Filosofia delle Religioni 1 -...
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INTRODUZIONE
La caratterizzazione della «Filosofia della
religione"(ora «Filosofia delle religioni", come da
decreto ministeriale per i nuovi gruppi disciplinari)
come disciplina autonoma sia piuttosto recente, una
riflessione filosoficamente argomentata sulla
religione è presente fin dagli inizi della storia della
filosofia.
IN GENERALE
In generale per Filosofia delle religioni si deve intendere l’insieme
delle riflessioni filosofiche sul dato religioso. È bene assumere,
all’inizio, una definizione la più ampia possibile, per non
escludere dalla disciplina nessuna concezione o metodo
filosofico e nessuna interpretazione del fatto religioso.
In quanto disciplina filosofica, la Filosofia delle Religioni deve,
infatti, rimanere aperta al più ampio dialogo sul fatto religioso,
qualunque sia il metodo e le prospettive con cui ci si avvicina
razionalmente.
IL FONDAMENTO DELLA DISCIPLINA
La disciplina ha uno statuto che è, al tempo stesso, di materia specialistica
e di “filosofia prima”. Da un punto di vista Teologico tale diversa
formalità può essere fondata solo se la fede non esclude l’autonomia
della ragione… Quindi il teologo ha una metodologia di approccio
diversa.
La grossa differenza
sta nel fatto che
mentre la Filosofia
è alla continua
ricerca della verità
attraverso il
ragionamento.
La Teologia fa
esattamente il
contrario: prima
annuncia quale sia
la verità e poi tenta
di dimostrarla.
DIFFERENZA TRA FILOSOFIA E TEOLOGIA
FILOSOFIA DELLE RELIGIONI
La filosofia delle religioni può fornire ai nostri giorni un valido
contributo alla presa di coscienza dei valori propriamente
religiosi, altrimenti essa corre il rischio di annullarsi come
filosofia e di appiattirsi al livello epistemologico delle scienze
umane e sociali, le quali, come ebbe a dire non senza qualche
ragione l’antropologo René Girard, mirano a giustificare la
propria scelta antimetafisica negando alla religione una sua
specificità in relazione agli altri fenomeni dell’interiorità e della
vita sociale.
OGGETTO DELLA DISCIPLINA
L’oggetto proprio della Filosofia della religione è la riflessione sulla
Religione come fatto storico positivo. Ciò vale non solo per il
Cristianesimo e le altre religioni che si rifanno espressamente
ad un dato storico come loro origine e fondamento: Ebraismo e
Islamismo; bensì per ogni tipo di religione fondata e
giustificata.
Tutte le religioni hanno, infatti, una grandezza e rilevanza storica
che come tali possono essere oggetto della RIFLESSIONE
FILOSOFICA.
LA FILOSOFIA DELLE RELIGIONI
La Filosofia delle religioni, appartenente all'ambito della
filosofia morale, studia le modalità con cui le religioni influenzano
l'agire e l'essere dell'uomo.
FILOSOFIA E RELIGIONE
Si parte dalla pura costatazione che c’è nella Storia umana un fatto
religioso, un insieme di convinzioni che si chiamano Religione.
IL NESSO TRA LA STORIA E LA FILOSOFIA La Storia è l'insieme degli eventi che riguardano l’essere umano,
presentati in modo cronologico, concatenati sulla base degli
elementi elaborati in maniera critica dalla storiografia.
MITO E RELIGIONE
«Chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non
sapere; ed è per questo che anche chi ama il mito è in certo qual
modo, filosofo. Il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose
che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato
per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere
solo al fine di sapere». Aristotele (Met., A, 2, 982b 15).
LA RIFLESSIONE FILOSOFICA
Riflettere sinteticamente sulle fondamentali esperienze umane
(metafisica, etica, religione, storia, ecc.) e sulle condizioni che
rendono possibili l'apertura all'essere, rende necessaria oggi una
visione complessiva dell'essere umano. La filosofia e la storia
possono valorizzare e anche problematizzare i dati delle scienze
umane e di quelli etico-religiosi, in quanto si ammetta che la
domanda radicale di senso costituisce il momento sintetico che ci
lega ai nostri predecessori.
FILOSOFIA E VERITÀ «Essa è la scienza che conosce il fine per cui vien fatta ogni cosa; e il
fine di ogni cosa, è il bene e nella natura tutta, il fine è il sommo
bene». Aristotele (Met., A, 2, 982b, 5).
IL SOGGETTO UMANO E LA COMUNITÀ
Ogni soggetto umano sia per soddisfare le sue esigenze materiali sia per
attuare le sue più alte mansioni di natura spirituale, ha bisogno della
cooperazione degli altri esseri umani, di quelli che vivono accanto a lui
e di quelli che lo hanno preceduto nel tempo e ai quali egli deve il
retaggio dei sentimenti, delle credenze e delle idee che illuminano la
sua coscienza e costituiscono l’itinerario delle sue azioni.
CHE COS’È LA RELIGIONE? Cos’è in sé e per sé la religione? Qual è la sua essenza? E poi: che
tipo di approccio scientifico costituisce la filosofia delle religioni?
Che cosa la distingue dalla metafisica, dalla filosofia della
conoscenza, dall’etica, dalla teologia filosofica, dalla filosofia
dell’uomo o antropologia filosofica? In altri termini, qual è il
motivo per cui la religione deve essere studiata da una apposita
disciplina filosofica?
CHE COS’È LA RELIGIONE? 2
La risposta giusta a queste domande di natura epistemologica è quella
che la filosofia della religione si distingue dalla metafisica, dalla
filosofia della conoscenza, dall’etica, dalla teologia filosofica,
dalla filosofia dell’uomo o antropologia filosofica perché
essa presuppone tutte queste scienze, tutti questi saperi, ed è ad
essi “subalternata”, ma studia ciò che le altre scienze non
prendono in considerazione, ossia la prassi.
CHE COS’È LA RELIGIONE? 3
Infatti, la religione è, per sua natura, una prassi: una prassi
che dipende da una conoscenza (la conoscenza dell’esistenza del
Divino e dei doveri che l’uomo ha nei suoi riguardi), ma non si
limita a sapere bensì va oltre, procede nella direzione della vita
vissuta, ossia nel vivere la vita in modo conforme a tale
convinzione.
RELIGIONE E MORALE
La religione si potrebbe dunque definire così: il comportamento
(individuale e sociale) che deriva dalla convinzione che tutta la
realtà fa capo a un Principio, dal quale dipende il passato (le
origini), il presente (vita attuale) e il futuro (vita oltre la morte) e
che quindi deve essere contemplato, venerato, cercato,
assecondato nei suoi disegni provvidenziali, in modo tale che
questa vita presente sia una prefigurazione della vita eterna con
Dio e, dunque, un avviamento ad essa.
LA RELIGIONE - FENOMENO E FONDAMENTO
-Come si vede, tutto sta nel passare anche qui «dal fenomeno al
fondamento», secondo la felice espressione di Giovanni Paolo II: non
basta il rilevamento di determinati vissuti a carattere “mistico”, né basta
riportarli a un fondamentale sentimento soggettivo a carattere “pio”;
-non basta nemmeno rilevare sociologicamente dei comportamenti
comunitari dove vengono “sacralizzati” o riferiti al “sacro” i tempi
passati (le narrazioni mitiche), i tempi ciclici (le feste), i luoghi (i
boschi sacri, i templi), le persone (i sacerdoti), i gesti collettivi (i riti);
-occorre decifrare in ogni singolo caso se la prassi rilevata
fenomenologicamente o sociologicamente corrisponda o meno a
quella convinzione fondamentale(credenza, fede) che è il fondamento
della religione e che non si riduca a sentimento e nemmeno a convenzione
sociale.
ESPERIENZA RELIGIOSA
Una volta stabilita in modo rigoroso l’essenza della religione, sarà
possibile passare alla valutazione delle singole manifestazioni sociali e
culturali che fenomenologicamente appaiono come religioni, per
decidere se meritino davvero questo nome (problema del rilevamento di
quali siano le vere religioni) e poi per cercare se in mezzo ad esse ce ne
sia una che realizzi al meglio l’essenza della religione.
In questa opera di discernimento la filosofia della religione ricava dalla
filosofia della conoscenza, dove si parla di “esperienza religiosa
fondamentale”, la nozione di “religione naturale”, ossia di quella
prassi ideale (metastorica) che corrisponde a ciò che per natura tutti gli
uomini sanno di Dio e sentono di dover fare in rapporto a Lui.
CONCLUSIONE
La questione religiosa, oggi, torna ad avere una valenza culturale e
politica che, nel bene e nel male, la pone al centro del dibattito
attuale.
La filosofia delle religioni, così intesa, è dunque una
scienza valutativa, come tale votata all’arduo e impopolare
compito di riconoscere o negare legittimità a una prassi
sociale che si presenti come una religione.