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grazie a un fotomontaggio Mario e Lino Lacedelli si abbracciano sulla vetta del K2

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grazie a un fotomontaggioMario e Lino Lacedellisi abbracciano sulla vetta del K2

Lino Lacedelli,socio fondatore del K2 Sport Cortina

Nel 1954, dopo aver conquistato per primo la vetta del K2, Lino Lacedelli aprì il suonegozio a Cortina ispirato da un'idea semplice e geniale: quella di trasmettere la suapassione e la sua esperienza nella vendita di articoli sportivi dedicati alla montagna.Nessun calcolo, nessun piano commerciale, pensò, avrebbe potuto ottenere risultatimigliori di un amore sincero e senza compromessi per l'alpinismo e lo sci.A distanza di cinquant'anni, il K2 Sport vive dello stesso spirito che l'ha fondato. Ilnegozio è cresciuto oltre ogni aspettativa. Il suo nome è famoso in Italia e all'estero. Ilsuo staff seleziona, importa, promuove e distribuisce marchi di tutto il mondo nellaricerca perenne del capo e dell'attrezzo perfetto. Ma all'origine di questo successo ci sonoancora persone, non calcoli aziendali. Persone con la loro inesauribile passione per lamontagna. Persone che hanno imparato a vivere il proprio lavoro con sensibilità dacollezionisti d'arte e curiosità da scienziati-esploratori.

Alle donne e agli uomini che per cinquant'anni hanno dato l'anima per il K2 Sport èdedicato questo piccolo libro celebrativo. Raccogliere le loro voci, i loro ricordi, significaoggi riassumere frammenti di quella passione che ha animato una straordinariaavventura commerciale.

Un'avventura che ci esalta oggi come cinquant'anni fa, che ci ha insegnato ad amareancor più le montagne e tutte le persone che le percorrono con sapienza da adulti edentusiasmo da bambini. Ogni volta che vediamo loro addosso qualcosa che proviene dalK2 Sport, la loro gioia diventa subito la nostra felicità.

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K2 SPORT 1954-2004 | L’anima nel commercio

«Quando son tornato dal K2 ero un po' frastornato, e dopo un po' mi sono chiesto checosa volevo fare... mica potevo vivere sulle spalle della famiglia. È allora che mi sonodeciso ad aprire il K2 Sport. Il primo negozio era sulla stessa strada di quello di oggi, soloun po' più indietro. Aprii il 24 dicembre 1954. Non avevo paura di lavorare duro, mal'esperienza era poca. Sarà stato per la pubblicità della spedizione al K2, ma andòbenissimo. Avevo sci, scarponi -quelli di una volta, con i lacci- e un po' d'abbigliamento.In poco tempo ho venduto tutto e non sapevo come fare.»

(Lino Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

«Quando ho spostato il negozio sotto l'Hôtel de la Poste era la fine del '56. Ricordo cheandai da mio fratello e gli dissi: "Guarda, per il lavoro in negozio io non ho problemi, madella parte amministrativa non ci capisco niente. Tu lì te la cavi bene. Vorresti diventaremio socio?" Era molto sorpreso e onorato e mi disse: "Perché me lo chiedi? Sei tu che haiscalato il K2..." Io gli risposi: "Sì, ma tu sei mio fratello..." E così abbiamo fatto una societàal 50% ciascuno.»

(Lino Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

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Voci

31 luglio 1954, ore 18:Lino Lacedelli sulla vetta del K2

Leo Lacedelli,socio fondatore del K2 Sport

«I primi anni ho dovuto imparare molte cose. Allora si lavorava soprattutto con gli sci.Andai all'estero, alla Fischer e alla Kästle, per imparare a riparare gli sci e gli attacchi, epoi alle grandi fiere, come quelle di Milano e di Monaco, per vedere le novità. Non eramica facile come adesso. Gli sci erano di legno e montare gli attacchi era complicato. Poi,sul fondo, bisognava dare una specie di vernice che si chiamava skigliss, e sopra lasciolina. La skigliss ci metteva un paio di giorni a fissarsi, ma i clienti si arrabbiavanoperché volevano gli sci pronti subito. Quando si rompevano le lamine anche il legno sisbriciolava tutto. Per fortuna qui a Cortina c'era la Morotto che ci aiutava per leriparazioni più serie.»

(Lino Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

«Alcuni tipi di sci -soprattutto le misure più piccole- non erano importati in Italia, e cosìdovevamo andare a comprarli in Austria. È da allora che cominciammo a capire checomprando all'estero avremmo potuto offrire ai nostri clienti materiali esclusivi, che nonavrebbero mai trovato in Italia. Allo stesso modo ci venne l'idea di importare una delleprime presse che si usavano per riparare gli sci. L'idea ebbe successo, ma non bisognapensare che navigassimo nell'oro. Per arrotondare vendevamo anche le bombole del gas, epoi eravamo anche concessionari della Sisal, del Lotto. Il sabato c'era sempre un granlavoro con le schedine...»

(Lino Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

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Voci

«Il '56, l'anno delle Olimpiadi, in realtà per noi fu magrissimo. Ogni squadra aveva il suolaboratorio, e gli atleti non venivano certo da noi. Di turisti ce n'erano pochi, perché conle gare molte strade erano chiuse e così anche le piste. La chiamavano "dolce vita", maper noi fu piuttosto amara... L'anno dopo è andata meglio. Ci fu un gran ritorno di modadello sci di fondo e noi c'eravamo preparati, comprando molti sci dai finlandesi e daglisvedesi. Devo dire che però dopo le Olimpiadi il livello economico dei nostri clienti ècominciato a crescere.»

(Lino Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

«Il vero boom dello sci è arrivato tra gli anni '60 e '70. Per il fondo avevamo avuto l'idea diimportare i primi sci con le solette a squame e poi abbiamo iniziato a produrli allaMorotto di cui eravamo diventati soci. Fummo anche tra i primi a vendere sci di metallo.Allora la concorrenza era poca, e qui venivano a comprare anche dalle valli vicine.Comunque la maggior parte dei nostri affari derivava dall'attrezzatura da sci.Il boom dell'abbigliamento e dell'attrezzatura estiva da montagna è cominciato dopo,con gli anni '80.»

(Lino Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

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in alto: il K2 Sport alla fine degli anni ‘50in basso: K2 Sport e K2 Kidsport oggi

«A partire dagli anni ottanta la concorrenza è diventata più forte, ed è sempre più difficilestare sul mercato. A Cortina ci sono molti negozi di articoli sportivi, e tutti hannorisentito delle grandi catene in città, che vendono attrezzi e abbigliamento a prezzistracciati. La scommessa per noi è così diventata quella di puntare sulla qualità e andarein giro per il mondo a trovare nuovi prodotti che non conosce nessuno. Il futuro lo vedreinero, se non fosse che del negozio ora si occupano i nostri figli Alberta e Mario. Loro,insieme a tutti i ragazzi che lavorano oggi al K2, fanno un lavoro fantastico. È merito lorose il K2 Sport è un nome conosciuto e apprezzato ovunque.»

(Lino Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

«I primi anni, riparare gli sci era davvero un lavoraccio. Quando si montavano le staffedegli attacchi, ognuna aveva 32 viti. Facevano 64 a paio e ci volevano circa venti minuti.Durante la stagione invernale lavoravamo parecchie ore al giorno, e certe notti si facevatardi. Ricordo che arrivavamo a montare più di cento paia di sci al giorno. Ma con Lino silavorava bene. È un uomo "duro", ma sempre sincero. L'unico problema era che non siaccorgeva della sua forza. Una volta, salutando una signora, le ha rotto la manostringendola troppo "affettuosamente"... Quando provava la durezza degli sci piegandoli,poi, qualche volta gli capitava di spaccarli!»

(Vittorio Dapoz, ski man)

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in alto: Vittorio Dapoz è stato per anniski man del K2 Sport. Gestisce oggi

con la sua famiglia il rifugio Giussani alle Tofane;a destra: agosto 2004: Lino Lacedelli

festeggiato al ritorno dal K2;in basso: ritratto d’epoca del K2 Sport

«Ricordo quando sono usciti gli attacchi nuovi, i Marker con il famoso puntale atriangolo. Il problema era che non funzionavano tanto bene con gli scarponi vecchi, cheerano troppo morbidi e tendevano sempre a uscire. Ricordo che si faceva sempre unaprova, mettendo gli sci ai piedi e piegandosi in avanti. Una volta c'era un cliente molto"tirchio" che non ne voleva sapere di cambiare scarponi, anche se non andavano proprio.Non sapevamo come fare per fargli capire che doveva cambiarli. Ricordo che avevano lecuciture tutte consumate...e che sarebbe bastato un colpo di temperino per farle saltare.Insomma, il giorno dopo gli abbiamo fatto provare gli attacchi, lui si è piegato e...behsono rimaste lì le suole e lui è caduto in avanti! »

(Vittorio Dapoz, ski man)

«Col boom dello sci arrivarono molti nuovi clienti, anche molto ricchi. Ma non tutti eranodei "signori". Viceversa abbiamo presto imparato a riconoscere le persone eleganti,educate e gentili anche al di là della loro ricchezza. Mi ricordo ad esempio di un militare,era un ammiraglio credo, che veniva sempre a montare qui gli attacchi e poi passava inlaboratorio a ringraziarci. Una volta mi diede la mano. «Non posso stringerla» -dissi io-«ho le mani tutte sporche!». «È per questo che le voglio stringere la mano» -rispose- «lemani di chi lavora non sono mai sporche!». Ecco cosa intendo quando parlo di "signori".»

(Vittorio Da Poz, ski man)

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«Allora gli sci erano molto più cari di oggi. Per questo dovevamo stare molto attenti anon fare errori. Ma con tutto quel lavoro qualche volta si sbagliava. Mi ricordo che unavolta montai a Eugenio Monti, il campione di bob, un attacco cinque centimetri piùindietro dell'altro. Però ci ha messo quindici giorni ad accorgersene! Qualche pasticcio avolte lo facevamo con le scioline, sbagliando le miscele. Una volta venne una signora innegozio a ringraziarci. Disse: «In pista c'era un gran ghiaccio, ma io non ho avutoproblemi: funziona benissimo la vostra frenolina! ». Pare che gli sci non andasseroavanti...»

(Vittorio Dapoz, ski man )

«La differenza rispetto a una volta è che anni fa i negozi di articoli da montagna sitrovavano solo in montagna, mentre oggi sono dappertutto. Per questo i clienti una voltasi lasciavano consigliare di più rispetto a oggi. E di conseguenza anche i commessi eranopiù esperti sui materiali. Lino in questo è stato molto bravo; ci lasciava molta "manolibera", e faceva in modo che ci appassionassimo al lavoro. Si fidavano di noi anchesciatori molto forti. Ricordo Alberto Tomba, quando faceva le prime gare da ragazzino.Suo padre veniva sempre da me a farsi consigliare. »

(Giovanni Zardini, commesso 1972-1980)

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«I materiali cambiavano continuamente e noi dovevamo stare al passo coi tempi. Ricordoquando andavano di moda gli scarponi con la scarpetta interna ad iniezione. Lino erabravissimo a fare le iniezioni, noi lo chiamavamo "il Barnard delle iniezioni". Il problema èche per iniettare la schiuma bisognava che il cliente stesse fermo a lungo con gli scarponiaddosso, stretti come se sciasse. Dopo un po' non ce la faceva più. Il mio compito, mentreLino "iniettava", era quello di distrarre i clienti, di chiacchierare con loro per farglisopportare meglio la tortura.»

(Giovanni Zardini, commesso 1972-1980)

«Una volta era tutto diverso. Gli sci bisognava saperli ricostruire, più che riparare. Lastagione invernale era più lunga. I clienti erano più affezionati e difficilmente chiedevanosconti. Ogni commesso aveva i suoi clienti, e con loro stringeva un rapporto piùpersonale, più intimo. I clienti, dentro il negozio, facevano la fila davanti al lorocommesso preferito. Non so perché, ma una volta nessuno si fidava a comprare sci dallecommesse. Solo gli uomini riuscivano a vendere sci. Oggi è tutto diverso, nel bene e nelmale.»

(Giovanni Zardini, commesso 1972-1980)

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in alto: Giovanni Zardiniin basso: una vetrina degli anni ‘80

«I primi anni lavoravo al noleggio sci. A quei tempi si lavorava quasi solo l'inverno. Io peròero appassionato d'alpinismo e proprio in quei primi anni mi accorsi di comel'arrampicata e l'alpinismo in generale fossero in evoluzione. Era la stagione del free-climbing, del look più scanzonato e creativo. Prima nell'abbigliamento estivo c'erano solocamicie a scacchi, pantaloni alla zuava e scarponi pesanti. Mi accorsi che sianell'abbigliamento che negli articoli tecnici l'alpinismo s'apriva a nuovi orizzonti, anchecommerciali, e investimmo molto in questa direzione. Siamo stati premiati. Nel 1983durante a stagione estiva in negozio lavoravano tre commessi. Oggi nella stessa stagionene servono più del doppio.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

«Fin dai primi anni abbiamo cercato materiali e linee d'abbigliamento innovativi, marchi"creativi" magari sconosciuti in Italia. Quello che volevamo trasmettere, allora come oggi,è che lo staff del K2 Sport ricerca in tutto il mondo, è entusiasta e curioso. Non è facileproporre qualcosa di nuovo ogni anno, ma finora ci siamo riusciti. Magari il ritornoeconomico non è immediato, ma quello d'immagine sì. Chi viene qui sa di trovareprodotti d'avanguardia e viene anche solo per curiosare, per incontrare amici o scambiareesperienze. Il K2 Sport oggi è anche un punto d'incontro tra alpinisti, e io ne sono moltofelice.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

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lo staff del K2 Sport negli anni ‘80.da sinistra: Vittorio Dapoz, Nicoletta Dell’Antone, Mario Lacedelli, Giovanni Zardiniin basso: Daniela Pompanin, Alberta Lacedelli

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Anni ‘60:il K2 Sport sotto il portico

di Via Cesare Battisti

«Molti marchi sono stati importati per la prima volta qui a Cortina. Molti marchi orafamosi in tutto il mondo hanno conosciuto il loro primo successo proprio a partire dallaValle d'Ampezzo. Uno fra tutti, Patagonia, che ha rivoluzionato il modo di vestirsi inmontagna. Col mondo alpinistico americano abbiamo sempre avuto un rapportoprivilegiato fin da quando Yvon Chouinard, il grande alpinista che ha inventato la lineaPatagonia, ha scelto Cortina per conquistare l'Italia.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

«Il grande sviluppo dell'abbigliamento nella stagione estiva ha avuto ripercussioni anchesulla stagione invernale. Una volta la maggior parte del negozio era dedicata a sci eattacchi, agli attrezzi insomma. Oggi è il contrario. Anche d'inverno la parte prevalente èquella dell'abbigliamento.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

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Fine anni ‘80:Marzia Alverà, Mario Lacedelli, Nicoletta Dell’Antone,

Alberta Lacedelli, Daniela Pompanin

«Quando troviamo una nuova azienda che propone qualcosa di innovativo, anche se èpiccola ed è in capo al mondo, noi puntiamo su quella senza esitare, valorizzandola. Lediamo grande visibilità. In questo modo abbiamo contribuito a far crescere molte piccoleaziende, magari con sede in America. Per questo anche i grandi marchi tengono molto anoi. Quando producono nuove linee d'abbigliamento, spesso vengono a testarle al K2Sport in anteprima.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

«Per meglio motivare i nostri commessi, per appassionarli di più al lavoro, li coinvolgiamosempre anche nelle decisioni più importanti. Gli acquisti li facciamo sempre tutti insieme,anche se magari costa più lavoro. Così si crea uno spirito di squadra, e le relazioni nelnegozio sono migliori. Dietro il banco alla fine siamo tutti amici.Credo che sia importante stimolare il coinvolgimento e la responsabilità personale.Alla fine, maggiore è la complicità tra di noi e maggiore è la complicità che si crea nelrapporto commesso-cliente. E quando si lavora con soddisfazione si vende anche di più.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

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«Spesso abbiamo fatto scelte che sembravano perdenti, ma che poi hanno dato grandirisultati. Come quando ci siamo messi a noleggiare attrezzatura da sci alpinismo, o lepiccozze e i ramponi. Oppure come quando ci siamo messi a noleggiare e vendere ipasseggini da trekking, quelli a tre ruote. Avevamo fatto un grosso investimento, ma tuttici dicevano che eravamo pazzi. Eravamo gli unici in Italia a venderli. Adesso vanno aruba.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

«Certo, qui a Cortina c'è un alto tasso di clienti facoltosi. Ma questo non ci impedisce ditrattare con favore altri tipi di clienti. Gli alpinisti che provengono dall'Europa dell'Est, adesempio. Molti di loro vengono ad arrampicare sulle Dolomiti con pochi soldi, e perrisparmiare sui campeggi dormono addirittura sotto le loro automobili. Molti negoziantiall'inizio li trattavano male, come una perdita di tempo e con diffidenza. A me invecesono sempre stati simpatici, ho sempre ammirato la loro passione alpinistica e ho cercatodi accoglierli con gentilezza anche se non avevano soldi da spendere. Poco alla volta, conil miglioramento delle condizioni economiche nei loro paesi, hanno cominciato acomprare e adesso sono tra i nostri migliori clienti.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

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Anni ‘90:da sinistra: Virgilio Plumari, Alessandra Bocus, Claudia Alberti, Mario Lacedelliin basso: Daniela Pompanin, Alberta Lacedelli

«Oggi al K2 Sport si è affiancato K2 Kids, che vende abbigliamento outdoor per bambini.Poi il K2 importa e distribuisce in esclusiva molti marchi stranieri. Abbiamo un sitointernet e ci occupiamo anche di vendita on line. Recentemente ci siamo spinti adisegnare e produrre linee d'abbigliamento e scarpette d'arrampicata. Se mi guardoindietro, so che siamo cresciuti. Ma io non vorrei crescere troppo. Perderemmo il nostrospirito d'avanguardia e non saremmo più in grado di avere la stessa attenzione per laqualità, per l'eccellenza. Perderemmo nelle relazioni con i nostri clienti, che spesso sonodiventati nostri amici. Sì, se diventassimo più grandi di così forse guadagneremmo di piùma temo che alla fine dovremmo rinunciare al carattere e all'anima del K2 Sport, e questonon dovrà mai accadere.»

(Mario Lacedelli, commesso dal 1979 e direttore K2 Sport dal 1989)

«Alla lunga è difficile distinguere tra amici e clienti. Alcuni vengono qui da tanti anni cheabbiamo stretto amicizie anche con i loro figli. Quando per noi arrivano le ferie, se neabbiamo l'occasione, ci fermiamo a salutare i più intimi in giro per l'Italia. Non so se sianormale questo livello di confidenza, ma con il K2 Sport succede così. Che sia al mare, incittà, a Napoli come a New York, dappertutto abbiamo amici-clienti da salutare. Cispediscono cartoline. A volte ci invitano a casa loro, e per noi è bello sapere che siamoriusciti a trasformare in amicizia quella che all'inizio era solo una relazione commerciale. »

(Daniela Pompanin, vetrinista e commessa dal 1976)

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La famiglia K2 Sport negli anni ‘90:da sinistra: Raffaella Biancani, Clara Da Riz, Paolo Tassi, Daniela Pompanin,Mario Siorpaes, Alberta Lacedelli, Lorenza Michielli

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A sinistra: il campione Pirmin Zurbriggen e signora visitano il K2 Sport;In alto: commessi alla fine degli anni ‘80, da sinistra: Giovanni Alverà (attuale direttore della Scuola Sci Cortina), Nicoletta

Dell’Antone, Bruno Alverà (ex atleta, oggi maestro di sci), Paola Lacedelli, Alberta Lacedelli, Aida Zanucco;In basso: autunno 1983: Daniela Pompanin, Nicoletta Dell’Antone, Lino Lacedelli,

Mario Lacedelli (reduce dal versante nord del K2) e Paola Lacedelli.Paola, sorella di Mario, si è trasferita negli USA dopo aver sposato Charles Cole, fondatore della Five Ten

«Stare al K2 Sport ti dà l'opportunità diconoscere persone importanti, di cui magarileggi solo sui giornali. Non è la fama che miattira, ma il fatto che spesso si tratta di personeinteressanti... oppure bellissime come Brad Pitt,che è venuto qui a Cortina ad allenarsi primadelle riprese di "Sette anni in Tibet". Ricordobegli incontri in negozio con Gassman,Mastroianni, oppure Tony Scott, il regista, che èun buon alpinista. Poi ci sono i clienti "storici",di cui conosciamo intere generazioni da anni.Famiglie come i Barilla, i Marzotto, i Riello emolti altri imprenditori. Una persona moltogentile, affabile, è Luca Cordero diMontezemolo che a Capodanno è venutospesso a farci gli auguri. È strano, il K2. È soloun negozio in un piccolo paese, ma puòdiventare una grande finestra aperta sulmondo. Prima o poi da qui passano tutti...»

(Daniela Pompanin, vetrinista e commessa dal 1976)

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Daniela Pompanin,da 25 anni artista delle vetrine del K2 Sport

«Io e Daniela (Pompanin) abbiamo un quaderno su cui annotiamo le cose più strane che cichiedono i nostri clienti. Le più divertenti? Ci è capitato che volessero una giacca di pannacotta anziché di lana cotta, oppure dei guanti di lana cruda. Qualcuno a volte vuolecomprare una maglietta di sintetico naturale. I bastoncini da sci in fibra di carboniopossono diventare bastoncini di carbone e le magliette di Capilene magliette di Campanileo di Napilene. Per le giornate nuvolose sulle piste da sci c'è chi ci ha chiesto occhiali conlenti anti smog. Se le avessimo, in città faremmo affari d'oro. Poi ci sono i pile: c'è chidesidera bermuda in pile oppure pile alla pecorina. Le manopole di lana, dette anchemoffole, diventano mottole oppure guanti a paletta. A volte sembra che alcuni noncapiscano che tipo di merce vendiamo. Ci hanno chiesto pinzette per i peli, cappotti percani, biglietti per l'autobus, acqua ossigenata, alamari... Molto spesso vengono storpiati inomi dei marchi. Napapijri più di tutti: è diventata Papiri, Napajuri, Napapuri, Napapapiri,oppure Annapurna. Anziché una giacca della Arc’teryx ci hanno chiesto una giacca dellaAsterix e addirittura della Obelix. Sempre a proposito di giacche, una volta ci abbiamomesso un bel po' a capire che una giacca di kiwi in realtà era un k-way. Qualcuno un giornodeve aver visto addosso a un nostro cliente dei pantaloni Post Card, e poi è venuto innegozio a chiedere un paio di Postal Market. Sull'attrezzatura da arrampicata se ne sentonodelle belle... come quando uno ha visto in vetrina un “friend”, uno di quei cunei a cammeregolabili che si incastrano nelle fessure, e ci ha chiesto se era una carrucola per seggiovieoppure un semi-aratro. Quando uscì il film Cliffhanger, che è stato girato a Cortina,c'erano parecchie scene in parete in cui gli alpinisti usavano una fantascientifica pistolaspara-chiodi da roccia. Sembra incredibile, ma sono venuti a chiederci se la vendevamo...»

(Alberta Lacedelli, commessa dal 1976)

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In Alto: alpinismo in vetrina negli anni ‘80In basso: Alberta Lacedelli

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31 luglio 1994: Paolo Tassi, festeggia con Daniela Pompanin e Marzia Alveràil 40° anniversario dalla conquista del K2.

Commesso per anni al K2 Sport, Paolo diventerà in seguitouna apprezzata guida alpina e uno dei più forti telemarker europei

«Cortina è una stazione turistica internazionale, e quindi vediamo gente da tutto ilmondo. Quelli che spendono di più sono gli arabi, che sono sempre anche molto gentili.Negli ultimi tempi sono arrivati i russi, non di rado ricchissimi. A volte si vedono arrivarecerte facce... un cliente una volta ha comprato mezzo negozio, e al momento di pagare haaperto una valigetta ventiquattrore: a noi è sembrato di stare in un film gangster, perchéera piena di soldi... Comunque qui ne passa di gente strana. Per anni è venuto un signoreche al momento di scegliere tirava fuori un pendolino, uno di quelli da veggente. Se ilpendolino non si muoveva nella direzione giusta, lui non comprava.»

(Alberta Lacedelli, commessa dal 1976)

«Quando abbiamo aperto nel '54 era tutto più facile, soprattutto dal punto di vistaamministrativo, e ci arrangiavamo in famiglia. Lavoravamo soprattutto l'inverno, ma ilmercato non era ampio come oggi. Bisogna ricordare che allora gli unici impianti dirisalita erano quelli del Faloria e di Pocol. Il resto è stato costruito negli anni '60.Siamo cresciuti poco alla volta, con l'evoluzione del mercato.»

(Leo Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

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«Oggi la burocrazia è complicata, e non possiamo fare tutto da soli come all'inizio. Anchela concorrenza è sempre più forte. Ma io non credo che la grande distribuzione potràdanneggiarci. Anzi. Noi ci siamo ritagliati il nostro spazio fatto di qualità, competenza, dirapporti esclusivi con i clienti, che cerchiamo di curare al meglio. Tutte caratteristiche chela grande distribuzione non può offrire. È questo il vantaggio di un negozio rispetto a ungrande magazzino. Abbiamo rapporti diretti con i nostri clienti, e non potrebbe esserediversamente. Vendiamo prodotti di alta qualità, spesso in esclusiva, che selezioniamo intutto il mondo, mica pomodori pelati...»

(Leo Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

«Non essere troppo grandi e curare il rapporto personale con i clienti, offrire assistenzatecnica e riparazioni ci ha permesso di essere molto apprezzati dai turisti stranieri, chespesso preferiscono comprare da noi piuttosto che a casa loro. Le novità più recenti sonogli scandinavi e i turisti dei paesi dell'Est europeo. Il sistema tax free con rimborso dell'IVAè stato un grande stimolo per i nostri acquirenti extraeuropei, soprattutto giapponesi eamericani. Naturalmente gli italiani sono la maggior parte, e il loro grado di fedeltà ècomunque alto. Per i nostri clienti venire qui ogni anno è un po' come andare a prendereil caffè ogni mattina sempre nello stesso bar...»

(Leo Lacedelli, fondatore del K2 Sport)

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Inverno 2004: Mario Lacedelli e lo zio Lino si allenano per l’imminente spedizione.(foto Roberto Casanova)

«Nel '99 si è liberato un locale vicino al K2 Sport e abbiamo deciso di tentare una nuovaavventura. K2 Kids è nato così, insieme all'idea di vestire in modo tecnicamente adatto ibambini. I bambini vivono molto all'aria aperta, nella natura, e mettono alla prova i lorovestiti ben più degli adulti. Non si capisce perché allora non li si debba vestire in modoadeguato, con abiti robusti e adatti ai loro movimenti. All'inizio è stata dura, ancheperché la gamma di taglie per i bambini è molto più ampia ed è difficile assortire lemisure quando si acquista. All'inizio non c'erano molti prodotti outdoor per bambini, edovevamo cercarli in tutto il mondo. Ma per fortuna le cose stanno cambiando. E i nostriclienti si sono affezionati: tornano sempre. Così riusciamo a seguire i loro figli per tutta laloro crescita.»

(Nicoletta Dell'Antone, commessa K2 sport dal 1971. Dal 1999 al K2 Kids)

«C'è chi dice che i bambini siano faticosi da trattare. Ma anch'io sono una mamma e mipiace lavorare con loro. In un angolo del negozio abbiamo allestito un'area giochi in cui sipossono rilassare, e uno spazio con fasciatoio per le mamme con i più piccoli. L'età piùcritica per gli acquisti è la fascia dai 12 ai 14 anni. I ragazzi hanno già gusti precisi evogliono scegliere da soli. Spesso le mamme si oppongono e cercano di imporre la lorovolontà. In effetti non è sempre facile mediare tra genitori e figli.»

(Nicoletta Dell'Antone, commessa K2 Sport dal 1971. Dal 1999 al K2 Kids)

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K2, luglio 2004: Mario Lacedelli al campo base

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- Sopra: Nicoletta Dell’Antone- A destra: foto di gruppo al K2 Kidsport

Nicoletta Dell’Antone, Gloria Pompanin,Christian Davare, Roberta D’Adamo,Carlo Lacedelli, Lino e Leo Lacedelli

- In basso: l’interno del K2 Kidsport

nella pagina a fianco:- Trekking K2 2004:

Mario, Alberta e Lino Lacedelli

pagina 38:- campo base del K2, 5050 metri:

Lino Lacedelli e la figlia Alberta

pagina 39:- la famiglia K2 Sport oggi:

Massimo Vierucci, Barbara Zambelli,Mario Lacedelli, Alberta Lacedelli,Nadia Alverà, Daniela Pompanin

Il 2004 è stato un anno importante per il K2 Sport, tanto quanto per la grandemontagna da cui prende il nome. Cinquant'anni fa, pochi mesi prima d'aprire ilnegozio, Lino Lacedelli raggiungeva infatti la seconda vetta del pianeta, a 8611metri. Per interi decenni, prima della spedizione italiana, la cima del K2 era statatentata senza successo da alpinisti di tutto il mondo. Quello del 31 luglio 1954 ful'epilogo di un'avventura che, oltre a Lino, portò a un passo dalle stelle l'entusiasmodegli italiani e l'orgoglio d'una patria ancora ferita e umiliata dalla guerra. Per il cinquantesimo compleanno di quell'impresa, il K2 Sport non poteva mancared'accendere una candelina davvero speciale. Lo ha fatto riportando in cima e ai piedidel K2 tre dei suoi elementi. Il 28 luglio 2004 Mario Lacedelli ha toccato la cima delK2, coronando il pieno successo della spedizione organizzata dalla Società Scoiattolidi Cortina, glorioso sodalizio storico dell'alpinismo ampezzano. Pochi giorni prima, i5050 metri del campo base ai piedi della montagna erano stati raggiunti da altri dueillustri Lacedelli: Alberta, pilastro del K2 Sport, accompagnata niente meno che da

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papà Lino. Alla soglia dei suoi ottant'anni, Lino Lacedelli ha affrontato condisinvoltura un trekking che si è presto trasformato in una parata trionfale: lungotutto il corso dell'immenso ghiacciaio del Baltoro, il conquistatore del K2 è statoaccolto e festeggiato dalle popolazioni Balti quasi come una divinità. A questecommoventi dimostrazioni d'affetto s'è aggiunta l'emozione di un grandeprotagonista della storia dell'alpinismo, giunto lassù per salutare ancora una volta lamontagna che ha segnato in modo così forte tutta la sua vita. Ciliegina sulla torta,negli stessi giorni usciva per l'editore Mondadori un libro intervista, scritto da Linoinsieme a Giovanni Cenacchi, che affronta e risolve una volta per tutte il casostorico della spedizione del 1954. Dopo solo pochi giorni il libro è entrato nelleclassifiche di vendita. La vetta per Mario, un lungo viaggio nello spazio e nellamemoria per Alberta e Lino, un inaspettato successo editoriale: questo 2004, che haesaudito molti desideri, si chiude celebrando nel modo più felice quel grande sognorealizzato che è stato ed è il K2 Sport.

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12 agosto 2004:Cortina festeggia i suoi Scoiattoli

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- Nadia Alverà e Barbara Zambelli- Carlo Lacedelli, responsabile

dell’ufficio del magazzino

pagina 41:- Agosto 2004

Mario, il figlio Sebastiano e lo zio Lino,durante la sfilata delle bande

- Lino Lacedelli in completo hunzadurante la presentazione del libro“K2 il prezzo della conquista”

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Michela Colli e Cosetta Dell’Antone,responsabili dell’ufficio amministrativo

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Da anni i nostri clienti ci fanno notare il fascino vintage del completo in dotazione aglialpinisti della spedizione K2 1954. Oggi il K2 Sport ha deciso di riprodurre fedelmente lagiacca di piuma, l’anorak e il soprapantalone di cotone indossati da Lino Lacedelli 50 annifa. Il marchio Qogir significa “alto e magnifico” nella lingua parlata sul lato nord del K2.È il toponimo cinese del K2, ed è stato scelto da Mario Lacedelli che nel 1983 ha tentatola salita al gigante del Karakorum proprio a partire da questo versante, il più inesplorato.

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Mario Lacedelli, Daniela Pompanine Giovanni Zardini all’inizio degli anni ‘80

28 luglio 2004, ore 9.4550 anni dopo lo zio Lino,Mario Lacedelli raggiunge la vetta del K2 a 8611 metri

La famiglia Lacedelli ringrazia

Famiglia Manaigo | Hôtel de la Poste

Giovanni Cenacchi | per la stesura del testo

Studio Alessandro Saggio | per la grafica

Federica Rocco di Torrepadula | per lo studio dei loghi

Antonio | Foto Zoom

Giuseppe e Daniela Ghedina | Foto G. Ghedina

...e tutti i clienti che in questi 50 anni

hanno contribuito a far crescere il K2 Sport Cortina.

Finito di stamparenel mese di Dicembre 2004 presso la

Tipografia Moderna (Bologna)