Opere Murarie Pompei

download Opere Murarie Pompei

of 24

Transcript of Opere Murarie Pompei

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    1/24

    www.vesuvioweb.com

    I materiali da costruzione di Pompei:I materiali da costruzione di Pompei:I materiali da costruzione di Pompei:I materiali da costruzione di Pompei:provenienza, estrazione,provenienza, estrazione,provenienza, estrazione,provenienza, estrazione,

    tecniche edilizietecniche edilizietecniche edilizietecniche edilizie

    Di Monica Giuliano

    2010

    Decima parte

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    2/24

    2

    Universit degli StudiSuor Orsola Benincasa

    Napoli

    FACOLTA' DI LETTERECORSO DI LAUREA

    IN

    CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALITESI DI LAUREA

    in

    Metodologia e tecnica della ricerca archeologica

    I materiali da costruzione di Pompei:

    provenienza, estrazione, tecniche edilizie

    Relatore Prof. Antonio De SimoneCandidato Monica Giuliano

    Correlatore Prof. Giolj Guidi

    Matricola 002000836

    Anno Accademico 2009- 2010

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    3/24

    3

    La forma pi accurata di opus siliceum, con blocchi finemente accostatie paramenti picchiettati, si trova ad Alatri (la citt ernica di Aletrium), cheha conservato lintera cinta dellacropoli e le sue porte (porta di Civita e

    porta dei Falli), ciascuna sormontata da un gigantesco architrave: un com-plesso imponente tanto quanto le migliori costruzioni micenee.

    Va notato che per evidenti motivi di stabilit i blocchi poligonali sonosostituiti, in genere, agli angoli e negli stipiti delle porte da pietre pi gran-di, disposte orizzontalmente, in modo da bloccare lo slittamento dei blocchiordinari.

    Larchitettura difensiva non stata la sola a ricorrere allopera poligona-le, che troviamo frequentemente anche nei podi dei santuari (a Norma e aSegni), nei muri di sostegno (lesempio pi celebre quello del santuariodella Fortuna Primigenia a Palestrina, nelle strutture di sostegno delle stra-de, come nella via Appia (piazza dei Paladini) e pi vistosamente lungo lavia Flacca, tra Sperlonga e Gaeta.

    Tutte queste costruzioni possono essere collocate molto genericamentein et repubblicana.199Mancano, come si gi detto, a Pompei fortificazioniin opus siliceum: queste, infatti, gi dalle primissime strutture in pappamon-te o in lava tenera, consistevano in pochi filari di blocchi squadrati, al di so-

    pra dei quali si impostava un terrapieno alto non pi di 3 m.200

    3.4.2. LOPUS QUADRATUM

    Lopera quadrata il sistema di costruire con blocchi di pietra tagliati informa di parallelepipedi e disposti in filari orizzontali; gli antichi scrittori neattribuiscono linvenzione agli Etruschi, e infatti Servio (Serv., Ad Aen., I,422), commentando la visita di Enea a Cartagine, dice che le mura erano

    fatte come quelle delle citt etrusche: etrusca disciplina; pi specificamenteVitruvio (II, 8, 3-6) e Livio (VI, 32, 1) lo chiamano saxum quadratum. Esa-minando le costruzioni pi antiche esistenti in territorio etrusco si nota chesono fatte con grandi scaglie di pietra forte, o pietra di monte, disposte astrati orizzontali piuttosto frazionati e discontinui, a causa della

    199 ADAM 2003, pp.111-114.200 DE CARO 1985, pp. 75-114; CHIARAMONTE TRER 1986.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    4/24

    4

    differente altezza dei massi e dei lati non perfettamente squadrati. Questoprincipio, dettato soprattutto dalla conformazione rocciosa del terreno, dovea massa pi compatta e dove a strati pi facilmente sfaldabili, comune tan-

    to allopera poligonale quanto a quella quadrata, per cui alcuni monumentipossono essere considerati sotto ambedue gli aspetti.

    In un periodo pi tardo, quando i contatti fra lEtruria e Roma si feceropi intimi e giunsero nel Lazio, attraverso la Campania, gli influssi della ci-vilt greca dellItalia Meridionale e della Sicilia, tale sistema si perfezion,introducendo una certa regola nella disposizione dei blocchi che ne aumentla stabilit e il potere difensivo. Nello stesso tempo gli attrezzi di lavoro piprogrediti permisero di cavare una pietra pi dura e di squadrarla in blocchipi grandi, per i quali fu usato, come unit di misura, il piede romano.

    Descrivendo la maniera greca dellopera quadrata, Vitruvio (II, 8, 5) ladefinisce come costituita da gruppi di due, tre o quattro blocchi affiancatinel senso della lunghezza (ortostati), alternati con un blocco posto nel sensodella larghezza (diatono), il quale serve da chiave, perch si addentra nelpieno del muro, serrandovi gli ortostati. I filari non hanno eguale altezza,pur essendo perfettamente orizzontali; ogni due o tre filari isodomi ve nuno formato di blocchi pi sottili, tutti disposti per lungo a guisa di una fa-scia che penetra in profondit e serve per battere un piano di posa.201Gli or-

    tostati rivestono di solito un nucleo interno formato di blocchi pi piccoli eirregolari.

    Questo sistema, praticato in edifici di carattere monumentale, con mate-riale pi nobile della roccia da sostruzione o fortificazione, ha dato originealle riquadrature di primo stile.202

    A Pompei limpiego dellopus quadratum con una struttura a doppia cor-tina di ortostati e diatoni di travertino e riempimento interno (mplecton)

    documentato nella seconda fase edilizia delle mura; tale fortificazione, chesi sovrappone, inglobandola, a quella di et arcaica costituita da blocchisquadrati di tufo locale (il cd. pappamonte) o di lava tenera ed elevato diterra alto non pi di 3 m, datata, sulla base della tipologia, al periodo dimaggiore espansione dellinfluenza cumana in questarea della Campania

    201 Questo tipo di muratura riprodotto in pittura nella casa di Trebio Valente a Pompei.

    202 LUGLI 1957, pp. 169 sgg.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    5/24

    5

    (periodo della tirannide di Aristodemo, 504-484 a. C.), ma non esclusoche esso appartenga a unepoca pi recente, coincidente con la conquistadella citt da parte dei Sanniti (ultimo quarto del V sec. a. C.). Le fasi suc-

    cessive (terza e quarta) sono caratterizzate dalladozione delle mura ad ag-ger, di tradizione romana e italica, costituite da un alto paramento a cui siaddossa sul lato interno un terrapieno, in modo da rendere impossibile lusodi gallerie sotterranee (mine) durante le operazioni di assedio. La terza fase,caratterizzata da un paramento esterno a blocchi squadrati di travertino didimensioni minori, risale alla fine del IV sec. a. C. e coincide con la crea-zione del reticolo urbanistico della citt, orientato sulle porte e sulle postier-le ricavate nel circuito murario (Fig. 71). Nella quarta fase si registralampliamento dellager, la creazione di un camminamento di ronda nelpunto pi alto e la sostituzione del precedente paramento in travertino conuno in blocchi di tufo egualmente in opus quadratum i quali recano spessoun bordo finemente lavorato in corrispondenza delle giunture (anatirosi)(Fig. 72). La cronologia di questo intervento non stata determinata conprecisione, ma molto probabile che sia da associare agli eventi della Se-conda Guerra Punica, quando la valle del Sarno fu a lungo teatro di scontritra Cartaginesi e Romani. Il tratto compreso fra Porta Ercolano e la Torre XImostra ampi tratti del paramento a blocchi di travertino e di tufo della terzae quarta fase delle mura. Sulla faccia interna dei blocchi (e in alcuni ricorsiinferiori del paramento esterno) sono visibili delle marche di cava; queste,

    presenti lungo tutto il tracciato delle mura, riproducevano segni alfabetici(si riconoscono le lettere greche A, B, K, L, P, R, S, T) o gli strumenti utiliz-zati dai cavapietre (ascia bipenne, olivelle, piccone, sega, regula e archipen-dolo) ed erano impresse al momento dellestrazione in cava per individuareil lavoro svolto dalle diverse maestranze (cfr. Fig. 60).203

    Ancora a Pompei lopera quadrata utilizzata nelle facciate e solo spo-radicamente nelle murature di partizione interna (es. Casa del Chirurgo) diun numero consistente di case, concentrate soprattutto nelle Regiones I, VI,

    VII. Un primo gruppo, il pi antico, presenta i blocchi realizzati in traverti-no di differenti dimensioni; quelli pi grandi presentano, spesso anche infondazione, residui di strati di intonaco, segno di un loro utilizzo da prece-denti monumenti, mentre quelli di dimensioni minori,

    203 DE CARO 1985, pp. 75-114; CHIARAMONTE TRER 1986.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    6/24

    6

    del tutto assimilabili a quelli usati nella terza fase delle mura, potrebberoessere dei residui non utilizzati durante la loro costruzione. La cronologiadellutilizzazione dellopera quadrata di travertino oggi molto meglio an-

    corata rispetto al passato grazie ai risultati emersi da una cospicua serie disaggi stratigrafici effettuati in molte domus della Regio VI, che hanno potu-to stabilire come le facciate risalgano a un periodo compreso fra la primamet del III (es. Casa del Centauro, Casa del Naviglio, Casa degli Scienzia-ti, domus VI, 9, 1; VI, 14, 39 e 40) e gli anni a cavallo fra il III (es. Casa delChirurgo) e il II sec. a. C. (es. parte meridionale del giardino VI, 5, 6)(Fig.71).

    A partire dai primi decenni del II sec. a. C. invece testimoniato anchelimpiego dellopera quadrata di tufo in molte facciate di domus di elevatolivello (es. Casa di Pansa, Casa del Fauno, di Sallustio, della Fontana Gran-de, del Labirinto, del Toro, delle Nozze di Ercole, del Gallo), nonch inmolti edifici pubblici (es. Tempio di Apollo, cd. comitium).204

    204 CHIARAMONTE TRER 1990; COARELLI E PESANDO 2005, pp. 166-207:171-176.

    Figura 69. Pompei, Porta di Nola: terza

    fase delle mura con paramento a blocchisquadrati di travertino.

    Figura 70. Porta Ercolano: cinta murariain tufo della quarta fase con bordi lavoratiin corrisponda delle giunture (anatirosi).

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    7/24

    7

    Le fondazioni

    Il desiderio di solidit dellarchitettura era prioritario fin dalle pi anti-

    che manifestazioni dellarte romana, retaggio diretto del costume etrusco greco.

    La prima preoccupazione dellarchitetto sar trovare il solidum, per usa-re una terminologia tecnica; Vitruvio (I, 5, 1) cos prescrive: () tunc tur-rium murorumque fundamenta sic sunt facienda uti fodiantur, si queat inve-

    niri, ad solidum et in solido, quantum ex amplitudine operis pro ratione vi-

    deatur, crassitudine ampliore quam parietum qui supra terram sunt futuri,

    et ea impleatur quam solidissima structura. Item turres sunt proiciendae in

    exteriorem partem, uti cum ad murum hostis impetu velit adpropinquare, a

    turribus dextra ac sinistra lateribus apertis telis vulneretur.205Il solidum, cio questo strato buono sufficientemente compatto, in gradodi reggere uniformemente il peso della costruzione senza che essa sprofon-di, per eccellenza la roccia su cui i costruttori greci, e dopo di loro i Ro-mani, innalzarono i loro edifici. I Greci avevano notato che nelle regionidellEgeo, spesso interessate da terremoti, il suolo roccioso resisteva moltobene alle scosse e che le fessure, i crepacci e le liquefazioni del suolo, cherisalivano nelle piane alluvionali a mezzo delle falde

    205 VITRUVIO,De Arch., libro I, 5, 1.

    Figura 71. Paramento murario a ortostati e diatoni di travertino (Pompei: I, 6, 1).

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    8/24

    8

    freatiche, non vi si manifestavano. Per questo essi scavavano fino a profon-dit considerevoli, estraendo un volume di terra o di crosta rocciosa, per poitagliare nella roccia compatta i piani di posa su cui impostare le prime assi-

    se di fondazione.La raccomandazione vitruviana di prevedere per le fondazioni una lar-

    ghezza superiore a quella del muro si iscrive in una logica meccanica fonda-mentale: i filari inferiori sopportano lintero peso della costruzione e quindidevono assicurare da un lato la stabilit e dallaltro evitare linfossamento;questa duplice esigenza viene esaudita distribuendo il peso su una superficiepi ampia di quella della sottostante struttura (specie nei terreni non roccio-si). ci che si dice suola di fondazione che ritroviamo negli zoccoli deipali di legno e sotto i muri in muratura, e come avviene anche oggi nellefondazioni di cemento armato. In alcuni casi il terreno, quando risultava fri-abile anche a grandi profondit, veniva preparato artificialmente.

    Quando presso i Romani si afferm diffusamente la muratura concreta,le fondazioni non vennero pi fatte in opera quadrata, perch troppo volu-minose, ma in opus caementicium, qualunque fosse il tipo di costruzione.Non si possono trascurare infine quelle particolari fondazioni adattate a ter-reni paludosi, consistenti in elementi lignei inseriti a battipalo e di cui Vi-truvio fa menzione (V, 12, 6): Sin autem mollis locus erit, palis stilati al-neis aut oleagineis configantur et carbonibus compleantur ().206

    Lautore, che pure si dilunga nella spiegazione delle macchine elevatrici,non descrive affatto il sistema a battipalo; Adam suppone che si tratti di unastruttura di legno verticale provvista di una guida, lungo la quale poteva sci-volare velocemente e poi risalire il battipalo, cio un martello che venivausato per battere. I pali, spinti in profondit, fin dove si voleva, venivanosuccessivamente segati seguendo un piano orizzontale e potevano (o no) so-stenere travi sulle quali poggiava la costruzione.207

    206 VITRUVIO, V, 12, 6.207 ADAM 2003, pp. 115-117.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    9/24

    9

    Lalzato

    Laspetto dei paramenti in opera quadrata varia sensibilmente in relazio-ne a molti fattori, primi tra tutti la disposizione delle pietre nel muro chedetermina il disegno dei giunti , e il trattamento delle facciaviste.

    Le pietre che occupano tutto lo spessore del muro, e che quindi hannodue facce visibili (diatoni), possono essere inserite con i loro lati lunghi per-pendicolari allasse del muro, e in tal caso si dice che sono disposti per te-sta; se invece lasse dei blocchi parallelo a quello del muro, e i blocchipoggiano sul loro lato lungo e largo, sempre con lasse parallelo a quello delmuro, si dice che sono disposti per lungo o per taglio.

    Se lo spessore del muro lo richiede, necessario alternare i diatoni di-sposti per testa con due blocchi disposti per taglio paralleli, o ancor meglioevitare del tutto i diatoni e usare soltanto pietre per taglio e per testa. Lusodella muratura concreta semplificher di molto queste strutture, limitandolopera quadrata ai soli paramenti, e assicurando la connessione con il nu-cleo interno mediante blocchi disposti per testa che penetrano a coda nellamuratura.

    La messa in opera dei blocchi a filari alternati perdurer fino allet im-periale, guadagnandosi il favore di molti costruttori soprattutto per la siste-maticit della messa in opera, e iscrivendosi completamente nella mentalitromana di pianificazione, efficacia e rapidit desecuzione.

    A Pompei, come si gi visto, abbondano le costruzioni in opera qua-drata, basti citare le mura con blocchi nel c.d. calcare del Sarno i cui trattimeglio conservati si hanno lungo tutto il lato settentrionale fra la Porta diErcolano e la Porta di Nola e il tratto presso Porta di Stabia. Le differenti

    maniere di costruzione che si incontrano sono accuratamente descritte da A.Maiuri (1930; 1943), S. De Caro (1985), C. Chiaramonte Trer (1986).

    Il sistema dellalternanza dei blocchi per testa e per taglio allinterno diun medesimo filare si presenta, specie nellarchitettura repubblicana, comeun fatto spontaneo, corrispondente a unalternanza dei giunti stabilita infunzione delle dimensioni dei blocchi. Luso rimarr limitato anche in etimperiale e saranno soprattutto i blocchi inseriti per testa che fungono daraccordo con la muratura nelle

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    10/24

    10

    costruzioni in cui la struttura portante in opera cementizia a essere rego-larmente alternati in ogni filare. Il motivo grafico ispirato da questa disposi-zione delle pietre sar riprodotto molto spesso in pittura, nelle rappresenta-

    zioni di paramenti in opera quadrata (villa dei Misteri, casa di Trebio Valen-te, Villa di Varano a Stabia).

    E infine sar lopera isodoma, la pi regolare, ad essere impiegata ogni-qualvolta si vorr far partecipare il disegno dei giunti alla decorazione delparamento. Senza mai raggiungere la perfezione stereotomica dei capolavo-ri greci, allinterno dei quali il Partenone e lEphaisteion (pseudo-Theseion)rappresentano veri e propri archetipi, e senza neppure osare apportare ai lo-ro santuari quelle sottili tensioni curvilinee estremamente suggestive, gli ar-chitetti romani e i loro tagliatori di pietra seppero comunque comporre pare-ti molto raffinate e creare piacevoli chiaroscuri nella divisione regolare deiparamenti e nelladozione dei giunti apparenti.

    Se larchitettura pompeiana del IV e del III secolo a. C. non offenientaltro che rozzi muri di calcare, da quando il tufo vulcanico viene adot-tato come materiale da costruzione i tagliatori di pietre esercitano con stra-ordinaria maestria la loro arte e regalano alla citt campana nel corso dellaseconda et sannitica che arriva fino alla conquista sillana la sua pi bellaarchitettura. Gli edifici in opera quadrata, per lo pi abitazioni private, adot-

    tano il sistema isodomo, in cui le assise e i giunti sono sottolineati da un lie-ve solco dinquadramento, poco profondo, che incide questa pietra a granafine con ombre ortogonali tracciate con la riga come nella Casa della Fonta-na Grande a Pompei della prima met del II sec. a.C. (Fig. 74).

    Nello stesso periodo, le decorazioni in primo stile pompeiano riproduco-no, nascondendo le murature, questo stesso paramento isodomo, in cui a o-gni pietra viene dato un colore diverso, in modo da evocare le diverse quali-t del marmo. In et augustea uno degli esempi pi spettacolari di paramen-

    to in opera quadrata di questo tipo offerto a Roma dal Mausoleo di CeciliaMetella. Questo edificio presenta una particolarit che stata notata grazieal cattivo stato di conservazione della struttura in alcuni punti. Si visto chei giunti sottolineati non sono tutti veri, ma alcuni risultano disegnati in su-perficie, creando lillusione di una perfetta opera isodoma.

    I giunti verticali reali corrispondono a blocchi pi lunghi che general-mente comprendono due o tre blocchi finti, e talvolta i solchi risultano inci-si

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    11/24

    11

    addirittura al centro della faccia di un blocco: questo il caso di unatomba di Porta Nocera a Pompei (la tomba 17 di sud-ovest) (Fig. 75).

    Figura 72. Facciata in ope-

    ra isodoma di tufo dellacasa della Fontana Grandea Pompei. Su un filare in-

    feriore di ortostati lisci, leassise correnti sono perfet-tamente ritmate da cesella-ture dinquadramento chesottolineano i giunti.

    Figura 73. Giunti reali egiunti fittizi in un para-mento isodomo di un mo-numento funerario diPompei (Necropoli di Por-ta Nocera, Tomba 14).

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    12/24

    12

    A imitazione dei muri greci, alcuni muri in opera isodoma hanno un pri-mo filare pi alto, costituito da ortostati, e che probabilmente rappresenta ilricordo del muro di fondazione in muratura nelle costruzioni di argilla, tec-

    nica utilizzata nella severa facciata in opera quadrata di tufo della gi citataCasa della Fontana Grande e che verr riprodotta negli stucchi in primo stilepompeiano, eredit diretta dei modelli ellenistici.

    Al di l delle ricerche plastiche, che si traducono in un trattamento parti-colare dei giunti laterali e delle facciaviste con vari tipi di bugnature, nellamaggior parte degli edifici realizzati in opera quadrata i costruttori si limita-rono a mettere in opera dei blocchi quadrangolari di varia lunghezza, acco-stati per assise di altezza costante, interrotte talvolta da piccoli dislivelli. stato notato che spesso laltezza dei filari diminuisce man mano che il murosi alza, ovviamente per facilitare le operazioni di sollevamento e di posa. Sela pietra a grana sottile e compatta, questa tecnica raggiunge livelli altissi-mi di bellezza architettonica, allinterno della quale labilit del tagliapietresi fa apprezzare pur senza il ricorso alle modanature o alle decorazioni scul-toree.208

    Colonne e pilastri in opera quadrata

    Colonne e pilastri, cio supporti verticali isolati a sezione circolare o qua-drata, sono la pi significativa traduzione in pietra dellarchitettura in legno;la base su cui essi poggiano e il capitello che li sormonta non sono altro cheil ricordo dello zoccolo di pietra che isolava il palo di legno dal suolo, e del-la copertura ad aggetto che riduceva il peso dellarchitrave, rafforzando latesta del pezzo.

    Le stesse scanalature possono essere un ricordo delle venature del legnoo delle lunghe linee lasciate dallascia usata per squadrare i pezzi. Lusodella pietra, oltre a garantire la lunga durata degli elementi con essa realiz-zati, rappresentava una garanzia in caso dincendio e permetteva di ottenerecolonne e pilastri di altezza teoricamente illimitata, grazie alla sovrapposi-zione di vari elementi, i tamburi. Paradossalmente sono monolitiche le co-lonne pi alte dellarchitettura romana, mentre nei portici pi modesti o nel-le piccole case di citt o di campagna ricorrono colonnette con fusto a tam-buri. Si

    208 ADAM 2003, pp. 117-123.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    13/24

    13

    visto per nel capitolo dedicato alle cave che questo paradosso aveva inrealt una sua logica e sinseriva nella ricerca della soluzione eccezionalepropria degli architetti dellet imperiale che usavano, per il taglio di fusti

    monolitici, il granito o il marmo che in virt della loro qualit permettevalestrazione, il trasporto e linnalzamento di elementi lunghi e relativamen-te sottili. Gli altri materiali, e in particolare il tufo vulcanico, ampiamenteutilizzato nella penisola, e la maggior parte dei calcari, imbevuti dacqua dicava, non sono in grado di sopportare lo sforzo del loro peso in flessione.

    Non sempre per i materiali vengono importati, e a Pompei le colonnepi antiche sono in calcare del Sarno, poi in tufo e infine, in et imperiale,in calcare bianco, mentre il marmo ricorre molto raramente.

    Lassemblaggio dei tamburi dal diametro molto grande si poteva fare conlaiuto di perni verticali, la cui importanza era particolarmente manifesta nelcaso di scosse sismiche, dal momento che questi singoli elementi sovrappo-sti perdevano molto facilmente lequilibrio.

    Le colonne e i pilastri addossati o inseriti nel muro costituiscono struttu-re diverse, poich, non avendo pi quel carattere di supporto isolato, diven-tano semplici sporgenze del muro con il quale sono solidali, e come tali ap-partengono pi alla categoria delle decorazioni che a quella dei sostegni. E-

    sempi di questo tipo si trovano nei pi antichi templi pseudoperipteri, in cuile semicolonne o i pilastri creano lillusione di un peristilio completo attor-no ai muri della cella. Questa formula tipicamente romana si spiega con lasituazione propria della cella, posta su un podio e non pi allo stesso livellodei visitatori deambulanti, come invece accadeva nel tempio greco, il cuiportico rappresentava anche un luogo dincontro al coperto.

    Anche il portico monumentale ad arcate, a partire dalla sua magistraledefinizione nel Tabularium, scandir le sue facciate con ordini inseriti che

    possono essere anche sovrapposti, a seconda dellimportanza del progetto, ediventer la composizione per eccellenza delle facciate degli anfiteatri e deiteatri.

    Se il colonnato che scandisce una facciata si trova allinterno del monu-mento, come mostra la basilica di Pompei, possiamo pensare che ogni co-lonna cos situata sostenesse lestremit di una trave del soffitto o degli ele-menti lignei della copertura, rivestendo pertanto il duplice ruolo di supportoverticale e di contrafforte.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    14/24

    14

    I pilastri quadrati, che ci aspetteremmo molto voluminosi, si presentano in-vece, molto spesso, come monoliti di marmo sorprendentemente gracili, co-me si pu vedere nel portico della casa di Giulia Felice a Pompei.209

    3.5. LE STRUTTURE MISTE

    I muri, oltre a essere realizzati con grandi blocchi o con pietre di piccoledimensioni, possono avere una struttura a telaio (opus africanum) o a gratic-cio. Queste tecniche ricorrono a materiali molto diversi tra loro sia per di-mensioni sia per funzioni allinterno del muro.

    3.5.1. LOPUS AFRICANUM

    Il nome di questa tecnica indica con chiarezza larea in cui essa fu mag-giormente utilizzata. Tuttavia, anche se sembra che lorigine vada fissatanellAfrica settentrionale, essa, per il tramite dei Cartaginesi, venne intro-dotta in Sicilia e nellItalia meridionale, dove sono noti molti esempi.

    Da un punto di vista tecnico, lopus africanum costituito da catene ver-

    ticali di blocchi nelle quali si alternano pietre verticali e orizzontali, le ulti-me pi larghe delle prime. Queste catene costituiscono gli elementi portantidel muro, collegati tra loro da file orizzontali di pietre pi piccole.

    Abbiamo dunque una tecnica a ossatura e riempimento del tutto simi-le allopera a graticcio. per questo motivo che gli archeologi italiani la de-finiscono opera a telaio. In effetti la rarit del legno ha fatto nascerenellarchitettura cartaginese lidea di ricorrere alla pietra, creando grossi pa-li di pietra, collegati da riquadri di pietre pi piccole che, a seconda del tipodi taglio che avevano ricevuto, potevano essere accostate a giunti vivi ovve-ro legate con argilla.

    Purtroppo larcheologia cartaginese, molto povera dal punto di vistamonumentale, in grado di offrirci rarissimi esempi di questa tecnica nellasua terra

    209 ADAM 2003, pp. 123-126; per la Praedia di Giulia Felice cfr. PESANDO- GUIDOBALDI 2006, p. 153 sgg.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    15/24

    15

    Dorigine. Resti di muri in opus africanum della fine del IV secolo a.C.si conservano invece nellisola di Mozia (lanticaMotiae) e sullacropoli diSelinunte.

    I pi antichi muri in opera a telaio di Pompei sono curiosamente databiliin questo stesso periodo, ma non si in grado di stabilire in che modo le du-e regioni siano entrate in contatto. Essi presentano un riempimento di pietredi calcare, talvolta ben tagliate e accostate, legate con una malta dargilla.La tecnica perdura nel corso dei secoli, modificando e semplificando la for-ma delle pietre grazie alluso delle malte di calce, che permette di creare dicreare paramenti in opus incertum di qualsiasi tipo, compresa la lava, laquale per era troppo difficile da tagliare con precisione (Figg. 76, 77).210

    210 ADAM 2003, pp.131-132.

    Figura 74. Muro inopus africanum intravertino in una casa di et sannitica(casa di M. Obellius Firmus).

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    16/24

    16

    Il Lugli,211descrivendo le case dette ad atrio calcareo, definisce taletecnica a nervature litiche e sottolinea come essa venga utilizzata solo neipilastri e nelle pareti interne di tali case, nelle quali si trovano inseriti deiblocchi di pietra sarnese piuttosto lunghi e stretti, tanto in senso verticalequanto in senso orizzontale, destinati a formare unossatura di rinforzo almuro.212 Tale rinforzo, secondo Lugli, dimostrerebbe che i costruttori nonerano sicuri della resistenza della sola muratura a malta e che quindi si tro-varono ad applicarla per le prime volte negli edifici pompeiani; nelle faccia-te e nei muri maestri essi preferirono ancora la vecchia opera quadrata, picostosa ma pi solida e sicura.

    La datazione di queste case, che mostrano gi una vita agiata e nobile

    (Casa del Chirurgo, di Sallustio, Villa di Diomede ecc.), stata chiarita daisaggi di scavo compiuti dal Maiuri sotto i pavimenti di alcune fra le pi an-tiche di Pompei (Fontana Grande, Pansa, Trittolemo, Chirurgo ecc.), dimo-strando lesistenza di una o pi fasi precedenti, costruite in quel tufo granu-lare nero, dettopappamonte, che il pi antico materiale usato nellediliziapompeiana.

    211 LUGLI 1957, pp. 379 sgg.212 Un elenco di queste case a prospetti calcarei con blocchi verticali a cuneo, tra cui primeggia quella delChirurgo nella VI regione, dato da FIORELLI 1873, tavv. XVIII-XIX e p.79; CARRINGTON 1933, p.128sgg.

    Figura 75. Muro inopusafricanum a catene ver-ticali di blocchi di trave-

    tino e riempimento inpietre laviche (Pompei,

    I, 12, 1).

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    17/24

    17

    Pertanto la casa cos detta ad atrio calcareo segna il termine e nonlinizio di un lungo periodo di sviluppo delledilizia privata pompeiana eandrebbe datata fra il 150 e l80 a.C., cio allultimo periodo

    delloccupazione sannitica.213

    3.5.2. LOPUS CRATICIUM

    Lopera a graticcio costituisce il tipo pi diffuso di struttura mista, nonsolo nellarchitettura romana, ma anche nella maggior parte delle architettu-re antiche e tradizionali. Nonostante questo, la tecnica che ha lasciato me-no vestigia archeologiche, proprio per la natura deperibile degli elementiche la costituiscono. Gli unici esempi romani che si siano conservati si tro-vano a Ercolano214e a Pompei, e va ricordato che si tratta di esempi di ar-chitettura urbana, mentre gli esempi rurali, forse ancora sepolti sotto le ce-neri del Vesuvio, ci sfuggono del tutto. Per questa seconda categoria i restiarcheologici consistono in zoccoli in muratura, limitati da pietre di aggua-gliamento sulle quali vengono sistemate le strutture in materiali deperibili,quali graticci o argilla pura.

    Gli esempi di questa tecnica visibili a Ercolano e a Pompei occupano du-e posti diversi allinterno degli edifici: sulle facciate esterne lopera a gra-

    ticcio viene impiegata nei piani superiori, mentre il piano terra viene realiz-zato con murature di tipi diversi; allinterno della casa, invece, i tramezziche isolano i vari ambienti sono tutti in opera a graticcio, sia al piano terrasia al piano superiore, e poggiano direttamente sul piano di calpestio.

    I motivi di queste scelte dipendono da tre fattori: il primo la sensibilitdegli elementi lignei e dellargilla del riempimento allacqua piovana,allumidit, agli urti e agli scossoni provocati dal traffico urbano, specielungo le vie commerciali; il secondo motivo consiste nella facilit con cui i

    ladri potevano perforare una parete dargilla e di legno, anche se tutti gli e-sempi noti mostrano riempimenti realizzati con pietre e non con argilla;lultimo fattore, strettamente funzionale, consiste nellestrema leggerezzadei muri in opus craticium: oltre alla leggerezza imputabile al legno, i tra-mezzi interni

    213 MAIURI 1945, p. 159.214 GUIDOBALDI 2006, pp. 199 sgg.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    18/24

    18

    potevano avere infatti uno spessore addirittura inferiore ai 20 cm, mentre lamaggior parte dei muri di pietra misura come minimo 40-50 cm.

    Se il muro esterno e chiude un pianterreno, esso poggia su uno zoccolodi pietra che ha la funzione di proteggere il legno (e largilla se c)dallumidit; per i tramezzi interni, sia i pali di legno sia il riempimento par-tono direttamente da terra. Gli elementi portanti sono sempre i pali vertica-li,215che possono essere definiti come lo scheletro della struttura e che, sesono posti agli angoli della costruzione, prendono il nome di pali angolari.In questultimo caso essi avranno una sezione pi grande, dovendo contene-re le spinte delle due pareti perpendicolari tra loro. Va notato chenellarchitettura tradizionale i pali spesso non poggiano su uno zoccolo dipietra, ma su unasse di legno orizzontale che ha il nome di trave di soste-gno o corrente; questultimo elemento non attestato al di sotto dei tramez-zi del piano terra noti a Ercolano e a Pompei.

    Sulla parte alta della parete tutti i pali sono uniti tra loro da unasse oriz-zontale, detta talvolta corrente superiore, sormontata a sua voltadallintelaiatura del soffitto e del tetto. Per evitare un cedimento laterale deipali portanti, e per contenere il riempimento, vengono montate altre assi o-rizzontali, le traversine, parallele tra loro, le quali dividono la parete in pan-nelli grosso modo quadrati; queste stesse traversine si ritrovano al di sopra

    delle aperture, in qualit di architravi, e sotto le finestre come basi.

    A Pompei lunico caso di opera a graticcio con elementi lignei posti indiagonale negli specchi di riempimento (i puntelli), stato individuato in unambiente del piano superiore della villa di Diomede: lintonaco copre anco-ra parzialmente le cavit nelle quali precedentemente dovevano trovarsi ipezzi di legno.216

    Le travi del soffitto, che sono anche quelle del pavimento del piano su-

    periore, se c, poggiano su due lati opposti, sulla corrente superiore; al disopra di questo livello, una nuova parete verticale, a seconda dei casi.

    215 Questa tecnica edilizia altrimenti detta a colonne, probabilmente perch questo tipo di struttura, quan-do non ha ancora ricevuto il suo riempimento, presenta laspetto di un portico; ciascun palo aveva anche ilnome di colomba, per alterazione di columna in columba.216 Va ricordato che il legno rimasto in situ essenzialmente a Ercolano; quanto ai dubbi sullantichit ditalune costruzioni pompeiane, essi sono giustificati da un certo numero di restauri effettuati nel settore

    occidentale del sito nel corso del XIX secolo e il cui aspetto, dovuto all invecchiamento, attualmente si mimetizzato perfettamente con le strutture originali.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    19/24

    19

    Il ricorso a queste strutture leggere permetteva inoltre, grazie a una spor-genza dei pali del soffitto, di guadagnare spazio abitabile al piano superioreper mezzo di un aggetto. Molte case, specie quelle lungo le grandi vie di

    Pompei e di Ercolano, avevano anche un piano in opera a graticcio a stra-piombo sulla via, provvisto talvolta di pali di supporto per meglio sostenereil peso della parete aggettante (Fig.78).

    Il riempimento, che veniva messo in opera quando tutto il lavoro di car-penteria era finito, nelle due citt campane composto di murature in opusincertum, legato con malta.217

    3.6. LE STRUTTURE CON PIETRE DI PICCOLE DIMENSIONI

    Luso invalso a partire dal II secolo a.C. di murature in piccole pietre legatecon malta di calce doter i Romani di una straordinaria tecnica edilizia; nonsolo verranno sfruttati tutti i tipi di roccia e di materiali artificiali, ma ver-ranno sperimentati tutti i modi possibili e immaginabili di taglio, di accosta-mento e di paramento. Nondimeno possibile proporre una tipologia deivari tipi di paramento realizzato con piccole pietre o

    217 ADAM 2003, pp. 132-135.

    Figura 76. Tramezzi in opera a graticcio con

    riempimento inopus incertum di un piano supe-riore (Pompei, I, 10, 18).

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    20/24

    20

    mattoni, se si tiene conto che ogni categoria, allinterno dello stesso muro,pu combinarsi con una o pi delle altre.

    3.6.1. LOPUS INCERTUM

    Questo tipo di paramento, che mette in opera pietre piuttosto piccole einformi, talvolta lavorate nella facciavista, non altro che uno dei rivesti-menti dellopus caementicium, cio della muratura in pietrisco legato conmalta (Figg. 79-81). Figura 77. Opus caementicium coperto di stucco bianco, nel podio del

    Tempio di Giove a Pompei (II met del II secolo a.C.).

    Figura 78. La variet delle pietre utilizzate nell'opera incerta,ben si adatta all'incastro di materiali di natura diversa, come lemalte, gli stucchi o altro (Pompei, VI, 7, 22).

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    21/24

    21

    In termini molto generali, si pu affermare che il cuore delle murature, aseconda dei secoli e delle variet dei paramenti, rimarr un riempimento

    qualsiasi, privo di ogni rapporto (tranne lopus incertum) con il paramento,sia per laspetto sia, talvolta, per la natura stessa dei materiali.218

    Vitruvio, nel passo riguardante questo tipo di paramento (II, 8, 1), sotto-lineando le differenze tra lopus reticulatum e lopus incertum, evidenziacome: Utramque autem ex minutissimis sunt instruenda, uti materia excalce et harena crebriter parietes satiati diutius contineantur.219

    Bench Vitruvio nello stesso brano evidenzi come lopera incerta sia pi

    stabile rispetto a quella reticolata (Incerta vero caementafirmiorem quamreticulata), il Lugli afferma che il principio di coesione, ofirmitas, lo stes-so tanto per lopus incertum quanto per lopus reticulatum, con la sola diffe-renza dellaspetto esterno dei caementa. Infatti, osservando il modo con cuisono eseguiti i due muri, si riconosce una notevole differenza di lavoro equindi di struttura. Nellopus incertum il muro viene costruito elevandocontemporaneamente le due facceviste e il nucleo interno; si mettono cioin facciata i sassi pi levigati e di forma

    218 ADAM 2003, pp.137-142.219 VITRUVIO II, 8, 1.

    Figura 79. Muro perimetrale dellaBasilica:opus incertum con impie-go di blocchetti di tufo grigio as-

    semblati con malta di ottima quali-t ricoperti di stucco.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    22/24

    22

    poligonale pi decisa (caementa) facendoli accostare il pi possibile ai vici-ni, e aderire fra loro con malta magra; si rinfrancano poi subito allinternocon altri sassi simili pi piccoli, infarcendo gli spazi vuoti con malta pi li-

    quida e a presa pi lenta, procedendo a piccoli strati orizzontali: alia superalia sedentia inter seque imbricata.

    Invece nellopus reticulatum si tirano prima su le due facciate contempo-raneamente per laltezza di due o tre cunei (cubilia), cementandoli con mal-ta pi fine; quindi si infarcisce lo spazio intermedio con sassi informi(coagmenta) e malta molto lenta, non di rado diluita con acqua dopo la mes-sa in opera dei sassi, di modo che essa vada ad inserirsi bene nelle cavitlasciate dalle piramidi tronche del reticolato esterno. Perci Vitruvio diceche in omnes partes, cio in ambedue le facciate, o paramenti esterni, vi un distacco fra i cubilia ed i caementa, che divide la parete verticalmente intre zone, ed il lavoro non procede ad rimas cio a strati orizzontali continui,ma piuttosto a strati obliqui discontinui.

    La descritta differenza di metodo scompare quando il lavoro ultimatoperch, nonostante la critica di minor solidit mossa da Vitruvio al reticola-to, ambedue formano, se costruiti a perfetta regola darte e con ottima mal-ta, una massa compatta e indissolubile, che si distingue solo per laspettoesterno e generalmente per il materiale adoperato, perch lincerto si avvale

    di materiali vari e soprattutto pietra dura, cio calcare, e il reticolato di pie-tra tenera, tufo o peperino.

    Questa variet di materiale, alcune volte dettata dalla moda, altre volteimposta dalle risorse locali, fa s che per un certo periodo ambedue i sistemivengano usati contemporaneamente, come sappiamo del resto da Vitruvio.

    Sulla base di studi e osservazioni sul testo di Vitruvio (Pellati, 1948-49),si giunti ad ammettere che i primi sei libri furono scritti verso il 40-32

    a.C., su appunti giovanili desunti dallinsegnamento dei suoi maestri. Il Lu-gli, sollevando in proposito un dubbio basato sullappellativo di antiquumche Vitruvio attribuisce allopus incertum, osserva che lautore indica contal nome quei muri, specialmente delle case di affitto (tabernae) e delle fab-briche di uso rustico, realizzati in opus caementicium lasciato grezzo in fac-ciata, appartenenti, cio, ad una primissima fase dellopus incertum, comenella Pompei della prima et sannitica. Daltra parte, lantiquum di Vitruviodimostrerebbe

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    23/24

    23

    realmente lantichit di questo sistema costruttivo usato con profitto ancoraal suo tempo, in contrapposizione allopera reticolata, gi divenuta perfet-ta.220

    Prescindendo dalla scansione cronologica del Lugli in tre periodi, si pudire che lopus incertum, unito con pietre a forma grosso modo di parallele-pipedo (Figg. 80, 81), ricorre a Pompei gi a partire dal III secolo a.C. nellemurature a telaio,221e successivamente nei rappezzi alle mura dei lati nord eovest, nel podio e nel muro perimetrale del tempio di Apollo, nel basamentoprimitivo e nelle favisse del Tempio di Giove, nel Teatro Grande, nel tribu-nale della Basilica (fine II secolo a.C.), nelle Terme Stabiane e in vari edifi-ci dei c.d. I e II periodo sannitico (Casa del Chirurgo, del Fauno, del PoetaTragico, del Centauro, del Labirinto, di Sallustio ecc.), nei quali i caementadel paramento differiscono solo parzialmente da quelli del nucleo cementi-zio interno e sono composti essenzialmente da cruma, calcare sarnese e la-va.

    Questa tecnica raggiunge la sua pi alta espressione e la maggiore diffu-sione negli anni a cavallo tra il II e il I secolo a.C., cominciando a stabilirsiun netto processo di separazione fra gli scapoli dellinterno e quelli dellafacciata, scegliendo per questi ultimi un materiale pi consistente, solita-mente il tufo di Nocera tagliato in poligoni pi regolari. I primi esempi sono

    le torri inserite fra le due cortine delle vecchie mura, il vestibolo della Basi-lica (fig. 81) e il temenos di Zeus Meilichios, tutti edifici anteriori alla tra-sformazione del vecchio municipio in colonia e quelli successivi a tale tra-sformazione come il teatro e lanfiteatro, nei quali vedremo adoperata an-che lopera quasi reticolata, il foro Triangolare e le case sorte o restaurate inquegli anni.222

    Si soliti ritenere che, fatta eccezione per gli edifici rurali e rustici, per iquali in qualsiasi epoca stata impiegata lopera incerta, questa declini in

    et sillana e venga sostituita dallopera reticolata, che aveva fatto la suacomparsa almeno una generazione prima, in connessione a unevoluzionesocio-economica che aveva interessato tutta la penisola italiana, determi-nando una razionalizzazione del lavoro dei tagliapietre e dei muratori equindi una massiccia produzione degli elementi del paramento, pronti perqualsiasi destinazione.

    220 LUGLI 1957, pp. 445 sgg.221 ADAM 1957, p.139.

    222 LUGLI 1957, pp. 449 e sgg.

  • 7/22/2019 Opere Murarie Pompei

    24/24

    24

    www.vesuvioweb.com

    2010

    [email protected]