MODULO: METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE … · imboccata solo dentro se stessi, con un impegno che...

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L’OPERATORE SOCIOSANITARIO METODOLOGIA PROFESSIONALE MODULO: METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE DOCENTE: DOCENTE: Dott.ssa Silvana Di Filippo Dott.ssa Silvana Di Filippo

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L’OPERATORE SOCIO‐SANITARIO

METODOLOGIA PROFESSIONALE

MODULO: METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE

DOCENTE:DOCENTE:Dott.ssa Silvana Di FilippoDott.ssa Silvana Di Filippo

a professionalitàha inizio

dove termina il giudizio.

(Silvana Di Filippo)

L’azione sociale è quella dimensione operativa dai colori di una cartina geografica a rappresentare 

obiettivi e risultati  che ne valorizzino le prospettive evolutive del soggetto‐persona.

Si tratta di una dimensione operativa capace di contrastare le decisioni per l’altro, ma che invece ne sottolinea le potenzialità che certamente gli appartengono; e lo faccia evolvere verso una 

capacità ad affrontare i suoi problemi e soprattutto ne solleciti il coraggio di proporsi  in relazione a tutti quei bisogni fondamentali, che faccia della propria vita e della propria storia un 

prospetto di serenità.(Silvana Di Filippo)

• Accoglienza (ascolto attivo ed empatico/favorire un impatto positivo  fra il cliente e la struttura).

• Valore Etico presuppone una libertà che si traduce in responsabilità personale.

• Responsabilità Etica Ha un codice morale. Rispondere a cio’ che si compie. 

• Deontologia: dovere. Ha un codice scritto.• Professionalità : garanziia della competenza.Andare incontro ai problemi “dell’altro”, accogliendolo.Il fine della professione assistenziale è quello di assistere l’individuo aiutandolo, quando è possibile, a far crescere quel  bene vitale che è la salute individuale per promuovere in tal  modo il benessere di tutta la comunità. 

• Rispetto del Segreto Professionale,e la Privacy

ACCOGLIENZA 

OBIETTIVI OPERATIVI: 

• RICEVERE :mettere a proprio agio,ascoltare la sua richiesta,aiutarlo a muoversi nella struttura.

• PRESENTARE: spiegare,chiarire la domanda,chiarire)

• INFORMARE:dare una risposta alla domanda e spiegare le procedure.

• ACCOMPAGNARE:in situazioni di difficoltà aiutare il paziente nella risoluzione del suo problema.  Rassicurare. 

• INVIO 

PRESA IN CARICOOBIETTIVI OPERATIVI: 

Funzione centrale nel ciclo di erogazione dei 

servizi :FORNIRE FIDUCIA

VALUTAZIONE 

COLLOQUIO

COSTRUZIONE FUNZIONALE DELLA RELAZIONE DI AIUTO

CONDIVISIONE DELLA CURA

INDIVIDUARE POSSIBILI STRATEGIE

PIANIFIAZIONE E SVOLGIMENTO DI  UN’AZIONE INTEGRATA

PRINCIPI DEONTOLOGICIIMPEGNO UNITARIO

• Dell’indipendenza da ogni condizionamento(ideologico,razziale,religioso,sociale)

• Della riservatezza su tutto ciò che si è venuti a conoscenza.(Rispetto del Segreto Professionale) dell’impegno Professionale

• Della solidarietà con l’Assistito e i suoi familiari• Della collaborazione professionale con tutti gli altri operatori

• Del rispetto dei diritti dell’Assistito che vengono prima dei propri

• Della dignità e del prestigio professionale• Della disponibilità nei casi di emergenza

CONCETTO DI “RESPONSABILITA’”

Rispondere a ciò che si compie

COSCIENZA SOCIALE• Una coscienza sociale pensa, in considerazione della complessità dell’uomo e della problematica umana, ad un’analisi esclusivamente scientifica, tecnologica,unidimensionale, ma pluridimensionaleche tenga conto cioè dell’uomo intero, tenga presente la scientificità, la giuridicità, la moralità e, quanto meno, non escluda la religiosità. 

• Compito arduo, ma non impossibile, è quello di sfruttare al meglio tutte le conoscenze ( tutti noi abbiamo delle conoscenze più o meno empiriche) nei diversi campi dell’esistenza umana per arrivare singolarmente all’armonia personale(non individualistica) che fa essere ognuno di noi artefice delle proprie scelte e cosciente che al mondo non èsolo, ma che la scelta personale ha delle implicazioni di tipo sociale, storico, politico, trascendente.

PROMOZIONE DI UN SAPERE UMANO

• SAPERE ESSERE

• SAPERE

• SAPER FARE

Valori

Il Servizio Sociale si basa sulla concezione di Uomo come• essere unico e irripetibile, dotato d’infinite potenzialità, 

• capace di libertà e autonomia, • in grado di scegliere e assumersi responsabilità. 

Il Servizio Sociale riconosce l’Uomo come titolare di diritti fondamentali (libertà, 

autonomia,autodeterminazione, partecipazione).• (Costituzione/ Dichiarazione Diritti dell’Uomo/ Convenzioni e Carte Internazionali)

‐RISPETTO DELLA PERSONA. 

‐CONSIDERAZIONE GLOBALE DELLA PERSONA.

‐VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE.

‐RISERVATEZZA. 

‐AUTODETERMINAZIONE. 

‐RISPETTO E PROMOZIONE DELL’UGUAGLIANZA/ LOTTA ALL’EMARGINAZIONE /PROMOZIONE DI PARI  OPPORTUNITÀ.

‐PROMOZIONE DI SOLIDARIETÀ.

‐PROMOZIONE DELLA PARTECIPAZIONE INDIVIDUALE, SOCIALE, POLITICA. ORIENTAMENTO ALLA SUSSIDIARIETÀ.

‐INDIVIDUALIZZAZIONE/PERSONALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO.

‐RISPETTO DELLA PERSONA. 

‐CONSIDERAZIONE GLOBALE DELLA PERSONA.

‐VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE.

‐RISERVATEZZA. 

‐AUTODETERMINAZIONE. 

‐RISPETTO E PROMOZIONE DELL’UGUAGLIANZA/ LOTTA ALL’EMARGINAZIONE /PROMOZIONE DI PARI  OPPORTUNITÀ.

‐PROMOZIONE DI SOLIDARIETÀ.

‐PROMOZIONE DELLA PARTECIPAZIONE INDIVIDUALE, SOCIALE, POLITICA. ORIENTAMENTO ALLA SUSSIDIARIETÀ.

‐INDIVIDUALIZZAZIONE/PERSONALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO.

‐ACCETTAZIONE/ATTEGGIAMENTO NON GIUDICANTE

‐OTTICA INTERDISCIPLINARE E COLLABORATIVA

‐FIDUCIA NEL CAMBIAMENTO E NELLE POTENZIALITÀ DELLA PERSONA

‐RISERVATEZZA/SEGRETO PROF.

‐RISPETTO DELL’AUTODETERMINAZIONE.

‐ ATTENZIONE ALLA PERSONALIZZAZIONE E ALLA GENERALIZZAZIONE.

‐DISPONIBILITÀ AL CAMBIAMENTO E ALLA COLLABORAZIONE / FLESSIBILITÀ E  

TOLLERANZA /PROPENSIONE AL COINVOLGIMENTO PROPRIO E ALTRUI.

‐RIFLESSIVITÀ E CONOSCENZA DI  SE ’.

‐ACCETTAZIONE/ATTEGGIAMENTO NON GIUDICANTE

‐OTTICA INTERDISCIPLINARE E COLLABORATIVA

‐FIDUCIA NEL CAMBIAMENTO E NELLE POTENZIALITÀ DELLA PERSONA

‐RISERVATEZZA/SEGRETO PROF.

‐RISPETTO DELL’AUTODETERMINAZIONE.

‐ ATTENZIONE ALLA PERSONALIZZAZIONE E ALLA GENERALIZZAZIONE.

‐DISPONIBILITÀ AL CAMBIAMENTO E ALLA COLLABORAZIONE / FLESSIBILITÀ E  

TOLLERANZA /PROPENSIONE AL COINVOLGIMENTO PROPRIO E ALTRUI.

‐RIFLESSIVITÀ E CONOSCENZA DI  SE ’.

LA COMPETENZA PROFESSIONALE• La competenza professionale, concepita come mezzo per aumentare il 

benessere delle persone, prevede una progressiva maturazione personale e professionale.

• Le conoscenze vissute diventano, quindi, patrimonio individuale e si esprimono nella piena capacità di orientarsi professionalmente.

• Solo se ci si rende conto del quadro complessivo entro cui prendono consistenza i problemi da affrontare si è in grado di capire quali conoscenze e quali abilità sono realmente utili.

• Il dare importanza alle esigenze personali, ai rapporti, alla comunicazione, alle caratteristiche della singolo situazione non è solo il riconoscimento dei diritti delle persone, ma è anche un mezzo per aumentare la possibilità di raggiungere gli obiettivi della competenza professionale,che sono quelli di curare, prevenire, educare, guarire, rasserenare, rassicurare. 

• Amare, nel contesto delle Scienze Psicosociali, significa vivere il problema dell’altro, capirlo emozionalmente; significa un incontro da persona a persona, una capacità di soffrire con l’altro; di apprezzare quello che l’altro sta sperimentando.

LA COMPETENZA PROFESSIONALE• La competenza professionale deve essere sostenuta dal sapere, dalla scienza, dalla esperienza, dalla bontà e soprattutto dal continuo approfondimento delle scienze sociali. La competenza professionale è coscienza della propria responsabilità, elemento primario dell’Etica professionale, che deve guidare l’Assistente Sociale in ogni sua azione e nell’assolvimento del suo arduo compito che solo così sarà positivo e fecondo nei confronti del singolo e della comunità.

DOVERI  PROFESSIONALI• L’etica può essere considerata sotto l’aspetto del dovere. Il dovere 

costituisce una regola universale di un gruppo di  azioni umane (Azioni Etiche) e si cerca di stabilire quale sia  concretamente tale  regola, cioèquale sia il contenuto del dovere ( quali siano i singoli doveri caso per caso).L’etica razionalistica consiste nel seguire i principi della ragione e il continuo perfezionismo della propria persona.

• I Doveri Professionali dell’Assistente Sociale possono essere sintetizzati in alcuni doveri verso se stessi e verso l’assistito. L’assistente Sociale  ha il dovere di essere preparato professionalmente e di conseguenza idoneo al lavoro che  deve svolgere, poiché il servizio sociale mira al benessere completo dell’individuo. L’etica professionale è l’insieme delle norme morali che regolano l’attività professionale. L’assistente Sociale dunque, ha il dovere, soprattutto nell’esercizio della professione di mettere in pratica la sua preparazione per il bene del singolo e della collettività. 

• L’Assistente Sociale deve avere una dedizione uguale per tutti gli assistiti ispirandosi sempre ai principi del diritto naturale. E’ al servizio della persona umana e, “servizio” significa “giovare”.

• L’etica professionale impone  coscienza ed euguale dedizione per tutti gli assistiti a prescindere dalla razza, dalla nazionalità,dalla classe sociale e dalla religione professata. Etica Professionale vuole,infine,significare gran rispetto per le miserie e le sofferenze fisiche e morali, aiutare con prudenza e discrezione.

COMPETENZA  E RELAZIONE PROFESSIONALE

• La competenza interpersonale è la qualità umana professionale che rende il rapporto tra l’Assistente Sociale  e i suoi assistiti piacevole  e funzionale. Le relazioni interpersonali implicano un essere‐con‐gli‐altri.

• Relazione Interpersonale significa manifestare se stesso, sapersi “adattare” come “persona” nella totalità delle proprie scelte e insieme rispettare l’atro, nella sua diversità.E’ cercare di capire l’altro nella totalità della sua persona. L’assistenza Sociale è un processo di Relazione Interpersonale nel quale l’Assistente Sociale aiuta un individuo, una famiglia o una comunità a prevenire o a curare il disagio e la sofferenza, aiutando ad assimilare esperienze negative o di disadattamento sociale e a  trovare un valido supporto. Perché la relazione sia produttiva l’assistente socaile  deve sviluppare quegli atteggiamenti che rendono possibile un rapporto di aiuto produttivo: in particolare l’autenticità e l’empatia.Solo un atteggiamento autentico e trasparente può suscitare fiducia nell’assistito, il quale è così portato ad abbassare il livello di difesa e manifestare liberamente i suoi bisogni.

L’AUTENTICITA’• L’autenticità è un cammino  che deve portare dall’ambiguità alla chiarezza, 

dall’esteriorità all’interiorizzazione della vita.• Essere autentici vuol dire essere se stessi, esprimendo capacità di presenza 

chiara di fronte all’altro. La strada per diventare autentici può essere imboccata solo dentro se stessi, con un impegno che nessuno può realizzare al nostro posto. Diventare se stessi è un aspetto importante a livello professionale, ma non è una tecnica professionale. 

• E’ un impegno in cui maturità umana e maturità professionale vengono a coincidere. Per questo il tema dell’Autenticità va affrontato in tutte le sue dimensioni, compresa quella socio‐culturale, oltre che quella strettamente psicologica ed etica. L’autenticità è infatti continuamente minacciata. I pericoli sono:la dispersione, la superficialità, la fretta. Autenticità non vuol dire semplicemente spontaneità.

• L’autenticità comporta che si affermi in noi la nostra parte migliore, la nostra parte più coraggiosa.

• Autenticità significa che l’operatore sia vero ed umano durante il colloquio. Ciò implica sensibilità e spontaneità, la volontà e la disponibilità a condividere “l’altro”, i propri sentimenti e le proprie reazioni riguardo a cosa sta succedendo durante il colloquio.

IL LAVORO DI RETE

AIUTARE AD AIUTARSI

AIUTARSI AD AIUTARE

LA PROGETTAZIONE E LA LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DI PROGRAMMI DI REALIZZAZIONE DI PROGRAMMI DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE IMPLICA UN EDUCAZIONE ALLA SALUTE IMPLICA UN LAVORO DI RETELAVORO DI RETE

TRA PROFESSIONISTI DIVERSI APPARTENENTI AD UNA STESSA ISTITUZIONE TRA PROFESSIONISTI APPARTENENTI

AD ISTITUZIONI DIVERSE

*Le politiche di rete implicano, necessariamente, una valorizzazione di strategie orizzontali di carattere cooperativo e negoziale.

*In termini orientativi, il Piano strategico prevede linee d’azione, tra loro interattive e sinergiche.

Sul dizionario alla parola Sul dizionario alla parola ““RETERETE”” si legge:si legge:

““STRUMENTO DI FUNE, O FILO TESSUTO A MAGLIESTRUMENTO DI FUNE, O FILO TESSUTO A MAGLIE……PICCOLA RETE DI SPAGO O NYLON, PICCOLA RETE DI SPAGO O NYLON,

TENUTA APERTA DA UN CERCHIETTOTENUTA APERTA DA UN CERCHIETTO…”…”

LA DEFINIZIONE PIU’ CONOSCIUTA DI “RETE SOCIALE”

E’ QUELLA DELL’ANTROPOLOGO J.A. BARNES,AL QUALE SI DEVE IL PRIMO UTILIZZO DEL NOME.

BARNES definisce la rete sociale come:

“Un insieme di punti congiunti da linee;i punti rappresentano persone e anche gruppi

e le linee indicano quali persone siano in relazione con ogni altra”

(Barnes,1972)

SCUOLASCUOLA

SERVIZISERVIZISOCIOSANITARISOCIOSANITARI

NON PROFITNON PROFIT

EXTRASCUOLAEXTRASCUOLA COMUNECOMUNE

ASLASL

Stakeholder

IL VERO VIAGGIO IL VERO VIAGGIO DI SCOPERTADI SCOPERTA

NON CONSISTE NEL CERCARE NON CONSISTE NEL CERCARE NUOVE TERRE NUOVE TERRE

MA NELLMA NELL’’AVERE AVERE NUOVI OCCHINUOVI OCCHI

(M.PRUST)(M.PRUST)

MODELLO SOCIALE

• Oggi, grazie al “modello sociale”, basato sui diritti umani, si sta verificando un profondo cambiamento nella percezione del loro essere persone: potenziali soggetti attivi in tutti i processi sociali. A differenza del modello medico che lavora sulle persone, il modello sociale lavora con le persone. Qui ogni persona viene aiutata ad esprimere le proprie capacità e potenzialità. 

La prevenzione affronta fenomeni multifattoriali operando su diversi livelli: sociale,sanitario, culturale, educativo  in diversi ambiti: familiare, extrascolastico, extralavorativo. Si tratta di 

azioni prodotte da una molteplicità di strategie tra loro interdipendenti, che si collegano a diversi livelli e in contesti diversi. La prevenzione non può significare solo individuare 

situazioni di rischio (malattie, disagio sociale) e intervenire perchéil rischio non si traduca in danno ma significa predisporre 

condizioni  che consentano un percorso  di crescita  per tutti .

PRIMARIAPRIMARIA

SECONDARIASECONDARIA

TERZIARIATERZIARIA

Insieme di azioni che promuovano la qualità della vitafavorendo il benessere psicofisico

Intervento precoce rispetto alla manifestazione concreta di alcuni sintomi di disagio

Contenimento del danno

COMUNICARE PER PREVENIRECOMUNICARE PER PREVENIRE

Comunicazione e prevenzionesi dedicano al tema 

della QUALITA’ ed EFFICACIA quali strumenti per garantire ai cittadini 

l’accesso informato ai programmi di screening 

per promuovere la cultura di “guadagnare salute”

come metodo di vita.

Il potenziale del lavoro di rete richiede l’ integrazione delle competenze in modo da escludere disaccordi operativi e sovrapposizioni degli interventi organizzativi e di processo:

Realizzando una connessione stabile tra Istituzioni,Enti,Associazioni ed Organizzazioni, per giungere alla costruzione di un sistema unitari di servizi rivolti alla persona;

Social Wefare,Prevenzione e Intervento Socialetrovano il loro specifico fondamento concettuale 

incentrato sempre piùnell’azione di empowerment

Empowerment  e Servizio Sociosanitario

La parola inglese “empowerment” deriva dal verbo “to empower” che in italiano viene comunemente tradotto con “conferire potere”, “mettere in grado di”.Empowerment è una parola duplice, in quanto dà nome sia al processo operativo percorso per raggiungere un certo risultato, sia al risultato stesso, caratterizzante lo stesso “empowered” del soggetto. Pur avendo accezioni specifiche in diversi ambiti di applicazione, il termine empowerment può essere inteso come “accrescere la possibilità dei singoli e dei gruppi di controllare attivamente la propria vita”. 

empowerment

Insieme di conoscenze, competenze, modalità

relazionali che consentono a individui e a gruppi di porsi obiettivi, di elaborare strategie per raggiungerli, utilizzando 

risorse esistenti

NELL’ATTIVITA’ SOCIALE E’ IMPORTANTE:

• favorire l’ Empowerment (il singolo individuo è la persona più adeguata a definire e comprendere i suoi bisogni, ad attualizzare le sue risorse, a gestire il suo sviluppo condividendo il suo saper‐fare e le sue risorse con gli altri );

• creare una rete di rapporti in cui ognuno è partner dell’altro:rompere l’isolamento delle famiglie;

• permettere di scoprire,utilizzare e migliorare le proprie competenze educative per favorire la prevenzione primaria;

• valorizzare il ruolo del cittadino dando maggior fiducia nelle sue risorse e nella sua creatività.

IL SISTEMA INTEGRATODI INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI

LEGGE 328/00LEGGE 328/00

•IL CITTADINO NON E’ SOLO UTENTE•LE FAMIGLIE NON SONO SOLO PORTATRICI DI BISOGNO

•LA RETE NON SI RIVOLGE SOLO AGLI ULTIMI ( O AI PENULTIMI)

•L’ASSISTENZA NON E’ SOLO SOSTEGNO ECONOMICO•L’APPROCCIO NON E’ SOLO RIPARATORIO

•IL DISAGIO NON E’ SOLO ECONOMICO•IL SAPERE NON E’ SOLO PROFESSIONALE

“REALIZZAZIONEDEL SISTEMA INTEGRATO

DEGLI INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI”

INTEGRA E RACCORDA IL SISTEMA DEI SERVIZI ALLA PERSONA E LE NECESSITA’ ED I BISOGNI DEI

SINGOLI VENGONO TUTELATI DALLA LEGGEPONE LA SUA ATTENZIONE ALLA

PROGRAMMAZIONE DELLA RETE DEI SERVIZI E AI PIANI DI ZONA

INNOVA LA PROGRAMMAZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI (Comuni singoli o associati)

RENDE LA PROGETTUALITA’ NUOVA METODOLOGIA DELL’INTEGRAZIONE DEI SERVIZI

““La pianificazione costituisce La pianificazione costituisce un processo complessoun processo complesso

i cui elementi determinanti i cui elementi determinanti sono rappresentati dagli sono rappresentati dagli

obiettivi, obiettivi, dalle relazioni di causadalle relazioni di causa--effetto effetto

fra obiettivi e risultati fra obiettivi e risultati e dai vincoli ambientalie dai vincoli ambientali””

(M.Venditti,2004)(M.Venditti,2004)

LA PIANIFICAZIONELa pianificazione nasce con la facoltà umana di ragionare e

valutare le conseguenze delle azioni corrette

GLI ASPETTI PRINCIPALI DELLA GLI ASPETTI PRINCIPALI DELLA PIANIFICAZIONE SONO:PIANIFICAZIONE SONO:

••Il fine aziendale (Mission)Il fine aziendale (Mission)••Gli obiettiviGli obiettivi

••La pianificazione strategicaLa pianificazione strategica••Il decision Making ( processo Il decision Making ( processo

decisorio )decisorio )

PIANIFICAZIONE DIMENSIONALEdi primo livello= Macro

•Volta a sostanziare le decisioni che costituiscono il Sistema Sociale Locale;•Vota a determinare/individuare gli interventi e i servizi da offrire a livello locale.

PIANIFICAZIONE DERIVATAdi secondo livello= Micro (è successiva a quella dimensionale)

•Ha come obiettivo la RILEVAZIONE e successiva determinazione dei BISOGNI( anche inespressi) e la loro relativa trasformazione in domanda sociale, con la conseguente progettazione e offerta di interventi e servizi sociali atti a soddisfare tali bisogni/domanda sociale ( attraverso la definizione di modalità);•Si può considerare PARTECIPATA quando coinvolge una PLURALITA’ di attori ISTITUZIONALI e non;•Le attività svolte sono rappresentate: 1. PROCESSAMENTO DATI 2. ANALISI DELLE INFORMAZIONI 3. ALLOCAZIONE DELLE RISORSE ( Ripartizione del fondo regionale tra i diversi AMBITI territoriali)•CLUSTER ANALISYS: Presuppone CONOSCENZE ANALITICHE e particolari (specificità dei caratteri)

PIANIFICAZIONE PARTECIPATA•Sondaggi d’opinione•Carta per la Cittadinanza Sociale•Carta dei Servizi•Piano di Zona (Art. 19 L. 328/00: Integrazione tra interventi e politiche•Individuazione di Obiettivi Strategici (Aree prioritarie)•CIASCUNA DIMENSIONE E’ CONNESSA ALLE ALTRE. QUANDO I VALORI SI TRADUCONO IN ELEMENTI SI PARLA DI SISTEMA.

( Stame,2001 ripresa anche da Leone,2001.)

STAME IDENTIFICA 3 APPROCCI TEORICI ALLA VALUTAZIONE:

In cui l’elemento di CONFRONTO è rappresentato dagli OBIETTIVI del programma, e la valutazione consiste nel vedere se e in che modo essi siano stati raggiunti grazie al programma di alcune modalità di controllo precedentemente citate.

In cui ci si CONFRONTA con degli STANDARD DI QUALITA’, e la valutazione consiste NEL DARE UN PARERE SU QUANTO SI AVVICINI AGLI STANDARD ( che per es. è adottato nella costruzione di carte dei servizi)

In cui ci si CONFRONTA con ciò che viene considerato un SUCCESSO dagli STAKEHOLDERS, e la valutazione consiste nello spiegare PERCHE’ IN QUELLA SITUAZIONE quel RISULTATO sia considerato tale ( che comprende molte esperienze di valutazione partecipata)

ESPERIENZA COMPLESSIVA DIRIFORMA

TRASFORMAZIONEDEL SISTEMA DI WELFARE STATE

ALLE ATTUALI FORME DI WELFARE COMMUNITY

PROGRAMMAZIONE NELLA REALTA’ LOCALE =

WELFARE

COMUNITY

PASSAGGIO DAL

GOVERNMENT

ALLA

GOVERNANCE

FUNZIONE STATALE

Partnership tra istituzioni e cittadini

Condivisione

Partecipazione attiva

Lo strumento emblematico introdotto dalla legge quadro per programmare il welfare locale è il Piano di 

Zona, che impegna i Comuni a programmare e governare in modo integrato il sistema territoriale dei servizi con il coinvolgimento di cittadini e terzo settore. 

I comuni associati, d'intesa con la ASL e 

secondo le indicazione del piano 

regionale, definiscono il piano di 

zona (art.19)

Strumento unitario Strumento di programmazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali che compete:

Promosso dai Promosso dai diversi diversi soggetti soggetti istituzionali istituzionali e comunitarie comunitari

Per:Per:

ANALISI:quantiANALISI:quanti--qualitativa dei qualitativa dei bisogni e dei problemi della bisogni e dei problemi della popolazionepopolazione

INDIVIDUAZIONE: delle risorse INDIVIDUAZIONE: delle risorse pubbliche, private disponoibili pubbliche, private disponoibili e/o attivabili sul territorioe/o attivabili sul territorio

DEFINIZIONE degli obiettivi e DEFINIZIONE degli obiettivi e delle prioritdelle prioritàà attorno cui attorno cui focalizzare lfocalizzare l’’uso delle risorse uso delle risorse disponibili e attivabili.disponibili e attivabili.

REALIZZAZIONE di modalitREALIZZAZIONE di modalitààorganizzative e gestionali, organizzative e gestionali, flessibili e creative dei flessibili e creative dei servizi, allservizi, all’’interno di interno di unun’’azione programmatoria azione programmatoria unitaria.unitaria.

INDIVIDUAZIONE delle forme INDIVIDUAZIONE delle forme gestionali unitarie e integrate gestionali unitarie e integrate dei servizi a livello dei servizi a livello distrettuale ( es. accordo di distrettuale ( es. accordo di programma e/o delega)programma e/o delega)

Allo STATO Allo STATO

Alle REGIONIAlle REGIONI

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LIVELLI ESSENZIALI

LIVELLI COMPLEMENTARI

Indicatori di contesto: sono indicatori fondamentali che definiscono un profilo sociale locale”, così come definiti dal Piano Sociale Regionale

Indicatori di impatto liveas: sono “ indicatori di performance che necessitano il grado, l’efficacia, ed il volume di prestazione dei livelli essenziali di servizio definiti dagli obiettivi del Piano Sociale Regionale sui bisogni rilevati.

Indicatori di strategia: sono indicatori sintetici che misurano il livello di conseguimento di alcuni obiettivi specifici delle direttrici strategiche regionali.

AREE:1. Famiglia, infanzia e giovani;2. Soggetti diversamente abili;3. Persone anziane;4. Persone soggette ad esclusione

sociale.

Piano Sociale 2011-2013 della Regione Abruzzo: approvate le Linee Guida

In continuità con i precedenti Piani, le macroaree individuate nelle Linee Guida sono:

- Famiglia, infanzia e giovani;- Soggetti diversamente abili;- Persone anziane;- Persone soggette ad esclusione sociale.

Gli obiettivi programmatici delineati nelle Linee Guida sono rappresentati dalla finalità del benessere sociale che viene acquisita attraverso la messa in campo dei seguenti obiettivi programmatici, strettamente correlati al benessere stesso: 1. Prevenzione dei fattori di rischio che possono impedire o allontanare la prospettiva del benessere sociale;2. Consolidamento delle azioni di intervento sul bisogno sociale;3. Favorire l’integrazione tra le prestazioni sociali e le prestazioni sanitarie;4. Perfezionare e razionalizzare le strategie di inclusione dei soggetti in condizione di particolare debolezza sociale e, quindi, esposti ai rischi di marginalità e di esclusione sociale, anche in lezione dell’emergere di situazioni di nuove povertà;5. Sviluppare la cultura e la prassi della valutazione dei risultati, anche in funzione di un sistema di premialità e diffusione di buone prassi.

come fattori strategici di politiche sociali che sono sempre più connesse con le politiche per la salute.

come responsabilizzazione delle reti sociali ( social network locale)come modo di operare in modo sostanziale per un

più alto grado di responsabilizzazione dei cittadini, affinché siano protagonisti ed interpreti dei loro diritti e dei rispettivi doveri di cittadinanza sociale. >come concreta partecipazione della cittadinanza e degli Stakeholders(I sistemi devono aprirsi al territorio, ai portatori di interesse e di competenze. Le sinergie non devono essere semplicemente considerate quale sistema di informazione, ma anche anticamera per il coinvolgimento attivo della cittadinanza).

RETE E TERRITORIORETE E TERRITORIONEL NUOVO NEL NUOVO 

SISTEMA WELFARESISTEMA WELFARE

CITTADINI                      CITTADINI                      

INSIEMEINSIEME

““welfare municipalewelfare municipale””

(Tra le istituzioni pubbliche)

( Istituzioni pubbliche + società=

insieme di soggetti istituzionali collettivi)

Elementi essenziali per produrre la Elementi essenziali per produrre la funzionalitfunzionalitàà della rete sociale:della rete sociale:

Reciproca conoscenza;Rapporti strutturalmente rilevabili, identificabili e misurabili;Funzionalità delle relazioni di scambio;Produzione di una mentalità sulla circolazione di informazioni

corrette;Raccordo operativo con i soggetti all’interno della rete;Rapporti con l’esterno della rete;Sinergia con altri sistemi della rete;Reciprocità e rispetto per gli scambi operativi nelle azioni

mirate;Potenzialità delle risorse territoriali;Analisi dei bisogni

Prospettiva trifocale ( multidimensionalità)

DALLA RETE DALLA RETE PROGETTUALEPROGETTUALE

AL PROGETTO DI RETEAL PROGETTO DI RETE

IO HO UN’IDEA… …DI PREVENZIONE 

MIRATA 

HO UN’ IDEA  IN RETE

BENE…ASCOLTIAMOCI…

PARLIAMONE…

CONFRONTIAM

OCI…

TRADUCIAMO IN 

OPERATIVITA’LA L. 328/00…

IO HO UN’IDEA  

PER LA  SINERGIA

ANALISI E RICOGNIZIONE DELLE RISORSE PRESENTI SUL TERRITORIO

SOMMINISTRAZIONE QUESTIONARIORILEVAMENTO BISOGNI DEI CITTADINI

L’Operatore Socio‐Sanitario nella partecipazione e promozione del benessere sociale

L’assistente sociale deve conoscere i soggetti attivi in campo sociale, sia privati  che pubblici, e ricercarne la collaborazione per obiettivi e azioni comuni che  rispondano in maniera articolata e differenziata a bisogni espressi, superando la logica della risposta assistenzialistica e contribuendo alla promozione di un sistema di rete integrato. 

Sviluppare una rete sociale, dunque, significa credere ad una nuova forza comunicativa che promuove un 

servizio sociosanitario partecipato e dinamico.

Legge n°104 del 1992“Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate

VERSO LA LEGGE 104/92

““La persona handicappata ha diritto alleLa persona handicappata ha diritto alle

prestazioni stabilite in suo favore in relazione prestazioni stabilite in suo favore in relazione

alla natura e alla consistenza della minorazione, alla natura e alla consistenza della minorazione,

alla capacitalla capacitàà complessiva individuale residuacomplessiva individuale residua

e alle all’’efficacia delle terapie riabilitativeefficacia delle terapie riabilitative””

( art. 3 – legge n. 104/92)

•DIAGNOSI FUNZIONALEE’ la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico-

fisico dell’alunno in situazione di handicap.La diagnosi funzionale, essendo finalizzata al recupero del soggetto portatore di

handicap, deve tener conto delle potenzialità registrabili riguardo ai seguenti aspetti:

1. COGNITIVO: esaminato nelle componenti a) livello di sviluppo b)capacitàd’integrazione delle competenze.

2.ASPETTO RELAZIONALE: esaminato nelle componenti a) livello di autostima b)rapporto con gli altri.

3. LINGUISTICO:esaminato nelle componenti: comprensione, produzione dei linguaggi alternativi.

4. SENSORIALE:esaminato nelle componenti: a) tipo e grado di deficit con particolare riferimento alla vista, all’udito e al tatto.

5.MOTORIO PRASSICO:esaminato nelle componenti: motricità globale e motricità fine.6. NEUROLOGICO: esaminato nelle componenti a) memoria b) attenzione c)

organizzazione dello spazio temporale.7.AUTONOMIA PERSONALE E SOCIALE

•PROFILO DINAMICO FUNZIONALE ( Art. 12 L. 104/92)

E’ l’atto successivo alla diagnosi ed indica in via prioritaria, dopo un primo periodo d’inserimento scolastico, il prevedibile livello di sviluppo che l’alunno in situazione di

handicap dimostra di possedere nei tempi brevi ( 6 mesi )e nei tempi medi ( 2 anni).Il Profilo Dinamico Funzionale è redatto dall’UNITA’ MULTIDISCIPLINARE, dai DOCENTI curriculari e dagli INSEGNANTI specializzati della scuola, che riferiscono sulla base diretta osservazione, ovvero in base all’esperienza maturata in situazioni

analoghe, con la collaborazione dei FAMILIARI dell’alunno.Il profilo dinamico funzionale, sulla base dei dati riportati nella diagnosi funzionale,

descrive in modo analitico i possibili livelli di risposta dell’aluno in situazione di handicap riferiti alle relazioni in attp e a quelle programmabile, e comprende

necessariamente:a)la descrizione funzionale dell’alunno in relazione alle difficoltà che l’alunno dimostra di

incontrare in settori diversi;b) l’analisi dello sviluppo potenziate dell’alunno a breve e a medio termine, desunto dall’esame dei seguenti “parametri”, che riassumiamo, indicandoli nel quadro sinottico

come “assi”:

•PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO

Per ogni alunno in situazione di handicap presente nelle scuola, deve essere redatto il piano educativo individualizzato, di durata annuale che può essere

steso entro l secondo mese dell’anno scolastico dopo un giusto periodo d’osservazione.

La redazione del PEI è afffidata al gruppo lavoro handicap della scuola e cioè agli operatori sanitari individuati dalla ASL, agli operatori sociali, al personale curricolare e di sostego della scuola; sono chiamati a fornire collaborazione

anche i genitori e ladove è presente, l’operatore psico-pedagogico.Questo stesso gruppo che redige il PEI,lo sottopone anche a periodiche verifiche ed

adeguamenti. Il PEI è un “documento” nel quale sono descritti gli interventi integrati ed equilibrati tra loro, predisposti per l’alunno in situazioni di

handicap, in un determinato periodo di tempo.

IL PROGETTO ASSISTENZIALE INDIVIDUALIZZATO (P.A.I.)IL PROGETTO ASSISTENZIALE INDIVIDUALIZZATO (P.A.I.)IL PROGETTO ASSISTENZIALE INDIVIDUALIZZATO (P.A.I.)IL PROGETTO ASSISTENZIALE INDIVIDUALIZZATO (P.A.I.)IL PROGETTO ASSISTENZIALE INDIVIDUALIZZATO (P.A.I.)

Il Piano Assistenziale Individualizzato (P.A.I.) contiene la descrizione della condizione socio sanitaria, dei bisogni, degli interventi e degli obiettivi inerenti la persona in stato di bisogno.Una volta redatto il P.A.I. definitivo, questo deve essere aggiornamento periodicamente.Nella definizione degli obiettivi, devono essere indicate le verifiche periodiche di valutazione del progetto assistenziale.Il P.A.I. rappresenta il progetto globale a favore della persona in cui vengono esplicitati i bisogni sanitari, sociali e assistenziali.Il PAI rappresenta lo strumento multiprofessionale da cui attingere gli obiettivi programmati, quelli realizzati e quelli da raggiungere.

Fondamentale è la competenza dell’OSS nell’interazione con l’èquipe assistenziale

per poter programmare un piano assistenziale individualizzato

che fotografi adeguatamente lasituazione della ‘persona in stato di bisogno’.

Risultano necessarie: •l’osservazione in cui vengono indicati la raccolta dati e l’analisi del contesto.•La pianificazione in cui è importante esporre l’obiettivo, il tipo di intervento,

i mezzi e gli strumenti impiegati, i tempi (medio/lungo termine), le figure coinvolte.

•L’intervento•La verifica dei risultati attesi( obiettivi raggiunti/non raggiunti)

•La ripianificazione( se gli obiettivi non sono stati raggiunti)

Sintesi della diagnosi, definizione del problemaFinalità generaleObiettivo specifico 1Obiettivo specifico 2Attività da svolgere per raggiungere gli obiettiviMezzi e strumenti usatiRisorseTempi di realizzazioneMetodi e frequenza per la verifica  ex ante, in itinere ed ex post.

L’integrazione sociosanitaria costituisce una prioritàstrategica della programmazione regionale, sia sociale che sanitaria, perché essa è “condizione indispensabile per riuscire a dare risposta ai bisogni complessi di assistenza, in quanto dipendenti da disturbi, patologie o problemi legati alla componente psicologica, sociale, familiare, relazionale e lavorativa, agli stili di vita e ai fattori ambientali. I Distretti Sanitari di Base si stanno organizzando per l’individuazione del Punto Unico di Accesso.

Il Punto Unico di Accesso rappresenta, una risorsa a disposizione del cittadino

e degli stessi operatori per indicare i percorsi previsti per affrontare

i bisogni di salute sociali e sanitari espressi in modo unitario ed integrato.

La L. 328/2000, il Piano Sociale Nazionale,il Piano Sociale Regionale,

individuano il Punto Unico di Accesso come “una risorsa a disposizione del cittadino

e degli operatori, per mirarei percorsi più efficaci al fine di affrontare i bisogni

di ordine sanitario, sociale e sociosanitario, in modo unitario ed integrato.

E' definito come una modalitàorganizzativa concordata tra Distretto ed Ambito Sociale.

• Garantire ai cittadini ed agli operatori una porta unitaria di accesso ai servizi sociosanitari del territorio • Garantire una capillare azione informativa sui percorsi assistenziali, sociali e sociosanitari • Garantire l'invio all'UVM per la valutazione del bisogno sociosanitario e per l'eventuale presa in carico • Garantire la continuità del percorso assistenziale

Il modello organizzativo e operativo, alla luce delle esperienzelocali, dovrà essere implementato insieme alla definizione dei piani di zona e degli altri strumenti di programmazione locale (quali ad esempio il piano della famiglia, ai sensi della L.R. 95/1995 dovrà essere posta particolare attenzione – pur nel rispetto degli obiettivi e delle strategie individuate dal PianoSociale Regionale –nell’ottimizzare le risorse disponibili (stimolando l’attivazione di tutte le opportunità della comunitàlocale),evitare gli sprechi e le duplicazioni degli interventi, riequilibrare le risposte a livello territoriale (creando una rete di servizi ed interventi flessibili), garantire livelli essenziali e uniformi di assistenza anche nelle aree svantaggiate.

L’integrazione sociosanitariaL’accesso alle prestazioni sociosanitarie avviene attraverso il PUA. Si realizza, ai fini dell’unitarietà di accesso, a livello distrettuale esi articola concretamente sul territorio attraverso i Segretariati Sociali.

Svolge funzioni di: servizi di sportello informativo, orientamento alla domanda, accettazione delle richieste sociosanitarie, attività di prima istruttoria dei bisogni complessi: la richiesta può avvenire tramite: il distretto interessato, il medico per libera scelta, l’unità operativa ospedaliera, lafamiglia, il vicinato, il volontariato, il servizio sociale… La richiesta deve essere

effettuata attraverso una specifica modulistica elaborata ad hoc. L’UVM, composta da personale sanitario e sociale, ha il compito di effettuare: la valutazione unitaria del bisogno, la presa in carico, la definizione del PAI, l’individuazione del Responsabile della presa in carico e del referente familiare, la condivisione del progetto col paziente e/o i suoi familiari,la verifica per la realizzazione del progetto.

Tra i Livelli Essenziali Generali troviamo anche il Servizio di Segretariato Socialeche è un servizio informativo e di orientamento per tutti i cittadini, completamente gratuito, capace di adempiere in maniera soddisfacente alle richieste degli utenti. Costituisce la sede di “primo ascolto” e di accoglienza della domanda del cittadino. Ha l’obiettivo di fornire informazioni sull’esistenza, sul tipo e sui metodi per accedere alle varie risorse sociali; svolge un’attività di consulenza, orientamento e indirizzo, ma anche una funzione di osservatorio sociale.

L’Assistenza domiciliare intergrata si pone l’obiettivo di attivare interventi

e prestazioni socio-assistenziali e sanitari integrati finalizzati a mantenere l’utente nel proprio domicilio.

Questa azione è strettamentecollegata a quella dell’area anziani e dell’area disabili, i

n quanto l’intervento rivolto alle suddette tipologie di utenti, ha gli stessi scopi e cioè quello di consentire la permanenza

nel proprio domicilio di persone che abbiano perduto in parte o completamente l’autosufficienza evitando ricoveri in strutture residenziali..

L’attivazione del PUA e dell’UVM costituisce ilprimo passo per una pianificazione gestionale delle attività integrate.

Sarà l’UVM con l’elaborazione di PAI a stabilire quali interventi e prestazioni sono utili per ogni singolo utente

(Assistenza domiciliare, ADI, assegno di cura, inserimento in strutture residenziali…)

Tra i livelli Essenziali Generali troviamo anche grande risalto peril Servizio Sociale Professionale

che è un servizio di base finalizzato all’analisi della domanda,

alla presa in carico dell’utente, all’attivazione delle risorse in rete, all’accompagnamento nel percorso

intrapreso per la risoluzione del problema. E’ un servizio gratuito,

aperto a tutta la comunitàed è costituito al fine

di prevenire e rimuovere le cause che ostacolano lo sviluppo della persona attraverso prestazioni atti a garantire ad ognuno

mezzi adeguati per il superamento delle difficoltà.

CIAO….E… BUONA 

SINERGIA!!!!!!!