Gil Scott-Heron THE BLUESOLOGIST

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Aldo De Sanctis

LIBRI

"Non so come e non ricordo bene quando, ma so perché ho incominciato ad amare Gil Scott-

Heron". Con queste appassionate parole Antonio Bacciocchi, batterista veterano della scena

mod che può vantare di aver aperto ai Clash, Siouxsie e Manu Chao, nonchè produttore

discografico e giornalista musicale, ci introduce al suo lavoro su uno dei più grandi artisti

della musica black dei '70 e non solo. Oltre ad essere ricordato come un cantante carismatico

dotato un timbro di voce magnetico e caldo, Gil è stato anche e soprattutto un poeta. Ed è

proprio sulla sua poeticità, ricca di sarcasmo ed invettive sulla società ma densa anche di

profonde riflessioni sulla propria vita, inevitabilmente contraddistinta dalla coscienza di

appartenere ad una comunità (afroamericana) in lotta, che Bacciocchi pone l'accento più

volte nel tracciare la parabola artistica ed umana di un personaggio che, pur lasciando un

vuoto davvero incolmabile, sembra poter trascendere addirittura dalla propria morte,

avvenuta il 27 maggio dello scorso anno. La sua opera mantiene intatta una potenza

comunicativa poliedrica e ad ogni nuovo ascolto i numerosi masterpieces sembrano arrichirsi (ed arricchirci) anzichè

sfiorire col tempo. Sarà perchè Gil Scott-Heron, oltre ad essere uno dei progenitori del rap e ad avere indiscutibilmente

influenzato schiere di artisti, ci permette di entrare in contatto con noi stessi sotto una luce diversa, una luce che nel

bene e nel male non risparmia niente delle nostre esperienze, mantenendo sempre uno sguardo lucido e critico sul mondo

in cui stiamo vivendo.

"The Bluesologist" è scritto con la dedizione di chi davvero conosce e stima l'opera del Black Poet pur conservando la

capacità critica necessaria a guidarci attraverso quelle che sono le testimonianze migliori in ambito discografico. Questo

piccolo tomo è diviso in due parti. Innanzitutto la vita di Gil Scott-Heron viene raccontata attraverso il suo rapporto con la

scrittura, i suoi dischi, il sodalizio artistico con Brian Jackson, i suoi successi, i suoi eccessi e, pur se alle volte riportate

con una certa morbidezza, le sue contraddizioni. Nella seconda parte viene presa in esame in maniera più approfondita la

discografia degli album registrati in studio, per ognuno dei quali Bacciocchi scrive una sorta di recensione collegata con le

altre attraverso una linea che segue la traiettoria della maturazione artistica prima, di un certo calo poi e della caduta

negli inferi con le lunghe assenze tra un disco (di pregio) e l'altro nell'ultima fase della sua vita. Bacciocchi contestualizza

e non si lascia sedurre da semplicistiche classifiche, anche se le proprie preferenze traspaiono in maniera più o meno

evidente. E del resto non gli si può certo dar torto quando, tra gli altri, elogia dischi come "Pieces of a Man" oppure ci

permette di riscoprire perle come "It's Your World" (da me colpevolmente sottovalutato fino ad oggi). "The Bluesologist"

offre alcuni spunti per un approfondimento a chi conosce magari solo superficialmente l'opera di Gil Scott-Heron, ma

anche i connoisseurs potranno trarre piacere nel leggere questo breve saggio che per il sottoscritto è servito ad inabissarsi

nuovamente dentro una musica ed una poetica uniche.

30 gennaio 2012

Antonio BacciocchiGIL SCOTT-HERON, THE BLUESOLOGIST – STORIA E DISCOGRAFIA DEL PADRE DEL RAP2012 - Vololibero Edizioni/Nda distribuzione

black music, Soul →

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Gil Scott-Heron, The BluesologistPubblicato: February 2, 2012

di Enrico Bettinello

Antonio BacciocchiGil Scott-Heron, The BluesologistVololibero Edizioni, 95 pp., 10 euro

Uno degli effetti più interessanti del websull'editoria musicale, è stato notato conacutezza, è certamente quello di permetteredi svincolarsi più o meno parzialmente dallasola funzione informativa [che internetsvolge ormai con varietà di fonti e rapidaaccessibilità] per dare all'analisi prospettive

più originali e approfondite.Non sempre questa possibilità viene colta appieno dall'editoria dicasa nostra [anche quella più diffusa] e anche questo puramorevole libretto dedicato a Gil Scott-Heron non fa eccezione.

A scriverlo Antonio Bacciocchi, batterista, produttore eorganizzatore particolarmente attento alla scena mod e black, chein un centinaio di pagine attraversa rapidamente la vita e ladiscografia del musicista; la suddivisione in due parti è funzionalealla consultazione - specie della discografia - ma porta con séqualche ripetizione.Dall'infanzia nel Tennessee alla scomparsa subito dopo l'ultimotour europeo seguito al rilancio con I'm New Here, la carrierasregolata di questo indimenticabile poeta delle contraddizioni delvivere afroamericano urbano contemporaneo è qui scanditaprincipalmente dalle produzioni discografiche e manca quasi deltutto quel riferimento un po' più ampio al contesto musicalegenerale in cui si inserisce [i percorsi della black music negli anniSettanta ad esempio] che ne avrebbe fatto risaltaremaggiormente l'originalità espressiva.

Alla fine una guida onesta e godibile, ma che non dice tanto di piùdi quello che un navigatore un po' curioso - e con un pomeriggiodi pioggia a disposizione - può raccogliere incrociando wikipedia,AllMusic e qualche intervista. Peccato, perché la figura diScott-Heron meriterebbe di venire sottoposta a riflessioni piùampie, in cui le tematiche care al poeta/musicista si muovano inun terreno di confronto privo dei soliti luoghi comuni edinamicamente intrecciate con le tendenze della musica neradegli ultimi trent'anni.

P.S. Una nota personale: chi scrive, insieme al direttore diAllAboutJazz Italia Luigi Santosuosso, ha avuto la fortuna diassistere nel 2003 all'S.O.B.'s di New York alla reunion inconcerto di GIl Scott-Heron con il compare Brian Jackson [neaccenna anche Bacciocchi nel libro]. Una intensa pagina musicaletra una detenzione e l'altra per il musicista e un momento digrande intensità specie per molti spettatori afroamericani non piùgiovanissimi che erano al nostro fianco sotto il palco. Nondimenticarsi di Gil Scott-Heron [ed è questo certamente unmerito del libro] rimane un vero e proprio dovere!

Gil Scott-Heron, The Bluesologist http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=7461

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Cultura e spettacoli

Tamborlani Quintet, da Gershwina Ellington con brio al Milestone

Il TamborlaniQuintet in

concerto alMilestone

(foto Franzini)

PIACENZA - Per il Milestone feb-braio è solitamente mese inten-so, lo è pure quest’anno. E, in at-tesa sia di conoscere i vincitoridel sempre più prestigioso con-corso nazionale “Chicco Betti-nardi. Nuovi talenti del jazz ita-liano” sia di apprezzare i big del-l’imminente Piacenza jazz Fest,il noto locale ha ripreso la nor-male programmazione a caden-za bisettimanale. Non a sorpresama quasi: gli organizzatori han-no previsto per il primo venerdìdel mese una jam session, aper-ta l’altra sera dal Silvia Tamborla-ni Quintet, composto dalla voca-

list di Cremona, per alcuni anniresidente a Cortemaggiore, daMauro Bonfanti (trombone), Lu-ca Mariani (batteria), StefanoScariot (chitarra) e Franz Valca-nover (basso). I brillanti musici-sti hanno proposto, per scaldarel’ambiente, un excursus jazzisti-co con alcuni swinganti motividimostrando di essere band ben

rodata. Ricordiamo Whisper not,Like someone in love, I gotrhythm, del mitico Duke Elling-ton due hit come Take the Atrain, In a mellow tone e altri.Buone vocalità e timing di Tam-borlani per cui «la musica è sem-pre stata forte passione, c’è sem-pre stato un percorso di studio incui mi sono ispirata ad Anita O’-

Day il cui stile ha avuto forte im-pronta su di me». Per i suoi colle-ghi - tutti esperti e molto attivi -

suonare al Milestone è un’occa-sione «perché - secondo Scariot -ci sono pochi posti come questo

per confrontarsi e imparare».E lo spirito che ha animato la

seguente jam session è stato di-vertirsi, misurarsi amichevol-mente sulla base di standard fa-mosi: sul palco si sono alternatigiovani e meno giovani spinti daldesiderio di esibirsi liberamente.Queste simpatiche reunion, oltread intrattenere piacevolmente ilpubblico, permettono poi ai variinterpreti di scambiarsi idee espunti e, proprio da questi im-provvisati interplay, sono allalunga partite validissime e dura-ture collaborazioni.

Fabio Bianchi

PIACENZA - Lo scrittore e musicistapiacentino Antonio “Tony Face”Bacciocchi ha prodotto due nuo-vi libri: il primo è la traduzioneda lui curata di Original rude boy.Dalla Giamaica agli Specials,l’autobiografia dello Ska inglesedi Neville Staple e Tony Mc-Mahon (Shake edizioni, 256 pp,17 euro). Il secondo, da lui scrit-to, è Gil Scott Heron - The blueso-logist. Storia e discografia del pa-dre del rap (Vololibero edizioni,96 pp, 10 euro).

Una prima presentazione let-teraria dell’autore piacentino èprevista alla “Santeria” di Mila-no, giovedì 16 febbraio, e succes-sivamente a Piacenza. Baccioc-chi è anche curatore del volume Le storie dal rock piacentino,pubblicato di recente da Grafi-che Lama grazie al Comune diPiacenza - nella persona dell’as-sessore al Futuro, Giovanni Ca-stagnetti - in collaborazione conl’Associazione 29100 di NicolaCurtarelli e col sostegno di varisponsor, «che ha ottenuto in po-chissimo tempo un tale successodi vendite che si profila all’oriz-zonte una seconda edizione» an-ticipa l’ideatore.

Tradurre un volume è un’ope-ra complessa e delicata, special-mente se si tratta di un libro cheparla dello Ska, un genere musi-cale che, tra le sue principali ca-ratteristiche, annovera l’utilizzodi Slang difficili da comprenderee da trasmettere in un’altra lin-gua. Ma il risultato è sorpren-dente e Bacciocchi ha anche a-vuto la “benedizione” dello stes-so Staple, incontrato dopo unconcerto.

Ma veniamo agli Specials: in-dubbiamente sono stati i leaderincontrastati dello Ska inglese.All’alba dell’era Thatcher, in pie-na esplosione punk, in una In-

ghilterra proletarizzata e sull’or-lo della più cupa depressione e-conomica, l’arrivo dello Ska harappresentato per molti la sco-perta di una gioiosa colonna so-nora della propria identità.

Nella biografia tradotta daBacciocchi, Neville Staple, ilfrontman di colore della band diculto degli Specials, racconta lasua vita in un’autobiografia - conil valido aiuto del giornalista Mc-Mahon - che è anche quella diun genere musicale. Affidato al-le cure di un padre il cui criteriodi disciplina familiare rasentavain molti casi l’abuso, Staple hatrascorso gli anni Settanta nelMidland inglese tra continue ris-se con le bande di Skin, taccheg-gi nei negozi, furti con scasso eriformatorio. Fino al momentoin cui ha trovato finalmente lasua strada con la musica e la cul-tura ska e l’organizzazione del

leggendario 2 Tone Tour assiemea gruppi come Selecter, Madnesse Dexys Midnight Runners, e gliscontri con i militanti fascisti delNational Front.

Un volume da leggere tuttod’un fiato, non solo rivolto agliappassionati di musica ma achiunque voglia leggere un’ap-passionata storia umana, socialee musicale. Una storia che gron-da simpatia, suggellata anchedall’atteggiamento particolar-mente disponibile e simpaticoche Staple ha avuto nei confron-ti del traduttore piacentino delsuo volume, la cui edizione ita-liana si avvale di molte illustra-zioni e delle prefazioni di Alio-scia dei Casino Royale e OscarGiammarino degli Statuto.

Di importanza tutt’altro cherelativa il volume su Gil Scott-Heron. Per chi non lo conosces-se, o volesse comunque ap-

profondire la conoscenza conl’insegnamento - ancora attua-lissimo - di questo artista, il libroricorda il suo essere stato poeta,musicista, cantante, autore ecantore dell’America del Viet-nam, dei diritti negati ai neri edelle loro lotte, ma anche deimeandri più oscuri e maledettidell’animo umano, quello mina-to da disperazione, povertà, al-colismo, droga, emarginazione.

Gil ha sempre saputo raccon-tare in musica tutto questo conestrema lucidità, linguaggio cru-do ma sempre ironico e pungen-te, accompagnato da una misce-la musicale originale e persona-le, che ha saputo pescare dalleradici della black music, rinno-vandola e modernizzandola, masoprattutto rimettendosi costan-temente in gioco, contro ogni o-stacolo, anche quelli più alti.

Eleonora Bagarotti

Escono due volumi dell’autore e curatore del fortunato volume “Le storie dal rock piacentino

Bacciocchi in volo dallo ska al rapHa tradotto l’autobiografia di Staple e scritto la storia di Scott-Heron

A sinistra Staple insieme ad AntonioTony Face Bacciocchi,che ha tradottola sua autobiografia.Qui sopra lacopertina del volume che ha scrittol’autore piacentino su Scott-Heron

PIACENZA - Da sempre l’uomocerca Dio, “come un cane dacaccia che ha nelle narici la trac-cia della lepre”, ha scritto il be-nedettino tedesco Anselm Grün.Partendo proprio da questa ine-sauribile ricerca sulle tracce diDio che Lorella Fracassa, nel suoavvincente libro A caccia dellalepre - La meditazione silenziosadella tradizione cri-stiana (edizioniLindau) ripercorreuna vicenda uma-na e spirituale deinostri tempi, quel-la di un altro mo-naco benedettino,John Main, svelan-do, pagina dopopagina, i fili che lacollegano a un’e-poca molto remotadella storia cristia-na e a pratiche spi-rituali che oggi si tende ad ac-creditare alla sola cultura orien-tale. Si tratta della riscopertadella meditazione silenziosa cri-stiana, le cui origini risalgono almonachesimo egiziano e di cuiGiovanni Cassiano (vissuto tra il360 e 432) fu un significativo edeterminante interprete.

Una pratica che è presentenelle filosofie e nella spiritualitàdi ogni epoca e cultura: dall’in-duismo al buddhismo, dal cri-stianesimo al sufismo islamico.L’uomo che medita in silenzioritrova la condizione primordia-le del suo essere, quella eternitàsilente che ha lasciato entrandonel tempo ma che lo accompa-gna lungo tutta la sua esistenza.

Per il “segugio” cristiano lameditazione silenziosa (e la pre-ghiera ripetuta intorno alla qua-le essa ruota) rappresenta unostrumento di approfondimentospirituale, “di incontro persona-

le con Gesù” e di trasformazionedell’esistenza. “Dio non è lonta-no e irraggiungibile. Dio è den-tro ciascuno di noi, è parte di noie la meditazione silenziosa rap-presenta il modo per maturarequesta consapevolezza e conti-nuare la ‘caccia’ secondo unnuovo percorso, luminoso e ap-pagante” spiega la stessa autri-

ce.Lorella Fracassa,

religiosa delle Suo-re Maestre di San-ta Dorotea, è nataa Roma nel 1960.Ha conseguito ildottorato in Lette-re cristiane e clas-siche presso laPontificia Univer-sità Salesiana ap-profondendo inparticolare la sto-ria del cristianesi-

mo antico e la spiritualità deldeserto. Interessata al dialogointerreligioso e in particolare al-le religioni asiatiche, attualmen-te vive a Padova.

“La meditazione è uno stru-mento utile allo scavo interiore epermette di tornare alla radiceprofonda comune agli esseri u-mani” scrive l’autrice nell’intro-duzione del suo saggio attraver-so il quale sviluppa un percorsospirituale che è anche di stimo-lo ad aprirsi verso un dialogo tradifferenti culture e differenti cre-di religiosi basato sulla preghie-ra.

A questo proposito scrivevapadre Main: “L’incontro tra O-riente e Occidente nello Spirito,che rappresenta uno dei grandiavvenimenti del nostro tempo,può dare frutti soltanto se si rea-lizza sul piano della preghieraprofonda”.

Carlo Francou

Meditazione silenziosada Cassiano a John MainLorella Fracassa ripercorre in un libro vicendeumane e spirituali tra primo e terzo millennio

San Macario in preghiera in unarazzo egiziano del IV-V secoloripreso nella copertina del libro

Due naturemorte di PaulCezanne inmostra a Palazzoreale a Milano

MILANO - “Devo sempre lavora-re, non certo per giungere al ‘fi-nito’, che suscita l’ammirazio-ne degli imbecilli. E questo, chenormalmente si apprezza tan-to, non è che il risultato d’unaabilità da artigiano, e rende o-gni opera inartistica e banale.Non devo cercare di portare atermine se non per il piacere difar cose più vere e più sapienti”.Così scriveva Cézanne alla ma-dre nel 1874. Non trovava piùpace tra i pittori impressionistiche lo circondavano, allora imigliori artisti. Non li “sentiva”più. Altro richiamo per la suatormentata anima. Rifiutava,forse unico a quel tempo, lapoetica impressionista, ossia ilcogliere retinico delle impres-sioni della vita: nuvole, nebbie,fumi, giochi variati d’acque…No, no, sembrava affermarecon energia Cézanne, si trattad’impressioni superficiali, for-se anche sincere, ma nulla ache vedere con la pittura dellaverità. Cercava una pittura del-le cose solide, dei rapporti to-nali eterni, com’era spesso suc-

cesso ai grandi pittori del pas-sato che per istinto andavanoben oltre la levigatezza ed ilbrio della superficialità, insom-ma Giotto, Masaccio, Miche-langelo, Tintoretto, Caravag-gio…

Scrive il critico Voxcelles: “Lagrandezza di Cézanne, che de-gli impressionisti era contem-poraneo, amico e compagno dilotta, consiste nell’aver avver-tito immediatamente che lasua missione era quella di pro-cedere oltre, utilizzando a finidi sintesi ciò che essi avevanoricercato analiticamente”.

Cèzanne, alla ricerca di“un’armonia arcana parallela aquella della natura” soffrì tuttala vita nel dipingere. Ne fa unritratto il poeta R. M. Rilke:

“Essere un buon operaio, farbene il proprio mestiere era perlui la chiave, la base di tutto…Dava tutto se stesso, si calavacon tutta la forza in ogni colpodi pennello. Bisogna averlo vi-sto dipingere, dolorosamenteteso, la preghiera nel volto, perimmaginare quanto della sua

anima si mettesse al lavoro.Tremava tutto. Esitava, lafronte congestionata quasienfiata da invisibili pensieri,il busto raggomitolato, il colloincassato nelle spalle e le ma-ni frementi fino al momentoin cui, solide, volitive, tenere,posavano il tocco, sicure, esempre da destra a sinistra.Allora indietreggiava un po’, ei suoi occhi si posavano di

nuovo sugli oggetti”.Cos’è, dunque la gran novità

di Cézanne, che apre la stradaalle successive correnti di pit-tura, quella che lo fa anello del-la catena che collega i grandiclassici con i veri moderni?

E’ la ricerca dell’essenza del-la visione.

Egli guarda intenso, senzafarsi abbagliare dal superficia-le, dalla disinvoltura, dall’otti-

mismo, perfino dal lirismo cheentrerà nella sua pittura dopo,dopo la fondamentale scoper-ta. Vuole, in definitiva, scoprirecon rigore ciò che la naturapossiede di permanente, di pe-renne, d’essenziale. Lo scarnovero, spoglio d’orpelli fuorvian-ti, struttura nuda della visione.“Una cosa solida e durevole co-me l’arte dei musei”, in defini-tiva.

Scrive il critico R. Huygue:“Nessuno, nella storia dell’arte,si è mai aggrappato all’immu-tabile più inesorabilmente diCézanne. Sulle rovine del gransogno di stabilità del pensieroclassico, la scienza ha costruito

la nozione dell’eterna trasfor-mazione di tutto. L’impressio-nismo… accetta questa rivela-zione… Cézanne resiste…

Tenta di ristabilire quella si-curezza mandata all’aria fin dalSeicento. Pazientemente, ap-passionatamente, ricerca il so-lido, il durevole, il permanente:la forma, le infrastrutture, lebasi eterne del reale e del pen-siero della vita esteriore e diquella interiore”.

Le troverà. Si può costatarlo aMilano.

Luigi Galli

Paul Cézanne, mostra a PalazzoReale, Milano, fino al 26 febbraio

Cézanne, l’arcana armonia tra pittura a naturaProsegue fino al 26 febbraio la mostra dedicata all’artista al Palazzo Reale di Milano

LIBERTÀMartedì 7 febbraio 201230

claudio
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LIBERTA' (QUOTIDIANO DI PIACENZA) Martedì 7 febbraio 2012
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Dare a Cesare ciò che è diCesare. Partendo da questo proverbio Antonio Bacciocchi (batterista, scrittore, dj radiofonico,produttore discografico) anticipa i tempi della monumentale biografia “Last Holiday” e ricorda ilmusicista americano con “The Bluesologist”, piccolo saggio dedicato alla vita e alle opere di GilScott-Heron (1 Aprile 1949 – 27 Maggio 2011), poeta e musicista che ha influenzato gran parte dellablack music dagli anni 70 fino ad oggi e riconosciuto come uno dei padri ispiratori del rap.

Dal debutto fulminante “Small Talk at 125th and Lenox” datato 1970, una raccolta di canzoni susubstrato minimale che avevano lo scopo di raccontare le angherie subite dai neri d’America fino altestamento di “I’m New Here” (2010), crudo e personale resoconto degli ultimi 16 anni vissuti nellamorsa della tossicodipendenza. In mezzo a questi due punti cruciali, la vita musicale di Heron, la suacollaborazione prolifica con Brian Jackson, l’amore per Martin Luther King e per la nonna Lily Scottche lo accudì nell’infanzia passata nel Tennessee, la nomea di Dylan nero che acquistò grazie allesue canzoni-poesie sagaci e taglienti, ironiche e lucidissime nel fotografare i disagi del popolo nero(famosissima rimase “The Revolution Will Not Be Televised” dalle quale però Heron cercò spesso ditenere le distanze ricercando altre verità), i romanzi “The Vulture” (un thriller brillante e veloce) e“La Fabbrica dei Negri” (le rivolte studentesche per i diritti dei Neri ambientato nell’Università diSutton, in Virginia) , il periodo creativo, il funk e il capolavoro “Pieces Of A Man”, i live travolgenti

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con la Midnight Band, la rottura da Jackson e i dischi successivi alla ricerca di sonorità più delicate.

Tutto ciò raccontato in piccoli ma dettagliati paragrafi utili per recuperare un pezzo di storiaAmericana. Antipasto quindi, più che minuziosa ricostruzione della vita di Heron, ma fondamentaleper approcciarsi alla poetica di colui che, partendo da Malcom X e arrivando a Curtis Mayfield, hasaputo accostare a canzoni meravigliose messaggi “universali” dalla forza dirompente (i temi piùricorrenti sono la lotta al nucleare e l’Apartheid).

Rabbia triste, come qualcuno disse, capace di trasformare il messaggio in arte.

(Nicola Guerra)

Antonio BacciocchiGIL SCOTT-HERONThe BluesologistStoria e discografia del padre del rap(I Libertini – 2012)

2 aprile 2012

Tags: featured, gil scott-heron, libro

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PODCAST di JALLA JALLA del 11 Aprile 2012SU POPOLARE NETWORK

http://mir.it/servizi/radiopopolare/blogs/jalla/

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registrazione casalinghi, bandcamp, ecc. non ti hanno semplificato la vita: te l’hanno complicata.Oggi è incredibilmente più difficile emergere e farsi notare, fosse solo perché a proporvi siete inmilioni, là fuori. Sempre più difficile trovare chi fa schifo davvero. Di conseguenza sempre piùdifficile notare chi è bravo davvero. Tu volevi solo suonare e al massimo farti qualche tipo/a: e oggi,invece, a differenza di ieri, devi diventare imprenditore di te stesso, esperto massmediologo, p.r. esarcazzo cos’altro ancora. Non ce la puoi fare. Quindi comprati questo libro e imparatelo a memoria.C’è tutto quello che devi fare e come farlo. Poi non dire che non te l’avevo detto. // Renzo Stefanel

ANTONIO (TONY FACE) BACCIOCCHI“Gil Scott-Heron. The Bluesologist”96 pp., 10 €, Vololibero, 2012Credo che questo sia il primo libro che in Italia viene dedicato a Gli Scott-Heron, “padre del rap”,“Bob Dylan nero”, poeta che esordisce con un disco di spoken words e poi passa alla musica suonatae cantata, talvolta rappando, più spesso cantando. E cantando a tutti e per tutti, dall’alto di uno stilecapace di essere ora lirico, ora caustico e sapido. L’ascesa e la caduta di quest’uomo che nella vita havoluto provare sulla propria pelle quello di cui cantava, morendo a soli 62 anni, è raccontata dal modAntonio Bacciocchi in uno stile, però, troppo asciutto e scolastico. La fortuna è che in italiano non sitrova molto neppure sul web e, quindi, chi è interessato non può evitare di rivolgersi qui. Troverà dichi sfamarsi. // Renzo Stefanel

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Tamborlani Quintet, da Gershwina Ellington con brio al Milestone

Il TamborlaniQuintet in

concerto alMilestone

(foto Franzini)

PIACENZA - Per il Milestone feb-braio è solitamente mese inten-so, lo è pure quest’anno. E, in at-tesa sia di conoscere i vincitoridel sempre più prestigioso con-corso nazionale “Chicco Betti-nardi. Nuovi talenti del jazz ita-liano” sia di apprezzare i big del-l’imminente Piacenza jazz Fest,il noto locale ha ripreso la nor-male programmazione a caden-za bisettimanale. Non a sorpresama quasi: gli organizzatori han-no previsto per il primo venerdìdel mese una jam session, aper-ta l’altra sera dal Silvia Tamborla-ni Quintet, composto dalla voca-

list di Cremona, per alcuni anniresidente a Cortemaggiore, daMauro Bonfanti (trombone), Lu-ca Mariani (batteria), StefanoScariot (chitarra) e Franz Valca-nover (basso). I brillanti musici-sti hanno proposto, per scaldarel’ambiente, un excursus jazzisti-co con alcuni swinganti motividimostrando di essere band ben

rodata. Ricordiamo Whisper not,Like someone in love, I gotrhythm, del mitico Duke Elling-ton due hit come Take the Atrain, In a mellow tone e altri.Buone vocalità e timing di Tam-borlani per cui «la musica è sem-pre stata forte passione, c’è sem-pre stato un percorso di studio incui mi sono ispirata ad Anita O’-

Day il cui stile ha avuto forte im-pronta su di me». Per i suoi colle-ghi - tutti esperti e molto attivi -

suonare al Milestone è un’occa-sione «perché - secondo Scariot -ci sono pochi posti come questo

per confrontarsi e imparare».E lo spirito che ha animato la

seguente jam session è stato di-vertirsi, misurarsi amichevol-mente sulla base di standard fa-mosi: sul palco si sono alternatigiovani e meno giovani spinti daldesiderio di esibirsi liberamente.Queste simpatiche reunion, oltread intrattenere piacevolmente ilpubblico, permettono poi ai variinterpreti di scambiarsi idee espunti e, proprio da questi im-provvisati interplay, sono allalunga partite validissime e dura-ture collaborazioni.

Fabio Bianchi

PIACENZA - Lo scrittore e musicistapiacentino Antonio “Tony Face”Bacciocchi ha prodotto due nuo-vi libri: il primo è la traduzioneda lui curata di Original rude boy.Dalla Giamaica agli Specials,l’autobiografia dello Ska inglesedi Neville Staple e Tony Mc-Mahon (Shake edizioni, 256 pp,17 euro). Il secondo, da lui scrit-to, è Gil Scott Heron - The blueso-logist. Storia e discografia del pa-dre del rap (Vololibero edizioni,96 pp, 10 euro).

Una prima presentazione let-teraria dell’autore piacentino èprevista alla “Santeria” di Mila-no, giovedì 16 febbraio, e succes-sivamente a Piacenza. Baccioc-chi è anche curatore del volume Le storie dal rock piacentino,pubblicato di recente da Grafi-che Lama grazie al Comune diPiacenza - nella persona dell’as-sessore al Futuro, Giovanni Ca-stagnetti - in collaborazione conl’Associazione 29100 di NicolaCurtarelli e col sostegno di varisponsor, «che ha ottenuto in po-chissimo tempo un tale successodi vendite che si profila all’oriz-zonte una seconda edizione» an-ticipa l’ideatore.

Tradurre un volume è un’ope-ra complessa e delicata, special-mente se si tratta di un libro cheparla dello Ska, un genere musi-cale che, tra le sue principali ca-ratteristiche, annovera l’utilizzodi Slang difficili da comprenderee da trasmettere in un’altra lin-gua. Ma il risultato è sorpren-dente e Bacciocchi ha anche a-vuto la “benedizione” dello stes-so Staple, incontrato dopo unconcerto.

Ma veniamo agli Specials: in-dubbiamente sono stati i leaderincontrastati dello Ska inglese.All’alba dell’era Thatcher, in pie-na esplosione punk, in una In-

ghilterra proletarizzata e sull’or-lo della più cupa depressione e-conomica, l’arrivo dello Ska harappresentato per molti la sco-perta di una gioiosa colonna so-nora della propria identità.

Nella biografia tradotta daBacciocchi, Neville Staple, ilfrontman di colore della band diculto degli Specials, racconta lasua vita in un’autobiografia - conil valido aiuto del giornalista Mc-Mahon - che è anche quella diun genere musicale. Affidato al-le cure di un padre il cui criteriodi disciplina familiare rasentavain molti casi l’abuso, Staple hatrascorso gli anni Settanta nelMidland inglese tra continue ris-se con le bande di Skin, taccheg-gi nei negozi, furti con scasso eriformatorio. Fino al momentoin cui ha trovato finalmente lasua strada con la musica e la cul-tura ska e l’organizzazione del

leggendario 2 Tone Tour assiemea gruppi come Selecter, Madnesse Dexys Midnight Runners, e gliscontri con i militanti fascisti delNational Front.

Un volume da leggere tuttod’un fiato, non solo rivolto agliappassionati di musica ma achiunque voglia leggere un’ap-passionata storia umana, socialee musicale. Una storia che gron-da simpatia, suggellata anchedall’atteggiamento particolar-mente disponibile e simpaticoche Staple ha avuto nei confron-ti del traduttore piacentino delsuo volume, la cui edizione ita-liana si avvale di molte illustra-zioni e delle prefazioni di Alio-scia dei Casino Royale e OscarGiammarino degli Statuto.

Di importanza tutt’altro cherelativa il volume su Gil Scott-Heron. Per chi non lo conosces-se, o volesse comunque ap-

profondire la conoscenza conl’insegnamento - ancora attua-lissimo - di questo artista, il libroricorda il suo essere stato poeta,musicista, cantante, autore ecantore dell’America del Viet-nam, dei diritti negati ai neri edelle loro lotte, ma anche deimeandri più oscuri e maledettidell’animo umano, quello mina-to da disperazione, povertà, al-colismo, droga, emarginazione.

Gil ha sempre saputo raccon-tare in musica tutto questo conestrema lucidità, linguaggio cru-do ma sempre ironico e pungen-te, accompagnato da una misce-la musicale originale e persona-le, che ha saputo pescare dalleradici della black music, rinno-vandola e modernizzandola, masoprattutto rimettendosi costan-temente in gioco, contro ogni o-stacolo, anche quelli più alti.

Eleonora Bagarotti

Escono due volumi dell’autore e curatore del fortunato volume “Le storie dal rock piacentino

Bacciocchi in volo dallo ska al rapHa tradotto l’autobiografia di Staple e scritto la storia di Scott-Heron

A sinistra Staple insieme ad AntonioTony Face Bacciocchi,che ha tradottola sua autobiografia.Qui sopra lacopertina del volume che ha scrittol’autore piacentino su Scott-Heron

PIACENZA - Da sempre l’uomocerca Dio, “come un cane dacaccia che ha nelle narici la trac-cia della lepre”, ha scritto il be-nedettino tedesco Anselm Grün.Partendo proprio da questa ine-sauribile ricerca sulle tracce diDio che Lorella Fracassa, nel suoavvincente libro A caccia dellalepre - La meditazione silenziosadella tradizione cri-stiana (edizioniLindau) ripercorreuna vicenda uma-na e spirituale deinostri tempi, quel-la di un altro mo-naco benedettino,John Main, svelan-do, pagina dopopagina, i fili che lacollegano a un’e-poca molto remotadella storia cristia-na e a pratiche spi-rituali che oggi si tende ad ac-creditare alla sola cultura orien-tale. Si tratta della riscopertadella meditazione silenziosa cri-stiana, le cui origini risalgono almonachesimo egiziano e di cuiGiovanni Cassiano (vissuto tra il360 e 432) fu un significativo edeterminante interprete.

Una pratica che è presentenelle filosofie e nella spiritualitàdi ogni epoca e cultura: dall’in-duismo al buddhismo, dal cri-stianesimo al sufismo islamico.L’uomo che medita in silenzioritrova la condizione primordia-le del suo essere, quella eternitàsilente che ha lasciato entrandonel tempo ma che lo accompa-gna lungo tutta la sua esistenza.

Per il “segugio” cristiano lameditazione silenziosa (e la pre-ghiera ripetuta intorno alla qua-le essa ruota) rappresenta unostrumento di approfondimentospirituale, “di incontro persona-

le con Gesù” e di trasformazionedell’esistenza. “Dio non è lonta-no e irraggiungibile. Dio è den-tro ciascuno di noi, è parte di noie la meditazione silenziosa rap-presenta il modo per maturarequesta consapevolezza e conti-nuare la ‘caccia’ secondo unnuovo percorso, luminoso e ap-pagante” spiega la stessa autri-

ce.Lorella Fracassa,

religiosa delle Suo-re Maestre di San-ta Dorotea, è nataa Roma nel 1960.Ha conseguito ildottorato in Lette-re cristiane e clas-siche presso laPontificia Univer-sità Salesiana ap-profondendo inparticolare la sto-ria del cristianesi-

mo antico e la spiritualità deldeserto. Interessata al dialogointerreligioso e in particolare al-le religioni asiatiche, attualmen-te vive a Padova.

“La meditazione è uno stru-mento utile allo scavo interiore epermette di tornare alla radiceprofonda comune agli esseri u-mani” scrive l’autrice nell’intro-duzione del suo saggio attraver-so il quale sviluppa un percorsospirituale che è anche di stimo-lo ad aprirsi verso un dialogo tradifferenti culture e differenti cre-di religiosi basato sulla preghie-ra.

A questo proposito scrivevapadre Main: “L’incontro tra O-riente e Occidente nello Spirito,che rappresenta uno dei grandiavvenimenti del nostro tempo,può dare frutti soltanto se si rea-lizza sul piano della preghieraprofonda”.

Carlo Francou

Meditazione silenziosada Cassiano a John MainLorella Fracassa ripercorre in un libro vicendeumane e spirituali tra primo e terzo millennio

San Macario in preghiera in unarazzo egiziano del IV-V secoloripreso nella copertina del libro

Due naturemorte di PaulCezanne inmostra a Palazzoreale a Milano

MILANO - “Devo sempre lavora-re, non certo per giungere al ‘fi-nito’, che suscita l’ammirazio-ne degli imbecilli. E questo, chenormalmente si apprezza tan-to, non è che il risultato d’unaabilità da artigiano, e rende o-gni opera inartistica e banale.Non devo cercare di portare atermine se non per il piacere difar cose più vere e più sapienti”.Così scriveva Cézanne alla ma-dre nel 1874. Non trovava piùpace tra i pittori impressionistiche lo circondavano, allora imigliori artisti. Non li “sentiva”più. Altro richiamo per la suatormentata anima. Rifiutava,forse unico a quel tempo, lapoetica impressionista, ossia ilcogliere retinico delle impres-sioni della vita: nuvole, nebbie,fumi, giochi variati d’acque…No, no, sembrava affermarecon energia Cézanne, si trattad’impressioni superficiali, for-se anche sincere, ma nulla ache vedere con la pittura dellaverità. Cercava una pittura del-le cose solide, dei rapporti to-nali eterni, com’era spesso suc-

cesso ai grandi pittori del pas-sato che per istinto andavanoben oltre la levigatezza ed ilbrio della superficialità, insom-ma Giotto, Masaccio, Miche-langelo, Tintoretto, Caravag-gio…

Scrive il critico Voxcelles: “Lagrandezza di Cézanne, che de-gli impressionisti era contem-poraneo, amico e compagno dilotta, consiste nell’aver avver-tito immediatamente che lasua missione era quella di pro-cedere oltre, utilizzando a finidi sintesi ciò che essi avevanoricercato analiticamente”.

Cèzanne, alla ricerca di“un’armonia arcana parallela aquella della natura” soffrì tuttala vita nel dipingere. Ne fa unritratto il poeta R. M. Rilke:

“Essere un buon operaio, farbene il proprio mestiere era perlui la chiave, la base di tutto…Dava tutto se stesso, si calavacon tutta la forza in ogni colpodi pennello. Bisogna averlo vi-sto dipingere, dolorosamenteteso, la preghiera nel volto, perimmaginare quanto della sua

anima si mettesse al lavoro.Tremava tutto. Esitava, lafronte congestionata quasienfiata da invisibili pensieri,il busto raggomitolato, il colloincassato nelle spalle e le ma-ni frementi fino al momentoin cui, solide, volitive, tenere,posavano il tocco, sicure, esempre da destra a sinistra.Allora indietreggiava un po’, ei suoi occhi si posavano di

nuovo sugli oggetti”.Cos’è, dunque la gran novità

di Cézanne, che apre la stradaalle successive correnti di pit-tura, quella che lo fa anello del-la catena che collega i grandiclassici con i veri moderni?

E’ la ricerca dell’essenza del-la visione.

Egli guarda intenso, senzafarsi abbagliare dal superficia-le, dalla disinvoltura, dall’otti-

mismo, perfino dal lirismo cheentrerà nella sua pittura dopo,dopo la fondamentale scoper-ta. Vuole, in definitiva, scoprirecon rigore ciò che la naturapossiede di permanente, di pe-renne, d’essenziale. Lo scarnovero, spoglio d’orpelli fuorvian-ti, struttura nuda della visione.“Una cosa solida e durevole co-me l’arte dei musei”, in defini-tiva.

Scrive il critico R. Huygue:“Nessuno, nella storia dell’arte,si è mai aggrappato all’immu-tabile più inesorabilmente diCézanne. Sulle rovine del gransogno di stabilità del pensieroclassico, la scienza ha costruito

la nozione dell’eterna trasfor-mazione di tutto. L’impressio-nismo… accetta questa rivela-zione… Cézanne resiste…

Tenta di ristabilire quella si-curezza mandata all’aria fin dalSeicento. Pazientemente, ap-passionatamente, ricerca il so-lido, il durevole, il permanente:la forma, le infrastrutture, lebasi eterne del reale e del pen-siero della vita esteriore e diquella interiore”.

Le troverà. Si può costatarlo aMilano.

Luigi Galli

Paul Cézanne, mostra a PalazzoReale, Milano, fino al 26 febbraio

Cézanne, l’arcana armonia tra pittura a naturaProsegue fino al 26 febbraio la mostra dedicata all’artista al Palazzo Reale di Milano

LIBERTÀMartedì 7 febbraio 201230

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http://www.xtm.it/DettaglioLibriDvd.aspx?ID=12832

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http://www.kalporz.com/2012/04/gil-scott-heron-the-bluesologist-il-libro/

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