De Rosa Giulia - Pompei · 2014-09-19 · POMPEI L’antica città della Campania sorgeva alla foce...

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POMPEI EDIFICI PUBBLICI ATTIVITA’ ECONOMICHE ESEMPIO DI BOTTEGA FORO TEMPIO BASILICA MANGIARE AL THERMOPOLIUM 614 ESERCIZI COMMERC IALI SFRUTTAMENTO DELL’AREA GEOGRAFICA:SETTORE PRIMARIO FULLONICA DI STEPHANUS OFFICINE E LAVAGGIO TESSUTI TERME E BAGNI PUBBLICI TERMOPOLIO DI ASELLINA CIBI E BEVANDE CALDI TEATRI SITOGRAFIA SITOGRAFIA IMMAGINI

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POMPEI

EDIFICI PUBBLICI

ATTIVITA’ ECONOMICHE

ESEMPIO DI

BOTTEGA

FORO

TEMPIO

BASILICA

MANGIARE AL THERMOPOLIUM

614

ESERCIZI

COMMERC

IALI

SFRUTTAMENTO

DELL’AREA

GEOGRAFICA:SETTORE

PRIMARIO

FULLONICA

DI

STEPHANUS

OFFICINE E

LAVAGGIO

TESSUTI

TERME E

BAGNI

PUBBLICI

TERMOPOLIO DI

ASELLINA

CIBI E

BEVANDE

CALDI TEATRI

SITOGRAFIA SITOGRAFIA IMMAGINI

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POMPEI

L’antica città della Campania sorgeva alla foce del fiume Sarno, pochi chilometri a sud del Vesuvio, tra Ercolano e Stabia. Incerta è la data della sua origine, ma si suppone risalga intorno al 600 a.C. Gli abitanti erano un misto fra indigeni (Osci), Etruschi e Greci. Nel 500 a.C. i Sanniti, tribù dell'entroterra, conquistarono la città e la inserirono in una Lega con capitale Nuceria. Con i Sanniti ci fu un forte sviluppo urbanistico. Intorno al 300 a.C. cadde sotto l'influenza di Roma: prima come "socia" (alleata) e poi in seguito alla ribellione dell'89 a.C. , come colonia romana, col nome di Cornelia Veneria Pompeianorum. Sotto Roma la città si arricchì di nuovi edifici pubblici e privati. Nel 62 d.C. un violento terremoto interessò tutta l'area vesuviana e Pompei fu pesantemente colpita. La ricostruzione prese molto tempo per lo sciame sismico che ne seguì.

Era ancora un cantiere aperto quando 17 anni dopo, il 24 agosto del 79 d.C., l'improvvisa eruzione del Vesuvio la seppellì sotto 6-7 metri di ceneri e lapilli. La sua riscoperta iniziò nel XVI sec tramite scavi non ancora terminati. L'area comprende circa 66 ettari e solo 45 sono stati scavati. I nomi dati alle case si riferiscono al proprietario, se conosciuto, oppure a particolari ritrovamenti.

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EDIFICI PUBBLICI

Pompei, un esempio ben conservato di città romana, è costituita dal tradizionale complesso che comprende il foro(forum), il tempio(templum) e la basilica(basilica). Le ristrutturazioni monumentali avvenute in età giulio-claudia riguardarono soprattutto il Foro. Sul lato ovest di quest’ultimo trovarono posto i granai pubblici (horrea) e i locali adibiti al controllo delle misure (mensa ponderaria). A sud sorgevano la curia e il comitium, dove ogni anno venivano eletti i magistrati della colonia. Sul lato est della piazza, la sacerdotessa Eumachia costruì a proprie spese un edificio che divenne sede della corporazione dei lavandai e dei lavoranti della lana (fullones). A sud-ovest si trovavano edifici importanti come, ad esempio, i teatri: il Teatro Grande, l’Odeon, l’Anfiteatro e la Palestra Grande. Nella città furono costruiti molti altri importanti edifici come la basilica, luogo in cui si riunivano i cittadini nelle assemblee e per discutere di affari. Nel 62 d.C. Pompei fu colpita da un violento terremoto i cui effetti erano ancora visibili al tempo dell’eruzione del Vesuvio nel 79 a.C.

Video su Pompei:monumenti,templi, affreschi

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FORO Il Foro, la piazza principale attorno alla quale era costituito lo spazio urbano, era il centro politico, amministrativo e religioso di ogni città romana. Infatti qui vi si trattavano gli affari pubblici e privati e si amministrava la giustizia. Esso era anche luogo di passaggio e di ritrovo per un gran numero di cittadini:vi si affacciavano le più importanti strutture pubbliche e i luoghi di culto. Tradizionalmente il foro era collocato alla confluenza del cardo (l’asse viario principale, orientato da nord a sud) e del decumanus (l’asse est-ovest). In un primo tempo l’area forense aveva probabilmente forma irregolare, ma nel II secolo a.C. esso fu ricostruito a pianta rettangolare e fu circondato su tre lati da portici e colonnati nei quali si aprivano molte botteghe(tabernae). Il colonnato era a due piani per rendere più semplice la riscossione della tassa d'ingresso per assistere agli spettacoli che si tenevano nel Foro sottostante. Inoltre attorno alla piazza sorgevano importanti aree commerciali, come il foro olitorio, il macellum, la mensa ponderaria e l’edificio di Eumachia.

Foro civile La piazza era divisa in due da una strada principale riservata ai pedoni e vietata ai carri. Sul foro pompeiano si affacciavano i templi principali, che erano dedicati a Giove, ad Apollo, a Iside, alla Fortuna Augusta e a Vespasiano. A sud-est del foro si collocavano altri importanti edifici: il teatro Grande, l’Odeon, l’anfiteatro e la palestra grande.

La pianta del foro

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IL TEMPIO

Nella città di pompei sorgevano numerosi templi. Ad esempio entrando nella cinta muraria della città attraverso porta Marina, si incontra subito sulla destra quanto resta del tempio di Venere, molto sontuoso ma allo stesso tempo oggetto di continue spoliazioni. Più avanti sulla sinistra si incontra il tempio di Apollo, con ai lati del portico le statue di Apollo e Diana raffigurati come arcieri, che risale al II secolo a.C. ed è stato ristrutturato dopo il sisma del 62 d.C. Il santuario dedicato ad Apollo è il più antico luogo di culto di Pompei. I templi principali si prospettavano sul foro pompeiano ed erano dedicati a Giove, ad Apollo, a Iside, alla Fortuna Augustea e a Vespasiano. Un importante tempio fra questi, situato sulla destra della via del foro dopo l’arco Onorario, è quello della Fortuna Augusta, che fu eretto a spese del duoviro Marco Tullio.

Tempio di Apollo Questo santuario non è tipico solo di Pompei, ma sia a Roma sia in altre città vennero costruiti edifici dedicati al culto della Fortuna Redux (Fortuna reduce) dopo il ritorno di Augusto dalle spedizioni militari del 19-13 a.C. Particolarmente interessante è il tempio di Iside, divinità egizia, moglie di Osiride e personificazione della Natura. Questo santuario, che testimonia appunto la diffusione del culto egizio anche nella città campana Pompei, risale alla fine del II secolo a.C. ed è stato restaurato, anch’esso come il tempio di apollo, dopo il sisma del 62 d.C. La costruzione del Tempio di Iside si inserisce nel progetto di monumentalizzazione del quartiere attorno ai teatri, infatti questo è situato dietro la cavea del teatro Grande. Molto famoso è anche il tempio di Giove, che era il Capitolium della città, il centro del culto della triade capitolina, simbolo del potere di Roma. Il tempio, che risale al II secolo a.C. e che fu danneggiato dal terremoto del 62 a.C. , era di tipo italico. Questo sorgeva su un alto podio quadrangolare la cui parte meridionale era completamente occupata da una doppia gradinata, era prostilo e presentava sei colonne sulla fronte. L'ampia cella era divisa in tre navate da colonnati a due ordini. Sul fondo della cella dovevano essere collocate le statue di culto, delle quali resta solo una grande testa di Giove, che ora è conservata al Museo Nazionale di Napoli.

Tempio di Iside

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TEATRI

Nella città di Pompei si trovavano alcuni teatri importanti soprattutto nell’area a sud-est del foro romano. In particolare il Teatro Grande, l’Odeon, l’anfiteatro e la palestra grande. Il Tteatro Grande, che risale al II secolo a.C. , fu costruito sfruttando il pendio naturale d'una collina e fu restaurato ed ampliato in epoca romana. Questo teatro, situato vicino al Foro Triangolare, aveva 5000 posti per gli spettatori ed era dotato di un’orchestra a ferro di cavallo davanti alla scena. Quest’ultima, in età romana, era ornata da nicchie ed edicole e aveva le classiche tre porte. Lo spazio riservato agli spettatori, detto cavea, era diviso in tre ordini di gradinate marmoree. Inoltre il teatro era dotato di un grande quadriportico, luogo in cui gli spettatori potevano intrattenersi prima degli spettacoli o durante gl'intervalli, che fu trasformato in una Caserma per Gladiatori dopo il terremoto del 62 a.C.

Teatro Grande L’Odeon (Odeion), piccolo teatro situato a lato del Teatro Grande, fu costruito fra l’80 a.C. ed il 75 a.C. dai duoviri C. Quinzio Valgo e Marco Porcio. Questo teatro era adibito alle audizioni musicali ed era dotato di copertura, L’orchestra aveva forma semicircolare e le gradinate originariamente erano in tufo grigio di Nocera. Un tempo poteva contenere circa 1500 spettatori; attualmente si contano 800 posti circa. Mancano il tetto e la parte superiore delle strutture. Si pensa che il tetto fosse sorretto da muri perimetrali e che probabilmente fosse piramidale, a quattro spioventi.

Odeon(Teatro Piccolo)

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L’Anfiteatro, costruito nell'80 a.C. circa dai magistrati C: Quinzio Valga e Marco Porcio, costituisce il più antico modello di anfiteatro in pietra. Questo anfiteatro, situato vicino alla palestra grande nella zona presso le mura orientali della città, era privo di sotterranei e l'accesso alle gradinate superiori, che potevano accogliere circa 12.000 spettatori, avveniva attraverso delle scale esterne, a doppia rampa. Due ingressi monumentali portavano alle gradinate più basse, che erano riservate ai cittadini più influenti. Nella parte superiore della galleria sono ancora visibili degli anelli di pietra che venivano utilizzati per il fissaggio del velario di copertura

L’Anfiteatro A fianco dell'anfiteatro fu eretto nell’età di Augusto un grande edificio per le attività ginniche, la cosiddetta Palestra Grande, d'epoca imperiale. La Palestra Grande, costituita da una pianta rettangolare, era racchiusa da un alto muro. Al centro di questa si trovava una grande piscina (natatio), il cui fondo era in pendenza, di modo che i nuotatori avessero la possibilità d'usufruire di diverse altezze dell'acqua. Nelle mura cittadine, presso la palestra, si trovava la Porta di Nocera, al di fuori della quale è stata scoperta una necropoli con tombe di vario tipo: a camera, a edicola, ad emiciclo, ad ara su basamento ed anche dei veri e propri mausolei.

Palestra Grande

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BASILICA

Basilica è una parola greca che vuol dire "sala del re". I Romani invece utilizzavano questo termine per indicare gli edifici pubblici in cui si svolgevano gli affari più importanti dei cittadini. Le basiliche, infatti, erano luoghi adibiti all'amministrazione della giustizia e alle contrattazioni economiche, dove si tenevano le sedute dei tribunali e le riunioni dei mercanti.

Ecco perché si trattava sempre di edifici di notevoli dimensioni situati nel luogo più importante della città. Questi edifici avevano forma rettangolare e all’interno si trovavano dei colonnati. A Pompei in particolare, la basilica si trova vicinissima a uno degli ingressi alla città, lungo la strada che metteva in comunicazione l'area del Foro con l'area del porto. Fu costruita verso la fine del II secolo a.C. , insieme ai monumenti civili nella parte meridionale del Foro, quando si decise di dotare l'abitato di età sannitica di un nuovo centro monumentale. Su uno dei lati corti della basilica si trovavano cinque porte precedute da un vestibolo, mentre sui lati lunghi si avevano due porte. Recenti scavi e studi hanno permesso di accertare che la Basilica era coperta con un'unica capriata.

Basilica Prima di iniziare la costruzione, furono distrutti gli edifici che sorgevano nella zona e il pendio della collina fu ricoperto da uno spesso accumulo di terre e detriti di modo che si creasse una vasta superficie regolare. Più tardi l’ingresso della basilica venne nascosto dal portico di Popidio, costruito negli anni precedenti o successivi alla fondazione della colonia, per nascondere le facciate irregolari degli edifici che racchiudevano il Foro a Sud.

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TERME E BAGNI PUBBLICI

Le terme o i bagni pubblici, tipici delle città romane, avevano la caratteristica suddivisione dei locali interni in apodyterium (spogliatoio), frigidarium (aula con piscina e bagni freddi), tepidarium (stanza moderatamente riscaldata) e calidarium (sala riscaldata fortemente). Quest’ultima era dotata di una fontana con acqua tiepida per rapide abluzioni e di una vasca per bagni caldi. Sin dal I secolo a.C.(circa 80 a.C.) le terme e i bagni pubblici erano ritenuti indispensabili nelle città romane. Solitamente erano costituite da una sezione maschile ed una femminile poste ai lati delle fornaci, dagli spogliatoi e da tre sale per i bagni freddo, tiepido e caldo. Vi si trovava anche una palestra porticata. Inoltre davanti ai calidari di queste terme c’erano degli ampi spazi liberi, giardini, campi sportivi e piscine all’aria aperta. In questi grandi bagni, si consumava un’enorme quantità di acqua e di legna, poiché bisognava riscaldare sia l’acqua delle piscine e delle vasche, ma anche le ampie sale. Bisognava sfruttare al massimo possibile gli apporti solari per limitare i consumi di combustibile.

Pianta delle Terme Stabiane

Le più famose e antiche a Pompei erano le Terme Stabiane,che risalgono all’epoca repubblicana ed erano situate a est del foro. Queste avevano un impianto suddiviso in sezione maschile e sezione femminile, con la tipica successione di frigidarium, tepidarium, e calidarium. Erano dotate di un sofisticato sistema di riscaldamento: l’aria calda passava nelle intercapedini delle pareti e sotto il pavimento, che era rialzato da piastrini. Le Terme Stabbiane mostrano segni di vari rifacimenti, eseguiti soprattutto dopo il sisma del 62 a.C.

Terme Stabiane

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ATTIVITA’ ECONOMICHE

Le numerose e fiorenti attività economiche e commerciali di Pompei erano favorite dalla sua posizione geografica. Infatti la città, al centro di una fertile pianura, costituiva lo sbocco sul mare per Nola e altre città dell’entroterra. Nel corso del II e del I secolo a.C. era molto attiva nel commercio e si era gradualmente industrializzata. Le aree interessate erano quelle che circondavano il Foro, inizialmente, ma in seguito si estesero fino alla Via dell'Abbondanza, trasformata in una successione quasi ininterrotta di negozi e taverne. Alcune taverne avevano, oltre al negozio sulla strada, locali sul retro dove i clienti potevano sedersi, mangiare e godere degli spettacoli proposti. Attorno alla piazza del foro sorgevano molte attività commerciali come il macellum, il foro olitorio, mercato alimentare di frutta e verdura e la mensa ponderaria, ufficio pubblico di controllo delle misure e dei pesi.

Via dell’Abbondanza-Tratto Orientale

Il macellum, mercato generale specializzato nella vendita della carne e del pesce, che risale all’epoca sannitica ed è databile alla seconda metà del II sec. a.C., era costituito da un grande cortile rettangolare circondato da portici, mentre una zona laterale era riservata ai banchetti in onore dell’imperatore, al quale era dedicato un tempietto(sacellum) al centro della parete di fondo. Lungo il lato sud, il macellum ospitava molte botteghe dove si vendevano i prodotti della pesca, dell’allevamento del bestiame e della caccia.

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SFRUTTAMENTO DELL’AREA GEOGRAFICA:SERRORE PRIMARIO

Il terreno su cui si estendeva l’antica Pompei era irregolare; si presentava pianeggiante solo nel punto in cui c’era il Foro ed aveva una forte pendenza verso Sud dove la lava sembrava aver costituito un presidio verso il mare. La Painura attorno alla città, invece, era molto fertile e perciò garantiva la produzione di oli e vini pregiati come, ad esempio, il Vesuvium, il Calenum, il Falernum, che venivano poi conservati in grossi orci di taverne. Le macine per le olive e il grano erano fabbricate con la pietra lavica del Vesuvio. La coltivazione dell'ulivo, di fiori e di aglio era diffusa nelle zone attorno alla città. Per quanto riguarda gli sbocchi sul mare, Pompei si affacciava sul Mar Tirenno, mare pescosissimo, ed era dotata di un porto, dove attraccavano le navi per sbarcare il loro carico I Pompeiani erano grandi produttori di garum, la famosa e richiestissima salsa-condimento di pesce fermentato.

Le macine

Oltre alla grande produzione di garum si produceva una grande quantità di lana, ricavata dagli estesi allevamenti di ovini. Le cosiddette villae costituivano le fattorie o le case di campagna utilizzate per la produzione agricola di cereali, olio, vino o per altri tipi di colture e allevamenti. L'attività principale dei commercianti di Pompei consisteva appunto nella vendita dei prodotti agricoli. Inoltre a Pompei c’era un noto acquedotto, l’acquedotto augusteo del Serino,che sembra risalire al periodo fra il 29 e il 26 a.C. Questo acquedotto, alimentato dalle sorgenti dell'Acquaro, sul Monte Serino, portava acqua in abbondanza, infatti la città poteva vantare ben quaranta fontane pubbliche. L'acqua arrivava in un ripartitore, il castèllum àquae, e di qui era distribuita in tre condutture principali: sfruttando il

pendio scorreva in tubazioni di piombo, interrate sotto i marciapiedi e raggiungeva le torri idrauliche agli incroci delle strade. Queste erano serbatoi posti su pilastri in muratura, che fungevano da regolatori di pressione e da riserva idrica per le diverse aree della città. Il nuovo impianto favoriva ampia disponibilità d'acqua e ciò significò un sostanziale innalzamento della 'qualità della vita: i benestanti poterono permettersi nelle case addirittura ninfei e terme private, ma tutti i Pompeiani profittarono dell'acqua abbondante e fresca che sgorgava dalle fontane pubbliche.

Serbatoio idrico

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614 ESERCIZI COMMERCIALI

La vita commerciale a Pompei era molto attiva: lo testimonia la presenza di numerose botteghe, taverne, officine ed osterie, che fanno supporre una produzione, oltre che sufficiente al fabbisogno della città, i cui prodotti, alcuni, erano anche destinati all’esportazione. Inoltre a Pompei si importavano beni non prodotti in loco, come vasellame da Gallia e Spagna, altri vini da Creta, le lampade dall'Italia settentrionale.

Gli archeologi hanno riportato alla luce ben 614 esercizi commerciali, fra cui 207 laboratori artigianali (officinae), 34 panifici(pistrinae), 89 thermopolia(tavole calde dell’antichità) e 120 osterie(cauponae o popinae o tabernae vinarie), segno evidente che a mezzogiorno quasi tutti i 15 000 Pompeiani consumavano un pasto veloce fuori casa. Per ospitare i forestieri di passaggio a Pompei vi erano 44 alberghi veri e propri(hospitia o deversoria), di cui alcuni dotati di stalle.

Gli affreschi raffigurano un filone di pittura più popolare, realizzato per fini pratici come le insegne di bottega, la decorazione delle taverne o di altri simili esercizi commerciali. Dipinta con corsività e senza ricercatezza, essa otteneva comunque l’obiettivo di cogliere l’attenzione dell’ipotetico cliente o viandante con la sua vivacità. Fanno parte di questo genere le pitture dei larari, le scene di vendita, di lavoro, di taverna.

Insegna di bottega Intonaco dipinto Alt. m1,21; larg. m 1,51 Provenienza, Pompei VI 13 Museo Archeologico Nazionale Napoli Datazione: 70-79 d.C. Inv. 9282

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ESEMPIO DI BOTTEGA

A Pompei molte botteghe si trovavano lungo la vai dell’Abbondanza. C’erano molti tipi di botteghe a Pompei, sia botteghe che vendevano cibi e bevande, sia quelle che lavavano i tessuti, le quali erano più note con il nome di fullonicae Nelle botteghe del mercato furono rinvenuti ancora carbonizzati le noci, la frutta , le pagnotte di pane abbandonate dai venditori nella loro fuga nell’anno dell’eruzione del Vesuvio (79 a.C.) Su molte insegne di botteghe si trovavano affrescate delle immagini che avevano l’obbiettivo di cogliere l’attenzione dei viandanti.

Bottega sulla via dell’Abbondanza

Bottega del panettiere Pompei. Affresco della seconda metà del I secolo d.C. raffigurante la largizione dei pani (Foto DeA Picture Library)

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FULLONICA DI STEPHANUS

A Pompei una delle più note fulloniche era quella di Stephanus, la quale era la più grande ed occupava una superficie pari a quella di un'intera casa. La fullonica di Stephanus, situata lungo la via dell’Abbondanza, era quella che meglio illustrava il razionale funzionamento di questi antichi impianti industriali. Deve il suo nome all'iscrizione dipinta sulla facciata della casa, la quale raccomandava di votare per un candidato alle elezioni per i magistrati della colonia, un certo Stephanus, forse il padrone dell'officina. Questa fullonica era dotata di un ampio ingresso e di un ampio atrio. Qui si trovava l'impluvio trasformato in vasca per il lavaggio delle stoffe. Altre tre vasche comunicanti e cinque cosiddetti bacini pestatoi si trovavano nel peristilio. Nella stessa area si trovava la cucina per gli schiavi che lavoravano nella fullonica (gli operai liberi potevano andare a mangiare a casa) e una latrina. Il piano superiore, invece, serviva da abitazione e per l’asciugatura dei panni.

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OFFICINE E LAVAGGIO TESSUTI

Le tabernæ e officinæ corrispondevano alle attuali botteghe e laboratori di produzione:si fabbricavano stoffe, oggetti di feltro e tessuti, che venivano utilizzati per confezionare toghe, tuniche, mantelli e nastri. Mentre le fullonicae corrispondevano alle attuali lavanderie e tintorie. L’affitto annuo di una fullonica comunale era di 1.652 sesterzi.

A Pompei nell’anno dell’eruzione del Vesuvio(79 a.C.) erano attivissimi i lavandai (fullones): tredici officine lavoravano la lana grezza, sette la filavano e tessevano, nove la tingevano e ben diciotto erano addette al semplice lavaggio di indumenti. I panni si lavavano con vapori di zolfo e altri particolari ingredienti nell’acqua, per tinteggiare si adoperavano recipienti speciali. Infine i panni venivano asciugati al sole e stirati, pressandoli con il torchio.

Gli impianti industriali pompeiani destinati alla lavorazione di tessuti (tintorie, lavanderie, officinae lanifricariae per il primo lavaggio della lana, textrinae dove si eseguiva la tessitura, officine coactiliaria) erano piuttosto numerosi e concentrati particolarmente lungo Via dell'Abbondanza e lungo Via Stabiana. Il lavaggio dei tessuti, nelle fullones, avveniva in varie fasi. Prima i lavandai pestavano con i piedi i tessuti nei bacini con dentro una miscela di acqua e soda o acqua e urina, sostanze molto sgrassanti perché ricche di ammoniaca, per smacchiarli. Poi i tessuti venivano ammorbiditi con argilla o terra, battuti con l'ausilio della pressa per ricondensarne la trama e infine risciacquati in acqua per eliminare le sostanze rimaste. L’urina veniva raccolta in apposite anafore tagliate a metà, per ingrandire l’iboccatura, che venivano collocate dai lavandai agli angoli delle vie a disposizione dei passanti. L’imperatore Vespasiano impose loro una tassa per questa occupazione di suolo pubblico e al figlio Tito, che lo criticava per questo, mise sotto il naso il denaro ricavato dal primo versamento, chiedendogli se l’odore lo disturbasse. Poiché egli negò, disse: “Eppure viene dall’urina!”

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MANGIARE AL THERMOPOLIUM

Termopolium è una parola che deriva dal greco thermos, “caldo” e poleo, “vendo”. Questo locale, che vendeva appunto bevande e cibi caldi, indica ciò che noi chiameremmo un'osteria. In genere erano locali posti a uno degli angoli dell'isolato in cui si trovavano, con un solaio in legno che sosteneva il piano superiore. Qui gli avventori potevano riposare oppure incontrare prostitute messe a disposizione dai gestori del locale. Nella società romana la cena,il pasto principale della giornata, avveniva nel tardo pomeriggio, dopo il tramonto. A mezzogiorno era più comodo uno spuntino veloce al thermopolium. Il bancone classico del thermopolium era in muratura ed aveva numerosi incavi, talora profondi fino a terra, per contenere i recipienti delle bevande e dei cibi per i clienti. Dietro il bancone, sulle mensole a parete, stava un piccolo esercito di vasi, coppe, bicchieri a portata di mano della copa, l’ostessa. In un angolo erano invece a disposizione marmitte di bronzo o di terracotta, casseruole e bollitori che all’occorrenza venivano posti su piccoli focolari in mattoni o in metallo. Alcuni thermopolia erano dotati di un piccolo forno per riscaldare cibi e bevande. Per invogliare i passanti a entrare, i gestori attaccavano all’esterno le insegne con le immagini dei loro prodotti.

Il Thermopolium (Foto De A Picture Library)

Forno tipico del thermopolium

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CIBI E BEVANDE CALDI

Dai reperti di cibo carbonizzato si comprende che l'alimentazione dei pompeiani era a base di verdura, tanto che Plauto chiamava i romani "mangiatori di erbe". Tra le specialità dei pompeiani c'era un particolare tipo di cavolo. Plinio il Vecchio classificò circa 1000 piante commestibili, con le quali si producevano vari tipi di lattuga, cicoria, cipolle e aglio, broccoli di rapa, basilico, carote, meloni, piselli, ceci, lenticchie, noci, nocciole, mandorle, e diversi tipi di frutta fresca: mele, melograni, cotogne, pere, uva, fichi e prugne. Gli ortaggi venivano conservati per l'inverno in salamoia o in aceto, mentre la frutta si essiccava e si immergeva nel miele. Anche la frutta era un alimento base, da quando a Pompei si incominciò ad importare il ciliegio, l'albicocco, e il pesco. Quanto al pane, era diffuso già nel II secolo a.C. e si produceva con grano ma anche con l’orzo. I panettieri pompeiani sfornavano almeno dieci tipi di pane e addirittura una specie di biscotto per cani. Con il pesce pescato veniva prodotto il famoso garum, alimento prelibato per i pompeiani, una specie di salsa di pesce molto concentrata e dal sapore aspro. Si preparava con le interiora delle sardine, che venivano mescolare con pezzi di pesce sminuzzati, uova di pesce e uova di gallina. Le polpette erano a base di carne di maiale e pan bagnato nel vino cotto misto a garum e si cuocevano in vino cotto insieme a foglie d'alloro. Pompei era rinomata anche per la produzione di formaggi di pecora e di vacca. Solitamente però quando i cittadini Pompeiani si recavano per uno spuntino veloce a mezzogiorno al thermopolium, per lo più consumavano focacce, salcicce, pesce fritto, alici, olive, cavoli, cipolle e anche frutta. Il tutto veniva accompagnato da vino miscelato con acqua e miele.

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TERMOPOLIO DI ASELLINA

Tra tutti i locali e le botteghe che si aprono su via dell'Abbondanza, il termopolio di Asellina era forse il più noto e frequentato, anche se abbastanza piccolo. Era un luogo in cui si vendevano cibi e bevande caldi. Questo veniva così chiamato dal nome della padrona, che tuttavia non era sola a servire nel locale: come risulta dai graffiti murali, si faceva aiutare da tre ragazze dai nomi esotici, la greca Aegle, l’ebrea Maria e l’orientale Zmyrina; che dovevano attirare i clienti con le arti della seduzione femminile. Il thermoplium di Asellina fu rinvenuto in ottimo stato di conservazione, con tutta la suppellettile ancora al suo posto. In uno dei bollitori di metallo, che nella mattina dell’eruzione del Vesuvio era sul fuoco, sono state rinvenute tracce d’acqua evaporata. Ancora oggi sono visibili sull’insegna della bottega le scritte elettorali.

Termopolio di Asellina Sulle pareti ai lati dell'ingresso sono state trovate una serie di iscrizioni parietali, che ricordano il sostegno dato dalla padrona e dalle cameriere del locale ai candidati durante le elezioni.

Iscrizione parietali delle tre ragazze che danno sostegno ad un candidato

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Sitografia Enciclopedia Encarta http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761576319/Pompei.html Antica Pompei: il sistema idrico http://anticapompei.blogspot.com/2006/08/il-sistema-idrico.html Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Sovrintendenza ai Beni Culturali http://marcheo.napolibeniculturali.it/percorso/tematismi.2006-09-19.8722800506/P_RA1 Wikipedia: Scavi archeologici di Pompei http://it.wikipedia.org/wiki/Scavi_archeologici_di_Pompei Pompei scavi http://www.uniplan.it/ruins/ruins1.html Pompei sepolta: Gli scavi http://www.pompeisepolta.com/home.htm Alimentazione a Pompei http://www.pompeionline.net/pompeicibo.htm Pompei online: Pompei commercio http://www.pompeionline.net/pompeicommercio.htm Teatri Pompei http://it.wikipedia.org/wiki/Scavi_archeologici_di_Pompei Teatri: Anfiteatro http://www.citrag.it/archi/pagine/teatri/te_im03.htm

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Sitografia delle foto Città di Pompei: www.ilvesuviano.it/?cat=10&paged=2 Colonna degli scavi di Pompei: www.migliodoroparkhotel.it/ercolano.asp Basilica www.tripadvisor.it/LocationPhotos-g187778-Cam... Terme Stabiane www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15590 Serbatoio idrico http://anticapompei.blogspot.com/2006/08/il-sistema-idrico.html Varie foto:Tempio Apollo e Iside, Palestra Grande www.danpiz.net/napoli/dintorni/pompei/18.htm Teatro Grande http://www.teacherstravel.com/touring/italy/Sorrento%20Highlights.htm Via dell’Abbondanza www.dkimages.com/.../Via-dellAbbondanza-1.html