FONTI CLASSICHE PER POMPEI, ERCOLANO, STABIA ED ......avviene per Ercolano che è detta...

65
NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia III. Fonti Classiche Pagina | 1 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae, Roma 2012. FONTI CLASSICHE PER POMPEI, ERCOLANO, STABIA ED IL VESUVIO n primo tentativo di raccolta delle testimonianze classiche lo fece A.W. Van Buren, A Companion to the study of Pompeii and Herculaneum, Rome 1933 e seconda edizione qualche anno dopo, Rome 1938. Molto più completa e omogenea la raccolta fatta da Benito Iezzi, Pompei, Ercolano, Stabiae: le testimonianze classiche, per la mostra bibliografica: Pompei Ercolano Stabiae Oplontis LXXIX-MCMLXXIX, Napoli, Bibl. Univ., 1984, pp. 9-70, da cui ho attinto anch’io a piene mani, completando e variando i testi onde ho ritenuto opportuno farlo. Lo stesso vale per le traduzioni italiane che accompagnano i testi. Ho raccolto in primo luogo una selezione di testimonianze degli autori classici in cui vengono nominate Pompei, Ercolano, Stabia, il Sarno ed il Vesuvio. Mentre le città di Stabia («Stabios» nella Tab. Peutingeriana) e di Pompei («Pompeis» nella Tab. Peutingeriana) vengono ricordate con quasi assoluta uniformità, non così avviene per Ercolano che è detta «Herculaneum», «Herculanum», «Herculanium», «Herclanium» ecc. Non meno diversità troviamo nella denominazione del Vesuvio che è detto non solo «βέσβιον» nella sua forma greca e nella più comune latina «Vesuvius» (Varrone), ma anche «Vessuvius» (Sisenna), «Vesuvinus» (Stazio), «Vesaevus» (Stazio e Virgilio), «Vesevus» (Valerio Flacco), «Vesvius» (Columella e Valerio Flacco), «Vesbius» (Marziale), «Vesubius» ed altre forme ancora più difformi derivate da quelle elencate. Per tutte le fonti classiche sul Vesuvio da consultare l’ottimo volume di Enrico Renna, Vesuvius Mons, Napoli 1992 dove nelle pp. 128-133 le fonti sono raccolte in ordine cronologico. Lo studio del Renna sostituisce, aggiorna e completa il precedente contributo di P. Presse, Ein Wort zur Vesuvgestalt und Vesuvtätigkeit im Altertum, Klio 27 (= N.S. 9), Leipzig 1934, pp. 295-310. Per le testimonianze classiche sul fiume Sarno cfr. V. Iorio, Il Sarno, 2002, pp 9-21. Ho creduto anche opportuno accompagnare i testi classici con la relativa traduzione in italiano. Dopo le testimonianze degli autori classici abbiamo raccolto diverse testimonianze epigrafiche che riguardano direttamente i fatti di Pompei e le altre città campane conquistate da Silla, semidistrutte dal terremoto del 62 d. C. e da altri non ben inquadrati cronologicamente, e poi sepolte dal Vesuvio. Appianus Alexandriae (Nato ad Alessandria d’Egitto nel 95 d.C. Visse nel II sec. d.C.) U

Transcript of FONTI CLASSICHE PER POMPEI, ERCOLANO, STABIA ED ......avviene per Ercolano che è detta...

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 1 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    FONTI CLASSICHE

    PER POMPEI, ERCOLANO, STABIA ED IL VESUVIO

    n primo tentativo di raccolta delle testimonianze classiche lo fece A.W. Van Buren, A Companion to the study of Pompeii and Herculaneum, Rome 1933 e seconda edizione qualche anno dopo, Rome 1938. Molto più completa e omogenea la raccolta fatta da Benito Iezzi, Pompei, Ercolano,

    Stabiae: le testimonianze classiche, per la mostra bibliografica: Pompei Ercolano Stabiae Oplontis LXXIX-MCMLXXIX, Napoli, Bibl. Univ., 1984, pp. 9-70, da cui ho attinto anch’io a piene mani, completando e variando i testi onde ho ritenuto opportuno farlo. Lo stesso vale per le traduzioni italiane che accompagnano i testi.

    Ho raccolto in primo luogo una selezione di testimonianze degli autori classici in cui vengono nominate Pompei, Ercolano, Stabia, il Sarno ed il Vesuvio.

    Mentre le città di Stabia («Stabios» nella Tab. Peutingeriana) e di Pompei («Pompeis» nella Tab. Peutingeriana) vengono ricordate con quasi assoluta uniformità, non così avviene per Ercolano che è detta «Herculaneum», «Herculanum», «Herculanium», «Herclanium» ecc. Non meno diversità troviamo nella denominazione del Vesuvio che è detto non solo «βέσβιον» nella sua forma greca e nella più comune latina «Vesuvius» (Varrone), ma anche «Vessuvius» (Sisenna), «Vesuvinus» (Stazio), «Vesaevus» (Stazio e Virgilio), «Vesevus» (Valerio Flacco), «Vesvius» (Columella e Valerio Flacco), «Vesbius» (Marziale), «Vesubius» ed altre forme ancora più difformi derivate da quelle elencate. Per tutte le fonti classiche sul Vesuvio da consultare l’ottimo volume di Enrico Renna, Vesuvius Mons, Napoli 1992 dove nelle pp. 128-133 le fonti sono raccolte in ordine cronologico. Lo studio del Renna sostituisce, aggiorna e completa il precedente contributo di P. Presse, Ein Wort zur Vesuvgestalt und Vesuvtätigkeit im Altertum, Klio 27 (= N.S. 9), Leipzig 1934, pp. 295-310. Per le testimonianze classiche sul fiume Sarno cfr. V. Iorio, Il Sarno, 2002, pp 9-21.

    Ho creduto anche opportuno accompagnare i testi classici con la relativa traduzione in italiano.

    Dopo le testimonianze degli autori classici abbiamo raccolto diverse testimonianze epigrafiche che riguardano direttamente i fatti di Pompei e le altre città campane conquistate da Silla, semidistrutte dal terremoto del 62 d. C. e da altri non ben inquadrati cronologicamente, e poi sepolte dal Vesuvio.

    Appianus Alexandriae (Nato ad Alessandria d’Egitto nel 95 d.C. Visse nel II sec. d.C.)

    U

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 2 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    Bella Civilia o Historia Romana (Scritto prima del 163 d.C. Cfr. Appiani Historia Romana. Edit. L. MENDELSSOHN. Leipzig, Teubner, 1881; E. Gabba, Appiano e la storia delle guerre civili, Firenze 1956; E. GABBA, Appiani bellorum civilium liber primis, Firenze 1967).

    I, 39. (I pompeiani vengono nominati tra le popolazioni in rivolta contro Roma nel 90 a. C.) ... Μάρσοι τε καὶ Παιλιγνοì καὶ Ούηστϊνοι καὶ Μαρρουκϊνοι, καὶ έπὶ τούτοις Πικεντϊνοι καὶ Φρεντανοὶ καὶ ‘Ιρπϊνοι καὶ Πομπηιανοὶ...

    I, 42. (Papio, luogotenente di Silla, conquistò Stabia, nell’anno 665 di Roma, 89 a.C., 30 aprile. Stabia fu occupata, saccheggiata e distrutta) Πάπιος δὲ καὶ Σταβίας εἶλε καὶ Μινόερνον καὶ Σάλερνον, ἥ ‘Ρωμαίων ἂποικος ἦν. «Papio prese anche Stabia, oltre a Minturno e Salerno, che era una colonia dei Romani».

    I, 50. (Silla si accampa vicino ai monti di Pompei, che sarà spugnata nel 89 a.C.) ...Μάρσοιϛ πολεμῶν άνηρέθη, Λεύκιος δὲ Κλοέντιος Σύλλα περὶ τὰ Πομπαῑα ὂρη

    στρατοπεδεύοντι μάλα καταϕρονητικῶς ἀπὸ σταδίων τριῶν παρεστρατοπέδενεν

    I, 116-120. (Parlando della rivolta di Spartaco ricorda le sue scaramucce sul Vesuvio, senza però nominare, né Pompei né le vicinanze) τὸ Βέσβιον ὄρος

    Apuleius, Lucius De mundo (Scritto nel 146 d.C. Cfr. BEAUJEU, Apulée, Opuscules philosophiques et fragments. Paris 1973, pp. XXIX seg. e 326).

    XVII, 326. Nam quibusdam sub terris occulti sunt spiritus, et frantes iniddem suspirant: ut Lipara

    Aeolia, Aetna, ut Vesuvius etiam noster solet.

    (Parlando della concomitanza di fenomeni sismici e fenomeni vulcanici ricorda anche il Vesuvio)

    Ausonius, Decimus Magnus (Gallia, Bordeaux ca. 310-393/4 d.C.)

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 3 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    Mosella (scritto nel 370-371 d.C., ricorda i vigneti del Vesuvio) 210. ...perque vaporiferi graditur vineta Vesevi Boethius, Anicius Manlius Torquatus Severinus (Roma ca. 480 - Pavia 526) De consolatione philosophiae (In questa opera del 524 d.C. troviamo una delle ultime referenze per l’attività del Vesuvio nella letteratura classica).

    I, 4,7-8. Quisquis composito serenus aevo Fatum sub pedibus egit superbum Fortunamque tuens utramque rectus Invictum potuit tenere vultum, Non illum rabies minaeque ponti Versum funditus exagitantis aestum Nec ruptis quotiens vagus caminis Torquet fumificos Vesaevus ignes Aut celsas soliti ferire turres Ardentis via fulminis movebit. «Chi sereno per un’esistenza ben regolata s’imposse al fato superbo e poté serbare un volto impassibile riguardando senza incertezza la buona e l’avversa sorte, costui non sarà scosso dalla rabbia e dalle insidie del mare che dal profondo sommuove il flutto, né dall’instabile Vesuvio ogni qualvolta dalle bocche squarciate sprizza fiamme dense di fumo, né dal percorso del fulmine ardente aduso a colpire le alti torri».

    Cassiodorus, Flavius Magnus Aurelius (Squillace ca. 490 - Vivarium, Calabria ca. 583) Variae (Raccolta pubblicata nel 537. Cfr. Cassiodori Senatoris variae. Recensuit TH. MOMMSEN. Berolini, 1894, p. 349).

    IV, 50, 5. Campani Vesuvii montis hostilitate vastati clementiae nostrae supplices lacrimas profuderunt ut agrorum fructibus enudati subleventur onere tributariae functionis... (Narra di un’eruzione del Vesuvio, probabilmente occorsa nel 505 d.C. in una lettera inviata a §Fausto prefetto del Pretorio). Cfr. PIERONI, PAOLO, Un’eruzione del Vesuvio: nota a Cassiod. “Var.” 4, 50, 5, Studi

    classici e orientali 51, 2005 (ma pubbl. a Pisa 2009), pp. 217-224 (l’autore propone di correggere la comune lezione «harenarum sterile», riferito alle ceneri sterili del

    Vesuvio, con «harenarum subtile».

    XI, 10, 1. Remedia Lactarii montis eum iussit expetere, ut, cui medela humana nil [nihil] profuit, vulgati loci beneficia subvenirent…

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 4 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    Huic igitur ferocissimae passioni beneficium montis illius divina tribuerunt...

    (Si ordina al Canceliere reale di avvertire al prefetto della Campania del viaggio di un giovane cortigiano, di nome Davo, ammalato di tisi, che si recherà a Stabia per guarirsi con il latte dei Monti Lattari. Parla della salubrità dei Monti Lattari nelle vicinanze di Stabiae e delle qualità curative del suo latte: “Offrite il danaro e i mezzi necessari al latore di questa lettera affinché, cibandosi a Stabia di salubri sostanze, possa rinvigorire la sua gioventù con lo stesso alimento con sui si nutrì infante”… “Gli ha comandato di sperimentare i rimedi dei Monti Lattari, affinché colui, al quale nessuna medicina umana aveva giovato, potesse sperimentare i benefici di un luogo così famoso”… “Lì la salubrità dell’aria, d’accordo con la fecondità del pingue suolo, produce erbe fornite di dolcissime qualità. Perciò la turba delle mucche, ingrassata da questi pascoli, produce del latte di così grande effetto salutare che a coloro ai quali tanti consigli di medici a nulla valsero, solo questa bevanda sembra recar giovamento”); cfr. A. W. Van Buren, The Terapeutic Springs of Stabiae, Bullett. Assoc. Int. Studi Mediterranei 2, 1931, p. 19.

    Cato, Marcus Porcius (Tuscolo 234 - Roma 149 a. C.) De agri cultura (Cfr. KEIL HEINRICH, M. Porci Catonis de agri cultura liber. M. Terenti Varronis rerum rusticarum libri tres. Lipsiae. Teubner. 1884, vol. 1, pp. 21, 35, 83).

    VIII, 1. Ficos mariscas in loco cretoso et aperto serito, africanas et herculaneas, sacontinas, hibernas, tellanas atras pediculo longo, eas in loco crassiore aut stercorato serito. «Pianterai i fichi marisci in terreno argilloso ed esposto, mentre in terreno più grasso o concimato con lo sterco gli africani e gli ercolanesi, i vernerecci, i saguntini, i tellani neri dal lungo picciolo».

    XXII, 3. (Trapetus) Pompeis emptus ornatus HS. CCCXXCIII; vecturam HS. CCXXC. «A Pompei un frantoio già allestito è stato comperato per 384 sesterzi; ne sono occorsi 280 per il trasporto». [Nel paragrafo successivo, comparando sempre le diverse tariffe dei frantoi, annota: “tantidem emitur Pompei”].

    CXXXV, 2. Trapeti Pompeis, Nolae ad Rufri maceriam. (Pompei è ricordata come mercato di frantoi, oltre a Nola).

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 5 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    Cicero, Marcus Tullius (Arpino 106 a.C. - Formia 43 a.C. Possedeva una villa a Pompei, da lui chiamata Pompeianum. Risultano scritte in questa villa diverse sue lettere: Ad Atticum V,2; VII,4; XIV,17,18 & 19; XVI,3 & 7; Ad familiares IX,14 e XII,1) Academica priora (Cfr. Le dispute accademiche, a cura di RAFFAELLO DEL RE. Milano, Mondadori).

    II, 9. Quibus de rebus et alias saepe nobis multa quaesita et disputata sunt et quondam in Hortensi villa quae est ad Baulos, cum eo Catulus et Lucullus nosque ipsi postridie venissemus quam apud Catulum fuissemus. Quo quidem etiam maturius venimus, quod erat constitutum, si ventus esset Lucullo in Neapolitanum, mihi in Pompeianum navigare. «Su questi argomenti ho fatto molte indagini e dispute, una volta nella villa di Ortensio presso Bacoli, dove eravamo Catulo Lucullo ed io nel giorno successivo a quello in cui eravamo andati da Catulo. E a dire il vero giungemmo là molto per tempo, perché si era stabilito che, se ci fosse stato vento favorevole, Lucullo salpasse per la sua villa di Napoli, io per la mia di Pompei».

    II, 80. Ego Catuli Cumanum ex hoc loco cerno; regionem video, Pompeianum non cerno, neque quicquam interiectum est quod obstet, sed intendi acies longius non potest. «Io scorgo da questa distanza la villa cumana di Catulo, vedo la regione che mi sta di fronte, ma non intravvedo la villa di Pompei, anche se di mezzo non è frapposto nulla che ostacoli la visione, ma bensì la forza dell’occhio non può arrivare più lontano di quel punto».

    Ad Atticum (Cfr. Ciceros’s Letters to Atticus. Ed. by D. R. SHACKETON BAILEY. 5 voll. più 1 di Indices. Cambridge. Univ. Press. 1965 (I-II) – 1966 (V) – 1968 (III-IV) – 1970 (Indices).

    I, 20, 1. (Roma, dopo il 12 maggio 60 a.C.) Cum e Pompeiano me Romam recepissem a.d. IIII Id. Mai. Cincius noster eam mihi abs te epistulam reddidit quam tu Id. febr. dederas. «Il 12 maggio, rientrato a Roma dalla villa di Pompei, il nostro Cincio mi consegnò quella lettera che tu gli desti il 13 febbraio».

    II, 1, 11. (Anzio (?), ca. 3 giugno 60 a.C.) Tusculum et Pompeianum valde me delectant... «Le ville che possiedo a Tuscolo e Pompei mi piacciono assai».

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 6 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    II, 4, 6. (Anzio, aprile 59 a.C.) Nos circiter kalendas aut in Formiano erimos aut in Pompeiano. Tu, si in Formiano non erimus, si nos amas, in Pompeianum venito. Id et nobis erit periucundum et tibi non sane devium. «Verso il principio del mese noi saremo a Formia o a Pompei. Se non saremo nella villa di Formia procura di raggiungermi in quella di Pompei. Per noi sarà un grande piacere e per te un giretto da nulla».

    IV, 9, 2. (Napoli, 27 aprile 55 a.C.) A.d. IIII Kal. Mai. iens in Pompeianum bene mane haec scripsi. «Il 28 aprile di buon mattino, andando nella mia villa di Pompei, ti ho scritto queste cose».

    V, 2, 1. (Pompei, 10 maggio 51 a.C.) A.d. VI Id. Mai. cum has dabam litteras, ex Pompeiano proficiscebar ut eo die manerem in Trebulano apud Pontium. «Oggi, 10 di maggio, ti scrivo mentre sto per partire da Pompei al Trebulano, dove passerò la giornata presso Ponzio».

    V, 3, 1. (Trebula, 11 maggio 51 a.C.) Eodem autem exiens e Pompeiano Philotimo dederam ad te litteras. «Lo stesso giorno poi, partendo dalla mia villa di Pompei, diedi a Filotimo una lettera per te».

    VII, 4, 2. (Cuma (?), ca. 13 dic. 50 a.C.) Pompeium vidi IV Id. Dec. «Arrivai alla mia villa pompeiana l’8 di dicembre».

    X, 15, 4. (Cuma, 10 o 12 maggio 49 a.C.) Ego, dum panes et cetera in navem parantur, excurro in Pompeianum. «Io, mentre si fa rifornimento di pane e di altro per la navigazione, faccio un salto nella mia villa di Pompei».

    X, 16, 4. (Cuma, 14 maggio 49 a.C.) Ego, ut minuerem suspicionem profectionis aut cogitationis meae, profectus sum in Pompeianum a.d. III Id. ut ibi essem dum quae ad

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 7 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    navigandum opus essent pararentur. Cum ad villam venissem, ventum est ad me: centuriones trium cohortium, quae Pompeiis sunt, me velle postridie convenire – haec mecum Ninnius noster –, velle eos mihi se et oppidum tradere. «Io, per attenuare il sospetto sulla mia partenza e sul mio proposito, partii per la mia villa di Pompei il 13 con l’intenzione di restarvi fino a quando non fosse stato approntato il necessario alla navigazione. Giunto alla villa, mi si venne a dire che i centurioni delle tre coorti, che sono a Pompei, volevano incontrarmi l’indomani. Il nostro Ninnio mi confidò che intendevano affidare nelle mie mani loro stessi e la città».

    XIII, 8. (Tuscolo, 9 giugno 45 a. C.) Velim... alicui des negotium qui quaerat Q. Staberi fundus num quis in Pompeiano Nolanove venalis sit. «Vorrei che dessi incarico a qualcuno di appurare se Q. Staberio mette in vendita qualche suo fondo nell’agro nolano o pompeiano».

    XIV, 15, 3 (4). (Pozzuoli, 1 maggio 44 a.C.) Piliae nostrae villam totam quaeque in villa sunt trado, in Pompeianum ipse proficiscens Kal. Mai. «Mi son trattenuto nel Pompeiano agli inizi di maggio».

    XIV, 16, 1. (Pozzuoli, 2 maggio 44 a.C.) Perpaucis diebus in Pompeiano, post in haec Puteolana et Cumana regna enavigare. «Me ne andrò pochissimi giorni nella mia villa pompeiana, quindi riprenderò il mare per questi miei regni puteolano e umano».

    XIV, 17, 1 e 3. (Pompei, 3 maggio 44 a.C.) In Pompeianum veni V Non. Mai., cum pridie, ut antea ad te scripsi, Piliam in cumano conlocavissem. Quintus filius ad patrem acerbissimas litteras misit, quae sunt ei redditae cum venissemus in Pompeianum. «Sono giunto alla villa di Pompei il 3 maggio, avendo sistemato il giorno precedente, come già ti scrissi, Pilia nella casa di Cuma. Il figlio Quinto mandò al padre una lettera tristissima, che gli fu recapitata appena giungemmo nella villa di Pompei».

    XIV, 18, 1. (Pompei, 9 maggio 44 a.C.) Atque ego ad eum VIII Id. litteras dederam bene mane, eodem autem die tuas litteras vesperi acceperam in Pompeiano...

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 8 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    «Ho spedito una lettera per lui ieri mattina, 8 maggio, e nello stesso giorno, di sera, ho ricevuto le tue lettere, qui a Pompei».

    XIV, 18, 4. (Pompei, 9 maggio 44 a.C.) Ego ex Pompeiano VI Id. Mai. cogitabam. «Penso di partire il 10 maggio dalla mia villa di Pompei».

    XIV, 19, 1. (Pompei, 8 maggio 44 a.C.) Non. Mai. cum essem in Pompeiano, accepi binas a te litteras, alteras sexto die, alteras quarto. «Il 7 maggio, quand’ero nella mia villa a Pompei, ho ricevuto due tue lettere, l’una dopo sei giorni, l’altra dopo quattro».

    XIV, 20, 1, 2, 4. (Pozzuoli, 11 maggio 44 a.C.) E Pompeiano navi advectus sum in Luculli nostri hospitium VI Id. hora fere tertia. De tuo autem Buthrotio, cum in Pompeiano essem, Misenum venit Antonius... Cum Pansa vixi in Pompeiano. «All’incirca verso le otto, il giorno 10, sono andato in nave dalla mia villa pompeiana al rifugio del nostro Lucullo. Poi, riguardo al tuo Butrotio, mentre io ero nella mia villa a Pompei, Antonio è venuto a Miseno... Ho dimorato con Pansa nella villa di Pompei».

    XV, 1, 2. (Pozzuoli, 17 maggio 44 a.C.) De Antonio, iam antea tibi scripsi non esse eum a me conventum. Venit enim Misenum cum ego essem in Pompeiano. «Già precedentemente ti ho scritto non essere riuscito a contattare Antonio. Venne egli a Miseno mentre io ero a Pompei».

    XV, 2, 4. (Pozzuoli, 11 luglio 44 a. C.) Cassius cum classicula sua venerat. Ego cum eum vidissem, III (Idus) in Pompeianum cogitabam, inde Aeculanum. «Cassius è arrivato con la sua squadriglia marittima. Dopo averlo veduto ho deciso andare a Pompei, e poi a Aeclano».

    XVI, 3, 6. (Pozzuoli, 17 luglio 44 a.C.) Haec ego conscendens e Pompeiano tribus actuariolis decemscalmis.

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 9 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    «Ho scritto questo sul punto d’imbarcarmi dalla mia villa di Pompei».

    XVI, 6, 1. (Vibo, 25 luglio 44 a.C.) Veni igitur ad Siccam octavo die e Pompeiano, cum unum diem Veliae constitissem. «Così sono arrivato a Sicca otto giorni dopo la partenza dalla mia villa di Pompei, facendo sosta un giorno solo a Velia».

    XVI, 7, 8. (Pompei, 19 agosto 44 a.C.) Haec scripsi navigans cum Pompeianum accederem XIIII Kal. «Ho scritto queste cose navigando verso la mia villa di Pompei. 19 agosto».

    XVI, 11, 6. (Pozzuoli, 5 novembre 44 a.C.) Ego me, ut scripseram, in Pompeianum non abdidi, primo tempestatibus quibus nil taetrius; deinde ab Octaviano cottidie litterae ut negotium susciperem, Capuam venirem, itirum rem publicam servarem, Romam utique statim. «Quanto a me, non mi sono rintanato nella mia villa di Pompei come ti avevo scritto, prima di tutto per il cattivo tempo: non ho mai visto una stagione peggiore; poi le lettere che ricevo ogni giorno da Ottaviano: vuole che riprenda in mano le redini, che vada a Capua, che salvi un’altra volta la Repubblica: a Roma, in ogni modo, subito».

    Ad familiares (Cfr. M. Tulli Ciceronis epistulae ad familiares. Libri I-XVI. Edit. D. R. SHACKLETON BAILEY. Stuttgardiae, Teubner, 1988; CICERONE, Lettere, introd. di LUCA CANALI, trad. comm. e scelta di RICCARDO SCARCIA, Milano, BUR Rizzoli, 1981).

    VII, 1, 1. (A Marco Mario, Roma, sett. 55 a.C.) (Cfr. Cav. DE CESARE, in: MemErcol 4, Parte prima, Napoli 1852, pp. 253-257 e R. G. BÖHM in: La regione sotterrata dal Vesuvio…, Napoli 1982, pp. 241-253). Neque tamen dubito quin tu ex illo cubiculo tuo, ex quo tibi Stabianam perforasti et patefecisti scenam [altri ‘sinum’], per eos dies matutina tempora spectiunculis consumpseris, cum illi interea, qui te istic reliquerant, spectarent communes mimos semisomni. «Non dubito che tu da quella tua stanza, dove hai aperto una finestra e ammiri il golfo stabiano, in questi giorni abbia passato le ore della mattinata in letture di poco conto

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 10 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    mentre, intanto, quelli che ti avevano lasciato là guardavano mezzo assonnati, volgari istrioni». Cfr. BRACCO, VITTORIO, Antiquitates nuper repertae. Stabianam perforasti et patefecisti

    scaenam, Latinitas 17, 1969, pp. 67-70.

    VII, 3, 1. (A Marco Mario, Roma, aprile 46 a.C.). Nam a.d. III(I) Id. Mai. Lentulo et Marcello consulibus, cum in Pompeianum vesperi venissem, tu mihi sollicito animo praesto fuisti. «Difatti, il 12 maggio, consoli Lentulo e Marcello, giunto io di sera nella mia villa a Pompei, ti presentasti a me con animo turbato».

    VII, 4. (A Marco Mario, Cuma, agosto 46 a.C.) A.d. XIII K. in Cumanum veni cum Libone tuo, vel nostro potius. In Pompeianum statim cogito, sed faciam ante te certiorem. «Il 19 agosto son venuto nella villa di Cuma col tuo o meglio nostro Libone. Intendo portami subito alla villa di Pompei, ma te ne informerò con anticipo».

    IX, 25, 3. (A Lucio Papirio Peto, Laodicea, marzo 50 a.C.) Is, cum ad me Laudiceam venisset mecumque ego eum esse vellem, repente percussus est atrocissimis litteris, in quibus scriptum erat fundum Herculanensem a Q. Fabio fratre proscriptum esse, qui fundus cum eo communis esset. «Egli, venuto da me a Laodicea e desiderando io che si trattenesse con me, fu scosso all’improvviso da una tristissima lettera, nella quale si faceva noto che il podere di Ercolano, in comune tra i due, era stato messo in vendita dal fratello Q. Fabio».

    XII, 20. (Roma, settembre 44 a.C.) Quam quidem contumeliam villa pusilla iniquo animo feret, nisi in Cumano et Pompeiano reddideris πάντα περὶ πάντων. «Questo è un affronto che la minuscola villa (di Sinuessa) non ti perdonerà se non farai onorevole ammenda con il mio Cumano e il mio Pompeiano».

    Ad Quintum fratrem (Cfr. M. Tulli Ciceronis epistulae ad Quintum fratrem epistulae ad M. Brutum..., Edidit D. R. SHACKLETON BAILEY. Stuttgardiae, Teubner, 1988).

    II, 6 (5), 4. (In viaggio per Anagni il 9 aprile. 56 a. C) A.d. VI Id. Apr. ante lucem hanc epistulam dictaveram conscripseramque in itinere, ut eo die apud T. Titium in Anagnino manerem. Postridie autem in Laterio cogitabam, inde, cum in Arpinati

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 11 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    quinque dies fuissem, ire in Pompeianum, rediens auspicere Cumanum ut quoniam in Non. Mai. Miloni dies prodic(t)a est, prid. Non. Romae essem teque, mi carissime et suavissime frater, ad eam diem, ut sperabam, viderem. «Ho dettato e scritto questa lettera l’8 aprile, prima dell’alba, in viaggio con l’intenzione di trattenermi quest’oggi da T. Tizio nella sua villa di Anagni; domani penso di essere a Laterio, da qui fatta una sosta di cinque giorni nella villa di Arpino, raggiungerei quella di Pompei. Al ritorno conto di dare un’occhiata alla villa cumana in modo da essere a Roma il 6 maggio, poiché Milone è citato a giudizio per il giorno 7, e rivederti, come spero, fratello dilettissimo e dolcissimo».

    II, 13 (12), 1. (Cuma o Pompei, maggio del 54 a.C.) Ego me in Cumano et Pompeiano, praeter quam quod sine te, ceterum satis commode oblectabam, et eram in isdem locis usque ad Kal. Iun. futurus. Scribebam illa quae dixeram, πολιτιχά, spirrum sane opus et operosum. Sed si ex sententia successerit, bene erit opera posita; sin minus, in illud ipsum mare deiciemus quod spectantes scribimus... «Mi sono trattenuto nel Cumano e nel Pompeiano, con assai diletto, nonostante la tua assenza, e vi resterò fino al primo giugno, occupato nella scrittura sulla «Politica», opera ponderosa e faticosa...»

    De lege agraria

    II, 36. Haec [sacella] lege tribunicia xviri vendent. Accedet eo mons Gaurus, accedent salicta ad Minturnas, adiungetur et illa via vendibilis Herculanea* multarum deliciarum et magnae pecuniae, permulta alia quae senatus propter angustias aerari vendenda censuit, consules propter invidiam non vendiderunt. «I decemviri venderanno questi sacelli valendosi di una legge tribunizia. Vi si aggiungeranno il Monte Gauro, i saliceti presso Minturno, quella via che prende nome da Ercole, molto amena e grandemente remunerativa, che si venderà facilmente, e moltissimi altri beni che il senato stabilì di vendere per le ristrettezze dell’erario, ed i consoli per tema d’impopolarità non vendettero». * Accogliamo egualmente questa testimonianza anche se non pare riferita ad Ercolano. Stando agli archeologi, la via Herculana, costruita da Ercole secondo la tradizione, ma certamente ampliata da Agrippa, collegava il lago Lucrino col mare. Il che pare confermato da Floro II 18.

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 12 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    II, 86. Nam dixi antea lege permitti ut quae velint municipia, quas velint veteres colonias colonis suis occupent. Calenum municipium complebunt Teanum oppriment, Atellam, Cumas, Neapolim, Pompeios, Nuceriam suis praesidiis devincient, Puteolos vero qui nunc in sua potestate sunt, suo iure libertateque utuntur, totos novo populo atque adventiciis copiis occupabunt. «Infatti, come ho già detto, la legge consentiva (ai decemviri) di occupare con i loro coloni i municipi e le antiche colonie che volevano. Riempiranno il municipio di Cales, opprimeranno Teano, vincoleranno coi loro presidi Atella, Cuma, Napoli, Pompei, Nocera: Pozzuoli, poi, che ora è autonoma, ed usa del suo diritto e della sua libertà, occuperanno tutta con una nuova popolazione e con milizie straniere».

    II, 96. [Decemviri] oppidorum autem finitimorun illam copiam cum hac per risum ac iocum contendent; Veios, Fidenas, Collatiam, ipsum hercle Lanuvium, Ariciam, Tusculum cum Calibus, Teano, Neapoli, Puteolis, Cumis, Pornpeiis, Nuceria comparabunt. «Per scherno e ludibrio raffronteranno con la nostra quella pletora di città confinanti; paragoneranno Veio, Fidene, Collazia, addirittura la stessa Lanuvio, Ariccia, Tuscolo con Cales, Teano, Napoli, Pozzuoli, Cuma, Pompei, Nocera».

    Pro P. Sulla (Cfr. Ciceros Rede für P. Sulla. Hrsg. von Fr. Richter. In 2. Auflage neue bearbeitet von G. LANDGRAF. Leipzig, Teubner, 1885, pp. 47-49; Pro P. Sulla oratio (Ed. with introduction and commentary by D. H. BERRY). Cambridge (Cambridge Univ. Press) 1996. (Spec. i capitoli 60-62 dedicato tutto a Pompei e i commentari a pp. 250-256); Cfr. anche: WISEMAN, T. P., Cicero, «pro Sulla» 60-1, Liverpool Classical Monthly 2, 1977, pp.

    21-22. (Riguarda proprio i contatti avuti tra P. Silla e i pompeiani).

    60. Iam vero quod obiecit. Pompeianos esse a Sulla impulsos, ut ad istam coniurationem atque ad hoc nefarium facinus accederent, id cuius modi sit, intellegere non possum. An tibi Pompeiani coniurasse videntur? Quis hoc dixit umquam? Aut quae fuit istius rei vel minima suspicio? «Diiunxit», inquit, «eos a colonis, ut hoc discidio ac dissensione facta oppidum in sua potestate posset per Pompeianos habere». Primum omnis Pompeianorum colonorumque dissensio delata ad patronos est, cum iam inveterasset ac multos annos esset agitata; deinde ita a patronis res cognita est, ut nulla in re a ceterorum sententiis Sulla dissenserit; postremo coloni ipsi sic intellegunt, non Pompeianos a Sulla magis quam sese esse defensos.

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 13 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    «L’accusa, poi, ai pompeiani di essere stati istigati da Silla ad aderire a questa congiura ed a tale criminosa impresa, non riesco a capacitarmi come stia in piedi. Ti sembra che i pompeiani abbiano congiurato? Chi l’ha mai asserito, o quale sospetto, anche minimo, se n’è avuto? «Li ha divisi dai coloni», dice, «affinché per effetto di questa spaccatura, ed intervenuta una contrapposizione, potesse ridurre in suo volere la città grazie ai pompeiani». In primo luogo ogni controversia tra pompeiani e coloni fu riferita ai patroni quando già s’era incancrenita nel corso degli anni; poi la faccenda fu così esemplarmente investigata dai patroni che su nessun punto Silla manifestò dissenso rispetto all’opinione degli altri; infine gli stessi coloni sono di tale avviso: che i pompeiani furono difesi da Silla non meno che loro stessi».

    61. Atque hoc, iudices, ex hac frequentia colonorum, honestissimorum hominum, intellegere potestis, qui adsunt, laborant, hunc patronum, defensorem, custodem illius coloniae si in omni fortuna atque omni honore incolumem habere non potuerunt, in hoc tamen casu, [in] quo adflictus iacet, per vos iuvari conservarique cupiunt. Adsunt pari studio Pompeiani, qui ab istis etiam in crimen vocantur: qui ita de ambulatione ac de suffragiis suis cum colonis dissenserunt, ut idem de communi salute sentirent. «E ciò, giudici, voi potete arguire dalla folla di coloni, persone degnissime, che sono presenti, trepidano, auspicano fortemente che questo patrono, difensore, custode della loro colonia, se non poterono averlo indenne in ogni circostanza e carica, sia, nondimeno, da voi aiutato e salvato in questo caso nel quale giace afflitto. Con eguale aspettazione sono presenti i pompeiani, incriminati anch’essi da costoro. Essi ebbero contrasti con i loro coloni sui luoghi di passeggio e sulle elezioni, ma consentono sul bene comune». 62. Ac ne haec quidem P. Sullae mihi videtur silentio praetereunda esse virtus, quod, cum ab hoc illa colonia deducta sit, et cum commoda colonorum a fortunis Pompeianorum rei publicae fortuna diiunxerit, ita carus utrisque est atque iucundus, ut non alteros demovisse, sed utrosque constituisse videatur. «E invero nemmeno questo merito di Silla mi sembra che debba passare sotto silenzio, giacché, essendo stata da lui dedotta la colonia e pur avendo la sorte disgiunto gli interessi dei coloni dalle fortune della città di Pompei, egli è così caro ed accetto agli uni ed agli altri che non sembra aver rimosso una parte bensì stabilito entrambe».

    Claudianus, Claudius

    De raptu Proserpinae (scritto nel 397 d.C.)

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 14 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    III, 184.

    Fractana iugi conpage Vesevi

    «Infranta la compagine del giogo vesuviano» (si parla dell’assetto morfologico del Vesuvio).

    Columella, Lucius Iunius Moderatus (Cadiz, Spagna I sec. d.C.) De re rustica (Pubblicata tra il 60 e il 65 d.C. Cfr. L. Iuni Moderati Columellae Rei Rusticae, libri III-XII, Recensuit STEN HEDBERG, Upsaliae, 1968).

    III, 2, 27. (Vitis)... ut Murgentina eademque Pompeiana... «(La vite) ... “Murgantina” detta anche “Pompeiana”»... (decanta i pregi e l’abbondanza dei grapoli d’uva pompeiana).

    X, 130-136. Quae pariunt veteres caeposo litore Cumae, Quae Marrucini, quae Signia monte Lepino, Pinguis item Capua, et Caudinis faucibus horti, Fontibus et Stabiae celebres et Vesbia rura, Doctaque Parthenope Sebethide roscida lympha, Quae dulcis Pompeia palus vicina salinis Herculeis vitreoque Siler qui defluit amni. «Producono cavoli l’antica Cuma nel litorale erboso, i Marrucini e Signa [odierna Segni, nel Lazio] sul monte Lepino, ed ancora la grassa Capua e gli orti delle Forche Caudine, e Stabia rinomata per le sorgenti termali e i campi vesuviani, e la dotta Partenope irrigata dalle acque del Sebeto, e la deliziosa palude di Pompei vicina alle Saline di Ercole, e il Sele che fluisce con limpido corso».

    XII, 10, 1. Pompeianam vel Ascaloniam cepam vel etiam Marsicam simplicem, quam vocant unionem rusticis eligito. «Scelgo la cipolla di Pompei o di Ascalona, o anche la semplice marsicana, dai contadini chiamata “Unio”». (Raccomanda per la conservazione in vasi la scelta delle cipolle pompeiane).

    Dio Cassius Cocceianus (Nicia, Bitinia ca. 155 - Bitinia ca. 235 d.C.)

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 15 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    Historiarum Romanorum quae supersunt. (Scritta tra gli anni 207-219 d.C. Cfr. Casii Dionis Cocceiani Historiarum Romanorum quae supersunt, Edit. V. PHIL. BOISSEVAIN, Berolini, Weidmann, 1895-1901).

    LXVI, 21-23. ὲν δὲ τῇ Καμπανίᾳ φοβερά τινα καὶ θανμαστὰ συνηνέχθη. πῡρ γὰρ μέγα κατ’ αὐτὸ τὸ φθινόπωρον ἐξαπιναίως ἐξἤφθη. τὸ γὰρ ὂρος τὸ Βέσβιον ἒστι μὲν πρὸς τῇ θαλάσσῃ κατὰ Νέαν πόλιν, ἒχει δὲ πυρὸς πηγὰς ἀφθόνους. καὶ ἦν μέν ποτε πᾱν ὃμοίως ὑψηλόν, καὶ ἀν’ αὐτοῡ μέσου τὸ πῡρ ἀνέτελλε. ταύτῃ γὰρ πεπύρωται μόνον, τὰ δὲ ἒξωθεν αὐτοῡ πάντα ἄπυρα καὶ νῡν ἓτι διαμένει. ἐκ δὲ τούτου ἐκείνων μὲν ἀκαύστων ἀεὶ ὂντων, τῶν δέ ἐν τῷ μέσῳ κραυρουμένων καὶ τεφρουμένων, αἳ πέριξ κορυφαὶ τό ἀρχαῑον ὓψος ἐς δεῡρο ἒχουσι, τὸ δὲ ἒμπυρον πᾱν δαπανηθὲν ὲν τῷ χρόνῳ κοῑλον ἐκ τοῦ συνίζειν γέγονεν, ὣστε κυνηγετικῷ τινι θεάτρῳ τὸ ὄρος σύμπαν, ὣς μικρὰ μεγάλοις εἰκάσαι, ἐοικέναι. καὶ αὐτοῡ τὰ μέν ἂκρα καὶ δένδρα καὶ ἀμπέλους πολλὰς ἒχει, ὁ δὲ δὴ κύκλος ἀνεῑται τῷ πυρί, καὶ ἀναδίδωσι τῆς μὲν ἡμέρας καπνὸν τῆς δὲ νυκτὸς φλόγα, ὣστε δόξαι πολλὰ ἐν αὐτῷ καὶ παντοδαπὰ θυμιᾱσθαι θυμιάματα. καὶ τοῦτο μὲν οὒτως ὰεί, ποτὲ μὲν ἐπὶ μᾱλλον ποτὲ δὲ ἐπὶ ἦττον, γίνεται. πολλάκις δὲ καὶ τέφραν ἀναβάλλει, ὄταν ἀθρόον τι ὖϕιζήσῃ, καὶ λὶθους ἀναπέμπει, ὂταν ύπὸ πνεύματος ἐκβιασθῆ. ἠχεῖ τε καὶ βοᾷ, ἂτε μὴ συμπεπιλημένας ἀλλὰ ἀραιὰς καὶ λαθραίας τὰς ἀναπνοὰς ἒχων.

    τοιοῡτον μὲν τὸ Βέσβιόν ἐστι, καὶ ταῦτα ἐν αὐτῷ κατ’ ἒτος ᾦς πλήθει γίγνεται. ἀλλὰ τὰ μὲν ᾂλλα ὂσα ἐκείνω τῷ χρόνῳ συνηνέχθη, εἰ καὶ μεγάλα παρὰ τὸ καθεστηκὸς τοῑς ἀεὶ ὁρῶσιν αὐτὰ εἶναι ἒδοξε, σμικρὰ ἄν πρὸς τὰ τότε συμβάντα, καὶ τὰ πάντα ἐς ἒν συναχθέντα, νομισθείη. ἒσχε γὰρ οὕτως. ἂνδρες πολλοὶ καὶ μεγάλοι, πᾱσαν τὴν ἀνθρωπίνην φύσιν ύπερβεβληκότες, οἶοι οί γίγαντες γράφονται, τοῡτο μὲν ἐν τῷ ὂρει τοῡτο δ’ ἐν τῇ περὶ αὐτὸ χώρᾳ ταῑς τε πόλεσι μεθ’ ήμέραν καὶ νύκτωρ ἐν τῂ γῂ περινοστοῦντες καὶ ἐν τῷ ἀέρι διαφοιτῶντες ἐφαντάζοντο. καὶ μετὰ τοῦτ’ αὐχμοί τε δεινοὶ καὶ σεισμοὶ ἐξαίφης σφοδροὶ ἐγίγνοντο, ὢστε καὶ τὸ πεδίον ἐκεῑνο πᾱν ἀναβράττεσθαι καὶ τὰ ἂκρα ἀναπηδᾱν. ἠχαί τε αί μὲν ύπόγειοι βρονταῖς ἐοικυῑαι αί δὲ ὲπίγειοι μυκηθμοῑς ὂμοιαι συνέβαινον, καὶ ἣ τε θάλασσα συνέβρεμε καὶ ὀ οὐρανὸς συνεπήχει. κἀκ τούτου κτύπος τε ἐξαίσιος ἐξαπιναίως ᾧς καὶ τῶν ὀρῶν συμπιπτόντων ἐξηκούσθη, καὶ ἀνέθορον πρῶτον μὲν λίθοι ύπερμεγέθεις, ᾣστε καὶ ἐς αὐτὰ τὰ ἂκρα ἐξικέσθαι, ἒπειτα πῡρ πολὺ καὶ καπνὸς ἂπλετος, ὣστε πάντα μὲν τὸν ἀέρα συσκιασθῆναι, πάντα δὲ τὸν ἣλιον συγκρυφθῆναι καθάπερ ἐκλελοιπότα. νύξ τε οὖν ἐξ ἡμέρας καὶ σκότος ἐκ φωτὸς ἐγένετο. καὶ ἐδόκουν οἱ μὲν τοὺς γίγαντας ἐπανίστασθαι (πολλὰ γὰρ καὶ τότε εἲδωλα αὐτῶν ἐν τῷ καπνῷ διεφαίνετο, καὶ προσέτι καὶ σαλπίγγων τις βοὴ ἠκούετο), οἱ δὲ καὶ ἐς χάος ἢ καὶ πῡρ τὸν κόσμον πάντα ἀναλίσκεσθαι. καὶ διὰ ταῡτ’ ἒφυγον οἱ μὲν ἐκ τῶν οἰκιῶν ἐς τὰς ὁδοὺς οἱ δὲ ἒξωθεν ἒσω, ἒκ τε τῆς θαλάσσης ἐς τὴν γῆν καὶ εξ ἐκείνης ἐς τὴν θάλασσαν, οἶα τεταραγμένοι καὶ πᾱν τὸ ἀπὸ σφῶν ἀπὸν ἀσφαλέστερον τοῡ παρόντος ἡγούμενοι. ταῡτά τε ἃμα ἐγίγνετο, καὶ τέφρα ἀμύθητος ἀνεφνσήθη καὶ τήν τε γῆν τήν τε θάλασσαν καὶ τὸν ἀέρα πάντα κατέσχε, καὶ πολλὰ μὲν καὶ ἂλλα, ὣς που καὶ ἔτυχε, καὶ ἀνθρώποις καὶ χώραις καὶ βοσκήμασιν ἐλυμήνατο, τοὺς δὲ δὴ ἰχθύας τά τε ὂρνεα πάντα διέφθειρε, καὶ προσέτι καὶ πόλεις δύο ὃλας, τό τε ‘Ηρκουλάνεον καὶ τοὺς Πομπηίους, ἐν θεάτρῳ τοῦ ὃμίλου αὐτῆς καθημένου, κατέχωσε. τοσαύτη γὰρ ἡ πᾱσα κόνις ἐγένετο ὣστ’ ἀπ’ αὐτῆς ἦλθε μὲν καὶ ἐς ’Αϕρικὴν καὶ Συρίαν καὶ ἐς Αἲγυπτον, ἦλθε δὲ καὶ ἐς τὴν ’Ρώμην, καὶ τὸν τε ἀέρα τὸν ὑπὲρ αὐτῆς ἐπλήρωσε καὶ τὸν ἣλιον ἐπεσκίασε. καὶ συνέβη κἀνταῦθα δέος οὐ μικρὸν ἐπὶ πολλὰς ἡμέρας οὒτ’ εἰδόσι τοῑς ἀνθρώποις τὸ γεγονὸς οὔτ’ εἰκάσαι δυναμένοις, ἀλλ’ ἐνόμιζον καὶ ἐκεῑνοι πάντα ἂνω τε καὶ κάτω μεταστρέφεσθαι, καὶ τὸν μὲν ἣλιον ἐς τὴν γῆν ἀφανίζεσθαι, τὴν δὲ γῆν ἐς τὸν οὐρανὸν ἀνιέναι.

    «Verso quel tempo alcune orribili cose avvennero nella Campania, le quali degne sono di grande ammirazione. Il monte Vesuvio prospetta il mare dalla parte di Napoli, e racchiude fonti copiosissime di fuoco; e questo altre volte la sommità aveva da qualunque lato eguale, cosicché nel centro trovasi il fuoco. Perciocché da quella parte

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 16 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    soltanto alimenta le fiamme, esternamente poi da qualunque lato intatto dal fuoco fino a questa età si mantiene. Dal che avviene che non abbruciando il fuoco giammai le parti esteriori, e solo quelle che trovansi nel mezzo consumate dal fuoco essendo e in cenere ridotte, le cime che sono all’intorno, conservino fino a quest’ora l’antica loro altezza; ma la parte infiammata, col lasso del tempo consunta, sia fatta concava per via del sedimento; cosicché tutto il monte (se lecito è le piccole cose porre in confronto colle grandi) abbia la forma di un anfiteatro. Le parti elevate di quel monte vestite sono di molti alberi e di viti: il giro interno è tutto occupato dal fuoco, e come il fumo di giorno, così di notte manda fuori le fiamme, cosicché sembra che di continuo vi si facciano moltissimi suffumigi di vario genere. E questo invero sempre avviene, talvolta con maggiore intensità, tal’altra con minore; oltreciò qualche volta anche la cenere lancia al di fuori, allorché molte materie sono insieme accumulate, e sassi ancora rigetta allorché spinto è dalla gagliardia del vento; allora parimenti rimbomba e mugge, perché non ha grandi spiragli, ma bensì tenui ed occulti. Tale essendo la costituzione del Vesuvio, queste cose in esso quasi ogn’anno sogliono avvenire. E sebbene l’altre tutte che avvennero in passato, grandi ed inusitate sembrate fossero a coloro che in qualunque tempo le videro, ciononostante, anche tutte in complesso d’uopo è che cose lievissime si reputino in confronto di quelle che allora avvennero. Questo era lo stato della cosa: gran numero d’uomini, che per la grandezza loro tutta l’umana natura superavano, quali appunto dipingonsi i giganti, si videro aggirarsi nell’aria, o andare vagando sulla terra, la notte e il giorno, ora sul monte, ora nelle regioni situate all’intorno e nelle città vicine. A questo venne in appresso una grandissima siccità, e di repente si fecero sentire sì grandi tremuoti, che tutta quella pianura fu scossa da una specie di fervore, e saltellare si videro tutte le eminenze. Inoltre si udirono strepiti, tanto sotterranei simili ai tuoni, quanto fuor della terra simili ai muggiti. Poscia cominciò il mare insieme a fremere, il cielo a romoreggiare, e si udì grande e repentino fragore, come se i monti gli uni sopra gli altri si rovesciassero. Allora pure cominciarono a saltar fuori pietre di immensa mole, ed a toccar perfino le cime più elevate; uscì quindi grandissima quantità di fuoco e di fumo, cosicché tutto l’aere ne fu oscurato, e il sole, non altrimenti che se oscurato fosse, ne rimase ecclissato. Il giorno adunque cangiossi in notte, e la luce in tenebre, credendosi alcuni che i giganti risorgessero, perché molti loro simulacri per mezzo al fuoco vedevansi, e perché inoltre come un certo squillare delle trombe udivasi. Altri erano d’avviso, o che il mondo tutto si riducesse ancora nel caos, o che consunto essere dovesse dal fuoco; e per quella cagione altri affrettavansi dalle case ad uscire nelle vie, altri dalle vie a riparare nelle case; così pure altri dal mare sulla terra, altri dalla terra sul mare agitati riducevansi; delle presenti o vicine più sicure reputando le cose più lontane. Intanto, mentre questi fatti accadevano, una indicibile quantità di cenere portata dal vento, la

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 17 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    terra egualmente ed il mare, e l’aere tutto ingombrava; la quale cosa molti danni (come la sorte portava) arrecò agli uomini, alle campagne, alle greggie, e i pesci e gli uccelli tutti fece perire, e due intere città, Ercolaneo e Pompei profondamente seppellì, mentre il popolo nel teatro sedeva. Per ultimo sì grande fu la quantità della cenere, che una parte ne giunse fino nell’Asia, nella Siria e nell’Egitto, e fino in Roma entrò e l’aere ne riempì ed oscurò il sole. Né lieve fu il timore che per questo provossi per molti giorni in Roma, ignorando tutti quello che avvenuto era, né potendo per via di conghietture intendere cosa si fosse. Anch’essi adunque cominciarono ad immaginare che tutto andasse sossopra, e che il sole caduto sulla terra dovesse estinguersi e la terra salire al cielo». (Trad. Luigi Bossi). LXVI, 24,3-4. ..... LXXVI, 2, 1-2. ...το Βέσβιον τὸ ὄρος (Ricorda la persistente attività del Vesuvio, forse un cenno all’eruzione del 203 d.C.).

    Diodorus Siculus (Agirio, Sicilia ca. 90 - ca. 20 a.C.) Bibliotheca historica [ca. 30 a.C.]. (Cfr. Diodori Bibliotheca historica, Editionem primam curavit Imm. Bekker, alteram Ludov. Dindorf. Recognovit Fridericus Vogel, t.1, Lipsiae, Teubner, 1888).

    IV, 21, 5. Μυθολογοῡσιν... ὠνομάσθαι δὲ καὶ τὸ πεδίον τοῡτο Φλεγραῑον ἀπὸ τοῡ λὸφου τοῡ τὸ παλαιὸν ἄπλατον πῡρ ἐκφυσῶντος παραπλησίως τῇ κατὰ τὴν Σικελίαν Αἲτνη. καλεῑται δὲ νῡν ὃ λόφος ’Οὺεσούιος, ἒχων πολλὰ σημεῑα τοῡ κεκαῡσθαι κατὰ τοὺς ἀρχαίους χρόνους. «In questa medesima campagna, ancora chiamata Flegrea da un colle che gettando fuoco, a guisa dell’Etna in Sicilia, si chiama ora Vesuvio e conserva fino ad oggi molti vestigi dei suoi antichi fuochi». (Descrive il Vesuvio come un volcano spento da molto tempo).

    Dionysius Halicarnassensis (ca. 60 a.C. - ca. 7 d.C.) Antiquitates Romanae (Cfr. Dionysi Halicarnassensis Antiquitatum Romanarum quae supersunt, Edit. CAROLUS JACOBY, 1, Lipsiae, 1885, pp. 69-70).

    I, 44, 1. (Fondazione di Ercolano da parte di Ercole) ’Ηρακλῆς... πολίχνην ἐπώνυμον αὐτοῡ κτίσας, ἔνθα ὃ στόλος αὐτῷ ἐναυλόχει, ἠ καὶ νῡν ὑπὸ ‘Ρωμαίων οἰκουμένη Νέας Πόλεως καὶ Πομπηίας ἐν μέσῳ κεῑται λιμένας ἐν παντὶ καιρῷ βεβαίους ἒχουσα.

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 18 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    «Ercole... fondò una piccola città nel luogo ove le sue navi erano ancorate, città che prese nome da lui e che è ora abitata dai Romani, posta fra Napoli e Pompei, e provvista di un porto sicuro in tutte le stagioni».

    Eusebius Pamphilus Caesariensis (Cesarea di Palestina ca. 265 - ca. 339 d.C.) Chronicon (Scritto nel 303 ca. d.C. Cfr. Eusebius Werke, 7, Die Chronik des Hieronymus, Hieronymi Chronicon, Hrsg. von RUDOLF HEIM, Berlin 1956, p. 189). [Anno del mondo 5280. Olimpiade 215. Anno 79 p. Chr.]

    Τὸ Βέσβιον ὄρος κατὰ κορυφῆς ῥαγὲν, πῡρ ἀνέβλυσεν τοσοῦτον, ὠς καταφλέξαι τὴν παρακειμένην χώραν σὺν ταῑς πόλεσιν. «Il Vesuvio da uno squarcio della sommità riversò tanto fuoco da bruciare l’area circostante con le città ed i suoi abitanti».

    Eutropius (sec. IV d.C.) Breviarium ab urbe condita (Cfr. Eutropii Breviarium ab urbe condita, Recognovit CAROLUS SANTINI, Leipzig, Teubner, 1979, pp. 35 e 60).

    VI, 7. (Parla della rivolta di Spartaco, ma senza accennare ai fatti avvenuti nella zona vesuviana).

    IX, 15. (Molti autori hanno letto in «Heraclea» un accenno ad Ercolano, ma il luogo non è pertinente per la città campana).

    Florus, Lucius Annaeus (Nativo dell’Africa, sec. I - II d.C.) Epitome de gestis Romanorum (Scritte nel 116 d.C. Cfr. Florus, Oeuvres, Texte établi et traduit par PAUL JAL, Paris 1867, 2 voll.).

    I, 11, 3-6. Omnium non modo Italiae, sed toto orbe terrarum pulcherrima Campaniae plaga est. Nihil mollius caelo: denique bis floribus vernat. Nihil uberius solo: ideo Liberi Cererisque certamen dicitur. Nihil hospitalius mari: hic illi nobiles portus Caieta, Misenus, tepentes fontibus Baiae, Lucrinus et Avernus, quaedam maris otia. Hic amicti vitibus montes Gaurus, Falernus, Massicus et pulcherrimus omnium Vesuvius, Aetnaei ignis imitator. Urbes ad mare Formiae, Cumae, Puteoli, Neapolis, Herculaneum, Pompei, et ipsa caput urbium, Capua, quondam inter tres maximas [Romam Carthaginemque] numerata. «La Campania è la regione più bella non solo dell’Italia ma di tutto il mondo. Nulla è più dolce del clima: a dirla in breve, la primavera fiorisce due volte. Nulla è più fertile del terreno: perciò si dice che vi è la gara fra Libero e Cerere. Nulla è più accogliente del mare: qui vi sono i famosi porti di Gaeta, Miseno, Baia, tiepida per le sue fonti, e il Lucrino e l’Averno, dove il mare quasi riposa. Qui i monti coperti di viti, il Gauro, il

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 19 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    Falerno, il Massico, e il più bello di tutti, il Vesuvio, che cerca di competere con il fuoco dell’Etna. Vicino al mare le città di Formia, Cuma, Pozzuoli, Napoli, Ercolano, Pompei, e la stessa capitale delle città, Capua, un tempo annoverata fra le tre più grandi, insieme a Roma e a Cartagine». (Trad. di Eleonora Salomone Gaggero in: Floro, Epitome di storia romana, Milano, Rusconi, 1981, pp. 21-22, 114-115. Questa testimonianza, in cui si parla di Pompei ed Ercolano come di città esistenti, sarebbe una delle prove per i sostenitori della tesi che sostiene la rinascita delle città dopo l’eruzione del 79).

    II, 8, 4-5. Prima sedes velut ara Veneris mons Vesuvius placuit. Ibi cum obsiderentur a Clodio Glablo, per fauces cavi montis vitineis delapsi vinculis ad imas eius descendere radices et exitu inviso nihil tale opinantis ducis subito impetu castra rapuerunt; inde alia, castra Vareniana, castra deinceps Thorani; totamque peruagantur Campaniam. Nec villarum atque vicorum vastatione contenti Nolam atque Nuceriam, Thurios atque Metapontum terribili strage populantur. [Spartaco e le sue orde, fuggendo da Capua verso il Sud] «Scelsero come prima sede il monte Vesuvio, quasi fosse l’ara di Venere. Qui poiché erano circondati da Clodio Glabro, scivolando giù con corde di viti lungo le gole della cavità del monte, scesero fino alla sua base e, attraverso un passaggio nascosto, conquistarono con un improvviso attacco gli accampamenti del comandante, che non si aspettava nulla di simile; quindi ne presero altri, il campo di Varenio, infine quello di Toranio, e scorrazzarono per tutta la Campania. Non soddisfatti della devastazione di fattorie e villaggi, saccheggiarono con terribile massacro Nola e Nuceria, Turi e Metaponto». (trad. di Eleonora Salomone Gaggero, l.c., pp. 298-299). Cfr. ZOTTOLI, G. P., RendAcANap N.S. 1 (1908) Napoli 1910, Parte seconda, pp. 193 segg.; VAN BUREN, A. W., AJPhil 51,1930, pp. 380-381; HAMBLENNE, PIERRE, Du Vésuve à l’Eryx?, RBPhil 68, 1990, pp. 130-136; PUCCININ, PIERRE, Le dionysisme dans le Bellum Spartacium, ParPass 56, 2001, Fasc. 319, pp. 272-296.

    Frontinus, Sextus Iulius (ca. 30 - 103 d.C.) Strategemata (Scritte tra il 84 e il 96 d.C. Cfr. Iuli Frontini Strategemata, Recensuit ROBERT I. IRELAND. Leipzig, Teubner, 1990).

    I, 5, 21. Idem [Spartacus], in Vesu(v)io obsessus, ea parte qua mons asperrimus erat ideoque incustoditus, ex vimine silvestri catenas conseruit; quibus demissus non solum evasit, verum etiam ex alio latere Clodium ita terruit, ut aliquot cohortes gladiatoribus quattuor et septuaginta cesserint.

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 20 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    «Lo stesso Spartaco, intrecciando corde con i rami delle viti silvestri, scese dalla sommità del Vesuvio lungo quella parte del monte apparentemente inaccessibile e perciò incustodita. In tal modo non solo riuscì ad evadere ma addirittura sbaragliò diverse cohorti piombando alle spalle di Clodio con la sola forza di settantaquattro gladiatori».

    Galenus, Claudius (Pergamo 129 - Roma ca. 200 d.C.) De methodo medendi (Scritto prima del 180 d.C. Cfr. Medicorum Graecorum Opera quae exstant editionem curavit D. CAROLUS GOTTLOB KÜHN, Volumen X continens Claudii Galeni, T. V, Leipzig 1825).

    V, 12. Τὸ δὲ χωρίον αὐτὸ τὸ ἐπὶ τῇ θαλάττῃ αί Ταβίαι κατὰ τὸν πυθμένα τοῡ κόλπου μάλιστά ἐστι τοῡ μεταξὺ Σουῤῥέντου τε καὶ Νεαπόλεως, ἐν τῇ πλευρᾷ μᾶλλον τῇ κατὰ Σούῤῥεντον. «Questa contrada è posta sul mare e Stabia si trova nel mezzo del golfo tra Sorrento e Napoli, più sul versante della costa verso Sorrento». Pressocché l’intero cap. 12 è dedicato a Stabia, anzi alle virtù terapeutiche del suo latte. La città appare designata col controverso toponimo Ταβίαι, poco discosta dal Vesuvio, in posizione e con paesaggio amenissimi. Che si tratti di Stabia non è dubbio, giacché Galeno dà al sito coordinate topografiche tali da renderne scontata l’identificazione. Essendo molto ampia la citazione, ci siamo limitati a darne l’estratto, a nostro avviso, più importante. Tutto il capitolo dodicesimo di Galeno, relativo alle qualità curative delle acque stabiane, è stato oggetto di uno studio del medico statunitense Joseph WALSH, Galen’s treatment of pulmonary tuberculosis, in: The American Review of Tuberculosis 34, 1931, n.1. Sulle qualità del latte di Stabia è da confrontare anche Quinto Aurelio Simmaco Ep. VI, 17. Sulla salubrità del «mons Lactarius» stabiano, meta di ricchi o fortunati valetudinari, cfr. anche Cassiodoro, Variae XI, 10.

    Iosephus Flavius (Gerusalemme 37/38 d.C. - Roma dopo 103) Antiquitates Iudaicae (Scritte tra il 93 e il 94 d.C. Cfr. Ed. S. A. NABER, Leipzig 1888-96).

    XX, 144 (7, 2 secondo la numerazione dei testi più antichi) ῆ δὲ κακῶς πράττουσα, καὶ φυγεῖν τὸν ἐκ τῆς ἀδελφῆς Βερενίκης βουλομένη φθόνον (διὰ γὰρ τὸ κάλλος παρ’ ἐκείνης ἐν οὐκ ὀλίγοις ἐβλάπτετο), παραβῆναι τά τε πάτρια νόμιμα πείθεται καὶ τῷ Φήλικι γήμασθαι. τεκοῦσα δὲ ἐξ αὐτοῡ παῖδα προσηγόρευσεν ’Αγρίππαν. ἀλλ’ ὃν μὲν τρόπον ὃ νεανίας ἐκεῖνος σὺν τῇ γυναικὶ

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 21 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    κατὰ τὴν ἐκπύρωσιν τοῦ Βεσβίου ὄρους ἐπι τῶν Τίτου Καίσαρος χρόνων ἠφανίσθη, μετὰ ταῦτα δηλώσω. «[Drusilla] si comportava indegnamente, abusando della sua avvenenza ed essendo perciò invidiata e sovente perseguitata dalla sorella Berenice, dal marito della quale, [M. Antonio] Felice, ebbe un figlio che chiamò Agrippa. Questo giovane perì poi, insieme alla donna, ai tempi di Tito Cesare per una improvvisa eruzione del Vesuvio». (M. Antonio Felice, odiato procuratore della Giudea dal 52 al 60 d.C., ebbe un figlio, M. Antonio Agrippa, dalla cognata. Il figlioletto e la donna perirono durante l’eruzione vesuviana del 79). Cfr. RINALDI, G., Procurator Felix. Note prosopografiche in margine ad una rilettura di At 24, Rivista Biblica 39, 1991, pp. 423-466).

    Isidorus Hispalensis (Sevilla ca. 556 - Sevilla 636) Etymologiae (Cfr. Isidori Hispalensis Episcopi Etymologiarum sive originum libri XX. Recognovit brivique adnotatione critica instruxit W. M. LINDSAY, Oxonii 1911, vol. 2).

    XV, 1, 51. Ab Hercule in Campania Pompeia [condita], qui victor ex Hispania pompam boum duxerat. «Pompeia fu fondata in Campania da Ercole che, ritornando vincitore dalla Spagna, lì mise in mostra il suo bottino di buoi».

    Itinerarium Antonini Augusti (Nella prima edizione, curata dal geografo Jerónimo Zurita y Castro, impressa a Colonia nel 1600, si legge a p. 30: “Pompeios MP. XXIII (ab aureo monte)” e nel Commentarius a p. 296 vi sono diverse annotazioni: “Pompeios MP. XXIII Regium Pompeis MP. XXIII. Blandinianum et Neapolitanum Pompeis mpm XXXIII: atque item in Longoliano: sed XXIII emendat”. In una edizione successiva e ancora fondamentale, quella di P. Wesseling, apparsa ad Amsterdam nel 1735, troviamo a p. 134: “Pompeis. M.P. XXXIII.” e in calce il giudizio: “Pompeis. Praesidium fuisse ex Tabula novimus. Videtur nescio qui Pompeius ejus auctor, unde et Tabula Pompei praestat”.

    Landolphus Hist. Rom. (ed. A. CRIVELLUCCI, Roma 1912)

    II, 45 sg. Bilisarius vero proficiens Neapolim et videns domos civitatis depopulates ac vacuas, tandem reperto consilio recuperandi populi collagens per diversas villas Neapolitanae civitatis viros ac mulieres domibus habitaturos immisit, id est Cumanos, Puteolanos…et Plaia et Sola et Piscinula et loco Troccla et Summa aliisque illis nec non

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 22 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    Nolanos et Syrentinos et de villa que de Stabi dicitur, adiugens viros ac mulieres, simulque et de populis Cimiterii adiunxit.

    (Parlando del generale bizantino Belisario, nelle guerre contro gli ostrogoti di Vitige e di Totila dal 535 al 552, si accenna alla “villa” di Stabia, anch’essa ripopolata, su istanza del papa, dopo gli scontri bellici).

    Livius, Titus (Padova 59 a.C. - 17 d.C.) Ab urbe condita (Cfr. Livy. With an english transl. by B. O. FOSTER, vol. 4: Books VIII-X. Coll. «The Loeb Classical Library». London-Cambridge-Mass. 1957).

    VIII, 8, 19. Pugnatum est haud procul radicibus Vesuvii montis, qua via ad Veserim ferebat. «Il combattimento ebbe luogo non lontano dalla base del Vesuvio, là dove la strada conduceva a Veseri».

    IX, 38, 2. Per idem tempus et classis romana a P. Cornelio, quem Senatus maritimae orae praefecerat, in Campaniam acta cum adpulsa Pompeios esset, socii inde navales ad depopulandum agrum Nucerinum profecti, proximis raptim vastatis unde reditus tutus ad naves esset, dulcedine, ut fit, praedae longius progressi excivere hostes. «In quel medesimo tempo [nell’anno 310 a.C., durante il «bellum Sanniticum»] la flotta romana, comandata da P. Cornelio al quale il Senato aveva incaricato la sorveglianza della costa, approdò a Pompei in Campania. I marinai e i mercenari si lanciarono a depredare il territorio di Nocera e, non contenti di rubare nei luoghi dove facilmente potevano far ritorno alle navi, andarono tanto oltre, spinti dal facile bottino, da provocare i nemici».

    X, 45, 9-11. Iam Carvilius Veliam et Palumbinum et Herculaneum ex Samnitibus ceperat, Veliam intra paucos dies, Palumbinum eodem quo ad muros accessit. Ad Herculaneum etiam signis conlatis ancipiti proelio et cum maiore sua quam hostium iactura dimicavit; castris deinde positis moenibus hostem inclusit; oppugnatum oppidum captumque. «Già Corvilio aveva preso dai Sanniti Velia, Palombino ed Ercolano. Velia fu presa in pochi giorni, Palombino cadde lo stesso giorno dell’assalto. Ad Ercolano invece si scatenò pericolosa battaglia, nella quale ebbero più perdite gli assalitori che non i difensori, essendo perciò costretto ad accerchiare la città, rinchiudendo i nemici entro le mura. Infine la città fu assalita e presa per forza». [Forse questo Ercolano è diverso della città d’Ercolano a sud di Napoli. Potrebbe trattarsi dell’«Hercul Rani» della

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 23 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    Tabula Peutingeriana. D. Romanelli in «Antica topografia istorica del regno di Napoli» 2, Napoli 1818, pp. 388-391 l’identifica con Montesarchio, nel Sannio, anno 293 a.C.].

    Lucanus, Marcus Anneus (Córdoba 3 novembre 39 d.C. – Roma 30 aprile 65 d.C.) Bellum civile o Pharsalia (ca. 61 d.C. Parlando degli scontri di Pompeo con i Cesariani ricorda anche il fiume Sarno)

    II, 422-424. ...Dilabitur inde / Volturnusque celer, nocturnaequae editor aurae / Sarnus...

    «...E di lì discendono il veloce Volturno, ed il Sarno generatore di un venticello notturno...»

    Lucretius Carus, Titus (ca. 99/98 - 55/54 a.C.) De Rerum Natura (Lucrezio parla ripetutamente del Vesuvio in diversi luoghi del suo poema).

    Macrobius Theodosius, Ambrosius Aurelius (sec. IV-V d.C.). Saturnalia (Cfr. Ambrosii Theodosii Macrobii Saturnalia. Apparatu critico instruxit... IACOBUS WILLIS. Lipsiae, Teubner, 1963, vol. 1, pp. 142, 214-215).

    II, 3, 11. Idem Cicero alias facilitatem Caesaris in adlegendo senatu inrisit palam. Nam cum ab hospite suo P. Mallio rogaretur ut decurionarum privigno eius expediret adsistente frequentia dixit: «Romae, si vis, habebit; Pompeis difficile est». «Un’altra volta Cicerone irrise apertamente la leggerezza con cui Cesare eleggeva nuovi senatori. Al suo ospite P. Mallio che lo pregava di far ottenere al suo figliastro la carica al decurionato, in presenza di un gran numero di persone, disse: “A Roma, se vuoi, l’avrà; a Pompei è difficile”». [Cfr. FRANKLIN Jr. James L., “Pompeis difficile est”. Studies in the Political Life of Imperial Pompeii, Ann Arbor (The University of Michigan Press) 2001]. III, 20, 1. ...Genera ficorum... cucurbitiva duricoria Herculanea... Pompeiana precox... «Tra le varie specie di fichi... quello a forma di zucca, coriaceo, di Ercolano... quello precoce, di Pompei...»

    Marcus Aurelius Antoninus (Roma 26 aprile 121 - Vindobona (Vienna) 180 d.C., imperatore dal 161 al 180) ΤΑ ΕΙΣ ΕΑΥΤΟΝ (Ad se ipsum - A se stesso, Pensieri) (Cfr. Marci Antonini Imperatoris in semet ipsum libri XII, Recognivit HENRICUS SCHENKL, Editio maior, Lipsiae, Teubner, 1913).

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 24 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    IV, 48. Πόσαι δὲ πόλεις ὅλαι, ἵν’ οὕτως εἴπω, τεθνήκασιν, ‘Ελίκε καὶ Πομπήιοι καὶ ‘Ηρκλᾶνον καὶ ἄλλαι ἀναρίθμητοι.

    «Quante città sono morte, per così dire, tutte intere, come Elice, Pompei, Ercolano ed innumerevoli altre».

    Martialis, Marcus Valerius (Bilbilis, Spagna Tarraconense, ca. 40 - 102 d.C.) Epigrammata (Scritti ca. 85 d.C., pubblicati nell’anno 88 d.C. Cfr. l’ediz, di L. FRIENDLÄNDER, Leipzig 1886, p. 358).

    IV, 44.

    Hic est pampineis viridis modo Vesbius umbris, presserat hic madidos nobilis uva lacus: haec iuga, quam Nysae colles plus Bacchus amavit, hoc nuper Satyri monte dedere choros. Haec Veneris sedes, Lacedaemone gratior illi, hic locus Herculeo nomine clarus erat. Cuncta iacent flammis et tristi mersa favilla: nec superi vellent hoc licuisse sibi. Riportiamo la bellissima versione in versi di Giacomo Leopardi: «Ecco il Vesuvio, ove beato un giorno Ombre spandea la pampinosa vite; Ecco di Bacco il placido soggiorno, Ecco le balze al Nume sì gradite. Di Venere la sede ed il diletto Albergo è questo de’ scherzosi Amori; Fu questo il luogo un dì cotanto accetto De’ Satiri giocondi ai lieti cori. Tutto fu preda delle fiamme, e tutto Al suol consunto e incenerito giacque; Avvolge il colle spaventevol lutto Ai numi istessi un tanto orror dispiacque».

    Martianus Minneus Felix Capella (sec. V d.C.) De nuptiis Philologiae et Mercurii (Cfr. Martianus Capella, Edidit JAMES WILLIS, Leipzig, Teubner, 1983).

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 25 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    VI, 642. Hoc loco possem etiam urbium percurrere conditores, ut a Iano Ianiculum, a Saturno Latium, a Danae Ardeam, ab Hercule Pompeios, cum boum pompam duceret Hiberorum. «Pompei (fondata) da Ercole, quando vi condusse la pompa dei suoi buoi iberici».

    Mela, Pomponius (Spagnolo di Tingentera, vicino ad Algeciras che visse tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.) Chorographia (Opera finita ca. il 40-44 d.C. Cfr. Pompeii Melae De Chorographia libri tres. Ubtr. ed. crit. e comm. di PIERGIORGIO PARRONI. Roma 1984).

    II, 4, 69-70. Hinc in Tuscum mare flexus est et eiusdem terrae latus alterum... sinus Puteolanus, Syrrentum, Herculaneum, Vesuvii montis adspectus, Pompei, Neapolis, Puteoli, lacus Lucrinus et Avernus, Baiae, Misenum... «Quindi l’Italia si piega verso il mar Tirreno, e forma l’altro suo fianco... [dove si trovano] il golfo di Pozzuoli, Sorrento, Ercolano, la mole del monte Vesuvio, Pompei, Napoli, Pozzuoli, i laghi di Lucrino e di Averno, Baia, Miseno...»

    Orosius, Paulus (Braga, Portogallo IV sec. d.C.) Historiae adversos paganos (Scritte nel 415 d.C. Cfr. Pauli Orosii Historiarum Adversum Paganos libri VII. Ex recognitione CAROLI ZANGEMEISTER, Lipsiae, Teubner, 1889, pp.171, 182-183, 251).

    IV, 15, 2. Igitur Hannibal sciens Flaminium consulem solum in castris esse, quo celerius imparatum obrueret primo vere progressus arripuit propiorem sed palustem viam et cum forte Sarnus late redundas pendulos et dissolutos campos reliquerat, de quibus dictum est: et quae rigat aequora Sarnus. «Dunque Annibale, sapendo che il console Flaminio si trovava accampato con il suo solo esercito, per sopraffarlo più rapidamente mentre era impreparato, si pose in marcia e all’inizio della primavera, prese una strada più breve che passava attraverso le paludi. Il fiume Sarno essendo straripato per un largo tratto e poi ritirandosi aveva lasciato ricoperti di melma instabile e cedevole quei terreni dei quali si è detto: le pianure che il Sarno bagna». [In realtà l’episodio avvenne in Etruria, dove il console Flaminio era accampato con il suo esercito: Orosio – o i copisti medievali - nomina il fiume Sarno al posto dell’Arno]. V, 18, 22. Anno ab urbe condita DCLXI cum ad obsidendos Pompeios Romanus isset exercitus et Postumius Albinus vir consularis, tunc L. Syllae legatus, intolerabili superbia omnium in se militum odia suscitasset, lapidibus occisus est.

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 26 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    «Nell’anno 661 dalla fondazione di Roma, l’esercito romano andò ad assediare Pompei. Il consolare Postumio Albino, allora legato di L. Silla, fu ucciso a sassate, avendo suscitato contro di sé, per la sua intollerabile superbia, l’odio di tutti i soldati».

    V, 24, 1. Anno ab urbe condita DCLXXVIII Lucullo et Cassio consulibus gladiatores septuaginta et quattuor Capuae Crixo et Oenomao Gallis et Spartaco Thrace Vesuvium montem occupaverunt; unde erumpentes Clodii praetoris, qui eos obsidione cinxerat, castra expugnarunt, ipsoque in fugam acto cuncta in praedam averterunt. «Nell’anno 679 dalla fondazione di Roma, durante il consolato di Lucullo e Cassio, settantaquattro gladiatori fuggirono dalla scuola di Gneo Lentulo in Capua e subito, sotto la guida dei galli Crisso e Enomao e del trace Spartaco, occuparono il Vesuvio; di qui fecero una sortita, espugnarono l’accampamento del pretore Clodio che li aveva stretto d’assedio e, fuggito costui, si abbandonarono al più completo saccheggio». (Cfr. Orosio, Le storie contro i pagani, a cura di Adolf Lippold, trad. di Aldo Bartalucci, Verona, Mondadori, 1976, pp. 112-113).

    VII, 9, 14-15. Abruptum tunc etiam Bebii montis verticem magna profudisse incendia ferunt torrentibusque delesse. Titus cum ingenti omnium luctu in eadem villa, qua pater eius, morbo absumptus est. «Raccontano che in quegli anni esplose anche la sommità del monte Bebio [= Vesuvio], eruttando lingue di fuoco e torrenti di fiamme che distrussero le zone circostanti con città e abitanti. Tito morì di malattia, con grande cordoglio di tutti, nella stessa villa in cui si era spento suo padre».

    Ovidius Naso, Publius (Sulmona 43 a.C. - Tomi 18 ca. d.C.) Metamorphoses (Cfr. P. Ovidii Nasonis Metamorphoses. Edidit WILLIAM S. ANDERSON, Leipzig, Teubner, 1977, p. 381).

    XV, 14, 708-712.

    Leucosiamque petit tepidique rosaria Paesti. Inde legit Capreas promunturiumque Minervae et Surrentino generosos palmite colles Herculeamque urbem Stabiasque et in otia natam Parthenopen et ab hac Cumaeae templa Sibyllae.

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 27 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    «E andò a Leucosia e a’ rosai del tiepido Pesto. Quindi proseguì per Capri e il promontorio di Minerva, i nobili colli del tralcio sorrentino, le città di Ercolano, Stabia e Partenope, nata negli ozii e quindi andò ai santuari di Sibilla in Cuma».

    Petronius Arbiter, Gaius (morto nel 66 d.C.) Satyricon (Cfr. Petronius, Satyricon. With an english transl. by MICHAEL HESELTINE, revised by E. H. WARMINGTON... The Loeb Class. Libr., London, Heinemann-Cambridge-Mass. 1969, pp. 108-109, 252-255. M. S. Smith, Petronius, Cena Trimalchionis, Oxford (Oxford Univ. Press) 1975. Cfr. anche: Petronio Arbitro, Il romanzo Satirico, Testo critico, trad. e comm. a cura di G. A. CESAREO e N. TERZAGHI, Firenze, Sansoni, 1950, pp. 42, 96).

    53, 5. (Cen. Trimalch. Si menzionano tra i possedimenti di Trimalchione gli «horti Pompeiani») Eodem die: incendium factum est in hortis Pompeianis, ortum ex aedibus Nastae vilici: «Quid?» inquit Trimalchio, «quando mihi Pompeiani horti empti sunt?». «Anno priore» inquit actuarius «et ideo in rationem nondum venerunt». «Lo stesso giorno: un incendio sviluppatosi nella cascina del fattore Nasa, s’è propagato per gli orti Pompeiani. “Che?” disse Trimalchione, “quando mi sono stati comperati quest’orti pompeiani?”. “L’anno passato” disse il notaio “per questo non sono stati ancora registrati nel libro dei conti”». (È, questo, un luogo molto delicato e controverso del «Satyricon», che vede inconciliabilmente opposti i sostenitori della tesi che qui si alluda agli orti di C. Pompeo divenuti proprietà di Trimalchione (p.e. V.E. Marmorale) e quanti sono, invece, convinti che si parli di orti dell’agro pompeiano. A questa opinione furono fedeli V. Ussani e A. Maiuri, che ne trassero, anzi, argomento per ritenere d’età neroniana il romanzo. Il Sogliano, che pure credeva ad un referimento pompeiano ma era altresì persuaso che la redazione del libro rimontasse al III sec., sostenne una verosimile, ma finora non dimostrata, rinascita della città dopo il 79. Cfr. A. Maiuri, La Cena di Trimalchione, Napoli, 1945, pp. 186-187).

    106, 2. (Parla del Portico d’Ercole da identificare, forse, con l’odierno Portici) ...sed Lichas memor adhuc uxoris corruptae contumeliarumque, quas in Herculis porticu acceperat, turbato vehementius vultu proclamat... «...ma Lica, che, non aveva dimenticato il tradimento della moglie e la vergogna patita nel portico d’Ercole, col volto stravolto urlava più forte...». (Cfr. K.F. Rose, Time and Place in the «Satyricon», TAPA 93, 1962, pp. 402-409; A. Maiuri, Petroniana, ParPass 3. 1948, Fasc. 8, pp.101-128; R.P. Ducan-Jones, Scaurus at the House of Trimalchio, Latomus

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 28 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    32, 1973, pp. 364-367, tavv. 4-5; A. von. Guericke, De linguae vulgaris reliquiis apud Petronium et in inscriptionibus parietariis Pompeianis servatis, Königsberg 1875; W. Heraeus, Petronii Cena Trimalchionis nebst ausgewählten pompejanischen Wandinschriften, Heidelberg 1909, 2. Aufl. 1923, 3. Aufl. 1939).

    Philodemus Gadarensis (Gadara, Siria, ca. 110 a.C. – ca. 40 a.C.) Papyrus Herculanensis 312 [Περὶ γάμου (?)] (Il PHerc 312 conserva la celeberrima testimonianza relativa all’insegnamento dell’epicureo Sirone a Posillipo. Messa in luce dal Crönert nel 1906 fu studiata, tra gli altri, da A. Rostagni, 1933, che addusse il passo come prova del fatto che Sirone, maestro epicureo di Virgilio, aveva tenuto il suo insegnamento a Napoli e non a Roma. Di rilievo per noi la menzione di Ercolano quale sede di incontri tra gli epicurei napoletani, con ogni probabilità nella Villa dei Papiri. Le attuali condizioni del papiro non consentono, tuttavia, di confermare le precedenti letture. La proposta di intitolare il testo restituito Περὶ γάμου è del Philippson. Il contenuto, letterario e dottrinale, del papiro resta, comunque, non bene identificato).

    Col. IV.

    ... ἐδ]όκει δ’ ἐπ[ανελθεῖν] μεθ’ ἠμῶν εἰς [τὴν Νέα]πολιν πρὸς τὸν [φίλτατο]ν Σίρωνα [κ]αὶ τὴν [κατ’ αὺτ]ὸν ἐκεῖ δίαιταν... καὶ φι]λοσόφους ἐνεργ[ῆσαι ὁμι]λίας ‘Ηρκλ[ανέωι τε μεθ’ἔ]τέ[ρων συζητῆ/σαι... «Si decideva di risalire con noi a Napoli presso il carissimo Sirone e a quel modo di vita che si praticava secondo il suo insegnamento e riprendere vivamente le conversazioni filosofiche e ricercare insieme con altri a Ercolano». (Trad. di Marcello Gigante).

    Philostratus, Flavius (ca. 170- 245 d.C.) Heroicus (scritto intorno al 214-220 d.C.

    VIII, 15. τὸ Βέσβιον ὄρος (ricorda il Vesuvio, tomba fumante dei Giganti).

    Plinius Secundus, Caius (Como 23 d.C. - Stabia 79 d.C.) Naturalis historia (Scritta dal 50 al 77 d.C. Cfr. GAIO PLINIO SECONDO, Storia naturale, Trad. e note di Alessandro Barchiesi ed al., Torino, Einaudi, 1982-1986, 6 voll. ZIEGLER, KONRAT, C. Plinius Secundus der Ältere. Das Leben des Plinius, RE 21.1, Stuttgart 1951, pp. 271-285).

    II, 137. In Catilinianis prodigiis Pompeiano ex municipio M. Herennius decurio sereno die fulmine ictus est. «Fra i prodigi riguardanti Catilina, risulta che M. Herennio, decurione del municipio di Pompei, fu percosso dal fulmine in un giorno sereno».

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 29 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    III, 60-62. Hinc felix illa Campania, ...Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani. Litore autem Neapolis, Chalcidensium et ipsa, Parthenope a tumulo Sirenis appellata, Herculaneum, Pompei haud procul spectato monte Vesuvio, adluente vero Sarno amne, ager Nucerinus et novem milia passuum a mari ipsa Nuceria, Surrentum cum promontorio Minervae Sirenum quondam sede. «Da qui comincia la celebre Campania... La possedettero successivamente gli Osci, i Greci, gli Umbri, gli Etruschi, i Campani. In questa riviera è Napoli, edificata anch’essa dai Calcidesi, chiamata Parthenope dalla tomba d’una sirena, Ercolano, Pompei, poco discosta dal monte Vesuvio, e bagnata dal fiume Sarno; il territorio Nucerino, e Nocera stessa, lontana nove miglia dal mare; Sorrento col promontorio di Minerva, un tempo sede delle Sirene».

    III, 70. In Campano autem agro Stabiae oppidum fuere usque ad Cn. Pompeium (et) L. Catonem cos. pr. Kal. Mai., quo die L. Sulla legatus bello sociali id delevit, quod nunc in villas abiit. Intercidit ibi et Taurania. «Nel territorio campano la città di Stabia esisté fino al 30 aprile del consolato di Gneo Pompeio e Lucio Catone (89 a.C.), giorno in cui Lucio Sulla, luogotenente nella guerra sociale, la distrusse; ora è ridotta a un borgo rurale. È scomparsa anche la città di Taurania».

    XIV, 34-35. Vennunculam inter optime deflorescentis et ollis aptissimam Campani malunt surculam vocare, alii scapulam, Tarracina Numisianam, nullas vires proprias habentem, sed totam perinde ac solum valeat, Surrentinis tamen efficacissimam testis Vesuvio tenus. Ibi enim Murgentina e Sicilia potentissima, quam Pompeianam aliqui vocant, laeto demum feracem, sicut Horconia in Campania tantum. «La (vite) vennuncola, specie tra quelle che meglio fioriscono e il cui vino è più adatto ad essere conservato nelle giare, è chiamata dai Campani sorcolo, da altri invece scapola, a Terracina numisiana; priva di qualità caratteristiche, la sua resa dipende interamente dalla qualità del terreno; il suo vino, chiuso in anfore, nella zona di Sorrento, fino al Vesuvio, è tutto robustissimo. Là, infatti, domina la murgantina, proveniente dalla Sicilia, chiamata da alcuni pompeiana, feconda soprattutto in territori pingui, così come l’orconia [della «gens Holconia»] che lo è soltanto in Campania».

    XIV, 38. Municipii suam [uvam] Pompei nomine appellant, quamvis Clusinis copiosiorem.

  • NBP – Project © 2012 - NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA. Repertorium bibliographicum pompeianum - Laurentino Garcia y Garcia

    III. Fonti Classiche

    Pagina | 30 NBP – Project © Copyright 2012 www.arborsapientiae.com

    Riproduzione vietata. Per utilizzo differente dalla consultazione chiedere autorizzazione a [email protected] Citazione: Garcia y Garcia L., NOVA BIBLIOTHECA POMPEIANA PROJECT. Repertorium bibliographicum pompeianum, Arbor Sapientiae,

    Roma 2012.

    «La città di Pompei ha dato il nome ad una varietà (d’uva) che ivi cresce, per quanto essa sia più abbondante nel territorio di Chiusi».

    XIV, 70. Nam Pompeianis summum decem annorum incrementum est, nihil senecta conferente; dolore etiam capitum in sextam horam diei seguentis infesta deprehenduntur. «I vini di Pompei, dunque, raggiungono il massimo della qualità nel giro di dieci anni, né li migliora un ulteriore invecchiamento; se ne constata inoltre la nocività, perché provocano mali di testa che durano fino al mezzogiorno dell’indomani».

    XV, 70. Nigra et Rhodia est et Tiburtina de praecocibus. Sunt et auctorum nomina iis, Liviae, Pompei. Siccandis haec sole in annuos usus aptissima cum mariscis et quas harundinum folii macula variat. Est et Herculanea et albicerata et aratia alba, pediculo minimo, latissima. «Neri sono anche i fichi di Rodi, come pure quelli di Tivoli, appartenenti alla specie precoce. Essi portano anche i nomi dei loro creatori, di Livia, di Pompei [altri «di Pompeo»]. Quest’ul