Felicita

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Sessione 7. Felicità umana e rivelazione del Dio trino II 1 Felicità umana e rivelazione del Dio trino – II (23 aprile) Spirito e innovazione sociale La novità del cristianesimo non era soltanto il suo messaggio. Certo, c’era un importante messaggio a comunicare, ma la proposta cristiana non era soltanto teorica. Contemplare il mondo dei primi cristiani attraverso il Nuovo Testamento (Atti e Lettere soprattutto) è scoprire dei gruppi umani di una grande creatività sociale. L’opera dello Spirito Santo deve cercarsi qui. Per capire la dimensione pneumatologica della morale nel Nuovo Testamento non si deve studiare solo i passaggi che parlano esplicitamente dello Spirito. Ubi creatio, ibi Spiritus; dove c’è creatività, lì agisce lo Spirito. Oggi studieremmo tre passaggi nelle lettere paoline dove si può vedere l’azione dello Spirito. Lettera a Filemone La lettera più breve di Paolo ci permette contemplare come lo Spirito Santo cambiava la vita delle persone prima usati alle dinamiche e strutture sociali del Impero Romano. Lettera di Plinio Giovane a Sabiniano (Epistolarium 9,21) Venne da me quel tuo liberto, col quale mi dicevi di esserti adirato, e strinse i miei ginocchi, come se fossero i tuoi. Fece un grande piangere, un gran pregare, ed anche un gran tacere: in somma mi provò di essere pentito; e tale io veramente lo stimo, perché sente di aver peccato. Tu sei sdegnato, lo so; e hai ragione, so ance questo; ma allora è più bella la clemenza, quando è più giusta la ragione dello sdegno. Tu hai amato quest’uomo, e spero che l’amerai; frattanto mi basta che gli perdoni. Se egli peccherà di nuovo, e tu di nuovo potrai adirarti; che perdonatogli una volta, sarà più scusabile la tua ira. Ma ora dona qualcosa alla costui giovinezza, alle sue lacrime, alla bontà del tuo cuore. Non voler crociare nè lui, nè te: che è una vera croce quell’adirarsi con un cuor dolce. Temo non paia forse che io voglia farti violenza anzi che istanza, aggiungendo alle sue preghiere le mie. Ve le aggiungerò tuttavia, e tanto più calde e pressanti, quanto fu più brusca e severa la riprensione che gli feci, avendolo risolutamente minacciato di non più farmi suo intercessore per l’avvenire. Queste cose io dissi a lui per atterrirlo utilmente, ma non le dico a te. Che da te forse io dovrò chiedere ed impetrare nuove grazie; purché però siano tali, che io arrossisca di domandartele, tu di concedermele. Addio. (Edizione e Traduzione di E. Gros) Lettera a Filemone. 1 Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone, 2 alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi

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  • Sessione 7. Felicit umana e rivelazione del Dio trino - II 1

    Felicit umana e rivelazione del Dio trino II (23 aprile)

    Spirito e innovazione sociale La novit del cristianesimo non era soltanto il suo messaggio. Certo, cera un importante messaggio a comunicare, ma la proposta cristiana non era soltanto teorica. Contemplare il mondo dei primi cristiani attraverso il Nuovo Testamento (Atti e Lettere soprattutto) scoprire dei gruppi umani di una grande creativit sociale. Lopera dello Spirito Santo deve cercarsi qui. Per capire la dimensione pneumatologica della morale nel Nuovo Testamento non si deve studiare solo i passaggi che parlano esplicitamente dello Spirito. Ubi creatio, ibi Spiritus; dove c creativit, l agisce lo Spirito. Oggi studieremmo tre passaggi nelle lettere paoline dove si pu vedere lazione dello Spirito. Lettera a Filemone La lettera pi breve di Paolo ci permette contemplare come lo Spirito Santo cambiava la vita delle persone prima usati alle dinamiche e strutture sociali del Impero Romano. Lettera di Plinio Giovane a Sabiniano (Epistolarium 9,21) Venne da me quel tuo liberto, col quale mi dicevi di esserti adirato, e strinse i miei ginocchi, come se fossero i tuoi. Fece un grande piangere, un gran pregare, ed anche un gran tacere: in somma mi prov di essere pentito; e tale io veramente lo stimo, perch sente di aver peccato. Tu sei sdegnato, lo so; e hai ragione, so ance questo; ma allora pi bella la clemenza, quando pi giusta la ragione dello sdegno. Tu hai amato questuomo, e spero che lamerai; frattanto mi basta che gli perdoni. Se egli peccher di nuovo, e tu di nuovo potrai adirarti; che perdonatogli una volta, sar pi scusabile la tua ira. Ma ora dona qualcosa alla costui giovinezza, alle sue lacrime, alla bont del tuo cuore. Non voler crociare n lui, n te: che una vera croce quelladirarsi con un cuor dolce. Temo non paia forse che io voglia farti violenza anzi che istanza, aggiungendo alle sue preghiere le mie. Ve le aggiunger tuttavia, e tanto pi calde e pressanti, quanto fu pi brusca e severa la riprensione che gli feci, avendolo risolutamente minacciato di non pi farmi suo intercessore per lavvenire. Queste cose io dissi a lui per atterrirlo utilmente, ma non le dico a te. Che da te forse io dovr chiedere ed impetrare nuove grazie; purch per siano tali, che n io arrossisca di domandartele, n tu di concedermele. Addio. (Edizione e Traduzione di E. Gros) Lettera a Filemone. 1Paolo, prigioniero di Cristo Ges, e il fratello Timteo al nostro caro collaboratore Filmone, 2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi

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    e alla comunit che si raduna nella tua casa: 3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Ges Cristo. 4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere, 5perch sento parlare della tua carit per gli altri e della fede che hai nel Signore Ges e verso tutti i santi. 6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo. 7La tua carit stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poich il cuore dei credenti stato confortato per opera tua. 8Per questo, pur avendo in Cristo piena libert di comandarti ci che devi fare, 9preferisco pregarti in nome della carit, cos qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Ges; 10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, 11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora utile a te e a me. 12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore. 13Avrei voluto trattenerlo presso di me perch mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo. 14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perch il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo. 15Forse per questo stato separato da te per un momento perch tu lo riavessi per sempre; 16non pi per come schiavo, ma molto pi che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto pi a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore. 17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso. 18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti debitore, metti tutto sul mio conto. 19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagher io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso! 20S, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; d questo sollievo al mio cuore in Cristo! 21Ti scrivo fiducioso nella tua docilit, sapendo che farai anche pi di quanto ti chiedo. 22Al tempo stesso preparami un alloggio, perch spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito. 23Ti saluta Epafra, mio compagno di prigionia per Cristo Ges, 24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori. 25La grazia del Signore Ges Cristo sia con il vostro spirito Discutere similitudini e differenze tra Plinio e Paolo Discutere similitudini e differenze tra Paolo e la nostra situazione odierna (diritti umani) La Lettera a Filemone ci permette testimoniare come lo Spirito trasformava le relazioni umane allinterno della comunit cristiana. I requisiti dingresso alla comunit non escludevano a quelli che possiedono schiavi, ma una volta dentro della comunit si deve essere aperto ai cambiamenti che lo Spirito suggerisce. La fede nel Dio di Ges non una credenza statica in un sistema di verit, ma un dinamismo dello Spirito che trasforma i rapporti umani.

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    La grande differenza tra Paolo e Plinio che Paolo non dice a Filemone: Onesimo pentito, accettalo di nuovo come tuo schiavo. La Lettera a Filemone testimonia come il cristianesimo cambiava il mondo. No attraverso grandi principi morali, ma attraverso piccoli discernimenti morali che cambiavano i rapporti umani. Questo offriva il cristianesimo al mondo: una cura dei rapporti umani condizionati dal modo tossico in quale i potenti del mondo governano le nazioni per abituarsi a un altro potere, quello di Dio. La Chiesa ha questa vocazione a essere uno spazio di sperimentazione sociale dove provare le possibilit che sono aperte per gli umani dallirruzione del Regno di Dio. La diversit dei carismi (1Cor 12,1-11) Leggere 1Cor 12,1-11: 1Riguardo ai doni (charisma) dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza. 2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento. 3Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio pu dire "Ges antema", cos nessuno pu dire "Ges Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo. 4Vi sono poi diversit di carismi, ma uno solo lo Spirito; 5vi sono diversit di ministerio (diakonia), ma uno solo il Signore; 6vi sono diversit di operazioni (energma), ma uno solo Dio, che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilit comune: 8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le variet delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Carisma (chrisma) vuol dire dono in grecco, ma nel linguaggio odierno ha un altro senso. Vediamo la definizione di Max Weber (1864-1920): Una certa qualit di una personalit individuale in virt della quale la persona carismatica considerata separata delle persone correnti e trattata come dotata di poteri o qualit soprannaturali, sovrumane, o almeno eccezionali per i suoi seguaci. Queste qualit non sono accessibili alla gente comune, e possono essere viste come di origine divina o almeno eccezionale, e sulla base di esse l'individuo in questione viene trattato come un leader dai suoi seguaci.

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    Questo il senso in quale usiamo oggi la parola carisma quando diciamo che Giovanni Paolo II, Barack Obama o Steve Jobs hanno o hanno avuto carisma. Paolo usa la parola carisma in senso diverso: tutti i cristiani hanno carisma, un dono dello Spirito. Questo dono (carisma) diventa servizio (diakona) nella missione della Chiesa. Ma nella vita reale de molte comunit cristiane, questa universalit dei carismi rapita dal clericalismo. Dire che tutti siamo figli di Dio senza dare la possibilit di esercitare il proprio carisma per la vita della comunit fare una affermazione teorica che finalmente diventa poco credibile. La cittadinanza in questo esperimento del Regno che la Chiesa non pu essere un titolo vuoto, deve coinvolgere responsabilit personale. Forse la prima urgenza morale per la Chiesa cattolica oggi creare spazi comunitari dove i fedeli possano scoprire e praticare il loro carisma. Quando siamo valorati dal fratelli e sorelle per il dono con cui contribuiamo al bene comune la nostra dignit di figli di Dio diventa esperienza concreta. Inoltre, un modello di Chiesa bassato nella recezione passiva di servizi religiosi amministrati dal clero riproduce il modello di controllo e consumo prevalente nella societ capitalista odierna. I primi comunit cristiane hanno sfidato i modelli di dominio del Impero Romano; non dobbiamo aspettare meno della Chiesa odierna. Profezia e Glossolalia (1Cor 14) 1Cor 11-14 una lunga sezione sui doni dello Spirito. 1Cor 14 parla del dono delle lingue o glossolalia. Il Nuovo Testamento parla del dono delle lingue in Atti 2, 5-13 ed in 1Cor 14, ma quello descritto in ambi testi sono fenomeni diversi Atti 2, 5-13 5Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che sotto il cielo. 6Venuto quel fragore, la folla si radun e rimase sbigottita perch ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. 7Erano stupefatti e fuori di s per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8E com' che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9Siamo Parti, Medi, Elamti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadcia, del Ponto e dell'Asia, 10della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirne, stranieri di Roma, 11Ebrei e prosliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". 12Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: "Che significa questo?". 13Altri invece li deridevano e dicevano: "Si sono ubriacati di mosto".

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    1Cor 14,1-5.13-19 1Ricercate la carit. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia. 2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacch nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose. 3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto. 4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea. 5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realt pi grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perch l'assemblea ne riceva edificazione. [] 13Perci chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare. 14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto. 15Che fare dunque? Pregher con lo spirito, ma pregher anche con l'intelligenza; canter con lo spirito, ma canter anche con l'intelligenza. 16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici? 17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato. 18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto pi di tutti voi; 19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue. Lantropologo William Samarin descrive la glossolalia come un comportamento verbale che consiste in usare un certo numero di consonanti e vocali [] che formano un numero limitato di sillabi che sono organizzati in unit maggiori che si spaccano e si raggruppano pseudogrammaticalmente [] con variazioni in tono, volume, velocit e intensit (Tongues of Men and Angels, Macmillan 1972, 120). I praticanti del dono delle lingue in generale non capiscono quello che dicono ma presenza divina che li fa sentire gioia e liberazione. Cosa pu insegnare alletica teologica questa strana pratica dei primi cristiani e la riflessione che fa Paolo? La glossolalia una tecnica spirituale, un metodo di preghiera molto apprezzato dai cristiani di Corinto, perch permetteva esprimere una presenza dello Spirito che scapava tutto controllo. Unesperienza spirituale dove tutto sotto controllo non merita questo nome. Una liturgia o preghiera comune dove tutto sottomesso a uno schema ragionale non ha nessun attrattivo. Lo Spirito libero, imprevedibile; sana e trasforma le profondit umane di l dal controllo dellintelligenza e la volont. Nella tradizione cattolica diversi scuole spirituali hanno coltivato metodi non discorsivi di preghiera: Eckhart e Hildegard nel Medioevo; Teresa de Jess e Juan de la Cruz nel

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    Rinascimento. Nella nostra cultura tecno-scientifica queste forme di preghiera sono pi necessarie che mai Paolo non ha disprezzato il dono delle lingue, ma insiste in affermare che deve essere sottomesso alla profezia. Scrive: Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito (pneuma) prega, ma la mia intelligenza (nous) rimane senza frutto (1Cor 14, 14). L'esperienza spirituale trascende l'intelletto umano (nous), ma deve essere articolato con essa per produrre la conversione (metanoia), perch la profezia il discorso intelligibile che permette la costruzione di una comunit destinata a essere figura di Cristo e parabola del Regno. Unetica trinitaria La felicit che promette la fede cristiana un'offerta di senso, vale a dire di direzione. Il Vangelo ci pone di fronte a una scelta: possiamo continuare girando intorno noi stessi per soddisfare nostri piccoli appetiti, o possiamo incanalare il nostro desiderio pi essenziale. La fede minsegna che perdendomi nel perseguimento del bene comune come posso raggiungere la felicit. L'obiettivo di questa ricerca Dio che ci invita a partecipare alla comunione che la Trinit . L'etica cristiana, che al servizio di questo scopo, non la storia di uno sforzo puramente umano; teologia morale, che parla di ci che Dio ha fatto per noi e che cosa dobbiamo fare per rispondere alla Rivelazione del Padre, Figlio e Spirito Santo. Alloffrirci la sua amicizia, Cristo ci invita a prendere il nostro posto nella storia della salvezza che Dio sta svolgendo nel tempo. Imbarcati su questo progetto, troviamo uno scopo per la nostra vita, mentre siamo liberati dalla paura con cui i sistemi di poteri cercano controllarci. Lo Spirito ci plasma secondo la maniera di essere di Ges, mentre ci ispira a creare e sostenere rapporti umani rinnovati. Partecipare al progetto che Ges ha chiamato 'Regno di Dio' e il suo sviluppo nella storia il nostro modo di cercare la felicit, che culminer con lapparizione di Cristo alla fine del tempo, allora saremmo "simili a Lui, perch lo vedremo cos come " (1Gv 3,2). Bibliografa Wayne A. Meeks, Le origini della moralit Cristiana: I primi due secoli, Vita e Pensiero 2000; The origins of Christian morality: the first two centuries, Yale University Press 1993; Los orgenes de la moralidad cristiana, Ariel 1994 Rodney Stark, The Rise of Christianity. How the Obscure, Marginal Jesus Movement Became the Dominant Religious Force in the Western World in a Few Centuries, HarperSanFrancisco, 1997; La expasion del Cristianismo: un estudio sociolgico, Madrid 2009; Ascesa e affermazione del Cristianesimo, Lindau 2007. N. T. Wright, Paul and the Faithfulness of God, SPCK 2013