Giornale delle Imprese

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edizione di Parma, Reggio Emilia e Modena periodico d’informazione aziendale anno III Gennaio 2010 SOCIETA’ Quale futuro per la Famiglia in Italia? Intervista a Giuseppe Pagani - Cisl Il servizio a pagina 2 Editoriale In primo piano Imprese & Società L’importanza della struura sociale per lo sviluppo dell’economia Alla ricerca di un modello “sostenibile” Il successo di una Nazione dipende dalla sua or- ganizzazione economica ma anche dalla struttura sociale che sostiene questa organizzazione. In tale contesto un ruolo fondamentale lo ha la famiglia. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo af- ferma che la famiglia è il nucleo naturale e fonda- mentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. Nel nostro Paese la fami- glia e le unioni in genere stanno vivendo un momen- to di grande difficoltà. Lavorare per entrambi i coniugi è una scelta ob- bligata. La struttura dell’orario di lavoro in Italia poi mal si concilia con le esigenze di una famiglia: spesso ci si ritrova la sera con tutto il carico della vita domestica e senza il tempo per dedicarsi a ruoli fondamentali (l’educazione dei figli, l’assistenza agli anziani, ecc.). I servizi di supporto sono spesso poi carenti e comunque onerosi. Non possono che nascere forti dubbi sulla tenuta del nostro modello sociale. E’ quindi messo in discussione lo sviluppo futuro del nostro Paese. Questo problema non può non ripercuotersi nel medio periodo anche sull’eco- nomia e merita la dovuta attenzione. Probabilmente un orario di lavoro distribuito diversamente (conti- nuato o su sei giorni settimanali) così come avviene in altri Paesi (Germania, Inghilterra, ecc.) potrebbe essere un primo importante passo. Non occorre una riduzione di orario, anzi di questi tempi serve la consapevolezza di una maggiore pro- duttività. Non si parla ovviamente degli orari di im- prenditori, manager o responsabili di funzione né del lavoro nel settore pubblico che necessiterebbe di altro discorso. Ma avere una parte della giornata li- bera da impegni lavorativi potrebbe favorire la fami- glia, l’individuo, l’economia ed il futuro del Paese. Gennaio 2010 FORMAZIONE Da Ifoa un vasto Programma ancrisi ISTITUZIONI Tra Regione ed Unioncamere Accordo sulle poliche economiche ECONOMIA Il ruolo determinante degli ammorzzatori sociali Il servizio a pagina 3 ASSOCIAZIONI Un’unica Associazione per l’industria Parmense Il servizio a pagina 4 è distribuito gratuitamente in duplice copia con la formula “per te e per un collega” Il servizio a pagina 9 CONSULENZA AZIENDALE Da Centro Servizi P.M.I. un progeo a supporto dell strategie di sviluppo Il servizio a pagina 11 Il servizio a pagina 6 Il servizio a pagina 27 di Ottavio Margini

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Il Giornale delle Imprese si rivolge al mondo aziendale, in particolare, alle Piccole Medie Imprese. Vuole essere uno strumento di informazione su tutte le novità (prodotti e servizi) inerenti all’organizzazione ed alle diverse funzioni aziendali

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Page 1: Giornale delle Imprese

edizione di Parma, Reggio Emilia e Modena

periodico d’informazione aziendale

anno III Gennaio 2010

SOCIETA’

Quale futuro per la Famiglia in Italia? Intervista a Giuseppe Pagani - Cisl

Il servizio a pagina 2

Editoriale In primo piano

Imprese & Società

L’importanza della struttura sociale per lo sviluppo dell’economia

Alla ricerca di un modello “sostenibile”

Il successo di una Nazione dipende dalla sua or-ganizzazione economica ma anche dalla struttura sociale che sostiene questa organizzazione. In tale contesto un ruolo fondamentale lo ha la famiglia. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo af-ferma che la famiglia è il nucleo naturale e fonda-mentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. Nel nostro Paese la fami-glia e le unioni in genere stanno vivendo un momen-to di grande difficoltà. Lavorare per entrambi i coniugi è una scelta ob-bligata. La struttura dell’orario di lavoro in Italia poi mal si concilia con le esigenze di una famiglia: spesso ci si ritrova la sera con tutto il carico della vita domestica e senza il tempo per dedicarsi a ruoli fondamentali (l’educazione dei figli, l’assistenza agli anziani, ecc.). I servizi di supporto sono spesso poi carenti e comunque onerosi. Non possono che nascere forti dubbi sulla tenuta del nostro modello sociale. E’ quindi messo in discussione lo sviluppo futuro del nostro Paese. Questo problema non può non ripercuotersi nel medio periodo anche sull’eco-nomia e merita la dovuta attenzione. Probabilmente un orario di lavoro distribuito diversamente (conti-nuato o su sei giorni settimanali) così come avviene in altri Paesi (Germania, Inghilterra, ecc.) potrebbe essere un primo importante passo. Non occorre una riduzione di orario, anzi di questi tempi serve la consapevolezza di una maggiore pro-duttività. Non si parla ovviamente degli orari di im-prenditori, manager o responsabili di funzione né del lavoro nel settore pubblico che necessiterebbe di altro discorso. Ma avere una parte della giornata li-bera da impegni lavorativi potrebbe favorire la fami-glia, l’individuo, l’economia ed il futuro del Paese.

Gennaio 2010

FORMAZIONE

Da Ifoa un vastoProgramma anticrisi

ISTITUZIONI

Tra Regione ed Unioncamere Accordo sulle politiche economiche

ECONOMIA

Il ruolo determinante degli ammortizzatori sociali

Il servizio a pagina 3

ASSOCIAZIONI

Un’unica Associazione per l’industria Parmense

Il servizio a pagina 4

è distribuito gratuitamente in duplice copia con la formula “per te e per un collega”

Il servizio a pagina 9

CONSULENZA AZIENDALE

Da Centro Servizi P.M.I. un progetto a supporto dell strategie di sviluppo

Il servizio a pagina 11

Il servizio a pagina 6

Il servizio a pagina 27

di Ottavio Margini

Page 2: Giornale delle Imprese

1.L’Italia si distingue tra i Pae-si membri dell’Unione Euro-pea per essere agli ultimi po-sti nella tutela della famiglia contro il rischio di povertà. Il nostro Paese presenta li-velli di spesa sociale inferiori alla media UE, sia a 15 Stati membri che a 27, nonostan-te il differenziale negativo sia andato progressivamen-te diminuendo. La cosa assume caratteri-stiche ancora più serie se si considera che, oltre che per la scarsità di risorse messe a disposizione per le politiche familiari, l’Italia costituisce il fanalino di coda per l’insie-me della spesa per disoccu-pazione, casa ed esclusione. In questo senso potremmo dire che, in tempi di crisi, sulla famiglia italiana pesa buona parte del welfare, o meglio, che la famiglia è il vero ammortizzatore socia-le di questa crisi. Il sindacato, ed in particolare la Cisl, che da sempre pone la famiglia come soggetto attorno cui realizzare le po-litiche sociali, nel cercare di svolgere un ruolo di rap-presentanza dei lavoratori e dei pensionati si è sempre assunto anche il compito di negoziare con le Istituzioni interventi fiscali, economici e finanziari per sostenere ed accompagnare le famiglie nel loro ruolo educativo-as-sistenziale. Diciamo che i dati riporta-ti all’inizio esprimono una “profonda disattenzione” del sistema politico italiano.

2.Recentemente la Cisl ha pre-sentato al Paese (in tutte le piazze d’Italia il 27 novem-bre u.s. e, successivamente, al Governo) una nuova pro-posta di modifica del sistema fiscale finalizzata a ridurre le tasse sul lavoro e sui redditi da pensione e sostenere le famiglie attraverso l’intro-duzione del NAF (Nuovo Assegno Familiare), uno strumento universale più semplice e trasparente, an-che a favore degli incapienti. Oggi, infatti, esistono soste-gni alla famiglia sia a livello di spesa (assegni per nucleo familiare) che di tassazione (detrazioni per familiari a carico, non autosufficienti e asili nido), ma questi in-terventi sono o limitati solo al lavoro dipendente - e in parte al lavoro autonomo - o sono farraginosi, complicati per i contribuenti e spesso di esigua entità. Inoltre, sono strumenti discriminanti per-ché escludono incapienti e lavoratori autonomi. Il NAF permetterebbe una maggiore semplificazione, l’inclusione di tutti i contri-buenti attraverso la designa-zione dello stesso in base al reddito familiare e all’am-piezza della famiglia. È ora di dare alla famiglia un so-stegno maggiore rispetto ai livelli attuali. È indispensabile riformare la disciplina dell’ISEE, l’In-dicatore della Situazione Economica Equivalente, che tiene conto, almeno sulla carta, non solo dei redditi, ma dell’intera ricchezza del nucleo familiare. L’ISEE è lo strumento che le famiglie devono presentare per avere accesso ai servizi pubblici e usufruire di ri-duzioni su rette e/o tariffe. L’attuale crisi economica ha evidenziato la necessità di trovare un indice più aggior-nato, capace cioè di sapere leggere la reale e oggettiva capacità di spesa di una fa-miglia.

3.Lavorare, per entrambi i coniugi, è ormai una scelta obbligata. La partecipazio-ne femminile al mercato del lavoro ha rappresentato uno degli aspetti più importanti, da un lato per l’emancipazio-

ne della donna e il sostegno complessivo della famiglia e, dall’altro, per l’introduzione nel mondo del lavoro di nuo-ve sensibilità e competenze. A distanza di oltre 20 anni, possiamo però riconoscere che tutto ciò non è stato ac-compagnato da forme di aiu-to e sostegno alle strutture familiari. L’affermazione della fami-glia mononucleare e la rottu-ra dei legami generazionali non sono stati supportati da un’adeguata rete di asili nido, scuole materne e ser-vizi per l’infanzia. Certo, la realtà emiliano-romagnola rappresenta un’isola abba-stanza felice da questo pun-to di vista, ma il sistema dei servizi pubblici è fortemente differenziato nel nostro Pa-ese e fa prevalere il ricorso alla rete di aiuti in ambito familiare.

4.L’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro è un altro aspetto su cui, in Italia, il sin-dacato sta portando avanti da anni un impegno convin-to, spesso in assoluta soli-tudine. Si può fare qualcosa laddove si incontra la dispo-nibilità delle imprese verso progetti e sperimentazioni che possano anche ottenere il finanziamento pubblico. Mi pare che sia questa la strada da perseguire, con convinzione: mentre si con-tinua a fare pressione sui livelli politici è fondamenta-le concentrarsi anche sulla contrattazione decentrata e sull’introduzione di forme e modalità flessibili in azien-da, capaci di sintetizzare le diverse esigenze, sia della famiglia che dell’organizza-zione del lavoro.

5.Il tema degli orari dei ser-vizi pubblici e, in particola-re, dei servizi alla persona (infanzia e anziani) apre il capitolo della riforma della Pubblica Amministrazione e della sua capacità di “dare risposte concrete a bisogni nuovi”. Da tempo ci trovia-mo nella difficile situazione di lavoratori e lavoratrici con orari diversificati da quelli standard (lavori a turno, la-voro festivo) che non hanno quindi la possibilità di ga-

rantire un’assistenza ade-guata ai loro bambini o agli anziani non autosufficienti, proprio a causa della rigidità degli orari pubblici. Spesso il lavoratore e la sua famiglia sono costretti a ricorrere a forme di auto-aiuto del mer-cato privato (baby sitter, colf e badanti). Si tratta di un argomento delicato, ma non più prorogabile, su cui la Cisl è disponibile ad accettare la sfida della modernizzazione, con razionalità e coraggio, come già dimostrato nel me-morandum per la riforma della Pubblica Amministra-zione.

6.Non credo che il ricorso al lavoro degli stranieri sia connesso con il calo demo-grafico. Al contrario, gli stranieri che vengono nel nostro Paese a seguito di un progetto serio di lavoro e di “momenta-nea stabilizzazione” hanno dato un grande contributo all’incremento e, quindi, al ringiovanimento della po-polazione e, soprattutto, un sostegno decisivo al sistema contributivo. Rimane comunque vero che, tra le cause dell’infertilità del nostro Paese, vi sono la mancanza di un sostegno economico e di detrazioni fi-scali adeguate, che possano permettere ad una coppia di programmare la nascita di un figlio. Non a caso le famiglie numerose sono quelle che subiscono i rischi più elevati della povertà e, nei loro con-fronti, le misure di sostegno sono davvero esigue.

7.Un Paese che non investe sulla famiglia, sulle famiglie giovani, e che non ne rico-nosce e valorizza l’azione educativa e di cura è un Pa-ese che non ha il coraggio di investire sul futuro. Se si vuole uscire dall’incer-tezza, dal clima di paura e di sfiducia è necessario un for-te cambio di politiche eco-nomiche, fiscali e di welfare. Inoltre, se non si sostiene la famiglia, dove si imparerà a vivere relazioni positive di dono e di gratuità, dove na-scerà quel senso di comunità di cui le nostre società hanno così bisogno?

1. La famiglia in Italia è scarsamente tutelata.

A chi il compito di rappresentarla? Quale il ruolo del Sindacato?

2. Da anni si parla per la famiglia di una diversa disciplina fiscale e di reddito familiare. Quale il vostro impegno?

3. Fino agli anni ’80 una famiglia poteva mantenersi con uno stipendio.

Ora per la donna lavorare è una scelta obbligata. Quale il suo pensiero?

4. La struttura dell’orario di lavoro in Italia non tiene conto delle primarie necessità di un nucleo familiare (educazione dei figli, assistenza agli anziani, ecc.). In altri Paesi avanzati, come Germania e Inghilterra, l’orario di lavoro, pur attestandosi sempre attorno alle 40 ore settimanali, è distribuito su 6 giorni o comunque termina nelle prime ore del pomeriggio. Perché in Italia non si fa nulla al riguardo?

5. Nonostante l’attuale struttura dell’orario di lavoro la famiglia non può contare spesso su servizi di supporto adeguati e, ove presenti, sono troppo onerosi. Un esempio per tutti, gli asili che fanno spesso orari diversi rispetto al normale orario di lavoro e rette che compromettono parte dello stipendio. Non crede che occorra intervenire?

6. Si parla spesso di ricorso al lavoro extracomunitario per far fronte al calo demografico della popolazione italiana ed al calo dei contributi previdenziali che sostengono le pensioni. Non sarebbe meglio una più attenta politica verso la famiglia per recuperare il calo demografico?

7. Non ritiene che tutto questo, oltre a far crescere i divorzi e a compromettere le unioni familiari, sia di grave pregiudizio per il nostro modello sociale e per lo stesso sviluppo del Paese?

Giuseppe Pagani, Segretario Generale Cisl - Reggio Emilia

Il nostro Paese agli ultimi posti nell ’UE nella tutela della famiglia

7 domande del Giornale delle Imprese a Giuseppe Pagani, Segretario Generale Cisl – Reggio Emilia

2 IMPRESE & SOCIETA’

Quale futuro per la famiglia in Italia?

Page 3: Giornale delle Imprese

3ECONOMIA

Crisi economica: il ruolo determinante degli ammortizzatori sociali

Un 2009 che ha segnato pro-fondamente anche l’economia dell’Emilia-Romagna. Il crollo della domanda su scala mondia-le non poteva non avere effetti anche sul sistema regionale. Numeri significativi secondo il Rapporto sull’economia regio-nale 2009 realizzato da Union-camere e Regione Emilia-Ro-magna. Tuttavia i dati racconta-no anche di come le ripercussio-ni dovute alla recessione siano risultate attenuate rispetto al re-sto del Paese. Il Pil, infatti, subi-sce in Emilia-Romagna un calo del 4,6%, rispetto alla media na-zionale che si attesta a un -4,8%. Allo stesso modo si registra una sostanziale tenuta dell’occu-pazione, con la crescita conte-nuta del tasso di disoccupazione al 3,7-4% nel 2009 rispetto al 3,2 dell’anno precedente. Va però sottolineato il ruolo deter-minante del massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali con oltre 55 milioni di ore auto-rizzate di Cassa Integrazione (gen-nov 2009) nelle tre gestio-ni (Cig, Cigs, edilizia).Si registrano poi gli effetti positi-vi del “Patto per attraversare la crisi” sottoscritto dalla Regione con le parti sociali e gli enti loca-li del territorio, che ha evitato il ricorso ai licenziamenti. A tut-to novembre sono infatti stati sottoscritti 498 accordi di Cigs (Cassa integrazione straordina-ria), mentre sono stati 4.432 gli accordi per gli ammortizzato-ri sociali in deroga. Provvedi-menti che, complessivamente, hanno interessato ed evitato i licenziamenti per circa 40 mila lavoratori.“Per salvaguardare l’occupa-zione è decisivo l’accordo per evitare i licenziamenti” – spiega Duccio Campagnoli, assessore regionale alle Attività produttive

– “nel 2010 non basta aspettare la “ripresina”, ma occorre un intervento straordinario, innan-zitutto di politiche governative sino ad ora del tutto assenti, per salvaguardare e rilancia-re il patrimonio dell’industria italiana. In Emilia-Romagna servono ancora di più innova-zione, capacità di internaziona-lizzazione e quindi crescita, in-tegrazione e creazione di nuove reti d’impresa. Dobbiamo poi affrontare davvero” – conclude Campagnoli – “la nuova sfida di un’evoluzione dell’economia per creare una nuova industria e nuovo lavoro anche nei servizi, con l’investimento nelle città e nei territori”. “Se il valore aggiunto del model-lo emiliano-romagnolo va ricer-cato nella capacità di ottenere risultati economici e assicurare sul territorio una elevata coesio-ne sociale” – ha detto Andrea Zanlari, presidente Unionca-mere Emilia-Romagna – “oggi, davanti alla crisi internazionale, la strada per la ripresa passa dal saper essere regione-sistema. La sfida globale si gioca tra si-stemi territoriali che richiedono una dimensione adeguata come quella regionale. In questo sen-so va considerato una risorsa per guardare avanti l’Accordo Quadro siglato da Unioncame-re e Regione Emilia-Romagna, a conferma di un filo rosso di collaborazione strategica ed operativa per elevare la compe-titività delle imprese e dell’eco-nomia del territorio”. Alla di-minuzione del Pil pari al 4,6%, corrisponderà per il 2009 un calo della domanda interna del 3,2%, mentre il decremento più significativo l’hanno ovviamen-te manifestato le esportazioni, legate strettamente al contesto internazionale, con un saldo

negativo del 22,9%. L’indu-stria ha evidenziato una situa-zione negativa, che dovrebbe tradursi in una flessione reale del valore aggiunto prossima al 13,0%, largamente superio-re alla diminuzione del 3,3% riscontrata nel 2008. Nei primi nove mesi del 2009 la produzio-ne dell’Emilia-Romagna è me-diamente diminuita del 14,9% rispetto ai primi nove mesi del 2008, che a loro volta aveva-no registrato un decremento dello 0,6%. Sotto l’aspetto del credito, la minore domanda di finanziamenti, insieme ad una maggiore restrizione adottata dalle banche nel concederli, è sfociata nello scorso settembre in un calo tendenziale del 5,1%, in linea con quanto avvenuto in Italia (-6,0%). “I territori dell’Emilia-Roma-gna non sono stati interessati tutti allo stesso modo dalla crisi internazionale”, ha evidenziato Ugo Girardi, Direttore Union-camere. “Le province che han-no risentito in misura minore della crisi (vedi tabella) sono state Piacenza e Parma. In se-conda posizione, si collocano le tre province della Romagna (Forlì-Cesena, Ravenna e Rimi-ni) seguite da Bologna e Ferrara. A risentire maggiormente della crisi sono state invece Modena e Reggio Emilia”.

Le previsioni per il 2010 di Unioncamere Emilia-Roma-gna e Prometeia, redatte a novembre, descrivono per l’Emilia-Romagna uno scena-rio di ripresa, seppur dai toni contenuti. Il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere in ter-mini reali dello 0,9%, recupe-rando parzialmente sulla fles-sione del 4,6% prospettata per il 2009. Nell’anno successivo

si dovrebbe avere un aumento più significativo pari all’1,5%. Gli investimenti tornerebbero a crescere dell’1,4%.Innovazione e tutela sociale restano anche per il 2010 gli obiettivi prioritari della politica della Regione, per far fronte alla crisi . Sono poi previsti per il 2010 programmi regionali di sostegno al sistema produttivo dell’Emilia-Romagna (vedi ta-bella) che da un lato affrontano le contingenze dettate dalla crisi e dall’altro investono sui fattori strutturali della competitività.In particolare, 60 milioni di euro sono destinati al sistema del credito e delle garanzie ai quali si aggiungono 10 milioni

di euro per la patrimonializza-zione dei Consorzi fidi. Sono invece 6,5 milioni di euro le risorse destinate alla creazio-ne di reti di imprese e nuove imprese. Per sostenere l’export e l’internazionalizzazione sa-ranno a disposizione 15 milio-ni di euro, mentre 10 milioni verranno destinati alla ricerca industriale attraverso il nuovo bando “dai distretti produttivi ai distretti tecnologici”. Nelle politiche regionali per gli inve-stimenti infrastrutturali sono poi presenti i 129 milioni per la creazione della rete regionale dei Tecnopoli e i 79 milioni di euro per la promozione di gre-en technology.

Presentato il Rapporto sull’economia regionale 2009 realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna

Oltre 55 milioni di ore di CIG. A risentire maggiormente della crisi Modena e Reggio Emilia

La crisi ed i territori dell’Emilia Romagna Var export CIG Valore Valore 9mesi 11 mesi var aggiunto aggiunto 2009/08 2009/08 2009 2010Piacenza -10,8% 639,97% -4,4% 1,0%Parma -17,8% 358,60% -3,6% 1,2%Reggio Emilia -25,8% 2675,44% -6,7% 1,5%Modena -26,1% 1034,94% -6,2% 1,7%Bologna -27,4% 579,80% -4,2% 1,1%Ferrara -37,5% 501,56% -4,6% 1,4%Ravenna -23,7% 999,39% -4,0% 0,5%Forlì-Cesena -29,3% 931,96% -4,2% 0,5%Rimini -27,6% 1234,14% -4,2% -0,1%Emilia-Romagna -25,4% 792,39% -4,8% 1,1%Italia -23,1% 370,25% -5,0% 0,8%Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio economia di Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie

Emilia Romagna e Italia. Scenario di previsioni al 2011 (var.%) 2008 2009 2010 2011 ER Italia ER Italia ER Italia ER ItaliaProdotto interno lordo -0,7 -1,0 -4,6 -4,9 0,9 0,5 1,5 1,2Domanda interna -1,3 -1,1 -3,2 -3,6 0,7 0,2 1,3 0,8(al netto var. scorte)Consumi finali interni -0,7 -0,6 -0,8 -1,1 0,5 0,2 1,0 0,6Spesa per consumi delle famiglie -1,1 -1, -1,3 -1,9 0,6 0,2 1,1 0,7Spesa per consumi delle AAPP e ISP 0,4 0,6 1,0 1,1 ,3 0,3 0,4 0,4Investimenti fissi lordi -3,1 -3,0 -11,9 -12,9 1,4 0,3 2,5 1,6Importazioni di beni dall’estero -7,0 -7,0 -13,7 -15,6 0,9 2,7 1,8 3,4Esportazioni di beni verso l’estero -2,5 -4,5 -22,9 -20,1 3,6 3,2 4,3 3,9Occupazione 0,8 -0,1 -2,1 -2,4 0,1 -0,4 1,3 0,8Tasso di occupazione 3,2 6,7 3,7 7,5 4,9 8,7 5,0 9,0Fonte: Prometeia, Rapporto di previsione, ottobre 2009e Scenari per le economie locali 2009

Page 4: Giornale delle Imprese

4 ASSOCIAZIONI

Un’unica associazione per l’industria parmense

Confcooperative: intesa con sei banche per il credito alle imprese associate

Tutti i tasselli del mosaico sono ormai al loro posto. Il progetto di fusione per in-corporazione tra Unione Parmense degli Industriali e Apindustria, deliberato dai rispettivi direttivi e dal-le assemblee straordinarie, sta per diventare realtà. La nuova associazione de-gli imprenditori nascerà ufficialmente il 1° gennaio 2010, il suo nome rimarrà “Unione Parmense degli Industriali”, ma rappre-senterà gli imprenditori di entrambe le attuali associa-zioni. La nuova associazione rap-presenterà un migliaio di imprese (più di 600 dell’Upi e oltre 300 dell’Api, ndr) con oltre 42 mila addetti (oltre 33 mila di aziende Upi e più di 8 mila dell’Api, ndr). I vertici dell’Unione Indu-striali, assieme a quelli di Apindustria, hanno dedi-cato un forte impegno alla

realizzazione di questo progetto. Come rimarca Daniele Pez-zoni, presidente dell’Unio-ne Industriali, è emersa da ambo le parti la volontà di trovare una soluzione, fa-cendo prevalere gli interes-si dell’impresa rispetto a quelli dei singoli. Secondo lo stesso Pezzoni, inoltre, avere a Parma un’associa-zione imprenditoriale unita verso il mondo del credito e delle istituzioni consente di perseguire nel modo mi-gliore gli interessi di tutto il territorio. L’importanza dell’opera-zione di fusione deriva an-che dal fatto che essa con-sentirà di ridurre al minimo sprechi e sovrapposizioni, ottimizzando le iniziative promosse da Unione Indu-striali e Apindustria. Le nuove sfide dell’econo-mia globale rendono infat-ti imprescindibile, per le

aziende, poter attingere a tutta una serie di compe-tenze e servizi in grado di rappresentarle al meglio, di dare loro voce nei confronti delle istituzioni e, non ulti-mo, di fornire loro risposte concrete nella soluzione dei problemi. Ha creduto fortemente nel progetto anche Gian Pao-lo Faggioli, presidente di Apindustria Parma, che ora non nasconde la soddisfa-zione per il buon esito di un lungo e faticoso iter e sotto-linea la piena condivisione manifestata dall’Unione In-dustriali. Ora che si è conclusa la par-te politica, secondo Faggio-li è arrivato il momento di agire, sfruttando le sinergie che derivano dall’operazio-ne di fusione, su una serie di tematiche strategiche che devono essere affron-tate non solo con la neces-saria capacità di assistenza

sugli aspetti più specifici, ma anche avendo alle spal-le sia una base associativa più articolata e più ampia in termini numerici sia un sistema di relazioni conso-lidato a livello nazionale. Nodi fondamentali sono rappresentati dall’interna-zionalizzazione, con la messa a punto di strumenti

per sostenere la presenza e l’affermazione delle im-prese sui mercati esteri e il rapporto con il mondo del credito, che il presidente di Apindustria auspica sia indirizzato verso nuove forme di collaborazione at-tente alle esigenze delle im-prese nell’attuale difficile contesto.

“Le parti ascrivono alla cooperazione una valenza imprenditoriale capace di concorrere alla realizzazio-ne di un modello di crescita civile ed economica sosteni-bile, equilibrata e solidale del territorio ed intendono, coerentemente alla propria missione, farsi promotrici di strumenti utili alla sua evo-luzione”. Si apre così l’ac-cordo siglato tra Confcoope-rative e sei tra gli Istituti di Credito maggiormente pre-senti nella nostra provincia (Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Ban-co S. Geminiano e S. Pro-spero, Banca Reggiana, Banca di Cavola e Sassuolo e Credito Cooperativo Reg-giano) per garantire alle co-operative associate all’orga-nizzazione l’accesso al cre-dito a condizioni agevolate, trasparenti, sempre monito-rabili e sulla cui applicazio-

ne sarà la stessa Confcoope-rative ad effettuare periodici controlli. Un accordo che parte – come si legge nel te-sto dell’intesa – dal ricono-scimento del “comune inte-resse di Confcooperative e Banche nel favorire la pro-gettualità delle imprese coo-perative, sostenendole an-che tramite l’integrazione dei servizi offerti, così come ritengono di particolare va-lore strategico, per lo svilup-po del movimento coopera-tivo, il rafforzamento della reciproca collaborazione”.“Dalla condivisione di questi valori ed obiettivi”– spiega il responsabile dei servizi fi-nanziari di Confcooperative, Mauro Galaverni, “deriva una convenzione che assicu-ra alle imprese alcune con-dizioni particolarmente in-teressanti: dal contenimen-to dei tassi su tutte le linee di credito, all’applicazione di condizioni particolarmente

favorevoli sui conti garantiti da merci (e per le coopera-tive di trasformazione e di produzione di beni è un dato estremamente interessan-te), agli anticipi su fatture, arricchiti da oneri accessori molto contenuti”.“Tra gli aspetti più impor-tanti dell’accordo – prose-

gue Galaverni – va sottoli-neata l’estrema chiarezza e trasparenza della conven-zione, il trattamento privi-legiato riservato alle impre-se che vantano il più alto merito creditizio, la diffusa applicazione dei vantaggi dell’accordo a tutte le im-prese accompagnata dalla

possibilità, per le singole cooperative, di trattare ulte-riori condizioni migliorative e, infine, la differenziazione delle condizioni applicate dai singoli Istituti, lascian-do dunque spazio ad una competizione che consenti-rà alle imprese la possibilità di confronto e di scelte pon-derate, la cui convenienza sarà stabilita sulla base di un insieme di elementi e non semplicemente su un tasso relativo ad una singola linea di credito”.“Altro elemento di rilievo” – conclude l’esponente di Confcooperative – “è poi rappresentato dalla colla-borazione tra gli Istituti in-teressati e il servizio finan-ziario di Confcooperative, con un’integrazione di ser-vizi che punterà a cogliere di volta in volta le esigenze maggiormente avvertite dal-le imprese nei diversi settori di attività”.

Dal 1° gennaio 2010 operativa la fusione tra Unione Industriali e Apindustria

Per favorire e sostenere la progettualità delle cooperative reggiane

Rappresenterà un migliaio di imprese con oltre 42 mila addetti

Un accordo di valore strategico per lo sviluppo del movimento

Mauro Galaverni, Responsabile dei servizi finanziari di Confcooperative

Daniele Pezzoni - Presidente Unione Industriali Parmae Gian Paolo Faggioli - Presidente Apindustria Parma

Page 5: Giornale delle Imprese

5IMPRESE & SOCIETA’

REI propulsore del trasferimento tecnologico

Lavoro, dialogo e sostegno tra imprese

La Regione ha avviato negli ultimi anni un consistente pro-gramma per promuovere la ri-cerca industriale e il trasferi-mento di conoscenze scientifi-che e risultati di ricerca verso il sistema produttivo. Ne è nata una rete di strutture dedicate a specifiche tematiche di inte-resse industriale e che ora, con il contributo dei fondi europei, sarà completato con la realiz-zazione, nel territorio regiona-le di un insieme di Tecnopoli, cioè di infrastrutture fisiche dove tali laboratori di ricerca potranno insediarsi, espan-dersi, organizzarsi adeguata-mente per lavorare con le im-prese.Il progetto dei Tecnopoli met-te in campo un intervento di 234 milioni di Euro di investi-menti; di questi, 130 arrivano da contributi regionali, 90 dalle Università e dai centri di ricerca, 14 dagli Enti locali che contribuiscono a mettere a disposizione aree ed infra-strutture. Dieci sono i Tecno-

poli che saranno realizzati sul territorio regionale. 46 labora-tori e 7 centri per l’innovazio-ne insediati a regime, per circa 1.800 ricercatori impegnati, dei quali 520 saranno nuovi giovani ricercatori. Le aree tematiche (piattaforme tecno-logiche) proposte per il tecno-polo reggiano sono la Mecca-nica e Materiali (Laboratorio INTERMCH - meccatronica, oloeomeccatronica, materiali, sistemi elettronici industriali e automotive), le Costruzioni (Laboratorio EN&TECH – edilizia sostenibile ed efficien-za energetica) e Agroalimen-tare (Laboratori BIOGEST.SITEIA e CRPA LAB).Ne parliamo con Alessandro Tacchini, Responsabile Pro-mozione e Sviluppo Collabo-razioni di Reggio Emilia Inno-vazione (REI).“REI”, spiega Tacchini “in integrazione con le strutture di trasferimento tecnologico dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dovrà svolgere

il ruolo di propulsore del trasfe-rimento tecnologico mettendo a disposizione del Tecnopolo reggiano strumenti ed attività specifiche volte alla promozio-ne e diffusione di Tecnologie Innovative che valorizzino la ricerca del polo universitario reggiano e contribuiscano allo sviluppo competitivo delle no-stre aziende.In quest’ottica REI – continua Tacchini – si propone quale fulcro operativo del trasferi-mento tecnologico nella pro-pria provincia andando a coor-dinare tutte le attività del nodo

reggiano della rete regionale (HTN – High Tech Network). Tra queste, anche la realizza-zione di nuove infrastrutture dedicate all’incontro tra im-prese e ricercatori volte a favo-rire il trasferimento di tecno-logie e di know-how e l’offerta di un portale di accesso all’uti-lizzo di attrezzature scientifi-che e laboratori per ricerche e sperimentazioni. Molteplici – spiega Tacchini – sono le at-tività specifiche attualmente implementate o in via di orga-nizzazione. Tra queste ricordo lo “Sportello” sul territorio reggiano per le aziende che ricercano nuove competenze tecnologiche, la collaborazio-ne con le associazioni impren-ditoriali, con l’Università e con la Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna; il supporto logistico, commer-ciale e manageriale ad aziende start-up e spin-off accademici-universitari; l’organizzazione di eventi informativi e formati-vi la partecipazione a network

nazionali ed internazionali per il trasferimento tecnologico.Quali gli obiettivi di REI per il 2010?“Gli obiettivi che i soci istitu-zionali di Reggio Emilia Inno-vazione (Università di Mode-na e Reggio Emilia, Provincia, Comune e CCIAA di Reggio Emilia) si propongono di rag-giungere – risponde Tacchini - sono tutti volti alla realizza-zione di interventi finalizzati allo sviluppo economico, allo sviluppo del territorio e all’in-tegrazione sociale. REI per il 2010 si propone di divenire il gestore di uno “spazio imparziale e neutro”, in cui il mondo accademico e della ricerca pubblica, quello degli enti locali e delle as-sociazioni di categoria ed il mondo industriale possano incontrarsi liberamente pro-muovendo azioni di eccellen-za volte allo sviluppo econo-mico e produttivo degli attori che di volta in volta vorranno partecipare alle iniziative.”

Abbiamo incontrato Leo Barozzini, Presidente di Compagnia delle Opere Emi-lia, un’Associazione molto presente in altre parti d’Italia, ma ancora poco conosciuta nella nostra Regione.Chiediamo quindi a Barozzi-ni di presentarla.“L’Associazione Compa-gnia delle Opere (CDO) – ci spiega Barozzini – è nata nel 1986 “per promuovere e tu-telare la presenza dignitosa delle persone nel contesto sociale e il lavoro di tutti, nonché la presenza di opere e imprese nella società, fa-vorendo una concezione del mercato e delle sue regole in grado di comprendere e rispettare la persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita”.“Rappresenta – continua Barozzini – un unicum nel panorama dell’associazio-nismo civile. Infatti non ha partecipazione nella gestio-ne delle imprese associate e non è una società per azio-

ni, né una holding, né una realtà collaterale a partiti politici, né un’associazione di categoria tradizionale che istituisce servizi ai soci. E’ presente sul territorio nazionale con oltre quaran-ta sedi locali e associa ad oggi oltre 34.000 imprese, la maggioranza delle quali sono piccole e medie azien-de”.Compagnia delle Opere si era resa promotrice di un’iniziativa di successo in ambito nazionale il “Matching”. Di che cosa si tratta?“Il Matching – risponde Ba-rozzini – è un evento finaliz-zato a favorire le relazioni tra imprenditori, lo scambio di beni e servizi tra aziende e la conoscenza di tutto ciò che riguarda la vita e lo sviluppo dell’impresa. Nell’ultima edizione, che si è svolta dal 23 al 25 novembre, ha coinvolto 2.200 imprese di tutta Italia e di 42 Paesi este-ri. Il Matching è una piazza

dove tutto questo è al servizio della persona che lavora e che intraprende. È la dimostrazione del fatto che il lavoro e il dialogo tra chi lavora e il sostegno reciproco sono le strade principali che ci permetteranno di attraver-sare questa fase difficile per le imprese con un realismo responsabile e un’audacia solidale. Ed è una risposta

positiva all’esigenza di fare rete, di scoprire che l’altro imprenditore può essere una risorsa; tanto più preziosa quanto più, in un momento come questo, le risorse sono merce rara”.La crisi sta mettendo a dura prova le imprese. Quale il Suo pensiero?“Questo – afferma Barozzini – è il momento della fatica,

ma anche della tenacia, dello sconforto, ma anche del co-raggio. Succedono cose che lascia-no a bocca aperta. Sui gior-nali non se ne parla, o se ne parla poco, ma ci sono tanti imprenditori che stanno ri-nunciando al loro stipendio da mesi, per non compromet-tere l’azienda e il lavoro dei dipendenti.Ce ne sono altri che stanno investendo nell’impresa il loro patrimonio personale perché ci credono, nono-stante la situazione attuale. Ci sono dipendenti che danno il loro meglio per sostenere l’azienda in questo passaggio tormentato. La ripresa non sarà un regalo automatico della global eco-nomy, ma sarà il frutto di una sollecitudine e di una perse-veranza che oggi più che mai ha bisogno di recuperare il significato del lavoro in rela-zione al senso della propria vita, e non solo come contri-buto al Pil nazionale”.

Tecnopolo: l ’ importante ruolo di Reggio Emilia Innovazione (REI)

Modena - Intervista a Leo Barozzini, Presidente di Compagnia delle Opere Emilia

Alessandro Tacchini illustra gli obiettivi 2010

Matching: un’iniziativa di successo che ha coinvolto 2.200 imprese

Una panoramica dell’iniziativa “Matching”

Alessandro Tacchini, Responsabile Promozione e Sviluppo Collaborazioni di Reggio Emilia Innovazioni (REI)

Page 6: Giornale delle Imprese

Regione ed Unioncamere in rappresentanza del siste-ma camerale regionale, han-no siglato l’ “Accordo Quadro per una nuova fase di svilup-po e per la competitività dell’economia regionale”. Una collaborazione strategi-ca rinnovata – sancita dalla firma del presidente della Regione Vasco Errani e del presidente dell’Unioncamere Andrea Zanlari – per accom-pagnare il tessuto produttivo dell’Emilia-Romagna nella sfida del mercato globale e per superare la crisi.“E’ la ‘terza generazione’ di accordi – ha sottolineato il presidente Vasco Errani – che si inquadra in quanto già fatto questi anni. Prosegue, infatti, in un impianto ben sperimentato, la condivisio-ne di politiche per la qualità e lo sviluppo integrato del si-stema economico-imprendi-toriale dell’Emilia Romagna.L’Accordo tra Regione e Unioncamere prevede anche la messa in campo di azioni comuni con gli Enti Loca-li per superare i vincoli del Patto di stabilità per il quale la Regione su questo ha già dato un suo contributo. Lo ha fatto – ha aggiunto Erra-ni – mettendo a disposizione dei Comuni e delle Provin-ce emiliano romagnole, per l’esercizio 2009, uno spazio del proprio bilancio di oltre 60 milioni di euro. Questo renderà possibile agli Enti Locali di attuare i pro-pri investimenti, soprattutto in questo momento di crisi, quelli di carattere anticicli-co”. “L’Accordo – ha ribadito il presidente di Unioncamere, Andrea Zanlari – è un passo

importante per lo sviluppo delle strategie economiche del territorio. Regione e Camere di commercio condividono la visione strategica che il terri-torio e l’impresa rappresen-tano due ambiti inscindibili. Ci sono ampi spazi di lavoro legati a questo accordo che è il passaggio più significativo e il punto di riferimento a ca-rattere generale di molteplici intese operative siglate negli ultimi anni. A conferma di un filo rosso di collaborazio-ne che lega le iniziative della Regione e del sistema came-rale dell’Emilia-Romagna, accomunate dall’obiettivo di elevare la competitività delle imprese e dell’economia”.Le principali linee priorita-rie di intervento congiunto si possono così sintetizzare:Monitoraggio dell’econo-mia con il potenziamento, in particolare, dell’attività degli Osservatori regionali promossi in varie materie e lo sviluppo di quello relativo alle imprese cooperative ed alle imprese a titolarità femmini-le ed interventi di sviluppo delle attività turistiche, vol-ti ad analizzare le dinamiche e potenzialità del settore. Un altro terreno su cui si misu-rerà la capacità d’azione co-mune è la valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità attraverso iniziative integrate per promuovere il patrimonio culturale e i pro-dotti tipici e di qualità. In questo senso, prioritari sa-ranno progetti sulla qualità e sulla sicurezza alimentare e della ricerca e dell’innovazio-ne nella filiera agroalimenta-re. Lo sportello regionale per l’internazionalizzazione fa-

vorirà un coordinamento del-le iniziative in materia rivolte all’imprenditoria regionale, con l’obiettivo di rendere più incisiva la collaborazione sui programmi promozionali. Attraverso le politiche comu-nitarie, lo sviluppo sosteni-bile, l’innovazione e ricerca si incentiverà l’applicazione delle norme in materia am-bientale, promuovendo al contempo l’adesione delle im-prese ai sistemi comunitari di certificazione ambientale.Si favorirà la diffusione dei servizi forniti dalla rete della ricerca industriale e del tra-sferimento tecnologico regio-nale. Per quanto riguarda le infrastrutture sarà promosso l’utilizzo e la diffusione del project financing per far crescere il ricorso al parter-nariato pubblico-privato, ma

soprattutto saranno messe in campo azioni comuni con gli Enti Locali per superare i vincoli del Patto di stabilità.Attraverso la semplifica-zione amministrativa ed e-government si punterà ad accrescere l’impegno per la ricerca e lo sviluppo sui temi della governance dei siste-mi a rete per una maggiore semplificazione degli adem-pimenti delle imprese ed a garantire l’utilizzabilità delle procedure informatiche della comunicazione unica per le imprese artigiane. Infine, per quanto concerne il mercato del lavoro, la for-mazione imprenditoriale e l’immigrazione, Regione ed Unioncamere condivideran-no iniziative nell’ambito del-la formazione professionale, continua e superiore. Nello

stesso ambito è previsto un coordinamento dei sistemi di monitoraggio dei fabbi-sogni occupazionali. Sarà necessario anche sensibiliz-zare il sistema delle imprese alla cultura dell’integrazione scuola-lavoro e promuove-re azioni di informazione e formazione per l’accesso dei cittadini extracomunitari al lavoro autonomo e supporto alla nascita di imprese a tito-larità extracomunitaria.L’Accordo, di durata trienna-le, sarà sottoposto a verifica di anno in anno, e sarà tacita-mente rinnovato per un ana-logo periodo alla scadenza.L’Accordo Quadro non si esaurisce nelle impegnative nove linee di lavoro comune, ma si sostanzia in un’ampia gamma di intese già avviate con gli assessorati regionali.

6 ISTITUZIONI

Accordo tra Regione e Unioncamere per una nuova fase di sviluppo e per la competitività dell’Emilia-Romagna

Prosegue la condivisione di politiche rivolte al sistema economico

Individuate le linee prioritarie di intervento congiunto

Vasco Errani - Presidente della Regione Emilia RomagnaAndrea Zanlari - Presidente di Unioncamere Emilia Romagna

Page 7: Giornale delle Imprese

7CONSULENZA AZIENDALE

Aziende oltre la crisi. Quando l’opportunità diventa anche necessità

Nell’ultimo anno la paro-la crisi è entrata pesante-mente nel nostro vocabola-rio per contraddistinguere una situazione che è perce-pita da esperti e non, come particolarmente allarman-te. La crisi c’è, si vede e si toc-ca con mano, ma l’errore più grande è quello di subir-la o peggio ancora viverla passivamente in attesa che presto o tardi passerà.La crisi è tale allorquando viene a mancare la giusta ri-sposta (preventiva, struttu-rale, ad hoc) per affrontarla. O quando, dovendo interve-nire per mutare, si guarda al cambiamento in maniera ingenua, non considerando l’effetto combinato dei fat-tori che lo hanno prodotto. Di fatto il cambiamento divide le persone, scom-pagina gli schemi mentali, molte volte diviene segno di contraddizione e, sotto certi aspetti, incute paura. Ma in un momento come questo cambiare non è solo una necessità per soprav-vivere, ma un’opportunità per l’azienda di rivedere il proprio assetto organizza-tivo creando i presupposti per lo sviluppo futuro. È però necessario accom-pagnare il processo di cam-biamento con una attività di controllo e monitoraggio continuo verificando che i percorsi intrapresi siano idonei per il superamento della crisi.In momenti come questi il Vertice ha un ruolo chiave. Esso deve essere preparato e capace di decidere rapida-mente se vi sono i presup-posti per continuare. C’è un dato che è opportu-no non trascurare e che nei fatti dimostra che la crisi in essere rappresenta un dato

strutturale per cui “nulla sarà più come prima”.

In tal senso, gestire la crisi vuol dire:• Disporre di piani di azio-

ne d’emergenza per non risultare impreparati, sprovveduti o peggio an-cora ingenui.

• Intervenire in maniera integrata a tutti i livelli dell’organizzazione fa-cendo in modo che gli unici soggetti autoriz-zati a parlare della crisi al mondo esterno siano i membri della “squadra”, composta cioè dal Vertice e dalle risorse che lavora-no a stretto contatto con il management.

• Presidiare la variabile tempo che in queste situa-zioni rappresenta ancor di più la risorsa scarsa.

• Presidiare le informazioni facendo in modo che sia-no il più possibile esatte e corrette.

• In un piano strategico di sviluppo e di ripresa, fo-calizzarsi non solo sulle perdite nel breve termine, ma pure sugli effetti nel lungo periodo.

In altre parole, gestire la crisi in maniera efficace ed

efficiente vuol dire essere capaci di rilevarne i segni rapidamente e trattarla con altrettanta tempestività al fine di non generare ricadu-te sul business dell’organiz-zazione.Molto spesso per far que-sto, l’azienda deve poter contare sull’aiuto di esperti esterni in grado di restitui-re un quadro oggettivo del-la situazione, sia a livello organizzativo, sia a livello quantitativo per quel che concerne gli aspetti econo-mici e finanziari.In particolare, con alcuni accorgimenti è possibile in-dividuare gli elementi della crisi attraverso l’utilizzo di strumenti semplici e di fa-cile utilizzo in una visione integrata che comprende:

1. Analisi dell’impatto della crisi sull’impresa “foto-grafando” il tessuto or-

ganizzativo e la capacità economico/finanziar ia dell’azienda nei diversi scenari ipotizzabili.

2. Riallineamento tra la azienda e il contesto in cui essa è inserita per-mettendo l’identificazio-ne delle opportune azioni in relazione alle possibili evoluzioni del mercato e del sistema competitivo di riferimento.

3. Coerenza tra organizza-zione aziendale e nuovo posizionamento nonché l’identificazione degli op-portuni interventi sull’as-setto organizzativo (ruo-li, meccanismi operativi, sistema di governo delle relazioni, risorse umane, organici).

4. Scelta, valutazione e for-mazione delle risorse umane attraverso la defi-nizione di un modello in-tegrato per la valutazione

delle persone, finalizzato alla scelta delle azioni di sviluppo dei soggetti coin-volti nei principali processi aziendali anche allo scopo di preservare il clima e la cultura aziendale.

5. Gestione della “ri-par-tenza” per mezzo della elaborazione e dell’avvio di un concreto piano del-le azioni teso al raggiun-gimento di precisi obiet-tivi.

Visioni apocalittiche della crisi che ha colpito le nostre aziende italiane ritengono che l’anno che arriverà sarà ben più critico di quello che sta per chiudersi. Se questa previsione è re-ale, vale ancor di più l’im-portanza di dotarsi di una visione del cambiamento in grado di comprenderlo e accettarlo. Cambiare non vuol dire perdere qualcosa ma guadagnare allorquan-do ci si doti di strumenti in grado di rendere opportuni-tà le necessità. E le crisi, ci insegna la storia, sono por-tatrici di opportunità che spesso risultano tali solo a posteriori.

Il contenuto di questo articolo si inserisce

nell’ambito di un Progetto di consulenza sviluppato

da Helianthos S.r.l., IFOA e Keymedia Group S.r.l. ed è stato oggetto di un intervento seminariale

tenutosi il 10 novembre a Reggio Emilia.

Per maggiori informazioni tel. 0522/521033

Progetto di consulenza

Flavia Blumetti e Maurizio Cappelletti – Helianthos Srl, Società di Consulenza

Flavia Blumetti di Helianthos Srl

Filiberto Guatteri

hanno collaborato a questo numero:Valentina Margini, Chiara Caselli,Beatrice Grisendi, Chiara Pedroni,Letizia Burani

Keymedia Group S.R.L.Via Settembrini, 12/142123 Reggio Emiliawww.keymedia.it

In un momento come

questo cambiare non

è solo una necessità

per sopravvivere, ma

un’opportunità per

l’azienda di rivedere

il proprio assetto

organizzativo creando

i presupposti per lo

sviluppo futuro

Page 8: Giornale delle Imprese

Indagine sulle retribuzioni in Emilia-Romagna

8 LAVORO

Presentato il Rapporto “Domanda di lavoro e retri-buzioni nelle imprese italia-ne”, frutto di un’attività ori-ginale di ricerca, impostata da Unioncamere Emilia-Ro-magna e realizzata insieme a OD&M Consulting, so-cietà specializzata in inda-gini nell’ambito dei sistemi incentivanti e delle politiche retributive.Dallo studio emerge che, in Emilia-Romagna, la re-tribuzione media del 2008 ammonta a 26.110 Euro, superando del 2,4% il cor-rispondente valore naziona-le. Nell’arco temporale dal 2003 al 2008, le retribuzioni medie in ambito regionale sono aumentate del 19%, valore che equivale ad un incremento medio annuo pari al 3,5%. Complessi-vamente, nel quinquennio considerato, le retribuzioni sono aumentate più nell’in-dustria (22,1%) che nei ser-vizi (15,9%), con un valore ancora più ridotto (11,4%) nell’agricoltura. Rilevante il disallineamento tra salari maschili e femmi-nili; nel 2008 le retribuzioni medie maschili hanno su-perato del 16% quelle fem-

minili, in misura inferiore a quanto riscontrato nel Nord-Est (+18,8%), ma su-periore rispetto a quanto re-gistrato in Italia (+13,3%). Il differenziale retributivo tra uomini e donne è apparso più contenuto nelle attività industriali (27.650 Euro gli uomini, 24.660 le donne, con uno scarto del +12,1%), rispetto a quelle del terzia-rio, i cui valori medi si sono attestati rispettivamente a 27.930 e a 23.400 Euro con uno scarto del +19,4%. Guardando i settori di atti-vità nel 2008 le retribuzioni medie dell’Emilia-Romagna sono state comprese tra i 21.370 Euro elargiti ai di-pendenti del comparto al-berghi e ristoranti e i 33.780 Euro percepiti dai lavoratori dell’industria petrolifera, chimica, farmaceutica e fi-bre.Sulla base della dimen-sione aziendale sono state comprese fra i 23.960 Euro percepiti dai lavoratori del-le piccole aziende (fino a 49 dipendenti) e i 31.920 Euro elargiti dagli occupati nelle grandi aziende, vale a dire sopra i 250 dipendenti.Analizzando poi le retri-buzioni per qualifica, nel

2008, in Emilia-Romagna sono state comprese tra i 22.470 Euro degli operai e i 92.400 Euro dei dirigenti. Esaminandole invece per titoli di studio sono state comprese tra i 23.620 Euro di coloro che sono in posses-so, al massimo, della licenza media dell’obbligo e i 35.550 Euro di coloro che hanno una laurea specialistica.In estrema sintesi, sulla base dei dati del 2008, la figura tipo del lavoratore più ricco è rappresentata da un dirigente, laureato, di sesso maschile, occupato in una grande azienda del set-tore chimico. All’opposto il livello più basso è rappre-sentato da una donna con mansioni operaie, che non è andata oltre la licenza della scuola media dell’obbligo, e

che è occupata in una picco-la azienda del settore degli alberghi e ristoranti.L’indagine conferma poi che anche in Emilia-Romagna si accentua un mercato del lavoro sempre più “dua-le” costituito dal segmento, ambitissimo, del “posto fis-so” e da quello del “lavoro temporaneo”, dove i giovani risultano essere i soggetti più penalizzati. Si è innal-zata, sul totale degli occu-pati dipendenti, l’incidenza degli occupati “a termine”, che tra il 2004 e il 2008 è passata dall’11,2 al 12,3% in Emilia-Romagna e dall’11,8 al 13,3% in Italia (rispettiva-mente +1,1 e +1,5 punti per-centuali). Questa crescente incidenza dei dipendenti con contratto a termine de-riva, ovviamente, da flussi in ingresso che hanno privi-legiato questa modalità con-trattuale in misura ben più consistente di quanto non fosse la quota iniziale di que-ste figure sullo stock totale degli occupati alle dipen-denze. Ne danno conferma le assunzioni programmate dalle imprese, delle quali nel 2009 il 29,5%, quindi meno di un terzo del totale, è previ-

sta con un contratto a tempo indeterminato. Si tratta di una percentuale intermedia fra la media italiana (32,2%) e quella delle Regioni del Nord-Est (27,2%). A fare la differenza sono principal-mente le assunzioni a carat-tere stagionale, che in Emi-lia-Romagna sono il 35,2% del totale, 2,2 punti in più ri-spetto alla media nazionale e 3,4 punti in meno rispetto a quella del Nord-Est. Ogni 10 assunzioni previste dalle imprese, 7 sono quindi “a termine” (stagionali e a tem-po determinato), e 3 stabili (a tempo indeterminato), con differenze comunque non eccessive tra l’Emilia-Romagna e i contesti presi a riferimento.

Identikit dei mestieri ricchi e dei mestieri poveriLo stipendio medio annuale ammonta a 26.110 Euro

La figura tipo del lavoratore più ricco è rappresentata da un dirigente, laureato, di sesso maschile,

occupato in una grande azienda del settore

chimico

La figura tipo del lavoratore più povero

è rappresentata da una donna con mansioni

operaie, con la licenza della scuola dell’obbligo, e che è occupata in una

piccola azienda del settore alberghi

e ristoranti

Page 9: Giornale delle Imprese

9FORMAZIONE

Investire sulle competenze delle persone e sulle capacità dei lavoratori come strumento per attraversare la crisi e supe-rarla. La Regione Emilia-Ro-magna, con oltre 27 milioni di Euro, dà prima attuazione alle misure previste dal Piano delle politiche attive per attraversa-re la crisi, approvato nel luglio scorso, in attuazione del Patto sottoscritto tra la Regione e le Parti sociali. Verranno messe in campo una pluralità di op-portunità formative diversifi-cate e capaci di rispondere alle differenti condizioni, esigenze ed aspettative dei lavoratori. Percorsi di aggiornamento, specializzazione e qualifica-zione personalizzati sono ri-volti ai lavoratori interessati da provvedimenti di cassa inte-grazione o in mobilità, per raf-forzare le competenze delle persone e del sistema produtti-vo nel suo complesso quale strategia per salvaguardare l’occupazione. Approfondia-mo le specifiche del Piano con Giuseppe Pezzarossi, Diret-tore Generale di Ifoa.“Le azioni formative, finanzia-te dalla Regione Emilia-Roma-gna attraverso risorse del Fon-do Sociale Europeo e gestite da enti di formazione accreditati,

saranno costruite a partire dai bisogni effettivi delle persone”, afferma Pezzarossi. “La cen-tralità della persona è infatti uno dei presupposti dell’azio-ne regionale, insieme alla valo-rizzazione del ruolo delle orga-nizzazioni sindacali e datoria-li, che nella fase di definizione degli accordi contribuiscono all’individuazione dei fabbiso-gni formativi dei lavoratori, e delle amministrazioni provin-ciali, che sono strategiche nella comprensione delle dinamiche economiche e occupazionali del territorio”.Quindi le opportunità for-mative sono rivolte a tutti i lavoratori in mobilità o cassa integrazione?“Certamente”, risponde Pez-zarossi. “Tutti i lavoratori in-teressati dagli ammortizzatori sociali in deroga dovranno ricevere dall’azienda una co-municazione che li invita a re-carsi, o comunque a mettersi in contatto, con il Centro per l’Impiego del proprio comune di residenza. I Centri per l’Im-piego hanno infatti il compito di individuare, attraverso un colloquio individuale, le azio-ni di politica attiva del lavoro personalizzate più adatte per orientarlo, o aggiornare o

qualificare le sue competen-ze. L’accesso a questi servizi è condizione per mantenere l’ammortizzatore sociale”.Quali i corsi previsti?“I corsi rientrano in due tipolo-gie: i percorsi di aggiornamen-to e di specializzazione e i per-corsi di qualificazione. I primi sono percorsi di 40 ore utili per poter aggiornare o specia-lizzare ulteriormente la pro-pria professionalità e svolgere meglio il ruolo in cui si sta già lavorando. I corsi sono stati in-dividuati sulla base dei diversi settori aziendali (amministra-zione, commerciale, acquisti, gestione magazzino, ecc.) o sulla base dei diversi comparti (edile, meccanico, ceramico, agroalimentare, commercio, ecc.). In fase di prima attua-zione è disponibile un’offerta formativa di 1.189 percorsi per 7.134 lavoratori. La formazio-ne approvata garantisce ovvia-

mente una copertura capillare sia in riferimento ai territori sia in riferimento alle aree temati-che. I percorsi di qualificazio-ne servono invece ad acquisire una nuova professionalità o a completare e formalizzare le competenze già possedu-te e a renderle riconoscibili, e pertanto più spendibili, nel mercato del lavoro. Per questo la Regione ha approvato un ca-talogo di percorsi, anche indi-viduali, della durata compresa tra le 50 e le 300 ore, che si rife-riscono a 88 qualifiche profes-sionali del repertorio regionale (ad esempio tecnico contabile, costruttore su macchine uten-sili, operatore dell’autoripa-razione, operatore della risto-razione, tecnico informatico, etc.). Sono 393 i percorsi di questo tipo approvati che, te-nuto conto delle diverse sedi di erogazione, portano ad un’offerta di 1.940 corsi sul

territorio regionale. La durata effettiva, le competenze e le conoscenze su cui si concen-tra la formazione per ciascun lavoratore sono definite in una seconda fase, successiva al colloquio con l’operatore del Servizio per l’Impiego, dopo un’analisi approfondita svolta insieme all’ente di formazione responsabile del corso”.Quale il ruolo di Ifoa all’interno di questo pano-rama?“Nell’ambito delle misure an-ticrisi, Ifoa svolge ovviamen-te un ruolo di primo piano nell’ambito della formazione. In virtù del Patto per attraver-sare la crisi abbiamo struttu-rato un pacchetto formativo, capillarmente distribuito nelle province di Modena, Parma, Reggio Emilia, Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna. L’offerta prevede corsi di aggiornamen-to della durata di 40 ore e per-corsi di qualificazione di circa 300 ore in area Amministra-zione, Marketing, Logistica, ICT, Acquisti e Commerciale. I corsi partiranno nei primi mesi del 2010. Per maggiori informazioni”, conclude Pezzarossi, “è pos-sibile consultare il nostro sito internet www.ifoa.it”.

La Regione stanzia 27 milioni di Euro da investire in formazione

Misure anticrisi: da Ifoa un vasto programma di interventi formativiPer rispondere alle differenti condizioni, esigenze ed aspettative dei lavoratori

La sede di Ifoa Reggio Emilia

Page 10: Giornale delle Imprese

10 ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

Lean Thinking: riorganizzare l’azienda eliminando gli sprechi

La sempre maggiore com-petitività, la sempre mag-giore capacità del consu-matore di scegliere fra vari prodotti l’articolo che lo soddisfa maggiormente sulla base delle specificità, della qualità e del costo ha messo in luce la difficoltà di molte aziende ad ade-guare i propri sistemi pro-duttivi all’andamento del mercato. Ne parliamo con Lorenzo Compagnoni, che ha rico-perto il ruolo di Direttore Industriale in importanti aziende italiane ed oggi è titolare di LC Lean Con-sulting srl (www.lclean-consulting.eu).

“E’ ormai consolidato – af-ferma Compagnoni – che le aziende possono anche sce-gliere di non cambiare, ma è il mercato che cambia. La crisi economica ha acui-to questo processo, ma solo le aziende che sapranno adeguare le loro filosofie industriali, la loro capacità d’interpretare il mercato saranno presenti domani alla ripresa dell’economia mondiale.

Se analizziamo il costo di molti beni industriali ci rendiamo conto di quanto spreco ci sia nei processi produttivi nelle nostre fi-liere. Questo concetto mi piace riassumerlo nella formula Costo Industriale = Mate-riali + Lavoro + Spreco.Molto spesso la competiti-vità sul mercato non è data solo dalla tecnologia o dalla qualità (che oggi occorre dare per scontata) ma dal differenziale di spreco, sul processo, che un’azienda riesce ad eliminare.Un tempo il listino di ven-dita era: Listino = Costo In-dustriale + Margine.Oggi si è così modificato: Margine = Listino – Costo Industriale. Questa semplice formula dà tutta l’idea di quanto il mondo sia cambiato, il con-sumatore non è più disponi-bile a pagare gli sprechi evi-denti o occulti delle nostre aziende”.

Come individuare ed eli-minare lo spreco? “In questi anni si è sviluppa-ta una filosofia industriale

(Lean Thinkhing) ispirata al giapponese Toyota Pro-duction System, che mira a minimizzare gli sprechi fino ad annullarli”.“Nei nostri sistemi indu-striali si nascondono va-rie aree di spreco quali ad esempio:

Prodotti difettosi (Furyo): i difetti costituiscono una grande fonte di spreco per-ché generano scarti o rila-vorazioni con oneri da par-te dell’azienda in termini finanziari e di immagine.

Sovraproduzione (Sukur-risugi): si realizzano pezzi non richiesti dal mercato o in quantità superiori.

Attese (Temachi): si pre-sentano quando un opera-tore non svolge alcun lavo-ro, rimanendo in attesa di un qualche evento.

Perdite di processo (Kako-ku): si svolgono attività a non valore aggiunto nelle varie fasi del processo pro-duttivo.

Movimenti (Dousa): i movi-

menti improduttivi possono essere divisi in spostamenti e azioni improduttive. Gli spostamenti possono rendersi necessari a causa di layout mal disegnati o strutture inutilmente so-vradimensionate.

Scorte (Zaiko): tutto ciò che giace in attesa di lavo-razioni successive (mate-rie prime e semilavorati) o di una vendita (prodotti finiti). ll materiale può peggiorare la sua qualità o diventare obsoleto.

Trasporto (Unpan): le atti-vità di trasporto all’interno di uno stabilimento non creano valore aggiunto. Sottoutilizzazione delle persone: non vengono uti-lizzate al meglio le capacità dell’operatore”.“L’impegno di LC Lean Consulting, che vanta molti “casi di successo” – conclu-de Compagnoni – è proprio quello di costruire un per-corso di eliminazione degli sprechi e riorganizzazione aziendale secondo la filo-sofia del Lean Thinking”.

Nei nostri sistemi industriali si nascondono varie aree di spreco

Lorenzo Compagnoni: le azioni per restare competitivi

Milwakee (USA) - Evento Kaizen:Mr Nagamatsu (Società di consulenza Shingijutsu) e Lorenzo Compagnoni (LC Lean Consulting)

Molto spesso la competitività sul mercato non è data solo dalla

tecnologia o dalla qualità ma dal differenziale di spreco, sul processo, che

un’azienda riesce ad eliminare

Page 11: Giornale delle Imprese

11FORMAZIONE

Verso l’eccellenza dei processi di creazione del valore, tra analisi e consulenze

I bandi rappresentano una opportunità concreta per la ricerca, lo sviluppo e la ri-qualificazione di imprese e istituzioni, cui occorre un sostegno formativo e consu-lenziale reale per sfidare la crisi attuale e per “inventa-re” il proprio rilancio con nuovi progetti. È in questo contesto che si inserisce l’ultima iniziati-va firmata Centro Servizi P.M.I.: un piano di consulen-ze aziendali personalizzate per supportare le strategie di sviluppo delle imprese. Esso si rivolge a realtà che si sforzano di investire nell’in-novazione per acquisire un posizionamento sostenibile nel mercato di domani, man-tenendo nel contempo la propria competitività, sep-pur con impegno e fatica.Il progetto di Centro Servi-zi P.M.I. rientra nell’ambito di un bando regionale che si colloca in un più ampio pia-no di politiche attive da rea-lizzare in Emilia-Romagna, che finanzia l’iniziativa con il contributo del Fondo So-ciale Europeo per soddisfare la necessità delle aziende di riorganizzare e innovare,

in un’ottica di superamento della crisi e di riposiziona-mento, per essere adeguata-mente attrezzate ad affron-tare la ripresa.Ci spiega meglio di cosa si tratta Claudio Biasetti, Re-sponsabile Progettazione e Ricerca&Sviluppo di Centro Servizi P.M.I.In cosa consiste concreta-mente il progetto?“È un servizio qualificato di analisi e consulenza orienta-to a sviluppare verso l’eccel-lenza i processi di creazione del valore, realizzati all’in-terno del campo d’azione aziendale”.Che differenza c’è tra ana-lisi e consulenza?“L’analisi mira alla ricostru-zione del posizionamento dell’impresa a partire dal sistema competitivo e dai fattori chiave di competi-tività richiesti all’azienda, per valutare l’adeguatezza della struttura organizzati-va e della strategia per fare fronte alla pressione della concorrenza.La consulenza segue l’anali-si del posizionamento acqui-sito - e, per certi aspetti, ne è il naturale sviluppo - per de-

finire piani di miglioramen-to sostenibili. Si tratta di un affiancamento operativo ai decisori aziendali da parte di consulenti esperti per le singole aree della gestione dell’impresa, focalizzate dall’analisi stessa, per intro-durre elementi di migliora-mento nella struttura. È una “evoluzione” che pren-de corpo individuando il set-taggio ottimale delle diverse componenti relative alle ca-pacità organizzative coin-volte, come le competenze delle persone, le dotazioni tecnologiche, le procedure, i

modelli e le logiche di azione organizzativa”.Un’analisi e una consu-lenza come quella de-scritta comportano molto tempo. Di quante giorna-te parliamo?“Il progetto è abbastanza “ricco” da questo punto di vista: ogni azienda ha a di-sposizione 4 giornate da 8 ore per l’analisi e 4 giorna-te da 8 ore di consulenza di processo per il miglioramen-to in azienda”.Qual è il costo a carico delle aziende per questo intervento?“Zero. Non c’è costo, se non il tempo dedicato agli esper-ti e ai consulenti che entrano in impresa. Il progetto rien-tra nel Piano regionale di politiche attive per attraver-sare la crisi ed è interamente finanziato dal Fondo Sociale Europeo”.Quante aziende potranno beneficiare di questa op-portunità?“Per ora 25. Devono essere imprese dell’Emilia-Roma-gna, di dimensione piccola o media. La specializzazione produttiva non è vincolante, sebbene sia da privilegiare

l’industria manifatturiera nel suo complesso, che conti-nua a risultare non solo pre-valente ma anche trainante nell’economia regionale”.Come avviene la scelta del consulente?“I consulenti sono identifi-cati tra professionisti senior che da anni collaborano con Centro Servizi P.M.I. in di-versi ambiti aziendali, dal controllo di gestione alla logistica, dalla produzione alla ricerca applicata, dal marketing alla gestione del-le risorse umane. A secon-da delle necessità, in ogni impresa viene attivato un diverso team di consulenti. Le esigenze aziendali sono il punto di partenza, quindi i consulenti sono individuati con attenzione, abbinando le competenze professiona-li degli esperti al contesto aziendale di riferimento, nonché all’obiettivo che si intende raggiungere”.

Per informazioni in merito, è possibile contattare Clau-dio Biasetti a Centro Servizi P.M.I. (tel.: 0522 267711; E-mail: [email protected])

Un’iniziativa di Centro Servizi P.M.I. a supporto delle strategie di sviluppo

Un servizio personalizzato, finanziato da un bando regionale

Claudio BiasettiResponsabile Progettazione e Ricerca&Sviluppo di Centro Servizi P.M.I.

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Page 13: Giornale delle Imprese

13ASSICURAZIONI

Con il mercato globale aumentano i rischi della “Supply Chain” aziendale

Il Supply Chain Manage-ment (SCM) è un approccio integrato, orientato al pro-cesso per l’approvvigiona-mento, la produzione e la consegna di prodotti e servi-zi ai clienti. Il SCM gestisce le relazioni con i sub-fornitori, i fornito-ri, le operazioni interne, gli intermediari, i distributori ed il cliente finale. Il SCM comprende la gestione di materie/semilavorati/pro-dotti finiti e dei flussi econo-mici e di informazione. Il termine Supply Chain Management indica quindi la gestione coordinata ed integrata delle diverse fasi che accompagnano le merci dalla presa in consegna delle materie prime alla consegna finale al cliente, passan-do attraverso le diverse ed eventuali trasformazioni in-termedie. Non si tratta uni-camente della gestione di un flusso fisico, ma anche infor-mativo e finanziario.Il mercato globale ha fatto sì che intere fasi dei processi produttivi vengano spostati all’estero con tutta una serie di nuovi rischi conseguenti.Ne parliamo con Roberto

Garulli titolare dell’omoni-mo studio che opera da oltre 20 anni nel settore della con-sulenza e della gestione assi-curativa dei rischi aziendali.“Operare nel mercato globa-le comporta – spiega Garulli – un aumento dei rischi. Per citarne alcuni: rischio paese, rischi di frode e con-traffazione, rischi dei tra-sporti, ecc.Questi rischi possono con-durre a impatti finanziari fortemente negativi, pro-vocare perdite di quote di mercato, comportare effetti sfavorevoli sulla clientela esistente e potenziale e, in-fine, causare una certa ap-prensione sulla solvibilità e integrità della società.Tra i compiti del Supply Chain Management – con-

tinua Garulli – vi è quin-di anche quello di definire un’adeguata politica di Risk Management partendo da un’analisi attenta della filie-ra produttiva, al fine di indi-viduare potenziali scenari di danno”.Che tipo di assistenza of-frite alle imprese?“Il nostro studio – risponde Garulli – offre alle aziende uno strumento di analisi qualitativa e quantitativa che consente loro di individuare le principali esposizioni di rischio e di poterle monito-

rare nel tempo.Operativamente, lo stru-mento di analisi permette di identificare i rischi ai quali è soggetta la catena produtti-va aziendale e la quantifica-zione degli effetti che un si-nistro grave, che colpisse un anello della filiera produttiva o distributiva, può causare al business aziendale.Cade certamente in errore quella azienda che ritiene che l’esistenza di un’adegua-ta copertura assicurativa per “ Danni Indiretti” possa co-prire completamente i rischi

connessi alla Supply Chain.Ricordo – conclude Garulli – che il nostro studio ha una forte connotazione territo-riale. Abbiamo, infatti, sviluppato e consolidato nel tempo una presenza organizzata nelle principali città dell’Emilia-Romagna che ci ha permes-so di acquisire una profonda conoscenza delle tematiche specifiche legate alla realtà locale e di elaborare soluzio-ni mirate di alto contenuto professionale, in particolare per i settori maggiormente caratterizzanti l’economia regionale”.

Si rende necessario identificare i rischi ai quali è soggetta la catena produttiva delle imprese

Roberto Garulli: analizzare la filiera produttiva per individuare potenziali scenari di danno

Roberto Garulli, Presidente di Studio Garulli Insurance Broker s.r.l.

Occorre definire

un’adeguata politica di

Risk Management

partendo da un’analisi

attenta della filiera

produttiva, al fine di

individuare potenziali

scenari di danno

Il mercato globale

ha fatto sì che intere fasi

dei processi produttivi

vengano spostati

all’estero con tutta una

serie di nuovi rischi

conseguenti

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14

Gli eventi aziendali hanno assunto un ruolo importante nella costruzione e nel mi-glioramento dell’immagine di un’impresa, che attraverso di essi può fidelizzare “vec-chi” clienti e raggiungerne di nuovi. Meeting, congressi o feste aziendali, qualunque sia l’evento da organizzare è ne-cessario che l’iniziativa sia progettata nei minimi parti-colari. Chiari e ben definiti devono essere gli obiettivi dell’iniziativa che si intende realizzare. “Per soddisfare appieno il cliente occorre instaurare un profondo dialogo con lo stesso, solo così si realizzerà l’evento desiderato, in grado

di raggiungere gli obiettivi di marketing dell’azienda” afferma Paola Ligabue, tito-lare dello Studio Ligabue (tel. 0522-431835), che presenta la divisione “Meeting Servi-ce”, attiva nel settore dell’or-ganizzazione eventi da oltre quindici anni.Quali servizi deve offrire un’agenzia di organizza-zione eventi?“Molto importante è la fase di progettazione per realiz-zare un evento da ricordare, per farsi conoscere nel modo migliore, per mettere in evi-denza i propri prodotti e ser-vizi. Fondamentali sono poi l’organizzazione e i servizi in fase realizzativa.

Meeting Service, nel corso de-gli anni, ha ampliato notevol-mente il proprio ventaglio di possibilità e oggi è realmente in grado di offrire un evento “chiavi in mano”: dalla scelta della location adeguata, alla gestione delle diverse tipolo-gie di segreteria necessarie alla corretta gestione dell’ini-ziativa, sino ai servizi grafici, pubblicitari, linguistici e di ufficio stampa”.Potrebbe fornire alcuni esempi concreti?“Nell’ambito aziendale ab-biamo curato momenti istitu-zionali come numerosi Open Day della EMAK per la pre-sentazione dei resoconti an-nui e delle prospettive di svi-

luppo, ma anche quello della Interpuls per l’inaugurazione della nuova sede. Le iniziative sono state segui-te in ogni fase, dalla realizza-zione degli inviti al servizio hostess e catering. La nostra collaborazione con gli enti pubblici, invece, si è

spesso concretizzata nell’or-ganizzazione di convegni in-ternazionali, mentre quella con le strutture mediche si è spesso declinata nella ge-stione di convegni scientifici, come quelli che seguiamo da anni per l’Arcispedale reg-giano”.

Tecnograf, presente sul mer-cato dal 1965, è certamente uno dei più noti stampatori del-la Provincia di Reggio Emilia. Forse però non tutti sanno che l’azienda in questi anni, accan-to alla stampa di depliant, fa-scicoli, volumi per conto di aziende, enti pubblici ed editori nazionali, ha sviluppato una propria linea di edizioni che vanta ormai un invidiabile ca-talogo. Recentemente sono stati pubblicati volumi come ‘Barighìn e la Ottocentoquin-dici’, storia corredata da imma-gini della prima auto costruita da Enzo Ferrari, “Una politica Amica” di Ugo Benassi, storico sindaco reggiano e i tre volumi de “La Cucina Reggiana”, rac-colte di ricette che ha ottenuto

il riconoscimento dell’Accade-mia italiana della Cucina. Ne parliamo con Corrado Cam-panini, contitolare dell’azien-da.“Edizioni Tecnograf – questo è il nome della divisione edito-riale dell’azienda – realizza da anni pubblicazioni di qualità, in virtù dell’esperienza ma-turata nel settore della carta stampata. Il nostro obiettivo è sempre quello di dare concre-tezza a ricordi e pensieri o sem-plicemente all’immaginazione e alla creatività degli autori, attraverso la realizzazione di libri di poesie, racconti, cata-loghi d’arte, ricerche storiche e scientifiche, manuali tecnici ed universitari”.Quale il vostro contributo

nella realizzazione di un vo-lume?“Tecnograf accompagna passo dopo passo l’autore nella crea-zione e valorizzazione dell’ope-ra, supportandolo in tutte le fasi del progetto, dal servizio

di editing e impaginazione pro-fessionale – con l’attribuzione dei codici ISBN ed EAN –, fino alla stampa e rilegatura dei volumi con la registrazione di quanto pubblicato sulle libre-rie on-line e alla distribuzione locale e nazionale. L’utilizzo delle moderne tecnologie ha permesso di abbassare sensi-bilmente i costi di ogni pubbli-cazione. Recentemente poi la ‘rivoluzione digitale’ è entrata anche nella nostra azienda, consentendo la realizzazione di ‘Book on demand’.In che cosa consiste? “Grazie al ‘Book on demand’ è possibile stampare libri in tira-tura anche molto limitata con le medesime caratteristiche di quelli realizzati con il metodo

tradizionale. Quindi stesse ca-ratteristiche e livello qualitati-vo pressoché identico, ma con tempi e costi di produzione de-cisamente inferiori. In questo modo sarà possibile realizzare un sogno nel cassetto per un pubblico molto più vasto, che magari ha sempre pensato alla pubblicazione di un proprio libro come qualcosa di inac-cessibile per i costi troppo alti. Per promuovere ulteriormen-te questo servizio – conclude Campanini – con il nuovo anno lanceremo un’importante cam-pagna di comunicazione. Da pochi giorni, inoltre, è on-line anche il nuovo sito inter-net www.edizionitecnograf.it, dove troveranno spazio tutte le ultime novità editoriali”.

SERVIZI

Eventi aziendali: vince la formula “chiavi in mano”

Nuove tecnologie per la pubblicazione di libri: il “book on demand”

Meeting Service opera nel settore da oltre quindici anni

Consente di stampare una tiratura limitata a prezzi davvero competitivi

È importante affidarsi a strutture in grado di curare anche il minimo particolare

Edizioni Tecnograf realizza da anni volumi per privati, aziende ed editori nazionali

Page 15: Giornale delle Imprese

15INFORMATICA & SOFTWARE

E-commerce: per sostenere e fare crescere il business delle imprese

L’e-commerce viene sem-pre più percepito quale stru-mento per sostenere e fare crescere il business delle im-prese, che in esso possono trovare un valido aiuto an-che per favorire la propria ripresa economica. Non è un caso, infatti, che il commercio elettronico stia crescendo in modo lineare e a due cifre già da alcu-ni anni: nel 2008, in Italia, questa moderna forma di intermediazione ha avuto un incremento del 30,7%, un dato positivo che sarà pro-babilmente replicato anche nel 2009, nonostante la crisi economica mondiale. L’e-commerce non deve es-sere considerato un antago-nista delle negoziazioni tra-dizionali, ma un’opportunità per ampliare il proprio baci-no di utenza e la distribuzio-ne dei propri beni e servizi in un’ottica “glocale”, che armonizza strategie globali e locali dell’azienda.Vendere i propri prodotti online equivale ad avere un negozio aperto 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno e con una “vetrina” mondiale: chiunque abbia una connes-

sione Internet su computer, su palmare o su cellulare, infatti, avrà modo di acce-dere al “negozio virtuale” in qualsiasi momento della giornata. A questo vantaggio se ne af-fiancano altri, ugualmente importanti per le imprese, come la riduzione dei costi fissi rispetto all’attività offli-ne e la possibilità di portare a termine la vendita nel mo-mento stesso in cui l’utente esprime la propria esigenza. Oggi, gran parte dei siti che offrono prodotti e servizi online sono la “vetrina digi-tale” di aziende appartenen-ti al settore informatico ed elettronico. Un riuscito esempio di “ne-gozio virtuale” in questo am-bito è quello di Sedoc Digital Group (tel. 0522-385011), che da oltre trent’anni for-nisce consulenza, servizi e prodotti nel settore dell’In-formation & Communica-tion Technology. Il Gruppo, infatti, offre ai propri clienti la possibilità di acquistare in rete attraver-so “Shop On Line”, servizio dedicato alle aziende, che possono accedervi iscriven-

dosi gratuitamente dal sito di Sedoc per poi visionare il catalogo, di facile consul-tazione poiché studiato “a misura” di cliente, come del resto le diverse possibilità di pagamento a disposizione. Il sito del Gruppo, inoltre, permette di monitorare co-stantemente la disponibili-tà del magazzino e lo stato dell’ordine.Ne parliamo con Fabrizio Comandini, responsabile del servizio “Shop On Line”.“Per essere uno strumento efficace il “negozio virtuale” di un’impresa deve garantire la massima puntualità nelle consegne e, prima ancora, consentire di seguire “step-by-step” l’evasione degli or-dini”, afferma Comandini. “A prescindere dal campo in cui opera l’azienda, la sod-disfazione e la conquista del “visitatore virtuale” dipende dalle informazioni fornite in tutte le fasi della transazio-ne, da quella pre-vendita al supporto all’acquisto, sino all’assistenza del cliente nel post-vendita. Dare un buon servizio pre-vendita significa offrire in-formazioni complete sui pro-

dotti e servizi commercializ-zati, sulle modalità di paga-mento, su eventuali costi e modalità di trasporto degli stessi”, spiega Comandini. “In fase di acquisto, invece, è basilare fornire un valido modulo per effettuare l’ordi-ne e, in secondo luogo, offri-re la possibilità di pagare im-mediatamente tramite carta di credito o circuito PayPal, ma anche tramite modali-tà più tradizionali come il bonifico e il contrassegno, maggiormente apprezzate

dagli utenti ancora timoro-si di trasmettere i dati della propria carta di credito. Un ottimo servizio post-vendita, infine, consiste nel garantire assistenza e infor-mazioni anche dopo l’acqui-sto del prodotto, sia dedi-cando una sezione del sito alla risoluzione dei problemi comuni, sia creando una li-nea dedicata per eventuali problematiche particolari che necessitano dell’assi-stenza personalizzata di un esperto”.

Uno strumento in costante crescita

Con “Shop On Line” anche Sedoc Digital Group offre la possibilità di acquistare in rete

Page 16: Giornale delle Imprese

In un mercato senza confini la qualità della comunicazione e delle traduzioni deve sempre essere al top

Mercati emergenti, interna-zionalizzazione e manifestazio-ni all’estero sono solo alcuni dei fattori che incrementano in modo costante la necessità aziendale di creare nuovi ed ef-ficaci strumenti multilingue, capaci di raggiungere i target opportuni e favorire proficui sviluppi a livello commerciale, progettuale e di relazione. In contesti sempre più globalizza-ti, quindi, è fondamentale pre-sentarsi con la giusta combina-zione tra un’ottima offerta di prodotti e servizi e la migliore modalità per diffonderli, sia in termini di attrattività che di correttezza degli strumenti. Per perseguire questi obiettivi, le imprese devono predisporre materiali in grado di comunica-re adeguatamente la propria professionalità al pubblico di riferimento, a prescindere dai supporti e dalle lingue utilizza-te negli stessi. Cartacei o digita-li, infatti, gli strumenti con cui un’impresa si affaccia sui mer-cati esteri devono illustrare l’of-ferta attraverso una traduzione corretta, che tenga conto delle specificità del settore e delle particolarità del Paese in cui si trovano i partner e i clienti dell’azienda. Una buona tradu-

zione non è un mero copia-in-colla di parole tratte dal dizio-nario, ma una vera e propria nuova creazione di contenuto, che comporta il rispetto di pre-cise procedure se si vuole un “prodotto linguistico” di alto livello. La qualità è la carta vin-cente in qualsiasi ambito, inclu-so appunto quello delle tradu-zioni, dove notevole importan-za riveste la norma europea UNI EN 15038:2006, la quale specifica i requisiti che deve possedere un fornitore di servi-zi di traduzione, ovvero un TSP Translation Services Provider. Ne parliamo con la Dr.ssa Mo-nika Kübbeler, Responsabile Qualità della CITI - Cooperati-va Italiana Traduttori e Inter-preti (Tel. 0522-452735), che vanta 30 anni di esperienza e due sedi operative, a Modena e Reggio Emilia. La UNI EN 15038:2006 è stata inserita nel “sistema qualità” dell’azienda nel 2009, dove già figurava la UNI EN ISO 9001:2000 per il Sistema di Gestione in Qualità e, prima ancora, la ISO 9002:1994.Quali sono i requisiti richiesti dalla UNI EN 15038:2006? Che ambiti riguardano?“I requisiti stabiliti da questa

norma concernono le risorse umane e tecniche, la gestione della qualità e del progetto, il contesto contrattuale e le pro-cedure del servizio. Le compe-tenze professionali dei tradut-tori e dei revisori rivestono par-ticolare rilievo nell’ambito delle condizioni basilari richieste al fornitore di servizi di traduzio-ne. Si tratta di competenze che vanno dalla comprovata ca-pacità di traduzione alla com-petenza linguistica e testuale nella lingua di “partenza” e di “arrivo”, ma che contemplano anche la perizia nella ricerca, l’acquisizione e l’elaborazione delle informazioni e la compe-tenza culturale e tecnica. Ol-tre alla disponibilità di risorse

tecniche, tra i requisiti che il fornitore deve garantire vi è an-che l’accessibilità ad un sistema documentato di gestione per la qualità, che comprenda una dichiarazione degli obiettivi del sistema stesso, un’attività di sorveglianza della qualità dei servizi di traduzione forniti e l’attività di gestione di tutte le informazioni e i materiali rice-vuti dal cliente”.La UNI EN 15038:2006 si focalizza su procedure par-ticolari?“Innanzitutto il TSP “deve di-sporre di procedure documen-tate per la gestione dei progetti di traduzione”, che devono includere la sorveglianza e la supervisione dell’attività di

preparazione; questa deve trat-tare gli aspetti amministrativi, tecnici e linguistici appropria-ti ai requisiti specifici di ogni progetto di traduzione. A ciò occorre aggiungere l’assegna-zione di traduttori e revisori al progetto, oltre alla garanzia di mantenimento dei contatti con tutte le parti coinvolte nel pro-cesso, cliente incluso. Riguar-do al processo di traduzione, la UNI EN 15038:2006 specifica il lavoro fondamentale del tra-duttore, che “deve trasferire nella lingua di arrivo il signi-ficato espresso nella lingua di partenza per produrre un testo in conformità alle regole del si-stema linguistico della lingua di arrivo e che soddisfi le istruzio-ni ricevute all’assegnazione del progetto”. Il tutto deve tenere conto sia dell’appropriato uso terminologico, grammaticale e stilistico, sia delle convenzioni locali e, non ultimo, del grup-po di arrivo e dello scopo della traduzione. La norma, inoltre, è completata da cinque appen-dici riguardanti i dettagli della registrazione del progetto, l’at-tività di pre-traduzione tecnica, l’analisi del testo di partenza, una guida di stile ed un elenco di servizi a valore aggiunto”.

Le certificazioni sono basilari anche per le imprese di interpretariato

Monika Kübbeler, responsabile Qualità CITI, illustra la UNI EN 15038:2006, inclusa nel sistema aziendale

16 SERVIZI

CITI Traduzioni - Il Sistema Qualità

Page 17: Giornale delle Imprese

17SERVIZI

Multifunzioni: risparmio e semplicità di utilizzo

I manuali d’uso e manuten-zione “seguono” le macchine in tutto il ciclo di vita del pro-dotto (dalla commercializza-zione allo smaltimento) e for-niscono all’addetto le infor-mazioni necessarie per opera-re in ogni situazione nel modo migliore e in totale sicurezza, per evitare danneggiamenti alla persona e al dispositivo stesso. Oggi, nell’ambito della ma-nualistica, le soluzioni inte-rattive stanno rivoluzionando il processo di documentazio-ne del prodotto. Ne parliamo con Ermes Paoletti, titolare di Free Edit (tel. 0521-863678, www.free-edit.com), azienda

di Langhirano (Parma) che già da tempo realizza queste moderne “guide pratiche”. “Un prodotto multimediale – sostiene Paoletti – rappresen-ta un valore aggiunto tanto per l’azienda che lo propone quanto per l’utente finale della macchina, che avrà a disposi-zione un supporto in cui l’or-ganizzazione dei contenuti è molto immediata e il recupero delle informazioni altrettanto semplice”.Per un’azienda, quali sono i principali vantaggi dei video-manuali?“Con i video-manuali si ri-sparmia tempo e denaro”, afferma Paoletti. “Tempo per-

ché non occorre descrivere le parti tecniche, ma solo mo-strarle, evitando così il lungo processo editoriale sotteso alla predisposizione dei ma-nuali tradizionali; denaro per-

ché ridurre il tempo di produ-zione significa limitare i costi, che vengono ridimensionati anche da una stampa più con-tenuta e da un minore impiego di risorse nel customer service dedicato all’assistenza clienti. Con i video-manuali, infatti, gli utenti finali imparano più facilmente e con maggiore autonomia come utilizzare i dispositivi presentati, che grazie agli strumenti multi-mediali acquisiscono anche un maggiore appeal”.Quali sono i formati mag-giormente diffusi per la realizzazione di video-ma-nuali?“Il formato ‘.avi’ è il più diffuso

per la realizzazione di filmati ad alta risoluzione e di ‘peso’ ridotto”, afferma il referente di Free Edit, “mentre il for-mato ‘.exe’ è ampiamente uti-lizzato per video-procedure contenenti messaggi di testo. L’html, invece, è largamente impiegato per la creazione di documenti interattivi in cui è possibile interagire con il sof-tware. Qualunque sia l’applicazione presentata – conclude Ermes Paoletti – i video-manuali de-vono ovviamente essere con-formi alle direttive europee ed agli standard internazionali, rispettando nel contempo le esigenze del cliente”.

La rivoluzione digitale ha ori-ginato e continua a determinare profondi mutamenti nelle aziende dei più svariati settori, dove la parola d’ordine è “velo-cità ed efficienza”, indispensa-bile per raggiungere obiettivi quotidiani e importanti tra-guardi nel medio-lungo termi-ne. Il patrimonio strumentale di un’impresa deve rispondere alle sue peculiari esigenze, offrendo le massime prestazioni anche in contesti di condivisione. Si trat-ta di un requisito imprescindi-bile per i macchinari specifici dell’azienda, ma anche per di-spositivi più generici, sviluppati in questi anni per semplificare le tante mansioni di routine de-gli ambienti di lavoro. Tra questi rientrano le multifunzioni,

macchine in grado di svolgere funzioni di stampante, fotoco-piatrice, scanner e fax. “Con le multifunzioni si è passati dalla filosofia ‘stampa e distribuisci’ a quella ‘distribuisci e stampa’”, afferma Paolo Ghirelli di Ko-pia Service (tel. 0522-360448), rivenditore Panasonic, SHARP e OKI per le province di Reggio Emilia, Modena e Parma. “In passato il percorso di con-divisione dei documenti parti-va dalla stampa degli stessi via computer, proseguiva con la copiatura attraverso una foto-copiatrice e terminava con la di-stribuzione delle stampe ai vari destinatari”, spiega Ghirelli, “mentre oggi il processo inizia dalla condivisione in rete dei file e si sviluppa “materialmente”

solo se il singolo utente finale decide di stampare la docu-mentazione. Tutto ciò sarebbe impossibile senza le adeguate risorse informatiche, cui è ba-silare affiancare tecnologie per l’automazione altrettanto evo-lute, come, appunto, le multi-funzioni di ultima generazione, utilizzate da gruppi di lavoro più

o meno numerosi sino ad interi reparti aziendali. Ne è un esem-pio la serie ES 8460 MFP della OKI, le cui varianti consentono ridotti costi-copia, spazi di in-gombro limitati, elevata sem-plicità di utilizzo e un ottimo rapporto qualità-prezzo”.Quali sono le principali ca-ratteristiche di questi pro-dotti?“Le ES 8460 MFP presenta-no diversi plus di serie, come il pannello LCD Touch Screen da 5,4” - intuitivo e semplice da utilizzare - e l’elevata qualità delle copie in monocromia e a colori, dove le stampe a colori sono realmente professionali grazie alla premiata Tecnologia Multi-Level ProQ2400. A que-ste caratteristiche si aggiunge

un HD da 40GB, la connessio-ne duplex in stampa, la compa-tibilità MAC e una ricca dota-zione di Software per l’impiego del prodotto da rete. Inoltre, le funzioni di copia, stampa, scan e fax contemplano un RADF da 50 fogli per i documenti, anche in fronte/retro: il modo migliore per risparmiare carta e tempo. Per quanto riguarda la funzione fax è importante ricordare che le ES 8460 MFP consentono l’invio in rete dei documenti e la ricezione degli stessi in formato elettronico, sia su una cartella che sulla posta elettronica aziendale. Questo significa che il materiale può essere letto ovunque, semplice-mente utilizzando un telefonino di ultima generazione.

Possono essere realizzati in diversi formati ed acquisiscono un maggiore “appeal”

Uno strumento indispensabile per i l lavoro d’ufficio

Kopia Service illustra le principali caratteristiche della nuova serie ES 8460 MFP della OKI

Manuali d’uso e manutenzione: meglio se multimediali ed interattiviErmes Paoletti di Free Edit illustra i vantaggi dei video-manuali

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19ENERGIA & AMBIENTE

Il ruolo “chiave” dell’Esperto in Gestione dell’Energia

Soluzioni per una corretta integrazione architettonica del fotovoltaico

Le politiche di liberalizza-zione, la crescente attenzione verso il risparmio energetico e le problematiche ambientali hanno modificato in modo ra-dicale il modo di affrontare il tema dell’energia.Tutti gli aspetti connessi all’uso razionale dell’energia sono infatti sempre più al cen-tro dell’interesse di Aziende di ogni settore produttivo e dimensione, della Pubblica Amministrazione e dell’edili-zia civile. In questo contesto assume sempre più rilevanza per le imprese disporre di pro-fessionalità specifiche e com-petenze manageriali in grado di indirizzare le scelte, strate-giche ed operative, in campo

energetico. Ne parliamo con Paolo Monti, Amministrato-re Delegato di Project Group s.r.l. (tel. +39 0522-873376).“L’Energy Manager o Esper-to in Gestione dell’Energia – afferma Monti – in quanto conoscitore di tutti i processi/impianti che coinvolgono flus-si di energia, sta assumendo nelle imprese un ruolo chiave. Si tratta di una figura specia-lizzata in ambiti emergenti ed innovativi, come quello della sostenibilità ambientale, catalizzatrice di un progres-sivo cambiamento sul tema dell’energia. Tale cambiamen-to, richiesto ormai a più livelli, è un’esigenza dettata dal sem-pre più critico approvvigiona-

mento delle fonti energetiche convenzionali, dalla lievita-zione dei prezzi dei combusti-bili fossili e soprattutto dagli ormai insostenibili impatti ambientali/climatici.

L’esperto in gestione dell’ener-gia è una figura completamen-te nuova, che difficilmente le aziende possono reperire sul mercato del lavoro.Proprio per sopperire a questa carenza, la nostra azienda si propone alle imprese per svol-gere i compiti di questa figura professionale”.In che modo intervenite?“Innanzitutto – risponde Monti – svolgiamo un’ana-lisi per individuare il profilo energetico dell’impresa, esa-minando impianti e consumi. Adottiamo poi gli strumenti per la programmazione ed il controllo dei consumi stessi. Successivamente verifichia-mo la possibilità di utilizzo di

Fonti energetiche rinnovabili/alternative (impianti fotovol-taici, ecc.) o di accorgimenti per ridurre i consumi. Con ap-positi progetti siamo in grado di stimare con buona precisio-ne i tempi di “ritorno degli in-vestimenti” dei nuovi impianti ed il loro impatto ambientale”. “Ricordo – prosegue Monti – che la nostra azienda possie-de il know how per realizzare anche impianti elettrici di tipo tradizionale, elettronici di au-tomazione, supervisione e cu-rarne la gestione/manutenzio-ne; le imprese possono avere quindi in Project Group s.r.l. un unico interlocutore per ri-solvere ogni problema in cam-po elettrico ed energetico”.

Integrare totalmente il fo-tovoltaico nell’architettura si-gnifica equilibrare gli aspetti tecnici ed estetici dei compo-nenti della tecnologia fotovol-taica con quelli dell’involucro edilizio, senza compromette-re le caratteristiche funzionali di entrambi. Una corretta integrazione ar-chitettonica del fotovoltaico, infatti, riesce a fare coinci-dere la capacità di produrre energia elettrica sul luogo della domanda con la qualità estetica dello spazio che lo contiene. Ne parliamo con Andrea Iba-tici, titolare della Ibatici Co-perture (tel. 0536-943559), che opera nel settore da più

di vent’anni. “Nei prossimi anni i moduli solari di tipo standard saranno affiancati o sostituiti da impianti foto-voltaici integrati negli edifici, che rappresentano un’inte-ressante novità non solo per gli operatori del settore, ma anche per gli utenti finali, dal-le imprese, agli enti pubblici sino ai singoli cittadini. L’integrazione architetto-nica – prosegue il referente dell’azienda di Maranello (Modena) – risponde da un lato alle crescenti necessità di fonti energetiche alterna-tive e, dall’altro, soddisfa ca-noni estetici migliorando la qualità degli edifici. Inoltre, grazie alla totale in-

tegrazione architettonica de-gli impianti si riesce ad acce-dere a contributi maggiorati rispetto agli standard”.Come avviene questa inte-grazione architettonica?“Le caratteristiche estetiche del modulo fotovoltaico – ad

esempio, la forma, la dimen-sione, il colore e l’eventuale trasparenza – diventano ele-menti di caratterizzazione dello stabile. Il fotovoltaico, quindi, viene concepito e impiegato come vero e proprio materiale edi-lizio e si trasforma in un ele-mento fondamentale della costruzione. In altre parole”, spiega Ibatici, “si sostituisce a materiali da costruzione più convenzionali per divenire un componente attivo della struttura edilizia, capace di contribuire positivamente alla performance energetica degli edifici stessi”.Quali le soluzioni proposte dalla vostra azienda?

“Da qualche tempo propo-niamo Pit Solar, profilo me-tallico nato dall’esigenza di creare un sistema per la totale integrazione architettonica”, spiega il titolare dell’azienda. “Si tratta di un profilato in al-luminio da installare sopra le coperture, progettato per po-tere alloggiare qualsiasi pan-nello fotovoltaico in commer-cio ed eliminare le sottostrut-ture di sostegno comunemen-te usate per il montaggio. Pit Solar, inoltre, permette di installare rapidamente i pan-nelli fotovoltaici poiché questi vengono fissati direttamente sul profilo: la copertura non viene mai perforata e assicura quindi l’integrità del tetto”.

Per individuare i l profilo energetico dell ’ impresa, ridurre i costi ed i consumi

Risparmio energetico e qualità estetica degli edifici

Project Group: impianti elettrici, elettronici e loro gestione

Ibatici Coperture propone Pit Solar

Paolo Monti - Amministratore Delegato di Project Group s.r.l.

Page 20: Giornale delle Imprese

L’importanza di un modello organizzativo, di gestione e controllo per tutelare e migliorare l’impresa

Ecocity: un progetto per la realizzazione di elementi di arredo urbano ecocompatibili

Con l’entrata in vigore del Testo Unico sulla Salute e Si-curezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/08) sono state in-trodotte numerose novità su-gli obblighi a carico dei datori di lavoro, dei loro delegati e dei dipendenti. Esse vanno a com-pletare la normativa discipli-nata dal D.Lgs. 231/01, che, per la prima volta, ha incluso nel nostro ordinamento la di-sciplina della responsabilità amministrativa e, di fatto, pe-nale delle organizzazioni. Ne parliamo con Giuseppe Buccheri, direttore tecnico di Pro-Cert (tel. 0536-809017), ente di certificazione europeo

e organismo di ispezione. “In estrema sintesi si può dire che, oggi, né l’organizzazio-ne né i suoi membri posso-no essere ritenuti estranei al procedimento penale per i reati commessi a vantaggio e nell’interesse dell’organizza-zione stessa”, afferma Buc-cheri. “Da questa nuova responsabi-lità”, prosegue, “deriva la ne-cessità di promuovere l’attiva-zione di un Modello Organiz-zativo, di Gestione e Controllo da parte delle aziende, che consenta loro di individuare, analizzare e tenere sotto con-trollo i rischi che corrono nel

loro operare quotidiano, a se-conda del settore economico di riferimento, della comples-sità organizzativa e dimensio-nale dell’impresa e, non ulti-mo, dell’area geografica in cui essa opera”.In cosa consiste questo modello?“Si tratta di un modello volon-tario che permette di attuare una politica aziendale per la salute e la sicurezza attraverso la strutturazione e la gestio-ne delle attività dell’impresa, massimizzando i benefici e minimizzando i costi”, spiega Buccheri. “Esso consiste nella definizione, nell’implemen-

tazione e nell’adeguamento progressivo di un sistema ar-ticolato e omogeneo di diversi elementi: l’adozione di un co-dice etico, il coordinamento attraverso la specificazione di organigrammi, responsabilità e deleghe, la gestione median-te la definizione di mappe di rischio, protocolli e procedure e, infine, l’istituzione di siste-mi di controllo attraverso la creazione di un organismo di vigilanza e di un sistema disci-plinare e sanzionatorio”.Quali vantaggi si garanti-sce un’azienda adottando un Modello Organizzativo, di Gestione e Controllo?

“Oltre ad assicurarsi l’esenzio-ne dalla responsabilità ammi-nistrativa, come espressamen-te previsto dal D.Lgs. 231/01”, precisa Buccheri, “l’azienda che adotta tale modello rende più trasparenti le procedure interne e, di conseguenza, si garantisce occasioni di cresci-ta e sviluppo. Consolidare una cultura di correttezza e integrità”, con-clude il referente di Pro-Cert, “migliora infatti il rapporto tra l’impresa e la società, con il conseguente incremento della reputazione, dell’immagine e dell’affidabilità dell’azienda stessa”.

Cogliendo i segnali prove-nienti dal mercato e dalla Co-munità Europea, Nial Nizzoli ha deciso di impiegare le sue potenzialità nel settore dello Sviluppo Sostenibile.Forte di un’esperienza ven-tennale nella gestione dei ri-fiuti, Nial Nizzoli ha dunque ampliato il proprio orizzonte di attività investendo sul loro recupero e valorizzazione, in alternativa al mero smalti-mento.Da questa ferma volontà è nato Ecocity, un progetto che prevede la realizzazione di elementi di arredo urbano ecocompatibili e contenitori per la raccolta differenziata. L’iniziativa è cofinanziata dalla Regione Emilia-Roma-

gna ed è realizzata in colla-borazione con i principali sistemi collettivi per la rac-colta dei R.A.E.E. (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).Chiediamo ad Auro Nizzo-li, amministratore delegato di Nial Nizzoli (tel. 0522-637575) di presentarci me-glio l’iniziativa.“La sensibilità di Nial Niz-zoli, impresa specializzata nei servizi ambientali e nel recupero e riciclaggio di fra-zioni di rifiuti recuperabili, ha portato alla presentazione di un progetto di ricerca per la realizzazione di elementi di arredo urbano ecocompa-tibili ottenuti da materiali di recupero e completamente

riciclabili quali, ad esempio, plastiche e cariche minerali di recupero.Il progetto ha come princi-pale obiettivo l’ideazione e la produzione di elementi di arredo urbano (panchine,

fioriere, cestini, contenitori per la raccolta differenziata) che rispettino i requisiti del Green Public Procurement, la norma che in Italia impone alle amministrazione pubbli-che di fare acquisti per circa un 30% del totale di prodotti ecocompatibili”.Esistono concrete possi-bilità di sviluppo?“Certamente”, risponde Niz-zoli. “Sono stati già indivi-duati alcuni filoni progettuali che coniugano il progetto con l’attualità delle norme come nel caso della raccolta di pile e batterie, ove uno specifico filone valuterà la possibilità di realizzare contenitori per la raccolta stradale di pile ed accumulatori portatili, che

nel mese di settembre hanno visto una modifica alle attuali modalità di raccolta.A seguito del recepimento della direttiva europea attra-verso il D.Lgs. 188/08, infat-ti, la responsabilità della rac-colta di pile e batterie portatili passerà in capo ai produttori attraverso i sistemi colletti-vi che già oggi operano nel campo dei rifiuti elettronici. Nial Nizzoli si candida quin-di come interlocutore per la definizione di un modello di raccolta che parte dalla rea-lizzazione dei contenitori per arrivare alla raccolta e cerni-ta di pile e batterie da avviare al riciclaggio. Per maggiori informazioni, visitate il sito www.ecoearth.it”.

Per la tutela amministrativa e penale delle aziende

Nial Nizzoli investe nella ricerca

Prevede diversi provvedimenti, come l’adozione di un codice etico

L’iniziativa è cofinanziata dalla Regione Emilia-Romagna

La sede di Nial Nizzoli

20 AMBIENTE & SICUREZZA

Page 21: Giornale delle Imprese

21

Progetto CarbonZERO: per ridurre le emissioni di CO2 in azienda

Gli edifici, pubblici e pri-vati, si sono aggiudicati or-mai da tempo il bollino ros-so poiché costituiscono una delle principali fonti di emis-sioni di CO2 in Europa. Necessitano pertanto di una revisione strutturale che li renda competitivi anche da un punto di vista energeti-co. Sulla base di queste consi-derazioni, l’Europarlamen-to ha emanato una Direttiva sull’efficienza energetica nel settore edilizio, ponendosi obiettivi ambiziosi. A partire dal 2018, infatti, tutti gli edifici di nuova co-struzione dovranno essere a “emissioni zero”, ovvero do-vranno produrre tanta ener-gia quanta ne consumano. Anche le ristrutturazioni saranno interessate da nuo-ve norme e sarà istituito l’obbligo di pubblicizzare il consumo delle installazioni domestiche. In questo scenario interna-zionale di grandi cambia-menti, Studio Alfa ha dato vita al progetto ‘CarbonZE-RO’, con l’obiettivo di porsi come interlocutore di riferi-mento per accompagnare le

aziende, le Pubbliche Am-ministrazioni e, in genera-le, tutti i cittadini verso un cambiamento radicale nella gestione energetica degli edifici.Ne parliamo con Mauro Carretti, Presidente di Stu-dio Alfa (tel. 0522-550509).In che cosa consiste il pro-getto CarbonZERO?“Con il progetto Carbon-ZERO, Studio Alfa offre un servizio di supporto tecni-co-scientifico guidando le imprese, gli Enti Pubblici ed i privati cittadini, verso l’ab-battimento graduale delle proprie emissioni di CO2 ed il miglioramento delle pre-stazioni energetiche”.“Il progetto – spiega Carretti – si applica a qualsiasi tipo-logia di edificio (case, scuo-le, uffici, alberghi, etc.), clu-ster edilizi (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate, complessi residenziali, aree sportive, centri commer-ciali), a grandi opere, piani urbanistici, bilanci azienda-li, ad attività umane, indu-striali ed agricole, nonché ad eventi e manifestazioni particolari (fiere, feste, con-certi, etc.)”.

Può descriverci i servizi offerti dal progetto?“Il progetto CarbonZERO fornisce un supporto tecni-co nella fase di raccolta dei dati energetici relativi ai consumi della struttura pre-sa in esame. Dopo aver elaborato un bilancio energetico, ac-compagnato da un analisi dettagliata dei consumi di CO2 mediante una metodo-logia di calcolo certificata, viene predisposto un piano degli interventi finalizzati a

migliorare l’efficienza ener-getica dei servizi e dell’or-ganizzazione. Il cliente ov-viamente potrà decidere e valutare quale percentuale delle proprie emissioni com-pensare.E’ possibile anche indivi-duare una serie di opera-zioni che il soggetto potrà intraprendere qualora deci-desse di perseguire imme-diatamente l’obiettivo ‘Car-bonZERO’ e compensare così tutte le proprie emis-sioni di anidride carbonica, come l’acquisto e lo scambio di crediti di carbonio (Veri-fied Emission Reductions) sul mercato”.Quali i vantaggi per un’azienda? “Innanzitutto ottenere una certificazione ‘CarbonZE-RO’ attesta la riduzione dei consumi energetici e ren-de noto, inoltre, l’impegno dell’azienda a compensare le emissioni inquinanti do-vute ad attività umane ed in-dustriali, creando un valore aggiunto sia per il prodotto che per l’azienda stessa”.E per un Ente Pubblico?“‘CarbonZERO’ aiuta a ri-durre i costi energetici delle

Pubbliche Amministrazioni e rappresenta un segnale importante per tutti i citta-dini: sensibilizza l’opinione pubblica nei confronti di una più attiva politica am-bientale, stimolando il cam-biamento degli stili di vita. Inoltre, può far emergere nuove opportunità di svi-luppo, soprattutto in ambito occupazionale, del settore energetico a livello locale.La certificazione ‘Carbon-ZERO’ può essere richiesta come condizione essenziale nell’appalto di lavori pubbli-ci o nell’attuazione di piani urbanistici. Senza contare che può es-sere utile per la creazione di un sistema di gestione am-bientale dell’ente secondo la norma ISO 14001 e il Rego-lamento EMAS”.

Nel 2018 gli edifici dovranno essere ad emissioni zero

Studio Alfa offre un supporto tecnico per il miglioramento delle prestazioni energetiche

AMBIENTE

La sede di Studio Alfa

Page 22: Giornale delle Imprese

22 SICUREZZA

Portoni industriali sezionali: funzionalità ed immagine

Grazie alle nuove tecnologie calano furti e rapine

Quando l’attività è frenetica e il tempo è tiranno, tutto deve essere pensato in funzione dell’uso, in stretta relazione con la praticità. Nelle imprese moderne questo vale negli am-biti più svariati, incluso quello dell’automazione dei portoni di accesso. Ne parliamo con Davide Faccia, titolare di Si-stel Centro Automazioni (tel. 0522-556941), azienda reg-giana con oltre trentacinque anni di esperienza in questo settore.“Progettare e realizzare im-pianti non significa “solo” at-tenersi a leggi e certificazioni”, afferma Faccia, “ma anche soddisfare le specifiche esigen-

ze del cliente, che nei prodotti legati all’automazione vuole trovare un’ulteriore possibilità per migliorare la propria sede aziendale, potenziandone fun-zionalità e immagine”.Potrebbe fare un esempio di come un portone indu-striale può contribuire a valorizzare l’attività lavo-rativa?“Consideriamo i portoni se-zionali con inserimenti di elementi trasparenti in me-tacrilato proposti da Breda, azienda leader del settore, di cui ci avvaliamo da anni. Uno dei principali vantaggi di que-sti prodotti è il vero e proprio “sfruttamento” della luce na-

turale esterna, rispettosa della vista e complice del risparmio energetico. È un plus che si accompagna all’incremento dell’impatto estetico dell’in-tero stabile in cui si integra il portone, che a seconda delle esigenze può essere fornito con vetrocamere opacizzate e oscurate, per non rinunciare a un abbondante passaggio di luce e, nel contempo, proteg-gersi da sguardi indiscreti. A questi vantaggi”, prosegue Faccia, “si aggiunge la prati-cità del passaggio pedonale, una comodità irrinunciabile che si armonizza con il design dell’intero portone, poiché i profili dell’apertura risultano

complanari allo stesso. Si trat-ta di un sistema semplice, che incrementa considerevolmen-te il comfort di chi lo utilizza e, altro aspetto non trascurabile, protegge chi lavora all’interno, riducendo gli sbalzi termici al-trimenti derivanti da un’aper-tura totale del portone. La per-sonalizzazione del prodotto”, spiega Davide Faccia, “è inve-ce garantita dall’ampia gam-

ma di materiali, colorazioni e finiture con cui si possono customerizzare i portoni. Il si-stema di scorrimento interno, inoltre, richiede poco spazio e non ingombra lateralmente, perché il portone sezionale segue il soffitto dello stabile, a prescindere dalla sua tipologia strutturale: è il modo migliore e più sicuro per sfruttare ap-pieno lo spazio dell’edificio, incrementando la possibilità di movimento al suo inter-no. La motorizzazione, poi, è estremamente sicura grazie ad una serie di accorgimenti che garantiscono l’antischiac-ciamento in fase di apertura e chiusura del portone”.

Il 10 dicembre 2009 la Re-gione Emilia Romagna ha pubblicato il 13° Rapporto an-nuale sulla Sicurezza, realiz-zato con elaborazioni su dati Istat, del Ministero dell’Inter-no e di Eurostat. A fronte di una diminuzione complessiva generale dei reati commessi, l’indagine eviden-zia una significativa riduzione dei furti (-17,9%) e delle rapi-ne (-7,1%) all’interno di abi-tazioni, esercizi commerciali e complessi industriali.Questi dati sono estremamen-te significativi se analizzati alla luce delle tecnologie messe in campo ogni giorno dai servizi di vigilanza e sicurezza. Ne parliamo con Paolo Berto-ni, presidente di Corpo Guardie

Giurate (tel. 0522-927113).“Credo che questi dati siano davvero incoraggianti per tut-ta la popolazione e soprattut-to rappresentino una chiara testimonianza del lavoro che quotidianamente realizziamo all’interno delle nostre città”, afferma Bertoni. “Il servizio di vigilanza ci im-pone di non abbassare mai la guardia. Non dimentichiamo che, nonostante siano in calo, secondo il rapporto in Emilia Romagna sono stati commes-si circa 200 furti ogni 1.000 esercizi solo nell’ultimo anno. Si dimostrano infatti sempre più a rischio le situazioni prive degli opportuni dispositivi di sicurezza.L’utilizzo di moderne tecnolo-

gie ci ha permesso un monito-raggio ancora più scrupoloso di quanto non possa effettuare il semplice controllo umano.Grazie ad una moderna e com-puterizzata centrale operativa, ad esempio, siamo in grado di di controllare ogni situazione 24 ore su 24, di trasmettere in tempo reale qualsiasi segnala-zione via radio o via telefono. L’innovativo servizio di televi-gilanza, inoltre, ci consente di

verificare lo stato degli ingres-si in azienda e di remotizzare immagini e voci in collega-mento con la nostra centrale operativa”.Come funziona esattamente il servizio di televigilanza?“La televigilanza presuppo-ne la realizzazione, presso il cliente, di un sistema atto a rilevare effrazioni, intrusioni o eventi provocati da guasti particolari.

Vengono installate speciali di-spositivi radio o telefonici in grado di trasmettere con im-mediatezza segnali di allarme, voci, suoni, immagini presso la nostra centrale operativa.Nel momento in cui viene ri-levato un allarme, operatori specializzati provvedono ad attivare le procedure neces-sarie a garantire in intervento tempestivo per la messa in si-curezza della struttura. Corpo Guardie Giurate, in virtù della consolidata espe-rienza, è dotato di tutti gli stru-menti necessari a garantire una sicurezza attiva e passiva, grazie anche al costante colle-gamento con i principali orga-nismi di sicurezza riconosciuti a livello nazionale.

Come unire sicurezza, comfort e praticità alla personalizzazione

Pubblicato i l 13° Rapporto regionale sulla sicurezza

Sistel Centro Automazioni si avvale di aziende leader del settore

Sempre più a rischio le situazioni prive dei dovuti dispositivi di sicurezza

Page 23: Giornale delle Imprese

23TRASPORTI

Con i veicoli elettrici, un inverno senza emissioni inquinanti

Mobilità sostenibile: con GPL e metano riduci i costi e salvaguardi l’ambiente

Mobilità sostenibile, blocchi del traffico, veicoli ecologici e car sharing sono solo alcuni termini legati alla salvaguardia dell’ambiente divenuti di uso comune, a testimonianza della crescente attenzione al tema e, soprattutto, alle azioni concre-te di riduzione dell’inquina-mento. Negli ultimi anni, Reg-gio Emilia ha messo a punto una serie di interventi incen-trati sull’utilizzo dei veicoli ad emissioni zero che hanno con-tribuito in modo significativo alla diminuzione dell’inquina-mento atmosferico, con tra-guardi di rilevanza tale da por-tare la città ad ottenere presti-giosi premi internazionali. Il

raggiungimento di tali traguar-di è reso possibile dalla sensibi-lità e dalle scelte lungimiranti dell’amministrazione locale, ma anche dalla presenza e col-laborazione di “alleati” prezio-si come T.I.L. - Trasporti Inte-grati e Logistica (tel. 0522-927654).Ne parliamo con Roberto Ba-

dalotti, Amministratore Dele-gato di TIL.“Dal 2000 a oggi, a Reggio Emilia si fa un uso “normale e quotidiano” di autoveicoli a trazione elettrica, impiegati da aziende pubbliche e priva-te per servizi come il trasporto passeggeri e merci. Si tratta di un’abitudine “virtuosa” che ha condotto ad un’importante riduzione delle emissioni in-quinanti nel centro cittadino, cui si accompagna un’altret-tanto imponente diminuzione dell’inquinamento acustico e un consistente risparmio di carburante. La nostra azienda ha promosso nel tempo mol-teplici iniziative per favorire il

diffondersi dell’utilizzo di vei-coli elettrici”.Ce ne può descrivere qual-cuna?“Certamente”, risponde Ba-dalotti. “Le ultime, attive fino al prossimo 31 marzo, sono rivolte a privati ed aziende: l’operazione “Kill PM10” e “Giovedì Verdi”. La prima consiste in diverse formule di noleggio di Porter, che va da quello giornaliero a 28 Euro, ai nuovi pacchetti da dieci, venti o trenta giorni - utilizzabili con la massima libertà nel periodo concordato, sempre a prezzi molto convenienti – per arri-vare alla modalità “illimitata”, che prevede un noleggio di sei

mesi ad un costo di soli 9 Euro al giorno”. “Giovedì Verdi”, prosegue Badalotti, “è l’inizia-tiva ideata da T.I.L. per le gior-nate di blocco totale del traffico a Reggio Emilia: dal 7 gennaio al 31 marzo, infatti, noleggiare un Porter Elettrico il giovedì costerà soltanto 20 Euro al giorno, con la possibilità di ac-quistare un carnet valido per le dodici giornate di blocco tota-le, risolvendo definitivamente il problema delle limitazioni e del posteggio in centro, dato che i mezzi proposti hanno libero accesso nelle Zone a Traffico Limitato e parcheggio gratuito anche nelle zone Blu, solitamente a pagamento”.

L’inquinamento atmosferico sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante, sia per gli effetti negativi sulla salu-te delle persone sia per i danni disastrosi a flora, fauna e agri-coltura, per citare solo alcuni ambiti colpiti dal degrado eco-logico. L’utilizzo dei combusti-bili fossili per i motori degli au-toveicoli rappresenta una delle maggiori fonti di emissione no-cive da parte dell’uomo, basti pensare che la quantità di mo-nossido di carbonio sprigiona-to dai processi di combustione delle macchine è circa dieci vol-te quella degli altri inquinanti. I veicoli più inquinanti sono le auto a benzina non catalizzate - le cosiddette Euro 0 - e quelle con i vecchi motori Diesel, che

producono molte polveri sotti-li, ovvero le famigerate PM10. La crescente attenzione all’am-biente da parte di istituzioni, enti e associazioni ha indotto le case automobilistiche a proget-tare e produrre veicoli sempre meno inquinanti, un miglio-ramento reso possibile dall’ot-timizzazione dell’efficienza dei motori e da una ricerca continua anche nello specifico settore delle auto ecologiche, alimentate con GPL e metano. “Alcuni produttori collaborano attivamente con realtà associa-tive per migliorare la propria “responsabilità ambientale”, oppure aderiscono a progetti di più ampio respiro promossi dalle stesse”, afferma Monica Zatti del Gruppo AutoZatti

(tel. 0521-949711), conces-sionaria dei marchi Lancia, Alfa Romeo, Abarth, Fiat e Fiat Veicoli Commerciali, che van-ta una sede operativa a Parma e due in provincia di Reggio Emilia, a Brescello e Guastalla. “Lancia, ad esempio, ha da poco presentato la nuova am-miraglia Delta Turbo GPL”, prosegue la Zatti, “ovvero la prima vettura sulla quale Le-

gambiente ha apposto “l’Eti-chetta per il Clima”, un proget-to che propone l’etichettatura volontaria di prodotto per in-formare il consumatore sulla quantità di gas climalteranti - come l’anidride carbonica - ori-ginati da prodotti e servizi nel corso di una o più fasi del loro ciclo di vita”. “Anche Fiat Professional ha recentemente confermato il

proprio impegno nella tutela dell’ambiente e della mobilità sostenibile”, riprende la refe-rente del Gruppo AutoZatti, “ha infatti completato la sua gamma “ecologica” con Fiori-no Metano, nuova versione a doppia alimentazione del mo-dello già premiato come Inter-national Van of the Year 2009. Il Gruppo Fiat realizza costanti miglioramenti anche nel seg-mento dei motori a benzina e diesel, ad esempio perfezio-nando ulteriormente l’applica-zione del suo brevetto MultiAir, rivoluzionario sistema di azio-namento delle valvole di aspi-razione, che vengono poste in funzione in modo indipenden-te da attuatori elettroidraulici, gestiti elettronicamente”.

Crescente attenzione alla qualità dell ’aria in città

Le case automobilistiche sono sempre più attente alla “responsabilità ambientale”

Operazione Kill PM10 e Giovedì Verdi le nuove iniziative di TIL

Da AutoZatti una vasta gamma di veicoli ecologici

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