Galileiponlinemarzo2011

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Un vero gioiello dell’arte barocca di Manfredonia LA CHIESA DI SANTA CHIARA SEMPRE CHIUSA Quando vai in giro per Manfredonia, si possono ammirare molti edifici ed opere storiche: il Castello Svevo-angiono vicino al lungomare, dove sono custodite le Stele Daune, Palazzo dei Celestini e Delli Santi, le chiese di san Leonardo, san Benedetto, san Domenico, la Cattedrale o la Basilica di Santa Maria Maggiore a Siponto. Andando in via Tribuna, si trova una chiesa a cui i manfredoniani, soprattutto i più anziani, sono particolarmente legati: quella di Santa Chiara. La chiesa è stata costruita nel 1592 sotto l’arcivescovo D.Ginnasio, soprattutto grazie ai soldi ricevuti da una giovane vedova di nome Isabella De Florio. Inizialmente era un convento di suore, ma fu fatta diventare chiesa dal cardinale Orsini nel 1680. La chiesa ha vissuto una strana vicenda: dopo essere stata innalzata, non venne più usata sino al 1870, anno in cui Italia e Chiesa si divisero, dopo la Breccia di Porta Pia. Nel corso del tempo la chiesa si rovinò e solo qualche decennio fa venne ristrutturata e utilizzata nuovamente come luogo di culto. In questi anni Santa Chiara è sempre chiusa: nel 2000 la chiesa venne riaperta ma, dopo pochissimo tempo, fu di nuovo chiusa per non essere più riaperta. Viene aperta alle sacre funzioni solo il 22 maggio, giorno di Santa Rita, poiché all’interno della chiesa c’è una statua in legno raffigurante la Santa. Per entrare ci sono due entrate: la principale, che si trova in via Santa Chiara, e la secondaria, che si trova in via Tribuna. I due portali sono abbastanza semplici ed entrambi sono preceduti da una scalinata che conduce alla chiesa. Entrando dal portale principale, possiamo subito notare che la chiesa è costituita dall’unica navata centrale, coperta da una volta semicilindrica lunettata e con motivi decorativi ispirati alla stile barocco settecentesco. Sia a destra che a sinistra si aprono sei grandi arconi, tre da una parte e tre dall’altra: ogni arcone contiene un altare di stile barocco tranne il primo a destra, essendo l’entrata secondaria di via Tribuna. Quattro altari sono rivestiti di marmi policromi, il primo a sinistra è fatto in legno intarsiato. Nelle zone lunettate si aprono, al di sopra della trabeazione, tre coppie di lunghe finestre munite di grate. Soprastante all’ingresso principale si può osservare una tela, che raffigura l’Assunzione della Madonna. All’interno della chiesa, inoltre, si possono osservare un sacco di tele, statue e elementi artistici, anche se, nel corso del tempo, molti di questi sono andati perduti. Nella parte destra della chiesa, appena entrati, sopra il primo altare detto della Crocifissione, c’è un grande Cristo in legno con il perizoma fatto d’argento. Dietro la scultura c’è una grande tela divisa in due parti: sulla parte superiore è raffigurato Dio che offre a Gesù l’amore dell’umanità mentre sulla parte inferiore Cristo, le pie donne e San Giovanni l’Evangelista. Andando avanti troviamo una piccola nicchia che, dagli inizi del Novecento, conserva la statua di santa Rita. Infine troviamo un elemento architettonico fatto in legno intarsiato. Nella parte sinistra della chiesa troviamo : un altare dedicato a Santa Maria delle Grazie, sopra il quale troviamo un dipinto, incorniciato in una cornice dorata, che raffigura la Madonna delle Grazie ed alcuni monaci francescani; sopra l’altare centrale troviamo, invece, un tela del Settecento che raffigura Gesù alla colonna e messo in una cornice dorata di stile barocco. Anche l’ultimo arcone a sinistra, come quello a destra di santa Rita, presenta una nicchia in cui dentro troviamo una statua in gesso della Madonna. Nel presbiterio troviamo il maestoso altare maggiore: lì notiamo la statua di santa Chiara, fatta in legno finemente intarsiato e che ci fa intuire che lo scultore era veramente bravo. La mano destra è alzata come se comandasse mentre in quella sinistra vengono conservati degli oggetti consacrati. Tutte queste opere sono veramente molto belle ma soprattutto l’altare maggiore colpisce per la sua straordinaria bellezza. Appena entrati nella chiesa, guardando nella parte destra, c’è un epigrafe del cardinale Orsini scritta in latino e che in italiano recita: “ Questo insigne tempio D.O.M. in memoria di Santa Chiara Vergine insieme col convento delle clarisse eretto e dotato a spese della fiorente famiglia De Florio nell’anno 1592 sotto il pontificato di Domenico Ginnasio arcivescovo di Siponto”. La chiesa è veramente molto bella, con elementi barocchi davvero eccezionali, ha “soltanto” un problema: è chiusa. Un grande problema ed un grande dispiacere per la gente manfredoniana, che non può ammirarne la bellezza. La popolazione è molto legata a questa chiesa e si chiede come mai continui a non essere aperta al pubblico. Francesco Lauriola II E Numero Unico Marzo 2011 Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” Manfredonia Progetto PON C 1 “A chiare lettere” Dirigente Scolastico Prof. Roberto Menga Esperto Prof. Luigi Amoroso - Tutor Prof.ssa Barbara Salice galilei on line

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Un vero gioiello dell’arte barocca di Manfredonia

LA CHIESA DI SANTA CHIARA SEMPRE CHIUSA

Quando vai in giro per Manfredonia, si possono ammirare molti edifici ed opere storiche: il Castello Svevo-angiono vicino al lungomare, dove sono custodite le Stele Daune, Palazzo dei Celestini e Delli Santi, le chiese di san Leonardo, san Benedetto, san Domenico, la Cattedrale o la Basilica di Santa Maria Maggiore a Siponto. Andando in via Tribuna, si trova una chiesa a cui i manfredoniani, soprattutto i più anziani, sono particolarmente legati: quella di Santa Chiara. La chiesa è stata costruita nel 1592 sotto l’arcivescovo D.Ginnasio, soprattutto grazie ai soldi ricevuti da una giovane vedova di nome Isabella De Florio. Inizialmente era un convento di suore, ma fu fatta diventare chiesa dal cardinale Orsini nel 1680. La chiesa ha vissuto una strana vicenda: dopo essere stata innalzata, non venne più usata sino al 1870, anno in cui Italia e Chiesa si divisero, dopo la Breccia di Porta Pia. Nel corso del tempo la chiesa si rovinò e solo qualche decennio fa venne ristrutturata e utilizzata nuovamente come luogo di culto. In questi anni Santa Chiara è sempre chiusa: nel 2000 la chiesa venne riaperta ma, dopo pochissimo tempo, fu di nuovo chiusa per non essere più riaperta. Viene aperta alle sacre funzioni solo il 22 maggio, giorno di Santa

Rita, poiché all’interno della chiesa c’è una statua in legno raffigurante la Santa. Per entrare ci sono due entrate: la principale, che si trova in via Santa Chiara, e la secondaria, che si trova in via Tribuna. I due portali sono abbastanza semplici ed entrambi sono preceduti da una scalinata che conduce alla chiesa. Entrando dal portale principale, possiamo subito notare che la chiesa è costituita dall’unica navata centrale, coperta da una volta semicilindrica lunettata e con motivi decorativi ispirati alla stile barocco settecentesco. Sia a destra che a sinistra si aprono sei grandi arconi, tre da una parte e tre dall’altra: ogni arcone contiene un altare di stile barocco tranne il primo a destra, essendo l’entrata secondaria di via Tribuna. Quattro altari sono rivestiti di marmi policromi, il primo a sinistra è fatto in legno intarsiato. Nelle zone lunettate si aprono, al di sopra della trabeazione, tre coppie di lunghe finestre munite di grate. Soprastante all’ingresso principale si può osservare una tela, che raffigura l’Assunzione della Madonna. All’interno della chiesa, inoltre, si possono osservare un sacco di tele, statue e elementi artistici, anche se, nel corso del tempo, molti di questi sono andati perduti. Nella parte destra della chiesa, appena entrati, sopra il primo altare detto della Crocifissione, c’è un grande Cristo in legno con il perizoma fatto d’argento. Dietro la scultura c’è una grande tela divisa in due parti: sulla parte superiore è raffigurato Dio che offre a Gesù l’amore dell’umanità mentre sulla parte inferiore Cristo, le pie donne e San Giovanni l’Evangelista. Andando avanti troviamo una piccola nicchia che, dagli inizi del Novecento, conserva la statua di santa Rita. Infine troviamo un elemento architettonico fatto in legno intarsiato. Nella parte sinistra della chiesa troviamo : un altare dedicato a Santa Maria delle Grazie, sopra il quale troviamo un dipinto, incorniciato in una cornice dorata, che raffigura la Madonna delle Grazie ed alcuni monaci francescani; sopra l’altare centrale troviamo, invece, un tela del Settecento che raffigura Gesù alla colonna e messo in una cornice dorata di stile barocco. Anche l’ultimo arcone a sinistra, come quello a destra di santa Rita, presenta una nicchia in cui dentro troviamo una statua in gesso della Madonna. Nel presbiterio troviamo il maestoso altare maggiore: lì notiamo la statua di santa Chiara, fatta in legno finemente intarsiato e che ci fa intuire che lo scultore era veramente bravo. La mano destra è alzata come se comandasse mentre in quella sinistra vengono conservati degli oggetti consacrati. Tutte queste opere sono veramente molto belle ma soprattutto l’altare maggiore colpisce per la sua straordinaria bellezza. Appena entrati nella chiesa, guardando nella parte destra, c’è un epigrafe del cardinale Orsini scritta in latino e che in italiano recita: “Questo insigne tempio D.O.M. in memoria di Santa Chiara Vergine insieme col convento delle clarisse eretto e dotato a spese della fiorente famiglia De Florio nell’anno 1592 sotto il pontificato di Domenico Ginnasio arcivescovo di Siponto”. La chiesa è veramente molto bella, con elementi barocchi davvero eccezionali, ha “soltanto” un problema: è chiusa. Un grande problema ed un grande dispiacere per la gente manfredoniana, che non può ammirarne la bellezza. La popolazione è molto legata a questa chiesa e si chiede come mai continui a non essere aperta al pubblico.

Francesco Lauriola II E

Numero Unico Marzo 2011

Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” Manfredonia

Progetto PON C 1 “A chiare lettere”

Dirigente Scolastico Prof. Roberto Menga

Esperto Prof. Luigi Amoroso - Tutor Prof.ssa Barbara Salice

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Il classico scontro tra bellezza interiore ed esteriore

DORIAN GRAY, GIOVANE PER SEMPRE

Uno tra i libri più famosi di Oscar Wilde è “Il ritratto di Dorian Gray”, libro che rappresenta in pieno l’idea della corrente dell’estetismo, un movimento artistico sviluppatosi intorno alla metà dell’Ottocento, che diffusosi poi maggiormente nel campo letterario. Wilde, scrittore nato e vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, ha trascorso una vita alquanto fuori dal comune. Amante delle attività teatrali e della letteratura, si laurea ad Oxford. Sposato, viene accusato e condannato ai lavori forzati per omosessualità, che nell’Inghilterra bigotta di quel tempo era un enorme scandalo. Una volta scontata la pena, ritorna a casa, ma nel momento in cui si rende conto che nulla è più come prima, si abbandona e muore per meningite nel 1900. L’omosessualità e la condanna segnano fortemente tutta la sua vita e, nello stesso tempo, segneranno anche la sua vita da scrittore. Il libro parla di un giovane, Dorian Gray, di straordinaria bellezza. Un giorno un suo amico, Basil Hallward, pittore di grande fama, decide di dipingere Dorian perché affascinato dalla sua bellezza. Alle ultime pennellate del quadro, un suo amico, Lord Henry Wotton, che si trovava casualmente a casa sua, apre un discorso con Dorian riguardo la bellezza esteriore che, talvolta, può non coincidere con la bellezza interiore. In seguito convince Dorian ad effettuare una sorta di “patto” con il quadro, il quale lo avrebbe fatto rimanere giovane per sempre, mentre i segni del tempo e di ogni suo peccato, che avrebbero reso la sua anima sempre più impura, si sarebbero ripercossi sul quadro senza toccare minimamente lui stesso. Dorian conduce pian piano una vita sempre più agiata, all’insegna della bellezza, fino ad incontrare per caso un’ingenua ragazza attrice in

un teatro, Sibil Vane, per la quale prova forti sentimenti. Un episodio, che interrompe un percorso più giusto che stava cambiando Dorian, è la morte di Sibil: Dorian, Henry e Basil si recano a teatro per assistere ad uno spettacolo di Sibil, ma questa, estremamente emozionata, forse anche imbarazzata per la visione dei tre, recita molto male. Una volta finito lo spettacolo, Dorian va a trovarla ma la tratta con freddezza e le rimprovera di non essere una brava attrice. Sibil, offesa e dispiaciuta per l’accaduto, si suicida. Dorian sembra rimanere quasi distaccato dall’accaduto ed in breve tempo ritorna a condurre la vita che conduceva prima di conoscere Sibil. Il libro continua con le varie vicende che segnano la vita del giovane, fino a quando non uccide l’amico Basil, accusandolo di aver causato tutti i suoi problemi, il primo di tutti quello di avergli fatto conoscere Lord Wotton. I critici reputano questo omicidio come “legittima difesa”, in quanto Dorian voleva elim inare la “causa dei suoi problemi”. Si conclude il tutto quando Dorian, amareggiato, stufo e pentito di aver seguito dei consigli sbagliati, rompe la tela nella speranza di eliminare il “patto” ma, purtroppo, uccide se stesso, anche se la sua vita era già finita molto prima. Il libro esalta l’ideale di bellezza e fa riflettere tutti noi sulla questione dell’apparire e dell’essere. Ognuno di noi avrà varie idee al riguardo, in quanto una persona può pensare che la bellezza esteriore non si possa ritrovare anche interiormente: ciò significa che si è poco intelligenti. C’è gente che pensa completamente il contrario e chi pensa che le due bellezze si possano eguagliare. A mio avviso la bellezza esteriore non deve per forza essere pari a quella interiore, anche perché la bellezza fisica, una volta invecchiati, sfiorisce, ma quella interiore, basata sulla cultura, su parole, frasi, pensieri che rimangono impressi nella memoria, non sfiorisce mai. Questo concetto, però, può, secondo me, essere accettato solo da chi, di conseguenza, accetta l’invecchiamento fisico; ciò è molto importante e tende sempre più a invogliarci a colmare la nostra memoria. Chiara Scarano II C

Un libro da leggere

“ I LOVE MINI SHOPPING” DI SOPHIE KINSELLA

Madeleine Wickham, meglio nota con lo pseudonimo di Sophie

Kinsella, autrice inglese di numerosi best sellers, ha pubblicato nel 2010

l’ultimo attesissimo capitolo della collana “I love shopping”: “I love mini

shopping”.In quest’ultimo libro l’amata protagonista, Becky Brandon, è

tornata alla riscossa ma adesso, a farle compagnia, c’è la sua bambina di

due anni Minnie, che sembra aver ereditato da sua madre la passione

per lo shopping. Infatti per questo viene considerata da molti una

bambina viziata… Quindi la nostra Becky, in questa avventura, non si

troverà solo a dover affrontare la sua voglia sfrenata di fare shopping,

ma dovrà tener testa anche a tutti i capricci della sua bambina. Ciò che la preoccupa di più è la mega festa a sorpresa

che sta organizzando per il compleanno di suo marito Luke Brandon. Questa volta ce la farà Becky a non trovarsi

indebitata fino al collo e a mantenere il segreto? Personalmente ho trovato questo libro il più interessante di tutta la serie! Come sempre, ho

apprezzato particolarmente l’analisi approfondita, ma non evidente, che l’autrice fa della mente femminile con particolare serietà e nello stesso

tempo con ironia. Consiglio questo libro a chi ha voglia di una storia spassosa e divertente ma che, nello stesso tempo, faccia riflettere molto

sulla difficoltà di mantenere un segreto. Anche se non è una lettura particolarmente impegnativa, trasmette molto e, secondo me, è adatta sia

agli adulti che ai ragazzi.

Aurora Di Nunno III B

Pagina 2 Numero Unico-Marzo 2011

Uno straordinario personaggio della storia

LA PAPESSA GIOVANNA, DONNA CHE INSEGUIVA I SOGNI

La storia è ricca di protagonisti che, con le loro gesta e le loro idee, hanno contribuito a renderla sempre più affascinante. Alcuni personaggi, con il passare del tempo, vengono dimenticati perché forse ritenuti meno importanti o non decisivi per il corso della storia stessa. Tra questi vi è un personaggio che ritengo tanto affascinante quanto misterioso, tanto storico quanto moderno: la papessa Giovanna. Molti , come me, prima di leggere il romanzo storico “La papessa”di Donna Woolfolk Cross, non sapevano della sua esistenza nonostante possa essere considerata una figura quasi contemporanea poiché il suo più grande problema è condiviso anche oggi da tante donne. Il desiderio più grande della papessa Giovanna, che è poi diventato il suo unico scopo di vita, è la voglia di sapere. Il suo amore per la conoscenza la porta a essere ciò che non era ma che avrebbe voluto poter essere con tutta sé stessa. Maledice il suo corpo, i suoi sentimenti e tutto ciò che la allontana dal suo più grande desiderio. La sua infanzia è dura e travagliata da una presenza che, senza volerlo, finisce con accentuare in Giovanna la voglia di seguire il suo sogno: il padre. Egli è il primo che cerca, inutilmente, di convincere la figlia della differenza presente tra l’uomo e la donna, tentando così, in tutti i modi, di renderla una donna obbediente e sottomessa. La madre, che può essere considerata l’unico punto di riferimento e l’unica fonte di amore di cui la piccola abbia potuto godere nella sua breve infanzia, è stata la prima persona che Giovanna è stata costretta a lasciare per seguire il suo sogno. Nonostante il grande dolore, la protagonista riesce a farsi valere in un mondo che la rifiuta. Gli uomini più importanti nella vita di Giovanna sono senza dubbio il fratello, che è stato il primo a riconoscere le sue straordinarie capacità, il maestro Esculapio, che l’ha spinta a seguire il suo amore per il sapere, e il suo unico e grande amore Gerardo. Giovanna è una donna combattuta tra i suoi desideri, quasi sempre contrastanti. Riesce difficilmente a trattenere le sue emozioni e dimostra più di una volta di tenere ai suoi sogni anche più dello stesso Gerardo. La papessa rappresenta tutte le donne determinate e decise che vogliono seguire i propri sogni anche a costo di rinunciare alle persone a loro più care e dimostra quanto la differenza tra uomo e donna sia irrilevante quando si tratta di inseguire ciò che si ama e che si desidera.

La differenza è sostanziale

REALITY O TALENT???

Sempre più spesso sentiamo parlare in televisione di reality, talent show, ecc… Ma qual è la differenza? Sono simili o diversi? Sono utili o “dannosi”? Beh, sicuramente non sono simili. I reality sono programmi importati al 90% dall’estero; essi hanno l’unico scopo di aumentare gli ascolti o lo share fatto registrare in ogni puntata. Nei talent show, invece, come suggerisce anche il nome, lo scopo è quello di trovare il nuovo volto della musica, ma non è detto che si trovi solo quello. Tali programmi possono essere incentrati anche sul ballo, sulla recitazione, sulle doti

speciali, ecc… Per spiegare meglio la differenza tra questi due differenti “format” televisivi, prenderò come esempio i due programmi per eccellenza, in Italia, che li rappresentano, ossia i più visti. “Il Grande Fratello”, per quanto riguarda i reality, e “Amici” di Maria De Filippi, per quanto riguarda i talent. Sul piano degli ascolti la lotta è impari, non c’è storia. Infatti stravince “Il Grande Fratello”, anche se quest’anno gli ascolti si sono abbassati notevolmente visto l’inizio ad handicap per via del programma “Vieni via con me” di Roberto Saviano e Fabio Fazio. Se “Il Grande Fratello” vince la guerra degli ascolti, che è lo scopo degli autori, perde di fronte alla critica televisiva. È sempre nell’occhio del ciclone, come si suol dire. Molti, per non dire tutti, criticano il Grande Fratello definendolo come un programma “spazzatura”, cioè pieno di parolacce e bestemmie, considerato inutile e diseducativo verso i più giovani. Quello che più fa arrabbiare la critica non è tanto il programma in sé per sé, che può piacere o non piacere, dipende dai gusti, ma il montepremi finale per i concorrenti, ultimamente ulteriormente incrementato. Il vincitore del “Grande Fratello”, infatti, poterebbe portare a casa niente popò di meno che 300.000 euro, mica bruscolini. Quei soldi, per dei ragazzi “rinchiusi” in una casa, anzi sarebbe meglio dire in un albergo, con ogni comfort possibile e immaginabile, che passano la giornata a oziare,a sparlare e a mandarsi al quel paese, è decisamente troppo!!! Con una tale cifra si può benissimo stare a posto per parecchio tempo, anche non facendo nulla. Come se non bastassero i soldi del montepremi, si aggiungono anche la notorietà e la fama. Partecipando a questi programmi si diventa infatti dei vip e, di conseguenza, i ragazzi sono invitati ai programmi televisivi o nei locali, come discoteche, incrementando ancora di più il loro “bottino”. Un esempio è Giovanni Conversano, ultimamente “pizzicato” dalle “Iene”. Il programma ha messo in luce che l’ex concorrente di “Campioni” e tronista di “Uomini e Donne”, con finti scoop sui giornali guadagna migliaia di euro. Solo per qualche scatto con la showgirl Nina Senicar, che stava allo scherzo delle “Iene”, ha guadagnato un minimo d i 6.000 euro. La cifra che ne uscirebbe fuori sarebbe impensabile per dei ragazzi che non hanno fatto niente nella vita, o quasi, se non prendersi a insulti davanti a milioni di telespettatori. Ci sono persone che lavorano sodo per tutta la vita, che fanno molti sacrifici per arrivare alla fine del mese, ma che non raggiungeranno mai i soldi guadagnati in un reality show. Una cosa assurda. Invece “Amici” è tutt’altro programma. Non interessano tanto gli ascolti della serata, ma lo scoprire il nuovo volto dello spettacolo. Basti pensare che nelle ultime tre edizioni di Sanremo, due sono state vinte dai cantanti provenienti dalla scuola di “Amici”. L’esempio più clamoroso è quello di Alessandra Amoroso, scoperta ad “Amici” : dopo appena due anni di attività ha già vinto due dischi d’oro e diversi dischi di platino. I concorrenti usciti dal programma, che non ottengono una richiesta da una casa discografica o un contratto di lavoro, non sono invitati in nessun programma o in nessun locale. Tornano nell’ anonimato da dove sono venuti a differenza dei concorrenti del “Grande Fratello”. Questo programma, a differenza del precedente, è ben accetto dalla critica e anche dal pubblico anche se gli ascolti sono peggiori, cosa molto strana. Questi due programmi rispettano la mentalità, un po’ regredita, dell’Italia, un paese che, da questo punto di vista, preferisce le cose futili o di poco conto alle cose di valore, facendo guadagnare milioni a persone inutili, che non fanno nulla dalla mattina alla sera. Insomma, per tornare alle domande iniziali, penso che programmi come “Amici”, o anche “X-Factor”, siano migliori rispetto agli altri e che debbano essere valorizzati di più a discapito dei reality.

Alessio Mondelli III F

Numero Unico-Marzo 2011 Pagina 3

Pagina 4 Numero Unico-Marzo 2011

La recentissima assegnazione delle statuette

OSCAR…CHE PASSIONE!

Domenica 27 Febbraio si è tenuta a Los Angeles, al Kodak Theatre di Hollywood, la 83esima edizione degli Academy Awards, più comunemente conosciuti con il nome di “Oscar”. Sono state assegnate le statuette più ambite del mondo cinematografico ad attori, registi, compositori, costumisti, sceneggiatori, ecc…Come ogni anno, si è molto attesa questa grandissima serata, fatta di glamour, stelle, sorrisi smaglianti ma,

soprattutto, di buon cinema. Prima di arrivare alla vera e propria cerimonia, possiamo partire dall’origine del nome della statuetta, ufficialmente conosciuta come Academy Award of Merit o Oscar. Sembra sia nata dall'esclamazione di Margaret Herrick, impiegata dell' Academy of Motion Picture Arts and Science, quando vide la statuetta: "Assomiglia proprio a mio zio Oscar!". Questa statuetta, oltre ad avere un valore simbolico altissimo per il mondo del cinema, è anche relativamente leggera: infatti pesa poco meno di 4 chili ed è alta appena 33 centimetri. E' realizzata con una lega di stagno, rame e antimonio, e placcata con rame, nickel, argento e oro. E’ fabbricata dalla R.S. Owens e costa circa 18.000 dollari al pezzo. Solo durante la Seconda Guerra Mondiale, poiché i metalli scarseggiavano, le statuette furono realizzate in gesso. Dopo il premio per il miglior film, il più atteso è il premio per la miglior regia. Certo, bisogna dire che un film è un lavoro svolto da più persone, tutte importantissime, ma a dirigere tutto c’è sempre il regista. Con l’Oscar alla regia si intendono premiare le capacità tecniche e artistiche di chi ha diretto la pellicola, che sono ciò che rendono il film quello che è, tanto è vero, che spesso chi viene premiato per la regia vede premiato anche il film. I presentatori della serata sono stati James Franco ( candidato con una nomination per Miglior Attore, in “127 ore”) e Anne Hathaway, i quali hanno suscitato particolare interesse. La diretta è stata seguita in tutto il mondo. La serata è stata come sempre ricca di star internazionali, eccone alcune: Penelope Cruz, con suo marito Javier Bardem, Natalie Portman(vincitrice del premio come Miglior Attrice Protagonista), Gwineth Paltrow, Helena Bonham Carter, Halle Berry, Reese Witherspoon, Christian Bale, Hugh Jackman, Amy Adams, Jennifer Lawrence e tante altre. Per quanto riguarda le premiazioni, ha trionfato “Il discorso del Re”. La Notte degli Oscar ha, infatti, incoronato il film di Tom Hooper (e soprattutto il suo protagonista, Colin Firth) con ben quattro premi (i più “pesanti”): Miglior Film, Miglior Regia, Miglior interprete maschile e Migliore sceneggiatura, battendo, quindi,“The Social Network”, che ha portato a casa “solo” 3 premi. La storia del Re balbuziente, Giorgio VI, portata sullo schermo con stile da Hooper, ha conquistato la giuria dell’83esima edizione del premio Oscar. Se la vittoria di Firth (Miglior Attore Protagonista per, appunto, “Il Discorso del Re”) era data per scontata, altrettanto scontato è stato il trionfo di Natalie Portman, Miglior attrice protagonista per “Il Cigno Nero” di Darren Aronofsky, thriller che parte dal balletto. Ed è lei, bellissima in una abito color vinaccia e con il pancione, a meritarsi l’applauso del Kodak Theatre. Candidate nella stessa categoria, “Miglior attrice protagonista”,c’erano: Annette Bening per la commedia “The Kids Are All Right”, Nicole Kidman per il film drammatico “Rabbit Hole”, la giovane Jennifer Lawrence per il film “Winter’s Bone” e Michelle

Williams per “Blue Valentine”. Nel ruolo di una étoile la Portman si è sottoposta a un tale studio del soggetto e a una tale immedesimazione nella parte, da aver perso sei chili pur di interpretare alla perfezione sia Odette, il fragile e puro cigno bianco a lei molto affine, sia Odile, cigno nero tutto passione, seduzione e malignità. A soli 29 anni vanta una carriera da star navigata e un’aria da “Alice nel paese delle meraviglie”. È riuscita perfino a studiare psicologia ad Harvard e dopo aver fondato la Handsomecharlie Films, rivela grandi ambizioni di regista e produttrice. Esce piuttosto bene anche “The Social Network", con 3 premi (sceneggiatura non originale, colonna sonora e montaggio). Due i premi invece a “The Fighter”: “Miglior attori non protagonisti” con Christian Bale e Melissa Leo. “Inception” di Christopher Nolan fa incetta di premi - meritatissimi - tra le categorie tecniche:quattro statuette. Miglior film straniero è “In un mondo migliore” di Susanne Bier, mentre “Toy Story 3”domina nell’animazion.Gli sconfitti della serata sono quindi i fratelli Coen e il loro “Il Grinta”: dieci candidature, zero premi. Volenti o nolenti, il premio al Miglior Film è quello che ha sempre attirato di più l'attenzione ed è quello che ha già diviso la

popolazione amante del cinema. I film in gara erano molto diversi tra loro e in Italia non tutti sono ancora nelle sale, quindi il tifo nostrano è ancora incerto. La serata non si è conclusa alla premiazione perchè le star si sono recate a degli After-Party per festeggiare il grande evento. Partiamo dal party più importante quello dato dal magazine Vanity Fair, a cui hanno partecipato i più famosi divi del cinema: l'attrice sudafricana Charlize Theron, già premio Oscar nel 2009 come miglior attrice per il film "Monster", Jessica Biel, Cameron Diaz, Lea Michele, ecc… L’altro party fondamentale della serata era quello organizzato da Sir Elton John per raccogliere fondi per la lotta all'AIDS. Al tradizionale appuntamento, legato alla Notte degli Oscar, Elton John si è presentato insieme al compagno David Furnish e ha intrattenuto i presenti cantando i suoi più grandi successi.Tra le tante grandi celebrities che hanno accolto il suo invito, la top model Heidi Klum, un'irriconoscibile Kelly Osbourne,Vanessa Hudgens, Nicole Richie, Hayden Panettiere e Claire Danes. Così, tra griffe, glamour, sorrisi smaglianti, ma soprattutto buon cinema, si è conclusa l’83esima edizione degli Academy Awards.

Arturo Annucci III F

Colin Firth

Melissa Leo

Natalie Portman

I vincitori delle statuette 2011

Numero Unico-Marzo 2011 Pagina 5

Ritagliavo i vestitini di carta

MODA PER ESSERE LIBERI

Il mondo della moda è stato per me sempre affascinante, divertente, fantastico, un mondo fatto tutto per sognare. Il costume è stato nella storia il simbolo più importante che ha caratterizzato un periodo della evoluzione dell’umanità. Dal Rinascimento ad oggi l’Italia si è distinta nel mondo con i suoi diversi stili;ognuno adotta uno stile personale in base al proprio gusto. Il vestirsi non è un semplice modo di coprirsi, ma di manifestare il proprio essere, quindi ricopre nella società ruoli importanti, diventa uno status simbol che ti fa esaltare tra la massa. La moda è a portata di mano, sia sulle riviste specifiche,sia su qualsiasi giornale o cartellone pubblicitario, ma quella che più ci è vicina è quella personale. I colori, le stoffe, i nastri, i merletti mi hanno sempre appassionata e, accostarli per far nascere un vestito, è sempre stato uno dei miei divertimenti preferiti. Da piccola vestivo e costruivo anzi, meglio,

disegnavo prima su un pezzettino di carta i vestiti adatti alla mia bambola, poi li coloravo, li ritagliavo e realizzavo per lei, in poco tempo, una sfilata. Negli anni seguenti i vestitini di carta sono stati sostituiti con dei pezzettini di stoffa, con dei nastrini che ricavavo da vestiti non utilizzati con l’aggiunta di perline e strass, il gioco era fatto! Oggi, ogni volta che in televisione trasmettono una sfilata di moda, resto incollata sul divano e non perdo nemmeno un istante di tutto ciò che possano trasmettere. In quel momento la mia mente vola su quella passerella e dimentico tutto ciò che mi circonda. Sogno di diventare anch’io, un giorno, una grande stilista e che le mie creazioni non vengano utilizzate solo per gioco, ma che possano affascinare qualsiasi donna. È come dipingere un quadro, dal nulla si crea un personaggio e questo personaggio diventa patrimonio di tutti. Questo lavoro è importantissimo perché la creazione dipende dalla fantasia che ogni persona possiede e resta propria come idea, ma utilizzabile da tutti. È un lavoro libero, dove non esiste costrizione, non esistono frontiere e pregiudizi, ma la libertà resta bene supremo per tutti. Per ora i miei progetti sono tanti e realizzarli sarà quasi impossibile, ma farò il possibile per cercare di trasformare quell’impossibile in una certezza. Penso che non ci sia un lavoro che possa eguagliare quello della moda. Esso, grazie alla sua capacità creativa, resta sempre personale perché marca l’impronta del proprio stile. Sono convinta che il piacere di vedere indossate le proprie creazioni sia davvero indescrivibile!

Lucia Tomaiuolo III B

Cronistoria di una scoperta

TEATRO, IL FASCINO DEL PALCOSCENICO

Per caso mi sono avvicinata al teatro. Per la verità sono stata spinta ad interessarmi ad esso da un’insegnante di questo liceo, la quale mi propose di partecipare ad un Pon scolastico di teatro. A dire la verità inizialmente ero un po’ scettica a riguardo ma poi mi sono dovuta ricredere: respirare quell’atmosfera era piacevolissimo! Mi sono appassionata subito a questo ambiente e credo che è stata una fortuna averlo scoperto. E’ stato faticoso portare a termine uno spettacolo ma infine fu anche gratificante per tutti i partecipanti. Ho preso parte allo spettacolo:”Quello che si è saputo in giro di Romeo e Giulietta”, un saggio scolastico, con il quale ho avuto la possibilità di partecipare per la prima volta come attrice in scena. Stando sul palco tutto viene visto con una prospettiva diversa; recitare significa anche sapere ciò che avverrà nei minimi dettagli e cercare di essere coordinati senza sbagliare nei tempi e nei passaggi. Anche la cosa che il pubblico ritiene scontata è stato frutto di un lungo lavoro. Lavorare per uno spettacolo richiede, come ho detto prima, un lavoro lungo, faticoso e ripetitivo, soprattutto quando si cerca di ottenere una certa

perfezione per renderlo bello, a volte anche divertente (se lo scopo è far ridere) alla vista del pubblico. Per far comprendere la personalità dei personaggi è importante anche la musica, la quale crea l’atmosfera adatta al momento. Ho notato che è anche molto importante ascoltare i propri colleghi durante le loro prove e fare memoria dei passaggi che poi saranno parte dello spettacolo. Insomma, per farla breve, è un’attività che occupa tanto tempo lavorando anche fino a tarda notte. Ho voluto anche partecipare come spettatore della stagione di prosa facendo l’abbonamento ridotto che il teatro di Manfredonia ha voluto offrire per spingere i più giovani ad avvicinarsi al teatro. Ho scoperto quest’anno la bellezza di assistere a spettacoli diversi, di riuscire a giudicarli in maniera diversa l’uno dall’altro sentendo anche le critiche degli altri, confrontandoci a vicenda. La cosa che mi ha senz’altro aiutato nel giudicare è stata aver avuto la possibilità di provarlo con “le mie mani” e, di questo, sono veramente contenta. Per me il teatro è anche un luogo di cultura oltre che di divertimento, perché senz’altro, quando esci da quella porta, sai sicuramente qualcosa in più che arricchisce la tua cultura generale e ti permette di riflettere su argomenti di attualità, storici e sociali. Consiglierei a tutti di provare un’esperienza di questo genere perché, sicuramente, è utile per rendere una persona meno timida e più sicura di sé. Inoltre è stato bellissimo conoscere le persone fantastiche che ti accompagnano durante questa esperienza, che definirei davvero costruttiva e divertente per tutti i suoi aspetti. E’ vero che “E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” però io posso dire di esserci riuscita…

Rossana Coccia III F

Una nuova star del mondo della musica

ALESSANDRA AMOROSO. E VAI…!!!

Voglio dedicare questo scritto ad un’interprete musicale che da tempo mi ha particolarmente colpito : la giovane cantante Alessandra Amoroso. Sin da giovane partecipa a numerose competizioni a livello locale. Nel giugno 2007 vince la seconda edizione del concorso pugliese Fiori di Pesco. A 17 anni partecipa ai provini per Amici di Maria De Filippi, ma viene scartata, benché abbia superato diversi provini. Riesce ad entrare nella scuola di Amici nell'ottava edizione in cui, ha più volte dichiarato, di prediligere la musica “nera”. Nella puntata in cui è stata ammessa ad Amici, gli insegnanti le hanno riconosciuto una timbrica sabbiata e Luca Jurman ha riscontrato delle somiglianze con Anita Baker. Il primo singolo della cantante è Immobile; il brano raggiunge la prima posizione nella classifica FIMI. Nel gennaio 2009 accede alla fase del serale e il 25 marzo 2009 viene proclamata vincitrice di Amici, ottenendo così il primo premio di 200.000 euro. Nella stessa serata riceve il premio della critica e una borsa di studio del valore di 50.000 euro. Successivamente viene pubblicato il suo secondo singolo, Stupida, brano già presentato durante la finale di Amici. Il singolo ottiene subito un ottimo successo, piazzandosi primo nella classifica dei singoli digitali più scaricati ed accompagna l’uscita del primo EP della cantante, Stupida. Il disco ottiene un ottimo successo sin dalla pubblicazione e diventa disco d'oro; successivamente certificato doppio disco di platino per le oltre 200.000 copie vendute. Il 6 giugno 2009 riceve due Wind Music Awards multiplatino per le vendite dell’EP Stupida e della compilation Scialla. Il 16 maggio 2009, a Torino, Alessandra Amoroso partecipa ad Amici, la sfida dei talenti. L’attività estiva della Amoroso comprende anche la partecipazione, il 21 giugno 2009, al concerto di beneficenza Amiche per l’Abruzzo allo stadio di San Siro di Milano in favore dei terremotati d’Abruzzo. Il 31 luglio 2009 la Sony comunica ufficialmente che il 25 settembre è la data della pubblicazione del suo primo album Senza nuvole. L’album viene anticipato dal singolo Estranei a partire da ieri e l’8 ottobre ha presentato per la prima volta dal vivo il disco al Limelight di Milano con ingresso riservato ai vincitori di svariati concorsi istituiti da Radio Kiss Kiss. I fan hanno potuto assistere alla proiezione del concerto in 37 cinema selezionati in tutta Italia, che hanno trasmesso l'evento in diretta via satellite, in alta definizione. L'evento viene successivamente riproposto, il 20 dicembre 2009, in terza serata su Italia 1, ottenendo circa il 10% di share. L'album debutta alla posizione numero uno nella classifica FIMI, posizione in cui resta per quattro settimane consecutive. Il secondo singolo estratto dall'album è la title-track Senza nuvole, che è una delle colonne sonore di Amore 14, un film di Federico Moccia. Nel mese di novembre la cantante affianca Gianni Morandi nella conduzione di Grazie a tutti, un varietà, composto da quattro prime serate, andate in onda su Raiuno. Insieme a Morandi, inoltre, registra il duetto Credo nell'amore contenuto nell'album del cantante Canzoni da non perdere. Il 22 gennaio 2010 entra in rotazione radiofonica il terzo singolo dall’album Mi sei venuto a cercare tu. Nel corso della terza e della quarta serata del Festival di Sanremo 2010, la Amoroso calca il palco come duettante: interpreta, infatti, il brano Per tutte le volte che con Valerio Scanu. Il 2 aprile 2010 viene estratto il quarto singolo dall’album Arrivi tu. L’8 maggio 2010 la cantante partecipa ai TRL Awards 2010, per le due nomination ricevute nella categoria Mtv First Lady e My TRL Best Video. Durante l’estate 2010 Alessandra Amoroso ha partecipato a Un'estate senza nuvole live tour, iniziativa promozionale dell'album Senza nuvole, che è stato certificato triplo disco di platino per le oltre 180.000 copie. Il 28 settembre 2010 è stato pubblicato il suo secondo album di inediti, Il mondo in un secondo, pubblicato per la Sony. L'album e il singolo, scelto come colonna sonora della fiction La figlia di Elisa 2, hanno raggiunto, rispettivamente la prima e la seconda posizione delle classifiche italiane. L'album Il mondo in un secondo viene certificato doppio disco di platino per le oltre 120.000 copie vendute. Nel mese di novembre esce il nuovo singolo intitolato Urlo e non mi senti. All'album fa seguito un tour, Il mondo in un secondo,tourneè costituita da due date nel mese di dicembre 2010, una delle quali è andata in onda su Italia 1 il 25 dicembre; e dal resto delle date a partire dal marzo 2011. Ritengo che Alessandra Amoroso sia una cantante straordinaria che riesce a emozionare sempre di più con la sua musica.

Rossana Falcone III F

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SPE C I ALE SE T T E NOT E

Un genere che non conosce tramonto

MUSICA POP, CHE MAGIA! Ho deciso di dedicare il mio articolo alla musica pop perché la musica per me è molto importante. Questo genere di musica mi piace moltissimo; mi rilassa, mi fa riflettere, mi fa sognare… Ogni canzone mi collega ad un momento della mia vita, che sia brutto, bello, triste, allegro. La mia passione per questo genere è nata per caso ascoltando la radio, guardando la tv. Pian piano ho scoperto vari cantanti. Ma la musica pop come nasce? La musica contemporanea viene definita con il termine musica leggera, musica pop, pop music , o semplicemente pop, destinata ad un pubblico vasto quanto più è possibile. È un tipo di musica di facile ascolto, orecchiabile e poco elaborata con testi di facile comprensione, spesso ridotta a semplice intrattenimento e destinata al consumo di massa. In effetti, la musica leggera raggruppa in sé un insieme di tendenze musicali affermatesi a partire dal XX secolo, caratterizzate da un linguaggio relativamente semplice e in alcuni casi schematico. Nella maggior parte dei brani pop si possono riconoscere elementi di generi come l’ hip hop, il rhythm'n'blues, il rock'n'roll e così via, opportunamente riadattati, semplificati, suonati e registrati con le tecniche più di moda. Il tema principale dei versi delle canzoni pop è indubbiamente l’amore romantico, che io preferisco, ma non è il solo; infatti questo tipo di musica può affrontare vari temi. Il genere è adatto alla diffusione commerciale mondiale. In Italia, dagli anni Cinquanta, è stata popolarizzata, inizialmente attorno al Festival di Sanremo e con un apice nei primi anni '60, un tipo di musica leggera derivante dalla tradizionale melodica italiana, la quale ebbe un grande successo nella penisola a partire dalla

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SPE C I ALE SE T T E NOT E

Un gruppo ormai affermatosi

I MODA’ SONO PROPRIO ARRIVATI!

Dopo una intensa attività live, che li ha portati a suonare loro pezzi per tutta Italia, nel 2003 vengono notati da un produttore artistico che li fa esibire nel loro primo passaggio televisivo su RaiUno. Nel 2003 viene proposto l'EP Via d'uscita, che include 6 brani originali del gruppo e viene principalmente commercializzato nel Nord Italia, specialmente nei comuni limitrofi all'est dell'Hinterland milanese. Successivamente viene registrata una prima grezza versione di Ti amo veramente, brano che diventerà il singolo trainante del primo album omonimo. All'inizio del 2004 ottengono un contratto che permette loro la pubblicazione del primo singolo Ti amo veramente. Dopo molte date estive, nell'ottobre del 2004 esce il loro primo album, Ti amo veramente, anticipato dal singolo Dimmi che non hai paura. Dopo l'uscita dell'album, tanti concerti e tanti live nelle piazze italiane permettono ai Modà di farsi conoscere ed entrare nelle classifiche di vendita. Nel disco viene inserito Mentre sogni, che già faceva parte dell'Ep Via d'uscita, ma con un nuovo titolo, Quello che meriti. Nel 2005 partecipano al Festival di Sanremo nella sezione "Giovani" con il brano Riesci a innamorarmi. Ottengono buoni consensi di critica e tanti passaggi radiotelevisivi, pur essendo eliminati la sera stessa dell'esibizione. Viene stampata una seconda edizione dell'album Ti amo veramente con l'aggiunta del brano sanremese. Nell'agosto dello stesso anno partecipano alla Giornata Mondiale della Gioventù 2005, tenutasi a Colonia, dove suonano i loro brani di fronte ad un vastissimo pubblico e colgono l'occasione per presentare il nuovo brano nuvole di rock. Successivamente Paolo Bovi (tastierista) lascia il gruppo. Il 16 maggio 2006 lanciano il singolo Quello che non ti ho detto (Scusami...), che ottiene un ottimo successo sia radiofonico che di vendita. Il videoclip, girato in una villa del veronese, viene trasmesso dai più importanti network musicali. Il 29 settembre, pubblicano il loro secondo lavoro dal titolo Quello che non ti ho detto. Il 20 ottobre esce in radio il secondo singolo Malinconico a metà. Una settimana dopo esce nei network nazionali il relativo video. Il brano ottiene un discreto successo radiofonico, anche se i risultati sono inferiori al precedente. Successivamente, la band pubblica un terzo singolo estratto dal fortunato album Quello che non ti ho detto, Grazie Gente, del quale è stato montato un videoclip dagli stessi componenti della band, con le immagini più importanti ed emozionanti della loro attività dal vivo. Dopo una intensa attività Live, la band si chiude in studio per le registrazioni del nuovo disco, ma si segnalano le defezioni di due componenti storici della band. Abbandonano sia il chitarrista Tino che il batterista Manuel Signoretto. Il progetto del gruppo non si arena e Kekko Silvestre decide di proseguire, accompagnato dal bassista Stefano Forcella, dal chitarrista solista Diego Arrigoni e da due nuovi strumentisti. L'11 aprile 2008 esce nelle radio il singolo Sarò sincero, primo estratto dal nuovo disco, in uscita a maggio, dal titolo Sala d'attesa. Del primo singolo estratto, Sarò sincero, è stato anche girato un videoclip dal regista Gaetano Morbioli. Subito dopo l'uscita del disco inizia il Sala d'attesa live tour, che vede i Modà protagonisti su oltre 50 Nell’estate del 2009 i Modà approdano alla Carosello Records; il 17 luglio esce in radio il nuovo singolo Timida e nel frattempo la band si prepara per un nuovo tour e la produzione del quinto album, dal titolo Viva i romantici. Il 12 marzo 2010 esce il singolo Sono già solo. Il brano raggiunge il 2º posto della classifica Top Digital Download. Dall'8 ottobre 2010 è disponibile in download digitale il nuovo singolo intitolato La notte. Il singolo debutta alla settima posizione della classifica ufficiale FIMI dei singoli più venduti in Italia per poi raggiungere successivamente la seconda posizione. Il 26 ottobre 2010 la New Music, la loro prima casa discografica, ha messo in commercio un cofanetto CD+DVD dal titolo Le origini. Questa raccolta non è altro che la riproposta dell'album Ti amo veramente con l’aggiunta di tracce live. Il dvd contiene dei montaggi di varie esibizioni televisive e radiofoniche alle tracce del disco. Tale disco non è stato autorizzato dai Modà. L'album debutta direttamente alla tredicesima posizione della classifica degli album più venduti in Italia. Il 20 dicembre 2010 viene confermata la presenza del gruppo al 61° Festival di Sanremo nella categoria artisti, in collaborazione con Emma Marrone con il brano Arriverà. La canzone si classifica al secondo posto, battuta da Roberto Vecchioni per l'8% di voti. Contestualmente alla loro partecipazione al Festival, il 16 febbraio 2011 è stato pubblicato il loro quinto album Viva i romantici. I Modà all’inizio della loro carriera non furono ben visti e ben accetti. Successivamente, però, si riscattarono e divennero molto famosi e conosciuti. Loro sono sia cantanti ma anche cantautori. La maggior parte delle loro canzoni hanno come tema l’amore. Ho avuto l’opportunità di conoscerli grazie ad una mia amica, Ylenia Basta. Lei ascolta sempre le loro canzoni e inizialmente non riuscivo a capire come mai lo facesse. Poi, con il passare del tempo, ho imparato ad apprezzarli anche io e sono diventati i miei cantanti preferiti. Avrei voluto che fossero stati loro i vincitori del Festival di Sanremo di quest’anno: purtroppo sono stati battuti da Vecchioni. Ma, per me, i vincitori sono stati sicuramente loro.

….MUSICA POP, CHE MAGIA!

seconda metà del XIX secolo. Il ritorno alla tradizione, e la sua rielaborazione in chiave più moderna, è stato incoraggiato dal successo dal primo movimento di crooner americani che iniziavano ad affacciarsi anche al fronte europeo. Questa riscoperta, avvenuta anche in reazione alle proibizioni fasciste degli anni Trenta e Quaranta, avvenne con l'apporto di interpreti e cantautori italiani, alcuni di essi divenuti poi di fama internazionale (Nilla Pizzi, Mina, Gino Paoli, Domenico Modugno, Luigi Tenco, ecc...). Alcuni artisti dichiaratamente pop sono riusciti ad imporre la propria personalità in senso musicale. Fra i più celebri artisti pop si possono citare Michael Jackson (Il Re del Pop), Madonna (La Regina del Pop) e Cher. Alcune delle pop star emergenti in questo settore nei primi anni del 2000 sono Avril Lavigne, Justin Timberlake (Il Principe del Pop), Robbie Williams, Anastacia, Shakira e Christina Aguilera per non parlare della popstar Britney Spears (La Principessa del Pop), che ha esordito giovanissima. La musica è, e sarà per sempre, la voce di tutta l'umanità, di qualsiasi tempo e luogo, il più grande bene che i mortali conoscano. Tutto ciò che del paradiso noi abbiamo quaggiù. Ylenia Basta III F

Un’indecenza che deve finire

NAPOLI ED I RIFIUTI, UN BINOMIO DA ELIMINARE Napoli. Qualche mese fa persi la mia mente nel suo bellissimo mare. Un viaggio in questa meravigliosa città con la speranza di scoprire che tutto quello che ogni giorno viene detto ai telegiornali riguardo i rifiuti è una bugia. Purtroppo non lo è. Purtroppo Napoli è veramente sepolta dai rifiuti. Ma come si è arrivati a questo problema che rovina l’immagine di una città così incantevole? La triste verità ha inizio nel 1994, l’anno in cui si dichiarò per la prima volta l’emergenza rifiuti. Le cause di questa emergenza sono complesse e sono per la maggior parte dovute alla camorra. Altri motivi sono causati dalla lenta pianificazione di una discarica, costruita solo nel 2003, e nel ritardo della costruzione degli inceneritori. Inoltre, attraverso la gestione illecita dei rifiuti, la criminalità campana

ha tratto vantaggi economici e fino ad ora le istituzioni politiche non sono riuscite a fermare questa illegalità. Il problema dei rifiuti non riguarda solo l’inquinamento ambientale ma colpisce anche e soprattutto la popolazione che è a rischio epidemie, dovute ad una scarsa igiene che può causare tumori ai polmoni e allo stomaco o malformazioni. C’è anche da dire che la maggior parte di questi rifiuti è di origine sintetica e, quindi, difficilmente degradabile ed elemento diffusivo di sostanze nocive. La Campania ha subito, inoltre, una truffa: l’azienda “Fibe” si era assunta la responsabilità di smaltire i rifiuti facendo pagare ai campani più di un miliardo di euro. Al contrario, al posto di smaltirli, li imballò. Gli stessi italiani pagarono per la costruzione degli inceneritori attraverso le bollette Enel. Comunque, la costruzione di un inceneritore risolverebbe determinati problemi ma ne creerebbe degli altri : infatti, la demolizione dei rifiuti con questo metodo, crea fumi tossici che si depositano nella aria e nell’erba dove pascolano le pecore. Tutto ciò porta nelle case dei napoletani, e anche nelle nostre, latte inquinato. Un modo per risolvere questa situazione potrebbe essere quello di intervenire attraverso la raccolta differenziata che porterebbe risparmio e guadagno per tutti. Napoli, però, a differenza di altre città, non ha l’impiantistica adatta. Un caso da esaminare è quello di Terzigno, piccolo comune campano, dove vi sono state negli ultimi tempi numerose rivolte da parte dei cittadini . Abbiamo avuto l’occasione di vedere, a ogni angolo, bandiere bruciate, padri e madri che protestano perché vogliono una città migliore per i loro figli. Il Governo ha promesso 14 milioni di euro con lo scopo di bonificare la discarica di Terzigno. L’emergenza rifiuti è stata “ risolta ” anche in un altro modo da alcuni cittadini : gettare i rifiuti in mare, inquinando, a parere mio, “un monumento” di Napoli. La città ’e Pulecenella (così chiamata dagli abitanti campani) è sepolta dai rifiuti e sotto questa montagna nociva c’è anche il cuore di questi poveri abitanti che vedono il luogo in cui sono nati o cresciuti, sparire inesorabilmente. Sento spesso gente che dice: “ Napoli è solo rifiuti ” ed io non condivido questo concetto perché chi l’ha vista, chi l’ha capita, riesce ad intendere il suo splendore nonostante i rifiuti. Il popolo italiano deve imparare a immedesimarsi in queste persone e a chiedersi cosa si proverebbe a vivere in un paese ormai “invisibile”. Dovrebbe esserci più interesse da parte di tutti, una ricerca de lle verità che non si limiti alle immagini viste al telegiornale. Secondo me, ci sono valori che i rifiuti, anche se di enormi quantità, non possono nascondere poiché ben celati da queste “montagne nocive”. Per me una città che nasce meravigliosa rimane tale nonostante le mille difficoltà in cui si trova.

Ognissanti Maria Francesca II C

Numero Unico-Marzo 2011 Pagina 8

Le pay tv conquistano nuovi abbonati

STADI SEMPRE MENO PIENI Nel corso degli anni il modo di sostenere la propria squadra del cuore è sostanzialmente cambiato. Nel passato si faceva a gara per avere un biglietto per la partita della propria squadra e la si andava a vedere allo stadio: si urlava di gioia per i goal, si festeggiava insieme una vittoria, ma si stava anche vicini alla squadra quando quest’ultima viveva un periodo di crisi. Oggi qualcosa è cambiato. Facendo zapping davanti alla televisione sui vari canali sportivi, notiamo che le partite della domenica vengono disputate in stadi enormi ma semivuoti o vuoti del tutto. Questo fenomeno si sta purtroppo diffondendo sempre più nel nostro campionato e le squadre che ne sono pienamente colpite sono quelle di posizione intermedia. Infatti le squadre che occupano una posizione abbastanza elevata in classifica (all’incirca tra il primo e quarto posto) sono seguite da un pubblico sempre maggiore, che è motivato a seguire la propria squadra per vincere un particolare trofeo o per ottenere un posto in una competizione europea prestigiosa. Le squadre che si trovano nella zona “retrocessione” sono incitate dai propri tifosi affinché la propria squadra possa rimanere nella lega maggiore. Prendiamo un esempio pratico. La Roma sta a poco a poco perdendo i propri tifosi. Secondo le statistiche risulta, infatti, che la squadra ha perso un quarto dei tifosi che aveva l’anno scorso ed è scivolata all’ultimo posto della graduatoria del saldo complessivo degli spettatori: in questo modo la “signora giallorossa” non potrebbe più competere con il Milan e l’Inter come numero di tifosi. Se non volessimo credere a questi dati, potremmo guardare la partita degli ottavi di Champions, Roma-Shaktar Donetsk, e scopriremmo uno stadio grandissimo completamente vuoto durante le partite di coppe europee. I motivi che spingono i tifosi lontano dallo stadio sono vari. Primo tra tutti è sicuramente relativo alle pay tv, che, con il passare degli anni, hanno fatto registrare un aumento di abbonati. Questo aumento è dovuto al fatto che le pay tv permettono di seguire la propria squadra del cuore standosene comodamente a casa propria. Un altro vantaggio che offrono è quello di seguire le partite in piccoli “stadi” più intimi. Alcuni locali danno la possibilità, infatti, di vedere le partite in diretta e con i propri amici, permettendo così di festeggiare comunque la vittoria in compagnia nel luogo in cui più ci piace. Un altro fattore è il caro prezzo dei biglietti. Molti si meravigliano nel vedere ad ogni partita del campionato inglese o tedesco i loro stadi sempre gremiti di gente. Il fatto è che un posto in curva nello stadio del Borussia Dortmund, considerata dagli esperti la curva più bella del mondo, costa solo 5 euro mentre un posto in tribuna non costa più di 20 euro; in Italia i biglietti toccano i 16 euro di prezzo soltanto in curva, senza pensare ad un posto in tribuna… Il problema dipende, quindi, dalle società, che dovrebbero abbassare i prezzi dei biglietti se vogliono che la loro squadra sia incoraggiata da tantissimi tifosi. Un altro tasto dolente è la violenza degli stadi, che oggi sembra essersi attenuata, ma ha lasciato dei segni indelebili nei ricordi dei tifosi. Basti ricordare la morte dell’ispettore Filippo Raciti, il 2 febbraio 2007, avvenuta ad opera dei tifosi catanesi dopo il derby di Sicilia Catania-Palermo, oppure la rivolta dei tifosi serbi in Italia-Serbia, il 12 ottobre 2010, che ha causato l’interruzione della partita. Sono state prese delle precauzioni per evitare che questi eventi possano ripetersi e le società dovrebbero provvedere a ridurre il prezzo dei biglietti per rendere lo stadio accessibile a tutti. Sarebbe bello avere i nostri stadi cosi pieni come quelli delle altre nazioni, così rumorosi e così piacevoli, in modo da ricreare l’atmosfera che esisteva nei primi anni del calcio italiano.