POMPEI I E GRECI - Mondadori Electa · POMPEI I E GRECI Scai di Pompei, Paestra Grande 1 aprie –...

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P O MP EI I E GR E C I Scavi di Pompei, Palestra Grande 12 aprile – 27 novembre 2017 SOMMARIO Comunicato stampa Sezioni della mostra Un racconto Scheda tecnica Scheda catalogo Colophon Testo istituzionale Saggio curatori Progetto Espositivo Selezione immagini per la stampa

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POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

SOMMARIO

Comunicato stampa

Sezioni della mostraUn racconto

Scheda tecnica

Scheda catalogo

Colophon

Testo istituzionale

Saggio curatori

Progetto Espositivo

Selezione immagini per la stampa

POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

COMUNICATO STAMPA

La mostra, curata dal Direttore generale Soprintendenza Pompei Massimo Osanna e da Carlo Rescigno (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli), è promossa dalla Soprintendenza Pompei con l’organizzazione di Electa.

Pompei e i Greci racconta le storie di un incontro: partendo da una città italica, Pompei, se ne esaminano i frequenti contatti con il Mediterraneo greco. Seguendo artigiani, architetti, stili decorativi, soffermandosi su preziosi oggetti importati ma anche su iscrizioni in greco graffite sui muri della città, si mettono a fuoco le tante anime diverse di una città antica, le sue identità temporanee e instabili.Sono oltre 600 i reperti esposti tra ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture provenienti da Pompei, Stabiae, Ercolano, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano e ancora iscrizioni nelle diverse lingue parlate - greco, etrusco, paleoitalico -, argenti e sculture greche riprodotte in età romana. La mostra nasce da un progetto scientifico e da ricerche in corso che per la prima volta mettono in luce tratti sconosciuti di Pompei; gli oggetti, provenienti dai principali musei nazionali ed europei, divisi in 13 sezioni tematiche, rileggono con le loro ‘biografie’ luoghi e monumenti della città vesuviana da sempre sotto gli occhi di tutti.

Vengono così riscostruite le presenze greche prima di Pompei, le forme della città arcaica, i cambiamenti imposti nel golfo dopo la fondazione di Neapolis - di cui si espongono materiali inediti dai fondali del porto - fino al mondo ellenistico e alla grecità pensata e segmentata del mondo romano.

Con l’occasione della mostra ritornano in Italia documenti e monumenti emigrati all’estero seguendo le vie del commercio antiquario e si espongono gli elmi donati a Olimpia dal tiranno di Siracusa Ierone per celebrare la vittoria dei cumani sugli etruschi, combattuta nelle acque del golfo di Napoli. Sarà possibile riscoprire, nei frammenti di un monumentale cratere proveniente da Altamura, in Puglia, il racconto della battaglia di Alessandro Magno contro Dario, nelle stesse forme e nello stesso schema che troveremo quasi due secoli dopo nel ‘Gran Mosaico’ proveniente dalla Casa del Fauno. A partire da due scarichi, due immondezzai, uno rinvenuto nella agorà di Atene, la grande piazza del principale centro della grecità, e uno presso i portici del foro di Pompei, si osserveranno le tante similitudini tra oggetti e strumenti che denunciano forme del vivere simili nei due centri nell’avanzato II secolo a.C. E ci si meraviglierà nello scoprire la passione che gli stessi antichi nutrivano per gli oggetti greci provenienti dal passato. Originale e copia perderanno i loro confini in un mondo che riadopera immagini e le inserisce, come fossero parole, in nuovi universi.

L’allestimento espositivo, che occupa gli spazi della Palestra Grande di Pompei, è progettato dell’architetto svizzero Bernard Tschumi e include tre installazioni audiovisive immersive curate dallo studio canadese GeM (Graphic eMotion).Il progetto di identità visiva della mostra Pompei e i Greci, realizzato dallo studio Tassinari/Vetta, esplicita gli incroci tra la città italica e la cultura greca attraverso la metafora della scrittura: due anime separate, ma unite nella realtà geografica dal Mediterraneo, si ritrovano anche nello spazio da disegno, dove la tipografia diventa ponte tra due civiltà.

Pompei e i Greci illustra al grande pubblico il fascino di un racconto storico non lineare, multicentrico, composto da identità multiple e contraddittorie, da linguaggi stratificati, coscientemente riutilizzati: il racconto del Mediterraneo. Una narrazione che suggerisce non da ultimo, un confronto e una riflessione con il nostro contemporaneo con il suo dinamismo fatto di migrazioni e conflitti, incontri e scontri di culture.

La mostra di Pompei è la prima tappa di un programma espositivo realizzato congiuntamente con il Museo Archeologico di Napoli: qui, a giugno, si inaugurerà una mostra dedicata ai miti greci, a Pompei e nel mondo romano, e al tema delle metamorfosi.

Le immagini per la stampa e l’elenco delle opere in mostra possono essere scaricati al seguente link:

www.electa.it/ufficio-stampa/pompei-e-i-greci/

Password: POMPEIGRECI

POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

LE SEZIONI DELLA MOSTRA Un racconto

1. Una grammatica greca di oggettiOdisseo percorre il Mediterraneo, da Oriente giunge in Occidente. Del suo mitico viaggio e dell’incontro del mondo greco con le culture mediterranee abbiamo muti, solidi testimoni: sono gli oggetti, passati di mano in mano, trasportati ammassati nella chiglia di una nave, ricreati dalla sapienza manuale di un artigiano. Sopravvissuti al naufragio dell’antico, sono per noi parole di un racconto, testimoni del culto di un eroe, di una cerimonia votiva, parte di una rassegna di immagini intorno al tempio di una dea, incunaboli di vita privata.

2. Pompei prima di PompeiAlla foce del fiume Sarno e lungo la sua vallata il contatto con il mondo greco inizia ben prima della fondazione della città, con i villaggi che precedono Pompei. Nelle necropoli di Striano, nell’insediamento perifluviale di Longola ai materiali indigeni si sommano reperti greci, provenienti da scambi commerciali innescati con le rotte mediterranee di passaggio per la foce del fiume, o giunti per il tramite delle città greche o etrusche presenti in Campania.

3. Gli spazi della cittàPompei viene fondata alla fine del VII secolo a.C. Lo spazio cittadino è suddiviso da strade regolari in cui si distribuiscono case e luoghi pubblici. Una geometria di santuari, con templi dalla ricca decorazione policroma, scandisce il tempo del politico e del sociale. La nuova città, italica, con forti presenze stanziali etrusche, viene costruita anche ricorrendo a maestranze greche, ad artigiani che potremmo trovare attivi a Cuma, Poseidonia, Capua e Metaponto.

4. La non città: un palazzo italicoAltrove il sapere greco diversamente incontra il mondo indigeno. La reggia del re di un insediamento lucano, a Torre di Satriano, viene decorata come un tempio da artigiani tarantini. Il palazzo diventa il microcosmo delle relazioni sociali, del controllo del territorio e delle sue risorse. Linguaggi, stili, mode greche si adattano a una realtà non urbana, con esiti di eccezionale importanza, straordinariamente conservati, come il magnifico tetto decorato da una primitiva, minacciosa Sfinge e da lastre con scene di combattimento. La riscoperta del palazzo di Torre Satriano ha permesso di conoscere uno spaccato significativo della cultura indigena: lo spazio del potere, dove le formule di derivazione ellenica sono reinterpretate nella rappresentazione dell’autorità del signore del luogo.

5. Il sacro e il politicoIn Campania, di questo adattarsi delle forme culturali, abbiamo numerose testimonianze. Da Cuma si diffonde il culto di Apollo e della divina Sibilla, si affermano pratiche politiche e sociali. La cavalleria campana era il corpo dei giovani aristocratici, basata su di un fermo apprendistato, su riti di iniziazione, strutture e cerimonie che ritroviamo a Cuma, greca, come a Capua, etrusca e poi italica. I contatti tra i centri erano assicurati da trattati e alleanze, sanciti all’ombra dei templi, ricordati da cerimonie e iscrizioni. In Campania, con la fondazione di Poseidonia, si affaccia la potente Sibari, la città achea, nell’attuale costa ionica di Calabria, che intorno a sé aveva costruito un impero: una laminetta, esposta nel santuario di Olimpia, ricorda l’alleanza costruita tra la città e il popolo tirrenico dei Serdaioi, testimone la città di Poseidonia.

6. Un mondo multietnicoSotto i nostri occhi si compone un mondo variegato di genti, che parlano lingue diverse, manipolano gli stessi oggetti, ma ne personalizzano l’uso adattandoli alle proprie esigenze, praticano un commercio per piccoli scali, dove il sapere si mescola con le partite di merci. Nei porti di Pompei e Sorrento, a Partenope o presso il Rione Terra di Pozzuoli, allora sede di un piccolo scalo cumano, avremmo potuto udire parlar greco, etrusco, italico.

7. La battaglia di CumaLa fondazione di Neapolis, la nuova città al centro del golfo voluta da Cuma, che si affianca a Partenope ereditandone il culto della Sirena, crea una brusca frattura, interrompe il flusso composito di idee e merci, crea nuove forme di identità. Gli Etruschi vengono affrontati in una battaglia navale e sconfitti dai Cumani con l’aiuto dei Siracusani. Pompei si contrae, un vecchio mondo tramonta. Ancora una volta il lontano santuario di Olimpia registra gli eventi storici campani: nella dedica di una decima del bottino da parte del vincitore Ierone, tiranno di Siracusa, che graffia sulla superficie del lucido bronzo il ricordo della vittoria, trasformando l’evento in ricordo perenne grazie ai versi di un’ode di Pindaro.

8. Neapolis, materiali dai fondali del portoDella nuova città, Neapolis, possediamo il racconto narrato dalle merci che si depositarono nel tempo sui fondali del porto: ritroviamo le voci di una città greca che vive e respira nel Mediterraneo. Tramite il suo porto imponente, Neapolis raggiunge luoghi lontani e ne condivide usanze, costumi, mode, specchio dinamico per nuove, infinite identità greche.

9. Un nuovo mondo Un nuovo mondo si apre, Oriente e Occidente si toccano. Pompei rinasce al seguito dei grandi eventi innescati nel Mediterraneo dall’epopea di Alessandro Magno e della famiglia macedone, dell’espansione progressiva di Roma. I racconti della conquista d’Oriente arrivano per immagini e scopriamo in un vaso apulo l’immagine della battaglia di Alessandro contro Dario che ritroveremo, secoli dopo, a Pompei, nel Gran Mosaico della casa del Fauno. La città, nel corso del II secolo a.C., è parte dell’universo ellenistico, ricercata per architetture pubbliche e private, colorata da affreschi, impreziosita da fregi in terracotta. Due scarichi, uno da Atene, il secondo da Pompei, testimoniano, con le dovute differenze, la comunanza di pratiche sociali, le similitudini nella ricerca di agi e modi di concepire la vita e i suoi piaceri.

10. Vivere alla grecaIl mondo greco entra a far parte del lessico quotidiano, utilizzato, esibito, consumato. Dalla casa di Giulio Polibio e da quella del Menandro provengono ricchi corredi di suppellettili che raccontano di culture composite in cui il mondo greco trova il suo ampio spazio tramite originali o oggetti imitati e ricreati. Le argenterie di Moregine trasportano in Campania un po’ del lusso delle vecchie regge ellenistiche.

11. Conservare oggetti greci La passione per il mondo greco diventa, infine, collezionismo. Oggetti antichi sono richiesti, acquistati ed esposti nelle case. Di questa passione e delle sue distorsioni, abbiamo uno specchio significativo nelle storie di Verre, il potente romano accusato da Cicerone per le sue ruberie di opere d’arte in Sicilia.

12. La lingua greca a Pompei Accanto al latino si usa il greco: ovviamente per transazioni commerciali ma anche come lingua dell’emozione, del sentimento, della cultura. Le stanze delle case acquistano nomi greci, la cura del corpo e il mondo dell’amore si rivestono di parole greche, i bambini imparano a utilizzare l’alfabeto greco, ritroviamo il nome di Eschilo iscritto su di un gettone teatrale.

13. Atene a PompeiNelle statue diffuse in spazi pubblici e privati, in giardini, peristili e cortili, in sale di rappresentanza ritroviamo le opere mirabili dell’arte greca imitate e riprodotte. Un pezzo di Atene migra a Pompei, trasmettendo il ricordo di Afrodite e di Kore così come apparivano presso l’acropoli ateniese.

POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

SCHEDA TECNICA

TITOLO Pompei e i Greci

SEDEPompei, Palestra Grande

DATE12 aprile – 27 novembre 2017

A CURA DI Massimo Osanna e Carlo Rescigno PROMOSSA DA Soprintendenza Pompei

ORGANIZZAZIONE E COMUNICAZIONE Electa

ORARI aperto tutti i giorni dal 12 aprile al 31 ottobre dalle 9.00 alle 19.30 (ultimo ingresso alle 18.00) 1-27 novembre dalle 9.00 alle 17.00 (ultimo ingresso alle 15.30) sabato e domenica apertura ore 8.30 chiuso 1 maggio

BIGLIETTI Dal 12 aprile, biglietto integrato scavi e mostre (Picasso e Napoli: Parade; Pompei e i Greci)intero: 13 euro (11 euro ingresso scavi + 2 euro supplemento mostra) ridotto: 7,50 euro (5,50 euro ingresso scavi + 2 euro supplemento mostra)cumulativo: 22 euro (20 euro ingresso scavi e altri siti + 2 euro supplemento mostra)

INFORMAZIONI pompeiisites.org mostrapompeigreci.it

UFFICI STAMPA Electa Ilaria Maggi [email protected] T. +39 02 71046250

responsabile comunicazioneMonica Brognoli [email protected] T. +39 02 71046456

Soprintendenza Pompei ufficio stampa e comunicazioneMarella BrunettoLara [email protected] T. +39 081 8575327

#PompeiGreci

POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

INTRODUZIONE

43 Pompei e i Greci Massimo Osanna, Carlo Rescigno

STORIE MEDITERRANEE E CODICI DI LETTURA

56 Pompei, Magna Grecia Pier Giovanni Guzzo

63 I Greci e le popolazioni indigene dell’Italia antica: un problema antico o moderno?

Gabriel Zuchtriegel

71 Pompei, Cuma e Neapolis tra VI e V secolo Alfonso Mele

83 Pompei e il Mediterraneo Irad Malkin

93 Tra politica, storia e cultura: ricostruire l’antico Maurizio Giangiulio

100 “How to Do Words with Things”: la dimensione verbale della cultura materiale

Valentino Nizzo

112 Identità o cultura? Francesco Remotti

ATLANTE DELLA MOSTRA

126 Una grammatica greca di oggetti Gian Michele Gerogiannis

130 Pompei prima di Pompei Caterina Cicirelli

133 Gli spazi della città Pasquale Bucciero

136 La non città: un palazzo italico Pasquale Bucciero

141 Il sacro e il politico Gian Michele Gerogiannis

144 Un mondo multietnico Pasquale Bucciero,

Carmine Pellegrino

155 La battaglia di Cuma Pasquale Bucciero,

Gian Michele Gerogiannis

SCHEDA CATALOGO

POMPEI E I GRECI

A CURA DI Massimo Osanna, Carlo RescignoEDITORE: Electa PROGETTO GRAFICO: Tassinari/VettaPAGINE: 360ILLUSTRAZIONI: 340PREZZO in libreria: 55 euro PREZZO al bookshop: 49 euro IN LIBRERIA: aprile 2017

158 Neapolis, materiali dai fondali del porto Franca Del Vecchio

166 Un nuovo mondo Teresa Demauro

177 Viviere alla greca Tiziana Rocco

183 Conservare oggetti greci Anna Civale

185 La lingua greca a Pompei Cristina Pepe

187 Atene a Pompei Carmela Capaldi

HELLENIKA

197 Abitare Case private e luoghi della città a Pompei tra l’epoca arcaica e il III secolo a.C.

Marco Giglio

201 Amare Il linguaggio greco dell’amore Antonio Varone

207 Approdare Parthenope, Neapolis e il suo porto

Daniela Giampaola

213 Attrarre Charis, kosmesis e il mondo della bellezza

Ria Berg

220 Collezionare Passioni, oggetti d’arte greca e il mondo romano

Carmela Capaldi

229 Commerciare Merci greche, il Mediterraneo, Pompei

Luana Toniolo

240 Connettere Lo spazio della non città degli Italici e i rituali del potere

Massimo Osanna

246 Consumare vino La costruzione dell’ethos simposiale fra immagini e parole

Maria Luisa Catoni

253 Copiare La scultura come specchio dell’immaginario greco

Francesco Sirano

258 Costruire Architetture ellenistiche a Pompei

Fernando Giannella

262 Curare se stessi Bagni e terme a Pompei

Monica Trümper

268 Difendersi Le ‘mura greche’ di Pompei

Marco Fabbri

272 Ellenizzare Un filo rosso nella storia di Pompei

Mario Torelli

280 Illustrare Pittura e temi mitici

Irene Bragantini

285 Incontrarsi Ginnasi e teatri

Elisa Chiara Portale

291 Leggere Testi greci a Pompei

Cristina Pepe

300 Parlare La grecità nel contesto multilingue e multiculturale di Pompei e della Campania antica

Paolo Poccetti

314 Plasmare Le incertezze dello stile

Carlo Rescigno

317 Progettare Architettura dorica in Magna Grecia e sue declinazioni: le forme architettoniche del potere

Giorgio Rocco

325 Raffigurare Le ceramiche italiote, il nuovo mondo macedone, il contesto italico Claude Pouzadoux

329 Rappresentarsi I nuovi linguaggi del potere e lo sviluppo delle città ellenistiche

Enzo Lippolis

343 Ridefinire Peristili, esedre, saloni, basiliche private: echi di architettura palaziale greca nelle case di Pompei ed Ercolano

Fabrizio Pesando

349 Viaggiare Da Pompei ad Atene, la riscoperta della Grecia classica tra Settecento e Novecento

Luigi Gallo

APPARATI

354 Elenco delle tavole357 L’idea dell’allestimento

POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

COLOPOHON

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del TurismoMinistroDario Franceschini

Direttore Generale MuseiUgo Soragni

Soprintendenza PompeiDirettore Generale Massimo Osanna

Responsabile unico del procedimento Paolo Mighetto

Direttore Ufficio ScaviGrete Stefani

Segreteria Direttore GeneraleErnesta RizzoClelia Mazza

FunzionariCaterina CicirelliLaura D’EspositoMarialaura IadanzaAlberta Martellone Annamaria Sodo

Segreteria TecnicaLuana Toniolo

Assistente tecnicoVincenzo Sabini

Mostra a cura diMassimo Osanna e Carlo Rescigno

promossa daSoprintendenza Pompei

Comitato scientificoMaria Luisa CatoniEnzo LippolisMassimo OsannaCarlo RescignoGiorgio RoccoGabriel Zuchtriegel

Comitato d’onoreKostantinos AntonopoulosAdele CampanelliFrancesco CanestriniHartwig FischerFilippo GambariLuciano GarellaClara GelaoPaolo GiulieriniAnna ImponenteElena KorkaLuigi La RoccaMarta RagozzinoFabrizio VonaGabriel Zuchtriegel

Collaborazione al progetto scientificoPasquale Bucciero, Gian Michele Gerogiannis

Organizzazione e comunicazioneElecta

Coordinamento tecnico-organizzativoCarlotta Branzanti, Tiziana Roccocon Pasquale Bucciero

EditoriaCarlotta Branzanti, Nunzio Giustozzi

Ufficio StampaMonica Brognoli, Ilaria Maggi

Ufficio Stampa Soprintendenza PompeiMarella Brunetto, Lara Anniboletti

Concept progetto di allestimentoBernard Tschumi

Progetto esecutivo e direzione lavori allestimentoLucio Turchetta e Vincenzo De Luce

Realizzazione dell’allestimentoPetrucci Rosario srl

Coordinamento SicurezzaAlessandro De Sarno Prignano

Progettazione e realizzazione installazioni multimediali GEM – Graphics Emotion, Montreal

Restituzioni e ricostruzioni graficheTeresa Demauro, Fernando Giannella

Identità visiva e comunicazione, progetto grafico del catalogoTassinari/VettaFabio Furlanis, Giulia De Benedetto,Francesco Nicoletti

TrasportiMontenovi srl

Enti prestatoriBadisches Landesmuseum, KarlsruheBritish Museum, LondraMusée Royal de Mariemont, Belgio Museo Archeologico della Città Metropolitana di BariMuseo Archeologico Nazionale di NapoliMuseum of Ancient Agora, AteneParco Archeologico dei Campi Flegrei, Museo Archeologico dei Campi Flegrei; Parco Archeologico di Cuma Parco Archeologico di Ercolano Parco Archeologico di Paestum, Museo Archeologico Nazionale di PaestumPolo Museale della Basilicata, Museo Archeologico Nazionale della Siritide, PolicoroPolo Museale della Basilicata, Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dino Adamesteanu”, PotenzaPolo Museale della Calabria, Museo Archeologico Nazionale di Crotone Polo Museale della Campania, Museo Archeologico Territoriale della Penisola Sorrentina “Georges Vallet”Polo Museale della Campania, Museo Storico Archeologico di NolaPolo Museale della Puglia, Museo Nazionale Archeologico di AltamuraPolo Museale della Toscana, Museo Archeologico Nazionale di FirenzePolo Regionale di Siracusa per i siti e i Musei archeologici, Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”, SiracusaProvincia di Caserta, Museo Provinciale Campano, CapuaProvincia di Salerno, Museo Archeologico Provinciale dell’Agro Nocerino, Nocera Inferiore Riccardo Carafa D’AndriaSoprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della BasilicataSoprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della città di NapoliStaatliche Antikensammlungen und Glyptothek, Monaco di BavieraThe Hellenic Ministry of Culture and Sports / Ephorate of Antiquities of Athens / Ephorate of Antiquities of Eleia

RestauriAnna DezioArt. Novae di Emanuele IoppoloLegni e Segni della Memoria, Giovanni GalloLaura Parrella e Virginia IengoLaboratorio di restauro del Museo Archeologico Nazionale di NapoliLaboratorio di restauro del Museo Archeologico Nazionale di PaestumLaboratorio di restauro della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della BasilicataPolo Museale della Basilicata, laboratorio di restauro del Museo Archeologico Nazionale della Siritide, Policoro

Restauro dei reperti provenienti dallo scavo della stazione Municipio della metropolitanaCon il contributo di MN Metropolitana di Napoli S.p.A.: R.O.M.A. Consorzio

Laboratorio di archeologia di Santa Maria di Agnone (Sabap): Pasquale Maimone

Selezione dei reperti ceramici provenienti dallo scavo della stazione Municipio della metropolitanaSara Caldarone, Laura Carpentiero, Vittoria Carsana, Franca Del Vecchio, Daniela Giampaola, Lydia Pugliese

Si ringrazianoAngela Acordon, Alexandra Alevizou, Gianni Avagliano, Bruno Baglivo, Rino Bianco, Angelo Bottini, Alberto Bruni, Tommasina Budetta, Fernanda Capobianco, Stefano Casciu, Trevor Caughlan, Alessandro Cirigliano, Antonino Del Prete, Marie-Cécile Druwier, Nicola Figliuolo, Giacomo Franzese, Tiziana Garofalo, Daniela Giampaola, Ilaria Improta, Mario Iozzo, Gioconda Lamagna, Jill Maggs, Michele Martorano, Mattia Morandi, Maria Musumeci, Silvia Pacifico, Enrico Rinaldi, Mara Romaniello, Paola Rubino De Ritis, Valeria Sampaolo, Elena Silvana Saponaro, Assunta Schiano, Natalya Sholts, Nadia Siani, Francesco Sirano, Francesca Sogliani, Pierfrancesco Talamo, Bastien Toune, Annie Verbanck-Piérard, Raimond Wünsche

Si ringrazia l’Ufficio Consegnatari del Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Si ringrazia Metropolitana di Napoli per il sostegno fornito per il restauro dei materiali inediti dai fondali del Porto di Napoli.

POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

TESTO ISTITUZIONALE

Pompei e i Greci si inserisce in una stagione di rinascita del sito archeologico, dove l’uso intelligente e tempestivo delle risorse messe a disposizione dall’Europa ha creato un modello di gestione capace in pochi anni di cancellare le immagini dei crolli e di portare al compimento di tanti restauri, alla riapertura di numerose domus, alla creazione di un percorso libero da barriere architettoniche, alla copertura con rete WiFi dell’intera area archeologica, al ritorno del pubblico che ha superato nel 2016 i tre milioni di visitatori e dei grandi interpreti del contemporaneo come Igor Mitoraj, Michelangelo Pistoletto, David Gilmour ed Elton John. Attraverso le sale di questa mostra si può partire per riscoprire il paesaggio splendente di miti e di isole del Golfo di Napoli, inoltrarsi tra Capri e Ischia tra racconti di Sirene e di Giganti, fino a ritrovare Enea e la Sibilla a Cuma, alle porte dell’Ade e ad ascoltare dalle parole di Pindaro il racconto di una battaglia che nel lontano V secolo a.C. contrappose nel golfo del Vesuvio Greci ad Etruschi, indirizzando una parte della nostra storia contemporanea: testi, oggetti, paesaggi si fondono tra Pompei e il Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Allargando il campo, la rete di racconti pompeiani conduce a Poseidonia, e al suo bellissimo museo e, per il suo tramite, invita a proseguire lungo le vallate dei fiumi risalendo gli Appennini fino a ritrovare sull’altro capo d’Italia, sulla costa ionica, la grande Sibari e il suo impero, da cui Paestum aveva tratto origine. Pompei si rivela così parte della più profonda Magna Grecia, tra filosofi e templi dorici, luogo dell’anima oggi testimoniato da un ricchissimo patrimonio di Musei e Parchi Archeologici che non smettono mai di stupire per nuove scoperte. Dal mare le storie pompeiane spalancano gli orizzonti di Oriente, Grecia e Asia Minore, l’attuale Turchia, un fluire ininterrotto di piccole e grandi città, di creazioni artistiche e artigianali preziose, di merci raffinate e costose giunte sulle navi fino in Occidente. E a bordo di una di queste navi si approda al porto di Neapolis, recentemente scoperto con i lavori della Metropolitana di Napoli, e da qui a Pompei dove, grazie a questa mostra, comprendiamo in pieno di essere cittadini mediterranei.

Dario FranceschiniMinistro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

SAGGIO CURATORI

Pompei e i GreciMassimo Osanna, Carlo Rescigno

Considerare Pompei una città di Magna Grecia potrebbe apparire un errore storico. Non furono i Greci a fondarla, non abbiamo consultazione di oracoli, né la trasmissione del nome degli ecisti ma per il tramite della materia mitica si serba il ricordo dell’evento collegandolo a Eracle e percepiamo una tradizione malamente sopravvissuta fino a noi che corrisponde a un organismo che l’archeologia sempre più rivela come una città complessa.

Fin da epoca arcaica1, Pompei ci appare come un centro di nuova fondazione, quasi programmata. La teoria tradizionale vuole che essa nasca dal sinecismo dei villaggi della Valle del Sarno in una temperie di profonda trasformazione urbanistica che investe la Campania e ne prepara il complesso assetto topografico arcaico: siamo tra la metà del VII secolo a.C. e gli inizi del secolo successivo e Pompei appare come città insieme a numerosi altri centri2, dotata di mura, forse già di una piazza, con il suo santuario, dedicato ad Apollo, cui risponde, sul poggio del foro triangolare, l’area sacra e il culto di Atena3. Come in una città magno-greca, aree sacre ne popolano il territorio, bordandone il limite subito al di fuori delle mura (Fondo Iozzino, Sant’Abbondio) o segnandone i punti forti verso la costa (santuario di Bottaro)4. La città sembra inoltre conoscere una significativa proiezione, almeno cultuale, verso sud, lungo la direttrice viaria che concludeva la sua corsa al promontorio di Punta della Campanella5, estremo limite della penisola sorrentina e traguardo sulle bocche di Capri, porta del golfo o all’interno verso Nocera cui una storia più recente la legherà in forme culturali prima ancora che istituzionali. E a ben vedere, sotto la normalizzazione dei culti di epoca romana, Atena associata ad Eracle nel foro triangolare, un Apollo simile a quello di Delfi, l’importante presenza di Venere, derivata da Herentas, cogliamo inflessioni locali, storie di fondazione, di giusta crescita e integrazione dei fanciulli, di Eracle e le sue mandrie, che potrebbero testimoniare di un repertorio locale di miti e genealogie di cui la città arcaica dovette nutrirsi. Ignoriamo quali ne fossero le forme istituzionali di governo: le iscrizioni, provenienti perlopiù da santuari e connesse alla pratica del rito, denunciano una significativa presenza etrusca6 ma non conosciamo quali fossero le sue assemblee politiche, quali i suoi sommi magistrati. In questo tessuto connettivo riconosciamo, con la ricerca in profondità, aspetti e frammenti dei modi di abitare in età arcaica, seguiamo le tendenze della cultura materiale e vediamo muoversi saperi e artigiani. Nei due principali luoghi di culto furono all’opera maestranze diverse: nel santuario di Apollo maestri cumani a decorare un edificio costruito in legno e pietra, con robuste modanature in pietra lavica, un set complesso e coordinato di terrecotte architettoniche a comporre un tetto di tipologia campana, diffuso cioè a partire da Cuma e successivamente Capua nei territori più settentrionali della regione; nel tempio dorico di Atena, costruito in pietra, forse una bottega locale che adatta a un modo

originale di concepire lo spazio sacro la tradizione dorica, con un tetto che, per quanto la critica abbia provato a spiegarlo, non riesce ad essere risolto né come produzione poseidoniate né cumana, condividendo tratti di entrambe le tradizioni7. E se il punto di vista su questo edificio è per noi questo, nella riproposizione di un tetto analogo nel santuario meridionale di Poseidonia, documentato purtroppo da sporadici frammenti, potremmo riconoscere un intervento pompeiano, un sacello dedicato dalla città campana. Ciò che più conta in questa lettura, non è riconoscere la forza diffusiva delle botteghe pompeiane, ma l’utilizzo in chiave identitaria, quindi politica, dello strumento stilistico e forse l’esito di un trattato, un’alleanza sancita dalla dedica di quell’edificio in un luogo di particolare rilevanza, il santuario meridionale di Poseidonia ove anche altri indizi lasciano cogliere la presenza di dediche straniere8. Queste tracce di contatti, movimenti di genti, trasmissione di saperi e tecniche, che affiorano in maniera sfumata dalla ricerca archeologica, ci fanno riflettere su quanto abbiamo perduto di una storia complessa, fatta di contatti, contaminazioni, ibridazioni di tradizioni e costumi. Una trama di relazioni, una rete di rapporti che emerge nelle fonti letterarie solo nei suoi momenti più eclatanti e comunque deformata dagli occhi di chi osserva, interpreta, trascrive.

Anche da questo punto di vista, Pompei si comporta quindi come una città greca o etrusca e forse dovremmo meglio dire arcaica, con le sue specificità ma anche condividendo, in un orizzonte ampio, tratti significativi delle nuove definizioni urbane che il VI secolo trascinava con sé in Italia meridionale e, più latamente, nel dialogo tra Grecia e Italia.

Sulla presenza di Etruschi, Opici, Greci, molto si è scritto, a partire dalla tradizione ottocentesca e novecentesca di studi9, e in effetti Pompei costituisce un esempio emblematico per testare i nostri strumenti di ricerca sul tema degli incontri di culture.

Pompei, come quasi tutte le città della Campania arcaica, appare difficile da definire in poche parole, financo diventa arduo dire da chi fu fondata: una città di sostrato italico su cui agisce un collante istituzionale etrusco e in cui si muovono presenze greche diffuse. Una definizione complessa, forse ancora da dettagliare, ma che a oggi meglio descrive la fluidità dell’insediamento arcaico pompeiano10.

È proprio questa fluidità a permettere di avviare una riflessione complessa su Pompei nel suo contatto con il mondo greco.

La Magna Grecia, o meglio l’Italia meridionale arcaica, è stata banco di prova della ricerca. L’incontro di culture è qui all’ordine del giorno e la pratica archeologica non ha potuto fare a meno di riflettere sugli strumenti utilizzati per comprendere filiere di documenti restituiti dagli scavi, fondati perlopiù su muti elementi di cultura materiale, in uno spazio caratterizzato dalla continua osmosi e sovrapposizione di tratti culturali in cui anche le iscrizioni, pure ritenute nel corso della storia degli studi talora dirimenti, si sono trasformate in oggetti muti se interrogati dal punto di vista delle definizioni etniche, di chi cioè quegli oggetti aveva realmente usato e posseduto.

Dall’ellenizzazione all’acculturazione ai fenomeni di ibridazione abbiamo assistito nei luoghi della discussione teorica a una progressiva ridefinizione degli strumenti interpretativi11. Ciò che si è spesso conservato è un senso dualistico nell’osservazione degli incontri di culture. Greci e indigeni entrano in contatto ricevendo, dando o scambiando tratti, le modifiche teoriche si sono appuntate sempre sulla direzione del contatto mantenendo, però, un senso di dualità. Oggi partiamo da una percezione diversa dei concetti di cultura e d’identità12. La prima costituisce la struttura profonda, di base, composta da sottoinsiemi dai confini permeabili, in cui conoscenze e acquisizioni circolano in sistemi complessi, che travalicano i confini etnici. Queste concezioni trovano rispondenza nelle descrizioni oggi diffuse dei fenomeni culturali come reti, sottoinsiemi strutturati, articolati per nodi, facili a sciogliersi per riannodarsi altrove, ingranaggi indentati che entrano in contatto tra loro proprio lungo i margini e assicurando il passaggio d’informazioni e saperi per tratti da un comparto all’altro. In queste strutture il Mediterraneo

diventa piccolo e facile da essere attraversato e un elemento distintivo può apparire in luoghi lontani anche in assenza di una coscienza diretta dello scambio avvenuto. In questi mondi nulla è duraturo, anche in uno stesso luogo, le reti si sovrappongono, i codici culturali possono essere continuamente risignificati da gruppi, situazioni, contesti, e si assiste a continui scivolamenti di senso13.

Su queste reti si sviluppano i linguaggi identitari, labili, parassitari, determinati spesso da forze e assetti politici. Negli ultimi decenni si è creduto di dover finalizzare la ricerca archeologica alla definizione di identità, stilistiche, topografiche, spesso confondendo la costruzione di facies come strumento di organizzazione del dato archeologico con il fine storico della ricerca. Queste identità sono sempre parziali, volute e quindi labili. I fatti culturali sono impiegati e piegati da esse, ma conoscono, appunto, dinamiche ben diverse. Uno stile circola al seguito dei modi di trasmissione del sapere e delle conoscenze, il vestito identitario lo impiega ma non riesce a chiuderlo in confini definiti se non per brevi assetti.

Che Pompei abbia una sua identità arcaica è assunto necessario da definire per noi che ci approcciamo al suo studio, ma in antico, nel contesto cittadino, avremmo trovato molteplici punti di vista, spesso in collisione tra loro.

Lo spazio di Pompei arcaica è quello del golfo, tra gli scali cumani a nord, per esempio Partenope, e gli abitati che si snodano lungo il tratto costiero meridionale, in cui Pompei, Stabia e Sorrento costituiscono i nodi maggiori di realtà minori, come Vico Equense e l’insediamento arcaico di Piano di Sorrento. Questo mondo conosce una profonda ristrutturazione con la fondazione di Neapolis che le recenti scoperte14 hanno oggi ancorato ai decenni finali del VI secolo a.C. La tirannide di Aristodemo aveva introdotto nuovi assetti, creato alleanze, la fondazione della nuova città, di Neapolis, altera i vecchi delicati equilibri e crea la risposta militare di una parte di quel mondo etrusco, quello dell’Etruria costiera, presente nel golfo. Scoppia la battaglia di Cuma, combattuta nelle acque del golfo nel 474 a.C. L’intervento di Ierone, tiranno di Siracusa, condurrà alla vittoria dei cumani e da quegli anni il mondo del commercio costiero e la vita dell’opulenta Pompei sembrano arrestarsi. Non è un caso che nelle stratigrafie pompeiane, come registra chi scava in profondità, si percepisca sistematicamente una lacuna di documentazione che va dal secondo quarto del V secolo al 400 a.C. circa. Un’inquietante assenza di documentazione materiale e di tracce di frequentazione, come se la città arcaica ricca e dinamica avesse cessato di vivere, o quanto meno di essere popolosa ed estesa. Che si tratti di una contrazione dell’abitato, o di una crisi generalizzata che porta al progressivo abbandono del centro non è dato dirlo allo stato attuale della documentazione. Certo è che tutti i santuari meglio indagati in profondità, da quello di Apollo a quello di Atena in città, fino a quelli extra-urbani di Fondo Iozzino e Sant’Abbondio, non restituiscono quasi più ex-voto, come se nessuno più vi si recasse e la pratica cultuale normativamente scandita nel tempo del sacro avesse subìto una battuta d’arresto.

Si è parlato di un nuovo mondo che si dischiude15, di una stretta identitaria a livello urbano, le città assumerebbero ora profili più definiti e le frontiere in parte inizierebbero a serrarsi. Ma le reti delle culture continuano a funzionare e nuovi nodi si creano.

Ritroviamo il confronto di Pompei con la Grecia dopo circa ottanta anni, con un fenomeno che condurrà alla composizione di un linguaggio franco, quello ellenistico16, dalle ampie latitudini che consegnerà alle soglie del primo impero le esperienze di un antico mondo fatto di città. È il momento della “rinascita” di Pompei, della cosiddetta città sannitica che a partire dall’inizio del IV secolo a.C. ritorna progressivamente ad essere un centro importante all’interno delle dinamiche insediative del golfo. I protagonisti sono nuove genti, giunte verosimilmente da fuori, all’interno di quel rinnovato fenomeno di mobilità e migrazioni che interessa buona parte del comparto italico centro-meridionale. Di questo “mondo campano” l’archeologia sta restituendo proprio in questi ultimi anni dati di rilievo: due tombe a cassa dell’incipiente IV

secolo, una maschile, l’altra femminile, dal ricco corredo di ceramiche a figure rosse e a vernice nera, sono affiorate nella necropoli di Porta Ercolano, tra le più tarde botteghe artigianali, documentando tra l’altro la lunga durata nella destinazione degli spazi della nuova città, che userà quest’area di necropoli fino alla sua distruzione nel 79 d.C. Anche la nuova esperienza nasce nel segno dell’ibridazione. Le tombe a cassa con cadavere supino non si distinguono da quelle di altri coevi centri italici della Campania; il corredo presenta le forme da banchetto tipiche di una tradizione greca che è divenuta pervasiva nel Mediterraneo globalizzato, le decorazioni delle ceramiche a figure rosse, di ascendenza greca, rivelano però uno scarto nella maniera artigianale che sembra tradire ancora una volta una definizione locale, la nascita di una tradizione epicoria che costruisce temporanee identità aprendosi e mescolando.

Da questo momento in poi il contatto con la Grecia sembra diverso, meditato, riflesso, spiritualmente stratificato. In realtà più ci inoltriamo nel pieno ellenismo più aumentano testi letterari ed epigrafici che ci svelano l’intenso lavorio di acquisizione culturale di linguaggi e mode che dobbiamo presupporre presenti anche per i periodi più antichi ma che non possiamo documentare.

La Grecia dei condottieri, di Filippo e Alessandro, compone un nuovo linguaggio di potere, che dalle arti di corte filtra nell’artigianato più corrente. La Grecia è ormai ancor di più un fatto plurale e mediterraneo e gli stimoli provengono da luoghi diversi. Le nuove ricerche hanno rivelato case e assetti urbani per frammenti e già per questi livelli è possibile trovare nuovamente un dialogare alla greca17. Ma questo dialogo è ancora una volta frutto di una dinamica culturale. I modi di abitare, le forme delle città traggono ispirazione da contatti mediterranei spesso giunti tramite mille intermediazioni in cui eventi culturali imponenti, come per esempio l’espansione di Roma, costituiscono un filtro18. Dalle storie individuali delle tante fondazioni coloniali latine e romane, dai trattati e dalle alleanze con Roma si trasmettono modelli complessi dal lungo pedigree culturale: una soluzione urbana introdotta in Campania con le colonie greche giunge nel mondo latino, rielaborata nel sistema di potere romano ritorna in Campania influenzandone gli abitati locali. È un continuo succedersi di movimenti di creazione, risignificazione, consumo e dismissione da cui prende avvio un nuovo processo di semantizzazione su forme simili ma consumate nel senso, come nelle comunicazioni linguistiche, processi che omologano i tratti culturali e li rendono difficili da separare alla luce degli strumenti classificatori e gerarchici della ermeneutica archeologica.

E anche lo studio delle lingue antiche si apre a nuove prospettive, quelle da tempo insegnate dalla pragmatica e dalla sociolinguistica19. La credenza che un’attestazione linguistica, un’iscrizione, un testo potesse permetterci, mediante riconoscimento di alfabeto e lingua, di decifrare la mappa etnica del popolamento antico si è spesso, anche se non sempre, infranta contro gli utilizzi disinvolti della lingua in chiave sociale. Ancora una volta sono le storie del Mediterraneo contemporaneo a insegnarci la dimensione del multilinguismo e a illustrarci un fenomeno come l’utilizzo mimetico delle lingue, per situazioni e registri comunicativi. In un luogo come il golfo di Napoli in età antica possiamo scoprire le lingue, in più situazioni, utilizzate in senso tecnico: l’etrusco a Pompei come strumento dominante di comunicazione alta, il greco in alcuni contesti come comunicazione nelle pratiche del sacro e del rito, il latino al momento della fondazione del porto puteolano come lingua franca nelle transazioni commerciali, ancora il greco come lingua della comunicazione letteraria20. Ma Pompei da questo punto di vista insegna ancora di più: negli spazi delle case ritroviamo eco delle terminologie riportate nelle fonti per descrivere le stanze utilizzando parole greche anche quando gli ambienti definiti con il mondo greco nulla avevano a che fare21, il mondo latino rimodella e sviluppa il suo mondo greco. In questa stessa prospettiva, il greco a Pompei è anche la lingua dell’amore e della cura del corpo femminile22. Non possiamo quindi stupirci di trovare tracce d’insegnamento della lingua greca a Pompei23, in un contesto che non può

fare a meno di ricorrere a questa lingua per descrivere oggetti e idee anche sue proprie. Il mondo greco diventa immagine culturale al plurale, non supinamente ereditata ma vitalmente accresciuta e declinata nel proprio mondo.

A Pompei, il mondo greco diventa anche patrimonio da collezionare, ma con forme culturali ben diverse da quelle che attribuiamo oggi a questo termine. Ritroviamo piccoli originali greci24, in numero davvero limitato, in sculture e rilievi riadoperati, per esempio, negli arredi da giardino, ma anche forse nei bronzi acquisiti dal mondo greco, se greco ellenistiche dobbiamo considerare le statue di Apollo e Diana esposte nel santuario di Apollo, immerse in una nuova rete rituale25. Ancora un originale greco è la preziosa hydria di V a.C. premio dei giochi argivi che componeva, con altri vasi, il corredo lussuoso della casa di Giulio Polibio26. Proprio in questo oggetto potremmo riconoscere una specificità: non sappiamo come sia giunta a Pompei, se per il tramite di vendite d’asta, come premio di guerra, acquisizione da mercanti d’arte o se recuperata scavando casualmente nei propri poderi e imbattendosi in tombe antichissime, in ogni caso cogliamo una risemantizzazione dell’oggetto. La conoscenza dei contesti pompeiani permette di restituire ai cimeli significati specifici, ma il meccanismo non appare diverso da quello che, in società diverse per assetti economici, avevano condotto l’elmo di Autolico a viaggiare fino ad essere posto sul capo di Odisseo (II. X, 260-271), oggetti che si arricchiscono di senso nei diversi passaggi, che aumentano il proprio valore comunicativo tanto da essere tesaurizzati per rango nei corredi di tombe di essi più recenti27 o, come nel caso dell’hydria di Giulio Polibio, da essere inseriti in un servizio composito, in cui quasi ogni singolo oggetto ha la sua biografia che può giungere fino a rinnegare o appannare il suo contesto di origine.

Questo modo di leggere i fatti culturali del passato lo ritroviamo applicato anche a documenti fondanti nella tradizione degli studi archeologici. La pittura pompeiana con il suo carico di miti e la sua forte iterazione di immagini può aiutarci a comporre la mappa da cui risalire agli originali greci perduti, ma il copiare e la rete di derivazioni può significare molto di più. Un tema greco viene utilizzato in luoghi diversi, in uno spazio culturalmente e politicamente forte può assumere una nuova forte identità. Di quello schema, di quella tavola perduta o lontana e copiata si crea una nuova immagine. Con queste nuove forme, può giungere in un centro nuovo ove, nel suo essere osservata e consumata, l’immagine assume una nuova (o nuove) identità, da recepita diventa tema che si offre all’imitazione dando avvio a un processo di semiosi illimitata. Così i racconti iliadici utilizzati nella pittura di spazi sacri a Roma arrivano nel peribolo del santuario pompeiano e qui iniziano la loro vita rituale. Copie di originali lontanissimi, sono vissuti come nuovi originali generando la fortuna pompeiana del tema28.

Così per le sculture. La presenza nel luogo ameno del golfo di Napoli di botteghe di copisti29 crea i presupposti per la diffusione delle copie degli originali in bronzo del mondo greco e delle immagini sacre di Atene. Nel contesto pompeiano questi oggetti sono rivissuti e risemantizzati, un processo ormai da tempo oggetto di studio della ricerca contemporanea30.

Con Pompei e i Greci abbiamo voluto provare non a raccontare un incontro ideale con un mondo vagheggiato, l’Ellade. Che Pompei contenga la nostalgia del mondo greco era già noto. Nemmeno mettere al centro società ibride e meticce, un approccio che resta nella sostanza duale. Abbiamo voluto provare a indagare i meccanismi tramite i quali la cultura si muove, provare a restituire al grande pubblico il rumore degli ingranaggi che facevano funzionare il Mediterraneo tramite reti locali dai confini permeabili, continuamente in contatto, dai nodi mobili e stratificati, in cui le informazioni viaggiano. Abbiamo voluto mettere al centro dell’esposizione quel mondo fluido del Golfo di Napoli, fatto di accentuata mobilità, migrazioni, incessanti processi di contatti e trasformazioni, dove i porti marittimi e gli scali fluviali hanno per secoli generato una cultura estremamente dinamica, impedendo il radicarsi stabile di logiche identitarie monolitiche: città aperte dove anche lo scontro militare non ha impedito il transitare

incessante di tradizioni artigianali e modi di pensare. La rete straordinaria di queste vicende si legge attraverso la materialità, gli oggetti che il passato ci ha trasmesso, carichi di biografie che ci parlano ancora oggi di chi li ha prodotti, usati, caricati di significati, scambiati e persi.

Abbiamo voluto creare una occasione per riflettere su quanto, come scrive magistralmente Francesco Remotti, le identità chiuse appaiano parassitarie rispetto ai fenomeni culturali. Di come sia possibile leggere gli oggetti e appassionarsi alla loro storia, di come la divulgazione possa diventare occasione per riflettere sul nostro contemporaneo.

1 Cerchiai 2017.2 Rescigno, Senatore 2009. 3 Osanna 2015.4 D’Alessio 2009.5 Osanna, Rescigno 2016.6 Osanna 2017.7 Osanna, Rescigno 2016; in generale sul tema Rescigno cds.8 Rescigno 2013.9 Maiuri 1973 passim.10 Cristofani 1992.11 Cfr. i saggi di M. Giangiulio e G. Zuchtriegel in questa stessa sede. Sui concetti

di ibridismo: Zuchtriegel 2016.12 F. Remotti, nel saggio qui edito.13 Malkin 2002, 2011.14 Giampaola, d’Agostino 2005.15 Cerchiai 2008.16 Sulla complessità del processo di cd. ellenizzazione a Pompei: M. Torelli in questo stesso volume.17 Su Pompei città italica Pesando 2008 e 2010.18 Osanna, Torelli 2006.19 Poccetti, in questa stessa sede.20 Poccetti 2005.

21 Pesando in questa stessa sede.22 Qui i saggi di A. Varone e R. Berg.23 Cfr. il saggio in questa stessa sede di C. Pepe.24 Cirucci 2009.25 Rescigno 2016.26 Lazzarini, Zevi 1988-1989.27 In generale sul tema Ampolo 2001.28 Bragantini in questa stessa sede; Heslin 2015.29 Sirano in questa stessa sede con bibliografia pregressa.30 Capaldi in questa stessa sede.

POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

PROGETTO ESPOSITIVO

L’IDEA DELL’ALLESTIMENTO

La Palestra Grande di Pompei affascina per la sua semplicità e l’ordine incalzante del colonnato che circoscrive un’ampia corte centrale aperta. Da architetti ne abbiamo apprezzato immediatamente la linearità e la purezza, che testimoniano il grado di raffinatezza raggiunto dagli antichi. Quale migliore sede per una mostra che celebra gli scambi, ricchi e molteplici, tra la civiltà romana e quella greca?

La Palestra conteneva già una struttura leggera in metallo, inserita in un lato del colonnato. Edificata per un’esposizione precedente, era costituita da uno spazio chiuso, all’interno del quale i visitatori non avevano percezione del magnifico ambiente in cui si trovavano. Abbiamo subito pensato di creare alcune aperture vetrate, per consentire la veduta sul cortile centrale. Tali aperture diventano sempre più ampie man mano che si avanza tra gli spazi espositivi, finché non si raggiunge la fine della galleria chiusa e si esce sotto il colonnato già visibile attraverso le finestre.

Abbiamo voluto assecondare, invece di contraddire, la lunghezza e lo spazio limitato della galleria, pertanto abbiamo deciso di sfruttare i sette temi della mostra separandoli con veli sospesi o divisori che potessero anche ospitare testi, immagini o proiezioni. Per garantire la percezione dello spazio, queste strutture sono trasparenti e non opache. Poi, in ricordo dei Greci antichi, che decoravano edifici e sculture con colori brillanti, abbiamo attribuito un colore a ciascun tema, delimitato fisicamente da un paravento. Ogni sezione dunque diventa un ambiente a sé stante, in cui i visitatori sono immersi in un colore. I reperti sono valorizzati all’interno delle teche grazie a luci artificiali direzionali.

La sequenza è sottolineata da tre eventi multimediali a cura di Graphic e-Motion, che permettono ai visitatori di fruire di varie esperienze, a evocare diversi episodi della civilizzazione greca di Pompei.

BERNARD TSCHUMI Architetto, New York-Parigi Professore, Columbia University, New York

Bernard Tschumi è un architetto che opera tra New York e Parigi. Noto soprattutto come teorico, ha pubblicato The Manhattan Transcripts, già oggetto di esposizioni, e Architecture and Disjunction, una serie di saggi teorici. Parc de la Villette, New Acropolis Museum, Le Fresnoy Center for the Contemporary Arts, MuséoParc Alésia e lo Zoo di

Parigi sono tra le sue realizzazioni più importanti. Dal 1988 al 2003 è stato preside della Graduate School of Architecture, Planning, and Preservations della Columbia University di New York. Le sue pubblicazioni più recenti comprendono Architecture Concepts: Red is Not a Color, una collezione completa dei suoi progetti teorici e di quelli realizzati. Suoi disegni e modelli sono presenti nelle collezioni di molti tra i musei più importanti, tra cui il MoMA di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Alla primavera del 2014 risale un’importante retrospettiva, dal titolo Bernard Tschumi, Concept and Notation, accompagnata da un prestigioso catalogo bilingue.

LE INSTALLAZIONI MULTIMEDIALI

Lo studio canadese Graphics eMotion (GeM) partecipa all’allestimento della mostra Pompei e i Greci mediante tre installazioni multimediali che intensificano l’esperienza del visitatore, immergendolo in un ambiente multisensoriale legato al racconto della mostra e articolato in tre atti.

Il primo accoglie il visitatore all’ingresso, riportandolo indietro nello spazio e nel tempo per fargli vivere e percepire uno spaccato di vita pompeiana. Lo spettatore avvertirà l’eccitazione provata dagli antichi navigatori nell’avvistare per la prima volta il golfo di Napoli dal ponte delle loro imbarcazioni e assisterà alla fusione di diversi popoli e culture nella grande rete di comunicazioni e di scambi che diede vita a uno stile di vita e a una forma di espressione artistica inconfondibili.

Il secondo atto si basa su un evento storico di cruciale importanza. Il visitatore assisterà a uno scontro tra due flotte da guerra che seminò distruzione e morte sul fondo del mare: la celebre Battaglia di Cuma che segnò l’inizio di una nuova era nella storia di Pompei, segnata dal declino di questa città un tempo fiorente e l’ascesa di altri centri urbani nell’area.

L’ultima azione fa vivere al visitatore l’esperienza del lusso e della ricchezza culturale della città, malgrado il suo violento passato. Pompei ricominciò a prosperare e fiorire, fondendo le più svariare influenze in una ricca produzione culturale ispirata dai Greci, che traspare nelle arti, nelle ville e nei giardini incantati del periodo.

L’approccio creativo di Graphics eMotion combina il simbolo del mare, la sua vastità, il suo senso dell’ignoto e del pericolo, i suoi tesori nascosti, con la concretezza dei reperti archeologici e il mapping animation in 3 D per immergere il visitatore in un’esperienza indimenticabile.

Graphics eMotion (GeM)

Graphics eMotion (GeM) è una società multimediale esperienziale specializzata in installazioni interattive e immersive in tutte le scale e le tecnologie. GeM offre un’ampia gamma di servizi di carattere artistico e creativo mediante animazione in 2 e 3D, ambienti di realtà virtuale, applicazioni interattive, marketing esperienziale, promozione sui social media, design e implementazione tecnici e produzione di eventi.

Che siano applicate alla museologia, ai concerti, ai festival, all’intrattenimento, alle campagne di marketing, al lancio di nuovi prodotti, al rafforzamento dei brand o a eventi societari, le soluzioni ideate da GeM si rivelano sempre appropriate, versatili ed efficaci.

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POMPEI IE GRECIScavi di Pompei, Palestra Grande12 aprile – 27 novembre 2017

01. a, bTesta di acrolito, da PoseidoniaPaestum, Museo Archeologico Nazionalemarmo, alt. cm 17, largh. cm 10,5500 a.C. © Luigi Spina

02. a, b, cTesta femminile, dalla Basilica Noniana di ErcolanoErcolano, Deposito Archeologicomarmo, alt. cm 38I secolo a.C.© Luigi Spina

03.Sima dal Tempio Dorico di PompeiSoprintendenza Pompeifine del VI secolo a.C.© Luigi Spina

04. Sima dal Tempio A di Metaponto Napoli, Museo Archeologico Nazionaleinizi del V secolo a.C.© Luigi Spina

SELEZIONE IMMAGINI PER LA STAMPA

Le immagini possono essere utilizzate solo ed esclusivamente nell’ambito di recensioni o segnalazioni giornalistiche della mostra Pompei e i Greci, Scavi di Pompei, Palestra Grande, 12 aprile – 27 novembre 2017.

Le immagini per la stampa possono essere scaricati al seguente link: www.electa.it/ufficio-stampa/pompei-e-i-greci/

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05. a, bAntefissa a palmetta dritta e rovescia da Capua Capua, Museo Provinciale Campanoterzo quarto del VI secolo a.C.© Luigi Spina

06. a, b, cZeus, da PoseidoniaPaestum, Museo Archeologico Nazionalealt. cm 90530-520 a.C.© Luigi Spina

07. a, bLastre con cavalieri dal palazzo di Torre di SatrianoPotenza, Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu”metà del VI secolo a.C.© Luigi Spina

08. Frammento di cratere attico a volute con scena di kottabos, da Pompei, santuario di ApolloSoprintendenza PompeiCeramica a figure rosse, alt. max. cm 10,5, lungh. max. cm 17, diam. ric. cm 42470-460 a.C.© Luigi Spina

09.Statuetta della Sibilla, dall’acropoli di CumaCuma, Deposito ufficio scavibronzo, alt. cm 9,4, largh. max. cm 3,2fine dell’VIII secolo a.C.© Luigi Spina

10.Dischetto iscritto, forse da Cuma Napoli, collezione privata del principe Carafa, s. inv. Bronzo, diam. cm 8fine del VII - VI secolo a.C.© Luigi Spina

11.Tazza emisferica con decorazione a fascia nera e iscrizione in greco: Brandion, dalla necropoli di Sant’Agata sui Due Golfi Piano di Sorrento, Museo Archeologico della Penisola Sorrentina “George Vallet”alt. cm 7,7, diam. cm 15,2fine del VI secolo a.C. © Luigi Spina

12.Fregio in terracotta con tralcio floreale ed erotiSoprintendenza Pompeiseconda metà del II - inizi del I secolo a.C.© Luigi Spina

13. a, bFregio in terracotta con scene di battaglia Soprintendenza Pompei, invv. 9162, 9840, 9874; Napoli, Museo Archeologico Nazionale2III o II secolo a.C.© Luigi Spina

14. a, bCapitello d’anta figurato con coppia di Domini, dalla Casa dei Capitelli Figurati Soprintendenza Pompeialt. cm 50, largh. cm 81, prof. cm 82seconda metà del II secolo a.C.© Luigi Spina

15. Capitello d’anta figurato con Satiro, dalla Casa dei Capitelli Figurati Soprintendenza Pompeialt. cm 50, largh. cm 81, prof. cm 82seconda metà del II secolo a.C.© Luigi Spina

16.Capitello d’anta figurato con Dioniso ed Eros, dalla Casa del Torello di bronzoSoprintendenza Pompeialt. cm 58, largh. cm 81, prof. cm 58seconda metà del II secolo a.C.© Luigi Spina

17.Capitello d’anta figurato con protome di Sfinge, dalla Casa dei DiadumeniSoprintendenza Pompeialt. cm 42, largh. cm 63, prof. cm 74seconda metà del II secolo a.C.© Luigi Spina

18. a, b, cStatua di Apollo lampadoforoSoprintendenza Pompeibronzo, alt. cm 128, largh. cm 33I secolo a.C.© Luigi Spina

19. Oggetti di ornamento personale in oroNapoli, Museo Archeologico NazionaleI secolo d.C. Foto di Francesco Esposito

20.Nove dadi da gioco in osso Soprintendenza PompeiI secolo d.C.; lungh. min. cm 1,2, lungh. max. cm 1,5Foto di Francesco Esposito

21. a, b, cCratere con scene a rilievo in bronzo con agemina Boscoreale, Antiquariumalt. cm 62,5, diam. cm 35,5I secolo a.C.© Luigi Spina

22. a, bHydria (dettaglio)Soprintendenza Pompeibronzo, alt. cm 47, diam. max. cm 29, diam. orlo cm 19460-450 a.C.© Luigi Spina

23. a, b, cStatua di ApolloNapoli, Museo Archeologico Nazionalemarmo, alt. cm 110I secolo a.C.© Luigi Spina

24.Oggetti di ornamento personaleNapoli, Museo Archeologico NazionaleI secolo a.C. - I secolo d.C., tranne l’ago crinale che si pone tra il III e il II secolo a.C. Foto di Francesco Esposito

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25. a, bRilievo votivo con Afrodite ed Eros, da Pompei, Casa degli Amorini dorati Soprintendenza Pompeimarmo, alt. cm 36,5, largh. cm 40, spess. cm 7fine del IV secolo a.C.© Luigi Spina

26.Tessera teatrale con inciso il nome di Eschilo, da PompeiNapoli, Museo Archeologico Nazionaleosso, diam. cm 3, spess. cm 0,3© Luigi Spina

27. a, bStatua di Afrodite Sosandra/Aspasia da BaiaNapoli, Museo Archeologico Nazionalemarmo, alt. cm 183secondo quarto del II secolo d.C.© Luigi Spina