Fratellanza Martinista n. 1. il trilume/0TRILUME.pdf · 2015. 1. 11. · MENTE fatto propria la Via...

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Fratellanza Martinista n. 1 Ottobre 2014 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri della Fratellanza Martinista Stampato in proprio

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  • Fratellanza Martinista n. 1 Ottobre 2014

    La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri della Fratellanza Martinista

    Stampato in proprio

  • FRATELLANZA MARTINISTA FRATELLANZA MARTINISTA

    Redazione

    Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna

    Codirettori scientifici:Agostino Giacomazzo, Fabrizio Fiorini, Filippo Goti

    SOMMARIOSOMMARIO

    Prologo - pag.3

    APIS - Relazione di benvenuto al Convento di Padova - pag.4

    ARTURUS - Attualità del messaggio martinista - pag.6

    ATON - Attualità del messaggio martinista - pag.12

    BOYER RÉMI - Attualità del messaggio martinista - pag.15

    ELENANDRO XI - Attualità del messaggio martinista - pag.19

    ERMES - Il Martinismo: com'era ieri, com'è oggi, come dovrebbe essere domani - pag.22

    HORPHEUS - Fra scienza e conoscenza - pag.25

    MENKAURA - Una societa' fragile ed il mandato incognito - pag.27

    MICHAEL- Attualità del messaggio martinista - pag.30

    MIKA-EL- Attualità del messaggio martinista - pag.33

    Lavoro di gruppo (Padova)- Maschera mantello e cordone. Simboli reali o virtuali del nuovo sistema mondo? -pag.36

    Lavoro di gruppo (Rebis) - Riflessioni sull’attualità del messaggio del Martinismo nella nostra società -pag.39

    Lavoro di gruppo (Rebis) - Silenzio iniziatico nella società della comunicazione -pag.41

    Lavoro di gruppo (Ora et labora)- Il senso del martinismo nel XXI secolo -pag.42

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  • PrologoIn data 27 Settembre 2014 a Albignasego (Pd),durante il Convento dedicato all'Attualità delMessaggio Martinista nella Società Contemporanea,ha visto la luce la Fratellanza Martinista Italiana. Lanuova casa di tutti i martinisti italiani nasce perVolere ed Amore di sette Grandi Maestri delMartinismo Italiano, che hanno condotto i loro Ordiniall'interno di un perimetro Spirituale ed Iniziatico dipiù ampie dimensione, capace di raccogliere i figli ditutte le grandi famiglie del martinismo italiano.

    Gli Ordini Martinisti Aderenti sono:

    Ordine Martinista

    L'Unione Martinista

    Ordine Martinista Mediterraneo

    Ordine Martinista Tradizionale

    Antico Ordine Martinista

    Ordine Martinista Egizio Isiaco Osirideo

    Convivium Gnostico Martinista.

    I compiti che la Fratellanza Martinista Italiana si pre-figge sono di assoluto servizio alla comunità martini-sta italiana, e verso tutti i puri ed autentici ricercatorispirituali. Questi possono essere riassunti nella crea-zione di una rivista divulgativa, nella difesa dei valo-ri tradizionali e simbolici della società italiana,nella creazione di centri studi ed di un'Acca-demia del Martinismo Italiano, e nel continuodialogo con ogni parte, ed istituzione, dellacomunità italiana che mira al progresso filoso-

    fico e spirituale dell'uomo.

    La Fratellanza Martinista Italiana si occupe-rà inoltre di recuperare il patrimonio iniziatico origi-nale dell'Ordine Martinista così come codificato dalSuo Fondatore Dr.Gerard Encausse (Papus) allo sco-po di riportare il Martinismo Italiano alla purezzadelle origini. Essa infine non intende porsi come una“conventium ad escludendum” ma desidera dialoga-re costruttivamente con tutte le Famiglie MartinisteItaliane e Straniere che abbiano regolare origine etracciabile Filiazione.

    La Fratellanza Martinista Italiana, al momento dellacostituzione, si è data una segreteria provvisoria for-mata dai fratelli Apis, Arturus, Elenandro XI, eOrpheus (quest'ultimo coordinatore della segreteria).

    Per contatti: [email protected]

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  • Relazione di benvenuto al Convento di Padova

    APISS:::I:::I:::

    S:::G:::M::: O.M.E.I.O.

    Illustrissimi e Potentissimi Grandi Maestri,Illustrissimi Ospiti e Delegati Magistrali,CarissimiFratelli e Sorelle, contrariamente al mio solito hovoluto scrivere questa relazione, che vale anche comemio saluto di benvenuto, quale padrone di casa, a tuttivoi, poiché quanto intendo dire rimanga per sempredisponibile, per il biasimo come per il plauso. Chi miconosce bene sa che non è mia abitudine ricercare ilconsenso; sono stato creato e ricevuto Martinistaprima ancora di compiere i 19 anni di età e sono daallora passati ben 35 anni. Ho vissuto il mio essereMartinista come un servizio ma, soprattutto per me ilMartinismo è stato un Cammino Spirituale diRigenerazione e di Reintegrazione a cui ho dato tuttome stesso perchè una Via Interiore non puo' esserepraticata né nei ritagli di tempo né come surrogato perriempire i propri vuoti esistenziali. Percio' sono sem-pre andato avanti per la mia strada, seguendo i consi-gli e le indicazioni dei Miei Venerati Maestri e quelladella mia coscienza che è sempre stata estremamentedura e severa con me,ma di questo la ringrazio. Inquesti 35 anni ho conosciuto tanti Individui eccezio-nali, Uomini e Donne che, come me, hanno dedicatoal Martinismo tutta la loro esistenza ma hoconosciuto anche individui che, non avendomai lasciato i metalli dietro le loro spalle, nelgabinetto di riflessione,ove ai miei tempi sirimaneva per piu' di un'ora prima di venire ini-

    ziati, hanno purtroppo trasferito, all'internodel Martinismo le medesime brutture profanea cui sono evidentemente adusi a ricorrere

    nella loro esistenza. Il Mio Maestro, Padre, Iniziatore,Jean-Papus II, al secolo Dr.Philippe Encausse, cheirruppe nella mia vita di diciottenne come un ciclone,trasformandola irreversibilmente, amava dire che.“Le Martinisme est un affaire pour des hommes intel-ligens”. Ma “Intelligente” nel senso che Egli dava aquesto termine è cio' che intendevano i Latini con“Intelligo” ovvero IO COMPRENDO e per“Comprensione” nella Via Iniziatica noi indichiamola capacità di introiettare, realizzare, assorbire, i sim-boli iniziatici e le dottrine che tali simboli velano. Chinon comprende, ergo, chi NON REALIZZA, di con-seguenza non è credibile e pertanto, venendo al temache abbiamo scelto per questo Convento, ovvero l'at-tualità del messaggio Martinista nel mondo odierno,possiamo facilmente concludere che tale messaggio,ancora oggi attualissimo ed anzi, salvifico per questasocietà degenerata, laddove essa lo accogliesse piena-mente, NON PUO'CHE ESSERE DIVULGATO DAPERSONE CREDIBILI. Credibile è colui che al di làdella erudizione, della brillante esposizione dialettica,dell'apparente “habitus initiaticus” che indossa perl'occasione, per poi, terminata la tornata, o l'incontro,o il Convento di turno, rimettersi adosso i panni abi-tuali dell'essere “umano troppo umano”, schiavodelle 5 funzioni, credibile dunque è chi ha PIENA-MENTE fatto propria la Via Martinista realizzandonele indicazioni sul piano iniziatico ed operativo maSOPRATUTTO nel piano della sua esistenza profana.Certe incredibili miserie umane, certe smanie di pro-tagonismo ad ogni costo, certi vortici egoici, unita-mente all'esibizione del peggior campionario dellebassezze umane, a cui ho assistito in questi 35 annicon l'ultimo divertente show che ha preceduto questoConvento con tentativi più o meno palesi, da parte dialcuni (per me e per i miei Fratelli piu'anziani) “soli-

    ti noti” mi danno la misura dell'urgenza diintervenire con quella drastica risoluzione cheArturo Reghini definiva RETTIFICAZIONE:e non crediate che l'ultima generazione dimestatori sia migliore di quella che l’ha pre-

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  • ceduta, anzi! Le divisioni, le lacerazioni, icontrasti che hanno funestato il mondoMartinista Italiano negli ultimi 50 anni,hanno consentito a tutta una serie di improbabili per-sonaggi, Martinisti solo a chiacchiere ma profani finoin fondo, di vivacchiare e, in certi casi, addirittura diprosperare. Certamente, la riunificazione, se nonsostanziale perlomeno ideale e spirituale delMartinismo italiano pone fuori dai giochi determina-ti ambienti di “frangia” come il mio Fratello edAmicone Filippo Goti, ama definirli ed è giocoforzache tali ambienti tentino di ribellarsi a questa iniziati-va. La nostra fortuna è stata quella di essersi incon-trati e compresi, tra Grandi Maestri, con molta facili-tà: in questi mesi tra me, Renato, Agostino, Filippo,Teresita, Antonino Urzì Brancati, Antonio Gravinache non è fisicamente presente ma che ha già conse-gnato il Suo assenso formale alla creazione della“Fratellanza Martinista Italiana”, è nata una profondaamicizia unitamente ad un grande rapporto di frater-nità. Perciò noi andremo avanti convinti, come siamo,di agire nel giusto e di avere dalla nostra il sostegnoe la protezione dei Maestri Passati. Ed è a quattro diquesti Fratelli che oggi sono nella Montagna Eternaed a pieno titolo appartenenti alla catena imperituradei Maestri Passati che io desidero dedicare questoConvento al Fr::: Lucio Esposito che ci ha lasciato dapoco e che ha voluto con tutte le Sue forze ilConvento di Padova; al Fr:::Sebastiano Caraccioloche andai a trovare subito dopo la mia nomina a G.M.e che mi diede preziosissimi incoraggiamenti e consi-gli che serbo nel cuore, a Fabrizio Mariani, Fratellostupendo ed autentico Maestro che, ad un Fr::: cheGli riferiva, con malcelata soddisfazione, i problemidi un altro Ordine Martinista rispose, con grandeseverità: “Ma possibile che non capiate chel'Eggregore Martinista è Uno? Come potete esserecontenti delle disavventure dei Nostri Fratelli”? Edinfine, al Mio Amatissimo Maestro Philippe che,dopo la morte di Aldebaran (Gastone Ventura)mi rivelò il suo dolore per non essere Egliriuscito ad evitare la dolorosa lacerazione delMartinismo Italiano seguita a certi eventi suiquali, a mio parere, è ora di apporre una defi-

    nitiva pietra tombale. Io sono molto vecchioiniziaticamente, ma fortunatamente ancoranon molto vecchio anagraficamente. Vi pro-

    metto, come promisi al Fr:::Caracciolo ed alFr:::Lucio Esposito che farò tutto il possibile perricondurre i Veri, Autentici, Integri Martinisti nellastessa casa comune! Che il Filosofo Incognito, Nostro Maestro Comune eGuida con l'ausilio del Riparatore e della DivinitàSuprema, ci illumini e ci guidi.

    APISS:::I:::I:::

    S:::G:::M::: O.M.E.I.O.

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  • Attualita' del messaggio martinista

    ARTURUSS:::I:::I:::

    S:::G.:::M::: Ordine Martinista

    Il tema si presenta, almeno per quanto mi riguarda,complesso. Credo perciò che tenterò di portare soloun piccolo contributo, tornando ad indagare in modo“leggero” e sintetico anche su alcuni concetti che,ciclicamente, furono espressi dai nostri Maestri pas-sati e che probabilmente, non di rado, fanno partedelle meditazioni di quelli presenti. Sarà quindi unasemplice e modesta condivisione di qualche pensierosu cui mi sono soffermato. Quindi, mi si perdoni se inalcuni passaggi espositivi potrò apparire un pochinosuperficiale e grossolano.Accennerò a quali erano, quali possono essere ancoraalcune caratteristiche ed obiettivi che, sin dalla suanascita, sono stati ascritti al filone Martinista, conparticolare interesse, poi, a diversi aspetti evidenziatida Maestri italiani.Per farlo, attingerò cautamente a considerazioni svi-luppate, ad esempio nel nostro paese, sin dal relativa-mente lontano 1968 (periodo contraddistinto da gran-di turbolenze sociali ma anche dalla presenza in tuttii settori iniziatici, di notevoli problematiche).Accenno questa premessa al solo scopo di evidenzia-re come (purtroppo o per fortuna) l’argomento nonsia affatto nuovo, dal momento che, al di làdelle manifestazioni estetiche e filosofiche chepossano caratterizzare le organizzazioniumane, seppur a carattere iniziatico (moltepli-ci nei tanti luoghi e nel tempo), ciò che

    dovrebbe palesarsi, attraverso esse, in modovivo e vivificante, è la Tradizione influenza-ta dallo Spirito Divino. Non sempre noi

    uomini, confusi dalle nostre passioni, siamo attenti acomprenderlo, così commettiamo errori, magari cidistraiamo, sostituiamo il fine con il mezzo, e poifacilmente confliggiamo, probabilmente senza nean-che renderci conto veramente del perché lo facciamo. In effetti, il variegato filone dell’Ordine Martinista èricchissimo di episodi in cui gli uomini non si sonocompresi, di situazioni in cui purtroppo si sono dimo-strati preda delle proprie passioni; di conseguenzahanno commesso errori, palesando un’oggettiva man-canza di desiderio di comprenderli, di riconoscerne lecause e quindi predisponendo la possibilità di com-metterli nuovamente.Ad ogni modo, riferendomi al tema, ecco alcuni stral-ci che, a mio modo di vedere, posso risultare interes-santi come premessa per tentare di dare una rispostaalla domanda insita nel tema:1. Dichiarazioni di principio dell'Ordine

    Martinista fondato a Parigi nel 189I da Gérard

    Encausse:

    …." L'Ordine é essenzialmente spirituale, combattecon tutte le sue forze l'ateismo, il materialismo, e, incollegamento con le altre fratellanze iniziatiche,combatte l'ignoranza, dà al simbolismo la grandissi-ma importanza che gli compete in tutte le serie d’ini-ziazione. Non si occupa di politica e tanto meno diquestioni di ordine religioso. Permette e facilita glistudi, mantenendo la tolleranza più assolu-ta"…………2. Dall'Introduzione dei Quaderni iniziatici

    dell'Ordine Martinista (Gran Maestro Papus) del

    1910 :

    …" Il Martinismo é una mescolanza di platonismo,d'origenismo e di filosofia ermetica, sopra una basecristiana. Lo scopo che si prefiggono gli Iniziati équello di scoprire i più rari misteri. La società

    Martinista non costituisce né un centro dog-matico (cattolici, protestanti, gnostici, ecc.visono ammessi indistintamente) né un partitopolitico, ma Ordine di propaganda esotericache incita allo studio della religione unica,

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  • celata sotto i diversi culti dell'Occidente. Ilprofano, l'iniziato e 1'Iniziatore debbonoessere umili studiosi, devoti al culto dellaVerità Eterna.Iniziazione al III Grado ( dai suddetti quaderni): OIniziato, il III grado del nostro Ordine costituisce lasintesi dei precedenti.…"Ora che sei diventato Superiore Incognito, non tidimenticare mai dei tuoi doveri che questo nuovotitolo ti impone. Siccome tu non devi ricevere ordinida nessuno al di fuori che dalla tua propria coscien-za, così fa in maniera di agire sempre guidatodall'Onore. Fa in modo da non dimenticarti che seivotato al rialzamento della collettività ignara, restan-do Ignoto a tutti coloro che avrai aiutato, diverraiogni giorno più Superiore trascinando nella tua asce-sa coloro sui quali hai sparso i tuoi buoni uffici”…….3. Costituzioni di Sinesio (A. Sacchi 1923)

    ….Giuro di aiutare ed assistere i miei fratelli e sorel-le in tutte le circostanze della vita, soprattutto intempi di afflizione e avversità, e di confortarli deimiei consigli, della mia influenza e della mia borsanei limiti del possibile. Infine prometto e giuro diseguire gli insegnamenti del Martinismo e di sforzar-mi di profittarne per la maggior gloria di Dio e per ilbene dei miei simili. E do la mia parolad'Onore.(Nota ; Tali Costituzioni furono dettate invista delle misure che il Fascismo stava prendendocontro le società iniziatiche, considerate segrete)….4. Costituzioni di FIamelicus ( M.E. Allegri, 1944)

    ….Il Superiore Iniziato ( Sup. Incognito KabbalistaIII) rappresenta, nell'Ordine Martinista il raggiungi-mento di un maggior grado di conoscenze rituali, diprogresso interiore e di capacità realizzative. Insostanza il S.I. é colui che, mediante la catarsi, ériuscito a poter rappresentare, in pieno, la potenzadell'Ordine. Egli é passato per riconoscimento di tuttii suoi superiori da una illuminazione iniziatica aduna unione con la volontà iniziatica, del Cosmo ; éuno che ha saputo fare della propria volontàiniziatica, la volontà stessa del mondo segre-to. Poiché sta scritto nel Talmhud; "La Veritàé di gran peso, scarsi sono i suoi portatori". Esta scritto inoltre ;"Cedi il tuo Volere al

    Volere, acciocché gli altri sacrifichino il lorovolere". Via gerarchica: I SS.II. devonoconoscere la storia del mondo segreto nelle

    sue manifestazioni orientali ed occidentali. Essifanno parte di quella gerarchia, cioè di quella fratel-lanza Bianca che pervade con la sua opera di Amoretutto il mondo. Essi devono sapere e sentire la lorogenealogia divina per cui si può dall'uomo, qual'éper accidens, risalire alla sua personalità; da questaall'individualità! dall'individualità per superiore,attraverso la linfa dell'Augoeide (Luz) risalire allepiù sublimi manifestazioni del Logos nel suo miste-rioso respiro cosmico (Zim-Zum)….5. Dichiarazioni di principio del Protocollo di uni-

    ficazione degli Ordini Martinisti d'Italia 1962 :

    …" L'Ordine Martinista ha per scopo il perfeziona-mento e l'elevazione spirituale per mezzo dello stu-dio, della conoscenza e della realizzazione dellaTradizione iniziatica. Combatte con tutte le sue forzel'ateismo e il materialismo in collegamento con lealtre fratellanze iniziatiche, combatte l'ignoranza edà al simbolismo la grandissima importanza che glicompete in tutte le serie iniziazioni. Non si occupa dipolitica e tanto meno di questioni di ordine religioso."Si uniforma alla tolleranza nei metodi di studio”(N.B. Quest’ultima frase sui "metodi di studio" fuaggiunta nonostante il Nostro contrario parere edovemmo accettarla perché posti in minoranza)….6. Dal Rituale di S.I. dall'Ordine Martinista

    (Francia)

    ….“Sappi essere uno sconosciuto per coloro cheavrai tratto dall'ignoranza. Sappi sacrificare la tuaresponsabilità tutte le volte che agirai comeSuperiore. Così tu giustificherai le parole delSalmista: Non a noi Signore, non a noi la Gloria maal Tuo nome !"….7. Per finire, Gerard Encausse, che Noi conside-

    riamo il fondatore dell'Ordine ha dato questa defi-

    nizione del titolo di Maestro :

    ...... "Il Maestro è dunque colui che arriva asacrificarsi, donando il suo essere in offertaper la" felicità dei suoi discepoli, e, allorchèsi comprenderà il simbolo del Pellicano e lalegge misteriosa, l'Iniziato ucciderà l’Inizia-

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  • l’Iniziatore "…..Prima di proseguire, non dobbiamo peròdimenticare alcune debolezze dell’essereumano (che magari noi stessi possiamo aver rilevatoe/o sperimentato in uno o più periodi della nostravita) ovvero che senza aver provveduto a modificarela propria personalità tramite la ricostruzione di unamentalità Tradizionale, ci si fa chiamare Maestri, nonsolo perché si riveste una carica che dà comunque aquesto titolo un valore puramente indicativo (e suquesto occorre sciogliere ogni dubbio residuo), maperché si ama esser lodati, sentirsi importanti o cre-dere di esserlo. Così, almeno per quanto mi sembra di aver compresosino ad oggi, credo sia bene considerare che siamodunque tutti soltanto fratelli, sorelle e niente altro.

    In sintonia a tutto ciò, e quindi collegandomi all’og-getto iniziale, mi permetto di riportare il pensiero cheAldebaran (Gastone Ventura) sintetizzava, nel perio-do agitato degli anni ‘60, con la sua consueta irruen-te capacità di sintesi; si tratta di una sorta di prome-moria, di decalogo operativo che proponeva comemetodo comune, al fine di consentire un camminosimile ed armonico per tutti i Martinisti; ovviamentee soprattutto per coloro che avevano od avrebberoraggiunto la qualifica di S.I. Guardando ciò che accade oggi, in generale nel cosid-detto mondo iniziatico, riporto il suo pensiero al solofine di evidenziare, come forse alcuni problemi nonsiano ancora stati seriamente affrontati e risolti:• Non ci si deve occupare di politica o di religione senon per ragioni di studi Tradizionali. Ciò non signifi-ca tuttavia che uno non possa o non debba aver ideepolitiche o praticare una Fede, ma che ciò riguardala sua vita privata, profana, e non deve interferire nelsuo giudizio. Ovvio che, per raggiungere la tranquil-lità interiore, politica e religione, debbono esseredimenticate poiché Uno é l'Assoluto per tutti e ovun-que e la politica é cosa soltanto terrena, e causa dicontro iniziazione;• E’ necessario aver assimilato, e bene, quan-to fa parte dell'istruzione e dell'iter iniziaticodei gradi precedenti a quello a cui ci è statoconcesso l’accesso;

    • L'Ordine basa la sua forza sui SS.II. i quali,pur liberi di rispondere alla propria coscien-za si debbono comportare da uomini di

    onore.• Un S.I. deve conoscere molte cose ( anche per poterfar fronte alla pretesa di essere un autentico Iniziatoper cui deve saper riconoscere ciò che é giusto e ciòche non lo é , ciò che é Tradizionale e ciò che é anti-tradizionale) ma non deve pretendere di volere far ciòche non gli sarà possibile essendo la Iniziazione unavia lunga, faticosa e dolorosa che non si può percor-rere senza continue rinunce;• Si deve essere PRUDENTI, umili e buoni ;• I SS.II. possono esser inviati "in missione" in altriCoppi iniziatici o fratellanze similari per indirizzarlisulla retta via, richiamandoli al rispetto dellaTradizione e al rigetto delle false o mal interpretatedottrine, errori questi che portano alla contro-inizia-zione.• Il loro operato per il raggiungimento dello stato pri-mordiale non deve essere inteso come brama di pote-re individuale o personale ma come scopo per rag-giungere la condizione di entrata diretta nei “GrandiMisteri". • L'Amore é una delle regole per abbreviare la lungastrada intrapresa, e per giungere prima alla tranquil-lità interiore, prima tappa questa, da cui partire perpercorrere la strada dei Piccoli Misteri.• Chi non si attiene a questi principali doveri nonpotrà mai essere un Iniziato e tanto meno un Su-periore Incognito, ragion per cui o si pone automati-camente fuori della Catena Martinista o si accorge,se uomo d'onore, della sua incapacità e si regola diconseguenza.Aldebaran continuava poi precisando che da questinove punti si può comprendere meglio il compito delS.I.I. nel tentativo di istruire coloro che egli ha rice-vuto, seguendo la Tradizione, sulla via dellaConoscenza per la realizzazione dei Piccoli Misteri

    (nell’ipotesi e nel tentativo di restaurazionedello stato edenico primordiale), convincen-dosi, però, che fino a quando non si sarà fattouna mente Tradizionale non si potrà maiaffrontare quanto previsto da una Iniziazione

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  • senza cadere nella contro-iniziazione. Inoltre,deve essere chiaro che per poter istruire altri,deve egli stesso istruirsi facendo bene atten-zione a non deviare per non porsi con i personali pen-sieri, con le parole, con le azioni (soprattutto quandosi è “stretti all’angolo”) automaticamente fuori dellaCatena trascinando con sé tutti coloro che lo seguono. Per quanto riguarda la "nomina" a S.I. é necessariocomprendere che è una trasmissione che si auspicadare a colui che la merita, ma che nel percorso inizia-tico non é che un passo formale in avanti, e non unosostanziale che, al contrario, dovrà essere compiutonell’intima interiorità.Da tutto ciò si può comprendere la necessità di unprogramma di studio e d’istruzione per i tre gradi delMartinismo, possibilmente di tipo unico, tenendo pre-sente che bisogna combattere le false dottrine e perquanto opportuno, uscire da una cultura che è rivoltasoltanto ai fini umani nel senso più materiale ed é lanegazione di ogni fatto, questione, idea, Tradizionale. Deriva infine il bisogno assoluto di comportarsiritualmente, non nel senso comune di seguire unrituale che, il più delle volte, senza modificazionedella personalità ed ancora oggettivamente predadelle passioni, é solo una semplice e spesso “vuota”cerimonia, la quale non è, né può essere un rito, cheper quanto si può intuire si apprende naturalmente, disolito attraverso la via sanguigna, allorchè, dopo unduro lavoro interiore, si sia iniziato a fissare una men-talità Tradizionale.

    Dopo tutte queste considerazioni, credo sia importan-te recuperare il concetto in funzione del quale unMartinista è, o per lo meno dovrebbe essere, essen-zialmente e per generale definizione un UOMO DIDESIDERIO.

    Ovviamente, è necessario farsi un’idea di che cosa sipotrebbe intendere Tradizionalmente con questaparola. Cosa possa essere ad esempio il desiderio diritorno alla forma “androgina” di cui si man-tiene il ricordo probabilmente nel “sangue” enell’anima, non credo sia qualche cosa di cuisi possa avere percezione intuitiva e/o consa-pevole con grande facilità o che possa essere

    alla portata di chiunque non abbia proprioquel desiderio.A tal proposito, mi permetto di accennare a

    quanto scriveva Nostro Venerabile Maestro, ilFilosofo Incognito Louis Claude de Saint Martinnella sua opera "le Ministere de l'Homme Esprit"….. “il desiderio risulta dalla separazione o dalladistinzione tra due sostanze simili, sia per la loronatura o per le loro proprietà; e quando la gente almassimo dice che non desidera, che non sa cosavuole, noi diamo la prova che se desideriamo qualco-sa, abbiamo assolutamente bisogno di avere in noiuna parte di quella cosa che desideriamo "……..Ne potremmo dedurre che é necessario, o quantomeno utile o desiderabile che colui che si avvia sullastrada dell’Iniziazione possieda questo desiderio eche esso sia insito in lui. Chi non lo dovesse possedere e “subisce”un'Iniziazione solamente per curiosità, brama diconoscenza di cose nuove o per altri motivi ancorameno nobili, può anche darsi che non diventi mai unIniziato. Infatti, il più delle volte non completerà ciò che haintrapreso o, nella peggiore delle ipotesi, si lasceràindirizzare verso tendenze che portano alla contro-iniziazione, non riuscendo ovviamente a distingueretra ciò che é Tradizionale e ciò che non lo è.Sarebbe quindi bene ricordare una frase di Stanislasde Guaita:…… Tu sei Iniziato, colui cioè che altri hanno postosulla "Via". Sforzati di divenire Adepto : colui che haconquistato la scienza da sé; in una parola il figliodelle sue opere……

    Riguardo ad opere ed a metodologie di ricerca, vale lapena accennare brevemente ad un argomento che haprovocato e provoca ancora oggi non pochi problemid’incomprensione.Alcuni attribuiscono particolare importanza alle

    “diversità” tra la via “cardiaca” e la via "teur-gica". In effetti, a mio avviso (ma non solomio), si potrebbe trattare di due facce dellastessa medaglia, dove l’obiettivo è comunqueconseguire un contatto con la Divinità.

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  • In un caso, si segue la via interiore e la pre-ghiera diretta; così le invocazioni salgono,auspicabilmente, dall'individuo, assieme allasua essenza, alla sfera Divina.Nell’altro, si segue quella un poco più esterna; leinvocazioni si servono di “intermediari” (a cui tral’altro si chiede di dare segno della loro presenza) trail postulante e l’assoluto. Ovviamente, non entro nelmerito della valutazione di possibilità di successoriguardanti entrambe tali procedure, ma i suggeri-menti che si possono dedurre anche dai vademecumoperativi, potrebbero indurre a comprendere comealcuni contatti vadano previsti in successione e adogni modo che, se non si ha la capacità di “salire”,almeno un poco, magari a seguito di un mutamentodella personalità, sempre più libera dalle scorie, ognitentativo di collegamento non ha grandi possibilità diriuscire.Sovente, poi, tali metodologie, vengono associateforse impropriamente a concetti di via "umida" e divia "secca". Esprimo questa perplessità, dal momentoche entrambe le due ipotetiche vie Martiniste sonoriferite più propriamente ad un ambito di preghiera,tramite cui si “implora” la Grazia Divina, e non certoa “forzare la porta dei Cieli”, o di altri luoghi. Ad ogni modo, forse noi uomini, nella condizione di"caduti", se tali siamo e rimaniamo, possiamo trovaregià straordinariamente difficoltoso immaginare ditentare di andare più in là della reintegrazione indivi-duale o dello "stato primordiale" contemplato nell’i-potesi di realizzazione dei Piccoli Misteri, legaticomunque alle cose del mondo. Eppure, coloro che cihanno preceduto hanno accennato in ogni tempo ed inogni luogo alla possibilità di una ReintegrazioneUniversale, tramite un’arte sacerdotale finalizzataalla realizzazione dei Grandi Misteri che prenderebbeavvio solo dopo che i Piccoli Misteri possano avertrovato compimento. Solo giungendo alla vetta deiPiccoli Misteri si verrebbe probabilmente a possede-re, nella sua pienezza, tutto quello che è neces-sario per l'esercizio di qualunque funzionesuccessiva.In tale ambito il mondo visibile e materialesarebbe trascurato, le origini stesse

    dell'Umanità verrebbero superate per indiriz-zarsi al raggiungimento, o meglio l'annienta-mento del Tutto nell'Uno. Sarebbe la scom-

    parsa reale della materia e quindi dell'Umanità comeoggi la intendiamo, che così ritornerebbe, in puro spi-rito, al suo Creatore. Da queste considerazioni, si potrebbe dedurre che seTradizionalmente l'uomo, alla sua origine, possedevamolteplici possibilità corrispondenti ad ogni funzio-ne, è abbastanza evidente che poi ne perdette qual-cuna, ma, per quanto ci è dato d’intuire, gli rimase lacoscienza istintiva di esse. In successivi stadi, o cicli di “caduta”, è probabile chesiano intervenuti ulteriori distacchi dalle sue capacitàprimordiali, unitamente a conseguenti periodi dioscuramento; quindi, non è affatto da escludere ancheuna progressiva perdita di coscienza di tali capacità. Per tali motivi è possibile che sia intervenuta laProvvidenza Divina, consentendo la possibilità ovun-que ed in ogni tempo delle creazioni di trasmissioniriguardanti gli “input” spirituali, tramite l’Iniziazioneed i molteplici percorsi Iniziatici; opzioni probabil-mente ormai necessarie, indispensabili, per permette-re all'uomo di ritrovare, con la coscienza di sè, l’anti-co stato anteriore.Sembrerebbe cosi, che nella maggior parte dellesituazioni, per tentare di ritornare allo stato primor-diale cioè alla realizzazione della reintegrazione indi-viduale, sia necessaria una INIZIAZIONE sviluppa-ta per gradi, o meglio di una serie ininterrotta di tra-smissioni concatenate che risalga fino all’auspicabilerestaurazione di quello stato primordiale, indispensa-bile per avvicinarci alla porta dei Grandi Misteri;ovvero per avere la possibilità di accedere ai pianidegli stati superiori dell'Essere. I Maestri passati ciricordavano, a tal proposito, che Tradizionalmente,intraprendendo un simile tentativo… “non bisognamai disgiungere il desiderio del raggiungimento deiPiccoli Misteri da quello dei Grandi Misteri, altri-

    menti si cade nella contro-iniziazione contutte le conseguenze che ne derivano”.Giunto a questo punto della dissertazione,diviene per me necessario fermarsi qualcheistante e meditare su alcune ineludibili consi-

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  • derazioni che attengono alla nostra natura. Credo, infatti, possa rivelarsi estremamentevano, e soprattutto controproducente, auto-proclamarsi ADEPTI di questa o di quella scuola-organizzazione, ed INIZIATI del Tempio esteriore ointeriore (sempre riferendoci alla via dei Piccoli e deiGrandi Misteri) se per caso non si é in grado, né si éancora incominciato a rendersi superiori ai bisognimateriali ed alle cupide passioni ad essi collegati. Proclamarsi questo o quello, in funzione di soli attiesteriori e d’insegne esibite orgogliosamente, sarebbecome, nella migliore delle ipotesi, per fare un qual-che esempio riconducibile alla comune vita sociale,farsi chiamare, auto eleggersi e pretendere di esserericonosciuti come architetti, ingegneri, fisici, mentrenon sì é ancora in grado di comprendere neanche unaformula elementare di matematica o di chimica, né direndersi conto di come é stata costruita. Similmente, si potrebbe in tal modo intuire che averevelleità di affrontare operazioni "secche" o invoca-zioni varie non sapendo a ciò cui si va incontro ed achi sono veramente indirizzate ( credo che scoprirlonella nostra epoca, possa rivelarsi molto problemati-co, ammesso e non concesso che, tra tanti che ne par-lano, ci sia ancora qualcuno in grado di descriverloveramente), sia come il voler costruire un fabbricatosenza disporre dei materiali adatti, non conoscendoliaffatto e non conoscendo neanche le elementari pro-cedure di costruzione. Nella migliore delle ipotesi é ovvio che non si potràcostruire l’edificio, ma se, per caso, ci si dovesseriuscire, quasi certamente crollerebbe subito dopo tra-volgendo i suoi costruttori, lasciando tracce affattobenefiche. Questo potrebbe essere considerato unesempio dei risultati, degli effetti operativi conse-guenti ad una scelta contro-iniziatica.Concludo accennando alla necessità di fare attenzio-ne ad alcune non chiare tendenze attuali di aspirazio-ne verso quella che dovrebbe identificarsi come lareintegrazione universale, cioè lo stato diconoscenza e di "azione" del e nel sopraumano (Grandi Misteri), finalizzato sempre ecomunque al ritrovamento cosciente del con-tatto con Dio.

    E’ innegabile che, al momento, si assiste adun’enorme confusione di informazioni nelmondo, con la possibilità (mantenendosi nel

    solo campo della buona fede delle fonti) di ricavarneanche una completa incomprensione di quanto possaessere Tradizionale nel senso puro del termine.Infatti, non di rado, si può confondere una questionepuramente spirituale, super umana e quindi superiorealla materia ad ai suoi bisogni, o metafisica, con ini-ziative sociali, aspirazioni politiche, ecc. Il tutto,comunque, solo in funzione di necessità corporali edella materia, con buona pace o addirittura in modoantitetico a ciò che caratterizza ogni Iniziazione e leTradizioni Reale e Sacerdotale.Se anche accidentalmente, immersi in un guizzo difantasia, avessimo vagheggiato di immaginare diessere ciò che non siamo, dimenticando di non essereneanche in grado di svolgere le attività dei paggi,degli scudieri o dei serventi, dei sagrestani, al servi-zio dei veri Re-Sacerdoti, sarà opportuno ritornarecelermente alla consapevolezza di noi stessi e deinostri limiti..Se al contrario, continueremo a cercare di essere sem-pre meno intrisi di scorie, di fare quanto ci é possibi-le, per trasmettere in purezza di intenti e secondo laTradizione, almeno il desiderio di un ritorno alla statoprimordiale, se riusciremo noi per primi a salire versol’alto con le nostre preghiere in modo da riuscire adessere semplicemente visibili, ascoltati, e poi (sullascorta di quanto saremo riusciti a “sperimentare”nella nostra intimità), ad insegnare ad altri come pernoi sia stato possibile farlo, allora è probabile che noi,unitamente a tutti i Fratelli e le Sorelle, possiamorisultare, tramite il messaggio Martinista, ancora utilie funzionali alla diffusione della Tradizione.

    ARTURUSS:::I:::I:::

    S:::G.:::M::: Ordine Martinista

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  • Attualità del messaggio martinista

    ATONS:::I:::I:::

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    Mie care Sorelle e miei cari Fratelli, consentitemiintanto di esprimere la mia gioia per essere quì, inmezzo a quelle Sorelle ed a quei Fratelli Martinisti,che intendono valorizzare del martinismo, ciò cheunisce. Andiamo a noi. Nel 1946, in un suo libretto, ilMartinismo e la sua essenza, Gorel Porciatti riporta-va il pensiero del Sovrano Generale dell'OrdineMartinista di quel tempo, tendente al raggiungimentodi una federazione di tutti i Riti, nessuno escluso, che,sempre secondo il Sovrano Generale, "realizzerebbein un tripudio di cuori un sogno cui sino ad oggi sisono opposti quei residui metallici che purtroppofurono deposti solo apparentemente ma che in effettipermangono". Altro, molto autorevole invito ad un riavvicinamentosostanziale, pur riferentesi ad un Ordine Esotericoparticolare che è la Chiesa Cattolica, ci viene dal suomassimo esponente, dall'attuale Papa Francesco, ilquale in una udienza generale di qualche giorno fàebbe a dire che: "la divisione fra i cristiani è uno deipeccati più gravi, perchè è opera del diavolo". Dandoil giusto significato esoterico alle due forti enuncia-zioni possiamo ben dire che ciò che è in alto uniscementre ciò che è in basso, spesso divide. Il "diavolo" del Papa sono i "residui metallici"richiamati dal Sovrano Generale dell'OrdineMartinista del 1946. Sono solo quelli che pro-vocano le nostre tante divisioni.

    Esaminiamo attentamente il problema. Nonvi è dubbio che tutti gli Ordini Esoterici, frai quali le varie religioni rivelate, compresa

    quella cattolica, tendano ad un unico fine: la cono-scenza delle norme assolute; la conoscenza dell'ordi-ne universale; la vera penetrazione dell'essenza di ciòche costituisce la parte immortale di noi tutti uomini.Sappiamo però che ogni Ordine Esoterico si serve distrumenti particolari per raggiungere lo scopo che hoenunciato. Pertanto dato per scontato lo stesso fine,non vi è dubbio che gli strumenti operativi dei qualisi serve ciascun Ordine Esoterico, siano diversi. Enon sono diversi solo rispetto al tempo ed al luogo neiquali si adoperano ma sono diversi anche in rapportoallo stesso tempo ed allo stesso luogo.Evidentemente, in questo caso, ha particolare valoree rilievo la diversa cultura, la diversa educazione, cheè insita in ogni essere che appartiene allo stesso luogonella stessa era. Ciò però può giustificare i vari OrdiniEsoterici, ma è molto difficile che giustifichi le"diversità" nello stesso Ordine Esoterico. Ed ilMartinismo è un Ordine Esoterico, diverso dallaMassoneria, diverso dalle varie religioni, diverso dal-l'alchimia. Come tale dovrebbe avere i suoi strumenti peculiarinecessari per raggiungere quel medesimo fine a cuiaspirano tutti i vari Ordini Esoterici. Essendo unici glistrumenti operativi non si capisce il perchè di tantedivisioni. A meno che non si considerino tali divisio-ni come il frutto perverso di quei "residui metallici"di cui ho detto all'inizio. Noi tutti ci affanniamo a giu-stificare l'esistenza dei vari Ordini Martinisti che rap-presentiamo, cercando di ammantare questi con il cri-sma della "tradizionalità" o almeno con una certadiscendenza da ciò che è o si ritiene tradizionale. Ma,a prescindere dal valore che riusciamo ad attribuirealla tradizione, siamo certi che le differenti discen-denze, alcune definite anche improbabili, determini-no e giustifichino il proliferare di tanti, anzi tantissi-

    mi Ordini Martinisti? Miei cari Fratelli, nonvoglio sminuire la bontà di ciò che è tradizio-nale, e quì si potrebbe innestare un discorsorelativo alla validità ed alla completezza deivari rituali, discorso che non è

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  • opportuno fare in questa sede ma che sarebbeopportuno affrontare, desidera solo doman-darvi e domandare a me stesso: gli OrdiniMartinisti che tutti noi rappresentiamo, hanno tutti iloro peculiari strumenti operativi? e detti strumenti,se ci sono, sono tutti validi per raggiungere quelloscopo che l'Ordine Martinista, insieme a tutti gli altriOrdini Esoterici, vuole raggiungere?Ecco questa è una vera differenziazione e questa giàc'è e deve esserci fra i diversi Ordini Esoterici. Ma ègiusto che questa differenziazione esista in un unicoOrdine Esoterico, dato che il Martinismo è un unicoOrdine Esoterico? Si parla, nel Martinismo, di viacardiaca, di via teurgica, si evidenziano differenze piùo meno importanti nella composizione dei templi,nell'arredamento dei templi e delle persone; pur evi-denziando le parti in comune, si sottolineano diffe-renze tra i vari rituali di cui i vari Ordini Martinisti siservono. Ma tutto ciò è frutto di una vera necessità osolo del tintinnare di quei metalli che non riusciamoa lasciare fuori dai templi? È facile constatare che lamaggior parte degli "scismi" o della nascita di nuoviOrdini Martinisti, si verifica in occasione dell'abban-dono (in genere per morte) di colui che ha rettol'Ordine fino a quel momento e dal disaccordo o peg-gio dalle liti fra i SII che hanno effettuato l'aperturadel testamento del GM passato o, in mancanza di taletestamento, che non sono stati capaci di unirsi in ununico Ordine. A volte queste scissioni sono dei veri epropri scismi determinati da un diverso modo diinterpretare l'operatività dell'Ordine o lo stesso attocostitutivo. Ricordo a me stesso due differenze fon-damentali; la prima: via teurgica o via cardiaca; que-sta differenza potrebbe essere importante se non siconsiderasse che il Martinismo, come ogni altroOrdine Esoterico, ha bisogno, in tempi diversi, dientrambe le vie per raggiungere quel comune risulta-to, oppure il ruolo delle donne nel Martinismo: pos-sono esser dati alle donne i poteri iniziatici? Nonvoglio affrontare questi argomenti; mi piace-rebbe ma mi rendo conto che non è la sedeopportuna e quindi li enuncio e basta.Continuando il discorso relativo alle scissioniè da constatare però che spesso le scissioni

    non sono basate su presunte differenze ini-ziatiche che, solo se non si è capaci di guar-dare verso l'alto, possono dar luogo a degli

    scismi, spesso le stesse sono determinate solo edesclusivamente dalla.....presunzione di essere miglio-re degli altri e di saper fare meglio.In questo momento noi tutti ci troviamo quì riuniti pertentare di avvicinare tra di loro i vari OrdiniMartinisti o almeno quelli che noi rappresentiamo. Iocerco, più che posso, di guardare in alto, di guardarelì dove non esistono differenze, dove non esistonoelementi che possano dividere. Esprimo quindi la miaopinione cercando di attenermi a questo principio.Guardando in alto, una federazione dovrebbe senz'al-tro esistere fra i vari Ordini Esoterici. Il Martinismo,la Massoneria, le religioni rivelate, tutti questi Ordiniche mirano a raggiungere le stesso obiettivo, purusando strumenti operativi diversi, dovrebbero confe-derarsi. Se così fosse molte delle attuali vicissitudiniche possiamo far rientrare nelle guerre di religione,fra i vari Ordini Religiosi, e che tante vittime produ-cono, scomparirebbero. Come anche scomparirebbe-ro le rivalità fra i vari Ordini Esoterici che, sebbeneormai non mietano vittime, sono sempre ricettacolodi meschine prese di posizione o di anelito di distru-zione scaturenti solo ed esclusivamente dalla incapa-cità di distogliere lo sguardo da quei metalli che tantoci attirano e ci legano a questo mondo. Il Martinismoinvece, sempre a mio parere, dovrebbe diventare ununico Ordine in quanto unici sono gli strumenti ope-rativi che si adoperano per raggiungere quei risultaticui ho accennato all'inizio. Mi rendo conto però chequest'obiettivo è, almeno per adesso, solo un sogno. Mi rendo conto che il lavoro, ben iniziato con questoincontro, è ancora lungo. Non dispero però. Vi sonoinfatti due considerazioni da fare, la prima: l'uomoformatosi nel Martinismo può dare un contributomolto efficace a quelle che sono le storture dellasocietà attuale. Può influire sull'attuale ordine sociale

    sia a livello politico che a livello religioso epuò esercitare la sua influenza dopo averconosciuto, attraverso il Martinismo, le leggidel macrocosmo. Ma se si vuole influire inmaniera incisiva, se si vuole che l'intervento

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  • del Martinista, dell'uomo formatosi seguendoi dettami del Martinismo, sia veramente effi-cace, a mio avviso occorre una vera unione ditutti gli Ordini che oggi rappresentano il Martinismo.Ed allora ben venga la Federazione che questo mee-ting auspica. Ciò significherebbe il superamento delledifferenze o di diverse differenze fondamentali chetravaglia l'Ordine nelle sue varie espressioni.Seconda considerazione. Il Martinista oggi, dopoessersi formato, deve pensare soprattutto alla societàin cui svolge la propria attività e deve influire su diessa il più possibile con quei principi che solo ilMartinismo può trasmettergli. La sua azione non deveessere volta a disquisire sulle diversità esistenti tra ivari Ordini Martinisti, deve concentrarsi sulla realiz-zazione del supremo bene dell'umanità. LaFederazione da noi auspicata e della quale oggi stes-so possiamo tracciare le linee guida, è utile a questoscopo ed inoltre, con gli strumenti consultivi che pre-vede, è un notevole passo per giungere, attraverso unalibera discussione e l'auspicabile coinvolgimento dialtri Ordini Martinisti, alla effettiva riunificazione diciò che hanno voluto uomini come Swedemborg, DePasqually, come L.C. de Sammartin, comeWillermoz. Ho detto. Il mio quadruplice abbraccio davanti alleLuci per i Numeri da voi conosciuti.

    ATONS:::I:::I:::

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  • Attualità del messaggio martinista

    BOYER RÉMIS:::I:::I:::

    M:::D:::O.M.D.C.D.C.

    Il rapporto tra il martinismo e la modernità merita diessere posto correttamente. E' un falso problema, cheinganna, ed è giustamente l'inganno che rende la que-stione interessante.Ma, di quale martinismo parliamo?Ricordiamo brevemente, ciò che significa per RobertAmadou (1) il termine "Martinismo".All'inizio è un Culto Primitivo dell'Ordine deiCavalieri Massoni Eletti Coens dell'Universo (2),fondato da Martines de Pasqually (1710-1774) delquale Louis-Claude de Saint-Martin fu il segretario esenza dubbio il suo miglior adepto. E' la Teosofia diLouis-Claude de Saint-Martin (3) (1743-1803), l'ini-zio di due esperienze fondamentali, la prima fu l'e-sperienza di un Rosa-Croce che ha realizzato con suc-cesso tutte le operazione Coens. Poi successivamentel'incontro con l'opera di Jacob Boheme, di cui ne saràanche un traduttore. Ricordiamo che Jacob Boheme,qualificato sovente come mistico, fu anche un erme-tista operativo di alto livello. La seconda esperienzafu quella del sistema massonico, del RegimeScozzese Rettificato fondato da Jean-BaptisteWuillemoz (1730-1824) a partire dalla StrettaOsservanza Templare (4), nel quale inserì la dottrinadella reintegrazione di Martines de Pasqually.La Professione e la Grande Professione, coro-nano questo sistema e sono una sintesi delladottrina veicolata dal Culto Primitivo.Insistiamo sul fatto che il R.E.R. è uno dei rari

    sistemi massonici che presentano unacoerenza globale. Non soffre come altri dinumerose scale massoniche, di aggiustamen-

    ti di circostanza di questo o quel grado.Ecco infine l'Ordine martinista, e le sue numeroseemanazioni, fondato nel 1887 da Papus (1865-1916).Oggi, l'insieme degli Ordini martinisti costituisce unmovimento vivo e influente portatore di principi esimboli illuministici, principi e simboli che noi abbia-mo voluto tracciare da qualche anno, in un Carta, laCarta per il XXI Secolo degli Ordini Martinisti (5).Il martinismo di tradizione, che quindi si riferisce aLouis-Claude de Saint Martin e a Martines dePasqually, la cui espressione si trasmessa di genera-zione in generazione. Noi conosciamo oggi il terzo"passaggio" dei Compagni della Ierofania. Dopo IFratelli iniziati da Papus e Stanislas de Guaita, sonogiunti Robert Ambelain e Robert Amadou che hannodato un impulso senza precedenti al martinismoapprofondendo anche i suoi fondamenti teosofici.Così il martinismo non cessa di estendersi anche nellasua luminosità iniziatica. Si arricchisce di nuoviincontri senza perdere la sua qualità intrinseca anchese osserviamo qua e là qualche tentazione mondana.Il martinismo di tradizione resta iniziatico e il veico-lo illuminista privilegia la voce del risveglio, dellarealizzazione o, dove la voce martinista si impone, la"reintegrazione". Tutte le vie iniziatiche conduconoalla conoscenza duale e alla coscienza non-duale,dalla "persona" al Sé, dalla "maschera" al Cristo. DiLouis-Claude de Saint-Martin, noi parleremo dell'uo-mo (o della donna) del torrente, che diventa un uomodi desiderio, per generare un nuovo uomo e, final-mente, tramite una reideficazione, manifestare la suanatura originale e in ultimo l'uomo-spirito fino adassumere il ministero ultimo. Noi ritroviamo il qua-drante del risveglio come noi l'abbiamo applicato inmolte occasioni (6).In tutte le tradizioni "Il risveglio", può declinarsi in

    quattro tempi che determinano quattro rappor-ti con il Reale.Se il ricercatore comprende immediatamentechi è l'Assoluto (l'Assoluto si presenta simul-taneamente in se stesso), la questione è

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  • acquisita, ora e per sempre. Essa non ècominciata a caso. Tutto è compiuto. La paro-la, "Assoluto" può essere sostituita dal nomedi "Dio", ultimo pronome personale. Assoluto è ancheil Tutto, l'Uno, il Grande Reale, poco importa il nomeutilizzato se noi lo intendiamo come il Sè. L'Assolutoè prima di tutto Assoluta Libertà. La manifestazionedi questa Libertà conduce a dimenticarsi di se stessinella molteplicità delle forme create, a perdersi permeglio ritrovarsi, riconoscersi, a negare la proprianatura nel Grande Gioco, della Coscienza edell'Energia.Se non si coglie l'Assoluto, ma appare l'attività dellaCoscienza e dell'Energia, Cristo/ Shekinah,Assoluto/Sé, il Ricercatore diventa operatore di sestesso, quello che opera nella dualità senza mailasciare la gioia in secondo piano.Se operare nella Coscienza e nell'Energia restanoestranee al Ricercatore, allora il rispetto dei riti edelle regole "la regola assoluta dall'assenza di regoleè la libertà infinita" gli si faranno esplorare i miti, isimboli, fino a quando gli arcani dietro forme tradi-zionali gli appariranno, e li distinguerà come struttu-ra assoluta, un archetipo di forme tradizionali, nave dienergia che solca l'oceano della Coscienza. Questastruttura assoluta si rivela come la mnemonica delrapporto di Energia e Coscienza, la traccia lasciatanel silenzio del vuoto, che può essere considerato,metaforicamente, come una sostanza vergine.Attraversare le forme duali, e per mezzo loro le formetradizionali, ci conduce nel Luogo del Silenzio, dellanon rappresentazione, alla "Terra Centrale", agli "AltiPaesi degli Amici di Dio".Se l'iniziato non comprende i riti, se non hanno sensoper lui, allora si consacra alla Carità, di cui RobertAmadou ha detto che è l'equivalente della teurgia. Sipone al servizio del prossimo. Egli serve il suo pros-simo, che crede un altro, mentre il vero "prossimo" èdentro se stessi.

    Detto questo, possiamo interrogarci sullamodernità del martinismo. Non dovremmopiuttosto parlare di attualità, di attualità eapparenza di ciò che ci presenta la situazione?

    In effetti, lo scopo degli specialisti, ci con-fonde attraverso la parola, e noi non sappia-mo se ci troviamo di fronte alla modernità, la

    post-modernità, la post-post-modernità o di qualsiasialtro concetto. Ma ciò che colpisce l'osservatore delmondo dell'iniziazione è che molte donne e uomini didesiderio soffrono di una apparente inadeguatezza,dell'impossibile compromesso, tra lo spirito della tra-dizione e dell'ambiente culturale e intellettuale in cuievolviamo. La questione tra tradizione e modernità,tra iniziazione e formazione, non è specifico per ilnostro tempo, ma oggi sembra cristallizzarsi in unacrisi acuta, dove non si pensa più, che è l'impensabi-le, ma è un impensabile perverso. Mentre in passato,tradizione e modernità si fondevano in una dialetticafeconda autorizzata dalla separazione rituale tra sacroe profano, il pensiero oggi si blocca in un faccia a fac-cia pesante e sterile. Ma a ben guardare, l'essereumano in ricerca, non soffre più del profano, rispettoagli svantaggi della modernità. Entrambi si sentonodislocati, fuori registro, fuori asse, in un gioco alquale non vogliono aderire, catturati dalla velocitàdell'esistenza. Notiamo che qui siamo inclusi nelgioco della coscienza duale, che separa, si oppone edivide, perdendosi nell'entusiasmo dell'accelerazione.Un altro rapporto può essere stabilito con la moderni-tà, un rapporto iniziatico. Non ci sono oggetti di ini-ziazione e oggetti di non-iniziazione. Da tempo lafilosofia ha considerato che certi oggetti non eranofilosofici. Quel tempo è fortunatamente finito.Comunque è efficace considerare che non è l'oggettoche è iniziatico ma la relazione intrattenuta con l'og-getto. Noi possiamo stabilire una connessione inizia-tica con qualsiasi oggetto che si presenta alla nostracoscienza. La modernità e il suo insieme di esperien-ze tendono ad allontanarci da noi stessi, non è che unoggetto, un elemento della situazione come altri. Lamodernità è solo un altro nome dato a ciò che è tes-suto nella opacità della coscienza nella sovrapposi-

    zione dell'ego.La questione di tradizione e modernità alloraappare come un dipinto che inganna l'occhio,che nasconde il vero problema della nostraincapacità di tacere, del non fare nulla, per

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  • estraniarsi dai condizionamenti e dagli artifi-ci della persona, di cui la cosiddetta moderni-tà non è che un avatar di più.Da un punto di vista non-duale, quello che contarisiede nella nostra potenza verticale, dalla nostracapacità di entrare in tutto ciò che questa tradizione-modernità, del duale, nel non-duale del nostro Essere.Uscire dal torrente con una coscienza identificata alleforme per lasciare vivere lo Spirito in sé, lasciare flui-re la Gnosi, la Conoscenza in sé, da sé, senza nullatrattenere. E' un'Arte che esige una tecnicità e la per-cezione della propria libertà intrinseca. Si tratta diun'arte che si svolge in quella che Henri Corbin chia-ma immaginale. Ciò che succede, ciò che si presentasimbolizza ciò che effettivamente avviene nellacoscienza. Tutto diventa materia nell'opera di reintegrazione.Stabiliamo in questo immaginario lo scenario miste-rico, a volte tradizionale e stranamente moderno, de il"Coccodrillo o la guerra del bene contro il male",testo chiave di Louis-Claude de Saint-Martin. Louis-Claude de Saint-Martin faceva parte del suo tempo, eciò non ha pregiudicato la sua lucidità. Aristocratico,era affascinato dalle idee e dai principi dellaRivoluzione francese prima dei suoi eccessi deplore-voli. Robert Amadou, nostro Fratello maggiore, hadimostrato, ciò che a volte fa sorridere qualche ego"ristretto", come, nella vita quotidiana, un martinista,o uno gnostico (considerare i due termini come sino-nimi) pur vivendo l'imitazione di Saint-Martin, que-sto altro "Cristo", a volte vivendo nella modernitàpuò affrancarsene, quando è vissuta come uomonuovo. Sigifica manifestare il ministero dell'uomoSpirito, dell'uomo Libero da ogni limitazione.Ricordiamoci della sua figura in una tonaca nella suaamata Sorbona. Se c'era malizia, era in coloro che sierano chiusi in una camicia di forza di pregiudizi, nonnella coscienza libera del qui e ora, nel luogo delCuore. Robert Amadou fu un uomo di tradizioneanche all'interno della modernità, mai controla modernità. Il martinista è un monaco nelmondo, non un monaco malgrado il mondo, ocontro il mondo. Egli appartiene al Monasterognostico invisibile (7), all'assemblea degli

    addetti ai lavori che si rendono invisibili,impersonali, nel mondo per l'uso della prati-ca operativa della maschera e del mantello,

    lasciando visibili solo le loro opere, grandi o piccole.Il rapporto non-duale intrattenuto dal monaco (che èsolo perché è uno) con ogni oggetto che si presentanella coscienza, cose, sentimenti, emozioni, concetti,liberato da ogni forma, che va oltre il principio duali-stico di separazione simboleggiata da Satana e stabi-lisce il Cristo in Gloria: la coscienza non-duale asso-lutamente libera.Se dietro la questione del rapporto tra modernità emartinismo, si vuole sollevare la questione dell'avve-nire del martinismo (8), ci si accorderà nel dire chequesto non dipende dai tempi nei quali si inserisce,ma dal rapporto intrattenuto con il tempo. E' quindiindifferente che i tempi che si presentano, siano favo-revoli o ostili alla tradizione. Lo Spirito esiste, dimo-ra: ciò sarà sufficiente al martinista, che abbia persola via verso lo Spirito Santo, per ritrovarlo in Sè......................................................................................

    (1) Martinismo di Robert Amadou. Seconda edi-zione rivista CIREM 1997(2) Due opere presentate e commentate daRobert Amadou sono indispensabili alla comprensio-ne del Culto Primitivo: Le Lezioni di Lione agli ElettiCoens. Un corso di martinismo nel XVIII secolo diLouis-Claude de Saint-Martin, Jean-Jacques Du RoyD'Hauterive, Jean Baptiste Wuillermoz. Di Robert eCaterina Amadou. Prima edizione completa pubbli-cata dai manoscritti originali, Parigi, Dervy, 1999;Martines de Pasqually. - Trattato sullaReintegrazione degli esseri nella loro primaria pro-prietà, virtù e potenza spirituale divina. Prima edi-zione autentica dopo il manoscritto di Louis-Claudede Saint-Martin, redatto e presentato da RobertAmadou - Le Tremblay, Diffusioni Rosicrociane,1995.

    (3) Le Opere complete di Louis-Claudede Saint-Martin sono disponibili presso Olms.Segnaliamo alla vostra attenzione le introdu-zioni di Robert Amadou che permettonomeglio di apprendere il pensiero del Filosofo

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  • Incognito.(4) Nel 1778, a Lione, il convento nazio-nale della Gallia della Stretta Osservanzaadotta la riforma di Wuillermoz, che fa del RitoScozzese Rettificato l'eredità della dottrina Coen. LaProfessione e la Grande Professione che costituisco-no la classe segreta del Regime Scozzese Rettificato,è incaricata di conservare la dottrina del CultoPrimitivo. Nel 1782, nel convento internazionaledella Stretta Osservanza, a Wilhlmsbad, Jean-BaptistWuillermoz ed il suo gruppo adottano la riforma del1778. La Professione e la Grande Professione scom-paiono ufficialmente. Questa classe segreta continue-rà la sua opera in modo occulto per due secoli.(5) Ordine martinista significa ogni Ordine mar-tinista, qualsivoglia sia la sua qualificazione.Troverete questa dichiarazione nell'opera "Masque,Manteau et Silente, le martinisme come voie d'èveil"Edizioni Rafael de Surtis 2008 ISBN 978-2-84675-162-2.(6) Per uno sviluppo di questo soggetto, leggereLe Pacte Bicèphale di Rèmi Boyer et Paul Sanda.Edizioni Rafael de Surtis, Corde-sur-Ciel 2010.(7) il Monastero gnostico invisibile non è che unconcetto, certo seducente, ma una pratica rigorosa.Essa oggi è presente, in forma non esclusiva, nel qua-dro della Chiesa Rosicruciana Apostolica e Gnostica,fondata da Armand Toussaint nel suo tempo.(8) In un recente incontro, alcuni partecipantihanno posto la questione del futuro del martinismo.Alcuni lo intravedevano molto massonico. Ci sisarebbe dovuti prima chiedere qual è il futuro dellamassoneria, avvenire iniziatico si intende, perchénessuno può mettere in dubbio il futuro mondano del-l'istituzione massonica. La massoneria, pur essendorispettabile non è un'organizzazione iniziatica. Il suoprogetto iniziale è spirituale, politico e sociale, nonl'iniziatico. Questo è il motivo dei molti innesti ini-ziatici invariabilmente respinti. Sono comunque trac-ce e resti sono indicazioni utili. Se Papus hapensato al martinismo come un mezzo di per-fezionamento della massoneria, si può oggidubitare, di questa possibilità strangolata ecannibalizzata dalla mondanità profana. Il

    martinismo avrà sempre la meglio la propriaistituzionalità, mantenendosi a rispettosadistanza, dal suo cugino bulemico.

    BOYER RÉMIS:::I:::I:::

    M:::D:::O.M.D.C.D.C.

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  • Attualita' del messaggio martinista

    ELENANDRO XIS:::I:::I:::

    Reggente Convivium Gnostico Martinista

    Amati Fratelli,Il tema del nostro Convento non risulta essere legatosolamente ad una dimensione dialettica del martini-smo nei confronti di coloro che possono essere inte-ressati al suo patrimonio iniziatico e spirituale, ma acome lo stesso martinismo si pone rispetto ad unasocietà che trova nella comunicazione oltre ad unodei suoi aspetti maggiormente evidenti, la matricestessa che unisce ognuno dei suoi centri di potere edelementi costituenti. Non possiamo certamente nega-re come la società contemporanea sia la società dellacomunicazione, dove le grandi masse sono orientatenon più da ideali, valori, e riconoscimenti, quantobensì dalle informazioni e da come queste sono vei-colate ed assemblate.Una comunicazione quella moderna frammentaria,breve ed intensa, convulsa e contraddittoria in virtù diuna sua origine multipolare, che spesso si perde nellecontinue riproposizioni prive di riferimenti storici,contestualizzazioni e possibilità di valutazione.All'interno della quale lo sprovveduto, colui che nontrova nell'arte del pensare il discernimento fra ciò cheè falso e ciò che è reale, cade prigioniero in un mondodi specchi, che rimandano particole deformatedi verità, ed è questo che dobbiamo temere,non tanto la tenebra del falso, quanto lapenombra del vero unito al falso. Tale stato di cose, evidente e palpabile, non ha

    risparmiato neppure, e come poteva farloessendo noi nel mondo, i nostri sacri perime-tri, aprendoli agli empi e ai simoniaci.

    Troviamo una miriade di documenti, siti, pagine,blog, che offrono un'informazione parziale, e discuti-bile su cosa mai è o cosa non è il martinismo.Inducendo all'errore, accecando con la luce malevoladei falsi divulgatori, stratificando verità a menzogna,e forgiando così nuovo materiale a disposizione delprofano, come dell'ingannatore. Se questa è l'infor-mazione che dall'esterno delle nostre sante logge,giunge investendoci, non dobbiamo omettere, fattosommamente più grave, l'azione di quei tanti che sisono infiltrati tra le nostre catene, in virtù della negli-genza di chi doveva controllare e non ha controllato,trafugando quanto poteva essere trafugato per i loroutilizzi sciagurati, legati al continuo mercanteggio, egettando così un'ombra di discredito su tutti noi.Ancora non posso tacere nei confronti di quei tantiche da ieratiche posizioni danno agio a personaggiche vivono nel nostro sottobosco, utilizzandoli perazioni tese a gettare biasimo e danno su altri fratellitramite il sussurro e la calunnia.Ed ancora fratelli miei come possiamo non conside-rare la cattiva comunicazione che deriva da coloroche millantano di essere ciò che non sono, da quelcalderone ribollente e ributtante da cui emergonoIniziatori, spesso in virtù di patenti fittizie o prezzo-late provenienti da altri paesi, che propongono straniconnubi fra martinismo e pratiche che con esso nonhanno niente a che vedere? Fratelli miei dobbiamoessere convinti che di ognuna di queste imperfette emalevole comunicazioni il danno che riceve l'OrdineMartinista Spirituale, che tutti ci accoglie e tutti cilega, è immenso, ed altrettanto devastante è il dannonei confronti di quei semplici che cercandoci non citrovano e non ci troveranno in quanto storditi ed acce-cati da questi fuochi fatui.Fratelli ricordiamoci che non vi è corretta informa-

    zione, senza sana formazione, e non vi è sanaformazione se i discepoli e i maestri non sonovalutati, pesati, considerati, in virtù delle lororeali e sostanziali qualità, e non in virtù delcomodo e della convenienza del momento.

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  • In quanto monaci combattenti legati all'amo-re del Vero e della Fratellanza dobbiamocostantemente impegnarci che la maldicenza,il pettegolezzo, e gli empi, siano posti oltre i nostriperimetri sacri, in modo tale che quanto fino adesso èavvenuto nell'ombra, possa essere fumigato dallanostra sacra volontà di essere aderenti ed ardenti testi-moni dei valori del martinismo.Ecco quindi che nostro compito, che compito dellanascente Fratellanza Martinista Italiana, è quello digarantire un rivolo di acqua pura, che sappia disseta-re la curiosità di colui che è ancora profano, e chesappia snebbiare la mente di quei tanti associati ediniziati, che seppur legati ai nostri venerabili ordini,spesso si lasciano distrarre da pericolose sirene, odalle frasi roboanti di quei tanti mistagoghi. La nostrafortuna è quella di avere qui riuniti i figli spirituali diVentura e Brunelli, in modo da poter andare oltre unacomunicazione piatta, ed anacronistica, basata sulleragioni delle proprie filiazioni, a discapito di quellealtri, e cercare di parlare di cosa sostanzialmentehanno da proporre i nostri Ordini a colui che cercaun'alternativa alla decadenza del mondo contempora-neo. Amici miei cosa importa ad un giovane di oggi deglierrori di Umani Maestri oramai passati oltre il velo?Non sarà invece interessato a quanto il MartinismoItalico ha da dire ed offrire sotto un profilo di cresci-ta filosofica e spirituale, e degli strumenti diLaboriosa Opera disponibili ? Possibile che dobbia-mo morire di aforismi, estratti, masturbazioni intel-lettuali attorno a quanto da altri detto o scritto?Perchè se così è, allora dobbiamo constatare che visono altri che lo sanno fare meglio, che hannocostruito attorno alla verbosità del tutto dire e nientefare miglior caseggiato del nostro. In una realtà chepretende essere Ordine Iniziatico dobbiamo sapercomunicare ben altro che la fuga in sintesi precotte epredigerite oramai da oltre un secolo.

    Dobbiamo però doverosamente chiederci incosa risiede il messaggio martinista. Risiedeforse in una serie infinita di date storiche e dipersonaggi ? Risiede forse nella certosina

    archiviazione di bolle e patenti? Risiedeforse nella strenua enunciazione di rituali inse e per se freddi se non animati da amore ?

    Oppure dietro ogni messaggio vi è un'identità checerca di comunicare ? In una società come la nostraoramai incamminata sulla via della dissoluzione diogni elemento simbolico tradizionale, dove il relativi-smo morale e l'incertezza sociale sono assunti anuovo modello di sviluppo ed orientamento, dobbia-mo rappresentare quell'ultimo baluardo della tradizio-ne occidentale, della nostra sacra identità che ci hapermesso di coniugare la filosofia greca, con il dirit-to dell'impero romano, e la spiritualità del mediterra-neo. Dobbiamo offrire una nuova pedagogia basatasul solerte lavoro interiore, sull'amore dell'unione conil divino che in noi alberga, e sul sacrificio per i fra-telli e le sorelle in difficoltà. Senza niente attendersiche non la nobilitazione interiore che arriva non dafacili promesse, o da vuoti pezzi di carta, ma dal cam-biamento che nasce dall'esperienza di una vita consa-pevolmente vissuta. La nostra comunicazione devefondarsi quindi sull'Orgoglio e l'Identità di ciò chesiamo, senza cedere al compromesso del tutto racco-gliere, per niente urtare. I nostri maestri passati nonerano TEOSOFI, non erano astratti spiritualisti, nonerano PAGANI, ma LCDS,Willermoz, MARTINEZ,e Papus erano esoteristi, mistici e teurghi CRISTIA-NI, e in tale corrente spirituale trovano ragion d'esse-re i nostri rituali, i simboli preposti e proposti, e lanostra reale iniziazione, e non certo in strambi frittimisti che ogni tanto mi intendo di ascoltare. Questova proposto, questo va comunicato, perchè questosiamo, e se non siamo questo non siamo altro chealberi divelti dal suolo, pronti a marcire in preda altempo vorace.

    Ecco quindi il mio sogno, ecco quindi la mia volontà,ecco quindi quanto cercherò di trasmettere all'internodi questa nuova fratellanza, il coraggio e la volontà di

    andare oltre le nostre maschere, di uscire dainostri perimetri, di divulgare, di informare edi formare, in modo che dopo questo tristeautunno della nostra società declinante, e pas-sato l'inverno che verrà, la luce non sia

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  • andata perduta, ma trasmessa ad una nuovagenerazione MIGLIORE E MAGGIOR-MENTE CONSAPEVOLE DI QUANTONOI SIAMO. Per ottenere ciò, per non ricadere nel-l'immobilismo del passato, per dare un forte segnaledi rinnovamento e di azione, dobbiamo rompere ivecchi schemi. In modo da portare luce e vento dirinascita nelle nostre polverose stanze, in quantoAmici miei siamo alla fine giunti al terzo millennio enon è possibile ripercorrere strade vetuste, anacroni-stiche, e che hanno già dimostrato limiti e fallimentinel passato.Pensando alla nascente Fratellanza Martinista lenostre necessità sono quelle di costituireun'Accademia degli Studi Martinisti, una rivista sor-retta da un comitato scientifico e filosofico, di unasegreteria ampia e solida che sia di stimolo per tuttoil mondo martinista italiano, la nascita di un'unicaSovrana Loggia della Maestranza, e la costituzione digruppi di studio attorno a quelli che sono i fonda-mentali della nostra scienza sacra. Tale architettura cipermetterà di poter essere autorevoli referenti inmezzo a questa babele di voci cacofoniche, in mezzoa questi mercanti del vuoto. Comunicazione è anchemessaggio, e il nostro deve essere autorevole, deveavere uno spessore iniziatico, deve essere in grado didare risposte a chi non desidera precipitare nel vuotodella modernità. I Grandi Maestri qui presenti, inostri fratelli maggiori, hanno dimostrato di esserepronti a sacrificare ulteriormente se stessi, per acco-gliere un progetto più ampio di servizio per noi tutti,per la nostra tradizione, per permettere la costituzio-ne di una fratellanza Reale e Significativa. Questosarà il nostro messaggio, la nostra forza, la nostrarinascita.

    ELENANDRO XIS:::I:::I:::

    Reggente Convivium Gnostico Martinista

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  • Il Martinismo: com'era ieri, com'è oggi, come

    dovrebbe essere domani

    ERMESS:::I:::I:::

    S:::G.:::M::: Antico Ordine Martinista

    Carissimi ed Illustrissimi FF:: e SS::,27 settembre 1983 - 27 settembre 2014, proprio inquesta data il mio cuore festeggerà il 31° anno daMartinista!Quel giorno, che porto sempre come segno indelebi-le nella mia mente, era una uggiosa giornata cheormai preannunciava la fine dell'estate. Mi recai inquel di Cuneo dove mi attendeva, accigliato e severo(forse più per carattere che per sua deformazione pro-fessionale) il mio Iniziatore, o meglio, quello che ioero abituato a chiamare "il professore". FrancescoGariglio (Michael) insegnava in una scuola media emi aveva tegolato per oltre un anno prima di asso-ciarmi al Martinismo.Non voglio tediarvi col racconto delle sensazioni edelle emozioni che provai e che provo ancora oggiquando porto la mente a quei momenti. Voglio invecedescrivervi l'ambiente che vi trovai dopo, nel prosie-guo del mio iniziale cammino. Per brevità posso rias-sumere tutto in tre sole parole: cordialità, serietà,severità.

    L'età media dei FF:: e delle SS:: di allora era sullaquarantina e la loro cordialità mi portò a trovarmisubito a mio perfetto agio. La loro estremaserietà mi fece comprendere la solennità e latradizionalità della Via che stavo per intra-prendere. E la severità del mio Iniziatore,

    invece, mi fece capire fin da subito che dove-vo lavorare sulla mia umiltà, se volevo real-mente ricevere da lui quegli insegnamenti

    che avevo a lungo agognato.Ecco, cari FF:: e SS:: quel che era il Martinismo ieri,in quel lontano '83.Oggi, invece, in piena decadenza dei valori morali esociali che il mondo tecnologico prepotentemente ciimpone, assistiamo ad una altrettanto decadente qua-lità delle Postulanze, tanto che spesso, diciamocelofrancamente, siamo inclini a "chiudere un occhio"davanti a chi, pur sfoggiando una buona dose di"Desiderio", esso non è proprio come dovrebbe esse-re, con la "D" maiuscola, ma ci dà il sentore che essomaschera abilmente una più semplice curiosità o, nelpeggiore dei casi, nasconde ben altre intenzioni. Pernon parlare di alcuni Iniziatori che, pur di ingrossarela propria Loggia, lasciano entrare chiunque, senzaun minimo di selezione, preferendo la quantità allaqualità. Poi ci sono i pataccari, i venditori di Patenti eFiliazioni, i commercianti di Rituali, ecc. E qui neavrei tante da dire......ma taccio perchè certamente nesapete quanto e più di me.L'età media dei Postulanti è calata, forse perchè latecnologia ha aumentato notevolmente la visibilità diistituzioni che era meglio restassero occulte, forseperchè sono state diffuse delle enfatizzazioni sul per-corso iniziatico, forse perchè la cosiddetta new ageha inculcato una certa forma spicciola di pseudo spi-ritualità a pagamento. Vediamo ragazzotti imberbiche credono di sapere tutto ed invece non sono altroche semplici dottrinari di bassa levatura, eruditi diinternet, muniti di Patenti (regolari, per carità!) forni-te all'uopo dal "negoziante" di turno, formare Loggiesenza alcun controllo di regolarità Iniziatica eRituale.A tutti questi "forse", e a questo stato di cose, caris-simi FF:: e SS::, siamo noi anziani che dobbiamo dareuna risposta e porre un freno efficace. Tocca a noi

    mettere in campo tutti i nostri sforzi affinchèin futuro venga proiettato quel Martinismo cherispecchi fedelmente l'eco della voce delFilosofo Incognito N::V::M:: laddove dice: "Visaranno sempre tra gli uomini degli esseri

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  • sostanziali dotati come noi di forme sensibili,ma depositarie delle Virtù prime che l'uomoha perduto ma che cerca incessantementeattorno a sè".Già, ma come possiamo noi risolvere l'annosa que-stione?Negli ultimi due mesi ho sentito il pensiero di alcuniIllustrissimi Gran Maestri di altrettante PotenzeMartiniste Italiane. Li ho sentiti parlare di "federazio-ne", di "segreteria nazionale", di "organismo coordi-natore", ecc. ecc. Tutte cose volte esclusivamente al"volemose bene", al "semo tutti fratelli" e giù di que-sto passo. Nessuno che voglia realmente affrontare dipetto la situazione o, come si suol dire, "prendere iltoro per le corna".Ho riflettuto a lungo ed ho cercato di "vedere" le cosecon estrema obbiettività. Ho preso atto della buonavolontà che la maggior parte delle Gran Maestranzehanno posto in essere. Ho letto con attenzione lememorie che alcuni hanno presentato prima di questamia, ed ho ascoltato con interesse le telefonate cari-che di buoni propositi per il prossimo futuro, ma piut-tosto blande, devo dirlo.Ebbene, carissimi e stimatissimi Fratelli e Sorelle, orapermettetemi di dire la mia!A mio modesto parere, se realmente vogliamo salva-re il Martinismo in maniera realmente risolutiva, nonci rimane che una sola cosa da fare: riunificare tuttigli Ordini in un'unico Ordine Martinista! In quell'uni-co Ordine Martinista così come voluto e fondato daPapus.Conosco già la reazione che avranno a questo puntola maggior parte di voi. Si dirà che rasento la follia, sidirà che la cosa è "tecnicamente" impossibile, si dirà"basta solo un minimo di collaborazione" e nulla più,oppure che la cosa venne già tentata alcune volte, oancora "non se ne parla nemmeno" ecc. ecc. Tuttecose già sentite e risentite.Sono già passato per questa esperienza avendo aderi-to al Convento di Castellammare di Stabia cheè stato operativo per ben 9 anni, dal 2005 al2013. Vi ho partecipato per 3 anni (2006-2007-2008), poi mi sono letteralmente stufatodi vedere persone così incollate al proprio

    trono di Gran Maestro da non voler neppureprendere in considerazione una tale eventua-lità. Si era detto che bisognava fare piccoli

    passi, occorreva dapprima fondare una Federazionedegli Ordini Martinisti che doveva lavorare alla riuni-ficazione, ma di fatto non è stata mai neppure fonda-ta o quantomeno abbozzata! Si rimandava di anno inanno, si cercavano mille cavilli pur di rimandare, siscovavano tanti intoppi da far rabbrividire l'ego piùfantasioso. E nel frattempo le cose sono ulteriormen-te peggiorate.Non ci vogliono nove anni per poi concludere con unnulla di fatto! Bastano nove giorni per riunificare tuttiin un solo Ordine!Basta mettersi con buona volontà attorno ad un tavo-lo, ristabilire un'unica Rituaria ed un'unica docetica,stilare uno Statuto ex novo, eleggere un'unico GranMaestro.... e il gioco è fatto.Lo so, molti di voi non sono affatto d'accordo, direteche la cosa non si può fare perchè il proprio Rituale èil migliore in assoluto, la propria docetica è la più col-laudata, ecc. ecc. Tutte obiezioni già sentite a profu-sione. Ma se si riflette un attimo e ci si chiede: "nonè per caso il mio ego che para le maniavanti?"....allora forse si potrà aprire quello spiraglioche serve per procedere. Non ci sono cavilli che nonpossono essere demoliti con la semplice buonavolontà!

    Si può sempre trovare una soluzione a tutti gli intop-pi! Ad esempio: eletto il Gran Maestro dell'Ordine(magari per 5 anni solamente) i Gran Maestri rima-nenti, abituati dalla loro carica al controllo, convertir-li in Delegati Magistrali quali sovrintendenti per leLogge della propria regione di residenza; adottareuna Rituaria che sia sintesi di tutte quelle esistenti,stessa cosa per il modus operanti, per i colori, per leprocedure, per i regolamenti, ecc. ecc. Insommaoccorre coraggio e volontà; come dice l'arcinoto pro-verbio: "Volere è Potere" e, si sà, i proverbi sono la

    saggezza dei popoli.Dal canto mio non vedo altra soluzione effet-tivamente funzionale e risolutiva. Ogni altraalternativa all'unificazione non la vedo diver-samente che dal voler mettere delle pezze

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  • su delle altre pezze che già rattoppano ilsacco ormai lacero in ogni sua parte.Finchè ci limiteremo al semplice "collaboria-mo fraternamente" la mia esperienza mi ha dimostra-to negli anni passati per Conventi e conventicoli vari,che continueremo solo a sfiorare il problema, mai arisolverlo! Continueremo a fare solo chiacchiere e anon voler mai realmente risolvere una volta per tuttela questione.Questo è il mio pensiero, non voglio tediarvi oltre. Sevolete.... ci sarà tempo e modo per i dettagli.Un Quadruplice Abbraccio Fraterno davanti allenostre Sacre Luci per i Numeri da Voi conosciuti!

    ERMESS:::I:::I:::

    S:::G.:::M::: Antico Ordine Martinista

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  • Fra scienza e conoscenza

    HORPHEUSS:::I:::I:::

    S:::G.:::M::: Ordine Martinista Mediterraneo

    Nel corso della storia l’uomo si è sempre occupato,ora in termini di contrasto ora d’identità, del rapportoche intercorre fra Scienza e Conoscenza.Prima ancora della nascita del vero e proprio pensie-ro filosofico, i sacerdoti, gelosissimi custodi dellaconcezione mistico-religiosa della natura, hanno sem-pre guardato con sospetto i cosiddetti “ScienziatiMaghi” considerati come dissacratori dei segretidella natura stessa. Nasceva così il primo dissidio tra Pensiero Mistico,più astratto, e quello Magico più concreto; anche setra sacerdote e stregone non vi era, in fondo, moltadifferenza - poiché le due figure, spesso, conviveva-no nella stessa persona - il contrasto restava lo stessoevidente.Si trattava anche della prima contraddittorietà, chedoveva affiorare nella mente umana nei confrontidella percezione della realtà, dal duplice volto astrat-to-concreto. Quando nacque il pensiero filosofico e,più tardi, quello scientifico, tale contraddittorietà si ètrasferita immutata - anche se in modo diverso - fraSpirito e Scienza. Spesso la ragione ha è cercato ilmodo di superare questo contrasto; ma più che arri-vare a una vera sintesi risolutiva, si è trattato di uncompromesso forzato. Prima dell’avvento dell’illuminismo la scien-za era guardata con un certo pregiudizio, con-trariamente alla spiritualità che godeva di

    ampio prestigio.Con l’illuminismo, che segna la vittoria delmetodo speculativo, la situazione si capovol-

    se. Con esso si assiste al rapido espandersi dellascienza e della tecnica e al rapido evolversi dei siste-mi sociali. L’uomo comincia a ostentare una certafiducia, a volte illimitata, verso il futuro dell’umani-tà. E’ il trionfo dell’empirismo Il ritorno della vecchia“Magia”!Forse a, questo punto, sarebbe bene avere il coraggiodi riconoscere che in tutto questo si nasconde un veroproprio pericolo. Dovremmo cominciare a rivedere,in proposito, molte delle nostre idee riportando il pro-blema della conoscenza nei suoi giusti termini, affin-ché tutto ciò possa nuocere il meno possibile.Se il desiderio della spiritualità permane, non è certa-mente un capriccio; esso è radicato nell’animo umanopiù di quanto si possa credere e trova riscontro in unbisogno angoscioso di vera Gnosi, non è certo l’avvi-cinarsi al pensiero scientifico che può far dimentica-re questo bisogno dello Spirito; la scienza non potràmai colmare questo vuoto, poiché la realtà empiricanon è tutta la verità. Purtroppo la mente umana s’imbatte nella perennedifficoltà di capire il vero nesso fra astratto e concre-to, anche se a volte ne intuisce il rapporto dialettico.La parte emergente dell’iceberg non è certamente piùreale della parte sommersa dalle acque, che non sivede e che è poi quella preponderante. L’uomo, sevuole, potrà anche credere nell’impossibile dellascienza ma non può farsi illusioni.Si tratta, qui, della presa di coscienza dei limiti che lascienza ha e degli aspetti deleteri di ogni forma dischematismo. Per la scienza l’essere o il non essere èsolo un problema di metodo, ma per la Conoscenzadello Spirito è un problema fondamentale. Bisognache l’Uomo trovi in se quel giusto rapporto dialetticod’insieme tra pensiero gnostico e pensiero scientifico.Senza tale visione ogni teoria scientifica, pur valida

    che possa essere, può far cadere l’uomo versoaltre forma di feticismo. Non adoreremmo piùle nostre divinità, ma ne avremmo dellenuove.Va pure tenuto presente che i limiti della

    FRATELLANZA MARTINISTA FRATELLANZA MARTINISTA

    n.1

    Ottobre

    2014

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  • Scienza sono anche i limiti della Conoscenza.Sono sfere di azione diverse soltanto in appa-renza. Se si allarga lo spazio della sfera irra-zionale, si restringerà lo spazio della sfera razionale eviceversa. Trattasi di un vero e proprio movimentoantagonista, di cui il pensiero umano ne è l’immagi-ne. E’ proprio in fondo a questa contraddittorietà, cheriscontriamo nelle stesse strutture psico-fisicheumane, quelle stesse strutture che si sono andate for-mando nel corso dello sviluppo storico-biologico.Possiamo ridefinire il concetto di uomo, “animaleragionevole”, con un nuovo antropomorfismo, ma perfare questo, come si sa, occorrerebbe superare dellebarriere oggettive spazio-temporali. Possiamo ridefi-nire il concetto di universo, ma anche qui c’è un’og-gettività spazio-temporale da superare. E’ l’immaginedi un universo che si espande e si contrae, come uncuore pulsante, ma che impli