Fondazione Idea Notiziario

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ANNO 18 Numero 1 - 2011 52 segue a pag. 2 10 La depressione nell’anziano 18 IDEA Trieste 16 IDEA e la ricerca 17 La musica è terapia 20 Notizie dal Mondo 8 Smart Drugs 14 Qualcuno vi ascolta 4 Il Malato Immaginario In breve dalla ricerca 15 Un aiuto da Acqui Terme 12 N O T I Z I E I D E A P ERIODICO DELL’I STITUTO PER LA RICERCA E LA PREVENZIONE DELLA DEPRESSIONE E DELLANSIA 23 Lavori in corso Il sintomo “dolore” è antico e aspecifico, spesso monopolizza l’attenzione del paziente, probabilmente quello più frequentemente lamentato nella pratica medica generale. E’ inoltre molto sentito dall’opinione pubblica (vedi pubblicità di analgesici e sviluppo di centri di terapia antalgica). Il dolore viene osservato attentamente anche in psichiatria, non solo come dolore “morale” - considerato da tutti sinonimo di depressione- ma proprio come sintomo “fisico”. Per spiegare la “nascita” del dolore sono state elaborate diverse teorie, riassunte nella tabella 1. Pietro Scarpellini* - Laura Bazzichi** Spediz. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 filiale di Milano - Reg. presso il Tribunale di Milano N. 407 del 22.07.1995 Dolore, fatica e disturbi dell’umore Dolore, fatica e disturbi dell’umore

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Aprile 2011

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ANNO 18 Numero 1 - 2011 52

segue a pag. 2

10 La depressionenell’anziano

18 IDEATrieste16 IDEA e la

ricerca 17 La musicaè terapia 20 Notizie dal

Mondo

8 Smart Drugs 14 Qualcunovi ascolta4 Il Malato

Immaginario

In brevedalla ricerca15

Un aiuto daAcqui Terme12

N O T I Z I EI D E A

PERIODICO DELL’ISTITUTO PER LA RICERCA E LA PREVENZIONE DELLA DEPRESSIONE E DELL’ANSIA

23 Lavoriin corso

Il sintomo“dolore”è antico e aspecifico,spessomonopolizza l’attenzione del paziente,probabilmentequello più frequentemente lamentato nella pratica medica generale. E’ inoltre molto sentitodall’opinione pubblica (vedi pubblicità di analgesici e sviluppo di centri di terapia antalgica).

Il dolore viene osservato attentamente anche in psichiatria, non solo come dolore “morale” -considerato da tutti sinonimo di depressione- ma proprio come sintomo “fisico”. Per spiegarela “nascita” del dolore sono state elaborate diverse teorie, r iassunte nella tabella 1.

Pietro Scarpellini* - Laura Bazzichi**

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Dolore, faticae disturbi

dell’umore

Dolore, faticae disturbi

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Il dolore può essere, quindi, inquadrato da diversi punti divista ma, nell’intento di spiegare dove e come è presen-te il dolore fisico nell’ambito dei disturbi dell’umore/ansia,è utile ricordare che vi sono dei meccanismi fisiopa-tologici che “legano” la depressione con il dolore.Questi sono da ricercare in un’alterazione dei sistemi del-le monoamine (come serotonina, noradrenalina e dopa-

mina), considerati come i principali “circuiti” coinvolti nel-la depressione. Da una prospettiva di tipo evoluzionisti-co, è evidente che sia le emozioni negative che il dolorefisico abbiano un valore di sopravvivenza enorme, datoche entrambi forniscono un chiaro segnale che le condi-zioni attuali sono una minaccia per la sopravvivenza e/ogli obiettivi di un organismo. Nella tabella sottostante so-

segue da pag. 1

Dolore, fatica e disturbi dell’umore

Ipotesipsicodinamica

Ipotesicomportamentista

Ipotesiinterpersonale

Ipotesineurofisiologica

Si basa sul significato inconscio del dolore, che si collega alle esperienze infantili e

della fanciullezza, come per esempio l’accudimento e l’affetto da parte dei genitori.

Il dolore può anche essere interpretato come un comportamento appreso

tramite il condizionamento, in relazione alla presenza di meccanismi positivi e

negativi di rinforzo. I comportamenti attinenti al dolore, cioè, vengono rinfor-

zati se tenuti in considerazione, vengono inibiti se ignorati o scoraggiati.

Il dolore può rappresentare un mezzo per controllare, manipolare e trarre dei

vantaggi nelle relazioni interpersonali, il dolore diviene quindi un linguaggio

non verbale utilizzato per la comunicazione interpersonale.

Anche se il dolore cronico (a differenza di quello acuto) è ritenuto un feno-

meno più psicologico che sensoriale, i “circuiti” interessati dal dolore

idiopatico sono attualmente oggetto di attiva investigazione.

Tabella 1 - Teorie etiopatogenetiche del dolore in psichiatria

Depressione

Attacchidi Panico

DisturboAlgico

Negli attuali criteri per porre diagnosi di depressione non emerge il dolore, anche se nella praticaclinica quotidiana il paziente depresso molto spesso lamenta dolore, non solo morale, ma anchefisico. Questa associazione tra dolore e depressione è non soltanto clinica, ma anche di tipo causa-effetto, considerato che il dolore cronico ha un forte valore predittivo per lo sviluppo di depressione,e viceversa. Il dolore interferisce anche sulla cura della depressione, rappresentando uno dei principaliostacoli al raggiungimento della remissione ed aumenta in maniera significativa il rischio di ricaduta.

Il sintomo “dolore” è invece citato fra i criteri diagnostici del Disturbo da Attacchi di Panico: il doloretoracico è uno dei sintomi più frequenti nella presentazione clinica dell’attacco di panico, ma inmaniera più estesa, la presenza di dolore o “fastidio” in vari distretti corporei caratterizza la manife-stazione di spettro del Disturbo di Panico.

Questo rappresenta un caso particolare, dove il dolore rappresenta il sintomo cardine,ma manca una spiegazione organica dello stesso. Sintomi depressivi sono riportati nel60-100% di questi pazienti, anche se la loro unica preoccupazione è il dolore. La malattiaè piuttosto infrequente ed il quadro clinico è molto variabile, infatti può iniziare a qual-siasi età (più spesso donne giovani), può iniziare repentinamente e risolversi spontanea-mente oppure diventare cronico nonostante il trattamento.

Tabella 2 - Il dolore nei disturbi dell’affettività

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no illustrati i disturbi psichici in cui è presente il dolore fi-sico insieme ad alcune considerazioni cliniche.Passando al secondo argomento, bisogna sottolineareche anche il concetto di fatica non è nuovo in medicina.Infatti, oltre ad essere una sensazione comune che tuttiabbiamo provato in seguito a sforzi fisici, la fatica è pre-sente in molte malattie sistemiche e per questo motivol’astenia era considerata un sintomo aspecifico e diffuso,al pari del dolore. Il sintomo fatica è presente in diversitipi di Disturbi mentali, oltre ai quadri organici e quellipsicotici, andremo a descriverlo meglio nei Disturbi del-l’Umore e nei Disturbi d’Ansia nella tabella 3.Occorre, poi, non dimenticare che, spesso, i pazienti af-fetti da depressione ed ansia sono sottoposti a tratta-menti con farmaci ansiolitici, non raramente assunti indosi elevate, che potrebbero contribuire al manifestar-si dell’affaticamento. Vista l’importanza della fatica inambito psichiatrico, molti autori hanno elaborato delle

scale di valutazione psicopatologiche e dei questionariper poter individuare e quantificare tale sintomo neipazienti. Il dolore e la fatica rappresentano i sintomi car-dine di due malattie reumatologiche, branca della me-dicina che si interessa tradizionalmente del dolore arti-colare e delle strutture anatomiche ad esse correlate.Ad esempio, il dolore muscolare è comunemente pre-sente nella popolazione adulta, circa il 20% riferisce do-lore diffuso, un terzo dolore alle spalle, circa la metà maldi schiena nell’ultimo mese. In particolare, il dolore nonlocalizzato in una sede specifica, bensì diffuso, ha acqui-stato una particolare indipendenza fino ad arrivare a ca-ratterizzare una patologia assestante: la Fibromialgia.Definita come uno stato di sofferenza muscolo-schele-trica diffusa caratterizzata da dolore e rigidità, è in-fluenzata da fattori climatici, attività fisica, stress psi-cofisici, disturbi del sonno con presenza di dolore evo-cabile in punti elettivi di dolorabilità, detti “tender points”.

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Disturbidell’Umore

Disturbid’Ansia

Mania-Ipomania

La fatica viene presa in considerazione nella diagnosi.

Mancanza di energia fisica è un sintomo cardine.

Sensazione di fatica è assente.

Attacchi di Panico

La fatica rappresenta una parte importante del quadro clinico soprat-tutto quando la fase post-critica si protrae per molto tempo dopol’attacco di panico occupando il periodo tra una crisi e l’altra.

Disturbo da AnsiaGeneralizzata

Oltre alla presenza di ansia, preoccupazioni irrealistiche ed eccessiveprotratte nel tempo, vi sono sintomi più propriamente “somatici”,come la faticabilità e tensione muscolare.

Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Una sensazione persistente di stanchezza fisica, di spossatezza puòprevalere sia sulle ossessioni che sui rituali dove la tensione nervosae l’incapacità a rilassarsi sono causate da tematiche di dubbio ofobiche non chiaramente manifestate dal paziente.

Tabella 3 - La fatica nei disturbi dell’affettività

Depressione-Distimia

Sono tipicamente assenti alterazioni biochimiche o elet-tromiografiche documentabili. Le cause non sono anco-ra del tutto chiarite, tuttavia negli ultimi anni è emersoche frequentemente si presenta insieme a disordini psi-chiatrici quali depressione, distimia, ansia. Vi sono deifattori che possono influenzare la presentazione ed il de-corso della Fibromialgia: positivamente (caldo secco,sonno ristoratore, attività fisica, bagni caldi) e negativa-mente (freddo umido, sonno non ristoratore, eccessivolavoro, inattività fisica, stress). La terapia della Fibromial-gia si basa su svariati presidi, farmacologici e non, chedevono essere individuati per ogni singolo paziente. Lafatica è una sensazione comunemente percepita dal-la popolazione generale, definita come sforzo fisico omentale che provoca stanchezza. La fatica è presentein maniera centrale in una malattia dal nome Sindro-me della Fatica Cronica (CFS). La CFS è definita af-fezione caratterizzata da sensazione di fatica altamen-

te invalidante presente da più di 6 mesi associata a sin-tomi tra cui intolleranza allo sforzo, non inquadrabile inun definito disordine di tipo medico o psichiatrico. Com-plessivamente si può affermare che questa malattia de-bilitante perdura in molti pazienti per diversi anni, mentrein altri, spontaneamente o con l'intervento farmacologi-co, tende a migliorare nel tempo. I pazienti sono solita-mente giovani e donne con un’età media intorno ai 35-40anni. La CFS é praticamente assente negli anziani (oltrei 65-70 anni), ma vi é qualche caso pediatrico. Le causedi questa malattia sono tuttora mal definite. Si ritiene chealla base vi possa essere una risposta anomala del siste-ma immunitario ad una infezione, una neoplasia o ad unaintossicazione chimica o alimentare; anche le terapie pro-poste sono molto legate alle ipotesi etiopatologiche.

*Specialista in Psichiatria, dottorando Università di Pisa

**Specialista in Reumatologia, Az. Osp.Universitaria Pisana

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i corsa dal medico ad ogni colpo di tos-se o sintomo di un qualche malanno; im-mediatamente al pronto soccorso perogni piccolo fastidio vissuto come un

campanello d'allarme che può sottintendere ben altro.Parliamo, come sicuramente qualcuno avrà intuito, diipocondria. Ma qual è l’origine di questo termine e co-sa significa veramente?

“IPOCONDRIA”, dal greco “Hypocondrios”, corrispon-dente alla porzione anatomica sotto le coste e ritenu-ta associata agli stati d’animo dello sconforto e della ma-linconia, indica un concetto che si è lentamente modi-ficato nel tempo, perdendo il significato di disturbo or-ganico, (anche se fino al diciassettesimo secolo identi-ficava ancora un disturbo gastrico, quindi disturbo d’or-gano) con depressione e nervosismo.

L'attuale classificazione delle malattie mentali pone il di-sturbo ipocondriaco fra i Disturbi Somatoformi. Tuttavial’ipocondria è anche sintomo dei disturbi in particolared' ansia e dell’umore. A differenza della Fobia dellemalattie (Patofobia), caratterizzata dal timore generaliz-zato di poter contrarre malattie, nell’ipocondria do-

minano la preoccupazione eccessiva verso qual-siasi tipo di sintomo, l'allarme per ogni sensazionefisica, l’attenzione esasperata per la propria salute.Le sensazioni corporee sono vissute come sgradevolied inquietanti. In uno stato di continua apprensione,l'energia viene risucchiata dall' ascolto di un corpo per-cepito come “malato”. L’ipocondriaco vive, così, nel ti-more o nella convinzione di essere ammalato, convin-zione fondata sull’erronea interpretazione di segni, sin-tomi e sensazioni somatiche.

Il pensiero è concentrato sull’osservazione prolunga-ta di “segni” riguardanti le funzioni fisiologiche (respiro,battito cardiaco, peristalsi intestinale etc.), alla ricercadi un qualcosa di “anomalo” e, quindi, minaccioso. Sin-tomi banali come la cefalea, la stanchezza, la pesan-tezza di stomaco, vengono amplificati, elaboratied interpretati come sintomi di affezioni più gravi.Altre volte le lamentele riguardano sensazioni fisiche va-ghe e ambigue, definite come “cuore affaticato”,“testa confusa”, “vene doloranti”. L’ ipocondriaco, sem-pre in stato di allarme e tensione, lamenta continuamen-te numerosi sintomi coinvolgenti diversi organi ed ap-

Maria Cristina Chiavacci* - Cristina Ceccarini*

Il malato immaginario

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Il Malato Immaginario

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parati. I disturbi fisici divengono l’argomento principaledi conversazione, talora è convinto di soffrire di una gra-ve malattia ancora non individuata. A niente valgono larassicurazione del medico, gli esami negativi e il decor-so benigno. La preoccupazione per la salute interessaogni settore della vita, con ripercussioni nell' ambitofamiliare, sociale e lavorativo (scarso rendimento, as-senteismo). Trascorre il tempo alla ricerca di confermeo smentite; se in passato consultava l’Enciclopedia Me-dica, oggi naviga su Internet, delineando così una verae propria “ipocondria da web”. Nell’ipocondria il no-stro corpo è sempre sotto minaccia, nella paranoia è lanostra forma (io) ad essere minacciata.

I Cybercondriaci

Sono definiti “cybercondriaci” gli ipocondriaci del ter-zo millennio: i milioni di persone che si riversano inrete per dissipare dubbi e trovare certezze riguar-danti le proprie condizioni di salute.

Un recente studio del Censis rivela che in Italia il 34%dei 23 milioni di “navigatori” si connette alla ricerca diinformazioni sanitariee addirittura per il 18%degli italiani il web è laprincipale fonte di in-formazione medica sudiagnosi e terapia.Secondo quanto ripor-tato da “Google Stati-stiche”, tra le parolepiù “cliccate” trovia-mo “tumore”, “tumo-re al seno” e “tumoredel colon”. In GranBretagna, secondo laEngage Mutual , 6adulti su 10 si rivolgono ad internet invece che al pro-prio medico allorché avvertono un malessere qualsiasie la metà di essi si convince di essere affetto da una gra-ve patologia. La facile accessibilità ad una grandemassa di informazioni può alimentare l’ipocon-dria (vedi le molteplici malattie di cui ritiene di esse-re affetto qualsiasi studente di Medicina). I docentidelle Facoltà Mediche sono oggetto di richieste dirassicurazione da parte di allievi assillati dal timoredi essere affetti dalle malattie che studiano sui te-sti in preparazione degli esami. Si tratta di un feno-meno ben conosciuto, noto come “Sindrome deglistudenti di Medicina”. Fortunatamente, con il pas-

sare degli anni di studio nell'Università, si riduce latendenza all’elaborazione ipocondriaca dei sintomi escompaiono “autodiagnosi” erronee.

Ipocondria di massa

Il costante bombardamento di informazioni medi-che cui siamo sottoposti è conosciuto come “ipocon-dria di massa”. In particolare, per effetto dei mass-me-dia si diffondono: il terrore di contrarre infezioni da virusEbola, oppure da influenza Suina e da Aviaria e da ence-falopatia da Mucca Pazza etc… Queste paure hanno pro-vocato radicali cambiamenti per lunghi periodi di temponelle abitudini alimentari e di vita di molte persone.

L’ipocondria è molto diffusa e presenta intensità varia-bile: va dai timori, definiti “normali”, in certe condizio-ni, in certi periodi della vita, di fronte a certi eventi o no-tizie (malattia di un parente o di un coetaneo), fino ai ti-mori più strutturati in personalità disturbate.

L’ipocondria è presente indifferentemente nel sesso ma-schile o femminile ed è più frequente nella quarta e nel-la quinta decade di vita.

Le Cause

Nel determinismo deldisturbo pesano i fatto-ri genetici. La familia-rità è confermata neigemelli identici (omozi-goti) e nei parenti di pri-mo grado. Hanno unpeso anche i fattoriambientali (ad esem-pio: sembra che fattoristressanti, una storiapersonale di malattie

contratte durante l’infanzia o la recente comparsa di gra-vi malattie in un familiare possa predisporre all’insorgenzadi sintomi ipocondriaci).

I Costi sociali

I costi sociali dell’”ipocondria” sono notevoli: è spessoinvalidante per chi la vive ed ha un forte impatto eco-nomico per il Sistema Sanitario Nazionale.

Gli ipocondriaci assorbono con le loro paure circaun quinto del tempo speso dai “camici bianchi”. Inun comunicato che affolla le principali testate britanni-

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che, gli esperti puntano il dito contro chi vive con lo spau-racchio di malattie e malanni; è evidente che l'ipocon-dria ha un «impatto catastrofico» sul NHS, il SSN bri-tannico. Per questo urge mettere a punto interventi“ad hoc” diretti ad informare sulla cura di malattie edisturbi minori, evitando così perdite di tempo e spre-co di denaro pubblico. Secondo gli esperti questo ap-proccio potrebbefar risparmiare alNHS 10 miliardi disterline (oltre 14miliardi di euro)nell'arco di 5 an-ni. Il Ministero del-la Sanità Britanni-co ha bisogno in-fatti di reperire 20miliardi di sterlineent ro i l 2014 econ l'interventosugli ipocondriacipotrebbe dare unridimensionamen-to significativo aicosti. I numeri sul-le visite effettua-te dai medici di fa-miglia britannici(8,4 milioni di visi-te spese per mal di schiena, 5,3 milioni per raffreddo-ri, 2,6 milioni per tosse, 2,4 milioni per acne) seppurenon giustificati, sono in costante crescita. Nell'arco diun ventennio, dal 1987 al 2007, sono aumentate del18%. Ricordiamo, poi, le ingenti somme di denaro spe-se ogni anno da questi soggetti per i cosiddetti “far-maci da banco”, come preparati vitaminici, integrato-ri alimentari e “ricostituenti” vari.

Ipocondriaci celebri

Molti personaggi famosi sembrano aver sofferto di sin-tomi ipocondriaci nel corso della loro esistenza, con rile-vanti ripercussioni sulla loro vita privata e lavorativa. Unarecente pubblicazione del britannico Brian Dillon traccia ilritratto di nove di loro: da Darwin, ossessionato dal me-

teorismo, che anche mentre scriveva “L’origine delle spe-cie” annotava pedissequamente intensità e frequenzadelle flatulenze che lo affliggevano e che cercava di at-tenuare con clismi di acqua gelata, al celebre pianistaGlen Gould che era, tra l’altro, terrorizzato dalla possi-bilità di contrarre malattie infettive e per questo indossa-va abiti pesanti anche nei mesi estivi e consumava enor-

mi quantità di far-maci, che probabil-mente gli provoca-rono il collasso fa-tale all’età di 50 an-ni. Fra gli altri cele-bri ipocondriaciFlorenceNightin-gale che, dopo es-sersi ammalata(forse di brucello-si), si ritirò a viverein una camera del-l’Hotel Burlington,a Londra, e lì ini-ziò a scrivere arti-coli sul servizio sa-nitario, fondandodi fatto il sistemainfermieristico. Inmodo ana logoMarcel Proust,

colpito da una lieve forma di asma bronchiale (associataad un disturbo di Panico con Ansia di Separazione dallamadre), si isolò così a lungo in una camera da letto ed inmaniera così preoccupata, da avere a disposizione il tem-po necessario per “La Recherche”.

In tempi più recenti troviamo AndyWarhol, terrorizzatodal cancro, dalla calvizie, dall’AIDS, al punto da perdere divista l’infezione alla colecisti che lo portò a morte. E chedire di Woody Allen, terrorizzato da ogni malattia, e diMichael Jackson, che ha dormito per anni in una came-ra pressurizzata, ingurgitando farmaci di ogni genere?

Molti i personaggi ipocondriaci tratteggiati in classicidella letteratura: dall’Idiota di Dostoevskij a ZenoCosini di Svevo, dal giovane Holden di Solinger adArgante, dipinto da Molière come un individuo

segue da pag. 5

Il Malato Immaginario

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Trattamento

L’ipocondria come sintomo di altri Disturbi Mentali,(Disturbi d’Ansia e dell’Umore) tende a scomparire seviene adeguatamente trattato il disturbo principale (Di-sturbo d’Ansia Generalizzata, Disturbo di Panico, Distur-bo Depressivo, Disturbo Ossessivo-Compulsivo). Nelcaso del Disturbo Ipocondriaco, in cui l’alterazione delvissuto corporeo costituisca il fenomeno primario enucleare della malattia, è invece indicato il trattamentocon antipsicotici. Nella fase successiva possono risul-tare utili i diversi tipi di psicoterapia.

In conclusione, l’ipocondria può lambire o condiziona-re la nostra esistenza. Molteplici possono essere le no-stre risposte. C’è chi diventa fan della salute seguen-do con passione trasmissioni televisive e giornaliche trattano di benessere e di medicina; altri posso-no essere indotti a scegliere una professione dell’am-bito sanitario nella speranza di placare l’ansia verso lapropria salute; c’è poi chi, come Argante, preferiscetrascorrere la vita nel timore di essere ammalato piut-tosto che accettare la possibilità di esserlo, rifiutandola malattia, al fine di esorcizzare il senso della fine.

* Psichiatra

interessato solo alla propria salute, preoccupato dalleinfinite malattie che teme o che sente di avere, mentreè attorniato da individui che approfittano della suaipocondria (la moglie, il medico, il farmacista).

Diagnosi

Ci chiediamo se oggi la diagnosi di questo disturbo sia co-sì immediata o richieda piuttosto un’attenta osservazione.Oltre alle manifestazioni più evidenti e caratteristiche giàdescritte, per orientarsipuò essere d'aiuto un test chia-mato Illness Attitude Scale (IAS), elaborato da RobertKellner nel 1985 e studiato dai ricercatori del-la Facoltà di Psicologia di Bologna. Lo IAS di-stinguerebbe i "malati immaginari" dai non af-fetti, mediante le domande sugli eventuali sin-tomi riconducibili all’ipocondria. Il questionariopermette di individuare se un paziente è piùpreoccupato nei confronti della malattia odella morte, di comprendere l'effetto dei sin-tomi sulla sua vita quotidiana e di indagare l’at-teggiamento nell’ambito di problematiche disalute e di prevenzione. Il profilo ottenuto conil test indica se e "quanto" si è ipocondriaci.

Doctor Shopping

La terapia è resa particolarmente difficile dalfrequente rifiuto della cura farmacologica daparte dei pazienti, che tendono a opporsi ad unapproccio psichiatrico del loro disturbo,ribadendone la base fisica. Determinanteè, quindi, l’instaurarsi di una relazionesupportiva con il medico, volta a ridurre l’an-sia del paziente, allentare la paura delle malat-tie e migliorare il funzionamento sociale e lavo-rativo. Il medico deve proporre visite di control-lo periodiche ad intervalli regolari, indipenden-temente dal presentarsi di “nuovi sintomi”; dovrà risponde-re in maniera appropriata alle lamentele e alle richieste delpaziente; dovrà porre attenzione al “sintomo fisico” evitan-do di eccedere con le procedure diagnostiche e terapeuti-che non necessarie; potrà, così, arginare sia il fenomeno del“doctor-shopping”, ovvero il fenomeno per il quale ipazienti si rivolgono inmaniera sistematica a vari spe-cialisti perottenere esamiovisite cliniche, sia il rischio dicomplicanze dovute all’uso inappropriato di farmaci. E’ vero,altresì, che la diagnosi di “Disturbo Ipocondriaco“ non esclu-de la presenza di una malattia fisica associata. Starà, quindi,al medico l’obbligo di indicare gli accertamenti necessari.

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Smart drugs: con questo termine sono definite le “droghe furbe”, quelle che riescono in va-rie maniere ad eludere i controlli delle forze dell’ordine. Possono essere di origine vege-tale, oppure sintetiche e vengono accreditate di proprietà afrodisiache, psicostimolanti, di-magranti, migliorative della concentrazione, stupefacenti. Possono contenere efedrina, caf-feina e taurina ma anche allucinogeni, steroidi e diuretici. In genere non contengono sostan-ze oppioidi e ciò ingenera nel consumatore l’idea (erronea) di non essere un “tossico”.

Alfredo Sbrana*, Luigi Piz**

dotti dimagranti come thè verde, ana-nas e foglie di betulla, ma anche de-rivati anfetaminici (ecstasy ed icesciolte in liquidi) popper (nitrato diamile ad azione psicostimolante etachicardizzante), funghi allucinogeni(amanita muscaria, tossico in quanti-tà anche modeste), piccoli pezzi di pe-yote (un cactus contenente psilocibi-na, un potente allucinogeno).Questesostanze vengono assunte in mo-

di del tutto nuovi (es. hashish bol-

lito nel latte, funghi fumati anziché

ingeriti), con effetti più intensi ed

imprevedibili. Gli smart-shops pro-pongono uno “sballo” ottenibile conprodotti “naturali”, di erboristeria,

dunque ritenuti “innocui” dagli ignari consumatori. Purtrop-po, definire una droga non dannosa perché estratta dalle pian-te è una proditoria forma di merchandising basata su di unluogo comune: sappiamo bene, infatti, che gli estratti di ori-gine vegetale (coca, mescalina, stramonio, cicuta, strofanto,digitale, belladonna) possono presentare effetti tossici an-

ono, quindi, compostidi varia natura dagli ef-fetti differenti, spessoimprevedibili, combi-

nati tra loro in associazioni sperimen-tate “in vivo” su malcapitati utilizza-tori e che, non essendo riportati sul-le tabelle ministeriali delle sostanzestupefacenti, sfuggono alle indaginie ai sequestri. Sono venduti via in-ternet o in speciali negozi denomi-

nati “Smart Shop” o anche per

strada.

Passeggiando per le vie principali dicittà anche piccole (Brescia, Rimini),può, infatti, capitare di imbattersi inbancarelle ove si offrono, oltre alle so-lite cianfrusaglie, piccoli semi decorativi e deodoranti per am-bienti: i primi non sono altro che semi di piante allucinoge-ne (cannabis sativa, indica o skunk), i secondi hashish ven-duto come incenso. Negli smart shops, (che spuntano comefunghi nelle grandi città in controtendenza rispetto alla crisi),oltre agli oggetti più curiosi e colorati si possono trovare pro-

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SMARTDRUGSSMARTDRUGS

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che gravi. Gli stratagemmi utilizzati per aggirare i controllisono molteplici e talora ingegnosi: mascherate da prodot-

ti etno-biologici, le “droghe furbe” sono vendute sotto-

forma di semi da collezione, oggetti decorativi, profu-

matori ambientali ed incensi. Chi le acquista, però, sa be-ne di poterle masticare, inalare o fumare per ricercarne glieffetti psicoattivi, a dispetto dell’etichetta sulla confezioneche ne sconsiglia l’uso improprio, limitando la perseguibilitàdel commerciante. Ogni anno vengono lanciati clandestina-mente sul mercato migliaia di composti nuovi non individua-ti e identificati dall’Osservatorio Fu-mo, Alcol e Droga dell' Istituto Supe-riore della Sanità perché non ancoraconosciuti. In natura sono pre-senti in quantità molecole con ef-fetti psicotropi non ancora studiatenè catalogate. Ciò garantisce a chile commercia un buon margine ditempo prima che vengano effettua-te adeguate ricerche e siano dichia-rate illegali. Si tratta di una lottacontro il tempo fra medici e legisla-tori da un lato e chi propone le nuo-ve droghe dall’altro: la battaglia sicombatte lungo un confine indefi-nito tra legale ed illegale in un cam-po difficilissimo da controllare. I far-maci prima di entrare in commerciodevono superare almeno 3 livelli disicurezza, sono testati in vitro, su ani-mali e su volontari sani attraverso pro-tocolli di ricerca volti a dimostrarnel’efficacia e ad escludere effettidannosi; le smart drugs sono “lan-

ciate” direttamente sul mercato

senza alcuna sperimentazione cli-

nica e senza preoccupazione di

possibili effetti avversi. Una volta riconosciute e vietate,le smart drugs possono, inoltre, sfruttare qualità camaleon-tiche attraverso le quali, mascherando o variando poche mo-lecole di sintesi, si aggira facilmente la legalità: il Popper, li-quido composto da nitrato d’amile è inserito tra le sostanzeillecite ma continua ad essere prodotto e venduto in unavariante denominata “Reds”, che non contiene il prodottopresente nelle tabelle, bensì il non ancora codificato nitratodi isobutile, dotato di uguali effetti tossici. Basta, infatti,una sniffata per sentirsi il cuore in gola e il battito cardiaco amille. L’effetto dura meno di un minuto, ma può complicar-si con gravi aritmie cardiache, perdita dei sensi, confusio-ne. Nei casi più fortunati le forze dell’ordine riescono a bloc-care il traffico di stupefacenti attraverso il controllo del pas-saparola tra gli internauti (il tam tam che spesso diffonde leparticolari proprietà “piacevoli” di una nuova sostanza si ri-

vela spesso un’arma a doppio taglio) o del largo consumodi sali da bagno fra le fila di insoliti compratori quali adole-scenti, ambulanti e tossicodipendenti. In casi meno fortu-

nati queste sostanze balzano agli onori della cronaca in

relazione a numerosi episodi di gravi intossicazioni nel

volgere di pochi giorni. I consumatori di smart-drugs ap-partengono a gruppi eterogenei: studenti desiderosi diqualche sostanza “dopante” per preparare gli esami, adultifra i quaranta e i sessant’ anni che ricercano accresciute ca-pacità sessuali, giovani incuriositi dagli effetti disinibenti e in

cerca di nuove emozioni. L’aspettopiù significativo e preoccupante ditutto ciò è la grande duttilità dimo-strata dal mercato clandestino delladroga, in grado di modificare l’offer-ta e di adattarla alle esigenze di unnumero sempre maggiore di consu-matori mediante prodotti sempre piùdiversificati negli effetti e nelle viedi assunzione, distribuiti attraversouna rete capillare ed innovativa capa-ce di garantire la quasi totale impuni-tà ad acquirente e venditore. Non più,quindi, la obsoleta figura dello spac-ciatore agli angoli delle strade, inten-to a scambi furtivi con giovani dall’ariacircospetta, facilmente individuabiledalle forze dell’ordine, ma una cate-na di insospettabili negozi e ban-

carelle etnici o etno-biologici o,

peggio ancora, la rete di internet,

che consente acquisti non nomi-

nativi. Possibili correttivi non sonofacili da proporre. Se da una parte ap-paiono importanti atteggiamenti re-pressivi volti a limitare la diffusionedi queste sostanze, questi non pos-

sono costituire la sola strategia adottata. Importante risul-ta altresì un’ attività di sensibilizzazione al problema rivoltasoprattutto ai giovanissimi, coi quali è sempre da evitare la“demonizzazione”di queste sostanze, che potrebbe sortireun effetto opposto a quello desiderato. Infatti, trasmetterela prospettiva di effetti catastrofici per sostanze percepitecome innocue rischierebbe di togliere efficacia al messag-gio e sospingere energicamente verso di esse. Apparepiù efficace, senza soffermarsi troppo sugli effetti di segnopositivo (che potrebbero suscitare curiosità), descriverne inmodo semplice ed esplicativo gli effetti negativi e/o tossici,attraverso un approccio “laico” proprio dell’informazionescientifica.

* Dipartimento Interaziendale di Salute Mentale – ASL 5

Pisa – Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana

** Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università di Pisa

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invecchiamento è un processo fisiologi-co, non una malattia e non necessaria-mente porta alla compromissione dellefunzioni psichiche o ad un deterioramen-to cognitivo. Tuttavia alcuni disturbi men-

tali possono manifestarsi nell’età senile: la depressio-ne e la demenza.

La Depressione è il disturbomentale più frequente-mente riscontrato nell’anziano. La sua prevalenza inetà geriatrica è superata dalle demenze solo dopo i 75anni: 10% dei soggetti che vivono nella comunità, 25%dei soggetti affetti da malattie fisiche croniche. Una per-centuale superiore e spesso sottostimata si riscontra neipazienti ricoverati in ospedale o in residenze assistite.

Il fenomeno costituisce un problema prioritario di sa-nità pubblica: vedi, infatti, il rischio di suicidio stimatointorno al 35-40% in persone con più di 65 anni, lafrequenza dei ricoveri ospedalieri (il 30% dei pazientiricoverati per depressione ha più di 65 anni) e l’influen-za negativa sulle patologie fisiche croniche (e quindisulla mortalità). A ciò si aggiunga che la depressionedell'anziano è riconosciuta in meno del 20% dei pa-zienti da parte dei medici di medicina generale e nel10% dei pazienti ricoverati per altre patologie. Soven-te non viene neanche adeguatamente trattata, vuoi pergli stereotipi che la identificano come espressione pa-rafisiologica dell’invecchiamento o perchè considera-

ta reattiva ad unagrave malattia fisi-ca e quindi, nonm e r i t e v o l e d itrattamento.

Le difficoltà dia-gnostiche sono inparte dovute allemodalità di esordio ed al tipo di sintomatologia chenell’anziano sono differenti rispetto al giovane adulto.Infatti, il quadro clinico si caratterizza per la minorefrequenza di umore depresso e per la prevalenza disintomi somatici, ansia e deficit cognitivi.

Talora il paziente anziano esprime la propria “depres-sione senza tristezza” con sintomi quali iporessia,perdita di peso, astenia, insonnia, ai quali si accom-pagnano ansia, lamentosità, agitazione o l'aggravar-si dei sintomi dimalattie fisiche preesistenti.Nelle for-me gravi si riscontrano rallentamento fino all'arresto psi-comotorio, deliri di colpa, di rovina e di persecuzione.

Anche se manifesta soltanto sintomi somatici, nell'an-ziano bisogna considerare l’alto rischio di suicidio. Inol-tre le forme di depressione sono più sfumate rispettoall’età adulta. Solo l’1-4% dei soggetti oltre i 65 annisarebbe affetto da Depressione Maggiore o da Disti-mia (circa 2%); molto più numerosi sono gli anziani chepresentano sintomi depressivi meno strutturati.

Simona Gotelli*, Marco Vaggi**, Lucio Ghio***

L’

La depressionenell’anziano

Il processo di invecchiamento della popolazione harappresentato una vera e propria rivoluzione demograficaper l’intensità e la rapidità con cui si è realizzato negliultimi 100 anni. Si prevede che nel 2050 in Italia giungaa deformare la struttura della popolazione per età, conuna quota di anziani (33,6% del totale della popolazione)oltre due volte e mezzo la quota di giovani (solo il 12,7%).

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Il frequente riscontro nell'anziano di sintomi depressiviisolati, depressione subclinica o di sintomi depressivi mi-nori, indicano che i criteri diagnostici delle classificazioniinternazionali dei disturbi mentali non rispecchiano l’ete-rogenità della depressione nell’anziano.L’eziologia della depressione senile, oltre che ai geni, ri-manda sia a fattori biologici (riduzione delle amine cere-brali e possibile ruolo di microlesioni del S.N.C.) sia a fat-tori psicosociali e psicodinamici (concorso di moltepliciesperienze di perdita). Fattori di rischio vascolare sembra-no giustificare l'elevata comorbidità tra depressione nel-l’anziano e demenza vascolare.

Per quanto riguarda il trattamento sono utili sia terapie far-macologiche che psicologiche o interventi psicosociali.

L’utilizzo degli antidepressivi negli anziani è giustifica-to, sebbene spesso si osservi una risposta tardiva. Nonessendo stata dimostrata una differenza significativa di ef-ficacia tra i diversi antidepressivi, la scelta del tipo di farma-co varia in relazione al profilo di tollerabilità e alla presenza

o meno di patologie somati-che concomitanti.

La psicoterapia è larga-mente impiegata per contra-stare i numerosi problemipsicologici correlati alle vi-cende di quest’epoca dellavita, che rappresenta un pe-riodo a rischio in cui la per-sona si confronta con la so-litudine, con la perdita deiruoli sociali e la restrizionedelle aspettative di vita. Adesempio, le tecniche co-gnitivo-comportamen-tali aiutano ad adattarsi aicambiamenti di ruolo so-ciale (es. pensionamento),a convivere con patologiecroniche o invalidanti, amigliorare l’autostima e lafiducia in se stesso ed,inoltre, riducono il sensodi inutilità, facilitando le re-lazioni interpersonali.

La longevità, di per sé unaconquista, determina co-munque un aumento disoggetti affetti da malattiecroniche, che richiedonoelevate competenze pro-fessionali e un'organizzazio-

ne assistenziale specializzata.

La crescente richiesta di intervento psichiatrico da partedi soggetti anziani e, in particolare, dei c.d. “grandi an-ziani” (gli ultra 85enni sono il gruppo di età in più rapidoaumento nei paesi industrializzati), ha stimolato lo psichia-tra ad affinare strumenti diagnostici e terapeutici.

La Psicogeriatria rappresenterà nei prossimi anni il ban-co di prova per le capacità dello psichiatra e dei servizi disalute mentale che dovranno assumere competenze nuo-ve, sviluppare reti di assistenza multidisciplinare, realizza-re nuovi percorsi di liason e trasmettere alle discipline“mediche” una migliore versatilità nelle relazioni umane.

* Psichiatra - Ambulatorio Idea Genova

Dottoranda in Neuroscienze - Università di Genova

** Psichiatra - DSM ASL3 Genovese

*** Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e

Genetica - Università di Genova

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l gruppo Idea di Acqui Terme è nato nel2002 dall’intuizione di PinuccioGiachero,che era uscito da un lungo periodo di de-pressione e volle rendere partecipi del-la sua vicenda ed aiutare tutti coloro

che stavano soffrendo delmedesimo disturbo. L’ispi-

razione nacque da un contatto con un gruppo di Asti cheaveva iniziato la sua attività in collaborazione con i re-sponsabili della Fondazione IDEA di Milano. Giachero dasubito coinvolse Daniela Rapetti, Giuseppina Picazzo,Maria Rosa Barisone eMassimo Garbarino. Fu gra-zie ad una conferenza tenuta da un rappresentante di

Un aiuto daAcquiTerme

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“I

Come è s t a t o amp i amen t e e spo s t onell’articolo precedente, il passaggio allaterza età rappresenta una crisi evolutiva nelciclo della vita che può esporre l’individuo aproblemi di depressione, senso di vuoto einutilità.Comeogni cambiamento importante,questo passaggio richiede alle persone unabuona dose di flessibilità: spesso ci si trova adover reinvestire le energie mentali e fisichedestinate al lavoro, a fare i conti con il corpoin trasformazione, ad affrontare l’ultima fasedella vita e,di conseguenza,le angosce legatealla morte.Questo l’argomento che ha formato oggettodi una recente conferenza organizzata dalGAA di Acqui Terme nel mese di marzo etenuta dalla dott.a Maria Izzo e dal dott.

Alessio Ivaldi di cui vi relazioneremo nelprossimo numero.Il GAA di Acqui Terme,nonostante la piccolarealtà di “Gruppo”, da circa nove anni èseriamente ed efficacemente attivo sulterritorio, svolgendo una funzione di aiuto esupporto alle persone che soffrono edorganizzando, con periodicità costante,conferenze che af frontano tematicheimportanti, r iscuotendo sempre ampiconsensi.Abbiamo chiesto ai responsabili del Gruppodi raccontare per i nostri lettori la lororealtà, anche con il fine di informare tutti iresidenti nelle zone limitrofe del Piemonteche es i s tono persone, prepara te edorganizzate, in grado di offrire loro aiuto.

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Idea Milano che, in quell’anno, gli acquesi capirono chedella depressione si poteva anche parlare in pubblico.E fu subito un successo perché le adesioni furonomoltissime, tanto che si dovette cercare dei localiadatti per poter contene-re tutti i partecipanti agliincontri. I fondatori delgruppo frequentaronoun corso di formazioneper facilitatori indetto daIDEA. All’inizio, infatti, ilgruppo si era presenta-to come Auto Aiuto ederano sempre più nume-rosi coloro che volevanopartecipare per parlaredei propri disagi a causadi disturbi dell’umore. Siiniziò ad organizzare al-cune conferenze conpsicoterapeuti e psichia-tri della zona, tutta l’atti-vità era supportata dal-la dott.ssa AlessandraMonteleone, psichiatradel reparto di SaluteMentale dell’ospedaleacquese. Constatato ilsuccesso ottenuto daquesta iniziativa, assiemead altri nuovi collaborato-ri come Leila Bottaro,Giuseppe Colombara,Mauro Garbar ino ,Lorenza Martinelli eVilma Violanti, si deci-se di predisporre un pro-gramma annuale di atti-vità, alternando confe-renze ed incontri di Au-to Aiutomensili, dal me-se di ottobre al mese dimaggio. Iniziammo adinviare notizie ai giorna-li locali o a quotidiani na-zionali per le pagine locali. La notorietà ed il continuo af-flusso di persone interessate, ci ha costretti a sceglierelocali sempre più accoglienti per i nostri incontri. Tuttoquesto stava comportando anche un problema di finan-

ziamento per coprire tutte le spese di allestimento, pub-blicità e affitto dei locali. Poiché è difficile ottenere finan-ziamenti pubblici ed è anche nostro desiderio quello diessere totalmente indipendenti da condizionamenti, ab-

biamo deciso di autofi-nanziarci partecipando aimercatini di antiquariatoed artigianato, esponen-do in vendita oggetti re-periti tramite amici o rea-lizzati da alcuni collabo-ratori. E, così, siamo riu-sciti a sopravvivere sinoai giorni nostri. Diversesono state le iniziativeorganizzate in collabora-zione con il personaledel Centro di SaluteMentale, riscuotendoampio successo. Oltrealle interessanti confe-renze tenute, l’eventopiù significativo è statol’incontro, organizzatocon il supporto dell’ASLAcquese, con i medici dibase dell’ASL stessa,coadiuvati dalla dott.aAngela Moneta e daldott. Giovanni Piccolodell’Istituto Mondino diPavia. Tale incontro è sta-to molto apprezzato, glistessimedici hanno avu-to l’opportunità di ascol-tare, forse per la primavolta, come devono es-sere affrontati quei pa-zienti che si presentanoloro con chiari sintomi de-pressivi, al di là della so-lita “pacca sulle spalle” edelle solite parole di inco-raggiamento. Oggi, alladott.ssa Monteleone,

che ringraziamo sentitamente per il costante supporto for-nitoci in questi anni, è subentrato il dott. Alessio Ivaldi,giovane psicologo clinico molto preparato e collabo-rat ivo a l qua le tutt i no i d iamo i l benvenuto”.

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Maria Rosa Barisone e Daniela Rapetti

Giuseppe Colombara, Leila Bottaro, Daniela Rapetti,Rita Minicozzi e Mauro Garbarino

L e i l a B o t t a r o ,Rita Minicozzi ePinuccio Giachero

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Inviate le vostre lettere per posta ordinaria al Prof. Antonio Tundo - Idea Bologna, Via Barberia 18 • 40123 Bologna-o per E-mail: [email protected] questa rubrica saranno pubblicate quelle che contengono richieste di informazioni o quesiti clinici di interesse comune

Qualcuno vi ascolta(Risponde Prof.Antonio Tundo, Istituto di Psicopatologia, Roma)

condizione di doversi occupare di genitori anziani.

A lungo gli studiosi si sono interrogati su come mai sia cosìfrequente l’insorgenza di depressione nel periodo che prece-de lamenopausa.Aquestoproposito, i riflettori sonooggi pun-tati sugliormoni sessuali i quali, si è scoperto, hannodei pun-ti di attacco (quelli che i tecnici chiamano “recettori”) a livellodel cervello, soprattutto nelle zone che regolano l’emotività:gliestrogeni, che influenzano l’azionedella serotoninaedel-la noradrenalina, aiutano a mantenere il buon umore, men-tre i progestinici, interagendocon il sistema“gabaergico”, so-nodegli “ansiolitici naturali” e regolarizzano il sonno.Nonme-raviglia, quindi, se le continue, caotiche ed imprevedibili flut-tuazioni degli ormoni sessuali, tipiche della peri-menopausa,facilitano la comparsa di depressione ed ansia nelle personepiù sensibili e conmaggiore predisposizione.

La cura della depressione in menopausa non si discosta daquella della depressione che compare in altre fasi della vitaed è centrata essenzialmente sugli antidepressivi che agisco-no sulla serotonina (i così detti “serotoninergici”) o sulla se-rotonina e noradrenalina. L’azione sulla serotonina è impor-tante perché questo neurotrasmettitore, oltre a migliorarel’umore, è in grado di ridurre anche i sintomi tipici della me-nopausa, come le vampate, la sudorazione ecc… Nelle for-medepressive più leggere, prima di ricorrere agli antidepres-sivi, si potrebbe utilizzare la terapia ormonale sostitutiva,che consiste in un’associazione di estrogeni e progestinici,con la quale si controllano ottimamente i sintomi della me-nopausa e, talvolta, anche quelli della depressione. Quandoè necessario le due terapie, ormonale e antidepressiva,possono essere anche associate.

In conclusione, cara Loredana, ben comprendo la sua pre-occupazione, che è poi quella di tante altre donne della suaetà, e spero che la depressione rimanga per lei solo un ti-more. Tenga tuttavia presente che, se dovesse farsi viva,ci sono molte armi per poterla sconfiggere e vivere sere-namente la nuova fase di vita che sta per giungere.

Scrive Loredana, dalla provincia di Benevento:“Caro Professore, ho 48 anni e da qualche tempo i miei ciclicominciano ad essere irregolari. Devo confessarle che l’arrivodella menopausa già di per sé mi preoccupa: ho paura di ingras-sare, di non avere più desiderio sessuale e, so bene, potrò ave-re problemi di ossa e di cuore. Ma quello che più mi spaventaè la possibilità di andare incontro ad una depressione, come èsuccesso alla mia migliore amica. Mi piacerebbe, quindi, sape-re se c’è veramente un rapporto tramenopausa e depres-sione e perché questo accade. E se disgraziatamente do-vessi ammalarmi dovrei seguire delle cure particolari?”

Cara Loredana, la ringrazio per la sua lettera che propone unargomentodi grande attualità e di interessepermilioni di don-ne. Da sempre si sa che la fine della fase riproduttiva rappre-senta unmomento di rischio per la comparsa di depressione.Basti pensare che Emil Kraepelin, lo psichiatra tedesco a cuidobbiamomoltedelle attuali conoscenzesui disturbi dell’umo-re, all’inizio del secolo scorso aveva coniato un termine adhoc(melancolia involutiva) per indicare questa forma.

Dagli studi più recenti apprendiamo che in realtà il momentoin cui è più alta la possibilità di sviluppare depressione, tra ildoppio e il triplo rispetto a quella del resto della vita, è la“peri-menopausa”, cioè quella fase che precede la me-nopausa vera e propria e in cui si verifica una grande fluttua-zionedei livelli ormonali con conseguente irregolarità della du-rata (maggiore o minore dell’abituale) e della frequenza deicicli. Ladepressione inmenopausacolpiscesoprattutto ledon-ne che hanno già avuto lo stesso disturbo, anche se in formalieve, in coincidenza con le normali variazioni degli ormoni ses-suali (per esempio, in fasepre-mestruale odopo il parto) o conl’assunzione della pillola anticoncezionale. A maggiore ri-schio sonoanchecoloro chehanno i classici sintomi dellame-nopausa (vampate, sudorazione, batticuore, insonnia) informa acuta e per un lungo periodo di tempo, come purecoloro che soffrono di malattie fisiche croniche, che han-no problemi familiari o economici e che si trovano nella

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In breve dalla ricerca(a cura della Dott.ssa Fulvia Marchetti, Istituto di Psicopatologia, Roma)

Per DIMAGRIRE niente stress e buonumoreMolte persone, pur seguendo una dieta ipocalorica, non riescono a perdere peso. Un

recente lavoro di Charles Elder e collaboratori (International Journal of Obesity, marzo

2011) ha indagato quali sono i fattori responsabili di questo frequente e preoccupante

fenomeno. Gli Autori hanno scoperto, sorprendentemente, che oltre alla riduzione delle

calorie e all’attività fisica per dimagrire è necessario anche diminuire i livelli di stress,

essere sereni e di buonumore e avere un sonno buono, sia per quantità che per qualità.

GIOCO D’AZZARDO patologico: si può guarire?Il gioco d’azzardo patologico è un comportamento compulsivo abbastanza diffuso

che colpisce dall’1% al 3,4%della popolazione adulta. E’ più frequente tra i maschi e

può causare perdita del lavoro, problemi legali e familiari, comportamenti autolesivi

e condotte antisociali. Fino ad oggi poco si sapeva sull’efficacia delle cure e ancora

meno sulla loro durata ottimale e sulle possibili conseguenze della loro sospensione.

Secondo una ricerca di Pinhas N. Dannon e collaboratori, presentata al 19° European

Congress of Psychiatry nel marzo 2011, le persone affette da gioco d’azzardo

patologico che hanno risposto positivamente alla cura farmacologica, possono

interrompere il trattamento dopo 6 mesi di benessere, in quanto il rischio di ricaduta

è molto basso. Gli Autori ipotizzano che le terapie, in questo disturbo, determinano

un cambiamento a livello dei neurotrasmettitori in grado di auto-mantenersi nel tempo.

Terapia cognitivo-comportamentale nell’ANSIASOCIALE: al di là dei cambiamenti psicologiciL’ansia sociale è un disturbo caratterizzato da un intenso timore di fare brutta figura o

di non essere all’altezza della situazione con conseguente evitamento nei rapporti

sociali. La terapia cognitivo-comportamentale costituisce, insieme ai farmaci, il

trattamento d’elezione per questo disturbo. Uno studio di Miscovic e collaboratori

(Psychological Science, marzo 2011) ha dimostrato che l’intervento psicologico, quando

è efficace, non si limita a rendere le persone più sicure nell’affrontare le situazioni

temute, ma determina anche specifici cambiamenti nel funzionamento del cervello.

Gli Autori hanno infatti studiato l’attività elettrica cerebrale di pazienti con ansia sociale,

trovando che la psicoterapia è in grado di “normalizzare” l’elettroencefalogramma

di questi pazienti rendendolo simile a quello di un gruppo di persone sane.

DISTURBI BIPOLARI: chi interrompe le cure?Dal 30 al 40% dei pazienti con disturbo bipolare non assume regolarmente le cure con

conseguente aumento delle ricadute, soprattutto di tipo eccitativo, dei ricoveri e del tempo

trascorso in malattia. Roy Perlis e collaboratori (Journal of Clinical Psychiatry, 2010) hanno

studiato 3.640 pazienti per un totale di 48.287 visite trovando che la mancata adesione ai

trattamenti è più frequente tra coloro che iniziano a stare male da giovani, che hanno molte

ricadute (4 o più per anno), che hanno pensieri di suicidio, che hanno contemporaneamente

un problema di ansia o tendono ad abusare di alcol. Conoscere a priori chi è a maggiore

rischio di non seguire le cure è molto importante sia per i clinici, che in questo caso

dovrebbero integrare la terapia farmacologica con un sostegno psicoeducazionale,

sia per i familiari, che possono dare un sostanziale contributo al miglioramento del

proprio caro verificando giorno per giorno la regolare assunzione dei farmaci.

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IDEA e la Ricerca

La Depressione Maggiore è associata a numerose alterazio-ni delle funzioni cerebrali, che comprendono modificazioninelle funzioni limbiche e ippocampali, alterazioni nella neu-rotrasmissione delle monoamine e modificazioni nell’asseipotalamo-ipofisi-surrene (HPA). Tradizionalmente la depres-sione è stata considerata come un’ alterazione delle fun-zioni della mente o del cervello, con ripercussioni limitate adun malessere psicologico o emotivo. Ricerche recenti han-no, tuttavia, messo in discussione il dualismo mente-corpo,suggerendo che la depressione rappresenta un disturbo siadella mente che del corpo.E’ stato sviluppato presso il Dipartimento di Salute Menta-le e Neuroscienze di Siena un programma comportamenta-le standardizzato e manualizzato, finalizzato al raggiungimen-to di uno stile di vita sano ed indirizzato prevalentemente almiglioramento dell’attività fisica e nutrizionale e all’interru-zione del fumo di sigaretta in pazienti affetti da Depressio-ne Maggiore. Riteniamo che l’applicazione di questo pro-gramma possa ridurre significativamente le malattie medi-che che assai frequentemente questi pazienti sviluppano,quali l’obesità, la dislipidemia, l’iperglicemia, l’ipertensionee le alterazioni del sistema immunitario. Proponiamo unostudio che testi scientificamente tale possibilità e valuti seil programma comportamentale sia anche in grado di miglio-rare la qualità di vita, le capacità di funzionamento psicoso-ciale ed il decorso della malattia psichiatrica. Nella pratica cli-nica ci sono forti indicazioni che uno stile di vita sano influi-sce sul generale stato di benessere (non solo fisico ma an-che mentale) e sulla risposta psichiatrica (ad esempio, ilnumero di episodi, la qualità della vita, i livelli di funziona-mento, la durata della remissione sintomatica e il rischio sui-cidario). Proponiamo, pertanto, uno studio longitudinale chevaluti l’efficacia di un intervento comportamentale standar-dizzato per uno stile di vita sano, basato prevalentemente

sul miglioramento dell’attività fisica e della dieta alimentaree sulla riduzione/cessazione del fumo di sigaretta. Lo studiomira a dimostrare che il miglioramento dello stile di vita èpossibile nei pazienti con depressione e che tale migliora-mento è associato ad un significativo miglioramento dellasalute fisica e mentale. Saranno confrontati i risultati otte-nuti su 80 pazienti che ricevono un intervento sugli stili di vi-ta standardizzato e manualizzato (e quindi facilmente appli-cabile anche in strutture diverse da quelle in cui l’interven-to verrà testato) in aggiunta a visite di controllo per il tratta-mento farmacologico, con quelli di 80 soggetti che ricevo-no esclusivamente visite per il monitoraggio della terapia far-macologica e psicoterapia di supporto. I soggetti parteci-panti saranno in fase di remissione almeno parziale dall’epi-sodio depressivo. Ipotizziamo che al termine del periododi osservazione longitudinale, i soggetti assegnati all’inter-vento comportamentale mostreranno un miglioramentosignificativo delle patologie mediche ed una riduzione deifattori di rischio quali la sedentarietà, la dislipidemia, l'iper-tensione, l'iperglicemia, il fumo di sigaretta e la compro-missione delle difese immunitarie e dei markers infiamma-tori. Si ipotizza, inoltre, che tali soggetti presenteranno unminor rischio di ricaduta, una migliore qualità della vita eduna migliore capacità di funzionamento psicosociale. Lostudio avrà una durata complessiva di 2 anni. Il primo me-se sarà utilizzato per la formazione del personale dello stu-dio in tutti i procedimenti relativi alla cura del paziente,valutazione, trattamento e raccolta dei dati. L’arruolamen-to dei pazienti si svolgerà durante i successivi 11 mesi,ogni paziente sarà in trattamento per 6 mesi e poi rivaluta-to 6 mesi dopo la conclusione dello studio. Se le ipotesidello studio saranno confermate scientificamente, l’inter-vento potrà essere divulgato e diventare uno degli stru-menti standard per la cura della Depressione Maggiore.

IDEA è da sempre in prima linea per dare impulso alla ricercascientifica. Il Progetto che è allo studio del Dipartimento diSalute Mentale e Neuroscienze di Siena, verrà in seguitoesteso ad altri importanti Dipartimenti di Salute Mentale.

Si è aperta la sottoscrizione a favore del nuovo Progetto di Ricerca. Il Presidente, il ComitatoScientifico ed il Consiglio di IDEA sono profondamente riconoscenti alla FONDAZIONE FERREROper la generosa sovvenzione e la partecipazione allo sviluppo dello studio in corso.

“Stile di vita per la prevenzione dellericadute nella Depressione Ricorrente”

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i t r o v a r s i a lbuio perché al-l’improvviso lamalattia gettala sua ombracupa è capitato

anche a me come a tante persone.Sono nato nel 1932 e la mia infanzia,trascorsa durante gli anni del fasci-smo e della guerra non è sempre sta-ta spensierata. Non ebbi la possibili-tà di studiare e così cominciai a pro-vare diversi lavori, fino al giorno incui emigrai in Venezuela. Nel cuoreportavo gli affetti, i volti ed i luoghidel mio paesema, conoscendo il po-polo e la lingua, la cultura e la musi-ca di quella terra, mi arricchivo den-tro e quando feci ritorno in Italia midedicai al mio primo grande amore:la musica. Conobbi i l maestroGiacinto Scaravatti chemi impartì le-zioni di canto e di musica; con il tem-po incisi un disco, desideravo far co-noscere le canzoni più belle delle vo-ci di ieri che si levavano nella no-stra terra. Poco tempo dopo ricevet-ti la soddisfazione di essere accoltoin un coro a più voci, la polifonica“Pier Luigi da Palestrina”.Diversi anni fa fui vittima di una for-te ansia e stress. Sono strani males-seri, non c’è dolore fisico, è un do-lore dell’anima e della volontà chenessuna analisi preventiva può dia-gnosticare. Dalle parole “Ansia eDepressione” generalmente si tendea fuggire, senza considerare che que-stomale può toccare tutti e che è fon-damentale la conoscenza e l’umiltàdi chiedere aiuto agli specialisti.Indro Montanelli riteneva che poten-zialmente siamo tutti soggetti opredisposti a queste manifestazionidi malessere, che colpiscono princi-palmente chi ha una maggiore sen-

sibilità o chi si trova a dover affron-tare una situazione profondamentedolorosa o semplicemente non rie-sce ad adattarsi ai ritmi veloci chela vita oggi ci impone. La mia

esperienza è legata al 1992, ricordoche il mio umore era nero ed il mioanimo a pezzi. Assieme ad un mioamico e collega mi recavo spesso afare lunghe passeggiate, avvertivoun grosso peso ed un nodo tra la go-la ed il petto che mi faceva provarela sensazione di soffocamento, solochi ne è stato vittima o ha avuto ac-canto una persona sofferente, puòcapirmi. Fin da piccolo la musica hasempre rappresentato per me un’an-cora di salvezza, cantavo per allonta-nare le nostalgie ed i pensieri nega-tivi. Un giorno, durante quel percor-so, incrociai un uomo che nellapausa dal lavoro si dilettava con unapiccola fisarmonica. Quella melodiami provocò un forte sussulto al cuo-re, eranomesi che non cantavo, ave-vo la sensazione di aver riposto queldono naturale in una cassaforte, di

averla chiusa e aver perduto persempre la chiave. Chiesi al suonato-re di ripetere il brano e cominciai acantare assieme a lui: da quel giornoritrovai nuovamente la magia dellamusica. Il primo aiuto nel quale ripo-si fiducia fu naturalmente la medici-na, ma subito capii che qualcosa do-veva cambiare anche dentro di me ecosì iniziai ad attingere da tutto ciòche mi portavo dentro, la mia fede,l’amore per la vita, la passione per lamusica, cercando di realizzare tuttoquanto di bello avessi potuto, per mee per gli altri. In quel periodo ero incontatto con uno psicologo di Firenzeal quale mi ero rivolto per i miei pro-blemi ed al quale raccontai la miaesperienza. Lui mi raccomandò dinon smettere mai di trarre beneficiod a que s t a “ f on t e ” p r e z i o s a .Considerando la mia esperienza, ri-tengo che, accanto ai medici, la mu-sica abbia giocato un ruolo fonda-mentale. In tutto ciò IDEA mi è sta-ta accanto, fin dal 1992 e per i diecianni successivi rimasi sempre in con-tatto con i volontari della sede diMilano, con i quali ho intrattenutoun’ottima corrispondenza terapeuti-ca, ricevendo appoggio e consigli pre-ziosi. Oggi faccio parte di una asso-ciazione, da me creata, “Il BuonPensiero”, con la quale organizzoserate musicali, traendo enorme be-neficio dal “dare” al prossimo. Speroche lamia esperienza possa essere diaiuto e soprattutto di esempio peraltre persone che soffrono di de-pressione e disturbi dell’umore. Ilsegreto per me è stato quello di nonlasciarmi cadere nel tunnel dell’iner-zia e dell’indifferenza, dedicandomi,invece, a tutto ciò che mi poteva ap-passionare e far crescere: l’uso delcanto per rinascere a nuova vita”.

“R

Lamusica è terapia

Testimonianza

Ringraziamoil sig.MarioLasalviadiMatera,checiha inviatounacopiadi<<HOBBIES-riparatoridianime>>,opuscolobiografico in cui ripercorre la sua vita e spiega come la musica, sua eterna passione, l’abbia aiutato a superare imomenti più difficili. Pubblichiamo per i nostri lettori un piccolo contributo tratto dalla sua lunga testimonianza.

Mario Lasalvia

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Page 18: Fondazione Idea Notiziario

seguito di un Protocollo d’Intesa tra la Fondazione Ideae l’Associazione Nazionale Carabinieri. Fin dall’iniziofui Responsabile della sede, con il patrocinio scientifi-co del prof. Eugenio Aguglia e del suo staff medico,che permise di caratterizzare immediatamente in mo-do eccellente la qualità dell’informazione scientifica.Quando il prof. Aguglia lasciò l’incarico, lo sostituì ilprof. Maurizio De Vanna, subentrato anche nell’inca-rico di direzione della Clinica Psichiatrica dell’Università diTrieste. Eravamo io ed una mia carissima amica, Liliana,avevamo bisogno di un luogo dove poter intraprendere ilnostro volontariato: iniziammo in una stanza presso l’Ora-torio di Don Ettore Mainati, che ringrazio ancora oggi,portandoci da casa un telefono. Dopo pochi mesi Don Et-tore ci fece una proposta: utilizzare la sua “vecchia casa”come sede, senza dover pagare un affitto ma semplice-mente curando la sua manutenzione. Impiegai un mese

per arredarla eper renderla gra-devole e confor-tevole, poi final-mente fu prontaper aprire. Or-ganizzammo su-b i to un pr imocorso per repe-rire volontari: sif o rm ò , c o s ì ,quello che consimpatia chiama-vo “lo zoccolo

el 2001 Trieste accoglieva il RadunoNazionale dell’ANC – AssociazioneNazionale Carabinieri. Quell’annoricoprivo già la carica di Delegata Re-gionale delle Benemerite. Il mio ruo-

lo consisteva nel coordinamento delle Delegate Provincia-li e dei Gruppi di Benemerite negli interventi di rilievo o cheinteressavano territori di più province, dirigendo quelli ri-chiesti dall’Ispettore Regionale o dai Comandi di Regionee Provincia dell’Arma. Il Friuli Venezia Giulia, splendida re-gione, era ed è tuttora in testa a livello nazionale per i pro-blemi di alcolismo e di disturbi dell’umore. Stavo cercan-do a livello regionale un progetto che desse più visibilità al-le Benemerite e una fortunata coincidenza volle che nellostesso periodo si trovasse a Trieste per motivi istituziona-liMaghida Fiordiliso Grimaldi, già allora Consigliere Na-zionale di IDEA. Fu così che venni a conoscenza per laprima volta dellaF o n d a z i o n eIDEA. Per capir-ne di più mi do-cumentai accu-ratamente e se-guii un corso diformazione pervolontari a Rimi-ni. Due anni do-po, nel maggiodel 2003, nasce-va il nucleo trie-stino di IDEA, a

“N

IDEATRIESTELa storia

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I volontari di IDEA Trieste in gita a Rimini

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Page 19: Fondazione Idea Notiziario

duro“ di IDEA Trieste, oltre a Liliana, Enzo, Franco,Luciana ed altri, eravamo pochi ma buoni. Mantenerela sede non fu semplice all’inizio dovendo provvedereanche alle spese per il mantenimento e la sicurezza.

La nostra sede di Via Minzoni si trova nel complesso edi-lizio della chiesa di “Notre Dame de Sion” nel rione di SanVito ed è tornata all’antico splendore con due uffici, una bi-blioteca ed una sala per le riunioni e gli incontri dei Gruppidi Auto Aiuto. Nuovi corsi di formazione per volontarihanno successivamente reso possibile l’ampliamento delservizio di appoggio telefonico, attivo ora tutti i giorni, adesclusione del sabato e della domenica; i nostri volontarioffrono assistenza telefonica ai diretti interessati ed ai lo-ro familiari, fornendo altresì le necessarie informazioni perl’eventuale inserimento nei GAA. I GAA si riuniscono set-timanalmente sotto la guida delle facilitatrici Neva ed Ales-sandra. Per i contatti diretti con la cittadinanza sono statiselezionati due luoghi radicati nel tessuto sociale triestino,attivando così un produttivo scambio di visibilità: un notoCaffè e la Stazione Rogers. Il “Caffè del Teatro Verdi” èstato scelto per ospitare il nostro “PUNTO IDEA”, luogodi incontri settimanali ravvicinati ed informali con la cittadi-nanza, occasioneper raccogliere suggerimenti ed offrire infor-mazioni in un orario comodo e in una zona centrale. Presso laStazioneRogers, lo spazio espositivo di proprietà del Comunedi Trieste ottenuto dalla ristrutturazione della stazione di servi-zio progettata dall’architettoErnestoNathanRogers, si svolgeil Programma “IDEA INFORMA”, incontri-conversazione acarattere scientifico che IDEA Trieste offre ai cittadini. Sitratta di una novità attivata dall’Associazione all’inizio del2009 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul disagio men-tale legato ad ansia, depressione e attacchi di panico; l’in-formazione, sempre aggiornata, viene fornita da sapientiprofessionisti e risponde alla crescente richiesta di infor-mazioni in materia e sulle possibilità di cura. Da diversianni ci stiamo dedicando anche al PROGETTO SCUOLA

che, intrapreso inizialmente solo all’interno del Liceo Scien-tifico Oberdan per mancanza di fondi, si è poi esteso suc-cessivamente anche al Liceo Classico Dante. Il Progetto,curato dal dott. Davide Carlino e dalla dott.a Neva Tolloi,si rivolge alle specifiche esigenze del disagio giovanile e sisviluppa su due livelli di intervento: incontri rivolti ad inse-gnanti e genitori e conferenze rivolte agli studenti, condot-te da medici psichiatri e da altre figure ad alta specializza-zione. Inoltre, a partire dal 2010, grazie alla dott.a Tolloi, èstato possibile creare uno Sportello d’Ascolto presso ilLiceo Dante.

Accanto ai corsi ed alle attività di carattere scientifico, ve-dono la luce anche innumerevoli altre iniziative, organiz-zate per unire la necessaria attività di raccolta fondi a so-stegno della nostra sede a momenti di pura convivialità:brevi gite, viaggi, cene, concerti, mostre, tornei di burra-co, corsi di cucina, corsi di computer etc..

Vorrei ringraziare in primis Don Ettore Mainati peraverci lasciato la sua “prima casa”; un ringraziamen-to a tutto lo staff medico - dott. Davide Carlino,dott.a Raffaella Marin, dott.a Nadia Sollazzo, masoprattutto alla dott.a Neva Tolloi per l’impegno conil quale segue e cura tutte le attività scientifiche, il Pro-getto Scuola e i Gruppi di Auto Aiuto e senza il cui sup-porto non saremmo riusciti a crescere altrettanto fa-cilmente. Grazie ad Antonella, preziosa facilitatri-ce; grazie alla “vecchia guardia” (di cui Luciana è lasola rimasta) e a tutte le altrettanto preziose amicheche mi stanno vicino e mi aiutano nell’ideazione deiprogrammi cul tura l i : Maria Theresa Rossett i ,Gianna Crismani e Loredana Mirkov”. Grazie, in-fine, a Maghida che nella sua ultima visita dello scorsoaprile ha riservato apprezzamenti più che positivi nei con-fronti della nostra attività, della nuova sede e dell’impegnoscientifico e sociale di questi anni.

Fabienne Mizrahi

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I volontari di IDEA Trieste in gita a San Daniele del Carso

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Page 20: Fondazione Idea Notiziario

Roma

“LA TELECRONACA DELLO SBARCO SULLA LUNA”

Venerdì 4 marzo, davanti ad una platea entusiasta e

in uno scenario del tutto particolare, il giornalista Rai

Ti to Stagno ha incont ra to vo lontar i ed inv i ta t i

dell’associazione IDEA Roma. Il primo evento del ciclo

“Sbarchi in nuovi mondi”, per la raccolta fondi di IDEA

Roma, si è svolto nella chiesa di Sant’Eligio, presso

l ’Università degl i Oref ic i , che, grazie al Console

Camerlengo Stefano Scortecci, ha ospitato l’incontro

mettendo a disposizione le sue strutture.

Il titolo dell’incontro è stato “La telecronaca dello

sbarco sulla Luna”, ma non si è trattato solo di questo.

Oltre a raccontare dettagliatamente e con particolare

entusiasmo quegli attimi storici, Tito Stagno ha mostrato

alcune immagini, inedite in Italia, di un’impresa che è

ancora vivida nella memoria di molti di noi, con la voce

dell’allora giovane telecronista della Rai in sottofondo.

«Ha toccato!» dichiarava a gran voce Stagno il 20 luglio

1969 e così ha fatto anche venerdì scorso nel rivivere

quei momenti assieme ad un pubblico vivamente

partecipe del suo entusiasmo. Dopo una vera e propria

telecronaca di questi splendidi fi lmati, Stagno ha

presentato il suo libro “Mister Moonlight. Confessioni

di un telecronista lunatico” (ed. Minimum Fax), leggendone alcuni passaggi che racchiudono le esperienze

più significative o i piccoli aneddoti di una vita, quella di un uomo che ha passato tanti anni ad osservare

e commentare eventi relativi ai più importanti protagonisti del Novecento. In chiusura il giornalista,

accerchiato da numerosi fan vecchi e nuovi, ha autografato copie del suo libro. IDEA Roma onlus ringrazia

Tito Stagno per la simpatia e la partecipazione con cui ha saputo coinvolgere il pubblico presente.

Notizie dal Mondo

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Tito Stagno, la prof. sa Masone e il prof. Tundo Tito Stagno

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Page 21: Fondazione Idea Notiziario

Roma

Lo scorso 26 Gennaio l’Associazione IDEA Roma, inc o l l a b o r a z i o n e c o n i l M i n i s t e r o p e r l e P a r iOpportunità, ha organizzato un Convegno dal titolo“Depressione: femminile, plurale”, tenutosi pressola Sala Polifunzionale del Dipartimento per le PariOpportunità. Sulla base della stima in base alla qualein Italia su 8 milioni di persone affette da depressionedi queste quasi 5 milioni e mezzo sono donne, si èapprofondito il tema della depressione nel mondofemminile, ripercorrendo le diverse fasi della donnaa partire dall’adolescenza fino ad arrivare a momenti cruciali quali la gravidanza, il post partum e la menopausa,analizzando i diversi fattori biologici, psicologici e sociali implicati. Il Convegno ha avuto lo scopo disensibilizzare l’opinione pubblica sulla vastità del fenomeno “depressione femminile”, per contribuire amigliorare la salute della donna e, di conseguenza, promuovere il benessere sociale. Fra i relatori intervenuti,il prof. Antonio Tundo, il prof. Mauro Mauri, il prof. Andrea Fagiolini ed il prof. Giovanni Biggio.

Notizie dal Mondo

Milano

Continuano le conferenze organizzate dalla FondazioneIDEA Milano a cura della dott.ssa Elena Di Nasso, medicopsichiatra del Dipartimento di Neuroscienze, OspedaleFatebenefratelli di Milano. Il 5 Aprile scorso presso la SalaConsiliare della Zona 4 si è tenuta una conferenza dal titolo“Cali di rendimento a scuola e al lavoro, problemi di insonniae nervosismo. Possono essere collegati alle stagioni? Quandoricorrere alle cure farmacologiche?”. Il 10 Maggio, pres-so la Sala Consi l iare del la Zona 6 si tratterà i l tema“Quando il Disturbo da Attacchi di Panico ti complica la vita”.

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Milano

I l do t t . Ma r c o R i v a , M e d i c o P s i c h i a t r a d e lDipartimento di Neuroscienze e Direttore del Centroper la Ricerca e il Trattamento dell'Ansia e dellaDepressione dell' Ospedale Fatebenefratelli di Milano,ha gentilmente aderito alla richiesta dei volontari diIDEA Milano di organizzare una serie di incontri fina-lizzati ad offrire un sopporto competente ed efficacesia ai volontari che si occupano di risposta telefoni-ca che ai facilitatori dei Gruppi di Auto Aiuto, al finedi poter offrire un servizio ed un supporto il più effi-

cace possibile. Agli incontri, che hanno avuto luogo sia nel corso del 2010 che nei primi mesi del 2011,hanno partecipato fattivamente la dott.a Arianna Banfi, il dott. Italo Bosani, la dott.a Clara Lomazzi,il dott. Christian Lurati, la dott.a Roberta Resega e la dott.a Manuela Salani. Rivolgiamo a tutti lo-ro i nostri più sentiti ringraziamenti, augurandoci di poter avere altri incontri in un futuro non lontano.

Il dott. Riva assieme ai volontari di Milano

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Page 22: Fondazione Idea Notiziario

Napoli

Sabato 29 Gennaio u.s. s i è

svolta a Napoli in Piazza Vanvitelli

n° 15 nella sala Massimo Della Campa della

Fondazione Humaniter, la conferenza dal titolo

“Depressione nella donna” - “Il ruolo dei familiari

nell’assistenza alle persone con Depressione”.

Dopo un’ introduzione della dott.ssa MarinaMelogli,

responsabile della sede Humaniter di Napoli e una pre-

sentazione della Fondazione IDEA a cura della

dott.ssa Fiordiliso Grimaldi, sono seguite le relazio-

ni scientifiche del dott. Mario Luciano e della dott.ssa

Valeria Del Vecchio, con la moderazione del dott.

Andrea Fiorillo, tutti collaboratori del prof. Maj presso la

Clinica Psichiatrica Università di Napoli SUN. Le relazioni

hanno suscitato enorme interesse: alla fine del convegno si è

sviluppato un vivace dibattito nel corso del quale i medici han-

no potuto efficacemente rispondere ai numerosi quesiti solle-

vati. La presenza della dott.ssa Grimaldi e del dott. Fiorillo,

nostro specialista di riferimento, ci ha dato la possibilità di di-

scutere e programmare alcuni interventi da mettere in atto

nel prossimo futuro. Ci riteniamo molto soddisfatti della se-

rata e ci auguriamo di continuare la collaborazione e l’organiz-

zazione di nuovi eventi con l’associazione Humaniter.

Notizie dal Mondo

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Pittsburgh

I l 2 e 3 Apri le scorso, presso i l Dipart imento di Scienze Biomediche

E. Starzl dell’Università di Pittsburgh, si è tenuto un Convegno dal titolo

“Terapia Interpersonale edeiRitmiSociali per il trattamentodelDisturboBipolare”.

La terapia interpersonale e dei ritmi sociali, sviluppata da Ellen Frank e colleghi presso

l’Università di Pittsburgh, rappresenta un approccio innovativo, sia psicoterapeutico che

empirico, per il trattamento del Disturbo Bipolare e si è dimostrata efficace nel prevenire

la ricaduta di mania e depressione e nel trattamento di episodi acuti di depressione bipo-

lare. Essa combina un approccio comportamentale, per aumentare la regolarità dei ritmi

della vita quotidiana (ritmi sociali), con un approccio interpersonale, per affrontare lo stress

della malattia, lo stress della vita a livello interpersonale ed i problemi di ruolo sociale.

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Page 23: Fondazione Idea Notiziario

Lavori in corso

IDEA Bologna

Mercato di Primavera a sostegno della Ricerca (6,7 e 8 Aprile 2011 presso la sede).

Corso di formazione volontari (Autunno 2011).

IDEA Trieste

Spettacolo teatrale pro IDEA dal titolo “Un curioso accidente”, di Carlo Goldoni, presentato

dalla Compagnia Teatrale TEATRO DEI PAZZI. A seguire cena presso la Trattoria “Antico

Spazzacamino”(7 Aprile 2010 - Teatro Silvio Pellico).

Burraco di beneficienza pro IDEA (27 Maggio 2011 presso lo Yacht Club Adriaco).

IDEA Roma

Ciclo di incontri finalizzati alla raccolta fondi per la realizzazione di un sito web che permetterà

di rendere più efficace la rete di contatti con gli utenti del Centro e del Sud Italia. 1° incontro

“La telecronaca dello sbarco sulla Luna”, con Tito Stagno (4 Marzo 2011). 2° incontro “La risco-

perta dell’America”, relatore Ruggero Marino (5 Maggio 2011).

IDEA Imperia-Savona

“Cinema, Scuola e Disagio”, proiezioni cinematografiche alla presenza di studenti e genitori a

cui seguono discussioni con insegnanti, esperti del Cineforum di Imperia, psichiatri e psicologi.

(Istituto Ruffini di Imperia- Aula 20)

Con gli studenti: “La classe” (L. Canter, Francia, 2008) - 8 Aprile 2011

“Il giardino delle vergini suicide” (S. Coppola, USA, 1999) - 20 Aprile 2011

Con i genitori: “Genitori e figli: agitare bene prima dell’uso” (G. Veronesi, Italia, 2010) -

11 Maggio 2011 dalle ore 21,00.

IDEA Genova

Open Day - Porte Aperte Del Volontariato - In occasione del “2011-Anno europeo delle atti-

vità di volontariato che promuovono la cittadinanza attiva”, la sede di Via San Luca 15/5 sarà aper-

ta dalle ore 9 alle ore 18. Saranno presenti i responsabili dei vari settori di attività, nonché i vo-

lontari che si metteranno a disposizione per accogliere, informare, promuovere e sensibilizzare

(Sabato 7 Maggio 2011).

Seminario dal titolo “Il Ruolo di IDEA per la salute mentale a Genova”, dedicato alle attività di IDEA Genova: gruppi

di auto aiuto, servizio di volontariato presso SPDC di Sampierdarena, ambulatorio presso CSM di Voltri (c/o Fondazione

E. Garrone - Palazzo Ambrogio Di Negro in Banchi- Via San Luca, 2 - 8 Giugno 2011 - ore 17,00).

Seminario in cui si tratterà il tema degli “Interventi precoci nei disturbi dell’umore”, una delle strategie essenziali per

ridurre l’impatto della depressione sulla popolazione (Autunno 2011).

informazioni sulle prossime iniziative dei nuclei locali

per maggiori informazioni consultare il sito “www.fondazioneidea.it” cliccando su “NUCLEI LOCALI di IDEA”

NOVITÀ!!!!! Associazione Idea Trieste è su Facebook!!!

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Page 24: Fondazione Idea Notiziario

IDEA Bologna • Via Barberia 18 - 40123 Bologna

IDEA Brescia • Via Cimabue 16 - 25134 Brescia

IDEA Genova • Via San Luca 15/5 - 16124 Genova

IDEA Imperia-Savona • Piazza Dante 4 - 18100 Imperia

IDEA Napoli • V.le Cavalleggeri d’Aosta 119 - 80124 Napoli

IDEA Roma

IDEA Trieste • Via Don Minzoni 5 - 34124 Trieste

“IDEArisponde…”IDEArisponde: un servizio al paziente e alla sua famiglia. Un gruppo di volontari, che hanno seguito un apposito corso di formazione, risponde

alle telefonate dei pazienti e dei loro familiari per dare ascolto, conforto, consiglio, informazioni. Segreteria e servizioIDEArisponde:Milano (Dal Lunedì al Venerdì ore 9-18) 02 80.58.18.66 - 65 / [email protected]

Roma (Dal Lunedì al Venerdì ore 15.30-19.30) 06 48.55.83 / [email protected] (Martedì, Mercoledì e Giovedì ore 10-13 e 15-18) 051 64.47.124 / [email protected] (Lun., Merc., Giov. 16-18 e Mart. 10-12) 010 24.76.402 / [email protected] / [email protected] (Lun. e Giov. 10-12, Mart. 16-18, Merc. 15-16, Ven.17-18) 04031.43.68 / [email protected] (Martedì e Giovedì 15-18) 030 23.00.196Napoli (Mercoledì e Giovedì 18-19) 081 57.84.622 / [email protected]

Numero verde NAZIONALE 800 538 438 (Dal Lunedì al Giovedì ore 10-18)Numero verde Lombardia S.O.S. DEPRESSIONE 800 122 907

Sede: Via Cornaggia 9 - 20123 Milano - Tel. 02 72.09.45.60 - Fax 02 80.58.18.67 http://www.fondazioneidea.it - e-mail: [email protected]

I D E AN O T I Z I E

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Direttore responsabileRoberto Bianchin

Comitato di redazioneAntonio Tundo, Paolo Cioni, Enrico Poli

Coordinamento grafico/editorialeZAP srl - Roma

PresidenteSergio Camerino

TesoriereCarla Ceppi

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