FEDE E OPERE L'ex banchiere di Dio alle prese con il senso ... · cetti e frasi, ancora oggi...

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14 GKMÌDl 18 MAGGIO 2017 LaVerità FEDE E OPERE L'ex banchiere di Dio alle prese con il senso della vita Nel libro in uscita oggi, Ettore Gotti Tedeschi spiega perché la dottrina serve all'uomo. E chi sono i suoi nemici più forti Può sembrare scontato, ma non lo è del tutto, che chi ha presieduto lo Ior (Istituto per le ope- re di religione), cioè la banca vaticana, resti convinto dell'esistenza di Dio e della necessità della Chiesa per il bene degli uomini. Ettore Got- ti Tedeschi non solo conserva entrambe le cer- tezze, ma le esprime in un libro che La Verità anticipa: Dio è meritocratico (edizioni Giubilei Regnani, 380 pagine). Il testo è un saggio filoso- fico che prende di petto eternità apparente- mente inattuali. L'ex presidente dello Ior, firma del nostro giornale fin dalla fondazione, sconfi- na con pudore nel campo teologico e dottrina- rio anzitutto per una passione all'uomo. Non tragga in inganno il titolo apparentemente «calcolatore»: il volume, prefato da monsignor Nicola Bux, è un inno cattolico contro la prote- stantizzazione della vita religiosa e soprattutto della cultura economica e filosofica. Viene da una personalità che ha più titoli di altri per par- larne, avendo a lungo collaborato con Benedet- to XVI su temi delicatissimi quali la riforma delle finanze vaticane. La «meritocrazia» divina non c'entra con un meccanismo di do ut des, ma è la presa d'atto cattolica che le opere contano, che le scelte che si fanno in vita, e le motivazioni che le suscitano, cambiano l'uomo e ne determina- no la felicità e il giudizio supremo. È, insomma, una rivendicazione di libertà e di moralità con- tro ogni determinismo, contro ogni giustifica- zionismo. Detto in termini più teologici, contro la gnosi, grande nemico che insidia non tanto la Chiesa come struttura di potere ma la possibili- tà per l'uomo di inchinarsi davanti alla Verità. Gotti Tedeschi tratta sicurezza temi complessi. S'intuisce chiara, nella fedeltà totale alla Chie- sa, la fatica nell'abbracciare toni e temi del ma- gistero di Francesco, sul quale pone interroga- tivi anche radicali. Ma a salvare il libro dal rischio di apparire fred- do e dottrinario contribuisce, tra gli altri, il capi- tolo che offriamo ai lettori: il motivo per cui ha senso appassionarsi alla fedecristiana è che es- sa risponde alla domanda di senso dell'uomo: al- la ricerca del senso della vita. Dio è meritocrati- co, non è matematico. di ETTORE GOTTI TEDESCHI M Sipuò fare a meno del senso della vita? Lo si può ancora trovare da soli? La risposta è no, non lo decidiamo noi crea- ture che, come abbiamo di- mostrato, non sappiamo so- stituirlo con altri sensi. Ab- biamo visto che le eresie e il pensiero conseguente (uma- nesimo, empirismo, ideali- smo, razionalismo, positivi- smo ecc.) hanno concorso progressivamente a scardina- re il pensiero e la fede religio- sa, a metterla in discussione, senza però riuscire a sosti- tuirla con qualcosa di credibi- le, anzi portando l'uomo alla confusione, all'agnosticismo e spesso alla disperazione. Fi- losofia e religioni naturalisti- che non sono mai riuscite a proteggere l'uomo dal male morale e fisico. La scienza medica ha fatto enormi progressi, ma il male morale non ha mai saputo neppure scalfirlo, anzi forse lo ha persino diffuso e confu- so, basti pensare all'aborto e all'eutanasia. L'«ignorante» cultura dominante (nichili- sta, come la chiamava Bene- detto XVI), vissuta nella socie- tà, insegnata (si fa per dire) a scuola e persino ormai in fa- miglia (ahimè), spesso con esempi negativi, non permet- te, o meglio fa di tutto per im- pedire, all'uomo di avere i fon- damenti dottrinali della reli- gione. E ciò lo ottiene mistifi- cando quella che chiama «concretezza della vita», identificandola con il reale, quando invece questa concre- tezza è nell'ideale, che si per- segue cercando di dare senso •alla propria vita. Siamo per- tanto «fregati» e dobbiamo ri- nunciare al senso della vita che ci da la Rivelazione? No di certo, perché è Dio che ci cer- ca, e continuerà a farlo. Se un uomo alla ricerca del- la verità entrasse in una Chie- sa e chiedesse aiuto a un santo confessore, si vedrebbe, forse, fare una proposta consolato- ria per una via di salvezza, ma implicitamente condizionata all'accettazione di dogmi, che lui troverebbe subito irragio- nevoli. Che farebbe allora quest'uomo costretto ad af- frontare l'incredibile «storiel- la» sulla Creazione, sull'incar- nazione di Dio, la sua vita sulla terra, la sua crocefissione, morte e resurrezione, sull'in- ferno, paradiso, ecc? Fuggi- rebbe a gambe levate? Niente affatto. [...] Comincerebbe a riflettere sulla prima cosa che viene in mente a uno che deci- de di farlo: perché si viene al mondo e si vive con tanti pro- blemi, sofferenze, dolori e so- prattutto perché si vive una così breve vita. Comincereb- be anche a intuire che il famo- so paradiso è la «vita eterna» e a capire che non è più regalato gratuitamente all'uomo come fu all'origine, deve esser volu- to, meritato (Dio è meritocra- tico!), esercitando virtù, e co- BANCA VATICANA Ettore Gotti Tedeschi è stato presidente dello Ior, su mandato di Benedetto XVI mincia a intuire che questa è la vera «scalata all'Olimpo». Ma è quando scopre, in- tuendolo, cosa ha originato questa decisione di Dio, che il nostro amico comincia a in- namorarsi. È quando com- prende pienamente il mistero dell'incarnazione, morte e re- surrezione di Cristo che si in- namora realmente, capendo allora (quasi) tutto. Faticherà ancora infatti a capire cosa è la gnosi, come e perché porta l'uomo a negare la Verità. Ma i maggiori dubbi gli potranno venire soprattutto riflettendo sulle conseguenze di tutto ciò e allora potrebbe domandarsi come possa essere stato possi- bile che siano state così limi- tate le conseguenze dell'azio- ne redentrice di Cristo. Non è infatti facile capire che le creature possano ancora deci- dere di peccare, non ricono- CAMEO Pensieri da ricchi dentro vite da poveri n futuro drammatico dei nostri giovani di RICCARDORUGGERI Negli anni Set- tanta per tre an- ni fui direttore dell'organizza- zione e del per- sonale di una grande sub holding (una ven- tina di aziende con oltre 40.000 dipendenti), per me accademia e master di vita. Il «banchetto» della sociologia allora era ricco di merci cul- turalmente variegate e pre- giate. Mi appuntai tanti con- cetti e frasi, ancora oggi quan- do sono in difficoltà nell'in- terpretare certi fenomeni me li vado a leggere, cerco di adat- tarli al contesto attuale o a quello prossimo venturo. Al- lora scoprii tanti autori di li- bri straordinari, li seguii nella loro evoluzione culturale e umana, continuando ad ar- chiviare concetti e locuzioni che li connotavano, per colle- garli, un giorno, a fatti della vita vera. Capii che non ero uomo di dottrina ma di execu- tion, sapevo fare collegamen- ti, cogliere segnali deboli, era lo status di apòta che Dio mi aveva assegnato. Dieci anni fa individuai i miei «nemici»: le felpe californiane, ifiglidei fi- gli dei fiori diventati figli di puttana. Ora se ne è accorto pure il mitico Francis Fuku- yama che scrive: «Hanno mol- to potere economico e di con- vinzione, hanno creato mo- nopoli gigantéschi che condi- zionano tutti noi. Intervenia- mo finché siamo in tempo». La recente uscita del mio li- bro America. Un romanzo go- tico (Marsilio) mi ha portato molti stimoli (il sale della vita) e una convinzione: il politica- mente corretto ha ormai per- meato così in profondità le nostre élite che esse percepi- scono persino in un mite co- me me un rivoluzionario in erba. Prendo una locuzione di Ivan Illich quando, negli anni Settanta, analizzava il siste- ma educativo americano rife- rito ai bambini neri degli slum. Illich sentenzia: «Que- sto modello insegna loro a pensare da ricchi e a vivere da poveri». Esattamente il mix micidiale di oggi - ceo capita- lism, cittadino consumato- re, felpe californiane mono- poliste, uberizzazìone del lavoro - non è altro che la de- clinazione dell'analisi di Illi- ch. I nostri comportamenti organizzativi si sono fatti di- sforici, nell'accezione psi- chiatrica di alterazione dell'umore in senso depressi- vo, unito a irritabilità e a ner- vosismo (i talk show, la Rete). Siamo o euforici (vittoria di Macron) o disforici (Brexit), i termini specularmente si in- vertono per quelli detti spre- giativamente populisti. Analizzo i personaggi del mio libro secondo le categorie culturali di Illich: le genera- zioni baby boomer e X hanno fallito, i millennials hanno continuato a investire su un loro inserimento professio- nale, puntando su uno «svi- luppo» che non ci sarà. Alla caduta del Muro di Berlino esistevano ancora le tre classi tradizionali: ricchi (io%), medi (30%), popolari (60%) con mutamenti dettati dall'efficienza dell'ascensore sociale. Ora, i ricchi si sono spaccati in ricchissimi (1%, con un 9% di benestanti-kapò al loro servizio), mentre medi e popolari si stanno riposizio- nando verso il basso. Vediamo com'è il nuovo palcoscenico. I ricchissimi, stante l'im- placabilità del modello, di- ventano, loro malgrado, sem- pre più ricchi e non hanno trovato altro modo di liberar- si di parte del patrimonio che si ritrovano, se non via benefi- cenza. I «poveri» Warren Buf- fet e Bill Gates non sanno più cosa donare, dopo aver inon- dato di condoni l'Africa e di galline ovaiole il Sudamerica. I medi non riescono a usci- re dalla sindrome di Illich: hanno studiato, investito, sperato, allevati a pensare e comportarsi da ricchi si ritro- vano con un reddito misera- bile. Che fanno ? Scelgono di tener fermo il tenore di vita saccheggiando il patrimonio lasciato loro dai genitori e dai nonni. Fra pochi anni, finiti i quattrini, precipiteranno nella povertà, senza essere at- trezzati alla bisogna. I popolari, persa la speran- za dell'ascensore sociale, de- gradato il lavoro, unico aspet- to vitale che dava loro dignità umana e prospettive di vivere civile in tanti lavoretti precari igig economy), schiavi dell'u- berizzazione dello stile di vi- ta, anelano al reddito di citta- dinanza, l'unico introito che può ormai collocarli un gradi- no sopra gli animali da cortile 0 da salotto. Chapeau a Ivan Illich ! www.riccardoruggeri.eu S RIPRODUZIONE RISERVATA scere Dio e Cristo e permane- re nel disordine della natura, soffrire, affrontare il dolore, le malattie, la morte. Non è fa- cile capire che la Redenzione ha, infatti, rimesso la colpa del peccato originale, ma ha lasciato il male derivato da questo peccato e ha dato all'uomo la possibilità di espiare la colpa con la pena. Certo, il nostro amico con- tinuerà a domandarsi perché Dio non abbia impedito il pec- cato originale e pertanto non abbia goduto da subito della gloria tributatagli dagli uomi- ni. In pratica, Dio avrebbe po- tuto dare più grazie agli uomi- ni, come fece con Maria di Na- zareth, senza influenzare la sua libertà, come fece con Ma- ria che corrispose a questo dono di libertà. Perché gli uo- mini non hanno fatto altret- tanto? Scopre allora che c'è una sola e unica risposta a questo quesito, che viene for- nita da Sant'Agostino: Dio può avere deciso che anziché non fare esistere il male, fosse me- . glio che dal male potesse esse- re tratto il bene (felixculpa). In pratica, facendo emergere il merito nell'esercizio delle vir- tù, imitando Cristo, unico ve- ro esempio, dei santi anzitut- to. E scopre che Dio è merito- cratico. Ma, si domanda sem- pre il nostro amico, è facile 0 difficile operare con virtù e acquisire i meriti citati? Eb- bene, bisogna attrezzarsi per riuscirci, bisogna fare eserci- zi spirituali e seguire un piano di vita. Un piano per riuscire a esercitare le virtù (quali l'umiltà), combattere i vizi, as- sumere criteri di prassi asce- tica secondo il proprio stato, con la felice coscienza della croce quotidiana seguendo i consigli evangelici, godendo dei Sacramenti e così via. Be- ne, abbiamo fatto un esempio, con linguaggio spirituale, ri- ferito a un uomo lontano dalla Verità e dalla fede, vediamo ora di riferirci a chi la Verità dovrebbe conoscerla e la fede averla e praticarla. Cioè noi. e RIPRODUZIONE RISERVATA

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14 GKMÌDl18 MAGGIO 2017 LaVerità

• FEDE E OPERE

L'ex banchiere di Dioalle presecon il senso della vitaNel libro in uscita oggi, Ettore Gotti Tedeschi spiega perchéla dottrina serve all'uomo. E chi sono i suoi nemici più fortiPuò sembrare scontato, ma non lo è del tutto,che chi ha presieduto lo Ior (Istituto per le ope-re di religione), cioè la banca vaticana, resticonvinto dell'esistenza di Dio e della necessitàdella Chiesa per il bene degli uomini. Ettore Got-ti Tedeschi non solo conserva entrambe le cer-tezze, ma le esprime in un libro che La Veritàanticipa: Dio è meritocratico (edizioni GiubileiRegnani, 380 pagine). Il testo è un saggio filoso-fico che prende di petto eternità apparente-mente inattuali. L'ex presidente dello Ior, firmadel nostro giornale fin dalla fondazione, sconfi-na con pudore nel campo teologico e dottrina-rio anzitutto per una passione all'uomo.Non tragga in inganno il titolo apparentemente«calcolatore»: il volume, prefato da monsignorNicola Bux, è un inno cattolico contro la prote-stantizzazione della vita religiosa e soprattuttodella cultura economica e filosofica. Viene dauna personalità che ha più titoli di altri per par-larne, avendo a lungo collaborato con Benedet-to XVI su temi delicatissimi quali la riforma dellefinanze vaticane. La «meritocrazia» divina non

c'entra con un meccanismo di do ut des, ma è lapresa d'atto cattolica che le opere contano, chele scelte che si fanno in vita, e le motivazioni chele suscitano, cambiano l'uomo e ne determina-no la felicità e il giudizio supremo. È, insomma,una rivendicazione di libertà e di moralità con-tro ogni determinismo, contro ogni giustifica-zionismo. Detto in termini più teologici, controla gnosi, grande nemico che insidia non tanto laChiesa come struttura di potere ma la possibili-tà per l'uomo di inchinarsi davanti alla Verità.Gotti Tedeschi tratta sicurezza temi complessi.S'intuisce chiara, nella fedeltà totale alla Chie-sa, la fatica nell'abbracciare toni e temi del ma-gistero di Francesco, sul quale pone interroga-tivi anche radicali.Ma a salvare il libro dal rischio di apparire fred-do e dottrinario contribuisce, tra gli altri, il capi-tolo che offriamo ai lettori: il motivo per cui hasenso appassionarsi alla fede cristiana è che es-sa risponde alla domanda di senso dell'uomo: al-la ricerca del senso della vita. Dio è meritocrati-co, non è matematico.

di ETTORE GOTTI TEDESCHI

M Si può fare a meno del sensodella vita? Lo si può ancoratrovare da soli? La risposta èno, non lo decidiamo noi crea-ture che, come abbiamo di-mostrato, non sappiamo so-stituirlo con altri sensi. Ab-biamo visto che le eresie e ilpensiero conseguente (uma-nesimo, empirismo, ideali-smo, razionalismo, positivi-smo ecc.) hanno concorsoprogressivamente a scardina-re il pensiero e la fede religio-sa, a metterla in discussione,senza però riuscire a sosti-tuirla con qualcosa di credibi-le, anzi portando l'uomo allaconfusione, all'agnosticismoe spesso alla disperazione. Fi-losofia e religioni naturalisti-che non sono mai riuscite aproteggere l'uomo dal malemorale e fisico.

La scienza medica ha fattoenormi progressi, ma il malemorale non ha mai saputoneppure scalfirlo, anzi forselo ha persino diffuso e confu-so, basti pensare all'aborto eall'eutanasia. L'«ignorante»cultura dominante (nichili-sta, come la chiamava Bene-detto XVI), vissuta nella socie-tà, insegnata (si fa per dire) ascuola e persino ormai in fa-miglia (ahimè), spesso conesempi negativi, non permet-te, o meglio fa di tutto per im-pedire, all'uomo di avere i fon-damenti dottrinali della reli-gione. E ciò lo ottiene mistifi-cando quella che chiama«concretezza della vita»,identificandola con il reale,quando invece questa concre-tezza è nell'ideale, che si per-segue cercando di dare senso•alla propria vita. Siamo per-tanto «fregati» e dobbiamo ri-nunciare al senso della vitache ci da la Rivelazione? No dicerto, perché è Dio che ci cer-ca, e continuerà a farlo.

Se un uomo alla ricerca del-la verità entrasse in una Chie-sa e chiedesse aiuto a un santoconfessore, si vedrebbe, forse,fare una proposta consolato-ria per una via di salvezza, maimplicitamente condizionata

all'accettazione di dogmi, chelui troverebbe subito irragio-nevoli. Che farebbe alloraquest'uomo costretto ad af-frontare l'incredibile «storiel-la» sulla Creazione, sull'incar-nazione di Dio, la sua vita sullaterra, la sua crocefissione,morte e resurrezione, sull'in-ferno, paradiso, ecc? Fuggi-rebbe a gambe levate? Nienteaffatto. [...] Comincerebbe ariflettere sulla prima cosa che

viene in mente a uno che deci-de di farlo: perché si viene almondo e si vive con tanti pro-blemi, sofferenze, dolori e so-prattutto perché si vive unacosì breve vita. Comincereb-be anche a intuire che il famo-so paradiso è la «vita eterna» ea capire che non è più regalatogratuitamente all'uomo comefu all'origine, deve esser volu-to, meritato (Dio è meritocra-tico!), esercitando virtù, e co-

BANCA VATICANA Ettore Gotti Tedeschi è stato presidente dello Ior, su mandato di Benedetto XVI

mincia a intuire che questa èla vera «scalata all'Olimpo».

Ma è quando scopre, in-tuendolo, cosa ha originatoquesta decisione di Dio, che ilnostro amico comincia a in-namorarsi. È quando com-prende pienamente il misterodell'incarnazione, morte e re-surrezione di Cristo che si in-namora realmente, capendoallora (quasi) tutto. Faticheràancora infatti a capire cosa è la

gnosi, come e perché portal'uomo a negare la Verità. Ma imaggiori dubbi gli potrannovenire soprattutto riflettendosulle conseguenze di tutto ciòe allora potrebbe domandarsicome possa essere stato possi-bile che siano state così limi-tate le conseguenze dell'azio-ne redentrice di Cristo. Non èinfatti facile capire che lecreature possano ancora deci-dere di peccare, non ricono-

CAMEO

Pensieri da ricchi dentro vite da poverin futuro drammatico dei nostri giovanidi RICCARDORUGGERI

• Negli anni Set-tanta per tre an-ni fui direttoredell'organizza-zione e del per-sonale di una

grande sub holding (una ven-tina di aziende con oltre40.000 dipendenti), per meaccademia e master di vita. Il«banchetto» della sociologiaallora era ricco di merci cul-turalmente variegate e pre-giate. Mi appuntai tanti con-cetti e frasi, ancora oggi quan-do sono in difficoltà nell'in-terpretare certi fenomeni meli vado a leggere, cerco di adat-tarli al contesto attuale o aquello prossimo venturo. Al-lora scoprii tanti autori di li-bri straordinari, li seguii nellaloro evoluzione culturale eumana, continuando ad ar-chiviare concetti e locuzioniche li connotavano, per colle-garli, un giorno, a fatti dellavita vera. Capii che non erouomo di dottrina ma di execu-tion, sapevo fare collegamen-ti, cogliere segnali deboli, eralo status di apòta che Dio miaveva assegnato. Dieci anni faindividuai i miei «nemici»: lefelpe californiane, i figli dei fi-

gli dei fiori diventati figli diputtana. Ora se ne è accortopure il mitico Francis Fuku-yama che scrive: «Hanno mol-to potere economico e di con-vinzione, hanno creato mo-nopoli gigantéschi che condi-zionano tutti noi. Intervenia-mo finché siamo in tempo».

La recente uscita del mio li-bro America. Un romanzo go-tico (Marsilio) mi ha portatomolti stimoli (il sale della vita)e una convinzione: il politica-mente corretto ha ormai per-meato così in profondità lenostre élite che esse percepi-scono persino in un mite co-me me un rivoluzionario inerba.

Prendo una locuzione diIvan Illich quando, negli anniSettanta, analizzava il siste-ma educativo americano rife-rito ai bambini neri deglislum. Illich sentenzia: «Que-sto modello insegna loro apensare da ricchi e a vivere dapoveri». Esattamente il mixmicidiale di oggi - ceo capita-lism, cittadino consumato-re, felpe californiane mono-poliste, uberizzazìone dellavoro - non è altro che la de-clinazione dell'analisi di Illi-ch. I nostri comportamentiorganizzativi si sono fatti di-

sforici, nell'accezione psi-chiatrica di alterazionedell'umore in senso depressi-vo, unito a irritabilità e a ner-vosismo (i talk show, la Rete).Siamo o euforici (vittoria diMacron) o disforici (Brexit), itermini specularmente si in-vertono per quelli detti spre-giativamente populisti.

Analizzo i personaggi delmio libro secondo le categorieculturali di Illich: le genera-zioni baby boomer e X hannofallito, i millennials hannocontinuato a investire su unloro inserimento professio-nale, puntando su uno «svi-luppo» che non ci sarà.

Alla caduta del Muro diBerlino esistevano ancora letre classi tradizionali: ricchi(io%), medi (30%), popolari(60%) con mutamenti dettatidall'efficienza dell'ascensoresociale. Ora, i ricchi si sonospaccati in ricchissimi (1%,con un 9% di benestanti-kapòal loro servizio), mentre medie popolari si stanno riposizio-nando verso il basso. Vediamocom'è il nuovo palcoscenico.

I ricchissimi, stante l'im-placabilità del modello, di-ventano, loro malgrado, sem-pre più ricchi e non hannotrovato altro modo di liberar-

si di parte del patrimonio chesi ritrovano, se non via benefi-cenza. I «poveri» Warren Buf-fet e Bill Gates non sanno piùcosa donare, dopo aver inon-dato di condoni l'Africa e digalline ovaiole il Sudamerica.

I medi non riescono a usci-re dalla sindrome di Illich:hanno studiato, investito,sperato, allevati a pensare ecomportarsi da ricchi si ritro-vano con un reddito misera-bile. Che fanno ? Scelgono ditener fermo il tenore di vitasaccheggiando il patrimoniolasciato loro dai genitori e dainonni. Fra pochi anni, finiti iquattrini, precipiterannonella povertà, senza essere at-trezzati alla bisogna.

I popolari, persa la speran-za dell'ascensore sociale, de-gradato il lavoro, unico aspet-to vitale che dava loro dignitàumana e prospettive di viverecivile in tanti lavoretti precariigig economy), schiavi dell'u-berizzazione dello stile di vi-ta, anelano al reddito di citta-dinanza, l'unico introito chepuò ormai collocarli un gradi-no sopra gli animali da cortile0 da salotto.

Chapeau a Ivan Illich !www.riccardoruggeri.eu

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scere Dio e Cristo e permane-re nel disordine della natura,soffrire, affrontare il dolore,le malattie, la morte. Non è fa-cile capire che la Redenzioneha, infatti, rimesso la colpadel peccato originale, ma halasciato il male derivato daquesto peccato e ha datoall'uomo la possibilità diespiare la colpa con la pena.

Certo, il nostro amico con-tinuerà a domandarsi perchéDio non abbia impedito il pec-cato originale e pertanto nonabbia goduto da subito dellagloria tributatagli dagli uomi-ni. In pratica, Dio avrebbe po-tuto dare più grazie agli uomi-ni, come fece con Maria di Na-zareth, senza influenzare lasua libertà, come fece con Ma-ria che corrispose a questodono di libertà. Perché gli uo-mini non hanno fatto altret-tanto? Scopre allora che c'èuna sola e unica risposta aquesto quesito, che viene for-nita da Sant'Agostino: Dio puòavere deciso che anziché nonfare esistere il male, fosse me-. glio che dal male potesse esse-re tratto il bene (felixculpa). Inpratica, facendo emergere ilmerito nell'esercizio delle vir-tù, imitando Cristo, unico ve-ro esempio, dei santi anzitut-to. E scopre che Dio è merito-cratico. Ma, si domanda sem-pre il nostro amico, è facile 0difficile operare con virtù eacquisire i meriti citati? Eb-bene, bisogna attrezzarsi perriuscirci, bisogna fare eserci-zi spirituali e seguire un pianodi vita. Un piano per riuscire aesercitare le virtù (qualil'umiltà), combattere i vizi, as-sumere criteri di prassi asce-tica secondo il proprio stato,con la felice coscienza dellacroce quotidiana seguendo iconsigli evangelici, godendodei Sacramenti e così via. Be-ne, abbiamo fatto un esempio,con linguaggio spirituale, ri-ferito a un uomo lontano dallaVerità e dalla fede, vediamoora di riferirci a chi la Veritàdovrebbe conoscerla e la fedeaverla e praticarla. Cioè noi.

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