Filippo d'Arino - Manuale Di Sparizione

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Manuale di sparizione

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  • Analisi

  • I edizione: aprile 2006 Alberto Castelvecchi Editore srlVia Isonzo, 2500198 RomaTel. 06.8412007 - fax 06.85865742www.castelvecchieditore.cominfo@castelvecchieditore.comArt Direction: Elisa PassacantilliEditing e impaginazione: Alessandro CarusiCover: Chiara Arnone

    ISBN: 88-7615-116-8

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  • Filippo DArino

    Manuale di sparizioneLa sfida dellinvisibilit

    nella societ del controllo

    C A S T E L V E C C H I

  • Questo libro dedicato a chi, come A.R., ha provato a sparire senzariuscirci come si deve. A chi sembra avercela fatta e in questo momento sitrova magari altrove, al sicuro. Infine a chi non sparir mai. E continuersolamente a farci un pensierino, di tanto in tanto.

  • CONTENUTO

    Manuale di sparizioneLa sfida dellinvisibilit nella societ del controllo

    Intro/outro

    Cominciare a smetterePiccole manovre di nuova consapevolezzaVerso lanimaVia dal corpoPunti di fuga e nuove prospettivePartire un po sparireIl prezzo da pagarePossibilit di morte civileFughe nellimmaginarioFuggire fra le righeAl centro della sparizione

    RingraziamentiBibliografiaWebgrafia

  • Intro/outro

    Poich in apparenza noi fuggiamo verso la vita chepreferiamo, le nostre paure sono la chiave perinterpretare i nostri ideali. Ci che vogliamo figlio dici da cui vogliamo fuggire.

    A. PHILLIPS

    Sono appena sparito. Non stato piacevole, ma statofacile.

    H. HOUDINI

    Hai mai desiderato sparire completamente? Se lo hai fatto, e anche se sei rimasto esattamente altuo posto, una minima parte di te potrebbe gi essere altrove. Ad aspettare che arrivi il resto,preparando il terreno. Ad alimentare ogni possibile e imprevedibile paranoia, a rodersi il fegato,senza sapere precisamente cosa fare. O a mettersi solamente il cuore in pace. Tutti desideranosparire, prima o poi, ma non tutti hanno voglia di ammetterlo. Forse perch, in apparenza, desideraredi sparire suona come una sconfitta. Dopotutto, se si cerca di allontanarsi da qualcosa perch inbuona sostanza si ha paura di questo qualcosa, come fosse un pericolo, una minaccia. Qualcosa diinsopportabile, di ostile, insostenibile. E se invece questo desiderio non somigliasse affatto a unasconfitta? Se fosse molto pi simile a una conquista?

    Sparire pu significare parecchie cose. Tipo rendersi completamente invisibili al mondo (il pianopi completo e complesso), sostituire il panorama o cambiare rotta, stravolgendo la propriaquotidianit, boicottare il Sistema e le Istituzioni cominciando da se stessi (altro piano piuttostoambizioso). Perdersi pi o meno consapevolmente sulle proprie ultime tracce. Trasformarsi.Annientarsi. Ritrovarsi. Rifugiarsi in unidea. Rannicchiarsi per bene in una nuova filosofia di vita,per ottenere come ultimo e definitivo risultato quello di smettere di essere quello che si (o quelloche non si mai stati), senza essere pi riconoscibili, rintracciabili, perseguitabili. Per diventarequalcun altro. O nessun altro. Ipotesi che sembrano per lo pi azzardate, sovversive, macchinose edestreme. E lo sono. Ma che sempre di pi, invece, si rivelano anche del tutto spontanee, necessarie,benefiche e, soprattutto, liberatorie.

    La prima mossa utile per tentare di sparire completamente , naturalmente, iniziare a pensare dipoterci riuscire per davvero. Il desiderio che incoraggia la volont. La volont che sostiene ildesiderio. Bench le invitanti possibilit di questo desiderio solletichino un po chiunque e il solopensarlo stuzzichi molti, il realizzarlo invece concreta iniziativa di pochi. Che diventanopochissimi nel caso si intenda realizzarlo proprio come si deve. In qualunque maniera e da qualunquecosa si desideri sparire, con il solo pensiero non ci si muove di un passo. Daltro canto, trasformare

  • il desiderio in pensiero, il pensiero in azione e lazione in sparizione, seguendo una traiettoria chesia il pi possibile consapevole, nitida ed efficace, un progetto tuttaltro che semplice. Progettarelinvisibilit.

    Le prossime pagine non riguarderanno perci quelle sparizioni che sono il risultato di condizioniforzate o involontarie e che da sempre rappresentano un ottimo materiale per le cronache di ognilatitudine. Di persone che scompaiono perch costrette (uccise, deportate o sequestrate per ognibieco motivo possibile) pieno il mondo. Si tratta di episodi crudeli, violenti, preoccupanti, maanche molto comuni. Tolta la solita aura di morbosa e pornografica curiosit che scatenanopuntualmente, e con sempre meno clamore, non rappresentano pi sparizioni nuove, interessanti.Rivelatrici. Largomento delle sparizioni forzate in realt verr sfiorato, ma solo occasionalmente,per necessit contingenti, per similitudine diciamo. Non ovviamente questo il tipo di sparizione cheriguarda chi invece desidera sparire ed costretto/motivato a farlo spinto unicamente da urgenze ditipo personale. Le due sparizioni, quella che potremmo definire libera e laltra, tristemente coatta, siconfondono comunque piuttosto facilmente. Travisarne il senso e le dinamiche, mescolarne leimplicazioni, in una direzione o nellaltra, piuttosto comune. In effetti, certi tratti, alcunecaratteristiche si sovrappongono in maniera sensibile. Osservate limmagine di un lupo e poi quelladi un coyote, da una certa distanza. Muso, coda, zampe, pelo, espressione minacciosa e guardinga.Per certi versi si somigliano. Specie se non si esperti n di lupi n di coyote. Per non sono affattola stessa cosa.

    Chi sparisce in maniera forzata o involontaria vittima di circostanze non desiderate. Chi invecedesidera sparire e decide di farlo vuole essere artefice estremo e consapevole del proprio destino(con discrete possibilit di diventarne persino il carnefice, a dire il vero, ma questa solo lapeggiore delle eventualit possibili). Vuole forzare eventi, scardinare abitudini, cambiare. Mettersialla prova, attraverso passaggi indispensabili per attuare un piano che possa rispecchiare il pifedelmente possibile una precisa idea di salvezza, per quanto elaborata, personale, enigmatica oassurda questa possa sembrare al resto del mondo. Ci sono sparizioni e sparizioni, quindi. E benchle differenze sembrino sostanziali, restano dubbi e confusione sulla loro rispettiva natura e suidifferenti obiettivi. Forse perch lo sparire, indipendentemente dalle sue cause, unazione drastica,inequivocabilmente eclatante. La sparizione di una persona, la sua fuga completa e definitiva, in findei conti quanto di pi simile alla morte della persona stessa possa esistere. Stesso risultato, infondo. Invisibilit assoluta. Sempre e comunque una faccenda vistosa, anche quando non vorrebbeesserlo affatto.

    Cosa significa sparire? Perch si desidera sparire? Come possibile farlo? In quanti modi? Chipotrebbe suggerirci come riuscire nellimpresa? Chi o cosa invece ce lo potrebbe impedire? Esisteun percorso terreno, praticabile, oltre il quale si pu essere unaltra persona, in unaltra vita, in unaltro posto? E in caso contrario, ci sono forse delle alternative? Questo libro non avrebbe intenzionedi dimostrare nulla, a dire la verit. Ma vorrebbe almeno provare a mostrare qualcosa. Buona partedi questo qualcosa riguarda il fatto che nella decisione di sparire (da qualcosa o da qualcuno e perqualsiasi motivo), anche nelle scelte che sembrano le pi drammatiche, urgenti, confuse o disperate,la fuga non quasi mai il principio della fine. Perch sparire significa soprattutto voler riapparire daqualche altra parte. In questo senso, sparire non somiglia affatto alla morte ma, piuttosto, a unideaestremamente personale di rinascita. Personale al limite dellegoismo, ma non solo. Positiva ecostruttiva, ma non sempre. Qualcosa di umano e di vitale, comunque. Qualche volta inevitabile. Pispesso, necessario. La carica positiva di chi ha deciso di tentare la sua personale via di fuga unaforza imprevedibile, che pu rivelarsi dirompente ed efficace o drammaticamente rovinosa. Pu

  • risolvere o dissolvere. una forza che pu alimentarsi di sincero altruismo, saggezza, volontpositiva o profonda spiritualit. Ma che pu anche trovare necessario supporto nel cinismo, neldesiderio di rivalsa, nellodio, nellegoismo e in forme sempre pi eccessive di misantropia. Chenon sono cariche di segno irrimediabilmente negativo, anche se lo sembrano. Sono semplicementealtre forze. Ci possono essere davvero ottimi motivi per decidere di sparire. Ce ne possono esseredi pessimi. E ce ne sono infine alcuni che non sembrerebbe nemmeno possibile definire in un senso onellaltro. Si pu fuggire in tanti modi diversi, da se stessi o dagli altri. In un fine settimana oimpiegandoci una vita intera. Si pu sparire senza muoversi di un passo o macinando decine dimigliaia di chilometri. Si pu fare da soli o con laiuto di qualcuno. Si pu fare con una carta dicredito o nel silenzio di una preghiera. Diventando invisibili. Restando visibili. Per soldi, perdisperazione, per ripicca o per pi che esclusivo sfizio personale. Con il proprio corpo o addiritturasenza. Tecnicamente, idealmente, realisticamente, sparire possibile. Anzi, una possibilit,apparentemente troppo inverosimile per non suscitare un po di curiosit. Niente che si possarivelare con precisione fino in fondo, ma anche niente che non si possa tentare di esplorare il pipossibile. Girandoci intorno, spiandoci dentro, ribaltando qualche domanda e facendo lo stesso conaltrettante risposte. Cercando di ricordarsi il pi possibile che lupi e coyote non sono la stessa cosa.

    FILIPPO DARINO

  • Cominciare a smettere

    La maggior parte delle cose che le persone desideranosapere sono quelle di cui solitamente non dovrebberoimmischiarsi.

    G.B. SHAW

    Sono fuori di me. E vorrei che non si sapesse dove.DINO F.

    Sullo sparire

    Ipotizziamo che un individuo, lo chiameremo convenzionalmente Dino F., decida di cambiareradicalmente la propria vita scegliendo di sparire progressivamente dalle proprie abitudini e da ognisingolo dettaglio della propria quotidianit, comprese le frequentazioni (famiglia, amici, colleghi dilavoro, conoscenze varie) e gli ambienti (dalla palestra al corso di restauro) della suaapparentemente normale esistenza di quarantacinquenne separato, padre di una bambina, nuovamentefidanzato da tre anni, laureato, proprietario di un appartamento e di una piccola barca, socioaffermato di uno studio di urbanistica, sportivo tuttaltro che dilettante, cuoco mancato e bricoleurper passione. Dino F. avrebbe deciso di stravolgere ogni cosa. Di abbandonare tutto e diricominciare. Non sappiamo quali siano le sue motivazioni. Non sappiamo da cosa voglia sparire operch voglia farlo. Non sappiamo quale sia il suo piano, dove voglia andare e come intenda farlo.Conosciamo solo le sue intenzioni, che poi si riducono a una soltanto: sparire. Prima dalle situazionidi ogni giorno, una alla volta, con tutto il tempo che serve. Poi, necessariamente, ordinatamente,anche da tutto il resto. La propria identit, le Istituzioni, lo Stato, la Legge, il resto del mondo.

    Ammettiamo che nel maggio del 2005, alla fine, Dino F. ce labbia fatta sul serio. Sappiamoperci che vivo (perch stato lui a farlo sapere) e che in buona salute (perch stato lui avolerlo precisare). Ma nessuno sa dove sia. Quello che certo che non possiede pi la sua casa, lasua auto e la sua piccola barca (tutte regolarmente vendute), e non pi nemmeno socio dello studiodi urbanistica (ne erano al corrente da tempo imprecisato solo il suo avvocato, il suo commercialistae gli altri soci). Il suo conto in banca non esiste pi. E nemmeno carte di credito e conti correnti a suonome. Disdetto o cancellato ovviamente anche ogni tipo di contratto legale o contabile. Tutto sembraessere stato estinto, smaltito, sfoltito, eliminato. Con estrema precisione e senza lasciare strascichi dialcun tipo. Come Dino F. ci sia riuscito e perch nessuno saprebbe dirlo con certezza. Tranne DinoF., naturalmente.

    Immaginiamo adesso Dino F. qualche tempo prima della sua dipartita. Nel novembre del 2004,insieme alla sua compagna Giulia D., anima con soddisfazione una delle affollate cene che solito

  • preparare per gli amici a riprova del suo grande spirito di convivialit e delle sue indubbie capacitculinarie. Negli ultimi tempi le cene si sono fatte sempre pi frequenti. Dino ne organizza almeno unaalla settimana. Questo non impensierisce nessuno, naturalmente. Tutti partecipano sempre moltovolentieri alle sue cene. Giulia aveva cominciato a notare nel suo compagno (con il quale avevasempre condiviso una sincera e reciproca intesa affettiva, passionale, filosofica, persino politica) uncomportamento diverso dalla norma. Ma niente di cui fosse lecito preoccuparsi troppo. Uncomportamento insolito. Non sgradevole, non minaccioso. Solo un po strano.

    Da qualche tempo Dino, nel bel mezzo delle sue cene, dopo aver gestito la situazione e ognidettaglio da perfetto padrone di casa ed essersi rivelato come al solito gran conversatore, avevapreso la strana abitudine di dileguarsi improvvisamente, lasciando i propri ospiti in bala delleamabili discussioni che era di solito lui stesso ad accendere e animare. Li abbandonavaletteralmente. Poco per volta, ma definitivamente. A un certo punto prendeva il suo bicchiere, siallontanava di qualche metro e, senza dare nellocchio, restava per intere mezzore a fissare concompiacimento e curiosit la tavolata, che intanto proseguiva per conto suo nel migliore deidopocena possibili. La sensazione di Giulia era che il suo compagno volesse prendere letteralmentele distanze da quella situazione per lui pur cos consueta e gradevole. Come a volerla valutare conuno sguardo distante e non troppo coinvolto. Come a volersene separare. Dino non mai statoconsiderato come una persona eccessivamente riservata o poco incline a fare gruppo. Un uomodiscreto, piuttosto. Giustamente geloso della propria individualit e della propria privacy. Nessunosi sarebbe mai sognato di giudicarlo un solitario. N tantomeno una persona triste o malinconica.Innescare una conversazione, poi, specialmente a tavola, era sempre stata unattrattiva irresistibileper unindole come la sua. Ecco perch quellatteggiamento era apparso a Giulia come uninsolitaforzatura. Perch lo era.

    Dino F. avrebbe poi lasciato dietro di s, consapevolmente, alcune tracce capaci di fornire minimerassicurazioni, ma nessuna spiegazione sul suo improvviso comportamento. Semplici messaggi disaluto. Fatti pervenire ai diretti interessati (cio, nellordine, alla compagna, alla ex-moglie, allafiglia e al suo migliore amico nonch ex-socio in affari) come plausibili segnali di congedo.Necessari, coerenti rispetto alle idee di Dino, ma sostanzialmente incomprensibili per tutti gli altri,che delle sue idee di fuga non conoscevano nemmeno lesistenza:

    Cara Giulia,se ti stai ancora domandando perch ho deciso di fare quello che ho fatto senza almeno provare a chiederti di farlo insieme a me,smetti subito perch una cosa perfettamente inutile (e stupida). Sappi comunque che ti amo ancora. Non ho altre particolarispiegazioni da darti, che tu ci creda o meno. Chiaramente ti risulter difficile credermi, ma ti voglio sempre un gran bene. qualcosadi grande, di vero. Puoi credermi. Ed tutto. Questo potrebbe forse mettere in pari le cose rispetto allodio che immagino tu stianutrendo nei miei confronti? Non ne sono cos sicuro. Smetti di odiarmi, Giulia. Smetti di farti domande. una cosa perfettamenteinutile (e stupida). Io sto benissimo. Stai bene anche tu. Ti bacio.

    Cara Sara,ti affido il mio bene pi prezioso. Lunico che posso considerare davvero mio. So che ne avrai estrema cura. Non sono un padrecompletamente sprovveduto e fra qualche anno capirai il perch. E lo capir anche Irene. Per quanto riguarda il resto non c nullache tu ti debba sforzare di capire circa il mio comportamento e le mie decisioni (ammesso che tu stessi prendendo almeno inconsiderazione lipotesi di fare un tentativo del genere, cosa che, lo ammetto, mi lascerebbe sinceramente sorpreso). Abbi cura di tee di nostra figlia. Ciao. Dino.

    Cara Irene,ricordi quando da piccola mi chiedevi che cosa avrei voluto fare una volta smesso di lavorare? Ti dicevo che sarei andato al centrodel mondo, a cercare diamanti grossi come mele. Sarei diventato un mostriciattolo simpatico, con la barba lunga e i piedi sporchi. Esarei stato benissimo, lontano da ogni impiccio. Ricordi? Sappi che non sono certo al centro del mondo, in questo momento. E nonsono sicuramente in cerca di diamanti. Proprio per niente. Nessun impiccio in vista per il momento. E sai unaltra cosa? Non

  • somiglio a un mostro nemmeno per sbaglio. Sto bene e ti voglio un gran bene. Non smettere mai di pensarlo e di volermenealtrettanto. Pap.

    Caro Sergio,tutto quello che posso dirti, oltre al fatto che mi mancherai sicuramente perch sei stato un buon amico, che mi spiace avertilasciato un po nei guai con il lavoro. Ma come dici tu, quando bisogna andare, bisogna andare. E io sentivo da tempo di doverandare. Solo questo. Punto. Non credere che io sia pazzo. Ma ti concedo il privilegio di pensarlo. Mi sembra il minimo, in fin deiconti. Ti abbraccio.

    La storia di Dino F., per quanto fittizia, riflette uno schema-tipo piuttosto comune per chi decide disparire consapevolmente in una condizione di serena e apparentemente non problematica normalit(una delle infinite condizioni possibili, tra le pi insospettabili e proprio per questo fra le pieclatanti). Leffetto sorpresa, la meticolosit, la fermezza e la mancanza di indizi utili, tranne forsequalche minimo, strano comportamento, sono tutti elementi che appartengono a molti dei tentativimigliori. Quindi, per ipotesi, Dino F. sparito. Cosa si lasciato alle spalle, tolto il suo improvvisoe apparentemente inspiegabile nulla?

    A) Innanzitutto, qualche ipotesi: perch sparito?B) Poi, le possibili dinamiche: come ha fatto?C) Infine, le conseguenze: che ne sar di lui?

    A) Dino era ormai stufo marcio di tutto. Aveva maturato questa consapevolezza in una maniera cheaveva sorpreso lui stesso, per primo. Voleva ricostruire da capo il suo mondo a partire proprio dallasua esistenza. Fiacca e prevedibile, nonostante tutto. Oppure era pazzo. Segretamente pazzo. O forseaveva una doppia vita e la necessit di gestirne una soltanto (evidentemente, laltra). Oppure avevaaccumulato debiti dei quali nessuno era al corrente. O peggio, si era reso colpevole di una frode, diun grave reato, di un omicidio. Forse aveva deciso di abbracciare una nuova forma di spiritualit e didonarsi completamente e segretamente al suo nuovo dio.

    B) Dino aveva affidato la sua fuga a una delle decine di organizzazioni rintracciabili via Internetche si occupano di faccende del genere dietro lauto compenso. Ecco dove era finita una parteconsistente dei suoi risparmi. Unaltra identit, unaltra occupazione, unaltra casa e una coperturaperfetta ed efficace in uno sperduto staterello dellAmerica del Sud. Tutto pianificato con cura esenza preoccupanti margini di errore. Forse invece aveva fatto tutto da solo, smaltendo ogni suatraccia dopo mesi di segreto e precario lavorio. E si era rintanato in uno sperduto capanno dimontagna escogitando qualche efficace boicottaggio contro una potente multinazionale dalla quale sisentiva minacciato da anni, senza che nessuno ne fosse al corrente. Oppure aveva cambiatofisionomia e adesso lavorava a tempo pieno per i Servizi Segreti (come aveva sempre fatto, masolamente part-time). O infine, poteva aver deciso di attraversare loceano in solitaria diretto versouna meta stabilita e gi predisposta ad accoglierlo (e parte dei suoi beni erano stati investitinellacquisto di una barca a vela nuova di zecca).

    C) Dino sarebbe sparito bene e con successo. Per sempre. Oppure non avrebbe resistito a lungo.Emotivamente sarebbe crollato molto presto. I suoi documenti falsi non sarebbero riusciti a coprirloper troppo tempo. La Polizia si sarebbe messa facilmente sulle sue tracce. Si sarebbe cacciato inqualche guaio serio con una banda di narcotrafficanti che avevano deciso di offrirgli adeguatacopertura in cambio di qualche commissione. Queste naturalmente sono solo una minima parte dellepossibili ipotesi, dinamiche e conseguenze a disposizione di chi resta a osservare la sparizionevolontaria di qualcuno. Per chi impegnato nel tentativo, leventualit di ricorrere in una di queste

  • previsioni tuttaltro che improbabile. Senza contare tutte le altre. Quelle eventualit semplicementecatastrofiche, negative, irrisolvibili, fallite in partenza e mai pi recuperabili. Ma la sola eventualitche conta davvero per chi intende sparire non ha spesso niente a che vedere con soluzioni cheabbiano un giustificabile perch. Al di l dei motivi possibili, la sola eventualit che conta unaltra.

    Precisamente:

    A) Farcela.B) Farcela.C) Farcela.

    E per quanto riguarda quel misterioso e apparentemente forzato accenno di irregolarit nelcomportamento da dopocena di Dino F., ipotetico fuggitivo modello? Come tentare di decifrarne ilsenso, eventualmente? Abbandonare il campo nel momento pi eclatante della serata cosa potevasignificare per un uomo che si preparava a una radicale e azzardata rivoluzione della propriaesistenza? Era un momento di intima malinconia? Era un modo per prepararsi al distacco, poco pervolta? Era un sottilmente cinico espediente per raggirare contemporaneamente tutte le sue conoscenzee dimostrare a se stesso il proprio segreto potere e la propria ferrea, nuova e sconvolgenteconsapevolezza?

    Dino luomo qualunque che decide per la fuga. La cena potrebbe rappresentare allora la suaesperienza complessiva di individuo, la macrosituazione dove si confrontano i suoi affetti, dovevengono espresse al meglio la sua individualit e le sue qualit. Se la tavolata il contesto (sociale,individuale) di riferimento, per quale motivo si pu decidere di prenderne le distanze? Masoprattutto, perch farlo se la cena ottima, gli ospiti sono gradevoli e la conversazione amabile?Forse perch anche quella che appare come la pi serena e limpida delle situazioni pu riservareperplessit e dubbi improvvisi, conflitti irrisolti, ansie, paure e desideri che potrebbero rivelarsi nonfacilmente condivisibili dal proprio contesto di riferimento. Oppure perch tutto quello che sempresembrato ottimo, allettante e amichevole, potrebbe iniziare a rivelarsi sotto una nuova prospettiva.Non pi invitante, non pi amichevole, per niente allettante.

    Alcune persone non cambiano, mentre le situazioni intorno a loro si evolvono. A volte, invece, lesituazioni rimangono le stesse di sempre, e sono le persone a cambiare. La differenza fra le duecondizioni pu generare la stessa tensione, la medesima predisposizione al distacco. Per questo sipu decidere di vivere in perenne conflitto con se stessi e il proprio mondo. Oppure, per gli stessiinevitabili motivi, si pu decidere di prendere seriamente le distanze da tutto. A partire da una cenaapparentemente perfetta.

    In prima sintesi: Abituale confronto rispetto a una situazione gestibile. Necessit di una nuova valutazione. Improvvisa consapevolezza e ricerca di nuove motivazioni. Necessit di una nuova prospettiva.In seconda, ed estrema sintesi: Coinvolgimento. Conflitto. Rifiuto. Fuga.

  • Nuovo disadattamento

    Lavvio di un qualsiasi desiderio di fuga necessariamente unipotesi di tipo sovversivo. Fugadisperata, rinuncia sistematica, drastico cambio di rotta o rielaborazione del proprio essere parte diuna societ organizzata, il desiderio di sparire completamente qualcosa che dovrebbe riuscire adessere eclatante rimanendo al tempo stesso discreto, sotterraneo, invisibile. Per il potenzialefuggitivo tutto ci che altro da s ha, per un motivo o per laltro, infinite possibilit di trasformarsiin qualcosa di ostile, da cui bene mantenersi a debita distanza. Dalla singola persona, al gruppo,per arrivare allintero contesto sociale e al suo Sistema, fatto di gerarchie, Istituzioni, vincoli eburocrazia. Iniziare a mettere in pratica unidea di fuga significa per molti versi iniziare apredisporre una situazione di progressivo allontanamento da tutto ci che pu diventare un ostacolofra se stessi e la nuova idea di s. In pratica, progressivo e necessario disadattamento, secondounaccezione del termine che dovrebbe perdere la sua sostanziale negativit, per diventareinnanzitutto una possibilit. Smettere di appartenere a unidentit, a un contesto e a tutta una serie diconvenzioni sociali una questione di consapevole, positivo e dinamico disadattamento. La formuladi un malessere che vuole trasformarsi in un nuovo benessere, riorganizzandosi seguendo regole nonnecessariamente riconosciute e istituzionalizzate. Non normalmente condivisibili. Fuori da ognipossibile normalit sociale. In cerca di una nuova normalit.

    Nuovi egoismi

    Pu capitare che la volont di sparizione venga assimilata al desiderio di suicidarsi. Forse perchchi intende togliersi la vita vorrebbe effettivamente fuggire da un confronto diretto e insostenibile conse stesso, con gli altri o con qualsiasi altro ostacolo. Il risultato del suicidio, cos netto,inequivocabile, indipendentemente dalle cause, rappresenta un approdo che non ammette repliche oripensamenti. Qualcosa di inutile, improduttivo. E in pi niente affatto discreto. Si tratta di una resatotale, di un abbandono senza condizioni, negativo e realmente vigliacco. Esattamente il contrario diuna sana e risolutiva sparizione, negativa ed egoistica solo in apparenza. Si portati a pensare, quasiper una sorta di automatismo, che chi fugge sia sostanzialmente un vigliacco. Il che in un certo senso vero. La fuga, intesa come sparizione, abbandono, rinuncia, unisce sicuramente una certa dose dimeschinit, di paura (spesso incontrollabile) e di vigliaccheria. A meno che non si tratti di salvaresemplicemente e istintivamente la pelle, quindi, nessuna interpretazione positiva della fugasembrerebbe reggere. Tranne forse, tatticamente parlando, quando si tratta di ritirata. Ma davvero, sempre, vigliaccheria? pi vigliacco chi tenta di fuggire dalla propria esistenzalasciandosi alle spalle tutto (famiglia, lavoro, impegni e responsabilit) oppure chi non fugge affattoscendendo a pesanti compromessi con quelle che ha creduto essere le sue uniche e migliori conquiste(famiglia, lavoro, status, ecc.)? Legoismo diventa quindi un concetto relativo. Se la fuga pu esserevista come una nuova forma di impegno e se sparire pu essere considerato come un atto di coraggio,legoismo pu essere una nuova forma di altruismo. Il proprio bene spesso anche il bene degli altri.E poi, generalmente, chi si ferma perduto. Mentre chi si muove, no.

    Verso la sparizione: conti alla rovescia

  • Cinque: oppressione ambientaleLa pressione esercitata dallambiente sullindividuo una delle cause capaci di spingere pi

    lontano. Ambiente inteso nella sua accezione pi totale: dalle caratteristiche fisiche e geografiche delterritorio alle implicazioni dettate dal ruolo della famiglia e delle Istituzioni. Lindividuo che senteminacciata la propria sensibilit (che anche sensorialit) inizia a subire attacchi imprevedibili. Acominciare dai cinque sensi, ogni tipo, ogni estensione del sentire individuale inizia a mostraredecisa insofferenza verso segnali di disturbo che diventano progressivamente insostenibili. La naturadel problema pu divenire tangibile e riconoscibile (chiara insofferenza verso inquinamento sonoro,aria malsana, spazi ristretti e opprimenti) o non strettamente circoscrivibile (disagio, paura, senso diinadeguatezza rispetto al contesto sociale di riferimento). Il fastidio iniziale pu attingere da ognifonte possibile, stratificandosi in una serie di disagi sovrapposti, che diventano complementari. Iltraffico diviene insopportabile, la famiglia una morsa poco rassicurante, la Natura appare ostile eirrimediabilmente compromessa, il lavoro si appropria sistematicamente delle abitudini, del tempo edella libert individuale, senza promettere nulla di davvero esaltante, lo Stato e la burocraziaopprimono pi di quanto sembrerebbe lecito sopportare, il disorientamento generale e un malesserediffuso hanno la meglio su unidentit, un comportamento e un ruolo che sembravano gidefinitivamente stabiliti. Lambiente diventa ostile secondo ogni estensione possibile. Il disagiodiventa paura, paranoia, desiderio di rivalsa. Poi, eventualmente, volont di cambiamento. La fuga sipresenta a questo punto come una possibile soluzione. Il passo successivo organizzarla rendendolauna strada praticabile verso la salvezza. Attraverso i sensi, proseguendo lungo lestesa periferia chesi apre da ogni individuo verso il proprio ambiente di appartenenza, i motivi per sentirsi oppressi emotivati a una qualche forma di reazione possono crescere in maniera esponenziale. Con conseguenzeminime, trascurabili e innocue. Oppure clamorose, eclatanti ed estreme.

    Quattro: contesti e pretestiLa storia personale dellindividuo e il suo contesto (storico e sociale) di appartenenza sono mondi

    continuamente in contatto e, nella loro complementarit, possono influenzarsi profondamente avicenda. Cos, se linsofferenza personale pu nutrirsi di malesseri di tipo sociale o diventarne ladiretta conseguenza, un malessere intimo pu crescere e ingigantire la propria portata fino a scaricaretutta la sua tensione allesterno, arrivando a coinvolgere altre persone attraverso dinamiche chepossono avere anche profonde implicazioni di gruppo. Prendere progressivamente le distanze dallapropria famiglia fino a sparire del tutto qualcosa di differente dallarrivare a fare i conti conlintero Sistema e fuggire dalla sua portata. Anche se un percorso non esclude laltro. Ed entrambipossono avere numerosi punti di contatto.

    Il contesto storico, inteso come realt politica, socioeconomica e culturale, un contenitore ampioe imprevedibile, strutturato per livelli sovrapposti e comunicanti. Difficile da circoscrivere. Per ilsingolo individuo, un punto di vista complessivo, lucido e disincantato sul Sistema, che contenga ognisuo panorama di riferimento, unimpresa tuttaltro che scontata o prevedibile. Organizzare lapropria personale dipartita dai malesseri e dalle frustrazioni indotte anche solo da una minima partedel Sistema non permetter mai di sottrarsi completamente alle future rappresaglie del Sistemastesso. Inteso nella sua complessa totalit. Ogni scelta individuale, ogni movimento influenza ed influenzato a sua volta da meccanismi perfettamente innescati, pronti a reagire, per mettersi infunzione e spingersi ovunque possano farlo le intenzioni di un fuggitivo. Con ogni pretesto possibile.

    Ma, certamente, non tutti quelli che desiderano sparire nutrono unincontenibile brama di giustizia.I motivi di chi fugge, desiderando cancellare e riprogettare la propria esistenza, possono essere ben

  • pi egoistici, o dettati da cause contingenti pi o meno pressanti. Niente di necessariamente nobile atal punto da innescare frustrazioni di portata universale. Pi semplicemente, oppressione ambientalepu significare non riuscire pi a gestire una situazione di forte stress, sfiducia o mancanza dimotivazione. Oppressione da contesto storico pu essere il rifiuto improvviso del proprio status(pericolosamente precario, precariamente agiato) o delle aspettative e delle frustrazioni legate almantenimento e alla difesa della propria qualit di vita.

    Tre: impeto del momentoAlzarsi una mattina e non poterne pi. Lasciarsi andare a pensieri ingovernabili, armarsi di

    improvvise intenzioni e scaricare in maniera imprevedibile e distruttiva ogni frustrazione possibile.Oppure, alzarsi una mattina e prendere confidenza in maniera un po pi decisa con le solitequestioni che tormentano da sempre, provando a organizzare finalmente una reazione in manierasaggia, ponderata e imprevedibile. Oppure, semplicemente, alzarsi, lasciare tutto cos com eandarsene senza nemmeno prendere fiato.

    Ogni sparizione che si rispetti deve poter contare in qualche misura sul fattore sorpresa. Ci sonofughe talmente improvvise da risultare spiazzanti anche per il fuggitivo stesso. Fughe apparentementenon meditate, non organizzate, ma che possono risolversi comunque con esito positivo.Limprovvisazione pu essere un buon sistema per non essere prevedibili. Ma impostare la propriafuga strada facendo pu anche rivelarsi una tattica fallimentare, che genera errori su errori. Ancheclamorosi. Sparizioni di questo tipo, realmente improvvisate (e non sapientemente costruite persembrarlo e basta), sono naturalmente le pi rischiose. Chi non sa esattamente quello che sta facendocorre seri rischi di non riuscire a pianificare con coerenza nessuna delle necessarie ed efficaci mosseda compiere in futuro. Ritrovandosi magari smascherato e riportato alla realt da evidenze semplici eimplacabili (una carta di credito, un codice a barre, una targa automobilistica). Quello che sembraautentico impeto del momento ha sempre un che di spettacolare. Non tanto per possibilit di metterein scena chiss quali colpi di teatro, quanto per la capacit improvvisa, assoluta e indecifrabile dipresentare una situazione di vuoto davvero eclatante. Un niente fatto di indizi per lo pi poveri einspiegabili (le classiche chiavi nella toppa, la sigaretta che ancora brilla nel posacenere, la spesasulluscio, il portafogli sul sedile della macchina).

    Da una scheda del programma Chi lha visto?[puntata del 29 novembre 2004]SOGGETTO: Giampiero La Mattina, detto NanET (al momento della scomparsa): 54STATURA: 1,70 mOCCHI: azzurro-verdeCAPELLI: bianco-biondi, cortiSCOMPARSO DA: Lido dei Pini, Ardea (Roma)DATA DELLA SCOMPARSA: 9 giugno 2004Alle 11 del 9 giugno scorso, Giampiero La Mattina, detto Nan, di origine siciliana, sarebbe tornato a casa per recuperare alcuniattrezzi. Dopo un alterco con la moglie, avrebbe preso un ombrellone da spiaggia e si sarebbe allontanato. La moglie stessa loavrebbe visto andare via su unauto blu guidata da uno sconosciuto. Da quel momento se ne persa ogni traccia1.

    Nel suo disegno, semplice e al tempo stesso bizzarro, questa sparizione risulta totalmenteimprovvisata e altrettanto totalmente riuscita. La fuga c. Improvvisa e, apparentemente, del tuttoconsapevole nella sua atipicit: a scatenare tutto, pi di un profondo e irrisolto malessereesistenziale sembra essere bastato un quotidiano alterco familiare. Invece di un volo aereo solaandata sembra sia stato sufficiente un banale passaggio in auto. Al posto di un minimo bagaglio

  • allestito in fretta, solo un ombrellone da spiaggia (dettaglio assurdo a tal punto da risultaremisterioso).

    Fino ad oggi, nessuno sembra ancora sapere con precisione quale scintilla abbia acceso la micciadellordigno Nan. Potrebbe essere stata realmente una decisione fulminea e improvvisa, quindipraticamente impossibile da decifrare? Puro impeto del momento? O stata invece una fuga meditataa lungo e volutamente mascherata da gesto insano, improvviso e apparentemente assurdo? Nessunatraccia, nemmeno vaga, lascia attualmente possibilit di comprensione per la piccola voraginegenerata da questa fuga. Se Nan sta bene, comunque, se contento e soddisfatto di quello che hafatto, se nessuno lo ha manipolato o plagiato per un qualche motivo usando la sua sparizione abeneficio di un risultato che non solo ed esclusivamente a favore di Nan stesso, allora Nan sparito davvero. Secondo modalit e schemi completamente chiari solo a lui.

    Due: colpe in sospesoLa spinta di un grande senso di colpa pu scagliare molto lontano. La consapevolezza di doversi

    riscattare da un debito (sia di tipo materiale, sia di tipo emotivo) o da una colpa (realmenteperseguibile o meno) diventati ingestibili o irrimediabili pu portare facilmente al distacco, allaricerca di invisibilit, allabbandono. Il risultato pu diventare una fuga volontaria e obbligata altempo stesso. Unico rimedio possibile per sottrarsi al peso della responsabilit e per non aggiungeredanno al danno, per troncare di netto una situazione ingovernabile. In questo, le fughe scaturite dasensi di colpa pi o meno profondi somigliano per certi versi ai tentativi di suicidio. Che sonospesso cercati anche come punizione, espiazione, forma definitiva di vittimismo. Alcune fughegenerate da un profondo senso di colpa possono evolversi imprevedibilmente fino ad approdare a unrisultato diametralmente opposto al problema originario. Sparire dal problema diventa un buonpretesto per capovolgere totalmente la situazione, in un senso che se non possibile definirerisolutivo pu almeno essere considerato positivo. Manda in bancarotta lazienda. Accumula debitiper miliardi. Abbandona tutto. Moglie, figli, casa e impresa e ogni responsabilit. Diventamissionario di pace in Botswana. Il senso di colpa e il debito morale si trasformano in unainevitabile e decisa forma di personale redenzione.

    Uno: predisposizione personaleUna naturale e innata predisposizione alla fuga sembra sedimentare come parte dellesperienza di

    vita di chiunque. A cominciare dallinfanzia, con la ricerca e la conquista spesso quasi ossessiva dinascondigli segreti, amicizie invisibili, angoli privati del tutto inaccessibili al resto del mondo. Finoa dimensioni pi mature, intime e altrettanto ostinate di volontario isolamento. A seconda dellecaratteristiche della persona, estrema sensibilit, un atteggiamento eccessivamente consapevole ecritico verso il mondo, un crescente senso di disagio e di paranoia possono rivelarsi in ognimomento, opportunamente stimolati, come eccellenti induttori. Capaci di nutrire ogni minima enaturale predisposizione alla fuga, ogni esperienza di sparizione acquisita per conoscenza diretta epersonale, fino alla produzione di reazioni e risultati significativi.

    Il gioco del sospettoI bambini hanno la possibilit di sperimentare il sospetto, la paranoia e il desiderio di distacco dal

    mondo sotto forma di esperienza ludica. Si tratta di una fase di confronto rispetto allambientecircostante che si verifica allincirca fra i tre e i cinque anni. Proprio quando il bambino inizia averificare la propria unicit e onnipotenza. il periodo in cui si avverte il distacco fra ci che si

  • cominciato a conoscere e a esplorare per intero (se stessi) e tutto il resto. Ci che diverso, alieno,misterioso, altro. Nuovo e accessibile. Attraverso il gioco, i bambini verificano in maniera critica ilrapporto con gli altri individui che sono protagonisti del loro quotidiano. Un esempio: giocare asfuggire, a nascondersi, a individuare il momento esatto in cui gli altri (altri bambini o i grandi)smettono di apparire per quello che sono per trasformarsi in mostri. Avversari ostili. In questogioco il bambino crede di essere lunico vero, e di doversi destreggiare (a suo piacimento, secondodinamiche di tipo ludico) di tanto in tanto fra individui costantemente impegnati a non mostrare laloro vera identit. Il nascondiglio del bambino, contro i mostri proiettati dalla sua realt, diventa lasua consapevolezza di essere capace di controllare la situazione.

    Sulla diffidenza e lonnipotenza come elementi ludici connaturati nel comportamento infantile,Roger Money-Kyrle ha dimostrato con i suoi studi che, ad esempio, per ogni bambino persino lapropria madre pu rappresentare ogni cosa buona e, al tempo stesso, ogni cosa cattiva. Il bambinopu cio elaborarne la presenza a suo piacimento. Questo perch in grado di vivere e metabolizzarele proprie emozioni, piacevoli e spiacevoli, animando entit e situazioni illusorie. Sperimentando ilconfronto con laltro. In questa fase, quindi, il bambino tende ad assimilare e a proiettare figure esituazioni fantastiche che egli stesso crea, attraverso una sua personale elaborazione creativa delpiacere e del dispiacere, di ci che pu soddisfarlo e di ci che pu invece indurlo a vivere qualcosadi molto simile a unautentica frustrazione. Questi fantasmi giocattolo che alimentano entit esituazioni illusorie non hanno necessariamente un valore di tipo psicotico. Si tratterebbe di ansierealmente persecutorie solo se il bambino smettesse di giocare e cominciasse a sentirsi realmenteminacciato dalle sue creazioni. In teoria, quindi, se unentit nemica viene interiorizzata, ilbambino pu finire davvero con lavvertire la minaccia dentro di s. Ma i bambini sembrano riusciread andare oltre tutto questo in maniera spontanea. In quel processo che lo stesso Money-Kyrle hadefinito maniacale, il bambino elabora le proprie presenze cattive, identificandosi con esse a talpunto da far scaturire un particolare senso di onnipotenza in grado di annullare il conflitto (in pratica:Se sono io stesso lentit cattiva di cui avevo tanta paura, non devo avere pi paura di nulla).

    interessante notare che, secondo le teorie di Money-Kyrle, questo atteggiamento rappresenta unparadigma essenziale della psicologia di guerra delladulto. Un prototipo. La portata conflittuale diquesto processo contiene in s i conflitti in grado di evolvere e maturare fino a esplicitarsi (quandomagari il nemico smette di essere immaginario a tutti gli effetti e diventa reale nel reale) in unaconcreta propensione allattacco. O al distacco. Fino a una radicalizzazione distruttiva e conflittualedel rapporto con laltro. Se nellesperienza di amore e di incontro lesistenza dellaltro indispensabile allesistenza di s fino a diventare costitutiva del S, nellesperienza di odio, conflittoe rifiuto, al contrario, lesistenza dellaltro sentita come negatrice e distruttrice della propriaidentit.

    Breve fenomenologia del nascondiglio

    In una qualsiasi fuga la ricerca del possibile rifugio questione di importanza cruciale. Ilnascondiglio, per molti versi, coincide con lidea stessa di fuga. Sparire implica la realizzazione diun luogo predisposto ad accogliere la sparizione e a gestire lassenza da essa generata. Ilnascondiglio pu quindi essere considerato il punto di partenza, prima ancora di diventare punto diarrivo, perch una fuga riuscita deve necessariamente (e molto realisticamente) presupporre unrifugio altrettanto riuscito. Il nascondiglio il mondo nuovo, lalternativa possibile, il nido

  • accogliente per una nuova identit, la disponibilit di una minima sicurezza in una condizione dicostante precariet. Niente di ci che lo riguarda dovrebbe essere lasciato al caso. Prima didiventare un luogo fisicamente tangibile, nei pensieri del fuggitivo il nascondiglio innanzitutto uncontenitore di possibilit, accudito gelosamente da unidea ben disposta alla rivoluzione. un luogoastratto che ha bisogno di organizzarsi. Per diventare in seguito un piano concreto e per trasformarsiin un rifugio a tutti gli effetti.

    Tane!Una certa propensione allinvisibilit e al rifugio pu essere considerata come un istinto innato e

    universale. La situazione che corrisponde in tutto e per tutto alla prima esperienza di tipoambientale di ogni essere umano, lutero, attraverso il trauma della nascita, scatena la rinunciadefinitiva al luogo accogliente e sicuro per eccellenza. Essere stanati quindi unesperienzasostanzialmente comune a tutti. In questo senso la ricerca del nascondiglio, che nel bambino vieneinteriorizzata attraverso dinamiche di tipo ludico, potrebbe essere lelaborazione di una necessitprimaria, che rappresenta ancora unesperienza vicina nel tempo.

    Molti giochi che appartengono alla prima infanzia (e a tutte le fasi lungo quellarco di crescita escoperta che si conclude verso i dodici anni e che viene definito et evolutiva) sono molto spessobasati sullesplorazione e sulla ricerca di una dimensione fisica privata e il pi possibile invisibileal resto del mondo, che culmina nellindividuazione o addirittura nella costruzione di un rifugio.Oppure in precise dinamiche di occultamento e ritrovamento: come fingere di sparire, farsicercare, rendersi o credersi invisibili. Per la formazione del bambino importante poter disporre diun luogo segreto, inaccessibile e privato, dal quale osservare e interiorizzare il mondo secondo leproprie esperienze ancora in fase di elaborazione. Un luogo dal quale interpretare le cose/difendersidalle cose/nascondersi dalle cose, secondo una logica di piccola, ma naturale e assoluta onnipotenza.Lindividuazione di un nascondiglio permette al bambino di modellare e verificare le proprieesperienze in modo creativo e immaginifico. Personale e, a suo modo, ideale. Distante da ogniproblema che possa rivelarsi fastidioso, da ogni minaccia. Non c da stupirsi che lidea dinascondiglio abbia un fascino del tutto particolare. In questa dimensione ogni aspettativa e ognidesiderio possono molto comodamente diventare realt. Questo schema desiderio-nascondiglio-realizzazione alla base della maggior parte delle fiabe e dei fumetti di maggior successo. Iprotagonisti di storie che illustrano dinamiche di questo tipo conquistano e catturano molto facilmentelattenzione dei bambini e dei ragazzi, realizzando completamente quello che impossibile realizzarealtrimenti. La dimensione fantastica, che viene per percepita come possibile, organizza e realizzamondi ideali dove ci si pu nascondere, essere altro, cambiare tutto. Luoghi, situazioni e personaggisono molto spesso caratterizzati da profonde esperienze di trasformazione e realizzazione attraversoil viaggio e la fuga verso mondi immaginari o pianeti lontani. Laltrove perfetto.

    Nel caso dei supereroi, ad esempio, la dinamica del nascondiglio cruciale. Sia che si tratti, comenella maggior parte dei casi, di occultamento della propria identit (Superman, Spider-Man,Batman), sia che si tratti di una condizione di vita distante dalla normalit, perch appartenente a unasituazione di non-normalit (X-Men). Quando i supereroi non entrano in azione, e non vivonopienamente la loro dimensione nascosta, sono solitamente eccentrici eremiti (Batman), esiliatiplanetari (Superman), cauti e segreti disadattati (Spider-Man, Hulk). Tutti si realizzano pienamentesolo nella loro unica, speciale e segreta natura.

    Mura di casa e rifugi universali

  • Trovare un rifugio sicuro e mantenerlo unimpresa destinata a rimanere costantemente in bilicosu una lunga lista di situazioni impreviste. Soprattutto per questo motivo, predisporre un nascondiglioin maniera efficace, adattandolo alle proprie necessit e alla realizzazione dei propri desideri,dovrebbe essere unazione da compiere con estrema meticolosit. La qualit del nascondigliorappresenta una sostanziosa percentuale della riuscita di unintera fuga. Perch il nascondiglio lessenza della fuga stessa, il suo effetto e il suo completamento.

    Bench sia possibile escogitare possibilit di rifugio in migliaia di differenti soluzioni, ognuna diesse riconducibile (opportunamente ridotta alle implicazioni essenziali) a due sostanziali categorie.Due tipologie semplici e lineari che sono per molti versi la matrice primaria per ogni ulteriorepossibilit. Al primo tipo corrispondono tutti quei nascondigli che presentano oggettive limitazioniper quanto riguarda la logistica e la disponibilit di spazio. Sono le tane vere e proprie. Rifugiminimi, attrezzati come piccoli bunker, singole stanze, capanni sperduti, soffitte invisibili. Luoghidove lo spazio quasi azzerato e le necessit si riducono al massimo, organizzate secondolimprescindibile logica della limitazione e dellinvisibilit. Con poche (accuratamente predisposte)o nulle possibilit di contatto con il mondo esterno. Sono luoghi ambti per quegli individui chedesiderano ridefinire o occultare la loro nuova identit scegliendo di limitare sensibilmente ilproprio ambiente e il proprio raggio dazione. Una sorta di reclusione volontaria che, benchangusta, possa risolversi nella pi funzionale e organizzata delle maniere.

    Il fenomeno degli otaku giapponesi rappresenta una variante fra le pi attuali di questo tipo discelta/soluzione. Il termine otaku, che significa letteralmente casa propria, indica la solitariafilosofia di vita dei patiti di fumetti manga e anime, che scelgono volontariamente di rinchiudersiletteralmente nella propria stanza, riducendo al minimo i contatti con lesterno: si tratta soprattutto diadolescenti giapponesi maschi che vivono la propria esistenza in una dimensione ipertecnologica amisura individuale. Bench lOccidente ne abbia in parte ridefinito il senso (come in una versioneattualizzata del classico nerd bostoniano), il significato originario del termine negativo. Nel Paesedel Sol Levante gli otaku spesso si lasciano andare a eccessi inimmaginabili, raggiungendo limitiestremi di isolamento e trascuratezza. Situazioni di questo tipo possono anche non prevedere una fugatotale e irreversibile, ma rappresentano in molti casi la piattaforma ideale per una condizione (ancheprotratta) di distacco volontario e organizzato dal mondo, destinata a evolversi ulteriormente e,spesso, definitivamente. In maniera sostanzialmente opposta alla prima tipologia di rifugio, che limitae costringe secondo coordinate di tipo logistico e ambientale definite al metro quadro, esiste unversante di possibili soluzioni che spingono invece allesplorazione, allesterno. Al vago eallindefinito. Soluzioni che trovano possibilit di rifugio in situazioni, pi che in luoghi. Situazionispesso itineranti e mai completamente stabili e definitive, senza precisi punti di riferimento che nonsiano unicamente di tipo personale, ideologico, mentale. Chi decide di sparire per ricongiungersicon la Natura, diventare un altro in una nuova forma di spiritualit, potrebbe certamente cominciarescegliendo un luogo fisico, definito e accessibile. Ma secondo una logica prevalentemente transitoria.In questi casi il rifugio diventa un espediente, una tappa. Un involucro necessario (non determinante)del rifugio ritenuto invece autentico, ossia quello interiore, aperto al mondo pur trovandosiapparentemente escluso da esso. Come in una sorta di nuovo eremitaggio, si cercher di abbandonareo di raggirare ogni possibile e troppo vincolante idea di modernit. Lesempio degli otakurappresenta la necessit del rifugio e dellisolamento come possibilit del luogo fisico di esseremezzo autonomo determinante, indipendente e tecnologico. Chi modifica il proprio rifugio giorno pergiorno senza decidere una meta stabilita, scegliendo di concentrarsi sulla propria sfera emotiva eseguendo le tappe di un eremitaggio volutamente precario e instabile, definisce e modella la sua tana

  • sul fatto di non possederne mai del tutto una. Meno delimitato sar il suo nascondiglio (scandito ilpi possibile dai ritmi e dalle risorse offerte dalla Natura), pi potr rivelarsi inaccessibile, efficacee aperto a possibilit e alternative.

    Se possibile dire che non esiste pi nessun posto davvero inesplorato, irraggiungibile e segreto, altrettanto possibile sostenere che difficile raggiungerlo e viverlo segretamente. Reclusionevolontaria e nuovo eremitaggio sono estremi opposti e complementari della stessa idea. Tentare disparire dal mondo sigillandosi in un luogo preciso o provarci spostandosi continuamente emantenendo come unico punto di riferimento se stessi sono dinamiche che possono avere in comunemotivazioni e scelte. Pi, naturalmente, i limiti. Nella societ moderna la scelta di un rifugio totale,di qualsiasi tipo esso sia, un piano di difficile attuazione. Ogni tentativo presuppone enorme forzadi volont e profondo spirito di adattamento, gli unici strumenti che possono tentare di ridisegnare glischemi che definiscono costantemente ogni iniziativa, movimento e direzione dellindividuo.

    Solitudine: tab, attitudine e necessit

    Io ho bisogno della solitudine, cio del ritorno a mestesso.

    F. NIETZSCHE

    La nostra epoca ha due grandi mali: la solitudine elassenza di solitudine.

    SARANO

    Un tempo la solitudine poteva essere considerata un lusso esclusivo di pochi: artisti, santi, poeti,intellettuali ambivano alla propria personale e inaccessibile sfera solitaria per godere di un punto divista distante (spesso estremamente sofferto, quando non addirittura assurdo e indecifrabile) ma inqualche misura privilegiato sul mondo. Oggi, invece, per luomo della civilt industriale, lasolitudine diventata praticamente sinonimo di malattia sociale. Definita da molti esperti addiritturacome uno dei pi tragici flagelli del mondo moderno. Lanticamera della nevrosi, del disagio,dellabbrutimento, della pazzia. Mai prima dora luomo si era sentito cos vicino fisicamente aglialtri e al tempo stesso cos anonimamente distaccato. Non sembra esserci niente di costruttivo in unsentimento del genere. La distanza generata dalla solitudine diventata incapacit di comunicare(requisito ritenuto assolutamente indispensabile per vivere pienamente il nostro tempo), dipartecipare a unesistenza che sempre pi complessiva, totalizzante, e sempre meno capace diesaltare il valore autentico dellindividualit. Lavoriamo insieme, viviamo insieme, viaggiamoinsieme. Qualsiasi cosa deve necessariamente fare parte di un tutto condivisibile che, dove nonaggrega e unisce, pi realisticamente, omologa. Questo senso di appartenenza diventato necessario.Avvertirne la mancanza, sentirsi insieme senza essere realmente insieme diventata lessenza stessadella moderna solitudine. Un sentimento distruttivo che luomo avverte continuamente, ovunque. Inmaniera perfino paradossale: soffrendo sia per le possibilit di solitudine generate dalla suaincapacit o difficolt di integrazione, sia per il fatto di non trovare n il tempo n lo spazio peravere e coltivare una propria, autentica, sfera solitaria.

    Non si abituati a valutare la solitudine come un bene o un valore, perch quelli che attualmentesono ritenuti beni e valori appartengono quasi esclusivamente alla sfera collettiva dellindividuo e alsuo costante e sempre pi ambizioso desiderio di visibilit, allesaltazione della propria presenza.Con queste premesse lassenza non ha nessuna possibilit di essere un valore minimamente ambto. A

  • meno che la ricerca dellassenza non sia spinta da motivazioni forti. A meno che non sia scatenata, adesempio, da un sempre pi deciso desiderio di fuga, in cui la ricerca della solitudine diventi unacondizione inevitabile per preparare il terreno di una possibile sparizione. La solitudinecostituirebbe allora il mezzo per raggiungere una nuova destinazione, oppure la destinazione stessa,smettendo di essere una malattia per diventare linizio di una cura. Una solitudine finalizzata allasparizione deve poter essere considerata unattitudine di tipo positivo. Specie se il suo contrario, lanon-solitudine, ha come inevitabile risultato un conformismo e unomologazione esasperati,mancanza di creativit, incapacit di scegliere e di decidere autonomamente, inerzia einconsapevolezza. Iniziare a pensare, agire e vivere in maniera totalmente indipendente diventanecessario per creare linevitabile nuova distanza fra la propria esistenza e quella che si vorrebberaggiungere come suo esatto opposto.

    La solitudine pu anche essere considerata un nuovo tab. Un argomento che appartiene a unterritorio apparentemente innocuo, ma considerato in realt minaccioso, perch profondamenteavverso a ci che viene considerato normale. La solitudine di chi si prepara a mettere in atto lapropria sparizione, in particolare, deve fare i conti con le non-solitudini e le non-sparizioni di tuttigli altri, che sono costantemente allerta rispetto ad ogni minimo segnale in grado di minacciare leconvenzioni di una regolare socialit. Invisibilit, dubbi potenzialmente subdoli e problematici,silenzio inaccessibile sono segnali di allarme che rilevano in qualsiasi stato di solitudine (anche inquello ambto e consapevole di chi sta cercando una via duscita) una condizione del tutto innaturaleper un individuo integrato in maniera sana, che ama infatti considerarsi appena pu un perfettoanimale sociale. Prima ancora di suscitare compassione o desiderio di comprensione, la solitudinegenera perci, innanzitutto, un certo sospetto. In questo senso, rappresenta il grado zero delladiversit. Quasi una trasgressione, capace quindi di scatenare una certa morbosit. Un misto direpulsione, sospetto, pi una situazione conflittuale perennemente in bilico fra attrazione eavversione: se il mistero altrui (in quanto ignoto) attrae, il problema altrui (in quanto apparentedisagio) allontana.

    Della solitudine, in genere, si tende a considerare unicamente il vuoto. Cio quello che non c.Quello che manca. La carenza. Molto pi difficile provare a intravedere quello che invece c e chepu tornare utile. Se la vita potesse essere rappresentata da un semplice catino, la sua parte concava,quella comunemente utilizzabile, corrisponderebbe a una situazione di normale socialit. Lasolitudine sarebbe invece la parte convessa. Da concavo, il catino pu essere riempito e svuotato apiacimento. Per farci tutto quello che convenzionalmente corretto e giusto fare con un catino.Ribaltandolo, sembra invece impossibile riuscire a utilizzarlo in modo altrettanto utile. Non si pupi riempire o svuotare. Il catino convesso smette di essere e di fare il catino. Non riesce ad esserenientaltro. A meno che non si decida di ribaltarlo ugualmente e, mantenendolo inutilmente convesso,di poggiarlo a terra, per poi salirci sopra. Per riuscire magari a dare unocchiata o ad arrivare un popi in alto di quanto fosse possibile prima.

    Il punto di vista di chi scruta la solitudine altrui con la logica della sua rassicurante integrazione ovviamente differente dal punto di vista di chi invece la propria solitudine la pratica, la coltiva e laosserva, il meno passivamente possibile, cercando di metterne a frutto le potenzialit, sfruttando unaprosepettiva solo apparentemente precaria, ma per molti versi privilegiata, in preparazione di nuoveconsapevolezze ed eventuali piani di fuga. Dove si soliti intravedere unicamente un vuoto senzasoluzione e senza possibilit, pu anche esserci altro. Lipotesi azzardata di una solitudine costruttivarappresenta un avamposto eccellente, ideale per osservare il proprio campo dazione con spiritoprofondamente analitico. Osservare senza distrazioni utile. Avere molto tempo a disposizione per

  • farlo, anche questo utile. Con molto tempo a disposizione si riescono a intravedere dettaglialtrimenti appena percepibili. Con molto tempo a disposizione, e spazio a disposizione, inevitabilesviluppare una sensibilit maggiore, capace di amplificarsi in ogni direzione possibile e di captareogni minimo segnale. Minaccioso o incoraggiante che sia. Da un punto di vista silenzioso, sgombro epoco affollato si possono intravedere sempre pi nitidamente cose che altrimenti non sarebbepossibile riuscire a vedere. Lisolamento acutizza ogni tipo di sensibilit, insieme naturalmente adogni tipo di (sana e insana) paranoia. Un processo che rende la personalit meticolosamenteguardinga, scrupolosamente attenta, tatticamente fervida di nuove intenzioni. Ma anche estremamentefragile. Il limite fra lacquisizione di una nuova sensibilit, profondamente consapevole, e unaparanoia senza fondo e senza utilit naturalmente estremamente labile. Solitudine e isolamentovolontario in questo senso sono situazioni del tutto imprevedibili.

    Tra i fondamenti dellinadeguatezzaSe si prova ad accettare il termine inadeguatezza secondo un significato sostanzialmente

    ottimistico (un po come stato tentato per il termine disadattamento), possibile individuare uningrediente basilare per lelaborazione di qualsiasi desiderio di fuga (da s, dal mondo, ecc.).Linadeguatezza per molti versi lanticamera perfetta di ogni idea di cambiamento e rivoluzione.Personale, sociale. Se lindividuo non si sente adeguato al tutto, o se il tutto non sembra essereadeguato allindividuo, il risultato un margine di problematicit sempre pi ampio. Una frattura, unvuoto, che possibile provare a recuperare, tentando pressappoco di tutto. Cominciando a isolarsi,ad esempio. Provando a elaborare la solitudine a proprio vantaggio. O andando oltre. Valutando tuttoil valutabile. Compresa, naturalmente, la possibilit di sparire.

    Non accettare linsuccessoLinsuccesso una forma dinadeguatezza perfetta e spietata. Lautostima ridotta ai minimi termini

    come risultato di compromessi, insuccessi e perdita progressiva di risorse e potere una circostanzamolto comune che ogni individuo si trova a dover affrontare almeno una volta nella vita. Quanto pila vittima dellinsuccesso sar frustrata dal suo non-risultato, tanto pi probabile sar il suoallontanamento in una dimensione capace di evitare ogni genere di confronto con tutto ci che appareormai inarrivabile. O non nuovamente raggiungibile.

    Solitamente il desiderio di fuga nasce da uno scontro e non da un confronto. Desiderare discomparire per non aver saputo raggiungere o eguagliare un ideale condiviso di successo, per, uneventualit possibile. Una situazione del tutto particolare. Ripudiare il mondo e fuggire da esso molto diverso dal rifiutarlo per non essere riusciti a conquistarlo. Nel primo caso la frustrazione dettata dallavversione. Nel secondo, dallattrazione. La natura conflittuale quindi duplice: lafamiglia, il luogo di lavoro, i modelli di riferimento allinterno della societ, lo status, negli stessiambiti in cui lidea di successo pu trovare migliore realizzazione, linadeguatezza pu fomentarefrustrazioni, desideri di abbandono e di rivalsa. Linadeguatezza e il desiderio di fuga possonoquindi scaturire dal confronto e dal conseguente, possibile, fallimento rispetto a un modello ideale,tanto pi frustrante quanto pi vicino e pressante (familiare) o lontano e persistente (i modelli diemulazione offerti dai media).

    Non accettare il successoSe linsuccesso pu essere metabolizzato in frustrazioni da fuga, in maniera solo apparentemente

    paradossale pu esserlo anche il successo. Che capace, come vedremo in seguito, di isolare, di

  • aprire brecce improvvise nel vuoto dellanonimato, di creare nascondigli inarrivabili. Restareintrappolati dalla fama, senza pi riuscire ad accettarne i compromessi in termini di visibilitpubblica, conseguente annullamento della privacy e competitivit portata alleccesso, pu scatenaremeccanismi di rifiuto anche molto drastici. Dal semplice, a volte tattico, tentativo di estrema difesadella propria sfera individuale fino alla sparizione assoluta, la gamma di possibilit estremamenteeterogenea. Personalizzata sulle singole ricette di successo che caratterizzano un personaggio (eogni ego, soprattutto) piuttosto che un altro. I risultati di queste fughe dal traguardo raggiuntofiniscono spesso per produrre risultati inaspettati. La solitudine del dopo-successo, cercata eottenuta, pu produrre moltitudine, incrementando fama e popolarit, o aizzando con sempremaggiore voracit lattenzione generale. Il vuoto chiede sempre e comunque spiegazioni. Una voltaraggiunto lapice o gli immediati dintorni (il massimo del coinvolgimento, dellesposizione,delleccesso o, ugualmente, della frustrazione, dellisolamento, della diffidenza, della misantropia edella paranoia) sparire diventa una soluzione. Nella migliore delle ipotesi, tattica ed efficace. Mamai capace completamente di lasciare un vuoto perfetto dietro di s. Il personaggio che sparisce pucatalizzare inevitabilmente nuova attenzione, nuovo coinvolgimento, nuova esposizione, tanto piforti quanto pi la sua sparizione avr caratteristiche di irraggiungibilit e invisibilit assolute, allimite del mistero, capaci di elevare il personaggio stesso a modello di riferimento, fenomeno diculto popolare o mito. In alcuni casi, pu essere una tattica. Ma in altri casi, solo un preoccupanteimprevisto senza soluzione. Che solo altra solitudine potrebbe aiutare a non peggiorare.

    Note

    1. .

  • Piccole manovre di nuova consapevolezza

    Non pi raggiungibili: the next thing

    Pu un qualsiasi desiderio di sparizione alimentarsi con quello che sembrerebbe essere in tutto eper tutto un desiderio di presenza, di senso completamente opposto? In teoria s. A conferma diuneventualit del genere, solo apparentemente contraddittoria, innanzitutto il conforto di un basilareprincipio della fisica, chiamato principio di azione/reazione (ossia la terza legge di Newton). Unaregola assolutamente fondamentale per valutare ogni forza riscontrabile in Natura, secondo la qualea una data azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Azione e reazione, quindi. Forzeopposte che risultano complementari, attraendo e respingendo. Proprio come un desiderio dipresenza pu risultare complementare e opposto a un desiderio di non-presenza. Esserci controsparire. Uno come possibile estensione e, contemporaneamente, possibile annullamento dellaltro.

    Nella societ dellapparire, presenza significa anche raggiungibilit. Risultare raggiungibiliovunque e raggiungere chiunque, ovunque, indispensabile per marcare quotidianamente la propriapresenza. La raggiungibilit qualcosa di esclusivo. Perch apparire qualcosa di esclusivo. Ildesiderio di raggiungibilit trova nelle moderne tecnologie un formidabile alleato. Telefonia mobile,satelliti, web cam, Internet, ecc. procurano al desiderio di presenza un appagamento che si fa ognigiorno pi completo, vantaggioso, sorprendente. Ed esclusivo, naturalmente. Tanto che non praticamente pi possibile prescindere dalla possibilit di esserci e di farsi trovare nel tempo reale,in tempo reale. Levoluzione della comunicazione sembra proiettata senza soluzione di continuitverso le crescenti aspettative di questa esigenza, relativamente nuova. In questo senso il futuro statodefinito anche the next thing, la prossima cosa. In altre parole, non altrettanto sibilline eaffascinanti allincirca: quello che ci aspetta.

    La raggiungibilit, il potere di esserci sempre e comunque, rimane ancora una delle forme diumana onnipotenza pi ambite. Piccole onnipotenze del genere, sommate alla perversa e perfettacapacit di generare ogni tipo di menzogna, hanno dato alla telefonia cellulare (caposaldo deldesiderio di presenza portato alle estreme conseguenze) un fascino e una dirompenza senzaprecedenti. Il processo di omologazione e di abitudine rispetto a questo tipo di possibilit si evoluto velocemente (e, come avviene per gran parte delle moderne tecnologie, con una vistosasproporzione fra il realistico e vantaggioso valore delle possibilit offerte e lutilizzo reale). Nelcaso della telefonia mobile, ad esempio, il mezzo diventato il messaggio stesso, attraverso lacreazione di una gamma completamente inedita di codici, linguaggi e modalit di utilizzo. Lusosmodato della telefonia mobile un paradigma preciso dellesasperata volont di presenza che ciappartiene. Essenziale per poter dimostrare (necessit insostituibile) di essere presenti perch attivi,vivi perch rintracciabili. Chi non fa parte del messaggio, chi non abbraccia le possibilit offerte

  • dalla piccola onnipotenza, praticamente non esiste. Perch non fare parte del mezzo significa non fareparte del messaggio. Per inverosimile, ma logica, estensione, questo significa non fare parte dellarealt. Questa eventualit, che potrebbe sembrare una tragica forma di emarginazione, ha invececominciato a produrre un interesse nuovo. Sembra infatti che la smania di esasperata presenza(azione) stia cominciando a produrre la sua reazione. Uguale (caratterizzata cio dalle stessedinamiche) e opposta al tempo stesso.

    Soprattutto per quanti sembrano aver provato (prima con stupore, poi con entusiasmo, infine conisterica rassegnazione) la profonda mutazione delle proprie abitudini di comunicazione, saltando nelgiro di nemmeno un paio di lustri dalla cornetta allauricolare da cyborg, sembra essere in arrivo unanuova consapevolezza. Lenta, flebile, ma potenzialmente eclatante. Una specie di retrovirus.Qualcuno sembra aver subodorato una personale alternativa alla prossima cosa. Per costoro thenext thing potrebbe addirittura essere la facolt (di nuovo, immancabilmente esclusiva) diappartenere a unutenza non pi raggiungibile. Quella che, anzich cercare e farsi trovare, continuaad esserci ma non si fa trovare pi. Sembra che una piccola schiera di italiani abbia la fermaintenzione di sparire dallelenco telefonico ufficiale, nonch dal prossimo, quello che la telefoniamobile esige gi da tempo. Molti esseri umani stanno avvertendo un po ovunque la stessa urgenza.Una voglia improvvisa di essere tagliati fuori da qualsiasi elenco. Una tendenza di questo tipo nonrappresenta di certo un dato preciso e non diventer una statistica tanto in fretta. Ma la sensazione, lacuriosit, gi diventata notizia. Quindi, linizio di una nuova necessit. Se possibile formulareunipotesi, lintenzione c gi tutta.

    Teoricamente, previa compilazione di un modulo gi in preparazione, si potr raggiungere il primolivello di anonimato telefonico (quello relativo alla telefonia fissa) entro il 2006. Conseguentementepotranno essere predisposte nuove modalit di gestione della telefonia mobile, puntando con moltaprobabilit su ritrovata privacy e importanza della discrezione come nuovi valori aggiunti alservizio. Sempre che il non esserci pi, o esserci al minimo indispensabile diventino una nuovaesigenza dettata sia dalla saturazione dello spazio e del tempo individuale, sia da quella, ben pipreoccupante e cruciale, del mercato. Quella che per il momento solo la traccia minima di unanuova consapevolezza assume un valore ben pi significativo se paragonata a un autentico desideriodi invisibilit e di fuga. Qualcosa che inizia a premere con insistenza probabilmente per farsi stradaben oltre il martellamento estenuante del marketing telefonico e dei nuovi media. Un sintomo preciso,che sta per esigere nuova chiarezza. La vita costantemente connessa sta forse trasformandolentamente il richiamo della tana, della cuccia inespugnabile e segreta, del proprio io silenzioso einvisibile, in un fascino al quale diventer sempre pi difficile resistere e sempre pi necessarioappartenere? Se un desiderio del genere trover spazio nelletere (perdendo campo e guadagnandoterreno) i segnali si sentiranno. Forti e chiari.

    Dietro lo scaffale: invisibili al marketing

    Parente stretto di questo nuovo desiderio di invisibilit telefonica unaltra piccola smania disparizione, di entit ancora modesta, ma a quanto sembra ben predisposta allespansione. Una smaniadifficile da circoscrivere completamente, ma piuttosto facile da verificare. Si tratta di unazionesemplice e diretta, ma anche subdola e sfuggente, minacciosa non tanto nella dinamica di chi laesegue, quanto nelle possibili conseguenze per chi la subisce. unazione che inizia dalla piquotidiana e consumata delle abitudini: quella dellacquisto. La scappatoia al semplice comprare,

  • percorso necessario per approdare a una nuova autonomia e a una relativa invisibilit dalle logichedei consumi, acquistare rendendosi inafferrabili e imprevedibili, subdolamente sfuggenti allealtrettanto subdole e spesso infallibili trappole del mercato e del marketing.

    Lipotesi sarebbe quindi quella di sovvertire le imposizioni di chi decide cosa comprare, quanto,come e dove. E perch. Niente di pi complesso da realizzare su larga scala, dove spesso fortiimplicazioni di tipo sociale smascherano il tentativo in partenza, caricandolo di motivazionisolitamente poco gestibili dal singolo individuo, bench coinvolgenti sul piano emotivo. Niente dipi realizzabile invece su scala individuale, dove laddomesticamento del proprio egoismoconsumistico potrebbe essere finalmente orientato alla realizzazione di un nuovo, ma sano, egoismo:isolarsi dalle scelte pilotate e dal micidiale controllo esercitato su queste scelte. Senza nessunaimplicazione sociale, ma con molte implicazioni personali. Sparire dal controllo e iniziare acontrollare. Per sommi capi, la regola, a questo punto, dovrebbe essere qualcosa del tipo: Se puoi,compra e agisci come se fosse un atto di estremo egoismo. Se intendi fuggire non devi salvarenessuno, tranne te stesso. certamente terribile che i bambini del terzo mondo vengano sfruttati comebassa manovalanza per produrre molti dei prodotti che noi acquistiamo. sicuramente orribile chebuona parte del pianeta venga affamato dalle stesse multinazionali che nutrono il cosiddetto mondocivilizzato. Se raggiungendo la tua nuova e segreta nicchia, troverai il modo di assestare qualcheduro colpo alla Societ dei Consumi, tanto di guadagnato per tutti. Ma per adesso, se si tratta di fuga,la pelle la tua e quella di nessun altro. Si tratta di salvare quella, innanzitutto. Solo due gambe allavolta.

    Una fuga in piena regola dalla societ, dalla famiglia e dalle consuetudini del Sistema pu ancheprodurre valori di tipo altruistico, ma a parte rare ed estreme eccezioni (Unabomber, quelloautentico, docet) pretendere di tirare in ballo la consapevolezza di un intero popolo di consumatorinon davvero la missione primaria di chi vuole semplicemente sparire, aggirare lostacolo e darselaa gambe senza eccessivi danni per nessuno. Il finissimo setaccio del marketing lascia passare quasisenza controllo le piccole e imprevedibili pagliuzze del singolo. Se si tratta di sparire per s e nonper salvare il genere umano, una pagliuzza alla volta, passer.

    La possibilit di controllo sulle proprie scelte di consumo non in ogni caso un risultato cossemplice da ottenere. In teoria, cancellare le tracce della propria identit tecnicamente menocomplesso che rinunciare del tutto ad acquisti profondamente radicati nelle abitudini e nel modo divivere di ognuno. La maggior parte delle cose che vengono acquistate, quotidianamente, oltre che aevidenziare al mercato la nostra risposta, la nostra presenza e la nostra dipendenza, sono ilrisultato di un condizionamento emotivo e psicologico sottile, spesso del tutto involontario e difficileda circoscrivere. Perdere lesperienza di un determinato prodotto e rinunciarvi deliberatamente purivelarsi quindi un processo molto impegnativo. Un semplice snack alla nocciola (ma di quel tipo, diquella marca, con quelle caratteristiche) pu essere molto pi di una semplice merendinascacciapensieri. Se lo snack in questione ci ha seguiti fin dalla nostra infanzia, se negli anni statoassociato a forme pi o meno sistematiche di gratificazione, se simbolicamente rappresenta per noiqualcosa di rassicurante, familiare, buono e irresistibile al di l del suo semplice sapore, rinunciarvipu anche diventare impossibile. Fortunatamente, per quanto possa anche risultare utile e liberatorio,annullare lo snack di una vita dalle proprie abitudini non strategicamente cruciale per mettere inatto una sparizione dalle proprie dinamiche di consumo. Attenzione per: se per ipotesi lincarto delvostro snack preferito viene depositato inavvertitamente lungo il vostro itinerario di fuga potrebbeanche diventare un piccolo indizio per chi sulle vostre tracce. Perdere le minime abitudini alconsumo, o cambiarle drasticamente, come vedremo in seguito, in questo senso paga sempre. I

  • piccoli consumi fanno numeri enormi e possiedono un potere a livello di mercato (e a livello distimolazione/suggestione sul pubblico) pi che considerevole. Ma sono altri gli impulsi allacquistoche rendono le nostre scelte e la nostra presenza sensibilmente pi interessante e strategica perleterno occhio indagatore della societ dei consumi.

    Leggi di mercatino

    Scoprire il segreto e autentico piacere di disorientare (raggirare o fottere del tutto, a seconda delleimplicazioni, dei prodotti, dei costi in ballo e dellimpeto personale) gli schemi allacquisto regolatidal mercato unesperienza molto meno sovversiva, traumatica e irrealizzabile di quanto si possacredere. Si tratta fondamentalmente di una questione di atteggiamento. Verso le cose, i prodotti, everso il modo di ottenere, cercare e rivalutare il bisogno e lutilizzo di queste cose. Si tratta anche diversatilit, di curiosit, di creativit. Nemmeno un sacrificio, in fondo. Anzi.

    Il valore del semplice mercatino (possibilmente quello autentico e ruspante che recupera,ripropone e smercia ogni sorta di oggetto, anche il pi apparentemente infimo, senza pi effettivo,attuale e verificabile valore di mercato da non confondere con le rifinite piazzette etno-chic o,peggio ancora, le agor del modernariato proibitivo cos irresistibili per le desolanti trib di Bobos cio bohmien bourgeois mai del tutto estinte) non da sottovalutare affatto. Un oggettoacquistato a poco o pochissimo prezzo e riabilitato alluso, indipendentemente dal suo nuovo eoggettivo valore, un prodotto che ha eluso e sostituito il suo attuale concorrente, presente sulmercato in tutta la sua programmatica urgenza commerciale. un prodotto che nel suo piccolo lhafatta franca, insieme al suo nuovo proprietario. La possibilit di restituire a un oggetto/prodottoapparentemente datato e anonimo una nuova vita, un nuovo uso e persino una nuova personalit, chenon corrisponde in alcun modo ai dettami globalizzati del gusto e della moda, un atteggiamento nonprevedibile, non omologabile. Sfuggente al mercato, ma applicabile potenzialmente ovunque.Perfettamente visibile, gestibile e organizzabile dal singolo. Per suo esclusivo utilizzo, ma anchecome possibile nuova merce di scambio allinterno della comunit. La legge del mercatino piccolacosa contro la logica del mercato globale, ma un buon inizio. Uno dei tanti inizi possibili. E dallevariabili pressoch infinite. Di recente attualit lesempio di quel gruppo di vegetariani estremiche, ben lontani dallaverne effettiva necessit o urgenza, recuperano il cibo e organizzano la propriadieta sulla base degli scarti provenienti da ristoranti, locali, supermercati e dei resti di lavorazionedelle industrie di prodotti alimentari, dimostrando di poter eludere la necessit di acquistisostanziali, di poter sopravvivere tranquillamente, condannando labuso e lo spreco di risorse chepotrebbero altrimenti essere perfettamente riutilizzate.

    Stotemizzarsi

    Riassumendo: nella societ dei consumi il consumo un totem. Un punto di riferimento necessario,fondamentale. Che detta coordinate precise, delinea traiettorie da seguire e precisi obiettivi daconquistare. Chi vive allombra di questo totem crede alle sue promesse, lo alimenta e gli d forzacon le sue scelte. E difficilmente avr interesse e motivazioni sufficientemente forti da mettere indiscussione radicalmente il suo potere protettivo rassicurante. Il totem del consumismo una delleforme pi assolute e invalicabili di potere. Nella sua forma pi invasiva, plateale e al tempo stesso

  • oscura e potente, la globalizzazione, manipola e omologa le scelte allacquisto in manieratotalizzante. Nella sua forma pi sottile e diretta, condiziona invece le scelte del singolo individuo,riconducendole a schemi precisi e prevedibili. Le sue abitudini sono sotto controllo, le sue sceltesono prevalentemente pilotate, la sua presenza in quanto individuo (cio consumatore) visibile,percepibile, controllabile.

    I consumi permeano totalmente la nostra esistenza e la identificano con precisione assoluta. Siamoquello che compriamo e consumiamo. E questo la societ lo sa bene. Ogni consumo, anche minimo,aderisce in modo complementare a una nostra ricerca di sicurezza. O, al contrario, allacompensazione di una precisa non-sicurezza. Spese apparentemente trascurabili diventanoassolutamente fondamentali. Sfuggire al potere del totem presuppone una forte presa di coscienza euna nuova consapevolezza. Fuori dalla sua ombra si pu considerare leventualit di smettere diesistere anche in maniera sensibile nel mercato e nel Sistema. Stotemizzarsi, in pratica, una dellepossibili procedure necessarie per iniziare a sparire. O meglio, per avvicinarsi in parte (se non deltutto) alla capacit di spersonalizzare se stessi rispetto allidentit riconosciuta, approvata ecollaudata dalla societ.

    Per tentare di superare in scaltrezza il potere del mercato, il boicottaggio delle cosiddette marchekiller (per lo pi multinazionali astute, che dopo aver saccheggiato risorse e sfruttato forza-lavoro abasso costo riconquistano la verginit del fatturato con improvvisi atti di fede, buonismo ipocrita esolidariet posticcia) una delle strade. Il boicottaggio si concentra solo in parte sulla possibilit disparire in quanto individui consapevoli dal potere dei prodotti. La questione , sostanzialmente:volont di far sparire certi prodotti in qualit di individui consapevoli. Iniziativa pur semprelodevolissima, ma in qualche modo limitante. Azioni di questo tipo presuppongono unutilit di tiposociale, collettiva. Assolutamente valide e necessarie, ma non particolarmente strategiche ai fini diuna presa di coscienza di tipo individuale necessaria alla fuga. Sparire dal mercato come individuo, come si detto, innanzitutto un atto di forza di tipo personale e del tutto egoistico. I benefici alunghissimo termine non sono particolarmente utili al fuggitivo. Bench imparare a discriminare, aeliminare, a cambiare orientamento nelle proprie scelte resti una procedura assolutamentefondamentale.

    Smettere consapevolmente di fare da bersaglio al mercato unimpresa. Rendersi invisibili airadar che monitorizzano le abitudini e gli acquisti che alimentano il Sistema unimpresa.Stravolgere la percezione che il mercato ha del nostro essere consumatori unimpresa, chepresuppone una lucidit almeno paragonabile a quella del mercato stesso. Ammesso che sia davveropossibile farcela da soli, la riuscita di uno pu valere per uno. Chi decide di prendere inconsiderazione la possibilit di sparire dalla propria identit e dalle proprie abitudini probabilmentenon coltiva eccessive preoccupazioni rispetto a unipotesi di totale disadattamento. Cambiareabitudini di consumo, in questo senso, potrebbe essergli di grande aiuto. Intervenire sul singolocomportamento e la singola scelta pu permettere di innescare una serie di piccoli meccanismi cheforzeranno, o renderanno solamente via via pi semplice e radicale lattuazione della propriainvisibilit. Sparire da un prodotto significa non solo sparire dallabitudine e dal controllo generatoda quel prodotto. Ma anche dalla condivisione di tipo sociale che quello stesso prodotto in gradodi generare in una situazione di normale condizionamento.

    Deo ex machina

  • Ogni tipo di rinuncia al consumo significativa ben oltre lutilizzo del prodotto dal quale sisceglie di allontanarsi. Anche il minimo acquisto non si ferma mai alla soddisfazione di un bisognodefinito e tangibile. Dalla semplice e immediata soddisfazione una fitta rete di aspettative, significatisimbolici, rassicurazioni emotive identifica non solo un bisogno, ma anche una personalit, uncarattere, unidentit. Quello che necessario essere per corrispondere a dei modelli riconoscibili,accettabili. Attuali e aggiornati. Quasi tutto ci che compriamo ha il compito di rappresentarci e direnderci approvabili, condivisibili. Lazione inversa a questo processo di accettazione dovrebbeforse essere quella di negare il proprio bisogno di approvazione. Sarebbe possibile? Per tentarequesto ipotetico scollamento basterebbe provare a separarsi da alcuni di quei segnali che marcanoin maniera netta e inequivocabile la presenza e il carattere di un individuo. Dove per marcare sipotrebbe intendere precisamente il senso olfattivo del termine. Il deodorante un prodotto dal costorelativamente basso, ma dalle implicazioni sociali altissime. Alla deodorazione affidato il delicatocompito di permeare lindividuo di unaura di accettazione condivisibile assolutamentefondamentale. E questo, indipendentemente dallattitudine alligiene personale. Chi si lava ma non sideodora, a un certo punto della sua giornata finir comunque per non essere sufficientementeaccettabile. Lascella in questo senso un ambiente intimamente sociale, che va gestito perpermettere una sana e funzionale integrazione in qualit di individui. Oggi si accettabiliessenzialmente nel momento in cui si innanzitutto olfattivamente accettabili. Per quanto ovvio edesagerato possa sembrare, lascella pura unisce e crea uno stato di basilare e necessariacondivisione. Lascella impura, al contrario, separa in maniera inesorabile. Affermare che lascellache smette di conoscere il deodorante in grado di segnare il destino sociale di qualcuno pusembrare solamente una stupida provocazione. Nemmeno particolarmente utile per gli scopi di unpotenziale fuggitivo, sicuramente. Chi smette di comprare un deodorante ascellare non depister dicerto la societ dei consumi. E non agevoler certamente se stesso nei suoi piani di fuga. Ma potrforse sperimentare la sua assoluta dipendenza di individuo da dinamiche sociali estremamentecomplesse regolate da prodotti semplici, quotidiani e apparentemente necessari e insostituibili.

    Inversioni di marca

    Non bisognerebbe mai e per nessun motivo affezionarsi ai prodotti. Limpressione che siano ingrado di restituire il favore per lappunto unimpressione. Ed esattamente in quella rassicurazioneche la loro sottile capacit di controllo ha inizio. I prodotti andrebbero semplicemente usati, nelsenso pi utilitaristico del termine. Bisognerebbe cambiarli spesso, scandagliando a fondo ognipossibile nuova e conveniente alternativa, lasciandosi guidare unicamente dal proprio tornaconto.Bisognerebbe acquistare riuscendo a risultare addirittura imprevedibili rispetto le proprie abitudini.Spiazzare schizofrenicamente le proprie preferenze. Esplorare i propri gusti a esclusivo vantaggiodelle necessit contingenti. Ma naturalmente tutto questo praticamente impossibile.

    Boicottare le marche il livello uno di consapevolezza. Quello socialmente utile. Una fase che perun potenziale fuggitivo potrebbe essere definita propedeutica, preparatoria. Boicottare la propriaindividualit (quella riconosciuta, approvata, che sembra corrispondere ai prodotti che decidiamo diacquistare) invece il livello successivo. Utile in maniera prettamente egoistica. Per le propriescelte, soprattutto future.

    Cambiare prodotto, stravolgere le proprie decisioni dacquisto, non prendere pi alcunadecisione: sono tutte ottime iniziative per cominciare a disorientare lattenzione insistente del

  • mercato, impedendogli di continuare a restare sulle tracce di chi stato per lungo tempo unconsumatore visibile. Iniziative che diventeranno tanto pi significative, quanto pi sarannoconsistenti il valore e lentit del prodotto in questione. Cambiare auto scegliendo una marcasudcoreana ben diverso dal non comprare per niente una nuova auto. Scegliere di non possedereaffatto un televisore (n un canone di abbonamento da pagare) tuttaltra cosa rispetto allacquisto diseconda mano di un piccolo apparecchio dalla tecnologia ormai superata. Pi drastica e discreta sarla scelta, maggiormente non-prevedibile, discreta e dimessa sar la presenza percepibile dal totemdel consumismo. Che a seconda dei casi si trasformer in allarme o assoluta indifferenza. Nel casodel singolo che conquista nuova consapevolezza unicamente a proprio uso e consumo, una cautaindifferenza solitamente la risposta pi prevedibile. Una massa di individui decisi e consapevoli,pronti ad agire in maniera compatta e coordinata per stravolgere una precisa dinamica di acquisto,sarebbe (oltre che improbabile) uneventualit ben pi preoccupante.

    Quali sono le scelte che possono renderci via via sempre pi inerti e indipendenti rispetto alcontrollo del mercato? Le regole basilari sono poche, ma cruciali. Tanto per cominciare, iniziarequanto pi possibile a produrre da s. Yogurt, marmellate, succhi di frutta sono solo un esempio.Un potenziale fuggitivo non dovrebbe mai dimenticare che sapersi arrangiare, e acquisire la capacitdi ottenere qualcosa dal niente o da molto poco, potrebbe rivelarsi indispensabile. Il fai da terappresenta il versante pratico della questione, e possiede potenzialit praticamente infinite. Inutilesoffermarsi su questo. Probabilmente pi importante accennare ad altre scelte, tecnicamente pisemplici, ma dalle implicazioni sostanziali. Non abbonarsi mai, ad esempio. A niente. Evitare ognipossibile forma di pagamento rateizzato. Se non ci si pu permettere subito qualcosa (generalmente,qualcosa di superfluo), forse il segnale che non possibile, n tantomeno necessario, permettersi ilsuperfluo. Ci che superfluo non deve rappresentare un problema. Cos come non dovrebbe pirappresentare un problema ogni genere di assicurazione, dilazione, canone, provvigione. Se finisceper one, ci sono ottime probabilit che si tratti di un fastidio.

    Tutelare il pi possibile la propria identit, anche se si sta accarezzando lidea di renderlaprovvisoria o transitoria. Tenere a bada il proprio nome e il suo specifico valore commerciale.Rendere disponibili i propri dati dal momento esatto della stipulazione di un qualsiasi tipo dicontratto significa innescare una rete imprevedibile e potenzialmente infinita di nuovi contatticommerciali. Significa rendersi individuabili, classificabili, selezionabili, smerciabili di marca inmarca, di promozione in promozione, di offerta in offerta. Il nome di un consumatore merce discambio a tutti gli effetti. La sua identit, le sue preferenze, i suoi gusti, ogni genere di dettaglio sullesue abitudini rappresentano materiale visibile, vendibile e commercialmente strategico. Per questomotivo, quindi, possibilmente sempre e comunque (e facendo ogni sforzo affinch la regola possadiventare questa), pagare subito. In contanti. Non firmare mai niente che non sia davvero, davvero,importante. Evitare ogni tip