consacraci tutti con la sua unzioneperché il Giubileo della Misercordiasia un anno di grazia del Signoree la tua Chiesa con rinnovato entusiasmopossa portare ai poveri il lieto messaggioproclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertàe ai ciechi restituire la vista.

Lo chiediamo per intercessione di MariaMadre della Misericordiaa te che vivi e regni con il Padre e lo Siprito Santoper tutti i secoli dei secoli.Amen!

SommarioLa voce del Papa4 Il nome di Dio è

misericordia

Vita della Chiesa 7 Opportunità per il

bene e il futuro dei giovani

La voce del Parroco10 La porta… nell’Anno

della Misericordia

Santa Pasqua12 «Perché cercate tra

i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto.»

Consiglio Affari Economici14 I nostri conti

L’intervista16 Un cuoco, anzi no, il

sacrista!

La voce della storia19 I nostri avi vivevano

nella fede e nella carità

Mondadizza22 Li Strìa de Šcala

un libro da leggere25 Marta nella corrente

Contributi26 Dal piacere alla

felicità, verso la beatitudine

27 Il volersi bene

Gruppo alpini28 Per non dimenticare

Fondo di Rinuncia e di Solidarietà32 Piccoli gesti per

pensare

oratorio33 Iniziative 34 Il Presepe Vivente

38 SERvizio MIssionario Giovani

40 Campo invernale a Livigno

41 Proposte C.A.G.42 Omaggio a

sant’Agnese47 Carnevale

Sacra rappresentazione48 Passione di

N. S. Gesù Cristo

50 Settimana Santa

51 Appuntamenti

53 Anagrafe

La preghiera

di papa Francesco

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nsiemeIC 5 La voce del PapaLa voce del Papa

il nome di Dio è misericordia

È stato pubblicato di recente da PIEMME un libro - conversa-zione di papa Francesco con

Andrea Tornielli, giornalista del quo-tidiano “La Stampa”: il titolo è auto-grafo del papa. Riprendiamo, sintetizzati, alcuni brani dedicati alla confessione.Perché è importante confessarsi?...Non basterebbe pentirsi e chiedere perdono da soli, vedersela da soli con Dio?I vescovi e i sacerdoti sono strumenti della misericordia di Dio. Agiscono in persona Christi. Questo ha un profon-do significato perché noi siamo esseri sociali. Se tu non sei capace di par-lare dei tuoi sbagli con il fratello, sta’ sicuro che non sei capace di parlar-ne neanche con Dio e così finisci per confessarti con lo specchio, davanti a te stesso.(…) Confessarsi davanti a un sacerdote è un modo per mettere la mia vita nelle mani e nel cuore di un altro, che in quel momento agisce in nome e per conto di Gesù.

Come si fa a riconoscersi peccatori? Cosa direbbe a chi non si sente tale?Gli consiglierei di chiedere questa grazia. (…) Senza la grazia, al massimo si può arrivare a dire: sono limitato, ho i miei limiti, questi sono i miei sbagli. Ma riconoscersi peccatore è un’altra cosa: significa mettersi davanti a Dio, che è il nostro tutto, pre-sentandogli noi stessi, cioè il nostro niente. Le nostre miserie, i nostri peccati. È davvero una grazia che si deve chiedere.Che consigli darebbe a un penitente per una buona confes-sione?Che pensi alla verità della sua vita davanti a Dio, che cosa sente,

che cosa pensa. Che sappia guardare con sincerità a se stesso e al suo peccato. E che si senta peccatore, che si lasci sorpren-dere, stupire da Dio. Perché lui ci riempia con il dono della sua misericordia dobbiamo avvertire il nostro bisogno, il nostro vuoto, la nostra miseria. Non possiamo essere superbi.Che cosa pensa di chi confessa sempre gli stessi peccati?Se si intende la ripetizione quasi automatica di un formulario direi che il penitente non è ben preparato, non sa fare l’esame di co-scienza (…). Se c’è una ripetitività che diventa abitudine è come se non si riuscisse a crescere nella conoscenza di se stessi e del Signore; è come non riconoscere di aver peccato, di avere delle ferite da guarire. Un’altra cosa è chi ricade nello stesso peccato e ne soffre, chi fa fatica a rialzarsi. Ci sono tante persone umili che confessano le loro ricadute. L’importante è rialzarsi sempre, non rimanere a terra a leccarsi le ferite.Lei ha scritto: “Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti uma-ni, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corret-ta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà”. Che cosa significa?Questa è dottrina cattolica, fa parte della grande legge della Chiesa. Per alcune persone, per la condizione in cui si trovano, per il dramma umano che stanno vivendo, un piccolo passo, un piccolo cambiamento vale moltissimo agli occhi di Dio. Un esempio di gesto all’apparenza piccolo, ma grande agli occhi di Dio, è quello che fanno tante mamme e spose, che il sabato o la domenica fanno la coda all’ingresso delle carceri per portare cibo o regali ai figli e ai mariti prigionieri. Non rinnegano i loro figli o i loro mariti che hanno sbagliato, van-no a visitarli. Questo gesto è tanto grande agli occhi di Dio. È un gesto di misericordia, nonostante gli errori commessi dai loro cari.Quali sono le esperienze più im-portanti che un credente dovrebbe vivere nell’Anno Santo della Mise-ricordia?Aprirsi alla misericordia di Dio, aprire se stesso e il proprio cuore, permet-tere a Gesù di venirgli incontro, acco-standosi con fiducia al confessionale. E cercare di essere misericordioso con gli altri.

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Le opere di misericordia della tradizione cristiana sono ancora valide per questo terzo millennio, oppure occorre ripensarle?Sono attuali, sono valide (…) restano la base per il nostro esa-me di coscienza. Guardiamo alle opere di misericordia corpo-rale e alla nostra situazione, alle nostre società. Mi sembra che non manchino circostanze e occasioni intorno a noi. Alle opere di misericordia corporale seguono quelle di misericordia spiri-tuale: nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani. Ricordiamo sempre le parole di San Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore.”

oPERE Di MiSERiCoRDiA

SPiRituALEConsigliare i dubbiosi

Insegnare a chi non saAmmonire i peccatori

Consolare gli afflittiPerdonare le offese

Sopportare pazientemente le persone moleste

Pregare Dio per i vivi e per i morti

oPERE Di MiSERiCoRDiA

CoRPoRALEDare da mangiare

agli affamatiDare da bere agli assetati

Vestire gli ignudiAccogliere i forestieri

Assistere gli ammalatiVisitare i carceratiSeppellire i morti

Vita della ChiesaLa voce del Papa

opportunità per il bene e il futuro dei giovani

Il raduno mondiale della Gioventù a CracoviaDAL 25 AL 31 LuGLio

Il raduno mondiale della Gioventù si terrà a Cracovia. Il percorso di avvicinamento offerto dal Papa vuole sottolineare l’aspetto di un evento di chiesa, rivolto soprattutto ai giovani, ma con l’af-

fettuosa vicinanza delle comunità parrocchiali. I giovani saranno invitati a vivere la partecipazione al raduno come un momento della loro formazione in quella stagione della vita dove si prende in mano la propria esistenza, si decide di sé, si trova il coraggio di mettere le gambe ai propri sogni. L’immagine biblica che sarà al centro del raduno è la beatitudine della misericordia “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia”. Cosa potranno vedere i giovani in Polonia?

LA PiEtà PoPoLARE: LA DEVozionE ALLA DiVinA MiSERiCoRDiA In Polonia è forte la dimensione della pietà popolare che si ma-nifesta nei gesti semplici di tante persone anche giovani che affollano chiese e santuari. Da Cracovia viene la devozione alla

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nsiemeIC 9Vita della ChiesaVita della Chiesa

divina Misericordia: nella se-conda metà del XIX secolo vi fu fondato il monastero per la congregazione delle Suore di Nostra Signora della Mi-sericordia, dove visse e morì la Santa Suor Faustina Ko-walska. La sua canonizza-zione è avvenuta nel 2000 ad opera di papa Giovanni Paolo II.

LA PiEtà PoPoLARE: LA DEVozionE A MARiA Uno dei più bei santuari

si trova a Czestochova ed è dedicato alla Madonna Nera: ha origini nel XV secolo ed è

meta di pellegrinaggi fin dal Medioevo. Pellegrini di tutte le età, soprattutto d’estate, si recano ordinariamente a piedi al santuario percorrendo anche centinaia di chilometri da soli o in compagnia. L’altra meta di pellegrinaggio è il santuario di Kalwaria, progetto paesistico-architettonico fra i più interessanti d’Europa. Gli inizi risalgono al 1601 con l’erezione di una cappella dedicata alla Crocifissione del Signore, seguendo un modello in gesso della Cappella di santa Croce a Gerusalemme.

LA FiGuRA Di GioVAnni PAoLo ii Questo papa fu l’ideatore delle Giornate mondiali della Gioventù. Il fatto di essere nella sua terra lo richiamerà alla memoria dei giovani: molti dei partecipanti non lo hanno conosciuto diretta-mente e quindi la GmG di Cracovia è una bella occasione per riproporne la biografia, una rilettura della sua figura che riesca a dire la forza della sua spiritualità e l’importanza della sua presenza nella vita della chiesa.

SGuARDi SuL MonDoIl mondo e la chiesa dell’est: l’elemento culturale si intreccia con quello ecclesiale. Nella sua storia millenaria la Polonia ospitò mol-te minoranze etniche e confessionali. Questa regione di confine da sempre accolse diverse culture, permettendone l’incontro. Qui trovarono spazio l’ortodossia, il giudaismo, il protestantesimo. Essa fu abitata da armeni, ebrei, slovacchi, rom, lemko e ucraini.

AuSChwitz E BiRkEnAu La visita ai campi di concentramento porta i giovani a contatto con uno dei drammi più scuri della storia dell’umanità, coinvolge il loro mondo emotivo e li aiuta nella formazione di una coscien-za civile più capace di essere rispettosa dell’altro. Potrà essere importante il ricordo di due luminosissime figure di santi: padre Massimiliano Kolbe e Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) che trovarono la morte ad Auschwitz l’uno nel bunker della fame, l’altra nella camera a gas. A loro si aggiunge il ricordo dei martiri polacchi, 108, quasi tutti deportati nei campi a motivo della loro appartenenza alla Chiesa Cattolica.

Carlo Zubiani

Giubileo ragazzi e ragazzeRoMA 24/25 APRiLEDal messaggio del papa: La vostra è un’età di incredibili cambiamenti, in cui tutto sembra possibile e impossibile allo stesso tempo. Vi ripeto con tanta forza: ”Rimanete saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore. Qui sta il segreto del nostro cammino! Lui ci dà il coraggio di andare controcorrente. Credetemi: questo fa bene al cuore, ma ci vuole coraggio e Lui ci dà questo co-raggio! Con Lui possiamo fare cose grandi. Scommettete sui grandi ideali, sulle cose grandi. Noi cristiani non siamo scelti dal Signore per cosine piccole, andate sempre al di là, verso le cose grandi.

“Tappa 14enni” in Diocesi1° MAGGioL’iniziativa, in continuazione con l’esperienza del Molo 14 già vissuta negli anni scorsi, sarà interpretata con una sottolineatura giubilare per i ragazzi. La giornata si svolgerà a Como il primo Maggio ed avrà come momento culminante l’incontro con il Vescovo e la Santa Messa in Duomo nel pomeriggio. Nelle parrocchie viene consigliato un percorso (VIAGGIO) di preparazione con il coinvol-gimento anche dei genitori per aiutare i ragazzi ad entrare nel delicato periodo dell’adolescenza. Le attenzioni educati-ve sono rivolte al tema della conoscenza di sé dei quattordicenni, alle scelte che preparano il domani, all’educazione af-fettiva e sessuale e alla maturazione di fede motivata e responsabile.

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nsiemeIC 11La voce del ParrocoLa voce del Parroco

La porta… nell’Anno della Misericordia

Carissimi parrocchiani,è per la seconda volta che entro nelle vostre case attraverso le pa-

gine del nostro giornalino e, in questa occasione, innanzitutto, vorrei ringra-ziarvi uno ad uno per l’accoglienza e la vicinanza che mi state dimostrando fin dal giorno in cui sono venuto, un po’ intimorito, un po’ titubante, in mezzo a voi, per cercare di rendere sempre pre-sente Cristo maestro e pastore della vostra vita.La scorsa volta avevo cercato di pre-sentarmi, tentando di fare in modo che ciascuno di voi potesse iniziare a cono-scermi un po’, lasciandovi poi la possi-bilità di scoprire di persona ciò che in quelle pagine avevo scritto.Questa volta mi piacerebbe fermarmi un attimo, senza cercare di scadere nell’ovvietà, e parlare ancora una volta del Giubileo della Misericordia che papa Francesco ha indetto e che anche noi stiamo cercando di vivere, e vorrei farlo attraverso quel simbolo che, in chiesa, ci sta accompagnando, la porta. Un simbolo che ci sembra molto comu-ne ma, a pensarci bene, porta con sé diversi significati: è un simbolo di pas-saggio tra il noto e l’ignoto, tra il sacro e

il profano, tra il passato e il futuro. Una porta aperta ci trasmette comunicazio-ne, vita, calore, affetto; una porta chiusa indica divieto, separazione, chiusura, indifferenza. La porta, per esempio quella di una casa, ci segnala una separazione tra l’esterno, che potrebbe anche spaven-tarci e l’interno, cioè le mura domesti-che, dove puoi contare su un ambiente accogliente, familiare, dove riconosci i tuoi affetti.E, se ci riflettiamo bene, ogni giorno per noi è un continuo attraversare porte, seppure in senso metaforico: pensiamo all’accettazione di una nuova sfida, ad una nascita, a un lutto, a un progetto di vita, a una grande gioia, alla riscoper-ta di un’amicizia, a un gesto d’amore e ognuno potrebbe portare ad esempio tante altre porte. In un modo molto particolare, la porta sta accompagnando il nostro cammino parrocchiale. Come papa Francesco, anche noi, il giorno dell’Immacolata, ab-biamo aperto la Porta santa e, da quel giorno, essa si è arricchita di diversi si-gnificati.In primo luogo ha tracciato il percorso dell’Avvento e della Novena verso il santo Natale con cui abbiamo tentato di scoprire e vivere nella nostra vita, le qualità necessarie per essere… aperti alla misericordia di Dio. Nel Natale, poi, si è donato a noi il sim-bolo per eccellenza della misericordia del Padre nei nostri confronti, il Bambin Gesù, la vera porta che ci mostra il suo amore per noi nell’accoglierci sempre così come siamo per ricominciare sulla via della conversione.

Passato il periodo natalizio, all’interno di quella porta, abbiamo introdotto la figura della santa patrona Agnese, una ragazzina che morì martire alla fine del terzo secolo trafitta con colpo di spada alla gola, irremovibile nella sua decisio-ne di offrire al Signore la sua verginità. Quella porta ha poi assunto un altro im-portante significato con l’introduzione del fonte battesimale. Abbiamo potu-to notare come il passaggio attraverso la porta abbia assunto il significato di introduzione alla fede, di rinascita nel-la vita nuova nel Cristo, nella grande famiglia dei credenti che è la Chiesa.Ed ora, in questa Quare-sima in preparazione alla Pasqua ormai vicina, ci stanno accompagnando alla porta alcuni simboli: i lucchetti, che ben identi-ficano le chiusure del no-stro cuore verso il fratello. Pian piano, attraverso le chiavi delle opere di mise-ricordia spirituale, stiamo cercando di slegare que-ste chiusure per giungere ad una vita piena, ad una vita nuova, da risorti nella gioia del perdono.Quello che voglio augurarvi, in conclu-sione, è di continuare a vivere questo Anno Santo sapendo assumere, e lo dico a me per primo, l’atteggiamento della misericordia, non tanto sotto la forma di gesti esteriori eclatanti, ma piuttosto, e penso sia la cosa migliore, nel saper donare amore nel nostro vive-re quotidiano. Gesù stesso vuole che il

cristiano viva nell’amore, sapendo aprire la porta del proprio cuore, perché Dio è così. Per Gesù, Dio è prima di tutto il Miseri-cordioso. Egli, amando tutti, non teme di stare con i peccatori e in questo modo ci rivela veramente chi è Dio.La misericordia, quel sentimento che abbiamo scoperto essere “cosa di cuo-re”, non ci chiede tanto di fare, ma di es-sere, essere immagine del Padre, come è vero che siamo stati creati a sua im-

magine. Se Gesù ci rivela che il nome di Dio è Miseri-cordia, questo nome deve abitare in noi discepoli, chiamati a conformarci a Lui e nutrire i suoi stessi sentimenti. Quella che il Signore ci traccia ancora una volta è una strada grande, su cui tutti siamo invitati a sta-re insieme in cammino, a vivere nell’unità, nella concordia, nell’amore. Se riusciremo a cam-minare su questa stra-da, oltrepassando ogni barriera, ogni divisione,

allora sì che potremo vivere la Pasqua, alla lettera passaggio, vera-mente da risorti, non cercando più tra i morti Colui che è vivo, ma sentendolo fra noi, fratello sulle strade della nostra storia, sentendo il suo cuore vicino ad ognuno di noi. Con questi sentimenti nel cuore, vi au-guro buon cammino nella strada della misericordia!

don Giacomo

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nsiemeIC 13 Santa PasquaSanta Pasqua

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? non è qui, è risorto.»

Può sembrare strano, ma mi risulta un po’ difficile scrivere un articolo sul grande mistero della Pasqua. Sia chiaro, non perché non ci siano cose da dire al riguardo, ma forse

perché vorremmo proporre qualcosa che colpisca sempre di più. Mi sono interrogato a lungo su che cosa avessi potuto dire. Stavo anche pensando di andare a cercare tra i libri che ho in casa o su internet, qualcosa che facesse al caso mio, ma alla fine mi sono detto che ciò che di più importante possiamo conoscere sulla Pasqua lo troviamo nel Vangelo. Ed è quell’annuncio che ho riportato come titolo d’apertura e quei due uomini in vesti sfolgoranti ripetono, oggi ad ognuno di noi, dopo averlo detto alle donne quel mattino presto di Pasqua.Credo che siamo un po’ anche noi come quelle donne che sono andate al sepolcro. Il trovare la tomba vuota, il non vedere più il

corpo di Gesù è una cosa nuova, ma non ci dice nulla di chiaro: ci suscita tante domande, ci lascia un po’ perplessi, ma non troviamo alcuna risposta. Mentre l’un l’altro ci facciamo queste domande, ecco che ci si fanno prossimi quei due uomini in abiti sfolgoranti. Come quelle donne ci chiniamo a terra e prendiamo un po’ di paura. Ma quello che era un semplice gesto di miseri-cordia, il recarsi al sepolcro, si trasforma presto in un evento, in una notizia, in una gioia che, se accolta nel profondo, cambia ve-ramente la nostra vita. Se ci lasciamo invadere da quell’annuncio - “Non è qui, è risorto” - niente resta più come prima nella nostra storia, nella storia di tutta l’umanità. Gesù non è tra i morti, ma è vivo, è il Vivente. Non solo è tornato in vita, ma è egli stesso la vita. Gesù non vive più nel passato, ma vive nel nostro presente, al nostro fianco, sulle nostre strade. E così la novità del mistero della risurrezione ci commuove ancora una volta: la vittoria sul passato, sul male, sulla morte, su tutto quanto schiaccia la vita: è un messaggio rivolto ad ognuno di noi.Abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci dica di non cercare nella tristezza, nell’amarezza, nella chiusura, Colui che è vivo, che cammina con noi. Lasciamo che quella pietra che nascondeva il corpo di Gesù morto rotoli via anche dall’imboccatura del nostro cuore, eliminando quei macigni che bloccano la nostra libertà, la nostra pace, lasciando così fiorire la speranza cri-stiana che dalla Pasqua esplode su tutta la terra. Lasciamo che Gesù sia veramente il protago-nista della nostra vita, con fiducia accettiamo il suo amore, il suo perdono, perché è lui la vera vita. Anche se siamo stati lontani da lui, quelle braccia aperte che dalla croce si sono spalancate su tutto il mondo, sono pronte sempre ad accoglierci nell’amore. Affidiamoci a Lui e non resteremo delusi, Egli ci darà la forza per vivere nella pienezza.In questa Pasqua auguro di cuore ad ognuno di noi di lasciarci invadere dalla luce del volto misericordioso del Padre, che si è fatto volto amico in Gesù nostro fratello. Auguro profondamen-te di imparare da Gesù a guardare i volti oltre le apparenze, a scrutare i cuori con tenerezza e, così, con un po’ della sua infinita tenerezza il nostro sguardo potrà avere per un poco il sapore di una carezza che riscalda.Buona Pasqua dal cuore.Con la mia benedizione

don Giacomo

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nsiemeIC 15Consiglio

Affari EconomiciConsiglio Affari Economici

i nostri contiParrocchia Santa Maria Maggiore

Il Consiglio per gli Affari Economici, presieduto dal Parroco, nella seduta del 24 febbraio ha approvato il ren-

diconto dell’esercizio 2015 ed ha esa-minato la situazione economica com-plessiva.

EntRAtELa gestione ordinaria ha fatto registrare entrate per €192.000: da segnalare fra queste la somma di € 75.000 ricevuta dalla Diocesi con due distinti versamenti nei mesi di marzo e dicembre. Le altre entrate significative provengono dalla comunità per:• servizi liturgici,

benedizione delle famiglie, offerte domenicali e straordinarie € 76.000

• attività dell’oratorio e banco vendita € 10.000

• contributi diversi (Pro Valtellina, Credito Sportivo, Regione Lombardia) € 15.500

uSCitELe uscite ordinarie hanno le seguenti voci principali: • mutui e interessi € 78.000• riscaldamento € 14.000• oneri assicurativi € 6.000

DEBitiLa differenza fra le entrate e le uscite ordinarie viene impiegata per la ridu-zione del debito residuo verso l’impresa che ha eseguito le finiture dell’oratorio e per alcuni indispensabili interventi di manutenzione ordinaria.La situazione debitoria complessiva ha le seguenti voci:• Mutuo con il Credito Sportivo: due

rate annuali dell’importo di € 33.687 ciascuna con scadenze a marzo e settembre fino all’anno 2023.

• Esposizione su conto corrente, so-stanzialmente suddivisa in parti uguali fra le due banche locali, mediamente intorno a € 330.000. Le due banche

praticano, dal 2014, un tasso conte-nuto.

• Debito residuo con l’impresa che ha eseguito le finiture dell’oratorio € 97.000.

EntRAtE StRAoRDinARiELa possibilità di entrate straordinarie riguarda quasi esclusivamente la ven-dita della vecchia casa di via Vanoni per la quale si sono avviati diversi con-tatti senza, per ora, addivenire ad una conclusione. Nel corso dell’anno sono stati perfezionati gli atti della donazione disposta dalla signora Garavatti Silva: l’appartamento in via Lambertenghi è disponibile per la locazione.La situazione attuale non permette di prevedere interventi straordinari.

L’equilibrio attuale è faticosamente possibile con l’aiuto dei parrocchiani attraverso:• sostegno con le offerte ordinarie;• offerte straordinarie;• disponibilità a fornire prestazioni.

Il Parroco ringrazia sentitamente per la generosità e la comprensione dei pro-blemi della Parrocchia.

Si è già dato risalto al contributo che proviene dalla Curia con regolarità e che è reso possibile dal prelievo dei fondi di cui la diocesi dispone con le entrate dell’otto per mille. Si segnala, a questo proposito l’importanza che, al momento della consegna della di-chiarazione annuale dei redditi, si sot-toscriva la destinazione alla Chiesa cattolica della propria quota.

Parrocchia San Giovanni BattistaLa gestione ordinaria dell’anno 2015, secondo il rendiconto licenziato dai fabbricieri, pareggia sostanzialmente intorno a € 9.000.Negli anni scorsi era stata fortemente ridotta la situazione debitoria che resi-duava dai lavori di restauro della chiesa di San Giovanni Battista e della ristruttu-razione della casa parrocchiale. All’inizio di quest’anno è stata perfezio-nata la vendita di un reliquato di terreno con l’entrata di € 4.000 e, soprattutto, la Vicinanza, ha disposto un versamento di € 5.000 che ha permesso di coprire totalmente lo scoperto di conto corrente.

Il Parroco ringrazia tutta la comunità.

Negli anni a venire le entrate consuete,

comprendenti anche le offerte della tra-

dizionale “primizia”, dovrebbero essere

sufficienti a coprire le uscite ordinarie.

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nsiemeIC 17L’intervistaL’intervista

a cura di Angela Castelli

Dopo aver intervista-to le “custodi” delle chiese di Sontiolo,

Migiondo e Sommacolo-gna incontro Carlo On-garo per quattro parole nella sacrestia della chie-sa di san Francesco. A dire il vero prendere ap-puntamento con questo

“servitore silenzioso” non è difficile: tutte le mattine apre la chiesa, è sempre lì pronto ad ogni funzione e dopo la santa Messa delle 18:00 chiude la porta che dà accesso all’edificio reli-gioso e anche alla casa del parroco. Quindi basta an-dare in chiesa e lo si trova indaffarato a far qualcosa o all’interno o all’esterno.

A dire il vero, oggi, pareva che non ci fosse, ma come “dov’è Carlo?”, dentro non c’è … sbircio fuori … ah, eccolo! … sta togliendo la neve che si accumula nello spazio antistante la statua di san Francesco: è un trat-to scivoloso proprio all’in-gresso laterale della chiesa su via Vanoni. Mi sorride … mette via la pala (ha già fi-nito!), mi fa capire che non si deve perdere tempo ed è pronto per l’intervista. In sacrestia prepara al volo due sedie, una con rela-tivo cuscino per me!, lui può farne a meno: questa sì che è cavalleria. Si siede, mi scruta un po’ perplesso, poi la mia prima domanda.Carlo, sei sempre presen-te e disponibile in chiesaSorride ... “Ero uno che passava di lì e mi sono fer-mato a far qualcosa”. Nella mia vita ho fatto poche va-canze vere: quattro giorni nel 1997 dopo la pensio-ne. Questa occupazione mi prende via, sette giorni su sette; ma per distrarmi, d’estate, vado a raccoglie-re mirtilli: mi alzo presto al mattino, sto fuori tutto il giorno e quando rientro la sera passo a chiudere

la porta della chiesa. È un impegno che non mi pesa: fa parte di me … Alla sera mi fermo: guardo il telegior-nale con un occhio e con l’altro faccio la settimana enigmistica.

Ma tu non eri un cuoco?Sì. Ho fatto il cuoco nel settore privato in giro per l’Italia, poi negli ultimi anni, su pressione della moglie (n.d.r. Palmina), ho termi-nato la carriera ai fornelli del Vallesana. Ho lavo-rato fino a 55 anni. Sono del 1942; a quindici anni e mezzo ho finiziato a fre-quentare l’alberghiera di Rimini dove ho studiato da cuoco. Nel periodo prece-dente lavoravo a Colico come aiuto cucina, facevo il garzone, quindi un po’ di tutto; mi apprezzarono così tanto che mi diedero 5.000 lire e, appena saputo che mi accoglievano all’alber-ghiera di Rimini “da per mi e senza dir negot a cà …. a qui témp ghéra miga bisogn de telefonar come ades ….” ho preso il treno e sono partito. Era un mondo diverso da oggi!

E la tua famiglia? Eravamo sette figli; a sette anni mia mamma è morta e nei tre anni successi-

vi spesso siamo rimasti a casa da soli, anzi no … il vi-cinato, in particolare, alcu-ne donne (ricordo Giacinta, Gigina e Carmela), in modo discreto, vigilavano su tut-ti noi durante la giornata, fino a quando, alla sera, il papà tornava dal lavoro al Villaggio. C’era solidarietà e aiuto silenzioso: solo mol-ti anni dopo ho realizzato cosa significa poter con-tare su chi ti sta vicino, da lontano!

Ma i preti, che posto han-no avuto nella tua vita?Allora cominciamo con don Gaffuri. Dal 1956 al 1958, prima di andare a Rimini, insomma per nove mesi, sono stato “suo ospite” in casa parrocchiale … la sua perpetua Cesarina Borrella di Rovellasca era malata, o meglio “la geva là un po’ zòpa”, forse aveva l’artrite, e io stavo in casa a fare pic-coli lavori come caricare i caloriferi a carbone, fare la spesa o piccole commis-sioni … “via … fascevi mi, la perpetua del prevet”. Egli era bravo; ricordo che oltre al prete, faceva scuola alle elementari e mi insegnava a tener pulita la casa. Non c’era da annoiarsi … e poi, sveglia presto al mattino per la prima messa delle

cinque o delle sei!

Li ricordi tutti?Certo, te li dico in ordine i prevosti e i preti: don Gaf-furi, don Virginio, don Ezio Dei Cas di Piatta, don Pini, don Remo Giorgetta, don Enea Svanella e don Anto-nio Saiu … proprio con lui ho iniziato a “maneggiar padelle” per la parrocchia; quando c’erano i campi estivi dei ragazzi … pren-devo ferie dal Vallesana e non mancavo mai! Sono andato avanti così dal 1982 fino al 2000. Poi aiutavo, soprattutto d’estate, i vicari … don Claudio Rossatti (7 anni), don Mario (7 anni), don Andrea (2 anni), don Feliciano (6 anni) e don Mi-chele (4 anni).

Eri il cuoco ufficiale an-che dell’Azione Cattolica …Sì, ho cominciato con i ritiri ad Assisi e a Sotto il Monte e da allora, per molti anni, sono stato nominato cuoco ufficiale per i consigli pro-vinciali che si tenevano a Caspoggio il sabato e la domenica. In parrocchia ho fatto il cuoco per le feste degli anniversari di matri-monio e mi sono prestato per preparare piatti pronti per le suore o per il prevo-

un cuoco, anzi no, il sacrista!

Famiglia Ongaro - Autunno 1952

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nsiemeIC 19La voce della storiaL’intervista

sto. Ho preparato tanti pa-sti caldi in varie occasioni … Eh sì Carlo, tutti abbia-mo potuto gustare le tue prelibatezze … lasagne, cupeta e i favolosi bigné!!!

Quali sacristi hai cono-sciuto?Io ricordo Martin Brav che era il sacrista nei primi anni di don Gianni a Son-dalo; in seguito c’era stato Ruffini Alfonso, fratello di Monsignor Ruffini.

E poi è toccata a te!Al sopraggiungere della mia pensione (a quel tem-po c’era don Gianni) an-che per lui cominciavano a passare gli anni …. Così è iniziato il mio servizio sette giorni su sette a dare una mano. Quando è arriva-to don Carlo Raddrizzani serviva qualcuno di “fis-so” per le varie incom-benze e da allora … Sono disponibile per le varie funzioni religiose: funerali, matrimoni e sante Messe; quando Enzo, il diacono, non c’è, mi preoccupo di trovare i lettori e organizzo un po’ alcune servizi per i riti; quando occorre aziono le campane di santa Maria Maggiore: in pratica vado su in chiesa e con una “chiave apposta” aziono

le campane. A proposito di chiavi … apro e chiudo le porte delle chiese … an-che quella di san’Agnese e santa Marta. Quando so che le donne si organizza-no per le pulizie delle chie-se, non manco a dare una mano. Se qualcuno ha bi-sogno di me … basta che venga in chiesa e mi trova. Nell’era del telefonino, io sono sempre raggiungi-bile e “se ghe son miga, … i specia!; al prevost al gha bisogn del telefonino, ma al sagrista l’à da salvar negùn”Improvvisamente arriva una collaboratrice par-rocchiale: “Ciao, Carlo. Disturbo? Tu riesci a ta-gliare un panforte per un cartello da appendere?” . Prontamente il “sacrista”

risponde: “Certo! Dimmi, anzi scrivimi le misure che domani mattina lo taglio di misura.” Guardo Car-lo e sorrido … ma tu non sei solo un sacrista, non sei solo un cuoco, sei un indaffarato tesoro silenzio-so per la nostra comunità. La messa sta per iniziare … arriva don Giacomo … i suoi paramenti sono lì pronti per essere indos-sati, Carlo li ha preparati e mi confida: “Ogni prete ha le sue preferenze in fatto di paramenti sacri, di organizzazione delle funzioni, di uso dei calici …; “mi ghe vo dré”; mi ba-stano pochi giorni e subito capisco le loro preferenze e mi sintonizzo con loro. Ricordati che “l’è più facil obedir, che comandar!”.

i nostri avi vivevano nella fede e nella carità

Nei secoli scorsi, nella nostra comunità, era molto radicato il sentimento religioso che si rifletteva nelle azioni della vita quotidiana.

La giornata cominciava con la messa feriale delle 5 poiché il primo pensiero era rivolto a Dio. Pur condu-cendo una vita di stenti e di fatiche, nei nostri avi c’era la consolazione, la serenità e la fiducia di un premio futuro che solo una fede granitica poteva dare.Il concetto di carità era praticato come amore spon-taneo per soccorrere chi aveva bisogno. Questo senso morale collettivo univa nelle avversità: era come una rete di protezione sociale che aiutava a superare le difficoltà. Quando si offriva un aiuto, il ringraziamento era: “Chèl sies benedì l’anima di téi pòr mort!”.Le chiese, le santelle, i santèi, gli affreschi murali dedicati ai santi protettori erano e sono, ancora oggi, i segni tangibili di fiducia e di speranza nel Signore.

L’edificio che si distingue nella struttura del nostro paese è la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Maggiore. È il simbolo della funzione sociale e religiosa svolta dalla Chiesa che ha resistito alle bufere delle guerre ed al potere terreno. Segnala, pur con modifiche, i segni del tempo e la storia del nostro paese, luogo dove generazioni intere hanno partecipato agli avvenimenti re-ligiosi e civili che si sono susseguiti nello svolgersi del tempo.Come avvenimenti specialissimi si vissero i vari Giubilei, i Tridui, le Rogazioni, le Missioni e le Predicazioni. I Tridui consistevano in tre giornate con sante Messe, canti, preghiere e predicazioni che impegnavano i fedeli per le intere giornate. Le funzioni per le Missioni duravano otto giorni e le prediche, seguite da tanti fedeli con devozione (due al giorno), erano tenute da missionari chiamati da Bergamo e da Brescia.

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nsiemeIC 21La voce della storiaLa voce della storia

Le Predicazioni della Quaresima avevano cadenza annuale regolare con la presenza di sacerdoti locali.Il Prevosto don Giovanni Zubiani ricorda così la ce-lebrazione del Giubileo del 1926: “Si comincia il venerdì 12-13-14 novembre con la gioventù femminile. Alle 14:30 il segno con tutte le campane. Alle 15, le ragazze raccolte in buon nu-mero, preparate con ripetute istruzioni, dopo breve funzione, lì si fece la I° visita. II° visita all’oratorio di St. Dorotea; III° al suffragio, IV° a Santa Marta poi confessioni. Alle confessioni coadiuvarono il Rev. Dei Cas, parroco di Le Prese, don Giacomo Besseghini parroco di Mondadizza e don Vincenzo Scifoni cappellano di Migiondo... Si ebbero circa 125 comunioni parrocchiali. Il parroco confessò i ragazzi nell’oratorio. Il venerdì 19, sab 20 e dom 21 si fece altrettanto per le donne che corrisposero in buon numero nonostante il tempo pessimo. Il venerdì 26, sab 27, dom 28 come sopra gli uomini, i fanciulli edi giovani che corrisposero soddisfa-centemente.”

Ma l’avvenimento più coinvolgente fu la riesumazione delle spoglie del sacerdote Pier Antonio Lamber-tenghi.Scrive sempre il prevosto Zubiani: “A memoria pe-renne, i parrocchiani di Sondalo, il 26 dicembre 1882 fecero il solenne trasporto delle ossa benedette di lui, dal sepolcro comune dei sacerdoti, in un’urna marmorea collocata in luogo distinto della Chiesa Par-rocchiale. Nell’urna fu posta anche una pergamena. Il trasporto fu solennissimo e imponentissimo. Si calcola che in paese si trovassero presenti ben 5000 persone. La folla durante la sacra funzione era sì numerosa e stipata che riempiva letteralmente tutta la Chiesa, tutti i corridoi adiacenti ed il vecchio cimitero, la scala e la strada presso la Chiesa. Vi fu musica e banda musi-cale, numeroso clero e persone ragguardevoli venute

da’ vicini paese. Il M.Rev. Sacerdote Don Pietro Turcatti fece in Chiesa un applauditissimo discorso.”In occasione del centenario dalla morte del beato Pier Antonio Lambertenghi, venne celebrato un triduo di preghiere e devozio-ni il 14-15-16 novembre 1926, durante il quale l’urna del beato, contenente le ossa, venne esposta al centro della Chiesa per

essere venerata da tutta la popolazione. La pergamena contenuta nell’urna venne letta a tutti e poi riposta con un foglio firmato dai 18 sacerdoti presenti, dai fabbricieri e dal sagrestano.Per la numerosa partecipazione dei fedeli si dovette rimandare per ben due volte la riposizione dell’urna nella teca, per per-mettere a tutti di baciarla e di vedere le ossa attraverso il vetro. Attualmente l’urna è collocata in una teca all’ingresso della porta dei morti.Erano molto in uso, tra la nostra gente, manuali di devozione intitolati “Filotea” che contenevano consigli per praticare le virtù, meditazioni, preghiere, novene, canti liturgici ed esercizi per l’elevazione dell’anima. Era usanza tenere ai lati del letto gli “Ac-quasèntin” per le preghiere della sera e del mattino.

Ricordo quando, da piccola, accompagnavo la mamma ai vespri e qualche volta all’ufficio dei morti: il canto mesto e solenne dei salmi recitato dai confratelli che si alternava con quello corale dei fedeli e delle consorelle che era coinvolgente ed entrava nell’intimo dell’anima. In seguito ai profondi cambiamenti sociali ed economici che hanno modificato il modo di vivere in generale, con un uso del tempo più rigido e impegnativo, molte di queste funzioni sono andate purtroppo scomparendo a favore di una tendenza più individualista e materialista.Oggi guerre, distruzioni e massacri con popolazioni disperate stanno sconvolgen-do il nostro mondo creando un clima di violenze, paure ed incertezze. In questo scenario si colloca il Giubileo straordinario della misericordia che Papa Francesco ha inaugurato, apren-do la Porta Santa a Bangui in Centrafri-ca: un invito per il popolo cristiano a compiere opere di misericordia.

Leandra Pozzi

Congresso eucaristico Grosio 1963Stendardo della confraternita del suffragio

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nsiemeIC 23MondadizzaMondadizza

Li Strìa de Šcala

Per la sfilata di Carne-vale la vici-

nanza di Monda-dizza, quest’an-no, ha realizzato un carro dedi-cato alle Strie di Scala, coinvol-gendo bambini ed adulti della frazione. I giorni prima della sfi-lata sono stati frenetici. Gli uomini si sono improvv isa t i provetti archi-tetti, geometri, falegnami e in pochissimo tempo, utiliz-zando delle assi, hanno costruito un castello con torre centra-

le. Nel contempo nelle case c’è stata la “caccia” nei solai e negli armadi ai vecchi scialli, grembiuli, e gonne delle nonne. Mamme o zie si sono “armate” di aghi, spilli, forbici e filo per adattare abiti o pezzi di stoffa per i più piccoli. Il giorno della sfilata a Sondalo c’erano più carri rispetto agli anni precedenti rendendo la manifestazione più allegra e coinvolgente e contenti i nostri bambini al termine della sfilata, abbiamo potuto gustare, in oratorio delle ottime “chiacchiere” e della cioccolata calda , molto gradita visto il tempo inclemente. Il divertimento non è mancato, tanto da far decidere al gruppo di partecipare, la do-menica successiva, anche alla sfilata di Grosio, dove il carro si è classificato al 3° posto nella categoria dei carri esterni. Per

le vie di Grosio i bambini urlavano dal carro, a squarciagola, questo ritornello: “tremate, trema-te, le streghe sono ritornate” suscitando ilarità e risate tra la gente e un applauso al momento della premiazione. Durante la presentazione del nostro carro, come richiesto dagli organizzatori, è stata letta la seguente filastrocca che doveva essere in rime, (quindi adattata) tratta da una leggenda popolare riguardante “Li Strìa de Šcala”.

Nel passato si è parlato molto di leggende inerenti le streghe. Il Monte Scala nel passato era considerato il monte delle streghe “de li stria” e Scala Piena era il luogo di ritrovo, da cui poi “vola-vano” dirigendosi nelle zone limitrofe.

Li Strìa de ŠcalaQuel che’l cunta la leĝendal’è miga ‘na bèla facenda.Un ómen con la soa maiona l’era parti’ per andarda Frontal a Šcala a regolar viaLa maiona la ghe disc al sè pà:vosc veder che fò piöver?E ‘l pà: “sesc metuda drê a böer?”Rivà al bùi de Šcala,la maiona un dì in de l’acqua la calae ‘n den moment la ğiornada da serena serenéntal’è diventáda nera neréntaUn’ acqua che Dio la mendavala s’è inviada ğió dal cêl a sedeláda!Al pà štremì: “dešmetéla!” al ghe diševa“Ma son míga bóna” le la rešpondéva!“Chi che t’ha insegná a far šti laôr?”“La végia! L’e šcé che la ga li mên de ôr;adess la fa sù ombrâi,adess la fa vegnîr i temporâi!Al véčc štremì come negŭn, rivâ a deštinaziŏn,al čiapa femma e fiola e al li liga a’ n pâl con un gròs cordôn.Ala fîn al ghe da föch insém a un bèl paiôn!

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nsiemeIC 25un libro da leggereMondadizza

Molte persone avevano assistito ad episodi inspiegabili, visto creature “strane” spesso mostruose e sentito rumori terrificanti. Le persone attribuivano alle “strie” tali fenomeni. Ne parla ancora

oggi, chi allora era bam-bino, riportando ciò che i loro avi raccontavano per sentito dire o visto?! Sono tante le storie che gli an-ziani di oggi, da bambi-ni, sentivano raccontare dagli adulti, quando alla sera si riunivano “a far filò” nelle stalle o stue: i ragazzi stavano ad ascoltarli attenti senza perdere una parola “a bóca avèrta”, ma quan-do dovevano spostarsi di sera al buio, sia in casa che fuori, si ricor-davano di quello che avevano ascoltato e avevano terrore… “la póira l’era tènta”!!!Oggi se ne parla an-che ridendo di tali fatti e si è felici di condivi-dere i ricordi. Tutte le zone del Mon-te Scala erano abita-te durante l’estate: “I Camp”, “I Pra Gar-dèen”, “Li baita del Bui despéz” dove c’è

ancora la fontana scavata in una grande roccia, Scala Piena, sulla destra “Casparacc”, salendo “Li Marina”, più in su “Al Prâ” e poi “Cambetegia” e per finire al Saš Biènch e al Saš Nèr, salendo troviamo uno “spiazzo” chiamato “La Fopa de li Montanèli” dove da piccoli ci si recava a raccogliere le stelle alpine. Scala è un monte veramente bello, da cui si gode un panorama spettacolare su tutta la valle. “Li Strìa” avevano scelto bene!!!

Orsola Genovese

MARtA nELLA CoRREntEdi Elena Rausa - Ed. Neri Pozza

È l’estate del 1982, a Milano e in tutto il resto d’Italia impazzano i festeggiamenti per la vittoria della Nazionale di calcio ai mondiali di Spagna, quando Marta, una bambina di sette anni, resta praticamente sola al modo, fragile creatura

travolta “nella corrente” di quello che potremmo definire un destino crudele.La “corrente” che trascina Marta va così casualmente ad incrociarne un’altra, solo in apparenza meno drammatica: quella che trascina Emma, assistente sociale già quasi a fine carriera, a cui viene affidato l’incarico di seguire “il caso” della bimba.E da qui si dipanano le storie precedenti delle due donne, fatte di momenti di intensa gioia, di incontri con persone capaci di amore profondo e disinteressato, ma soprattutto di esperienze dolorosamente devastanti. Questi eventi hanno creato in Marta ed Emma un carattere forte e determinato, ma anche un profondo senso di colpa che le rende incapaci di perdonarsi, di accettarsi fino in fondo e quindi di accettare anche gli altri, in ultima analisi incapaci di amare e di lasciarsi amare e perciò condannate all’infelicità.Naturalmente Emma capisce che non potrà aiutare Marta se non supererà lei in prima persona i suoi problemi e non troverà risposta alle domande che da qua-rant’anni la tormentano: “Perché qualcuno rimane vittima del male e qualcuno viene risparmiato? Chi sopravvive alle persone amate, che invece sono state travolte dal male, ha qualche colpa? Cosa avrebbe dovuto fare per evitarlo? Cosa può fare per riparare alla colpa di essersi salvato?” E quindi: “Che senso ha il dolore delle vittime innocenti e che cosa possiamo fare per aiutarle?”Tutte domande che si possono riassumere in queste: “Che senso ha il male?” “Come lo si può affrontare senza rimanerne schiacciati?”Allora Emma, aiutata dalle persone che le vogliono bene, intraprende il suo viaggio interiore, che la porta innanzitutto ad affrontare le verità del suo passato, anche le più dolorose, perché il primo passo per affrontare il male è guardarlo in faccia ed accettarne l’esistenza. Poi certo non trova tutte le risposte definitive, perché forse non ci sono, o forse non sono risposte fatte di parole, ma di amore, di vicinanza a chi soffre nel rispetto della sua libertà; restano comunque risposte parziali, che ci costringono a convivere con grandi zone d’ombra e di mistero, consapevoli dei nostri limiti, della nostra non onnipotenza di creature.Forse è poco, ma è quanto basta ad aiutare Marta: almeno lei, con l’aiuto di chi le vuol bene, può così guardare al futuro con la fiducia e la serenità che sarebbero dovute a tutti i bambini del mondo.

Elia Tomè

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nsiemeIC 27ContributiContributi

Dal piacere alla felicità, verso la beatitudine

Beatitudine: parola, ai giorni nostri, quasi scomparsa forse perché non fa riferimento al corpo, alla psiche, ma allo spirito. La sfera spirituale, infatti, costituisce una realtà non ricercata, peggio negletta ai più. Basta leggere

il significato etimologico della parola beatitudine: “condizione perfetta dell’ani-ma, in uno stato completo e superiore di felicità, nella contemplazione di Dio”. Siamo maggiormente interessati al corpo che corrisponde al piacere, ma per quanto intenso, è breve; si passa subito dallo soddisfacimento alla tristezza e così si è sempre alla ricerca di nuovi piaceri. Quando ci si accorge che il piacere dei sensi non è il più forte, si cerca qualcosa che va oltre, che non riguarda solo il corpo. Allora si ricerca la felicità auspicabile che può essere di lunga durata; spesso dipende dalle circostanze, dalla buona sorte, dalla salute, dai beni … ma la felicità è soprattutto desiderio e questo, il più delle volte, è sofferenza. Pertanto la condizione umana comune è l’infelicità: vogliamo sempre qualcosa, ci trasciniamo sempre alla ricerca di cose illusorie che, crediamo, diano felicità. A livello sociale la ricerca del piacere, della felicità personale è contraria alla giustizia. Come dice un antico filosofo: “Chi ama il piacere, ama il proprio corpo, chi ama il proprio corpo ama la ricchezza e chi ama la ricchezza è ingiusto”. Nel piacere e nella felicità, il mio eslude il tuo; si è incapaci di valutare il bene degli altri come il proprio e questo più iniquo, ingiusto. Questo ci porta a parlare di diritti, oggi non si parla d’altro! Ma la maggior parte delle volte il diritto di qualcuno, giocoforza, calpesta la felicità di un altro. Lo vedreste un san Francesco parlare di diritti? La beatitudine riguarda lo spi-rito che presuppone la fine dell’egoità, cioè l’evangelica rinuncia a se stessi: quella che san Giovanni della Croce chiamava “morte” dell’io psichico e quindi la rinascita di un “io” spirituale. Questa “morte” è vitale: santa Teresa d’Avila usa l’immagine della farfalla che nasce dalla crisalide dell’anima e dà beatitudine, per cui la felicità cessa di dipendere dalle circostanze. Per cui lo spirito è una realtà profondamente di-versa a quella della psiche e una caratteristica fondamentale è l’essere immune dalle circostanze. Nella beatitudine tutto è bene, è gioia: ci si è liberati dalle limitazione dell’ego come una farfalla liberata dall’io impuro che, uscita dalla crisalide, vola verso Dio.

Lorenzo Partesana

il volersi bene

Quando due fidanzati percorrono la strada insieme e poi decidono di unire le loro vite con il sacramento del matrimonio, fanno una promessa davanti a

Dio, al sacerdote e a tutti i presenti, cioè “quella di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia”. In questa promessa c’è un aspetto molto impor-tante, “l’uomo non osi separare ciò che Dio unisce”. Il percorso della famiglia è carico di incomprensioni, difficoltà e incertezze, ma non per questo bisogna arrendersi al primo ostacolo che si incontra. Una vita insieme comporta rinunce, spirito di sopportazione e mediazione e l’allevare i propri figli con amore. Quando si è giova-ni tutto appare più roseo e facile, poi con il matrimonio arrivano le responsabilità e i doveri di entrambi. La vita frenetica di oggi rende la famiglia più esposta a con-tinui disagi e difficoltà, anche economiche, perché nel nostro Paese mancano sup-porti e politiche sociali adeguate. La nostra società si fonda principalmente sulla famiglia che è poi il fattore trainante della società stessa, non dimentichiamolo. Chi ama, fa sul serio, non per accontentare qualcuno: e non mi piace nemmeno quel dire che il “volersi bene finchè va, è roba da gatti” e non da uomini. Un amore vero porta con sé una profondità di aspetti e desideri che appartegono all’uomo e ci vuole un grande allenamento per proteggere e salvaguardare quello che è il nucleo famigliare. Un sentimento forte come l’amore dovrebbe superare le eventuali delusioni, ca-dute, sofferenze e tradimenti che percorrono la vita coniugale e insieme ritrovare l’impegno nel superarle e affrontarle con sacrificio, coraggio e soprattutto con il bene reciproco. Mi piace pensare alla famiglia come una nave che supera ura-gani, forti venti e burrasche senza mai perdere la rotta e poi navigare su acque tranquille attraversando paesaggi splendidi baciati e illuminati dal sole.L’amore più grande è non rinunciare ad essere uomini e donne.

Adelina Della Bosca

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nsiemeIC 29Gruppo alpiniGruppo alpini

Il gruppo Alpini, lunedì 25, gennaio ha voluto coin-volgere tutta la comunità

di Sondalo nel ricordare il combattimento di Arnau-towo, dove il Battaglione Ti-rano, 5° Reggimento Alpini, al comando del Colonnello Giuseppe Adami, si sacrifi-cò nel gennaio del 1943 per riaprire la strada alla colon-na della divisione Tridenti-na in ritirata. A memoria di questi tremendi eventi e di quanti alpini sacrificarono la loro vita, tutti gli anni si ricor-da l’evento con una Santa Messa. Le commemorazioni hanno molteplici significati, ma la più importante è quella di non dimenticare le perso-ne che, in quella battaglia, hanno perso la vita facendo il proprio dovere.È stata quest’anno anche l’occasione per ricordare tanti Sondalini caduti in di-verse guerre; in piazza del-la Repubblica infatti c’è una lapide che ricorda i nomi dei caduti della grande guerra, quella del 1915/1918, men-tre i caduti della più recente seconda guerra mondiale sono quasi dimenticati nel nostro paese.Gli alpini di Sondalo han-

no aspettato gli ospiti delle varie Delegazioni, con ga-gliardetti e labari, in Piazza della Repubblica e, come vuole la tradizione, li ha scaldati con del buon vin brùlè; quindi alle 17:30 c’è stata la deposizione di una corona in omaggio ai caduti della grande guerra, poi la fiaccolata lungo il tròc de Scaröla e infine l’immanca-bile commemorazione reli-giosa che si è svolta nella chiesa di S. Maria Maggio-re con la Santa Messa alle ore 18:00, a cui è seguita la deposizione floreale al monumento ai Caduti. Tale momento ha visto la presen-za di BandaInsieme, che ha reso solenne e ancor più suggestivo il ricordo della guerra. Certamente l’ascol-to del “Silenzio” ha permes-so a ciascuno di ricordare la naja e magari la guerra, ma ha permesso a tutti di ricordare la missione dell’al-pino che non è soltanto la guerra, ma soprattutto la pace. Al termine per tutti … rinfresco alpino in oratorio!Per sensibilizzare le nuo-ve generazioni sull’evento in mattinata è stato anche organizzato un momento di riflessione con alcuni ra-

gazzi delle scuole tenuto dal Colonnello Gioacchino Gambetta che, attraverso la narrazione e il ricordo di quegli eventi, ha marcato l’importanza e il significato della parola PACE. È stata un’esperienza signi-ficativa che ha avuto come scopo principale quello di far riflettere i giovani sul senso del dovere e sul pro-fondo significato dell’appar-tenenza ad un gruppo che da sempre si distingue per il bene che ha fatto e che ancora oggi fa.

Gli alpini

CoMMEMoRAzionE Di ARnAutowoGennaio 1943: la ritirata di Russia Hitler, dopo aver sconfitto la Francia ed aver occupato

mezza Europa, ritenne giun-to il momento di attaccare l’Unione Sovietica. Il piano - nome in codice “Barba-rossa” - aveva lo scopo di distruggere l’Armata Ros-sa ed il regime comunista di Stalin. Il 22 giugno del 1941 le Armate hitleriane irrompono in territorio so-vietico ed avanzano rapi-damente distruggendo una dopo l’altra - dopo averle circondate - imponenti forze russe. Mussolini, lusingato dalle spettacolari vittorie iniziali tedesche, chiede di partecipare alla Campagna con una presenza militare italiana. Viene allestito in tut-ta fretta un Corpo di Spedi-zione composto da 60.000 uomini, 150 cannoni e 5.500 automezzi che si comporta-no valorosamente. L’inverno incombente e l’estremo lo-goramento subìto dai repar-ti italiani in questa guerra

di movimento, per la quale non sono equipaggiati, né sono stati addestrati, obbli-ga i soldati a fermarsi sulle posizioni raggiunte e ad or-ganizzarsi per trascorrere un inverno che si annuncia estremamente rigido. Il gior-no di Natale i russi sferrano contro le nostre posizioni una vigorosa offensiva che viene però contenuta e re-spinta con notevoli perdite. A metà febbraio giunge in Russia il primo reparto alpi-no, quindi il 6° Reggimento Bersaglieri e anche il 120° Reggimento Artiglieria Mo-torizzata. Mussolini è deciso ad incrementare l’impegno militare sul fronte russo, in-vano dissuaso dal Generale Giovanni Messe, che si era reso conto della imprepa-razione del nostro Esercito ad affrontare una guerra di

movimento in un ambiente nel quale le nostre armi, il nostro equipaggiamento, i nostri mezzi di trasporto non erano idonei. Ad agosto 1942 si aggiungono altre tre Divisioni Alpine: Tridentina, Cuneense e Julia. Queste nuove Unità, insieme a quel-le già presenti in Russia, co-stituiscono l’ARMIR (Armata Italiana in Russia) al cui co-mando è posto il Generale Italo Gariboldi. Essa ha una forza di 220.000 uomini, 988 cannoni, circa 420 mortai, 17.000 automezzi, 25.000 quadrupedi e 64 aerei. Lo schieramento imposto dai Comandi tedeschi alle no-stre truppe sul fronte del Don, era insensatamente diluito in quanto a ciascuna delle nostre Divisioni era as-segnata la difesa di circa 30 chilometri di fronte, quando

Per non dimenticare

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nsiemeIC 31Gruppo alpiniGruppo alpini

le più elementari norme strategiche prevedevano al massimo 6 chilo-metri. La debolez-za di questo schie-ramento fu subito messa a dura pro-va, quando, alla fine di agosto, i sovietici attaccarono in forza e si impadronirono di un’ampia testa di ponte. Questo periodo operativo è chiamato “Prima Battaglia Difensiva del Don “. Le perdite furono di 1.100 caduti e 5.500 feriti. Dopo alcuni spostamenti le Divi-sioni dell’ARMIR si schiera-rono tutte a difesa del Don: in particolare il Corpo d’Ar-mata Alpino aveva provve-duto a sistemarsi sul terre-no in modo da sopportare il lungo periodo invernale, nella convinzione che i Rus-si non avrebbero intrapre-so nessuna iniziativa prima della primavera. Mentre i Tedeschi, fin dall’agosto, stavano strenuamente com-battendo per la conquista di Stalingrado, senza riuscire

ad occuparla completamen-te, i Russi preparavano una seconda offensiva, questa volta contro le nostre Divi-sioni. Il 15 dicembre ebbe inizio quella terribile ritirata che, su un terreno ormai completamente in mano al nemico, le avrebbe in gran parte annientate con una perdita di 55.000 uomini tra caduti e prigionieri. Mentre le Divisioni della Fanteria si stanno ritirando, il Cor-po d’Armata Alpino riceve l’ordine di rimanere sulle posizioni a difesa del Don per non essere a sua vol-ta circondato. Per un intero

mese la Divisione Julia, con immenso sacrificio, resiste ai martellanti attacchi so-vietici. Il 15 gennaio i Russi partono per la terza fase della loro grande offensiva invernale e li chiudono in una tenaglia. Inizia così la disastrosa ritirata su un ter-reno ormai completamente in mano ai Russi, in cui le Divisioni Alpine devono conquistarsi con duri com-battimenti ogni chilometro verso la salvezza. Solo una parte della Tridentina e pic-coli reparti di altre Divisioni riusciranno il 26 gennaio a sfondare l’ultimo sbarra-mento russo a Nikolajevka mentre la Cuneense, la Julia e la Vicenza saranno prati-camente distrutte a Valuiki dopo 100 chilometri di ritira-ta. In questa terza fase altri 40.000 uomini, tra il Corpo d’Armata Alpino e persona-le direttamente dipendente dall’Armata, rimarranno nella steppa. Rispetto all’ini-zio del commbattimento, secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore, mancava-no all’appello 84.830 uomi-ni. Oggi, dopo approfondi-te indagini, il numero degli Italiani che non hanno fatto ritorno dal fronte russo è di circa 100.000. Tenuto conto che 5.000 erano caduti per i

fatti d’arme antecedenti il 15 dicembre, le perdite della ri-tirata sono di 95.000 uomi-ni. Secondo dati più recenti, desunti dalla documenta-zione esistente negli archi-vi russi finalmente aperti ai ricercatori italiani, 25.000 sono morti combattenti o di stenti durante la ritirata e 70.000 sono stati fatti pri-gionieri. Questi prigionieri furono costretti a marciare per centinaia di chilometri e poi a viaggiare su carri bestiame per settimane, in condizioni allucinanti, senza mangiare, senza poter ripo-sare la notte, con tempera-ture siberiane. Coloro che riuscirono a raggiungere i lager di smistamento - im-provvisati, disorganizzati, con condizioni igieniche medioevali - erano talmen-te denutriti e debilitati che le epidemie di tifo e dis-senteria ne falciarono ben presto la maggior parte. A Nikitowka, i battaglioni della “Tridentina” ebbero una bre-ve sosta, la prima dall’inizio della ritirata. Il colonnello Giuseppe Adami, coman-dante il 5° Reggimento Alpi-ni, così ricorda quel giorno: “Concorre a ridare fiducia agli uomini il sole, l’assen-za del vento, la temperatura alquanto mitigatasi, la fre-quente presenza ai lati della

pista di isbe, la possibilità di trovare in esse in abbon-danza pane, miele, uova, pollame, patate e rape. Gli alpini, dopo tanto digiuno, possono finalmente sfamar-si. Lo spirito si risolleva e le speranze si rinvigoriscono”.

Sintesi - dal sito Unione Nazionale Italiana Reduci

di Russia

tEStiMoniAnzELa mia compagnia, la 46ª del Battaglione “Tirano” (5° Alpini) si disperse fra le isbe in cerca di un posto caldo per dormire, dopo notti e notti trascorse all’addiaccio. Eravamo partiti il 17 genna-io in trecentoquaranta e a Nikitowka ci ritrovammo in un’ottantina, di cui una de-cina feriti o congelati gravi.

Mentre il “Tirano” contava i propri mor-ti e tentava dispera-tamente di risolvere l’angoscioso proble-ma del trasporto dei feriti, quarantamila uomini sfilarono da-vanti a noi, correndo con slitte e muli, senza degnarci di uno sguar-do. In testa, come sempre, marciavano i pochi reparti organici della “Tridentina” . Al tramonto, i resti della

mia compagnia - quattro slitte stracariche di feriti gravi, seguite a piedi da po-che decine di feriti leggeri, di congelati, di disperati - si affacciarono per ultimi sulla piana di Nikolajewka. Cad-dero centinaia e centinaia di alpini. Soltanto il 5° ebbe 576 fra morti e dispersi, e 414 feriti o congelati.

“Se comprendere è im-possibile, conoscere è ne-cessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuo-vamente essere sedotte ed oscurate: anche le no-stre.

Primo Levi, “Se questo è un uomo”.

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nsiemeIC 33oratorioFondo di Rinuncia e di Solidarietà

Piccoli gesti per pensare

Il fondo di rinuncia e solidarietà è nato circa quin-dici anni fa per volontà degli aderenti dell’allo-ra gruppo missionario che, raccogliendo una

provocazione del missionario Padre Gianni No-bili, cominciarono la raccolta di piccole somme, cercando anche di avviare delle azioni concrete di cambiamento nella propria vita. Legare una piccola donazione giornaliera (per regola di al-lora le vecchie mille lire, ora cinquanta centesimi di euro) ad una rinuncia, sembrava apparente-mente cosa semplice e di facile realizzazione. In effetti è così e cinquanta centesimi di euro

al giorno messi in una scatola posta in famiglia non sono un’impresa impossibile. Di sicuro più laborioso è stato il ricordare la rinuncia giorno per giorno, l’ “agganciare” la moneta messa nella scatola ad un effettivo cambiamen-to. Ma proprio qui sta la forza di questa semplice iniziativa; nella continuità di piccoli gesti che piano piano hanno allenato ed aiutato ad ampliare un po’ gli orizzonti. In questi quindici anni tante persone hanno aderito al fondo, libere di restarci o di uscire: la donazione è sempre anonima. Pur venendo meno il supporto del gruppo missionario, la realtà della vita ci ha interrogato con la crisi in atto e con le migrazioni epocali che ci toccano da vicino quale comunità ospitante di profughi e migranti. Il fondo di rinuncia e solidarietà ha un regolamento molto semplice che prevede la divisione equa delle somme raccolte: una metà per i bisogni della nostra parrocchia e l’altra metà per iniziative di carità e missionarie. In questi anni oltre ad utilizzi ed acquisti utili per la nostra comunità (ad esempio i tavoli e le panche per l’oratorio) sono state donate somme a sostegno di raccolte collettive per emergenze uma-nitarie in diverse parti del mondo, elargite somme alla Caritas zonale ed al centro di aiuto alla Vita, condivise le iniziative diocesane in ambito missionario e di carità promosse sul territorio. Diversi sono stati i missionari invitati nella nostra comunità; sempre i loro progetti ed iniziative hanno trovato un aiuto concreto, quale segno di condivisione del loro operato e delle loro fatiche. Questo denaro ha anche aiutato alcune famiglie della nostra comunità ad affrontate piccole e grandi difficoltà nella gestione della vita quotidiana. Piccole gocce, alle volte, ma che sono bastate a far sentire meno sole le persone e a ridare fiducia soprattutto nello scambio umano che si è venuto a creare. Diceva qualcuno che non è importante quanto si dà, ma come si dà! Una goccia dopo l’altra … la somma raccolta in questi anni ha raggiunto cifre ragguardevoli, che hanno permesso anche di venire in aiuto alla non semplice situazione economica della nostra parrocchia, contribuendo a spese impreviste ed

inderogabili. Si potrebbe a questo punto fare dei bilanci da ragioniere, vedere se si è in utile e magari se è ancora utile conti-nuare su questa strada. Le famiglie incontrate a dicembre hanno con-fermato il loro cammi-no, alcune anche con fatica (le situazioni del-la vita cambiano), ma continuano con questo piccolo gesto che non è esaustivo della tanta carità e bene che c’è nella nostra comunità. Un piccolo calcolo però si può fare; cinquanta centesimi al giorno per 365 giorni sono circa centottanta euro. Se raccolti giorno per giorno con i propri bim-bi e con un pensiero ai diversi bisogni non pesano, se raccolti tutti insieme perché devo ... pesano!Al fondo di rinuncia e solidarietà si può ade-rire in ogni momento e per chiarimenti e spie-gazioni sono sempre a disposizione, natural-mente anche per le cri-tiche, utili a migliorare il suo scopo e la sua ge-stione.

Enzo Capitani

AuGuRi Di nAtALE ALLA CASA Di RiPoSo BELLAViStAUn’iniziativa che si ripete da alcuni anni e che avvicina i nostri bambini agli ospiti in un clima gioioso

LEttuRE in oRAtoRio Con PAoLA E JESSiCAAllegre letture sotto la neve, che mancava! I bambini si sono divertiti a realizzare piccoli pupazzi di neve … insieme ad un supervisore speciale: don Giacomo

MERCAtini DELL’AVVEnto organizzati dalla Caritas parrocchiale ed esposizione dei manufatti dei laboratori di cucito e manualità.

Caritas abbigliamento bimbi

toMBoLAtA DELL’uLtiMo DELL’Anno

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amminoinnsiemeIC 35iniziazione Cristianaamminoin

nsiemeIC34

Quella che si è tenuta la vigilia di Natale, nel cor-so della Notte Santa, non

è certo una novità in sé e per sé per la nostra comunità par-rocchiale, ma lo è stato nella di-mensione della partecipazione e nello spessore dell’evento.Si tratta di una Sacra Rappre-sentazione che ha avuto per tema il Presepe Vivente. Già due anni fa era toccato ad un gruppo di genitori dei ragaz-

zi della Santa Cresima dare corpo a una rappresen-

tazione della Passio-ne (allora realizzata con il sistema del-le ombre cinesi);

nella Quaresima del 2015 è poi

toccato ai ra-gazzi ed agli adolescenti

interpretare una “loro” Passione che è stata molto sentita e ap-prezzata dalla nostra comunità.Questa volta, invece, il Presepe vivente ha assunto veramen-te una grandezza notevole e il piazzale antistante la chiesa parrocchiale ne è stato il palco-scenico.Innanzitutto ha colpito il coin-volgimento delle persone che hanno dato il loro contributo: i figuranti per primi, poi chi ha collaborato all’audio e alle luci, chi ha curato le riprese, prima ancora chi ha compiuto uno sforzo enorme nel predisporre le scenografie. E poi gli alpini con il loro “stand” per ristorare tutti

oratorio

iL PRESEPE ViVEntE

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amminoinnsiemeIC36 iniziazione Cristiana amminoin

nsiemeIC 37oratorio

con una buon bicchiere di vin brulé. Complessivamente più di un centinaio di persone, tra adulti, giovani, ragazzi e famiglie intere.Grazie anche alla collaborazione di altre comunità che hanno messo a di-sposizione gran parte dei costumi e di piccoli allevatori del paese che hanno portato anche animali veri!, ne è uscita una rappresentazione molto sentita,

molto veritiera e di profonda suggestione.

La nostra Notte Santa è stata anche illuminata da una luna piena fatta apposta per creare un’at-mosfera quasi magica, ma densa di spiritualità e di raccoglimento.Duilio Tagliaferri, il nostro regista ha saputo coor-dinare con pazienza, ma anche con polso fermo, le nostre acerbe capacità recitative e ha tratteggia-

to una rappresentazione molto coinvolgente, fede-le alle parole dell’Antico e del Nuovo Testamento. Essa si è dipanata in una decina di scene, alcune particolarmente delicate e piene di dolcezza, altre ricche di pathos e di for-za. Il pubblico ha seguito con raccoglimento e con grande emozione interiore la rappresentazione che si

è conclusa con la Santa Messa di mezzanotte. Per quanti vi hanno preso parte è stata una “forte” esperienza di condivisio-ne e di amicizia, che ha arricchito ciascuno e dato l’opportunità di offrire alla nostra comunità un mo-mento di fede e di religio-sità popolare veramente apprezzato.

E. & V.

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amminoinnsiemeIC 39oratorio

SERvizio Missionario Giovani

Se fissate queste due pagine con aria perplessa, non preoccupate-vi: è normale.

Cos’è, chi è, come, quando, dove è que-sto SERMIG? Cercheremo di rispondere a queste do-mande mettendoci un po’ della nostra

esperienza e delle tante emozioni che abbiamo vissuto. SERvizio MIssionario Giovani. Dove? All’Arsenale della Pace di Torino. Quando? Sempre, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24. Come? Con entusiasmo, fiducia, voglia di metter-si in gioco, imparare e conoscersi.

La nostra esperienza è stata breve, ma in-tensa: quattro giorni, dal 27 al 30 dicem-bre, immersi in una realtà tanto diversa eppure dal clima così familiare. Quando siamo partiti, in compagnia di tanti amici e tanti compagni sconosciuti, avevamo

un’idea molto vaga di cosa ci aspettasse: “Andremo a dare una mano ai poveri!”, ecco la frase che serpeggiava tra i sedi-li del pullman. Al nostro arrivo abbiamo scoperto che c’era molto di più. All’Ar-senale della Pace, dopo l’accoglienza, la sistemazione nella struttura e la visita guidata alle varie aree di servizio, ven-gono proposti ai ragazzi due tipi di atti-vità: i laboratori di approfondimento e le esperienze di aiuto concreto. Durante i laboratori si conoscono i progetti più svin-colati dalla vera e propria “solidarietà” intesa come assistenza concreta (es. la-boratorio musicale, progetto mondialità); nei momenti di lavoro, invece, si passa

amminoinnsiemeIC38 oratorio

da spettatori a protagonisti, scegliendo di operare in un determinato settore. Le attività pratiche sono molto differenzia-te: aiuto nel fare i compiti ai ragazzi del quartiere, smistamento vestiti e alimenti, spostamento di materiale nei magazzini, aiuto in cucina, pulizia degli spazi ricreati-vi… Ciascuno può cimentarsi nell’ambito che più gli appartiene o lo incuriosisce. La sera, infine, è dedicata ad attività di gruppo improntate alla riflessione. L’in-tera giornata è scandita dai momenti di preghiera, momenti in cui potersi fermare e apprezzare quello che si è fatto e quello che stato fatto per noi. Non sappiamo, alla fine, se sia più quel che abbiamo donato o quel che abbiamo ricevuto: la grandiosa esperienza di comunità e soli-darietà che ci è stata offerta ci ha arricchi-ti molto. Condividere gli spazi, la fatica e le emozioni ci ha resi più uniti e ci ha dato la forza di credere che il contributo di ognuno, se sommato a quello degli altri, è capace di grandi cambiamenti. E non importa da dove veniamo, né che tipo di persone siamo: ci sarà sempre bisogno di noi per portare la pace. Sembra un concetto troppo astratto, portare la pace, troppo lontano da noi, ma ,quando lo spe-rimentiamo nella quotidianità, iniziamo a crederci: non è facile, non è immediato, ma è possibile. Durante un momento di riflessione, un ragazzo ha chiesto: “Cosa posso fare io, che non ho sogni?”. Gli è stato risposto: “Circondati di persone che ne hanno tanti.” L’Arsenale della Pace è pieno di incredibili sognatori, da cui abbiamo imparato che i sogni si avve-rano solo nella misura in cui ognuno cre-de nella possibilità di realizzarli. La pace è un grande sogno: crederla possibile è il grande passo perché lo sia.

Giulia

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nsiemeIC 41 oratoriooratorio

CAMPo inVERnALE A LiViGno

Dal tre al cinque gennaio, a Livi-gno, si è svolto il campo inver-nale, organizzato dalla parroc-

chia, per i ragazzi di prima, seconda e terza media, accompagnati dagli animatori e da alcuni genitori.In questi giorni abbiamo vissuto sia momenti di svago, come pattinare e sciare, sia momenti più impegnativi, di collaborazione nella gestione de-gli spazi, come rifare i letti, pulire, apparecchiare e mettere in ordine.

A questi si alternavano mo-menti di preghiera, accom-pagnati da attività riguardanti le sette opere di misericordia. Attraverso questi giochi ab-biamo così potuto comprende-re quello che sta succedendo nel mondo e cosa potremmo fare noi, nel nostro piccolo, per migliorarlo. Questa esperienza ci ha insegnato ad amare ed aiutare il prossimo, nonostante non sempre sia così facile. È stata sicuramente un’avven-tura colma di emozioni che con-sigliamo a tutti i ragazzi, perché ha insegnato a ciascuno di noi ad affrontare nuove sfide, ci ha

permesso di fare nuove amicizie e di imparare sempre qualcosa di nuovo. Ringraziamo anche don Giacomo e i genitori che hanno reso possibile tutto questo, sopportandoci e aiutandoci in ogni occasione.

Anna e Marianna

Proposte C.A.G.

Ormai da qualche anno il Centro di Aggregazione giovanile di Sondalo collabora proficuamente con l’oratorio. Giove-di è il giorno dedicato al Doposcuola con i ragazzi delle

scuole elementari e medie proprio nei locali messi a disposizione dall’oratorio, è un momento di supporto allo studio ma anche uno spazio di condivisione e socializzazione nel quale le educatrici del C.a.g sono affiancate dagli adolescenti volontari che svolgono un servizio preziosissimo. Nel mese di dicembre è stato attuato un laboratorio creativo sempre con l’aiuto dell’oratorio e sono state prodotte da bimbi e ragazzi scatole personalizzate, centrotavola e biscotti esposti in seguito durante la manifestazione Strade di Cioccolato. Durante la scorsa estate si è ulteriormente rinsaldato il sodalizio per la buo-na riuscita del Grest con il percorso di preparazione dei ragazzi animatori. Le idee sono tante e la voglia di muoversi insieme nella stessa direzione è altrettanta; questa spinta contribuisce non solo a rafforzare i legami tra i ragazzi del paese, ma anche a stimolare lo spirito di collaborazione dell’intera comunità.

Le operatrici

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nsiemeIC 43 Sant’AgneseSant’Agnese

omaggio a sant’Agnese

In occasione della sua prima festa patronale nella comunità di Sondalo, don Giacomo - sempre più convinto che non ci sia nulla di più efficace della “catechesi visiva” - ha espresso un

desiderio:vedere i ragazzi di terza media e delle superiori coinvolti in una piccola rappresentazione sulla vita della Santa, che si sarebbe svolta la sera del 20 gennaio, al termine della tradizionale fiac-colata.La proposta è stata accolta dai destinatari con entusiasmo, quin-di, con l’aiuto di Duilio Tagliaferri, amico di don Giacomo e navi-gato regista di rappresentazioni teatrali, i ragazzi si sono messi subito all’opera, un po’ titubanti… ma già in sentore di impegnato divertimento.

La “location” si presentava splendida: la nostra antica chie-sa di sant’Agnese è sempre suggestiva e, nella sua essen-zialità, si presta alla riflessione e alla meditazione. Quando si entra in questo antico tempio si ha la sensazione che il mon-do moderno e la frenesia che lo caratterizza restino fuori, per lasciare posto ad una sorta di pace interiore.Proprio qui, con quest’atmosfera mistica, resa ancora più intensa dalla calda luce emanata dalle fiaccole sorrette dai soldati ro-mani, i numerosi fedeli che han-no partecipato alla processione, che ha preso il via dalla chiesa

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nsiemeIC 45 Sant’AgneseSant’Agnese

di san Francesco, sono stati accolti con un sottofondo musicale che invitava al silenzio e al raccoglimento.Ed ecco subito spuntare un moderno ed innovativo “Giovannino da Sondalo” in versione femminile (Giulia Giacomelli), che, affa-scinato dalla bellezza della chiesa, propone a don Giacomo di abbellirla ulteriormente affrescandone le bianche pareti con dei quadri o degli affreschi… magari un’immagine che rappresenti il martirio della nostra patrona Agnese, una giovane ragazza morta a soli tredici anni nel 300 d.C., durante una delle tante persecu-zioni cristiane, affinchè il suo gesto e la sua forza nella fede siano monito e testimonianza per tutti i sondalini.Il don si fida della giovane artista, che inizia a descrivere come vorrebbe comporre il suo affresco: da una parte ci saranno i soldati romani (Lorenzo Carnevali, Alessio Negri e Andrea Delle Coste) che con prepotenza e determinazione obbediscono agli ordini del Prefetto romano Sinfronio (Umberto Bianchi) attorniato dalle sue eleganti e dissolute donne (Allegra Togni, Laura Capita-ni, Marta Biffi, Annalisa Giordani e Ilaria Capitani), sempre spietato ed accanito contro chi ha deciso di seguire un Dio nuovo, che predica amore e misericordia. Poi, dall’altra e in mezzo, i tanti perseguitati, coloro che all’abiura hanno preferito la morte (Tizia-no Lucca, Mirco Sala Veni, Andrea Biffi, Giada Ricetti, Eleonora Masneri, Marta Valmadre, Anna Giacomelli, Marianna Prevostini e Aurora Spagnoli).Ma tra tutti, in posizione centrale e rialzata, il personaggio che illumina l’affresco è Agnese (Agnese dal Pozzo), che per non

tradire il suo Signore si affida docilmente al carnefice (Ivano Mu-scetti), e con questo atto di fede e coraggio vince per sempre la morte, che con la sua falce aleggia austera su tutti i personaggi (Lorena Lupo).Soddisfatto e affascinato dall’idea di Giulia, descritta così bene da poterla immaginare, il don le chiede chi siano i committenti dell’opera: e qui spuntano le figure storiche locali - anch’esse ritratte nell’affresco - del signore del Castello di Boffalora, Corrado Venosta (Michele de Francesco) e di sua figlia Agnese (Virginia Scarcella), ghibellini convinti e da sempre impegnati nella lotta contro l’acerrimo nemico Vescovo Torriani di Como (Carlo Zappa), immortalato in compagnia di un chierico che regge un messale (Clemente Pozzi).Inginocchiata ai piedi di Sant’Agnese, in segno di devozione e riconoscimento, una famiglia di Sondalo, in rappresentanza di tutta la comunità (Fabio e Anna Pozzi con Sebastiano e Alfredo).Al di là della soddisfazione di aver realizzato tutti insieme qual-cosa di bello, questa serata ci ha donato l’emozione di essere con Agnese nel momento del suo martirio e la consapevolezza che vivere la nostra cristianità non è sempre un fatto tranquillo e scontato, ma una conquista che costa tutt’oggi la vita di tanti uomini e donne. Ma soprattutto… come ha detto in conclusione don Giacomo, abbiamo imparato che l’affresco più bello di ogni chiesa non è quello raffigurato su una parete, ma siamo noi, in carne e ossa!! E che ognuno di noi, con le sue ricchezze e po-vertà, è un personaggio unico e insostituibile!”

Graziella e Ivan (gruppo adolescenti)

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nsiemeIC 47oratorioSant’Agnese

La nostra santa patrona

Mercoledì 20 gennaio, dopo la fiaccolata in onore della nostra patrona S. Agnese, noi ragazzi dell’Oratorio con l’aiuto di alcuni

adulti, siamo stati i protagonisti di una piccola rap-presentazione ideata da Duilio Tagliaferri sulla vita della santa protettrice del nostro comune.Un’esperienza indimenticabile che ci ha fatto rivi-vere in prima persona la sua vita. Io in particolare, avendo il ruolo della piccola vergine martire, mi sono davvero emozionata ed ho capito quanto la fede e l’amore verso Dio possano supportare l’uomo in qualsiasi avversità della vita. Anche noi giovani, imparando da lei, dovremmo vivere la quo-tidianità con gioia e sempre col sorriso, perché Dio ci proteggerà sempre come ha protetto lei, Agnese, anche durante la prova più dura: la morte.

Agnese Dal Pozzo CARNEVALE

domenica 7 febbraio

Gruppo mascherato

degli animatori.

Conclusione della

tradizionale sfilata

in Oratorio.

S. Agnese

Giovedì 21 gennaio

Alpini dopo la

santa messa.

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nsiemeIC 49Rappresentazione

sacra Rappresentazione sacra

ECCE hoMo!

Cari lettori,se avete letto o anche solo sfogliato le pagine di questo giornalino, vi sarete accorti che, fra le iniziative proposte per coinvolgere nella fede la mia nuova

comunità che pian piano inizio a conoscere, ci sono le Sacre rappresentazioni. Sono “quadri” che hanno la funzione di rendere evidente o di rappresentare visivamente sentimenti, stati d’animo, emozioni per rendere espliciti significati simbolici e tradurre le azioni in immagini descrittive.La sacra rappresentazione è un genere teatrale e musicale di argomento religio-so che in Italia si è sviluppato a partire dal 1223 con il presepe vivente che San Francesco d’Assisi organizzò a Greccio. Nelle Sacre Rappresentazioni c’è un forte richiamo della “pietas” popolare intesa proprio come espressione religiosa di un popolo che ama sentirsi vicino a Cristo partecipando sia da protagonisti, sia da spettatori. Questa premessa per introdurre ed invitare, di cuore, ciascuno di voi, alla rappre-sentazione della Passione del Signore che si terrà la sera della domenica delle Palme nel sagrato della chiesa di san Francesco.[vedi locandina pagina di fronte] “What Child is this? Ecce homo!” “Chi è questo Bambino? È l’uomo nella sua umanità!” Dal Vangelo secondo Giovanni “Allora Gesù uscì, portando la corona di spi-ne e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna col-pa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».Propongo a tutti voi questo momento di condivisione e, lasciatemi dire, di “im-medesimazione e sperimentazione” della Passione di Cristo; vi invito al racco-glimento, alla preghiera ed all’umana accettazione di questa riproposizione di disumana sofferenza. Ripercorreremo la Storia e con essa la Storia della nostra Fede, seguendo le narrazioni, le riflessioni e i suggerimenti dei testimoni di quei grandi e sconvolgenti eventi che così profondamente hanno segnato, e nello stes-so tempo edificato, i destini dell’intera Umanità indicando la Via della Salvezza.L’entrata solenne di Gesù in Gerusalemme la domenica delle Palme si è rilevata la premessa al compimento del disegno divino. La Cena a Betania, l’ultima cena, l’agonia nei Getsemani, il complotto delle autorità contro Gesù e l’esecuzione della sua condanna a morte, ci guideranno e introdurranno ad una miglior comprensio-ne delle origini della nostra Fede che culminerà con la Pasqua di Resurrezione di Nostro Signore.

don Giacomo

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nsiemeIC 51Appuntamenti Settimana Santa

S. PASQuA 2016Alziamo gli occhi verso di Te, UOMO DELLA CROCE, e scopriremo in Te il volto dell’amore

Domenica Delle Palme20 marzo

9:30Ritrovo sul Sagrato di S. FRANCESCOBenedizione degli UliviProcessione verso S. MARIA MAGGIORE

20:30 Sacra rappresentazione della Passione di Cristo

luneDì 2114:30 Confessioni20:00 Confessioni

marteDì 2214:30 Confessioni ragazzi 5ª elementare15:30 Confessioni ragazzi medie

mercoleDì 23 14:30 Confessioni

GioveDì 24

8:00 Lodi 9:30 Incontro ragazzi elementari, medie e superiori

20:30 S. FRANCESCO Santa Messa nella “Cena del Signore”

venerDì 25

8:00 Lodi 9:30 Incontro ragazzi elementari, medie e superiori15:00 Azione liturgica della morte del Signore

20:30

Processione da S. FRANCESCO a S. MARIA MAGGIORE via Vanoni, via Turati, via Giovanni XXIII, via Lambertenghi, via Zubiani

Sabato 26

8:00 Lodi 9:30 Incontro ragazzi elementari, medie e superiori14:30 Confessioni20:30 S. MARIA MAGGIORE Solenne Veglia Pasquale

Domenica 27 PaSqua Di reSurrezione

Le S. Messe secondo l’orario festivo

A TUTTI GIUNGA DAL CUORE L’ AUGURIO DI UNA SANTA PASQUA

don Giacomo

DOMENICA 24 APRILE ore 10:00 Santa Cresimaprima e seconda media

DOMENICA 1° MAGGIO Festa di Taronno

DOMENICA 22 MAGGIO Migiondo - Festa SS. Trinità ore 15:00 Santa Messa

DOMENICA 29 MAGGIO ore 10:00 Santa Comunione e Cresima quinta elementare

Nel mese di maggio la preghiera del Santo Rosario sarà recitata nelle chiese. Seguirà programma dettagliato

PER BAMBini, RAGAzzi ADoLESCEnti E GioVAni

DOMENICA 1° MAGGIO Molo 14 a Como

DOMENICA 15 MAGGIO MondadizzaFesta genitori e bimbi “ZERO SEI ANNI”

MARTEDì 24 MAGGIO Festa di chiusura dell’Anno catechistico

DOMENICA 29 MAGGIO Chierichetti in gita a Milano

DAL 20 AL 26 GIUGNO Campo estivo per ragazzi prima e seconda media

DAL 4 AL 22 LuGLIO GREST

DAL 24 LUGLIO AL 1° AGOSTO G.M.G. Cracovia

PRIMI DI SETTEMBRE Campo per adolescentiterza media e superiori

PRoPoStE oRAtoRioProseguono i laboratori di cucito, di manualità e di letture animate.

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amminoinnsiemeIC52 amminoin

nsiemeIC 53 Appuntamenti

Benedizione delle famigliePRoGRAMMA

Mar

zo martedì 29 Pedemonte, Battistimercoledì 30 Lambertenghi, Monte Grappagiovedì 31 San Francesco

apri

le

venerdì 1 Gramsci, Zubiani (da incrocio Via Vanoni a Largo Mazzini)lunedì 4 Zubiani (da ospedale a largo Mazzini), Buozzi, Pisacane, F.lli Rossellimartedì 5 Vanoni mercoledì 6 Turati, Giovanni XXIII, Pascoligiovedì 7 Rendenago, Piazza XXV aprile, Bertacchi (fino a casa di riposo)venerdì 8 Leopardilunedì 11 Foscolomartedì 12 Parini, Bertacchi (da casa di riposo)mercoledì 13 Bertacchi (continua)giovedì 14 Carducci, Portavenerdì 15 Largo Mazzini, Dosso, Serottini, di Mezzo, P.za Repubblica,

S.Fedele, Garibaldi lunedì 18 Santa Marta, Rodorio, San Clementemartedì 19 Due giugno, XX settembremercoledì 20 Libertà, Trieste, Trentogiovedì 21 Largo Primo maggio, Primo maggiovenerdì 22 Primo maggio (continua)martedì 26 Romamercoledì 27 Verdi, Quattro novembre, Addagiovedì 28 Bolladore e via Stelviovenerdì 29 Bolladore e via Stelvio (continua)

• La visita alle famiglie inizierà ogni giorno alle ore 14.00; nel caso della celebra-zione di funerali alle ore 15:30.

• Il Parroco, che nelle visite sarà accompagnato da qualche bambino, chiede la cortesia, nei limiti del possibile, di far trovare la porta aperta.

• Il Parroco desidera incontrare tutte le famiglie: eventuali, involontarie dimenti-canze siano segnalate per potervi rimediare.

• Per le frazioni di Mondadizza, Sommacologna, Migiondo, Sontiolo, Montefeleito e Taronno la benedizione avverrà in occasione delle feste patronali. Il programma sarà indicato volta per volta.

amminoinnsiemeICAnagrafe

Dal 1° dicembre 2015 al 29 febbraio 2016

SonDALo Parrocchia S. Maria Maggiore

BAttESiMi 31 gennaio 2016Confortola Sophiepedranzini GiorgiaMaroni auroraScardavilli MattiaGianoli edith

FunERALiCappelletti Maria (anni 78) 10 dicembre 2015

Verga Francesco (anni 67) 14 dicembre 2015

Salvalai Maria (anni 81) 14 dicembre 2015

la Terra Giuseppe (anni 82) 28 dicembre 2015

Dal pozzo Teodoro emilio (anni 91) 30 dicembre 2015

Simonelli antonio (anni 83) 4 gennaio 2016

Bianconi loredana (anni 49) 28 gennaio 2016

Cristani Giovanni (anni 80) 28 gennaio 2016

Valmadre Maria Teresa (anni 75) 30 gennaio 2016

Garavatti M. Maddalena (anni 81) 20 febbraio 2016

Marcolli alvaro (anni 78) 29 febbraio 2016

*pozzi adele in Cristani (anni 82) 14 novembre 2015

* Nel numero precedente, per errore, è stato riportato il cognome Capitani invece di Pozzi della defunta Cristani Adele; ci scusiamo con i famigliari.

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amminoinnsiemeIC54

Trono di grazia - Chiesa Teregua Valfurva

GiuBiLEo StRAoRDinARioDELLA MiSERiCoRDiA“Abbiamo sempre bisogno di contem-plare il mistero della misericordia.È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza.”misericordia: è la parola che rive-

la il mistero della SS. Trinità.misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro.

misericordia: è la legge fonda-mentale che abita nel cuore di ogni persona quando guardi con occhi sinceri il fratello che incontri nel cam-mino della vita.misercordia: è la vita che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del no-stro peccato.

Papa Francesco, Misericordiae Vultus, 2