Fotografia tra impegno sociale ed ambientae

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A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A 10_19_10_09 generato 16/10/2009 18:28 Lunedì 19 Ottobre 2009 Pagina 10 La fotografia tra impegno sociale e impegno ambientale QUESTIONE DI AFFINITÀ ELETTIVE rent’anni fa decisi di impegnar- mi politicamente, utilizzando la fotografia di territorio, come strumento di servizio sociale. Su questa strada, lo scorso anno, ho incontrato FareAmbiente con i suoi dirigenti e fondatori, e, come in o- gni innamoramento, reciproca- mente abbiamo immediatamente riconosciuto le nostre affinità e- lettive. Dall’inizio della mia scesa in campo professionale, ho sempre inteso la fotografia un modo di raccontare ciò che vedo attraverso ciò che penso, finalizzato ad un uso sui media, ieri, esclusivamente cartacei, oggi, anche digitali e te- lematici. Grazie, poi, al supporto delle tecnologie, oggi, alla foto- grafia ho aggiunto la multimedia- lità e sono approdato su internet. Ho fondando il PhotoWebMagazi- ne Penisolabella. it (www. peniso- labella. it) col quale lavoro per proporre la fotografia come stru- mento utile alla conoscenza del- l’Italia: l’ambiente, l’agricoltura, i territori, i luoghi naturali urbani antropizzati, le identità territoriali. Questo perché, impegnarsi so- cialmente, significa anche coin- volgere, partecipare, coinvolgersi assieme ad altri, per portare avanti le proprie idee condivise. La foto- grafia non rivoluziona il mondo, ma, attraverso la sua forza evocati- va, la potenza creativa e testimo- niale, supportate da un linguaggio esteticamente “accattivante”, induce T a riflettere, e può cambiare le co- scienze. Può, altresì, rappresen- tare una rivoluzione con la sua capacità di parlare un linguaggio tra i più compresi al mondo, ren- dendola ambasciatrice di pace e strumento di dialogo, anche dove questo stenta a partire o ripartire. E’ mia convinzione che l’Italia abbia bisogno di armonia, serenità, bel- lezza, cultura. Prendere coscienza, riscoprire la propria identità, si- gnifica riappropriarsi di valori non negoziabili, della passione per l’appartenenza ad un paese unico, ricco di storia, di civiltà e bellezza che, in centinaia di anni i nostri padri hanno saputo far sedimentare nei luoghi e territori, nel rispetto e nell’amore per l’ambiente, con le sue bellezze naturali e architetto- niche. C’è bisogno, quindi, di va- lorizzare e promuovere la cono- scenza dei territori e come foto- grafo autore, ho sempre sentito forte la responsabilità ad impe- gnarmi politicamente nel sociale, attraverso lo strumento fotografico, per risvegliare le coscienze e le i- dentità individuali, e territoriali. Il XX secolo ha rappresentato la cre- scita esponenziale di progressi scientifici e tecnologici. Sono cambiate le nozioni di spazio e tempo, grazie alla spinta dell’im- maginazione e dell’ingegno uma- no. Non altrettanto si può affer- mare per la convivenza sociale e lo status dei popoli e degli indivi- dui, per i quali, dobbiamo regi- strare una tendenza contraria che ha portato gran parte degli esseri viventi ad uno stato di degrado so- ciale ed esistenziale aberrante. Stesso destino, hanno subito l’am- biente e le risorse dell’Italia e del pianeta che, con altrettanta crescita esponenziale, sono sottoposte ad un depauperamento criminale, i- nesorabile. Sul nostro pianeta si è creato uno squilibrio sociale, civile, etnico, geopolitico, ambientale di macroscopiche proporzioni. Para- dossalmente, forze centripete, hanno realizzato un contrasto che ha portato a contrapporsi la rapi- dità dei mezzi di comunicazione, telematici e di trasporto, che an- nullano le distanze avvicinando gli abitanti della terra, all’aumento delle distanze millenarie che si frappongono tra le etnie, e, irrime- diabilmente, tra i singoli individui. Sono terribili distrazioni e superfi- cialità alle quali come fotografo autore, testimone attento e sensi- bile, mi sottraggo, chiedendomi, quale debba essere il mio ruolo in questo momento, di fronte a questo mondo. Queste emergenze hanno rappresentato per me la spinta fondamentale fin dai miei inizi professionali, alla fine degli anni ‘70, spingendomi ad un impegno etico, attraverso l’uso della foto- grafia. In Italia e nel mondo, in questo momento storico, c’è biso- gno di riscoprire la forza della bellezza che, come autore foto- grafo, testimonio in uno stile non convenzionale, coniugando, forza della visione, ispirazione, sensibi- lità e linguaggio artistico. In quanto, il fotografo autore, è chiamato a coinvolgersi con il suo stile espressivo, eletto a linguaggio interpretativo, a raccontare e co- noscere, scoprire, interpretare e conservare i valori che rappresen- tano la cultura e l’essenza di uo- mini e luoghi. Perché la fotografia è mezzo d’eccellenza per una comunicazione universalmente compresa, in grado di visualizzare atmosfere e sensazioni astratte concretizzabili, di caratteri imma- teriali delle identità caratteristiche e caratterizzanti dei territori, at- tuando dialogo senza confini. So- no convinto, quindi che, per ri- solvere tutti i problemi si debba trovare uno scopo: la promozione di quell’unicum che ci è ricono- sciuto da tutto il mondo senza ec- cezioni: l’Italia, con i suoi pae- saggi, i suoi ambienti, le sue bio- diversità, la sua arte diffusa, le sue produzioni e le sue atmosfere. In un’Italia che ha aderito acritica- mente, irresponsabilmente, im- maturamente, ad una globalizza- zione occidentale bulimica, in cui ogni scelta è ispirata dall’eccesso di avere, consumare e sprecare e- goisticamente e non da un’educa- zione al rispetto, all’essere, all’al- truismo e alla condivisione sociale, è necessario fermarsi a ripensare ai valori. La figura del fotografo so- cialmente impegnato, è portatrice di un fattore “morale” che s’inseri- sce nell’economia di scala dei ter- ritori come delle imprese aperte al sociale attraverso il proprio bilancio etico il cui obiettivo si arricchisce e diviene una vera e propria missio- ne. I territori dei Comuni italiani costituiscono l’asse portante del Paese, attraverso una forte identità storica, artistica, artigianale, cultu- rale, monumentale, paesistica, ambientale. Eppure, molte, troppe di queste realtà, pur ricche di straordinari valori, unici nel loro genere, ancora oggi non riescono pienamente a sfruttare le proprie potenzialità, perché prive di visi- bilità. Pur trovandoci nell’epoca della civiltà dell’immagine, molta parte del territorio italiano, ancora oggi, soffre di un cono d’ombra che lo rende invisibile. Questo è quanto ispira anche la collabora- zione intrapresa con FareAmbien- te, che mi vede impegnato nella creazione e gestione del weblog di FareAmbiente Lazio (http: //fare- ambientelazio. wordpress. com) , organo informativo del Coordina- mento per il Lazio, e nel progetto “FotografareAmbiente” che presto darà vita all’Osservatorio Fotogra- fico Territoriale e Ambientale, congiuntamente all’Osservatorio Nazionale “Ambiente e Sicurezza”. GIUSEPPE COCCO

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Nel 2009 Inizio a curare della pagina-rubrica “Fotografia & Ambiente” – per un impegno politico sociale ed ambientale della fotografia – sullo “Speciale Ambiente” quindicinale del quotidiano nazionale l’Opinione

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Lunedì 19 Ottobre 2009 Pagina 10

La fotografia tra impegnosociale e impegno ambientale

QUESTIONE DI AFFINITÀ ELETTIVE

rent’anni fa decisi di impegnar-mi politicamente, utilizzando

la fotografia di territorio, comestrumento di servizio sociale. Suquesta strada, lo scorso anno, hoincontrato FareAmbiente con i suoidirigenti e fondatori, e, come in o-gni innamoramento, reciproca-mente abbiamo immediatamentericonosciuto le nostre affinità e-lettive. Dall’inizio della mia scesain campo professionale, ho sempreinteso la fotografia un modo diraccontare ciò che vedo attraversociò che penso, finalizzato ad unuso sui media, ieri, esclusivamentecartacei, oggi, anche digitali e te-lematici. Grazie, poi, al supportodelle tecnologie, oggi, alla foto-grafia ho aggiunto la multimedia-lità e sono approdato su internet.Ho fondando il PhotoWebMagazi-ne Penisolabella. it (www. peniso-labella. it) col quale lavoro perproporre la fotografia come stru-mento utile alla conoscenza del-l’Italia: l’ambiente, l’agricoltura, iterritori, i luoghi naturali urbaniantropizzati, le identità territoriali.Questo perché, impegnarsi so-cialmente, significa anche coin-volgere, partecipare, coinvolgersiassieme ad altri, per portare avantile proprie idee condivise. La foto-grafia non rivoluziona il mondo,ma, attraverso la sua forza evocati-va, la potenza creativa e testimo-niale, supportate da un linguaggioesteticamente “accattivante”, induce

T a riflettere, e può cambiare le co-scienze. Può, altresì, rappresen-tare una rivoluzione con la suacapacità di parlare un linguaggiotra i più compresi al mondo, ren-dendola ambasciatrice di pace estrumento di dialogo, anche dovequesto stenta a partire o ripartire. E’mia convinzione che l’Italia abbiabisogno di armonia, serenità, bel-lezza, cultura. Prendere coscienza,riscoprire la propria identità, si-gnifica riappropriarsi di valori nonnegoziabili, della passione perl’appartenenza ad un paese unico,ricco di storia, di civiltà e bellezzache, in centinaia di anni i nostripadri hanno saputo far sedimentarenei luoghi e territori, nel rispetto enell’amore per l’ambiente, con lesue bellezze naturali e architetto-niche. C’è bisogno, quindi, di va-lorizzare e promuovere la cono-scenza dei territori e come foto-grafo autore, ho sempre sentitoforte la responsabilità ad impe-gnarmi politicamente nel sociale,attraverso lo strumento fotografico,per risvegliare le coscienze e le i-dentità individuali, e territoriali. IlXX secolo ha rappresentato la cre-scita esponenziale di progressiscientifici e tecnologici. Sonocambiate le nozioni di spazio etempo, grazie alla spinta dell’im-maginazione e dell’ingegno uma-no. Non altrettanto si può affer-mare per la convivenza sociale elo status dei popoli e degli indivi-

dui, per i quali, dobbiamo regi-strare una tendenza contraria cheha portato gran parte degli esseriviventi ad uno stato di degrado so-ciale ed esistenziale aberrante.Stesso destino, hanno subito l’am-biente e le risorse dell’Italia e delpianeta che, con altrettanta crescitaesponenziale, sono sottoposte adun depauperamento criminale, i-nesorabile. Sul nostro pianeta si ècreato uno squilibrio sociale, civile,etnico, geopolitico, ambientale dimacroscopiche proporzioni. Para-dossalmente, forze centripete,hanno realizzato un contrasto cheha portato a contrapporsi la rapi-dità dei mezzi di comunicazione,telematici e di trasporto, che an-nullano le distanze avvicinando gliabitanti della terra, all’aumentodelle distanze millenarie che sifrappongono tra le etnie, e, irrime-diabilmente, tra i singoli individui.Sono terribili distrazioni e superfi-cialità alle quali come fotografoautore, testimone attento e sensi-bile, mi sottraggo, chiedendomi,quale debba essere il mio ruolo inquesto momento, di fronte a questomondo. Queste emergenze hannorappresentato per me la spintafondamentale fin dai miei iniziprofessionali, alla fine degli anni‘70, spingendomi ad un impegnoetico, attraverso l’uso della foto-grafia. In Italia e nel mondo, inquesto momento storico, c’è biso-gno di riscoprire la forza della

bellezza che, come autore foto-grafo, testimonio in uno stile nonconvenzionale, coniugando, forzadella visione, ispirazione, sensibi-lità e linguaggio artistico. Inquanto, il fotografo autore, èchiamato a coinvolgersi con il suostile espressivo, eletto a linguaggiointerpretativo, a raccontare e co-noscere, scoprire, interpretare econservare i valori che rappresen-tano la cultura e l’essenza di uo-mini e luoghi. Perché la fotografiaè mezzo d’eccellenza per unacomunicazione universalmentecompresa, in grado di visualizzareatmosfere e sensazioni astratteconcretizzabili, di caratteri imma-teriali delle identità caratteristichee caratterizzanti dei territori, at-tuando dialogo senza confini. So-no convinto, quindi che, per ri-solvere tutti i problemi si debbatrovare uno scopo: la promozionedi quell’unicum che ci è ricono-sciuto da tutto il mondo senza ec-cezioni: l’Italia, con i suoi pae-saggi, i suoi ambienti, le sue bio-diversità, la sua arte diffusa, le sueproduzioni e le sue atmosfere. Inun’Italia che ha aderito acritica-mente, irresponsabilmente, im-maturamente, ad una globalizza-zione occidentale bulimica, in cuiogni scelta è ispirata dall’eccessodi avere, consumare e sprecare e-goisticamente e non da un’educa-zione al rispetto, all’essere, all’al-truismo e alla condivisione sociale,

è necessario fermarsi a ripensare aivalori. La figura del fotografo so-cialmente impegnato, è portatricedi un fattore “morale” che s’inseri-sce nell’economia di scala dei ter-ritori come delle imprese – aperte alsociale attraverso il proprio bilancioetico – il cui obiettivo si arricchisce ediviene una vera e propria missio-ne. I territori dei Comuni italianicostituiscono l’asse portante delPaese, attraverso una forte identitàstorica, artistica, artigianale, cultu-rale, monumentale, paesistica,ambientale. Eppure, molte, troppedi queste realtà, pur ricche distraordinari valori, unici nel lorogenere, ancora oggi non riesconopienamente a sfruttare le propriepotenzialità, perché prive di visi-bilità. Pur trovandoci nell’epocadella civiltà dell’immagine, moltaparte del territorio italiano, ancoraoggi, soffre di un cono d’ombra chelo rende invisibile. Questo èquanto ispira anche la collabora-zione intrapresa con FareAmbien-te, che mi vede impegnato nellacreazione e gestione del weblog diFareAmbiente Lazio (http: //fare-ambientelazio. wordpress. com) ,organo informativo del Coordina-mento per il Lazio, e nel progetto“FotografareAmbiente” che prestodarà vita all’Osservatorio Fotogra-fico Territoriale e Ambientale,congiuntamente all’OsservatorioNazionale “Ambiente e Sicurezza”.

GIUSEPPE COCCO