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PROGETTAZIONE GEOTECNICAPROGETTAZIONE GEOTECNICA
Dott.Ing. Stefano Busana
MAGGIO 2012
FILTRI E DRENAGGI
PARERE DI UNA GIOVANE COLLEGAPARERE DI UNA GIOVANE COLLEGA
“Forse è proprio la banalità di questi metodi [diTerzaghi per la verifica dei filtri] che ha portato
alcuni progettisti a ritenere banale ilalcuni progettisti a ritenere banale il
funzionamento di un filtro o di un dreno, ed è
così che spesso i criteri non vengono insegnati ai
giovani ingegneri. Ritengo invece che la
conoscenza dell’argomento sia fondamentale”
PROCESSO DI FILTRAZIONE NEI TERRENI (1)PROCESSO DI FILTRAZIONE NEI TERRENI (1)
Tutti i terreni sono caratterizzati da una struttura principale diparticelle: uno scheletro continuo di grani di diverse dimensioniin contatto tra loro, sottoposto ai carichi esterni e in grado ditrasferisce le tensioni.trasferisce le tensioni.Entro lo scheletro sono inglobate particelle di dimensioniminori, che non partecipano, in primis, alle vicende tensionali.Nella figura è rappresentato uno scheletro costituito da sferefotosensibili, soggetto ad un carico esterno, con le catene di forzaben visibili che si sviluppano solo lungo particolari particelle piùluminose mentre le altre, più scure, non partecipano allatrasmissione del carico
PROCESSO DI FILTRAZIONE NEI TERRENI (4)PROCESSO DI FILTRAZIONE NEI TERRENI (4)
Le particelle “scariche” possono spostarsi nei poriconfinanti se sufficientemente piccole: se le“costrizioni” (le strette gole che congiungono due pori)nella rete dei pori dello scheletro principale sono piùnella rete dei pori dello scheletro principale sono piùgrandi delle particelle inglobate, queste ultime possonoessere trasportate
I “tappeti o manti drenanti” sono utilizzati in una varietà distrutture geotecniche:
� nelle dighe e negli argini in materiale sciolto, e a tergo dei muri
di sostegno, per contenere le pressioni neutre che influenzano
sfavorevolmente i risultati delle verifiche di stabilità;
IMPIEGHI DEI MANTI DRENANTI DELL’ACQUA
IMPIEGHI DEI MANTI DRENANTI DELL’ACQUA
� nei rilevati per infrastrutture, per accelerare il decorso della
consolidazione;
� nelle discariche: vengono inseriti all’interno del sistema di
copertura finale, tra lo strato vegetale di copertura e la barriera
sottostante, (i) per ridurre al minimo l’infiltrazione di acqua
meteorica attraverso la barriera idraulica e del biogas, (ii) per
drenare lo strato di protezione, pur garantendo l’umidità
necessaria alla crescita della vegetazione in superficie, (iii) per
ridurre le pressioni neutre, evitando che la saturazione dello
strato crei problemi di instabilità del pendio; vengono impiegati
anche sul fondo, per raccogliere e far defluire il percolato.
I materiali costituenti gli strati drenanti possonoessere:
� granulari, ghiaia e sabbia;
� geosintetici, geotessili, georeti e geocompositi.
TIPOLOGIA DEI MANTI DRENANTI DELL’ACQUA
TIPOLOGIA DEI MANTI DRENANTI DELL’ACQUA
� geosintetici, geotessili, georeti e geocompositi.
Nel caso di contatto con strati di terreni fini ènecessario prevedere un filtro, in sabbia ogeotessile, che impedisca l’intasamento dellostrato drenante, causato dalla migrazione diparticelle fini all’interno del flusso liquido
Uno strato drenante granulare deve risultare
internamente stabile.
Un materiale può definirsi stabile se la sua
GENERALITA’ SULLA STRUTTURA DI UNO STRATO DRENANTE GRANULARE
GENERALITA’ SULLA STRUTTURA DI UNO STRATO DRENANTE GRANULARE
Un materiale può definirsi stabile se la sua
struttura non subisce variazioni nel tempo.
Uno strato granulare necessita di una
progettazione ispirata al concetto di
self-healig o autoprotezione del mezzo
poroso.
Uno strato drenante granulare risulta autoprotetto se:
� il materiale costituente non presenta coesione internatale fenomeno andrebbe a compromettere la
capacità di “autocicatrizzazione” dello strato, a fronte
SELF-HEALING O AUTOPROTEZIONE DEL MEZZO POROSO GRANULARE
SELF-HEALING O AUTOPROTEZIONE DEL MEZZO POROSO GRANULARE
capacità di “autocicatrizzazione” dello strato, a fronte
di assestamenti del piano di posa sottostante
(particolarmente sensibili nelle discariche)
� verifica il criterio di compatibilità granulometrica per i filtri granularilo scopo è quello di evitare il depauperamento della
frazione fine, assicurando la distribuzione uniforme
delle diverse classi granulometriche all’interno del
medesimo materiale
Occorre evitare:
� la coesione da “interlocking” legata alla
forma allungata delle particelle, utilizzando
grani tondeggianti
MANCANZA DI COESIONE INTERNA DELLO STRATO GRANULARE
MANCANZA DI COESIONE INTERNA DELLO STRATO GRANULARE
grani tondeggianti
� la cementazione del materiale granulare,
selezionando sabbie e ghiaie composte da
minerali stabili, anziché materiali
potenzialmente solubili, come i calcari
Gli inconvenienti che sorgono al contatto tra due materiali di composizione
granulometrica diversa e interessati da un moto di filtrazione orientato dal materiale a grana fine verso quello a grana grossa, sono
FILTRI: SITUAZIONI LIMITE D’INTERFACCIA
FILTRI: SITUAZIONI LIMITE D’INTERFACCIA
grana fine verso quello a grana grossa, sono riconducibili a due situazioni limite:
� situazione limite di “intasamento”
� situazione limite di “erosione”
Si verifica quando i pori del materialepiù grossolano vengono gradualmenteocclusi dalle particelle del materiale
SITUAZIONE LIMITE D’INTASAMENTOSITUAZIONE LIMITE D’INTASAMENTO
occlusi dalle particelle del materialepiù fine (di base) fino a un livello taleda precluderne l’efficienza idraulica
Si verifica quando le particelle fini delmateriale di base passano attraverso ivuoti del materiale più grossolano evengono portate via dal flusso liquido.
SITUAZIONE LIMITE D’EROSIONESITUAZIONE LIMITE D’EROSIONE
vengono portate via dal flusso liquido.Tale fenomeno genera nel terreno dibase una progressiva erosione, che puòevolversi fino alla formazione di unvero e proprio condotto all’interno delmateriale di base, in modo tale dapregiudicare la stabilità dell’opera
Per fronteggiare le suddette condizionilimite, è necessario l’inserimento,all’interfaccia tra i due materiali, di
FUNZIONE DEL FILTROFUNZIONE DEL FILTRO
all’interfaccia tra i due materiali, diun filtro, ovvero di una zona ditransizione con porometria intermediatra quella più fine del materiale dibase e quella del materiale più grosso.
Se il filtro è realizzato in geotessile, si ha un ulteriore stato limite detto di accecamento
(blinding), che avviene quando il flusso idraulico sposta particelle di terreno di
SITUAZIONE LIMITE D’ACCECAMENTOSITUAZIONE LIMITE D’ACCECAMENTO
idraulico sposta particelle di terreno di base e queste si accumulano sull’interfaccia terreno di base-filtro, creando una zona a
bassa permeabilità che genera l’insorgenza di elevate pressioni dell’acqua, con
conseguenti effetti sulla stabilità della struttura
Un filtro di materiale naturale non èaltro che uno strato granulare chedeve avere vuoti sufficientemente
CONTRAPPOSTE ESIGENZE IN UN FILTRO DI MATERIALE NATURALECONTRAPPOSTE ESIGENZE IN UN FILTRO DI MATERIALE NATURALE
grandi da permettere un facilepassaggio del fluido, ma anchesufficientemente piccoli per impedire ilpassaggio delle particelle fini delterreno attraverso gli interstizi tra igrani
E’ descritta dai seguenti parametri:
porosità n che rappresenta il rapporto tra il volume dei vuoti e il volume
GEOMETRIA DEI FILTRI GRANULARI (1)GEOMETRIA DEI FILTRI GRANULARI (1)
tra il volume dei vuoti e il volume totale
distribuzione granulometrica del materiale
forma delle particelle
GEOMETRIA DEI FILTRI GRANULARI (2)
GEOMETRIA DEI FILTRI GRANULARI (2)
Un parametro per caratterizzare i mezzi filtrantinaturali è il “constriction size” o diametro dei pori. Èequivalente al diametro della particella più grande cheha la possibilità di passare in un mezzo filtrante ed halo stesso significato dell’“equivalent opening size OPS”
fO
lo stesso significato dell’“equivalent opening size OPS”usato per caratterizzare la rete di vuoti in un geotessile.Questo parametro è molto utile perché aiuta adeterminare quantitativamente una misura delladimensione dei canali all’interno di un filtro granulare,e di conseguenza a capirne il processo di filtrazione.
FILTRATION OPENING SIZE (1) FILTRATION OPENING SIZE (1)
Se si ipotizza che tutte le sfere costituenti ilmateriale granulare abbiano lo stesso diametro d, sipossono considerare due situazioni limite:
•Massimo addensamento, che si ottiene attraversouna disposizione tetraedrica di particelle sferiche;
• Minimo addensamento, che si ottiene attraversouna disposizione cubica di particelle sferiche(consente la maggiore mobilitazione di particelle).
FILTRATION OPENING SIZE (2) FILTRATION OPENING SIZE (2)
Nel caso in cui si abbia una distribuzione random diparticelle, come avviene in un materiale granulare,il diametro dei pori dipende anche dallo spessoreOil diametro dei pori dipende anche dallo spessoredel filtro.
fO
FILTRATION OPENING SIZE (3) FILTRATION OPENING SIZE (3)
Vi è una netta distinzione tra pori e“constrictions”:
un poro è caratterizzato dal suo volume, che èquello compreso tra particelle adiacenti,quello compreso tra particelle adiacenti,
mentre
“constriction size” è il diametro della sferapiù grande che è in grado di passarenell’intercapedine creata da sfere adiacenti.
fO
FILTRATION OPENING SIZE (5)FILTRATION OPENING SIZE (5)
Se lo spessore del filtro aumenta, aumentando le lunghezze dei percorsi, allora si ha una maggiore probabilità che esistano, per ogni percorso, delle intercapedini molto piccole.
FILTRATION OPENING SIZE (6)FILTRATION OPENING SIZE (6)
Il diametro di filtrazione di un filtro granulare
è “comandato” dal diametro della sua più
piccola particella ed è legato alla lunghezza di
filtrazione, che è proporzionale al numero di
intercapedini che una particella deve
attraversare durante la filtrazione.
PERMEABILITA’ DI UN FILTRO (1)PERMEABILITA’ DI UN FILTRO (1)
Relazione empirica, funzione del prodottoD5*D10, :5 10,
dove k è espressa in cm/sec e D5*D10 in mm2.
93.0
105 )(02.1 DDk ⋅⋅=
PERMEABILITA’ DI UN FILTRO (3)PERMEABILITA’ DI UN FILTRO (3)
EQUAZIONE DI KOZENY – VON KARMANValida quando il moto è laminare tanto per un mezzo granulare che perun geotessile non tessuto:
36)1(
2
2
3avgw
d
n
ngk ⋅
−⋅
⋅⋅=
η
ρβ
Nel caso di materiale granulare:
ββββ = fattore di forma che tiene conto della tortuosità = 0.1ρρρρw = 1000 kg/m3
g = 9.81 m/s2
ηηηηw = 10-3 kg/(m*s)n =1/3
36)1( 2
w n−η
22270 avgdk ⋅=
PERMEABILITA’ DI UN FILTRO (4)PERMEABILITA’ DI UN FILTRO (4)
La permeabilità di un filtro, compatibilmente con il rispetto degli altri criteri dei filtri, dovrà essere la più alta possibile, rispetto a quella del terreno base. Dalle relazioni appena esposte si terreno base. Dalle relazioni appena esposte si può dedurre che uno strato che rispetti il criterio di Terzaghi sarà approssimativamente 16 volte più permeabile del terreno base, essendo la proporzionalità di tipo quadratico. Altre fonti sostengono che kfiltro>100kterreno.
CRITERI DI PROGETTAZIONE DEI FILTRI GRANULARI (1)
CRITERI DI PROGETTAZIONE DEI FILTRI GRANULARI (1)
Per assolvere la sua funzione nel tempo il filtro dev’essere progettato secondo i seguenti criteri:
1. Criterio di ritenzione1. Criterio di ritenzione2. Criterio di permeabilità3. Criterio di autostabilità
CRITERIO DI RITENZIONECRITERIO DI RITENZIONE
Il materiale costituente il filtro deve avere pori sufficientemente piccoli da avere pori sufficientemente piccoli da bloccare la migrazione delle particelle
fini dal terreno di base al filtro, evitando di conseguenza l’erosione del terreno di
base e l’intasamento del filtro
CRITERIO DI PERMEABILITA’CRITERIO DI PERMEABILITA’
Il filtro deve avere una porometria tale da consentire il libero passaggio del liquido fluente attraverso il terreno, senza provocare innalzamenti della senza provocare innalzamenti della
pressione neutra nella zona di contatto. Quindi il filtro deve essere molto più permeabile del terreno più fine col
quale è a contatto
CRITERIO DI AUTOSTABILITA’CRITERIO DI AUTOSTABILITA’
Il materiale costituente il filtro deve essere stabile, in modo da non subire nel essere stabile, in modo da non subire nel tempo, sotto l’azione di trascinamento
esercitata dal fluido, apprezzabili variazioni locali della composizione granulometrica e della permeabilità
CRITERI DI TERZAGHI (1)CRITERI DI TERZAGHI (1)
Terzaghi (1922) ha proposto queste dueregole:
(criterio di ritenzione)
(criterio di permeabilità)
485
15 <d
D
415
15 >d
D
US C.o.ENG. E PRIMA CONCLUSIONE
US C.o.ENG. E PRIMA CONCLUSIONE
L’ US Corps of Engineers (1941) prescrive che ilcoefficiente di uniformità del filtro soddisfi larelazione:
In ogni caso, con le regole sopraindicate sono
2010
60 ≤=D
DC
In ogni caso, con le regole sopraindicate sonosoddisfatti il criterio di ritenzione e quello dipermeabilità, ma non è soddisfatto il criterio diautostabilità. Questi metodi empirici, infatti,trascurano i parametri relativi alla porosità, alladistribuzione dei vuoti, allo spessore del filtro-dreno, dai quali il processo di intasamento-erosionedipende.
COEFFICIENTE DI UNIFORMITA’COEFFICIENTE DI UNIFORMITA’
La pendenza della curva granulometrica èindicativa dell’uniformità del terreno: quanto più lacurva è verticale tanto più omogeneo, dal punto divista granulometrico, risulta il terreno.L’uniformità è espressa dal relativo coefficiente,L’uniformità è espressa dal relativo coefficiente,dove D60 è il diametro corrispondente al 60% dipassante, e D10 il diametro corrispondente al 10% dipassante. L’uniformità è massima per C=1; si parladi materiale praticamente monogranulare, fino aC=2, di materiale poco graduato fino a C=6; pervalori superiori di materiale ben graduato e perC>15 di materiale decisamente ben graduato.
CAUSE DEL PIPING (1)CAUSE DEL PIPING (1)
Ritornando al concetto di scheletro solido definitoall’inizio, le “costrizioni” sono variabili in dimensione enumero, in funzione della distribuzione in numerodelle particelle del terreno. Se esiste una deficienza innumero di particelle di un certo intervallonumero di particelle di un certo intervallogranulometrico, allora esisterà una corrispondentedeficienza in numero di costrizioni di dimensioni talida non poter bloccare, sotto l'azione di trascinamentodel flusso d'acqua, le particelle più piccole alle qualisarà permesso un continuo passaggio, innescando unfenomeno di erosione che si sviluppa in diverse fasi
CAUSE DEL PIPING (2)CAUSE DEL PIPING (2)
Inizialmente si ha una migrazione di poche particelleall'interno del terreno, la cosiddetta “soffusione”, con laquale non si hanno variazioni di volume nel terreno e loscheletro solido continua ad essere sostanzialmentestabile. All'aumentare del gradiente idraulico e manstabile. All'aumentare del gradiente idraulico e manmano che queste particelle migrano, aumentano ledimensioni dei canalicoli, sin quando si creano canali didimensioni maggiori in cui la permeabilità è moltoelevata, rispetto al restante terreno, e in cui l'acquafluisce senza incontrare ostacoli portando sensibilivariazioni dello scheletro solido ed una erosione delterreno (piping)
SELF HEALING (1)SELF HEALING (1)
Nei terreni internamente instabili (self healing),l’insorgere della soffusione, ovvero dellamigrazione delle particelle fini attraverso lecostrizioni e i pori dello scheletro solido, ècostrizioni e i pori dello scheletro solido, èsubordinato al verificarsi di due condizioni: unacondizione geometrica ed una idraulica
SELF HEALING (2)SELF HEALING (2)
Affinché si instauri il movimento delleparticelle fini è necessario che esistano delle“costrizioni” di dimensioni maggiori delleparticelle (condizione geometrica) e …particelle (condizione geometrica) e …
SELF HEALING (3)SELF HEALING (3)
… che la forza di trascinamento,esercitata dal flusso, sia tale da vinceretutte le forze (spinta di galleggiamento,forza d’attrito tra grani e forze di Wanforza d’attrito tra grani e forze di Wandel Walls) che possano opporsi al moto(condizione idraulica)
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (1)
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (1)
E’ un metodo di analisi geometrico-probabilistica basata sul processo di probabilistica basata sul processo di
diffusione particellare all’interno di un mezzo poroso sotto l’azione di un fluido
filtrante (1983).
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (2)
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (2)
Nei mezzi granulari, siano essi filtri o drenaggi, lafunzione filtrante deve essere garantita nel tempoattraverso una granulometria assortita cheimpedisca il verificarsi di fenomeni di erosione ointasamento. Questo spiega il motivo per cui iintasamento. Questo spiega il motivo per cui icriteri per la verifica dell’autostabilità dei filtrigranulari sono sfruttati anche negli strati drenantigranulari. La differenza sta nel fatto che inquest’ultimo caso si verifica la stabilità di unmateriale unico, mentre nel caso dei filtri si ha unacurva granulometrica per il materiale di base eun’altra per il filtro.
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (3)
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (3)
Considerano la curva granulometricacaratteristica del materiale granulare inesame e per ogni generico diametropraticano un taglio, ottenendo due
dpraticano un taglio, ottenendo duecurve granulometriche distinte, una del“fino” per e una del “grosso” perdd <
dd ≥
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (4)
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (4)
Applicando il criterio di Terzaghi perogni “taglio”:
485
15 <d
D
non c’è depauperamento del materialegranulare, cioè la frazione fine nonviene dispersa, dal momento che “ilgrosso del fino” d85 è trattenuto dal“fino del grosso” D15.
85
TERRENI TESTATI (1)TERRENI TESTATI (1)
*I Materiale diga Zoccolo
*II Materiale diga Maria al Lago
*III Materiale diga Monte Cotugno
IV Campione di materiali a grana grossa
V Il medesimo campione selezionato
VI Materiale teorico con K stimato pari a 10-3÷÷÷÷10-2 cm/s
*curva granulometrica media
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (5)
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (5)
Gli Autori evidenziano come i materiali granulari di origine alluvionale non verificano il
criterio di Terzaghi per certi diametri, corrispondenti alla “coda di fino”, e quindi non
dovrebbero risultare internamente stabili.dovrebbero risultare internamente stabili.Ciò, però, non vuol dire che il materiale
granulare non sia stabile, e che tutta la frazione fine venga dispersa, causando il
depauperamento del mezzo poroso, ma che si verifichi semplicemente una certa migrazione
del “fino”.
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (6)
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (6)
Intuitivamente, una particella di “fino” che simuove tra i vuoti intergranulari, spintadall’azione di un flusso liquido verticale, ha duepossibilità:
a) che scorra attraverso i vuoti senza alcunaa) che scorra attraverso i vuoti senza alcunadifficoltà e che fuoriesca dallo strato poroso;
b) oppure che la particella ad un certo punto sifermi, in corrispondenza di un vuoto didimensioni inferiori alla propria e che quindirimanga intrappolata all’interno dello stratogranulare.
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (7)
SELF-HEALING: METODO DI MUSSO – FEDERICO (7)
La valutazione della probabile lunghezza del percorso diuna particella di “fino” all’interno di un mezzo granularedipende dalle dimensioni dei pori e dal numero dei vuoti chela particella di diametro d potrà attraversare, fino adincontrare un poro con diametro Dv<d. Il problema vienerisolto determinando la probabilità che quest’ultima
v
risolto determinando la probabilità che quest’ultimacondizione venga realizzata dopo m confronti fra d e unaserie di Dv, assumendo un determinato valore P0 del livellodi confidenza. Infatti se si ammette che per ciascunconfronto la particella avanzi di una quantità s, la lunghezzatotale S del percorso probabile della particella può esserefacilmente calcolata come .smS ⋅=
METODO DI MUSSO – FEDERICO:PASSI DEL PROCEDIMENTO
METODO DI MUSSO – FEDERICO:PASSI DEL PROCEDIMENTO
a) distribuzione dei vuoti del mezzo poroso, che simodifica continuamente nel corso del processo didiffusione particellare;b) numero dei confronti necessari per individuarealmeno un poro con dimensioni inferiori a quellealmeno un poro con dimensioni inferiori a quelledella particella;c) percorso unitario s compiuto dalla particella di“fino”, per ogni confronto fra le dimensioni diquesta e le dimensioni dei pori;d) percorso totale S, compiuto dalla particella altermine di tutti i possibili confronti
METODO DI MUSSO – FEDERICO:COEFFICIENTE DI SICUREZZA
METODO DI MUSSO – FEDERICO:COEFFICIENTE DI SICUREZZA
Se lo spessore dello strato è convenientemente maggiore del
percorso probabile S si può concludere percorso probabile S si può concludere che il materiale è “autoprotetto”.
DIAMETRO CRITICO (1)DIAMETRO CRITICO (1)
Il “diametro critico” (Dc) è la misura caratteristicadelle particelle che attraversano il filtro ed è pari alloro D95.Tale parametro, evidentemente, dipende dallospessore del filtro, ma non sarebbe corretto ritenerespessore del filtro, ma non sarebbe corretto ritenereche filtri granulari molto spessi impediscanototalmente il passaggio delle particelle fini. Si puòsolamente affermare che la probabilità che questeattraversino il filtro è “molto bassa”, in accordo conla filosofia del metodo stocastico
Il valore del diametro critico di un terrenointernamente instabile è importante,soprattutto se si desidera impiegare unfiltro di geotessile, perché consente di
DIAMETRO CRITICO (2)DIAMETRO CRITICO (2)
filtro di geotessile, perché consente discegliere opportunamente l’aperturacaratteristica del filtro Of, evitando chesi raggiungano gli stati limite diintasamento e di accecamento
GEOTESSILI(1)GEOTESSILI(1)
I geotessili (termine coniato da Giraud e Perfetti nel1977, tessuti e/o non tessuti), sono impiegatidiffusamente già a partire dagli anni ‘60-’70 e hannonotevolmente modificato i criteri di progettazione deidreni, introducendo riduzioni di costi talvoltadreni, introducendo riduzioni di costi talvoltasensibili. I geotessili possono assolvere diversefunzioni: il controllo dei processi di filtrazione edrenaggio; la separazione delle fasi terrose a diversagranulometria; il rinforzo delle terre
GEOTESSILI(2)GEOTESSILI(2)
Tra i principali vantaggi dell’impiego dei geotessili, siricordano i seguenti:
�evitano l'impiego di materiali a granulometria differenziata,quali si richiedono per la realizzazione dei filtri nelle zone diraccordo tra materiali a granulometrie diverse, non semprereperibili a basso costo. Evitano problemi di vagliatura;�evitano o riducono le operazioni di drenaggio e bonifica delterreno di fondazione;�riducono i costi di manodopera per posa, manutenzione eripristino
GEOTESSILI(3)GEOTESSILI(3)
La complessità progettuale e realizzativa deifiltri granulari e i costi ridotti dei geotessilifarebbero propendere per questi ultimi.Tuttavia è necessaria un’attenta progettazioneTuttavia è necessaria un’attenta progettazionedi tali componenti, che spesso di trascura o sidemanda ad altre figure professionali
FILTRI IN GEOTESSILE(1)FILTRI IN GEOTESSILE(1)
Un filtro in geotessile può essere realizzato con geosintetici
tessuti o non-tessuti, ed è caratterizzato dal diametro difiltrazione Of, parametro che va scelto dal progettista tenendoconto dei seguenti stati limite:
a) Erosione del terreno di base: avviene se le dimensioni deia) Erosione del terreno di base: avviene se le dimensioni deipori del filtro sono troppo grandi e quindi non in grado ditrattenere il movimento delle particelle dal terreno di base.b) Accecamento (blinding): avviene quando il flusso idraulicosposta particelle del terreno di base con dimensioni più grandidi quelle dei pori del geotessile e queste si accumulanoall'interfaccia terreno di base-filtro; si viene a creare così unazona a bassa permeabilità, con l'insorgere di elevate pressionidell'acqua e i conseguenti effetti sulla stabilità della struttura
FILTRI IN GEOTESSILE(2)FILTRI IN GEOTESSILE(2)
c) Intasamento (clogging): avviene quando il movimento delleparticelle del terreno di base porta all'occlusione dei pori delfiltro e alla diminuzione della permeabilità dello stesso, ilfenomeno produce un decremento della capacità di drenaggiodel sistema filtrante.d) Sollevamento del filtro: avviene quando i carichi idraulicid) Sollevamento del filtro: avviene quando i carichi idrauliciproducono il distacco ciclico dovuto alla discontinuità delcontatto fra filtro in geotessile e strato di protezione esterna(rip-rap).
Si osserva immediatamente che gli stati limite a) e c) sonotipici anche dei filtri in materiale granulare, mentre gli statilimite b) e d) interessano principalmente i geotessili.
FILTRI IN GEOTESSILE(3)FILTRI IN GEOTESSILE(3)
L’erosione e l’intasamento possono essereevitati verificando il filtro in geotessilecon i consueti metodi utilizzati per i filtricon i consueti metodi utilizzati per i filtrigranulari.Molti autori hanno proposto specificimetodi concepiti per i geotessili
FILTRI IN GEOTESSILE(4)FILTRI IN GEOTESSILE(4)
L'accecamento del geotessile è un fenomenodirettamente correlato alla stabilità interna delmezzo granulare posto a contatto; valgonoquindi i criteri di auto stabilità già trattati; ilquindi i criteri di auto stabilità già trattati; ildiametro di filtrazione del geotessile andràpreso pari al diametro critico del materiale(Dc)
FILTRI IN GEOTESSILE(5)FILTRI IN GEOTESSILE(5)
Se, da un lato, i geotessili semplificano la realizzazione deifiltri, in termini di tempi e costi, dall’altro bisogna sempregarantire una corretta progettazione e posa in opera; infattierrori in queste fasi possono rapidamente portare al collassodel sistema.
Un foro nel geotessile permette il rapido passaggio diparticelle, non più ritenute, mentre un filtro in materialegranulare non ha evidentemente questo problema e gli elevatispessori possono garantire un certo margine di sicurezza alleprestazioni dello strato.
FILTRI IN GEOTESSILE(6)FILTRI IN GEOTESSILE(6)
Da non sottovalutare è il tema della durabilità delmateriale: è infatti noto che alcuni polimeri hannoproblemi a contatto con fluidi inquinati o a pH moltobasso o molto alto e degradano rapidamente se colpiti daraggi ultravioletti; in generale, questi problemi nonraggi ultravioletti; in generale, questi problemi nonsussistono, o sono meno gravosi nei materiali granulari.
La scelta del filtro in materiale naturale oppure ingeotessile va studiata di caso in caso, considerando gliaspetti economici, di posa in opera, di manutenzione eripristino, assicurando adeguati margini di sicurezza
GEOCOMPOSITI DRENANTI(1)GEOCOMPOSITI DRENANTI(1)
I geocompositi drenanti sono componenti artificialicomunemente realizzati tramite accoppiamento di uno o piùfiltri in geotessile con un’anima interna ad elevato indice deivuoti (spesso una georete o una geomembrana cuspidata. Inquesto caso il geocomposito è anche impermeabilizzante).
I geotessili usati come filtri hanno il compito di impedire alleparticelle di terreno di intasare l’anima, adibita a convogliaree smaltire l’acqua captata.
Questi componenti hanno spessori molto inferiori rispetto aquelli necessari agli strati drenanti granulari, pur garantendo,se ben progettati, efficienze paragonabili
GEOCOMPOSITI DRENANTI(4)GEOCOMPOSITI DRENANTI(4)
La capacità di flusso di un drenaggio geocompositopuò essere ridotta dalle stesse cause che intervengonoanche negli strati granulari: intasamento dovuto allamigrazione delle particelle fini, intasamento dovuto afattori chimici e biologici.fattori chimici e biologici.In più il geocomposito è molto sensibile ai carichisovrastanti, a breve termine (per cause meccaniche) ea medio-lungo temine (per fenomeni viscosi), chepossono ridurne lo spessore.In uno strato granulare lo spessore non èsensibilmente influenzato dal carico sovrastante
ANALISI DEL MOTO DIFILTRAZIONE
ALL’INTERNO DEGLI STRATI DRENANTI DELLE
DISCARICHE
ANALISI DEL MOTO DIFILTRAZIONE
ALL’INTERNO DEGLI STRATI DRENANTI DELLE
DISCARICHE
VALIDA PER I DRENAGGI DELL’ACQUA
METEORICA E DEL PERCOLATO
Tratta da J.P. Giroud, J.G. Zornberg e A. Zhao
(Hydraulic design of geosynthetic and granular liquid
collection layers, Geosynthetics International, vol.7,
2000)
SCHEMA DEL SISTEMA BARRIERA DI CONFINAMENTO ARTIFICIALE PREVISTO
DAL D.LGS. 36/2003
SCHEMA DEL SISTEMA BARRIERA DI CONFINAMENTO ARTIFICIALE PREVISTO
DAL D.LGS. 36/2003
2. Geomembrana
1. Strato drenante s ≥ 50 cm
Barriera geologica
3. Strato minerale compattato
s ≥ 100 cm k ≤ 1x10-9 m/s
SCHEMA DEL PACCHETTO DI COPERTURA PREVISTO DAL D.LGS. 36/2003
SCHEMA DEL PACCHETTO DI COPERTURA PREVISTO DAL D.LGS. 36/2003
2. Strato drenante deflusso
ipodermico s ≥ 50 cm
1. Strato vegetale s ≥ 100 cm
Rifiuti
5. Strato di regolarizzazione
4. Strato drenaggio biogas
s ≥ 50 cm
3. Strato minerale compattato
s ≥ 50 cm k ≤ 1x10-8 m/s
BILANCIO IDROLOGICO DI UNA DISCARICA (1)BILANCIO IDROLOGICO DI UNA DISCARICA (1)
P = precipitazioni meteoricheR = ruscellamento superficiale dalla discaricaE,T = evaporazione e traspirazioneS = infiltrazioni di acque superficialiG = infiltrazioni di acque sotterraneeR* = ruscellamento dalle aree circostanti∆∆∆∆US = variazione del contenuto d’acqua del materiale di copertura∆∆∆∆UW = variazione del contenuto di acqua dei rifiuti depositatib = produzione o consumo di acqua associabile alle reazioni biochimiche di degradazione aerobica e anaerobica della S.O. dei rifiuti.Li = percolato che si infiltra nel terreno sottostanteLr = quantità di percolato raccoltaL = quantità di percolato globalmente prodottaPi = pioggia che si infiltra nello strato di coperturaPe = pioggia percolante negli strati di rifiuto
BILANCIO IDROLOGICO DI UNA DISCARICA (2)BILANCIO IDROLOGICO DI UNA DISCARICA (2)
L = Pi + S + G + (∆∆∆∆US + ∆∆∆∆UW) + b
In cui:
Pi = P + R* - R - E – T
rappresenta la quantità di pioggia che penetra per infiltrazione attraverso lo strato
del materiale di copertura, edel materiale di copertura, e
Pe = Pi + f(S + G) - ∆∆∆∆US
è l’acqua percolante negli strati di rifiuto, e quindi interessata ai fenomeni di
trasporto solido-liquido in seguito ai quali essa viene contaminata dalle sostanze
organiche e inorganiche rilasciate dai rifiuti. f(S + G) rappresenta la frazione di
acqua di infiltrazione che by-passa la massa dei rifiuti non entrando in contatto
con essi, costituendo quindi un’acqua di diluizione che influirà sulle
caratteristiche qualitative del percolato.
Infine:
Lr = L - Li
BILANCIO IDROLOGICO DI UNA DISCARICA (3)BILANCIO IDROLOGICO DI UNA DISCARICA (3)
In fase di gestione post-operativa:
P eff. = P – ETR = I + R
P = volume di acqua di pioggia affluita al bacinoP = volume di acqua di pioggia affluita al bacino
ETR = volume di acqua sottratta al bacino per
evapotraspirazione “effettiva”
R = volume di deflusso superficiale (ruscellamento o
runoff)
I = volume di acqua che si infiltra nel sottosuolo
EVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALE ETPEVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALE ETP
Formula di Thornthwaite
Evapotraspirazione potenziale (ETP) mensile EEvapotraspirazione potenziale (ETP) mensile Epj
tj = temperatura media del mese j-esimo espressa in °C;
bj = coefficiente correttivo, che tiene conto della lunghezza media del giorno nei
vari mesi dell'anno e che quindi dipende dal mese che si considera e dalla
latitudine alla quale si trova il sito cui si riferisce il calcolo;
I =
somma degli indici termici mensili, ciascuno
espresso dalla
ETP E ETR PIANURA VENETAETP E ETR PIANURA VENETA
gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre totali/medie %
P (mm) 39,56 34,68 42,65 71,64 76,62 71,67 42,61 66,88 73,56 74,38 74,11 63,33 731,68 100,00%
t media (°C) 4,11 6,54 10,95 14,36 19,69 23,10 24,36 24,56 18,94 14,00 8,59 4,36 14,46
b a 45° lat. 0,76 0,80 1,02 1,14 1,31 1,33 1,34 1,23 1,05 0,93 0,77 0,72 1,03
i 0,74 1,50 3,28 4,94 7,97 10,15 10,99 11,13 7,51 4,75 2,27 0,81 66,03
ETP (mm) 5,80 12,61 35,86 61,09 114,80 149,45 163,50 152,00 86,59 47,91 18,56 6,03 854,19 ETP (mm) 5,80 12,61 35,86 61,09 114,80 149,45 163,50 152,00 86,59 47,91 18,56 6,03 854,19
ETR (mm) 5,80 12,61 35,86 61,09 76,62 71,67 42,61 66,88 73,56 47,91 18,56 6,03 519,19 70,96%
Delta (mm) 33,75 22,07 6,79 10,55 - - - - - 26,48 55,56 57,30 212,49 29,04%
RISCONTRI DI S. MELCHIORRISCONTRI DI S. MELCHIOR
A/D 20% A/D 4% A/D/G 20% A/D/G 4%Runoff 0,37% 0,25% 0,37% 0,25%
ET + dW 57,96% 62,83% 62,21% 65,94%
Deflusso ipodermico 34,21% 27,56% 37,27% 33,65%
Infiltrazione barriera 7,47% 9,36% 0,15% 0,15%
100,00% 100,00% 100,00% 100,00%100,00% 100,00% 100,00% 100,00%
Melchior
P (mm) 731,68 100,00% 100,00% 731,68
ETR (mm) 519,19 70,96% 65,94% 482,47
P eff. = P - ETR = I+R = 212,49 29,04% 34,06% 249,20
RUSCELLAMENTO E INFILTRAZIONERUSCELLAMENTO E INFILTRAZIONE
R = C x Peff.
C = coefficiente di ruscellamento, funzione del tipo e della pendenza della copertura
C (Berardi: % di P eff.) Pendenza
Tipo di copertura <2% 2-10% >10%
Inerbito 25,00% 30,00% 30,00%Inerbito 25,00% 30,00% 30,00%
Terra liscia 60,00% 65,00% 70,00%
Runoff secondo Berardi con pendenza 4% (mm) 74,76 10,22%
Runoff secondo Melchior con pendenza 4% (mm) 1,69 0,34%
Infiltrazione I (mm) 174,44 23,84%
PORTATA DI PROGETTO DEL DRENAGGIOPORTATA DI PROGETTO DEL DRENAGGIO
Curve segnalatrici di possibilità pluviometrica: h = a τ n (stazione di Cerea Vangadizza)
Tr (anni) 50
a 57,27
n 0,262
Per τ (ore), 12Per τ (ore), 12
h (mm/h) 9,151482
% Infiltrazione 23,84%
Infiltrata (mm/h) 2,18
Infiltrata (m3/h/m
2) 2,18E-03
Infiltrata (m3/s/m
2) 6,06E-07
� FLUSSO NON CONFINATO (non in pressione), onde evitare
l’infiltrazione del liquido nella barriera impermeabile
sottostante, nonché la potenziale instabilità, causata dalla
sovrappressione, nello strato superiore
� MOTO LAMINARE , rappresenta la condizione di
applicabilità della nota legge di Darcy: v=k.i (in realtà questa
CARATTERISTICHE DEL MOTO DI FILTRAZIONE NEGLI STRATI DRENANTI
CARATTERISTICHE DEL MOTO DI FILTRAZIONE NEGLI STRATI DRENANTI
applicabilità della nota legge di Darcy: v=k.i (in realtà questa
approssimazione potrebbe non essere valida nei GCD, in cui
il moto potrebbe risultare di transizione o addirittura
turbolento)
� MOTO PERMANENTE, GRADUALMENTE VARIO, ovvero
la portata all’interno dello strato aumenta uniformemente
lungo il percorso
� PORTATA SPECIFICA ENTRANTE COSTANTE, qh,
corrispondente all’acqua meteorica infiltrata attraverso lo
strato vegetale sovrastante
ANDAMENTO DELLA SUPERFICIE LIQUIDA ANDAMENTO DELLA SUPERFICIE LIQUIDA
Dipende da:� portata specifica entrante qh [m
3/s/m2]� permeabilità del materiale costituente k [m/s]� pendenza dello strato tanb
E’ caratterizzato dal parametro adimensionale:
βκλ
2tan⋅= hq
CONDIZIONE LIMITE DI FLUSSO PER λλλλ ≈≈≈≈ 0CONDIZIONE LIMITE DI FLUSSO PER λλλλ ≈≈≈≈ 0
� lo spessore liquido risulta molto sottile
� la superficie liquida si dispone quasi parallelamente alla
base dello strato, quindi è possibile considerare il
gradiente idraulico costante e, per pendenze modeste,
pari alla pendenza dello strato
� lo spessore liquido massimo viene raggiunto quasi in
corrispondenza del piede del drenaggio
� CRITERIO DI VERIFICA se lo strato drenante da utilizzare è predeterminato
• calcolo del massimo spessore liquido (tenendo conto dei fattori di riduzione delle caratteristiche idrauliche dei drenaggi) in funzione della lunghezza dello strato e del parametro caratteristico λλλλ
VERIFICA DI UNO STRATO DRENANTEVERIFICA DI UNO STRATO DRENANTE
lunghezza dello strato e del parametro caratteristico λλλλ
• Spessore liquido ammissibile
tallow=min[(tgran,tGCD),(tprescribed)] tgran=tstrato, mentre
tGCD= tcomponente trasmissivo
tprescribed= eventuale spessore liquido prescritto
dalla normativa (valore non fornito dal D.Lgs
36/2003)
• si verifica che tmax<tallow
�kprogetto = permeabilità idraulica di progetto del drenaggiokmeasured = permeabilità idraulica di un campione di materiale rappresentativo del drenaggio, misurata attraverso un test di permeabilità idraulica (a breve termine)kLTIS = permeabilità idraulica a lungo termine del drenaggio
= prodotto di tutti i fattori riduttivi corrispondenti ai vari
RIDUZIONE NEL TEMPO DELLA CAPACITA’ DI FLUSSO DI UNO STRATO DRENANTE
RIDUZIONE NEL TEMPO DELLA CAPACITA’ DI FLUSSO DI UNO STRATO DRENANTE
)(RF∏
LTISmeasuredprogetto kRFFSkFSk ⋅∏⋅=⋅= )(
= prodotto di tutti i fattori riduttivi corrispondenti ai vari meccanismi di riduzione della capacità di flusso nel tempoFS = fattore di sicurezza globale (almeno 2÷3)
� Fattori riduttivi per un drenaggio granulare
• RFPC = fattore di riduzione per intasamento dovuto alla migrazione delle particelle fini
• RFCC = fattore di riduzione dovuto all’intasamento “chimico”• RFBC = fattore di riduzione dovuto all’intasamento “biologico”
� Fattori riduttivi per un drenaggio geocomposito
• Ai succitati fattori riduttivi, si aggiunge:RFCR = fattore di riduzione per il creep indotto sul
componente trasmissivo dai carichi sovrastanti
)(RF∏
� Se si verifica la condizione limite di flusso λλλλ ≈≈≈≈ 0:
si approssima tmax≈tlimequazione per il caso limite (Giroud, Zorneberg,
Zhao)
� altrimenti:
CALCOLO DEL MASSIMO SPESSORE LIQUIDO tmaxCALCOLO DEL MASSIMO SPESSORE LIQUIDO tmax
β
βλ
β cos
tan
sinlim
⋅⋅=
⋅
⋅=
L
k
Lqt h
� altrimenti:
equazione modificata di Giroud
j è un fattore correttivo [0,88÷1,00] dell’equazione di
Giroud che permette di ottenere un
valore accurato di tmax:
Ljt ⋅−+
⋅=ββ
λ
tan/cos2
141max
−−=
2
8
5
5
8logexp12.01
λj
� CRITERIO DI VERIFICA se lo strato drenante da utilizzare è predeterminato
• calcolo del massimo spessore liquido (tenendo conto dei fattori di riduzione delle caratteristiche idrauliche dei drenaggi) in funzione della lunghezza dello strato e del parametro caratteristico λλλλ
VERIFICA DI UNO STRATO DRENANTEVERIFICA DI UNO STRATO DRENANTE
lunghezza dello strato e del parametro caratteristico λλλλ
• Spessore liquido ammissibile
tallow=min[(tgran,tGCD),(tprescribed)] tgran=tstrato, mentre
tGCD= tcomponente trasmissivo
tprescribed= eventuale spessore liquido prescritto
dalla normativa (valore non fornito dal D.Lgs
36/2003)
• si verifica che tmax<tallow
CRITERIO DI EQUIVALENZA PRESTAZIONALE TRA DUE
STRATI DRENANTI
CRITERIO DI EQUIVALENZA PRESTAZIONALE TRA DUE
STRATI DRENANTI
Tratto da J.P. Giroud, A. Zhao e R. Bonaparte
(The myth of hydraulic transmissivity
equivalency between geosiynthetic and
granular liquid collection layers,
Geosynthetics International, vol.7, 2000)
Due strati drenanti sono equivalenti se hanno la stessa capacità di flusso (uguaglianza delle
massime portate smaltibili).
Tale criterio ribalta l’idea, diffusa tra i progettisti, che
CRITERIO DI EQUIVALENZATRA DUE STRATI DRENANTI CRITERIO DI EQUIVALENZATRA DUE STRATI DRENANTI
Tale criterio ribalta l’idea, diffusa tra i progettisti, che
l’equivalenza idraulica tra due strati drenanti sia
conseguibile con l’equivalenza della trasmissività idraulica, definita come il prodotto della permeabilità
idraulica e dello spessore del componente trasmissivo
dello strato.
EQUIVALENZA TRA UN GCD E UNO STRATO GRANULARE DI RIFERIMENTO
EQUIVALENZA TRA UN GCD E UNO STRATO GRANULARE DI RIFERIMENTO
granGCD E θθ ⋅=
dove E ≥ 1 è il fattore di equivalenza:
⋅+⋅≈
β
β
tan
cos
88,01
88,0
1
L
tE
gran
Due strati drenanti sono equivalenti se hanno la stessa capacità di flusso (uguaglianza delle
massime portate smaltibili).
Tale criterio ribalta l’idea, diffusa tra i progettisti, che
CRITERIO DI EQUIVALENZATRA DUE STRATI DRENANTI CRITERIO DI EQUIVALENZATRA DUE STRATI DRENANTI
Tale criterio ribalta l’idea, diffusa tra i progettisti, che
l’equivalenza idraulica tra due strati drenanti sia
conseguibile con l’equivalenza della trasmissività idraulica, definita come il prodotto della permeabilità
idraulica e dello spessore del componente trasmissivo
dello strato.
CONFRONTO TRA UN DRENAGGIO GRANULARE E UN GCD EQUIVALENTE (1)
CONFRONTO TRA UN DRENAGGIO GRANULARE E UN GCD EQUIVALENTE (1)
FATTORI TECNICIDRENAGGIO GRANULARE
DRENAGGIO GEOCOMPOSITO
CONTROLLO DEGLI INTASAMENTI
BUONO
s ≥ 50 cm offre inoltre
maggiori garanzie di
DIFFICOLTOSO
Modesti spessori dei
GCDmaggiori garanzie di
flusso non confinato
self-healing
2 GT di confinamento
GCD
sMAX ≅ 30 mm
INFLUENZA DEI CARICHI NORMALI
TRASCURABILE
ottima resistenza ai
carichi normali
NON TRASCURABILE
sensibilità ai carichi
normali
proprietà idrauliche
inversamente
proporzionali ai carichi
normali
CONFRONTO TRA UN DRENAGGIO GRANULARE E UN GCD EQUIVALENTE (2)
CONFRONTO TRA UN DRENAGGIO GRANULARE E UN GCD EQUIVALENTE (2)
FATTORI TECNICIDRENAGGIO GRANULARE
DRENAGGIO GEOCOMPOSITO
CONTROLLABILITA’ DELLE CARATTERISTICHE DEL DRENAGGIO
MINIMA
difficoltà realizzative di
un drenaggio granulare
con caratteristiche ben
OTTIMA
proprietà fisiche,
meccaniche e
idrauliche certificate con caratteristiche ben
precise (self-healing)
idrauliche certificate
attraverso prove di
laboratorio normate
MESSA IN OPERA DIFFICOLTOSA PER PENDENZE ELEVATE
in corrispondenza delle
quali si potrebbero
verificare problemi di
instabilità della
copertura
SEMPLICE
stesa dei rotoli di GCD
a mezzo di macchine
operatrici
CONFRONTO TRA UN DRENAGGIO GRANULARE E UN GCD EQUIVALENTE (3)
CONFRONTO TRA UN DRENAGGIO GRANULARE E UN GCD EQUIVALENTE (3)
DRENAGGIO GRANULARE
DRENAGGIO GEOCOMPOSITO
IMPATTO AMBIENTALE
NON TRASCURABILE
in relazione al
reperimento e al
trasporto del materiale
TRASCURABILE
trasporto del materiale
COSTI I costi di approvvigionamento e trasporto degli
inerti sono strettamente correlati alla disponibilità
di cave a breve distanza dall’opera da realizzare.
Si può assumere che un drenaggio geocomposito
abbia costi sostanzialmente simili, se non inferiori
in applicazioni particolari, a un drenaggio
granulare, stante anche la necessità di
provvedere alla posa in opera dei geotessuti di
protezione preposti al confinamento dello strato
granulare.
ANALISI DINAMICA (MODELLO DICALCOLO A ELEMENTI FINITI)
ANALISI DINAMICA (MODELLO DICALCOLO A ELEMENTI FINITI)
Manto bituminoso
Diaframma plastico
ACCELEROGRAMMA DI PROGETTO AL BEDROCK (COMP. ORIZZONTALE)
ACCELEROGRAMMA DI PROGETTO AL BEDROCK (COMP. ORIZZONTALE)
SPETTRO DI RISPOSTA AL BEDROCK (COMP. ORIZZONTALE)
SPETTRO DI RISPOSTA AL BEDROCK (COMP. ORIZZONTALE)
SPETTRO DI RISPOSTA IN VARI PUNTI (COMP. ORIZZONTALE)
SPETTRO DI RISPOSTA IN VARI PUNTI (COMP. ORIZZONTALE)
SPETTRO DI RISPOSTA AL BEDROCK (COMP. ORIZZONTALE)
SPETTRO DI RISPOSTA AL BEDROCK (COMP. ORIZZONTALE)