fra Cielo e Terra io nel mezzo, Katya Giannini

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E’ un libro diverso, perché vissuto e scritto con il cuore; perché reale e non raccontato. E’ un libro sorprendente, perché sofferto e racchiude fra le sue parole anche una parte della quotidianità di tutti noi; perché non ti spiega quanto il mondo è bello se fai questo o quello, ma quanto è difficile vivere sentendosi diversi, inadeguati e arrabbiati. E alla fine scopri che ce la puoi davvero fare!

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a te, a Voi, al Cieloper quell’eterno Noisemplicemente grazie

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“Tu ed io

insieme per sempre

nel cammino dell’eternità

mai niente e nessuno ci separerà

La tua vita, il mio amore

insieme nella Luce

Un cammino da fare unite,

mano nella mano

con un sorriso rivolto al mondo

e uno sguardo al Cielo

Insieme,

per crescere, per cambiare

per sognare e sperare.

Insieme,

per conoscere, per parlare

per ascoltare e amare.

Per trovare quella pace

che solo l’amore del cuore ti sa dare

Sei la mia vita,

sono la tua via”.

E.

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È un libro diverso, perché vissuto e scritto con il cuore;perché reale e non raccontato.

È un libro sorprendente, perché soffertoe racchiude fra le sue parole anche una parte

della quotidianità di tutti noi;perché non ti spiega quanto il mondo è bello s

e fai questo o quello,ma quanto è difficile vivere s

entendosi diversi, inadeguati e arrabbiati.E alla fine scopri che ce la puoi davvero fare!Perché ti accorgi che non sei così diverso,

ma sei unico e specialecon una Scintilla Divina esclusivamente tua.Passare dall’Anima per vivere la tua Vita

e comprendere che c’è un mondo perfetto dopo la morte.Perché quando l’Anima diventa qualcosa di reale,

il dialogo si fa intrigante.E scopriamo che la nostra Anima

ci sta portando messaggi da lungo tempoCustoditi nella Luce profonda dentro di noi.Accorgersi che quando le persone a noi care che ci hanno lasciato comunicano dal Cielo, portando messaggi rassicuranti ed esclusivi,ci rendono consapevoli che la morte è realmente solo un passaggio,

perché l’Anima è immortale e semprenell’attesa di ritrovare quell’unione senza tempo.

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PREFAZIONE

Prima di iniziare la lettura di questo libro, ci sono due pic-coli dettagli che mi piacerebbe evidenziare: innanzitutto vorreipuntualizzare una piccola questione “tecnica”. Per me tutto ruo-ta attorno alla parola Divinità, a quella che io chiamo esistenzaDivina, ma è puramente una mia scelta di parole e nel suo con-testo non ha nessun legame religioso, perché quello che defini-sco attraverso la parola Dio qualsiasi altra persona può chiamar-lo come la vita gli ha insegnato. Quello che viene inteso in que-sta circostanza è che l’energia Superiore che ci accoglie non hané un nome strutturato né una religione né un’appartenenza,ma semplicemente è un’energia particolarmente speciale e vi-brazionalmente eccezionale, che rappresenta il Tutto.

Secondariamente, mi accorgo spesso, soprattutto durante leconferenze, che la gente entra in confusione quando iniziamo aparlare di “libero arbitrio”; lo uso frequentemente e spiegarlo èfacile: si tratta della scelta pura e netta delle decisioni che la per-sona prende nella vita, è la scelta fra una cosa e l’altra assumen-domene completamente la responsabilità.

Questo vale per qualsiasi scelta noi facciamo nell’arco dellagiornata, dalla più semplice alla più complessa, da quella più ba-nale a quella più importante.

Perché io scelgo.

Sempre, in ogni momento, per tutto.

Anche quando sono convinto che siano gli eventi a coman-dare.

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CAPITOLO 1

Da anni ogni volta che apro e chiudo il terzo cassetto dellamia scrivania la cartelletta verde appoggiata sul fondo mi guar-da e ogni qualvolta la apro gli occhi cadono sulle poche paginedi appunti che racchiudevano questa idea ed erano stati deposi-tati lì per tanto tempo. A intervalli regolari volevo iniziare que-sto libro, poi ci ho pensato, ripensato e per sembrare meno pi-gra avevo trascritto qualche riga a computer, infine l’ho nuova-mente riposto ordinatamente per anni. Erano infatti solo picco-le note, costruite sopra un’idea accennata lievemente e quasi di-menticata, fino a quando anni dopo qualcosa si è mosso diver-samente in una giornata d’estate davanti ad un cappuccino incentro città mentre chiacchieravo allegramente e fra una parolae l’altra, fra un sorriso e una risata, un po’ di serietà e qualcheaneddoto di vita passata me ne sono uscita con un allegro “masììì daiii, da tantissimo ho nascosto qualche riga scribacchiatasul fondo del cassetto e un giorno ne farò un libro. Un giorno?Sì, un giorno, quando avrò tempo.” E da quell’attimo il tempoè rimasto sospeso fra le parole, tanto da creare nelle settimaneun bouquet di sensazioni infinite che si sono trasformate facil-mente in parole riportate su carta.Perché mi sono fermata per molti anni e per altrettanti ho

tentennato nel raccontare qualcosa che rappresenta una realtàcosì diversa dal quotidiano fatto di normali giornate di vita? So-lo per paura? Non soltanto, ma soprattutto perché sapevo chequesto libro, dal momento che avrei deciso di passare dall’ideaastratta alla realizzazione concreta volevo che fosse carico di unavibrazione d’amore intensa e colmo di informazioni che parla-no all’Anima.Perché desidero che queste pagine possano portare nel pro-

fondo del tuo cuore una quiete infinita e risvegliare quella vibra-zione che sembra un leggerissimo battito d’ali nell’Anima mache ti porterà esattamente nella tua Luce interiore e ti presente-rà l’Amore puro e incondizionato.Non da ultimo perché questo scritto racconta di un assolu-

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to atto di fiducia verso me stessa, il mondo e le mie fragilità, sro-tolando tutto quello che per anni ho sempre intimamente cu-stodito, meticolosamente nascosto e teneramente vissuto. Rap-presenta la svolta fondamentale della mia vita e anche se sembrafacile giocare con la parola “svolta” stiamo sempre comunqueparlando di qualcosa che descrive il movimento di un minuto,la sterzata, ma anche il cambiamento di direzione e una varia-zione è sempre drastica anche se morbida; e quando si parla diAnima la svolta è definitiva, profonda, intensa e speciale.Anche se a volte può farci paura l’incognita che la trasforma-

zione rappresenta, come per esempio non conoscere il nostrofuturo e il lasciare tante abitudini che anche se vecchie e malan-date sono pur sempre conosciute e rassicuranti per seguire l’on-da del cambiamento, ci porta a intravedere un nuovo sole e unnuovo inizio. Ma è proprio in questo momento di pausa che lapaura vince spesso, ci si ferma e ne nasce un dubbio: chi ci ga-rantisce che ci piacerà? Chi ci assicura che ci troveremo bene co-me prima? La nostra zona di comfort sembra perfetta anche seammaccata, perché andare oltre e risvegliare le paure?È solo in questo momento di incertezza ed esitazione che li-

beriamo quell’incredibile sferzata di intraprendenza fulminea,quel lato nascosto dove ci si scopre arditi e audaci: e ci si tuffastrizzando gli occhi, tappando il naso e trattenendo il fiato.E nella meraviglia del salto nel vuoto si scopre che la vita va

veramente oltre la nostra giornata, oltre il nostro dolore e le la-crime, che dopo una sofferenza il respiro torna normale e qual-cosa ci permette di andare avanti, magari all’inizio con la sensa-zione di muoversi a tentoni e diffidenti, ma poi con passo sem-pre più impavido e intrepido, diventiamo spavaldi e lentamen-te ecco che il nuovo diventa abitudine.Piccole situazioni cambiano e alla fine la vita si rinnova. Tro-

viamo la consapevolezza in gesti diversi e ci accorgiamo dell’inu-tilità del fiatone giornaliero, sviluppiamo una coscienza nelcomprendere diversamente che la ricerca affannosa di un rico-noscimento professionale è del tutto vana se fine a se stessa, op-pure scopriamo che eravamo alla ricerca di quella felicità che

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sembrava sempre sfuggire.Tutto va oltre l’affannarsi per essere migliori di chi giornal-

mente ci sta accanto, perché il nostro salto nel vuoto va più inlà del cuore, insegue quell’amore così completo che è impossi-bile ignorare, dando voce e sostegno finalmente a quel doloreche ci ha colpito nel profondo.E improvvisamente ci sentiamo completi, perché non siamo

soli, mai. Neppure quando abbiamo l’impressione che il mon-do ci abbia voltato le spalle, neppure quando tutto ci sembrabrutto e ci sentiamo tristi.Incessantemente una Luce speciale e Divina dentro il cuore

ci accompagna e ci rende unici; ci circonda di fascino e ci ren-de diversi gli uni dagli altri. Sto parlando della nostra vibrazio-ne più profonda, di quell’Energia di Luce che ci permette dibrillare nel buio della banalità e che ci consente di avere le ri-sposte ai nostri problemi e ai dilemmi quotidiani attingendosoltanto alle nostre risorse interiori.Da sempre questa Luce illumina il nostro Cammino, ci ac-

compagna e ci permette di uscire meno stropicciati dalle nostreabitudini. Ci siamo infilati scomodamente nella convinzioneche l’esserci amalgamati con la fatica e la routine abbia reso tut-to più semplice, così negli anni siamo riusciti magistralmente adoscurarla e a zittirla con mille strati di paura e debolezza; vulne-rabilità nascosta dall’aggressività; frustrazione camuffata da fin-ta soddisfazione; paura trasformata in abitudine.Parlare di cuore mi riporta indietro nel tempo, perché la mia

dinamica di vita mi ha sempre fatto precipitare a terra e per ri-flesso mi ritrovavo con la sensazione di un cuore chiuso e dolo-rante. E così mi scopro a ripensare a me, ai miei sogni, alle mieverità. Da bambina avevo spesso trovato conforto nell’ascoltareuna voce che nessuno riusciva a sentire, avevo sovente trovato ladolcezza nello sguardo di chi mai avrebbe potuto starmi real-mente vicino, giocavo con persone che nessuno vedeva e parla-vo con chi nessuno poteva udire, ma per me era un mondo con-creto pieno di una quotidianità rassicurante ma soprattuttoc’era finalmente qualcuno che davvero era in grado di compren-

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dermi appieno.Avevo la possibilità di condividere i miei pensieri, le mie an-

sie, i miei sogni.Avevo qualcuno che mi stava accanto con serenità e mi ac-

compagnava durante la mia giornata. A piccoli passi cammina-vo con un uomo bellissimo, dagli occhi azzurri, alto, con la bar-ba e un sorriso che mi ossessiona il cuore ancora dopo tutti que-sti anni.Ricordo l’alone di soavità che lo circondava, la forza maesto-

sa che insieme a Lui si spostava, la Luce Bianca. Mi diceva di es-sere la mia Guida, io lo chiamavo semplicemente Noah.Mi parlava di un Mondo Bianco di Luce che vedevo attra-

verso i suoi occhi, mi spiegava con amore e compassione che lavita è un mistero straordinario e ancora oggi mi scrive ricordan-domi “ti ho accompagnata nel mondo, facendoti restare sospe-sa fra il nostro mondo e la tua realtà. Parlare con te è da sempreuna sensazione stupenda. Ricordi le discussioni? Le parole? Latua voglia di essere uguale a tutti gli altri. Ma tu non eri ugualea nessun altro. Neppure ora, dopo tutta la fatica che hai fattoper cercare di indossare abiti non tuoi. Ricordi quante cose tiavevo raccontato? Quanti momenti vissuti, quante volte mi ave-vi accompagnato in quello che tu chiamavi con dolcezza infini-ta il mio Mondo Bianco, quante situazioni ti avevo spiegato. Epurtroppo nessuno ti capiva, nessuno comprendeva quel tuostrano modo di essere, quel tuo essere diversa, quel riuscire a ve-dere oltre la persona”E io, prima bambina poi donna, sentivo con largo anticipo

l’accadere degli eventi, vedevo le persone oltre la loro facciata,ma nessuno era disposto ad ascoltarmi.Ero in grado di recepire il dolore degli altri, davo un nome

alla loro frustrazione, mi era chiara la loro disperazione. Capivochi si nascondeva al mondo, sentivo nell’aria l’energia spostarsie nessuno mi credeva.Sentivo chiaramente l’energia delle persone che mi stavano

attorno, i loro pensieri, il loro opportunismo o la loro sincerità.Ma ogni volta che esprimevo la mia versione, convinta che per

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tutti fosse chiara e semplice, venivo allontanata, tutto quello cheper me era ovvio, per gli altri era completamente inesistente.Ho trascorso giorni difficili, in cui credevo che la mia men-

te mi avrebbe portata unicamente verso la follia. Ho vissuto iso-lata con la sensazione di essere strana e immensamente diversadagli altri e questo mi aveva portata a vivere lontana da tutti imiei compagni. Ero quella “particolare, quella strana”. Ero quel-la incompresa e con enormi problematiche ma ovviamente nes-suno era disposto ad accollarsi storie non sue. Non comprende-vo e non capivo perché gli altri non riuscissero a vedere e a sen-tire quello che per me era ovvio.Ero cresciuta con Noah, era così semplice vedere un mondo

diverso che era lì alla portata di tutti, eppure nessuno lo perce-piva.Rimanevo basita ogni volta che le persone accanto a me

(amici, compagni e altro), inserivano la “modalità pecora” e se-guivano, osannavano, veneravano o semplicemente accettavanopersone o situazioni dove era lampante (per me), inevitabile (perloro) che sarebbero terminate nel caos, nel malcontento o nelladelusione (di tutti).Ma per me era difficile gestire un Dono che non sapevo

nemmeno di avere, perché malgrado mi sentissi sempre inade-guata, ero convinta che se ce l’avevo io allora tutti ce l’avevano,che se io vedevo il Cielo e sentivo oltre per tutti era così. Erocresciuta in quella modalità dove per me era tutto così norma-le, ma poi ho dovuto ricredermi e ci ho messo anni a compren-dere che non era affatto così evidente, che ero davvero quellastrana perché uscivo da ogni paradigma. Cercavo una normali-tà ed un’accettazione che mi adottasse, ma malgrado la mia vo-glia e la mia disponibilità ad entrare in un qualunque modelloche mi avrebbe fatta sentire fiduciosa verso la vita immancabil-mente prima ancora di entrarci ne venivo fiondata fuori brusca-mente. Era impossibile, non ce l’avrei mai fatta.Ma perché Dio aveva deciso che dovessi essere proprio io la

depositaria di tutto questo bagaglio ? Perché insieme a questoDono così fantastico, non mi aveva piegato e messo nel casset-

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to del comodino anche le istruzioni per l’uso? Anche di quelleche poi sono impossibili da ripiegare, ma almeno avrei avutoqualcosa alla quale affidarmi.Non sapevo proprio come gestirlo, come viverlo e soprattut-

to cosa avrei potuto farmene: mi sentivo come se fossi passataattraverso una ragnatela ed avevo addosso qualcosa di appicci-coso che non riuscivo a togliermi.Nella mia giornata mi accompagnava uno stupendo Noah,

tanto che io avevo sempre pensato che fosse una cosa del tuttonormale e naturale, mi accoglieva la Divinità, tanto che io hosempre creduto che fosse di tutti per tutti. Nel frattempo il di-vario fra reale quotidianità e Divino si era intrecciato così tantoche un giorno, con tutto il mio candore di bimba ho iniziato araccontare al mio papà dell’uomo e delle “persone” che io vede-vo: gli avevo raccontato di cosa mi avevano detto, di chi fosse-ro, con chi stavo parlando.Ma qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto, tan-

to che ancora oggi se ci penso rivedo la paura e la preoccupazio-ne nel suo sguardo, soprattutto risento le sue parole nelle mieorecchie: “o la fai finita, oppure ti faccio curare, sei solo pazza.”Avevo 8 anni, eravamo in auto ed io ero appollaiata in bili-

co sul sedile posteriore dove lì sono rimasta e mi sono congela-ta per un attimo.Così, da quel momento in poi ho cercato di reprimere, chiu-

dere, sprangare e sigillare qualsiasi sensazione e con gioia pensa-vo funzionasse!! Evviva, forse così sarei riuscita a vivere cometutti gli altri! Invece, il mio reprimere aveva un’autonomia setti-manale e restava inattivo solo a sprazzi, era un po’ come indos-sare dei vestiti di due taglie più piccole: tutto era perfetto fino aquando restavo ferma senza respirare, finché poi improvvisa-mente venivo travolta a valanga da tutte quelle sensazioni trat-tenute per giorni.Ma la paura mi aveva bloccata : il canale delle visioni, quel-

lo dove vedevo chiaramente persone e fatti, dove sentivo raccon-ti ed avvenimenti, si era in parte chiuso. Mi erano rimaste lepercezioni, le certezza degli eventi, ma non vedevo più nessuno

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salvo Noah. Percepivo con chiarezza le varie interrogazioni sco-lastiche ai compagni, sprazzi di vita futura di amici, fatti che sa-rebbero accaduti nell’arco di qualche giorno, settimana o annoo tempi ancora più lunghi.Tutto era quasi come prima, ma non ero più io perché mi

sentivo viva solo a metà e il risultato era che mi sentivo ancorapiù sola e isolata.Cosa avrei fatto adesso? Noah non mi guidava più nella re-

altà fisica ed era diventato solo una voce continua e presente, maallora chi mi avrebbe accompagnato nelle mie giornate? Con chiavrei condiviso la mia quotidianità? Chi mi avrebbe compresasenza giudicarmi? Non c’era più nessuno vicino a me, nessunavoce conosciuta, nessuna visione rassicurante che mi facesse sen-tire bene e al sicuro, erano terminati i viaggi nel Mondo Bian-co. E la mia ricerca personale di qualcuno che mi accettasse re-almente per quella che ero, che mi volesse bene per come ero di-ventò angosciosa.Ho cercato di adattarmi allo scorrere delle giornate, ma qual-

cosa non andava, mi restava sempre un retrogusto amaro chenon riuscivo a compensare.I miei genitori? Ero fortemente sicura nel profondo del mio

cuore di essere amata intensamente, ma purtroppo con loro par-lare del mio Dono era difficile e non riuscivo a comunicare li-beramente come avrei voluto: vuoi per paura, vuoi per genera-zione ed educazione, vuoi per mille altre ragioni a volte li vede-vo presi e persi più nel loro mondo che non nella voglia di com-prendere qualcosa probabilmente troppo grande e difficile dagestire per loro.Guardavo le Anime delle persone che mi circondavano e che

chiamavo parenti, purtroppo le ho sempre vissute come qualco-sa di lontano e sconosciuto, come se avessi poco di cui spartiree niente in comune. Ho sempre invidiato quelle famiglie unite,allargate, complici e casinare che vivono di visite l’un l’altro esono capaci di trovarsi ai pranzi di Natale preparando a turno efacendo un gran caos in cucina fra battute e padelle da lavare,che sono capaci di ritrovarsi la domenica davanti ad un pranzo

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e frequentarsi in qualsiasi occasione, quelle famiglie dove respi-ri amore e magia. E invece mi sono sempre sentita fuori luogoe inadeguata. Ovviamente il vedere oltre non è sempre stato unvantaggio, perché mi permetteva di capire la vibrazione del-l’Anima che avevo di fronte e quindi anche inconsciamente difarmi un’idea chiara e veloce, difficile da non ascoltare.Se scegliamo le Anime che ci accompagnano, con la quale

condividiamo, lottiamo, giochiamo, viviamo o boxiamo, che cirisvegliano paure, schemi e vecchie dinamiche che ancora nonabbiamo imparato e che come una lezione che fatichiamo acomprendere ci portiamo appresso di vita in vita, perché hoscelto due genitori che non erano in grado di gestirmi, capirmi,accompagnarmi? Le Anime si incontrano perché hanno qualco-sa da darsi, da condividere, da insegnarsi. E io cosa avevo dacomprendere? Sicuramente la capacità di rimanere me stessa, lacompassione e la comprensione, l’accettazione. E per loro l’apri-re una porta speciale verso l’evoluzione, la capacità di vedere ol-tre il loro vissuto, di aprirsi ad un mondo diverso, di vivere la vi-brazione Angelica e sistemare un po’ del loro percorso karmico.Perché come dice Noah “per te è stata una crescita insieme a

noi, abituata a noi, ad ascoltarti, ad ascoltarci. Ma per il mondoattorno tutto era decisamente diverso. Scatenavi la paura, smuo-vevi sensazioni racchiuse da anni, scavalcavi muri invalicabili. Eancora oggi è così. Ma se ora sei consapevole del tuo percorso edella tua energia, non lo sei completamente della forza che hai”. E solo ora so, dalle parole di mia madre qualche mese dopo

la sua morte, quanto si sentisse in colpa per non essere riuscitaa essere diversa con me, con quanta tenerezza ho ascoltato la suavoce raccontarmi che “sono pienamente consapevole di quantotu sia ancora arrabbiata con me, ma tornare indietro non è pos-sibile. Avevo mille paure e dubbi, avevo il terrore di restare so-la, che nessuno mi amasse o si prendesse cura di me e a te mi so-no aggrappata. Tu eri forte, speciale. La tua forza del cuore eraimmensa e io mi ci sono attaccata. Mai avrei voluto farti soffri-re, il mio atteggiamento era dettato dalla paura ma mai dalla vo-lontà di condizionare la tua esistenza. Vorrei dirti che mi dispia-

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ce, ma il mio dolore per quanto successo va ben oltre. Vorreisciogliere la tua rabbia, ma abbiamo ancora bisogno di parlare.Lo senti quel dolore nel cuore? Lascia parlare la tua dolcezza ela tua vulnerabilità. Unisciti a me e chiariamo tutti i malintesiche ancora ci circondano. Diventerai più forte e consapevole dite stessa e della tua persona. La tua evoluzione prosegue, il tuosentire cambia. Ritroviamo la serenità del nostro rapporto, ègiunto il momento di sciogliere tutti i vecchi nodi.Con il tempo ho imparato a gestire tutte quelle sensazioni e

visioni che spontaneamente mi riempivano la mente correlata diparole che salivano alle labbra; pensavo, valutavo e percepivosenza parlare, ho imparato ad osservare restando in silenzio. Miascoltavo fra me e me, ascoltavo Noah e mi sentivo monca e so-spesa a metà, ma questa sembrava essere la soluzione miglioreper vivere una vita quasi normale, anche se di normale ne avevauna facciata di parvenza.Avevo un grande Dono, ma cosa potevo farmene? Quale sa-

rebbe stato il mio percorso? Come tanti, sono passata attraversogli infiniti ostacoli che la vita presentava, ho seguito la mia stra-da, aumentando con il tempo la consapevolezza che per ogni ac-caduto c’è una ragione e che ogni disagio è un’esperienza.Niente accade a caso, ogni mio incontro mi ha dato un con-

fronto, ho lottato con chi voleva approfittarsi della mia energia,ho conosciuto impostori e gente fasulla, o incontrato ciarlatanie amici veri, ho amato e creduto, mi sono fidata e ho imparato.Mi sono sempre chiesta sia perché attiravo persone che mi

scambiavano per un erogatore gratuito di energia, sia perché fi-nivo costantemente nelle situazioni dove inesorabilmente misentivo a disagio o in imbarazzo. E nella mia linearità mentale,se tanto ti dà tanto, allora dovevo assolutamente cambiare qual-cosa nella mia esistenza.

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