Notiziario Fondazione Giugno 2009

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N O T I Z I E I D E A P ERIODICO DELL’I STITUTO PER LA RICERCA E LA PREVENZIONE DELLA DEPRESSIONE E DELLANSIA ANNO 16 Numero 1- GIUGNO 2009 48 segue a pag. 2 er la prima volta nella sua storia la Fondazione IDEA ha “varato” un’esperienza di “velaterapia”. I centri Idea di Roma e Bologna hanno accolto il progetto che la Fondazione “Tender to Nave Italia”, la Marina Militare Italiana e lo Yachting Club di Genova hanno destinato al recupero delle persone af- fette da disabilità fisiche e psichiche. L’esperienza “Nave Italia” è stata un’ importante opportu- nità dal punto di vista della riabilitazione per le persone che vi hanno partecipato. Riabilitare significa letteralmente ren- dere alla persona le abilità che ha perduto e, nel caso speci- fico di chi soffre di disturbi psichici, aiutare il recupero delle capacità e dell’autonomia possedute prima del disturbo e il superamento dello stigma sociale. La riabilitazione, per co- me è intesa dalla moderna psichiatria, può essere definita co- me l’insieme delle procedure, delle tecniche e delle strate- gie volte ad evitare la cronicizzazione e a favorire il recupero delle risorse necessarie a supportare e rinforzare un effica- ce livello di funzionamento cognitivo e sociale. Una nave contro la depressione Chiara Colavito, Roberta Necci* P 7 Il 13° Congresso della SOPSI IDEA ringrazia 4 8 Riflessioni da Boston Può la musica curare la depressione? 3 10 Qualcuno vi ascolta 13 Progetto scuola: IDEA entra in classe 12 Lavori in corso 14 Vi racconto la mia esperienza 15 Non saranno soli 16 Notizie dal mondo 2 L’esperienza sulla nave vista dagli occhi di un partecipante In breve dalla ricerca 11 Spediz. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 filiale di Milano - Reg. presso il Tribunale di Milano N. 407 del 22.07.1995 5X 1000 C.F. 97132200151 C.F. 97132200151

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Notiziario Fondazione Giugno 2009

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N O T I Z I EI D E A

PERIODICO DELL’ISTITUTO PER LA RICERCA E LA PREVENZIONE DELLA DEPRESSIONE E DELL’ANSIA

ANNO 16 Numero 1 - GIUGNO 2009 48

segue a pag. 2

er la prima volta nella sua storia la Fondazione IDEAha “varato” un’esperienza di “velaterapia”.I centri Idea di Roma e Bologna hanno accoltoil progetto che la Fondazione “Tender to NaveItalia”, la Marina Militare Italiana e lo Yachting

Club di Genova hanno destinato al recupero delle persone af-fette da disabilità fisiche e psichiche.

L’esperienza “Nave Italia” è stata un’ importante opportu-nità dal punto di vista della riabilitazione per le persone chevi hanno partecipato. Riabilitare significa letteralmente ren-dere alla persona le abilità che ha perduto e, nel caso speci-fico di chi soffre di disturbi psichici, aiutare il recupero dellecapacità e dell’autonomia possedute prima del disturbo e ilsuperamento dello stigma sociale. La riabilitazione, per co-me è intesa dalla moderna psichiatria, può essere definita co-me l’insieme delle procedure, delle tecniche e delle strate-gie volte ad evitare la cronicizzazione e a favorire il recuperodelle risorse necessarie a supportare e rinforzare un effica-ce livello di funzionamento cognitivo e sociale.

Una navecontro ladepressione

Chiara Colavito, Roberta Necci*

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7 Il 13° Congresso della SOPSIIDEA ringrazia 48

Riflessioni da Boston

Può la musica curare la depressione?

310 Qualcuno vi ascolta

13 Progetto scuola: IDEAentra in classe

12 Lavori in corso

14 Vi racconto la mia esperienza 15 Non saranno soli 16 Notizie dal mondo

2 L’esperienza sulla nave vistadagli occhi di un partecipante

In breve dalla ricerca11

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Una nave contro la depressione

Le persone che hanno parte-cipato al progetto Nave Italiasoffrono, in forma compensa-ta, di disturbi dell’umore (di-sturbo depressivo, disturbo bi-polare) e di ansia (disturbo dipanico, disturbo ossessivocompulsivo, fobia sociale).

Allo stato scientifico attualequesti disturbi, che nelle for-me medie e gravi influenzanonegativamente la qualità di vi-ta dei soggetti che ne soffro-no causando isolamento e ri-tiro sociale, possono essere ben controllati da strategie te-rapeutiche farmacologiche e psicologiche.

La valenza riabilitativa, per come è concepita dal proget-to Nave Italia, è fortemente significativa in termini di mes-sa alla prova delle proprie capacità relazionali e praticheper chi, pur essendo in una condizione compensata del-la sintomatologia clinica rispetto alla fase acuta, conti-nui ad avere difficoltà di adattamento sociale. Gli elemen-ti che caratterizzano l’aspetto riabilitativo sono: messa allaprova in una condizione di solidarietà e protezione, senso diappartenenza e condivisione, sicurezza, sia dal punto di vi-sta pratico che emotivo, intensità dei rapporti interpersonali,occasione per uscire dalla routine quotidiana e mettersi allaprova , partecipando alle attività, pur se in una condizione “or-ganizzata”, possibilità di confronto con gli altri nel contesto diattività di gruppo.

Durante la permanenza suNave Italia si è instaurato unclima estremamente positi-vo improntato alla collabora-zione, al sostegno, alla con-divisione. E’ stato quindi pos-sibile per i partecipanti affron-tare, con successo, delle pro-ve apparentemente banali,ma sfidanti per loro, comela quotidianità improntata a“regole” da rispettare, la con-vivenza con persone non co-nosciute, il timore del giudi-

zio altrui, momenti di isolamento (navigazione notturna, na-vigazione in mare aperto).

I partecipanti hanno potuto contare per l’intero soggiorno sul-la solidarietà e su un forte sostegno emotivo e pratico da par-te degli educatori della Fondazione Tender to Nave Italia e del-l’intero equipaggio della Marina Militare Italiana. L’esperien-za si è rivelata molto positiva, tutti all’arrivo si sono dichiaratientusiasti e molti hanno considerato le prove superate unostimolo a cambiare alcuni aspetti del proprio stile di vita rite-nuti immodificabili fino a quel momento. Riteniamo che l’espe-rienza su Nave Italia non deve considerarsi utile solo per chivi ha partecipato direttamente, il racconto di quei giorni du-rante gli incontri di auto-aiuto influenzerà positivamente chili ascolterà e aprirà una strada di speranza.

* IDEA Roma

L’esperienza sulla nave vistadagli occhi di un partecipante...

Ruggero Marino – IDEA Roma

“Il cigno”,questo il simbolo della nave,è utilizzatanel campo del sociale,con un’attività a 360 gradiin aiuto delle fasce più deboli della società:bambini, adolescenti, portatori di handicap fisico, psichico, sen-soriale, malati ed anziani, oltre alle “rotte dell’amicizia”, alle qua-li prendono parte ragazzi appartenenti alle diverse culture del“Mediterraneo”. Questa volta a salire a bordo, per una mini-cro-ciera, sono stati gli ospiti della Fondazione IDEA. Ed è stata in-

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dubbiamente una bellissima idea. Un esperimento che si è ef-fettuato per la prima volta e che ha avuto il mare come sfondo,in un riuscito tentativo di “velaterapia”. Il progetto è partito daicentri di auto-aiuto di Roma e Bologna ed è stato “sposato” conentusiasmo in nome della solidarietà con la certezza che quantisono affetti da un disagio di ordine psichico, che a volte si pre-senta improvviso e angosciante anche a chi meno se lo aspetta,possano ritrovare, grazie anche alla parola ed allo sfogo, capacitàlatenti a causa del male. Gli ospiti sono stati affiancati da dueeducatori della Fondazione Tender to Nave Italia, da un responsa-bile della Fondazione IDEA e da alcuni facilitatori di Gruppi di Au-to-Aiuto.

La disciplina, l’applicazione nei compiti assegnati, la necessità di so-cializzare, la vastità del mare, il fruscio delle vele hanno costituito dasubito un lenimento in grado di restituire un equilibrio o almeno dioffrire una pausa di serenità a quanti, e sono molti di più di quantonon attestino le statistiche, sono affetti dal “male oscuro”. Il viag-gio sulla “Nave Italia” è sta-to anche un modo persdrammatizzare situazioni,che spesso mascheranouna sofferenza apparente-mente senza sbocchi.

D’altronde, anche a livel-lo subliminale, gli elemen-ti di un’esperienza parti-colare sembrano del tut-to congeniali per una te-rapia indiretta. I colori ri-lassanti dell’azzurro del-l’acqua e del verde dellecoste, il mare e il cielo co-me grembi ancestrali, laforma stessa dell’imbar-cazione, che sembra qua-si una culla e che come una culla si dondola dolcemente.

Lo stesso gergo marinaro pare un invito inconscio al superamen-to di se stessi: come il “cambiare rotta” rispetto alle afflizioni del-la vita quotidiana, in modo da riprendere il “timone” della propriaesistenza, spalancare “gli orizzonti” e ritrovare “l’orientamen-to”. I nodi da fare e sciogliere potrebbero essere anche quellidella psiche e le “cime” vette da superare. Il “castello”, quellodei sogni. Il gonfiarsi delle vele nel vento, un incentivo ad aprir-

si e la cuccetta una cuccia per i momenti del riposo. Ma ancheun modo per rompere il guscio ed uscire all’aria aperta. E poi il“sursum corda”, “in alto i cuori”, che compare in una incisionesul ponte, come un’ esortazione collettiva, che unisce tanto i ma-rinai come gli ospiti. In effetti, durante tutto il viaggio, i cuori han-no veleggiato quasi sempre alti. E poi il gruppo, che si ricom-patta a poco a poco, con il procedere delle incombenze, l’unio-ne che fa la forza, in una catena di energia positiva.

Il momento più bello si registra quando, accomunati ai marinai,si alzano le vele. Si lavora all’unisono: la forza deve unirsi all’abi-lità, alla sincronia dei movimenti, alla rapidità. Non mancano tan-te altre attività, una lezione di andature a vela, la possibilità di sa-lire, in tutta sicurezza, a metà del pennone più alto, fra selle esartie, un laboratorio di nodi marinari: un rompicapo, il diario dibordo, turni in plancia di navigazione, lezioni di carteggio. Ovvia-mente non può mancare tra le attività la riunione del gruppo diauto-aiuto che ritrova il suo caratteristico filo riflessivo e intro-

spettivo. E ancora tan-te emozioni. L’incontrocon una squadriglia di del-fini che, come inoffensi-vi siluri, ci accompagne-ranno per un breve trat-to, la navigazione in not-turna con tutte le velespiegate, l’ammaina ban-diera con il cielo sull’oriz-zonte di color arancio. In-fine il ritorno. Ultimi sa-luti, ultimi abbracci, ulti-me foto ricordo. Scendia-mo tutt i un poco p iù“rotondi” della partenza,per via del “rancio buonoe abbondante”. Un com-

pleto successo archivia l’esperimento pilota della “goletta della so-lidarietà”. “Nave Italia” ha combattuto con successo depressione,panico e problemi vari della psiche. Più che di persone affette dadisturbi dell’umore sembrava di avere a che fare con un’autentica“allegra brigata”. Scendiamo a terra. A prua il cigno reale dal bec-co rosso, la mascherina del muso nera, ha sempre le ali candidecompletamente aperte. Le ultime sono tinte in polvere d’oro. Sem-bra che stia volando. O forse ci sta salutando?

IDEA ringrazia Banca Popolare dell’EmiliaR o m a g n a p e r i l c o n t r i b u t o c h e h adevoluto alla sede di Bologna a sostegnodel Servizio Numero Verde Nazionale della nostra Fondazione per tutto l’anno 2009.

L’Ambulatorio IDEA di Civitanova Marche, a partire da quest’anno, avrà un nuovo responsabile, ildott. Stefano Nassini a cui auguriamo buon lavoro. IDEA ringrazia il dott. Marco Scali che in que-sti anni ha svolto il suo lavoro nel nostro centro e si è sempre prodigato per il bene dei malati.

IDEA ringrazia

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l sistema di insegnamento ed aggiornamento continuo

al Massachusetts General Hospital prevede un cospi-

cuo numero di meeting quotidiani, durante i quali i ricer-

catori presentano i risultati dei loro studi, i nuovi proto-

colli di ricerca, i problemi emersi nel corso di uno studio.

La platea è di solito composita. In linea di massima, assistono

a questi incontri colleghi, altri ricercatori in settori affini o collate-

rali, tecnici di laborato-

rio ed Assistenti alla Ri-

cerca (Research Assi-

stants). Questi ultimi

sono di solito giovani

studenti in attesa di en-

trare nella Scuola Me-

dica, il cui ruolo princi-

pale è quello di coordi-

nare gli studi, rispon-

dendo contemporanea-

mente alle esigenze ed

alle richieste dei pa-

zienti e dei ricercatori,

somministrare scale di

valutazione e provve-

dere alla correzione del-

le bozze di articoli, pro-

tocolli e progetti di ricerca. Gli Assistenti alla Ricerca benefi-

ciano del sistema di insegnamento ed aggiornamento conti-

nuo, imparando le basi del ragionamento clinico, della dia-

gnosi, del trattamento e della previsione prognostica in Psi-

chiatria, apprendendo l’uso della terminologia adeguata ed

avendo l’incredibile possibilitá di assistere alla presentazio-

ne di dati e ricerche metodologicamente complesse e super-

specialistiche prima ancora di iniziare la Scuola Medica. Pa-

rallelamente, durante i meeting, è previsto un sistema di “rifo-

cillamento” continuo, i cui capisaldi sono pizza, cookies (essen-

zialmente biscotti), cakes (torte) e diet-coke, ovvero coca-cola

light, servita in panciuti bottiglioni assenti nel mercato italiano.

Mangiare tutti insieme rende i meeting piú amichevoli e confi-

denziali. Il clima informale mi ha aiutato a superare l’inevitabile

soggezione verso gli illustri Professori con cui siedo fianco a fian-

co ed il cui nome avevo letto, prima ancora di approdare a Boston,

nelle piú importanti riviste specialistiche psichiatriche. Inoltre,

condividere il cibo durante i meeting probabilmente aiuta anche a

non disperdere persone, lavoro, ed energie, nelle interminabili pau-

se-colazione, pause-pranzo e pause-caffè che vanno per la mag-

giore in Italia.

Qualche tempo fa, durante uno di questi lunch-meeting un col-

lega mi invitò ad assag-

giare un sorso dell’ulti-

ma novitá in fatto di be-

veroni con aggiunta di

integratori pluri-vitami-

nici, energizzanti e rin-

giovanenti. Il sapore

della bevanda mi parve

alquanto innaturale:

soltanto un lievissimo

sentore di frutta, ma, in

compenso, chiarissime

note di sapore metalli-

co. Abbozzai, ringra-

ziai il collega e mi misi

a leggere l’etichetta.

E quest’ultima in veri-

tá, in nome di recenti

studi clinici, sperimentazioni, ecc. ecc., elencava una lunghissi-

ma serie di proprietá benefiche della bevanda: dalla prevenzione

del tumore al seno e dell’ipertrofia prostatica, ad un effetto flui-

dificante cellulare, dall’azione rilassante durante il giorno a quel-

la risvegliante il naturale metabolismo dell’organismo, d’ausilio

ad una strategia di calo ponderale. Dopo due o tre sorsate, ap-

purai personalmente un’indubbia efficacia diuretica, per altro co-

mune con molte altre bevande tra cui appunto la diet-coke, l’aran-

ciata e perfino l’acqua. Animato prevalentemente da curiositá,

ma non nego una sfumatura di inquietudine, dopo il meeting con-

trollai su PubMed, il principale motore di ricerca per le pubblica-

zioni scientifiche internazionali, gli articoli riguardanti alcuni dei

principi attivi presenti nella bevanda. Con mia notevole sorpre-

sa, mi si presentarono una serie di pubblicazioni di genetica, fi-

siologia e patologia cellulare a supporto della bevanda.

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Riflessioni da BostonMeeting, cookies e beveroni, le promessedella medicina personalizzata ed ilrischio della persona medicalizzata

Francesco Casamassima*

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Prendo volentieri spunto da questo aneddoto, per scrivere bre-vemente dei dubbi e delle riflessioni che ne conseguirono.

La maggior parte della ricerca scientifica, e quindi delle pubblica-zioni correlate, è diretta a sollevare nuove ipotesi e stimolare ul-teriore ricerca, piú che a fornire certezze. E questo avviene so-prattutto in Psichiatria, poichè ancora poco si conosce dei mec-canismi eziopatogenetici alla base dei disturbi mentali e l’ap-profondimento dei suddetti meccanismi seguirà soltanto a del-le ipotesi coerenti, replicate da gruppi indipendenti di ricerca,e sostanziate da dati scientifici di diversa natura, biologici,genetici, clinici.

La scoperta dell’associazione di un gene con un disturbomentale, per quanto entusiasticamente sottolineata in un ar-ticolo, rappresenta soltanto il primo minuscolo gradinodella scala chepotrebbe con-durre ad una rea-l e s c o p e r t ascientifica. Lamaggior partedi queste asso-ciazioni sono fal-si positivi, ovve-rosia casuali efuorvianti, inevi-tabile prodotto discarto della ricer-ca. “Medicinapersonalizzata”è una buzz ingword, un’espres-sione di gran mo-da di questi tempi, riecheggiata nelle pubblicazioni scientifichema anche nei media, spesso fulcro tematico di interi congressi.E spesso accompagnata dall’allusione alle scoperte della gene-tica e della farmacogenetica (la disciplina che studia la basi ge-netiche della variabilitá nella risposta individuale ai farmaci). Pernon fraintenderci, credo fermamente che ogni medico che si ri-spetti, personalizzi la sua medicina. Dalle nostre comuni espe-rienze siamo sicuri che il nostro medico di famiglia ci prescrivaun farmaco per la febbre dopo aver accertato le cause persona-li, familiari o contigenti che ci hanno fatto ammalare, e non sol-tanto sulla base di un algoritmo diagnostico applicato a prescin-dere dalla nostra presenza nel suo studio. Successivamente ilmedico integra le notizie personali raccolte con anamnesi e vi-sita del paziente con le sue conoscenze di carattere generale. Elo stesso fa il buon Psichiatra. La depressione è straordina-riamente uguale a se stessa rispetto a quello che ci si aspet-terebbe, dato il numero di concause che contribuiscono adeterminarla, eppure valutare accuratamente il peso rela-tivo di queste concause di sicuro aiuta a curarla: fattori stres-santi cronici, problemi familiari, un lutto, un divorzio, un tra-collo economico, la familiaritá per Disturbo Bipolare, il pe-riodo post-partum ecc.. Ancora, pazienti differenti, con diffe-renti sensibilitá e stili di vita, soffrono e sono insofferenti in ma-niera differente. Nell’ambito della depressione, il paziente può

detestare particolarmente l’insonnia, la mancanza di energie o dispinta volitiva, i sintomi somatici, la mancanza di concentrazio-ne. Per motivi lavorativi vuole evitare assolutamente un farma-co che gli dia sonnolenza o nel pieno di una situazione conflittua-le preferirebbe un farmaco che fosse in grado di rilassarlo e limi-tare i suoi scatti di irritazione o di rabbia. Una psicoterapia co-gnitivo-comportamentale potrebbe essere adeguata a preveni-re le ricadute in un paziente bipolare dallo stile di vita ondivagoe turbolento.

L’esperienza ed il bagaglio acquisito di conoscenze, di solitoaiutano il clinico a scegliere la terapia giusta per il paziente giu-sto. Ma in Psichiatria, come in molti altri settori della Me-dicina, spesso si arriva alla soluzione terapeutica adeguataattraverso un iter di tentativi, cambiamenti di strategie te-

rapeutiche, ag-g i u s t a m e n t idelle dosi e del-la modalitá disomministra-zione di un far-maco. Questoè un percorso fa-ticoso e dispen-dioso per il pa-ziente. La far-macogenet icapotrebbe aiutar-c i a stabi l i re apriori quale pa-ziente beneficie-rá di un farmacoe quale no, qua-

le avrá delle reazioni avverse e quale no, il profilo individualedegli effetti collaterali, i tempi di risposta al farmaco e cosìvia. La genetica ci consentirá di capire meglio la patogene-si di molti disturbi mentali, e giá adesso è una delle maggio-ri fonti di ipotesi eziologiche che conducono direttamente al-la sintesi di nuove molecole farmacologiche sperimentali. Pur-troppo, allo stato attuale della ricerca, il bagaglio sempre mag-giore di conoscenze che derivano dalle discipline biologichedi base, non ha ancora avuto una diretta ripercussione sulladiagnosi ed il trattamento delle malattie mentali.

Nel mondo dell’accesso istantaneo alle informazioni ed addirit-tura alle fonti delle informazioni, non è solo eticamente discuti-bile, ma anche impossibile per un medico impedire che i pazien-ti vengano a conoscenza delle piú recenti scoperte scientifiche.

Poichè però, ogni scoperta scientifica, in specie se riguardamalattie comuni e di pesante impatto sociale, crea inevitabilmen-te vere e proprie ondate di aspettativa e speranza, uno dei piúrecenti compiti del medico è quello di aiutare il malato a gesti-re, giudicare e se possibile metabolizzare correttamente le infor-mazioni che riceve. La comunità scientifica è a conoscenza diun gene fortemente implicato nel morbo di Alzheimer, ma co-munque non sono disponibili nuovi farmaci piú efficaci di quelli

Gruppo di ricerca. Laboratorio di Genetica e Farmacogeneticadel Prof. Smoller e del Prof. Perlis. Centre of HumanGenetic Research, Massachusetts General Hospital

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Riflessioni da BostonMeeting, cookies e beveroni, le promesse della medicinapersonalizzata ed il rischio della persona medicalizzata

attualmente in commercio. Cosa dovrebbe fare un medico?Suggerire a tutti i suoi pazienti con familiaritá per morbo di Al-zheimer di sottoporsi allo screening genetico? Dovrebbe sug-gerirlo solo alle persone con iniziale deficit cognitivo? Il mala-to ha diritto di sapere e programmare la sua vita o dobbia-mo proteggerlo da una notizia che potrebbe avere un im-patto psicologico negativo? Sono domande tutt’ora apertee nessuna risposta, che non sia accompagnata da attenti e sen-sibili distinguo, è accettabile. Negli Stati Uniti compagnie pri-vate offrono giá un completo screening individualizzato del DNA,l’individuazione dellepersonali suscettibili-t á g e n e t i c h e e l apossibilitá di aggior-narsi sul sito internetsulle ultime notiziedalla letteratura scien-tifica in fatto di pro-gnosi e terapia. Lepersone, appurata unasuscettibilitá genetica,sono libere di compor-tarsi di conseguenza,modificare il loro stile divita, assumere integra-tori alimentari. E’ pre-vedibile che alcuni si ri-volgeranno direttamente al loro medico di fiducia con un profilo ge-netico completo nelle loro mani, richiedendo nel migliore dei casiconsigli, o l’inserimento in un protocollo di ricerca, nel peggiore deicasi insistendo per una prescrizione farmacologica preventiva.

Siamo al centro delle mie riflessioni. Mentre sulle televisioni ita-liane il 90% degli annunci pubblicitari riguarda cibo, macchine evestiti, negli Stati Uniti mi sento di poter affermare che una per-centuale quasi così alta riguarda i farmaci. Il rapido accesso al-le informazioni mediche ed il bombardamento mediatico sulleopzioni terapeutiche costituiscono a mio avviso un pericolo con-sistente di “medicalizzare” la popolazione. E’ certamentepositivo che tutti si occupino e preoccupino della propria salute,ma non lo è che tutti provino ad auto-curarsi, a curarsi prima diessere malati, a sperimentare ogni tipo di sostanze pseudo-na-turali o pseudo-farmaceutiche per prevenire lo spettro di una ma-lattia. Tanto piú che alcuni integratori alimentari, quando com-mercializzati diffusamente, senza controlli sistematici e la vigi-lanza del personale sanitario sulle persone che li assumevano,hanno determinato notevoli danni alla salute. E’ il caso della sin-drome eosinofilo-mialgica, una malattia spesso a prognosi infau-sta, che due decenni fa venne associata all’uso di triptofano, unamminoacido con alcune evidenze di efficacia nel trattamentodei disturbi del sonno e della depressione, venduto come inte-

gratore alimentare in una formulazione tossica. Il fumo di siga-retta è la causa principale del cancro ai polmoni. Poniamo cheogni mese vengano pubblicati articoli che sottolineino possibili re-lazioni tra diversi geni, delle sostanze prodotto di questi geni eduna maggiore suscettibilitá per lo stesso tipo di cancro. Preferi-reste che il vostro medico, a conoscenza della vostra familiaritáper cancro al polmone, per aiutarvi a prevenirlo vi consigliasse dismettere di fumare, oppure che fumando egli stesso vi invitassead assumere un integratore alimentare diverso ogni mese? Dicerto non sono ipotesi terapeutiche alternative, ma non dimenti-

chiamoci mai dell’ordi-ne prioritario. Non sitratta di comprare unvestito nuovo, dove èammissibile che unaintelligente strategia dimarketing ci convincaa scegliere il prodottopiú alla moda anche adispetto della qualitáintrinseca del tessuto.

Prima che il gap trai risultati della ri-cerca genetica e laloro applicazione inambito clinico in Psi-chiatria venga col-

mato, almeno parzialmente, passeranno probabilmente mol-ti anni ancora. In questi anni, e qui mi rivolgo direttamen-te ai pazienti, approfittare delle conoscenze certe della me-dicina, ad esempio sugli effetti devastanti dell’abuso di so-stanze sulla salute mentale, è molto piú saggio che consu-mare bevande rilassanti, pillole ringiovanenti, o pozioni perla memoria. Provare ad inseguire i progressi medici, le strate-gie terapeutiche sperimentali ed anche l’ultimo farmaco antide-pressivo sul mercato senza avere la competenza e l’esperienzanecessari ci espone al rischio di medicalizzazione della nostra vi-ta. Il farmaco è spesso un insostituibile aiuto quando siamo ma-lati ma se ad un certo punto il 99% della popolazione si cureráper l’ansia, sará il momento di stabilire che non è l’ansia a do-ver essere curata. E faremo anche bene a cambiare nome al-l’ansia (come è giá avvenuto per il Disturbo di Panico, che è undisturbo d’ansia), per tenere ferma la distinzione tra quello cheè il miglioramento di uno stato di benessere e quello che è il trat-tamento di uno stato di malattia.

* Dottorando di Ricerca in Neurobiologia dei DisturbiAffettivi (Università di Pisa) – Research Fellow presso il

Massachusetts General Hospital(Università di Harvard, Boston-USA) - sostenuto da IDEA

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l 13° Congresso della SOPSI (Società Italiana di Psicopa-tologia) si è svolto a Roma dal 10 al 14 febbraio. Tema,“Psichiatria 2009: Clinica, Ricerca e Impegno Sociale”.I partecipanti sono stati 3.300.

Il Congresso ha avuto cinque Sessioni Plenarie, tutteaffollate e ad altissimo livello (quella inaugurale, con la lettura diNorman Sartorius sull’identità dello psichiatra oggi, ed altre quat-tro dedicate rispettivamen-te ad alcune aree in rapidosviluppo della clinica psi-chiatrica; ad alcune novitàdella ricerca biologica di par-ticolare interesse per il cli-nico; al presente e al futurodelle principali psicoterapie;e alle esperienze e prospet-tive della psichiatria di co-munità). Ci sono stati poi 18Simposi Speciali (tutti conuna partecipazione altamen-te qualificata di esperti in-ternazionali); 70 SimposiRegolari (scelti tra quelli pro-posti dagli psichiatri italiani);dodici Corsi ECM; tre Fo-rum e circa trecento Po-sters (scelti in maniera par-ticolarmente rigorosa).

In tut to i l p rogrammascientifico del Congresso,si è cercato di conciliare laqualità con l’utilità per il cli-nico. L’obiettivo principaleè stato di fornire ai parteci-panti informazioni e stimo-li utili per la loro “conti-nuing education” rispettoalla diagnosi e alla terapiadei vari disturbi mentali.

Si è cercato inoltre di portare all’attenzione degli psichiatriitaliani alcune novità della ricerca di grande rilevanza clinica.E’ grazie alla ricerca che la psichiatria dispone oggi di presiditerapeutici che, pur con tutti i loro limiti, sono tra i più efficaci sucui possa contare la medicina. E’ grazie alla ricerca che la psi-chiatria sta ricostruendo un po’ alla volta il mosaico complessodei fattori di rischio e dei fattori protettivi che intervengononella genesi dei vari disturbi mentali, e i percorsi molteplici at-traverso cui questi fattori esplicano la loro azione. E’ ancora gra-

zie alla ricerca che la psichiatria sta cominciando ad approfon-dire l’interazione tra i disturbi mentali e diverse malattie di cuisi occupano altre branche della medicina, da quelle cardiova-scolari, a quelle endocrine, a quelle infettive, a quelle neopla-stiche. La ricerca psichiatrica merita oggi più attenzione da par-te degli enti pubblici e della collettività, e il Congresso della SOP-SI rappresenta un importante forum in cui la ricerca psichiatri-

ca italiana più avanzatapuò trovare visibilità.

Il terzo ingrediente del Con-gresso, l’impegno sociale.La psichiatria è una specia-lità medica profondamen-te radicata nel contestodella salute pubblica e de-ve avere un dialogo conti-nuo con gli enti pubblici, lescuole, il mondo del volon-tariato e alcuni settori del-l’imprenditoria. Tutto ciòdeve avvenire in modo ra-zionale e sistematico, mi-rando non solo all’inclusio-ne sociale dei pazienti, maanche all’educazione del-la gente sui temi della sa-lute mentale e alla diagno-si precoce dei disturbimentali. Il Congresso del-la SOPSI può dare visibi-lità a modelli ed esperien-ze in grado di promuove-re una presenza consape-vole e qualificata dei ser-vizi di salute mentale nel-la comunità.

Il 14° Congresso dellaSOPSI si svolgerà a Romadal 23 al 27 febbraio 2010.

Tema, “Psichiatria 2010: No Health Without Mental Health”.Il Congresso farà il punto sulla psichiatria come moderna spe-cialità medica; sulle sue interazioni con le altre branche dellamedicina; su ciò che le altre specialità mediche possono offri-re alla psichiatria e su ciò che la psichiatria ha offerto e può of-frire alle altre specialità mediche.

* Presidente della Società Italiana di Psichiatria Biologicae Presidente eletto della Società Mondiale di Psichiatria

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Il 13° Congressodella SOPSI

Mario Maj*

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a musica accompagna l’uomo dagli albori dellaCiviltà ed è presente, pur sotto diverse forme, intutte le Culture, differendo solo nei ritmi, neglistrumenti e nelle armonie. Nell’evoluzione umana ha avuto un’importante in-

fluenza e le strutture neuronali, che ne permettono la compo-sizione e la fruizione, si sono sviluppate e specializzate nel tem-po, tanto che si può ora parlare di una vera e propria“Architettura cerebrale”.Le aree interessate sono in particolare l’area di Wernicke nel-l’emisfero sinistro, che svolge funzioni di interpretazione co-gnitiva, ossia di comprensione del significato dei suoni (ad es.note e scale musicali), e l’emisfero destro che ne coglie gliaspetti emotivi (ad es. la melodia).Una caratteristica della musica è la sua dipendenza dal tempoin tutti i suoi aspetti: composizione, esecuzione, ascolto, ricor-do, ed il tempo “percepito” è non solo differente da quello“reale”, ma diverso da persona a persona, ciò conferma cheogni esperienza musicale é unica in sé.Le influenze della musica sul cervello sono relative a variaspetti, essa ha infatti impatti di carattere emotivo, cogni-tivo e terapeutico, confermati dalle ricerche più recenti,che si basano sia su rilevazioni scientifiche strumentali (ri-sonanza magnetica funzionale, TAC, PET…) sia su eviden-ze cliniche più tradizionali.La capacità della musica di suscitare emozioni è un fatto bennoto a tutti noi in varie circostanze e fasi dell’esistenza.Come riconosciamo a livello emotivo una voce nota, nell’udi-re una particolare musica possono risvegliarsi in noi ricordi esensazioni, lieti e non, legati a luoghi, fatti e persone che pos-sono spingerci sino alla commozione e alle lacrime.Canti e cori hanno la capacità di evocare, nel bene e nel male,il senso di appartenenza, fenomeni quali l’estasi o addiritturala trance sono variamente riportati e documentati.La musica, a differenza di un testo scritto, non ha un conte-

nuto semantico preciso e quindi si può considerare come“un contenitore che chi ascolta riempie con le emozioni delmomento”. Si è parlato negli anni scorsi di “effetto Mozart” ossia dello sti-molo che la musica del salisburghese avrebbe sull’intelligen-za, studi recenti hanno confermato che l’ascolto di musica in-teressante per l’ascoltatore (quindi anche Bach o rock ocountry…) attivando l’attenzione può favorire la concentrazio-

Enzo Bani, Associazione Carlo Felice Genova

Può la musicacurare ladepressione?

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Wolfgang Amadeus Mozart

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ne e ad esempio migliorare i risultati nei test sul Q.I.Più in generale si è rilevato che la pratica musicale, in tutte lesue forme, attiva entrambi gli emisferi cerebrali e ne favorisceil coordinamento e l’integrazione ed in sostanza uno sviluppopiù armonico ed equilibrato. Volendoci concentrare, per evidenti motivi, sugli studi relativiall’ansia e alla depressione, si evidenziano risultati davvero in-coraggianti. Dei numerosi ormai disponibili esponiamo alcu-ni tra i più interessanti.Un primo caso riguarda una trentina di adolescenti affetti daansia e depressione, 14 dei quali sono stati trattati con mas-saggi e 16 con ascolti di musica rilassante (Jones, Field, &Davalos, 1998).Dopo i singoli trattamenti si è rilevato un abbassamentodel livello di cortisolo (ormone dello stress) ed un progres-sivo ribilanciamento del tracciato EEG (si consideri che ta-li stati generalmente alterano l’attività cerebrale a favore del-l’emisfero destro), e poiché si sono avuti benefici con en-trambi i tipi di trattamento si può prevedere una loro azionesinergica. In alcune cliniche dell’Ohio 60 pazienti con età media di 50anni, affetti da dolore cronico e depressione, sono stati suddi-visi in 3 gruppi e trattati rispettivamente con musica a loro scel-

ta, musica rilassante scelta dai terapeuti e normale terapia perun’ora al giorno.Il diario giornaliero che erano stati invitati a tenere ha eviden-ziato significativi benefici per le persone trattate con la musi-coterapia, ed in particolare una diminuzione del dolore, delladepressione e della sensazione di disabilità variante dal 9 al25%, per converso il gruppo di controllo aveva percepito unaumento del dolore dall’1 al 2%.Non meno rilevante uno studio presso il Centro medico dellaStanford University che ha avuto come soggetti 30 personecon forte depressione ed elevata ansia.Anch’essi sono stati suddivisi in tre gruppi e trattati rispettiva-mente: 1) da un terapista che suonava musica a casa loro, 2)con assistenza telefonica e le normali terapie, 3) con musico-terapia abbinata ai normali programmi. Come risultato si ebbe un netto miglioramento delle per-sone trattate con musicoterapia, ed i benefici durarononon per giorni, ma si estesero ai successivi nove mesi.Suzanne Harper, che diresse lo studio ed è attualmente segre-taria della World Federation Music Therapy ha rilasciato la se-guente dichiarazione: “ .. la musicoterapia dà beneficio non auna sola parte del cervello, il ritmo influenza il sistema nervo-so autonomo, attiva influenze culturali, emozioni private, me-morie personali” e O. Sacks, neurologo ed autore di best-sel-lers, afferma: “considero la musicoterapia uno strumento digrande potenza per la sua capacità unica di organizzare e rior-ganizzare le funzioni cerebrali”.Ma forse il documento più importante disponibile al momen-to è quello della Cochrane Collaboration, una organizzazioneno-profit che, con grande autorevolezza, rivede in modo scien-tifico gli studi pubblicati in campo medico, verificandone la qua-lità sia in termini di metodo che di risultati. Ebbene, la Cochraneha pubblicato recentemente una Revisione Sistematica di 15studi che mettono a confronto la musicoterapia ed altri meto-di e le cui conclusioni sono particolarmente significative.In sintesi, sono stati confermati i risultati positivi della mu-sicoterapia, sia da sola che abbinata ad altre terapie, conmiglioramenti ottenuti in una vasta gamma di patologie.In effetti per quasi tutti i pazienti sono migliorate le con-dizioni generali, gli aspetti funzionali e gli stati depressivi. Commentando tali positivi risultati, la responsabile AnnaMaratos ha osservato che la musicoterapia è particolarmenteutile per gli adolescenti che possono rifiutare altre forme di so-stegno e per gli anziani spesso restii ad esprimere i propri sen-timenti.Possiamo quindi concludere che i miglioramenti ottenibili nel-la cura dell’ansia e della depressione, accoppiando la musico-terapia ad altre attività di sostegno, siano non solo una speran-za ma una ragionevole certezza.

Bibliografia:1) A. Bertirotti, L' uomo, il suono e la musica, 2003, 2) A. Bertirotti, A. Larosa, Tempo e musica, 20023) D. Schon, L. Akiva-Kabiri, T. Vecchi, Psicologia della Musica, 2007

Consulente Musicale: Massimo Arduino, Associazione Carlo Felice Genova

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Inviate le vostre lettere per posta ordinaria al Prof. Antonio Tundo - Idea Bologna, Via Barberia 18 • 40123 Bologna-o per E-mail: [email protected] questa rubrica saranno pubblicate quelle che contengono richieste di informazioni o quesiti clinici di interesse comune

Qualcuno vi ascolta (Risponde Prof. Antonio Tundo, Istituto di Psicopatologia, Roma)

con il tempo aumenta la complessità dei rituali stessi finen-do con l’aggravare la “spirale ossessiva”. D’altra parte, an-che una rigida opposizione è negativa poiché suscita risen-timento, frustrazione, sensazione di incomprensione, rab-bia, aggressività e aumenta i livelli di ansia. E’ opportunoreagire con elasticità fornendo il proprio sostegno nei mo-menti più critici e sottraendosi via via che si verifica un mi-glioramento quando va invece incoraggiata una resistenzaattiva nei confronti dei rituali. Ma non è sempre facilecomprendere il da farsi. Per questo nei centri specializzatinel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo si pro-pone ai familiari un supporto psicoeducazionale. Si tratta diun intervento limitato nel tempo (in genere 6-8 incontri digruppo) che, oltre a dare informazioni sul disturbo e suoitrattamenti, aiuta a uscire dall’isolamento, a trovare il mo-do migliore per gestire i sintomi (ridurre il coinvolgimentodiretto nelle compulsioni, sottrarsi alle continue richieste dirassicurazione) e a creare in casa un clima più sereno conconseguente miglioramento della qualità di vita di tutta lafamiglia. Grazie alla psicoeducazione la famiglia diventa unarisorsa che può influire positivamente sull’evoluzione dellapatologia e contribuire al miglioramento. E se si vive in unacittà in cui non è disponibile questo tipo di supporto?Un’alternativa può essere avere degli incontri una tantumcon uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale per ri-cevere supporto emotivo e suggerimenti ad hoc.

Scrive Lia da Modena: “Mio figlio Fernando, che ha 20anni, soffre di un disturbo ossessivo compulsivo che con-diziona non solo la sua vita, ma anche quella dell’intera fa-miglia. E’ un continuo pretendere di non entrare in casacon le scarpe “sporche”, di lavarsi le mani prima di tocca-re oggetti che vanno a contatto con il cibo, di non seder-si sulla sua sedia, di chiudere a chiave i detersivi in un ap-posito armadietto posto sul balcone. Da qualche mese hainiziato una cura farmacologica e una psicoterapia cogni-tivo comportamentale e c’è qualche segno di miglioramen-to. Vorrei avere da lei un consiglio su come noi dobbiamocomportarci: è meglio assecondare le sue fobie o contra-starle?”

La sua domanda, che peraltro mi viene rivolta quotidiana-mente dai familiari dei miei pazienti, solleva un problemadi grande attualità e di non facile soluzione tanto che negliultimi anni è oggetto di studio da parte degli specialisti psi-chiatri e psicoterapeuti che si occupano specificamente didisturbo ossessivo compulsivo. Si sa che non esiste un sug-gerimento “standard”, valido per tutti e per tutte le occa-sioni; la risposta va cercata caso per caso tenendo contodella gravità dei sintomi, della consapevolezza del pazientecirca l’irrazionalità delle proprie paure e della sua capacità digestirle. Certamente un atteggiamento troppo accomodan-te, che vede il coinvolgimento dei familiari nei rituali, è im-produttivo poiché inizialmente da un sollievo all’ansia, ma

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In breve dalla ricerca(a cura della Dott.ssa Fulvia Marchetti, Istituto di Psicopatologia, Roma)

Se la MADRE È DEPRESSA il feto ne risenteMentre sono ben note le conseguenze della depressione post-partum e della psicosi puerpe-rale sullo sviluppo del bambino, ancora poco studiata è l’influenza che può avere sul feto la pre-senza di una sintomatologia depressiva durante la gravidanza. Gold e Marcus, (Expert Reviewof Obstetrics & Gynecology, Giugno 2008) hanno evidenziato una relazione tra sintomi depres-sivi in gravidanza e rischio sia di parto pre-termine, sia di basso peso del bambino alla nascita.Non è chiaro se questi fenomeni siano una conseguenza diretta del disturbo dell’umore oppu-re dello stile di vita che ne deriva (abuso di tabacco, alcol o sostanze; alimentazione disordina-ta; mancata esecuzione dei controlli medici periodici ecc…). Gli autori auspicano una maggiorattenzione alla diagnosi ed alla terapia dei disturbi psichiatrici durante la gestazione.

NASCITA PRE-TERMINE e disturbi psichiatrici nellavita adultaLa disponibilità di efficaci tecniche diagnostiche e presidi terapeutici ha reso possibile lasopravvivenza della maggior parte dei bambini nati pre-termine. Non è tuttavia noto se, rag-giunta l’adolescenza o l’età adulta, questi bambini siano a rischio di sviluppare patologie psi-chiatriche. Lindstrom e collaboratori (Pediatrics, Gennaio 2009), in un ampio studio, hannoriscontrato che i soggetti nati pre-termine, rispetto alla popolazione generale, hanno un incre-mento dell’incidenza di disturbi di interesse psichiatrico, compreso l’abuso di alcol e sostan-ze, e delle conseguenti ospedalizzazioni. La possibilità di sviluppare un problema emotivosembrerebbe in questo studio direttamente correlato al grado di prematurità.

TECNICHE DI AUTORILASSAMENTO:sono veramente utili?Molte persone affette da ansia e depressione ricorrono, spontaneamente o su suggerimentodel medico, a tecniche di autorilassamento (training autogeno, rilassamento applicato, meditazioneyoga) per alleviare i sintomi e migliorare la qualità di vita. Manzoni e collaboratori (BMC Psychiatry,Luglio 2008), analizzando i risultati di 27 studi presenti in letteratura, giungono alla conclusioneche queste tecniche hanno una loro dimostrata efficacia. Se ne giovano soprattutto coloro chehanno una patologia attenuata (“sotto-soglia”) o in via di risoluzione.

ANSIA E DEPRESSIONE NELL’ANZIANO: meglioprevenire che curareLa contemporanea presenza di patologie mediche, e la conseguente necessità di assumere diversi far-maci, può rendere complicato il trattamento della depressione e dell’ansia negli anziani. Come e più diquanto accade per altre fasce di età sarebbe quindi opportuna un’azione preventiva. Van’t Veer-Tazelare collaboratori (Arch Gen Psychiatry, Marzo 2009) hanno dimostrato che nei soggetti di età superiorea 75 anni è spesso possibile evitare la progressione verso forme cliniche più gravi se si trattano leprime manifestazioni ansioso-depressive con una terapia cognitivo-comportamentale e, quando neces-sario, con farmaci. Alla luce di questi risultati è stato proposto di inserire il monitoraggio delle condizio-ni psichiche della popolazione anziana in un programma per la tutela della salute pubblica.

ETÀ DEL PADRE e patologie psichiatriche del figlioDa sempre è noto il rapporto tra età avanzata della madre al momento del concepimento edaffezioni, fisiche e psichiche, del bambino. Da uno studio pubblicato nello scorso marzo(Saha e collaboratori, Plos Med., Marzo 2009) emerge che anche l’età del padre può esseredeterminante. Se questi ha infatti più di 55 anni per il figlio aumenta il rischio di svilupparealcuni disturbi psichiatrici, come l’autismo, il ritardo mentale, la schizofrenia e i disturbi bipo-lari. Sono stati avviati studi per chiarire le possibili cause del fenomeno.

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Lavori in corso

IDEA BolognaProgetto Scuola (Anno accademico 2008-2009)

Corso di formazione per volontari, facilitatori, partecipanti ai GAA e loro familiari, presso la sede:

4 Marzo “Depressione e disturbi dell’umore” (dott. A. Serretti)17 Marzo “Disturbi d’ansia” (prof.a Diana De Ronchi)23 Aprile “Altri disturbi psichiatrici: disturbi della personalità, disturbi del

comportamento alimentare” (dott. M. Bellini)21 Maggio “Terapie farmacologiche” (prof. D. Berardi)25 Giugno “Terapie psicologiche” (prof. N. C. Rossi)7 Luglio “Psicoeducazione ed altre terapie” (prof. G. De Girolamo)

IDEA BresciaProgetto “Assunzione di droghe: danni collaterali”, presso alcuni Istituti Superiori della città per sensibilizzarei giovani sulle gravi conseguenze derivanti dall’assunzione di droghe (Anno accademico 2008-2009)

“Aborto spontaneo”, gruppo di Auto Aiuto per coloro che hanno perso un figlio, iniziativa sostenuta dallaCommissione Pari Opportunità del Comune di Brescia (a partire da Marzo 2009)

IDEA GenovaPresentazione del libro “La danza delle cellule immortali” alla presenza dell’autrice Adriana Albini (24Febbraio 2009). Il ricavato è stato devoluto all’Associazione IDEA Genova.

In occasione dell’inaugurazione dell’Anno Sociale 2009/2010, “L’uomo, il suono, la musica”, in collabora-zione con l’Associazione Teatro Carlo Felice - 10 Marzo 2009 presso l’Auditorium “Eugenio Montale”. (Relatore:Enzo Bani /Musicologo : Massimo Arduino)

IDEA ImperiaSpettacolo teatrale “Le muse Orfane”, il cui incasso è stato devoluto ad IDEA Imperia (27 Marzo presso il TeatroCavour di Imperia).

IDEA Roma “Gruppo itinerante per Roma”, visita guidata ad alcuni monumenti della città. (21 Marzo 2009).

“Concerto per pianoforte” delle pianiste Marcella Crudeli e Rosalba Vestini, organizzato da Idea Roma pressola Sala Protomoteca del Campidoglio, gentilmente messa a disposizione dal Comune di Roma (27 Maggio 2009alle ore 18.30).

Progetto Nave Italia (Giugno 2009).

IDEA NapoliCorso di formazione per facilitatori IDEA a cura del prof. Fiorillo (Maggio/Giugno 2009)

IDEA Trieste“IDEA per la scuola”, ciclo di incontri rivolti ad insegnanti, studenti e genitori, sui temi del disagio giovanile, frai quali depressione ed ansia negli adolescenti, ruolo della famiglia, panico e depressione da insuccesso scolasti-co, tenuti dalla dott.a Giulia della Torre di Valsassina e dal dott. Davide Carlino (Anno accademico 2008-2009).

Corso di formazione per volontari curato dal Prof. De Vanna (13-14-15 Marzo 2009)

Torneo di burraco a favore di IDEA presso Circolo Yacht Club Adriaco (20 Marzo 2009)

“IDEA Informa” – Incontri mensili nei quali uno staff di professionisti risponderà a tutte le domande e curiosità(a partire dal mese di Marzo fino al mese di Giugno 2009).

1° incontro: “I disturbi della condotta alimentare” (dott.a Greta Giacomel - 31 Marzo 2009)2° incontro: “Stress e Psicosomatica” (dott.a Marin - 21Aprile 2009)3° incontro: “Salute e Violenza” (dott. Roberto Lionetti – 26 Maggio 2009)4° incontro: “Disturbo post traumatico da stress in riferimento al terremoto in Abruzzo” (dott. Davide Carlino – 9 Giugno 2009)

informazioni sulle prossime iniziative dei nuclei locali

per maggiori informazioni consultare il sito “www.fondazioneidea.it” cliccando su “NUCLEI LOCALI di IDEA”

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“L’incontro con i ragazzi dell’Istituto Tecnico Industriale Statale"O. Belluzzi” di Bologna è stata un’esperienza nuova per me, du-rante la quale, mediante l’introduzione di un video psicoeducazio-nale molto bello sui disturbi d’ansia e di depressione, ho propostoalcune riflessioni a giovani studenti e risposto alle loro domande.La domanda più frequente è stata qual’è la differenza tra unopsicologo ed uno psichiatra. Uno psichiatra è un medico con unaspecializzazione nel trattamento della sofferenza psichica, così co-me il cardiologo è un esperto del trattamento della sofferenza deltessuto miocardico. Lo psicologo è un professionista laureato inPsicologia che si occupa della comprensione e del trattamento del-la sofferenza psichica soprattutto attraverso la psicoterapia. Anchelo psichiatra può essere uno psicoterapeuta e per alcuni tipi di di-sturbi, perlomeno per alcune fasi del trattamento, il mestiere del-lo psichiatra è per qualche aspetto simile a quello dello psicolo-go. In generale, la condizione migliore per il paziente è che esistauna buona intesa ed una collaborazione funzionale tra psichiatrae psicologo che si occupano del suo caso. Un’altra domanda chemi è stata posta con frequenza dai ragazzi, è se e quanto i farma-ci psichiatrici nell’ordine: 1) cambiano la personalità; 2) dan-no dipendenza; 3) sono efficaci. I farmaci che vengono utilizza-ti in psichiatria sono prima di tutto di diversi tipi: le categorie piùfrequenti sono gli stabilizzatori dell’umore, gli antidepressivi, gli an-tipsicotici e gli ansiolitici. Di questi farmaci nessuno può cambia-re la personalità. Quello che invece accade, ed è esperienza co-mune, è che molti di questi farmaci inducono sonnolenza comeeffetto collaterale – che può essere anche voluto in caso di in-sonnia – o permettono il cambiamento di alcuni comportamentidisfunzionali come le compulsioni, per esempio. Con l’eccezionedegli ansiolitici, i farmaci psichiatrici non danno dipendenza in sen-

so biologico: è esperienza comune per chi lavora nel campo che ipazienti chiedano che i dosaggi dei farmaci vengano abbassati senon sospesi. Per quanto riguarda l’utilità dei farmaci, è necessarioammettere che i farmaci che si utilizzano in Psichiatria sono soloparzialmente efficaci. Tuttavia sarebbe un grave errore ammette-re che non siano utili: vanno usati bene secondo le linee guida,l’esperienza clinica e l’esame approfondito della storia del pazien-te e del suo apparato psichico, in questo modo possono aiutaread abbreviare il periodo di sofferenza psichica e diminuire il rischiodi ricadute una volta che ci sia stato un allentamento della sinto-matologia ansiosa o depressiva. Detto questo, va ricordato che inpsichiatria ogni intervento non può avere pieno effetto senon è pensato ed eseguito all’interno di un progetto bio-psico-sociale, ovvero di un progetto che prenda in considerazione gliaspetti biologici, psicologici e sociali della malattia e della vita delpaziente. Infine, una tematica che ho voluto affrontare coiragazzi è stata quella del suicidio. Si può correre il rischio diconfondere la libera scelta di disporre così come si vuole della pro-pria vita nella piena salute fisica e mentale, con la tendenza a for-mulare pensieri ed azioni a sfondo suicidario che con la salute men-tale e fisica non hanno a che fare, in quanto nati e sviluppati in uncontesto depressivo non riconosciuto o sottostimato. Insomma,la volontà di porre fine alla propria vita riguarda la sfera eti-ca solo se è stata accertata la sua non dipendenza da una con-dizione psicopatologica dominata dalla depressione. Alcuneclassi sono state più vivaci, altre un po’ più spaventate mi è parso,o annoiate. Credo sia normale, e credo che il nostro compito insie-me ai Volontari di Idea sia stato quello di diffondere l’informazioneche in caso di sofferenza psichica, dovesse accadere adesso o framolti anni, c’è qualcuno disposto ad ascoltare, ad aiutare”.

Proseguono a Bologna gli incontri fra IDEA e gli studenti di alcuni Istituti Superiori della città, volti asensibilizzare ed informare i giovani e gli insegnanti sulle diverse problematiche legate ai disturbi dell’umore,per riconoscerne in tempo i sintomi e per comprendere quali siano,ad oggi,le possibili terapie per affrontarli.

Progetto scuola:IDEA entra in classe

IDEA torna a trovare gli studenti dell’Istituto O. Belluzzi di Casalecchio di Reno

Dott. Antonio Drago*

Progetto scuola:IDEA entra in classe

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*Professore presso l’Istituto di Psichiatria dell’Università degli Studi di Bologna

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on so quando è ini-ziato tutto. Non melo ricordo. È veroche ero stato sempreun ragazzo dal carat-

tere malinconico ma tutto sommatopoteva essere solo un trascurabileaspetto caratteriale. L’unico incon-veniente era affrontare sempre le do-mande delle altre persone e dei pa-renti che mi chiedevano come maifossi triste. Il fondo vero e proprioperò l’ho toccato a 26 anni finendo glistudi universitari. Ormai avrei dovu-to affrontare il mondo del lavoro manon sapevo esattamente cosa la gen-te si aspettava da me e neanche io sa-pevo quale mestiere svolgere. Lalaurea in Scienze Politiche aveva co-me sbocco naturale la carriera diplo-matica ma a dire il vero l’idea non miaveva sfiorato minimamente e d’al-tronde non ritenevo di avere una pre-parazione sufficiente ad affrontare unconcorso così difficile e selettivo.Così grazie ad un amico dovetti ripie-gare su un lavoro precario e in nerocome il segretario di albergo. Lavoro

che mi staccò molto dalle relazioni so-ciali, ero infatti arrivato a età maturasenza aver avuto una relazione conuna ragazza come tutti i miei coeta-nei. Tuttavia a 28 anni c’era anche lavoglia di indipendenza dalla mia fa-miglia d’origine e per questo tentai ditrovare un posto di lavoro a Milanodove mio fratel lo già lavorava.Eppure sentivo che stavo perdendocolpi da molto tempo, spesso la mat-tina non avevo molta forza di alzarmie l’umore era sempre a terra. Così,a causa di questi miei stati d’animo,unitamente al fatto che dovevo affron-tare una nuova vita da solo, ospitedi mio fratello e in cerca di un allog-gio in una realtà difficile come quel-la milanese, dove a prezzi molto ele-vati bisogna accontentarsi di spazi ri-dotti e spesso mal collegati con il luo-go di lavoro, un giorno presi la tragi-ca decisione di farla finita buttando-mi dal balcone di mio fratello, al ter-zo piano. Fortuna volle che, dopo averrischiato di morire, riuscii ad uscirnegrazie anche all’aiuto di una infermie-ra di cui poi mi innamorai. Certo og-

gi, a 33 anni, non posso dire di esse-re uscito dalla depressione. Nel frat-tempo sono capitate molte cose, ilrapporto con quella ragazza è finito,ho trovato lavoro presso la compa-gnia di navigazione per cui aveva la-vorato mio padre ma poi mi sono li-cenziato volontariamente a causa del-le mie paranoie, ho affrontato un per-corso religioso e ho cambiato diversipsichiatri e psicologici. La cosa chemi sento di dire è che l’utilizzo diuna terapia farmacologica mi ha aiu-tato molto. Di natura sono una per-sona che tenta sempre di evitare me-dicinali e quando ho avuto lievi in-fluenze, ho sempre preferito aspetta-re la guarigione naturale. Devo direperò che un’ estate fa, quando decisidi rinunciare alla terapia, mi sentii im-mediatamente male, mentre ora cheassumo le medicine con una certa co-stanza, mi sento decisamente meglioed ho più forza per stare sveglio l’in-tera giornata. Negli ultimi tempi que-sto mi era risultato molto difficile tan-to che mi alzavo la mattina presto esubito dopo mi ributtavo sul letto per

Danilo Frangini – G.A.A. IDEA Napoli

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Vi racconto lamia esperienzaVi racconto lamia esperienza

Testimonianza

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on ricordo come co-nobbi la FondazioneI D E A n é q u a n d o .Ricordo però che quan-do arrivai fui accolto co-

me una “persona”.Sembrerà poco, ma non essere accol-to come un malato è molto importanteperché noi depressi siamo sì “malati”,ma degli ammalati molto speciali: am-malati di umanità.Mai come nel periodo della “valle oscu-ra” ho scoperto i limiti del mio essere,sono affiorati lati di me stesso che altri-menti non avrei conosciuto: solo perquesto, forse, tutti dovrebbero prova-re, almeno una volta nella vita, una de-pressione temporanea, anche solamen-te di un minuto, ma “vera”.

Nel mio percorso di depressione sonopassato per sociologi, psicologi, psico-terapeuti vari, psichiatri, naturopati,neuropsichiatri ed altro che non ricor-do. Ma sono state le terapie farmaco-logiche, successivamente, a darmi ilmaggiore aiuto. I farmaci li ho presi a dicembre 2004 eli prendo tuttora. Ma solo a marzo2008, improvvisamente, mi sono sen-t i to “normale” o megl io , sano.Finalmente ho ritrovato me stesso.Fino a quel momento, anche solo sve-gliarsi per me era diventata un’impre-sa faraonica.Oggi, spesso mi capita di avere a chefare con persone sostanzialmente sanema in un periodo particolare della lorovita o che comunque stanno soffrendo

Nel ringraziare il Sig. Danilo e il Sig. Salvatore, per le coinvolgenti testimonianze, rinnoviamo l’invito a tutti i nostri gentili lettoriad inviarci articoli e testimonianze, personali o dei propri cari, affinché l’esperienza di chi ha sofferto possa essere di aiuto ad altri.

per qualche motivo. Ebbene, a questepersone sono stato di aiuto (nei miei li-miti) non solo con una “normale” so-lidarietà ma con una “partecipazioneaffettiva” intensa ed attenta, donandoamicizia senza esitazioni, se non amo-re vero e proprio. Le persone hannosempre recepito ciò e mi ringrazianosempre di cuore.Per me la depressione ha toccato livel-li di vita o di morte “spirituale” .Questo è stato possibile non solo peruna maturazione affettiva dovuta pro-prio alla depressione, ma anche per-ché, grazie alla condivisione delleesperienze degli altri, ho capito chenon sono solo. E le persone che miincontreranno nel loro cammino, nonsaranno mai sole.

Salvatore Staffelli - G.A.A. IDEA Napoli

rimanerci anche l’intera giornata. Avolte la depressione porta con sé al-cune azioni compulsive od ossessio-ni; nel mio caso la mania per la per-fezione e la pulizia. Sotto consigliodel mio psichiatra ho affrontato que-sto problema con uno psicoterapeu-

ta, successivamente alla stabilizzazio-ne dell’umore. Grande aiuto mi è sta-to dato, infine, dal GAA di Napoli, cit-tà nella quale sono nato e abito edove ho conosciuto persone moltocare che hanno avuto problemi simi-li ai miei. Questa è stata la mia per-

sonale esperienza, so che esistono al-meno trentadue tipi di depressioni di-verse e la cura non può essere la stes-sa per tutti. La mia speranza è soloche la depressione venga riconosciu-ta da tutti come una vera malattia enon come semplice stato d’animo.

Non saranno soliNon saranno soli

Testimonianza

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Imperia

Arte, cultura e solidarietà si sono date appunta-mento al Teatro Cavour di Imperia. Il 27 Marzo, conla firma della compagnia teatrale imperiese “I catti-vi di cuore”, è andata in scena “Le Muse Orfane”,capolavoro del canadese Michael Marc Bouchard.L’intero incasso dello spettacolo è stato offerto inbeneficienza a “IDEA Imperia”. L’eccezionale even-to artistico edumanitario è sta-to ideato ed inte-ramente curatodall’Associazio-

ne culturale “Imperiateatro”, presieduta da Maria Teresa Scajola Ranzinie Luca Volpe, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro. Con “Le Mu-

s e O r f a n e ” ,Marc Bouchardtratta, in chiaveattualissima, undramma familia-re dove i perso-naggi attraversoi loro comporta-menti generanoconflitti, para-dossi, menzo-gne, gelosie, ripicche, confessioni, debolezze, veri-tà pesanti. Bravissimi gli attori ed il regista; su tutti, GiorgiaBrusco, beniamina del pubblico imperiese e vinci-

trice di tantissimi e meritati premi nazionali e riconoscimenti in tutta Italia. L’evento, al quale hanno presen-ziato le massime autorità della Provincia, presentato dall’attore e regista Eugenio Ripepi, ha voluto ancheessere un segnale, l’inizio e l’impegno di una collaborazione umanitaria e culturale sempre più forte tra“Imperiateatro” ed “IDEA Imperia”, affiancate nel sociale per sostenere i più deboli, chi soffre e chi è solo.

Michael Marc Bouchard

Teatro Cavour

Grazie all’interesse ed alla sensibilità di alcuni cittadini di Imperia nei confronti delle complesse

problematiche legate ai disturbi di ansia e di depressione, è nata l’Associazione

IDEA IMPERIAIstituto per la ricerca e la prevenzione della Depressione e dell’Ansia

Presidente Maria Teresa Scajola Ranzini

Notizie dal Mondo

Giorgia Brusco e Eugenio Ripepi

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IDEA Brescia, in collaborazione con la Commissione

Pari Opportunità del Comune di Brescia, si è fatta pro-

motrice di un’iniziativa estremamente sentita e finora mai

realizzata nella città, la creazione di un Gruppo di Auto Aiuto

sul tema “Aborto Spontaneo”, che si tiene a cadenza set-

timanale presso la sede della Fondazione. L’aborto sponta-

neo è un evento terribile e devastante, sia per la donna che

lo subisce in prima persona, sia per il compagno, a segui-

to del quale possono facilmente presentarsi episodi di de-

pressione. Il Gruppo di Auto Aiuto ha lo scopo di aiutare la

donna a superare un trauma così doloroso attraverso il rac-

conto ed il confronto con persone che hanno subito la stes-

sa esperienza; lo stesso aiuto è rivolto anche ai familiari

che le stanno accanto, affinché possano ascoltare e rap-

portarsi al la situazione nel la maniera più corretta.

Durante gli incontri, condotti dal dott. Marco Pedrali, psi-

cologo, le persone “si raccontano” e vengono affrontate

ed analizzate assieme alcune tematiche come il sentimen-

to di colpa, la rabbia, la tristezza ed il vuoto interiore.

Brescia

Prosegue la realizzazione del Progetto “Assunzione di droghe: danni collaterali”, che lasede di Brescia, in accordo con il prof. Emilio Sacchetti, direttore della Clinica Psichiatrica del-l’Università di Brescia sta conducendo a favore di tutti gli studenti ed insegnanti degli Istituti Superiori della

città e della Provincia, per sensibilizzare i giovani sulle gravi conse-guenze che derivano dall’utilizzo di sostanze stupefacenti. Sono statirealizzati per l’occasione 85.000 libretti informativi dal titolo“I Giovani e le Sostanze d’Abuso: note per una scelta consapevole”,

che vengono distribuiti a tutti gli studenti durante i variincontri.

Lo scorso 6 e 7 Aprile, il prof. Sacchetti ed altri cin-que suoi collaboratori hanno presentato a studentied insegnanti dei vari Istituti, le diverse reazioni delcervello in seguito all’assunzione di sostanze. I due incontr i , che si sono tenuti presso

l ’Aula Magna del la Facoltà d i Medic ina eChirurgia del l ’Università di Brescia, hanno

visto la partecipazione di circa 1.450 studenti.

Ringraziamo la sede di Brescia ed il prof.Sacchetti per aver realizzato questo

importante progetto che speriamo di poter diffondere anche in altre città d’Italia.

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Milano

Il 4 dicembre scorso si è svolta a Milano, presso il Museo di StoriaNaturale di Corso Venezia, una Tavola Rotonda organizzatadall’Assessorato alla Salute Mentale del Comune di Milano e da Koinè-Ufficio Salute Mentale dello stesso comune, sul tema: “Che bisognoc’è in linea? Linee telefoniche a confronto”. Hanno partecipato all’oc-casione Koinè, Caritas Ambrosiana, Fondazione IDEA, Il Bandolo eProgetto Itaca. In rappresentanza di Idea erano presenti la responsa-bile della sede di Milano, sig.ra Luciana Battistini e la sig.ra Rita Silvestri,volontaria.Attraverso le testimonianze e lo scambio di opinioni con le diverse real-tà presenti, attorno alle possibili modalità di ascolto, alla tipologia dellerichieste e all’orientamento che viene fornito, si è cercato di porre in lu-ce sia le problematiche comuni, sia le diverse specificità nella relazionecon l’utente. Tutto ciò ha avuto lo scopo di poter migliorare e renderesempre più professionale il rapporto fra coloro che si dedicano a questotipo di servizio e coloro che ad essi si rivolgono per ottenere aiuto.

Museo di Storia Naturale di Corso Venezia

Trieste

Lo scorso 13-14 e 15 Marzo, IDEA Trieste ha

organizzato un Corso di Formazione per volontari

e facilitatori presso l’Hotel Jolly della città. Tra i vari relatori che

hanno presenziato, ricordiamo in maniera particolare il prof. De

Vanna, Responsabile Scientifico di IDEA Trieste e il dott. Davide

Carlino, Responsabile del Progetto Scuola. Tra i temi trattati nel

corso delle giornate, Il disturbo da attacchi di panico, Il disturbo

post traumatico da stress, Il disturbo ossessivo compulsivo, La

depressione nell’adolescente, La depressione nell’anziano, Le

terapie dei disturbi d’ansia e di depressione.

La nutrita partecipazione ed il grande interesse manifestato dai

presenti, dimostrano il notevole successo riscosso dall’evento.

Lunedì 20 Aprile si è tenuta a Trieste una cena di beneficienza

veramente originale, “Quochi di Quore” è il nome scelto per

quest’iniziativa che, nata due anni fa durante una cena fra amici, si

è poi sviluppata fino a diventare un atto significativo nel mondo della

solidarietà cittadina, “per fare del bene cucinando”. Questa serata

è stata dedicata all’Associazione IDEA Trieste; personaggi di spicco

del mondo della politica e dell’imprenditoria, hanno partecipato

offrendo i propri servigi di cuoco o cameriere e gustato le delizie

del menu sapientemente imbandito da chef di notevole fama; il

ricavato della serata è stato devoluto ad IDEA, per aiutare tutte le

persone che soffrono di disturbi di ansia e depressione.

A sinistra il dott. Davide Carlino, al centro la dott.aFabienne Mizrahi e a destra il prof. Maurizio De Vanna

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Progetto di divulgazione

Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, fornendo una cor-retta informazione su Depressione e Ansia e per divulgarela presenza e l’operato della nostra Fondazione a Bologna,nelle giornate del 14 Aprile e 23 Maggio è stato allestito unpunto IDEA presso il supermercato PAM di via Marconi. Pre-senti sul luogo le nostre volontarie, che hanno distribuito atutti i clienti materiale informativo su Dove e Come aiutare

tutti colo-r o c h esoffronodi disturbi dell’umore. Le due giornate hanno ottenutoun ottimo successo:l’interesse dimostra-to è stato notevole eci auguriamo di po-ter utilizzare ancorae non solo a Bolo-gna gli spazi fornitid a l l a c a t e n a d e isupermercati PAM.Volontarie di IDEA Bologna

Bologna

La sede IDEA di Bologna sta conducen-do un Corso di formazione per nuovivolontari e facilitatori di Gruppi di Auto Aiuto.Il 4 marzo si è tenuta la prima di sei conferenze, con la par-tecipazione del dott. Alessandro Serretti, dell’Istituto diPsichiatria – Università di Bologna - che ha trattato il tema“Depressione e disturbi dell’umore”. I numerosi inter-venuti hanno apprezzato la chiarezza espositiva e lagrande disponibilità con cui il dott. Serretti ha chiaritotutti i dubbi e le curiosità dei presenti. Il 17 marzo ha fat-to seguito l’incontro con la prof.ssa Diana De Ronchi, di-

rettore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Bologna, che ha esposto un’interessanterelazione dal titolo “Disturbi d’ansia”. Dopo aver illustrato le diverse tipologie di ansia, la prof.ssa ha suggerito,per ciascuna di esse, le cure farmacologiche e/o psichiatriche più adeguate. Particolare interesse ed attenzione nel pub-blico, hanno suscitato esempi ed aneddoti di casi che la prof.ssa ha incontrato nell’esercizio della sua professione. Il23 aprile, la terza riunione, ha visto la presenza del prof. Maurizio Bellini, direttore dell’Istituto di Psichiatria PaoloOttonello di Bologna, che ha efficacemente illustrato la sua relazione sui “Disturbi della personalità”. Il professoreha spiegato le caratteristiche comuni ai molteplici disturbi della personalità, per poi soffermarsi sulle principali catego-rie in cui essi si distinguono e le principali manifestazioni comportamentali tipiche di ognuna di esse. Ha riscosso mol-to interesse fra i presenti la trattazione dei disturbi del comportamento alimentare e della dipendenza da alcool.

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IDEA Bologna • Via Barberia 18 - 40123 Bologna

IDEA Brescia • Via Cimabue 16 - 25134 Brescia

IDEA Genova • Via San Luca 15/5 - 16124 Genova

IDEA Napoli • V.le Cavalleggeri d’Aosta 119 - 80124 Napoli

IDEA Roma

IDEA Trieste • Via Don Minzoni 5 - 34124 Trieste

“IDEArisponde…”IDEArisponde: un servizio al paziente e alla sua famiglia. Un gruppo di volontari, che hanno seguito un apposito corso di formazione, risponde

alle telefonate dei pazienti e dei loro familiari per dare ascolto, conforto, consiglio, informazioni. Segreteria e servizioIDEArisponde:

Milano (Dal Lunedì al Venerdì ore 9-18) 02 80.58.18.66 - 65 / [email protected]

Roma (Dal Lunedì al Venerdì ore 15.30-19.30) 06 48.55.83 / [email protected]

Bologna (Dal Lun. al Mer. 16-19, Giov. e Ven. 10-13) 051 64.47.124 / [email protected]

Genova (Lun., Merc., Giov. 16-18 e Mart. 10-12) 010 24.76.402 / [email protected]

Trieste (Lun. e Giov. 10-12, Mart. e Merc. 15-18, Ven.16-18) 040 31.43.68 [email protected]

Brescia (Martedì e Giovedì 15-18) 030 23.00.196

Napoli (Martedì e Giovedì 18-19) 081 57.84.622 / [email protected]

Numero verde NAZIONALE 800 538 438 (Dal Lunedì al Venerdì ore 10-19)

Numero verde Lombardia S.O.S. DEPRESSIONE 800 122 907

Sede: Via Cornaggia 9 - 20123 Milano - Tel. 02 72.09.45.60 - Fax 02 80.58.18.67 http://www.fondazioneidea.it - e-mail: [email protected]

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PresidenteSergio Camerino

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