FFMagazine n°20

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prima rivista online italiana di pesca a mosca

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Rivista di Pesca a M

osca

Rivista bim

estrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n°1963

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

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LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA Maggio - Luglio 2013

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Direttore ResponsabileBaroni Franco

Direttore EditorialeMondini Alberto

GraficiMondini AlbertoAntonio Napolitano

CoordinatoreRedazionaleMagliocco Massimo

CollaboratoriMassimo MatteuzziBorriero MorenoMarco TerzaniMichele MalaguginiStefano RoviaroRoberto Miceli

Distribuzione WEBPubblicazioneBimestrale RegistrazionePresso il Tribunale diModena n° 1963 del09/07/2009 Rivista Gratuita -

Pubblicità Franco BaroniTel. 3343328889

e-mai: [email protected]

Tutti i Diritti RiservatiFFMagazinewww.ffmagazine.eu

Friends of fly -11°Moreno Borrieroi

EWF 2013 MonacoMassimo Matteuzzi

S.I.M. Fly Festival 2013Dalla Redazione

Killer GabGabriele Zingaro

RevolutionMassmo Magliocco

NinfaLuca Santoro

L’incubatoioMassimo Feliziani

Croazia sconosciutaBruno Generali

Flyfishingmasters UKPhilip Bailey

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Fiere Internazionali Fiere Internazionali

Penso che i una fiera abbia perlopiù risvolti di tipoPenso che i una fiera abbia perlopiù risvolti di tipocommerciale e mi pare che in Italia a parte notevolicommerciale e mi pare che in Italia a parte notevoliartigiani di prestigio, vedi bamboo rodmaker e flyartigiani di prestigio, vedi bamboo rodmaker e flytyers che sono fra i migliori al mondo, non ultimo iltyers che sono fra i migliori al mondo, non ultimo ilgrande Palù non vi sia un marchio italiano all’altezgrande Palù non vi sia un marchio italiano all’altez--za dei grandi nomi e marchi stranieri, correggetemiza dei grandi nomi e marchi stranieri, correggetemise sbaglio. Tornando a noi, alla nostra PAM made inse sbaglio. Tornando a noi, alla nostra PAM made inItaly, penso che possiamo esserne più che fieri deiItaly, penso che possiamo esserne più che fieri deicapolavori in fatto di tecnica ed evoluzione a 360capolavori in fatto di tecnica ed evoluzione a 360gradi della pesca a mosca di casa nostra. Una tecnigradi della pesca a mosca di casa nostra. Una tecni--ca pensata e studiata per pescare meglio, mirata allaca pensata e studiata per pescare meglio, mirata allaqualità della cattura, una tecnica che ha una visionequalità della cattura, una tecnica che ha una visioneglobale dell’azione di pesca, dallo studio delle acque,globale dell’azione di pesca, dallo studio delle acque,delle correnti, delle superfici ed anche degli artificiadelle correnti, delle superfici ed anche degli artificia--li . A volte leggo di persone che guardano sempreli . A volte leggo di persone che guardano sempreall`estero come se là vi fossero gli unici depositariall`estero come se là vi fossero gli unici depositaridei segreti della pesca a mosca. Non è così, è giudei segreti della pesca a mosca. Non è così, è giu--sto guardare in casa d’altri vedi la tecnica di Scottsto guardare in casa d’altri vedi la tecnica di ScottMac Kenzie, Anderson oppure i grandi pescatori CekiMac Kenzie, Anderson oppure i grandi pescatori Cekio gli Americani ecc..ecc.. ma non bisogna denigrareo gli Americani ecc..ecc.. ma non bisogna denigraree buttare alle ortiche quanto di unico abbiamo nellae buttare alle ortiche quanto di unico abbiamo nellaPesca a mosca Italiana. Pesca a mosca Italiana. Ad oggi le uniche strutture che sono andate all`esteAd oggi le uniche strutture che sono andate all`este--ro a divulgare la tecnica ed a rappresentarla perro a divulgare la tecnica ed a rappresentarla perquello che è la pesca a mosca Italiana so sono lequello che è la pesca a mosca Italiana so sono lescuole, un plauso a loro. scuole, un plauso a loro.

Alberto MondiniAlberto Mondini

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RevolutionQuando, pensandoci bene, una cosa può essere fatta anche attraverso un altro percorso.

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Quando, pensandoci bene, una cosa può essere fatta anche attraverso un altro percorso.

Massimo Magliocco

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Da qualche anno a questa parte andando in giro per l'Europa facendodimostrazioni di lancio e fiere sul Fly fishing, ho avuto modo di cono-scere molti pescatori a mosca e tra questi molti istruttori con i quali hoscambiato, e ancora scambio, idee ed opinioni sul lancio e sulla pescaa mosca in genere. Questi, dal canto loro, mi hanno fatto capire che latecnica di lancio è anche qualcosa di più di una 7,6 e una coda DT.Questo già lo sapevo ma non avevo mai avuto la possibilità di appro-fondire la cosa con gente preparata e competente come questi amiciOlandesi, Scozzesi a Inglesi.

Mondini Alberto - Sepp Fuchs - Bads De Bruinscambio opinioni sulla tecnica di lancio a due mani

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Intendiamoci il rapporto con questi amici stranieri non è stato solo uni-laterale nel senso che non è che sono stato io e i miei istruttori a sgra-nare gli occhi guardando il lancio degli altri, anzi, la cosa è statareciproca, diciamo 70% contro 30%, nel senso che loro hanno ammi-rato il 70% delle nostre dinamiche e noi il 30%.Il bello quando si partecipa a questi meeting, è mettersi in discussionee vedere ciò che di buono la mosca d’oltralpe propone, ed è questoche genera interesse e ti fa capire che c’è sempre qualcosa da impa-rare.

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Una delle cose che mi hanno fatto ripensare alla nostra struttura di lan-cio sono state la canna e la coda, da troppo confinate a due sole mi-sure, 7,6 e DT3. Con questo non voglio dire che il lancio eseguito conqueste attrezzature sia sbagliato, probabilmente da dei risultati eccel-lenti, ma non tutti siamo all’altezza di gestire queste attrezzature nelmodo migliore, e allora ? Allora perché non vedere di uscire da alcunischemi troppo ferrei e provare a vedere se esiste la possibilità di sem-plificare lo stile italiano di lancio attraverso altri tipi di canna e coda?

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CANNALa canna è una leva. Partendo da questo principio si capisce immedia-tamente che più la leva è corta e più il movimento che dobbiamo dar-gli deve essere veloce per far si che una coda leggera come una DT3possa andare avanti e indietro ad una certa velocità, elemento que-st’ultimo che spesso viene mortificato da chi non riesce ad avere unacoda veloce e quindi ne scredita la sua importanza. Del resto chi diceche si può lanciare e quindi pescare gestendo una coda non in velocitàed eseguendo tutti i lanci denota che probabilmente il lancio non gli hamai sorriso, ma questo è un altro discorso, ma torniamo alla canna.

Massimo Magliocco in pesca

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Franco, Arduino; Massimo, Sepp, Bads discutonosulla tecnica dell lancio a due mani

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Dunque dicevamo della canna-leva, concetto forse non proprio giustoma forse l’unico per stabilire che non deve essere una molla sotto ca-rico. La canna corta permette di essere molto più stretti con i tempi, maattenzione, non confondiamo la velocità di esecuzione con la totalità dellancio compresi i falsi lanci. In effetti quando si dice che si deve esserepiù veloci ci si riferisce al lancio finale e solo all’ultimo percorso di quelloin avanti che poi genera lo shooting. Non è che stiamo gareggiando conqualcun altro per dimezzare i tempi di lancio, a noi interessa essereveloci nel momento del lancio finale, è lì che la coda deve incremen-tare la sua velocità. Ma se tutto si concentra in questo preciso mo-mento, che cambia se a lanciare uso una 9’ o una 9’,6’’ ? Pensate a

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quello che succede nella spinta finale chiaramente con qualsiasi lun-ghezza di canna, la coda viene trascinata in avanti fino a quando lacanna si trova a circa 45° in avanti (disegno), in questo momento si im-primerà la spinta che farà formare il loop e la coda passando in testa,cioè oltre la vetta della canna, andrà velocissima verso l’obbiettivo. Ora,se ci ragionate un attimo, una canna corta avrà compiuto un ipoteticolancio compresi due falsi lanci, in circa 3,5/3,9 secondi, mentre conuna 9’ ce ne impiega 4,3/4,8 secondi, cioè circa un secondo in più, mase ci limitiamo al solo lancio finale senza i due falsi lanci, la differenzaè quasi nulla. Qualcuno potrebbe dire che allora è preferibile la cannacorta per una maneggevolezza maggiore, e siamo d’accordo, ma siamo

Riunione tecnica del gruppo Italo Inglese

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sicuri che la massa dei pescatori amosca, cioè quelli non addetti ai lavoricome istruttori e compagnia bella, ab-biano la stessa facilità di gestione nellancio con entrambe le lunghezze ?E’chiaro che per chi le sa gestire lecanne corte hanno una maggiore faci-lità di gestione, se non altro proprio perl’ingombro, ma non dimentichiamociche la stragrande maggioranza dei pe-scatori pesca a secca quando le trotebollano e a ninfa quando queste non cisono, quindi una canna più lunga cheabbia una curva adatta può soddisfareentrambe le esigenze può essere utile.Ma anche per alcuni lanci cosiddettispecifici chi è un pescatore medio avràpiù facilità di gestione. Prendiamo l’an-golato rallentato, il ribaltato, l’ancoratoo tagliato, chi ne conosce le dinamichesaprà individuare la minor difficoltànell’eseguirli con delle canne più lun-ghe. Ma anche i lanci veloci per anto-nomasia come il lancio in angolazioneo il sottovetta totale sempre per coloroi quali hanno una dimestichezza di-ciamo “normale”, avranno dei vantagginell’eseguirli. Con questo non voglio assolutamentedire che le canne lunghe siano miglioridi quelle corte, meglio sottolinearlo. Inaltre parole chi è un bravo lanciatore(non ho detto pescatore che è un’altracosa) preferirà una canna corta, chi in-vece lancia senza essere per forza uno“bravo” può avere dei vantaggi con lecanne più lunghe.

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Franco, Arduino; Massimo, Sepp, Badsdiscutono sul lancio a due mani

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Non dimentichiamoci mai che comunque queste debbono avere dei re-quisiti fondamentali sia che siano corte che lunghe, altrimenti stiamoparlando del nulla.Leggo ma non partecipo mai alle discussioni che si generano su certiforum di pesca a mosca. Il tizio X chiede agli utenti che ne pensanodella canna Y. La cosa buffa è che tutti dicono che non sono bravi lan-ciatori ma poi inesorabilmente danno consigli su questa o quella canna.Una discussione esilerante sempre su un noto forum pam, è stataquella relativa ad un certo modello di canna firmata da un noto perso-naggio della mosca italiana. Nessuno ha detto che prima di un even-

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Roberto Miceli in pesca

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tuale acquisto avrebbe preferito provarla,tutti o quasi, hanno dato i loro giudizi posi-tivi senza sapere che certi tipi di attrezza-ture sono pensati per utenti che sanno cosavogliono da un certo tipo di attrezzo e chequesta se va in mano a chi non ne apprezzale sue qualità tecniche, come quelle dellacanna in questione, rischia di avere in manoun prodotto che gli rende la pesca non unpassatempo tranquillo, ma un hobby “ner-voso” e questo vale anche per alcune canneprogettate e firmate dal sottoscritto, tant’èche l’esperienza mi ha consigliato di diffe-renziare le attrezzature senza per forza pen-sare a canne che debbano soddisfare a tuttii costi le mie idee e non quelle della massadei pescatori, in altre parole, pensare acanne che siano apprezzate da chi ha il“manico” e canne per chi invece lancia perposare la mosca sull’acqua.Per concludere questo argomento tirando lesomme direi che l’Italian Style of Castingprevede un certo tipo di canna al di la dellalunghezza, sarà poi il singolo pescatore chedeciderà quale, a suo insindacabile giudizio,sia migliore per le sue caratteristiche. Inaltre parole, non fatevi influenzare da chispesso ne sa meno di voi !!!!CODE WFL’altro grande elemento che va di pari passoal discorso delle canne è la coda di topo. Ioper primo ho scritto fiumi di parole sulle ri-viste e sui media indicando con le code DTleggere 2-3-4 l’unica ed esclusiva coda perlanciare leggero e veloce, ma il tempo,come si dice, fa aprire le menti anche a chispesso è cocciuto come me. Premetto che

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ritengo le DT ancora superiori alle WF per la totalità dei lanci, ma anchequa vale lo stesso discorso fatto per le canne. Ho notato che una WF2o 3 al posto di una DT3 nelle mani di un pescatore che vuole perfezio-narsi, da innumerevoli vantaggi in particolare quando costui si comin-cia a “sciogliere” nel senso che prende confidenza con la tecnica inquanto dovrà essere un tantino più accorto quando la sua coda andràmolto veloce in quanto dovrà imparare a “domarla” un po’ per il fattoche una WF è senz’altro più rapida di una DT. Gli svantaggi, se così lipossiamo chiamare, sono una pulizia di coda leggermente inferiore allaDT, una gestione un po’ più impegnativa in alcuni lanci quali i ribaltatie un po’ l’angolato rallentato. Nel primo nel momento del ribaltamentola massa inferiore del running, cioè la lunga parte parallela di una WFavendo una volume inferiore rispetto ad una DT, avrà bisogno di piùenergia per il suo innalzamento dall’acqua e poi per il suo ribaltamento,mentre per l’angolato rallentato la sezione più grossa, quella dei fa-mosi 9 m e 15 cm, cadrà in acqua facendo un po’ più di rumore. A pro-posito, molti mi chiedono il perché una coda si misura pesando i primi

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cm.

9 m e 15 cm, una misura un po’ stana non vi pare ? Sulla carta è stranama dato che queste misure sono di origine anglosassone, va conside-rato che avendo deciso di misurare i primi 30 piedi ed essendo un piede30,48 cm il risultato = 30 x 30,48 = 914,4 cm arrotondato a 9 m e 15

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Luca Santoro

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NINFAAmo 10 da jig

Filo 8/0 nero

Code fagiano

Rib filo di rame

Addome pelo di lepre

Torace squirrel

Zampe rubber legs

Testa pallina in tungsteno gold da 3,8 mm

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STREAMER PICCOLO

Amo 10

Filo 8/0 nero

Addome filo di rame

Ala micro zonker

Occhi del tipo 3d fissati con colla epoxy

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Sogno di una notte di mezza estate: la KillerGabSogno di una notte di mezza estate: la KillerGab

L'ennesimo coup, l'ennesima sera passata arealizzare gli artificiali migliori...sperando discovare quel qualcosa in più che sempre ri-cerco dalle mie mosche durante la schiusa.Poi...un flash, per un finale di stagione en-tusiasmante.

Serratella Ignita

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Sogno di una notte di mezza estate: la KillerGabSogno di una notte di mezza estate: la KillerGab

Gabriele Zingaro

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Era l'ennesima sera davanti al morsetto. I pensieri sempre gli stessi, quelli di una stagione estiva senza ancora un acuto. La Serratella Ignita e le baetidi eranole padrone incontrastate dei fiumi che frequentavo di solito per i miei coup, il Volturno, l'Aniene e il Cavaliere. Trovare la giusta imitazione spesso si era rivelatofrustrante, gli esemplari di trota piú grandi sembravano ormai saper riconoscere facilmente le mosche reali e la loro cattura richiedeva un sacrificio enorme intermini di precisione nel lancio, studio e presentazione. Eppure…ero convinto che avendo la mosca perfetta tutto sarebbe diventato più facile; un classico delmoschista, dover credere prima lui che i pesci nel valore della propria imitazione. Guardavo freneticamente i miei materiali. C'erano piume e attrezzi sparsi ovunque sul piano di costruzione, sintomo di indecisione e riflessione. Mi serviva unamosca nuova, ma semplice, anche se ormai si può creare davvero ben poco con questi parametri. Mi alzai e presi un libro sfogliando le foto degli insetti che miinteressavano, l'Ignita su tutti. Non ho mai creduto nella iperselettivitá naturale dei pesci, la ritengo una conseguenza della pressione di pesca eccessiva. La veratrota (selvatica) é opportunista, sa che non ha molte possibilità di "pensare" se mangiare o meno, eppure a volte lo fa rifiutando, anche se (apparentemente)abbiamo fatto tutto bene. Guardando la foto di quell'insetto cercavo di riuscire a carpirne l'essenzialità; ogni mosca infatti ha quella particolarità che la rende riconoscibile a prima vista ai pesci, come le antenne o la posizione delle ali per le sedge o i cerci e le dimensioni per una Danica. Quella Ignita aveva degli occhie una testa di un colore molto acceso, anche nella subimagine. Mi tornò in mente l'insetto del Volturno, una baetis che aveva anch’essa dei "turbanti" di un bel

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Era l'ennesima sera davanti al morsetto. I pensieri sempre gli stessi, quelli di una stagione estiva senza ancora un acuto. La Serratella Ignita e le baetidi eranole padrone incontrastate dei fiumi che frequentavo di solito per i miei coup, il Volturno, l'Aniene e il Cavaliere. Trovare la giusta imitazione spesso si era rivelatofrustrante, gli esemplari di trota piú grandi sembravano ormai saper riconoscere facilmente le mosche reali e la loro cattura richiedeva un sacrificio enorme intermini di precisione nel lancio, studio e presentazione. Eppure…ero convinto che avendo la mosca perfetta tutto sarebbe diventato più facile; un classico delmoschista, dover credere prima lui che i pesci nel valore della propria imitazione. Guardavo freneticamente i miei materiali. C'erano piume e attrezzi sparsi ovunque sul piano di costruzione, sintomo di indecisione e riflessione. Mi serviva unamosca nuova, ma semplice, anche se ormai si può creare davvero ben poco con questi parametri. Mi alzai e presi un libro sfogliando le foto degli insetti che miinteressavano, l'Ignita su tutti. Non ho mai creduto nella iperselettivitá naturale dei pesci, la ritengo una conseguenza della pressione di pesca eccessiva. La veratrota (selvatica) é opportunista, sa che non ha molte possibilità di "pensare" se mangiare o meno, eppure a volte lo fa rifiutando, anche se (apparentemente)abbiamo fatto tutto bene. Guardando la foto di quell'insetto cercavo di riuscire a carpirne l'essenzialità; ogni mosca infatti ha quella particolarità che la rende ri-conoscibile a prima vista ai pesci, come le antenne o la posizione delle ali per le sedge o i cerci e le dimensioni per una Danica. Quella Ignita aveva degli occhie una testa di un colore molto acceso, anche nella subimagine. Mi tornò in mente l'insetto del Volturno, una baetis che aveva anch’essa dei "turbanti" di un bel

Baetis

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colore rossastro. Cercai di corsa la foto ed infatti era cosí...a quel punto ladomanda che mi attanagliava era semplice: possibile che i pesci sappianopercepire quel colore particolare? Non sono un biologo e non saprò forsemai la risposta (sebbene molti studi lo confermino), ma credo fortementeche anche solo x il riflesso luminoso che emanano, alcuni colori sono piú vi-sibili ed adescanti per i pesci. Basti pensare all'efficacia delle ninfe con latesta arancio; innegabile catturino più delle altre, generalmente. Il puzzlecominciava a prendere forma: semplice come la Hen Emerger, essenzialecome le dun in cdc e micidiale come le ninfe con testa orange. Ne feci unpaio sul #18 e andai a dormire.La sera dopo durante la schiusa sul Volturno mentre molti impazzivano coni rifiuti io ebbi, grazie a quella mosca particolare, un numero importante dicatture e chi conosce questo magnifico fiume sa cosa vuol dire.La riutilizzai di nuovo con fiducia sia in Italia su fiumi come il Sele, il Cava-liere, l'Aniene dall'alto contenuto di pesce "autoctono", sia all'estero, in Au-stria nella Moll e Slovenia in Sava Bohinjka, fiumi più "turistici". Ovunquecon lo stesso risultato: un lancio, massimo due, su pesce in attività e la fer-rata era garantita. I miei amici di Pamgea ben presto la ribattezzarono “One

Baetis

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shot, one kill” proprio per l’immedia-tezza dell’efficacia, da cui poi si ar-rivò al nome Killergab.Non credevo di aver “creato” unamosca, e non lo credo ancora. Tutta-via mi aspettavo che da un momentoall’altro qualcuno ne ribattezzasse lapaternità, e invece non è accaduto,anzi. In molti l’hanno riprodotta eutilizzata con successo complimen-tandosi con me e anche solo per ilfatto che non l’ho vista a nessuno esoprattutto per il ragionamento die-tro la sua creazione, mi piace pen-sarla una mia “creatura”.Mi è stato chiesto come mai cattu-rasse secondo me così tanto rispettoalle normali dun. Ovviamente ingo-lositi ed incuriositi da tanta grazia ab-biamo testato l’imitazione su pesciche bollavano insieme ad altre mo-sche simili ed in termini di quantitàdi catture non c’è paragone. Sonofortemente convinto che l’hot orangein testa faccia scattare nella testa deipesci un’irresistibile desiderio alpunto di perdere molta diffidenza.Dal successo della KillerGab qualchesettimana dopo scaturì la KillerGrub,una variante emergente sicuramentemeno imitativa, ma ugualmentemolto efficace. La scelta dell’hare’s ear plus (mix di dubbing di orecchio di lepre con antron) per il torace non è casuale: l’antron crea micro bollicine d’aria tipiche dell’emergenza, molto attrattive.Mentre in molti si sono meravigliati dell’efficacia di questa semplicissima mosca, io mi sono posto l’ennesima e ultima domanda. Noi moschisti ci affliggiamo condomande del tipo “Conta più la mosca…o il lancio (presentazione)?”; sono convinto che l’una senza l’altra non avrebbero lo stesso successo. A cosa servirebbeinfatti lanciare benissimo l’insetto sbagliato, o malissimo quello giusto? Ma soprattutto credo che molto faccia la convinzione con la quale peschiamo e utilizziamouna tecnica o mosca piuttosto che un’altra. E io mi chiedo: quanto questa mosca è efficace perché ci credo (e ci faccio credere chi la usa le prime volte) e quantoin realtà lo sia davvero? Domande forse un po’ banali e annose, ma che ognuno di noi prima o poi si pone.Non avendo mosche o posti segreti (avrebbe senso poi nel 2013?) ho deciso di condividere con i lettori e appassionati questi due dressing, con la speranza chevengano usati e migliorati, magari mandandomi una mail e facendomi notare i successi e le migliorie applicate. Uno dei loro difetti, se vogliamo, è la scarsa vi

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molto efficace. La scelta dell’hare’s ear plus (mix di dubbing di orecchio di lepre con antron) per il torace non è casuale: l’antron crea micro bollicine d’aria tipi-

Mentre in molti si sono meravigliati dell’efficacia di questa semplicissima mosca, io mi sono posto l’ennesima e ultima domanda. Noi moschisti ci affliggiamo condomande del tipo “Conta più la mosca…o il lancio (presentazione)?”; sono convinto che l’una senza l’altra non avrebbero lo stesso successo. A cosa servirebbeinfatti lanciare benissimo l’insetto sbagliato, o malissimo quello giusto? Ma soprattutto credo che molto faccia la convinzione con la quale peschiamo e utilizziamouna tecnica o mosca piuttosto che un’altra. E io mi chiedo: quanto questa mosca è efficace perché ci credo (e ci faccio credere chi la usa le prime volte) e quantoin realtà lo sia davvero? Domande forse un po’ banali e annose, ma che ognuno di noi prima o poi si pone.Non avendo mosche o posti segreti (avrebbe senso poi nel 2013?) ho deciso di condividere con i lettori e appassionati questi due dressing, con la speranza chevengano usati e migliorati, magari mandandomi una mail e facendomi notare i successi e le migliorie applicate. Uno dei loro difetti, se vogliamo, è la scarsa vi-

Serratella Ignita

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sibilità essendo di misura molto piccola e avendo le ali scure, un mix che nerende difficile la visibilità soprattutto oltre i 6/7 metri dal pescatore. Co-munque con la massima concentrazione sarà possibile riuscire a capire laposizione della mosca anche in mezzo ad altri insetti veri e a bollate conti-nue.Provatela e condividete le migliorie e le catture sia su social network(https://www.facebook.com/pages/Pamgea/324120864126) che via email([email protected])...aspettiamo le vostre foto!

I dressing:

KillerGab

Amo: Daiichi 1180 #16/18/20Exuvia: Polipropilene dun (o bianco) 3 o 4 fibre maxCorpo: Filo di montaggio Uni dun 8/0 oppure 70 denAli: 1 piuma CDC colore natural dunTesta: Uni thread Hot Orange

KillerGrub

Amo: Grub da secca #14/16Exuvia: Polipropilene dun (o bianco) 3 o 4 fibre maxCorpo: Filo di montaggio Uni dun 8/0 oppure 70 denAli: 1 piuma CDC colore natural dunTorace: Hare’s Ear Plus Tan Dun Testa: Uni thread Hot Orange

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Valerio con una bella cattura

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S.I.M. Fly Festival, tutto pronto per la decima edizione.

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S.I.M. Fly Festival, tutto pronto per la decima edizione.

A Castel di Sangro (Aq) il 22 e il 23 giugno 2013torna l’evento di punta della scuola italiana di pesca a mosca

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Laboratori di tecniche di lancio e di costruzione delle canne di bamboo edelle mosche artificiali, arte, una tavola rotonda su un progetto nazionaledi turismo di settore, e ovviamente tanta natura, attività all’aria aperta ebuona cucina. La decima edizione del S.I.M. Fly Festival, l’evento di puntadella scuola italiana di pesca a mosca, il 22 e il 23 giugno 2013 riunirà a Ca-stel di Sangro centinaia di appassionati e curiosi di questo sport ambienta-lista.Appena spente le 25 candeline dall’anno della fondazione, avvenuta nel1987 proprio a Castel di Sangro, e appena arrivata anche in Australia conla nascita di una nuova delegazione, l’associazione Scuola italiana di pescaa mosca si apre come ogni anno a pescatori esperti e a curiosi, uomini edonne, di ogni età, e raccoglie tutti presso l’ex convento della Maddalena,

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che oltre al museo civico Aufidenate ospita anche il primo e unico museoin Italia dedicato alla pesca a mosca, lo “Stanislao Kuckiewicz”, diretto daGiorgio Cavatorti e di recente gemellato anche con il Catskill Fly FishingCenter and Museum (CFFCM) di Livingston Manor, NY.La pesca a mosca èuno sport che porta con sé i valori del rispetto e della tutela dell’ambiente,in quanto i pesci vengono pescati con un amo privo di ardiglione e non solocatturati senza venire feriti, ma anche rilasciati, secondo la regola del Catch& Release (o No Kill).Il Festival si svolgerà il 22 e il 23 giugno 2013, ma sarà inaugurato il 21 conla consueta serata-anteprima ad invito “La trota sul palco”: uno show coo-king, giunto alla terza edizione, che si terrà presso il chiostro del Conventodella Maddalena sotto la direzione dello chef Niko Romito (2 stelle Miche-

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lin) e vedrà interagire i ristoratori del territorio. La serata è incentrata sullavalorizzazione della trota da allevamento quale prodotto del territorio. Spon-sor tecnici sono la Cantina Miglianico e la troticoltura marchigiana “ErediRossi”, leader in Europa, che in Abruzzo ha due impianti a Popoli e Bussi sulTirino. Per i giornalisti è necessario l’accredito presso l’ufficio stampa.Il 22 giugno 2013 alle 10,00 il Festival si aprirà con il taglio del nastro della13esima esposizione di arte contemporanea “L’arte della pesca… La pescanell’arte”, curata da Lino Alviani e realizzata grazie all’adesione amichevoledi artisti provenienti da tutto il mondo. L’esposizione a Castel di Sangro saràil clou di un itinerario che partirà da Pescara l’1 e il 2 giugno con l’ante-prima presso il circolo Aternino (apertura 18-24), proseguirà a Castel diSangro dal 22 giugno al 31 luglio negli orari del museo (10-13 e 17-20,tranne il lunedì) e terminerà a Fossacesia presso il palazzo dei Priori del-l’abbazia di San Giovanni in Venere dal primo agosto al 15 settembre 2013.La sera del 22 giugno, alle 21, sarà assegnato il premio internazionale

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“Claudio D’Angelo Award 2013” al migliore fly tiers (costruttore di esca) ita-liano e straniero. Il premio è un’ambita scultura realizzata ad hoc dal mae-stro toscano Alberto Coppini.Domenica 23 giugno alle 11,00 si terrà la tavola rotonda “Le strade dellapesca a mosca per lo sviluppo delle aree interne dell’Abruzzo e d’Italia”, aratifica del progetto lanciato nel 2012: la creazione di un network di serviziin un itinerario ideale, che sia in grado di guidare e assistere gli appassio-nati di pesca a mosca secondo un primo circuito che comprende, in Italia,il fiume Sele con l’Ars Sele nel comune di Contursi Terme (Sa); il fiume Te-vere con la Tail Water Tevere a San Sepolcro (Ar); il fiume Nera con Cer-reto di Spoleto (Pg); il Fiume Volturno a Colli al Volturno (Is); e, in Abruzzo,il Sangro con Castel di Sangro. E poi finalmente loro, i fly tiers, i rod makers e gli istruttori SIM: saranno adisposizione dalle 10,30 alle 19,00 del 22 giugno e dalle 10,30 alle 17,30 del23 giugno per mostrare e insegnare come si costruiscono le mosche artifi-

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ciali da usare come esca,come si costruiscono le cannedi bamboo e come adottaretecniche di lancio ad una e adue mani, sia sul prato anti-stante l’ex convento dellaMaddalena sia sul fiume San-gro, “palestra” ufficiale dellaSIM. Saranno presenti istrut-tori S.I.M. e G.A.I.A. (GameAngling Instructors Associa-tion), e circa 25 costruttoriprovenienti dall’Italia, dall’Eu-ropa e dagli Stati Uniti, oltreagli esperti costruttori dellaI.B.R.A. (Italian Bamboo Rod-makers Association).I laboratori sono gratuiti ma ènecessaria l’iscrizione, via sito(www.simfly.it) o presso lostand S.I.M. direttamente allamanifestazione. Tra i costrut-tori c’è anche un sulmonese di9 anni, a dimostrazione delfatto che questo sport èadatto a tutte le età. I pescatori a mosca che si sa-ranno registrati alla manife-stazione potranno pescare consconti sui prezzi consuetilungo il tratto del Sangro ge-

stito dall’associazione sportiva dilettantistica “Sangro”. Il Festival è organizzato dall’associazione Scuola Italiana di Pesca a moscapresieduta da Osvaldo Galizia, ed è realizzato grazie alla collaborazione del-l’amministrazione di Castel di Sangro e dell’associazione sportiva Sangro.Costituisce il momento conclusivo di una settimana di perfezionamento, cheda lunedì 17 giugno a venerdì 21 giugno vede coinvolti istruttori di pesca amosca italiani e stranieri.Durante il fine settimana, in ogni ristorante di Castel di Sangro sarà possi-bile scoprire la cucina del territorio; sarà inoltre sempre attivo un servizio

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bar, all’interno del convento della Maddalena, gestito dall’Archeoclub.

Per informazioni e per il programma dettagliato: www.simfly.it; [email protected]; tel 071 9160447 – 339 2574502.

Ufficio stampa S.I.M Fly Festival: Cristina Mosca – Modiv snc – [email protected] – 328/9379969

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[email protected]

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INCUBATOIO

Massimo Feliziani

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Finalmente ci siamo….anche la Provincia di Ascoli Piceno èriuscita a dotarsi di un incubatoio ittico di valle per la con-servazione del proprio patrimonio ittico.

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Sabato 20 aprile, alla presenza delle autorità provinciali e del Fly Fi-sherman Club di Ascoli Piceno che ha collaborato alla nascita delleprime “trotelle” oltre che di numerosi appassionati si è inauguratol’incubatoio ittico, realizzato con lo scopo di permettere la salvaguardiadella trota fario del Fiume Tronto attraverso la cattura e conseguenteriproduzione artificiale di esemplari per i quali è fondamentale conser-vare l’originalità e le caratteristiche genetiche e arrivare a ottenereavannotti che, fatti crescere in ambiente protetto fino ai 6 – 9 cm., sirilevano decisamente più idonei a superare le fasi di adattamento aldifficile ambiente che spesso caratterizza i nostri corsi d’acqua.

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La struttura principale dell’impianto, quella che ospita l’avannotteria, èdi circa 250 mq e l’acqua, con temperatura oscillante tra i 5 e i 7 gradiè derivata del subalveo del Fiume Tronto attraverso l’intercettazionedella falda freatica.Questo primo anno di produzione è servito a far capire il funzionamentoe le varie fasi necessarie alla schiusa delle uova, grazie alla collabora-zione tra la Provincia di Ascoli e quella di Perugia sono state fatte schiu-dere uova già fecondate e provenienti da centro ittiogenico di BorgoCerreto della provincia di Perugia e il lavoro di assistenza e “manova-lanza” è stato effettuato da volontari del Fly Fisherman Club, vedere i

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piccoli ovetti trasformarsi, in piccolissimi e buffi pesciolini dal ventre ri-gonfio fino ad assumere l’aspetto di una minuscola trota, guizzante edaffamata è stata sicuramente la fase più coinvolgente e emozionante.Ed ora? Ora le trotelle hanno poco più di 2 mesi e bisogna pensare allasemina scegliere con cura lame tranquille per concedere loro un’am-bientazione graduale al nuovo habitat che deve essere accogliente perquesti piccoli pesci che scoprono, via via, le loro potenzialità nei tortuosicorsi d’acqua. All’atto della semina vengono identificate le parti delfiume maggiormente idonee, evitando le grosse buche ove la presenzadi potenziali predatori è maggiore. Tuttavia, in questa fase, la moria èpari al 50% e le cause sono molteplici: piogge battenti di temporali,zone asciutte, aggressione da parte di pesci più grandi.

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Ma chi sopravvive inizia la sua vita naturale, inquieta, tra le rimontedei rapidi corsi d’acqua alle pacifiche stagnazioni nelle lame. Una trota,da verifiche fatte nell’A.R.S. Tronto, raggiunge le dimensione di adultadopo 12 – 14 mesi, misurando 18 centimetri circa di lunghezza.Il bel lavoro svolto fin qui non deve terminare, infatti si sta lavorandoper far si che l’incubatoio possa sviluppare anche funzioni educativepermettendo a molti studenti delle scuole presenti nel territorio pro-vinciale di apprendere aspetti e comportamenti relativi ai pesci e so-prattutto sensibilizzarli ad avere maggiore cura delle condizioniambientali dei nostri fiumi.

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Friends of Fly - 11° Corso di Pesca a Mosca – Il Lancio

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Friends of Fly - 11° Corso di Pesca a Mosca – Il Lancio

Moreno Borriero

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Nei mesi di Novembre,Dicembre e Gennaioscorsi, si è svolto l’un-dicesimo Corso diPesca a Mosca a curadel Friends of Fly diLucca. Nonostante leavversità legate allamanca di una sedevera, siamo riuscito adorganizzare un corsodi successo con 7 en-tusiasti neo PAM che sisono distinti per pas-sione e per bravura. Isolito i nostri corsi ab-bracciano tutto quelloche concerne la pescaa mosca, dalla etica,alla tecnica, a cenni dientomologia, alla co-struzione di artificialied infine il lancio. Pur-troppo per motivi le-gati al maltempo cheha pervaso la peni-sola, non siamo an-cora riusciti adeffettuare la canonicauscita di fine corso.Speriamo di poterlaeffettuare nelle pros-sime settimane vistoche le rondini sono giàarrivate e gli alberisono in fiore.

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I corsi del nostro club, durano circa 12settimane e parecchie lezioni sono de-dicate alla costruzione degli artificiali.Chiediamo ai nostri corsisti di impe-gnarsi a pescare esclusivamente asecca per almeno un paio di anni inmodo da apprendere il lancio e a leg-gere l’acqua quindi le mosche che ven-gono insegnate sono prettamentemosche secche con cenni di costru-zione delle ninfe e degli streamer. Leultime 4 lezioni del corso sono dedi-cate al lancio e quindi nel mese diGennaio sono state organizzate di-verse ore dedicate al lancio. Questacomponente della PAM, com’è notoormai perfino alle pietre, è una dellecomponenti più importanti della pescaa mosca. Visti gli ottimi rapporti conMassimo Magliocco e degli istruttoridella Fly Fishing Masters, abbiamoavuto la fortuna di effettuare unostage con due dei migliori istruttoridella scuola e che oltretutto sono degliottimi amici. Dopo un paio di telefo-nate con Marco Terzani abbiamo fis-sato la data e stabilito di trovarci da lìa qualche settimana per effettuarequesto stage. Con grande piacere, miha poi chiamato Franco Baroni che si èofferto di venire a condurre lo stage in-sieme a Marco. Abbiamo quindi orga-nizzato un albergo a Lucca per Francoche veniva dal profondo nord. InveceMarco, visto che è di Firenze ciavrebbe raggiunti il Sabato mattino. L’appuntamento con i ragazzi nuovi e

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alcuni anziani era per le ore 9 sul greto del Serchio a Vinchiana. Sitratta di un posto dove c’è possibilità di effettuare le prove sia sul pratoche sull’acqua. Tutti si sono presentati puntualmente e Franco Baronie Marco Terzani hanno iniziato spiegando l’importanza del lancio e lesue dinamiche teoriche. Successivamente hanno dimostrato il lanciovero i proprio e con maestria e sapienza hanno puoi seguito i primitentativi da parte dei principianti correggendoli di volta in volta. Come sempre le fasi iniziali sono drammatiche. Tutti siamo venuto daaltre tecniche e quindi l’abitudine a esercitare certi momenti sono duria morire. L’utilizzo errato del polso è uno dei difetti più difficile da de-bellare specialmente per chi viene dallo spinning abituato al lancio tuttodi polso. Comunque con pazienza e rigore, i nostri ottimi istruttori sono

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riusciti ad imprimere una parvenza di memoria motoria.A pranzo, abbiamo consumato un frugale picnic fatto di Salumi e for-maggi, pane e focaccia. Il tutto annaffiato di qualche bottiglia di ot-timo vino rosso toscano.Il pomeriggio, invece è continuato con le dimostrazioni e prove sull’ac-qua che come sappiamo pone problematiche e sfide che non si tro-vano sul prato. Abbiamo continuato fino a che il tempo e il vento cel’hanno consentito e poi, soddisfatti ma stanchi siamo tornati verso i no-stri focolai. Franco Baroni si è sobbarcato diverse centinaia di chilome-tri e Marco Terzani un pochino meno ma lo stesso abbiamo tuttiapprezzato lo spirito di abnegazione e la disponibilità di questi due ot-timi istruttori che rubando tempo alle famiglie e alla pesca, ci hanno of-ferto al costo di un pasto al sacco, il loro sapere!

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A nome di tutto il Friends of Fly, un grandissimo ringraziamento agliistruttori e alla Scuola per l’impegno dimostrato.Il primo giorno di del corso di lancio serve per dare un minimo di im-postazione e fatto tesoro degli insegnamenti degli istruttori, abbiamocontinuato con le giornate di lancio ma questa volta sul prato che cir-conda le mura di Lucca. Abbiamo la fortuna di avere un paio di per-sone che sanno lanciare discretamente avendo fatto qualche corso conaltre scuole di lancio nonché in maniera strutturale con la FFM e quindile mattinate passate sul prato hanno, piano piano, iniziato a dare i lorofrutti. Da aspirante PAM completamente inetti, si sono trasformati in

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pescatori con un minimo di nozioni. Alcuni hanno tribolato più deglialtri, ma alla fine siamo riusciti a trasmettere un minimo di tecnica.Tant’è che alcuni temerari sono riusciti ad andare a pescare nonostantele condizioni non ideali che sono riusciti a prendere le loro prime trote.Siamo molto soddisfatti dei risultati dell’Undicesimo Corso di PAM esiamo oltremodo soddisfatto del fatto che alcuni si sono già trasformatiin pescatori No Kill in quanto hanno compreso l’etica che pervade il no-stro Club che promuove la pratica del Catch & Release e i nostri allievihanno recepito il valore dei nostri amici pinnuti. Complimenti ai corsisti PAM 2013 !! Presto li vedremo volteggiare condisinvoltura le lor code di topo sui nostri torrenti.

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“EWF 2013 Monaco”

“La principale Fiera Europea dedicata alla Pesca a Mosca”

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“EWF 2013 Monaco”

“La principale Fiera Europea dedicata alla Pesca a Mosca”

Massimo Matteuzzi

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Da diversi anni sentivo parlare in modo assai lusinghiero della EWF diMonaco di Baviera, secondo alcuni autorevoli amici e pescatori la prin-cipale Fiera del settore in Europa, interamente dedicata alla Pesca aMosca. Dopo qualche riflessione per comporre l’equipaggio, siamo par-titi in quattro amici da Bologna alla volta di Furstenfeldbruck, a circa 20Km di distanza dal capoluogo Bavarese. Come da tradizione l’Eventoviene ospitato nel parco del Castello della cittadina, dentro all’ex Mo-nastero i cui saloni sono stati ristrutturati. Il 2013 ha visto la presenzadi 90 dealers, provenienti da tutt’Europa, oltre 20 Costruttori di livellomondiale (presenti anche gli Americani), alcuni famosi lanciatori (citoScott Mac Kenzie per fare un nome) e la presenza di alcune Scuole dilancio internazionali, tra cui la F.F.F. La zona coperta si articolava su trepadiglioni con un grande cortile esterno di raccordo, adibito a zona ri-storo.

questa pagina: sessione costruzione

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La località e i programmi di richiamo, sia sul versante costruzione chesu quello del lancio hanno decretato l’ennesima buona riuscita: nondeve sorprendere che un evento di questo genere abbia luogo in Ger-mania. Infatti in questo grande paese il numero di praticanti è alto e lacapacità di spesa individuale nettamente superiore all’Italia. All’esternoerano disponibili tre grandi piscine di lancio, prati all’inglese attrezzatiper le prove, traduzione simultanea dall’inglese/francese al tedesco.Unica nota stonata, la quasi assenza di stand Italiani: il solo nostro rap-presentante era Palù, che ha conquistato il pubblico con le sue piccoleopere d’arte.

Massimo con Karel Krivanec

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sessione lancio

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L’EWF si caratterizza per l’ampio spazio che viene dato alle dimostra-zioni di lancio e di costruzione: come particolarità segnalo la “CastingClinic” organizzata dalla F.F.F. e la gara di costruzione che ha visto aimorsetti i migliori giovani costruttori. Anche le signore pescatrici hannoavuto uno spazio dedicato, grazie al “Ladies Program” condotto da KateBlubaugh. La buona presenza di espositori Britannici, Francesi, Scandinavi, Cechie Polacchi ha permesso di visionare prodotti e accessori innovativi e dialta qualità, che difficilmente si vedono in Italia. Impagabile infine unpiccolo ma delizioso stand dedicato al gusto, il “Whisky Corner” dovedegustare i migliori whisky scozzesi e lasciare una parte consistentedel proprio portafoglio.

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In conclusione devo dire che l’impressione è stata buona, non tantoper la dimensione globale della Fiera quanto per qualità di espositori eproposte viste: sicuramente consigliata a chi vuole uscire dal tipico“provincialismo” di cui la pesca a mosca in Italia invariabilmente ri-sente.

Massimo Matteuzzi è Istruttore FFM, vive a Bologna. Per contatti: www.flyfishingmasters.it

padiglione superiore

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Massimo con Jiri Klima

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Philip Bailey

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The season has been abnormally slow this year and it is generallythought that we are about a month or so behind other years. Late snowat the end of March combined with cold weather meant that the snow-melt took nearly three weeks keeping the river very cold. To date theearly hatches of Olives and March Browns has been poor bringing veryfew fish to the surface to feed. Not good for dry fly fisherman like me.In addition, we have had very little rain over the past few months sothe rivers are on their knees, very low and ultra clear. Lay a line overany fish you are lucky to see feeding and they’re off. Poor Rod Barfordis over here at the moment and he has struck these poor fishing con-ditions in the north of the country. But some fish have been caughtand my most successful fly (in fact I haven’t even used any other pat-tern) has been one I originated in 1986 and named by the late Dr R A(Tony) Brothers as the ‘Man O Ross’. I had thought that this fly had fea-tured in the Newsletter in but on checking I see that it is not listed. Sofor all of you dry fly fishermen and fly tiers here it is.Man O Ross (M.O.R.)

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History:I originated this fly in 1986 in an attempt to produce a dry fly, whichwas a ‘generalist’ pattern and which I felt incorporated the right sortof trigger points to trick a trout or two. Originally I called it the ‘50:50Fly’ as the tail was 50% the length of the hook shank and about halfthe length of a normal tail on a dry fly. The body was 50% of the hookshank with the hackle forming the remaining 50%. And to complete thefly 50% of the hackle was removed under the body.At the time I had no idea that this fly would prove so successful in alltypes of hatches which I originally tied in dark and light shades.Its inauguration was in the summer of 1986/87. Tony (Brothers) and Iwent across to fish in Tasmania but instead of heading ‘up top’ we de-cided that on this trip we would fish the lowland streams around Laun-ceston. For the first part of the week we stayed at the Kings MeadowHotel and fished the lower Macquarie River and Brumby’s Creek sy-stem. I remember that trip well as Tony somehow manager to befriendthe breakfast lady (she would roll her eyes at him) and get an extra twoslices of toast or rashers of bacon. We often laughed about that.However, the second part of the trip was to fish the South Esk and

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Break O Day rivers stationing ourselves in Ross. The first day was onthe Break O Day and as we arrived mid-morning we could already seefish rising steadily all along the stretch we wanted to fish. As we clim-bed the fence I heard Tony’s cry “they’re on black spinners” and off wewent downstream casting madly at rising fish with his Noel Jetson blackspinner. I, on the other, had just stopped on the pool where we star-ted and decided to fish it all a bit more cautiously. I do not know whatmade me take of the 50:50 Fly and tie it on. But it quickly tricked agood size fish.Tony had about 2 fish on his spinner while I quickly tallied up 5 fish onthe 50:50 Fly. “What fly are you using?” came the cry from Tony whohas seen me reel in a few fish more than he had. “My new fly calledthe 50:50 Fly” I replied. With that he came over and quickly abscon-ded a couple of the flies from me. “Agh what sort of fly is that” he sta-ted. “Won’t catch anything with that” he added. But I did notice himchanging his fly and after both of us caught a few more fish the spin-ner fall stopped and the rising fish quickly followed suit.

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This was the most fish I had ever caught in one fishing session in thosedays and I was chuffed that I had done so well with the pattern andeven out fished Tony. As we drove back to the hotel in Ross we di-scussed the new pattern and it was Tony’s view that the fly need a bet-ter name. His suggestion was the ‘Man O Ross’ as we were staying inthe Man O Ross hotel and my second name was Ross. I think the pat-tern (or it was) is on the wall at the hotel.That fly went on to become successful on the lakes in Tasmania fishingto cruising fish while polaroiding or presenting it to a tailing fish in thewestern lakes. It came into it’s own in 1988 and 1989 when Iven Af-fleck, Dr Andy Hodson and I were fishing Eucumbene in the Decemberof each year when the Chronomid were balling up. Andy coined it theM.O.R. for short and either name has stuck.Today:

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It is hard to believe that this fly originated nearly 30 years ago. It hasproven successful on 3 continents, in 15 countries and on both stil-lwaters and streams. I have never been without it and since 1986 Ihave evolved the tying a little more (see patterns below). It can re-present an emerging fly, a trapped insect, a dun, a caddis, a buzzer andat times even a beetle. It is simply a generalist pattern that works allthe time. I have a full fly box of these in my vest and invariably whenI am dry fly fishing the Man O Ross comes out first and often it stayson all day. It works because it has a lot of good ‘trigger points – ab-domen and thorax profile, buggy looking, rides high and can be fishedacross the waves of a lake or riffles in a stream, represents a goodcross section of trout food. I have used it with success in dun hatches,caddis hatches, when buzzers are balling, and when there are beetlesabout. And even when a Gum Beetle fall is happening. It is great forpolaroiding or when fishing a static fly on lakes. I have even used it asa top dropper in a team of bumble flies on Arthurs Lake.Tying it:1. I tie this on sizes 12, 14, 16 & 18. Originally I used a Kamasan

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B160 because I liked the wide gape. These days I user a lighter hookand my preferred hook is the Partridge SLD barbless.2. Place the hook in your vice and take the tying thread (see belowfor colours) down the hook shank for 5-6 turns.3. At this point you tie in the wing. Roll it and then tie it over the eyeof the hook. Pull it upright and place a few turns of thread to ‘cock’ it.Split it and figure of eight between to produce a rolled split wing. Thecorrect position should see it slanting forward of the hook eye.4. Trim off the excess and take the thread down to the tail end of thehook shank. Now take a smaller section of wing material and makesure all points line up. Tie this in short. A good gauge is to think aboutmaking a ‘tag’ rather than a tail. It must be short to give the correctprofile.5. Trim the excess and then dub the body to a point halfway alongthe hook shank.6. Prepare two hackles. One must be a Grizzle hackle which is tiedin and wound forward last. Take 4 turns behind the wing and two infront with both hackles. This should fill up the remainder of the hookshank. The grizzle hackle, together with the wings, create an excellentUV Reflection trigger point which is critical to trout locating food (read:The New Scientific Angling – Trout and Ultraviolet Vision – Reed F Curry2009).7. Tie off the hackles making sure to keep the head clean and thentrim the hackles flat underneath in line with the body.Patterns which have evolved since 1986:

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Antun Mates

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CROAZIA SCONOSCIUTA

Bruno Generali

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Durante la visita all’eventoEWF (http://www.erlebni-swelt-fliegenfischen.de)nelle vicinanze di Monacodi Baviera, al boot di PaulMorgan (http://www.an-glebooks.com), una vera epropria miniera d’oro pergli appassionati di libri difly fishing sia contempora-nei che antiquari, ho tro-vato una coppia di volumiche fino a quel momentomi erano passati inosser-vati. “The Enchanted An-gler” di Antun Mates, unaimportante opera in duevolumi pubblicata in Croa-zia da J&B tra il 2004 e il2005, in occasione del 110’anniversario della prima“Zagreg Fishing Society”. Ilprimo volume è dedicatoalla pesca alla trota, il se-condo a temolo e hucho.Sebbene scritto originaria-mente in croato, sono di-sponibili anche centottantacopie numerate ed auto-grafate in lingua inglese (lamia è tra queste).Sorpren-dente l’alto profilo di que-sto lavoro, fatto di ricercastorica, di testimonianzepersonali, ma denso anchedi tante storie di pescasulle acque della Croazia

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ed in misura minore dei territori ad essa circostanti in direzione sud e sud-est. Alcuni fiumi protagonisti di queste storie sono tra i più noti e frequentati come Gacka e Kupa, ma tantissimi altri, la maggior parte, sono sconosciuti ai pescatori italiani di ultima generazione, completamente al di fuori dalcircuito internazionale. L’autore Antun Mates, classe 1945, è uomo di grande talento, affermato artista e studioso (http://www.antunmates.com), hadedicato la sua esistenza alla pittura ed alla pesca a mosca.La prima parte del libro è tutta dedicata alla storia, dalle prime attività di fine ‘800, con la costituzione dei primi club di pesca in una Zagabria imperiale, per proseguire con la storia del fly fishing dal dopoguerra a tutti gli anni ottanta, all’epoca della Yugoslavia socialista. Centinaia di tavole fotografiche antiche e moderne documentano epoche lontane. La maggior parte degli scatti sono di carattere amatoriale, ma proprio per questo sono tantoautentici, intensi e ricchi di significato. Tante le testimonianze di vita vissuta in villaggi e valli che fino a non tanto tempo fa vivevano una realtà moltodiversa da quella attuale, dove tra l’altro gli spostamenti e la possibilità di comunicare erano difficili. Da questa lettura esce l’immagine di un territoriodavvero tanto diverso nel passato recente rispetto a quello attuale evoluto dalla realtà postbellica.

Una delle sorgenti del Cetinaa destra: una cattura sul Cetina

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ed in misura minore dei territori ad essa circostanti in direzione sud e sud-est. Alcuni fiumi protagonisti di queste storie sono tra i più noti e frequen-tati come Gacka e Kupa, ma tantissimi altri, la maggior parte, sono sconosciuti ai pescatori italiani di ultima generazione, completamente al di fuori dalcircuito internazionale. L’autore Antun Mates, classe 1945, è uomo di grande talento, affermato artista e studioso (http://www.antunmates.com), ha

La prima parte del libro è tutta dedicata alla storia, dalle prime attività di fine ‘800, con la costituzione dei primi club di pesca in una Zagabria impe-riale, per proseguire con la storia del fly fishing dal dopoguerra a tutti gli anni ottanta, all’epoca della Yugoslavia socialista. Centinaia di tavole foto-grafiche antiche e moderne documentano epoche lontane. La maggior parte degli scatti sono di carattere amatoriale, ma proprio per questo sono tantoautentici, intensi e ricchi di significato. Tante le testimonianze di vita vissuta in villaggi e valli che fino a non tanto tempo fa vivevano una realtà moltodiversa da quella attuale, dove tra l’altro gli spostamenti e la possibilità di comunicare erano difficili. Da questa lettura esce l’immagine di un territoriodavvero tanto diverso nel passato recente rispetto a quello attuale evoluto dalla realtà postbellica.

Una delle sorgenti del Cetinaa destra: una cattura sul Cetina

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a sinistra: veduta del Cetina medio

sotto: cattura soul Cetina di Zebra Trout

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La parte dell’opera che ho letto con maggiore passione è certamente quella dedicata alle storie di pesca sui corsi d’acqua sconosciuti. Tra i più importanti certamente Cetina e Ruda. Le prime testimonianze sulle meraviglie di queste valli risalgono al 1774 attraverso il libro “Viaggio in Dalmazia” di Alberto Fortis. Vicino al villaggio di Jarebice, ai piedi di una imponente montagna, sgorgano otto stupende sorgive di acqua turchese, molto profonde ecircondate da una vegetazione lussureggiante, che dopo un breve corso, formano il Cetina. Le testimonianze storiche le raccontano ricchissime di trotedi dimensioni incredibili. Fotografie di epoca contemporanea testimoniano tante catture oltre gli ottanta centimetri e i sette chili di peso, ma i raccontie le leggende popolari dicono molto di più. Le sorgenti più grandi esplorate dagli speleologi sono state misurate oltre cento metri di profondità e sonocollegate da una immensa rete di caverne, ad oggi per lo più ancora sconosciuta. Gli accessi a queste risorgive, i cui corsi d’acqua acquistano una portata notevole, si raggiungono dalla strada che porta da Knin a Sinj non lontano dal confine con la Bosnia, sullo sfondo della imponente catena dinarica.

il Ruda alla sorgente

a destra: Fario del Ruda

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La parte dell’opera che ho letto con maggiore passione è certamente quella dedicata alle storie di pesca sui corsi d’acqua sconosciuti. Tra i più impor-tanti certamente Cetina e Ruda. Le prime testimonianze sulle meraviglie di queste valli risalgono al 1774 attraverso il libro “Viaggio in Dalmazia” di Al-berto Fortis. Vicino al villaggio di Jarebice, ai piedi di una imponente montagna, sgorgano otto stupende sorgive di acqua turchese, molto profonde ecircondate da una vegetazione lussureggiante, che dopo un breve corso, formano il Cetina. Le testimonianze storiche le raccontano ricchissime di trotedi dimensioni incredibili. Fotografie di epoca contemporanea testimoniano tante catture oltre gli ottanta centimetri e i sette chili di peso, ma i raccontie le leggende popolari dicono molto di più. Le sorgenti più grandi esplorate dagli speleologi sono state misurate oltre cento metri di profondità e sonocollegate da una immensa rete di caverne, ad oggi per lo più ancora sconosciuta. Gli accessi a queste risorgive, i cui corsi d’acqua acquistano una por-tata notevole, si raggiungono dalla strada che porta da Knin a Sinj non lontano dal confine con la Bosnia, sullo sfondo della imponente catena dina-

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Marmorata della Moraca

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L’autore racconta e testi-monia con l’ausilio di pro-prie fotografie la presenzain queste acque della raris-sima “zebra trout”, unafario con livrea dall’aspettodel tutto particolare. Di co-lore piuttosto chiaro, contre o quattro larghe striscescure verticali, con piccolie radi puntini neri, quasiassenti quelli rossi. Altri racconti di pesca en-tusiasmanti portano il let-tore nella regione di Lika,sulle acque magiche delloJesenica, poi nel Ricica,nello Stajnica, nel Jaruga enella Dretulja. Bellissimetrote selvagge, in acquecristalline in valli di monta-gna, con la forma di risor-giva nelle origini, ditorrente nei chilometri suc-cessivi. Le mosche più uti-lizzate dall’autore e da suofiglio Lovro sono le seccheclassiche e i gammarus.Per incontrare invece lemarmorate e le rare trotedalla bocca soffice dob-biamo attendere che latappa del viaggio giungapiù a sud sulla Moraca, sulBuna e sulla Neretva, fiumiimponenti e maestosi,

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Buna canale naturale

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Dretulja alla sorgente

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acque turchesi e valli selvagge. Esemplari immensi, immortalati nelle fotografie, giungono fino a 20 chili di peso e un metro di lunghezza. E’ descrittoil leggendario spot sulla Neretva, chiamato Skakala, vicino a Mostar, dove il fiume si stringe molto, in un tunnel di roccia profondo 30 metri e largo solo80 centimetri, dove è addirittura possibile con un po’ di coraggio saltarlo. In questo punto, sotto una grande cascata, nel periodo della riproduzione,migliaia di grandi marmorate si concentrano in attesa di una piena che permetta loro di risalire oltre la barriera naturale, al fine di trovare un postoadeguato a deporre le uova. Poi ancora tanti racconti sulla “soft lips trout” anche chiamata “evil mouth”, fino a tren’anni fa rara ma ancora ben riconoscibile nelle acque di Vrlika, Jadro, Zrnovnica, Neretva e del meraviglioso Krka (non quello omonimo sloveno, bensì quello che corre vicino alla cittadina di Knin). Le sorgenti cristalline e le cascate di quest’ultimo fiume sono un capolavoro della natura, che in alcuni tratti scompaiono in canalisotterranei per riapparire più a valle. Gli studiosi ritengono che le sorgenti di Krka e Cetina abbiano origine dalle stesse riserve d’acqua sotterranee,ancora in gran parte inesplorate.

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acque turchesi e valli selvagge. Esemplari immensi, immortalati nelle fotografie, giungono fino a 20 chili di peso e un metro di lunghezza. E’ descrittoil leggendario spot sulla Neretva, chiamato Skakala, vicino a Mostar, dove il fiume si stringe molto, in un tunnel di roccia profondo 30 metri e largo solo80 centimetri, dove è addirittura possibile con un po’ di coraggio saltarlo. In questo punto, sotto una grande cascata, nel periodo della riproduzione,migliaia di grandi marmorate si concentrano in attesa di una piena che permetta loro di risalire oltre la barriera naturale, al fine di trovare un postoadeguato a deporre le uova. Poi ancora tanti racconti sulla “soft lips trout” anche chiamata “evil mouth”, fino a tren’anni fa rara ma ancora ben rico-noscibile nelle acque di Vrlika, Jadro, Zrnovnica, Neretva e del meraviglioso Krka (non quello omonimo sloveno, bensì quello che corre vicino alla cit-tadina di Knin). Le sorgenti cristalline e le cascate di quest’ultimo fiume sono un capolavoro della natura, che in alcuni tratti scompaiono in canalisotterranei per riapparire più a valle. Gli studiosi ritengono che le sorgenti di Krka e Cetina abbiano origine dalle stesse riserve d’acqua sotterranee,

Fario del Ruda

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Poi tantissime pagine su infinite battute di pesca al-l’hucho su Dobra, Kupa, Drina, Una e relativi af-fluenti, Drava con catture di taglia impressionante,tante volte in condizioni climatiche impossibili, strettidalla morsa di neve e ghiaccio. Ed anche temoli suacque pregiate come Ljuca, Vitunjcica, Cetina, Unac,Sana, Sanica, i primi chilometri del Dobra, Kupa allastupenda sorgente ora all’interno del Parco Nazio-nale di Risnjak. Anche tra i temoli c’è qualche trofeo,come l’esemplare catturato da Kreso Pazur sulGacka nel 1987, 58 centimetri per 2,5 chilogrammidi peso.Antun Mates, forte di quasi trent’anni di avventure,racconta storie che sembrano tanto più distanti diquanto realmente sono. Partono dal lontano secolodiciannovesimo e arrivano alla fine degli anni ottantadel novecento. Ma si fermano li, all’inizio di quellungo e devastante periodo che è stato teatro diguerra spietata e disumana. Oggi il periodo po-stbellico sembra archiviato, la vita ha ripreso il suocorso, ma ferite profonde non sono completamenterimarginate, anche nel territorio, certamente neisuoi abitanti. Oggi, chi non trova sufficiente soddi-sfazione nelle riserve commerciali alle porte di casa,può trovare una infinità di idee e stimoli per ripren-dere, con discrezione, le avventure di pesca di AntunMates, attraverso una Croazia difficile ma sicura-mente entusiasmante, ancora in buona parte sco-nosciuta.

Lake Trout dei laghi Plitvice

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