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Agosto 2003 di Pietro Fiammenghi E ra il 1978 quando due giovani architetti, Friedrich Ju- del e Rolf Vrolijk, fondarono l’omonimo studio di ar- chitettura navale in un piccolo appartamento della zo- na portuale di Amburgo. Quell’anno era stato loro commis- sionato il primo progetto della minore delle “Level Class” al- l’ora esistenti. Nacque “Quadriga”, un piccolo “quarter ton- ner”, che prese parte al mondiale di classe, la mitica Quar- ter Ton Cup. Allora, nello yachting agonistico imperava in- disturbato il regolamento IOR (International Offshore Rules) e quello di “Quadriga” fu il primo di una lunghissima serie di progetti - oggi se ne contano oltre quattrocento - che portarono il piccolo studio associato tedesco a occupare uno spazio sempre più significativo nello scenario interna- zionale delle barche da regata, ovvero dei “one off” in sen- so stretto. Driblando abilmente i violenti cambi regolamentari- che ca- ratterizzarono lo yachting mondiale dei primi anni novanta - lo studio Judel/Vrolijk oggi, in piena era IMS (International Measurement Sistem), rappresenta la più concreta alternati- va alla travolgente ascesa del binomio progettuale spagnolo Botin & Carkeek. Ma andiamo con ordine, ripercorrendo le tappe iniziali e ri- cordando i progetti salienti della prolifica attività dello stu- dio tedesco. LA CRESCITA Gli anni ottanta videro diventare assidui clienti del vulcanico studio progettuale, le principali “dinastie veliche” teutoniche. Da Judel/Vrolijk nacquero infatti le tiratissime linee d’acqua del One Tonner “Container”, del Two Tonner “Rubin”, nonchè della verde “Pinta” di proprietà della prestigiosa famiglia tedesca Ill- bruk. Contemporaneamente l’imprenditore norvegese Michael Schmidt, commissionò loro il disegno dell’Admiral’s cupper “Dusselboot”: nacque una rivoluzionaria carena, ma soprattutto una profonda amicizia rappresentata tutt’oggi dalla longeva col- laborazione esclusiva con il cantiere “Hanse”, di proprietà dello stesso Schmidt. Gli anni ottanta vengono però principalmente ricordati per essere stati gli anni ruggenti delle “Level Class”, dello IOR e delle affollate Ton Cup che si susseguivano freneti- che alle Admiral’s Cup. Appuntamenti internazionali che vede- vano sistematicamente il duo tedesco tener testa all’egemonia dilagante del neozelandese Bruce Farr e del danese Neils Jeppe- sen. Lo studio Judel/Vrolijk seppe approfittare accortamente e con spiccato tempismo, delle numerose pieghe che l’ormai da- tato regolamento IOR offriva. Per primi esasperarono l’uso dei bumps (rigonfiamenti di solo stucco) per far apparire più im- merse le loro piatte carene. Per primi sostituirono con “protesi” in legno, il piombo che avrebbe dovuto formare l’estremità in- feriore del bulbo. Così come, per primi impararono ad allagare le sentine di pani di piombo per rendere apparentemente più lente le loro veloci carene. Infine, grazie all’ideazione del- 35 Pescatori di vento Finnista sin da piccolo, Rolf Vrolijk ha fondato assieme al suo amico Fredrich Judel lo studio di progettazione navale più famoso d’Europa. www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela

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Page 1: Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela ......va nell’aver anticipato i tempi, informatizzando completamen-te il loro nuovo atelier di Bremerhaven, così da riuscire a in-terpretare

Agosto 2003

di Pietro Fiammenghi

Era il 1978 quando due giovani architetti, Friedrich Ju-del e Rolf Vrolijk, fondarono l’omonimo studio di ar-chitettura navale in un piccolo appartamento della zo-

na portuale di Amburgo. Quell’anno era stato loro commis-sionato il primo progetto della minore delle “Level Class” al-l’ora esistenti. Nacque “Quadriga”, un piccolo “quarter ton-ner”, che prese parte al mondiale di classe, la mitica Quar-ter Ton Cup. Allora, nello yachting agonistico imperava in-disturbato il regolamento IOR (International Offshore Rules)e quello di “Quadriga” fu il primo di una lunghissima seriedi progetti - oggi se ne contano oltre quattrocento - cheportarono il piccolo studio associato tedesco a occupareuno spazio sempre più significativo nello scenario interna-zionale delle barche da regata, ovvero dei “one off” in sen-so stretto. Driblando abilmente i violenti cambi regolamentari- che ca-ratterizzarono lo yachting mondiale dei primi anni novanta -lo studio Judel/Vrolijk oggi, in piena era IMS (InternationalMeasurement Sistem), rappresenta la più concreta alternati-va alla travolgente ascesa del binomio progettuale spagnoloBotin & Carkeek.Ma andiamo con ordine, ripercorrendo le tappe iniziali e ri-cordando i progetti salienti della prolifica attività dello stu-dio tedesco.

LA CRESCITAGli anni ottanta videro diventare assidui clienti del vulcanicostudio progettuale, le principali “dinastie veliche” teutoniche.Da Judel/Vrolijk nacquero infatti le tiratissime linee d’acqua delOne Tonner “Container”, del Two Tonner “Rubin”, nonchè dellaverde “Pinta” di proprietà della prestigiosa famiglia tedesca Ill-bruk. Contemporaneamente l’imprenditore norvegese MichaelSchmidt, commissionò loro il disegno dell’Admiral’s cupper“Dusselboot”: nacque una rivoluzionaria carena, ma soprattuttouna profonda amicizia rappresentata tutt’oggi dalla longeva col-laborazione esclusiva con il cantiere “Hanse”, di proprietà dellostesso Schmidt. Gli anni ottanta vengono però principalmentericordati per essere stati gli anni ruggenti delle “Level Class”,dello IOR e delle affollate Ton Cup che si susseguivano freneti-che alle Admiral’s Cup. Appuntamenti internazionali che vede-vano sistematicamente il duo tedesco tener testa all’egemoniadilagante del neozelandese Bruce Farr e del danese Neils Jeppe-sen. Lo studio Judel/Vrolijk seppe approfittare accortamente econ spiccato tempismo, delle numerose pieghe che l’ormai da-tato regolamento IOR offriva. Per primi esasperarono l’uso deibumps (rigonfiamenti di solo stucco) per far apparire più im-merse le loro piatte carene. Per primi sostituirono con “protesi”in legno, il piombo che avrebbe dovuto formare l’estremità in-feriore del bulbo. Così come, per primi impararono ad allagarele sentine di pani di piombo per rendere apparentemente piùlente le loro veloci carene. Infine, grazie all’ideazione del-

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Pescatoridi vento

Finnista sin dapiccolo, Rolf Vrolijkha fondato assiemeal suo amicoFredrich Judel lostudio diprogettazione navalepiù famoso d’Europa.

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GLI ANNI ‘90Nei primissimi anni ‘90, avvenne il profondo cambio regola-mentare. All’esausta formula di stazza IOR si sovrapposel’informatizzato regolamento IMS, ma nuovamente lo studiod’architettura navale Judel e Vrolijk si trovò al vertice dellaprogettazione d’imbarcazioni da regata. Il loro segreto risiede-va nell’aver anticipato i tempi, informatizzando completamen-te il loro nuovo atelier di Bremerhaven, così da riuscire a in-terpretare al meglio i nuovi concetti di fluidodinamica che laneonata formula pretendeva. Le innumerevoli misurazio-

l’incredibile One Tonner “Container”, realizzarono nel 1988 un40 piedi leggerissimo e rigidissimo, segnando una pietra milia-re nello yachting agonistico. Con l’utilizzo di tecnologie aero-spaziali e di un rigorosissimo controllo dei parametri di polime-rizzazione, il peso del solo scafo “nudo”(ovvero privo di appen-dici e albero) di questo stupendo racer, riuscì a essere contenu-to in soli 400 chili. Un primato difficilmente eguagliabile ancoroggi. Uno standard elevatissimo, raggiungibile unicamentesfruttando le portentose qualità del giallo kevlar, opportuna-mente unite al nero carbonio. Per allora, un’incredibile novità.

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La vittoriaottenutaall’ultimaedizionedell’America’sCup, è il fioreall’occhiellodella carrieradi Rolf Vrolijk,capo delteamprogettuale.

Varato a Punta Ala nel giugno del 1988, “Container”fu realizzato in Germania da Shultz in fibra dicarbonio. Questo One Tonner venne successivamenteacquistato in Italia e chiamato “Aria”�

Progettato nell’autunnodel 2001 e prodotto intre esemplari, ilRodman 42 è stato unodei disegni più riuscitidello studioJudel/Vrolijk.Ottimizzato secondo lespecifiche delregolamento IMS, havinto le principaliregate internazionalicompreso il recentemondiale di Capri inprima classe

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ni rilevate dalla nuova stazza IMS, produssero carene certa-mente non meno estreme, ma caratterizzate da minori forzatu-re localizzate. La scomparsa delle due singole misurazioni ti-piche dello IOR (le famigerate catene di pruae di poppa), finirono per privilegiare la ridu-zione d’attrito all’avanzamento, tipica di unacarena stretta, rispetto allo spiccato momen-to raddrizzante caratteristico di uno scafo do-tato di un baglio massimo pronunciato. Con-cetti elaborati e rivoluzionari che porterannoRolf Vrolijk a sviluppare, sul finire degli anninovanta, una delle più innovative carene diCoppa America, quella del consorzio spagno-lo. I 50 piedi “Rubin” e “Innovision” prima e gli scafi “Wind”,“Banco Espirito Santo”, “Telefonica Movistar” e “Bribon” poi,rappresentano quanto di meglio lo studio abbia invece prodot-

to nell’IMS. La vittoria in due edizioni del Mondiale IMS, unsuccesso nella Coppa del Re e l’aver conquistato il Campiona-to Europeo IMS, sono il consistente bottino ottenuto nelle so-

le ultime tre stagioni da questi ultimi vin-centi progetti.

IL DIPORTOAll’originale e affermato ramo agonistico, fo-riero di innumerevoli vittorie internazionali, idue attenti progettisti decisero però, già nel1986, di affiancarne uno interamente deditoalla crociera pura. Un nuovo socio entrò sta-bilmente a far parte dello studio, Torsten Con-

radi, cui venne in buona parte dedicata la nuova grande sede diBremerhaven aperta proprio nel finire del 1991. In questa sedesuper tecnologica, tanto da essere bandito l’uso delle clas-

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Rolf Vrolijk, pur vivendo da trent’anni in Germania, nonè tedesco. E’ nato infatti nella ventosa Olanda il giornodi Natale del lontano 1946. Appassionato di vela, men-tre studiava architettura all’università, manteneva ilsuo Finn e il suo Yole collaborando con una piccola ve-leria locale a cui progettava vele e faceva piccole con-sulenze tecniche. Poi, la passione per la progettazioneha lentamente preso il sopravvento. L’interesse per l’in-gegneria meccanica e la decisione di completare gli stu-di al Delf lo hanno portato a diventare un architetto na-vale preparato. Nel 1974 ha iniziato a lavorare perEckart Wagner - il titolare della veleria North Sail perla Germania - è a regatare sulle Level Class e i cabinatiIor in genere.

Quando Lei lavorava alla North, ha incontrato ilprogettista californiano Doug Peterson, il mattato-re delle regate dei primi anni settanta col suo ri-voluzionario “Ganbare”. Cosa ha rappresentato que-sto incontro?

“E’ stato un punto fermo nella mia carriera, mi ha fattocapire cosa realmente significa progettare qualcosa dinuovo, un qualcosa che nessuno ha ancora pensato”.Continua Rolf “negli anni successivi, ho trascorso alme-no 10 settimane l’anno regatando. Ritengo essenzialeche un progettista sia anche un buon velista. Le carenevanno capite, vissute, si deve sentire come fendono leonde, se sono sincere. Il computer ci aiuta moltissimoma avere feeling con le barche è essenziale”

Qual’è il segreto per essere un grande architetto na-vale?

La possibilità di poter lavorare con continuità, avere tan-ti progetti commissionati su cui traslare di volta in vol-ta le caratteristiche migliori.

Cosa pensa dell’attuale stazza Ims?E’ una formula di compenso ottima, ma che è nata conl’intento di unire tutti gli yacht in un unico raggruppa-mento. Ora la situazione è cambiata, si è evoluta. È be-ne che nel prossimo novembre (quando la formula saràrivisitata), venga modificata per fare più chiarezza traRacer e Cruiser-Racer. Probabilmente bisognerà giunge-re al punto da pretendere differenti stazze tra le due ca-tegorie. O di qua, o di là.

Cosa intende precisamente?L’attuale regolamento già prevede una differenziazionetra la versione integrale e l’Ims Club. Una appena sem-plificata, dedicata maggiormente alla crociera. Bastacontinuare su questa falsariga e separare le due classiindissolubilmente. L’Ims ha per anni favorito soprattut-to le barche “Club”, i diffusissimi Cruiser-Racer, oggi do-po averne esplorato profondamente la stazza, i progetti-sti si sono maggiormente impegnati a sondare il mondodei Racer puri, approfittando sia del limite raggiunto daiCruiser Racer che dei piccoli vantaggi che sono stati nuo-vamente offerti ai Racer puri. Devo dire che il tutto è co-munque mosso da delicate decisioni politiche. Rilancia-re i Racer lo ritengo giusto, ma occorre tutelare mag-giormente i numerosi componenti della flotta dei Crui-ser-Racer.

Quando vedremo un nuovo 42 piedi che potrà con-trastare il mattatore di questa stagione: il Botin 42prodotto dalla Grand Soleil?

Alla prossima “Coppa del Re” debutterà il mio nuovoprogetto, è molto interessante. Sarà una battaglia ma-gnifica. La “Coppa del Re” è oggi, dopo la morte del-l’Admiral’s Cup, indubbiamente la più importante regataIms del mondo.

INTERVISTA A ROLF VROLIJK

L’eclettico architetto fondatore dello studioJudel/Vrolijk e coordinatore del team progettuale diAlinghi, il Defender della prossima Coppa America

L’ennesima “Pinta”,nata dallo studioJudel/Vrolijk per la famigliatedesca Illbruck.

”“Nel 1986

lo studio decisedi creare

un ramo deditoai Fast-Cruiser

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motoryacht e catamarani da trasporto ve-loce entra a far parte del bagaglio tecnicodello studio, assumendo un’importanza,prima consistente e quindi preponderante,nel fatturato consolidato dello studio as-sociato. Ma grande successo hanno anche i sofi-sticati progetti commissionati per la cro-ciera veloce: i fast-cruisers. In una doz-zina d’anni sono state progettate centi-naia di veloci cruising boat. Scafi dotatidi ogni possibile soluzione tecnica e dal-le dimensioni più disparate, sono statiprogettati e quindi accortamente curati,

dalla fase di pianificazione a quella di realizzazione, passandoper l’ottimizzazione e il collaudo finale. Sono state ideate unavastissima tipologia di carene, che spaziano dai 18 piedi (5,5metri) ai 165 piedi (50 metri) dell’enorme schooner “Lamu”. Di-mostrazione della versatilità di cui sono capaci i numerosi ya-

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siche matite a favore di computer e stampanti, vengono attual-mente sviluppate tutte le nuove soluzioni “custom” oltre ai nu-merosi progetti avvenieristici elaborati appositamente per l’indu-stria navale. Dalla metà degli anni novanta, infatti, anche la progettazione di

cht designer interni allo studio. Dai loro plotter hanno anchepreso vita numerose barche prodotte in grande serie e che og-gi affollano i maggiori approdi mediterranei e atlantici. Tuttele recenti carene del prestigioso cantiere svedese Najad e delcantiere tedesco Dehler, nonché quelle della norvegese Hanse,unitamente a quelle dei più grossi Baltic Yachts (rispettiva-mente di 47, 73, 87, 97 piedi) e del bellissimo e vincente Grand

Soleil 44, portano infatti la loro firma. Ma anche tipica dellostudio Judel/Vrolijk & Co è la stretta collaborazione con can-tieri super specializzati in prodotti “custon”. Tra questi il fa-moso Marten Yachts - cantiere neozelandese di Auckland - cheha recentemente varato tre splendidi fast/cruiser di venti me-tri (“Pinta”, “Rubino” e “Happy Joss”) e il tedesco Luetje Ya-chts, produttrice di classicissimi yacht dalle finiture ri-

A latoFrederich Judele TorstenConradi.Il loro ruoloall’internodello studio è fondamentale.Deditoprincipalmenteai Racer il primo e ai Cruiser il secondo

”“Tra i Fast-Cruiserspiccano progetti

di grandidimensioni capaci

di prestazioniesaltanti

L’ultimo disegno natoper il cantiere Najad,il 49 piedi. Leprestazioni di questagenerazione diCruiser sono notevoli.Il loro segreto risiedenelle efficienti lineedi carena e in unpiano velicogeneroso

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ti da anni e costantemente aggior-nati, sia la tecnologia 3D che i pro-grammi a elementi finiti FE (FiniteElement Analysis), oltre che i pro-grammi di calcolo CFD (ComputerFluid Dynamics).Ma per l’affermato studio, quella diAlinghi, non è stata la prima campa-gna di Coppa. Già nel 2000 avevanopartecipato al progetto di “BravoEspana”, l’innovativo scafo spagnoloche tanto aveva fatto parlare di sé.Problemi di budget ne avevano suc-cessivamente fortemente limitato leprestazioni e lo sviluppo, ma tra gliaddetti ai lavori, quello spagnolo,resterà lo scafo più interessante del-l’intera edizione 2000 della Coppa. Le buone idee non passanomai inosservate. Il futuro vede ancora lo studio tedesco all’avanguardia nell’in-terpretazione della formula IMS ma, soprattutto, vede impe-

gnato l’affermato Rolf Vrolijk alla testa del team progettualedel defender della XXXII edizione della Coppa America. Proba-bilmente il ruolo che tutti gli yacht designer del mondo desi-dererebbero ricoprire.

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gorosamente in legno. Due esempi delle collaborazioni qualita-tive e specialistiche che vanta lo studio progettuale. Anche ilcantiere Luetje produce unicamente imbarcazioni su ordinazio-ne firmate esclusivamente da Judel/Vrolijk & Co, compresi al-cuni classici motoryacht dalle splendide linee retrò.

POSIZIONE CONSOLIDATAOggi lo studio Judel/Vrolijk & Co - dove Co sta per Conradi enon per company - è attualmente campione mondiale IMS conil Rodman 42 “Telefonica Movistar”. Un disegno plurivittorioso

e al momento ancora competitivo, anche se ormai datato. L’ot-timo progetto di partenza, vincitore della Coppa del Re delloscorso anno, risale, infatti, all’autunno del 2001. Dimostrazio-ne questa della longevità dei loro progetti e della correlazionetra gli approfonditi studi effettuati da Rolf Vrolijk sulle carenedei Coppa America e le attuali linee strette e squadrate, svi-luppate per gli yacht d’altura. Naturalmente fiore all’occhiellodel “curriculum vitae” del fondatore dello studio, è la recente evincente campagna effettuata a capo del team progettuale di“Alinghi”, per la conquista della XXXI edizione della CoppaAmerica. Vrolijk nel caso specifico, per oltre due anni, si è de-dicato quasi esclusivamente all’organizzazione delle sofisticatebranche progettuali interne al team stesso, riuscendo infine acoordinarle opportunamente. E’ nato così SUI 64, lo scafo piùveloce e affidabile dell’intera campagna neozelandese, nettovincitore (cinque a zero) dell’ultima edizione della Coppa Ame-rica. La capacità di gestire correttamente grossi volumi di datiinformatici, il 57enne olandese Rolf Vrolijk, l’ha sviluppata pro-prio all’interno del suo studio di Bremerhaven. Lì sono applica-

A sinistra“Sottovoce” lo

splendido sloop di62 piedi varato

nel 2002.Particolarità di

questo progetto èla capacità di

poter sostituirefacilmente sial’albero che la

chiglia perottimizzarlo sia

per le regate IMSche IRC

Rolf Vrolijk per seguireattentamente lo sviluppo

dell’America’s Cupper “Alinghi”si è trasferito per quasi due

anni in Nuova Zelanda

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